I Celti e Gli Extra-terrestri

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    I CELTI e gli EXTRA-TERRESTRI

    Fin dalle epoche pi remote i popoli si dedicarono allo studio del cielo, indotti dal fascino che la volta stellataesercita sull'uomo, ma anche dalla necessit di stabilire calendari idonei a programmare le varie attivit

    agricole, secondo il volgere delle stagioni, nonch di orientarsi nei grandi spostamenti, sia per terra che permare. L'osservazione del firmamento costituisce infatti, ancor oggi, la garanzia di base per una correttanavigazione. In un secondo tempo, sempre per il fascino che le stelle esercitano sulluomo e per poter in uncerto modo collegare la volta celeste con lo svolgersi della propria vita, sono nati lo Zodiaco e la Divinazione.E forse per questo motivo che tutte le culture hanno sempre contemplato una forma di predizione del tuttoparticolare: loroscopo. Probabilmente non tutti sanno che questo termine, cos usato (ed anche ultimamenteinflazionato) nel comune linguaggio quotidiano, possiede una derivazione etimologica ben precisa. Derivainfatti dal lemma greco Oroscpion, composto dal verbo skopo (che significa osservo) e dal sostantivoora (che, in questaccezione, assume il significato pi ampio di tempo). Quindi, letteralmente,losservazione del tempo, cio della situazione rispettiva dei corpi celesti nel momento in cui avviene lanascita, per poter presagire gli avvenimenti futuri nella vita dellindividuo.

    I CELTIattribuivano grande importanza ai corpi celesti, quali le Stelle, il Sole e la Luna: questi ultimi, con i

    loro movimenti ciclici, si rivelano fondamentali per la suddivisione del tempo. Lanno era essenzialmentebasato su due eventi: il sorgere di ALDEBARAN e quello di ANTARES, che segnavano i due periodifondamentali: quello caldo e quello freddo. Il calendario celtico, basato sulla Luna, era molto complicato, maad un tempo talmente preciso (per lepoca), che poteva addirittura prevedere le eclissi di Luna o di Sole conun errore di soli 3 giorni ! Deputati allo studio ed allinterpretazione della natura e delle leggi del Cosmoerano i DRUIDI (sapienti delle querce, dal greco = quercia e dallindo-europeo *wid = sapere),sacerdoti ma anche uomini di scienza e conoscenza; attributi coesistenti in tutte le civilt antiche, in cui isaperierano collegati fra loro ed unificati nella stessa figura. I Druidi, pertanto, erano al contempo medici,maghi e astronomi, anche se va ricordato che luso che questi facevano del cielo (e soprattutto delle dodicicostellazioni zodiacali) era diretto solo in minima parte a scopi astrologici; inoltre conoscevano molto beneuna gran quantit dessenze vegetali: le piante sacre per eccellenza erano la quercia, lagrifoglio esoprattutto il vischio. Scrive Plinio il Vecchio nella sua Naturalis Historia: Il vischio veniva staccato dallequerce (il vischio una pianta parassita) con un falcetto doro e raccolto in un candido manto, nel corso

    duna grande funzione che veniva celebrata il sei dogni mese dai Druidi biancovestiti, mistici sacerdoti dellareligione celtica. Oltre che per questo solenne rituale, il vischio era cos importante per i Druidi, antichissimifilosofi della natura, perch ne conoscevano le propriet terapeutiche. Spremuto da fresco, esso produceinfatti un succo contenente colina, acetilcolina e viscotossina, tre sostanze che abbassanotemporaneamente la pressione sanguigna. Le foglie di vischio inoltre, ridotte in poltiglia, leniscono i doloridellulcera maligna. E' probabile che i Druidi avessero intuto anche le sue propriet antitumorali: in studisperimentali di oncoterapia, infatti, si dimostrato che il vischio possiede la capacit di inibire la crescitadelle cellule neoplastiche. Sembra anche che gli estratti di vischio agiscano da stimolanti sul sistemaimmunitario dell'organismo, specialmente sull'attivit del timo. Gli infusi di rami e foglie possiedono proprietipotensive, emodepurative e calmanti. Questa pianta una fonte di composti cardiotonici, che risultanomolto utili nella cura delle affezioni a carico del sistema circolatorio. I dosaggi devono essere sempreparsimoniosi, perch le bacche contengono dei principi tossici per il corpo umano.

    Il cielo del 500 a.C. (nel periodo del massimo sviluppo della cultura celtica in Europa) era leggermentediverso da quello cui siamo abituati oggi, a causa del fenomeno della precessione degli equinozi,secondo il quale linclinazione dellasse di rotazione terrestre varia ogni 23.500 anni circa. Per talefenomeno, la stella pi vicina al polo nord celeste, nel 500 a.C., non era lattuale stella Polare, ma Kochab,sempre nella costellazione dellOrsa minore; ci rendeva possibile osservare dalla Gallia alcune costellazionioggi visibili solo dallemisfero australe.

    In corrispondenza del 1 novembre, festa di Samain, era in levata eliaca ( = il sorgere dun astro quasicontemporaneamente al Sole) Antares, una stella rossa di prima magnitudine, la pi luminosa dellacostellazione dello Scorpione. Ad Imbolc, circa il 1 febbraio, era in levata eliaca Capella, stella gialla dellacostellazione dellAuriga, anchessa di prima magnitudine. A Beltaine, il 1 maggio, sorgeva poco prima delSole la stella rossa Aldebaran, la pi luminosa della costellazione del Toro. Il colore della stella sembrava

    intonarsi perfettamente col colore del fuoco, associato al dio Belenus. Infine Sirio, la stella pi luminosa ditutto lemisfero boreale, nella costellazione del Cane maggiore, sorgeva eliacamente al 1 agosto, incorrispondenza della festa di Lugnasad. La stella pi brillante, dunque, era associata a Lug, la divinit celticapi importante.

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    Tutte le popolazioni antiche hanno sempre alzato lo sguardo al cielo, con la speranza di ricavarne indicazioniutili per la vita sulla terra. Tuttavia, ribadiamo, lattenzione che i Druidi (i mitici sciamani celtici) riservavano alcielo ed alle costellazioni non era finalizzata alluso astrologico: lastrologia, infatti, si diffonder solamentepi tardi, come modus vivendidi provenienza orientale, importata in occidente dai Romani in seguito agliinflussi etnici assorbiti nei contatti con i popoli dellAsia minore. Lastrologia occidentale ha cos suddiviso

    leclittica ( = piano dellorbita terrestre intorno al Sole) nei dodici segni tradizionali, il cui nome anticamente silegava alle costellazioni osservabili lungo la fascia di cielo detta Zodiaco.

    Ma culture diverse hanno in passato elaborato concezioni diverse, che ancor oggi mostrano una loro validit:fra tutte emerge in particolar modo loroscopo celtico, da cui si evidenzia (se mai ce ne fosse bisogno) illegame indissolubile che i Celti avevano stretto con le forze e gli elementi della Natura. Quella celtica erauna popolazione presente fin dagli albori su gran parte del territorio europeo, compreso il nord Italia,corrispondente grosso modo allodierna pianura padana. Gran parte della giornata e dellintera vita sisvolgeva nelle foreste e le leggende ricamate intorno a questo magico popolo, conservate a stento nelbackgroundculturale delle nostre tradizioni, sono state tramandate oralmente.

    I sacerdoti celti (ad un tempo cosmologi, erboristi ed uomini di scienza in generale) avevano sviluppato unaforma di astrologia del tutto particolare: il loro sistema era articolato su 22 segni, ognuno dei quali

    corrispondeva ad un ALBERO, le cui virt avrebbero influito sulle persone nate in quei giorni. Per i Druidi,lalbero rappresentava il ciclo della vita e la correlazione fra le tre parti del cosmo: il sottosuolo (le radici), laterra (il tronco) ed il cielo (la chioma). Inoltre, da profondi conoscitori degli eventi celesti, suddivisero ilpercorso apparente del sole in vari settori, attribuendo a ciascuno lalbero che, per le sue caratteristiche, pisi adattava a quel momento dellanno. I 22 alberi individuati dalla cultura celtica caratterizzano quindiciclicamente le persone nate nei diversi periodi dell'anno.

    Per questo, lecito ipotizzare che i Celti tenessero in gran considerazione il concetto cos in alto, comein basso, per poter collegare le analogie tra le forze della Natura e quelle umane: ad ogni costellazione fupertanto assegnato un albero, considerato simbolo di vita.

    In conclusione, limpronta lasciata da un popolo si misura dalla sua saggezza e dalla sua spontaneitculturale: se questo vero, si pu tranquillamente ritenere che, quella dei Celti, sia stata una delle pi grandi

    civilt esistite sul nostro Pianeta.

    A questo punto, come direbbe qualcuno, la domanda sorge spontanea: ma era proprio tutta farina del lorosacco? Domanda, questa, che gli addetti ai lavori si sono posti in circostanze similari: Sumeri, Egizi, Maya

    Anche in questo caso ci sentiamo di azzardare un NOdeciso, alla luce di quanto andremo ad esporre.

    Io conosco dei racconti che sono venuti dal Cielo

    (Talisin, bardo gallese V sec.)

    E ormai da quasi mezzo secolo che molti ricercatori dellignoto orientano i loro lavori nel tentativo didemitizzare i personaggi, strani e favolosi, che affollano le leggende, le tradizioni, le mitologie ed ipantheonreligiosi dei popoli antichi. Alcuni di questi ricercatori, che definire coraggiosi quanto menoriduttivo, sono giunti allincredibile conclusione che la grande maggioranza di queste misteriose entitsuperiori, pi o meno divinizzate dalle credenze popolari, altro non erano che una specie di coloni, venuti,se cos si pu dire, da pianeti lontani a bordo di carri di fuoco, quegli stessi che oggi chiamiamo dischivolanti, U.F.O. o, prudentemente, O.V.N.I. (oggetti volanti non identificati).

    Ora, le ricerche di questi picconatori di testi sacrisono in grado di affermare che lo studio approfondito edasettico della Tradizione Celtica pu confermare tutto ci che i colleghi ortodossi hanno scoperto nelletradizioni degli altri popoli: Sumeri, Assiri, Babilonesi, Iraniani, Ind, Maya, Egizi, Greci, Ebrei. Il tutto, per,

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    osservato con ottica diversa o, meglio, possibilista: in antitesi, cio, con la classificazione di oggetti e/omanufatti non riconducibili ad unidentificazione certa mediante letichetta, frettolosa e superficiale, dioggetto rituale o di culto, che i canoni dellarcheologia ufficiale sono soliti attribuire a tutto ci che non siriesce a spiegare.

    In questo modo si giunge a precisazioni estremamente interessanti sulle conoscenze scientifiche di quei

    colonizzatori venuti dal cielo che i nostri lontani progenitori chiamavano gli di; sulla loro particolarenatura, a volte simile ed a volte diversa da quella umana; ed infine, dettaglio che si rinviene esclusivamentenella tradizione celtica, sulle coordinate spaziali di provenienza di quei visitatori che, in un remoto passato,sinsediarono nelle regioni pre-Celtiche.

    A causa della mancanza di documentazioni i Celti avevano un proprio alfabeto, lOgham, matrasmettevano il sapere agli iniziati solo oralmente e dellostracismo nei confronti della cultura celticadopo la conquista da parte delle legioni di Cesare, nessuno finora aveva pensato di chiarire il mistero degliesseri che operavano prima degli uomini nel nord-Europa. Ed ora ci proveremo noi.

    Anche gli di hanno i carri

    Allepoca dei Celti, come in tutti i tempi lontani, i comuni mortali usavano il cavallo per gli spostamenti. I pifortunati (pochi, in verit) possedevano anche un carro, cui attaccavano un cavallo o (i personaggiimportanti) eccezionalmente due. Ma i carri di coloro che venivano chiamati gli di accorsi dal cielo eranomolto diversi dal tipo classico: sentiamo come li descrive Arbois de Jubainville nel trattato Druides etDieux en forme danimaux: La dea Badb si muoveva con un carro al quale era attaccato un solocavallo rosso. Questo cavallo aveva una sola zampa; il timone del carro gli passava attraverso il corpo e lasua punta usciva dalla fronte del cavallo stesso, che ne faceva al contempo da sostegno. Alla fine del carrocera un mantello rosso, che ricadeva al suolo e spazzava il terreno. Certo che avere una zampa soladevessere ben fastidiosoper un animale che deve galoppare! Soltanto per stare in piedi, il cavallo ad unagamba obbligato, per sostenersi, ad appoggiarsi al carro e visto che il timone gli attraversa il corpo,sarebbe pi semplice dire che questo singolare equino faceva tuttuno col veicolo. A questo punto,tralasciando le allegorie mitologiche che circondano la presunta divinit, derivate dal substrato culturaledelle popolazioni cui si manifestavano quelle strane apparizioni, non contraddittorio azzardare lipotesi cheil carro con cui si spostava la dea Badb non fosse altro che un velivolo, in cui il cavallo ad una zampacorrisponde allo scafo dotato di puntello (come descritto in alcuni OVNI) ed il timone ad un alettonedirezionale o ad un albero delica. (Curiosamente simile la ricostruzione effettuata da Blumrich, ingegnere NASA,circa il carro di fuoco descritto dal Profeta Ezechiele nellAntico Testamento, 1, vers.1-28). Quantoal mantello rosso trascinato posteriormente, fin troppo facile individuare in esso il bagliore emesso dalsistema di propulsione.

    Se ci fosse vero, si comprenderebbe il motivo per cui i carri degli di raggiungessero velocit vertiginose,con le quali nessun altro carro poteva rivaleggiare. Improvvisamente prosegue lautoreirlandese nella sua ricostruzione il carro (letteralmente) sinvol a velocit prodigiosa, in quanto la deasiera mutata in un grande uccello nero. Da quel momento in poi, i Bardi irlandesi, allorch dovrannodescrivere quegli oggetti volanti mai visti prima, li chiameranno uccelli neri. In un altro lavoro del predettoautore, la stessa dea Badb, al momento di involarsi, viene accompagnata da unespressione pittoresca:spar in una Gloria. Questo termine inconsueto, Gloria (si ritrova anche nella dizione un cielo digloria), si traduceva nei tempi antichi come un irraggiamento di porpora e doro, descrizione molto simile aquella usata da Ezechiele nel momento di avvistare ci che riteneva, appunto, la Gloria del Signore; edanche, facendo un parallelo con i giorni nostri, ai resoconti dei testimoni di fenomeni UFO, che confermano ilcomparire e lo scomparire dei misteriosi oggetti come avvolti da un alone luminoso, cangiante dal rossofuoco (porpora) al giallo-aranciato (oro).Ma oltre che in cielo, anche in mare gli di celtici detenevano un dominio incontrastato; anzi, addiritturasotto il mare: sembra infatti che per gli spostamenti sulla fase liquida utilizzassero vascelli dargento chenavigavano sotto le acque. Questo ci riporta alla mente lincredibile viaggio del Profeta Giona nel ventredi quellanimale marino che identific in una balena; una balena davvero strana, tuttavia, in quanto provvistadi occhi sui fianchi (obl?). E come non ricordare il Tripura vimana, che ritroviamo nel VymaanikaShaastra, poema epico ind risalente a circa 4.000 anni fa?

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    Le armi degli di

    I loro compagni erano spariti, senza lasciare traccia(da Manawyddan)

    Da Dieux et hros des Celtes, di M.L.Sjoestedt, attingiamo: Il vestiario da guerra degli di celtici eraalquanto diverso da quello dei comuni guerrieri. Una delle divinit-guerriere pi temibili era Balor: si trattavadi un ciclope. Il suo unico occhio, tuttavia, possedeva una straordinaria peculiarit: quando si apriva (ariposo era protetto da una pesante palpebra), il suo sguardo abbracciava linsieme delle forzeavversarie, che cadevano folgorate dal lampo che ne scaturiva. Traslazioni mitologiche a parte,siamo convinti che Balor, in realt, calzava un casco particolare, provvisto dapposita schermatura che gliconsentiva di vedere attraverso, tanto da farlo sembrare privo degli occhi; casco sormontato da unapertura,regolata da un otturatore (palpebra), il quale, aprendosi, lasciava partire una radiazione micidiale (lampo),probabilmente un raggio laser, azionato da chi indossava quellelmo inusitato. A corroborare quantoaffermato, possiamo aggiungere che ci siamo orientati sulla strada del Laser, in quanto sui caschi delledivinit combattenti, portati alla luce durante gli scavi archeologici negli insediamenti celtici, sono statirinvenuti cristalli di RUBINO: com noto, il rubino si trova alla base della generazione del raggio laser,perlomeno di quello di prima generazione. Tutto questo pu far pensare ad una produzione fantascientificaante litteram, se non fosse che, ai giorni nostri, le truppe speciali di sicurezza di molti Paesi sono dotate,per lappunto, di casco sormontato da puntatore laser, di cui basterebbe variare la frequenza pertrasformarlo in arma letale. Di questo particolarissimo copricapo non abbiamo il nome, mentre conosciamo ladenominazione di unaltra terribile arma: Gaebolg, ovvero la lancia magica. Perch magica? Perch, aquei tempi, una lancia (perlomeno creduta tale) che si allungava a volont e non mancava mailavversarionon poteva che guadagnarsi tale appellativo, da parte dei comuni guerrieri che, pur valorosie possenti, erano abituati a brandire lance comuni, costituite cio di robusto legno e di una punta ditemprato metallo. Anche in questo caso, dunque, siamo in presenza di unarma non convenzionale:probabilmente si trattava di un tubo (di materiale ignoto) dalla cui estremit scaturiva, ancora una volta, unraggio laser, in grado di colpire il nemico, anche in movimento, a qualunque distanza. Arma talmentepericolosa che, a riposo, era necessario mantenerne lestremit immersa in un paiolo pieno dacqua.Questultimo dettaglio conferma lesattezza dellintuizione di non poter circoscrivere tutte queste narrazioninellambito dellinflazionata mitologia, poich anche la tecnologia moderna adotta per certi generatori Laserunanaloga precauzione, differente solo per il liquido utilizzato. Recita infatti Raymond Channel nel trattatoLe laser et ses applications: sconsigliato, quando non si desideri utilizzare la potenza del fascio,lasciare permanentemente in funzione lapparecchiatura laser, perch in tal modo la temperatura del cristallosinnalza pericolosamente. Oggi il raffreddamento si ottiene con laria liquida, che viene conservata in unapposito contenitore a doppia parete, argentato allinterno, chiamato vaso di Arsonval: che fosse qualcosadi simile, il paiolo di celtica memoria?

    Concludiamo questo arsenale con quella che, in un passato non troppo lontano, stata realizzata dalla

    moderna tecnologia bellica, la cosiddetta arma finale o arma totale: quella nucleare. Dal Manawyddanestrapoliamo: Quella sera, mentre ci trovavamo a Gorsedd Arberth, scosse laria un gran colpo di tuono,seguito da una nuvola cos spessa che non si poteva vedere oltre. Quando la nube si dissip e tuttintorno sischiar, gettammo lo sguardo sulla campagna che avevamo attraversato prima: bestiame, dimore, persone,tutto scomparso. Anche i nostri compagni erano spariti, senza lasciare traccia. Che dire? Non sembra diriascoltare, purtroppo, la descrizione delle distruzioni atomiche di Hiroshima e Nagasaki? Fu lidentica sortetoccata a Mohenjo-Daro eHarappa, magistralmente descritta da David Davemport, nel suo ormai introvabilecapolavoro 2000 a.C.: distruzione atomica?

    Ma, alla fine, da dove venivano questi di?

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    Abbiamo citato allinizio un passo di Talisin, bardo gallese del V secolo. Bardo (=poeta), s, ma anchedrido (=iniziato, lo afferma lui stesso) e, probabilmente, anche qualcosa di pi: un mutante (), frutto quindidincrocio fra una donna ed unentit superiore pseudo-divina, dorigine extra-terrestre. Un po quello che silegge nel capitolo VI della Genesi, quando si parla dellunione dei Nefilim, caduti dal cielo, con le figliedegli uomini. Talisin, quando parla dei colonizzatori, li chiama Tuatha di Danann: tuatha, in Gaelico,significa tribe Danann del dio di Dana. In Bretone popolare, Dana diventa Dan e, in Gallese, Don. E

    qui interviene uno dei pi noti studiosi della cultura celtica, J.Markhale, che, nel suo libro Les GrandsBardes gallois, ci svela lenigma: Llys Don significa la corte di Don, che serve a designare lacostellazione di Cassiopea. Ecco individuata, quindi, la provenienza dei colonizzatori: la costellazione(Corte = insieme di stelle) del dio di Dana, di cui ovviamente, come sottintende la denominazione stessa,Dana il pianeta maggiore. Se in una notte limpida contempliamo la volta celeste e puntiamo la stellapolare, un po pi a destra (si fa per dire) compare una macchia bianca: Cassiopea, alias la Corte diDana, come la chiamavano gli antichi Celti, dal cui pianeta principale (Dana, per lappunto) i nostri extra-terrestri partirono in un remoto passato, in direzione nord-Europa. Talisin, infatti, prosegue: Dana hariunito i suoi figli e ha detto loro di scendere sulla Terra, dove regna il disordine. Se era necessario che ifigli di Danascendessero sulla Terra per ristabilire lordine, evidente che questi abitavano un altro pianetaed il fatto che si parli di un sito geografico come di una persona, consuetudine acquisita da tempo: non sidice, infatti, La Terra ha inviato i suoi figli alla conquista dello spazio, LEuropa si scontra con altre civilt,ecc.?

    Va ricordato, inoltre, che il termine Dananella tradizione celtico-irlandese significa la madre degli died presente anche nella forma Ana. Questultima dizione viene ricollegata dai proto-linguisti ad Ano Anu,che nella simbologia sumerico-accadica sta ad indicare lalto, il cieloe nellalfabeto cuneiforme scrittocon lo stesso ideogramma della parola dio(DIN.GIR). Quindi, letteralmente, il dio che sta in alto, nel cielo,la stessa denominazione che usa il Pater nosterdella religione cristiana. Il che sta a confermare, se mai cene fosse bisogno, che il detto tutto il mondo paese vecchio quanto lUomo

    Una curiosit: la raffigurazione della Madonna Nera (presente in Itala in 19 santuari, in Francia in uncentinaio ed anche in altri insediamenti celtici del resto dEuropa) va collocata in stretto rapporto con latradizione celtica. In questambito, infatti, riveste un ruolo importante la figura della Madre-Vergine-Karidwen, che si riallaccia alletimo Dana della tradizione irlandese di cui sopra e che significaletteralmente porta divina (da cui la ianua coeli delle litanie cristiane). Karidwen (o Cerridwen) era

    rappresentata sotto due aspetti: come la dea bianca, corrispondente alla Luna Nuova (= nascita), e comela dea nera, corrispondente alla Luna Vecchia (= morte). Questo perch, come s detto, i Celtisuddividevano il tempo secondo i cicli della luna e non del sole.

    CONCLUSIONI

    La tradizione celtica localizza il punto dapprodo degli extra-terrestri nel Nord-Nord-Ovest dellEuropa eriporta le date del loro arrivo, coincidenti quasi sempre, secondo il calendario celtico, con le ricorrenze diBeldan (1 maggio) e di Saman (1 novembre). Perch? Non crediamo che a quei tempi esistessero gi leagenzie di viaggio, che offrivano i pacchetti low costfuori stagione La spiegazione, forse, unaltra ed inquesto la Geofisica pu esserci di supporto. Il nostro pianeta circondato da una specie di schermo,chiamato Fascia di Van Allen, che lo protegge dalleccessivo bombardamento da parte delle particellecosmiche, molto dannose perch ionizzanti, e delle radiazioni ultraviolette, micidiali per i microrganismi:senza la Fascia di Van Allen, la vita sulla terra non sarebbe possibile. Potrebbe darsi che questa cintura, in

    qualche modo, arrecasse disturbo (per le radio-comunicazioni?) alle cosmonavi aliene. Tuttavia esistono

    () Mutanti = esseri fisicamente superiori alla media umana, detentori di segreti e di poteri sconosciuti ai terrestri, che aggiungono queste qualit

    materiali alle doti spirituali proprie dellUomo

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    tre corridoi, in corrispondenza dei quali la fascia sembra attenuare la propria attivit: questi si trovano sullaperpendicolare del Polo Sud, al disopra dellAfrica e, giustappunto, sulla perpendicolare del Polo Nord. Maperch proprio il 1 maggio ed il 1 novembre? Potremmo ipotizzare che, per leggi di natura ancorasconosciute (forse legate allinclinazione dellasse terrestre?), nei due periodi indicati lattivit della suddettafascia si riduca ulteriormente, favorendo in tal modo lingresso delle navi spaziali nella nostra atmosfera.

    In conclusione, la tradizione celtica rafforza la convinzione che, similmente allIndia, al vicino e lontanoOriente, al bacino del Mediterraneo e allAmerica precolombiana, anche lestremo nord dellEuropa abbiaconosciuto in epoche remote la visita di entit aliene, a dimostrazione che lintero nostro pianeta stato (econtinua ad essere) oggetto dattenzione, a ripetute ondate, da parte dei signori del cielo. Applicandouninterpretazione della tramandazione gaelico-britannica scevra da preconcetti e luoghi comuni, abbiamopotuto conoscere i loro mezzi di locomozione, le loro armi, le loro tecniche medico-chirurgiche e fito-farmacologiche, convincendoci sempre pi che, migliaia danni or sono, essi erano detentori duna scienzapari (per alcuni aspetti) o addirittura superiore (per altri) a quella terrestre del XX e, perch no, anche del XXIsecolo.

    Tutte e solo fantasie? Pu darsi, ma agli ultra-scettici, ai super-positivisti ed ai maxi-nihilisti che affollano dasempre lumano consesso vogliamo ricordare, a conclusione di questa ricerca, che Karla Turner, nel libroRapite dagli UFO, al paragrafo Retroterra personali, evidenzia: Tutte le otto donne (protagoniste di IR

    4; N.d.R.) hanno dimostrato di possederefacolt parapsicologiche superiori allamedia. I dati sullorigineetnica tendono a dimostrare che ladiscendenza celtica e dai nativi americani, rispetto ad altri specificigruppi etnici, prevalentenei resoconti di IR 4 avvenuti in America.

    Il che starebbe a dimostrare che quei signori del cielo, oltre che in tecnologia, erano superiori anche sottolaspetto delle promesse: avevano preannunciato un giorno ritorneremo e sembra proprio che, quellapromessa, la vogliano mantenere

    Giorgio Pattera

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