I consumi delle famiglie Per riprendere la...

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N. 5/2008 Autorizzazione del Tribunale di Cagliari, n. 320 del 25.10.75 ISSN 0036-4770 Direzione e Amministrazione Camera di Commercio Industria, Artigianato e Agricoltura di Cagliari Largo Carlo Felice, 72 Tel. 070/605121 Direttore Carlo Desogus Responsabile Paolo Fadda Redazione Paolo Fadda Maria Rita Longhitano Tiziana Tocco Segreteria di redazione Antonio Lostia Liliana Manca Maria Rita Pinna Comitato dei garanti Giancarlo Deidda (presidente) Iosto Puddu Giancarlo Carta Hanno collaborato Sonia Floris Stefania Frigau Antonello Greco Leyla Manunza Luisella Marcias Francesca Murru Giancarlo Murtas Raimondo Pinna Giovanni Ruggieri Flavio Siddi Foto Archivio Sardegna Economica Elisabetta Messina European Community Le Vie d’Italia Sardegna Ricerche Copertina Nanni Pes Impaginazione Creart AWS - Cagliari comunicazione integrata Stampa Sainas Industrie Grafiche - Cagliari www.sainasig.it Questo numero è stato chiuso in redazione il 16 ottobre 2008 Sardegna Economica Vuole essere uno strumento di confronto e di dialogo sui fatti e i problemi dell’economia locale. Aperta a contributi esterni, la rivista lascia comunque ai singoli autori la respon- sabilità delle opinioni espresse. Disegni, fotografie e articoli anche se non pubblicati non si restituiscono. OSSERVATORIO STATISTICO FLASH I consumi delle famiglie L’EDITORIALE Per riprendere la marcia Carlo Desogus IN PRIMO PIANO Il declino del traffico portuale a Cagliari Progettare il turismo in Sardegna Giovanni Ruggieri DIALOGHI E CONFRONTI Le nuove tecnologie e la pubblicità Stefania Frigau Il sole come energia rinnovabile PASSATO E PRESENTE A sessant’anni dalla campagna antianofelica Paolo Fadda La Cagliari del Sindaco Bacaredda Gianfranco Murtas La nuova moda Made in Sardinia Francesca Murru - Sonia Floris La meccanizzazione negli oliveti e nei vigneti Flavio Siddi LA NUOVA CAMERA I centri comunali di raccolta dei rifiuti Antonella Greco SERVIZI ALLE IMPRESE Le opportunità dei rapporti con l’Australia Luisella Marcias Il successo di Equimediterranea Leyla Manunza NOTIZIE CAMERALI a cura di Maria Rita Longhitano NOTIZIE DALL’UNIONE EUROPEA a cura di Alessia Bacchiddu DOCUMENTI Una ricerca sulla linea daziaria di Cagliari (I parte) Raimondo Pinna IN BIBLIOTECA a cura di Paolo Fadda OSSERVATORIO STATISTICO La Sardegna negli indicatori del Rapporto Svimez I prezzi degli immobili delle zone turistiche del sud Sardegna 3 5 7 10 17 23 29 37 45 53 59 63 67 71 76 79 105 117 119

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N. 5/2008Autorizzazione del Tribunaledi Cagliari, n. 320 del 25.10.75ISSN 0036-4770

Direzione e AmministrazioneCamera di CommercioIndustria, Artigianatoe Agricoltura di CagliariLargo Carlo Felice, 72Tel. 070/605121

DirettoreCarlo Desogus

ResponsabilePaolo Fadda

RedazionePaolo FaddaMaria Rita LonghitanoTiziana Tocco

Segreteria di redazioneAntonio LostiaLiliana MancaMaria Rita Pinna

Comitato dei garantiGiancarlo Deidda (presidente)Iosto PudduGiancarlo Carta

Hanno collaboratoSonia FlorisStefania FrigauAntonello GrecoLeyla ManunzaLuisella MarciasFrancesca MurruGiancarlo MurtasRaimondo PinnaGiovanni RuggieriFlavio Siddi

FotoArchivio Sardegna EconomicaElisabetta MessinaEuropean CommunityLe Vie d’ItaliaSardegna Ricerche

CopertinaNanni Pes

ImpaginazioneCreart AWS - Cagliaricomunicazione integrata

StampaSainas Industrie Grafiche - Cagliariwww.sainasig.it

Questo numero è stato chiusoin redazione il 16 ottobre 2008

Sardegna EconomicaVuole essere uno strumento di confronto edi dialogo sui fatti e i problemi dell’economialocale. Aperta a contributi esterni, la rivistalascia comunque ai singoli autori la respon-sabilità delle opinioni espresse.Disegni, fotografie e articoli anche se nonpubblicati non si restituiscono.

OSSERVATORIO STATISTICO FLASH

I consumi delle famiglie

L’EDITORIALE

Per riprendere la marcia Carlo Desogus

IN PRIMO PIANO

Il declino del traffico portuale a CagliariProgettare il turismo in Sardegna Giovanni Ruggieri

DIALOGHI E CONFRONTI

Le nuove tecnologie e la pubblicità Stefania Frigau

Il sole come energia rinnovabile

PASSATO E PRESENTE

A sessant’anni dalla campagna antianofelica Paolo Fadda

La Cagliari del Sindaco Bacaredda Gianfranco Murtas

La nuova moda Made in Sardinia Francesca Murru - Sonia Floris

La meccanizzazione negli oliveti e nei vigneti Flavio Siddi

LA NUOVA CAMERA

I centri comunali di raccolta dei rifiuti Antonella Greco

SERVIZI ALLE IMPRESE

Le opportunità dei rapporti con l’Australia Luisella Marcias

Il successo di Equimediterranea Leyla Manunza

NOTIZIE CAMERALI a cura di Maria Rita Longhitano

NOTIZIE DALL’UNIONE EUROPEA a cura di Alessia Bacchiddu

DOCUMENTI

Una ricerca sulla linea daziaria di Cagliari (I parte) Raimondo Pinna

IN BIBLIOTECA a cura di Paolo Fadda

OSSERVATORIO STATISTICO

La Sardegna negli indicatori del Rapporto SvimezI prezzi degli immobili delle zone turistiche del sud Sardegna

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Spesa media mensile delle famiglie sarde per capitolo di spesa (% sul totale) - (totale medio mensile euro 2.027,00).

Fonte: ISTAT.

altri beni e servizi 8%tempo libero e cultura 4%

istruzione 1%

comunicazioni 2%

trasporti 15%

sanità e salute 4%arredamenti e casalinghi 6%

energia e combustibili 5%

alimentari e bevande 21%

tabacchi 1%

abbigliamento 7%

abitazione 26%

Spesa media mensile delle famiglie italiane per alimentari e non alimentari.

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Spesa media mensile delle famiglie sarde per alimentari e non alimentari.

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I consumi delle famiglie

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Tra speranze future e pericoli contingenti

Riprendere la marciadi Carlo Desogus

Ci sono due fatti - purtroppo di segno opposto - che, mentre si va chiudendo questo numero dellarivista, meritano d’essere sottolineati e ripresi.

Il primo, purtroppo di segno molto negativo, riguarda quanto va avvenendo nell’economia mondiale,immersa da alcune settimane dentro una terribile perturbazione finanziaria che va determinando - comeattestano quotidianamente i giornali e le TV - una pericolosissima stagnazione economica, la cui duratanel tempo ed i cui effetti negativi non sono ancora quantitativamente valutabili. Anche per quanto riguarda,soprattutto, l’economia isolana.

Il secondo, di segno che sembrerebbe positivo, riguarda il futuro immediato del porto canalecagliaritano, sulle cui incerte sorti si discusse nell’ultima “Giornata dell’Economia”, organizzata dallaCamera di Commercio. Infatti, dopo tanti presagi negativi e tanti interventi atti a scongiurarne la chiusura,sembra proprio che lo scalo containers cagliaritano si avvii verso un futuro di “hub” mediterraneo, cioèuno scalo di trasbordo nel quale possano essere raccolti e distribuiti ai destinatari internazionali i flussidi merci provenienti o diretti in ogni parte del mondo. Gli accordi stabiliti fra la “Cict”, che gestiscel’operatività dello scalo di Santa Gilla, e l’Hapag Lloyd, una delle cinque più grandi compagnie del mondonel settore, inducono certamente all’ottimismo. Il traguardo del milione annuo di contenitori trasportatiappare quindi concretamente possibile.

Su questi due fatti “Sardegna Economica” ritiene di dover ritornare con il prossimo numero di fineanno, in modo da poter offrire ai lettori un’analisi attenta ed una chiave di lettura circostanziata sulla“reale” portata di queste vicende, la cui incidenza sul futuro dell’economia regionale è sufficientementesentita. Ma anche su un’altra sofferenza della portualità cagliaritana, quella riguardante il trafficopasseggeri e l’efficienza dei collegamenti marittimi di linea, si è incentrata la nostra attenzione (se nescrive proprio in questo numero) soprattutto in vista di un cambiamento di scenario dovuto alla prossimacessazione del regime di sovvenzionamento pubblico con la privatizzazione della compagnia di navigazionedi Stato. Proprio con queste attenzioni all’economia reale dell’isola ed ai suoi problemi, s’intende rimanerefedeli a quello che è stato, da sempre, l’obiettivo di questa rivista voluta e sostenuta dalla Camera dicommercio cagliaritana: d’essere cioè una voce autonoma dei reali interessi e dei più concreti problemidelle categorie produttive della Sardegna meridionale. E questo al di là d’ogni legame di parte o d’ognivincolo di corporazione. Leggerete infatti, anche nelle pagine di questo numero, valutazioni sui diversiaspetti dello scenario economico della Sardegna, corredato ed arricchito - come è ormai nostro costanteimpegno - da una serie di valutazioni e di indicatori che meglio consentano una “lettura” attenta dellasituazione generale dell’economia.

Perchè, al di là di ogni difficoltà e di ogni ostacolo, la comunità economica intende farsi trovarepreparata ed attrezzata per poter affrontare quante pur difficili prove si presentino e, soprattutto, perpoter essere in grado di “rimboccarsi le maniche” e riprendere la marcia in avanti verso lo sviluppo.

SARDEGNA ECONOMICA 5/2008

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Il declino del traffico marittimo a Cagliari

Vincoli di monopolio e carenze qualitativenella perdita di competitività dello scaloLa Camera di commercio ritiene che la progressiva perdita di viaggiatori nelle linee marittime da e perCagliari debba richiedere interventi coraggiosi ed urgenti perché si ritorni ad un porto che sia il terminalpreferenziale per un bacino d’utenza che è quantitativamente il maggiore dell’isola.

Il problema dei collegamenti marittimi pas-seggeri da e per Cagliari è da tempo in una faseassai molto delicata. Lo è per il numero calante dipasseggeri, dovuto ad una serie di cause fra lequali sembra prevalere quella derivante dai modesticonfort – in velocità e in ospitalità – offerti dallenavi, vecchie e lente, che vi vengono impiegate. Loè ancora per via della costante perdita di attrattività nei confronti dei vettori marittimi che hanno viavia privilegiato, da almeno una ventina d’anni, gliscali della Sardegna settentrionale.

È chiaro quindi che una situazione di questogenere non può che preoccupare quanti abbianoa cuore il progresso del porto cagliaritano, ritenuto– non a torto – uno dei motori trainanti l’economiadella parte meridionale dell’isola. Che è, tra l’altro,la più popolata, quella che esprime oltre il 60 percento del PIL regionale, e che offre uno dei mag-giori bacini di traffico – sia commerciale che turi-stico – di tutta l’isola.

Questa situazione di difficoltà è da tempoall’attenzione della Camera di commercio che vaesprimendo voti, e sollecitando iniziative, perchéle istituzioni pubbliche che governano il settore –dalla Regione autonoma all’Autorità portuale –

mettano in cantiere delle iniziative e delle azioniatte a ridare competitività ed attrattività ai colle-gamenti marittimi con terminal a Cagliari.

Appare infatti emblematico il fatto che mentrenell’aeroporto cagliaritano converga quasi la metàdel traffico aereo commerciale con l’isola, sulloscalo marittimo ci si stia riducendo a dei numerisempre più bassi e preoccupanti, mentre sono inascesa i dati di traffico sui porti settentrionali.

Le ragioni di questo piazzamento vengonoin gran parte addebitate, per ovvia deduzione,all’attuale vettore, esercente tra l’altro dei colle-gamenti di linea sovvenzionati dallo Stato. Accu-sato, non sempre a torto, di disservizi, inefficienzee – soprattutto – di godere di una condizione dimonopolio. Anche la stessa campagna mediatica,messa in campo in questi giorni con grande di-spendio, ha scelto proprio come obiettivo quell’ef-ficace slogan che dice: “Sardegna, sei felice diTirrenia?”. Interrogativo che, a leggere il rosariodi lamentazioni pubblicate dai giornali, apparedel tutto retorico, in quanto la risposta attesa èsoltanto il “no”.

Certo, da parte del proponente quella cam-pagna, c’è un evidente interesse commerciale, ed

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Il porto di Cagliari.

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anche competitivo, ma il fatto d’averla così provo-catoriamente proposta presuppone la certezza cheessa sfondi, nel pensiero comune dei sardi, unaporta, più che appena aperta, spalancata.

Ma non è della Tirrenia che si intende quidiscutere (d’altra parte su questa rivista si è giàscritto abbastanza al riguardo), quanto dei servizimarittimi che fanno capo al nostro porto. Perchése è quella compagnia statale ad avere la maggioreresponsabilità dei disservizi attuali, è altrettantovero che occorre predisporre una strategia opera-tiva alternativa, che punti a migliorare l’attrattivitàdella traversata da e per Cagliari nei confrontidei diversi scali della costa continentale. Si èinfatti dell’avviso – anche per l’esperienza fatta neltraffico aereo – che il primo intervento dovrebberiguardare la rottura di quel monopolio di fattogoduto dalla Tirrenia, in quanto agisce protettadalle sovvenzioni pubbliche che ne ripianano le

perdite con il conseguente spiazzamento competi-tivo dei concorrenti (si ricorda, in proposito, chenegli anni ’60 e ’70 del secolo scorso, l’iniziativaprivata attuata dalla società dei “Canguri” dovettedare forfait, in quanto la concorrente pubblicariceveva un contributo per ogni passeggero imbar-cato pari ad un quarto circa del valore del biglietto!).

D’altra parte le condizioni monopolistiche,anche nei pubblici servizi, sono in genere assaionerose per i fruitori, come può testimoniare ilservizio telefonico e, per rimanere nel campo deitrasporti, le comunicazioni aeree. Non è un caso,ad esempio, che l’entrata in campo dell’armamen-to privato nelle rotte per Olbia e Portotorres congrandi motonavi veloci e dalla qualità crocieristi-ca, abbiano costretto anche la Tirrenia a rinnovarela sua flotta impiegata su quelle linee.

Di fronte ad una situazione di questo genereè chiaro che i collegamenti con Cagliari, serviti

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con navi lente e dalla troppo lunga “carriera”,avrebbero perduto sempre più interesse da partedei viaggiatori. In effetti, ad oggi, Cagliari è col-legata giornalmente con Civitavecchia (con unatraversata che teoricamente dovrebbe durare 14ore e mezza) e, settimanalmente, con Napoli (16ore), Palermo (14 ore e mezzo) e Trapani (11 ore).

Se si prende un orario di trent’anni or sonosi può rilevare come i tempi delle traversate nonsiano poi molto migliorati nonostante i grandiprogressi avvenuti nel campo dell’armamentocommerciale. Ed è questa – forse – una delle primecause originanti la diffidenza del viaggiatore.

Andrebbe aggiunto, per meglio capirsi, checon una nave veloce, per la traversata GenovaPortotorres, bastano poco più di 10 ore.

Ragion per cui, secondo i dati abbastanzaattendibili di una recente indagine, su 100 passeg-geri che si imbarcano o sbarcano a Olbia ed aPortotorres ben 41 risulterebbero provenienti odiretti al sud dell’isola. C’è dunque una propensionesempre più diffusa di percorrere la lunga e tormen-tata “Carlo Felice” anziché imbarcarsi a Cagliari.

Il problema che si ha sul tappeto, e sul qualela Presidenza della Camera di commercio va eser-citando molta attenzione, è quindi quello attinenteal “cosa fare” per ridare vitalità e movimento alloscalo commerciale cagliaritano. Si è dell’opinioneche occorra mettere in moto delle iniziative ana-loghe a quelle che, in questi ultimi anni, hannoattuato, con positivi risultati, gli aeroporti isolani.

Cioè, attuando un’attività di promozione edi incentivazione dei vettori perché istituisserodei collegamenti diretti ai loro impianti. In que-st’azione hanno avuto buon gioco le società didiritto privato che gestiscono gli aeroporti, comeè nel caso cagliaritano dove agisce la Sogaer, lasocietà per azioni che fa capo proprio alla Cameradi commercio. Non altrettanto si è invece verifi-cato nella portualità, dove le Autorità d’emanazionegovernativa sembrerebbero aver ereditato dallePort Authority mitteleuropee il nome, ma non lesnellezze, le flessibilità e le medesime intrapren-denze operative.

Per meglio esprimere questo concetto, perridare più consistenti quantità di passeggeri aitraffici marittimi su Cagliari occorrerebbe rivederel’intera operatività sulle rotte, agendo soprattuttosulla qualità del trasporto. Che, tradotto in soldoni,significa immettere delle motonavi moderne eveloci capaci di abbreviare notevolmente il tempodella traversata e, soprattutto, di offrire al pas-seggero i confort e servizi di livello crocieristico.C’è quindi l’esigenza di andare oltre il dilemma“Tirrenia SI o Tirrenia NO”, per affrontare inveceil rifiuto ad una situazione di monopolio di fattocome esistente nei collegamenti con il nostro porto.Si è convinti che il ristabilimento di condizioni diparità fra i diversi vettori, in un mercato fra eguali,non potrà che portare dei sensibili benefici ad unoscalo passeggeri, come quello cagliaritano, chedeve tornare – per prestigio e volume di traffici– a quello che era in passato.

Quel che sembra necessario è non perdereulteriore tempo. Le condizioni odierne sono tali daimporre l’adozione di immediate misure correttive.Occorre modificare radicalmente le logiche oggiin atto nel settore del trasporto marittimo, cosìcome in esercizio a Cagliari. Il passeggero di questianni non è più quello del 1960 e vuol viaggiare conben altri confort e con ben altre assistenze.

Occorre dargli altre possibilità ed altre al-ternative che non siano quelle di doversi fare 250-300 chilometri di strada per cercarsi un altro portomeglio servito.

Le istituzioni locali non dovrebbero sottrarsia questa responsabilità che, per certi aspetti,riguarda anche un’infrastruttura primaria per lastessa valenza moderna della città.

La Camera di commercio – che di quest’esi-genza si è fatta da sempre carico – intende dirigeretutta la propria competenza, le proprie relazionicon i similari organismi d’oltretirreno e le suerisorse materiali ed immateriali per affrontare larinascita del porto di Cagliari. In modo da farlo“ridiventare” un punto d’eccellenza dei collega-menti marittimi dell’isola.

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Idee per uno sviluppo del turismo

Perché i “Plus” ambientali d’essere isoladiventino fattori di successo per l’offertaDalla geografia può venire un maggiore input d’originalità e di attrattività per fare della vacanza in Sardegnaun qualcosa di differente del turismo nautico e balneare come possibile nelle regioni continentali. Il grandeinteresse per l’ambiente socio-geografico è divenuta una delle attrattive pricipali per programmare una visita.

di Giovanni RuggieriUniversità di Palermo

1. La centralità del turismo nelle Isole EuropeeLe isole e gli arcipelaghi che appartengono

ai paesi dell’Unione Europea sono caratterizzatida economie poco diversificate e legate fortementeal turismo1. A questa caratteristica si aggiungeanche la presenza di una ridotta competitivitàdelle imprese rispetto al mercato europeo, l’insuf-ficiente disponibilità di risorse naturali ed umaneed il forte sbilanciamento dei flussi commercialia favore delle importazioni. Questi sono dunquei principali fattori che incidono sulle dinamiche dicrescita dei territori insulari dell’Unione Europeae che devono essere alla base nelle politiche disviluppo. Con riferimento al turismo, che rivesteun carattere dominante nello scenario economicodelle isole, bisogna tuttavia considerare che nelleisole maggiori lo spazio litorale è l’ambiente so-vrautilizzato sia dal punto di vista economico chein termini di nuovi insediamenti abitativi.

Il turismo costiero si è pertanto concentratoin poche località, poi definite turistiche, generandofenomeni di addensamento della popolazione localee turistica e di sovraffollamento temporale legatoagli arrivi turistici (stagionalità).

Se questo ciclo di crescita del turismo è finorastato guidato dalla domanda turistica e da moti-vazioni di vacanza sempre più omogenee in terminidi servizi richiesti e di condizioni sempre piùstandardizzate per la fruizione dei territori, tuttaviarisulta ancora ridotto il peso che i territori insulaririescono ad avere nel proporre un’offerta turisticadifferenziata rispetto a territori non insulari.

A questo proposito bisogna considerare chela particolarità del territorio insulare, porta consé un insieme di elementi nella scelta della vacanzache vanno ben oltre la semplice motivazione bal-neare. La domanda turistica, nel suo processo diformazione (dalla scelta della località alle condizioniprezzo, tempo e reddito), non soltanto viene richia-mata dall’esistenza di attrattori naturali, culturalied artificiali, bensì viene spinta da una voglia diallontanamento dai grandi agglomerati urbani incui oggi si concentra la maggior parte della popo-lazione Europea.

Da ciò deriva che l’offerta insulare dovràessere meglio articolata, specializzata e differen-ziata rispetto agli altri turismi continentali, al finedi costruire un modello turistico sempre più cen-

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1 Cfr. Manifesto Insuleur sui svantaggi strutturali delle isole Europee.

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Il porto di Marina Piccola al Poetto di Cagliari.

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trato sull’identità insulare e nel contempo domi-nante ed incisivo nel guidare il mercato turistico.

Questo articolo intende presentare alcuneforme di turismo, che seppur già presenti neiterritori insulari ed in particolar modo in Sardegna,possono maggiormente essere le principali desti-natarie di politiche turistiche di crescita e di con-solidamento centrate su una filosofia di ospitalitàinsulare.

2. Dal turismo balneare a forme di turismo specifiche per le isole

L’indirizzarsi dei flussi dei residenti e deituristi verso le aree costiere ha reso necessaria larealizzazione di edifici per uso abitativo e turistico,comportando la cementificazione della costa ed ilconseguente degrado dell’ambiente naturale, fat-tore determinate nell’attività economica delle isoleeuropee.

L’ambiente rappresenta la principale risorsasu cui le economie isolane si fondano sia per le

attività legate al settore primario che per il turismodi cui costituisce una delle motivazioni iniziali.

L’attenzione per la salvaguardia ed il rispettodell’ambiente hanno determinato la nascita dinuovi profili di turisti che, subentrando a quellibalneari, si presentano molto attenti alla qualitàambientale della destinazione che visitano, nonchéa minimizzare gli impatti su di essa.

Con riferimento alle isole europee ed in par-ticolare alla Sardegna, tra le forme di turismo chepiù delle altre si presentano idonee ad uno svilupposostenibile vi rientrano: il turismo nautico, ilturismo in alloggi privati, il turismo relazionale,definiti nello schema seguente.

• Turismo nautico • Consiste nella sosta tempo-ranea di imbarcazioni e navi da diporto nei portie negli approdi turistici lungo la costa, attrezzatiper l’assistenza all’imbarcazione (servizi di assi-stenza al diporto) ed ai turisti nautici (serviziper il turismo nautico).

• Turismo in alloggi privati • Consiste nel sog-

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giorno dei turisti in alloggi privati, adibiti adusi turistici e commercializzati mediante canalidistributivi nuovi e non stabilmente occupati dairesidenti locali.È un turismo che utilizza il sistema delle secondecase e degli immobili attrezzati (bagno e cucina)ai fini turistici.

• Turismo relazionale • Consiste nel soddisfarel’esigenza dei turisti che intendono entrare astretto contatto con la gente del luogo e ricercanoe desiderano un’esperienza di vita quotidiana ereale della destinazione.

2.1 Il turismo nauticoNaturale risvolto del turismo balneare, il

turismo nautico si presenta come una delle tipolo-gie più emergenti soprattutto nell’area mediter-ranea, in cui un clima particolarmente mite e lapresenza di insenature e baie ben si addicono allanavigazione da diporto.

Tale forma di turismo, un tempo riservataai soli proprietari e detentori di un’imbarcazione,ha registrato un incremento notevole la cui conse-guenza è stata la nascita o la riconversione distrutture portuali adibite all’accoglienza delle unitàda diporto, nonché l’incremento del numero disocietà di gestione di porti e di noleggio di imbar-cazioni da diporto. Con riferimento al mar Medi-terraneo, la Sardegna con 1.851 km di costa èl’isola che detiene la prima posizione in termini diestensione costiera. Rispetto alle coste italiane nedetiene il 25% ed il territorio si presenta cosparsodi strutture adibite all’accoglienza delle unità dadiporto anche se la distribuzione di questi puntidi attracco si presenta concentrata ed eterogeneain termini di servizi e strutture.

La Sardegna è dotata di 193 strutture di cuiil 70% è concentrato a Nord/Est, nei compartimentidi Olbia e dell’isola “La Maddalena”, lasciando ilrestante 30% nella porzione di costa compresa traCagliari e Porto Torres. Si tratta di strutturegrandi per l’area sud ed ovest, mentre nel nord-est si ha la presenza di approdi di dimensioniridotte ma molto concentrati. Il numero totale deiposti barca in Sardegna ammonta a 17.844 contro

un parco nautico costituito da 3.263 unità al 2005,confermando la vocazione al diporto turistico daparte della Sardegna. Ciò mostra che esiste perla Sardegna, la possibilità di offrire un’elevatadisponibilità di ormeggi alle barche dei turistinautici in transito. Molte altre isole del Mediter-raneo, hanno invece un elevato numero di postioccupati da barche di residenti ed utilizzate spessoper scopi non legati alla navigazione turistica.

Stante il ridotto numero di spazi nei portituristici delle isole per ospitare imbarcazioni deituristi nautici in transito si determina un fortevincolo alla crescita ed al consolidamento di flussituristici generati dalla nautica.

2.2. Il turismo in alloggi privatiNella composizione dell’offerta turistica per

la Sardegna, occorre distinguere l’area costiera,interessata dagli intensi flussi di turismo balneareo nautico, da quella interna, meta di turismo ruralee montano e porre l’attenzione sulle forme diricettività presenti.

La capacità ricettiva presente negli esercizicomplementari in Sardegna è pari a 114.726 postiletto, di cui il 61% si concentra nelle strutture digrandi dimensioni quali villaggi turistici e campeggipresenti per lo più nelle zone costiere. Nel peri-metro isolano si concentra la maggior parte deglialloggi complementari, con un contributo ai postiletto regionali pari all’87%, contro il 13% dei comuninon litoranei.

Nel grafico che segue vengono analizzati icontributi percentuali dei comuni litoranei e diquelli interni all’offerta ricettiva complementaredell’isola. La tipologia che in assoluto prevale è ilB&B, che si presenta abbastanza diffuso in tuttal’isola. Nei comuni interni prevale la presenza dialloggi agro-turistici e country–house.

A questi alloggi in affitto gestiti in formaimprenditoriale si devono aggiungere gli apparta-menti non riconosciuti ufficialmente e concessi inlocazione dai proprietari. Si tratta di una formadi ricettività che rifugge la gestione imprenditorialee comprende tutte quelle case non censite e non

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rilevate che determinano un’offerta frammentataed ampiamente eterogenea ma che funge da sup-porto attivo allo sviluppo ed alla crescita del turi-smo dell’isola.

Questa tipologia di turismo negli alloggiprivati si presenta come una forma innovativa inquanto passa attraverso canali distributivi nontradizionali. Il turismo negli appartamenti vienecommercializzato per via diretta attraverso il webe la vendita face to face o per via indiretta attra-verso le agenzie immobiliari turistiche.

La commercializzazione diretta via web con-

sente al turista la prenotazione ed il conseguenteacquisto del soggiorno in modo del tutto autonomo,grazie alla visibilità degli alloggi attraverso la“vetrina” internet. In questo caso i proprietaridelle abitazioni non si affidano ad intermediari néad operatori commerciali ma a coloro che inseri-scono nella rete i loro dati dietro il pagamento diuna quota annuale.

L’altra modalità di vendita diretta è quellache prevede la contrattazione face to face traproprietario dell’immobile ed il turista. Tale com-mercializzazione raggiunge più facilmente un’uten-

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Fonte: ISTAT.

Tabella 1 - Capacità degli esercizi ricettivi complementari sardi per tipo di alloggio ( 2006)

Comuni RTA Campeggie Villaggituristici

Alloggiin affitto

Alloggiagro-turistici

Ostelli perla Gioventù

Caseper ferie

Altriesercizi

B&B

N° Letti

80 15.723Litoranei

N° Letti

89 62.875

N° Letti

183 15.956

N° Letti

42 465

N° Letti

9 423

N° Letti

11 519

N° Letti

4 251

N° Letti

707 3.444

16 3.144Interni 11 7.290 31 2.227 45 539 1 84 2 45 1 9 351 1.732

Fonte: elaborazione su dati ISTAT.

Grafico 1 - Composizione percentuale dell’offerta complementare sarda per aree (2006)

100%

Ost

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Comuni Litoranei Comuni Interni

90%

80%

70%

60%

50%

40%

30%

20%

10%

0%

90%

10%

89%

11%

86%

14%

85%

15%

83%

17%

80%

20%

57%

33%

48%52%

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za locale, in quanto è affidata a cartelli, riviste,quotidiani o al semplice passaparola. La venditaindiretta passa attraverso un canale atipico nel-l’intermediazione turistica costituito dalle agenzieimmobiliari locali, che fungono da ponte tra l’offertae la domanda.

Con riferimento a questa tipologia di turismola Sardegna presenta delle grandi potenzialità disviluppo se si fa riferimento al patrimonio immo-biliare costituito dalle unità non abitate e quindifruibili o utilizzabili a scopi turistici.

Quest’ultime sono quelle che potenzialmentepossono essere utilizzate per incrementare l’offertaregionale, ampliandola e differenziandola.

In Sardegna il numero complessivo di abita-zioni vuote ammonta a 208.458 unità e costituisceil 26% dell’intero patrimonio immobiliare sardo(immobili abitati dai residenti, dai non residentie dalle abitazioni vuote).

Facendo riferimento alle due aree analizzate,l’interno e la costa, le case non abitate sono piùnumerose nel litorale in cui si trova il 76% di esse.

Se nel perimetro costiero queste abitazionipossono dare un elevato supporto al turismo bal-neare non generando impatti sull’ambiente, nellearee interne potrebbero essere utilizzate per in-centivare ed incrementare nuove forme di turismoe di ospitalità rurale o legata all’ambiente.

1.1 Il turismo relazionaleLa terza tipologia emergente tra i turismi

delle isole è quella che propone il diretto contattotra la popolazione ospitante ed i turisti che ricer-cano un’esperienza diretta del luogo che visitanoattraverso la formula di turista-residente, a strettocontatto con la comunità locale.

Questa forma di turismo, ovvero il turismo

relazionale già in via di sperimentazione in alcuniterritori del Mediterraneo, si definisce come: “unturismo che privilegia le relazioni interpersonalie ambientali stimolando la sensibilità storico cul-turale e la sostenibilità dello sviluppo nel dialogotra offerente e ricevente e che integra i settoriproduttivi e commerciali nella micro e mediadimensione” (Ruggieri in Estrel, 2007).

Si tratta di un turismo radicato nel territorioche fa perno sulla micro impresa e che valorizzal’immenso patrimonio culturale e naturalistico neipiccoli centri. Inoltre, questo tipo di turismo èstrettamente legato alle relazioni umane con unrapporto immediato e diretto tra chi offre il servizioe chi ne gode.

Da queste definizioni appare evidente come,nel turismo relazionale, la relazione umana, parti-colarmente sviluppata presso le popolazioni insu-lari, sia la principale dimensione alla base delprocesso di scambio tra soggetti.

Tale segmento della domanda si presentaquindi particolarmente attento all’autenticità delletradizioni locali, incentivando lo sviluppo di alcunicomparti economici quali l’agroalimentare e l’arti-gianato e privilegiando le strutture ricettive piùinnovative quali B&B, agriturismi o le seconde case.

Il turismo relazionale si presenta la formapiù adatta allo sviluppo delle aree interne in quantodotate di un maggiore fabbisogno relazionale e diun’elevata capacità di accoglienza di ospitalità edi volontà di interagire con il turista.

Le aree interne sarde sono meno esposte aiflussi ed agli scambi, che la vicinanza al mareimplicano, e pertanto hanno potuto salvaguardaree conservare le antiche tradizioni locali di cui laSardegna è ricca.

La formula del turismo relazionale detiene

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Fonte: elaborazione su dati ISTAT.

Tabella 2 - Consistenza degli alloggi privati in Sardegna (censimento 2001).

Comuni Abitazioni Vuote Di cui: solo con angolo cottura e/o cucinino

Litoranei

49.462Interni

208.458Sardegna

158.996

11.250

93.356

82.106

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Una tipica casa campidanese ad Assemini (CA).

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un’elevata capacità di trasmettere al turista, permezzo della popolazione locale, valori unici edidentità ancora conservati nei territori internidelle isole.

2. ConclusioniLe tipologie innovative di turismo, dal nautico,

agli alloggi privati al turismo relazionale, portanocon sé numerosi vantaggi per le isole e ridottiimpatti sull’ambiente.

Si è precisato più volte che i primi due contri-buiscono ad incrementare l’offerta ricettiva dell’isola,senza impatti ambientali devastanti, quali potreb-bero derivare da un ulteriore sviluppo edilizio,soprattutto lungo le coste.

Notevole potrebbe essere il numero di postiletto fornito dalle barche o degli alloggi privatinelle aree costiere e sotto utilizzate.

Nelle aree interne laddove non è presente o

è scarsa la ricettività ufficiale gli alloggi privatigiocano un ruolo fondamentale. Lo sviluppo delturismo che fa uso di unità immobiliari locali nonutilizzate o sotto utilizzate nelle aree interne se-guendo una logica relazionale determina una seriedi vantaggi per l’isola tra i quali:I allarga il ventaglio di offerta dell’isola promo-

vendo lo sviluppo delle aree interne;II agevola la sopravvivenza degli usi, dei costumi

e del folklore popolare, espressione caratteriz-zante dell’identità della comunità locale;

III implica una più equa distribuzione dei flussi,spesso troppo concentrati nell’area costiera.

Da queste considerazioni ne consegue che,oggi più che mai, si avverte la necessità di strut-turare per la Sardegna, un’offerta turistica chesia specifica per le isole e che dia luogo a forme diospitalità insulare che siano riconoscibili e dotatedi un elevato grado di appeal e di attrattività.

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“La ricerca conferma che siamo nel mezzodi una concitata fase di cambiamento epocale”:contrariamente a quanto si possa immaginare,non è l’attacco di un articolo sull’ennesima crisiinternazionale, ma la premessa di una ricercacondotta nel 2007 dall’Upa (Utenti pubblicitàassociati) - l’associazione composta dalle principalie più qualificate aziende che investono nel settore- sul futuro della pubblicità in Italia È un lavorodettagliato che analizza il triennio 2006/2008 evaluta lo stato di salute dell’advertising.

Ne emerge un quadro che denuncia un climadi incertezza e ansia tra gli intervistati: apparesempre più chiaro che si sta attraversando unaconfusa fase di transizione: la prudenza suggerisceuna posizione di attesa, ma senza eccessivo allarme.

La globalizzazione dei mercati e i sistemisovranazionali di “governance” sono ritenuti ingrado di neutralizzare crisi e discontinuità regio-nali: questo esclude qualunque ipotesi estrema siadi boom economico sia di recessione.

Il mercato delle pubblicità tiene, ma senzafare balzi in avanti. L’aria di cambiamento èpalpabile. La tecnologia sarà il più importantedriver della trasformazione: secondo gli analisti,

le mutazioni riguarderanno le piattaforme checonsentono di concentrare su un unico terminalecontenuti e servizi multimediali provenienti daun vasto ventaglio di fonti, la disponibilità diterminali mobili ad alte prestazioni e dotati difunzioni multimediali (cioè i telefoni di quartagenerazione) e le piattaforme che consentono didiffondere immagini in movimento su una granvarietà di terminali.

Con loro, anche l’accesso di massa alle con-nessioni a banda larga, la maturazione delle tec-nologie wireless avanzate e la loro fruibilità, l’ac-celerazione della diffusione delle innovazioni e laloro penetrazione di massa agevolata dalle politichecommerciali degli operatori.

Insomma, una vera rivoluzione mediaticache prosegue e accelera la trasformazione delrapporto con i media: il consumatore divienesempre più protagonista, pretende di ricoprireun ruolo attivo nell’ambito della comunicazionesuperando l’utilizzo passivo e reclama un ruolonella produzione dell’informazione attraverso iblog e i forum.

Dal quadro appare sempre più evidente illento ma inarrestabile invecchiamento dei mezzi

Con gli investimenti in una fase di stasis’attende molto dalle nuove tecnologieSi è di fonte ad un invecchiamento dei mezzi tradizionali utilizzati per i messaggi pubblicitari mentres’impongono nuovi strumenti di comunicazione, sia via etere che via web. S’impone perciò la necessitàdi aggiornare i linguaggi in modo da conquistare l’interesse d’un consumatore che appare un bersagliosempre più mobile.

di Stefania Frigau

La pubblicità – si diceva un tempo – è l’anima del commercio

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classici, poco flessibili e incapaci di adattare codicie modelli alle nuove esigenze del target.

La radio è il mezzo destinato a ricoprireancora un ruolo centrale, la sopravvivenza dellatv sarà invece legata al suo rinnovamento (i ter-minali mobili, l’alta definizione, l’interattività e lamoltiplicazione dei canali).

Per la carta stampata si prospettano, invece,tempi bui. A sostenerlo con forza è l’editore,imprenditore e produttore televisivo RupertMurdoch.

Il magnate australiano è convinto chenell'arco dei prossimi dieci anni non sarà più eco-nomicamente conveniente stampare i quotidiani.

A sostegno della sua tesi è il dato relativoall'investimento pubblicitario, che negli Stati Unitiè diminuito dal 10% al 30%, spostandosi sempredi più su mezzi come tv e Internet. L’obiettivo èquindi quello di portare sempre di più i giornali

in rete, visto che la corona di tecnologia vincentespetta, almeno per ora, ancora a Internet.

La Sardegna, che ha dato i natali a Videonlinee a Tiscali, visti i dati, pare non rientrare nelgruppo di avanguardisti che spazzerà via confacilità i vecchi mezzi.

Se si considera “L’Unione Sarda” - che conuna tiratura quotidiana di poco inferiore alle cen-tomila copie, tiene saldamente in mano il primatodi maggior quotidiano dell’Isola - la stima per il2008 prevede una leggera flessione negli investi-menti pubblicitari: «Il calo si registrerà per lecampagne pubblicitarie delle grandi aziende na-zionali, gli investimenti del sistema produttivolocale non guadagneranno posizioni, ma neanchele perderanno», commenta Pietro Uras, direttoredella “Pbm”, la concessionaria per la pubblicitàdel gruppo editoriale di Sergio Zuncheddu. «Lapubblicità nazionale», aggiunge, «dichiara un’evi-

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dente contrazione e, a farne le spese, sono soprat-tutto i grandi gruppi editoriali. Il gruppo Rizzoli,ad esempio, ha chiuso il primo semestre del 2008con un saldo negativo di 18 milioni di euro rispettoal 2007. Noi, del gruppo L’Unione Editoriale,abbiamo indirizzato l’attenzione verso le impresesarde che, nonostante la crisi, continuano a crederenei nostri media e i loro investimenti rappresentanoil 70 per cento del fatturato della Pbm».

Il trend positivo vale anche per gli altri mezzidel gruppo che fa capo a Zuncheddu: Radiolina eVideolina non lamentano cali per il settore locale.Una condizione, questa, che conferma quantol’idea di globalizzazione debba ancora fare moltastrada, prima di raggiungere tutti gli angoli delmondo.

La posizione del Direttore della Pbm è con-divisa solo in parte da Francesco Bazzoni, direttorestrategie e sviluppo dell’Addv Comunicazione: «InSardegna si spende generalmente poco in pubbli-cità e, soprattutto, con poca attenzione per laqualità. L’imprenditore medio investe perché ilsuo consulente o un amico gli ha consigliato difarlo, non perché lo ritenga necessario per losviluppo della propria azienda.

Spesso la scelta di fare pubblicità non scatu-risce da un’analisi del futuro sviluppo dell’impresae degli obiettivi che si è posta, ma da fattoricontingenti», commenta Bazzoni, che aggiunge:«Acquistare uno spazio pubblicitario su un quoti-diano ha senso se si vuole comunicare, ad esempio,un’opportunità limitata nel tempo. Se invece siipotizza un discorso di posizionamento del prodottosul mercato, allora è necessario pensare a unprogetto pubblicitario strutturato e mirato».

Secondo il direttore, spesso chi investe nontiene conto di questo particolare «e si ritrova afare i conti con una campagna che è costata deldenaro e non ha dato i frutti sperati. Sono pochele aziende nel cui organico sono previste le figuredi responsabili marketing e della comunicazioneche pianificano la pubblicità sulla base degli obiet-tivi aziendali. Utilizzare come veicoli principalidella comunicazione i vecchi mezzi, come la tv e

la carta stampata, ha ancora senso in Sardegna,perché la popolazione è composta in gran parteda anziani che hanno poca dimestichezza con latecnologia. I nuovi media bussano insistentementee il confronto è alle porte.

La comunicazione sulle nuove piattaforme»,conclude Bazzoni, «comporterà una serie di novitàin termini sia di linguaggio sia di competenze:l’importante è non improvvisare. La competenzache i professionisti del settore hanno maturato suimezzi tradizionali è fondamentale per affrontarecon serietà il futuro».

Insomma, il tradizionale non si lascerà so-praffare con facilità neanche da Internet, che trai news media domina incontrastato. La Rete pri-meggia perché è aperta, in grado di ampliare lepossibilità di accesso e di contatto a costi ridotti,ma soprattutto perché è una base di dati in conti-nuo aggiornamento aperta al contributo di tutti.

Gli utenti del Web continuano a crescere e,contestualmente, il numero di siti, blog e socialnetwork: secondo recenti stime, sarebbero 120.000i blog aperti ogni giorno.

Lo sviluppo esponenziale di network comeFacebook o Myspace, o di portali con pagine com-pletamente personalizzabili come iGoogle o Netvi-bes, danno la misura dell’esigenza degli utenti diorganizzare il loro modo di vivere la Rete.

Centinaia di migliaia di aziende in tutto ilmondo spendono montagne di denaro sulla Rete(investimenti che continuano a essere in crescita)per pubblicizzare i loro prodotti.

Il modello finora perseguito è stato quellodel banner promozionale o del link inserito nellepagine di un sito “ospite”. Uno schema che, oggi,è in crisi: molti segnali indicano che è giunto iltempo di cambiare, di cercare nuove strade alter-native per far rendere il vasto mercato dell’adver-tising.

L’utente di oggi usa gli aggregatori di feedper visualizzare i contenuti dei siti che ritienepiù interessanti e utili in una sola pagina, navigai portali con pagine personalizzate, utilizza i socialnetwork per incontrare nuove persone, per con-

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dividere esperienze, documenti, foto e musica.Questo cambiamento di abitudini produce, inevi-tabilmente, un impatto notevole nell’industria dellapubblicità.

Alla base del marketing online, fino a oggi,ha dominato l’idea che l’utente visita i siti, cliccasugli annunci pubblicitari e visualizza le pagineWeb degli inserzionisti.

I fatti, però, dimostrano che questo approccioè in crisi, soprattutto perché i navigatori nonabbandonano di buon grado le pagine di un sitoche hanno volontariamente scelto di visitare perchéinteressati, per esempio, da un determinato argo-mento: non lasciano insomma una pagina pervisualizzare (dopo il click) il sito di un prodotto odi un’azienda.

Non a caso, recentemente, sia Google siaYahoo hanno reso pubblici dati sconfortanti perquanto riguarda il numero di click sugli spazipubblicitari.

Le due compagnie hanno fornito diverseinterpretazioni di questo crollo, ma la verità è unasola: gli utenti sono più “scaltri” e ignorano imessaggi pubblicitari, un fenomeno conosciuto ininglese come “banner-and-blindness“. In pratica,le aziende pagano di più per ottenere risultatiinferiori a quelli di alcuni anni fa.

La strada della pubblicità sul Web sembradunque essere irta di ostacoli: non sono così lontanigli anni 1999-2000, quando l’e-business visse unafase altamente speculativa.

Quel periodo terminò presto con la delusioneda parte di molti imprenditori, che persero i loroinvestimenti. L‘insuccesso di quella fase fu deter-minato dall’illusione secondo cui Internet avrebbein poco tempo convinto la popolazione dei consu-matori a cambiare abitudini e a fare acquisti online.

Dopo lo scoppio della bolla speculativa ci fuun forte ridimensionamento dei listini delle espo-sizioni dei banner pubblicitari, e molte agenziedel settore furono costrette a chiudere o a cam-biare metodo.

I mercati reagirono con una richiesta dicertezze del risultato e di vendite: lo sponsor non

avrebbe più pagato per far girare i propri bannersui vari network di siti, senza precise garanziesulla rendita dell’investimento.

In questo clima presero forma i modelli payper performance: pay per click, pay per action,pay per lead, in cui il pubblicitario garantiva comeminimo la visita da parte dell‘utente al sito spon-sorizzato e non semplicemente il "caricamento" diun banner su una pagina Web.

Il pay per click ha ottenuto il riconoscimentodefinitivo grazie a Google AdWords, che permettedi acquistare pubblicità sul motore di ricerca piùimportante del mondo pagando solo un prezzo perogni click, determinato da un’asta al rialzo tra ivari inserzionisti.

Nel 2004 fa il suo ingresso nella rete italianadi contenuti AdSense di Google: il modello payper click si estende così alla quasi totalità dei sitinazionali, e si sostiene con la vendita pubblicitaria.

Col tempo si è poi perfezionato grazie alsofisticato sistema di contestualizzazione degliannunci pubblicitari ospiti sulle singole pagineWeb, che permette di incrementare il rapportoclick/esposizioni (Ctr) della pubblicità e di offrireuna percezione della pubblicità più gradevoleall‘utente finale.

Tuttavia, il modello pay per click non rap-presenta una forma matura di pubblicità per ilWeb: nasce come strategia di ripiego creata perridare voglia di investire a chi non ne aveva più,per chi era sempre più scettico sulle potenzialitàdella Rete di rappresentare un canale di comuni-cazione valido verso la massa non abituata alletecnologie. Sicuramente, il modello pay per clickha risollevato il mercato pubblicitario sul Web,ma non è il modello migliore.

La pubblicità è principalmente comunicazio-ne, visibilità e forza. Un annuncio testuale puògenerare molti click, ma non sempre è convincente:spesso chi clicca non è l’utente disposto a comprare.La persuasione dipende dall’azione di molti fattori.

Uno di questi è la capacità di una campagnapubblicitaria di creare un brand, la giusta immaginedel prodotto in vendita o dell’azienda che lo vende.

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La curiosità induce a cliccare, non costa nulla,mentre la fiducia invoglia a comprare.

Proprio la fiducia si costruisce con campagneche mirano alla creazione e al rafforzamento delbrand, alla visibilità del marchio. Queste riflessionisuggeriscono che il pay per click contestualizzatonon è più sufficiente: il mercato chiede un modellodi pubblicità più maturo. Questo significa, insoldoni, che si torna alle pay per impressions?

Oggi, grazie al targeting per posizionamentosulla rete di contenuti offerto da Google AdWords,è già possibile attivare campagne fissando un Cpm(costo per mille esposizioni) su siti selezionati inbase al tema. I siti tra cui scegliere sono moltissimie riguardano gran parte della rete affiliata a GoogleAdSense. Affidarsi a questi programmi consentemolte vantaggi: una fra tutte, la possibilità diamministrare più campagne pubblicitarie su piùsiti attraverso un‘unica postazione.

È probabile che in un futuro molto prossimocrescerà l’interesse verso questa formula di cam-pagne pay per impressions (Cpm) nei siti focalizzatisu temi pertinenti, ad alto brand.

Per creare brand ci vuole brand: occorre,quindi, dare alta visibilità ai prodotti e ai marchisu siti che hanno già una personalità forte e chesono in grado di trasmetterlo. Ecco perché ilmodello Ppc (pay per click) cederà sempre piùposto su siti autorevoli al modello Ppi (pay perimpressions). In questo modo gli inserzionistipagheranno la visibilità, ma solo su siti selezionatie qualificati, in grado di garantire loro un buonritorno d‘immagine.

Quello attuale è un mercato pubblicitariomaturo e i media, per stare al passo, devono con-frontarsi con le tecnologie e studiare nuove soluzioniin grado di intercettare il consumatore, che si ètrasformato in un bersaglio sempre più mobile.

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Nel 1953, alla Fiera del Levante di Bari,vennero esposti diversi modelli di distillatori solari(capaci cioè di dissalare l’acqua marina) messi apunto da un centro di ricerca dell’Ateneo dellastessa città.

Nel 1958 il satellite artificiale Vanguard I fuil primo ad utilizzare le fotocellule al silicio perottenere l’elettricità per le proprie apparecchiature.

Nel 1960 alla Fiera di Roma venne presen-tata la prima automobile dotata, sul tetto, di unpaio di metri quadrati di fotocellule in grado siricaricare, con l’energia solare, le batterie delmotore elettrico.

Sono alcune notizie, tratte dalle cronachegiornalistiche, che si è ritenuto di dover richiamareper segnalare il grande interesse che l’utilizzodell’energia solare ha, e può avere, nel campo delledisponibilità energetiche rinnovabili, in un momen-to in cui gli alti prezzi del petrolio vanno falcidiandole economie delle nazioni europee e, particolar-mente, l’Italia.

Produrre elettricità direttamente dal sole èinfatti una scommessa che ha mobilitato gli studidi ricercatori di tutto il mondo – e non da oggi –perché l’umanità fosse messa in condizione di

liberarsi dalla schiavitù delle termocentrali a naftaed a carbone.

D’altra parte poter avere dell’energia natu-rale, capace d’ottenere acqua dolce dal mare e/odi far muovere automobili, battelli, aerei, è unobiettivo assai intrigante sul quale può essereinteressante aumentare le proprie conoscenze.

E se Cagliari è stata battezzata, e non atorto, la “città del sole”, si può ben comprenderecome l’argomento assuma, qui da noi, una suaparticolare rilevanza.

D’altra parte si è a conoscenza che, all’internodel Centro Polaris di “Sardegna Ricerche”, ilCRS4 ha avviato un programma di ricerca indu-striale per lo sviluppo dell’energia solare a bassatemperatura per usi termici, per produzione diacqua dissalata, ecc.

Né andrebbe dimenticato che altrettantointeresse dimostrino le due Università sarde che,da tempo, vanno studiando procedimenti e sistemiche utilizzino le fonti energetiche naturali.

Lo stesso Piano Energetico Ambientaledella Regione Sardegna (approvato nell’Agostodel 2006), pone la produzione di energia FER(cioè da Fonti Energetiche Rinnovabili) come

Dissalazione dell’acqua e riscaldamentole nuove frontiere dell’energia solareLe ultime esperienze nel campo dell’utilizzo del calore solare come produttore di elettricità e di acquadolce inducono ad un impegno sia sul piano della ricerca che su quello della promozione per meglioutilizzare questa straordinaria risorsa naturale di cui beneficia con abbondanza la nostra isola.

Un’esplorazione conoscitiva fra le fonti rinnovabili

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Un’estensione di pannelli solari.

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strategica per l’isola, pur ponendo dei limiti pernon alterare l’ambiente paesaggistico. E indican-do le possibili localizzazioni degli impianti – speciequelli fotovoltaici od eolici – in zone paesaggisti-camente già compromesse.

C’è dunque, anche sotto la spinta delle diret-tive dell’Unione Europea, l’esigenza di incremen-tare le fonti FER nella produzione di elettricità,dato che la Sardegna è ancora al di sotto di oltre15 punti percentuali dall’obiettivo del 22 per centosulla domanda elettrica interna stabilita dalleindicazioni comunitarie per il nostro Paese.

Analizzando i dati disponibili, e contenuti nelPiano Energetico Ambientale Sardo (in acronimoPEARS), si evince che l’elettricità da fonti FERrappresenta nell’isola solo il 4,9 per cento deltotale, mentre quelle a fonte petrolifera rappre-sentano il 44,2 per cento ed il 50,9 quelle da com-bustibili solidi.

Ma la partecipazione del fotovoltaico sulleFER è appena dello 0,15 per cento (il grosso èrappresentato da quella idrica: 52,13 per cento).

In questo campo, pur con il tanto sole adisposizione, si è ancora molto indietro (il Trentinoè già oltre il 20 per cento).

Vi è quindi un interesse “politico” regionalead ampliare le conoscenze su questo settore (cheè ad alimentazione solare ma anche eolica), proprioperchè le condizioni ambientali dell’isola sono diparticolare favore.

In quest’ottica, uno dei più conosciuti pub-blicisti divulgatori di vicende scientifiche – GiorgioNebbia – ha fornito una gamma d’informazioni diestremo interesse, tracciando anche una vera epropria storia dell’energia solare con particolareriguardo all’Italia. Gli articoli, assai stimolanti, diquesto divulgatore possono essere recuperati nelsito www.rinnovabili.it, mentre un notiziario dello

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Applicazione di pannelli solari su civili abitazioni.

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stesso sito può essere ascoltato via radio su ECO-RADIO in FM alla frequenza di 88,3.

Vi è dunque da tener presente che sull’uti-lizzazione del sole come fonte energetica negliultimi trent’anni sono stati fatti dei progressistraordinari, anche con un considerevoli abbatti-mento del costo dei pannelli.

Tra l’altro, questa diminuzione è stata ac-compagnata dall’ascesa dei prezzi dell’energiatradizionale (soprattutto da combustibili liquidi),date le impennate del prezzo del barile di petrolioche nel 2004 era attorno ai 50 dollari e che oggi ègiunto più o meno ai 100 dollari, determinandodegli effetti penalizzanti sulla bolletta elettricadelle aziende e delle famiglie.

Autonome produzioni energetiche, attraversol’installazione dei pannelli solari, potrebbe essereuna strada importante per salvaguardarsi dai costisempre più alti delle forniture elettriche.

* * *Certo è passato del tempo da quando (1885)

l’americano Charles Fritts (come ricorda proprioNebbia) realizzò un pannello fotovoltaico spanden-do un sottile strato di selenio su una lastra dimetallo, costatando che quel pannello producevauna corrente elettrica quando era esposto sia allaluce solare che a quella artificiale.

Fu allora che Fritts mandò uno dei suoipannelli al grande fisico tedesco Werner von Sie-mens che ne riferì all’Accademia di Prussica, dandocosì origine a studi ed esperimenti che duraronopressappoco per mezzo secolo.

Bisognerà infatti attendere al 1953 perchéquella intuizione-scoperta avesse una sua evoluzioneindustriale per merito delle industrie Bell chesostituirono il selenio con il silicio opportunamentetrattato: così in pochi anni quelle cellule al siliciosarebbero divenute commercialmente appetibili.

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In Germania, un “prato” di pannelli solari.

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In effetti il prezzo delle cellule fotovoltaiche,divenute commerciali dalla metà degli anni Cin-quanta del 900, è andato progressivamente dimi-nuendo, a mano a mano che se ne diffondessel’utilizzo. Oggi si può affermare che il costo dell’in-stallazione di pannelli capaci di fornire da 100 a130 chilowattore di elettricità all’anno risulterebbeinferiore ai 500 euro.

Ma le virtù del sole non sono soltanto utiliper dare riscaldamento ed acqua calda alle nostrecase ed ai nostri ospedali, scuole od uffici: essesono capaci anche di rendere dolce l’acqua delmare. “Fin dall’800 – ha scritto proprio Nebbia –gli uomini si sono cimentati per realizzare sistemiche, in piccolo, potessero riprodurre lo straordi-nario meccanismo che il sole già realizza su scalaplanetaria: trasformare l’acqua salata del mare inacqua dolce”.

Partendo da questo principio, i primi dissa-

latori ad energia solare avrebbero visto la luce inCile sul finire dell’800 per merito (ci si rifa semprea Giorgio Nebbia) dell’ingegner Charles Wilsonche realizzò un distillatore con vasche in legno per4400 metri quadrati. Ed è su questo principio chepian piano venne affinata una tecnica costruttivache ha portato ad esempio i ricercatori di Bari arealizzare nel 1960 una “torre distillatrice” contante vasche orizzontali piene di acqua salina econ le pareti di vetro su cui scende continuamenteun flusso di acqua distillata: il rendimento ottenutosperimentalmente sarebbe stato ritenuto comeottimo (quantità di acqua distillata per unità diradiazione solare incidente).

Vi è comunque da capire che non vengonodefiniti distillatori solari quelli che utilizzano ilcalore solare per produrre elettricità atta a farfunzionare un dissalatore a osmosi inversa. Eneppure quelli che raccolgono l’energia solare con

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Una fattoria USA con pannelli fotovoltaici.

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collettori senza (o con) concentrazione, in mododa scaldare l’acqua salina a circa 70-110 gradi perpoi inviarla ad un normale distillatore a termocom-pressione o ad effetti multipli. Poiché quel distil-latore avrà bisogno di un flusso di calore regolare,mentre il collettore può dare soltanto flussi dicalore discontinui, e c’è quindi l’esigenza di averedell’elettricità tradizionale a sostegno.

Per quanto si è appreso, diversi tipi di dissa-latori solari sono ormai diffusi in tutte quelle terredal clima arido, e dove invece c’è una netta preva-lenza di giornate “solari”. Si tratta di tecnologiein rapido avanzamento che, in particolare perl’isola, potrebbero rappresentare delle ottimesoluzioni, anche per ovviare ai periodi siccitosi oin quelle aree, specie costiere, dove non sempreè facile il collegamento con le reti acquedottistiche.

Si è dunque di fronte ad un passaggio impor-tante nel panorama delle fonti energetiche, dove

sole e vento vanno acquisendo nuove importanticentralità e, soprattutto, paiono rappresentare lanuova frontiera per l’innovazione.

Ed è anche un aspetto non secondario perla nostra isola, il cui ritardo in questo campoattende d’essere colmato. Si tratta, infatti, diguardare a queste fonti energetiche rinnovabilicome elementi importanti per ottenere un riequi-librio nel bilancio energetico regionale, oggi moltosquilibrato verso quelle fonti legate ai prodotti delsottosuolo – liquidi e solidi – la cui incidenza, suicosti delle imprese, delle istituzioni e delle famiglie,sono ormai troppo pesanti.

C’è certamente una sensibilità paesaggisticada dover rispettare, ma è certo che – con intelli-genza e buon giudizio, lasciando da parte diktate prevaricazioni – si possano omologare le dueesigenze, in modo da dare dei sensibili beneficieconomici alle nostre comunità.

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Di quel che è stata la grande e vittoriosacampagna – compiuta dalla Rockefeller Founda-tion negli anni 1946-50 – per liberare finalmentela Sardegna da quell’handicap sociale, rappresen-tato dal flagello delle febbri malariche, che dadiversi secoli minava la salute di oltre la metà deisuoi abitanti, è stato scritto parecchio, ma, forse,non abbastanza. Anche perché la memoria si èman mano diradata e sono assai pochi coloro chericordano quel che accadde veramente una ses-santina d’anni or sono.

Si riscontrano, infatti, dei curiosi omissisanche in alcune recenti, e pur importanti, operestoriche dedicate alle vicende accadute nell’isolain quest’ultimo secolo. Quasi da ritenere più im-portanti, al fine del ricordo, gli insuccessi registrati,ad esempio, nella riforma agraria anziché il suc-cesso conquistato nell’eliminazione definitiva dellamalaria.

Eppure, senz’ombra di dubbio alcuno, si èdell’opinione che sia stato uno degli interventi piùimportanti, e più decisivi per la rinascita dell’isola(il giornale dei sardisti, Il Solco, scrisse che quellaattesa ma insperata vittoria sulle zanzare anophe-les avrebbe dovuto essere celebrata dai sardi ognianno, alla maniera degli americani, come “la gior-

nata del ringraziamento”: impegno peraltro cheverrà ben presto disatteso).

D’altra parte, ricordiamolo, senza la campagnadella Rockefeller non sarebbe decollato il turismocostiero in gran parte dell’isola, perché Orosei,come Tortolì, Olbia, Pula o Cabras, sarebbe rimastavietata ai soggiorni nei mesi estivi, quelli in cui lelarve di anopheles diventate adulte, si trasforma-vano in terribili vettori dei virus malarigeni.

Non è comunque intendimento di questoscritto rievocare cronachisticamente le diversetappe di quella imponente campagna che avrebbevisto impiegati oltre 35 mila sardi, quanto esporrela metodologia operativa ed organizzativa attuatadal management americano per eradicare da tuttele acque ferme dell’isola quell’insetto portatoredelle febbri. Un avvenimento che, a nostro giudizio,dovrebbe segnare la storia dell’isola con il tempoante e quello post.

Per entrare – come si suo dire – in mediares, ricordiamo come vi fosse una stretta correla-zione fra il paludismo e la diffusione della mal’aria(come la si chiamava allora), dato che erano gliacquitrini e le zone paludose, così diffusi nell’isola,a favorire la riproduzione di quelle zanzare anophe-les, portatrici del virus malefico. Poter liberare il

L’ERLAAS deve essere ricordata dai sardicome esempio di sapiente organizzazioneAl di là del successo ottenuto debellando il secolare flagello della malaria l’impresa compiuta sotto laregia della Fondazione Rockefeller ha rappresentato uno straordinario esempio di capacità realizzatricimostrando ai sardi nuove ed importanti metodologie di lavoro.

di Paolo Fadda

A sessant’anni dalla vittoriosa campagna antianofelica

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territorio da ogni acquitrino rispondeva quindi aduna fondamentale esigenza di salvaguardia dellasalute, tanto che quegli interventi – avviati soprat-tutto a partire dagli anni a cavallo fra il XIX ed ilXX secolo – ebbero il nome di “bonifiche igieniche”.

In Sardegna, poi, la situazione era partico-larmente grave, poiché, dell’intero territorio iso-lano di 24 mila chilometri-quadri ben l’85 per centoveniva dichiarato “malarico”. Ma poter eliminarele acque ferme e paludose, soprattutto nell’isola,sarebbe stato compito immane e così, poichéquella prevenzione bonificatrice non sembravapossibile, tutti gli sforzi delle autorità pubbliches’erano indirizzati – soprattutto dall’inizio del ’900– sul versante sanitario-curativo.

Il rimedio più diffuso era allora il chinino (unfarmaco derivato dalla corteccia di china importatadal Sud America e realizzato dai gesuiti spagnolidopo la conquista di quelle terre) che permettevaperaltro solo un alleviamento dalle febbri, e noncerto una liberazione dalla malattia. Proprio adiniziativa governativa il chinino fu quindi prodottoin Italia dalla Farmacia militare di Torino e poidistribuito a prezzo politico dalle rivendite deigeneri di monopolio (tabacchi, bolli, ecc.).

Con questa “chinizzazione” di massa, i ma-lariologi del tempo ritenevano di poter sterilizzarela persona infetta in modo da interrompere i canalidi trasmissione del virus. Tuttavia, nonostante ilgrande impegno posto nella distribuzione e nellasomministrazione del farmaco (sorsero un po’dovunque, ed anche nell’isola, dei dispensariantimalarici), i risultati non furono positivi, anchese le vendite di chinino si dimostrarono in conti-nua crescita.

C’era, specie nell’isola, molta diffidenzasu questo rimedio medico, tanto che il Le Lan-nou, nella sua opera dedicata allo stato delmondo agricolo sardo all’inizio degli anni ’30del secolo scorso, scriverà che il contadino ed ilpastore attribuivano “a quelle pastiglie gli ine-vitabili disturbi di cui soffre durante le cure eanche le affezioni polmonari tanto frequenti neimalarici. Per questo – avrebbe commentato – neiprimi anni del ‘900 i dispensari antimalarici resta-rono deserti”. Eppure a quelle febbri si dovevanogran parte delle tare fisiche e psicologiche chedeprimevano molta parte della popolazione sarda:il fisico debole ed astenico, la bassa statura, ilsangue impoverito di globuli rossi. Inoltre esse

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Andamento dei casi di malaria primitiva dal 1946 al 1955

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Andamento dei crescere dei focolai malarigeni dal 1946 al 1955

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Una squadra di rilevatori di larve anofeliche.

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incutevano gravi preoccupazioni e paure, proprioper via dei guai che quelle tintulas (o is muschit-tus, secondo le parlate locali) recavano loro, congli accessi sempre più violenti di callenturas e pergli attacchi spesso mortali delle “perniciose” (ildato sardo indicava da 110 a 240 decessi annuiogni 100 mila abitanti nel periodo 1900-1920, quat-tro volte la media nazionale). Inoltre si temevaparticolarmente l’ingrossamento abnorme dellamilza, in quanto – come si diceva allora – “quandola milza cresce il corpo dimagrisce”.

Andrebbe anche ricordato, proprio per com-prendere come quelle febbri fossero una vera epropria tara sociale, che gran parte dei lavoripubblici (come strade, ferrovie, acquedotti, ecc.)si svolgevano in Sardegna per “campagne”, daiprimi di ottobre a tutto maggio, in quanto neiquattro mesi da giugno a settembre era proibitivolavorare all’aria aperta.

Gli anni della seconda guerra mondiale (1940-45) avrebbero visto un incremento notevole delleinfezioni malariche, anche per la scarsità dei far-

maci disponibili e, non secondariamente, per ilpeggioramento notevole delle condizioni sociali(molti cagliaritani dovettero passare le estati del‘43-’44 lontani dalla città, sfollati in villaggi dovequelle febbri erano di casa).

Per comprendere quindi il grande ed impor-tante significato della campagna attuata dallafondazione Rockefeller nell’isola, occorre riportarealla memoria la condizione in cui versava l’ambienteisolano nei primi anni del dopoguerra. A rendereancor più grave ed impietosa l’infezione malarigena(nel 1944 si registrarono circa 80 mila nuovi casied i recidivi erano oltre 430 mila), vi erano i fisicidebilitati da un’alimentazione ridotta a valori disemplice sopravivenza, mentre erano divenuteassai precarie le condizioni socio-economiche digran parte delle famiglie isolane per via di un’in-flazione a tre cifre. Secondo i dati rilevati dalleprefetture erano ben sette ogni dieci i sardi incondizioni di estremo disagio.

Tra l’altro, erano giunte quasi all’esaurimentole scorte di chinino, e molti generi alimentari erano

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La situazione malarica come si presentava nel 1948: i dischetti neriindicano i 1008 settori positivi; la parte trattegiatta in alto la regioneove i dati informativi erano ancora insufficienti; la parte tratteggiatain basso la zona ove fu condotta la campagna sperimentale antilarvalenel 1947.

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ancora sotto tesseramento, tanto che sa martinicca(la borsa nera) continuava ad essere il più floridodei business locali. A governare l’isola c’era unAlto Commissario (il generale Pietro Pinna), maera ancora ben presente il potere degli esercitivittoriosi (americani ed inglesi) attraverso la loro“Commissione” di controllo sugli affari civili dellaregione.

Era dunque una Sardegna in ginocchio, quel-la che il 12 aprile del 1946 apprese la notizia della

costituzione dell’Ente regionale per la lotta antia-nofelica in Sardegna (in acronimo ERLAAS) dotatadi importanti fondi e mezzi posti a disposizionedall’UNRAA (l’acronimo dell’ente interalleato pergli aiuti ai paesi occupati) e dall’Economic Coope-ration Administration (ECA). Alla RockefellerFoundation venne affidata la parte operativo-gestionale, proprio perché aveva già svolto altreimportanti e analoghe campagne in Sudamerica ein alcune regioni africane, sperimentando un po-tente rimedio, il DDT (un insetticida sintetico –dicloro, difenil, tricloroetano – resistente allabiodegradabilità). Può essere importante segna-lare che al nuovo Ente furono conferiti tutti mezzimeccanici (auto, jeep, camion, ecc.) che l’esercitoUSA aveva portato in Sardegna con l’occupazionedell’autunno 1943.

La Sardegna venne scelta come sede dell’ope-razione innanzitutto perché isola e, quindi, privadi contatti con altri territori, vincendo – si dissein quei giorni – la forte concorrenza con l’isola diCipro. Secondo testimoni del tempo, a convinceregli uomini della Rockefeller a scegliere la nostraisola, fu l’Alto Commissario Pinna che riuscì, of-frendo la collaborazione anche finanziaria delgoverno italiano, a modificare la precedente pre-ferenza per l’isola cipriota.

È importante notare che quella notizia nonebbe, nella stampa locale, neppure l’onore dellaprima pagina e neppure una titolazione adeguata,tant’è che quando l’Alto Commissario Pinna rice-vette a Cagliari il Capo della missione UNRAA inItalia mister Sam Keeney, il dottor Scojor dellafondazione Rockefeller accompagnati dal professorGuido Bergomi, Alto Commissario per la sanitàdel governo italiano, per procedere all’avvio delprogetto, la notizia finì nelle colonne della cronacacittadina, a fianco del bollettino dello Stato civilee ad un comunicato della prefettura sulla distribu-zione degli alimenti contingentati. Segno non se-condario di quanta poca importanza l’opinionepubblica avrebbe dato alla notizia. In quella riunionegli ospiti illustrarono al generale Pinna il pianodenominato “Progetto Sardegna”, che i tecnici

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La situazione al 1955: i settori positivi erano ridotti a 17. il reticoloindica i 500 distretti in cui era stata suddivisa l’isola per agevolarela lotta antianofelica.

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americani avevano messo a punto nelle settimaneprecedenti con la collaborazione di alcuni malario-logi italiani. Nell’occasione il gen. Pinna avevainteso sottolineare – come riferiva la scarna cronaca – come si fosse alla vigilia di un avvenimento diportata straordinaria per la Sardegna, la cui riuscitaavrebbe reso possibile la definitiva riscossa del-l’economia isolana. Dal canto suo il professor Ber-gomi aveva illustrato il piano d’azione concordatocon i tecnici americani.

Sarebbe stato attuato in due fasi: una – inver-

nale – “spargendo sulle pareti esterne delle case ditutta l’isola una miscela composta da un liquido checontiene sciolta una piccola quantità di DDT”, inmodo da distruggere quegli insetti adulti che in quelperiodo svernano; una seconda – estiva – riguarderàinvece l’irrorazione di “verde di Parigi e di altresostanze utili a distruggere le zanzare” in ogni paludeed ogni acquitrino dell’isola. “Ci si augura che questastrategia che altrove ha dato dei risultati positivipossa far scomparire dalla Sardegna l’ultimazanzara”, aveva concluso il prof. Bergomi.

L’ERLAAS diventò quindi il quartier gene-rale dello staff della Rockefeller Foundationformato dal dottor Wilson (direttore), dal prof.Aitken (entomologo) e dal dottor Collins (capoamministrativo). La sede fu sistemata in un’aladel casamento scolastico “Riva” di piazza Garibaldi,mentre tutta la parte logistica (vi erano oltre 300automezzi fra jeep, autocarri, ecc.) venne acquar-tierata nella caserma “Mereu” di San Bartolomeo,affidata alla direzione del tenente Paolo Carta delRegio Esercito (unico italiano dello staff).

Le operazioni sarebbero iniziate il 2 novem-bre di quello stesso 1946, cospargendo di DDT lecase di Cagliari. Si sarebbe trattato del primo testutile per mettere a punto il sistema operativo.Intanto la direzione aveva messo a punto il piano:l’isola venne divisa in quattro grandi aree territo-riali, sudoccidentale – sudorientale, centrale esettentrionale.

A presidiarle furono create 12 divisioni ope-rative articolate in 60 sezioni, 565 distretti e 5229settori, ciascuna con a capo un responsabile.

Se si pensa che l’intera isola ha una superficiedi 240 mila ettari, e che ne furono interessati circal’80 per cento (cioè 195 mila), ogni settore era ingrado di coprire un territorio, mediamente, infe-riore ai 40 ettari: una presenza fittissima, quindi,in grado di non trascurare nulla, pozzanghere,case, muretti o nuraghi che fossero.

Mai vi era stata nell’isola un’operazione dicosì vasta portata (e mai ve ne sarebbe stata altrasuccessivamente, almeno fino ai nostri giorni).

Se un tempo si favoleggiava sulla costruzione

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della ferrovia con i 6 mila operai in gran partebergamaschi – divisi in squadre di venti addettiquasi tutti forestieri – che avevano posato chilo-metri di rotaie e costruito centinaia di viadotti fraCagliari e Porto Torres, ricordandola come un’ope-ra quasi leggendaria, guidata poi da un miticocapo come il gallese Benjamin Piercy, oggi non sidovrebbero trovare aggettivi capaci di descriverel’impresa dell’ERLAAS realizzata da circa 35 milaoperai, quasi sei volte tanto, oltre che in grandis-sima parte sardi. D’altra parte, anche a quei tecniciamericani non era mai accaduto di realizzare unintervento su di un territorio così vasto ed imperviocome la Sardegna dove, a cominciare dalla reteinterna di strade e stradine, tutto era assai diffi-coltoso (e dove furono localizzati migliaia di focolai).

In effetti l’ambiente isolano era rimasto moltoammirato da quell’organizzazione così meticolosae perfetta, mentre si nutriva molta perplessità –se non proprio dello scetticismo – sull’esito. Quellezanzare erano ritenute invincibili, tant’è che sulponte di un fiume in Baronia comparve una scritta:“vincerà l’uomo o la zanzara?”, nella quasi certezzache fosse proprio quest’ultima ad averla vinta.

In meno di 40 mesi quella campagna avreb-be sortito i suoi straordinari effetti, con unadrastica diminuzione sia dei nuovi casi che dellamortalità, convincendo tutti che l’uomo potevaessere in grado di sconfiggere la zanzara.

Se all’inizio della campagna in quasi tutti i 5mila e passa settori risultò positiva la presenza dilarve d’anopheles, nel 1949 i settori positivi sareb-bero stati solo 151 ed i nuovi casi di malaria soltanto6 (dai 10 mila registrati nel 1946, ma dopo il 1950non sarebbe stato più denunziato alcun caso dimalaria primitiva).

Quest’indubbio e straordinario successo fureso possibile dall’impiego imponente di mezzi(s’utilizzarono anche quattro elicotteri “Bell” ecinque piccoli aerei per l’irrorazione dall’alto) ma,soprattutto, dall’organizzazione perfetta messa incampo dall’ERLAAS. In ogni angolo, anche il piùremoto dell’isola, gli uomini dell’Ente avrebberolasciato il segno e le date del loro passaggio, im-

pressi con marchi a fuoco su ogni edificio, stalla,muretto e persino sui ciottoli dei ruscelli.

Tutto questo era stato reso possibile dall’im-ponenza dell’organico messo in campo dall’ER-LAAS: v’erano impegnati circa 5 mila fra malario-logi, funzionari, tecnici, segnalatori, disinfestatorie bonificatori ai quali s’univa un esercito di quasi30 mila operai addetti ai lavori di piccola bonifica.Furono utilizzati complessivamente quasi 5 milionidi litri di miscele larvicide per una media di 100grammi per ogni abitante dell’isola. Imponenteanche l’impegno finanziario: l’ERLAAS avrebbeinvestito, nel quadriennio 1946-50, oltre 7 miliardidi lire del tempo, senza contare quanto speso dallaRockefeller per il pagamento diretto dei proprifunzionari impegnati nel “Progetto Sardegna”.

In questo contesto, tutte le operazioni sa-rebbero state compiute con un’efficienza ed unsincronismo straordinari. A cominciare dal siste-ma informativo interno, in cui reporting, budge-ting e meeting diverranno termini e procedureusuali anche per i sardi di Tratalias e di Girasole.A seguire dalla consecutività delle azioni, in modoche con il previsto procedere degli interventi sisterilizzassero tutti i possibili focolai delle larve.A terminare dalla istruzione impartita a quellemigliaia di dipendenti (in gran parte digiuni d’ogniesperienza), tanto da trasformarli in degli abili edesperti operatori.

Quel che appare importante sottolineare èche il management americano si servì abbondan-temente di tutte le competenze locali, cercandodi integrare i loro saperi scientifici con le cono-scenze dei luoghi in possesso dei contadini e deipastori locali. Ogni squadra di disinfestatori avevainfatti un suo “segnalatore”, cioè un perfettoconoscitore dell’ambiente che, munito di un“mescolo pesca-larve” prelevava campioni di foco-lai perché venissero poi analizzati in laboratorio.

In questo modo la conoscenza dei 5 mila epassa settori in cui venne suddiviso il territorioisolano sarebbe risultata completa d’ogni datoutile, tanto da permettere la costruzione di un“data base” preciso ed aggiornato della situazio-

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ne operativa, si potrebbe dire giorno per giorno.Nel corso delle diverse fasi, si dovette prov-

vedere anche a migliorare e ad integrare il progettoiniziale, in quanto la radicazione in Sardegna diquelle anopheles labranchiae, la specie vettrice dimalaria, ne aveva modificato anche l’ambientazione:secondo i dati iniziali, infatti, si riteneva che questazanzara pungesse soltanto nelle case e nelle stalle(cioè in ambienti chiusi), mentre invece essa vivevatranquillamente anche all’aperto, tanto da pungereanche a molta distanza dai luoghi chiusi in quantoabituata – così si diceva – “ad una vita selvaggia”.Lo stesso ciclo iniziale dell’operatività invernale,lo si sarebbe successivamente integrato con l’irro-razione del DDT negli acquitrini e nelle paludi, inmodo da distruggere le larve, e, quindi, impedirnesul nascere la proliferazione.

Mister Logan, che fu il sovrintendente ditutta l’operazione, avrebbe poi consegnato in unsuo interessante report (The Sardinian project:an experiment in the eradication of an indigenousmalarious vector) il racconto dell’intero procederedell’attività di disinfestazione, illustrando cosìl’enorme sforzo compiuto per debellare, in modopressoché definitivo, la presenza nociva di quellezanzare portatrici del virus malefico.

Ora, al di là del grande successo ottenutosul piano medico-sanitario (da allora di malarianon si parla più nell’isola), il progetto dell’ER-LAAS meriterebbe un’attenzione per conoscerela natura dei processi operativi messi in atto – conuna eccezionale contestualità di interventi – nel-l’intero territorio isolano.

Infatti, sono stati purtroppo assai pochi inSardegna ad aver analizzato e studiato le originalied efficaci procedure organizzative attuate dallafondazione Rockefeller, ma è certo che i reduci diquell’esperienza si sarebbero trovati con un patri-monio di conoscenze tecnico-operative impensabilenella Sardegna d’allora.

A questo proposito, sembra opportuno sot-tolineare come quest’iniziativa avrebbe riscossol’interesse e l’attenzione di esperti e studiosi d’ogniparte d’Europa, proprio perché –al di là dei con-

tenuti scientifici – l’impresa compiuta dall’ER-LAAS aveva messo in mostra una metodologia distraordinaria efficacia operativa, i cui risultatipossono essere sintetizzati dai dati che abbiamovoluto indicare nelle due tabelle che corredanoquesto scritto.

Andrebbe ricordato infine che l’operativitàdell’ERLAAS sarebbe terminata con il 1950, mala lotta antianofelica venne continuata – intelligen-temente – dalla Regione Sarda. Per iniziativa delprofessor Giuseppe Brotzu si sarebbe costituitoil “Centro regionale antimalarico ed anti-insetti”in modo da continuare l’opera avviata dal gruppoamericano, ripercorrendone ed anche miglioran-done le metodologie applicative. Forte di un orga-nico di circa 2 mila uomini il CRAAI porterà cosìa compimento l’intera operazione, continuando apresidiare attentamente il territorio, in modo chel’eradicazione di quelle tintulas fosse totale edefinitiva (perché, dicevano gli esperti, la malariaè oggi “silente”, ma non bisognerà in alcun modoabbassare la guardia).

In conclusione, sarebbe molto giusto che aquesto “Sardinian Project” realizzato dalla Roc-kefeller con la collaborazione dell’UNRAA, del-l’ECA e del governo italiano, non si chiudesseromai le porte della memoria. Perché da allora laSardegna non sarebbe stata più quella “tombadei forestieri”, come taluno aveva inteso definirlaper via di quella malaria che l’affliggeva già primadell’era cristiana, importatavi – si diceva – daqualche navigatore fenicio o cartaginese.

Da allora sarebbe cambiata anche la morfo-logia dei sardi. Li si sapeva – citiamo qui la corri-spondenza di un giornalista forestiero del 1960 –“con tutte le caratteristiche dei malarici cronici,cioè di piccola corporatura e soprattutto apaticie torpidi per via di quel virus che attaccava le lorocellule nervose, mentre oggi hanno un bel coloritobruno, il colorito della salute e la loro statura ègià nella media continentale…”.

Ci sarebbe quindi il tanto per festeggiareogni anno il 12 di aprile come la nostra “festa delringraziamento”.

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A vederla con gli occhi della Camera di Com-mercio, l’esordio dell’epocale amministrazioneBacaredda coincide con l’autunno della presidenza,anch’essa per tanti versi epocale, di Josias Pernis.Una presidenza iniziata nel 1881, sulla scia delledue precedenti – pressoché decennali entrambe– di Enrico Serpieri (consuocero di Pernis, 1863-1872) e di Gaetano Rossi Doria (1873-1880) –, edaccompagnata, in quel suo naturale declino, dauna persistente personale autorevolezza oltrechédalla volontaristica fattività dell’intero Consiglio.Con Pernis, come già con Serpieri e Rossi Doria(e come, successivamente, anche con Pellas, Varsi,Nobilioni e Aurbacher: i presidenti, insomma, chearrivano al 1912), è quel gigante di continuità e,insieme, di competenza amministrativa ed econo-mica che risponde al nome di Giuseppe Palomba,segretario generale camerale e per diverso tempoanche parlamentare.

La tariffa pei facchini di dogana, quella deidazi di Iglesias ed Oristano, l’appalto delle regiesaline di Stato, le attrezzature e gli orari di serviziodel capannone nel porto, le tratte marittime Sar-degna-continente (e quella fra Napoli e Londra),le proposte di riforma del codice della marina

mercantile (da armonizzare con i principi del nuovocodice penale), i finanziamenti alla scuola d’arti emestieri, la partecipazione al consorzio antifillos-serico ed i sussidi al circolo enofilo in vista del-l’esposizione internazionale contro la peronospora,la determinazione del tasso alcolico ufficiale delvino comune…: queste sono le materie su cui iconsiglieri Pellas e Canepa, Calvi e Marras, Caue Merello, Marini e Varsi, Cao e Dol e Napoli –esponenti dei commerci e delle industrie provinciali(dalla molitoria all’estrattiva, alle spedizioni ma-rittime) – confrontano, nell’anno del Signore 1890,opinioni ed esperienze. Ed incanalano nei deliberaticamerali volontà che si sforzano di non lasciarsiimprigionare da interessi partigiani, se non addi-rittura egoistici, per volgersi invece alle prospettivedel possibile complessivo sviluppo del territorio.

Può servire, nel primo inoltro al trentenniobacareddiano osservato nella concretezza dellaquotidianità sociale, partire dall’economia e dalprotagonismo pubblico di istituti e rappresentanze:dall’evento che, a pochi mesi soltanto dal debuttoamministrativo di quel sindaco divenuto e rimastomitico nella memoria collettiva cagliaritana, harestituito gradi di fiducia a una popolazione di

Nasce la città degli affari e delle banchetra grandi propositi e cocenti delusioniAl centro di questo nuovo attivismo cittadino è la Camera di Commercio divenuta il laboratorio da cuipartono le iniziative tese a promuovere lo sviluppo complessivo del territorio ed a creare nuove scuoleper l’insegnamento delle arti e dei mestieri. L’importanza dell’opera svolta dal Segretario on. GiuseppePalomba.

di Gianfranco Murtas

Nella Cagliari del Sindaco Bacaredda

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risparmiatori e investitori rimasta già da untriennio quasi senza supporto di banche.

Falliti o liquidati, come in effetto-domino, gliistituti di credito locali, volatilizzati depositi perfior di milioni di lire ed impoveriti d’un colpo soloprivati ed amministrazioni pubbliche (fondi pupil-lari delle prefetture, disponibilità a bilancio diComune e Provincia, ecc.) – s’affaccia infatti sullascena cittadina il Banco di Napoli, anch’esso istitutod’emissione come la Banca Nazionale che dominada quarant’anni e più sulle grandi transazionicommerciali dell’intera provincia. Verrà nel 1906,a Cagliari, anche la Banca Commerciale Italianae, fra il 1912 ed il 1913, toccherà al Credito Italiano(impiantandosi esso sulla rete sportelli della SocietàBancaria Sarda dell’avv. Sorcinelli); e nel primis-simo dopoguerra sarà la volta del Banco di Roma(che assorbirà le agenzie della sfortunata, o avven-turosa, Banca Italiana di Sconto). Con loro – matanto più proprio col Banco di Napoli (anche perl’intreccio istituzionale fra i due vertici) – affermeràun coprotagonismo fra politica ed economia, se-

gnatamente dai primi anni ’90, proprio la Cameradi Commercio. La quale potrà in più vantare, sullascena cittadina e provinciale, quel certo tratto didemocrazia che le viene direttamente dalla suarappresentatività degli interessi produttivi e cate-goriali. Sarà interessante indagare anche questadimensione economica della vita sociale cagliari-tana associandola al progressivo rinforzo, nelcapoluogo, dei servizi pubblici (distribuzione del-l’acqua potabile e della corrente elettrica, primipiani di edilizia popolare) ed alle nuove tipologiearchitettoniche diffuse nelle aree d’espansione, aldinamismo creativo dei suoi sodalizi patriottici,culturali, artistici e religiosi ed alla rete delle sueistituzioni educative, solidaristiche e parrocchiali,alle produzioni dei suoi teatri (passando per il caféchantant ed arrivando fino all’esordio del cinema-tografo) ed alle kermesse sportive che gradual-mente allargano il giro degli atleti in competizionee più ancora del pubblico degli appassionati (dopoil monopolio della ginnastica s’afferma finalmentel’intero ventaglio dei canottieri, dei rarinantini,

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Il Largo Carlo Felice agli inizi del ‘900 con il palazzo Devoto (segnato dalla freccia).

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dei calciatori, ecc.), all’innalzamento degli standarddella vita domestica delle famiglie ed al moderni-smo del costume secolarizzato, ecc.

1890, il fiato della little cityZoom rionale – efficacemente rappresenta-

tivo dei più ordinari e correnti negoziati urbani equasi icona d’essi –, alla vigilia d’autunno del 1890.Il traffico pedonale che anima mattina e sera lavia dei Tornitori racconta tutto di quel quartierein ventiquattresimo il cui centro di vita morale esociale è da oltre un secolo la silenziosa chiesadelle claustrali.

La vita comunitaria in questa discreta edappartata bretella che, al pari della tutta vaporosavia Manno, collega fra loro i quattro quartieri dellacittà medievale, prende corpo in quell’andare evenire, in quel vociare insistito ma comunque som-messo che dice di paese più che di città. E inveceè città. Cagliari ha già abbondantemente superatoi trentottomila residenti del censimento 1881,attestandosi ora sui 42mila (42.517 a fine anno).

Sono ragazze quasi signorine che si presen-tano a lezione privata dalle insegnanti libere dellascuola femminile, Pia Celli al numero 6 o CristinaPodda al 7. Sono adolescenti che sognano un futuro

da musicisti e, diligenti, riempiono ora l’agendaquotidiana del maestro Giuseppe Brunetti, diret-tore d’orchestra e stipendiato della Cappella civica.Docente di canto e pianoforte e ancora di compo-sizione, armonia e contrappunto, egli riceve nellasua casa-studio al numero 6, dove ha altresì ilproprio affollato recapito il maestro GiovanniCherubini, specializzato in ottoni, che impartiscelezioni di corno. Sono i clienti affezionati di DelfinoArthemalle e Francesco Vacca, che hanno la lorolegatoria rispettivamente ai civici 20 e 24, o delsignor Luigi Besson, la cui orologeria è nel primostabile della via.

C’è un certo via vai soprattutto in capo allastrada, dov’è l’innesto fra la porta dei “due leoni”e lo slargo in cui gli anticlericali dell’AssociazioneDemocratica alzeranno un giorno l’erma diGiordano Bruno. Nel tempo qui apriranno la lorosede i repubblicani devoti a Mazzini e Cavallotti– quasi tutti studenti ed operai, con qualche avvo-cato e qualche artigiano a completare il novero –,ed i ragazzi della Corda Fratres, universitari conpruriti ghibellini e voglia sempre di esternarli.Aprirà la sua redazione anche un giornale – questodi orientamento opposto però, e La SardegnaCattolica sarà una testata importante per la città

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1930: il Largo carlo felice con i due palazzi progettati dal Beltrami per la Banca Commerciale e la Camera di Commercio.

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–, agli ordini assoluti dell’avv. Enrico Sanjust diTeulada.

E poi, naturalmente, case, case, case, inassoluta prevalenza popolari, addossate al muroalto del “bastionetto”, che dal Balice e dalla Leona(destinata a fondersi con la cortina della Zeccanell’unica terrazza di Saint Remy) si spinge versoil doppio palazzo Belgrano, che l’Università con-divide con il Seminario Tridentino. È il punto incui trova il suo sfogo, ogni giorno che viene, ilcostume tranquillamente... vivace di su bixinau.Sono quelle vespertine, soprattutto d’estate, leore di maggior cinguettio.

Nella seduta del Consiglio comunale del 16novembre 1891 si deciderà per la riforma dellatoponomastica. Sarà un inizio. Man mano che ilpiano Costa troverà applicazione, cambieranno inomi delle strade. L’antica via dei Tornitori, sullaquale incombe sempre il prestigioso dominariuuniversitario e clericale, verrà ribattezzata viaGiovanni Spano. Fra il molto altro deciso nellatornata di lavori ci sarà anche l’abbandono dellatradizionale denominazione di via Campo di Marte– dove sono, a un passo dal porto, il Gozogene e,con le sue officine meccaniche, la stazione delleFerrovie Secondarie «piuttosto modesta e ristrettaassai per gli uffici d’amministrazione e per ilpubblico» (come la definisce il Corona nella suacelebre Guida del 1894) – per quell’altra che omag-gerà la patria unificata richiamando la santa datadel 20 Settembre.

Questo è il sentimento: siano onorate tuttele patrie, quella nazionale sì, certo – e la piazzaMartiri, con la sua bella e recentissima stele cele-brativa dell’indipendenza italiana, s’offre appostaa non più di cento metri da Porta Castello –, maanche quella più umile, eppure più cara, dellaregione isolana studiata in lungo e in largo dallaproteiforme intelligenza del sacerdote e accade-mico e senatore di Ploaghe, il canonico Spanoappunto...

Dallo spiazzo antistante la chiesa-monasterodelle cappuccine muove, fasciando l’isolato e por-tandosi alla via Manno, la via Cima (sbuca proprio

dove s’alza il solenne prospetto del tempio“genovese” dedicato a Santa Caterina alessan-drina, che tanto caro sarà a Grazia Deledda fattasicagliaritana, fra 1899 e 1900). E sì, è un angoloin pieno centro, è un piccolo trapezio in cui siconcentrano, fissati sulle targhe stradali, le gloriee i vanti della città che, alla vigilia quasi del secolonuovo, si emancipa definitivamente dai vincolidell’antica piazzaforte militare e scioglie final-mente, in un reciproco abbraccio, i suoi quartieri,e, dopo aver abbattuto porte e mura secolari, siavvia al suo primo piano regolatore moderno.Zona di banche (e di poste). A poca distanza –giusto dirimpetto alla chiesa di Sant’Agostino invia Baylle – è, ancora per qualche mese, la BancaNazionale nel regno che, nel gennaio 1892, mi-grerà in via Sant’Eulalia, dove presto muterà lesue insegne in quelle di Banca d’Italia. E in queisuoi locali appena abbandonati, invero alquantoasfittici, si stabiliranno le Poste. Fra quell’areadella Marina – piazza e vico Banche si è chiamataa lungo – e la via Sant’Eulalia, e la via Manno epiù su ancora, appunto verso la via ex dei Torni-tori, hanno avuto e hanno sede tutti gli sportellidella little city cagliaritana nell’ultimo scorciodell’Ottocento, prima del suo trasferimento alLargo (dove dal 1892 ha i suoi uffici la Camera)...Dal 1888 il Monte di Pietà (già allogato presso igesuiti di Santa Croce) s’è portato in piazza Mar-tiri d’Italia, mentre cinque anni dopo anch’essofisserà definitivamente la sua sede in via San-t’Eulalia, nel medesimo stabile della Banca Na-zionale (o d’Italia). Nel quartiere – giusto viaBaylle – sono rimasti aperti a lungo pure gli ufficidel Banco di Cagliari, promosso nel 1869 daEnrico Serpieri (l’industriale minerario fondatore,oltreché della Camera di Commercio ed Arti,anche del quotidiano paramassonico Il Corrieredi Sardegna) ed amministrato successivamentedal sempre brillante ma altrettanto inquietantedeputato Pietro Ghiani Mameli: Banco rimastoinfine impigliato, con gravi conseguenze, nelfallimento della Casa Semenza & C., appaltatricedi buona parte della rete ferroviaria in costruzione

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in quegli anni a ridosso delle glorie patrie diCadorna.

E ancora: il Credito Agricolo IndustrialeSardo, presentatosi con gran pompa nel 1873 evissuto esattamente tre lustri, anch’esso ha avutola sua centrale alla Marina, esattamente in unedificio della via Manno; idem la Banca PopolareCooperativa di Cagliari, che ha iniziato la suaattività nel 1884; e naturalmente, soltanto a pochedecine di metri, la Cassa di Risparmio di Cagliari,che ha aperto i suoi uffici prima di tutti, addiritturanel 1844, e che gemmerà, anche con qualche inizialesplendore, la sezione autonoma (o apparentementeautonoma) del Credito Fondiario.

Proprio la Cassa di Risparmio con la sua piùstretta “parentela” – appunto il Credito Fondiarioed il CAIS – è la protagonista della scena econo-mica di Cagliari almeno per un quarto di secolo,fino al crac del 1887, quando il fallimento di unistituto inevitabilmente provocherà quello, a cate-na, di tutti gli altri. Colpa degli immobilizzi deimaggiori clienti, colpa delle sofferenze esplose dinumero e soprattutto di volume, colpa delle spe-ricolate acrobazie finanziarie – con quell’intreccioperverso fra contabilità che ci si ostinava, irre-sponsabilmente, a voler plasmare con artifici esenza mai il senso della misura –, colpa dellasmania, anzi della mania di grandezza degli am-ministratori (sempre gli stessi: in un posto presi-denti, in un altro consiglieri, in un altro ancoradirettori generali!).

È in questo contesto, e in questo ambiente,che lunedì 1° settembre 1890 il Banco di Napolialza la sua insegna cagliaritana. Esso eredita, inuna contingenza davvero non facile, larga partedi quella clientela media e minore o infima, pubblicae privata, rimasta coinvolta, o travolta, nel crac,e frustrata nelle sue aspettative di assistenzacreditizia dalle banche del gruppo Ghiani Mameli.

Si diceva della Camera di Commercio e delBanco di Napoli. A capo della pattuglia di impiegatiche hanno alzato l’insegna a palazzo Timon (lostesso della Cassa di Risparmio da cui diversi diloro provengono) è Luigi Favilla, proprio il com-

missario liquidatore della Cassa nonché curatorefallimentare del Credito Agricolo Industriale Sardo.Egli, che spesso muove la matita del Bertoldo invena di ironici “pupazzetti”, è stato tra i fondatori,con almeno due dei suoi prossimi colleghi e colla-boratori – il cavalier Giuseppe Sanjust ed il bor-ghese Carlo Manconi –, del Collegio dei Ragionieridi Cagliari, nel 1889: 53 soci in tutto, con cento librinella biblioteca sociale e Giusto Sospizio alla pre-sidenza, Leone Caro vicario, Virgilio Imeroni se-gretario ed Efisio Luigi Secchi Pintor cassiere.

Nell’ordinamento del Banco, chi delibera lelinee di credito alla clientela è una commissionecostituita da operatori economici della piazza sceltifra quelli proposti, in apposita rosa, dalla Cameradi Commercio della provincia in cui insiste la filialeautonoma. Giocoforza, la circostanza è destinataa rafforzare il rapporto fra il Banco e l’ente rap-presentativo degli interessi di rischio del territorio.La prima Commissione di Sconto è costituita daEugenio Pernis (figlio di Josias), Giuseppe Napo-leone, Francesco Calvi e Francesco Doneddu:imprenditori di chiara fama i primi tre, avvocatol’ultimo.

Il mito del grande sindacoGiusto da dieci mesi, la città vive una nuova

era che si rivelerà di lunghissima onda, giungendoa lambire il passaggio (epocale, ideologico e diciviltà e non soltanto di calendario) dal liberalismoal fascismo. Ottone Bacaredda è il nome-mito cheidentifica il trentennio delle più larghe trasforma-zioni urbanistiche e sociali che Cagliari abbia maiavuto nella sua onorata e tribolata storia, almenonegli ultimi secoli. Entra in scena nel 1889, all’etàdi quarantun anni, l’avvocato professor Bacaredda,titolare della cattedra di diritto commerciale allaregia Università, letterato fine ed arguto, autoredi rime e novelle, uomo semplice ed onesto, e diampie vedute. Stampacino (con future residenzeprima alla Marina poi a Villanova), è stato fra ileader della scapigliatura studentesca un po’giacobina che ha ravvivato e anzi scombussolatola monotonia provinciale di Cagliari negli anni in

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cui i bersaglieri finalmente portavano Roma al-l’Italia, strappandola al potere temporale dellaChiesa. Ha collaborato a fogli volanti o di serie,ed uno di questi – La Giovine Sardegna – nepreparerà l’ascesa allo scranno sindacale. Fonda-tore della Casa Nuova e confermato in Consigliocon 839 voti (che forse sono anche di apprezza-mento alle pregresse esperienze di assessore),viene eletto all’indomani delle elezioni del 10novembre 1889 che han dato al suo partito lamaggioranza dei seggi a palazzo di Città. Di spiritolaico, ancorché rispettosissimo della sensibilitàreligiosa della larga maggioranza della popolazio-ne, guiderà l’evoluzione del capoluogo così comei tempi l’imporranno, sia sul piano degli ordina-menti civici e del costume pubblico, che su quellopiù propriamente materiale, nell’amalgama deiquartieri, a sua volta favorita dal nuovo pianoregolatore redatto dall’ingegnere comunale Giu-seppe Costa, che sviluppa le premesse urbanisti-

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Il Sindaco Ottone Bacaredda.

che degli anni ’50-’60 (e successive) firmate nien-temeno che da Gaetano Cima.

Il triennio 1887-1889, quello segnato daifallimenti bancari e concluso con il ricambio dellaguida amministrativa della città, ha parlato lalingua di Cocco Ortu. Sindaco ff. lui stesso, inabbinata al mandato parlamentare, nel 1883 edassessore già fin dal 1875 (giunte Roberti, Sanjustdi Neoneli, Varsi, Sini, Orrù, Marcello sr. e Ravot),ha tirato le fila di un partito diffuso, borghese,conservatore negli interessi ancorché illuminato,o tendenzialmente tale, nell’aspettativa o nellatensione ideologica della “fabbrica” nazionale…

Nel 1887 è in corso già da tempo l’impresacoloniale africana e da Massaua, con le altre notizierovinose sulla sorte delle giovani truppe allo sba-raglio, giunge in città anche quella luttuosa chetocca la famiglia di un soldato appena ventunenne,Ennio Dessy Palomba. Subito si aggiunge unsecondo nome, quello di Federico Cuomo Garzia,caduto nella battaglia di Saati. Si conteranno allafine, fra Dogali e dintorni, una trentina di vittimeisolane, numerosi morti e più ancora feriti.

L’assalto agli uffici del Credito AgricoloIndustriale Sardo è come racchiuso fra l’eco diquelle notizie che vengono dall’Africa tropicale el’arrivo in porto delle salme e dei feriti, quando«tutto il popolo – secondo l’annotazione di qualchecronista dal cuore patriottico – dimenticava i propridolori, le proprie angosce, per ricordare ch’eraitaliano ed aveva dei doveri da compiere ed eroismida incoronare».

Rombi di guerra e fumi brunianiMascherate carnascialesche e trattenimenti

danzanti servono a far colletta per sovvenire unavolta i soldati, un’altra la famiglia del poveroconciatore ucciso dall’arma del soldato agli ordinidel delegato di P.S., evidentemente incapace difrenare altrimenti la rabbia popolare per il disastrobancario annunciato e subito verificato. Pagine inchiaroscuro, ma con una crescente prevalenza ditinte seriose che dicono di preoccupazione.

Al pontificale della Pasqua 1888, in duomo,

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il maestro Raimondo Rachel presenta un doppiospartito da lui appena composto, e tutti – sia cleroche fedeli – paiono veramente soddisfatti del suo“Kyrie” e del suo “Gloria” ottimamente resi, el’uno e l’altro, dalla Cappella civica e dai cantori.

La città ha bisogno dell’affetto del Cielo, el’arte non meno del cuore sincero lo sa impetrare…

Qualche mese più tardi, la sentenza del pro-cesso estivo convocato per sanzionare le respon-sabilità della bancarotta della Cassa di Risparmio(poi toccherà al CAIS) dichiara la colpevolezza deifratelli Pietro ed Efisio Ghiani Mameli e quella diEnrico Pabis, mandando assolti i coimputati Mi-chele Moi e Luigi Vodret.

La Fratellanza commerciale, a fine esercizio,festeggia il suo florido bilancio che consente, fral’altro, di pagare ben sei vitalizi ad altrettantianziani associati.

Sono i primi pensionati della benemeritacategoria, punta avanzata del ceto che sostiene

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l’economia cagliaritana, spontaneamente votataal terziario mercantile.

Tante belle storie si consumano poi nel 1889,anno del Signore più di tutti gli altri. Non soltantoper le onoranze bruniane, svoltesi a Roma allapresenza anche di una delegazione locale, e per gliscontati strascichi in città; non soltanto per losvolgimento – all’altro evento in qualche modospeculare – del sinodo diocesano (tutto canonico eniente evangelico) voluto dall’arcivescovo Berchialla;non soltanto per il debutto della Scuola di Viticolturaed enologia (il prossimo Istituto agrario), o dellaScuola d’Arti e mestieri (il prossimo Istituto indu-striale), o del benemerito Collegio dei Ragionieri;non soltanto per l’inaugurazione delle tratte stradaliverso Muravera o verso Teulada servite dall’omni-bus, e neppure per i megalavori al porto, o le stra-ordinarie (e comunque frequenti) visite di sosta dialtezze reali ed imperiali in viaggio di piacere nelMediterraneo; o per i concerti al Mario od al Circolomandolinistico…, non soltanto per tutto questo(inclusa la fondazione dell’Unione Sarda destinataad apprezzabile longevità), ma anche, s’è detto, peri processi ai bancarottieri e per la delibera assuntadal Consiglio d’Amministrazione dell’istituto dicredito partenopeo relativamente all’apertura diuna succursale – la prima – in Sardegna.

I conti dell’economiaLe prime transazioni allo sportello, in quel

calendisettembre, cadono in una fase in cui lasocietà sarda e cagliaritana avverte sulla propriapelle tutti i contraddittori segnali del pur neces-sario passaggio da una fase di profonda e diffusacrisi finanziaria e produttiva ad una di gradualeristrutturazione dell’economia regionale.

Ma se il malessere di cui ha sofferto l’Isolaè stato generato da una molteplicità di fattoriindubbiamente endogeni (come la cattiva gestionedelle “banchette”), va anche detto che ad essonon è stata certo estranea una più generale in-quietudine che ha attraversato, malefica, l’interaeconomia nazionale.

Perché la crisi dell’agricoltura sarda (a fronte

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della sostanziale stagnazione degli indici industria-li) è stata la stessa che ha colpito l’agricoltura ditutto il Paese, che contribuisce con oltre il 50 percento al PIL privato dell’Italia di fine Ottocentoed assorbe i due terzi della forza attiva di lavoro.Di suo, tutto regionale insomma, ci ha messo, conqualche altra rovinosa infestazione, la fillosserache in pochi anni ha duramente infierito su ben25.000 ettari coltivati, fra Sassarese, Campidanoed Ogliastra, ed ha imposto la distruzione deivigneti ed il drastico calo della produzione, senzaneppure la possibilità di un agevole riciclaggio deiterreni verso altre coltivazioni. Anni di pena, dicrescente marginalizzazione, di sconfitta per leproduzioni locali su tutti i mercati italiani ed esteri,sia per le qualità conferite sia per l’equilibrio deibilanci aziendali, visto l’abbattimento verticale deiprezzi. E con la viticoltura sono andate in crisianche la cerealicoltura e la frutticoltura, il cuisviluppo è stato contrastato soprattutto dai nolimarittimi sempre più alti e penalizzanti l’export.

Ma non è solo questione di agricoltura. Forseè, anzi, soprattutto questione di tensioni inflattive.Certo, in Sardegna ha contato, fra le loro cause, –va ripetuto anche stavolta – la dissennatezza degliamministratori delle “banchette” votate al dissesto,ma alla loro origine c’è stato un male ampiamentecondiviso nei mercati (ricchi e poveri) del continen-te. La politica del denaro facile, sulla quale hannoavuto primaria responsabilità gli organi di governo,ha condotto al moltiplicarsi degli azzardi puramentefinanziari o covati, e poi esplosi, nell’edilizia. Romae Napoli, e in generale le grandi città, sono i luoghiin cui la febbre speculativa ha superato ogni argine,i luoghi fisici ed economici in cui si sono riversatifiumi di capitali privati smobilizzati da altri compartia minor remunerazione dell’investimento, e dicapitali pubblici stampati apposta da leggi tese adallargare il patrimonio alloggiativo della burocraziaministeriale.

Le banche commerciali hanno allargato icastelletti dello sconto, hanno implementato leanticipazioni su pegno, hanno erogato mutui fon-diari per cifre prima impensabili; gli istituti di

emissione ci hanno naturalmente messo del pro-prio, offrendo al sistema risconti anch’essi maivisti prima. L’economia di carta ha sovrastato,giorno dopo giorno, quella reale, ponendo le pre-messe dei fallimenti a catena (e dei tumulti deglioperai di cantiere rimasti all’improvviso senzalavoro e senza salario) così come, inevitabilmente,del crollo del corso dei titoli di tutte le societàfinanziatrici, delle banche per prime.

I salvataggi voluti dall’esecutivo, e pilotatiper il tramite dei maggiori istituti di credito che,nonostante l’avventura, ancora reggono, operano,per qualche tempo, come ammortizzatori di sen-tenze che pur dovranno essere pronunciate.

La lenta e sussultoria fuoriuscita dalla crisi(si riaffaccia perfino l’aggio dell’oro sulla lira-cartaa dare un’idea dell’arretramento registratosi ri-spetto alle posizioni del 1883, cioè del tempo del-l’abolizione del corso forzoso) s’incrocia, per sommadisdetta, con il ciclo regressivo dell’economiamondiale i cui segni evidenti emergono nei primis-simi anni ’90. Rallenta il commercio internazionale,a sua volta penalizzato dal diffondersi delle politi-che protezionistiche degli stati e, perciò, dal calodegli ordinativi esteri verso l’industria che devequindi svilupparsi calibrandosi ad un più ristrettomercato, ora quasi soltanto nazionale.

Conclusione. Impoverita dalla droga cartaceasparsa a piene mani dalla finanza istituzionale,l’economia reale sistema i suoi conti vendicandosidel malefico agente: espande l’area delle sofferenzee provoca a sua volta tracolli. Sul tappeto riman-gono decine di istituti di credito di mezza Europa.L’Italia è nel mucchio e sopra tutti svetta la BancaRomana, che ha da scontare però anche peccatid’altra (e inconfessabile) natura. Pur se l’incestocol potere politico e i gabinetti ministeriali non è,in verità, malvagio appannaggio della sola bancafinita come imputata in un’aula di Corte d’Assiseed ingloriosamente imprigionata nel risucchiodella Banca Nazionale nel regno in trasformazioneverso la sua nuova identità.

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Nell’ambito delle attività che “Sardegna Ricerche” ha attualmente in corso, un particolareinteresse riscuote – anche alla luce delle prospettive imprenditoriali in un futuro prossimoventuro per l’economia isolana – il settore della moda, ed in particolare dell’abbigliamento edei suoi accessori.

E questo interesse è fondato su diversi motivi, legati alla grande ’importanza che questosettore ha raggiunto ormai in tutte le parti del mondo.

Ricordiamo che anche “Sardegna Economica” ha inteso dare conoscenza e risalto alsettore con alcuni articoli, pubblicati recentemente ed illustranti le attività ed i programmidi alcune imprese operanti in Provincia.

In quest’ottica – che è insieme di informazione e di stimolo per la crescita di un settoreproduttivo che può essere di grande utilità ed interesse per il futuro sviluppo della nostraeconomia – si è particolarmente lieti di poter ospitare quest’intervento della dottoressaFrancesca Murru, una delle responsabili del progetto, che illustra obiettivi, contenuti e risultatidell’iniziativa svolta per iniziativa del Centro tecnologico di Pula e che ha coinvolto 28 impreseoperanti nel settore delle confezioni e degli accessori dell’abbigliamento.

E che, come si evince dall’articolo, appare foriera di interessanti prospettive.

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“Abbigliamento tra modernità e tradizione”è il Programma Integrato di Innovazione promossoda “Sardegna Ricerche” e rivolto alle imprese, idipartimenti universitari e i centri di ricerca pub-blici e privati operanti in Sardegna nel settore deltessile e accessori.

Avviato nel mese di marzo del 2007 a seguitodi un bando pubblicato nei maggiori quotidiani

locali e nel sito web di “Sardegna Ricerche”, èstato promosso in occasione di una giornata dipresentazione del progetto organizzata al ParcoScientifico e Tecnologico, incontri presso le im-prese localizzate nel territorio regionale, mailinginformativa alle imprese e alle associazioni dicategoria e ad altri operatori potenzialmenteinteressati.

Il ricco patrimonio tessile dell’isolanell’incontro con i gusti del mercatoNel Parco scientifico e tecnologico di Pula ha avuto inizio il progetto “Abbigliamento tra modernitàe tradizione” con l’obiettivo di realizzare una nuova linea di abbigliamento che integri i valori dellatradizione isolana con le attese e le richieste del mercato d’oggi

di Francesca Murru e Sonia FlorisSardegna Ricerche

Per una nuova linea di moda “Made in Sardinia”

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Tabella 1 - Partecipanti per provincia.

Numero domande

11

2

3

2

10

Provincia di provenienza

Cagliari

Carbonia Iglesias

Oristano

Sassari

Nuoro

28 Totale

Tabella 2 - Partecipanti per settore di attività.

Numero domande

13

6

1

1

5

Attività svolta

Confezione su misura

Accessori moda (pelle, bigiotteria, foulard etc)

Servizi e turismo

Ente pubblico di ricerca (Istituto di biometereologia per la colorazione tessuti)

Laboratori orafi

2 Ricamatrici artigianali (di cui 1 associazione di diverse ricamatrici)

28 Totale

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Il programma ha prospettato alle impresedel comparto la possibilità di lavorare alla realiz-zazione di una nuova linea di abbigliamento madein Sardinia, capace di soddisfare il gusto del mer-cato moderno, traendo ispirazione e sostanza dalricco patrimonio tessile sardo.

Il programmaSostenuto con uno stanziamento complessivo

di 700 mila euro, il programma si articola in 4azioni :• L’azione “cluster”, di natura collettiva e a par-

tecipazione vincolante, è l’iniziativa che, conun budget di 208 mila euro, offre alle impresepartecipanti l’opportunità di affrontare tema-tiche comuni, di individuare soluzioni a criti-cità condivise, sostenere ed elevare le pro-prie competenze ed esperienze, di aumentarela capacità di fare sistema e di instaurare rap-porti di collaborazione con altre realtà pro-

duttive operanti in settori omogenei o com-plementari.Il cluster è aperto all’ingresso di nuove im-pre se per tutta la durata del progetto e i ri-sultati emersi dalle attività svolte saranno demo-craticamente messi a disposizione di tutte lerealtà operanti nel settore.

• L’azione “servizi innovativi”, che, con un budgetdi 400 mila euro, è volta a favorire le impreseoperanti nella produzione di abbigliamento edi accessori nell’implementazione dei risultatiderivanti dall’azione cluster o nell’acquisizionedi servizi in grado di aumentare la competitività,agevolando l’acquisto di prestazioni consulen-ziali con una copertura da parte di SardegnaRicerche fino ad un importo massimo del 50%del costo totale del servizio richiesto e valutatoammissibile.

• L’azione “piattaforme tecnologiche” che con-sente alle imprese di beneficiare dell’utilizzo

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I partecipantiHanno originariamente presentato domanda

di partecipazione 28 imprese, provenienti dall’in-tero contesto regionale, ma con netta prevalenzadalle province di Cagliari (11 imprese) e Nuoro(10 imprese).

Nella tab. 1 si elencano i dettagli provinciali,mentre nella tab. 2 la loro suddivisione per attivitàsvolta, nella tab. 3 la loro forma giuridica e, infine,nella tab. 4 la loro forza lavoro.

gratuito delle apparecchiature di prototipizza-zione presenti all’interno del parco scientificoe tecnologico di Pula.

• L’azione “risorse umane” che con un budget di48 mila euro mira alla selezione di uno o duetecnologi che operino per l’inserimento nellevarie aziende del nuovo prodotto, del nuovoprocesso e dei risultati emersi dall’azione clusteral fine di sollevare il grado di innovazione delleimprese aderenti.

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Tabella 3 - Partecipanti per natura giuridica.

Numero domande

14

1

3

2

6

Natura giuridica

Ditta individuale

s.a.s.

s.r.l.

s.c.a.r.l.

s.n.c.

1 Associazione

1 Altro (centro di ricerca)

28 Totale

Tabella 4 - Partecipanti per numero di dipendenti.

Numero domande

8

1

2

4

4

Numero dipendenti

Nessun dipendente

4 dipendente

2 dipendente

3 dipendente

1 dipendente

3 5 dipendente

2 6 dipendente

1 7 dipendente

1 12 dipendente

1 13 dipendente

1 15 dipendente

28 Totale

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Lo sviluppo del progetto1ª FASE “Conoscitiva”. • Il progetto è statoavviato con un incontro attraverso il quale lereferenti di Sardegna Ricerche, supportate da dueconsulenti esperte in ricerche sociologiche, dimercato e studi di tendenze hanno interloquitocon le imprese aderenti al fine di conoscere le lororealtà produttive, le criticità con cui si devonoscontrare nell’esercizio della loro attività e le loroaspettative rispetto al progetto.

Le imprese del comparto tessile e accessoripartecipanti, tranne tre casi, operano nella formaartigianale e gestiscono interamente tutte le fasidel processo produttivo dall’ideazione al disegno,fino all’assemblaggio. Per 4 delle 20 imprese chelo hanno manifestato, l’approvvigionamento dellematerie prime avviene esclusivamente nel territo-rio regionale, 6 si riforniscono nel mercato nazio-nale, 5 nel mercato sia regionale che nazionale, 4sul mercato nazionale e internazionale e una solaimpresa fa riferimento al mercato regionale, chenazionale che internazionale.

Delle 13 imprese di confezione di vestiariosu misura, 2 dichiarano come prodotto trainantel’abito da sposa. Le restanti undici realizzano abitisartoriali, confezioni d’abbigliamento e da cerimo-nia prevalentemente femminili. Solo 3 impresehanno come mercato primario di riferimento il

confezionamento di capi destinati ad un pubblicomaschile.

Solo 3 imprese delle 17 che lo hanno dichia-rato sostengono di saturare interamente la lorocapacità produttiva. Un’unica impresa artigianacollabora costantemente con realtà produttivecomplementari e affida all’esterno parte dellacomposizione del capo. Non manca il caso di unarealtà con struttura produttiva industriale che aseguito della decentralizzazione della produzionenei paesi asiatici ha visto precipitare le commessedei capi prodotti ritrovandosi nella situazione didoversi reinventare artigiano e mantenere sottoutilizzato un impianto di confezionamento completoed ad alta tecnologia.

La quasi totalità dei partecipanti dichiara dieseguire lavori su ordinazione e una struttura diconfezionamento semi-industriale sostiene la suadisponibilità ad effettuarla in presenza di un ordinepari almeno a 20 capi. La vendita avviene per laquasi totalità dei partecipanti in punti vendita diproprietà o negli stessi laboratori; solo un’impresadi confezioni a livello industriale può contare suuna rete distributiva strutturata in 5 punti venditae 7 corner. Solo per tre imprese, di cui due startup, veicolo fondamentale di visibilità e venditerisultano la partecipazione a fiere e mostre.

Il mercato di riferimento principale è per la

Solo 2 delle 16 imprese che hanno dichiarato il proprio fatturato registrano un importo superiore ai 500.000 euro. Undici si attestano nellamacro fascia 0 - 220.000 euro annui di fatturato.

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Tabella 5 - Partecipanti per fatturato annuo.

Numero domande

3

1

5

3

3

Fatturato annuo in Euro

0 - 10.000

500.000 - 1.000.000

70.000 - 220.000

400.000 - 500.000

20.000 - 50.000

1 Oltre 5.000.000

12 Non indicato

28 Totale

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Uno dei preziosi lavori della tessitrice Chiara Maxia.

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totalità quello locale e regionale; solo un’impresapossiede due corner nella penisola e uno all’esteroRispetto al progetto, la totalità dei partecipanticondivide con entusiasmo la proposta di SardegnaRicerche di operare per la realizzazione di unanuova linea di abbigliamento e accessori made inSardinia, a forte connotazione culturale.

Sono emerse inoltre anche la volontà di ope-rare per la commercializzazione della stessa, perl’introduzione di nuove tecnologie nel processoproduttivo, per lo studio di nuove e diverse appli-cazioni delle materie prime, per la valorizzazionee lo studio delle potenzialità e proprietà tintoriedelle erbe naturali e per lo sviluppo di percorsi diformazione. Le criticità comuni manifestate ri-guardano: la difficoltà nell’approvvigionamentodelle materie prime, il cui reperimento avvieneper la maggior parte nella penisola, la scarsavisibilità e la difficoltà nel farsi conoscere, la

necessità di incrementare vendite e fatturati, lacarenza di manodopera specializzata che possasostenere un aumento della produzione.

2ª FASE “Operativa”. • Con una lezione suglistili e le tendenze di mercato nella prima fasel’attenzione viene interamente posta sull’indivi-duazione del concept del prodotto.

La necessità di coordinare e coinvolgere nonmarginalmente le 28 aziende partecipanti e difavorire una loro conoscenza reciproca ha portatoalla valutazione delle opportunità nell’avvio dellafase operativa di procedere alla costituzione dicinque gruppi di lavoro, ognuno a capo di unapredefinita nuova linea da destinare alla vendita.

A seguito dell’allontanamento di alcune azien-de partecipanti è venuto meno il presuppostonumerico per la realizzazione delle cinque linee diabbigliamento. È stata allora prospettata l’oppor-

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La lavorazione di un corpetto della Manifattura Kalaritana.

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tunità di realizzare un’unica nuova linea di abbi-gliamento. Su indicazione dei 13 partecipanti ri-masti, tra originari e nuovi coinvolti, è stata indi-viduata una nuova figura professionale in gradodi supportare la fase attuativa del progetto: undirettore creativo con il ruolo di coordinare leimprese nello stadio produttivo fornendo indica-zioni di stile e immagine. L’attività del direttorecreativo è stata supportata dalla consulenza diuna esperta in storia del costume tradizionale.

Con la consapevolezza comune che la mag-giore e prioritaria necessità di un’impresa è quelladi vendere, partendo da un obiettivo chiaro è stataformulata un’impostazione operativa concreta edi reale sostegno per le imprese aderenti in un’ot-tica di costante economicità delle risorse messe adisposizione da Sardegna Ricerche.

La fase produttiva e creativa della nuovalinea di abbigliamento e accessori moda, gioielli e

complementi di arredo, con la supervisione deidue esperti, è stata interamente frutto dellamaestria e competenza delle aziende artigiane diconfezionamento di vestiario rimaste sulle 13originarie, dell’unico orafo sui 5 originari e di unatessitrice di tessuti tradizionali.

Unico vincolo posto all’estro degli artigianioperanti nel confezionamento di capi di abbiglia-mento, Patrizia Camba (Cagliari), il laboratoriodi maglierie di manifattura Karalitana (Cagliari),la Sartoria di Gianfranco Orrù (Cagliari), l’ateliersartoria e maglieria OcchialinobiancO (Cagliari),l’industria di abbigliamento sportivo e la sartoriadi abiti ispirati alla tradizione di Paolo Sannia(Samugheo, OR), è stato quello di realizzare deicapi col sapore di Sardegna in collaborazione conalmeno una della altre imprese artigiane aderenti.

La tessitrice al telaio tradizionale ChiaraMaxia (San Basilio, CA), gli orafi dell’Etoile (Nuoro),

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“Is tramas de seda” di Orgosolo.

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le decoratrici e pittrici di complementi di arredo intessuto e di tessuti per abiti di Tramare (Cagliari),la filanda Tessile Crabolu (Nule, SS), l’allevatricedi bachi da seta e tessitrice de su lionzu MariaCorda (Orgosolo NU), le ricamatrici teuladine deIs Sinnus (Teulada, CA), i tintori de S’Iscusorgiu(Villacidro, MC) e La Robbia (Atzara, NU).

Alla fase produttiva è stata affiancata unacontinua attività di animazione economica sull’interoterritorio regionale volta al coinvolgimento di nuoveimprese operanti nel settore tessile e degli accessoria cui presentare l’opportunità di partecipare alleattività del cluster al fine di aumentare le opportu-nità di fare sistema e di innovare e diversificare laproduzione con nuove idee e materie prime locali.In parallelo è stato affidato un incarico al CNR diSassari per studiare le proprietà terapeutiche dialcune erbe tintorie e per la verifica delle le pro-prietà filtranti (UV), antiradicali, antiossidanti e

antimicotiche che i tessuti assumono grazie all’uti-lizzo di coloranti naturali. Per saggiare il potenzialegradimento da parte di un pubblico internazionaledelle nuova linea di abbigliamento Made in Sar-dinia è stata prospettata l’opportunità di effettuareun test commerciale all’interno dei confini regionaliin una location esclusiva con clientela prevalente-mente estera. ertanto Sardegna Ricerche ha prov-veduto a consolidare una partnership con il ForteVillage Resort ottenendoin concessione per l’interastagione estiva, a partire dal 1 giugno e fino al 30settembre 2008 un punto vendita all’interno dellastruttura.

Al fine di intraprendere la commercializza-zione le 7 imprese artigiane a capo della produ-zione hanno dato vita alla società consortile“Tessiloro Artigiana”, titolare della venditaesclusiva presso il Forte Village della nuovacollezione di abbigliamento distribuita con il

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marchio di “IS” Immaginazione Sardegna(www.immaginazionesardegna.it).

La presentazione della prima collezione ISè avvenuta con una sfilata tenutasi il 7 giugno 2008presso il Forte Village Resort all’attenzione dellatelevisione e della stampa locale e di dieci giornalistiesponenti delle più importanti testate nazionali delsettore moda (Vogue Italia, Non solo moda, Book,Luxuri 24 de Il sole 24 ore, Gioia,2 giornaliste Lifestyle, Il Giornale, Velvet, Grazia, Flair). La colle-zione e alcuni capi IS sono stati menzionati nellarivista on line Luxury 24 del Sole 24 ore, nelsettimanale di moda Grazia, nei quotidiani Il Gior-nale, L’Unione Sarda e la Nuova Sardegna.

Il bilancio della prima stagione di venditeper il marchio IS registra, in termini di fatturato,un buon risultato complessivo, sebbene a livellodi singoli consorziati si rilevano delle forti discre-panze (gli acquisti hanno premiato prevalentemen-te i capi femminili, non eccessivamente impegnativie le aziende che più hanno investito e prodotto innumero di capi).

Le vendite sono state consistenti nei mesidi luglio e agosto rispetto ai mesi di giugno esettembre. L’incremento è stato registrato inparticolare a seguito di un riassortimento con capipiù facili e di costo più contenuto e in concomitanzacon l’arrivo di una clientela con una più elevatacapacità e facilità di spendita. Non da meno nelraggiungimento del fatturato è stata la competenzae il supporto dell’addetta alle vendite, plurilinguee con laurea in ingegneria della moda sostenutada una gestione attenta e scrupolosa da parte deldirettivo della Tessiloro.

Conclusioni.Facendo un breve bilancio al termine della

prima fase di attuazione del Progetto “Abbi-gliamento tra modernità e tradizione” è possibilesostenere il raggiungimento di un risultato positivoin cui le tematiche affrontate, che hanno attrattol’attenzione e riscosso il consenso di imprese eistituzioni contattate e coinvolte, e le opportunitàofferte hanno permesso il consolidamento di un

gruppo di imprenditori stabile e determinato conil quale, attraverso la scommessa nella costituzionedella persona giuridica “Tessiloro Artigiana Scarl”e il vincolo della realizzazione di un capo a piùmani, l’obiettivo di stimolare e consolidare la cul-tura di fare sistema è stato pienamente raggiunto.

Ha avuto inoltre un’accettazione unanime daparte dei partecipanti la proposta di realizzareuna nuova linea di abbigliamento made in Sardiniache ha consentito ai partecipanti di diversificare,innovare e aumentare la loro produzione, di variareil proprio processo produttivo con l’instaurazionedi nuove collaborazioni e l’utilizzo di differentimaterie prime e di sperimentare nuove formuledi vendita in un canale diverso e esclusivo e conun differente target. Allo stesso modo è stataaffrontata la criticità delle “vendite”, indicata daipartecipanti in sede di apertura del progetto,sebbene i risultati di vendite non siano stati ingrado di soddisfare ugualmente tutti i partecipanti.

Con la costituzione del marchio IS , con larealizzazione del sito internet, dei cataloghi pro-mozionali in cui ogni impresa partecipante ha unasua scheda dedicata, con la sfilata evento e l’atten-zione della stampa locale e nazionale di settore, ipartecipanti hanno saggiato un aumento dellavisibilità.

Con una disponibilità di risorse a sostegnodell’azione cluster pari alla metà dello stanziamentocomplessivo originario (ovvero 100 mila euro circaa disposizione sui 200 mila originari), a partire dalprossimo mese di ottobre verranno valutate leazioni e le idee per l’attuazione della seconda fasedel progetto. Interventi sul prodotto e ideazionedi una seconda collezione, la valutazione di inter-venti sul processo produttivo agendo sulla criticitàdell’approvvigionamento delle materie prime, l’av-viamento di percorsi di professionalizzazione peraffrontare la difficoltà di reperimento di manodo-pera specializzata di settore, azioni mirate alcoinvolgimento di nuove imprese all’interno delcluster , azioni di promozione e diffusione delprogetto sono alcune delle potenziali azioni diproseguo del Programma.

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Passa per la meccanizzazione la strada cheporta all’efficienza delle unità produttive e all’au-mento della loro competitività:un passaggio de-terminante per il futuro delle aziende, una sceltaormai non più rinviabile.

Come dimostrano i conti economici delleaziende viticole che si sono già orientate allameccanizzazione, sia per le operazioni colturali,sia per la vendemmia.

L’introduzione delle macchine nei vignetiin Sardegna avviene ancora timidamente e, almomento, è limitata alle poche grandi aziendevitivinicole e a qualche contoterzista che riesconoad assicurare la raccolta dell’uva negli impiantipredisposti per le lavorazioni meccanizzate.

Nell’isola risultano in esercizio poco più diuna trentina di macchine vendemmiatrici, unabuona quota dell’azienda Sella & Mosca, di alcuniimprenditori del Cagliaritano (Argiolas e Pala),del Nuorese e della provincia di Sassari, assiemead alcune ditte che operano per conto terzi.

Nel mondo la Francia resta il mercato piùimportante che sfrutta la tecnologia per la rac-colta delle uve nel 70 per cento delle proprieaziende (con esclusione di champagne e benjolais

per esplicito divieto dei disciplinari di produzione).Perciò molte macchine in circolazione sono

di fabbricazione francese. Frenate dal pregiudizioche la meccanizzazione non vada d’accordo conla qualità del vino, negli ultimi anni si è registrataun’accelerazione anche se, a parere degli esperti,ci vorranno almeno 15 anni per recuperare il gapcon la Francia.

Infatti occorrerà predisporre gli impiantidei vigneti (e non solo per la vendemmia, maanche per la gestione della chioma, la sfogliaturae i trattamenti fitoiatrici) sinora non adatti allelavorazioni meccaniche e disporre di appezza-menti di valide dimensioni (la Sardegna si carat-terizza, invece, per un’eccessiva frammentazionedella terra e nessun serio piano di accorpamentofondiario è stato sinora varato).

Realtà di piccole dimensioni, polverizzatesu pochi ettari, spesso disuniti, scoraggiano isingoli produttori all’acquisto di macchine per laraccolta dell’uva che hanno, comunque, costirilevanti peraltro compensati dal risparmio nellelavorazioni: quelle meccanizzate costano il 30-40per cento in meno rispetto a quelle manuali.

E la manodopera scarseggia…

La meccanizzazione in vigneti e olivetiper migliorare efficienza e competivitàLa necessità di adeguare i sistemi di coltivazione e di raccolta è divenuta ormai un’esigenza indilazionabileper poter migliorare i conti economici e poter rimanere sui mercati alla pari della concorrenza. Numerosigli elettroscuotitori impiegati negli oliveti mentre sono scarse le macchine vendemmiatrici

di Flavio Siddi

L’innovazione nelle colture arboree sarde

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L’ingresso del Museo dell’Olio.

un sistema di “panieri” che convogliano in ma-niera automatica l’uva dalle viti e la depositanoin speciali contenitori; i grappoli non subisconopiù traumi o spostamenti fino allo stoccaggionelle cantine preservando struttura e qualitàorganolettiche.

Per le lavorazioni una ditta di Verona hapresentato un sistema innovativo altamente ri-spettoso dell’ambiente che consente di raccoglieree riciclare tutte le sostanze utilizzate per i trat-tamenti che si fermano sulle foglie con unrecupero del 40-60 per cento dei fitofarmaciimpiegati. Sono solo alcuni esempi delle più re-centi innovazioni tecnologiche.

Le riforme previste, Ocm vino con le nuoveregole sul commercio internazionale, rischianodi penalizzare le aziende se non si introdurrà lameccanizzazione in un comparto che storicamente

È auspicabile, pertanto, assieme ad unapolitica di accorpamento e alla sostituzione deivecchi impianti che non consentono il passaggiodelle macchine tra i filari, uno sviluppo del con-toterzismo in tutte le fasi di conduzione del vi-gneto.

Mette conto segnalare che già operano indiverse zone alcune ditte che predispongono iterreni ed effettuano il trapianto di barbatellecon attrezzature di precisione a raggio laser.

Per quanto riguarda la raccolta, le macchinesul mercato sono abbastanza sofisticate e tecno-logicamente all’avanguardia. I nuovi modelli, dicui due già operanti in Sardegna, fanno un lavorocompleto anche di diraspatore e di disacinatore(separa il raspo tenendo integro l’acino).

Un’altra macchina per la raccolta dell’uva,presentata la scorsa primavera al Vinitaly, sfrutta

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Il Museo dell’Olio.

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ha guardato con scarso interesse all’evoluzionetecnologica e all’innovazione.

La raccolta meccanica negli olivetiAnche negli oliveti la meccanizzazione deve

fare i conti con una eccessiva proliferazione diaziende, buona parte a carattere familiare, un’oli-vicoltura, quella sarda, ricca di quattro milionie mezzo di piante su 45mila ettari per cinquan-tamila proprietari.

Le grandi estensioni sono rare.La raccolta rappresenta il costo più elevato

che incide notevolmente sul valore del prodotto(dal 50 all’80 per cento).

Tuttavia già da molto tempo sono statesperimentate macchine scuotitrici.Sul mercatoesistono diversi modelli di scuotitrici: semoventi,modulari o scuotiraccoglitrici.

Ma le macchine non risolvono tutti i proble-mi perché le olive devono essere raccolte, ma-nualmente o con appositi raccattatori meccanicidai teli o dalle reti sistemati sotto gli alberi,oppure con intercettatori ad ombrello sistematisotto la chioma. La raccolta a mano è tuttavialimitata alle olive delle varietà da mensa.

La situazione attuale trova negli olivetisardi almeno una cinquantina di scuotitori semo-venti per la raccolta anche qui in possesso dialcune grandi aziende o di contoterzisti. Si stannodiffondendo allo scopo di economizzare le opera-zioni di raccolta delle olive.

La macchina più diffusa è costituita daglielettroscuotitori manuali, ad aria compressa, abatteria o elettrici (preferiti quelli a batteria ),a livello hobbistico (o quasi) reperibile con facilitàdai fornitori di piccoli attrezzi agricoli e anche

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Una sala del Museo dell’Olio.

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nei brico ad un prezzo accessibile (dai 700 euroin su) ormai nella dotazione della maggior partedelle piccole aziende a carattere familiare.

L’elettroscuotitore opera il distacco mecca-nico delle olive dai rametti (è dotato di una pro-lunga telescopica per raggiungere i rami più inalto), senza lacerare le drupe, rompere o defogliarei rametti. Questo,almeno, assicurano i costruttori.

L’elettroscuotitore è un attrezzo versatilee maneggevole, ha ingombro e peso limitato èleggero e di facile utilizzo: È alimentato da unabatteria; a differenza di quelli azionati a motorenon produce rumori.

I venditori assicurano che è veloce: rendedi più del lavoro di tre persone. Gli olivicoltoripiù avveduti guardano lontano e i tecnici sonoattenti alle innovazioni,perché non sarà facile traqualche anno proseguire con la raccolta manuale

che resterà un’operazione di diletto familiare.Tra le macchine nuove un esempio, speri-

mentato a Pula, viene dalla Spagna. Previo adat-tamento dell’oliveto verso un nuovo tipo di alle-vamento, a filare, con piante da tenere semprepiccole a non più di due metri, la macchina imita,inparte, quella per la raccolta dell’uva.

La Spagna starebbe convertendo tutti glioliveti alle dimensioni adatte alla nuova macchinaallo scopo di ottenere un abbattimento dei costi.Gli esperti assicurano grandi rese.

Si spiegherebbe così la concorrenza degliiberici nel mercato dell’olio.

È tuttavia importante che anche nel tradi-zionale e importante comparto olivicolo la Sarde-gna guardi con attenzione e interesse ad ogniinnovazione in grado di meccanizzare le operazioninell’oliveto.

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Intervista al dottor Paolo Leone

L’UTILITÀ DELLA MECCANIZZAIONE

La meccanizzazione nelle campagne sarde sotto la lente di un intenditore che da 33

anni ha un contatto quotidiano con gli imprenditori agricoli e con i fabbricanti di trattori

e attrezzature: il dottor Paolo Leone, amministratore delegato della G M Carta,l’impresa

fondata da Vincenzo Carta 60 anni fa e specializzata nella fornitura di macchine agricole

(prima Landini e Massej Ferguson e ora Fiat New Holland) in tutta la Sardegna.

Per questa sua esperienza e competenza è stato chiamato, nell’ultimo biennio, nel

consiglio nazionale dell’UNACMA, l’unione nazionale dei commercianti di macchine

agricole.

D. L’agricoltura sarda fa il giusto ricorso ai mezzi meccanici o ci sono ancora spazi

da coprire?

R. Sicuramente c’è ancora molto da fare per meccanizzare e modernizzare l’agricoltura

sarda soprattutto con nuove macchine che abbiano come caratteristica principale il rispetto

dell’ambiente e il risparmio energetico. Dal 2000 ad oggi ben poco del parco macchine è

stato sottoposto a rinnovo. Ed è problema urgente non solo per l’imprenditore agricolo, ma

anche per l’amministratore pubblico. Infatti tutte le nuove macchine consumano meno

carburante (e viviamo in un periodo in cui il serbatoio deve essere ben amministrato…),

sono maggiormente rispettose dell’ambiente e delle produzioni e,infine, offrono ampie

garanzie per quanto riguarda la sicurezza degli operatori. Basta esaminare i frequenti

incidenti dovuti proprio alla vetustà delle macchine, spesso prive dei telai di protezione e

dei dispositivi antinquinamento.

D. Quali provvedimenti per favorire il rinnovo, l’introduzione di macchine moderne?

R. Sono indispensabili e urgenti provvedimenti di carattere economico efinanziario

che incentivino il rinnovo del parco agromeccanico,legati particolarmente al Piano di

Sviluppo Rurale 2007-2013 nel quale non risulta, sino a questo momento, alcun riferimento

alla meccanizzazione agricola. Inoltre la “legge Sabatini”,che prevede contributi in conto

interessi per l’acquisto di macchine ,è inoperante: la Sardegna è fra le poche regioni d’Italia

che non si è adeguata.

D. Oltre che sul trattore, su quali altre macchine puntare?

R. Sicuramente sulle macchine per la raccolta dei prodotti tipo vendemmiatrici

meccaniche, raccolta del pomodoro, raccolta delle olive, ecc.Da seguire con attenzione le

macchine per la raccolta e lavorazione dei cereali (un mercato che negli ultimi tempi è

salito enormemente) che abbisogna di mezzi più moderni e adeguati. Quelli che ci sono in

circolazione sono vecchi, molto vecchi… (f.sid.)

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Una guida per i gestori dei centri comunali

Rifiuti: nella raccolta differenziatail primo passo verso il recuperoI recenti cambiamenti intervenuti nel sistemi di raccolta dei rifiuti urbani hanno reso necessaria lacreazione di appositi centri destinati al raggruppamento differenziato. Un apposito decreto e una deliberadel Comitato Nazionale dell’Albo gestori ambientali hanno chiarito le modalità per la realizzazione e lagestione di tali strutture.

di Antonella Greco

cui le apparecchiature elettriche ed elettroniche,in un sistema autorizzatorio che prevede, in lineagenerale, l’approvazione della realizzazione delcentro da parte del comune competente, in osse-quio alle disposizioni di cui al D.M. 8 aprile 2008(e relativi allegati), centro che dovrà essere gestitoda un soggetto iscritto all’Albo Nazionale GestoriAmbientali a fronte di specifica copertura conidonea garanzia assicurativa e comprovate idoneitàtecnica e capacità finanziaria.

Il regime transitorio che permette l’allinea-mento, entro il termine di 60 giorni dalla data dipubblicazione della deliberazione del ComitatoNazionale avvenuta il 03/09/2008 sulla G.U. n. 3 e,pertanto, entro il 3/11/2008, alle nuove regole deicentri già operativi sul territorio in base a dispo-sizioni regionali e di enti locali e che potrannocontinuare l’attività, conformandosi alle disposi-zioni vigenti, non riguarda i centri già autorizzatiai sensi degli artt. 208 e 210 del D.Lgs. 152/06 chepotranno operare sino alla scadenza dell’autoriz-zazione provvedendo, successivamente, ad iscri-versi all’Albo per la gestione dei centri per la solaraccolta di rifiuti urbani ed assimilati, riferiti allesole tipologie ammesse dal D.M. 8 aprile 2008,

I centri di raccolta comunali o intercomunalidestinati a ricevere, per il trasporto agli impiantidi recupero e trattamento, i rifiuti urbani e assi-milati conferiti in maniera differenziata dalleutenze e dagli altri soggetti tenuti al ritiro dalleutenze domestiche e al conferimento di specifichetipologie di rifiuti sono regolati dall’art. 183, comma1, lettera c, del D.Lgs. 152/06 così come modificatodal D.Lgs. 16 Gennaio 2008 n. 4, dal Decreto 8Aprile 2008 disciplinante le disposizioni di cui alpredetto D.Lgs. e dalla delibera del ComitatoNazionale Albo Gestori Ambientali n. 3 del 29Luglio 2008 pubblicata sulla G.U. n. 206 del03/09/2008.

I centri di raccolta, così intesi, non sonoimpianti autorizzati ai sensi della previgente nor-mativa ma aree presidiate ed allestite per l’attivitàdi raccolta, mediante raggruppamento differen-ziato, dei rifiuti per frazioni omogenee, conferitidai detentori per il trasporto agli impianti direcupero e trattamento, disciplinati dal decretoattuativo dell’08/04/2008, pubblicato nella G.U. n.99 del 28/04/2008, che ha stabilito le modalità perla realizzazione e la gestione dei centri destinatiad accogliere i rifiuti da raccolta differenziata, tra

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mentre l’eventuale raccolta di rifiuti speciali otipologie di rifiuti diverse da quelle di cui al D.M.8 aprile 2008 determineranno l’obbligo per talicentri di procedere anche alla richiesta di diverseautorizzazioni ai sensi della previgente normativa.

Ai sensi dell’art. 1 della delibera CN Albo del29/07/2008 i soggetti iscritti al R.I. o al R.E.A. chedimostrino la dotazione minima del personale ad-detto e il requisito di capacità finanziaria devononominare un Responsabile Tecnico e dimostrarela formazione e l’addestramento del personaleaddetto.

La formazione e l’addestramento del perso-nale addetto ai centri di raccolta sono regolatidall’Allegato 2 alla delibera del Comitato Nazionale.

È importante sottolineare la differente mo-dalità di effettuazione ed attestazione di tali requi-siti infatti, mentre la formazione del personalepuò essere effettuata dal Responsabile Tecnico oda docenti in possesso della qualificazione di cuiall’art. 2 della circolare CN Albo n. 3 del 16/07/1999,

l’addestramento può essere effettuato esclusiva-mente dal Responsabile Tecnico.

I centri di raccolta già operativi sul territorioin base ad autorizzazioni diverse da quella ai sensidel Decreto Ronchi o ai sensi dell’art. 208 delD.Lgs. 152/06 e che per continuare l’attività de-vono conformarsi entro il 3 novembre 2008, pos-sono soddisfare il requisito della formazione delpersonale addetto entro il termine di 30 giornidalla data di presentazione dell’istanza di iscrizionealla cat. 1 dell’Albo e, se iscritti solo per l’attivitàdi centro di raccolta e non per le altre attivitàpreviste dalla cat. 1, possono soddisfare il requisitodi cui all’art. 1, lettera d, della delibera del CNAlbo del 29/07/2008, entro 3 anni dalla data diiscrizione, patendo in tale caso assumere l’incaricodi Responsabile Tecnico il Legale Rappresentantedell’impresa iscritta anche se non in possesso deirequisiti richiesti. L’All. 1 al D.M. 8 Aprile 2008,oltre ad ubicazione, requisiti e struttura del centro,dispone in merito alla modalità di conferimento,

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alle tipologie di rifiuti conferibili e alle modalitàdi deposito e gestione degli stessi in ossequio allenormative di tutela ambientale.

Una precisazione importante, per i soggettigià eventualmente iscritti all’Albo Nazionale Ge-stori Ambientali nella cat. 6, abilitante alla gestionedi impianti per la gestione di rifiuti autorizzati aisensi dell’art. 208 D.Lgs. 152/06 e di titolarità diterzi ed, in particolare, nella cat. 6 classe A, abili-tante alla gestione di stazioni di trasferimento dirifiuti urbani e di stazioni di conferimento di rifiutiraccolti in modo differenziato, riguarda l’obbligodi iscriversi comunque in cat. 1 per la gestione dicentri di raccolta ai sensi del D.M. 8/04/2008 inquanto gli stessi si configurano, come già detto,quale modalità di raccolta di rifiuti e non qualegestione di rifiuti tramite impianto.

L’istanza di iscrizione dovrà essere presen-tata alla Sezione Regionale utilizzando il modulodi iscrizione per la cat. 1 corredato anche dellamodulistica prevista dalla deliberazione 29 luglio

2008, pubblicata sulla G.U. 206 del 03/09/2008, checomprende l’All. 1 e l’All. 3 esplicativi della dota-zione minima di addetti con riferimento agli abi-tanti per classi di iscrizione della cat. 1 e degliimporti di capacità finanziaria richiesti per classidi iscrizione , l’allegato 2, collegato al punto 4.3dell’allegato al decreto dell’8 Aprile 2008, riferitoalle modalità di formazione e addestramento degliaddetti, l’allegato 2a e l’allegato 2b entrambi dacompilare sottoscrivere e da conservare presso ilcentro di raccolta al fine dei controlli degli organia ciò deputati nonché gli allegati 2c, 4 e 5 daallegare all’istanza di iscrizione.

Nel caso in cui una impresa sia già iscrittain cat. 1 dovrà, per l’iscrizione del centro di rac-colta, presentare una istanza di variazione ed, intal caso, il centro si intenderà autorizzato per ilperiodo di autorizzazione ad esaurimento dei 5anni di validità, previsti dalla vigente normativa,relativa all’iscrizione già avvenuta e per la qualesi chiede la variazione.

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La seconda annualità del progetto Chamber Link

Pacchetti turistici e prodotti alimentariper le imprese sarde in AustraliaLa promozione della Sardegna come luogo ricco di storia, di tradizioni e di grandi varietà eno-gastronomichepotrebbe aprire le porte al turismo australiano nell’isola. Buone possibilità anche per le industrieagroalimentari i cui prodotti sono molto graditi in quel continente ma per i quali l’offerta è purtroppoancora molto contenuta.

di Luisella Marcias

si propone di realizzare degli stage operativi chepermettano ad un funzionario direttivo della Ca-mera di commercio estera di essere ospitato pressola Camera italiana per offrire alle imprese localiuna testimonianza concreta delle opportunità com-merciali che il Paese rappresentato offre.

Già lo scorso anno la Camera di commerciodi Cagliari, attraverso il Centro servizi promozio-nali per le imprese (sua azienda speciale), avevaaderito alla seconda annualità del Progetto, acco-gliendo un funzionario della Indo-Italian Chamberof Commerce and Industry.

I risultati positivi ottenuti da quella iniziativae l’entusiastica partecipazione delle imprese han-no portato la Camera cagliaritana ad aderire allaterza annualità del progetto e a prendere contatticon la Camera di commercio italiana di Brisbaneperché fossero illustrate le opportunità economi-che che questo Paese potrebbe offrire agli im-prenditori locali.

Nella settimana in cui si è svolto lo stageoperativo del funzionario australiano, sono stati

Presentare le opportunità economiche e leoccasioni di lavoro per le imprese sarde in Austra-lia. Con queste finalità la Camera di Commerciodi Cagliari ha ospitato, nella settimana tra il 15 eil 19 settembre scorso, Francesco Presacco, tradeofficer della Camera italiana di Brisbane, nellostato australiano del Queensland.

L’incontro si è svolto nell’ambito del progettoChamber Link, giunto oramai alla terza annualità.Nato nel 2006 da una collaborazione tra l’Union-camere e Assocamerestero, il progetto si proponedi rafforzare il collegamento tra le Camere diCommercio italiane all’estero e le Camere presentisul territorio italiano creando occasioni di incontroche possano permettere lo scambio di esperienzee lo sviluppo di procedure efficaci (buone prassi)per la promozione, sui mercati esteri, delle impreseitaliane.

Favorire lo scambio di esperienze però nonè tutto. Bisogna promuovere la cultura dell’inter-nazionalizzazione delle imprese.

Per questa ragione il progetto Chamber Link

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La sede del Parlamento australiano a Canberra.

organizzati incontri con le associazioni di catego-ria, con le aziende, con il consorzio Casic e leaziende che dello stesso fanno parte, ma anchecon le istituzioni, in particolare con l’Assessoreprovinciale allo sviluppo economico GiampietroComandini.

Al termine della settimana di incontri èemerso che le opportunità commerciali che ilcontinente offre alle nostre imprese sono davveroinnumerevoli.

I settori chiave sono quelli della vitivinicol-tura, dell’arte, della moda, delle tecnologie am-bientali, dell’alimentare e il settore edile.

Un altro elemento positivo è dato poi dalfatto che il prodotto italiano è molto gradito nelterritorio australiano e soprattutto nello statodel Queesland, nella parte nord occidentale delcontinente.

La Camera di commercio italiana in Australiasi sta occupando, in particolare, di tecnologieambientali, biotecnologie, design e architetturama anche di alimentari, pesce e crostacei, prodottiper animali, cosmetici, moda, vino e olio d’olivaoltre che del settore nautico.

È importante sottolineare che l’Italia esportain Australia i prodotti dell’agro-alimentare, del

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La rete delle Camere di Commercio all’esteroLe Camere di commercio italiane all’estero contano oltre 24.00 imprese associate,

di cui circa il 70% sono aziende locali, che operano o sono interessate a operare conl’Italia. Esse realizzano attività volte ad agevolare l’accesso delle imprese italiane aimercati esteri, promovendo contatti finalizzati alla conclusione di affari e svolgendoun’intensa attività di informazione.

Nate e sviluppatesi nei luoghi di maggiore presenza italiana nel mondo, le cameredi commercio italiane all’estero sono presenti in 48 Paesi con 140 uffici e sonoriconosciute dal Governo italiano in base alla Legge 1 luglio 1971, n. 518. Sono associatetra loro in Assocamerestero (Associazione delle camere di commercio italiane all’estero)che a sua volta fa capo all’Unioncamere.

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settore viti-vinicolo, della moda, dell’arredamento,dell’industria automobilistica e di quella turistica.

Le opportunità per le imprese sarde derivanoperò dal fatto che a fronte di una domanda moltosignificativa di prodotti agro-alimentari e turisticivi sia una offerta contenuta.

In particolare, per quanto riguarda il turi-smo, il referente della Camera estera haevidenziato che il consumatore australiano è unsoggetto che gradisce molto viaggiare ed è abi-tuato a farlo.

Peraltro, attualmente, oltre che per le clas-siche città d’arte italiane come Roma, Firenze oVenezia, mostra interesse per contesti culturalispecifici con proprie tradizioni popolari ed eno-gastronomiche.

Non a caso, già da anni, un tour-operatoraustraliano organizza dei viaggi nelle regioni del-l’Italia centrale, in particolare in Abruzzo.

Per comprendere meglio il legame esistentetra l’Italia e l’Australia, è significativa poi lapresenza australiana al Vinitaly, dove alla sedi-cesima edizione del concorso enologico interna-zionale organizzato a Verona, le aziende austra-liane hanno portato a casa quindici titoli tra cuiuna “gran medaglia d’oro”, una medaglia d’oroe una d’argento. La confederazione australianapresenta valide credenziali economiche, un siste-

ma politico stabile, una forza lavoro altamentespecializzata e plurilingue.

Il settore dei servizi finanziari è in crescita;le infrastrutture sono sofisticate; è diffusa la cul-tura dell’innovazione, vige un sistema di regoleaperto ed efficiente. Ma ciò che più incoraggia leimprese è la predisposizione all’accoglienza neiconfronti dei partners stranieri.

Le imprese che hanno partecipato agli incon-tri hanno mostrato vivo interesse tanto da richie-dere numerosi incontri individuali con il funzionarioestero al fine di pianificare meglio la propriaespansione verso quel territorio al quale probabil-mente avevano già guardato in precedenza.

Lo stage operativo ha previsto anche alcunevisite alle imprese sarde le quali hanno positiva-mente impressionato il dottor Presacco per l’ele-vato livello di serietà professionale e per le capacitàimprenditoriali.

Conclusa la settimana promozionale dedicataall’Australia, la Camera di commercio sta oravalutando l’opportunità di organizzare una missio-ne commerciale che, d’intesa con le altre istituzionilocali, possa promuove le nostre imprese.

Farle conoscere attraverso i maggiori eventicommerciali australiani renderebbe forse tangibilile business opportunities che anche un paese cosìlontano offre alla Sardegna.

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La terza edizione di “Equimediterranea”

Il cavallo sardo grande protagonistad’una importante “tre giorni” alla FieraDopo un anno di stop, la manifestazione cagliaritana è ripartita con una marcia in più e si preannunciaper l’anno prossimo una manifestazione ancora più ricca. Una grande folla ha assistito alle gare sportiveche hanno arricchito il programma dell’esposizione.

di Leyla Manunza

dai 6 ai 7 anni che ha messo in palio 14.000 euro.Riflettori puntati la domenica, ultimo giorno

di manifestazione sul “Gran Premio a Due ManchesCamera di Commercio”con un montepremi di25.000 euro che ha tenuto con il fiato sospeso i3500 spettatori che hanno riempito le tribune delpadiglione E. Un tifo da stadio ha accompagnatolo svolgersi della competizione, culminata conl’inaspettata vittoria dell’amazzone francese Be-nedicte Franquet che ha sbaragliato gli altri con-correnti, aggiudicandosi il primo posto assolutocon un montepremi di 6.250 euro.

A consegnarle la coppa, il Sindaco EmilioFloris e il Presidente della Fiera Gianni Biggio.

Secondo classificato l’assistente di poliziaPaolo Pomponi; il terzo e quarto posto li ha con-quistati Roberto Turchetto. Il colombiano AndresPenalosa, uno dei favoriti, si è invece aggiudicatola sesta e la decima posizione.

Nessun dei sardi, Murruzzu, Carcangiu eBaldinu si è invece classificato alla seconda manche.

Per la prima volta all’interno di Equimedi-terranea si è disputato il Torneo di Horseball, unasorta di pallacanestro a cavallo di un pony, che harichiamato 60 ragazzi a partire dai 6 anni suddivisiin 10 squadre provenienti da Lombardia, Piemonte,Lazio e dalla Sardegna. Erano infatti presenti

Una manifestazione di settore capace dicatalizzare l’interesse anche dei non addetti ailavori.

Questo il tratto saliente della terza edizionedi “Equimediterranea”, la tre giorni interamentededicata al mondo del cavallo che dal 19 al 21settembre scorso, alla Fiera Internazionale dellaSardegna opportunamente trasformata in un gi-gantesco ippodromo con tre campi prova e unoindoor per un totale di 6.000 metri quadri e 1.500metri cubi di sabbia, ha saputo ben combinare leesigenze dei più rappresentativi cavalieri del pa-norama nazionale ed internazionale con i primitimidi approcci alle discipline equestri mossi dainumerosi curiosi e dai ragazzi delle scuole. Abbat-tuti i vecchi retaggi che ne sottolineavano unafruizione esclusivamente elitaria, l’equitazionediventa dunque uno sport adatto a tutti, comeconfermano i 30.000 visitatori che hanno affollatoil quartiere fieristico per assistere agli spettacolidi monta americana, al “Concorso Ippico Interna-zionale Due Stelle” che ha visto l’avvincente sfidatra i migliori binomi italiani per l’aggiudicazionedel montepremi di 85.000 euro complessivi, di cui75.000 riservati alle categorie internazionali.

Seguita anche la competizione intitolata “Provincia di Cagliari” riservata ai giovani cavalli

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anche le squadre della zona del sassarese vincitricidelle medaglie d’oro e d’argento alle ultime Ponyadi2008 di Roma cui hanno preso parte 600 giovanicavalieri in rappresentanza di tutte le regioniitaliane.

“Visto il successo dell’Horseball in fiera- hasottolineato la Presidente Regionale della F.I.S.E(Federazione Italiana Sport Equestri) Maria Gra-zia Sechi- abbiamo deciso di organizzare a partiredall’inizio del prossimo anno, un centro a Capoterradove praticare questa disciplina.

Ad oggi infatti ne esistono solo altri duenell’isola, nella zona di Sassari. Equimediterranea-ha proseguito la Presidente FISE- è una manife-stazione riuscita di tipo sportivo-turistico indispen-sabile per la promozione del cavallo nell’isola”.

Durante la tre giorni, con l’ausilio di istruttorifederali, la F.I.S.E ha anche promosso il “battesimodel Pony”, volto ad incentivare l’avviamento allapratica equestre già a partire dall’infanzia. Sono700 i diplomi consegnati ai ragazzi delle scuole.

Via libera anche alla riabilitazione equestre

organizzata dalla F.I.S.E. e dall’A.N.A.C, Associa-zione Nazionale Arma Cavalleria.

Questa disciplina, attraverso uno specialerapporto dialettico- corporeo che si instaura tral’uomo e il cavallo, consente di attenuare, attraversoun programma terapeutico, alcune patologie incampo ortopedico – traumatologico, psichiatricoo neurologico. Apprezzato anche il padiglionededicato al bambino, realizzato in collaborazionecon il comune di Cagliari dove si sono svolte attivitàludico-motorie, ricreative, percorsi ginnici di av-viamento allo sport, organizzati in collaborazionecon il Coni, le Federazioni Ginnastica Artistica,Okay e Tennis Tavolo.

“Il Coni è partner della manifestazione- hasottolineato il Presidente Regionale GianfrancoFara - con questa manifestazione si conferiscecredibilità e visibilità allo sport. Attraverso i centridi avviamento puntiamo a preparare i giovani alleprossime olimpiadi.”

Equimediterranea non ha parlato solo il lin-guaggio degli sportivi. 80 espositori in totale tra

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quelli dei servizi e attrezzature per l’equitazione,gli artigiani e i produttori dell’agro alimentaredella provincia di Cagliari, hanno proposto lepeculiarità delle zone di Alghero, Burcei, Guamag-giore, Sadali, Sinnai, Suelli, Settimo San Pietro,Cabras, Guspini, Maracalagonis, Villaspeciosa,Villasimius, Quartu, Dolianova, Capoterra e Ca-gliari. Non potevano mancare le degustazioni deiprodotti tipici sardi; dalla pasta fresca alla bottarga,dalle conserve ai dolci, per giungere sino ai liquorie ai vini. Attraverso materiale fotografico, filmatie oggettistica, con l’Anci Sardegna ci si è immersinella più antica tradizione isolana delle giostreequestri, con la ricostruzione affidata a 15 comunisardi delle pariglie, spericolate e acrobatiche corseo dei pali, tornei equestri alcuni dei quali risalgonoal medioevo.Tra le particolarità esposte dai comunidi Sant’Andrea Frius; Laconi; Siliqua; Senorbì;Villacidro; Serri; Logoro; Mandas; Santu Lussur-giu; Abbasanta; Corbello; San Basilio e Villaspe-ciosa, spiccavano quelle proposte dal comune diOliena; un rudimentale antifurto per cavalli chia-

mato “is ferias.” Senza la chiave non era infattipossibile liberare e dunque rubare i quadrupedi.

Di sicura suggestione anche un morso risa-lente a 250 anni fa e alcune collane da bardaturadotate di campanelle in bronzo, perché questomateriale garantiva un suono più squillante.

Tra gli elementi di valore storico, lo stendardooriginale del Palio di Santa Maria a Guasila.

Allestita anche una mostra organizzata dal-l’associazione culturale “I cavalieri dell’AnticaLocanda al Castello”. Esposti armamenti da cava-liere alle sciabole da cavalleria, ai fucili denominati“Cannetta Sarda” del 1700; morsi, selle, pistole efondine datate 1700-1870 per giungere sino agliabiti da Miliziano.

Soddisfatto per l’esito di Equimediterranea,il Presidente della Fiera già progetta la prossimaedizione. “Un grande successo che potenzieremoil prossimo anno. C’è ancora molto da migliorare- conclude Biggio - ma si tratta di una vetrina unicanel panorama equestre isolano che merita di esserearricchita per avere continuità nel tempo.”

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Brevetti: più tutela conla ricerca di anterioritàIntrodotta anche in Italia laricerca di anteriorità per ledomande di brevetto di inven-zione industriale, depositatepresso le Camere di commer-cio. È quanto stabilisce il De-creto 27 giugno 2008 del Mi-nistero dello Sviluppo eco-nomico. Il provvedimento sa-na la differenza tra i 30 milabrevetti europei, che ogni an-no scelgono l’Italia come mer-cato, e i circa 10 mila brevettinazionali. Infatti mentre i primisono rilasciati a seguito di unesame basato su una ricercadi anteriorità, in Italia fino apochi mesi fa le domande dibrevetto per invenzione indu-striale erano sottoposte soloa un esame formale.Sono soggette alla ricerca dianteriorità le domande di bre-vetto per invenzione industria-le di primo deposito. Sonoinvece esclusi i modelli di uti-lità e le domande che rivendi-cano una priorità di precedentidepositi all’estero.La ricerca di anteriorità è rea-lizzata dall’Ufficio Europeo deibrevetti (European Patent Of-fice – EPO) secondo le moda-

lità previste nell’Accordo trail Ministero, l’Ufficio italianobrevetti e marchi (UIBM) el’Organizzazione europea deibrevetti. In particolare è sta-bilito che la richiesta del rap-porto di ricerca debba essereinoltrata entro cinque mesidalla domanda e che l’Ufficioeuropeo dei brevetti debbaredigere il documento entronove mesi decorrenti sempredalla presentazione della do-manda. In questo modo al ti-tolare della domanda di bre-vetto è data la possibilità diverificare lo stato della tecnicaesistente al momento del de-posito e, prima dell’esame daparte dell’Ufficio italiano bre-vetti e marchi, la domandapotrà eventualmente esseremodificata o integrata sullabase del rapporto di ricercaredatto dall’EPO. La ricerca dianteriorità non comporta nes-sun costo aggiuntivo per ilrichiedente il quale però dovràaccompagnare la domanda dibrevetto con una traduzionein lingua inglese delle rivendi-cazioni o provvedere al versa-mento di ¤ 200,00 a coperturadelle spese di traduzione chesarà effettuate dall’UIBM.

Internazionalizzazione: lanewsletter del CSImpreseNotizie e informazioni utili peraffrontare in modo efficace iprocessi di internazionalizza-zione ed essere sempre ag-giornati su iniziative, eventi,progetti.Questo il contenuto dellaNewslettter avviata lo scorsoOttobre dal Centro Servizi perle imprese, Azienda specialedella Camera di Commerciodi Cagliari. Aggiornamenti inmateria di agevo-lazioni e fi-nanziamenti, novità normativee segnalazioni di opportunitàcommerciali sono solo alcunidegli obiettivi che gli ideatoridella newsletter si propongo-no.Nella sezione “Approfon-dimenti”, un esperto dei mer-cati esteri aiuta gli operatoria riflettere sugli argomenti dimassima attualità. Sono an-che disponibili delle brevi gui-de pratiche utili soprattuttoper chi ha iniziato di recentea operare con l’estero o inten-de avviare un percorso diespansione internazionale.Per una lettura facile e velocepoche righe riassumo il con-tenuto della noti-zia mentre

a cura di Maria Rita Longhitano

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un link rimanda al testo inte-grale all’interno del sito Inter-net del Centro Servizi.La Newsletter è diffusa concadenza quindicinale. Chi fosseinteressato a riceverla nellapropria casella di posta elettro-nica può richiedere l’attivazio-ne del servizio compilando lascheda di iscrizione su sitowww.csimprese-ca.net

Imprese virtuose: ilconcorso “Maglia Rosa”Le imprese virtuose possonopartecipare al concorso “Magliarosa”, promosso dall’Unionca-mere, in collaborazione con iComitati per l’imprenditoriafemminile, con le Camere dicommercio e con il supportotecnico di Retecamere. Loscopo del concorso è quellodi valorizzare le imprese chesi siano distinte per i compor-tamenti virtuosi.È fondamentale essere andatioltre gli obblighi di legge, in-nalzando la qualità della pro-duzione e dello sviluppo, spe-rimentando un positivo rap-porto tra etica e mercato me-diante la valorizzazione dellerisorse umane, dell’ambientee del territorio, del patrimonio

storico artistico e culturale.Il concorso intende però pre-miare anche le imprese cheabbiano considerato le pariopportunità, la conciliazionedei tempi di vita e di lavoro,la responsabilità sociale, laqualità e l’innovazione come“ri-sorse” per il mercato e perlo sviluppo.Per partecipare è sufficienteessere iscritti al Registro delleimprese da almeno tre anni,essere in regola con gli obbli-ghi contributivi e assicurativi,aver rispettato la normativavigente in tema di salute, la-voro, sicurezza e ambiente.Le domande devono esserepresentate a Retecamere –Roma entro il 31 dicembre2008. Il bando completo delconcorso è disponibile sui siti:w w w . u n i o n c a m e r e . i t ewww.retecamere.it.

Occupazione: a Cagliarila crescita è sotto zeroAlla stagnazione economica,alla crisi dei consumi e ai prezzisempre crescenti fa eco un tas-so di crescita occupazionaledel meno 0,1%.È quanto emerge da Excelsior2008, il Sistema informativo di

Unioncamere e Ministero dellavoro, presentato di recente.Cento posti di lavoro in menonella provincia entro fine anno.A farne le maggiori spese è ilsettore dell’industria dove siprevede una perdita di 210unità.Positivi invece i saldi del setto-re delle costruzioni e del turi-smo dove si prevede, rispetti-vamente, un incremento di 100e di 90 unità lavorative.La provincia di Cagliari è l’unicain Sardegna ad avere un tassodi crescita negativo.In testa alla classifica regionalec’è Sassari dove si prevede untasso di crescita occupazionaledel 2,2%, seguita da Nuoro(0,9%) e da Oristano (0,4%).La Sardegna nel suo comples-so registra un tasso occupazio-nale previsto dello 0,8% conun saldo positivo, in valori as-soluti, di 1740 unità lavorative.Contrariamente a quanto regi-strato nel resto dell’Italia dove,tra i nuovi assunti, aumentanole opportunità per i lavoratoripiù qualificati, in provincia diCagliari sembrano prevalere lelow skill. Le richieste di impie-gati sono in diminuzione in tuttii settori tranne che nel turismo.

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Nessuna previsione di inseri-mento per i dirigenti mentreaumentano le richieste di ope-rai nel settore delle costruzioni(+330), del turismo (+90) enei servizi (+20).

Lavoro: stage e tirocini age-volano l’inserimentoUn candidato già conosciutodall’azienda attraverso tirocini,stage o contratti di lavoro atempo determinato ha maggio-ri possibilità di essere assunto.È quanto emerge da Excelsior2008 l’indagine di Unionca-mere e Ministero del Lavoro.Il 35,2% delle aziende italianecon almeno un dipendente di-chiara di adottare questa mo-dalità come il principale canaledi ricerca e selezione del per-sonale.Un canale di assunzione chesembra destinato ad affermarsiancora di più nel 2008 e checresce di 5 punti percentualirispetto a quanto dichiaratodalle imprese nel 2007.Soprattutto è il canale di as-sunzione più diffuso tra leaziende con meno di 50 dipen-denti e quello più usato al Sud(43,9).Un altro 25,3% delle imprese

intervistate seleziona il perso-nale facendo ricorso alle ban-che dati aziendali, nei qualiconfluiscono i curricula deicandidati.Ma le imprese di piccola di-mensione ricorrono ancora al“passa parola” e alle segnala-zione dei fornitori, dei clientio di altri conoscenti.Dalle risposte degli intervistatiemerge anche che le impresedevono confrontarsi con mer-cati sempre più competitivi equesto le porta a ricercare per-sone meritevoli che abbianocaratteristiche personali bendefinite come la passione peril lavoro, la flessibilità organiz-zativa, la capacità di affrontarecon successo gli imprevisti.Meno usati gli altri canali diassunzione, a cominciare daquelli pubblici.I Centri per l’impiego (gli exuffici di collocamento) rappre-sentano il principale canale diricerca e sele-zione del perso-nale solo per il 5,6% delle im-prese italiane.Poco utilizzate anche le inser-zioni sulla stampa (6,8%) e lesocietà di somministrazione dilavoro temporaneo (3,6%).Marginali per l’incontro tra do-

manda e offerta di lavoro risul-tano, infine, i siti Internet, chevengono considerati la moda-lità principale di ricerca soltan-to per l’1,2% delle imprese.

Infrastrutture: l’Isola è trale regioni in codaLa limitata dotazione infrastrut-turale dà alla Sardegna la 17°posizione nella graduatoria re-gionale 2007, precedendo so-lamente il Molise, la Valle d’Ao-sta e la Basilicata.Lo rileva un recente studio del-l’Unioncamere in collaborazio-ne con l’Istituto Guglielmo Ta-gliacarne.All’interno della Sardegna sonoperaltro presenti significativedifferenze.La più alta dotazione infrastrut-turale si rileva in provincia diCagliari, dove il valore indice,posta la media nazionale ugua-le a 100, risulta pari a 74,3.Segue la provincia di Sassaricon il 69,5. Più lontane inveceOristano, con un valore indice41, e Nuoro (24,8).La Sardegna, nel suo comples-so, registra un indice di 56,6.Se dalla dotazione infrastrut-turale complessiva si escludo-no i porti, la provincia di Ca-

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gliari si colloca al 77° postodella graduatoria nazionale conun indicatore pari a 65.Decisamente migliore è la po-sizione in graduatoria perquanto concerne la dotazioneinfrastrutturale sociale.Le strutture culturali, dell’istru-zione e quelle sanitarie portanola provincia di Cagliari al 43°posto con un indicatore pari a83,2.Per quanto riguarda la dotazio-ne infrastrutturale economia (alnetto dei porti) la situazione sipresenta molto grigia per tuttele quattro province sarde che,nella graduatoria nazionale, sicollocano tra le ultime venti.La rete stradale e quella ferro-viaria, gli aeroporti, gli impiantie le reti energetico-ambientali,le reti per la telefonia e la tele-matica, le reti bancarie e diservizi vari assegnano alla pro-vincia di Sassari l’88° postonella graduatoria nazionale conun indicatore pari a 56,3 macon 5 punti in meno rispettoall’indicatore dell’anno 2000.La provincia di Cagliari occupala posizione successiva con unindicatore pari a 55,5 ma gua-dagna 4 punti rispetto al dato2000.

Stazionaria invece la situazionedi Oristano e Nuoro che occu-pano rispettivamente la posi-zione 102 (n. i. 31) e 103 (n. i.21), senza nessuna variazionerispetto al 2000.

Imprenditoria immigrata:anche nell’Isola c’è vitalitàSolo in sette regioni su venti(Lombardia, Lazio, Toscana,Piemonte, Calabria, Campaniae Sardegna) le imprese indivi-duali hanno chiuso in attivoil bilancio degli ultimi cinqueanni.Questo grazie alla vitalitàdell’imprenditoria immigratache ha compensato il decre-mento nel numero delle pic-cole attività.In Sardegna, al 30 giugno 2008,sono 5.047 le imprese indivi-duali con titolare immigrato dapaese extra UE, con un pesosul totale delle imprese indivi-duali del 4,6%.Tra il 2003 e il 2008 l’impren-ditoria immigrata è cresciutadel 56,7% mentre le impreseindividuali, nel loro comples-so sono cresciute soltantodello 0,8%.La provincia sarda nella qualele imprese immigrate pesano

di più è Cagliari (6,1%), seguitada Sassari (4,3%), Nuoro (3,1)e Oristano (2,3%).Negli ultimi cinque anni le im-prese immigrate sono cresciutemaggiormente in provincia diSassari che registra una varia-zione del 60,2%.Segue Oristano con il 58,1%,Cagliari con il 55,5% e infineNuoro con il 53,4%

Movimprese: Sardegna an-cora in attivoLa Sardegna chiude il secon-do trimestre 2008 con 956imprese in più.È quanto emerge da Movim-prese, l’analisi statistica tri-mestrale della nati-mortalitàdelle imprese condotta daInfoCamere sugli archivi ditutte le Camere di Commer-cio italiane. Al 30 giugno2008 lo stock risulta formatoda 172.774 imprese con untasso di crescita dello 0,55%(nello stesso periodo del2007 era pari allo 0,43%).Anche le imprese artigianechiudono il trimestre in atti-vo con un saldo di 173 im-prese in più, uno stock di43.105 unità e un tasso dicrescita pari allo 0,40%. In

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testa alla classifica regionaledei tassi di crescita (totaleimprese) c’è la provincia diNuoro che registra uno0,68% seguita da Sassari conlo 0,64% e Oristano con lo0,53%.In coda Cagl iar i con lo0,44%. Importante poi il con-tributo dato dalle impreseartigiane.In provincia di Sassari questeimprese alimentano il saldoposit ivo per i l 40,97%;36,90% in provincia di Ori-stano e il 33,82% in provinciadi Nuoro.Solo in provincia di Cagliarile imprese artigiane registra-no un saldo negativo perden-do, nel trimestre, 70 unità eregistrando un tasso di cre-scita del meno 0,43%.

E-government: in primo pia-no il sistema cameraleAmministrazioni sempre piùattente a sfruttare le poten-zialità digitali ma ancora restiead attivare servizi on line, for-te digital divide tra Nord eSud Italia, scarso coordina-mento tra enti locali e centrali.Sono questi in estrema sinte-si i risultati del 2° Rapporto

e-gov.impresa presentato direcente da Retecamere.L’indagine è stata condottasui 2.214 enti pubblici chealimentano il sito governativoded ica to a l l e imprese“Impresa.gov”.Rispetto al 2005/2006 è statoregistrato un incremento ge-nerale attestato su una per-centuale del 53%.A crescere di più sono i servizion line che passano da 50 a470 contributi.Cresce del 66,1% la moduli-stica on line mentre le infor-maz ion i r eg i s t rano un+42,5% Tuttavia il 69,3% delle risorsedel portale si riferisce a con-tenuti informativi su obblighie adempimenti amministrati-vi, fiscali e previdenziali; un38% è dedicato alla moduli-stica mentre solo l’1,7% siriferisce ai servizi on line.Tra i protagonisti di questeattività un ruolo di primo pia-no continua a essere ricoper-to dal Sistema Camerale checontribuisce per il 31,6%(5.585 contributi) della docu-mentazione globale, con unapercentuale del 43,8% di tuttii contenuti informativi, il

13,1% della modulistica el’11,1% di tutti i servizi on line.Le Camere di commercio regi-strano anche un tasso di cre-scita, rispetto al biennio pre-cedente, del 19,7% e un valoremedio dei contributi per entepari a 44,6 unità, risultato ilpiù alto in assoluto.Il testo completo del rapportoè d isponib i le su l s i towww.retecamere.it

Cambia la DOP: da gialloblua giallorossoCambia colore il marchio DOP.Lo prevede il regolamento (CE)n. 628/2008 del 2 luglio 2008.Il marchio DOP, prima identicoa quello IGP tranne che per ladicitura del riconoscimentotrascritta all’interno, è ora ri-conoscibile per il colore rossodella circonferenza esternadentellata e del cerchio ester-no (in precedenza blu).Resta giallo il colore della co-rona circolare interna che con-tiene la dicitura “Denomi-nazione d’origine protetta”.I produttori hanno tempo finoal 1 maggio 2009 per smaltirele scorte di confezioni con isimboli conformi alla previgen-te normativa.

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La rubrica presenta le principali novità, selezionate dalle Gazzette Ufficiali delle comunità europee serie L (Legislazione) e

serie C (Comunicazioni ed informazioni) tra quelle di maggiore interesse per le imprese. Contiene inoltre gli adeguamenti

legislativi italiani alla normativa comunitaria, selezionati dalla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana.

LUGLIO

OBBLIGAZIONI CONTRATTUALIRegolamento (CE) n. 593/2008 delParlamento europeo e del Consiglio,del 17 giugno 2008, sulla legge appli-cabile alle obbligazioni contrattuali(Roma I) (GUUE L 177 del 04/07/2008)

ISCRIZIONENEL REGISTRO DELLE DOPRegolamento (CE) n. 656/2008della Commissione, del 10 luglio2008, recante iscrizione di alcunedenominazioni nel registro delledenominazioni d’origine protettee delle indicazioni geograficheprotette [Chamomilla Bohemica(DOP), Vlaams-Brabantse tafel-druif (DOP), Slovenská parenica(IGP), Cipollotto Nocerino (DOP)](GUUE L 183 del 11/04/2008)

AIUTI COMUNITARI PER LADISTRIBUZIONE DEL LATTERegolamento (CE) n. 657/2008 dellaCommissione, del 10 luglio 2008,recante modalità di applicazione delregolamento (CE) n. 1234-2007 delConsiglio relativamente alla conces-sione di un aiuto comunitario per ladistribuzione di latte e di taluni pro-dotti lattiero-caseari agli allievi dellescuole. (GUUE L 183 del 11-07/2008)

PROCEDURE DI PRESA IN CON-SEGNA DEI CEREALIRegolamento (CE) n. 687/2008 dellaCommissione, del 18 luglio 2008,che stabilisce le procedure di presain consegna dei cereali da partedegli organismi pagatori o degliorganismi d'intervento nonché imetodi di analisi per la determina-zione della qualità (Versione codi-ficata) (GUUE L 192 del 19/07/2008)

TRATTAMENTODEI DATI PERSONALIDecisione della Commissione, del3 giugno 2008, recante adozionedi norme d’attuazione relative alresponsabile della protezione deidati ai sensi dell’articolo 24, para-grafo 8, del regolamento (CE) n.45/2001 concernente la tutela dellepersone fisiche in relazione al trat-tamento dei dati personali da partedelle istituzioni e degli organismicomunitari, nonché la libera circo-lazione di tali dati (GUUE L 193 del22/07/2008)

AIUTI DI STATO ALLE PICCOLEE MEDIE IMPRESEDEL SETTORE PESCARegolamento (CE) n. 736/2008 dellaCommissione, del 22 luglio 2008,relativo all’applicazione degli articoli

87 e 88 del trattato agli aiuti diStato a favore delle piccole e medieimprese attive nel settore della pro-duzione, trasformazione e commer-cializzazione dei prodotti della pe-sca (GUUE L 201 del 30/07/2008)

AGOSTO

AUTORIZZAZIONINELLA FABBRICAZIONEDI FORMAGGIRegolamento (CE) n. 760/2008 dellaCommissione, del 31 luglio 2008,recante modalità di applicazionedel regolamento (CE) n. 1234/2007del Consiglio per quanto riguardale autorizzazioni all'impiego di ca-seina e caseinati nella fabbricazionedi formaggi (GUUE L 205 del1/08/2008)

ISCRIZIONE NEL REGISTRODELLE DOPRegolamento (CE) n. 776/2008 dellaCommissione, del 4 agosto 2008,recante iscrizione di alcune deno-minazioni nel registro delle deno-minazioni d'origine protette e delleindicazioni geografiche protette[Acciughe sotto sale del Mar Ligure(IGP), Brussels grondwitloof (IGP),Œufs de Loué (IGP)] (GUUE L 207del 5/08/2008)

a cura di Alessia Bacchiddu

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QUADRO COMUNE PER LA COM-MERCIALIZZAZIONEDecisione n. 768/2008/CE del Par-lamento europeo e del Consiglio,del 9 luglio 2008, relativa a un qua-dro comune per la commercializza-zione dei prodotti e che abroga ladecisione 93/465/CEE (1) (GUUE L218 del 13/08/2008)

ESPORTAZIONI DI CARNI SUINERegolamento (CE) n. 854/2008 dellaCommissione, del 29 agosto 2008,recante misure eccezionali relativeai titoli di esportazione nel settoredelle carni suine (GUUE L 232 del30/08/2008)

SETTEMBRE

IMPOSTASUL VALORE AGGIUNTODecisione del Consiglio, del 15 set-tembre 2008, che autorizza la Re-pubblica italiana ad applicare unamisura di deroga all’articolo 285della direttiva 2006/112/CE relativaal sistema comune d’imposta sulvalore aggiunto (GUUE L 249 del18/09/2008)

AZIONI DI INFORMAZIONESULLE MALATTIEDEGLI ANIMALIDecisione della Commissione, del-l’11 settembre 2008, riguardanteun contributo finanziario dalla Co-munità all’Organizzazione mondialeper la salute animale (OIE) per azio-

ni d’informazione sulle malattiedegli animali (GUUE L 249 del18/09/2008)

PRODUZIONE BIOLOGICA EDETICHETTATURARegolamento (CE) n. 889/2008 dellaCommissione, del 5 settembre2008, recante modalità di applica-zione del regolamento (CE) n.834/2007 del Consiglio relativo allap r o d u z i o n e b i o l o g i c a eall'etichettatura dei prodotti biolo-gici, per quanto riguarda la produ-zione biologica, l'etichettatura e icontrol l i (GUUE L 250 del18/09/2008)

CODICI PER LA NOTIFICADELLE MALATTIE ANIMALIDecisione della Commissione,del 24 settembre 2008, recantemod i f i ca de l l a dec i s ione2005/176/CE che stabilisce la co-dificazione e i codici per la noti-fica delle malattie animali a nor-ma della direttiva 82/894/CEE delConsiglio [notificata con il nume-ro C(2008) 5175] (GUUE L 258del 26/09/2008)

IMPORTAZIONIDI PRODOTTI LATTIERI ORI-GINARI DELLA CINADecisione della Commissione, del26settembre 2008, che imponecondizioni speciali per le importa-zioni dei prodotti contenenti latteo prodotti lattieri originari della

Cina o da essa provenienti [notifi-cata con il numero C(2008) 5599]

TRASPORTODI MERCI PERICOLOSEDirettiva 2008/68/CE del Parla-mento europeo e del Consiglio,del 24 settembre 2008, relativa altrasporto interno di merci perico-lose(GUUE L 260 del 30/09/2008)

NORME ITALIANEDI ATTUAZIONE

SOSTANZE PERICOLOSENEI GIOCATTOLI E ARTICOLI DIPUERICULTURADECRETO 20 marzo 2008 - Rece-p i m e n t o d e l l a d i r e t t i v a2005/84/CE, relativa alle restrizioniin materia di immissione sul mer-cato e di uso di talune sostanzee preparati pericolosi nei giocat-toli e negli articoli di puericultura(GURI n. 109 del 10/5/08, p. 13)

GESTIONE DEI RIFIUTIDELLE INDUSTRIEDECRETO LEGISLATIVO 30 mag-gio 2008 , n. 117 - Attuazionedella direttiva 2006/21/CE relativaalla gestione dei rifiuti delle indu-strie e che modifica la direttiva2004/35/CE (GURI n. 157 del

7/7/08, p. 4).

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Una ricerca storica sulla linea daziaria di Cagliari /1

Quando la città aveva le sue frontiereper controllare e tassare i consumiAttraverso l’imposizione di un tributo la finanza comunale controllava l’entrata delle merci nella cintaurbana secondo quell’impostazione della “città chiusa” che per diversi secoli la tenne separata dall’agro.Ricordati i diversi passaggi con cui Cagliari avrebbe individuato le sue linee di confine.

di Raimondo Pinna

della sperequazione causata dall'applicazione“progressiva” rispetto ai redditi dei singoli cittadinidell'imposta stessa.

Questi due macroproblemi si stanno ripre-sentando in maniera sorprendentemente similenei casi odierni di introduzione del congestionchange. Pertanto, ritengo imprescindibile perrisolvere le tematiche odierne recuperare il patri-monio di informazioni, riflessioni teoriche, appli-cazioni pratiche elaborato per risolvere i due ma-croproblemi nel settantennio in cui l'imposta deldazio consumo rimase in vigore, dal 1862 al 1930.

Il processo di unificazione delle normativedegli Stati italiani preunitari, infatti, riguardòanzitutto la finanza locale, ma le necessitàdell'erario spinsero il Governo a non rinunciareper intero al gettito derivante dalla tassazione deiconsumi.

Non prevalse, cioè, la linea dell'autonomiadel dazio come esclusiva imposta comunale. Fuistituito, invece, un dazio governativo, impostosecondo una tariffa, cui si aggiungeva un dazioaddizionale, imposto a favore dei Comuni, ma laprima legge daziaria nazionale, la 1827 del 3luglio1864, stabilì che il massimo delle tariffecomunali doveva essere determinato con decretoreale1. Questa scelta politica fu adottata nonostante

La linea daziaria è stata l'ultimo confinesegnato sul territorio percepito “realmente” daicittadini.

È importante studiarla, soprattutto alla lucedel dibattito odierno sulla introduzione o menonei centri urbani del cosiddetto congestion change– sia esso inteso come pedaggio d'ingresso conl'automobile, oppure come limitazione all'accessocon lo stesso mezzo per esempio nei centri storici– che ha focalizzato l'attenzione delle classi diri-genti degli Enti Locali sull'utilità economica diuna linea di confine tracciata all'interno del terri-torio comunale.

La soppressione della linea daziaria, conte-stuale alla abolizione dell'imposta del dazio consu-mo, è stata riconosciuta improcrastinabile, piùche necessaria, solo quando è apparsa evidentel'impossibilità di adattare ed adeguare la suafunzione al massiccio affermarsi sia della mobilitàdelle merci tramite il trasporto su gomma sia dellamobilità individuale tramite l'automobile, mentrequesto era stato possibile con il trasporto dellemerci su rotaia e con la mobilità individuale tramitetreno o tram. La necessità della sua soppressione,infatti, era già stata riconosciuta per tempo pervia della antieconomicità del costo di mantenimen-to dell'intera struttura di esazione dell'imposta ed

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FONTI DELLA RICERCA

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Archivio Comune di Cagliari (ACC) - Editti e pregoni,manifesti e circolari a stampa:

Volume 7° 1838-1843• 1/04/1838. Raccolta delle leggi. Dei regolamenti e

delle circolari concernenti l'amministrazione dei pubbliciper servire di corredo all'istruzione per l'amministrazionedei Comuni emanata dal primo Segretario di Stato pergli affari interni;

• n. 36 - 6/04/1839. Manifesto del Consiglio Civico di Cagliari sulla riduzione del dazio sull'olio di sansa;

• n. 97 - 5/01/1842. Circolare del Consiglio civico relativoal Manifesto del 3 settembre 1839 che regola l'eserciziodell'appalto delle gabelle municipali e le contestazioniche ne derivano.

Volume 8° 1843-1848• n. 13 - 21/10/1843. Regie Patenti colle quali S.M

permette l'aprimento di una lotteria in denaro per sopperire alle spese della costruzione di un nuovo Ospedale civile in Cagliari;

• n. 40 - 18/01/1845. Circolare dell'Amministrazione Civica di Cagliari relativa al dazio sui vini che si introducono per transito in questa città ai fini di spedirliall'estero;

• n. 59 - 9/08/1845. Pregone viceregio con cui si richiamaa stretta osservanza l'obbligo già imposto ai ConsigliCivici di questo regno di dare in appalto i propri redditied i diversi rami di servizio sempre che ne sono suscettivi;

• n. 169 - 7/10/1848. Proposta di legge elettorale comunale;

• n. 170 - Rendiconto della civica amministrazione di Cagliari per l'anno finanziario 1848.

ACC - Deliberazioni del Consiglio Civico 1848-1861

Sezione Antica Volume 79• - (c. 65r) seduta del 5/12/1848, domanda dell'appaltatore

dei dazi civici per ottenere il vestiario e l'ornamento delle guardie,

• - (c. 67r) seduta del 22/12/1848, suppliche dell'appaltatore dei dazi di consumo

Sezione II Volume 42• (p. 38) seduta del 26/07/1849, si convenga creare nuovi

dazi;• (p. 222) seduta del 20/06/1850, domanda del conduttore

dei dazi civici;

• (p. 271 e ss.) seduta del 5/07/1850, diritti di introduzionesulle bevande;

• (p. 275) seduta del 6/07/1850, rettificazione delle imposte municipali sulle bevande;

• (p. 277 e ss.) seduta del 6/07/1850, domanda del consigliere E. Loi per comprendere il suo predio fuoridal punto daziario;

• (p. 304 e ss.) seduta del 11/09/1850, dazi civici;• (p. 428) seduta del 18/12/1850, circa nuovi dazi;• (p. 441) seduta del 21/12/1850, votazione del dazio

sul carreggio.

Sezione II Volume 43• (p. 111) seduta n. 6 del 7/07/1853, investitura del

Municipio di tutto il suolo pubblico esistente ietro la linea daziaria della città; risposta fatta dall'Azienda Generale di Finanza riguardo al suddetto oggetto;

• (p. 129 e ss) seduta n. 13 del 15/07/1853 - proposta diriforma daziaria della gabella accensata e creazione della relativa Commissione;

• (p. 134 e ss) seduta n. 14 del 20/07/1853, gabella accensata;

• (p. 143 e ss) seduta n. 17 del 23/07/1853, gabella accensata;

• (p.163) seduta n. 25 del 2/08/1853, disapprovazione degli ordinati della gabella accensata;

• (p. 205) seduta n. 7 del 6/12/1853, appalto sui dazi diconsumo, gabella accensata;

• (p. 253 e ss) seduta del 19/03/1854, riforma del sistemadaziario di questo Municipio;

• (p. 258 e ss) seduta del 26/03/1854, seduta straordinariasulla tariffa daziaria;

• (p. 263) seduta del 28/03/1854, formazione della Commissione per la riforma daziaria;

• (p. 308) seduta del 28/07/1854, appalto della civica gabella;

• (p. 337) seduta del 2/09/1854, gabella civica;• (p. 357) seduta n. 4 del 1/12/1854, appalto dei dazi di

consumo;• (p. 406) seduta n. 18 del 19/12/1854, rapporto della

Commissione installata per progettare la domanda dellainvestitura di tutto il suolo pubblico contenuto dentroil perimetro della civica daziaria;

• (p. 416 e ss) seduta del 9/01/1855, estensione del daziodi consumo a tutti gli oli;

• (p. 444) seduta n. 7 del 18/04/1855, limitazione dei dazi di consumo;

• (p. 462) seduta del 4/07/1855, garanzia per l'appalto

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1 Su rapporto tra autonomia impositiva e controllo governativo della finanza locale cfr. EPICARMO CORBINO, Annali dell'economiaitaliana, Città di Castello, Società Anonima Tipografica Leonardo da Vinci, 1931, vol. I cap. V, vol. II cap. V, vol. III cap. V,vol. IV cap. VI, vol. V cap. VI; FRANCO VOLPI, Le finanze dei Comuni e delle Province del Regno d'Italia 1860-1890, Archivioeconomico dell'unificazione italiana, Serie II, volume V, ILTE, Tgorino, 1962; GIANNI MARONGIU, Storia del fisco in Italia. I Lapolitica fiscale della destra storica (1861-1876), Einaudi, Torino, 1995, pp 322 e ss.

2 Al primo gennaio 1895 furono classificati come chiusi 345 Comuni, pari al 4,12% del totale degli 8367 Comuni italiani allora esistenti.Il dato della popolazione residente indicato nella fonte è quello del censimento del 1881 e somma ad un totale di 6.411.614 gli abitantiresidenti all'interno delle cinte daziarie di tutti i Comuni chiusi, pari al 22,14% dell'intera popolazione del Regno ammontantea 28.951.430 abitanti. Cfr. Bilanci comunali. Tariffe daziarie dei Comuni chiusi e debiti comunali e provinciali per l'anno 1895. Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio. Direzione Generale della Statistica. Roma, Tipografia Elzeviriana di AdelaideVedova Pateras, 1896.

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fosse evidente quanto la materia dei dazi di con-sumo incidesse sostanzialmente sugli interessigiuridici e finanziari, sul commercio, sugli usi econsuetudini, sulla produzione, sugli scambi esull'equa distribuzione della ricchezza edell'imposizione tributaria, cioè su tutti i settorid'intervento delle Camere di Commercio, dellecomunità locali. Va sottolineato, inoltre, come leCamere di Commercio avessero tra i propri compitiistituzionali quello di emettere il parere sullatariffa daziaria adottata dal Consiglio Comunalesui diversi generi di consumo locale.

La modalità di riscossione del dazio consumofu sempre applicata su base comunale, ma la divi-sione dei Comuni avveniva in base alla riscossionedella tariffa e questa dipendeva dalla divisione deiComuni in classi demografiche a sua volta stabilitaper l'applicazione della tariffa. In base a questa,pertanto, i Comuni furono ripartiti in chiusi (sesuperavano gli ottomila abitanti) e in aperti (se lapopolazione era inferiore), pur con le debite ecce-zioni. l territorio dei Comuni chiusi era diviso indue porzioni dalla linea, o cinta, daziaria. Il terri-torio dei Comuni aperti era privo di questa linea.I dazi di consumo colpivano tutte le merci, trannequelle esplicitamente escluse, al passaggio dellacinta daziaria nei Comuni chiusi e alla venditaminuta nei Comuni aperti.

La prima conseguenza del processo di unifi-cazione delle modalità di riscossione del gettitodella finanza locale, quindi, fu quella di dividerel'intero territorio nazionale – sottolineo nel mo-mento immediatamente successivo alla sua primacostituzione – in due grandi comparti inscindibil-mente connessi tra loro dove il passaggio dal primoal secondo differente regime fiscale avveniva con-

tinuamente a seconda dello spostamento fisico daun comune chiuso ad un comune aperto ed ancoraad un altro comune chiuso2. Deve essere chiaroche l'istituzione, o meglio la regolarizzazione dellalegge sul dazio-consumo a livello nazionale nonsignifica che le città, durante il periodo preunitarionon fossero già strutturate per l'imposizione e lariscossione dell'imposta da cui dipendevano ingran misura le entrate del loro bilancio comunale.

Nelle città murate di antico regime, infatti,quasi sempre il distretto daziario coincideva conla città circoscritta dalla cinta fortificata. Il confinefiscale coincideva cioè con quello militare. Le murarendevano visibili i caratteri fondamentali delconfine: barriera di protezione e segno sul terri-torio per separare il luogo principale, la città, ildistretto daziario, da quello subordinato, gli altrisobborghi e la campagna.

Per via della sovrapposizione, questi caratteridel confine erano propri anche della linea daziaria.

Qualsiasi studio sull'evoluzione di una cintadaziaria non può che partire da qui.

È possibile riscontrare la coincidenza dellacinta fiscale con quella muraria solo a posteriorianalizzando le modalità con cui è avvenuta lademolizione della cinta muraria nei diversi Comuni.Si è ripetuto spesso che con l'abbattimento dellemura, a partire dalla seconda metà dell'Ottocento,la città ha potuto finalmente espandersi libera daogni costrizione fisica. Ciò pare sostanzialmenteinesatto, in quanto dalla mia ricerca condotta sualcuni Comuni chiusi (Bologna, Bergamo, Brescia,Firenze, Milano, Modena, Padova, Pistoia, Udine)ho rilevato che l'effettiva e completa demolizionedelle mura avvenne secondo una scansione tem-porale che prevedeva prima la delibera di amplia-

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dei dazi civici;• (p. 472) seduta n. 2 del 4/12/1855, riforma daziaria;• (p. 506) seduta n. 10 del 15/12/1855, mandare alla

stampa il progetto di riforma daziaria;• (p. 510 e ss) seduta n. 12 del 19/12/1855, progetto

della riforma della tariffa daziale;• (p. 514 e ss) seduta n. 13 del 20/12/1855, progetto

della tariffa daziaria;• (p. 518) seduta n. 14 del 21/12/1855, punti daziari;• (p. 520) seduta n. 16 del 24/12/1855, tariffa sui materiali

di costruzione;• (p. 528) seduta n. 18 del 29/12/1855, mancanza

dell'appaltatore dei dazi civici.

Sezione II Volume 44• (p. 8) seduta n. 3 del ?/09/1856, sulla cauzione

dell'appaltatore dei dazi civici Antonio Pala;• (p. 21) seduta n. 6 del 14/09/1856, nuova tariffa daziaria;ÿ (p. 65) seduta n. 18 del 23/12/1856, strumento

dell'appaltatore di dazi Antonio Pala;• (p. 114) seduta n. 30 del 29/01/1857, riordinamento

daziario;• (p. 118) seduta n. 31 del 30/01/1857, tariffa daziaria;• (p. 123 e ss) seduta n. 32 del 31/01/1857, nuova tariffa

daziaria;• (p. ss.) seduta n. 33 del 2/02/1857, nuova tariffa daziaria;• (p. ss.) seduta n. 34 del 4/02/1857, nuova tariffa daziaria;• (p. 132) seduta n. 35 del 5/02/1857, regolamento tariffa

daziaria;• (p. 134) seduta n. 36 del 6/02/1857, tariffa daziaria;• (p. 227) seduta n. 59 del 8/07/1857, canone gabellario;• (p. 235) seduta n. 62 del 13/07/1857, canone gabellare;

Sezione II Volume 45• (p. c4r) seduta del 7/09/1857, canone gabellare;• (p. c9v) seduta del ?/09/1857, decadenza dell'appalto

dei dazi di consumo del Mastro Antonio Pala;• (p. c14r) seduta n. 69 del 25/09/1857, voto di fiducia

al Sindaco per promuovere lite all'appaltatore dei daziMastro Antonio Pala;

• (p. c15r) seduta del ?/09/1857, lite vertente con l'appaltatore dei dazi Mastro Antonio Pala;

• (p. c17r) seduta del ?/09/1857, riforma tariffa daziaria;• (p. c18r) seduta del ?/09/1857, canone gabellario;• (p. c70r) seduta n. 87 del 24/11/1857, appalti dei dazi

di consumo;• (p. c94v) seduta n. 95 del 16/12/1857, nuova tariffa

daziaria;• (p. c98v) seduta n. 96 del 17/12/1857, nuova tariffa

daziaria;• (p. c101v) seduta n. 97 del 18/12/1857, nuova tariffa

daziaria,

• (p. c115r) seduta del 5/02/1858, seduta straordinaria sulla necessità di diminuire la sovraimposta locale suidazi di consumo;

• (p. c121r) seduta n. 6 del 23/02/1858, sulla necessità di diminuire la sovraimposta locale sui dazi di consumo;

• (p. c123v) seduta n. 7 del 24/02/1858, nuova tariffa daziaria;

• (p. c127v) seduta n. 8 del 25/02/1858, nuova tariffa daziaria;

• (p. c141r) seduta n. 14 del 23/03/1858, canone gabellario;

• (p. c165r) seduta n. 9 del 30/04/1858, appalto dei dazidi consumo;

• (p. c169v) seduta n. 4 del 20/07/1858, appalto dei dazidi consumo.

Sezione II Volume 46• (p. c25v) seduta n. 13 del 2/07/1859, costruzione di

tre nuovi casotti per le guardie del dazio;• (p. c75v) seduta n. 26 del 26/11/1859, dazio di consumo

sul carbone e legna.

Sezione II Volume 47• (p. c32r) seduta n. 10 del 12/04/1860, appalto sui dazi

di consumo;• (p. c77v) seduta n. 25 del 25/06/1860, amministrazione

dei dazi di consumo in economia;• (p. c80v) seduta n. 27 del 27/06/1860, resoconto

dell'amministratore dei dazi di consumo;• (p. c106r) seduta n. 34 del 23/08/1860, debito

dell'appaltatore dei dazi di consumo Lorenzo Fancello;• (p. c155v) seduta n. 14 del 9/11/1860, don Diego

Dedoni chiede lo svincolo dei beni che lòa moglie Efisia Loi diede in ipoteca per l'appaltatore dei dazi Lorenzo Fancello;

• (p. c161r) seduta n. 15 del 10/11/1860, ipoteca dell'appaltatore dei dazi di consumo;

• (p. c176r) seduta n. 19 del 16/11/1860, rifiuto della domanda di don Diego Dedoni per ottenere lo svincolamento sugli stabili ipotecati per garanzia dell'appalto sui dazi di consumo;

• seduta n. 39 del 29/05/1861, transazione proposta intorno ad alcune vertenze con il Regio Demanio riguardanti i terreni di origine demaniale esistenti entroil perimetro della cinta daziaria;

• seduta n. 41 del 29/08/1861, quadro dettagliato della situazione finanziaria del Municipio

ACC - Deliberazioni del Consiglio Civico 1861-1871

Sezione II Volume 48• seduta n. 42 del 14/04/1863, regolamento riguardante

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3 Cfr. RAIMONDO PINNA, Fiscalità ottocentesca e sviluppo urbanistico della città. Linea daziaria e comuni chiusi: il caso di Cagliari.Relazione tenuta il 25.06.2004 in occasione del Congresso AISU – Patrimoni e trasformazioni urbane – Roma, Università RomaTre, 24-26 giugno 2004, sessione B10, Margini urbani e patrimoni immobiliari. ; id. Il dazio di consumo e i moti del 1906 a Cagliari,in Sardegna Economica, bimestrale della Camera di Commercio di Cagliari, n. 3-4/2004, pp. 32-37; id. La linea daziaria e gli ufficidi barriera. Il comune chiuso di Cagliari in Il Tesoro delle città. Strenna dell'Associazione Storia della Città, anno III/2005, Roma2006, pp. 420-436; id. L'unificazione fiscale del territorio comunale di Milano alla base della sua gestione e pianificazione (1861-1930).Relazione tenuta il 15.06.2006 in occasione del Congresso AISU – La città e le regole – Torino, Politecnico, 15-17 giugno 2006, sessioneI parte II, Censimenti, competenze e istituzioni di controllo.1896.

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mento, oppure del mantenimento o della soppres-sione, della linea daziaria e la sua entrata in eser-cizio per la riscossione del tributo, e solo dopo leoperazioni di demolizione3.

Pertanto, è fondamentale la presenza ol'assenza della cinta all'interno di un territoriocomunale – cioè la suddivisione dei Comuni inchiusi e aperti e il loro eventuale passaggio da unaclasse all'altra – , nonché l'evoluzione del tracciatodella linea daziaria all'interno dei Comuni chiusiper poter comprendere appieno le modalità siadella costruzione fisica del patrimonio edilizio siadel suo valore immobiliare connesso al processodi espansione urbanistica della città ottocentescaitaliana, nonché delle politiche di arricchimentoprivato ad esse collegate.

È invece fuorviante concentrare l'attenzionesoltanto o preminentemente sul semplice avveni-mento “reale” quale l'abbattimento della cintamuraria, ritenendo che con questo vennero a man-care le tracce dell'antico confine cittadino cheindicava la linea di separazione tra il dentro urbanoed il fuori rurale, quando, invece, il confine nonsvanì, ma rimase. In alcuni casi divenne addiritturauna vera e propria realtà virtuale ante litteram,non perché sopravvissuta in negativo – la funzionedi separazione delle mura abbattute ridisegnatadai grandi tracciati viari – ma perché come lineadaziaria rimase cambiando forma, conservando lanatura di confine fiscale.

Va sottolineato che la mancata comprensionedella pervasività, dimensioni, caratteristiche, quin-di l'importanza del fenomeno dipende anche dalloscarso numero di studi specifici sulle singole cittàdovuto alla dispersione locale dei dati di archivioche costringe a ricerche lunghe e dispendiose.

In questo lavoro presento l'evoluzione dellalinea daziaria e dei suoi uffici di barriera durante

il periodo in cui l'imposta sul dazio-consumo restòin vigore utilizzando la città di Cagliari come casostudio. La maggior parte della documentazione èconservata nell'archivio storico del Comune diCagliari..

L'evoluzione del tracciato della linea daziariasi concluse nei venticinque anni precedentil'unificazione nazionale: dal riordinamento dei dazidi consumo della città avvenuto nel 1838, fino allaprima linea stabilita con il Regio Decreto n. 3141del 1858, successivamente variato con Decreto del21 ottobre 1863. Al momento dell'entrata in vigoredella prima legge daziaria nazionale, la linea da-ziaria cagliaritana non coincideva già più con lacinta della città murata e per questo Cagliaricostituisce un'anomalia evidente sul territorionazionale. Pertanto, il suo interesse come casostudio risulta dal fatto che le dinamiche che carat-terizzarono la sua espansione urbana ottocentesca“sembrano” avvenute rigorosamente solo “dentro”i confini del distretto daziario, mentre, analoga-mente agli altri Comuni chiusi, furono l'esitodell'incontro/scontro degli interessi gravitanti sulleporzioni di territorio poste “dentro” e “fuori” lalinea daziaria. Il tracciato della linea daziariarimase inalterato fino al 1910, quando variò conDecreto del Ministero delle Finanze del 10 dicem-bre del 1910. Il tracciato della nuova linea daziariarestò in vigore fino alla sua soppressione nel 1930,in pratica coincise con il declino dell'impatto ter-ritoriale dell'imposta. Nel periodo intercorrentetra queste due date si sviluppò l'organizzazionedegli uffici di barriera per la riscossione del dazio.Essi di fatto, materializzarono l'imposta agli occhidei cittadini, tanto che, nelle manifestazioni dipiazza del maggio 1906, furono oggetto delle frangepiù estreme della protesta finendo per essereincendiati o danneggiati in gran parte.

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la linea daziaria lungo la riva del mare dalle fornaci dicaluna sotto il colle di Bonaria sino a Monte Mixi;

• seduta n. 48 del 9/08/1863, legge sul dazio di consumo

Sezione II Volume 49• seduta n. 18 del 4/12/1863, appalto del dazio di consumo

sui combustibili;• seduta n. 20 del 7/12/1863, approvazione del capitolato

per l'appalto della tassa di consumo sui combustibili;• seduta n. 21 del 9/12/1863, aumento delle paghe del

sergente delle guardie del dazio;• seduta n. 26 del 18/12/1863, riscossione del dazio di

consumo governativo;• seduta n. 30 del 3/03/1864, dazio di consumo

governativo;• seduta n. 34 del 17/03/1864, prodotti del dazio di

consumo governativo;• seduta n. 40 del 22/04/1864, riforma della tariffa sui

dazi di consumo;• seduta n. 41 del 28/04/1864, riforma della tariffa

daziaria;• seduta n. 42 del 29/04/1864, riforma della tariffa

daziaria;• seduta n. 45 del 5/05/1864, progetto di riforma daziaria;• seduta n. 46 del 6/05/1864, lite con Efisio Deplano

appaltatore del dazio civico;• seduta n. 47 del 9/05/1864, approvazione della tariffa

daziaria, relazione sul regolamento della tariffa daziaria;• seduta n. 49 del 12/05/1864, lettura del telegramma

del Direttore Generale delle gabelle concernente il dazio di consumo governativo;

• seduta n. 51 del 25/05/1864, dazio di consumo governativo,

• seduta n. 53 del 5/08/1864, tariffa del regolamento deldazio di consumo municipale. Disposizioni da osservarsinella città di Cagliari in aggiunta a quanto è stabilito dalla legge sul dazio di consumo e dal relativo Regolamento e Istruzioni emanati dal Governo;

• seduta n. 54 del 6/08/1864, tariffa dei dazi di consumo;• seduta n. 55 del 8/08/1864, tariffa dei dazi di consumo;• seduta n. 56 del 9/08/1864, lettura del regolamento per

l'amministrazione interna del dazio di consumo e deipesi e delle misure pubbliche; tariffa sul dazio di consumo da imporsi sulle pelli conciate;

• seduta n. 60 del 16/08/1864, esemplare delle istruzionidisciplinari per la riscossione del dazio consumo governativo;

• seduta n. 61 del 20/08/1864, regolamento del dazio diconsumo; pianta del personale per l'amministrazione e riscossione del dazio consumo; urgenza di attivare il regolamento per la riscossione del dazio di consumo;

• seduta n. 63 del 26/08/1864, nomina degli impiegati per l'amministrazione del dazio di consumo;

• seduta n. 65 del 30/08/1864, nomina degli impiegati per l'amministrazione del dazio di consumo;

• seduta n. 68 del 25/09/1864,spiegazioni sulla tariffa dei dazi di consumo; nomina dell'applicato all'amministrazione del dazio di consumo;

• seduta n. 16 del 27/12/1864, aumento di personale nell'amministrazione del dazio di consumo;

• seduta n. 21 del 3/01/1865, cifra da inserirsi in bilancioalla categoria quinta per il dazio di consumo governativo;

• seduta n. 35 del 19/04/1865, nomina di Filippo Zairocome commesso ricevitore del dazio,

• seduta n. 41 del 2/05/1865, sostituzione di due membrinella Commissione incaricata di studiare la sistemazionedel dazio consumo;

• seduta n. 46 del 18/07/1865, spese per il mobilio e i locali richiesti per il servizio del dazio consumo;

• seduta n. 48 del 25/07/1865, diverse spese occorrentiper il servizio del dazio consumo;

• seduta n. 49 del 26/07/1865, proposta di abbonamentodel dazio consumo; relazione sugli studi eseguiti dallaCommissione incaricata di riformare la tariffa del daziodi consumo municipale;

• seduta n. 50 del 27/07/1865, modifiche della tariffa del dazio di consumo; proposta di stampare il progettodi tariffa del dazio di consumo;

• seduta n. 62 del 24/10/1865, modificazioni intorno allatariffa del dazio di consumo

Sezione II Volume 50• seduta n. 4 del 5/12/1866, opere pubbliche stanziate

in bilancio, ampliamento dell'ufficio daziario di Sant'Avendrace;

• seduta n. 7 del 7/12/1866, disamina sulla riforma dellatariffa del dazio consumo;

• seduta n. 8 del 10/12/1866, si continua la discussionesulla tariffa del dazio consumo;

• seduta n. 9 del 11/12/18696, si prosegue la discussionesulla tariffa dei dazi di consumo;

• seduta n. 53 del 13/04/1867, si inizia la discussione del regolamento per l'amministrazione del dazio consumo;

• seduta n. 54 del 15/04/1867, si continua la discussionesul regolamento per l'amministrazione del dazio consumo;

• seduta n. 48 del 20/08/1868, il Sindaco fa presente chedentro la Darsena, che si trova fuori dalla cinta daziaria,si fa continuamente vendita di vino al minuto a scapitodell'erario comunale e propone di sottoporre tale vendita

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Gli uffici di barriera vengono presentati inquesta sede uno per uno accompagnati, ove possi-bile, da una ricca sezione iconografica provenienteper la maggior parte dall'archivio storico del Co-mune di Cagliari. Spiccano per completezza: iltestimoniale del 1872 in cui per ciascun ufficiodaziario sono presentati l'inventario dei beni mobiliivi conservati e il rilievo, fatto a mano libera e nonin scala metrica, dell'edificio; il testimoniale del

1901 in cui per gli uffici daziari esaminati (nonsono riportati tutti) è redatto dall'ufficio tecnicodel Comune il rilievo dell'edificio in scala;l'inventario del 1930 degli uffici daziari al momentodella soppressione del dazio di consumo e conse-guente sua sostituzione con l'imposta di consumo.

Si è rivelato molto complesso ubicare esat-tamente i diversi uffici di barriera sia perché quasitutti sono stati immediatamente distrutti con la

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al pagamento del dazio consumo;• seduta n. 52 del 30/09/1868, dazio sul consumo dell'uva;• seduta n. 54 del 12/10/1868, appalto sul dazio consumo

governativo,• seduta n. 55 del 13/10/1868, decisioni sul dazio

consumo;• seduta n. 56 del 14/10/1868, il Consiglio delibera che

il piano dell'ufficio principale del dazio rimanga in libera disponibilità del Municipio;

• seduta n. 4 del 12/11/1868, dazio consumo sull'uva;• seduta n. 19 del 22/01/1869, il Consiglio non approva

la richiesta di gratificazione degli impiegati dell'amministrazione del dazio consumo

Sezione II Volume 51• seduta n. 11 del 4/02/1870, pianta del personale addetto

al servizio del dazio di consumo

ACC - Cinta daziaria e Punti daziari (o uffici dibarriera)

Sezione III Volume 250 Regolamenti e tariffe• Tariffe del dazio consumo governativo e comunale per

la città di Cagliari approvata dalla Deputazione Provinciale con decreti 24.12.1866,e 9.11.1870 e 15.02.1875;

• Aggiunte e modificazioni alla tariffa dei dazi comunalidi consumo approvata dal Consiglio Comunale in adunanza 24 e 25 agosto 1880;

• tariffa dei dazi comunali di consumo approvata dalla Deputazione Provinciale con decreto 4.09.1880;

• progetto di tariffa dei dazi di consumo governativo e comunale proposto dalla Giunta nella seduta del 12.03.1885;

• aggiunte e modificazioni alla tariffa dei dazi comunalidi consumo approvata dal Consiglio Comunale in adunanza del 22, 25, 26 giugno 1888

• tariffa deliberata dal Consiglio Comunale in adunanze6.12.1888 e 22.02.1889 approvata dalla DeputazioneProvinciale con decreti 9.01.1889 e 7.03.1889 e sanzionata con Reale Decreto 21.04.1889 per i generidi consumo locale non contemplati dalla legge 3.07.1864, né dal decreto legislativo 28.06.1866;

• istruzioni regolamentari (senza data);• verbali delle sedute del Consiglio Comunale tenutesi

tra l'8.11.1921 ed il 23.08.1922 in merito all'organicodel personale daziario;

• istruzioni del Comune per aprire al pubblico magazzinidi deposito dei generi soggetti a dazio sotto la direttacustodia dell'ufficio daziario vietando la continuazionedei depositi di privata proprietà, in ottemperanza al

regio Decreto 17.01.1875 n. 2343 che approva le deliberazioni del Consiglio Comunale nelle sedute 5e 7 gennaio 1874;

• Municipio di Cagliari, capitoli d'onere per l'appalto dei dazi di consumo governativi e comunali per il quinquennio 1896-1900;

• Municipio di Cagliari, capitoli d'onere per l'appalto dei dazi di consumo governativi e comunali per il quinquennio 1901-1905;

• Municipio di Cagliari, capitoli d'onere per l'appalto dei dazi di consumo governativi e comunali per il quinquennio 1906-1910;

• Municipio di Cagliari, capitoli d'onere per l'appalto dei dazi di consumo governativi e comunali per il quinquennio 1911-1915;

• Riordinamento dei dazi interni di consumo 19.10.1923

Sezione III Volume 251Dazio Consumo (1872-1885) Cat. 5 cl. 4 fasc. 1Sezione III Volume 252Dazio Consumo (1885-1900) Cat. 5 cl. 4 fasc. 1Sezione III Volume 253Dazio Consumo (1901-1904) Cat. 5 cl. 4 fasc. 1Sezione III Volume 254Dazio Consumo (1905-1911) Cat. 5 cl. 4 fasc. 1Sezione III Volume 255Dazio Consumo (1911) Cat. 5 cl. 4 fasc. 1Sezione III Volume 256Dazio Consumo (1914-1926) Cat. 5 cl. 4 fasc. 1

Sezione II Volume 700Preventivi ed estimo (1814-1867)Sezione II Volume 723(1852-1870) Ufficio Tecnico Cat. 10 cl. 9 fasc. 1Sezione III Volume 411(1880-1895) Ufficio Tecnico Cat. 10 cl. 9 fasc. 1• Fascicolo 1880-1885; Punti daziari di via Roma e della

Darsena• Fascicolo 1886-1887; Descrizione della cinta daziaria• Fascicolo 1890; Punto daziario di Sant'Avendrace• Fascicolo 1891-1892. Punto daziario di San Benedetto

Sezione III Volume 412 (1896-1926)

Catalogo delle piante, mappe e progetti 1° parte• n. 097, (A32 già B14), Cinta daziaria della città di

Cagliari, primo quarto ventesimo secolo; ufficio tecnicodel Comune, cm 83x81, 1.1000;

• n. 098, (A33 già B18), Delimitazione della cinta daziariadella città di Cagliari, primo quarto del ventesimo secolo, copia eliografica, cm 50x58, 1.1000

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soppressione della linea daziaria sia per la scarsaprecisione nel riferimento dei mappali catastali.

Costituiscono parte integrante del lavorodue apparati di sistematizzazione del materialeinerente la storia giuridica del dazio consumo.

Il primo apparato è costituito dal repertoriodella legislazione del Regno d'Italia sul dazioconsumo 1862 - 1930. Durante il periodo in cuil'imposta del dazio consumo rimase in vigore, si

susseguirono un numero considerevole di leggisenza che spesso fossero abrogate per intero ledisposizioni precedenti. Ciò portò alla necessitàdi collazionare in un testo unico tutte le disposizioniche regolavano la materia daziaria al fine di ridurrela difficoltà di rintracciare le disposizioni legislative,ma anche le perplessità e incertezze in coloro cheerano chiamati ad applicarle. I testi unici fonda-mentali furono tre accompagnati ciascuno da un

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APPARATI

1. LEGISLAZIONE SUL DAZIO CONSUMO DELREGNO D'ITALIA 1862-1930. (prima parte)Fonte: Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia. Ordinamentocronologico: data di pubblicazione

[1864]• Legge 3.07.1864 n. 1827, Sui dazi di consumo• Decreto 10.07.1864 n. 1839, Regolamento per

l'esecuzione della legge sulla tassa governativa e daziocomunale di consumo

• Decreto 30.07.1864 n. 1868, Elenco dei Comuni chiusie dei Comuni aperti

[1865][1866]• Decreto 28.06.1866 n. 3018, Modificazioni alle tariffe

del dazio interno di consumo dei prezzi per la venditadei sali dei prezzi per la vendita dei tabacchi leccesi in polvere, dei diritti di importazione dei tabacchi nelleprovince siciliane e dei prezzi per la vendita delle polveri da fuoco

• Decreto 25.11.1866 n. 3351, Regolamento per l'esecuzione della legge e del decreto luogotenenziale28.06.1866 sulla tassa governativa e dazio comunale di consumo

[1867]• Legge 28.12.1867 n. 4136, Facoltà al Governo di

permettere che i dazi di consumo esclusivamente comunali si mantengano anche a tutto l'anno oltre il limite del maximum fissato dall'art. 13 della legge 3.07.1864 n. 1827

[1868][1869][1870]• Legge 11.08.1870 n. 5681 recte 5784, Con cui sono

approvate diverse leggi in allegati. Allegato L, Leggesul dazio consumo

• Decreto 25.08.1870 n. 5840, Si approva l'annesso regolamento generale sui dazi interni di consumo

[1871]• Decreto 19.02.1871 n. 73, Sui debiti dei Comuni verso

lo Stato per dazio consumo• Legge 27.03.1871 n. 131, Sui debiti dei Comuni verso

lo Stato per dazio consumo[1872][1873][1874][1875]

• Decreto 2.07.1885 n. 2603, Sul Consorizio dei Comuniaperti per l'abbonamento alle riscossioni di dazi di consumo governativi

[1876][1877][1878]• Legge 8.07.1878 n. 4437, Dazio consumo di Firenze[1879][1880][1881][1882]• RD 2.03.1882 n. 680, Autorizza il Comune di Procida

a riscuotere un dazio di consumo sopra alcuni generi,G.U. 18.04.1882

• RD 27.04.1882 n. 741, Autorizza il Comune di Pisa ariscuotere un dazio di consumo sui lavori di vetro e dicristallo, G.U. 14.06.1882

• RD 4.05.1882 n. 749, Dichiara il Comune di Pianura(Napoli) chiuso nei rapporti del dazio di consumo, G.U. 16.06.1882

• RD 25.05.1882 n. 775, Autorizza il Comune di Tortonaad esigere un dazio di consumo sopra alcuni generi, G.U. 24.06.1882

• RD 29.07.1882 n. 921, Autorizza il Comune di Cassinoa riscuotere un dazio di consumo sopra alcuni generi,G.U. 28.08.1882

[1883][1884]• RD 3.02.1884 n. 1915, Il Comune di Pianura è

dichiarato aperto agli effetti del dazio di consumo, G.U. 21.02.1884

• RD 3.04.1884 n. 2188, Dazio di consumo in Bologna,G.U. 23.04.1884

• RD 16.07.1884 n. 2536, Dazio di consumo su diversigeneri nel Comune di Livorno, G.U. 6.08.1884

• RD 21.07.1884 n. 2540, Dazio di consumo sulla cartanel Comune di Canelli, G.U. 13.08.1884

• RD 21.07.1884 n. 2541, Il Comune di Racconigi (Cuneo) è dichiarato aperto nei rapporti del dazio consumo, G.U. 13.08.1884

• RD 22.09.1884 n. 2702, Dazio di consumo sulle farinein Pozzuoli, G.U. 18.10.1884

• RD 31.10.1884 n. 2753, Dazio di consumo sull'amidonel Comune di Cremona, G.U. 25.11.1884

• RD 31.10.1884 n. 2757, Dazio di consumo su alcuni generi in Genova, G.U. 2.12.1884

• RD 6.11.1884 n. 2764, Dazio sulla carta e cartoni in Vigevano, G.U. 2.12.1884

[1885]• RD 31.12.1889 n. 2869, Dazio di consumo nel Comune

di Campobasso, G.U. 15.01.1885

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regolamento: la legge n. 13 del 17 gennaio1897con il regolamento RD n. 84 del 27 febbraio 1898;la legge n. 248 del 7 maggio 1908 con il regolamentoRD n. 455 del 17 settembre 1909; il RD n. 2030del 24 settembre 1923 con il regolamento RD n.540 del 27 febbraio 1924. Oltre a questa produzionenormativa di riferimento è stata però pubblicataper tutto il periodo una produzione legislativaavente carattere locale, volta per esempio all’ap-

provazione della tariffa comunale sul dazio consu-mo dei diversi Comuni chiusi. Quello che si pre-senta è uno spoglio delle fonti legislative rintrac-ciate nell'Archivio e Biblioteca della Camera diCommercio di Cagliari.

Il secondo apparato è costituito dall'analisidella variazione nel tempo della normativa aventeper oggetto la linea daziaria.

Sono presentati i testi degli articoli e delle

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• RD 31.12.1884 n. 2868, Dazio di consumo nel Comunedi Teverola (Caserta), G.U. 16.01.1885

• RD 28.05.1885 n. 3137, Dazio di consumo nel Comunedi Terni, G.U. 17.06.1885

• RD 29.07.1885 n. 3289, Dazio di consumo nel Comunedi Siracusa, G.U. 20.08.1885

• RD 23.11.1885 n. 3541, Comuni aperti aggregati al Comune chiuso di Piacenza per la riscossione dei dazidi consumo, G.U. 16.12.1885

• RD 23.11.1885 n. 3542, Qualifica e classazione di diversi Comuni agli effetti del dazio di consumo, G.U.16.12.1885

• RD 5.11.1885 n. 3549, Il Comune di Finalpia è dichiarato chiuso agli effetti del dazio consumo, G.U.24.12.1885

• RD 3.12.1885 n. 3554, Il Comune di Massa può esigereun dazio di consumo su alcuni generi, G.U. 24.12.1885

• RD 17.12.1885 n. 3578, Il Comune di Borgo S.Donnino(Parma) può riscuotere un dazio di consumo su diversigeneri, G.U. 30.12.1885

[1886]• RD 10.12.1885 n. 3566, Dazio di consumo su diversi

generi nel Comune di Viterbo, G.U. 4.01.1886• RD 3.12.1885 n. 3587, Sono aggregati al Comune di

Pisa i Comuni aperti di Cascina e Bagni San Giulianoagli effetti della riscossione del dazio consumo, G.U.8.01.1886

• RD 3.12.1885 n. 3589, É aggregato al Comune di Terniil Comune aperto di Papigno agli effetti della riscossionedel dazio di consumo, G.U. 8.01.1886

• RD 3.12.1885 n. 3588, Il Comune di Portofino è aggregato al Comune di Santa Margherita Ligure aglieffetti della riscossione del dazio di consumo, G.U. 9.01.1886

• RD 19.12.1885 n. 3595, Il Comune di Massa di Sienaè aggregato al Comune di Siena per la riscossione deldazio di consumo, G.U. 15.01.1886

• RD 31.12.1885 n. 3608, Dazio di consumo nel Comunedi Benevento, G.U. 19.01.1886

• RD 14.01.1886 n. 3626, Dazio di consumo nel Comunedi Pozzuoli, G.U. 27.01.1886

• RD 14.01.1886 n. 3627, Dazio di consumo nel Comunedi Udine, G.U. 27.01.1886

• RD 28.01.1886 n. 3642, Dazio di consumo nel Comunedi Alba, G.U. 14.02.1886

• RD 11.02.1886 n. 3665, Dazio di consumo nel Comunedi Avezzano, G.U. 24.02.1886

• RD 11.02.1886 n. 3666, Dazio di consumo nel Comunedi Mirandola, G.U. 24.02.1886

• RD 11.02.1886 n. 3674, Il Comune di San Giovanni Battista è aggregato al Comune di Sestri Ponente per

la riscossione del dazio di consumo, G.U. 3.03.1886• RD 21.02.1886 n. 3688, Dazio di consumo nel Comune

di Varallo Sesia, G.U. 11.03.1886• RD 21.02.1886 n. 3689, Dazio di consumo nel Comune

di Modena, G.U. 11.03.1886• RD 21.02.1886 n. 3690, Dazio di consumo nel Comune

di Urbino, G.U. 12.03.1886• RD 4.03.1886 n. 3722, Dazio di consumo nel Comune

di Bordighera, G.U. 23.03.1886• RD 8.04.1886 n. 3785, Dazio di consumo in alcuni

generi in Roma, G.U. 19.04.1886• RD 8.04.1886 n. 3786, Dazio di consumo nel Comune

di Voghera, G.U. 20.04.1886• RD 6.05.1886 n. 3666, Dazio di consumo nel Comune

di Velletri, G.U. 14.05.1886• RD 3.06.1886 n. 3924, Dazio di consumo su alcuni

generi in Casale Monferrato, G.U: 17.06.1886• RD 3.06.1886 n. 3927, Al Comun di Palermo è affidata

la riscossione dei dazi di consumo di diversi Comuniaperti ad esso aggregati, G.U. 19.06.1886

• RD 17.06.1886 n. 3935, Dazio di consumo nel Comunedi Chieti, G.U. 3.07.1886

• RD 4.07.1886 n. 3967, Dazio di consumo in Saluzzo,G.U. 15.07.1886

• RD 22.07.1886 n. 4000, Dazio di consumo nel Comunedi Alassio, G.U. G.U. 9.08.1886

• RD 22.07.1886 n. 3999, Dazio di consumo nel Comunedi Gaeta, G.U. 10.08.1886

• RD 22.07.1886 n. 4001, Dazio di consumo nel Comunedi Pinerolo, G.U. 9.08.1886

• RD 9.08.1886 n. 4035, Regolamento per il regime daziario delle stazioni di ferrovia nei Comuni chiusi, G.U. 7.09.1886

• RD 31.08.1886 n. 4053, Dazio di consumo nel Comunedi Ovada, G.U. 20.09.1886

• RD 31.08.1886 n. 4054, Dazio di consumo nel Comunedi Vado (Genova), G.U. 23.09.1886

• RD 5.09.1886 n. 4060, Dazio di consumo in Brescia,G.U. 29.09.1886

• RD 14.09.1886 n. 4088, Dazio di consumo in Portotorres, G.U. 5.10.1886

• RD 19.09.1886 n. 4101, Dazio di consumo in Sant'Antioco, G.U. 7.10.1886

• RD 16.11.1886 n. 4161, Dazio su alcuni generi in Terranova Pausania, G.U. 1.12.1886

[1887]• RD 17.02.1887 n. 4347, Dazio di consumo in Ozieri,

G.U. 5.03.1887• RD 13.03.1887 n. 4401, Dazio di consumo in Guastalla,

G.U. 25.03.1887• RD 17.03.1887 n. 4403, Dazio di consumo in Sassari,

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4 Dionigi Scano, Forma Karalis, Cagliari, 1934, ristampa anastatica 1989. p. 51.

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loro variazioni riguardo ai seguenti argomenti:• la divisione dei Comuni in classi per l'applica-

zione della tariffa;• la divisione dei Comuni in chiusi e aperti per la

riscossione della tariffa,• la definizione della linea daziaria;• la manutenzione della linea daziaria;• la zona di vigilanza esterna e interna alla linea

daziaria;• la posizione esterna al recinto daziario delle

strade ferrate;• gli uffici daziari e il passaggio della linea

daziaria.Nel contesto dell'ospitalità della rivista

“Sardegna Economica” della Camera di Com-mercio di Cagliari il lavoro viene presentatosuddiviso in quattro parti: la storia dell'evolu-zione della linea daziaria occupa le prime due,insieme alle fonti della ricerca e alla bibliografialegislativa sull'argomento; mentre la storiadell'evoluzione degli uffici di barriera cittadinioccupa le ultime due, insieme all'analisi dellavariazione nel tempo della normativa che costi-tuisce il secondo apparato.

Prima parte: l’allargamento della linea daziariaprima dell'unificazione daziaria nazionale

La città di Cagliari diventò un unico organi-smo urbano solo nel 1836. Fino allora era rimastadivisa in quattro quartieri: la città murata vera epropria, il Castello; e le appendici, Marina, an-ch'esso un quartiere murato, e Stampace e Villa-nova, privi di fortificazioni. La fusione dei quattroquartieri in un'unica città costituì da subitoanche l’impegno fisico e l'onere economico perla città di smantellare i bastioni, i fossati, leporte con i ponti levatoi, le saracinesche che liseparavano gli uni dagli altri. Al 1836, quindi,dovrebbe risalire l’affermazione di Dionigi Scano,l’unica che possediamo della letteratura sull’argo-mento, il quale, nella sua Forma Karalis, affermache le barriere daziarie alle porte del Castello

vennero tolte e furono collocate nell’effettivo pe-rimetro della città 4. Personalmente non ho rin-tracciato la documentazione d’archivio che testi-moni l’effettivo separazione della linea daziariadalla cinta muraria di Castello, tuttavia lo sposta-mento non può che essere avvenuto negli anni incui il governo sabaudo pose mano al riordinamentodegli enti locali, e quindi della loro finanza.

La riforma della fiscalità locale per il Regnodi Sardegna iniziò con l’emanazione delle RegiePatenti del 27 novembre 1823 con cui si abolirono,a partire dal 1° luglio 1824, tutti i diritti che pos-sedevano i Comuni fino a quella data e si stabilironodelle norme per l’istituzione dei dazi comunali.

Il 16 agosto del 1836 venne emanato il RegioEditto, pubblicato con pregone viceregio del 10novembre successivo, sopra la riorganizzazionedei Consigli Civici del Regno. L’articolo sedicidispose i compiti affidati al Consiglio Generaledella Città. Tra questi furono compresi i dazi diconsumo per quanto non espressamente nominati,

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G.U. 31.03.1887• RD 31.03.1887 n. 4429, Dazio di consumo in Iglesias,

G.U. 15.04.1887• RD 5.05.1887 n. 4502, Dazio di consumo in Livorno,

G.U. 21.05.1887• Rd 10.07.1887 n. 4717, Ruolo del personale del dazio

consumo di Napoli, G.U. 19.07.1887• RD 7.08.1887 n. 4839, Dazio di consumo in Nuoro,

G.U. 23.08.1887• RD 20.09.1887 n. 4967, Il Comune di Finalpia (Genova)

è dichiarato aperto agli effetti del dazio consumo, G.U.10.10.1887

[1888]• RD 15.12.1887 n. 5114, Dazio di consumo in Terni,

G.U. 3.01.1888• RD 2.02.1888 n. 5196, Dazio di consumo in Sanremo,

G.U. 17.02.1888• RD 2.02.1888 n. 5197, Dazio di consumo in Rieti,

G.U. 17.02.1888• RD 8.04.1888 n. 5354, Il Comune di Pellezzano

(Salerno) è dichiarato chiuso agli effetti del dazio consumo, G.U. 27.04.1888

• RD 29.04.1888 n. 5386, Dazio di consumo in Caltanissetta, G.U: 12.05.1888

• RD 13.05.1888 n. 5411, Il Comune di Montelepre è dichiarato chiuso rispetto al dazio di consumo, G.U. 24.05.1888

• RD 13.05.1888 n. 5412, Dazio di consumo in Piacenza,G.U. 26.05.1888

• RD 8.07.1888 n. 5533, Dazio di consumo in Pescina (L'Aquila), G.U. 26.07.1888

• RD 5.10.1888 n. 5726, Dazio di consumo in Oristano,G.U. 23.10.1888

• RD 8.11.1888 n. 5794, Dazio di consumo in Piacenza,G.U. 26.11.1888

• RD 11.11.1888 n. 5830, Dazio di consumo in Roma,G.U. 29.11.1888

[1889]• RD 3.01.1889 n. 5894, Dazio di consumo in Spoleto,

G.U. 18.01.1889• RD 3.01.1889 n. 5895, Dazio di consumo in Fano,

G.U. 25.01.1889• RD 3.01.1889 n. 5896, Dazio di consumo in Chiavari,

G.U. 26.01.1889• RD 14.02.1889 n. 5952, Il Comune di Santa Teresa di

Gallura è dichiarato chiuso agli effetti del dazio consumo, G.U. 23.02.1889

• RD 10.02.1889 n. 5950, Dazio di consumo in Ancona,G.U. 25.02.1889

• RD 10.02.1889 n. 5951, Dazio di consumo in Castellammare di Stabia, G.U. 26.02.1889

• RD 17.02.1889 n. 5962, Dazio di consumo in Camogli,G.U. 9.03.1889

• RD 28.02.1889 n. 5974, Dazio di consumo sulla cartain Sulmona, G.U. 19.03.1889

• RD 5.05.1889 n. 6074, Dazio di consumo in Catanzaro,G.U. 23.05.1889

• RD 2.06.1889 n. 6109, Dazio di consumo in Savona,G.U. 2.06.1889

• RD 9.06.1889 n. 6120, Dazio di consumo in Canelli,G.U. 26.06.1889

• RD 17.11.1889 n. 6513, Dazio di consumo in Novara,G.U. 5.12.1889

• RD 28.11.1889 n. 6531, Dazio di consumo in Genova,G.U. 13.12.1889

[1890]• RD 9.02.1890 n. 6625, Il Comune di Montelepre

(Palermo) è dichiarato aperto agli effetti del dazio consumo, G.U. 15.02.1890

• RD 6.03.1890 n. 6671, Il Comune di Camogli è dichiarato chiuso agli effetti del dazio consumo, G.U.17.03.1890

• RD 9.03.1890 n. 6674, Dazio di consumo di Gonnesa,G.U. 24.03.1890

• RD 17.04.1890 n. 6821, Dazio di consumo in Camogli,G.U. 3.05.1890

• RD 8.06.1890 n. 6921, Ruolo organico del personaledel dazio consumo di Napoli, G.U. 7.07.1890

• Legge 17.07.1890 n. 6956, Tassa sulla minuta venditanei Comuni chiusi, G.U. 18.07.1890

• RD 23.08.1890 n. 7084, Il Comune di Menfi (Girgenti)è dichiarato aperto agli effetti del dazio consumo, G.U.17.09.1890

• RD 22.09.1890 n. 7139, Dazio di consumo in Siena, G.U. 10.10.1890

• RD 13.11.1890 n. 7264, Il Comune di Boscotrecase èdichiarato aperto agli effetti del dazio consumo, G.U.5.11.1890

• RD 23.10.1890 n. 7246, Amministrazione diretta deidazi di consumo di Roma, G.U. 18.11.1890

• RD 27.11.1890 n. 7293, Sulla riscossione del dazio diconsumo nel territorio del Comune di Sestri Ponente,G.U. 18.12.1890

• RD 27.11.1890 n. 7296, Sulla riscossione del dazio diconsumo nel territorio del Comune di Terni e del contermine di Papigno, G.U. 18.12.1890

• RD 27.11.1890 n. 7297, Sulla riscossione del dazio diconsumo in Palermo e Comuni contermini, G.U. 18.12.1890

• RD 27.11.1890 n. 7298, Sulla riscossione del dazio diconsumo in Piacenza e Comuni contermini, G.U. 19.12.1890

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5 Il Regio Biglietto del 24/11/1838, pubblicato con pregone viceregio del 14/12/1838 (n. 1335), entra in vigore il 1/01/1839

6 Il Manifesto del 16/09/1839 pubblica il regolamento del 3/09/1839

7 L'Ammostassen vigilava sui pesi e sulle misure, determinava i luoghi di vendita dei commestibili, di cui aveva pure l'ispezione e rego-lava i prezzi, pubblicava bandi, pregoni sul commercio delle derrate, imponeva pene pecuniarie sino alla somma di dieci scudi e cor-porali nella misura comportata dalla natura del misto imperio; giudicava ed ordinava l'esecuzione delle sentenze sulle contravvenzionida lui stesso applicate, senza il concorso di qualsiasi regio ministro e con sola subordinazione alle competenze, in grado di appello,del Magistrato Civico e del Governatore del Regno. Però non gli competeva alcun salario fisso, ma godeva degli utili e proventi derivantidalla stessa carica e costituiti, in massima parte dalle multe imposte ai contravventori; un terzo delle quali rimaneva a suo beneficioe gli altri due terzi versati al Regio vicario, venivano invece distribuiti in parti uguali tra il fondo delle opere pubbliche della Città ela Regia Cassa. Cfr. MICHELE PINNA, Il Magistrato Civico di Cagliari, in Archivio Storico Sardo n. 9, 1914 pp. 175-278, in parti-colare p. 213. Il vocabolo Mostazaffo derivò dall'aragonese Mostasat e per corruzione Mostassaf, mentre l'altro corrispondente diAmmostassen derivò da Mustassen o Admustassen, sembra di orgine betica. I catalani li adoperavano entrambi e per mezzo loro pas-sarono in Sardegna. L'uno e l'altro significavano Edile. Cfr. Michele Pinna, op. cit., p. 210.

8 Per esempio alcuni bastioni e luoghi militari furono riconvertiti a passeggio pubblico come il Terrapieno e il Buon Cammino, mentrealtri furono demoliti come il bastione di San Francesco a ridosso della piazza San Carlo (oggi piazza Yenne).

9 Archivio Comune Cagliari [di seguito ACC], sez. II, vol. 52, ctg 1 cl 8 fsc 3, Deliberazioni Giunta 1849-1853, seduta del 2.05.1850. Vedutoil dispaccio del sig. Intendente Generale di questa Divisione amministrativa del 29 aprile coi n. 582/3031, il di cui oggetto riflet-teva il rilevamento del territorio interno di questa città, e la fissazione dei limiti della medesima, alle quali operazioni esso sig. Inten-dente invitava il Municipio ad intervenire nominando anche periti nello interesse della città predetta; il Consiglio ... venendoalla nomina di detti Consiglieri Delegati, la faceva cadere sul prof. Orunesu e verificatore Sini.

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ma inclusi genericamente nei redditi della cittàche il Consiglio doveva amministrare.

Nel riordinamento dei dazi di consumo dellaCittà di Cagliari del 1838 5 non si indica alcuntracciato della linea daziaria che delimita il nuovodistretto daziario; né questo tracciato viene indi-cato nel successivo Manifesto della Città di Cagliaridel 1839 6 con cui si pubblicò il regolamento cheprescriveva le norme con cui amministrare il dazioconsumo tramite appalto.

L’articolo due del Manifesto è l'unico delregolamento a fornire un riferimento territoriale,comunque insufficiente. Esso disponeva che illocale destinato per l’Ufficio delle gabelle fossequello che nell'antico regime era dell’Amostassen,sito nel quartiere Marina presso Porta Villanova;e che il locale fissato per la pesa dei formaggifosse il magazzino situato, sempre in Marina, invicinanza della Dogana Regia dove si era eseguitafino allora tale operazione 7. L’incertezzadell'ubicazione di questa nuova linea daziaria nonpiù coincidente con le mura del Castello non con-sente di chiarire pienamente il rapporto tra l’im-postazione del processo di dismissione e trasfor-mazione delle fortificazioni, considerate ormaiinutili ai fini della difesa militare, avvenuto neglianni Quaranta dell'Ottocento 8, con il riconoscimen-to della natura giuridica delle mura come terrenidemaniali e quindi non alienabili, senza il quale ilrecupero delle mura come spazio destinato alla

fruizione collettiva non avrebbe potuto prenderepiede. Infatti, l’allargamento del distretto daziariodovrebbe aver posto l'intera città, appendici com-prese, all’interno del confine fiscale segnato dallalinea daziaria consentendo un sostanzioso aumentodelle entrate per il bilancio comunale e l’aumentodel gettito avrebbe avuto come conseguenza im-mediata la possibilità economica di finanziare lesuddette trasformazioni.

Pertanto, non deve meravigliare che fossela necessità di garantire gli interessi degli appal-tatori e della civica finanza a motivare, per ilventennio successivo, il dibattito sulla correttadelimitazione della linea daziaria della città esulla localizzazione degli uffici di barriera. Inparticolare, il decennio chiave fu quello successivoalla fusione degli Stati sardi con quelli di terra-ferma, nel novembre 1847, che comportò l’ema-nazione delle leggi di armonizzazione dei corpilegislativi fino allora distinti. La fissazione deltracciato della linea daziaria fu strettamenteconnesso ai due principali problemi che la cittàdovette affrontare e risolvere per garantire allasua cittadinanza e a se stessa lo sviluppo sia fisicoche patrimoniale dell'edificato: il rilevamento delsuo territorio interno, richiesto dall’IntendenzaGenerale 9; e, soprattutto, l’acquisizione a favoredel Municipio della proprietà di tutto il suolocontenuto proprio all’interno della linea daziariacompresa l’area occupata dalle fortificazioni, in

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• RD 30.11.1890 n. 7299, Sulla riscossione del dazio diconsumo in Siena e Comuni contermini, G.U. 19.12.1890

• RD 30.11.1890 n. 7300, Sulla riscossione del dazio diconsumo in Santa Margherita Ligure e in Portofino, G.U. 19.12.1890

• RD 4.12.1890 n. 7308, Dazio sui diversi generi in Savigliano, G.U. 23.12.1890

• RD 4.12.1890 n. 7309, Dazio sui diversi generi in Castagnole Lanze (Alessandria), G.U. 23.12.1890

• RD 4.12.1890 n. 7311, Sulla riscossione del dazio diconsumo di Monteleone Calabro (Catanzaro) e Comunicontermini, G.U. 24.12.1891

[1891]• RD 14.12.1890 n. 7340, Il Comune di Sambuca Zabut

(Girgenti) è dichiarato aperto agli effetti del dazio consumo, G.U. 2.01.1891

• RD 21.12.1890 n. 7341, Il Comune di Finalmarina è autorizzato ad esigere un dazio su diversi generi, G.U.2.01.1891

• RD 21.12.1890 n. 7342, Il Comune di Villamassargiapuò esigere un dazio di consumo su diversi oggetti, G.U. 2.01.1891

• RD 4.01.1891 n. 3, Dazio addizionale al governativosulla introduzione dell'aceto, vino, mosto, alcool in Genova, G.U. 19.01.1891

• RD 4.01.1891 n. 4, Dazio addizionale al governativosul mosto, uva in Ancona, G.U. 19.01.1891

• RD 15.01.1891 n. 15, Viene abolita la tassa sulla minutavendita in trapani e se ne aumenta il dazio addizionale,G.U. 29.01.1891

• RD 15.01.1891 n. 16, Viene abolita la tassa sulla minutavendita delle bevande in Aquila e se ne aumenta il dazio addizionale, G.U. 29.01.1891

• RD 18.01.1891 n. 27, Abolizione della tassa sulla minuta vendita di alcool e liquori in Livorno, G.U. 4.02.1891

• RD 22.01.1891 n. 28, Dazio addizionale sulle bevandein Ventimiglia, G.U. 4.02.1891

• RD 22.01.1891 n. 29, Dazio di consumo in Iglesias, G.U. 5.02.1891

• RD 22.01.1891 n. 30, Dazio addizionale sul vino, acetoe mosto in Montesantangelo, G.U. 5.02.1891

• RD 25.01.1891 n. 33, Dazio di consumo in Potenza, G.U. 7.02.1891

• RD 1.02.1891 n. 54, Dazio di consumo nel Comune di Orvieto, G.U. 19.02.1891

• RD 1.02.1891 n. 55, Dazio di consumo in Fabriano, G.U. 20.02.1891

• RD 1.02.1891 n. 57, Dazio addizionale al governativosulle bevande in Campobasso, G.U. 20.02.1891

• RD 1.02.1891 n. 58, Dazio addizionale al governativosulle bevande in Oneglia, G.U. 20.02.1891

• RD 19.02.1891 n. 73, Dazio di consumo in Oristano,G.U. 5.03.1891

• RD 19.02.1891 n. 74, Dazio di consumo in Mantova,G.U. 6.03.1891

• RD 19.02.1891 n. 75, Dazio di consumo in Ventimiglia,G.U. 6.03.1891

• RD 19.02.1891 n. 78, Dazio di consumo in Casale Monferrato, G.U. 7.03.1891

• RD 19.02.1891 n. 79, Dazio di consumo in Urbino, G.U. 7.03.1891

• RD 8.03.1891 n. 117, Il Comune di Ventotene è dichiarato chiuso rispetto al dazio consumo, G.U. 21.03.1891

• RD 15.03.1891 n.119, Dazio addizionale sulle bevandein Alba, G.U. 21.03.1891

• RD 15.03.1891 n. 129, Dazio di consumo in Fermo, G.U. 2.04.1891

• RD 15.03.1891 n. 130, Dazio di consumo in Laigueglia(Genova), G.U. 2.04.1891

• RD 26.03.1891 n. 142, Dazio di consumo in Tivoli, G.U. 11.04.1891

• RD 26.03.1891 n. 143, Dazio di consumo in Civitavecchia, G.U. 11.04.1891

• RD 26.03.1891 n. 144, Provvedimenti pei diurnisti dell'amministrazione daziaria municipale di Roma, G.U. 13.04.1891

• RD 16.04.1891 n. 179, Dazio di consumo in Levanto(Genova), G.U. 1.05.1891

• RD 30.04.1891 n. 231, Dazio addizionale sulle bevandein Novara, G.U. 18.05.1891

• RD 14.05.1891 n. 246, Dazio di consumo sul vetro lavorato in Vicenza, G.U. 1.06.1891

• RD 14.05.1891 n. 248, Dazio di consumo sulla carta in Alba, G.U. 2.06.1891

• RD 4.06.1891 n. 295, Dazio di consumo in Vercelli, G.U. 4.06.1891

• RD 11.06.1891 n. 297, Dazio di consumo in Reggio Calabria, G.U. 1.07.1891

• RD 11.06.1891 n. 299, Dazio di consumo in Moncalvo(Alessandria), G.U. 11.06.1891

• RD 18.06.1891 n. 323, Dazio di consumo in Sestri Levante, G.U. 6.07.1891

• RD 18.06.1891 n. 324, Dazio di consumo in Santa Teresa di Gallura, G.U. 8.07.1891

• RD 18.06.1891 n. 325, Dazio di consumo in Santa Maria Capua Vetere, G.U. 8.07.1891

• RD 2.07.1891 n. 406, Dazio di consumo in Civitavecchia, G.U. 25.07.1891

• RD 2.07.1891 n. 431, Modifica alla tabella del personale

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10 ACC, sez. II, vol. 43, ctg 1 cl 8 fsc 3, Deliberazioni Consiglio 1852-1856, seduta n. 6 del 7.07.1855, p. 111. I.

11 ACC, aggiornamento sezione antica, vol. 111, Memorie della città 1849, seduta n. 7 del 3.01.1849, pp. 3v e 4. l'impresa della formazionedi tre casotti per servizio delle civiche gabelle fu deliberato da questo Consiglio in tre distinti lotti ... siccome però lo stesso Consigliosenza essere autorizzato dal Governo non può di tali deliberamenti redigere i convenienti contratti, così di fatto gli si rivolge all'Ill.mosig. intendente Generale di questa divisione Amministrativa pregandolo di impartire l'autorizzaione di cui ci si tratta.ACC, sez. antica, vol. 166, Memorie del Governo 1849, p.11. Risposta positiva dell'Intendente Generale al Sindaco. Poiché non vennepresentato veru partito di ribasso di sesto o mezzosesto entro il termine dei fatali ai deliberamenti per la formazione dei casottiad uso delle Civiche Gabelle, io non dissento che codesta Civica Amministrazione addivenga ai relativi cotnratti, siccome S.V. Ill.madomanda col pregiato di lei foglio delli 3 corrente.

12 ACC, sez. antica, vol. 166, Memorie del Governo 1849, n. 9451 del 22.08.1849, p. 264. Intendenza Generale al sindaco di Cagliari. Ritenu-ta la circostanza di essersi dovuto fare acquisto del piccolo tratto di terreno su cui venne costrutto il casotto sito a Sant'Avendraceper uso della guardia maggiore di questa gabella civica ed avuto presente l'atto di collaudazione levato dall'architetto civico indata del 13 corrente, io autorizzo la spesa delle lire 70 centesimi 86 in più della cifra per cui fu deliberata l'impresa.

13 ACC, aggiornamento sezione antica, vol. 111, Memorie della città 1849, seduta n. 75 del 23.02.1849, pp. 93 e 93v. Il Consiglio ... domandaun tratto di fondo non utilizzato su cui in addietro stava un fortino, quale or non si veggono che le vestigia, terreno sopra cuinon sarà certo il caso di erigersi case; terreno che non è buono per seminerio, tanto ché il suddetto Demanio non soffrirebbe scapitoalcuno nel lasciarlo occupare, mentre per altro avvantaggerebbe il Municipio concedendoglielo e questo sarebbe costituito in gradodi favorire un ramo di pubblica amminsitrazione qual sia la gabella suaccennata dacché per parte di questa ultima si propone

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una vertenza più che ventennale con il Demaniodello Stato. Il Municipio, infatti, fu sempre perfet-tamente cosciente che ciò che il Governo di CarloAlberto aveva inteso perseguire coscientementecon il riordino dei dazi di consumo di Cagliari nonera stata tanto la necessità di renderli conformi aprincipi di giustizia o di economia, quanto quelladi somministrare sufficienti mezzi all'azienda civicacosì che questa potesse sovrintendere all'attuazionedi programmi di pubblica utilità. E questa chiarezzadi intenti la si evince compiutamente da quantodeliberato in una seduta del luglio 1855.

Il Consiglio ritiene di non dovere alcun compenso al Demanio per avere questa investitura dacché soprattutto con Diploma del 1836 chiaramente esprimeva l'obbligo solennementecontratto dal Governo di fornire ai popolatori di Cagliari tutto il suolo necessario ai loro bisogni, che in siffatta concessione erano pur contenute le fortificazioni erette e mantenute adispendi del medesimo Municipio, cui in modoprogressivo e perenne si fa annua ritenzione nel compenso doganale, fortificazioni che oggimai sarebbero dichiarate inutili, cosicché il Municipio avendo diritto all'area contenuta dentro la linea della città, ne avrebbe conseguentemente al suolo su cui, intaccate, giacciono le fortificazioni medesime 10.

I verbali delle deliberazioni del ConsiglioGenerale e del Consiglio Delegato del Comune diCagliari testimoniano, per quanto non ne sia ancora

stata rintracciata la descrizione analitica, che unanuova delimitazione della linea daziaria, cioé unprimo allargamento del tracciato, avvenne nelperiodo immediatamente successivo all'entrata invigore della legge 807 del 7.10.1848 sul nuovoordinamento dei Comuni. Ne danno prova le deli-bere di costruzione dei nuovi uffici di barriera,per il momento chiamati casotti daziari, e le pro-teste e i ricorsi dei privati proprietari di aree primaescluse ed ora incluse all'interno del nuovo tracciatodella linea daziaria. Nella seduta n. 7 del 3 gennaiodel 1849 11 il Consiglio Generale del Comune diCagliari domandò all’Intendente Generale di au-torizzare il Comune a redigere i contratti per lacostruzione di tre casotti per il servizio delle civichegabelle, di cui uno certamente sito a Sant’Aven-drace, mentre non è citata l'ubicazione degli altridue. Il collaudo del casotto di Sant'Avendracevenne autorizzato dall'Intendenza Generale conpratica n. 9451 del 22 agosto 1849 12.

Si ha però notizia di una richiesta del Comuneall’Intendente Generale volta ad ottenere dalDemanio Regio la cessione di un fondo non utiliz-zato su cui tempo addietro era ubicato un fortino,da destinare a punto daziario 13.

Nello stesso periodo, il 30 agosto, il ConsiglioDelegato del Comune respinse il ricorso control’appaltatore dei dazi civici presentato direttamenteal Ministero da Domenico Vento, proprietario diuna distilleria, avente per oggetto l'inserimentoall'interno della linea daziaria del predio, di cui

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(segue pag. 98)

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degli uffici del dazio consumo di Roma, G.U. 27.07.1891

• RD 2.07.1891 n. 416, Modifica alla tabella del personaledel dazio consumo di Napoli, G.U. 28.07.1891

• RD 26.07.1891 n. 465, Dazio di consumo in Brescia,G.U. 12.08.1891

• RD 3.09.1891 n. 542, Dazio di consumo in Santa MariaCapua Vetere, G.U. 23.09.1891

• RD 13.09.1891 n. 560, Dazio di consumo in Marsala,G.U. 1.10.1891

• RD 21.10.1891 n. 621, Dazio di consumo in Faenza, G.U. 11.11.1891

• RD 2.11.1891 n. 637, Indennità agli impiegati del daziodi Roma per disagiata residenza, G.U. 28.11.1891

• RD 8.11.1891 n. 645, Dazio di consumo in Siena, G.U.9.12.1891

• RD 8.11.1891 n. 646, Dazio di consumo in Pinerolo,G.U. 9.12.1891

• RD 12.11.1891 n. 647, Dazio di consumo in Oneglia,G.U. 9.12.1891

• RD 3.12.1891 n. 688, Dazio di consumo in Piacenza,G.U. 22.12.1891

• RD 13.12.1891 n.701, Dazio addizionale nel Comunedi Cogoleto, G.U. 30.12.1891

[1892]• RD 7.01.1892 n. 24, Dazio sulle bevande in Avellino,

G.U. 8.02.1892• Rd 1.02.1892 n. 35, Tariffa dei dazi di consumo in

Napoli, G.U. 17.02.1892• RD 31.01.1892 n. 40, Dazio di consumo in Terni, G.U.

17.02.1892• RD 7.02.1892 n. 49, Dazio di consumo in Prato, G.U.

25.02.1892• RD 7.02.1892 n. 50, Dazio di consumo in Cogoleto,

G.U. 26.02.1892• RD 7.02.1892 n. 51, Dazio di consumo in Catania,

G.U. 26.02.1892• RD 25.02.1892 n. 78, Il Comune di Torre Annunziata

è autorizzato a riscuotere un dazio addizionale sul vinoe aceto, G.U. 14.03.1892

• RD 6.03.1892 n. 88, Dazio di consumo in Fara d'Adda(Bergamo), G.U. 24.03.1892

• RD 13.03.1892 n. 98, Dazio di consumo in Padova, G.U. 31.03.1892

• RD 31.03.1892 n. 124, Dazio sui vini, uva, mosto e alcool in Padova, G.U. 15.04.1892

• RD 23.07.1892 n. 391, Il Comune di Girgenti può riscuotere un dazio addizionale, G.U. 12.08.1892

• RD 3.08.1892 n. 415, Dazio di consumo sulla carta inAncona, G.U. 19.08.1892

• RD 22.12.1892 n. 727, Dazio di consumo a Porto

Longone (Livorno), G.U. 27.12.1892[1893]• RD 22.12.1892 n. 752, Dazio sulle farine, pasta e pane

in Girgenti, G.U. 12.01.1893• RD 26.02.1893 n. 130, Dazio di consumo in Borgoratto

Alessandrino, G.U. 15.03.1893• RD 6.04.1893 n. 183, Tariffa dei dazi di consumo del

Comune di Napoli, G.U. 13 e 17.04.1893• RD 26.04.1893 n. 229, Dazio sulle farine in Palermo,

G.U. 18.05.1893• RD 11.05.1893 n. 242, Dazio di consumo in Ravenna,

G.U. 26.05.1893• RD 14.05.1893 n. 246, Dazio di consumo in Pisa, G.U.

30.05.1893• RD 2.07.1893 n. 397, Organico del personale del dazio

consumo di Napoli, G.U. 20.07.1893[1894]• RD 21.12.1893 n. 695, Il Comune di Amantea [Calabria

Citeriore] può riscuotere un dazio di consumo, G.U. 10.01.1894

• RD 28.12.1893 n. 712, Dazio di consumo in Bordighera,G.U. 16.01.1894

• RD 1.02.1894 n. 32, Dazio su alcuni generi in Bologna,G.U. 14.02.1894

• RD 28.06.1894 n. 276, Ruolo organico del personaledel dazio consumo in Roma e Napoli, G.U. 10.07.1894

• RD 12.07.1894 n. 350, Tariffa delle tare per il dazio di consumo di Roma, G.U. 28.07.1894

• RD 4.08.1894 n. 384, Facoltà al Comune di Caserta di imporre un dazio d'entrata sul vino e sull'aceto, G.U.24.08.1894

• RD 8.10.1894 n. 446, Dazio su vino ed aceto in Massa,G.U. 24.10.1894

[1895]• RD 10.02.1895 n.26, Dazio sulle bevande vinose e

spiritose in Reggio Calabria, G.U. 26.02.1895• RD 28.02.1895 n. 39, Dazio di consumo su alcuni

generi in Savona, G.U. 3.04.1895• RD 4.04.1895 n. 71, Dazio sulle bevande vinose in

Vicenza, G.U. 4.04.1895• RD 6.06.1895 n. 130, Dazio in Chieti, G.U. 26.06.1895• Rd 14.07.1895 n. 159, Dazio sulle bevande in Pesaro,

G.U. 2.08.1895• Legge 8.08.1895 n. 481, I canoni di abbonamento al

dazio consumo e dei Comuni appaltati sono consolidatiin favore dello Stato, G.U. 9.08.1895

• RD 8.08.1895 n. 528, Modifica di decreto relativo ai posti di commesso nel dazio consumo di Roma e Napoli, G.U. 19.08.1895

• RD 16.09.1895 n. 230, Dazio di consumo in Imola, G.U. 12.10.1895

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che destinandosi dal suo appaltatore per punto daziario, e facendovi egli fabbricare a tale scopo una casupola per quel uso siffattoterreno solamente si presta, la medesima cadrebbe a favore della Civica Azienda dopo servitosene il detto appaltatore per un decen-nio. Per individuare l'ubicazione di questo fondo sono utili le indicazioni sui fortini fornite da GIANNI MONTALDO, I forti pie-montesi in Sardegna, Sassari 2003, in particolare p. 47, 71, 75, 101-103. Egli segnala che lungo il porto di Cagliari, per la sua difesa,i piemontesi realizzarono tre fortini ubicati nell'attuale via Roma: quello di Sant'Efisio (cfr. scheda 12), forse in prossimità delmolo di sinistra rispetto alla Chiesa di San Francesco), quello di San Saturnino (cfr. scheda 13), forse di fronte al viale ReginaMargherita) e quello di San Vincenzo (cfr. scheda 14), forse in prossimità della Darsena). Tenuto conto che in questa località due anni dopo la richiesta fu dato mandato all'architetto civico Melis di erigere un casotto daziario, si può ipotizzare che il fortinocitato fosse questo.

14 ACC, sez. II, vol. 52, ctg 1 cl 8 fsc 3, Deliberazioni Giunta 1849-1853, seduta del 30.08.1849, pp. 12 e ss.

15 ACC, sez. antica, vol. 166, Memorie del Governo 1849, n. 11134 del 25.10.1849, p. 354.

16 ACC, sez. II, vol. 52, ctg 1 cl 8 fsc 3, Deliberazioni Giunta 1849-1853, seduta del 21.11.1849.

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era locatario, dove era ubicato il suo stabilimento,quando prima ne era al di fuori, e alla pretesa dicontinuare ad introdurre la materia prima nel suostabilimento in esenzione del dazio consumo.

Questa delibera è importante non solo perchéattesta la certezza del recente avvenuto allarga-mento della linea daziaria, ma anche perché indi-vidua la zona prospiciente la chiesa di San Rocco,all'estremo margine meridionale del quartiereVillanova, come la porzione del territorio cagliari-tano caratterizzasi da subito come uno dei princi-pali luoghi di contrabbando delle merci che sivogliono introdurre in città.

La linea daziaria allorché operavasi la nuovalegale delimitazione con il concorso del cessatoregio patrimonio si fissava nel luogo che includelo stabilimento di cui discorresi, sia per metteretal punto in relazione e corrispondenza con l’altro sito presso alla chiesa di San Rocco e siaad oggetto di ovviare agli sfrosi che si faccianodai predi finitimi,che dalla parte di San Roccosi trovano dentro la detta linea, e dalla parte dicui parla il ricorrente erano fuori della linea stessa, sia ancora perché una gran quantità delvino che l’introduceva in città per lo interno consumo tenendo i carrettieri la via dove è sitolo stabilimento di cui è cenno vi si portava purea sfroso perché il punto daziario era sito al di qua della detta via, sia pure a motivo che l’appaltatore si doleva a ragione non solo dei precitati due veicoli aperti a sforsare ai suoi danni, ma altresì e precisamente dello stesso stabilimento al quale introducevasi gran copiadi vini per esservi bruciati, ma da cui indi se

ne importavano clandestinamente in città peril consumo della medesima che ritenuto essereindispensabile che il punto daziario di cui ragionasi sussista nel luogo dove si fissò, vogliasi perché così si trova in linea retta con quello di San Rocco, vogliasi perché così si trovain linea retta con quello di San Rocco, vogliasiperché in tal modo si ripara agli sfrosi che si faceano dai predi vicini aventi due annessi, non potrebbesi adottare il temperamento proposto dal ricorrente dacché lo sarbbe di malagevolissima esecuzione e fonte di una infinità di contestazioni, le quali terrebbero ilconduttore dei dazi civici stretto in tanti imbarazzi e soggetto a tante spese che non potrebbero se non tornare grandemente dannoseai suoi interessi 14.

Si tratta dell'area dove convergevano glistradoni per Pirri-Monserrato-Selargius e perQuartu-Quartucciu, le vie di transito da e perquella campagna attorno alla città che vide svilup-pare incessantemente i terreni coltivati a viteproprio nel settantennio in cui restò in vigorel'imposta del dazio consumo. Quella sul vino rimasesempre una delle voci più importanti nella compo-sizione complessiva del gettito dell'imposta e lazona in questione rimase sempre il nodo irrisoltodel tracciato della linea daziaria cagliaritana perquanto riguarda il contrabbando.

La vertenza si trascinò per parecchi mesi.L’Intendente Generale chiese al Comune di trovareun accomodamento 15 e, infatti, il Consiglio Delegatoinvitò l'appaltatore dei dazi e Domenico Vento acomporre la loro vertenza 16.

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• RD 25.09.1895 n. 242, Dazio sui lavori di vetro e di maiolica in Verona, G.U. 21.10.1895

• RD 12.11.1895 n. 403, Dazio sui libri da scrivere in Napoli, G.U. 7.12.1895

• RD 24.11.1895 n. 693, Dazio in Firenze sui cristalli, G.U. 17.12.1895

• RD 26.12.1895 n. DCCV, Dazio sui cristalli e sulla carta in Mantova, G.U. 26.12.1895

• RD 22.12.1895 n. 707, Riepilogo per provincia dei canoni di abbonamenti al dazio consumo per il 1896-1905, G.U. 27.12.1895

[1896]• RD 12.12.1895 n. DCCXXXII, Dazio in Lucca, G.U.

2.01.1896• RD 5.01.1896 n. VI, Dazio su carta speciale in Pesaro,

G.U. 24.01.1896• RD 2.01.1896 n. VII, Dazio addizionale in Salerno,

G.U. 24.01.1896• RD 5.01.1896 n. VIII, Dazio addizionale in Sciacca,

G.U. 24.01.1896• RD 23.01.1896 n. XII, Nuova linea daziaria del Comune

di Tivoli, G.U. 30.01.1896• RD 19.01.1896 n. XIII, Dazio di consumo in Tivoli,

G.U. 31.01.1896• RD 23.01.1896 n. XVI, Dazio sulle bevande in Treviso,

G.U. 3.02.1896• RD 26.01.1896 n. XXV, Dazio consumo in Asti, G.U.

13.02.1896• RD 30.01.1896 n. XXX, Dazio di consumo in Lodi,

G.U. 18.02.1896• RD 30.01.1896 n. XXXI, Dazio di consumo in Verona,

G.U. 18.02.1896• RD 2.02.1896 n. XXXV, Dazio di consumo in Pinerolo,

19.02.1896• RD 2.02.1896 n. 28, Commissione per studiare le

discipline da applicarsi alla riscossione dei dazi di consumo, G.U. 20.02.1896

• RD 1.03.1896 n. LXV, Dazio di consumo in Rovigo,G.U. 31.03.1896

• RD 15.03.1896 n. XCVIII, Dazio di consumo in Iglesias, G.U. 6.04.1896

• RD 15.03.1896 n. XCIX, Dazio di consumo in Orvieto,G.U. 6.04.1896

• RD 22.03.1896 n. CVI, Dazio di consumo in Pavia, G.U. 9.04.1896

• RD 9.04.1896 n. CXXVIII, Dazio di consumo in Lodie Chiosi, G.U. 25.04.1896

• RD 16.04.1896 n. CXXXII, Dazio di consumo in Firenze, G.U. 28.04.1896

• RD 10.05.1896 CLXXXVIII, Dazio di consumo in Final Marina (Genova), G.U. 6.06.1896

• RD 7.06.1896 n. CCXIX, Modifiche alla tariffa daziaria

di Napoli, G.U. 24.06.1896

• RD 21.06.1896 n. CCXXXII, Nuova linea daziaria e

canone anuuo del dazio consumo di Catania, G.U.

9.07.1896

• RD 2.07.1896 n. CCXXXIX, Dazio di consumo in

Potenza, G.U. 16.07.1896

• RD 16.08.1896 n. 389, Dazio sul grano farina e crusca

a Massaua, G.U. 2.09.1896

• RD 2.07.1896 n. CCCXXXIX, Dazio di consumo in

Porto Maurizio, G.U. 15.09.1896

• RD 7.09.1896 n. CCCLVII, Modifica di alcune voci

della tariffa dei dazi di consumo per il Comune di

Napoli, G.U. 23.09.1896

• RD 26.11.1896 n. CCCCIV, Dazio in Gonnesa

(Cagliari), G.U. 11.12.1896

• RD 13.12.1896 n. CCCCXXVIII, Dazio addizionale

in Potenza, G.U. 30.12.1896

[1897]• RD 27.12.1896 n. CCCCXLVII, Dazio sui liquori in

Savona, G.U. 18.01.1897

• Legge 17.01.1897 n. 13, Facoltà al Governo di

coordinare in Testo Unico le leggi sul dazio consumo,

G.U. 25.01.1897

• RD 24.01.1897 n. XXXVIII, Dazio di consumo in

Cassine (Alessandria), G.U. 23.02.1897

• RD 18.02.1897 n. LVIII, Dazio nel Comune di Aversa,

G.U. 10.03.1897

• RD 4.03.1897 n. LXXXVII, Dazio di compensazione

in Udine, G.U. 3.04.1897

• RD 15.04.1897 n. 161, Testo Unico della legge sui

dazi di consumo, G.U. 24.04.1897

• D 11.04.1897 n. CVIII, Autorizzazione al Comune di

Cuneo di esigere un dazio di consumo sull'amido, G.U.

30.04.1897

• D 8.06.1897 n. CLVI, Autorizzazione al Comune di

Lodi di riscuotere un dazio di consumo sulle porcellane,

cristallerie, terraglie e sul vetro colorato, G.U.

23.06.1897

• D 1.07.1897 n. CXCVIII, Autorizzazione al Comune

di Foggia di riscuotere un dazio di consumo su vari

generi non appartenenti alle solite categorie, G.U.

19.07.1897

• Legge 22.07.1897 n. 319, Sul dazio consumo che i

Comuni possono imporre sugli agrumi, G.U. 28.07.1897

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17 ACC, sez. II, vol. 42, ctg 1 cl 8 fsc 3, Deliberazioni del Consiglio1849-1852, seduta del 6.07.1850, pp. 277 e ss. E che per effetto di siffattanuova delimitazione, ove trovasi abbracciato dalla linea medesima non solo il predio in questione, ma ancora tanti altri che prima ne erano fuori, come per citarne alcuni, quei del marchese di San Sebastiano e della marchesa di Neoneli; dimodoché qualora si accogliesse con favore la domanda del ricorrente non si potrebbe non fare altrimenti per tutti i proprietari di predi ora inclusi nella linea in discorso.

18 ACC, sez. II, vol. 700, Preventivi ed estimi, 26.11.1851.19 ACC, sez. II, vol. 43, ctg 1 cl 8 fsc 2, Deliberazioni del Consiglio 1852-1856, seduta n. 14 del 21.12.1855, p. 518.

20 A questo proposito, che esprime l'incertezza sul fatto che il sobborgo di Sant'Avendrace fosse stato incluso nella linea daziaria stabilitanel 1848 va segnalata questa richiesta. ACC, sez. II, vol. 54, Deliberazioni di Giunta 1853-1856, seduta del 9.01.1855, p. 238. Quanto alla supplica di Pasquale Cao relativa al trasferimento del gabellotto alla borgata di Sant'Avendrace, il Consiglio è d'avviso di darsi all'Intendente Generale parere favorevole.

21 ACC, sez. II, vol. 575, Dazio consumo 1855-1872. Il Sindaco Roberti della città di Cagliari, veduta la sentenza proferita dal Consigliodi Intendenza del 19.10.1853 nella causa tra l'appaltatore dei dazi civici ed il negoziante Marcello Massone mette a notizia di tutti che dalla parte del mare la linea daziaria per sorvegliare e sottoporre a pagamento i generi che vanno soggetti ai diritti di consumo verrà fissata nella riva del mare e quindi devono ritenersi congressi dentro la linea stessa i magazzini esistenti nella Darsena ed altrisiti lungo la spiaggia.

22 Archivio di Stato di Torino, fondo Controllo Generale di Finanze, decreti amministrativi 1858-1859, reg. 39 ff 99-381. Art. 1 .

99

Infine, però, nella seduta del 6.07.1850, ilConsiglio Generale rigettò definitivamente larichiesta di modificare il tracciato della linea da-ziaria presentata direttamente dal proprietariodel predio, il Consigliere Loi, che ne chiesel'esclusione. La motivazione fu ineccepibile: lamisura adottata con la nuova delimitazione deipunti e linea daziaria era stata consigliatadall'urgente bisogno di garantire meglio gli inte-ressi degli appaltatori così come quelli della finanzacivica 17. Superata dunque l'evidente opposizioneal nuovo tracciato della linea daziaria il Comunepotè procedere alla costruzione, lungo il perimetro,dei nuovi uffici di barriera. Nel novembre 1851l'architetto civico Melis compilò per ordine delConsiglio il computo per la costruzione di quattrocasotti daziari nella salita di Bonaria, nella discesadi Montisceddu, appunto a San Rocco, e all'angolodella Darsena 18. Nel dicembre 1853 l'architettoMelis calcolò la spesa richiesta per piccole ripara-zioni da farsi nei casotti daziari destinati alleguardie della Civica Gabella nei punti daziariubicati nella discesa di Montisceddu, di San Bene-detto, di Istelladas, di Sant'Avendrace, nel puntodetto Cotta. Di fatto questi casotti daziari eranogià in larga parte coincidenti con quelli che poifurono i futuri uffici di barriera della linea daziariadella Cagliari “italiana”.

Nel frattempo, però, il tracciato in vigore nondovette sembrare soddisfacente dato che si conti-nuò a cercare di allargarlo. Il 21 dicembre 1855 il

Consiglio Comunale deliberò 19 di estendere i puntidaziari in modo da includere dentro la linea: SanBartolomeo, il Lazzaretto, la parte esterna diSant'Avendrace 20, is Mirrionis con la vigna Sotto-mayor. Si trattò di un allargamento sostanzialeperchè comprese parti del territorio comunalevisibilmente non antropizzate. Il 14 ottobre 1857la linea daziaria fu definitivamente fissata nellariva del mare 21. Finalmente con Regio Decreto n.3141del 28 dicembre 1858, pubblicato il 15 gennaiosuccessivo, fu adottato il nuovo tracciato della lineadaziaria insieme al nuovo regolamento ed allanuova tariffa per la riscossione dei dazi di consumonella città di Cagliari. Il distretto del dazio diconsumo per esercizio fu così circoscritto dallalinea descritta nell'articolo uno del regolamento 22.

Partendo dalla punta della darsena a levante,va seguendo la sponda del mare fino al Lazzaretto, da dove includendo il medesimo stabilimento gira in linea retta fino al Forte Sant’Ignazio, dal quale discendesi in linea retta fino al podere Gastaldi, e da lì includendolo stabilimento dei bagni e gli altri caseggiativicini, e chiesa di San Bartolomeo, volta radendo le vigne Sechi e del Maggiore CavaliereNovaro, che rimarranno fuori, arriva alla strada che conduce allo stabilimento delle Saline, dal quale girando ed includendo lo stabilimento e i fabbricati annessi riprende lastrada medesima che passa per monte Miscis,e conduce a Cagliari, fino ad arrivare ai forni

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23 ACC, sez. II, vol. 46, ctg 1 cl 8 fsc 2, Deliberazioni Consiglio 1859-1860, seduta n. 13 del 2.07.1859, p. c25v.

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calcinatori che sono al di là di Bonaria, da dove girando il perimetro dei tre chiusi siti alevante di detto convento, e comprendendo questi chiusi dentro la linea, va dritta sino a Montixeddu, ove voltando a dritta va lungo lastrada che è dietro i poderi attacati all'ospizioCarlo Felice, di proprietà del cavalier Ballerofino ad arrivare al casotto e punto daziario ora esistente. Art. 2 Detta linea sarà indicatanei punti principali con istipiti aventi l’iscrizione Dazio Comunale di Cagliari. Art.3 Saranno stabiliti tre uffici di esazione. Il primo nel sobborgo di Sant'Avendrace, il secondo verso lo stradone di Pirri ed il terzo sullo stradone di San Benedetto. Sarà inoltrestabillito un ufficio principale nel sobborgo della Marina. Il Consiglio Delegato del Comunedesignerà il locale e il sito di detti uffici ed ovesi riconosca il bisogno potrà stabilirne altri edanche determinare che i tre sovraccennati siano collocati in punti più prossimi alla linea.In tutti i casi predetti si darà avviso al pubblicocon apposito manifesto del Sindaco. Da qui procedendo sempre a dritta prende la strada che conduce alla casa del possesso Poddigue ora del Barone Teulada, da dove gira a sinistrasulla strada che passando tra il podere detto di Santa Lucia e del Cavalier Teulada va drittaa San Benedetto e sbocca in faccia all'attualepunto daziario. Da qui torna indietro lungo la strada ritornando a Cagliari fino al vico deiMolini, ove lasciando fuori i poderi Saggiantee Zapatta, gira andando nella linea a ponentedi detti poderi, passa lungo la strada sotto lachiesa di San Rocco, ed arriva al punto daziarioivi esistente e progredisce fino al podere del Collegio Convitto, da dove prende la strada chesbocca in Stelladas, ed arriva al punto daziarioesistente nello stesso campo, stradone Pirri.Da questo punto prende il ramo ascendente fino a trovare lo stradone che passa sotto il Giardino Pubblico e corre in questo fino al

rondò lasciando fuori lo stabilimento di San Vincenzo. Dal rondò passa diritto nella nuovapiazza d'armi fino a Is Mirrionis, volta per lastrada che conduce alla vigna Arcais, che lasciafuori, e sbocca seguendo la strada pubblica nello stradone centrale. Da questo punto prendelo stradone medesimo e torna indietro e comprendendo dentro la linea tutte le botteghee cantoniere dei due stradoni di Sassari e Iglesias, va fino allo stagno in linea retta, e dal medesimo lungo la spiaggia va fino alla Scafa da dove girando va seguendo la spondadel mare, in modo che anche le acque dal moloe dalla darsena rimangano escluse, sino ad arrivare alla suddetta punta a levante della darsena, dalla quale si è principiato.

In ottemperanza a quanto stabilito dall’arti-colo 3 del regolamento, il 2 luglio 1859 23 il ConsiglioComunale deliberò di costruire tre nuovi casotti,con la funzione di tre uffici di esazione, riconosciutinecessari ai punti daziari di Sant’Avendrace, Istel-ladas e San Benedetto, ubicati sulle strade principalidi accesso alla città. La spesa prevista fu di lire3.600 cadauno. Fu la conferma di una gerarchiaevidente nell’insieme degli uffici di barriera. L’ap-provazione della nuova linea daziaria rinvigorì lavolontà del Municipio di risolvere a suo favore lavertenza con il Regio Demanio relativamenteall'acquisizione delle vie e piazze della città e deiterreni di origine demaniale esistenti entro il peri-metro della linea daziaria.

Con una delibera del giugno 1860 il Consigliofece il punto della situazione. Fermo restando cheil Municipio era proprietario da tempo immemora-bile dei salti di Lluc, San Bartolomeo e MareStagno, per il pascolo del bestiame da macello, ilGoverno aveva costruito proprio in quei dintornidiverse opere per estendere la coltivazione delsale, aveva eretto un magazzino per il depositodelle polveri da fuoco ed un altro vasto fabbricatoad uso di Bagno penale e, per questo, aveva fattoconoscere, nel 1842, la necessità di tenere lontano

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24 ACC, sez. II, vol. 47, ctg 1 cl 8 fsc 3, Deliberazioni Consiglio1860-1861, seduta n.22 del 21.06.1860, pp. 70 e ss.

25 ACC, sez. II, vol. 47, ctg 1 cl 8 fsc 3, Deliberazioni Consiglio1860-1861, seduta n. 39 del 29.05.1861, p. 237 e ss.

26 In una delibera dell'anno precedente il Consiglio aveva fatto il punto della situazione a questo proposito. Fermo restando che il Muni-cipio era proprietario da tempo immemorabile dei salti di Lluc, San Bartolomeo e Mare Stagno, per il pascolo del bestiame da macel-lo, il Governo aveva costruito proprio in quei dintorni diverse opere per estendere la coltivazione del sale, aveva eretto u magazzinoper il deposito delle polveri da fuoco ed un altro vasto fabbricato ad uso di Bagno penale e, per questo, aveva fatto conoscere, nel 1842,

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dagli accennati stabilimenti il bestiame erranteche arrecava frequenti guasti, ed il Municipio avevaaderito a questa richiesta senza per questo abdicarealla proprietà dei salti. Invece il Regio Demaniol'aveva così interpretata ed aveva voluto alienaretratti di quei salti nel 1852-1853 innescando la litecon il Comune. L'obiettivo era dunque quello diarrivare al più presto ad una pacifica soluzionedella vertenza 24. Il 29 maggio 1861 25 il SindacoMeloni Baylle informò il Consiglio Comunale cheil Municipio proponeva di cedere interamente afavore del Demanio dello Stato i salti di Gliuc (oLluc – San Luca), Sant'Elia e Mare Stagno per unvalore di lire 149.056,25. In compenso il Demanioavrebbe dovuto cedere i seguenti immobili: i terrenidi origine demaniale esistenti entro la cinta daziaria,la maggior parte improduttivi; le tre porte chiamatedi Villanova, di Gesus e di Sant'Agostino con leloro adiacenze; tutte le vie e tutte le piazze esistentidentro la città, non potendosi concepire città senzavie e senza piazze; un chiuso in regione Santu Perdudi Assemini. Inoltre avrebbe dovuto rinunciare alcanone che il Municipio corrispondeva alle Finanzedello Stato per la cessione della piazza del Carminee del mercato, nonché per il diritto che avevaacquistato di concedere posti per l'esposizione dioggetti venali nelle vie e nelle piazze della città.

Il Consiglio Comunale approvò all'unanimitàla proposta del Sindaco e del Consiglio Delegatocon motivazioni di natura prettamente urbanistica,in quanto si ritenne tornasse vantaggioso al Muni-cipio la libera disponibilità sia delle vie e delle pizzedella città, sia delle porte, sia dei terreni di originedemaniale esistenti entro la cinta daziaria, non giàper cavarne alcun beneficio pecuniario, quanto perfarne oggetto così da attuare le opere di regolariz-zazione e di abbellimento della città secondo ilpiano regolatore appena approvato, e che erano

richieste dal decoro della città e dall'esigenza deitempi, opere che richiedevano gravi sacrifici. Questemotivazioni dimostrano chiaramente la coscienzache la classe dirigente cittadina ebbe nel momentodell'unificazione dei diversi Stati preunitari in unsolo Regno.

Lo sviluppo urbano non poteva certo esserecompromesso dalla difesa anacronistica di un’eco-nomia rurale che assegnava un'importanza strate-gica alla conservazione di terreni atti allo stanzia-mento e al pascolo del bestiame da macello che siintroduceva in città, il cui vagare arrecava in realtàdanno e disturbo, per esempio alle coltivazioni epiantagioni che si facevano con l'opera dei servi dipena a favore dello Stabilimento del Bagno a SanBartolomeo 26. Allo stesso scopo, era possibileacquistare un altro terreno non troppo distante

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la necessità di tenere lontano dagli accennati stabilimenti il bestiame errante che arrecava frequenti guasti, ed il Municipioaveva aderito a questa richiesta senza per questo abdicare alla proprietà dei salti. Invece il Regio Demanio l'aveva così interpretataed aveva voluto alienare tratti di quei salti nel 1852-1853 innescando la lite con il Comune. L'obiettivo era dunque quello diarrivareal più presto ad una pacifica soluzione della vertenza. ACC, sez. II, vol. 47, ctg 1 cl 8 fsc 3, Deliberazioni Consiglio1860-1861,se-duta n. 22 del 21.06.1860, pp. 70 e ss.

27 Il piano regolatore della città redatto dall'architetto Gaetano Cima nel 1858 viene approvato nell'aprile 1861.

28 ACC, sez. II, vol. 48, ctg 1 cl 8 fsc 2, Deliberazioni del Consiglio 1861-1863, seduta n. 42 del 14.04.1863, p. 140 e ss.

dalla città, quale poteva essere, ad esempio, ilchiuso di Assemini.

Questa coscienza è chiara dalla certezza dellasequenza degli adempimenti burocratici che dove-vano verificarsi per consentire lo sviluppo urbano:l'indipendenza fiscale del Comune, la piena dispo-nibilità dei suoli, il controllo urbanistico. Questasequenza, a sua volta, era data dal riconoscimentodell'importanza del dazio consumo nella finanzalocale, dalla risoluzione della vertenza con il RegioDemanio, dalla redazione di un piano regolatoredella città 27. Al momento dell'unificazione tuttequeste tre fasi erano completate e la determinazio-ne della linea daziaria aveva svolto un ruolo impor-tante: l'aumento dell'estensione del distretto dazia-rio significava l'aumento della base imponibile edun suo migliore controllo, oltre che la certezza dipoter intervenire nel settore delle opere pubblichecon le fortificazioni. Anche così ampliato, il tracciatonon fu però ancora definitivamente consideratocorretto. Il 14 aprile 1863 28 il Sindaco fece presenteche, secondo il regolamento vigente, la linea daziarialungo la riva del mare dalle fornaci di caluna sottoil colle di Bonaria sino a Monte Mixi non eccedevala piccola striscia di spiaggia, larga pochi metri trala sponda del mare e la strada che da Monte Mixiconduceva a Cagliari, e così rimanevano fuori daessa tutti i fabbricati costruiti e che si stavanocostruendo sul versante del colle di Bonaria infaccia al mare e in Montixeddu, oltre che in queltratto di spiaggia si commettevano molti sfrosi adanno della civica finanza e per tutti questi motivisi deliberava di ampliarla.

Questo ampliamento venne recepito con Re-gio Decreto del 21 di ottobre del 1863 sostituendol'articolo uno del regolamento daziario del prece-dente Regio Decreto 3141/1858. Il tracciato diquesta linea rimase in vigore fino al 1910.

Art. 1. Il diritto del dazio di consumo per esercizio della Città di Cagliari è circoscritto nella linea seguente. Partendo dalla punta dellaDarsena a levante va la linea daziaria seguendola sponda del mare fino al Lazzaretto, da dove,includendo il medesimo stabilimento, gira inlinea retta fino al forte Sant'Ignazio, dal qualediscendesi in linea retta fino al podere Castaldi,e da lì includendo lo stabilimento dei Bagni egli altri caseggiati vicini tanto a detto stabilimento che alle contigue Chiese di SantaMaria del Gliuc e di San Bartolomeo, volta radendo le vigne del Cav, Sechi e di Cav. Novaroche rimarranno fuori, arriva alla strada che conduce allo stabilimento delle Saline dal qualegirando ed includendo lo stabilimento e fabbricati annessi (da qui principia la variazione) prende la strada che costeggia la vigna e terreno Pasella, venendo a Cagliari, gira a dritta lungo il limite del detto predio Pasella, che rimane sempre fuori della linea daziaria, rade la cinta del terreno di GiovanniTodde, ed indi dalla vigna Porcile, poi Boyl, ed ora del Barone di Teulada, fino ad incontrareil casotto del punto daziario esistente all'estremità di questa strada. Da qui, procedendo sempre a diritta prende la stradache conduce alla csa del possesso Poddique oradel Barone Teulada, da dove gira a sinsitra nella strda, che passando tra il podere detto diSanta Teresa e del Cav. Teulada, va diritta a San benedetto, e sbocca in faccia all'attuale punto daziario. Da qui torna indietro lungo lastrada ritornando a Cagliari fino al Vico dei Molini, ove lasciando fuori i poderi Saggiantee Zapata, gira andando nella linea a ponentedi detti poderi, passa lungo la strada sotto la Chiesa di San Rocco, ed arriva al punto

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29 ACC, sez. II, vol. 48, ctg 1 cl 8 fsc 2, Deliberazioni del Consiglio 1861-1863, seduta n. 48 del 9.08.1863, p. 156 e ss.30 Come giustamente fatto notare da Franco Masala, La formazione della città borghese,in AA.VV. Cagliari (a cura di Aldo Accardo),

Laterza, Roma-Bari, 1996, pp. 211-295, in particolare pp. 225 e ss.

31 ACC, aggiornamento sezione III, vol. 97/1, Delibere del Consiglio 1878-1880, seduta n. 17 del 22.12.1879, p. 207. Viene data letturadi una nota del Prefetto della Provincia del 23 novembre con la quale a completare la pratica relativa per ottenere l'autorizzazionesovrana per l'acquisto dei Bastioni della città in conformità al contratto stipulato con l'amministrazione delle finanze nel6.11.1876, chiede sia deliberato dal Consiglio che nell'anno in cui scadrà l'ultima rata del prezzo, siano stanziate le lire 2590 che occor-rono a complemento del prezzo stesso di £ 23.720 per le quali trovasi già stanziata nel bilancio del 1879 la somma di £ 21.130 e pagateal demanio per prima rata £ 4.744.

32 Su questo aspetto cfr. Franco Masala, op. cit., p. 229.

daziario ivi esistente, e progredisce fino al podere del Collegio Convitto, da dove prende lastrada che sbocca in Istelladas, ed arriva al punto daziario esistente nello stesso campo stradone Pirri. Da questo punto prende il ramoascendente fino a trovare lo stradone che passasotto il Giardino Pubblico, e corre in questo dino al rondò, lasciando lo stabilimento di SanVincenzo. Dal rondò passa diretto alla nuovapiazza d'armi fino a Is Mirrionis, volta per lastrada che conduce alla vigna Arcais, che lasciafuori, e sbocca seguendo la strada pubblica nellostradone centrale. Da questo punto prende lo stradone medesimo e torna indietro e comprendendo dentro la linea tutte le botteghee cantoniere dei due stradoni di Sassari ed Iglesias, va fino allo stagno in linea retta e dalmedesimo lungo la spiaggia va fino alla Scafa,da dove girando va seguendo la sponda del mare in modo che le acque del molo e della Darsena rimangono escluse fino ad arrivare alla suddetta punta a levante della Darsena, dalla quale si è principiato.

In conclusione, Cagliari risolse il suo proble-ma del rapporto tra cinta daziaria e cinta murariaprima dell'entrata in vigore della legge nazionalesul dazio consumo, la 1827/1864. Questo non vuoldire che la città non fosse investita dal dibattito incorso sulla natura dell'imposizione del dazio sulconsumo, fondamentale per l'introito della finanzalocale. A fronte dell'intendimento del Governo dinon rinunciare per intero al gettito derivante dallatassazione dei consumi e di lasciare ai Comuni lafacoltà di imporre a proprio vantaggio un dazioaddizionale non superiore ai due quinti del daziogovernativo sulle bevande e sulle carni, e un dazio

speciale sui commestibili e sulle materie designatedalla legge, il Consiglio Comunale di Cagliari sischierò col numeroso partito degli oppositori chevedeva il progetto di legge sul dazio consumorovinoso alle generalità dei Comuni urbani perchétoglieva loro i mezzi principali da far fronte alletante spese obbligatorie di cui si trovavano gravati,agli impegni contratti ed alle esigenze dei tempi29.Era stato il piano regolatore di Gaetano Cima,approvato nel 1858, a prevedere la demolizionedelle fortificazioni. A parte le fortificazioni di Ca-stello, evidentemente impossibili da rimuovere perla conformazione fisica del colle, esso prevedevala demolizione di tutte le porte della città e dellacinta muraria lungo i tre lati della Marina 30. Ope-razione ormai perfettamente possibile per viadell'ampliamento della linea daziaria e dunque,dall'inutilità dei bastioni ai fini di barriera di pro-tezione contro il contrabbando, funzione ched'altronde i bastioni della Marina non avevano maisvolto a differenza di quelli di Castello. È innegabileche l'avvio del processo di osmosi tra le varie partidella città era vincolata dall'ingombrante onnipre-senza delle mura, dismesse sì a partire dal 1866,anno in cui la città venne cancellata dal noverodelle piazzeforti del Regno, ma acquisite dal Mu-nicipio solo dieci anni dopo 31. È altrettanto innegabile che a questa dataassunse piena consapevolezza l'attenzione degliinteressi rappresentati in Consiglio verso lo svilup-po degli interessi privati nei confronti dei terreniurbani che, a questo punto, consideravano effetti-vamente la cinta muraria il simbolo di un confineangusto che era necessario abbattere allo scopo direalizzare compiutamente lo sviluppo economicoe di assecondare la crescita demografica 32.

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VERSO UNO SPAZIO MULTICULTURALE?Riflessioni geografiche sull’esperienza migratoria in Italia

(a cura di) Pio Nodari e Graziano Rotondi

Pàtron Editore Bologna – pagine 550

Novembre 2007

«Trattare dell’immigrazione straniera è divenuto ormai un argomento

di cruciale attualità sia che se ne affrontino i caratteri dal punto di vista

‘sociale’ poiché, in linea con altri Paesi europei dove il fenomeno è ben

più consolidato, si sono acquisite – forse senza una vera presa di coscienza

– le connotazioni proprie di una società multietnica; sia che lo si legga

dal punto di vista ‘strutturale’: con oltre il 5 per cento della nostra

popolazione composta da stranieri regolarizzati non si può sottovalutare

l’apporto di nuove risorse umane per un Paese con tassi di invecchiamento

fra i più alti e, per contro, con tassi di fecondità fra i più bassi del mondo.

Ne va sottaciuto il punto di vista ‘economico’: basti pensare al ruolo

dell’immigrato come vero e proprio calmiere in un mercato del lavoro

così fortemente segmentato e fluttuante; o il punto di vista ‘politico’ dal

momento che il fenomeno, fatto talora oggetto di forte strumentalizzazione

a seconda delle situazioni contingenti, non ha trovato adeguato riscontro

da parte di una leadership che ne ha molto spesso sottostimato la portata,

magari preferendo optare per una sequela di sanatorie anziché adottare

una normativa più lungimirante».

Si è effettuata questa lunga citazione dall’introduzione al volume

curato dai professori Nodari e Rotondi proprio per focalizzare l’interesse

pubblico per uno studio scientifico su un fenomeno che oggi è diventato

d’importanza centrale per la società del nostro tempo e del nostro Paese.

Anche la Sardegna, se si pensa alla presenza importante di lavoratori

dell’Est europeo e del Sud mediterraneo ed ai sempre più frequenti sbarchi

sulle nostre coste di clandestini africani, non è più una terra estranea o

marginale a questa fenomenologia. C’è dunque una multietnicità sociale

che anche l’isola deve affrontare e per la quale occorre riflettere.

Proprio in quest’ottica ci piace segnalare ai nostri lettori quest’opera

collettanea (sono ben 41 gli autori dei saggi), in cui anche diversi studiosi

sardi hanno riversato i loro saperi e le loro ricerche.

Anna Leone dell’Ateneo cagliaritano, ad esempio, analizza i diversi

a cura di Paolo Fadda

Questa rubricaè dedicataalle novità librarieche potete consultarepresso la bibliotecadella Camera di Commerciodi Cagliari.Lo spettro di indagineprivilegiato dal curatoreè quello dell’economia,sia nell’indirizzo storicoche in quello dell’attualità.

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aspetti dell’immigrazione marocchina in provincia di Cagliari, che – dalla

metà degli anni ’80 in avanti – si sono qui stabiliti “in seconda battuta”,

nel senso che hanno ritenuto l’isola, per le informazioni ricevute, un luogo

“sicuro” dove poter trascorrere il tempo della clandestinità in attesa di

regolarizzare la propria situazione. In effetti il percorso di raggiungimento

dell’isola fino a questi ultimi anni non era mai stato diretto, nel senso

che gran parte della comunità marocchina stabilitasi in Sardegna (sia

quella regolare che quella clandestina) vi era giunta attraverso un percorso

indiretto, che poteva essere quello iniziato con l’approdo in Europa

seguendo la rotta fra Tangeri e Gibilterra o l’altra fra Tunisi e Lampedusa.

Le motivazioni dell’emigrazione sono quasi esclusivamente econo-

miche, nel senso che si va in Europa per far soldi, per saldare un debito,

per farsi una casa, per metter su un negozio, come dichiareranno molti

marocchini intervistati dalla Leone. Che aggiunge: «sono soprattutto i

segni tangibili del benessere occidentale e dei modelli consumistici quelli

che colpiscono la fantasia dei giovani e meno giovani», e che trovano

molta fertilità in società, come molte delle loro, dove «l’emigrazione si

configura come un percorso di emancipazione attraverso il quale poter

accedere ai beni di consumo tanto diffusi quanto inaccessibili a chi rimane

in patria».

Spesso, per quel che le ricerche hanno evidenziato, l’emigrazione

è vista come un passaggio, quasi fosse un biglietto d’andata e ritorno,

per andar via senza beni di fortuna e per ritornarvi con il portafoglio e le

valigie pieni. Ed è per questo che non taglieranno mai i ponti con il paese

d’origine, con le sue tradizioni e la sua lingua. Ed è per questo interessante

il saggio di Maria Luisa Gentileschi e di Rosaria Cadelano (ambedue

docenti in Scienze Politiche a Cagliari) che analizzano le problematiche

legate all’insegnamento della lingua materna ai minori delle famiglie

d’immigrati.

«La problematizzazione della questione – cioè di quale ruolo deve

svolgere l’insegnamento della lingua materna nella formazione dell’obbligo

– è importante per i suoi effetti immediati e futuri, poiché diversi modelli

di società usciranno dalle scelte fatte», scrive la Gentileschi. Si tratta

certamente di un problema importante che ha le sue ragioni nel mante-

nimento della propria individualità etnica ai piccoli figli degli immigrati

forestieri ed allo stesso tempo, attraverso l’applicazione del “doppio

binario” (insegnamento dell’italiano e della lingua materna), favorirebbe

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– si sostiene – una più facile integrazione con l’ambiente locale.

Certo è che destinate esclusivamente all’insegnamento della lingua

e della cultura materna (come alcune scuole islamiche) vanno in senso

contrario all’integrazione sociale, per cui si dovrebbe privilegiare una

scuola in cui la lingua di provenienza dovrebbe essere «insegnata in modo

complementare, in forma di supporto in una scuola che mantenga il filone

principale del programma educativo del sistema scolastico nazionale»

chiarisce ancora la Gentileschi, che propenderebbe per un insegnamento

da svolgersi anche attraverso forme di autorganizzazione, senza formare

delle classi-ghetto ma occupando i ragazzi solo nel doposcuola. Quel

che pare importante è il doversi indirizzare verso un’educazione intercul-

turale in maniera da non formare delle società parallele e distinte.

Rosaria Cadelano analizza in particolare l’insegnamento della lingua

materna ai bambini cinesi. E questo grazie a due lodevoli iniziative, dovute

una dalla Parrocchia di Sant’Eulalia nel quartiere della Marina dove vi è

una forte concentrazione di famiglie cinesi, ed un’altra dall’Istituto tecnico

statale “Martini”, aperta anche a non iscritti alla scuola. Si è trattato

un’esperienza andata avanti anche con notevoli difficoltà ma con risultati

in genere positivi, proprio perché hanno favorito «un’integrazione come

comunicazione e rispetto; un’integrazione come processo d’inclusione

delle diversità, come contaminazione e sperimentazione di nuovi rapporti

e comportamenti tra pari».

Anche il problema dei “rom”, zingari o gitani secondo le diverse

dizioni, ha trovato campo d’analisi in un contributo (anche questo dedicato

alla Sardegna) di Caterina Madau e Gavino Mariotti, docenti nell’Università

turritana. I due studiosi, innanzitutto, hanno cercato di stabilire la datazione

dei primi gruppi “rom” nell’isola che, secondo alcune notizie sufficiente-

mente attendibili, andrebbe collocata nella seconda metà del XVI secolo,

allorché s’era sotto il dominio spagnolo. Una presenza, comunque, che

non doveva essere gradita, dato che a quegli “zingaros” veniva interdetto

il soggiorno nelle città, con l’obbligo di sottostare all’autorità dei feudatari.

«Sulla base degli studi finora condotti – scrivono i due docenti – si

è potuto accertare che oggi in Sardegna sono presenti il gruppo “roma

xoraxané” proveniente dal Montenegro, dalla Bosnia, dall’Erzegovina e

dalla Krajina; il grippo “ roma dissikané” proveniente dalla Serbia e, in

misura minore, e non stabile, i “sinti” e i “rudari”». Complessivamente,

si ritiene che il popolo “rom” presente nell’isola ammonti «a circa 752

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unità distribuite in 15 comuni: sei nella provincia di Cagliari, quattro in

quella di Sassari, due in quella di Nuoro e tre nella provincia di Oristano».

Benché l’ospitalità venga esercitata in appositi campi “nomadi” finanziati

da un’apposita legge regionale, «occorre riconoscere che il bilancio

complessivo del modello campo è assolutamente negativo, visto che a

distanza di molti anni i campi sosta regolari sono solo in otto comuni

(Alghero, Cagliari, Ghilarza, S.Nicolò Arcidano, Selargius, Porto Torres,

Sassari e Olbia) dove “regolare” non significa necessariamente efficiente

e, lungi dal funzionare come luoghi di inserimento, di integrazione, di

incontro in culture, si caratterizzano soprattutto come spazi di

emarginazione». Quest’amara considerazione di Madau e Mariotti fotografa

la criticità di una situazione che ha avuto nell’isola, anche di recente, una

serie di spiacevoli episodi, come quello denunciato dai media locali sullo

“sfratto” operato dal comune di Terralba su una comunità “rom” che

aveva acquistato anche il terreno per il proprio campo.

Vi è infatti alla base di tutto un’evidente difficoltà a regolare con

efficaci interventi l’inserimento di comunità nomadi (che il saggio indica

in maniera molto problematica), proprio perché non sembrerebbe essere

sufficiente predisporre dei campi d’accoglienza, in mancanza di adeguate

misure d’ambientazione culturale che favoriscano l’inserimento del popolo

“rom” all’interno d’ambienti sociali profondamente differenti.

«In attesa, o meglio, ancor prima che si apra una nuova pagina nelle

politiche a favore delle popolazioni “romani” – scrivono – occorre

interrogarsi sul significato di abitazioni adeguate (case?) e sul rapporto

che i “rom” hanno elaborato relativamente al sistema dei propri spazi

abitativi. Ciò, ovviamente, nel rispetto delle reciproche tradizioni culturali».

Vi è dunque, di fronte a questo problema dell’immigrazione da paesi

di cultura, di religione e di tradizioni molto differenti, la necessità di

predisporre efficaci politiche di accoglienza che siano adeguate e rispettose

delle diversità, ma che facilitino l’incontro e, quindi, l’integrazione con

le comunità locali. Alcuni esempi, citati nel volume e relativi ad esperienze

venete, «fatti di pratiche virtuose poste in atto da amministratori locali

e da un attivo volontariato», grazie alle quali si sono realizzate fusioni e

sinergie di grande utilità per le economie locali. Sotto questo punto di

vista gli studi e le analisi proposte dal volume sono di grande utilità ed

interesse.

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TUTTI I GIORNI DELLA SARDEGNA(La cronaca quotidiana antica e modernadell’Isola raccontata anno per anno)

a cura di Manlio Brigaglia

Carlo Delfino Editore, 4 volumi – 970 pagine

Dicembre 2006

I primi due volumi di quest’opera sono la riproposizione di quel-

l’Effemeride sarda che Pietro Meloni-Satta scrisse e pubblicò la prima

volta nel 1877 con l’editore sassarese Giuseppe Dessì (una seconda

successiva edizione del 1895 ebbe come titolo Ricordi storici), e

raccontano i fatti sardi dal 238 a.C. fino alla fine ’800; gli altri due,

riguardano la cronaca isolana di tutto il ’900 fino al 2006, con il titolo

di Cronologia della Sardegna contemporanea e sono curati da Salvatore

Tola. Tutta l’opera comunque si avvale dell’attenta regia d’uno storico

di vaglia come Manlio Brigaglia, ormai assai noto per i suoi interessanti

studi sulla nostra storia isolana oltre che per la sua assidua collaborazione,

come editorialista di punta, dei quotidiani isolani.

Si tratta, quindi, di un’opera di grande interesse, a cui le due

introduzioni di Brigaglia offrono nuove conoscenze ed intriganti riflessioni

su com’era e com’è la nostra isola. Anche perché ha dato, soprattutto

all’opera dello studioso ottocentesco, una visione più articolata e

leggibile della ponderosa mole di notizie raccolte.

Ed è proprio alle introduzioni di Brigaglia che si fa riferimento in

questa presentazione per i nostri lettori, in quanto rappresentano

un’indispensabile guida per chi vuol intendere, oltre che conoscere la

cronologia delle vicende isolane. D’altronde il curatore è anche un

ottimo e collaudato conduttore di opere collettanee, oltre che scrittore

chiarissimo ed avvincente (virtù peraltro non molto presenti fra gli storici

dell’accademia). Così sarà molto utile l’affidarsi alla sua guida per poter

meglio apprezzare quel che avvenuto nell’isola nel corso dei secoli.

Si prenda, ad esempio, quanto introduce il terzo volume, quello

che ci porta dalla “grassazione” di Tortolì del 1894 fino al 1948, alla

proclamazione cioè dell’Autonomia sarda da parte della Costituente

repubblicana. C’è infatti tutto l’interesse a porre quegli avvenimenti

sardi all’interno di una più generale “storia italiana”, in modo che il

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lettore possa collocarli, con facilità, in uno scenario meno limitato e,

spesso, ingannevole. Così, ad esempio, l’attività febbrile degli anni c.d.

giolittiani, quelli che avrebbero visto il più intenso e positivo sviluppo

dell’economia di quella giovane nazione, si sarebbe accompagnata dalla

più dolorosa divaricazione sociale del Paese, con un Nord impegnato

a raggiungere equilibri europei ed un Sud (e con esso le due Isole)

distaccato di parecchie lunghezze, più vicino alle povertà maghrebine

che al benessere austriaco o francese.

Le indicazioni di Brigaglia aiutano, quindi, a meglio comprendere

come la storia isolana sia in qualche modo sorella, o figlia fate voi, di

quella della Nazione Italia, con la quale condividerà molte delle gioie

(come la vittoria di Vittorio Veneto) ed anche parecchie dei dolori o

delle penitenze, come quelle legate alla seconda grande guerra mondiale

all’inizio degli anni ’40.

Nel mezzo ci sarà la Sardegna entusiasta d’autogoverno e vogliosa

di riscossa federalista dei reduci “sassarini” ed anche quella in camicia

nera, più legalitaria, ubbidiente e centralista, dei “fascio-mori” transfughi

dal PSd’Az. Ma anche quella della prima rinascita, voluta dalla redenzione

agraria, con la bonifica integrale, delle terre paludose dei campidani

oristanesi. Ed ancora, proprio per seguire il ciclo degli anni, la fondazione

della città del carbone – Carbonia – simbolo di quella politica autarchica

che intendeva fare (non senza velleitarismi) una nazione autosufficiente

in economia.

Ci sono ancora i 16 nomi dei “sardi” chiamati (20 marzo 1939) a

far parte della Camera dei Fasci e delle Corporazioni “destinata a

prendere il posto della Camera dei Deputati”. I loro nomi: Giovanni Cao

di San Marco, Antonello Caprino, Luigi Contu, Luigi Deffenu, Enrico

Endrich, Leonardo Gana, Rodolfo Loffredo, Giovanni Lonzu, Antonio

Medas, Antonio Maccari, Martino Offeddu, Costantino Oggianu, Mario

Onnis, Antonio Putzolu, Ubaldo Soddu e Ettore Usai.

Ci sarà poi la guerra, con le sue iniziali privazioni e, a seguire, con

i suoi drammi e le sue morti, per via dei bombardamenti nemici che

feriranno a morte Cagliari principalmente, ma anche Olbia ed Alghero.

“Nessuno l’ha ancora raccontata la Seconda guerra mondiale in Sardegna

dalla parte di chi non sia al fronte – scrive Brigaglia – ma al di là di quello

lontano e disperso su tutti i quattro punti cardinali, c’è quello di chi il

fronte ce l’ha qui in Sardegna, sulle navi alla fonda nei porti di Cagliari

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e La Maddalena o negli aeroporti da cui partono le prime incursioni”.

Passano quindi dinanzi agli occhi, scorrendone le pagine, quei

primi quattro decenni del secolo che avrebbero visto l’isola cambiare

di pelle, diventare “altra”, anche perché divenuta più interna, come

s’amerebbe dire, e non più esclusa, ai/dai tanti avvenimenti in accadi-

mento nel mondo esterno. Proprio per l’abilità della guida, è dato di

vivere – o di rivivere a seconda dell’età di ciascuno – momenti e fasi

importanti della nostra storia, anche perché le rievocazioni sono descritte

con una scrittura piana e scorrevole e, per quel che si può vedere,

impastata di obiettività storica. La stessa “caduta” del fascismo (il 25

luglio del ’43) e la comunicazione dell’armistizio (l’8 settembre successivo)

vengono rivissute attraverso la rievocazione dei “fatti” che le caratteriz-

zarono, perché anche quelle due date – nota sempre Brigaglia – hanno,

per la Sardegna dove tutto è diverso, una “storia diversa”.

Il dopoguerra (quel difficile ma intenso secondo dopoguerra del

’900), ricollega al quarto ed ultimo volume dell’opera, che porta il lettore

dall’istituzione della Regione autonoma al nuovo millennio (1949-2006).

È importante (si tratta certamente di un plus molto positivo per l’intera

opera) che le vicende sarde trovino sempre la loro collocazione entro

uno scenario più vasto, che è quello della storia esterna all’isola, italiana

o mondiale che sia. Così la contemporaneità della guerra in Corea,

dell’accordo di Roma per l’unità europea o dell’assassinio di Dallas,

s’interseca con i primi esperimenti d’autogoverno sardo. Seppure la

piaga del banditismo continui a rendere insicure vaste zone della

Sardegna interna (la cronologia intercetta le gesta malavitose di Pasquale

Tandeddu e di Graziano Mesina), qualcosa sembra muoversi in senso

modernizzante. Perché è la “rinascita” – cioè gli interventi pubblici

destinati a favorire lo sviluppo socio-economico dell’isola – a monopo-

lizzare l’interesse delle forze politiche e popolari. Spunta l’industrializ-

zazione come nuova frontiera per il futuro isolano: il 21 gennaio del ’62

“la SIR dell’ingegner Nino Rovelli assume le prime maestranze per lo

stabilimento di Porto Torres: è il primo passo di una strategia industriale

– annota Brigaglia – che orienterà verso la petrolchimica l’attività

produttiva nei maggiori ‘poli’ della Sardegna”.

C’è dunque, nelle pagine di questo diario, tutta la grande come

la piccola storia dell’isola, ed è quindi di grande interesse averlo nella

biblioteca di casa, fra i libri più cari. Ne risulta una Sardegna desiderosa

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d’andare avanti in direzione del progresso, ma perennemente costretta

a lunghe soste per via di occasioni perdute o non sfruttate, o, ancora,

per via di inettitudini proprie o di ostacoli altrui.

Non mancano, nelle pagine del diario, le giornate calde sull’elezione

dei due sardi divenuti Presidenti della Repubblica, Antonio Segni e

Francesco Cossiga, ed anche quelle, assai fredde, delle lunghe siccità

e dei drammi occupativi. E c’è anche spazio per il ricordo dell’ergastolano

orgolese Luigi Podda che, graziato dopo 26 anni per dei delitti di cui

s’era sempre dichiarato innocente, scriverà un libro autobiografico che

verrà premiato a Viareggio. Il lungo percorso cronologico arriva poi fino

all’elezione a governatore dell’isola del patron di Tiscali, Renato Soru,

ed alla concessione della grazia da parte del Presidente Ciampi a quel

Mesina, protagonista di innumerevoli ed intricate vicende della nostra

cronaca giudiziaria.

C’è tanto, infatti, se non tutto di quel che è accaduto nell’isola,

ed è poi raccontato con una scrittura facile e piana che intriga la lettura

e che rende assai interessante la conoscenza di fatti di cui forse s’era

perduto il ricordo (o di cui non s’aveva mai avuto notizia).

Non è quindi, come potrebbe supporsi, un’opera storica minore.

È infatti un’opera straordinaria e di notevole interesse documentario,

oltre che curiosa. Perché la maggiore curiosità è data dal fatto che la

cronologia storica è curata da due autori di cui uno, il Meloni Satta, è

vissuto fra ’800 e ’900, mentre l’altro, Brigaglia, ha già scavalcato la boa

del 2000 ed è, oggi, uno degli storici più autorevoli (oltre che più fertili)

dell’accademia sarda.

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SARDEGNA: MINATORI E MEMORIEa cura dell’A.MI.ME. Associazione Minatori Memorie

Iglesias Bindua - pagine 310

Dicembre 2006

Non è tanto uno dei numerosi saggi pubblicati sulle vicende

minerarie della Sardegna, quanto uno straordinario documento – umano

e sociale insieme – a ricordo ed in onore della “gente di miniera”, dei

loro drammi e dei loro sacrifici in quel lungo spazio di tempo che va

dalla nascita dell’industria mineraria nell’isola (1848) fino alla definitiva

chiusura di gran parte dei cantieri estrattivi nei decenni finali del ’900.

Proprio per questo ha un valore straordinario che “Fratel Gerardo” dei

Piccoli Fratelli – il religioso che per diversi anni ha lavorato fianco a

fianco dei minatori nelle viscere della nostra terra, dividendone ansie,

pericoli e combattività – ne abbia scritto l’introduzione, con un passaggio

che pare importante per dare alla pubblicazione il giusto risalto: lo si

è voluto pubblicare, scrive, perché sembra impossibile che «in così

pochi anni [dalla chiusura dei cantieri] le nuove generazioni abbiano già

potuto dimenticare questo patrimonio così ricco di valori umani, di

sacrificio, di solidarietà e di eroismo che hanno formato generazioni di

lavoratori sardi».

Scrive ancora Fratel Gerardo, citando uno scrittore brasiliano, che

«la miniera ammazza, consuma, rode; offre ancora morti rapide e

fragorose: basta sbagliare nel contare le detonazioni , o basta che una

miccia bruci in un tempo superiore a quel che dovrebbe. È sufficiente

anche che una roccia malferma, un tojo, si stacchi e ti cada in testa.

Ma la specialità della miniera è la morte lenta e silenziosa.

Ne sono segni premonitori il vomito di sangue, la tosse, le sensazioni

di un peso di piombo sulle spalle, una grande oppressione al petto».

Ed è proprio a questi morti di miniera, del lavoro in miniera, è in gran

parte dedicato questo libro-documento che contiene l’elenco di 1250

deceduti per infortunio sul lavoro minerario.

Si tratta di un elenco dolorosamente importante, ma anche

straordinariamente efficace per la memoria di ciascuno di noi, perché

non si dimentichi il passato. Fanno parte, se è consentito dirlo, di quei

martiri che con il sacrificio della loro vita aiutarono a far crescere la

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capacità di quella gente sarda che, dentro le viscere della terra, cercava

il riscatto per un futuro migliore.

Oggi di tutto questo non può che rimanere il ricordo, la memoria.

Perché ora – come scrive Chiara Firinu in uno dei saggi del volume – “è

silenzio”, è silenzio dovunque. «È silenzio anche qui nella miniera di

San Giovanni dove abito – scrive – ed è silenzio anche a Monteponi

dove né il rumore delle macchine in produzione, né l’odore pungente

dell’acido solforico, rimandano a ritmi vitali… Gli scenari di morte sono

eguali per tutti, un denominatore comune con l’unica variante del

periodo di estinzione…».

C’è quindi la morte degli uomini, della gente di miniera, ma c’è

anche, in questo libro-documento, la morte dei cantieri minerari, di

quei tanti luoghi da Su Zurfuru a Piccallinna, da Bau Locci a Gutturu

Pala ed a Seddas Moddizzis e ad Arenas dove ormai è morto anche il

lavoro e dove ormai tutto è silenzio. Ed è un silenzio greve, pesante,

com’è da sempre il silenzio della morte.

Si comprende, quindi, come i tanti reduci di quell’epopea (perché

tale fu, storicamente, la vicenda mineraria sarda) abbiano riempito il

libro delle loro testimonianze e, perché no?, dei ricordi delle loro

emozioni. Proprio perché quella vicenda fu un grande fatto sociale,

quasi un “termidoro” (cioè un periodo da calendario rivoluzionario) per

la dormiente ed immobile società sarda. Lo ricorda Salvatorico Serra

rievocando il grande apporto dato dalle leghe sindacali dei minatori per

l’emancipazione sociale d’intere comunità ancora imbrigliate dalle

pratiche feudali; lo ricorda ancora Franco Manis ripercorrendo le strade

percorse da un’industria che, per numero di occupati e per produzioni

ottenute, fu certamente fra le prime d’Europa.

Industrie che nei territori avevano creato delle comunità dove lo

stesso ruolo delle persone era assai differente che negli altri luoghi

dell’isola: ne scrive con la sua straordinaria bravura Iride Peis descrivendo

il ruolo delle donne e dei bambini nei cantieri minerari. Perché accanto

agli uomini in miniera lavoravano anche donne e bambini, con occupazioni

pesanti ed anche mal pagate e, scrive la Peis, «se i piazzali delle nostre

miniere avessero voce potrebbero raccontarci di lacrime, di dolori, di

miserie patite, di sogni rubati crudelmente, di vite perdute…».

Si è ritenuto di segnalarlo in questa rubrica, perché è un libro che induce

a ricordare ed a riflettere, perché quel che documenta è parte della

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storia, della nostra storia che ha avuto, con le sue battaglie, i suoi eroi

ed i suoi morti e ad essi non dovrà mai essere negato il ricordo. Purtroppo

non abbiamo avuto un Masters Lee che componesse, come a Spoon

River, un’antologia d’epitaffi per i morti di Buggerru, d’Ingurtosu o

d’Acquaresi e di Malacalzetta, tale da perpetuarne per sempre, anche

letterariamente, il ricordo. C’è comunque – e ne vale la citazione – una

breve poesia di Iride Peis che ricorda la bimba Elena Aru morta a 10

anni in miniera: “Quella sera di maggio, /ancora carica di polvere di

minerale, /Elena giace sul saccone ruvido della sua branda. /Sogna ad

occhi aperti: /ciuffi di margheritine bianche, /prati verdi /e un ruscello

che salta /di sasso in sasso, allegro /proprio come quello di Caddaxius

/ che attraversa Arbus…”.

È sembrato giusto citare questa delicata composizione che rap-

presenta e racchiude in senso compiuto il messaggio che questo libro

lancia al lettore perché non si dimentichi quel che è avvenuto. In un

modo, si aggiunge, assai più efficace e struggente delle troppe parole,

di vuota retorica e di banali stereotipi, che troppo spesso vengono

spese per ricordare queste amare ma straordinarie vicende della nostra

storia.

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116 SARDEGNA ECONOMICA 5/2008

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La Sardegna negli indicatoridel Rapporto Svimez (2008)

(scheda A)

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La Sardegna negli indicatoridel Rapporto Svimez (2008)

(scheda B)

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I prezzi degli immobili delle zone turistiche del Sud Sardegna

Dal 2003 l’Osservatorio immobiliare della Camera di

Commercio di Cagliari, rileva i prezzi degli immobili delle

principali località turistiche del sud Sardegna. I risultati di

tali rilevazioni sono pubblicati a stampa e sul sito Internet della

Camera all’indirizzo www.ca.camcom.it.

L’Osservatorio è curato da una commissione di quattro

agenti immobiliari attualmente composta da Attilio D’Atri,

Giovanni Di Benedetto, Maria Rosa Pilloni e Giovanni Proietti.

I prezzi indicati nella pubblicazione sono riferiti ad una

media dei valori di mercato degli immobili. Sono presi in

considerazione alcuni immobili con caratteristiche differenti

per le condizioni della struttura e lo stato di conservazione.

Per ciascuna tipologia è indicato un valore minimo e un

valore massimo in relazione ad alcune variabili oggettive

dell’immobile quali il grado di finitura e gli accessori presenti

(climatizzazione, doppi servizi, giardino, piscina, panoramicità).

L’Osservatorio immobiliare pubblica, quadrimestralmente,

anche i prezzi dei fabbricati (ad uso abitativo e commerciale)

rilevati a Cagliari e nell’hinterland (Pirri, Monserrato, Quar-

tucciu, Elmas, Quartu S. E., Capoterra, Selargius, Assemini e

Sestu). Per i locali commerciali sono indicati sia i prezzi di

compravendita che di locazione.

Maggiori informazioni possono essere richieste all’indirizzo

di posta elettronica [email protected]

Un servizio della Camera di Commercio

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I prezzi degli immobili delle zone turistichedel Sud Sardegna

(scheda A)

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I prezzi degli immobili delle zone turistichedel Sud Sardegna

(scheda B)

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ABBONAMENTO

La Camera di Commercio di Cagliari aggiorna costantementel’elenco degli abbonati a “Sardegna Economica”.

Per modificare l’indirizzo al quale si riceve la rivista oper richiedere un nuovo abbonamento gratuito è sufficiente compilare il tagliando

qui sotto e spedirlo all’Ufficio Relazioni con il Pubblico, fax 070 60512.435.La scheda è disponibile anche nel sito Internet della Camera,

alla pagina http://image.ca.camcom.it/f/Modulistica/Ab/AbbonamentoSEconomica.pdf

Vorrei essere inserito nella lista degli abbonati a “Sardegna Economica”.

Mi interessa continuare a ricevere la rivista “Sardegna Economica” a un nuovo indirizzo

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provincia

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Prendo atto che i miei dati - raccolti con questo tagliando - saranno utilizzati dalla Camera di Commercio di Cagliarisolo per dar corso all’abbonamento richiesto e saranno trattati nel rispetto di quanto previsto dal D.Lgs. 196/2003.In ogni momento potrò chiederne la modifica, il non utilizzo o la cancellazione con comunicazione scritta a “Cameradi Commercio di Cagliari, largo Carlo Felice, 72 - 09124 Cagliari”.

firma per accettazione

città

c.a.p. città

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