Aspetti faunistici: i vertebrati terrestri

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Se consideriamo la sezione trasversale di un corso d’acqua, percorrendo que- sto ideale transetto dall’asse mediano verso gli argini esterni, potremo incon- trare una serie di situazioni differenti e ben caratterizzate: dagli specchi d’ac- qua libera alle nude superfici ghiaiose o sabbiose, dagli stagni più eutrofici alle praterie aride o temporaneamente acquitrinose, dalle macchie arbustive pioniere alle più mature foreste riparie, ciascuno di questi habitat popolato da specifiche comunità animali. In alcuni casi si tratterà di biotopi distribuiti in maniera quasi puntiforme e con superfici anche molto limitate, ma spesso avre- mo a che fare con ambienti anche molto estesi, se non in larghezza, certamente almeno in lunghezza. Quest’ultimo aspetto ha importanti conseguenze anche sul popolamento faunistico. Innanzitutto, il carattere di elevata continuità osservabi- le in almeno alcune tipologie ambientali riduce la frammentazione, il possibile isolamento ed il conseguente rischio di estinzione di singole popolazioni. Il collegamento pressoché ininterrotto che un fiume stabilisce con altri impor- tanti complessi ambientali può costituire, inoltre, una via preferenziale per fenomeni di colonizzazione o per lo meno di scambio genetico tra popolazio- ni. Basti pensare, ad esempio, all’affermazione in pianura di specie tipicamen- te boschive a partire dalle estese formazioni forestali dei territori montani oppure, all’estremo opposto, la penetrazione all’interno lungo queste vie d’ac- qua di specie caratteristiche dei corpi idrici costieri. Ancora, l’estensione pre- valentemente in lunghezza piuttosto che in larghezza dei principali habitat golenali rende particolarmente sviluppati gli ecotoni, quelle zone di transizione tra ambienti differenti che, per il cosiddetto “effetto margine”, possono ospita- re comunità particolarmente ricche, soprattutto verso il lato interno dell’asta fluviale, dove il passaggio tra gli habitat risulta in genere più graduale; meno verso l’esterno dove l’intervento umano con le opere di arginatura già da seco- li ha bruscamente, e quasi sempre definitivamente, interrotto la naturale suc- cessione ecologica. 103 Aspetti faunistici: i vertebrati terrestri GIANCARLO FRACASSO Lontra (Lutra lutra) Il fiume mostra una notevole variabilità di ambienti anche in spazi ridotti (Trebbia, Emilia Romagna)

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Se consideriamo la sezione trasversaledi un corso d’acqua, percorrendo que-sto ideale transetto dall’asse medianoverso gli argini esterni, potremo incon-trare una serie di situazioni differenti eben caratterizzate: dagli specchi d’ac-qua libera alle nude superfici ghiaiose osabbiose, dagli stagni più eutrofici allepraterie aride o temporaneamenteacquitrinose, dalle macchie arbustivepioniere alle più mature foreste riparie,ciascuno di questi habitat popolato daspecifiche comunità animali. In alcuni casi si tratterà di biotopi distribuiti inmaniera quasi puntiforme e con superfici anche molto limitate, ma spesso avre-mo a che fare con ambienti anche molto estesi, se non in larghezza, certamentealmeno in lunghezza. Quest’ultimo aspetto ha importanti conseguenze anche sulpopolamento faunistico. Innanzitutto, il carattere di elevata continuità osservabi-le in almeno alcune tipologie ambientali riduce la frammentazione, il possibileisolamento ed il conseguente rischio di estinzione di singole popolazioni.Il collegamento pressoché ininterrotto che un fiume stabilisce con altri impor-tanti complessi ambientali può costituire, inoltre, una via preferenziale perfenomeni di colonizzazione o per lo meno di scambio genetico tra popolazio-ni. Basti pensare, ad esempio, all’affermazione in pianura di specie tipicamen-te boschive a partire dalle estese formazioni forestali dei territori montanioppure, all’estremo opposto, la penetrazione all’interno lungo queste vie d’ac-qua di specie caratteristiche dei corpi idrici costieri. Ancora, l’estensione pre-valentemente in lunghezza piuttosto che in larghezza dei principali habitatgolenali rende particolarmente sviluppati gli ecotoni, quelle zone di transizionetra ambienti differenti che, per il cosiddetto “effetto margine”, possono ospita-re comunità particolarmente ricche, soprattutto verso il lato interno dell’astafluviale, dove il passaggio tra gli habitat risulta in genere più graduale; menoverso l’esterno dove l’intervento umano con le opere di arginatura già da seco-li ha bruscamente, e quasi sempre definitivamente, interrotto la naturale suc-cessione ecologica.

103Aspetti faunistici: i vertebrati terrestriGIANCARLO FRACASSO

Lontra (Lutra lutra)

Il fiume mostra una notevole variabilità diambienti anche in spazi ridotti (Trebbia,Emilia Romagna)

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spesso in “cori”, e costituite da uncaratteristico trillo lungo una decina disecondi, ripetuto in lunghe sequenzecon un ritmo di circa quattro strofe alminuto, che però non vanno confusecon le stridulazioni piuttosto simili, mapiù continue e più aspre, del grillotalpa(Gryllotalpa gryllotalpa).Raccolte d’acqua più consistenti, sta-bili ed eutrofizzate ospitano durante illoro intero periodo di attività le imman-cabili “rane verdi”, un complesso di for-me rappresentate dal sistema ibridoge-netico costituito dalla rana esculenta(Pelophylax klepton esculentus) con larana di Lessona (P. lessonae) prevalen-temente nel Nord Italia, da quello checoinvolge la rana di Uzzell (P. kl. hispa-nicus) e la rana di Berger (P. bergeri) alCentro e al Sud. Queste pozze, soprattutto quando, in seguito a saltuari pro-sciugamenti, sono povere di pesci, che con la loro attività predatoria costitui-scono spesso un fattore limitante per numerose specie di anfibi, vengono utiliz-zate, ma esclusivamente per la riproduzione, da alcuni urodeli, quali il tritonepunteggiato (Lissotriton vulgaris), in gran parte sostituito nell’Italia centro-meri-dionale dall’affine ed endemico tritone italico (L. italicus); quando sono relativa-mente estese e profonde, dal più grande e più vistoso tritone crestato italiano(Triturus carnifex). [Una nota di nomenclatura: seguendo gli orientamenti piùrecenti, attribuiamo qui ai generi Pelophylax e Lissotriton specie di anfibi tradi-zionalmente ascritte, rispettivamente, ai generi Rana e Triton]Le fasce ripariali arbustive e specialmente quelle arboree, con il loro pianobasale ombroso, umido e ricco di rifugi, offrono ai tritoni idonee condizioni divita durante la loro fase terrestre. Le chiome costituiscono invece l’habitat idea-le per la raganella italica (Hyla intermedia), sostituita in Liguria dalla raganellamediterranea (H. meridionalis), in Sardegna e nell’Arcipelago Toscano dallaraganella tirrenica (H. sarda) e nella estrema porzione nord-orientale della peni-sola dalla raganella comune (H. arborea), la specie più diffusa in Europa e nellaquale fino a pochi anni fa venivano inglobate le altre forme presenti in Italia.Sono anuri specializzati per la vita arboricola durante la fase adulta, che tutta-via necessitano per la riproduzione di raccolte d’acqua ben esposte all’azionesolare. Se la colorazione verde brillante rende spesso quasi invisibile questograziosissimo anfibio, è impossibile non notarne le inconfondibili emissioni acu-

■ Anfibi

Quasi invariabilmente vincolati per la riproduzione alla presenza di acqua sta-gnante, gli anfibi evitano in generale il corso fluviale in senso stretto, poiché lavelocità di corrente, anche se ridotta nei tratti inferiori e verso lo sbocco in mare,ma anche l’abbondanza di ittiofauna predatrice, ostacolano sia la deposizionedelle uova, sia la vita degli stadi larvali di questi vertebrati. Tuttavia, entro le gole-ne più ampie si vengono a creare condizioni ambientali sufficienti, ed in certi casianche ottimali, per l’insediamento di popolazioni consistenti di alcune specie.Già gli ampi alvei sabbiosi e poveri di vegetazione, dove i ricorrenti fenomenitransitori di piena e di magra creano pozze spesso poco profonde ed effimere,rappresentano un habitat riproduttivo elettivo per il rospo smeraldino (Bufoviridis), anuro originariamente tipico delle zone steppiche e che spesso sicomporta da elemento pioniere, quindi particolarmente adattato a colonizzarecorpi d’acqua di nuova formazione e del tutto temporanei, poveri di competi-tori e predatori. Per fronteggiare queste situazioni estreme, esso mette in attoparticolari strategie riproduttive, quali una stagione di ovideposizione partico-larmente lunga per un anfibio (marzo-agosto) ed uno sviluppo larvale relativa-mente breve (anche inferiore a due mesi). Pur presentando una vistosa livrea achiazze verdi e biancastre che lo rende inconfondibile, non si osserva facil-mente, essendo attivo soprattutto nelle ore notturne. Ma durante la stagioneriproduttiva si fa notare per le frequenti emissioni sonore prodotte dai maschi

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Rospo smeraldino (Bufo viridis)

Larva di tritone

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■ Rettili

Per quanto riguarda questa seconda componente dell’erpetofauna, ci si puòragionevolmente aspettare che i fiumi in generale rappresentino un ambienteideale almeno per le tre specie italiane di natrici, dato il loro legame, per quan-to più o meno stretto, con i corpi idrici di varia natura. In realtà, i corsi d’acquaplaniziali costituiscono l’habitat elettivo, anche se non esclusivo, solo per lanatrice tassellata (Natrix tessellata), ampiamente diffusa nell’Italia continentalee peninsulare. Questo colubride, la cui livrea superficialmente simile a quella diuna vipera ne causa troppo spesso l’ingiustificata uccisione, è attivo general-mente tra marzo ed ottobre, nutrendosi quasi esclusivamente di pesci, mentrealtri piccoli vertebrati acquatici entrano a far parte della sua dieta solo in quan-tità secondaria. Strettamente associata da un lato alle basse quote, dall’altroal reticolo idrico superficiale, questa natrice può comunque risalire le vie d’ac-qua lungo le vallate, spingendosi così all’interno dei complessi collinari e mon-tani ma raramente oltrepassando i 600 m di quota, mentre all’estremo oppostopuò penetrare regolarmente anche negli ambienti salmastri di foce e di lagunacostiera; pur frequentando anche le sponde lacustri, mostra tuttavia una spic-cata preferenza per gli ambienti lotici rispetto a quelli lentici.La situazione opposta si osserva invece nella più comune natrice dal collare(N. natrix), diffusa in tutto il territorio nazionale, isole comprese, dal livello delmare fino ad oltre i 2000 m, anche se è nettamente più frequente al di sotto

stiche, con funzione di proclamazione territoriale e di richiamo sessuale, che,coinvolgendo in un crescendo quasi assordante diverse decine d’individui,costituiscono un elemento fondamentale del paesaggio sonoro di un boscoripario, specialmente nelle più umide e calme serate primaverili ed estive.Ugualmente legata per la gran parte della sua fase attiva ai substrati umidi del-le formazioni forestali planiziali, ma in questo caso esclusivamente nella Pianu-ra Padano-Veneta e marginalmente sui rilievi collinari circostanti, la rana diLataste (Rana latastei) si rinviene regolarmente nei boschi ripari, purché vi sianonelle immediate vicinanze raccolte d’acqua stagnante, ricche di materialevegetale sommerso, non troppo grandi né troppo profonde, possibilmentepovere di fauna ittica. Come appartenente al gruppo delle “rane rosse” non èsempre facile distinguerla, se non a distanza molto ravvicinata o solo in mano,dalle congeneri con le quali può coesistere, la rana dalmatina (R. dalmatina) emarginalmente la rana temporaria (R. temporaria). Ma almeno nel breve periododi presenza in acqua, coincidente con le fasi iniziali della riproduzione, la rana diLataste si riconosce per le emissioni sonore assolutamente diagnostiche; quel-le udibili più facilmente, anche a notevole distanza soprattutto quando, nellepiù tiepide ed umide notti di febbraio e marzo, diversi maschi si rispondono conun breve, isolato ma sonoro miagolio che sembra avere poco a che fare con ifamiliari e ripetitivi gracidii della maggior parte degli altri anuri, in particolare colsommesso e scandito crepitio della rana dalmatina o col cupo e pressochéuniforme borbottio della rana temporaria.

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Raganella tirrenica (Hyla sarda) Natrice tassellata (Natrix tessellata)

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dei 1500 m di quota. Decisamente piùeclettica e meno acquatica delle con-generi, soprattutto nel caso degli indi-vidui di maggiori dimensioni, di solitofemmine riproduttive, si può osservareanche lontano dai corpi idrici. Nellegolene fluviali più ampie e diversificatedal punto di vista ambientale, in parti-colare se ricche di pozze più o menoprofonde, l’incontro con questo rettile,relativamente confidente e poco elusi-vo, costituisce tuttavia un evento regolare durante il suo lungo periodo di atti-vità, tra la fine di febbraio e l’inizio di novembre. Ugualmente legata ai corpiidrici, sia stagnanti sia correnti, ma di solito poco profondi, la natrice viperina(N. maura) è però più frequente lungo i corsi d’acqua a carattere torrentizio,poiché la sua distribuzione geografica è limitata nel nostro Paese prevalente-mente alla Sardegna ed al settore nord-occidentale della catena appenninica,mentre la sua presenza nel settore planiziale è del tutto marginale.Tra i numerosi altri ofidi appartenenti alla fauna italiana che è più facileosservare negli ambienti ripari vale la pena ricordare, per la sua quasi ubi-quità ed elevata frequenza, il biacco (Hierophis viridiflavus), diffuso nell’in-tera penisola e nelle isole dal livello del mare fino ai 2100 m, sebbene raro aldi sopra dei 1500 m. Questa specie terricola trova negli ampi alvei fluviali unhabitat ideale, costituito da superfici aperte, assolate e relativamenteasciutte alternate a tratti con maggiore copertura arboreo-arbustiva ocomunque ricchi di rifugi. Diverso è il caso del saettone comune (Zamenislongissimus) diffusamente presente nell’Italia settentrionale e centrale esostituito nel Meridione ed in Sicilia dal saettone occhirossi (Z. lineatus),recentemente separato dal primo come specie a sé stante. Questo serpen-te spiccatamente arboricolo, e quindi tipicamente forestale, è diffuso in Ita-lia soprattutto nei boschi, mesofili o moderatamente igrofili, del piano colli-nare e submontano, ma nei boschi ripari lungo le principali aste fluviali,soprattutto della Pianura Padana, ridotte popolazioni sopravvivono comerelitto di una ben più ampia distribuzione planiziale, precedente alle radica-li trasformazioni operate dall’uomo.Anche tra i sauri incontriamo situazioni che ripropongono, a grandi linee, quel-le appena delineate per alcuni tra i serpenti. Infatti, in assenza di forme esclu-sive degli ambienti fluviali, possiamo da un lato facilmente incontrare in questiecosistemi almeno quelle specie più generaliste ed opportuniste, come lalucertola muraiola (Podarcis muralis) che almeno nelle regioni settentrionali ecentrali è frequente, oltre che negli ambiti variamente urbanizzati, soprattutto

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I greti rappresentano superfici aperte e intensamente soleggiate

Natrice dal collare (Natrix natrix)

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■ Uccelli

È praticamente impossibile elencaretutte le specie di uccelli che è probabi-le osservare lungo un corso fluviale, eche rappresenterebbero quasi la tota-lità dell’avifauna italiana, ad eccezionedelle poche forme strettamente seden-tarie e confinate agli ambiti alpini emontani e di quelle più francamentepelagiche. E ciò è dovuto sia allavarietà di ambienti disponibili entro learee golenali, sia alla notevole mobilitàche costituisce una delle caratteristi-che peculiari di questi vertebrati. Oltre agli spostamenti giornalieri, che perquanto di breve raggio possono portare alcune specie, nidificanti ben al difuori degli ambienti di fiume, anche solo a sorvolarli o a sostarvi, oppure even-tualmente a rifornirsi di cibo o di acqua lungo le sue rive, si deve tener contodell’importante fenomeno delle migrazioni stagionali su lunghe distanze cheperiodicamente, anche se con intensità e regolarità variabili da specie a spe-cie, vistosamente modifica nel tempo, ma globalmente arricchisce in modoconsiderevole, l’avifauna anche di un limitato tratto di un corso d’acqua. Ilnotevole dispendio energetico che ogni volo continuo, esteso anche per alcu-ne centinaia di chilometri, richiede ai migratori, li costringe a sostare a regolariintervalli, per poter recuperare le forze necessarie a percorrere le tappe suc-cessive, ma in una varietà di ambienti ben più ampia che non durante il perio-do riproduttivo. Ci limiteremo quindi ad accennare solo alle poche specie piùstrettamente legate agli ambienti ripari e che quindi ne costituiscono gli ele-menti avifaunistici più caratterizzanti, specialmente durante la nidificazione.Ospiti frequenti degli ampi tratti golenali, almeno nei mesi primaverili ed esti-vi in quanto svernanti per lo più in Africa, sono due piccoli caradriformi, bendistinti, oltre che per aspetto, anche per la scelta dell’habitat riproduttivo. Ilprimo, il piro piro piccolo (Actitis hypoleucos), lo si osserva normalmenteseguire il corso del fiume, dove l’acqua bassa lambisce le rive sabbiose, abrevi e rapidi passettini con una continua oscillazione della parte posterioredel corpo; ancora più distintivo è il volo, effettuato a poca altezza sull’acquae caratterizzato da una serie di battute poco profonde e quasi vibranti, inter-vallate a brevi planate con le ali arcuate verso il basso. Le coppie nidificantistabiliscono il loro territorio nelle ampie golene dei fiumi, preferibilmente neitratti planiziali superiori, dove la velocità della corrente è ancora sensibile, ilsubstrato sabbioso e ciottoloso, la vegetazione erbosa ed arbustiva rada e

nelle zone di margine tra le formazioni arboreo-arbustive e quelle più decisa-mente aperte, con alternanza di superfici soleggiate e substrati relativamentepiù umidi, tutte situazioni ben rappresentate lungo i corsi d’acqua.D’altro canto, specie ugualmente molto diffuse ma non altrettanto adattabilitrovano spesso nelle golene fluviali gli unici habitat ancora idonei, in particola-re nelle zone di pianura sempre più inospitali. È il caso del ramarro occidenta-le (Lacerta bilineata), presente soprattutto negli ambienti planiziali e collinaridell’intero territorio continentale, peninsulare e della Sicilia, che nell’estremaporzione nord-orientale d’Italia (Carso triestino e Prealpi Giulie) coabita e inparte si ibrida con il ramarro orientale (L. viridis), taxon col quale fino a pochianni fa era aggregato. Gli ampi alvei fluviali, almeno parzialmente coperti daformazioni arbustive e boschive a fianco di superfici assolate e scarsamentevegetate, costituiscono un habitat ottimale per questo sauro tipicamente eco-tonale che sta progressivamente scomparendo dagli ecosistemi agrari semprepiù banalizzati e ormai predominanti nelle pianure italiane. Gli estesi greti di alcuni corsi d’acqua padano-veneti, dove superfici erboseinterrompono a mosaico letti sabbiosi e scarsamente vegetati, costituisconogli estremi e circoscritti avamposti settentrionali, all’interno del territorio conti-nentale italiano, dell’areale della lucertola campestre (Podarcis sicula), larga-mente diffusa e molto comune entro un ampio spettro ambientale in Sicilia enelle regioni peninsulari, ma che è stata in grado di spingersi lungo le costesabbiose dell’Adriatico fino al Friuli.

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Piro piro piccolo (Actitis hypoleucos)

Ramarro occidentale (Lacerta bilineata)

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distribuita a mosaico. Durante la for-mazione delle coppie il maschio siesibisce in voli nuziali a zig-zag sulpelo dell’acqua o sollevandosi al disopra dei cespugli, lanciando in conti-nuazione le strofe di canto, costituiteda una rapida serie cadenzata di noteacute e trillanti. Nidifica a terra, quasisempre poco lontano dall’acqua masu terreno completamente asciutto espesso sotto la copertura di un arbu-sto. Presente nei siti riproduttivisoprattutto tra aprile ed agosto, que-sto limicolo sverna regolarmente, macon un numero molto limitato di individui, anche in Italia, quasi esclusiva-mente in aree costiere.L’altro limicolo tipico degli ambienti fluviali è il corriere piccolo (Charadriusdubius), il cui piumaggio, nel complesso sobrio quanto nella specie preceden-te, è apparentemente ravvivato da contrastanti disegni bianco-neri sul capo esul petto, che in realtà contribuiscono a renderlo pressoché invisibile quando èposato nel suo habitat preferito, le vaste distese di ghiaia: qui, sul fondo varie-gato, si confonde perfettamente, quando procede con brevi corse seguite dabrusche e prolungate soste. Tuttavia, non tende tanto a sfruttare le sue dotimimetiche nei confronti dell’uomo che si avvicini al suo territorio, ma fa di tut-to per distrarre l’attenzione dell’intruso dalle uova o dai pulcini eventualmentenascosti nei paraggi, volando in ampi cerchi e continuamente ripetendo il suobreve e lamentoso verso di allarme. Solo nelle situazioni di estremo pericoloper la nidiata ricorre alla pantomima nota come “simulazione di ferita”, con laquale, ostentando una fittizia incapacità al volo, concentra su di sé l’attenzio-ne del possibile predatore.Le pareti sabbiose alte e verticali, che la naturale azione del fiume crea qua elà nel suo scorrere attraverso le pianure alluvionali, offrono l’ideale sito di nidi-ficazione per il topino (Riparia riparia), il più gregario degli irundinidi europei,in grado di formare colonie che possono contare diverse centinaia di coppie.Già a distanza è facile individuare questi siti per il frenetico via vai degli adul-ti, che accompagnano i loro voli con un continuo e aspro cicaleccio, masoprattutto per l’aspetto fittamente bucherellato di lunghi tratti di argine. Sitratta delle aperture, molto ravvicinate, dei nidi: tunnel di circa 4 cm di diame-tro, scavati con le zampe dai maschi, che si spingono in leggera salita all’in-terno della sponda per una lunghezza di una settantina di centimetri, fino aduna cameretta poco più ampia, foderata di materiale vegetale, nella quale

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Corriere piccolo (Charadrius dubius)

Sito di nidificazione del topino (Riparia riparia)

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vivaci colori, che però rivela immedia-tamente, anche se per pochi istanti,nella loro inconfondibile brillantezzaquando sfreccia sull’acqua di uncanale col suo volo basso e rettilineo.La fitta vegetazione arbustiva che cre-sce rigogliosa lungo i corsi d’acquadella media e bassa pianura costitui-sce l’habitat elettivo dell’usignolo difiume (Cettia cetti), che lungo questevie naturali ha colonizzato nell’ultimomezzo secolo la Pianura Padano-Veneta, favorito dal progressivo miti-garsi delle stagioni invernali, ai rigoridelle quali è particolarmente sensibile.Nascosto quasi sempre nel folto, rivelaimmediatamente la sua presenza inquasi ogni stagione dell’anno con unacaratteristica strofa di canto, breve maesplosiva e, a differenza dalla maggior parte degli altri uccelli canori, emessadal maschio con una curiosa ed imprevedibile saltuarietà mentre si spostaquasi invisibile entro il suo territorio da un posatoio all’altro. Negli ambienti piùfavorevoli e più densamente popolati si comporta da specie poligama: unmaschio dominante può accoppiarsi in successione anche con cinque femmi-ne diverse, alle quali lascia per intero il compito di occuparsi della cova e del-l’allevamento dei nidiacei. Un’altra peculiarità di questa specie è il colore delleuova, un sorprendente rosso mattone uniforme e brillante, caso unico tra ipasseriformi italiani.Spesso poligamo è anche il cannareccione (Acrocephalus arundinaceus) cheperò si differenzia nettamente dal precedente per habitat e comportamento.Questo silvide relativamente grande, che trascorre l’inverno in Africa a suddel Sahara, stabilisce i suoi territori riproduttivi esclusivamente in ampi lettidi cannuccia palustre che bordano gli stagni golenali o le rive dei tratti infe-riori dei corsi d’acqua planiziali. Tra aprile ed agosto il maschio si fa imme-diatamente riconoscere mentre, posato ben in vista sulla cima di una canna,lancia per ore le lunghe strofe di canto, non particolarmente melodioso e lacui qualità sonora ricorda piuttosto quella di un anfibio. Il nido, ancorato adalcuni steli di cannuccia, piuttosto voluminoso e non sempre ben nascostotra la vegetazione, ospita con relativa frequenza l’uovo del cuculo (Cuculuscanorus), parassita di numerose specie che vivono lungo i corsi d’acqua dipianura.

vengono covate le uova ed allevati i pulcini. Le massicce opere di regimazio-ne a cui sono stati sottoposti i fiumi padani hanno reso questo spettacolosempre più raro. Tuttavia, il topino ha saputo almeno in parte far fronte a que-ste drastiche trasformazioni, adattandosi a nidificare entro le cave di sabbia eghiaia, la cui attività però compromette spesso il successo riproduttivo diintere colonie. Questa specie va anche ricordata per aver rappresentato unodei primi casi documentati di vistosa diminuzione nelle popolazioni di passe-riformi nidificanti in Europa occidentale e migratori transahariani, correlataagli eventi catastrofici che possono interessare le zone di svernamento afri-cane. Nel caso del topino si trattava delle prolungate siccità ricorrenti nellafascia nord-tropicale del Sahel. Tanto dimesso è il piumaggio bianco e bruniccio del topino, quanto sgargian-te, con le sue tonalità dominanti del blu e del turchese, è quello del martinpescatore (Alcedo atthis) che col primo però condivide in parte le modalitàriproduttive, nidificando anch’esso in gallerie scavate nelle sponde dei corsid’acqua, ma in questo caso col lungo e potente becco. A differenza dellaspecie precedente, il martin pescatore è un uccello solitario e fortemente ter-ritoriale, che per costruire il nido si accontenta di scarpate terrose alte anchepochi decimetri, purché verticali e prive, almeno in parte, di vegetazione. È unpredatore specializzato nella cattura di piccoli pesci sui quali si lancia a per-pendicolo da un posatoio sovrastante l’acqua, dove sosta in immobile attesaper lunghi intervalli di tempo. Passa così spesso inosservato nonostante i

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Martin pescatore (Alcedo atthis)

Cannareccione (Acrocephalus arundinaceus)

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Giancarlo FracassoLa cannaiola verdognola (Acrocephalus palustris)

Tra maggio e luglio le sponde erbose deicorsi d’acqua della Pianura Padano-Veneta sono ravvivate dall’inconfondi-bile canto della cannaiola verdognolache qui nidifica.Percorrendo gli argini fluviali è facileosservare i maschi di questa specieche, dalla cima di un piccolo arbusto odi uno stelo erbaceo sufficientementerobusto, lanciano a gola spiegata inter-minabili strofe.A questa “vistosità” acustica si con-trappone però un piumaggio assoluta-mente insignificante, bruno oliva disopra e bianchiccio di sotto, per cuiquesta specie è facilmente confondibi-le con altri piccoli passeriformi appar-tenenti alla stessa famiglia (silviidi) esoprattutto con i rappresentanti delgenere Hippolais o con i suoi stessicongeneri.Particolarmente impegnativa è la distin-zione dalla cannaiola comune (Acro-cephalus scirpaceus), ancor più diffusa

in Italia ma legata ad ambienti più fran-camente palustri. Anche disponendo diun esemplare in mano, l’identificazionemolto spesso si basa sulla combinazio-ne di una serie di complesse misuremorfometriche e talvolta, come nelcaso degli immaturi, può risultare persi-no impossibile. Ma quando i maschiemettono il loro canto territoriale rivela-no immediatamente la propria identitàspecifica. Mentre le strofe della can-naiola comune consistono di una lungae monotona serie di note, piuttostoaspre e stridenti, che si susseguonorapidamente e con poca variabilità,quelle della congenere spiccano inveceper sonorità e varietà.Ad un ascolto molto più attento que-st’ultimo aspetto risulterà però del tut-to apparente, poiché la cannaiola ver-dognola è una straordinaria imitatrice,a tal punto che le sue strofe, del tuttoprive di elementi veramente originali especifici, sono costituite solo dalle

copie praticamente perfette di un grannumero di note, anche se di solito mol-to brevi e tra loro mescolate, delle vociemesse da moltissmi altri uccelli, nonsolo europei ma anche africani.In effetti questa specie, anche se com-pie in Europa (e nell’Asia occidentale)una parte fondamentale del suo cicloannuale e cioè la riproduzione, vi si trat-tiene di norma solo circa due mesi,mentre il resto del tempo si può bendire lo trascorra in viaggio, per lo piùattraversando in lunghezza quasi tutto ilcontinente africano.Entrambe queste cannaiole sono, infat-ti, migratrici a lungo raggio e svernanoquasi esclusivamente in Africa a sud delSahara, ma se le popolazioni di A. scir-paceus dell’Europa centro-occidentalesi dirigono a fine estate verso sud-ovestattraversando la Penisola Iberica, quelledi A. palustris seguono una via decisa-mente orientale, percorrendo la Peniso-la Balcanica, l’Anatolia ed il VicinoOriente e penetrando in Africa tra ago-sto ed ottobre attraverso il Sinai ed ilMar Rosso.Successivamente la migrazione rallen-ta, protraendosi per diversi mesi lungoun corridoio relativamente ristretto, contappe più o meno lunghe e condiziona-te soprattutto dalla stagionalità delleprecipitazioni, attraverso Etiopia eKenia, per concludersi, addirittura ingennaio, nel sud-est del continente finoall’estrema Provincia del Capo (SudAfrica). Il viaggio di ritorno inizia in mar-zo-aprile, svolgendosi più rapidamentee, più o meno, lungo un analogo per-corso rispetto alla migrazione post-riproduttiva, ma l’arrivo in Europa vieneosservato di solito solo tra la fine diaprile e maggio avanzato. Alla conoscenza dettagliata del lunghis-simo percorso migratorio della cannaio-la verdognola ha contribuito anche lostudio del suo comportamento vocaleed in particolare delle straordinarie

capacità imitative. Il maschio di questaspecie acquisisce il proprio repertoriocanoro attraverso un processo diapprendimento che dura solo pochimesi, dalla nascita fino all’abbandonodei territori di svernamento africani, perpoi conservarlo immutato per il restodella sua esistenza.Le lunghe strofe emesse da ciascunindividuo consistono di centinaia dimotivi costruiti utilizzando le note di cir-ca 80 specie diverse.Complessivamente nel vasto repertoriocanoro di questa cannaiola sono statefinora identificate le imitazioni di alme-no 212 specie diverse di uccelli, ma levoci copiate dai “modelli” africanisuperano quelle di fonte europea (113specie contro 99), e spesso si riferisco-no a specie con una distribuzione geo-grafica relativamente circoscritta, rive-lando così dove questa cannaiola hasostato nei suoi spostamenti transcon-tinentali.

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Nido di cannaiola verdognola (Acrocephalus palustris) Cannaiola verdognola

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Giancarlo FracassoIl cuculo (Cuculus canorus)

Pur frequentando una gamma moltoampia di ambienti, dal livello del marefino ai limiti della vegetazione arborea,è proprio lungo i maggiori corsi d’ac-qua, dotati almeno di un minimo dicondizioni naturali, che il cuculo è pre-sente in densità particolarmente eleva-te. Qui, infatti, può trovare soddisfattein spazi relativamente ristretti due esi-genze fondamentali: cibo e possibilitàriproduttive.La dieta del cuculo è basata principal-mente su larve di lepidotteri, in partico-lare su quelle ricoperte di peli urticanti eche vivono in aggregazioni coloniali,che sono più frequenti nelle formazioniboschive e in quelle erbacee di margi-ne, tipologie vegetali di solito ben rap-presentate lungo le aste fluviali.Per riprodursi il cuculo ha invece biso-gno di altri uccelli nei cui nidi deporrà leuova ed ai quali lascerà l’incombenza diallevare i giovani a scapito dei propri.Sebbene in Europa l’uovo del cuculo

sia stato rinvenuto nel nido di oltre cen-to specie di passeriformi, solo in unatrentina di queste ciò accade con rego-larità.Proprio lungo un fiume, dove possonocoesistere fianco a fianco ambienti estre-mamente diversificati, questo “parassita”può disporre di un numero particolar-mente elevato di potenziali ospiti. Cosìnegli alvei più aperti verranno colpiti inidi della ballerina bianca (Motacilla alba)e della cutrettola gialla (M. flava), lungo lesponde con alte erbe la cannaiola verdo-gnola (Acrocephalus palustris) e la ster-pazzola (Sylvia communis), nei cannetidegli stagni golenali la cannaiola comu-ne (A. scirpaceus) ed il cannareccione(A. arundinaceus), nelle rade macchiearbustive di greto l’averla piccola (Laniuscollurio) e la bigia padovana (Sylvia niso-ria), infine nei boschi ripari l’usignolo(Luscinia megarhynchos), il pettirosso(Erithacus rubecula) e lo scricciolo (Tro-glodytes troglodytes).

Il particolare comportamento riprodutti-vo del cuculo si riflette anche nel suocomplesso sistema sociale, con territoridifesi indipendentemente da entrambi isessi ma limitati alle zone di riproduzio-ne, quasi sempre ben distinte e spessoanche molto lontane da quelle di ali-mentazione. In queste aree riproduttivesono presenti i territori di alcune femmi-ne tra le quali si stabilisce una gerarchiaattraverso la quale la femmina domi-nante monopolizza quasi tutti i nididisponibili di una determinata specieospite.Anche tra i maschi esiste forte competi-zione, ma in questo caso nei confrontidell’altro sesso, così i loro territori pos-sono sovrapporsi a quelli di più femmi-ne dominanti con le quali ciascunmaschio cercherà di assicurarsi il mag-gior numero di accoppiamenti. Ma èsoprattutto nei rapporti con la specieospite che il cuculo mostra una serie dicomportamenti sorprendenti, che sisono plasmati nel tempo in risposta aitentativi di difesa delle vittime, in unacontinua “corsa agli armamenti” di tipocoevolutivo. Innanzitutto ciascuna fem-mina tende a parassitare sempre i nididi una particolare specie-ospite e leuova deposte assomigliano nel colore enei disegni proprio a quelle delle vittimeprescelte; si formano così gruppi - dettigentes - di femmine specializzate emolto probabilmente legate genetica-mente per via materna, come confer-merebbero recenti analisi del DNA.Le uova del cuculo mostrano ulterioriadattamenti “offensivi”: le dimensionisono infatti decisamente piccole rispet-to a quelle della femmina che le ha pro-dotte, risultando più simili a quelle del-l’ospite, anche se di solito ancora leg-germente superiori; inoltre, il guscio èparticolarmente compatto, offrendo cosìuna maggior resistenza ai rischi di rottu-ra che può incontrare sia nel corso delladeposizione, spesso piuttosto rocam-

bolesca, sia di fronte alle azioni di elimi-nazione da parte dell’ospite.Nel corso della stagione riproduttiva lefemmine dominanti di cuculo depongo-no fino ad una ventina di uova, ma unasola per nido, prelevando contempora-neamente un uovo o due dell’ospite.Anche in questa fase il parassita mettein campo sofisticati meccanismi diattacco: la femmina depone a giornialterni, per cui ciascun uovo subisceuna sorta di pre-incubazione nell’ovi-dotto materno, e l’introduzione nel nidodell’ospite avviene quando la covata diquest’ultimo non è stata ancora com-pletata, per cui l’incubazione non èancora iniziata.L’uovo estraneo schiuderà quindi inanticipo rispetto ai fratellastri ed a quelpunto il destino della covata dell’ospitesarà segnato: il piccolo cuculo rapida-mente espellerà il contenuto del nido eassumerà su di sé tutte le cure dei geni-tori adottivi.

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Cuculo (Cuculus canorus)

Cuculo nel nido

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■ Mammiferi

Nell’ambito di questa classe di verte-brati la specie che probabilmente pre-senta il legame più stretto con le astefluviali è la lontra (Lutra lutra), anche sequesto carnivoro semiacquatico eopportunista può popolare, nel suovasto areale paleartico, tanto le spondelacustri quanto le paludi e le costemarine. A maggior ragione ciò si osser-va in Italia, dove attualmente sopravvi-ve quasi esclusivamente lungo i corsimedio-bassi di alcuni fiumi appenninicidell’Italia meridionale, soprattutto delCilento, della Basilicata e della Cala-bria. Indicatrice di qualità biologica especie-bandiera degli habitat acquaticiincontaminati, tanto da essere statascelta come emblema della Convenzione di Berna del 1979 per la conservazio-ne della vita selvatica e dell’ambiente naturale in Europa, la lontra effettivamen-te preferisce ecosistemi ripari notevolmente diversificati, che offrano da un latoabbondanza di prede in tutte le stagioni (pesci soprattutto ed in particolareciprinidi di taglia piccola o medio-grande, ma anche anfibi, crostacei, piccolimammiferi ed uccelli), dall’altro spazi molto tranquilli sia per il riposo diurno(cavità del terreno o di ceppaie, anfratti, letti di elofite ecc.), sia per mettere almondo ed allevare i piccoli. Nidifica in tane prossime all’acqua, spesso condoppia entrata, una subacquea ed una terrestre, e protette verso l’entroterra dadensa vegetazione.Nonostante una taglia di tutto rispetto, con una lunghezza media nell’adultodi oltre un metro ed un peso di quasi 10 chilogrammi, è difficile poterla osser-vare a causa del comportamento elusivo e dell’attività prevalentemente cre-puscolare o notturna, caratteristiche almeno rinforzate da secoli di persecu-zione da parte dell’uomo.Sono invece vari tipi di tracce a rivelarne spesso la presenza, all’occhio - maanche all’olfatto - esperto: le impronte che sul terreno molle rivelano sia lamembrana palmata che riunisce le cinque dita, sia le brevi unghie; gli escre-menti riconoscibili per l’odore, persistente per settimane e non sgradevole,paragonato ad una miscela di miele e pesce; le lunghe piste usate tradizio-nalmente negli spostamenti tra l’acqua e la terraferma, con andamento leg-germente sinuoso e fondo erboso non perfettamente appiattito, poiché nor-

I boschi ripari, specialmente quelli chebordano i bracci fluviali a più debolecorrente, le lanche morte o gli stagnigolenali, sono spesso abitati dal pen-dolino (Remiz pendulinus), minuscolopasseriforme dalla caratteristicamascherina nera che ne nasconde gliocchi. Una certa affinità con le cince èconfermata sia dall’abilità con cui samuoversi acrobaticamente tra le fron-de esterne delle chiome arboree, ser-vendosi delle forti zampe, oppure,soprattutto d’inverno, lungo gli steliverticali delle cannucce di palude, allaricerca di piccoli insetti e secondaria-mente anche semi, sia dal comporta-mento sociale, territoriale durante lanidificazione ma gregario durante lemigrazioni ed in inverno. Ben diverse

sono però le modalità riproduttive. Innanzitutto non nidifica in cavità come lecince, ma costruisce un particolarissimo nido a fiasco, con una entrata tubo-lare su un lato, fatto per lo più di lanugine vegetale, o anche animale, edappeso all’estremità di un ramo flessibile di salice o pioppo che pende quasisempre al di sopra dell’acqua. Ma ancora più originali sono i suoi rapporti dicoppia, spesso di brevissima durata, poiché entrambi i partner possonoessere successivamente poligami.Le selve fluviali, con la loro costante ed ampia disponibilità di fasce margi-nali e soprattutto quando sono ben sviluppate in altezza, offrono quellecondizioni di relativa umidità e luminosità particolarmente idonee al rigogo-lo (Oriolus oriolus), specie arboricola delle dimensioni di un merlo, ma nonfacilmente visibile mentre è posato tra gli alti rami delle chiome arboree. Seciò non sorprende nel caso delle femmine e degli immaturi, dal mimeticopiumaggio verdastro e striato, sembra poco verosimile nel caso dei maschiadulti che sfoggiano una delle livree più vistose dell’intera avifauna italiana,con il corpo interamente colorato di giallo brillante e le ali nere. Almeno traaprile ed agosto questa specie migratrice - sverna in Africa a sud del Saha-ra - si fa comunque facilmente individuare per l’inconfondibile canto com-posto da brevi note liquide e flautate che ben si adattano al suo aspetto edalle sue lontane origini tropicali, trattandosi dell’unico rappresentante euro-peo di un genere che conta oltre due dozzine di specie molto simili ma abi-tanti le foresti equatoriali dell’Africa e dell’Asia.

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Pendolino (Remiz pendulinus) Impronte di lontra (Lutra lutra)

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gli habitat ripariali, è la puzzola (Muste-la putorius). Essa è teoricamente diffu-sa nell’intera Penisola, ma il suo preci-so status in Italia è conosciuto in modomolto approssimativo, anche se appa-re decisamente rarefatta in molteregioni, soprattutto del Settentrione. Sitratta di una specie solitaria ad attivitàprevalentemente notturna e con regi-me alimentare strettamente carnivoro,ma lo spettro delle prede è moltovario, riflettendo soprattutto le dispo-nibilità locali e stagionali, risolvendositalvolta in una strettissima specializza-zione, di volta in volta orientata, adesempio, sui micromammiferi, o sulepri o conigli, oppure quasi esclusiva-mente sugli anuri.Tra i numerosi roditori che popolanole sponde dei corsi d’acqua italianialcune specie meritano di essere ricordate, se non altro per la relativa facilitàcon la quale possono essere osservate e riconosciute. La prima appartienealla sottofamiglia delle arvicoline, un gruppo di micromammiferi dalle abitu-dini in genere decisamente fossorie, trascorrendo la maggior parte del ciclovitale in gallerie scavate appena sotto la superficie del suolo in ambienti pra-tivi o forestali, per cui risultano poco visibili e spesso anche non facilmentedistinguibili fra loro a vista. L’arvicola terrestre o d’acqua (Arvicola terrestrisitalicus) si differenzia per le dimensioni piuttosto cospicue, simili piuttosto aquelle del ratto delle chiaviche (Rattus norvegicus) col quale può condivide-re l’habitat ma da questo sempre ben distinta per le forme tondeggianti, ilmuso non appuntito, le orecchie poco sporgenti, la pelliccia più folta e lacoda relativamente corta. La posizione sistematica delle diverse popolazionipresenti nella Penisola Italiana (è assente, infatti, dalle isole maggiori) non èancora completamente chiarita, ma sono note almeno due forme, separatesoprattutto per comportamento e preferenze ambientali: la prima acquaticae parzialmente diurna, la seconda (arvicola terrestre di Scherman) diffusa inEuropa centrale ma almeno anche sulle Alpi Carniche, praticola, notturna efossoria. La forma più diffusa preferisce corsi d’acqua perenne, non inquina-ta e non troppo profonda, situati soprattutto alle basse quote e ricchi divegetazione erbacea igrofila (carici, giunchi, cannucce, ecc.) di cui si nutresoprattutto tra la primavera e l’autunno, mentre d’inverno si ciba anche di

malmente l’animale procede con il ventre e la coda leggermente sollevati dalsuolo; gli scivoli, utilizzati come via di accesso rapido all’acqua su sponderipide ed erbose o come campo di gioco per i giovani; le aree di toelettatura,dove gli animali strofinandosi sull’erba, si sbarazzano dei resti del cibo cheimbrattano la pelliccia. Gli avanzi delle prede sono invece meno diagnostici,oltre che rari, in quanto la lontra tende a consumarle per intero.Tuttavia, anche l’osservazione, spesso del tutto fugace, dell’animale che nuo-ta può creare equivoci con altri mammiferi acquatici, per altro non autoctoni: ilvisone americano (Mustela vison), mustelide non ancora completamenteaffrancato dalla cattività, e soprattutto la nutria (Myocastor coypus), grossoroditore ormai naturalizzato ed ampiamente diffuso nel territorio italiano, aiquali si può aggiungere anche il topo muschiato (Ondatra zibethicus), per oracircoscritto ad alcune zone del Friuli Venezia Giulia. Quando nuota, il visone siriconosce, oltre che per le dimensioni decisamente inferiori, per il fatto di tene-re bene in vista sopra l’acqua praticamente tutta la superficie dorsale, dalcapo alla coda; la nutria mantiene emersa la testa e la gran parte del dorso,mentre la lontra, oltre al capo, lascia appena intravedere al di sopra del pelodell’acqua l’estremità posteriore del dorso e la coda.Un altro mustelide che, per quanto spiccatamente terrestre e comunque adat-tabile ad un’ampia gamma di condizioni ambientali, dagli ambiti rurali a quellimarcatamente forestali e dal livello del mare fino alle vallate alpine, mostra unaspiccata predilezione per gli ambienti umidi in generale, ed in particolare per

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Nutria (Myocastor coypus)

Arvicola terrestre o d’acqua (Arvicolaterrestris italicus)

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senza disporre dell’esemplare inmano o almeno posato a brevissimadistanza. Questa situazione è ulterior-mente complicata dal fatto che, trat-tandosi di animali molto mobili edalmeno in parte anche migratori suconsiderevoli distanze, è possibileincontrare un grande numero di lororappresentanti percorrendo un trattodi fiume di sera, tra la primavera el’autunno. Tuttavia, una gamma piùlimitata di specie trova proprio lungogli ambienti ripari adeguati ambienti dicaccia e rifugi invernali e riproduttivi,così da renderne almeno più probabile l’incontro e, entro certi limiti, il rico-noscimento.Le ampie superfici d’acqua non troppo corrente che caratterizzano le astefluviali sono il caratteristico ambiente di caccia del vespertilio di Daubenton(Myotis daubentoni), che cattura le prede, spesso anche con l’aiuto dellezampe posteriori, volando per lunghi tratti rettilinei vicinissimo alla superficiee di solito lontano dalle rive. Ugualmente dipendente dall’acqua per l’alimen-tazione è il vespertilio di Capaccini (M. capaccinii), il cui volo di caccia vieneeffettuato a maggior altezza dalla superficie e con più frequenti cambi di dire-zione ad ali tese; a differenza del precedente, che almeno per riprodursi utiliz-za le cavità degli alberi, questa è una specie strettamente cavernicola.Legato all’acqua per la caccia ma anche agli ambienti boschivi per l’alimen-tazione e la riproduzione è il vespertilio di Natterer (M. nattereri), anch’essocavernicolo per lo svernamento. Pure il vespertilio smarginato (M. emargina-tus), che sverna e si riproduce negli edifici o in grotta, può trovare negliambienti ripari condizioni ideali per la caccia, che svolge di solito all’interno oai margini delle formazioni arboreo-arbustive, come pure sull’acqua.I boschi ripariali più maturi offrono contemporaneamente ambienti di alimen-tazione e ideali rifugi (cavità) ai pipistrelli più spiccatamente forestali, come lanottola comune (Nyctalus noctula) e la nottola di Leisler (N. leisleri), specieentrambe relativamente grandi, dal volo potente e piuttosto alto dal suolo, nelprimo caso tendenzialmente rettilineo, nel secondo decisamente più irregola-re. Specie tipicamente silvicola è anche il pipistrello di Nathusius (Pipistrellusnathusii) che, come le due nottole, migra regolarmente su lunghe distanze(anche attorno ai 2000 km) con prevalente direzione NE-SW tra l’Europa set-tentrionale e le regioni a clima invernale più favorevole, come quelle atlanti-che e mediterranee, Italia compresa.

radici, semi e cortecce; forma coloniee costruisce sulle sponde complessisistemi di gallerie, con aperture siasopra sia sotto l’acqua e diversecamere destinate all’accumulo delleriserve alimentari o alla riproduzione. Inconfondibile per la vistosa strianerastra che corre lungo la lineamediana delle parti superiori del cor-po, altrimenti fulvicce, il topo selvaticoa dorso striato (Apodemus agrarius), adifferenza dei congeneri e degli altrirappresentanti della famiglia dei muri-di (se escludiamo il ratto delle chiavi-

che), si lascia osservare frequentemente in pieno giorno, rivelandosi anchepoco timoroso nei confronti dell’uomo. Presente solo nell’Italia settentrionale(Friuli, Veneto e Lombardia occidentale), che costituisce il limite sud-occiden-tale del vasto areale che dall’Europa centrale si estende fino alla Cina ed allaCorea, pare aver colonizzato il nostro Paese solo in tempi relativamenterecenti, non essendone mai stata trovata traccia nei numerosi depositi fossilirisalenti al Pleistocene. Pur potendosi incontrare anche in terreni agrari e suisubstrati relativamente aridi dei settori collinari, questo roditore sembracomunque preferire habitat umidi e diversificati dal punto di vista vegetazio-nale, che nella Pianura Padano-Veneta, forse anche a causa delle trasforma-zioni ambientali, coincidono spesso con le sponde dei fiumi, come nella Valledel Ticino, o del reticolo idrico minore. Tra gli insettivori, anche se diversi taxa possono frequentare gli ambienti ripa-ri, effettivamente mostrano un marcato legame con il mezzo liquido solo ledue specie di toporagni appartenenti al genere Neomys, il toporagno d’acqua(N. fodiens) ed il toporagno acquatico di Miller (N. anomalus). Almeno nell’Ita-lia settentrionale, il primo sembra frequentare soprattutto i torrenti montani,mentre il secondo risulta associato preferenzialmente ai corsi d’acqua ocomunque agli ambienti umidi di fondovalle e di pianura. Riconoscibili, alme-no a livello generico, per il vistoso aspetto bicolore, con le parti superiori neree contrastanti con quelle inferiori di tinta bianco-argentea, sono entrambi abi-li nuotatori, in grado di immergersi sott’acqua per catturare le prede, rappre-sentate da svariati invertebrati acquatici, ma anche da animali relativamentegrandi, come pesci ed anfibi, che vengono uccisi anche grazie alle sostanzevelenose contenute nella saliva.Per l’osservatore casuale è quasi sempre impossibile distinguere a livellospecifico tra i 30 taxa appartenenti all’ordine dei chirotteri presenti in Italia,

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Toporagno d’acqua (Neomys fodiens) Nottola comune (Nyctalus noctula)

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Le più disparate forme di controllo(arginature, sbarramenti, canalizzazio-ni, diversioni di bacino, spostamenti dialveo, ecc.) esercitate dall’uomo suifiumi nel corso dei secoli, da un latoproteggendo colture e nuclei abitatividalle inondazioni, dall’altro strappandonuove terre alle paludi create dallenaturali divagazioni fluviali, si sono poirivolte al diretto sfruttamento dellerisorse fornite dai corsi d’acqua,innanzitutto per l’approvvigionamentoidrico delle crescenti popolazioni, maanche per irrigare le campagne, perricavare energia, per gli usi industriali,per facilitare il trasporto di uomini ecose, per ottenere materiali inerti eprodotti della pesca.Ma questo ininterrotto processo dialienazione non poteva non trovare, intempi più recenti, la sua quasi inevitabile conclusione con l’aggiungersi, allafunzione già riservata ai fiumi, di pozzo senza fondo da cui continuamenteemungere beni sempre più preziosi, anche di quella di collettore dei più dispa-rati, e non raramente dei più dannosi, residui derivanti dagli insediamenti edalle attività umane.Sono così sempre più a rischio, e in molti casi sono già andate perdute, alcu-ne funzioni essenziali dei fiumi e delle loro golene, quali il contenimento del-l’acqua e il rallentamento del deflusso, il trasporto dei sedimenti, la capacità diautodepurazione e di contenimento di sostanze potenzialmente dannose, laricarica delle falde. I fiumi rappresentano quindi un elemento particolarmentesensibile del paesaggio in quanto, pur interessando una porzione molto ridot-ta di territorio, riflettono la qualità della sua intera gestione.Nel tempo sono stati proposti modelli diversi per spiegare l’ecologia fluvialenella sua complessità e i vari meccanismi che farebbero del fiume un efficien-

127Aspetti di conservazione e gestioneFRANCESCO BRACCO · GIANCARLO FRACASSO · ALESSANDRO MINELLI ·FRANCESCO NONNIS MARZANO · MARIACRISTINA VILLANI

Lanca di Bernate (Ticino, Lombardia)

Canalizzazione a scopo idroelettrico(Marmore, Umbria)

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■ Legislazione comunitaria e nazio-nale

Anche a livello normativo è stata rece-pita l’esigenza di controllare e tutelarela risorsa idrica, a livello sia comunitario(Direttiva “Acque” 60/2000/CE, recepi-ta nel nostro paese con D.L. 152/00)sia nazionale e regionale. Specie eambienti dell’ecosistema fluviale, inol-tre, sono oggetto di protezione nell’otti-ca della salvaguardia della biodiversità.Un ruolo di primo piano è svolto dallaDirettiva Uccelli (79/409/CEE) e dallaDirettiva Habitat (92/43/CEE), con lesuccessive modifiche ed integrazioni,che hanno portato all’identificazione diuna rete ecologica europea (Rete Natu-ra 2000) comprendente un insieme disiti, denominati Zone di Protezione Speciale (ZPS) e Siti di Importanza Comuni-taria (SIC), particolarmente significativi in termini di ricchezza floro-faunistica,nei quali non possono essere messi in atto interventi che compromettano laconservazione delle emergenze naturalistiche. In Italia molti corridoi della reteNatura 2000 sono costituiti da corsi d’acqua o tratti fluviali nei quali l’alterazionedegli ecotoni ripariali e delle zone adiacenti non sia ancora giunta a compromet-terne l’integrità o la funzionalità. Un insieme di habitat legati alle acque correnti,identificati in funzione della componente vegetazionale, è vincolato dalle diretti-ve e considerato meritevole di tutela, in tutte le regione biogeografiche che inte-ressano il nostro territorio. Fra questi, ad esempio, gli arbusteti a Myricaria ger-manica o a Salix eleagnos dei fiumi alpini, i fiumi a flusso intermittente dellaregione mediterranea con i loro agrostideti, le cenosi acquatiche delle acquefluenti, i bidenteti delle bassure umide, le cenosi nemorali a salice bianco.Sono tipicamente associate all’ambiente fluviale e ripario numerose specie diinteresse comunitario, ai sensi della Direttiva Habitat (92/43/CEE). Si possonoricordare i molluschi unionidi Microcondylea compressa, Unio elongatulus eMargaritifera auricularia, il crostaceo Austropotamobius pallipes, gli odonatiOphiogomphus cecilia, Cordulegaster trinacriae e Oxygastra curtisi, il coleotteroOsmoderma eremita; fra i vertebrati numerosi sono i pesci e i ciclostomi (comelamprede, storioni, coregoni, alcune trote e molti altri), i rettili e gli anfibi. Fra imammiferi va ricordata soprattutto la lontra, la cui presenza in Italia è oggi limi-tata a Basilicata, Campania meridionale e a ridotti lembi di Calabria e Puglia.

te sistema naturale di depurazione, grazie al concorso di processi chimico-fisi-ci e biologici e all’intervento di numerosi gruppi tassonomici, sia animali siavegetali, che sostengono catene alimentari diverse che si integrano con effettisinergici.Il concetto di river continuum, che interpreta un fiume come una catena diecosistemi che si susseguono sfumando uno nell’altro dalla sorgente alla foce,sottolinea la dipendenza della funzionalità delle comunità biologiche dallecaratteristiche geomorfologiche e idrauliche del sistema e la necessità di esa-minare un fiume nel suo complesso (si veda la fig. di pag. 12 e quanto propo-sto nel volume di questa collana dedicato ai Torrenti montani).Il modello della “spiralizzazione dei nutrienti” accoppia i processi di entrata inciclo dei nutrienti, cioè di metabolizzazione e trasformazione chimica deinutrienti, e il loro trasporto a valle, che interessa anche le zone ripariali. L’effi-cienza nei processi autodepurativi è condizionata quindi dall’integrità dell’eco-sistema fluviale in tutte le sue dimensioni: longitudinale (dalla sorgente allafoce), verticale (dal pelo libero dell’acqua alle falde), laterale (dal centro dell’al-veo alla riva), temporale e territoriale, relativa cioè non al semplice corridoiofluviale, ma all’intero bacino. Lo stato di conservazione dei fiumi è quindiinfluenzato dal tipo di coltivazioni, dall’esistenza di insediamenti produttivi ourbani e dalla qualità dei relativi servizi di raccolta e trattamento delle acquereflue. Questo effetto è tanto più netto quanto più viene a mancare, intorno alfiume, la fascia di ambienti di transizione che gli sono naturalmente legati.

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Allevamento nell’area golenale del Po (Emilia Romagna)

Il Tevere alla confluenza con il Farfa (Lazio)

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greti, ma riducendo drasticamente lospazio a disposizione di tutte le altrefitocenosi. Ne soffrono particolarmentela vegetazione acquatica e palustre, lecomunità vegetali erbacee xerofile deigreti sollevati e tutta la serie dei con-sorzi legnosi ripariali arbustivi e arborei.La tendenza alla canalizzazione del fiu-me, se può trovare una comprensibilespiegazione nella messa in sicurezzadel territorio circostante, tende però arendere estreme alcune tendenzenegative che si sommano alla semplifi-cazione morfologica. Le difese spon-dali permettono infatti lo sfruttamentoagricolo capillare del territorio golena-le. Questo implica da un lato la rigoro-sa razionalizzazione della superficiecoltivata, con l’eliminazione dellediscontinuità morfologiche residue (avvallamenti, terrazzamenti minori), dall’al-tro causa la completa sostituzione con colture della copertura vegetale natu-rale o paranaturale. Per questo è ormai assai frequente che le coltivazioni arri-vino sino all’alveo e il fiume sia ridotto a canale tra pioppi o mais.Questa situazione incide in modo indesiderabile sul bilancio trofico dei corsid’acqua: le acque dilavanti provenienti dalle estensioni coltivate circostanti fini-scono direttamente nel corso fluviale in quanto, tra l’alveo attivo e le colture,non esiste più alcuna fascia con vegetazione sviluppata. La semplificazionedella morfologia fluviale condiziona negativamente il ruolo chiave svolto dallavegetazione acquatica e ripariale non solo nella prevenzione dei processi erosi-vi e nell’aumento dei tempi di corrivazione, quindi nel controllo delle piene, maanche nella funzione di filtro-tampone che essa svolge, cioè nella capacità diritenzione meccanica e nel bioaccumulo di nutrienti e inquinanti. La riduzione ditale effetto, conseguente all’eliminazione del complesso della vegetazione ripa-riale, finisce con il favorire l’aumento del carico trofico delle acque fluviali. Anche gli usi idroelettrici e irrigui condizionano in modo pesante le portatedei fiumi, soprattutto durante la stagione estiva. Di ciò soffrono in misuranon grave le vegetazioni di greto, comunque adattate alla variazione ciclicadi disponibilità idrica, mentre sia la vegetazione acquatica e palustre siaquella forestale igrofila si vedono sottratte, nel momento più critico, risorseidriche fondamentali, per il venir meno delle acque superficiali e per l’abbas-samento della falda.

■ Problemi per la flora e la vegetazione

Osservando le grandi valli e le pianure, si rileva come il fiume costituisca spes-so una discontinuità nel paesaggio, per la presenza del relativo solco e perchéintorno ad esso compaiono tipi di vegetazione (forestale, arbustiva, erbacea)altrimenti inesistenti nella zona. Questa immagine della fascia fluviale caratte-rizzata da elevata biodiversità vegetale ha però subito, anche in anni recenti,un notevole ridimensionamento a causa di più processi convergenti il cui risul-tato è comunque quello di sottrarre spazio alle forme liberamente modellatedalla morfogenesi fluviale e alla vegetazione che su di esse si insedia.È generalizzata la tendenza a razionalizzare i corsi fluviali imbrigliandoli all’in-terno di arginature e vincolandone le sponde con opere di difesa che ne fis-sano la morfologia. Viene così imposta alle rive una brusca pendenza e ven-gono eliminati i molti ambienti di transizione che fanno parte integrante delpaesaggio fluviale. La fascia dove l’alveo del fiume può divagare, in accordocon i meccanismi di erosione e sedimentazione che gli sono propri, è stataprogressivamente ristretta. Nel fiume regimentato e canalizzato sparisce cosìparte dei greti, ma spariscono soprattutto greti sollevati e terrazzi intermedi espesso anche i sistemi di depressioni più o meno collegate all’alveo attivo eciclicamente allagate.Questa semplificazione morfologica riduce nettamente la biodiversità vegetale,permettendo, in grado variabile, la sopravvivenza delle comunità pioniere dei

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Bosco ripario a San Rossore (Arno, Toscana)

Costruzione di un canale di derivazione

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133■ I pesci

I pesci delle acque interne rappresen-tano oggi il gruppo di vertebrati mag-giormente a rischio in Europa: in Ger-mania il 72% delle specie è conside-rato minacciato, mentre su scala mon-diale è stata accertata l’estinzione di29 specie dal 1600 ad oggi.La situazione italiana è sicuramente traquelle più complesse a livello europeo.Passando in rassegna le diverse cate-gorie della lista rossa IUCN, gli allegatidella Direttiva Habitat dell’UnioneEuropea e le singole leggi regionaliemanate per la conservazione e latutela degli habitat e della fauna, ben47 dei 48 taxa indigeni italiani sonoconsiderati a rischio di estinzione oseriamente minacciati; il solo cavedano sarebbe, al momento, esente darischi. Le comunità ittiche delle acque interne italiane, in modo particolarequelle dei corsi d’acqua del bacino idrografico del Po, hanno subito profondemodificazioni in conseguenza del forte sviluppo agroindustriale del dopoguer-ra, delle numerose attività antropiche ad esso connesse, dell’aumentata den-sità della popolazione, delle alterazioni degli alvei, delle captazioni idriche perscopi irrigui, idroelettrici o per potabilizzazione, ma il colpo di grazia è statoinferto durante l’ultimo decennio dalla massiccia introduzione di specie alloc-tone. Al momento attuale questo aspetto sembra essere quello meno facil-mente risolvibile, in considerazione del perpetuarsi delle immissioni, dellescarse conoscenze scientifiche sull’ecologia di alcune delle specie immessee, soprattutto, della scarsa volontà di affrontare la problematica da parte deglienti amministrativi preposti a gestione e controllo.Per tutti questi motivi, negli ultimi anni negli ambienti fluviali italiani si sonoosservati un rapido decremento del quadro distributivo delle specie autoctonee la contemporanea crescita esponenziale di specie, di provenienza per lo piùdanubiana, che hanno rapidamente colonizzato svariate nicchie ecologichedei corsi d’acqua planiziali. Oggi le specie alloctone censite sono circa 40, mail loro numero è in costante aumento. Alcune di queste hanno un quadro distri-butivo per lo più limitato, ma la maggior parte di esse è caratterizzata dapopolazioni acclimatate e con biomasse considerevoli. Si pensi, per esempio,al problema del siluro e al forte impatto predatorio di questa specie sulle

Esotismo vegetale

L’introduzione volontaria o accidentaledi specie esotiche, chiamate anchealloctone o aliene, cioè specie che ven-gono diffuse dall’uomo fuori del loroareale, è un processo antico. Fu impor-tante in passato in senso positivo perl’alimentazione umana: gran parte deivegetali utilizzati come cibo anche inEuropa ha origini asiatiche o america-ne. Tuttavia, il risvolto negativo è l’ag-gressività che alcune esotiche manife-stano, entrando in competizione con leautoctone e realizzando invasioni dimassa alle quali fa seguito il loroingresso nelle cenosi spontanee. È ilcaso dei densi popolamenti monofiticidi amaranto a spiga verde (Amaranthuschlorostachys) sulle golene del Po, chehanno ridotto drasticamente le altrevegetazioni annuali dei greti, o dellevegetazioni dominate da verga d’oromaggiore (Solidago gigantea) o vergad’oro canadese (S. canadensis) lungol’Adige e il Po, degli arbusteti a indacobastardo (Amorpha fruticosa) su gole-ne e argini fluviali.Meno invasive, ma molto frequenti,sono enagra comune (Oenothera bien-nis) e buddleja (Buddleja davidii), colo-nizzatrici dei greti scoperti del Brenta edel Piave, e molte altre.La comprensione dei meccanismi cheintervengono a facilitare i processi diinvasione è tuttora incompleta, ma cer-

tamente i fiumi sembrano essere unambiente elettivo per le esotiche. Unostudio recente riporta per il fiume Po,nel suo medio corso, un elenco di 66specie alloctone, che costituisconoquasi il 20% della florula presente. Unaserie di fattori concorre a rendere il fiu-me particolarmente adatto alle speciealloctone: l’ampia disponibilità di acquae nutrienti, risorse necessarie alla lorosopravvivenza; la facilità di dispersionedi frutti, semi o propaguli realizzata dalmezzo acquatico, che opera un tra-sporto anche su lunghe distanze, ren-dendo possibile la colonizzazione suvasta scala; l’intervento antropico, par-ticolarmente pesante sia in alveo chesulle rive, che altera gli ambienti origi-nari, creando contesti semplificati aiquali le esotiche si adattano meglio epiù velocemente.L’impatto delle esotiche è riconosciutocome una delle principali cause diestinzione delle specie. L’IUCN (Inter-national Union for the Conservation ofNature and Natural Resources), asso-ciazione internazionale non governati-va che si occupa del monitoraggio edello studio delle specie a rischio, haistituito un apposito gruppo di espertidi specie esotiche, col compito diapprofondire la conoscenza della pro-blematica, di codificare le principalidefinizioni e di far luce sui meccanismiche rendono una esotica invasiva omeno. Nel 2004 la Svizzera ha redattola lista nera, comprendente le neofiteche causano danni in ambiti diversi, la“watch list” che elenca quelle poten-zialmente dannose e una chiave dico-tomica che permette di inserire unanuova esotica in una delle due liste.Anche l’Italia ha concluso nel 2007 unprogetto di ricerca in tal senso, predi-sponendo a livello nazionale e di ognisingola regione il catalogo delle specieesotiche, dei relativi impatti e deglihabitat occupati.

Mariacristina Villani · Francesco Bracco

Buddleja (Buddleja davidii)

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Persico reale (Perca fluviatilis)

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■ I vertebrati terrestri

Le principali compromissioni che sipossono rilevare lungo i fiumi riguarda-no quell’intreccio di variabilità e di con-tinuità ambientale osservabile nelledue direzioni principali, quella trasver-sale e quella longitudinale, in cui si svi-luppa l’asta fluviale e che ne caratteriz-za fondamentalmente l’ecologia. Nelprimo caso, le arginature, che imbri-gliano ormai la maggior parte dei fiumi che scorrono in ambito planiziale, iso-lano quasi completamente l’ecosistema ripario dal territorio circostante edimpediscono la completa realizzazione dei diversi stadi delle naturali succes-sioni ecologiche. Però anche all’interno delle stesse aree golenali, tra l’asseidrico in senso stretto e le sponde asciutte, le operazioni di regimazione, risa-gomatura e canalizzazione cancellano quel mosaico di habitat, più o menovegetati e più o meno umidi, che sono fonte di elevatissima diversità biologica.Tra gli uccelli, alcune specie decisamente rare o seriamente minacciate,soprattutto nella Pianura Padano-Veneta, a causa della riduzione degli habi-tat adatti, trovano entro le più estese golene condizioni ancora idonee asostenere discrete popolazioni nidificanti. Ad esempio, gli ampi greti scarsa-mente inerbiti possono ospitare l’occhione (Burhinus oedicnemus), il succia-capre (Caprimulgus europaeus) e la calandrella (Calandrella brachydactyla),mentre le macchie cespugliate danno rifugio all’averla piccola (Lanius collu-rio) ed alla bigia padovana (Sylvia nisoria).I diffusi interventi di rettificazione banalizzano ulteriormente il corso d’acqua,eliminando ad esempio i meandri, in corrispondenza dei quali l’azione dell’ac-qua, rispettivamente di erosione e deposito sui lati opposti dell’ansa, creahabitat favorevoli ad alcuni uccelli più tipicamente fluviali: nel primo caso,pareti verticali libere da vegetazione adatte allo scavo dei nidi del martinpescatore (Alcedo atthis) e del topino (Riparia riparia), nel secondo letti di sab-bie e ghiaie scarsamente inerbiti adatti alla nidificazione a terra del corrierepiccolo (Charadrius dubius) e del piro piro piccolo (Actitis hypoleucos). Ma ancora più gravi sono i danni inferti alle comunità animali da quegli inter-venti, come la costruzione di briglie o le operazioni di eradicazione anche tota-le della vegetazione spondale e golenale, che vengono ad interrompere perampi tratti la continuità degli habitat in senso longitudinale. Vengono infatticoinvolte, in questo modo, non solo le biocenosi presenti entro gli argini, chepossono venire ovviamente del tutto cancellate ma, indirettamente, anchecomunità insediate in habitat esterni alle aste fluviali, spesso ridotti a piccole

popolazioni di ciprinidi. Il depauperamento delle risorse ittiche e, in alcuni casi,la scomparsa di intere popolazioni hanno comportato la necessità di sviluppa-re azioni di ripopolamento. Tale pratica, anche se meritoria dal punto di vistaformale, è stata spesso condotta utilizzando esemplari assolutamente non ingrado di mantenere la biodiversità caratteristica del bacino e la variabilitàgenetica presente nella specie.L’impiego di riproduttori o di novellame non autoctono reperiti in commercio,come nel caso dei numerosi ceppi di salmonidi nord-Europei ancor oggi utiliz-zati per i ripopolamenti e per le pratiche di inseminazione artificiale, ha portatoalla comparsa di genotipi non indigeni che possono competere con quelli sel-vatici o addirittura sostituirli, comportando quella che gli zoologi definisconointrogressione, cioè l’acquisizione di caratteristiche genetiche originariamentenon presenti nella popolazione. Anche le pratiche ittiogeniche basate sull’utilizzo di esemplari prelevati daicorsi d’acqua locali, anche se più rispondenti alle esigenze di tutela e conser-vazione delle popolazioni naturali, non sono sempre condotte in modo corret-to. Infatti, la scelta dei riproduttori è spesso limitata ad un numero esiguo diesemplari, selezionati sulla base di scelte soggettive, e quindi non in grado disalvaguardare la diversità genetica della popolazione. Le pratiche di riprodu-zione artificiale e i ripopolamenti con materiale prodotto in incubatoio, se noncorrettamente gestite, possono creare situazioni di deriva genetica, con per-dità di variabilità conseguente all’immissione di esemplari geneticamente

molto simili in quanto ottenuti da unesiguo numero di riproduttori. Gli altilivelli di consanguineità possono quin-di condurre la popolazione verso feno-meni di depressione da inincrocio, chetende a manifestarsi con diminuzionedella sopravvivenza, maggiore predi-sposizione a patologie, scarso accre-scimento degli individui, taglia ridottadegli adulti e, soprattutto, scarsopotenziale riproduttivo degli esemplarisessualmente maturi.Non va poi dimenticato che le “acquedi trasporto” del novellame di impor-tazione possono portare anche allaimmissione di fauna minore aliena,anche se recenti normative tendono alimitare la diffusione accidentale dispecie alloctone.

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All’attività di pesca è legata l’immissione dispecie alloctone

Occhione (Burhinus oedicnemus)

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isole in una matrice ambientale sem-pre più uniforme e banalizzata.Può essere utile interpretare questesituazioni in termini di metapopolazio-ne, frammentazione degli habitat e retiecologiche, concetti che recentementehanno fatto la loro comparsa sia nelleformulazioni teoriche della biologia del-la conservazione, sia nelle sue applica-zioni più strettamente gestionali. Spe-cie come quelle legate agli ambientiboschivi oppure a quelli palustri, anchese relativamente diffuse su ampia sca-la, sono in realtà spesso presenti sulterritorio, soprattutto se fortemente degradato dal punto di vista ambientalecome lo è quello planiziale, in un arcipelago di popolazioni frammentate, sem-pre più esigue e maggiormente distanziate tra loro. Esse risultano, così, parti-colarmente esposte ai rischi di estinzione locale, fenomeno che però può esse-re contrastato, in una dinamica di metapopolazione, dall’apporto di nuovi indi-vidui provenienti da altre popolazioni locali che, al contrario, presentino unbilancio riproduttivo significativamente in attivo. Per garantire la sopravvivenzadi queste specie in un determinata area geografica è perciò necessario chel’assetto dell’intero territorio venga opportunamente pianificato secondo unalogica di rete di superfici che, per quanto diversamente gestite e più o menointensamente soggette all’intervento antropico, siano tra loro in qualche modocollegate, consentendo comunque questi scambi vitali. In quest’ottica, un ruo-lo importante è svolto dai corridoi faunistici, cioè da quelle porzioni di territorioche facilitano gli spostamenti degli individui di una specie tra le sue diverse sot-topopolazioni. I corsi d’acqua sono i candidati ideali a svolgere questa funzioneecologica, purché non vedano eccessivamente compromessa proprio la conti-nuità dei diversi habitat (acquatici, boschivi, ecc.) che vi si accompagnano. Il ruolo positivo svolto dalle fasce di vegetazione arboreo-arbustiva, che inquesti ultimi tempi appare in aumento lungo le sponde fluviali, invertendoalmeno in parte quel processo di disboscamento diffuso che a partire dalsecondo dopoguerra ha coinvolto soprattutto la Pianura Padano-Veneta, vie-ne confermato dall’espansione in ambito planiziale di non poche specie carat-teristiche di ambienti boscati. Questo fenomeno appare evidente soprattuttotra gli uccelli, facilitati in questo dalle notevoli capacità dispersive; ad esem-pio, lo sparviere (Accipiter nisus), il colombaccio (Columba palumbus), l’alloc-co (Strix aluco), il picchio rosso maggiore (Dendrocopos major), il codibugnolo(Aegithalos caudatus), la cinciarella (Cyanistes caeruleus) e la ghiandaia (Gar-

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Codibugnolo (Aegithalos caudatus) al nido

Sparviere (Accipiter nisus)

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■ Problemi e prospettive

Le difficoltà nel gestire un ecosistema complesso come l’ambiente-fiume sonoil risultato di una visione spesso unilaterale delle problematiche legate ai corsid’acqua, di volta in volta considerati in maniera esclusiva come fonte di rischioda minimizzare a tutti i costi, oppure fornitori di risorse il cui sfruttamento vamassimizzato, o ancora, nel peggiore dei casi, semplici collettori di scarti oresidui delle più svariate attività umane. In generale, però, predomina ancoral’approccio meramente idraulico, rafforzato oggi dalla crescente consapevo-lezza del progressivo assottigliarsi del patrimonio idrico e delle sue fonti diapprovvigionamento. Sarebbe invece auspicabile il passaggio da questa visio-ne del fiume come semplice condotta di un liquido di cui va semplicementecontrollata la portata, ad un approccio geomorfologico globale che si occupidell’evoluzione spazio-temporale dell’intero bacino idrografico. Così, la dimi-nuzione tanto della velocità di deflusso, e quindi dell’energia dell’acqua cor-rente, quanto dell’entità dei picchi di piena, potrebbe essere ottenuta, più cheattraverso le opere di regimazione forzata, restituendo al fiume spazi sufficien-ti per ricostruirsi i meandri e gli ampi alvei in cui divagare e regolando le pienetramite esondazioni diffuse e controllate. Si tratta di una politica gestionaleinnovativa che, avvalendosi dei principi già adottati da numerosi altri Paesi, sipuò sintetizzare nell’espressione “riqualificazione fluviale”.Questo approccio multilaterale e multidisciplinare mira a soddisfare in modo

139rulus glandarius) stanno riconquistan-do ampi settori di territori padani neiquali erano scomparsi o si erano forte-mente rarefatti. Ugualmente, alcunimammiferi, quali il capriolo (Capreoluscapreolus), lo scoiattolo (Sciurus vulga-ris) ed anche la martora (Martes mar-tes), vengono osservati sempre più fre-quentemente in pianura; pure la recen-tissima espansione dell’istrice (Hystrixcristata) a nord della catena appennini-ca potrebbe essere stata agevolata dainaturali corridoi rappresentati daiboschi e dalle boscaglie ripariali.Peraltro, situazioni favorevoli alla fau-na si possono osservare anche laddo-ve gli interventi antropici diretti, fina-lizzati tanto alla regimazione dei corsiquanto allo sfruttamento delle risorse

ivi presenti, non sono stati troppo radicali o prolungati nel tempo, così dapermettere al fiume di rimodellare fisicamente il proprio letto e di garantire lariaffermazione di complesse comunità vegetali ed animali più o meno prossi-me alle condizioni originarie. Tuttavia, questa riconquistata naturalità delpaesaggio fluviale, per quanto parziale e limitata, viene spesso percepita,paradossalmente, come segno di abbandono, e a maggior ragione in quan-to insediata su suolo pubblico, giustificando quasi lo svolgimento di attivitàche, anche quando non del tutto illegali ma per lo meno incontrollate, pos-sono risultare dannose o del tutto incompatibili con la tutela della flora e del-la fauna. Ad esempio, manifestazioni popolari, circolazione veicolare fuori-strada, pastorizia, insediamenti temporanei possono svolgere una pesanteazione di disturbo sull’avifauna, soprattutto su quella acquatica in sostamigratoria, oppure possono compromettere il successo riproduttivo di spe-cie particolarmente esposte a questo tipo di pressione, come quelle chenidificano a terra (piro piro piccolo, corriere piccolo, occhione e succiacapre)o nei bassi cespugli (averla piccola, bigia padovana, ecc.). Anche la tenden-za alla trasformazione degli ecosistemi ripariali in una sorta di “parco” per unpiù facile e sicuro utilizzo da parte della popolazione, se comprensibile e giu-stificabile all’interno di un centro abitato o nelle sue immediate vicinanze, siscontra con la scarsa attenzione rivolta dagli enti coinvolti alle dinamichenaturali di tali siti, manifestandosi nella sua forma più vistosa con l’introdu-zione di specie vegetali e animali del tutto estranee al contesto territoriale.

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Estrazione di ghiaia nell’area golenale del Po

Ghiandaia (Garrulus glandarius)

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utilizzare con estrema cautela le aree più prossime alle sponde ed agli argini(costruire all’interno delle zone golenali è una attività quantomeno improvvida!).Lo sfruttamento dei fiumi ha anche fatto sì che una parte significativa delle loroacque venisse ingabbiata dalle oltre mille dighe italiane, utilizzata dalle indu-strie, deviata in canali e così via. Il risultato finale è che, in periodi di siccità,alcuni alvei sono più simili a deserti che a letti fluviali. Questo fa sì che la faunapresente, soprattutto i pesci che non possono accontentarsi di piccole pozze,mostri chiari segni di sofferenza ed è per questo che si è fatta largo l’idea diprevedere un “deflusso minimo vitale” che garantisca un livello idrico minimo incaso di siccità, a parziale discapito delle attività di sfruttamento antropico.Si oppone a questi cambiamenti di tipo prevalentemente culturale anche la pre-senza di una pletora di enti coinvolti nel governo dei fiumi, sia pubblici sia priva-ti (Genio Civile, Consorzi di Bonifica, Autorità di Bacino, Comunità Montane,amministrazioni locali con i rispettivi Piani Territoriali, categorie imprenditoriali,associazioni culturali, ecc.), le cui diverse competenze o interessi, oltre a riflet-tersi in inadempienze e ritardi, o in interventi scoordinati, sfociano spesso in unaelevata conflittualità tra i soggetti coinvolti, in un confronto tra sicurezza idrauli-ca, richieste di spazi edificabili o di materiali ed istanze di tutela ambientale o,più semplicemente, di un maggiore rispetto paesaggistico. A ciò va aggiunta lacronica mancanza di pianificazione che non fa che esacerbare la gravità di que-sto stato di cose, costringendo a perseverare in una politica gestionale basataspesso su interventi di assoluta urgenza, se non di inderogabile emergenza.

141sostenibile, mediante interventi strutturali e programmati, le molteplici richie-ste di carattere sociale ed economico, integrando le istanze volte al manteni-mento o al ripristino della funzionalità ecologica, della naturalità, della biodi-versità e del valore paesaggistico e ricreativo dei corsi d’acqua; le esigenzeidrauliche, che mirano a garantire la difesa del territorio, a regolare il trasportosolido, a razionalizzare lo sfruttamento delle risorse; e le normative ammini-strativo-istituzionali disposte a disciplinare la destinazione degli usi del suolo,predisporre provvedimenti economico-finanziari, pianificare il territorio, coor-dinare le diverse iniziative gestionali.Le cronache italiane sono drammaticamente caratterizzate da eventi disastrosi,conseguenza di fenomeni meteorologici anche non particolarmente intensi.Alluvioni, esondazioni, movimenti franosi non si contano in un “Bel Paese” che,purtroppo, mostra una certa predisposizione a questi fenomeni. Se una certapercentuale di questi eventi drammatici può esser ascritta alle caratteristichegeologiche del nostro territorio, è pur vero che l’intervento umano ha giocatoun importante ruolo di amplificazione. È vero che i fiumi appenninici e molti diquelli alpini hanno caratteristiche “giovanili” e mostrano una forte erosione inatto, ma l’unica soluzione è la bonifica dei bacini, il ripristino, ove possibile, del-le condizioni originarie, evitando di “imbottigliare” i corsi d’acqua in alvei ridotti(e troppo spesso interessati da infrastrutture), insomma controllando e nonmodificando la loro naturale tendenza. I fiumi esondano per loro natura: è cosìche si sono formate le nostre preziose pianure; dobbiamo quindi imparare ad

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Attività agricola nell’area golenale del Tevere (Lazio)Il Po a Torino

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143Proposte didatticheMARGHERITA SOLARI

I fiumi interessano spesso le aree urbane e sono quindi habitat facilmente accessibili

■ Le libellule

● Obiettivi: conoscere le principalicaratteristiche dell’ordine degli odona-ti, comprendere le differenze nello svi-luppo di insetti olometaboli ed emime-taboli; acquisire competenze nel rico-noscimento di alcune specie di odona-ti tipici degli ambienti ripari; svilupparecapacità di osservazione e confronto;maturare la passione per il riconosci-mento degli insetti.● Livello: ragazzi della ScuolaSecondaria di secondo grado (14-18anni).● Attrezzatura: materiale bibliografico, manuali di riconoscimento degli inset-ti, insettario per l’osservazione di esemplari preparati, abbigliamento adattoall’escursione, attrezzatura per la cattura degli insetti adulti o delle ninfe (retinoentomologico e retino da pesca a maglie sottili), acquario adattato all’alleva-mento, macchina fotografica.● Collaborazioni richieste: guida naturalistica o esperto entomologo.

FASE PRELIMINARE (DA PARTE DELL’INSEGNANTE)

1. Scelta di un ambiente ripario adatto all’escursione, di facile accesso, nontroppo antropizzato, in cui sia possibile l’avvistamento di libellule. Preparazio-ne del materiale bibliografico.

LAVORO IN CLASSE

2. Studio approfondito sulla classe degli insetti: morfologia, abitudini di vita,diffusione, adattamenti particolari, fasi dello sviluppo, cenni di sistematica(vedi pagg. 58-61).3. Ricerca bibliografica, nel gruppo classe, sulle caratteristiche che contrad-distinguono l’ordine degli odonati. Interessanti in particolare, per quantoriguarda l’aspetto, la colorazione, la forma del capo con antenne brevi e occhi

Onychogomphus forcipatus

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composti molto sviluppati (con vastocampo visivo), l’apparato boccalerobusto, le ali grandi trasparenti emembranose, l’addome sottile e allun-gato. Per quanto concerne le abitudinidi vita, ricordare la perizia nel volo,tale da consentire manovre repentine,la grande abilità nella caccia, che con-sente al vorace predatore di nutrirsi diinsetti, la tendenza alla territorialità,per cui il maschio non tollera la vici-nanza di altri maschi della stessa spe-cie; caratteristiche inoltre le parate dicorteggiamento dei maschi, le fasidell’accoppiamento (a formare la cosiddetta “catena d’accoppiamento” pri-ma, con il maschio davanti e la femmina dietro, e la “ruota d’accoppiamento”poi, in cui i due insetti formano una sorta di cerchio), ed infine la deposizionedelle uova sui vegetali o in acqua, con varie modalità. Per quanto riguarda losviluppo, è interessante soffermarsi sulle caratteristiche delle ninfe: voracipredatrici di piccoli artropodi, oligocheti e girini che vengono catturati con unapparato boccale, la maschera, unico nel suo genere. Durante la vita giovani-le si compiono numerose mute: la muta finale della ninfa darà poi origineall’insetto adulto.4. Osservazioni al microscopio, a basso ingrandimento, di esemplari di colle-zione di libellule adulte; studio della sistematica, soffermandosi sulle famiglietipiche degli ambienti ripari in cui si svolgerà l’escursione (corso medio o trat-to potamale).5. Costruzione di un acquario per l’allevamento delle libellule: procurare uncontenitore, anche piccolo e di plastica, disporre sul fondo melma, terriccio eresti vegetali prelevati da uno stagno, inserire qualche piccola pianta palustre(Carex, Juncus, Myriophyllum), riempire di acqua; ricoprire l’acquario con unarete di tulle, sostenuta da un telaio di legno (vedi scheda di pag. 144).

ESCURSIONE

6. Escursione nel tratto di fiume prescelto, suddivisione della classe in picco-li gruppi che osservano vari tratti delle rive. Riprese fotografiche dell’ambien-te. Raccolta di esemplari con il retino, osservazione (possibilmente ponendol’esemplare in una scatola di plastica forata di piccole dimensioni) e rilasciodegli esemplari.7. Raccolta sul fondale degli stadi preimaginali: le pescate con il retino dapesca (o anche con un semplice colino) vanno effettuate ai bordi, ove l’acqua

145Le ninfe degli odonati

Gli odonati, più conosciuti come libel-lule, sono insetti a metamorfosi incom-pleta i cui stadi pre imaginali conduco-no vita acquatica fino alla trasforma-zione in insetto adulto e atto al volo.Gli adulti, grazie i grandi occhi ed alformidabile apparato muscolare diret-tamente connesso alle ali, sono preda-tori a carico di diverse altre specie diinsetti. Anche allo stadio giovanileesse si nutrono di invertebrati acquati-ci che catturano con movimenti fulmi-nei utilizzando un particolare organoripiegato sotto il capo: la maschera. Laninfa, una volta raggiunta la maturità,esce dall’acqua andando a fissarsi suuno stelo dove attende completamen-te inerme lo svolgersi della meta-morfosi. La cuticola si fende sul dorsolasciando così uscire l’insetto adulto.Durante questa fase le libellule hannoun aspetto “diafano” e non sono ingrado di volare, tanto che qualunqueevento inatteso che si verifichi in que-sta fase, come l’attacco da parte diformiche e la semplice caduta inacqua, risulta inesorabilmente letaleper l’individuo.L’allevamento delle libellule si può rea-lizzare facilmente in condizioni con-trollate mediante l’utilizzo di un sem-

plice acquario in vetro di dimensionicontenute (30x20x30 cm). Occorreinnanzitutto procedere alla ricostruzio-ne dell’habitat naturale dell’insetto.Questo si realizza semplicemente conl’aiuto di un secchio raschiando il fon-dale di uno stagno per raccogliere unpo’ di materiale dal fondo (fango,detriti, piante, ecc.). Questo materialeva versato nell’acquario lasciandoliberi circa i due terzi per l’acqua. Lepiante acquatiche che serviranno dasfondo vanno opportunamente siste-mate e fatte fuoriuscire dal pelo del-l’acqua per permettere alle ninfe matu-re di uscire e fissarsi.Una volta preparato l’acquario nonresta che raccogliere alcune ninfe diodonati pescando con un colino nelleacque superficiali dello stagno. Le nin-fe così raccolte vanno liberate nell’ac-quario dove si nutriranno a carico degliinvertebrati già introdotti con il fango.I grossi anisotteri come Anax o Aeshnapredano volentieri anche i piccoli giriniche quindi potremo introdurre nell’ac-quario come prede.Una volta che le ninfe si approssimanoalla maturità si può coprire l’acquariocon un telo leggero di tulle per impedi-re che gli adulti volino via.

Ivo Pecile

Ninfa di Gomphus

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Aeshna mixta

Ninfa di Sympetrum nascosta nel fango

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è ricca di vegetazione, oppure nella melma di fondo dei tratti di fiume più len-ti; sul fondo del retino si possono trovare vari animali, da selezionare con l’aiu-to di pinzette; le ninfe di odonati raccolte si possono collocare temporanea-mente in contenitori di vetro con acqua, separando le specie di maggiori eminori dimensioni, fino alla messa a dimora nell’acquario della scuola (vedischeda di pag. 144); si ponga particolare attenzione ad evitare la raccolta del-le specie protette (vedi a pag. 129).

PROSECUZIONE DEL LAVORO IN CLASSE

8. La presenza del materiale raccolto in uno stagno permette lo sviluppo dialtri organismi, soprattutto larve di altri insetti, che costituiscono il nutrimentodelle libellule. Sarebbe opportuno comunque fornire del cibo (insetti, mollu-schi acquatici, girini, ecc.). La metamorfosi avviene generalmente durante lanotte o all’alba: se non è possibile l’osservazione diretta, si può predisporreuna macchina fotografica programmando i tempi di scatto. In generale, masoprattutto durante la metamorfosi, l’osservazione degli insetti va condottaevitando sovraffollamento e confusione. Gli esemplari adulti vanno rilasciatiin libertà, dopo le osservazioni, nel medesimo luogo e ambiente dal qualeprovenivano le ninfe.9. Dibattito in classe sulle capacità acquisite dai ragazzi e considerazioni con-clusive sulla soddisfazione che il riconoscimento degli ordini e delle famiglie diinsetti possono regalare ad un attento osservatore.

146 147■ Marionette ambientaliste

● Obiettivi: comprendere le principali caratteristiche dell’ambiente fluviale;comprendere le relazioni ecologiche che legano i vari elementi di una rete tro-fica e acquisire il concetto di habitat; acquisire capacità espressive e di dram-matizzazione.● Livello: ragazzi della Scuola Primaria (secondo ciclo: 8-10 anni). ● Attrezzatura: materiale bibliografico, materiale multimediale, materiale dicancelleria per la costruzione delle scene, animali di peluche o marionette.● Collaborazioni richieste: insegnante con esperienza nel teatro.

FASE PRELIMINARE

1. Introduzione in classe sull’ecologia: concetti di popolazione, comunità,catene alimentari, rapporti di predazione, competizione, commensalismo eparassitismo; concetti di nicchia ecologica e di habitat; la trattazione delletematiche potrà avvalersi dei testi in uso ai ragazzi o di supporti bibliograficispecifici; è opportuno comunque esemplificare una catena alimentare in variambienti come il bosco, il prato, lo stagno e il fiume.2. Studio dell’ambiente del fiume: l’alveo, le zone riparali, le barre fluviali, ecc.3. Suddivisione della classe in gruppi e predisposizione di schede sugli ani-mali maggiormente rappresentativi per la trattazione delle problematiche digestione e conservazione degli ambienti fluviali: lontra, pendolino, martinpescatore, topino, arvicola, trota, ed eventualmente qualche vegetale tipicodella fascia riparia, come veronica d’acqua o salici.4. Esame, attraverso il dibattito in classe, degli interventi dell’uomo sui fiumiche alterano la morfologia fluviale e compromettono i delicati equilibri naturalidegli ecosistemi: arginature, sbarramenti, canalizzazioni, eccessivo prelievo diacqua, immissione di reflui non adeguatamente trattati, ecc. Dibattito sullasituazione del fiume maggiormente conosciuto dai ragazzi dalla loro eventualeesperienza diretta.

DRAMMATIZZAZIONE

5. Stesura in gruppo di una trama a sfondo ecologico, nella quale i vari perso-naggi siano chiamati ad esprimere, davanti ad un’autorità competente, le loroesigenze ecologiche e le loro difficoltà a sopravvivere in un ambiente alterato(ad esempio, le arginature non consentono al martin pescatore di nidificare, ladistruzione della vegetazione spondale a vantaggio di monocolture non con-sente al pendolino di costruire il nido, l’eccessivo prelievo di acqua dai fiumipone problemi ai pesci, ecc.). Prevedere nella trama un momento di confrontotra le esigenze degli organismi animali e vegetali e le opportunità di sviluppo edi difesa del territorio da parte dell’uomo.L’alveo del Taro (Emilia Romagna)

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6. Costruzione delle scenografie:teloni e grandi massi nel caso si optiper una rappresentazione teatrale incui i ragazzi interpretano i vari animali,sfondi colorati a tempera con maggioridettagli per le marionette; in quest’ulti-mo caso è possibile reperire in com-mercio le marionette di molti animali,mentre di altri sarà opportuno costruir-le con materiali poveri. È altresì possi-bile adeguare allo scopo animali distoffa o di peluche facilmente reperibiliin commercio.7. Rappresentazione finale da partedei ragazzi, eventualmente in presenzadi genitori o di altri alunni della scuola.8. Dibattito conclusivo non solo sul-l’esperienza, ma anche sulla gestionedel territorio e sulle modalità di con-

servazione di ambienti di fondamentale importanza quali quelli fluviali.

■ Studio geomorfologico e ambientale di un fiume

● Obiettivi: comprendere le principali caratteristiche di un corso d’acqua,promuovendo atteggiamenti consapevoli di rispetto dell’ambiente; acquisirecompetenze nello studio cartografico, nella costruzione di profili e nell’anali-si ambientale; sviluppare capacità di osservazione e confronto dei dati; svi-luppare la conoscenza attraverso la ricerca e la verifica delle nozioni teori-che.● Livello: ragazzi della Scuola Secondaria di primo e secondo grado (12-15anni). ● Attrezzatura: materiale bibliografico, abbigliamento adatto all’escursione(stivali), macchina fotografica, materiale ed attrezzatura per la stesura del pro-filo (cordella metrica ed eventualmente asta graduata), carte geografiche (allascala 1:100.000 o anche minore), termometro e strumenti per la misurazionedella portata.● Collaborazioni richieste: guida naturalistica.

FASE PRELIMINARE IN CLASSE

1. Scelta da parte dell’insegnante di due tratti particolarmente significativi delfiume da studiare (ad esempio, un tratto superiore, montano, e un tratto plani-

148 149

Alveo espanso e solcato da canali divisi da isole allungate nel senso della corrente (braided)

ziario) rilevati dalla stessa classe oppure da classi differenti (anche di altri isti-tuti con cui instaurare una collaborazione).2. Introduzione del lavoro in classe: presentazione del progetto, dibattito sulrapporto dei ragazzi con il fiume, vaglio delle loro conoscenze pregresse e del-la loro esperienza diretta.3. Studio sulle caratteristiche del fiume tipico dell’ambiente temperato: con-cetti di portata e regime, processi di erosione, trasporto e deposito, forma del-l’alveo nei vari tratti (alpino, prealpino, collinare, dell’alta e della bassa pianura,terminale); forme dell’ambiente fluviale: valli fluviali, meandri, terrazzi; processidi erosione normale e profilo d’equilibrio di un fiume; azione dell’uomo: argina-ture, sbarramenti, canalizzazioni, prelievo di acqua e di ghiaia, immissione direflui. Forme della vegetazione nelle varie fasce longitudinali.4. Esame della carta regionale e delle carte a più piccola scala. Stesura delprofilo longitudinale del fiume: costruzione della linea spezzata dalla sorgentealla foce, calcolo del dislivello massimo e della pendenza media percentuale;scelta della scala adeguata a rappresentare i dislivelli e le distanze su un grafi-co di dimensioni adeguate (es. formato A3, carta millimetrata); stesura del gra-fico.5. Esame, sulla carta geologica, dei litotipi prevalenti affioranti nel bacino dialimentazione.6. Elaborazione di schede di rilevamento per la costruzione del profilo trasver-sale; suddivisione della classe in gruppi e assegnazione di un tratto di fiume in

Tratti di alveo in forra possono svilupparsianche in pianura (Natisone, Friuli)

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151cui elaborare il profilo (ogni 30-50 metri: il significato della suddivisione nonconsiste tanto nel prendere profili diversi quanto nel coinvolgere operativa-mente tutti i ragazzi).7. Elaborazione di schede per l’osservazione dell’ambiente. Osservazioni generali: larghezza approssimativa e andamento dell’alveo (ret-tilineo, a meandri, ad un solo ramo o ramificato, con rami abbandonati), pro-filo (ampio e poco profondo, ampio e profondo, stretto e poco profondo,stretto e profondo), profondità media nel tratto mediano, presenza di canali,banchine golenali, arginature naturali o artificiali. Tipo di fondale (ciottoli,ghiaie, sabbie grosse, sabbie sottili, limo, argilla). Presenza di terrazzamenti.Caratteristiche dell’acqua: temperatura, velocità, limpidezza. Presenza di evi-denti fenomeni di erosione (ad esempio sugli argini), o di accumulo (ad esem-pio, materiale organico).Osservazioni sulla vegetazione: presenza di un bosco ripario (assente, sponta-neo, artificiale); presenza di colture golenali (monocolture, vigneti, prati falcia-bili). Presenza di fasce longitudinali di vegetazione, parallele al corso dell’ac-qua: letto fluviale con piante nelle acque correnti (più o meno lente) riunite inzolle, con fusti sommersi ed eventuali infiorescenze al di sopra della superficiedell’acqua (ranuncoli, castagna d’acqua, erba ranina); alveo sgombro nelle fasidi magra con specie erbacee annuali, ruderali e tendenzialmente nitrofile;alveo sommerso per periodi meno lunghi, con specie cespitose e stolonifere,fortemente radicanti, capaci di rigenerare dai depositi dopo i periodi di som-

mersione; fascia vegetazione legnosa basso arbustiva (salici a portamentoarbustivo, olivello spinoso), fascia di piante legnose arboree (con pioppo edontano nero).Eventuali osservazioni sulla fauna: impronte o tracce di animali, presenza diinvertebrati acquatici, ecc. Osservazione dei ciottoli del fiume e individuazione dei litotipi prevalenti.Elenco delle opere e manufatti antropici visibili: briglie, dighe, ponti, cantieri diescavazione, strade, discariche, case, rettifiche di anse fluviali, sbancamentidelle sponde, arginature a massicciata o cementate.

ESCURSIONE

8. Scegliendo la stagione adeguata, in cui il livello dell’acqua sia medio, com-piere l’escursione per la costruzione del profilo e le osservazioni sull’ambiente.L’escursione può essere ripetuta a distanza di sei mesi o un anno per la verifi-ca di eventuali cambiamenti.9. Compiere le misure per costruire il profilo dell’alveo: con cordella metrica,inclinometro e asta, prendere le misure della profondità ogni 50 cm circa;eventualmente elaborare anche il profilo delle sponde.10. Misurare la portata utilizzando uno strumento adeguato (ad es. mulinello);in alternativa compiere una misura empirica, misurando la velocità dell’acquanella porzione mediana del corso d’acqua e moltiplicando tale valore per lasezione.11. Misurare la limpidezza dell’acqua con disco di Secchi collegato ad unacordicella: adagiare il disco sul fondale o a metà della profondità e valutarese si vede più o meno nitidamente (limpidezza ottima, buona, scarsa, nulla).Misura della temperatura. Eventuali misure di parametri chimici mediante ikit per l’analisi delle acque facilmente reperibili in commercio (pH, fosfati,nitrati, durezza).12. Compiere le osservazioni sull’ambiente e la vegetazione compilando leschede redatte in classe.

CONCLUSIONE DEL LAVORO IN CLASSE

13. Stesura di una relazione a gruppi sul lavoro sul campo, con sintesi dei risul-tati ottenuti e le considerazioni personali.14. Dibattito nel gruppo classe sulla complessità dell’ambiente studiato, sullaprecarietà degli equilibri che lo regolano, che si riflette sulla mobilità delle for-me e sui cicli vitali degli organismi che vi abitano.15. Considerazioni sulle condizioni di naturalità o di degrado dell’ambiente flu-viale osservato, sulle necessità di conservazione, sulla sinergia da parte deivari enti coinvolti nella gestione finalizzata alla tutela dell’ambiente e degli eco-sistemi ripariali.

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Vegetazione delle isolette fluviali

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153152 Glossario

> Anadromo: pesce che compie la fase di accre-scimento in mare e migra nelle acque interne ascopo riproduttivo.> Catabolita: prodotto residuo del metabolismoenergetico degli organismi.> Crenal: zona di sorgente di un fiume.> Crenon: biocenosi insediata nel crenal.> Deposizione fitofila: deposizione di gameti sufondali molli e ricchi di vegetazione acquatica.> Deposizione litofila: deposizione di gameti sufondali di ciottoli con scarsa vegetazione acquatica.> Ecotono: fascia di transizione fra due ecosistemi.> Eliofilo: che si sviluppa con successo in ambien-ti caratterizzati da elevata intensità luminosa.> Elofita: pianta erbacea perenne i cui organi ipo-gei (radici, stoloni, rizomi) crescono in suoli som-mersi o inzuppati, mentre i fusti e le foglie si svilup-pano in ambiente atmosferico.> Eurialino: organismo acquatico in grado di tolle-rare ampie escursioni di salinità.> Euriecio: che vive in molti tipi d’ambiente.> Fenologia: disciplina che studia i tempi stagiona-li di apparizione o di attività delle specie in natura.> Fototropismo: attrazione verso sorgenti luminose.> Idrofita: pianta che sviluppa i suoi organi vege-tativi nei fondali sommersi, in acqua o alla suasuperficie.> Idrotermofila: pianta o comunità vegetale che sisviluppa tipicamente nelle acque della fascia piùcalda della zona temperata.> Indeiscente: frutto la cui parete è priva di mec-canismi (pori, fessure, opercolo, dentelli, ecc.)capaci di provocarne l’apertura a maturità, garan-tendo così la fuoriuscita dei semi.> Introgressione: introduzione di materiale geneti-co in una popolazione da parte di un’altra popola-zione o eventalmente specie o sottospecie diversa.> Klepton: forma ibrida di prima generazione; sicomporta da parassita genetico, capace cioè di uti-lizzare parte del patrimonio genetico di una delledue specie nel riprodursi accoppiandosi con l’altra.> Lentico: riferito a corpo idrico caratterizzato dadeflusso nullo o trascurabile.> Lotico: opposto di “lentico” (v.).> Luticolo: che mostra una prevalente tendenza avivere sulle argille e sui limi umidi.> Mesofilo: che si sviluppa con successo in con-dizioni di media disponibilità di acqua nel suolo.> Monofitico: tipo di copertura vegetale formatada un’unica entità vegetale.> Neofita: pianta presente in un territorio in conse-guenza di fenomeni di introduzione volontaria oinvolontaria operata dall’uomo (alloctona o esotica).> Panmittico: carattere di una popolazione i cuiindividui si accoppiano in modo casuale.> Pedotrofico: nido utilizzato per allevare e nutrirele larve della specie.> Perigonio: involucro fiorale formato da pezzi(tepali) tutti di aspetto simile.

> Pleustofita: pianta acquatica le cui radici pesca-no in acqua e non prendono contatto con il fondale.> Polifagia: attitudine a nutrirsi di molte cosediverse; ad esempio, di molte specie di piante.> Potamal: zona di pianura del fiume con correntelenta, sedimento fine che rende omogeneo il fondoe torbida l’acqua con basso tenore di ossigenodisciolto.> Potamofilo: legato ai fiumi.> Potamon: biocenosi insediata nel potamal.> Potamotoco: pesce che compie una migrazioneriproduttiva verso le acque dolci.> Propagulo: struttura riproduttiva alla quale ivegetali possono affidare la propria moltiplicazione.> Psammofilo: che predilige vivere, anche se inmodo non obbligato, nelle sabbie.> Quiescenza: caratteristica del seme per cuiquesto tende a ritardare la propria germinazioneper periodi più o meno lunghi rispetto al momentoin cui viene liberato dalla pianta madre.> Radice avventizia: radice che si sviluppa dalfusto principale o dai rami e la cui origine non èlegata alla radichetta primaria presente nel seme.> Reico: riferito alle acque in movimento.> Ritral: zona intermedia del fiume; per la pendenza,la corrente è turbolenta, il sedimento grossolano el’acqua limpida con alto livello di ossigeno disciolto.> Ritron: biocenosi insediata nel ritral.> Saprofago: che si nutre di sostanze organiche indecomposizione, vegetali (detriti, lettiera, ecc.) oanimali (carogne o altro).> Scandente: pianta erbacea con portamentoprostrato ma che si solleva rispetto al suolo soste-nendosi su altre piante alle quali può attaccarsimediante organi speciali.> Spadice: infiorescenza con molti piccoli fioriinseriti su un asse centrale allungato, carnoso eingrossato; tutto il complesso è a sua volta circon-dato da un’ampia brattea detta spata.> Spata: v. spadice.> Spermofago: che si ciba di semi.> Stenoalino: organismo acquatico che non tolle-ra ampie variazioni di salinità.> Stenomediterraneo: organismo distribuitoesclusivamente sulle coste del Mediterraneo inaree con clima caratterizzato da un periodo seccoestivo molto pronunciato.> Talassotoca: migrazione di specie ittiche inambiente marino.> Tomento: pelosità alla superficie degli organivegetali, costituita da peli fitti, corti, molli e più omeno intrecciati tra loro.> Transfaunazione: immissione, operata dall’uo-mo, di esemplari appartenenti alla stessa speciema provenienti da bacini idrografici differenti.> Trofia: nutrienti disponibili nell’ambiente.> Verticillo: disposizione formata da tre o più organivegetali (rami, foglie) che si inseriscono, come raggidi una ruota, allo stesso punto (nodo) del fusto.

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Page 27: Aspetti faunistici: i vertebrati terrestri

154 155Indice delle specie

Accipiter nisus - 137Acer negundo - 39Acer obtusatum - 19Acerina - 101Acero americano - 39Acero d’Ungheria - 19Achillea - 82Achnatherum calamagrostis - 19Acipenser - 93Acipenser naccarii - 96Acipenser sturio - 95Acrocephalus arundinaceus -115, 118Acrocephalus palustris - 116,117, 118Acrocephalus scirpaceus - 116,117, 118Actitis hypoleucos - 111, 135Aegithalos caudatus - 136, 137Aegosoma scabricorne - 85Aeshna - 144Aeshna cyanea - 61Aeshna mixta - 145Agelena labyrinthica - 74Agrilus - 86Agrostis stolonifera - 35Ailanto - 72Alborella - 96, 97, 98Alborella meridionale - 99Alburnus alburnus alborella - 96Alburnus albidus - 99Alcedo atthis - 114, 135Allocco - 137Allogamus - 69Alloro - 45Alnus cordata - 19, 45Alnus glutinosa – 35, 45Alnus incana - 41Alopecosa - 74Alosa fallax - 96Amara - 77Amaranthus chlorostachys - 132Amaranto a spiga verde - 132Amorpha fruticosa - 132Amphimallon - 78Anax - 144Anax imperator - 61Ancylus fluviatilis - 52Androniscus - 83Anguilla - 88, 93, 96, 98Anguilla anguilla - 88, 96Anisodactylus - 77Anodonta - 53Anoxia villosa - 78Anthaxia - 86Anthemis arvensis - 19Apatura ilia - 81Aphanius fasciatus - 99Aphantaulax seminiger - 83

Apios americana - 39Apium nodiflorum - 21Apodemus agrarius - 124Araneus - 74Arctosa - 83Arctosa cinerea - 83Arctosa perita - 83Arctosa stigmosa - 83Argyroneta aquatica - 55Aricia agestis - 82Armadillidium - 75, 83Armadillidium arcangelii - 83Armadillidium carniolense - 83Armadillidium nasatum - 83Armadillidium vulgare - 83Aromia - 85Aromia moschata - 71, 79Artemisia - 82Artemisia absinthium - 47Artemisia verlotiorum - 49Artemisia vulgaris - 47Arundo donax - 19Arvicola - 147Arvicola terrestre di Scherman -123Arvicola terrestre o d’acqua -123Arvicola terrestris italicus - 123Asaphidion - 77Asellus - 55Asperella - 18Aspio - 97, 101Aspius aspius - 101Assenzio - 47Assenzio dei Verlot - 18, 19, 49Assenzio selvatico - 18, 47Asterionella - 28Austropotamobius pallipes - 54,129Averla piccola - 118, 135, 138Baetis - 56, 57Ballerina bianca - 118Balsamina - 39Balsamina coltivata - 39Balsamina di Balfour - 39Balsamina ghiandolosa - 39Balsamina minore - 39Barbo - 90, 92, 91, 95, 98Barbo canino - 95, 98Barbo danubiano - 101Barbus - 91Barbus barbus - 101Barbus meridionalis - 95Barbus plebejus - 92, 95Barbus tyberinus - 98Batrachium - 20Batrachospermum - 29Batrachospermum moniliforme -28

Beccabunga - 31Bembidion - 77Berula erecta - 20, 21Betonica dei boschi - 43Biacco - 109Biancospino - 42, 45, 78Bidens - 37Bidens tripartita - 35Bigia padovana - 118, 135, 138Bondella - 101Borracina - 46Brachydesmus - 75Brachypodium ramosum - 42Brachypodium sylvaticum - 45Brachyptera trifasciata - 62 Brasca - 22, 23Brasca a foglie di poligono - 18,23Brasca a foglie strette - 23Brasca arrotondata - 25Brasca comune - 27Brasca delle lagune - 23Brasca increspata - 25Brasca nodosa - 21Brasca trasparente - 22Brionia comune - 38Bryonia dioica - 38Buddleja - 39, 132Buddleja davidii - 132Bufo viridis - 104Burhinus oedicnemus - 135Byctiscus betulae - 86Byctiscus populi - 86Cagnetta - 98Calandrella - 135Calandrella brachydactyla - 135Calliptamus italicus - 75Callitriche - 21Callitriche obtusangula - 21Calopteryx - 61Calopteryx haemorroidalis - 61Calopteryx splendens - 58, 61Calopteryx virgo - 61Calystegia sepium - 49Camedrio alpino - 47Camomilla bastarda - 19Campanula fragilis - 19Campanula napoletana - 19Canapetta a foglie strette - 46Candidula unifasciata - 74Canna del Po - 42Canna domestica - 19Cannaiola - 117Cannaiola comune - 116, 118Cannaiola verdognola - 116,117, 118Cannareccione - 115, 118Cannella argentea - 19Cannuccia - 49, 115, 123

Cannuccia di palude - 18, 19,31, 115, 120Cannuccia di valle - 80Capnia nigra - 62Cappel di prete - 44Cappellini comuni - 18, 35, 48Capreolus capreolus - 138Caprimulgus europaeus - 135Capriolo - 138Carex - 145Carex acutiformis - 31Carex elata - 31Carex paniculata - 31Carex pendula - 43Carex pseudocyperus - 31Carex remota - 44Carex sylvatica - 45Carice - 37, 44, 123Carice ascellare - 44Carice falso cipero - 31Carice maggiore - 43, 44Carice palustre - 31Carice pannocchiata - 31Carice silvestre - 45Carice spondicola - 31Carice tagliente - 31Carpa - 96, 97, 100Carpa argento - 101Carpa erbivora - 101Carpa testa grossa - 101Carpino bianco - 33, 45Carpino nero - 72Carpinus betulus - 45Carychium - 73Castagna d’acqua - 18, 27, 151Castagno - 72Catocala - 87Catocala dilecta - 87Catocala elocata - 81, 87Catocala nupta - 87Catocala promissa - 87Catocala puerpera - 87Catocala sponsa - 87Cavalletta - 76Cavedano - 96, 98, 133Cavedano etrusco - 98Cavolaia - 82Cefalo - 91, 98Centopiedi - 75Cepaea nemoralis - 73Ceraclea - 68Cerambyx scopolii - 85Ceratofillo comune - 26Ceratophyllum demersum - 26Cerro - 19Cerura - 87Cetonia aurata - 78Cettia cetti - 115Chaenorhinum minus - 46Chaetophiloscia - 83Chamaesiphon - 29Chara - 29Charadrius dubius - 112, 113, 135Cheiracanthium - 74Cheppia - 92, 96Chironomus - 50, 66

Chlaeniellius nitidulus - 84Chlaeniellius vestitus - 84Chlaenius - 84Chlaenius festivus - 84Chlaenius spoliatus - 84Chlaenius velutinus - 84Chlorella - 29Chlorophanus graminicola - 80Chondrostoma - 91Chondrostoma genei - 95Chondrostoma soetta - 96Chorthippus - 76Chrysolina americana - 80Chrysolina graminis - 80Chrysolina herbacea - 80Chrysolina polita - 80Chrysolina rossia - 80Chrysomela populi - 80Chrysomela saliceti - 80, 86Cicadella - 76Cicadella viridis - 76Cicale - 76Cicindela - 77Cicindela campestris - 77Cicindela silvicola - 77Cicloma - 47Cimice - 63Cimice delle piante - 76Cincia - 120Cinciarella - 137Cladopelma - 66Cladophora - 28, 29Cladophora glomerata - 28, 29Cloeon dipterum - 56Clubiona - 74Cobice - 95Cobite comune - 95, 98Cobitis taenia - 95, 98Cocconeis - 29Codibugnolo - 136, 137Coenagrion - 60, 61Colias - 82Colias alfacariensis (= C.australis) - 82Colias crocea - 82Colias hyale - 82Colombaccio - 137Colossoma - 101Coltellaccio - 31Columba palumbus - 137Coniglio - 123Conocephalus conocephalus - 75Conocephalus fuscus - 75Conocephalus nitidulus - 75, 76Cordulegaster trinacriae - 129Coregone - 129Coregonus lavaretus - 100Coregonus oxyrhynchus - 101Corniolo - 72Cornu (=Helix) aspersum - 73Cornus sanguinea - 44Coroebus - 86Corriere piccolo - 112, 113, 135,138Cottus gobio - 95Craspedacusta sowerbyi - 52

Crataegus monogyna - 42Crescione - 19Crescione austriaco - 35Crescione d’acqua - 31Crisomela del pioppo - 80Crocothemis erythraea - 61Cryptochironomus - 66Cryptops - 75Ctenopharyngodon idellus - 101Cuculo - 115, 118, 119Cuculus canorus - 115, 118Cupido - 82Curculio salicivorus - 86Cutrettola gialla - 118Cyanistes caeruleus - 137Cycloloma atriplicifolium - 47Cyclosa - 74Cylindera arenaria - 77Cylindera germanica - 77Cylisticus - 83Cyperus - 47Cyprinus carpio - 96, 100Daucus - 76Dendrocoelum - 54Dendrocopos major - 137Diachromus - 77Diatoma - 28, 29Digitaria sanguinalis - 47Dina - 54Dinocras - 61Diplotaxis - 76Distoleon tetragrammicus - 86Dittrichia viscosa - 18Donzella - 61Dorcadion - 79Dorcadion arenarium - 79Dorcadion arenariumsubcarinatum - 79Dorcadion etruscum (= D.femoratum) - 79Dorycnium rectum - 42Drusus - 69Dryas octopetala - 47Dugesia - 54Dulcamara - 38Echinochloa crus-galli - 47Echinogammarus - 55Echium vulgare - 46Edera - 38, 43, 44Elicriso d’Italia - 19Elodea canadensis - 25Enagra comune - 46, 132Enallagma - 61Enula cepittoni - 18Ephippiger perforatus - 76Ephydatia - 52Epilobio di Dodonaeus - 46Epilobium dodonaei - 46Eragrostis pilosa - 47Erba pesce - 26Erba ranina - 151Erianthus ravennae - 42Erica multiflora - 19Erithacus rubecula - 118Erpobdella - 54Esox lucius - 96

Page 28: Aspetti faunistici: i vertebrati terrestri

157156 Euglena - 29Euonymus europaeus - 44Eupolybothrus tridentinus - 75Eurydema ventrale - 76Farfaraccio maggiore - 19Farnia - 32, 33, 45Fienarola palustre - 37Finocchio acquatico sardo - 45Foeniculum - 76Fontinalis antipyretica - 22Forbicina - 18, 19, 37Forbicina comune - 35Formica - 144Formicaleone - 86, 87Frangola comune - 35Frangula alnus - 35Frassino maggiore - 32, 43Frassino meridionale - 19, 43,44, 45Fraxinus excelsior - 43Fraxinus ornus - 19Fraxinus oxycarpa - 43Friganea - 68Furcula - 87Galeopsis angustifolia - 46Gamberaja - 21Gamberaja ottusa - 21, 27Gamberetto palemonide - 55Gambero di fiume - 54Gambero rosso americano - 54Gambusia - 100Gambusia holbrooki - 100Gammarus - 55Garrulus glandarius - 137, 138Gasterosteus aculeatus - 98Gauropterus fulgidus - 85Geotrupes spiniger - 78Ghiandaia - 137, 138Ghiozzetto - 92Ghiozzo - 92Ghiozzo di ruscello - 98Ghiozzo padano - 95Giavone - 47Ginepro - 19Girasole - 49Giunco - 123Glicine tuberoso - 39Glyceria - 31Glyceria maxima - 31Glyptotendipes - 66Gnaphosa - 74Gobio gobio - 95Gobione - 95Gomphonema - 29Gomphus - 144Gomphus vulgatissimus - 61Gramignone - 31Gramignone maggiore - 31Granchio di fiume - 55Graphosoma lineatum - 76Grillo campestre - 76Grillo canterino - 76Grillotalpa - 105Gryllotalpa gryllotalpa - 105Gryllus campestris - 76Gymnocephalus cernuus - 101

Gynandromorphus - 77Gyrinus - 65Haemopis - 54Harpalus - 77Hedera helix - 38Helianthus tuberosus - 49Helichrysum italicum - 19Helix lucorum - 73Hemerodromia - 67Hierophis viridiflavus - 109Hildebrandia - 28Hildebrandia rivularis - 28Hippolais - 116Hippophae rhamnoides - 39, 41Hoplia brunnipes - 78Humulus lupulus - 38Huso huso - 95Hydra - 52Hydrometra - 63Hydropsyche - 69Hygromia cinctella - 73Hyla arborea - 105Hyla intermedia - 105Hyla meridionalis - 105Hyla sarda - 105, 106Hypophthalmichthys molitrix -101Hypophthalmichthys nobilis -101Hystrix cristata - 138Ictalurus melas - 100Ictalurus punctatus - 101Impatiens - 39Impatiens balfourii - 39Impatiens balsamina - 39Impatiens glandulifera - 39Impatiens parviflora - 39Imperatoria di Tommasini - 19Indaco bastardo - 39, 132Ischnura - 61Istrice - 138Juncus - 145Knipowitschia - 92Knipowitschia panizzae - 92Laccophilus - 65Lacerta bilineata - 110Lacerta viridis - 110Ladano - 95Lagarosiphon major - 25Lamia - 85Lamia textor - 79Lampetra fluviatilis - 98Lampetra planeri - 98Lampreda - 129Lampreda di fiume - 98Lampreda di mare - 92, 96, 98,99Lampreda di ruscello - 98Lanius collurio - 118, 135Laothoe - 87Larinioides cornutus - 83Larinioides sclopetarius - 83Lasca - 91, 92, 95, 98Latterino - 93Laurus nobilis - 45Lavarello - 100

Leccio - 19Leersia oryzoides - 18Lemanea - 28Lemna minor - 26Lenticchia d’acqua comune - 26Lenticchia d’acqua maggiore - 26Lentisco - 19Lepomis gibbosus - 100Lepre - 123Lepyrus palustris - 80Lestes - 61Lestes barbarus - 61Lestes sponsa - 61Lestes virens - 61Lestes viridis - 59, 61Leuciscus cephalus - 96, 98Leuciscus lucumonis - 98Leuciscus souffia - 90Leuctra - 62Libellula - 59, 143, 145, 146, 144Licenide rosso - 82Ligustro - 42, 45Ligustrum vulgare - 42Limenitis reducta - 87Linajola alpina - 47Linajola comune - 46Linaria alpina - 47Lissotriton italicus - 105Lissotriton vulgaris - 105Lithobius borealis - 75Liza - 98Liza ramada - 96Loglietto - 19Lolium multiflorum - 19Longicorno - 79Lontra - 102, 121, 122, 129, 147Luccio - 96, 97Lucertola campestre - 110Lucertola muraiola - 109Lucilla (= Helicodiscus)singleyana - 74Lucioperca - 97, 100, 101Lumbriculus variegatus - 54Luppolo - 38Luscinia megarhynchos - 118Lutra lutra - 102, 121Lycaeides argyrognomon - 82Lycaena phlaeas - 82Lycaena tityrus - 82Lygaeus equestris - 76Lyngbya - 29Lythrum - 82Lythrum salicaria - 43Macdunnoughia confusa - 81Mais - 131Margaritifera auricularia - 129Martes martes - 138Martin pescatore - 114, 135, 147Martora - 138Matricaria - 82Mazzasorda maggiore - 18, 19,31Mazzasorda minore - 19Melosira - 28Mentha aquatica - 80Mentha longifolia - 80

Mentha spicata - 80Meridion - 28Microcondylea compressa - 129Micrommata virescens - 74Micropterus salmoides - 100Millefoglio d’acqua ascellare - 25Millefoglio d’acqua comune -22, 23, 26Miltotrogus fraxinicola - 78Mirto - 19Misgurno - 101Misgurnus anguillicaudatus - 101Modicogryllus burdigalensis - 76Molinia arundinacea - 19Molinia maggiore - 19Monacha cartusiana - 74Monocentra - 69Morimus - 79, 85Morimus asper - 79Mosca - 65Mosca delle pietre - 62Moscerino - 65Motacilla alba - 118Motacilla flava - 118Muggine - 96Muggine calamita - 96Muschio ricciuto - 19Mustela putorius - 123Mustela vison - 122Myocastor coypus - 122Myotis capaccinii - 125Myotis daubentoni - 125Myotis emarginatus - 125Myotis nattereri - 125Myricaria germanica - 129Myriophyllum - 145Myriophyllum spicatum - 22, 23Myriophyllum verticillatum - 25Myrmeleon formicarius - 86Myrmeleon inconspicuus - 86Myrtus communis - 19Nannufaro - 25Nappola italiana - 18, 35, 47Nasturtium officinale - 31Natrice - 107Natrice dal collare - 107, 109Natrice tassellata - 107Natrice viperina - 109Natrix maura - 109Natrix natrix - 107, 109Natrix tessellata - 107Navicula - 28, 29Nebria - 84Nebria jockischi - 84Nebria picicornis - 84Nebria psammodes - 84, 85Neomys - 124Neomys anomalus - 124Neomys fodiens - 124Nepa - 64Nepa cinerea - 64Nerium oleander - 45Netocia morio - 78Nitzschia - 29Nono - 93, 99Nostoc verrucosum - 28

Notodonta - 87Nottola - 125Nottola comune - 125Nottola di Leisler - 125Nuphar luteum - 25Nutria - 122Nyctalus leisleri - 125Nyctalus noctula - 125Nysius thymi - 76Oberea oculata - 70, 85Occhione - 135, 138Ocydromus - 77Odonthestes bonariensis - 101Oedogonium - 29Oenanthe crocata - 45Oenothera - 82Oenothera biennis - 46, 132Oleandro - 45Oligoneuriella rhenana - 56Olivello spinoso - 19, 39, 41, 151Olmo - 32Olmo comune - 44, 45Olmo minore - 45Omocestus ventralis (=Stenobothrus ventralis) - 76Oncorhynchus mykiss - 95, 100Ondatra zibethicus - 122Oniscus - 75Ononide bacaja - 19Ononis natrix - 19Ontano - 19, 80, 81Ontano bianco - 41Ontano napoletano - 19, 45Ontano nero - 35, 45, 151Onychogomphus forcipatus -61, 143Ophiogomphus cecilia - 129Ophonus - 77Ophyiulus - 75Orchestes salicis - 86Orchestia cavimana - 74Orectochilus - 65Oriolus oriolus - 120Orniello - 19, 72Orthetrum - 61Orthetrum brunneum - 61Orthetrum cancellatum - 61Orthetrum coerulescens - 61Orthocladius - 66Ortica - 37, 47, 49Oscillatoria - 28, 29Osmoderma eremita - 78, 129Oxygastra curtisi - 129Oxyloma elegans - 74Pachybrachys hieroglyphicus - 86Pachymerium ferrugineum - 75Padogobius martensii - 95Padogobius nigricans - 98Paederidus rubrothoracicus - 84Paederidus ruficollis - 84Palaemonetes antennarius - 54,55Palèo delle garighe - 42Palèo silvestre - 45Palpares libelluloides - 86Panicella pelosa - 47

Panico acquatico - 48Paratachys - 77Pardosa nebulosa - 83Pardosa torrentum - 83Paspalum paspaloides - 48Passera - 91Pastinaca - 76Pelophylax bergeri - 105Pelophylax klepton esculentus -105Pelophylax klepton hispanicus -105Pelophylax lessonae - 105Pendolino - 120, 147Pentodon bidens punctatum - 78Pepe d’acqua - 37, 47Perca fluviatilis - 96, 133Perla - 61Perla bipunctata - 62Perlodes microcephalus - 61Persico reale - 98, 133Persico sole - 100Persico trota - 97, 100Pervinca maggiore - 43Pesce gatto - 100, 101Pesce gatto punteggiato - 101Pesce persico - 96Pesce re - 101Peste d’acqua - 25Peste d’acqua arcuata - 25Peste d’acqua comune - 25Petasites hybridus - 19Petromyzon marinus - 96, 98, 99Pettirosso - 118Peucedanum verticillare - 19Pezotettix giornai - 76Phalera - 87Phaneroptera nana - 75Pheosia - 87Philaenus spumarius - 76Philonthus rubripennis - 85Philoscia - 83Phormidium autumnale - 28, 29Phormidium incrustatum - 28Phoxinus phoxinus - 95Phragmites australis - 31Phytoecia pustulata - 80Phytoecia virgula - 80Phytoecia vulneris - 80Picchio rosso maggiore - 137Pieris - 82Pigo - 96, 98Pioppo - 32, 35, 39, 43, 45, 81,85, 87, 120, 131, 151Pioppo bianco - 42, 44Pioppo gatterino - 42, 43Pioppo nero - 39, 42, 43, 45, 79,80, 85Pipistrello - 125Pipistrello di Nathusius - 125Pipistrellus nathusii - 125Piranha - 101Piro piro piccolo - 111, 135, 138Pisaura mirabilis - 74Pistacia lentiscus - 19Plagiodera versicolora - 86

Page 29: Aspetti faunistici: i vertebrati terrestri

159158 Planaria - 54Platambus - 65Plebejus argus - 82Pleurogeophilus mediterraneus -75Pleurophorus caesus - 85Poa palustris - 37Podarcis muralis - 109Podarcis sicula - 110Poligono - 18, 19, 37Poligono mite - 37Poligono nodoso - 47Polygonum - 37Polygonum hydropiper - 37Polygonum lapathifolium - 47Polygonum mite - 37Polyommatus bellargus - 82Polyommatus icarus - 82Polyommatus thersites - 82Polypedilum - 66Pomatoschistus - 92Populus alba - 42Populus canescens - 42Populus nigra - 39Porcellino di terra - 75Porcellio - 75Porcellionides - 83Portalegna - 68Portasassi - 68Potamogeton - 22Potamogeton crispus - 25Potamogeton lucens - 22Potamogeton natans - 27Potamogeton nodosus - 21Potamogeton pectinatus - 23Potamogeton perfoliatus - 25Potamogeton polygonifolius - 23Potamon fluviatile - 55Potamophylax cingulatus - 69Potamopyrgus antipodarum - 53Potosia cuprea - 78Proasellus - 55Procambarus clarkii - 54Proserpinus proserpinus - 82Protaetia cuprea - 78Psammodius - 78, 85Pseudophilotes baton - 82Pseudophonus - 77Pseudorasbora - 101Pseudorasbora parva - 101Pteronemobius concolor (= P.heideni) - 76Pungitopo - 45Puzzola - 123Pyrrhosoma - 61Quercia - 38, 44Quercus cerris - 19Quercus ilex - 19Quercus robur - 45Radix auricularia - 53Radix peregra - 53Raganella comune - 105Raganella italica - 105Raganella mediterranea - 105Raganella tirrenica - 105, 106Ragnetto verde - 74

Ragno licoside - 83Ragno palombaro - 55Ramarro occidentale - 110Ramarro orientale - 110Rana dalmatina - 106Rana dalmatina - 106Rana di Berger - 105Rana di Lataste - 106Rana di Lessona - 105Rana di Uzzell - 105Rana esculenta - 105Rana latastei - 106Rana rossa - 106Rana temporaria - 106Rana temporaria - 106Ranatra linearis - 63, 64Rane verde - 105Ranuncolo - 21, 151Ranuncolo a foglie capillari - 18,21Ranuncolo acquatico - 20, 22Ranuncolo fluitante - 21Ranuncolo lanuto - 44Ranuncolo pennello - 21Ranunculus - 20Ranunculus fluitans - 21Ranunculus lanuginosus - 44Ranunculus penicillatus - 21Ranunculus trichophyllus - 21Ratto delle chiaviche - 123, 124Rattus norvegicus - 123Remiz pendulinus - 120Rhodeus sericeus - 101Rhyacophila - 69Rhynchostegium riparioides - 22Rhyssemus germanus - 85Riccia fluitans - 19Rigogolo - 120Riparia riparia - 113, 135Robbia selvatica - 42, 43, 45Robinia - 39, 72Robinia pseudacacia - 39Rodeo - 101Romice - 80Romice sanguigno - 44Rorippa austriaca - 35Rosa - 72Rosa di S. Giovanni - 43, 45Rosa sempervirens - 43Rospo smeraldino - 104Rovella - 98Roverella - 72Rovo comune 45Rubia peregrina - 42Rubus ulmifolius - 45Ruchetta selvatica - 76Rumex - 80Rumex sanguineus - 44Ruscus aculeatus - 45Ruspolia nitidula - 75, 76Rutilus erythrophthalmus - 96Rutilus pigus - 96Rutilus rubilio - 98Saettone comune - 109Saettone occhirossi - 109Sagittaria a foglie nastriformi - 21

Sagittaria comune - 21Sagittaria sagittifolia f.vallisnerifolia- 21Salaria fluviatilis - 98Salcerella - 43Salice - 32, 33, 34, 35, 36, 37,38, 39, 41, 42, 44, 74, 78, 79,80, 81, 85, 86, 87, 120, 147, 151Salice a foglie amplessicauli - 42Salice bianco - 18, 19, 34, 35,37, 41, 43, 45, 49, 85, 129Salice cenerino - 35Salice da ceste - 35, 37Salice di Arrigoni - 45Salice di Gallura - 45Salice pedicellato - 41, 45Salice ripaiolo - 19, 34, 41Salice rosso - 18, 19, 34, 35, 39,41Salicone - 33, 34Salix - 33, 36, 86Salix alba - 34, 35, 36, 37, 85Salix alba var. vitellina - 37Salix amplexicaulis - 42Salix apennina - 80, 85Salix arrigonii - 45Salix atrocinerea - 45Salix caprea - 33, 34Salix cinerea - 35Salix eleagnos - 34, 36, 129Salix fragilis - 80, 85Salix pedicellata - 36, 41Salix purpurea - 34, 80, 85Salix purpurea ssp. eburnea - 41Salix purpurea ssp. lambertiana -41Salix triandra - 35, 36, 80Salmerino di fonte - 100, 101Salmo - 91Salmo [trutta] macrostigma - 99Salmo [trutta] marmoratus - 95Salmo [trutta] trutta - 93, 94Salsapariglia - 43, 44, 45Salvelinus fontinalis - 100, 101Salvia - 19Salvia officinalis - 19Salvia pratensis - 80Salvia selvatica - 80Salvia verbenaca - 80Salvinia natans - 26Sambuco nero - 38, 42, 43, 78Sambucus nigra - 38Sanguinella comune - 47Sanguinello - 44, 78Sanguinerola - 95, 97Sanguisuga - 54Saperda carcharias - 85Saperda maggiore - 85Saperda minore - 85Saperda populnea - 85Saponaria - 19, 47Saponaria officinalis - 47Savetta - 96, 98Scagliola palustre - 18, 37, 48Scapania undulata - 22Scarabeo stercorario - 78

Scardinius erythrophthalmus -92, 96Scardinius scardafa - 98Scardola - 92, 96, 97, 98Scardola comune - 98Scazzone - 95, 97Scintillatrix dives - 86Sciurus vulgaris - 138Scoiattolo - 138Scricciolo - 118Scrofularia comune - 46Scrophularia canina - 46Scytonema myochorus - 28Sedanina d’acqua - 20, 21Sedano d’acqua - 19, 21, 31Sedum - 46Sicio - 38Sicyos angulatus - 38, 42Silene rigonfia - 46Silene vulgaris - 46Silo nigricornis - 69Siluro - 97, 101, 133Silurus glanis - 97, 101Simulium bezzii - 66Simulium brevifile - 67Simulium galloprovinciale - 67Simulium intermedium - 67Simulium monticola - 67Simulium rupicolum - 67Singa - 74Sisyra - 65Smerinthus - 87Smilax aspera - 43Solanum dulcamara - 38Solidago - 49Solidago canadensis - 132Solidago gigantea - 49, 132Sparganium - 31Sparviere - 137Sphingonotus caerulans - 76Spigola - 91Spilostethus pandurus - 76Spinarello - 98Spirodela polyrhiza - 26Spongilla - 52Spugna d’acqua dolce - 52Sputacchina - 76Stachys sylvatica - 43Stenochironomus - 66Stenolophus - 77Stenus - 85Sterpazzola - 118Stigeoclonium - 29Stigeoclonium tenue - 29Stigmatogaster gracilis - 75Stizostedion lucioperca - 100Storione - 93, 95, 98, 129Storione comune - 95Strix aluco - 137Stylodrilus - 54Succiacapre - 135, 138Sylvia communis - 118Sylvia nisoria - 118, 135Sympetrum - 144Sympetrum meridionale - 61Synedra - 28

Synurella - 55Tamarix africana - 42Tamarix gallica - 45Tamerice alpina - 39, 41Tamerice comune - 45Tamerice germanica - 39Tamerice maggiore - 18, 42, 43Temolo - 90, 92, 95, 97Tetragnatha - 74Tetragnatha extensa - 83Tetragnatha montana - 83Tettigonia viridissima - 76Theodoxus danubialis - 53Theodoxus fluviatilis - 53Theodoxus meridionalis - 53Thorectes intermedius - 78Thymallus thymallus - 92, 95Tilapia - 101Tilapia - 101Tinca - 92, 96, 97Tinca tinca - 92, 96Topinambur - 18, 49Topino - 113, 114, 135, 147Topo muschiato - 122Topo selvatico a dorso striato -124Toporagno - 124Toporagno acquatico di Miller -124Toporagno d’acqua - 124Trachelipus - 83Trapa natans - 27Trifoglino palustre - 42Triotto - 96, 97Tritone - 105Tritone crestato italiano - 105Tritone italico - 105Tritone punteggiato - 105Triturus carnifex - 105Trochoidea pyramidata - 74Trochosa - 74Troglodytes troglodytes - 118Tropidothorax leucopterus - 76Tropinota hirta - 78Tropinota squalida - 78Trota - 90, 91, 93, 95, 96, 98, 99,129, 147Trota fario - 91, 93, 94, 95, 99Trota iridea - 95, 100Trota marmorata - 91, 99Trota padana - 95Tubifex - 54Tubifex tubifex - 51Typha latifolia - 31Typhoides arundinacea - 37Ulothrix - 28Unio - 53Unio elongatulus - 129Urtica dioica - 38Usignolo - 118Usignolo di fiume - 115Vairone - 90, 95, 98Vallisneria - 23, 30Vallisneria spiralis - 23, 30Vaucheria geminata - 28Verga d’oro - 49

Verga d’oro canadese - 132Verga d’oro maggiore - 18, 49,132Veronica acquatica - 21, 31, 147Veronica anagallis-aquatica - 21Veronica beccabunga - 31Vespertilio di Capaccini - 125Vespertilio di Daubenton - 125Vespertilio di Natterer - 125Vespertilio smarginato - 125Vilucchio bianco - 19, 49Vinca major - 43Viola reichenbachiana - 45Viola silvestre - 45Vipera - 107Viperina azzurra - 46Visone - 122Visone americano - 122Vite - 44Vitis vinifera ssp. sylvestris - 44Wiedmannia - 67Xanthium italicum - 35Xiphidion discolor - 75Zamenis lineatus - 109Zamenis longissimus - 109Zanzara - 65, 100Zelotes - 74Zelotes petrensis - 83Zigolo - 47Zigolo annuale - 18Zonitoides nitidus - 73Zygiella - 74

Page 30: Aspetti faunistici: i vertebrati terrestri

Si ringrazia, per la cortese collaborazioneGilberto Gandolfi, Università degli Studi diParmaUn ringraziamento, inoltre, a Marco Bodon,Maria Manuela Giovannelli, Luca Lapini,Carlo Morandini, Martina UssaiI transetti fluviali (pagg. 18 e 19) si basano sullepubblicazioni di: Sburlino & Marchiori, 1987;Bracco, Sartori & Terzo, 1984; Landi, Angiolini& De Dominicis, 2002; Biondi & Baldoni, 1993;Baldoni & Biondi, 1993; Maiorca & Spampinato,1999

La responsabilità di quanto riportato nel testo,nonché di eventuali errori ed omissioni, rimaneesclusivamente degli autori.

Il volume è stato realizzato con i fondi delMinistero dell’Ambiente e dellaTutela del Territorio e del Mare

Finito di stamparenel mese di giugno 2008presso la Graphic linea print factory - Udine

Printed in Italy