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Euromediterranea 2013

I CAREL’arte del prendersi curaDie Kunst der Pflege

Premio Alexander Langer Preis: Donatori di musica

www.alexanderlanger.org

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I CARE: L'arte del prendersi cura - Die Kunst der Pflege

La Fondazione Alexander Langer èmolto attenta ai diritti civili di donne euomini e ha da sempre premiato per-sone che si sono battute per il benes-sere fisico e morale di tutti all'insegnadella non-violenza e della protezionedell'ambiente. Nel 2003 il premio èstato assegnato all'Associazione Ga-briele Bartolozzo, per il suo impegnocontro le emissioni nocive del petrol-chimico di Marghera e quindi per lapreservazione dell'ambiente e della sa-lute degli operai. Nel 2006 il premio èandato a Ibu Robin Lim, l'ostetrica chein Indonesia si impegna per garantire atutte le donne un parto dolce e non vio-lento e nel 2007 all'attivista sudafri-cano Zackie Achmat che nel suo paeseha condotto una delle battaglie più dif-ficili, quella di spezzare l’isolamentodei malati di AIDS nella società e digarantire la somministrazione di far-maci, e in particolare degli antivirali,attraverso il servizio pubblico.

Il premio ai Donatori di musica, quindinon è inusuale, come a prima vista po-trebbe sembrare, anzi, va a personeche, in silenzio e sottotraccia, si impe-gnano quotidianamente per garantire aognuno di noi il diritto fondamentalealla salute fisica, mentale e sociale. Perquesto l'Euromediterranea 2013, quat-tro giorni di confronto tra parole e mu-sica, viene dedicata all'arte delprendersi cura. Buone riflessioni ebuona lettura!

Seit jeher engagiert sich die AlexanderLanger Stiftung für Menschenrechteund hat Persönlichkeiten in der ganzenWelt ausgezeichnet, die sich für dasphysische und psychische Wohlseinvon Mensch und Umwelt eingesetzthaben. 2003 wurde der Langer-Preisdem Verein Gabriele Bartolozzo verge-ben, für sein Engagement gegen dieschädlichen Emissionen aus der chemische Anlage von Marghera undfür die Gesundheit von Umwelt und Arbeitern. 2006 wurde Ibu Robin Limmit dem Preis ausgezeichnet, die Hebamme aus Indonesien, die allen Frauen eine sanfte und gewaltfreie Entbindung gewährleisten will; 2007war der südafrikanische Aktivist Zackie Achmat an der Reihe, für seinEngagement in Südafrika, die Isolie-rung von AIDS Kranken aufzuhebenund für deren Recht, die Virostatikavom öffentlichen Gesundheitssystemzu bekommen.

Der Preis an die Donatori di musica istdaher kein außergewöhnliches Erreignis,wie man auf den ersten Blick meinenmöchte. Im Gegenteil: Er wird anMenschen vergeben, die im Stillen undin Bescheidenheit sich täglich für dasRecht von uns allen einsetzen, einephysische, psychische und soziale Gesundheit zu bewahren. Deswegen werden die vier Tage der Euromediter-ranea 2013 der Auseinandersetzungzum Thema „Die Kunst der Pflege“gewidmet. Viel Spaß!

Enzo Nicolodi, PräsidentE Fondazione Alexander Langer Stiftung

FONDAZIONEALEXANDERLANGERSTIFTUNG

Indicepag. 1 I CARE: L'arte del prendersi cura - Die Kunst der Pflege

Enzo Nicolodi

pag. 2 Estratto da “Critica della ragione sanitaria”Alexander Langer

pag. 4 Gabe, Musik, Gesundheit, Pflege, BeziehungAnna Bravo

pag. 6 Dono, musica, salute, cura, relazioneAnna Bravo

pag. 8 In sala d’attesa: intervista a Claudio Graiff Barbara Bertoncin

pag. 12 Im Wartesaal: Im Gespräch mit Claudio GraiffBarbara Bertoncin

pag. 14 Musica Antonio Osnato

pag. 17 Vom schmalen Grat des Arztseins (Auszug)Barbara Duden

pag. 22 ProgrammA Euromediterranea 2013

pag. 23 The Alexander Langer award at the Chamber of Deputies 1997-2012

FondazioneAlexander LangerStiftung

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quella che maggiormente ho visto colle-gata al vostro lavoro. Pur sapendone po-chissimo, tendo a vedere le infermiere,gli infermieri, i dottori e le dottoresse inmedicina e così via, che lavorano inquella che mi è stato spiegato esserel'«Area critica», un po' come delle guar-die di un confine molto delicato; guardieche, nel complesso, spesso lavoranoanche per spostare un po' più in là il con-fine tra la morte e la vita. (…)Io penso che il vostro ruolo di guardie siaoggi molto difficile, visto che si discutese abbia ancora un senso presidiare iconfini e obbligare le persone a restareal di qua con raffinate tecnologie di trat-tenimento talvolta forzato. (…)Il progresso, il miglioramento di tutto, èstato finora concepito, soprattutto negliultimi 200-300 anni, come ottenibile at-traverso processi sempre più spinti diparcellizzazione, di atomizzazione. Sisono parcellizzati e divisi, ad esempio, iprocessi lavorativi: pensate a quello chechiamiamo, il fordismo e il taylorismonella fabbrica, e cioè l'introduzione dellacatena di montaggio in cui ciascuno sioccupa di un pezzetto sempre più pic-colo. Nella scienza il sapere è stato fram-mentato, i servizi sono spezzettati perguadagnare maggiore funzionalità; tuttoè sezionato, in un insieme di parti giuntenon comunicanti.Questa parcellizzazione o atomizzazioneha portato a una forte settorializzazionema anche a una enorme velocizzazionedi tutti i processi che ha favorito la spe-cializzazione dei saperi. La ricomposi-zione di questi frammenti può essereanche artificiale; si pensi ad esempio alprocesso che il computer fa riprodu-cendo segmenti di ragionamento umano,trasformati in processi macchinali chepossono essere ricomposti più veloce-mente.Il progresso molte volte è potuto appariretale perché è riuscito a distanziare sem-

pre di più l'ottenimento dei vantaggi dalpagamento dei costi. Vantaggi subitoquindi e sempre più grandi; costi riman-dati sempre più lontani nello spazio, neltempo, magari in altri paesi, soprattuttodel terzo mondo. È come se si lasciasseuna bolletta da pagare a chi verrà dopodi noi, o agli strati sociali più deboli, perl'inquinamento, la deforestazione, la di-struzione di qualsiasi cosa. (…)Quello che Galileo sognava come grandeconquista per la fisica, il poter tradurredei criteri di qualità in quantità e quindirenderli misurabili e prevedibili, è diven-tato legge ordinaria di funzionamento delnostro progresso. Tutto può essere co-struito sinteticamente: la vita, la specievegetale o animale, attraverso macchinesofisticate, tecniche, grande professiona-lizzazione di esperti dei diversi settori.Tutto questo è stato certamente di grandeaiuto ma ha anche originato interrogativisulla sofferenza, e sull'importanza di vi-vere in buona salute. (…)La mia proposta, tra l'altro già accennatada Elio Drigo, è quella del recupero diinterezza. Rispetto allo spezzettamento,alla malattia, alla disintegrazione se vo-gliamo, sia del pianeta che degli uomini,oggi ritengo sia non tanto richiesto un ul-teriore affinamento di diagnosi, di pro-poste di terapie ulteriormentesettorializzanti, che comunque verrannofatte da altri. Anche per l'ambiente ci sa-ranno ancora tanti convegni, tanti sim-posi di esperti che diranno, quantoinquinamento possiamo ancora soppor-tare, eventualmente come utilizzare altrerisorse di inquinamento, visto che in certisettori siamo già andati oltre. A questo cipenseranno altri.Anche nella vostra professione non man-cheranno, anzi non mancano, coloro chesu questo aspetto della cura lavorano,guadagnano, motivano le loro carriere etrovano la loro affermazione. Uno sforzoin qualche modo controcorrente può con-

Das folgende, bereits vor 23 Jahren ver-fasste Text, ist höchst aktuell und passtperfekt zum Thema der Euromediterra-nea 2013. Wir präsentieren hier einigeAuszüge, im Sinne der Stimme einesPropheten, dem leider nicht genug zuge-hört wurde. Wir sehen es aber als unsereAufgabe die Flamme seiner Botschaftwiederzubeleben.

II tema odierno «Infermiere e pianeta»lascia riflettere su di una analogia: il«pianeta» è un paziente, un pazienteforse di «Area critica», come voi dite.E in tal senso, probabilmente, tutti quantici troviamo nella necessità di fare da in-fermieri o da medici, dal momento chela salute del pianeta oggi, per molte ra-gioni che io adesso qui non elenco, èspesso in «Area critica». La sua condi-zione di paziente è forse dovuta ad alcunifenomeni mai esistiti in epoche prece-denti; dalla seconda guerra mondiale, masoprattutto dagli anni '60 il pianeta, nonriuscendo più a vivere dei frutti, intaccaormai l'albero. La rigenerazione oggi èseriamente compromessa. La quantità diinquinamento chimico ma anche radio-

attivo causa l'appesantimento comples-sivo dei polmoni verdi della terra (leforeste, i boschi), non ha mai raggiuntoi tassi di oggi e non può che crescere. Si discute se per salvare questo pa-ziente occorra una forte autorità, un di-rigismo che sostanzialmente ecentralmente decida quanto si può pre-levare dalla dispensa del pianeta, chideve controllare il razionamento, a chispetti eventualmente fare e consumarei prelievi e così via. Come succedeanche nella vostra professione, moltospesso non si riesce a capire come mai

un paziente, seppure avvertito e consa-pevole della gravità della sua malattia,della sua situazione, non abbia né la ca-pacità né la forza necessarie ai cambia-menti. In tal senso è inutile parlargli dellanocività del fumo, dell'alcool o dellostress, se essi non hanno già compro-messo la sua salute; i meccanismi chespingono nella direzione distruttiva sem-brano dunque più forti.Così come nella vostra riflessione,emerge a questo punto con chiarezza chele norme, le tecniche, e le burocrazie nonriescono a dare una risposta adeguataalla malattia ma possono, a volte anchemolto efficacemente, curare dei sintomi,bloccare dei degradi e forse anche inver-tirli. Nell'insieme possiamo dire che latendenza che porta al diffondersi così en-demico di malattia non si corregge senon si lavora per una svolta, per una con-versione, per un cambiamento.Il tipo di cambiamento che ritengo sia ri-chiesto per la salute del pianeta mi pareche oggi consista essenzialmente nellaindividuazione e nella accettazione deilimiti. La questione dei limiti e dei confini è

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CRITICA DELLA RAGIONE SANITARIADalla Relazione di Alexander Langer al 9. Congresso Nazionale dell’ANIARTI (associazione infermieri di area critica www.aniarti.it), Riva del Garda 14-17/11/ 1990

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listen, welche über ihn, die Therapien,deren Anwendung und Dauer entscheiden.Heute hat die Medizin gelernt über sichund die eigene Berufung nachzudenken.In vielen Krankenhäusern bemüht mansich seit Jahren den Kranken den Aufen-thalt so menschenwürdig wie möglich zugestalten. Aber „ Donatori“ wollen nochetwas Anderes: Sie wollen ein Gegen-stück bilden zu jenem Modell der Me-dizin, welches noch dazu tendiert denKranken zu isolieren. Hier findet maneinen guten Vergleich zu den Ereignissenin Kriegsgebieten oder bei Naturkata-strophen, in denen die Betroffenen Opfersind. Aber sie wollen nicht nur Opfersein, sondern auch eine Beziehung vonMensch zu Mensch erfahren.Um die Krebskranken nicht auszuschlie-ßen, sondern ihnen noch ein lebenswer-tes Leben zu ermöglichen, ist es wichtigBeziehungen zwischen den Kranken,deren Familienangehörigen, den Freun-den, den Musikern und dem Kranken-hauspersonal zu knüpfen. Dies soll keineeinmalige Sache darstellen, sondern esbraucht viel Zeit, Kontinuität, großesWissen und bestimmte Regeln.Hier kommt das Konzert als Instrumentund als Symbol der Gemeinsamkeit insSpiel. Man bereitet es gemeinsam vor,man erlebt gemeinsam das schöne Ge-fühl, das uns die Musik gibt, man genießtgemeinsam das zubereitete Essen. Ge-meinsam verändert man sich. Der Verein„ Donatori di musica“ sagt, dass die An-wesenheit der Musiker in den Kranken-häusern ein Umdenken zur Folge hatte.Die Musiker sind Teil der Welt, aus dersich die Kranken selbst ausgeschlossenhatten oder aus der sie ausgeschlossenworden sind. Der Grundgedanke ist dasWissen darum, dass man zugleich krankund gesund sein kann, meist befindetman sich im Übergang von einem zumanderen Zustand. Das Umdenken findetdarin statt, dass der Kranke nicht nur je-mand ist, der um etwas fragt und es er-

hält, sondern er kann genauso gut je-mand sein, der etwas gibt. Es findet einAustausch statt. Der Künstler bietet seineMusik an, der Pfleger seine Fähigkeiten,der Kranke sein eigenes Wissen, d.h. denUmgang mit den Schmerzen, aber auchdie Geschichte des eigenen Lebens. Diesalles schützt vor dem Risiko gegen sei-nen Willen zu „ Berufskranken“ gemachtzu werden. Im Jahr 2007 hat ein Krebspatient, wel-cher Musiker und künstlerischer Leiterwar, dem Primar des Krankenhauses vonCarrara den Vorschlag unterbreitet, einKonzert zu organisieren. Er hatte dieseArbeit vor seiner Erkrankung ausgeübtund wollte sie so lange es möglich wäre,ausüben. Das Event war so erfolgreich,dass es zu einem Fixpunkt wurde undauch andere Personen und Institutionenanregte- die Krankenhäuser von Bozen,Brescia, Saronno, Sondrio, Vicenza, SanCamillo Forlanini di Roma.Ein solch ambitioniertes Projekt erfor-dert auch Regeln und Vereinbarungen.Die Künstler sollen neben ihrer musika-lischen Professionalität auch sensibelund diskret sein und keine Eigenwer-bung betreiben. Die Pfleger sollenimmer auf dem neuesten Stand der The-rapiemöglichkeiten sein. Alle sollen sichgegenseitig wertschätzen und respektie-ren. Trotz alledem vernachlässigt derArzt nicht seine Arbeit. Er führt diesenun bewusster aus, in Hinblick auf denKranken und auch auf die eigenenSchwächen und das eigenen Unbehagenhin. Hier steht das Zwischenmenschlicheim Mittelpunkt, im Gegensatz zur her-kömmlichen Medizin, bei der derKranke im Mittelpunkt steht, welcheralle Entscheidungen dem Arzt überlässt.Die Beziehung zwischen Arzt und Pa-tienten ist wichtig für eine sanfterePflege, im Gegensatz zu jener weit ver-breiteten Tendenz die Therapie wie einenKrieg oder Kampf anzugehen.Entscheidend für das Umdenken ist die

durre alla riconciliazione, alla ricomposizione, al recupero di interezza, di riequili-brio, di pacificazione. Ciascuno può scegliere i termini che crede opportuni per co-municare il messaggio di semplicità. Una semplicità non da ingenui, da sempliciotti, madi chi pur non riuscendo a capire la complessità del fenomeno lo accetta. (…)Il progresso oggi è recupero di interezza, la cura oggi necessaria è il recupero di in-terezza. (…)In conclusione voglio sottolineare che il mio intervento vorrebbe servire all’indivi-duazione, al riconoscimento, all’accettazione dei limiti. Il richiamo ai conflitti belliciche continuamente scoppiano nel mondo per questo motivo è immediato. Ma nonparlo in senso territoriale, bensì di campi occupati da eserciti non meno armati, nonmeno super specializzati, in cui, probabilmente, rispetto ad alcuni di questi confini,ci si dovrebbe semplicemente ritirare.Può essere un ritiro negoziato, non deve essere imposto con la guerra. Accetto vo-lentieri il suggerimento di empatia o di compassione. Compassione non nel sensopietistico, ma in quello di mettersi nella stessa condizione e condividere; anche sela compassione si rivolge a chi non ha speranze. Compassione insomma non vuoldire fatalismo, ma non vuol dire neanche idea di onnipotenza per la quale è possibileavere rimedio per ogni male, purché si abbiano i mezzi adeguati.In questa prospettiva individuo un orizzonte di riconciliazione, di ricomposizione,di interezza: dalla distruzione alla ricostruzione, gli esperti difficilmente ci saprannoguarire, sapranno forse aggiustare molti guasti, ma difficilmente sapranno guarire.Chi serve l’interezza, invece, forse non sempre vorrà spingersi al massimo nella ri-cerca e nel montaggio dei vari pezzi di ricambio, ma aiuterà meglio a guarire. Nonsi può rimuovere l’idea di malattia; dobbiamo convivere con lei più serenamenteanche con la prospettiva della morte, che è inutile esorcizzare, rinnegare o rimuoverefacendo finta che non ci sia.

Die Entscheidung den Alexander Langer Preis in diesem Jahrdem Verein “ Donatori di musica” zu verleihen, scheint einenBruch mit der Tradition darzustellen. Die Alexander LangerStiftung hat bis jetzt vor allem Friedenseinsätze und Hilfsor-ganisationen, die in Kriegsgebieten agieren, ausgezeichnet.Die diesjährige Entscheidung stellt mehr als einen Bruch eineNeuorientierung dar: vom Weit entfernten hin zum Nahen;

von den Notfällen hin zum Alltäglichen; Von der Pflege von Verletzten hin zur Pflegevon Krebspatienten. Wenn es eine Gemeinsamkeit gibt, die alle unsere Preisträgerauszeichnet, ist dies die Wahl auf Gewalt zu verzichten.Gandhi und nach ihm Illich, prangerten die krankmachenden Folgen der modernenMedizin an. Ihre Gegner war sowohl die zu große Spezialisierung als auch das Un-gleichgewicht von Wissen und Macht, die den Patienten an den Arzt bindet. Beson-ders im Bereich der Krebserkrankung erlebt der Kranke Momente äußersterVerletzlichkeit und großer Schmerzen; der Kranke begibt sich in die Hände von Spezia-

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ALEXANDER LANGER PREIS 2013: GAbE, MUSIK, GESUNDhEIT, PFLEGE, bEZIEhUNG

Anna Bravo, Wissenschaftskomitee Alexander Langer Stiftung

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amici, gli artisti, gli operatori sanitari.Un lavoro che non può accontentarsidella performance isolata perché vuoletempi lunghi, continuità, sapienza sedi-mentata, un contorno coerente. E' in questa prospettiva che il concertoprende senso come strumento e simbolodi condivisione: si discute, lo si preparainsieme, insieme si vive la beatitudineche la musica sa dare, si gusta il cibo cheaccompagna l'incontro. E insieme sicambia. La presenza nel reparto dei musicisti,un pezzo di mondo dal quale i pazientisono stati esclusi o si sono lasciatiescludere, ha consentito - dicono i Do-natori - una “rivoluzione imbarazzante”per la sua semplicità: iniziata dalla con-sapevolezza che ognuno è nello stessotempo sano e malato, spesso in transitoda una condizione all'altra, la rivolu-zione è approdata alla scoperta che nonnecessariamente il paziente è la figurache chiede e riceve, può altrettantobene essere quella che offre e dà. Inquesta logica di scambio, l'artista portala sua musica, gli operatori le proprie co-noscenze, i malati il proprio sapere:esperienza del dolore, ma non soltanto,anche storia della vita che si è vissuta esi spera di tornare a vivere.E' un insieme che protegge dal rischiodi diventare, proprio malgrado, "malatiprofessionali". Ed è una critica praticaalla nostra cultura, in cui il cancro è av-volto da un'aura perturbante che rendedifficile persino nominarlo, e che puòfalsare i rapporti e le parole. L'espe-rienza dice che ci si può opporre. E pro-prio dall'esperienza nascono i Donatori.Nel 2007 un musicologo e direttore ar-tistico, degente all'ospedale di Carrara,propone al suo primario di organizzareun concerto - quel che faceva prima evuol continuare a fare nel modo in cuigli è possibile. L'esperimento ha una ri-caduta bella e fattiva oltre le previsioni,tanto che l'evento si trasforma in si-

stema, e invoglia altre persone, altreistituzioni - gli ospedali di Bolzano,Brescia, Saronno, Sondrio, Vicenza,San Camillo Forlanini di Roma.Un progetto così semplice e così ambi-zioso esige regole e patti. Agli artistichiede, insieme all'eccellenza profes-sionale, sensibilità e riserbo: nessun tu-rismo umanitario, nessunaautopromozione o ritorno di immagine.Agli operatori chiede un lavoro co-stante di informazione calibrato sul li-vello diffuso di conoscenza dellamalattia e delle opzioni terapeutiche. Atutti si chiede empatia, rispetto reci-proco, messa in discussione dei ruoli:nel setting del concerto, nessuno ha unabbigliamento "di funzione”, a signifi-care che si tratta di una performance di-versa da ogni altra. Ma nella cura il medico non abdica alsuo ruolo. Lo svolge con più consape-volezza del punto di vista del malato,ma anche dei propri disagi, difficoltà,debolezze, da affrontare insieme. A dif-ferenza che nella direttiva "il malato alcentro", che lascia spesso la decisionenelle mani del medico, qui al centro èil rapporto. E quel rapporto è la condi-zione per una buona alleanza e una mo-dalità di cura non accanita e nonbellicosa - come avviene invece nelladiffusa tendenza a concepire la terapiacome guerra, duello, prova di forza. La priorità delle relazioni è l'altra facciadella “rivoluzione imbarazzante”: men-tre ancora oggi l'«umanità» del curanteè considerata dagli stessi pazienti un(pregevolissimo) di più, per i Donatoriè parte integrante dell'eccellenza pro-fessionale. Senza la quale non c'èbuona medicina né buona terapia. Questo impegno complessivo non è ma-teria per un progetto di riforma sanitaria;è materia per un lavoro di riforma inte-riore, la stessa strada che porta a sce-gliere la nonviolenza e a decidereconsapevolmente della propria vita.

Wichtigkeit der Beziehungen untereinander. Während die Menschlichkeit in derPflege auch heute noch als etwas Zusätzliches gesehen wird, ist dies für die „Do-natori„ ein fixer Bestandteil in der Berufstätigkeit. Ohne das Zwischenmenschli-che gibt es weder eine gute Medizin noch eine gute Therapie.„Donatori di musica“ wollen mit diesem Einsatz nicht das Gesundheitswesen re-formieren, sondern es soll ein Anstoß für eine innere Änderung sein, eine En-tscheidung keine Gewalt anzuwenden und ein bewussteres Leben zu führen.

La decisione di premiare “Donatori di Musica”- una rete di artisti, medici, infermieri e volontariche prende il nome dall'impegno a organizzare,prevalentemente in reparti oncologici, stagionidi concerti - può sembrare una rottura con la tra-dizione che per anni ha visto la Fondazione Lan-ger privilegiare l'opera di pacificazione e disoccorso in luoghi di conflitto e di crisi umani-taria. Più che una rottura, però, è uno sposta-mento: dal lontano al vicino, dall'emergenza allaquotidianità, dalla cura della vita offesa alla curadella vita pericolante. E non solo: se c'è un trattoche accomuna i nostri premiati, è la scelta non-violenta, e di nonviolenza la pratica medica haun profondo bisogno. Quando Gandhi, e dopo di lui Illich, denuncia-

vano gli effetti patogeni della moderna medicina, il bersaglio erano sia lo specia-lismo, sia la violenza potenziale legata alla disparità di conoscenze, padronanza,potere fra chi soffre e chi cura. A maggior ragione nella malattia oncologica, incui il malato può vivere momenti di vulnerabilità estrema, in cui il corpo può ri-dursi a un groviglio di sofferenza nelle mani di chi ha la facoltà (e l'onere) di de-cidere le terapie e i tempi, modi, luoghi in cui applicarle. Oggi la medicina ha imparato a riflettere su se stessa, sulla propria vocazione, sulproprio ambiente; da anni in molti ospedali c’è chi si sforza di "umanizzare" la de-genza promuovendo iniziative per lo svago e la socializzazione. Giusto, ammirevole.Ma i Donatori puntano a qualcosa di diverso: a contrastare un modello di medicinache ancora tende a sequestrare il paziente in una enclave istituzionalizzata, a rin-chiuderlo nell'identità esclusiva di "malato di cancro"- e qui viene spontaneaun'analogia con gli interventi in situazioni di guerra civile o di catastrofe naturale,dove i colpiti sono vittime, certamente, ma non vittime soltanto, e amerebberoavere rapporti da persona a persona, non da bisognosi a soccorritori. Per rompere la segregazione, per dare spazio alle molte cose che un malato con-tinua a essere, la via maestra è costruire legami fra i degenti, i loro familiari e

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PREMIO ALEXANDER LANGER 2013: DONO, MUSICA, SALUTE, CURA, RELAZIONE

Anna Bravo, Comitato scientifico Fondazione Alexander-Langer

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mento nessuno ricopre un ruolo istituzionale.Questo non è un concerto per gli amma-lati, non è un’iniziativa benefica, è qual-cosa che si fa tutti assieme e da cui traebeneficio lo stesso musicista. La partico-lare sensibilità e l’esperienza di vita degliammalati e dei familiari, ma anche deglioperatori sanitari, sono infatti uno sti-molo poderoso alla maturazione del mu-sicista che quindi dona e riceve.Questo ritorno molto forte ha fatto sì chela rete raccogliesse molto velocementeadesioni di un gran numero di musicisti.Ma non tutti quelli che si propongonovengono invitati. Ci sono dei requisitinecessari: devono essere musicisti pro-fessionisti con una carriera internazio-nale di un certo livello.Infine c’è la gratuità, che è fondamen-tale, ma non va intesa in senso esclusi-vamente economico (in realtà grazie aqualche sponsor riusciamo almeno a rim-borsare le spese vive). Gratuità significache il musicista non deve attendersialcun compenso e nemmeno un ritornoin notorietà.

Voi pretendete anche che sia garantital’eccellenza medica dei reparti coin-volti.Quello che per noi è davvero un requisitofondamentale è l’eccellenza nell’acco-glienza. D’altra parte non esiste eccel-lenza clinica senza relazione. Uno studiopubblicato recentemente ha dimostratoche gli ammalati seguiti da medici "em-patici” presentano meno complicanzeacute e una migliore aspettativa quanti-tativa di vita. Un risultato clinico posi-tivo può venire in pari misura dalmigliorare la tua capacità empatica o dal-l’utilizzare l’ultimo nuovissimo farmaco,si figuri cosa possiamo ottenere se met-tiamo insieme le due cose. L’eccellenzaè tutto ciò che viene fatto bene, non è lacosa straordinaria, è la cosa normale fattacome meglio si può.

Perché questi concerti sono così im-portanti nella vita di ammalati, medicie infermieri?Abbiamo già detto di cosa significa peril musicista: è uno dei tanti modi con cuil’arte prende senso dalla vita e dà sensoalla vita. Per gli ammalati e gli operatoriquesto progetto significa il coinvolgi-mento della società nelle attività di curadegli ammalati. È importante che questasocietà, che ha deciso di costruire gliospedali fuori dalle città, si riappropridella cura dei suoi ammalati, perché se èvero che il compito della terapia competeai tecnici, il compito della "cura” com-pete a tutti. Una società dovrebbe avercura dei suoi ammalati così come di tuttele persone in difficoltà, dei bambini,degli anziani eccetera. A volte pretestuo-samente si tirano fuori motivazioni di ca-rattere tecnico, di accessibilità, masappiamo benissimo che esistono strut-ture molto frequentate che sono ubicatenel cuore delle città. Basti pensare all’-Hôtel Dieu di Parigi situato sotto lachiesa di Notre Dame. La realtà è cheoggi la malattia "stona”.

Lei afferma che l’attuale organizza-zione sanitaria rischia di far sì che l’es-sere ammalato diventi un mestiere.Può spiegare?Oggi molte persone vivono la loro ma-lattia come un continuo dentro e fuori,perché certe cose si possono fare solo inospedale, se poi ci aggiungiamo la dislo-cazione geografica di cui dicevamo e unasorta di apartheid che si viene a creare trai malati e i sani si arriva a quella che hochiamato la "condizione professionale”dell’ammalato. Un signore che dopoaver fatto il giro delle sette chiese era ve-nuto anche da me in cerca di un’impro-babile risposta, alla domanda su qualefosse il suo mestiere mi ha risposto: "Iofacevo...”. Al che ho iniziato a chiedere:"Perché facevo? Non ce la fa più? Le

Può raccontare com'è nata l'avven-tura di Donatori di musica?La storia dei Donatori di musica è co-minciata nel 2007 dall’incontro di duepersone: Gian Andrea Lodovici, direttoreartistico di un’importante casa discogra-fica, che si trova a frequentare il repartodi oncologia dell’ospedale di Carrara, eMaurizio Cantore, il primario di quel re-parto, un medico da sempre capace di in-staurare delle relazioni forti e credibili. Gian Andrea Lodovici propone quasi ca-sualmente di organizzare un concerto inreparto e il medico accetta volentieri.Non è la prima volta che si fanno delleattività diverse da quelle strettamente cli-niche in quel reparto, però questa si di-mostra subito così coinvolgente, daconvincere tutti a ripeterla. Finché Lodo-vici ha le energie, ogni tanto organizzaun concerto, invitando alcuni musicistiamici suoi. Nel frattempo capita che, nel-l'ambito di un convegno, Maurizio Can-tore mi racconta quanto avviene nel suoreparto. E in me subito sento il grandepotenziale e valore di queste iniziative. Gian Andrea Lodovici, a soli 48 anni, sene va, ma prima di morire esprime l’au-spicio che la "Grande Musica divengasempre più strumento di importante aiutoalle cure mediche in ogni reparto di on-cologia”. Teniamo presente che sono leparole di un ammalato che ha sperimen-tato su di sé cosa poteva significare or-ganizzare e seguire questi concerti. Iltestimone passa dunque a Roberto Pros-seda, uno dei più importanti pianisti ita-liani, che lo raccoglie con entusiasmo.

Nasce così l’idea di costruire una rete dimusicisti, medici, volontari, infermieri,psicologi, ammalati, familiari. Nella primavera del2009 siamo partiti,inizialmente in due, Bolzano e Carrara.Si sono poi uniti l’ospedale di Sondrio equello di San Bonifacio di Verona, dovel’iniziativa, successivamente interrotta,aveva coinvolto un reparto chirurgico.D’altra parte organizzare non uno, maventi concerti all’anno non è così sem-plice, bisogna crederci. In seguito si sonoaggiunti il San Camillo Forlanini diRoma. Brescia, Vicenza e Saronno.

I concerti in reparto non sono un’ini-ziativa benefica o ricreativa, ci sonoanche delle regole...A marzo 2009 nasce dunque la rete e sicomincia a predisporre una serie di re-gole di base. Le iniziative non devonoessere episodiche ma continuative, nonci deve essere distanza tra il musicista egli altri, quindi lo strumento è in mezzoalla sala. Sia da noi che a Carrara il con-certo si svolge nella sala d’attesa del re-parto. Il musicista poi è pregato di nonindossare la “divisa” da concerto e cosìtutti gli operatori sanitari e gli ammalati.La totale indistinguibilità è uno degli ele-menti del progetto: significa che in quel mo-

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IN SALA D’ATTESA

Intervista di Barbara Bertoncin aClaudio Graiff, oncologo pressol’ospedale di Bolzano, co-fondatoredi "Donatori di Musica” (www.donatoridimusica.it)

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zienti, per alcuni addirittura migliora laqualità e durata del sonno, diminuisconogli episodi di nausea e vomito.

E per gli operatori cosa significa?Parlo a titolo personale, ma vedere unapersona che torna in ospedale dove ma-gari è stata la mattina o una settimanaprima, e si siede magari sulla stessa sediadov’era rimasta in attesa di una terapiasgradevole o di una notizia a volte nonbuona; ecco, vedere una persona chesenza averne alcun bisogno torna in que-sto luogo, mi fa pensare che forse ab-biamo instaurato una relazione buona eche abbiamo creato un luogo dove si puòvenire anche quando non si ha bisogno.Per me è sempre molto commoventequando qualcuno ci viene a trovare purnon avendo più bisogno.

Avete avuto anche manifestazioni disolidarietà inattese?Poco dopo l’inizio della stagione ricevouna telefonata: "Buongiorno, sono Ro-berto Furcht”. Conoscevo quel nome,Furcht è un importante grossista di pia-noforti e una persona con una grandis-sima competenza musicale spessocoinvolta in giurie di concorsi. Mi dice:

"Siete sicuri di avere uno strumento ido-neo per i vostri concerti?”. Effettiva-mente c’era un pianoforte verticalelasciato all’ospedale, non uno strumentoda concerto. Rispondo: "Facciamoquello che possiamo”. "Mi dica un po’,si offenderebbe se mandassi un piano-forte?”. Insomma, per farla breve, ci for-nisce un pianoforte in comodato d’usoche tuttora è lì e che io spero piano pianodi riuscire a comperare.

Ma perché vuole comprare il pianoforte?Perché prima della mia pensione vorreiriuscire a lasciare questo strumento conil numero di inventario. Furcht ha fattocapire che per lui è donato, però non è lastessa cosa: fino a quando non sarà diproprietà dell’azienda sanitaria, rimarràuna cosa che non è censita da nessunaparte, che oggi c’è e domani non c’èpiù... Se invece diventa di proprietàdell’ospedale, chi verrà dopo di me, senon lo vuole dovrà farlo scaricare dal-l’inventario, insomma dovrà marcareuna discontinuità. Ecco, perché ci vo-gliamo mettere la targhetta. La targhettasignifica che è una delle "apparecchia-ture” del reparto.

manca la forza?”. "No, no, ce la farei”."Ah, è perché ora le sue priorità sonoaltre, non le interessa più...”. "Scherza?Il mio lavoro me lo sogno di notte!”. "Eallora?”. "Ma dottore, per forza non lofaccio...”. Ecco, "per forza” non lavoravapiù, doveva fare l’ammalato!Perché ormai si è creata questa spacca-tura tra il sano e il malato che ci impedi-sce di vivere come prima, anche sepotremmo. Questo concetto della malat-tia, che è prettamente culturale, ci cam-bia la vita, ci cambia il concetto dellospazio, del tempo, ci fa coniugare i verbial passato. Ecco, l’irruzione dei musicistinella vita di ammalati che dal mondosono stati buttati fuori (o si sono autoe-sclusi) è qualcosa di fondamentale perrompere questo isolamento. Per questonoi la definiamo una rivoluzione, imba-razzante nella sua semplicità, perchévuole riportare al concetto che ognuno dinoi è ad un tempo sano e ammalato.Molti malati di oggi saranno i sani di do-mani e sicuramente quasi tutti i sani dioggi saranno i malati di domani. La con-dizione della malattia nel momento incui diventa totalizzante al punto da ob-bligarti a rinunciare a tutto quello che eri,fa sì che tu non sia più il signor pincopallino che ha un problema, bensì tu di-venti il tuo problema.Il concerto è una cosa che si fa assieme,in cui anche l’ammalato e i familiarisvolgono una parte attiva. Il progettoprevede che alla fine ci sia un buffet incui il malato fa qualcosa di pratico, masoprattutto di simbolico perché il malatonon è al centro.

Nel porre il malato al centro, a suo avviso,si sono commessi anche degli errori?Sicuramente la medicina per troppotempo ha perso di vista il malato. Neiprimi anni Ottanta sembrava che gliospedali avrebbero potuto funzionare

molto bene operando solo su organi iso-lati, senza il corollario delle cose chefanno "perdere tempo”. Quante volte lepersone mi dicono: "Mi scusi dottore sele faccio perdere tempo...”. Ecco, nelmomento in cui io medico non ho inmano uno strumento, ma sto interagendocon una persona, nell’immaginario stoperdendo del tempo. Negli ultimi anni siè fatto mlto per rivedere questa imposta-zione. I sistemi sanitari hanno recuperatouna visione olistica mettendo al centrol’ammalato... e quella è stata la frittata!Perché si è riacquistato interesse e atten-zione al malato, ma sempre nella posi-zione in cui io corrispondo ai suoibisogni.Se l’obiettivo è la bidirezionalità, beh,questa non è rispettata dalla posizionecentrale del malato. In più così si mettel’ammalato in una condizione di passi-vità che lo professionalizza ancora dipiù: lo metti fuori dalla città, lo consegninelle mani dei medici e delle infermieree intanto tu, società, aspetti che torni. Mamagari non c’era bisogno che smettessedi lavorare. L’ammalato al centro nonsolo viene temporaneamente espulsodalla società, ma anche rispetto agli ope-ratori sanitari si trova sempre nella posi-zione di chi chiede e basta, senza darenulla. Ecco, per Donatori di Musical’ammalato sta attorno al tavolo, si dà dafare come gli altri.

Alcuni malati riscontrano anche deibenefici fisici, misurabili?Con il tempo abbiamo constatato chequesta esperienza induce dei cambia-menti anche in alcuni aspetti di qualitàdella loro vita. Abbiamo raccolto dei datisia a Carrara che a Bolzano. Per oraquello che emerge è che grazie a questeiniziative diminuisce il livello di stresslegato all’ospedalizzazione, vengono fa-cilitate le relazioni tra operatori e pa-

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Versione integrale dell'intervista su: http://www.unacitta.it/newsite/intervista.asp?id=2288

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terlassen das auch die Ärzte und Pflegersowie die Kranken. Alle tragen Alltag-skleidung: das bedeutet, dass in dieserZeitspanne niemand eine institutionelleRolle einnimmt.Es handelt sich also nicht um ein Un-terhaltungsangebot für die Kranken, esist keine gutgemeinte Zerstreuung, esist etwas das alle gemeinsam erlebenund woraus auch der Musiker einenGewinn zieht. Denn die besondereFeinfühligkeit und das Erlebte, das dieKranken und deren Angehörige mit-bringen, aber auch jenes der Kranken-hausangestellten, sind eineunglaubliche Inspiration für den Musi-ker, der hier gibt und erhält.Dieser Umstand des Gebens und Neh-mens brachte es mit sich, dass dasNetzwerk sehr schnell eine große An-zahl von Musikern rekrutieren konnte.Aber es werden lange nicht alle einge-laden. Die Kriterien sind nämlich die,dass es sich um professionelle Musikerhandeln soll, die eine anerkannte inter-nationale Karriere mit sich bringen. Beiuns herrscht außerdem das Prinzip derUnentgeltlichkeit, das uns wichtig ist.(Trotzdem sind wir froh, dass es inzwi-schen auch den ein oder anderen Spon-sor gibt, der etwa die Reise- undUnterbringungskosten übernimmt.)Unentgeltlichkeit heißt in diesem Mo-ment einfach, dass der Musiker keineGage erhält und auch keinen Zuwachsan “Berühmtheit”.Sie sagen, dass die aktuelle sanitäreSituation aus dem Krank-Sein einenDauerzustand bzw. Beruf macht.Können Sie das näher erklären?Wenn wir uns heute die Situation vongewissen Langzeitkranken anschauen,können wir ein dauerndes Hin und Her,ein Drinnen und Draußen beobachten.Gewisse Maßnahmen lassen sich nurinnerhalb eines Krankenhauses anwen-den, dazu kommt die geografische En-

tfernung von den Gesunden, der derKranke dabei ausgesetzt ist, all das er-gibt für mich den professionellen Zu-stand des Krankseins. Ein Beispiel: einHerr kam zu mir, nachdem er wirklichbereits alles versucht hatte um seineKrankheit “in den Griff zu bekommen”und auf meine Frage, was denn seinBeruf sei, sagte er: “Ich war einst…”,worauf ich nochmal fragte: “Warumeinst? Schaffen Sie es jetzt nichtmehr?” “Nein,” sagte er, “das nicht, ichträume sogar von meinem Beruf!” “Jadann, warum üben Sie ihn nicht mehraus?” “Aber Herr Doktor, natürlichgeht das nicht, ich bin jetzt ja krank!”Also, “natürlich”, sagte er und meinte,er müsse jetzt eben dem Krankseinseine ganze Aufmerksamkeit schenken.Denn mittlerweile haben wir einen de-rart unüberbrückbaren Abgrund zwi-schen dem Kranksein und demGesundsein geschaffen, dass wir unserganzes Leben danach ausrichten, auchwenn wir nicht müssten. Diese Auffas-sung vom Kranksein verändert unserganzes Verständnis von der Welt undvon uns selbst. Deswegen ist das Ein-dringen der Musiker in diese Kranken-welt so etwas Erfrischendes, es zerstörtfür einen Moment diese isolierte Situa-tion. Und deswegen bezeichnen wir esals Revolution, was da geschieht, eineRevolution die ziemlich verlegen machtangesichts der Einfachheit der Me-thode. Wir wollen die Erkenntnis wei-tergeben, dass wir alle gleichzeitigkrank und gesund sind. Viele der heuteKranken werden morgen wieder ge-sund sein und man kann davon ausge-hen, dass fast alle, die heute gesundsind, eines Tages auch krank werden.Wenn die Krankheit dermaßen bestim-mend wird in deinem Leben, dass nichtmehr du es bist, der die Kontrolle überdein Leben hat, dann ist nicht die Kran-kheit dein Problem, sondern du selbst.

Können Sie uns erzählen, wie dasAbenteuer “Donatori di musica” be-gonnen hat?Unsere Geschichte begann im Jahr2007 und zwar aus dem Treffen zweierPersonen heraus. Gian Andrea Lodo-vici, damals künstlerischer Leiter eineswichtigen Musiklabels, der an Krebs littund sich seiner Lebenserwartung sehrbewusst war, traf auf Maurizio Cantore,Primar der Abteilung Onkologie in Car-rara, ein Arzt mit großem Feingefühlund menschlicher Anteilnahme.Gian Andrea Lodovici schlug spontanvor, auf der Onkologie-Abteilung einKonzert zu organisieren und der Arztsagte zu. Es war ja nicht zum ersten-mal, dass eine Veranstaltung der krea-tiven Art im Krankenhaus stattfand,aber das Konzert war dermaßen begei-sternd für alle, dass man beschloss, eszu wiederholen. So war es Lodovici derweiterhin und solange es seine Kräftezuließen, einzelne Konzerte mit seinenMusikerfreunden veranstaltete. In derZwischenzeit erzählte mir MaurizioCantore im Rahmen eines Kongressesvon diesen Konzerten in seiner Abtei-lung und ich war sofort davon angetanund spürte auch das große Potential,das dahinterstand.Gian Andrea Lodovici starb mit 48 Ja-hren, und er hinterließ uns seinenWunsch, dass die “große Musik immerstärker ein wertvolles Hilfsmittel in derMedizin und vor allem bei den onkolo-gischen Behandlungen werden möge”.Seien wir uns dessen bewusst, dassdiese Worte aus dem Mund eines kreb-skranken Menschen kamen, der selbstdie Wirkung der Musik und der Kon-zerte während seiner onkologischen

Behandlung erlebt hatte. So wird dieIdee eines Netzwerkes geboren, einesNetzwerkes aus Musikern, Ärzten,Freiwilligen, Krankenpflegern, Psy-chologen, Kranken und deren Angehö-rigen, mit dem Ziel, dieses Vorhabenwirklich umzusetzen.Im Frühjahr 2009 ging es dann los, zu-nächst in den beiden Krankenhäusernvon Bozen und Carrara. Hinzu kamendie Krankenhäuser von Sondrio undjenes von San Bonifacio in Verona, wodie Initiative, die dann später abbrach,auch die Chirurgie-Abteilung mit ein-bezog. Es ist zwar einfach, hie und damal ein Konzert zu veranstalten, aberderen zwanzig in einem Jahr erforderteine bessere Organisation und den un-bedingten Glauben an das Projekt. Eskamen auch weitere hinzu, das San Ca-millo Forlanini in Rom und letzthinBrescia und Vicenza. Das neuesteKrankenhaus, das sich der Initiative an-geschlossen hat, ist Saronno.Diese Konzerte in den Abteilungensind nicht nur reine Veranstaltungenzur Zerstreuung oder Unterhaltung,es gibt auch spezifische Regeln…Im März 2009 wird die Initiative alsogeboren und man erlegt sich sogleicheinige Regeln auf. Dass die Veranstal-tungen nicht sporadisch stattfinden,sondern regelmäßig, es darf keine si-chtbare Distanz zwischen Musikernund den anderen geben, deswegen stehtdas Instrument, z.B. das Klavier, mittenim Raum. Bei uns in Bozen wie auchin Carrara finden die Konzerte im War-tesaal der Abteilung statt. Wir bittenden Musiker auch, keinen Frack oder“Konzertuniform” zu tragen und so un-

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IM WARTESAAL

Barbara Bertoncin im Gespräch mit Claudio Graiff, Onkologe des BoznerKrankenhauses und Mitgründer des Vereins Donatori di musica (www.donatoridimusica.it). (Auszug)

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A uno scultore fu chiesto in che modo sipredisponesse prima di iniziare un'operaed egli così rispose : «Prima di mettermano ai ferri guardo e riguardo la mate-ria, le do una bottarella, cerco di afferrareil canto che esce da quel sasso!» Solo lasensibilità di un artista poteva esprimersicosì: «il canto che esce dal sasso!» Ogniespressione della natura ha in sé uncanto, un suono individuale. Qualunque oggetto, qualunque sostanzamateriale, se sollecitata, rimanda unavoce: la sua voce. Gli strumenti musicalisono nati nel tempo dall'osservazionedella risposta sonora che era possibile ot-tenere cambiando forme e qualità di ma-teria degli oggetti. Ogni oggetto ha unavoce, una tonalità sua propria che variacon la qualità della sostanza di cui ècomposta, con la sua densità e forma.Ogni oggetto è vivo e non inerte come anoi sembra. Non esiste nulla di inerte.Esistono oggetti fermi, privi di moto pro-prio, ma non di voce, quindi di vita. Noinon ci accorgiamo che la realtà è ondu-latoria, ogni cosa si definisce dalla suavibrazione specifica, cioé dal suo ritmoanimatore; l'essenza delle cose è la loromusica. Il musicista la coglie e la ripro-duce, dunque tutto nasce, ha origine dalsuono ed è in ultima analisi timbro eritmo. Gli archetipi, cioé le forme essenzialidella realtà sono i timbri-ritmi fonda-mentali. La fusione dell'udito e dellavista dagli antichi cinesi veniva definita«luce degli orecchi». Per le culture supe-riori orientali e per la mistica medievaleeuropea questa fusione era conosciuta;ma l'uomo moderno ha una percezioneminima e superficiale della grande im-perscrutabilità del mondo acustico, la po-licromia, la poliritmia e la forza linearedel suono, da cui le antiche leggende co-smogoniche facevano procedere ilmondo visibile e tangibile. Della musica nascosta nella natura parla

la mistica spagnola. Secondo Giovannidella Croce, non soltanto i fiumi riso-nanti e il sibilare del vento, ma anche lamusica non udita sono una manifesta-zione della voce di Dio, che giunge nellaprofondità dell'anima.Secondo l'antica concezione indiana,anche nella pura materia il vero e propriosubstrato è, e rimane, acustico. Il suonocostituisce l'elemento primordiale co-mune a tutti i fenomeni cosmici. Soltantola quantità e l'intensità del suono primor-diale varia di caso in caso.Secondo i riferimenti delle antiche co-smologie, il mondo avrebbe avuto ori-gine da una « parola » creatrice, sarebbecioè stato creato per mezzo di un ritmosonoro che scaturì dal centro dell'uni-verso. Questo suono fu il primo sacrifi-cio, il primo atto evocativo. Suono, rito e ritmo sono identicheespressioni della fonte della vita e non acaso spesso viaggiano insieme. La vita siesprime con il movimento e la legge delmoto è il ritmo. Il ritmo consente allavita di scandire il suo esprimersi armo-nioso, di darle un «tempo» e una «sono-rità». Ogni stagione ha il suo suono. C'èil suono pacato e dolcissimo dell'au-tunno, uno caldo e avvolgente dell'estate,uno sommesso e discreto dell'inverno.Vivaldi si è sforzato di riportare tutto ciòalle orecchie umane con le sue famoreQuattro stagioni. Nella natura esistonosuoni udibili dalle orecchie umane esuoni percebili nel silenzio dell'anima. Ilbosco è una sinfonia, un coro compostodel suono di ogni albero che esprime unatonalità diversa. Che dire del suono del fuoco che scop-pietta allegramente nel camino? Suonidiversi se brucia un tronco di pino o unodi quercia. C'è un suono particolare ed è quello dellaneve. Si tratta di un silenzio vivo, essen-ziale. C'è il suono del mare, dell'acquadei fiumi o dei laghi. Nel Novecento si

Ovunque e sempre l'uomo si è espressocon la musica, ha creato musica. La mu-sica è una vibrazione che penetra diret-tamente nelle cellule, le stimola, le invitaa rispondere con la matrice sonora del-l'armonia della vita.Esistono numerosi livelli, valori e qualitàdi musica che corrispondono alle dimen-sioni interiori individuali vissute, perce-pite e poi portate in atto dai compositori.Ad ogni musica corrisponde una valenzaqualitativa di chi l'ha composta.Potremmo definire questa nostra societàmonocorde. La società omologata, lavoce monocorde dell'umanità, fa co-modo e gioco a chi manovra la stanza deibottoni da cui partono le direttive sui de-stini del genere umano. L'omologazione,l'appiattimento degli individui, la globa-lizzazione dei consumi e del pensiero,rappresentano un insulto al suono dellavita.Omologare un individuo significa far ta-cere una nota umana preziosa, significaprodurre non più un suono, ma un ru-more superficiale. Daniel Levy osservò: «esistono miliardidi suoni in un unico Suono, che ci sfio-rano soltanto, perché non trovano chegabbie dentro le quali sta chi si è quasivolontariamente creato un destino». Dasempre l'essere umano ha nutrito la sua

anima con la musica. Attraverso la mu-sica da sempre viaggiano sentimenti estati d'animo. Occorre distinguere la«musica udita» dalla «musica ascoltata».La prima è quella che andrebbe definitabaccano, che imperversa nei supermer-cati, nei locali pubblici o nelle case doveil rumore televisivo travalica ogni parete.La musica ascoltata è quella dei concerti,quella che si sceglie e si ascolta nel si-lenzio della propria casa. L'ascolto dellamusica vera fa parte del risultato diun'educazione a vivere, a percepire, acoltivare la propria interiorità, a non per-dere il contatto tra noi e il nostro suonodi provenienza. La musica ha avuto da sempre una pro-prietà terapeutica. L'ascolto dei suoniadatti serve a riequilibrare le diverse di-mensioni energetiche della persona cheascolta. La musica diviene una vera epropria cura, perché permette il ripristinodi uno stato di salute dell'anima che si ri-flette anche sul corpo. É parecchio interessante osservare leproprietà vibratorie ed energetiche delsuono: il suono è vibrazione che provocauna risposta della materia che viene col-pita e che può addirittura modificare lasua forma. Basti ricordare l'effetto va-langa che a volte si verifica se qualcunosi mette a urlare in alta montagna quandole pareti sono coperte di neve. A propo-sito della potenza cinetica del suono siricordi l'uso delle ecografie in gravi-danza. L'ecografia è basata sull'effettodell'eco.

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MUSICA

Tratto da „Silenzio, rumore, suono“di Antonio Osnato

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Seit Jahren bin ich in einer Arztpraxisdes frühen 18. Jahrhunderts zuhause.Was mich dabei beschäftigt, ist nicht dieWirksamkeit der Storchsehen Rezepte,sondern der damals erlebte Leib der Fra-uen in seiner Praxis. Ich bin also beieiner Generation von Ärzten zuhause,deren Arztsein untergegangen ist. Hiersoll ich von einem ganz anderen Themasprechen: dem »schmalen Grat des Ar-ztseins« heute: im Zeitalter der Versiche-rungen, der Immunologie, derSystemanalyse, der Synapsen und dersogenannten Bioethik.An die zwei Dutzend Vorträge stehen jaauf dem Kongreß-Programm der »Ärztefür die Verhütung des Atomkrieges« undnur ein einziges der Referate im Plenumhat das Arzt-Sein zum Thema. Und ge-rade für dieses Thema haben sie mich,eine Kulturhistorikerin eines untergegan-genen Frauenkörpers und einer unvor-stellbar gewordenen Praxis eingesetzt.Im Eisenach meines Stadtarztes gab esfast nichts von dem, was heute zumStand, zum Wissen, zur Ideologie undzur Praxis des Arzt-Seins gehört; in mei-ner Praxis gab es keine Laborantin, keineSekretärin, kein Versicherungs-Formu-lar, keine Kunstfehlerklage, kein Anti-biotikum, Diazepam oder Aspirin.Arzt-Sein damals war unvergleichbarmit der Ausübung einer modernen Pro-fession. Was kann ich Ihnen bieten? Na,wenn Sie mitkommen wollen, kann ichPerspektive schaffen. Ich kann Sie zumStudium einiger casus einladen, die derEisenacher Stadtphysikus Storch be-schrieben und überliefert hat.Wenn mir diese Führung in die Vergan-genheit auch nur annähernd gelänge,

perviene alla moda della sperimenta-zione e così nel 1913 il compositorefrancese Edgar Varèse introduce la sirenadi una fabbrica tra gli strumenti di Ioni-sation, con l'espresso richiamo alla di-mensione rumorosa del lavoroindustriale. Nel 1950 il rumore è considerato unaiuto prezioso della musica. Il musicistastatunitense John Cage ripeteva: «Ilsuono predominante in tutto il mondo èquello del traffico»; egli rifiutava la se-parazione tra caos sonoro e suono orga-nizzato.Nel ventesimo secolo c'è stata una ten-denza di usare i rumori e qualsiasi cosaproducesse suono, come strumento mu-sicale. Per Cage un brano «musicale»può diventare la sua immaginazione pro-lungata nel tempo: il silenzio. Così unpianista entra nel palcoscenico, apre unpianoforte, siede alla tastiera, non suona,lo richiude; per quattro minuti e trentatrésecondi, una durata prestabilita dall'au-tore che diventa il titolo stesso dell'opera.Si tratta piuttosto di un rito come rifiutodel consumo passivo del bombarda-mento sonoro quotidiano, nella risco-perta dell'ascolto come atto di volontà.

I compositori del centro Ricerche Musi-cali di Roma che nel novembre 2001 de-dicarono un seminario internazionaleall'espressione «scienza del suono», de-finiscono «nuova liuteria» gli strumentielettronici e digitali sviluppati negli ul-timi anni e capaci di integrare lo stru-mentario del musicista di oggi.Il «rumore» prodotto da un ritmo percus-sivo ostinatamente ripetuto dalle basielettroniche è divenuto un lessico fami-liare e globale delle band rock e pop. Ilrumore che oggi occupa i nostri spazi epretende di essere considerato arte è di-venuto un affare, anzi, come oggi volgar-mente ci si esprime un Business,espressione volgare e globale che haconquistato l'immaginario planetario. Ma la pù semplice e nello stesso tempola più grande scoperta che possiamo farenel tempo è quella di avere la consape-volezza che noi siamo strumento, musi-cista, accordatore e musica stessa. Noi siamo gli interpreti, i direttori d'or-chestra, il coro e la voce solista. Noi pos-siamo ri-suonare il suono della vita inmodo meraviglioso o violentare questostesso suono creando rumore e confu-sione che offendono l'armonia della vita.

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VOM  SChMALEN  GRAT  DESARZTSEINS (AUSZUG)

von Barbara Duden

Barbara Duden, storica tedesca ecompagna di vita e di pensiero diIvan Illich, sociologa e storicadella medicina è la pioniera dellastoria del corpo. Nel 1986 pub-blica la sua tesi di dottorato su“Storia sotto la pelle: un medico diEisenach e i suoi pazienti intornoal 1730”. Oggetto del suo lavoro èJohann Storch (1681-1751), cheha lasciato disegni sulla storiadella malattia delle sue pazienti eha così reso possibili chiarimentisulle idee relative al corpo delladonna nella pratica medica delsuo tempo. Dal 1986 al 1990 ha in-segnato in diverse università degliUSA e presso l'Istituto per lescienze culturali empiriche adHannover. Dal 1997 insegnapresso l'Istituto per sociologia epsicologia dell'Università di Han-nover. Nel 1976 è stata cofonda-trice della rivista femminista„Courage“, che ha svolto un ruoloparticolare per l'allora movi-mento autonomo delle donne nellaGermania dell'Ovest.

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und der gegenwärtigen Balance seinerSäfte.Schon die hippokratischen Schriftennennen Dutzende von Indizien für eineSchwangerschaft. Alle Zeichen, einzelnoder zusammen genommen, ergeben fürden Arzt eine Vermutung, aber nie einFaktum, nie eine Tatsache. Weder dieRegung der Frucht, noch das Ausbleibendes Monatsblutes sind Nachweise. Nurdie Natur wird dem Arzt am Ende, alsonachträglich zeigen, ob hinter der Re-gung Kind oder Wind gestanden hatten.Die Regung allerdings, die auch demArzt keine Sicherheit vermittelte, hatteeine besondere Funktion. Sie schuf fürdie Frau jenes - vom anderen nicht veri-fizierbare - Erlebnis, durch dessen Mit-teilung ihr gesellschaftlicher Status sichänderte. Ein haptisches Begreifen vonetwas Verborgenem wurde durch dieAussage der Frau zum Anlaß ihrer sozia-len Reklassifizierung: ab dann galt sieals wirklich- schwanger.Beinahe krass ist der Gegensatz zu dem,was meine Freundinnen erleben. Denndie Unterscheidung der Säfte, der Tem-peramente, der Zustände, die sich auf-grund einer Weiberklage für Dr. Storchergeben, ist etwas grundsätzlich anderesals eine diagnostische Verifikation heute:Das stimmt für die Schwangerschaft wieauf die Feststellung einer Befruchtung,Nidation, Infektion, eines Hormonspie-gels und was sonst noch vor Gericht, vordem Versicherungsbeamten oder im La-borbetrieb einen bezifferten Namen trägt.Also: Damals ging es um Abwägungoder Vermutung, heute gibt es wieder-holbare Messung. Arztsein beruhte da-mals auf dem Urteil über eine klagendeFrau, der Meinung über ihren Zustand,der Vermutung über Zusammenhänge.Heute steht der klagenden Frau ein alsBio-Ingenieur ausgebildeter Praktikergegenüber, auch wenn ihm beigebrachtwurde, sich vorschriftsmässig mit Empa-

thie zu verhalten. Für beide Vorgänge istdas Wort Diagnostik gebraucht worden,obwohl die bezeichneten Vorgänge zuheteronomen taxa gehören. (...)

ProfessionalitätDr. Storch interpretiert das Körpererleb-nis der Frau. Storch, der Exeget von Kla-gen, muß dem heutigen Mediziner alsAnalytiker von Befunden gegenüberge-stellt werden. Der Gynäkologe verfügtüber die Mittel, durch die das Schwan-gerschafts-Erlebnis hergestellt wird,lange vor jeder Regung der Frucht. Dok-tor Storch war kein Professioneller. Erwar universitär gebildet. Zwei ganzeJahre hat er an der Universität Jena ver-bracht und sein Studium mit einer latei-nischen Dissertation über Heilpflanzenabgeschlossen. Er hat unter anderemacht Bände Weiberkrankheiten und dreiBände Soldatenkrankheiten - alles Fal-lgeschichten - zur Belehrung junger Kol-legen geschrieben. Aber der ärztlicheStand war grundsätzlich etwas anderes,als es die Professionalität heute ist.Die Patientin, die mit ihren Unterleibs-Stockungen wegen des ausbleibendenmonatlichen Blutes zum Arzt kam, su-chte Rat wegen einer Kutschfahrt beiTauwetter, Auskunft darüber, ob dieBraunschweiger Mettwürste mit Weis-skohl, die sie damals vor sieben Monatenaß, wohl die Ursache für die Stockungihres Blutes sein könnten. Sie wollte sichLuft machen und wird sich vielleichtauch, wie verordnet, zur Ader lassen,wenn das nicht ihrem und ihrer MutterGemeinsinn widerspricht. Aber: sie läßtsich kaum durch den Arzt definieren.Von jenem Patienten-Verhältnis, das fürdie neuere Medizinsoziologie weltweitzum normativen Begriff geworden ist,paßt kaum etwas auf die Frauen in mei-ner Eisenacher Praxis. Das Arzt-Sein imfrühen achtzehnten und im späten zwan-zigsten Jahrhundert in einen Topf zu

dann ließe sich gerade aus der Perspek-tive einer untergegangenen Epoche die-ser Verlust von historischerSelbst-verständlichkeit überhaupt erstsehen. Und aus dem Blickwinkel eineralten Praxis erscheint dann unser »Sein«- Arztsein und Menschsein gleicherma-ßen - unglaublich: einigermaßen ver-rückt und hoffentlich auch komisch. Auch Frau Müller weiß, daß Atomrü-stung ungesund ist; Wasser lebensnotwe-nig; Chirurgie oft mörderisch undChemie oft giftig. Seit Jahren hat sichaber die Überzeugung genährt, daß Ärztedies besser wissen. Warum? Doch wohlnicht deshalb, weil sie die Hautkrebs-Rate, die durch Ozonverlust bedingt ist,genauer kennen als Frau Müller. Sondernweil die Überzeugung durchgesetztwurde, daß das Arzt-Sein eines Medizi-nabsolventen diesen zu einem grundsät-zlich Frau Müller überlegenen Urteilbefähigt. Und diese ärztliche Sonder-kompetenz in gesamtgesellschaftlichenBelangen beruht auf einer gesellschaftli-chen Akzeptanz der besonderen Befàhi-gung des Arztes, mit Zukunftdiagnostisch, mit Entscheidungen thera-piebezogen, mit Bedrohung präventivund mit Befindlichkeiten objektivierendumzugehen.Und eben diese kulturellen Selbstver-ständlichkeiten wie die Planbarkeit, dieProgrammierbarkeit, die Versicherbar-keit der Befindlichkeit schaffen den Rah-men, durch den auch der ernstesteVersuch des »Arzt-Seins« heute voneiner Historikerin wie mir in seiner un-vergleichbaren Neuartigkeit wahrge-nommen werden kann. Wenn ich also alsKulturhistorikerin des Frauenkörpersund nicht als Medizinhistorikerin an dasmir vorgeschlagene Thema herangehe,so geht es mir nicht um den Zuwachsbiologischer Erkenntnisse oder therapeu-tischer Wirksamkeit im Laufe der Ja-hrhunderte. Es geht mir um den

medizinischen Ausdruck - und nochmehr um die ärztliche Verinnerlichung -gesamtgesellschaftlich praxis-prägenderAxiome.Wenn ich vom ArztSein spreche, meineich eine Form der Begegnung. Ich gehewohl nicht fehl in der Annahme, daß diemeisten Mediziner den harten Kern ihresArzt-Seins in so einer menschlichen Be-gegnung mit dem von ihnen menschlichbetreuten Patienten sehen wollen. Ichweiß, daß ich mit dieser Einschränkungdes Arzt-Seins wahrscheinlich die Me-hrzahl aller Betätigungen im Medizinbe-trieb ausschließe: die des Chirurgen,Verwalters, Versicherungsfachmannes,des Hämatologen oder Radiologen, auchwenn sie promovierte Mediziner sind.Der bewußte Verzicht auf das Arztseinmuß für viele von diesen Menschen trau-rig sein. Ihr Arzt-sein-Wollen kann, wiedies gründlich in der Medizin-Ethnolo-gie nachgewiesen wird, für den Patientenkatastrophal sein: Diagnostik des Un-heilbaren Z.B. kann nur tief kränken. Meine folgenden historischen Anmer-kungen zum Arzt-sein heute binde ich andie Begegnung des Arztes mit der Frau,die vermutet, mit einem Kind schwangerzu gehen. Das sind die Punkte die ich jetzt aufneh-men möchte:

DiagnostikSchwangerschaft ist heute das Resultateines diagnostischen Vorgehens, Ergeb-nis einer Messung, die beliebige Malemit gleichem Ausgang wiederholt wer-den kann; ein operationell verifizierterZustand; ein »entweder/oder«. So alt dasWort Diagnosis ist, der heute geläufigeSinn ist neu. In der galenischen Praxiswurde das Wort empirea verwendet undbezeichnete etwas, das es nicht mehrgibt, nämlich den vom Arzt wahrgenom-menen Kontrast zwischen der Persönli-chkeit des Kranken - seiner Signatur -

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praktizierenden Biotechnikers scheintmir in einer historischen Arztkritik vielwichtiger zu sein als der Vergleich vonTherapien. Seine Wahrnehmung des ihmGegenüberstehenden als regulierbaresImmunsystem scheint mir viel tiefer ia-trogene Soziogenesis", ärztlich krän-kende Gesellschaftskonstruktion alsGrobheit, Nachlässigkeit, Inkompetenz,Übereilung im Einzelfall. Die epochen-spezifische Kulisse des Soziodramas,das sich bei jeder Begegnung des Medi-ziners mit einem Patienten abspielt, sagtuns viel mehr über das Arztsein als dieLiebenswürdigkeit im Einzelfall. Ar-ztkritik richtet sich nur zu oft gegen denMangel an Weiterbildung, die Hast, dieRespektlosigkeit, die Gleichgültigkeitgegen Nebenwirkungen, die Gefährdungdurch ungeprüfte Maßnahmen oder dieÜberwältigung durch Chemie und Stra-hlen in der Praxis.Die Untersuchung der iatrogenen, alsomedizinbedingten Schäden richtet sichnun schon seit eineinhalb Jahrzehntenauf vieles, dessen Vermeidung in derMacht des einzelnen Arztes und nochviel mehr im Wirkungsbereich von Ge-sundheits-, Öko-, Urban- und Arbeit-smarktpolitik liegen könnte. All das läßtzu wünschen übrig, könnte geändertwerden und könnte die Richtung des «Grates » ändern, also das Tun des Medi-ziners, der Arzt sein will.Das Arzt-sein ist zutiefst homogen mitdem gesamtgesellschaftlichen Sein un-serer Epoche. Und diese Homogenitätdrückt sich dreifach aus. Die medizini-sche Praxis, zu der sich der niedergelas-sene Arzt durch das Versicherungswesengezwungen sieht, spiegelt, stützt undformt das Lebensgefühl der Gegenwart.Besser als in den drei ersten Vortragsti-teln des Monsterkongreßes in Essenkann der Versuch der Normierung diesesLebensgefühls nicht ausgedrückt wer-den: 1. der entkörperte Mensch; im 2. di-

gitalisierten Alltag; 3. angesichts derkünstlichen Existenz. Durch das jede är-ztliche Praxis normierende Versicherun-gswesen wird diese Elitehaltung demhandelnden Arzt aufgezwungen. Auchwenn er sich abmüht, sich windet unddrückt, auch wenn er gelegentlich seinePraxis so rechtfertigt wie der gute Be-amte in einer inhumanen Bürokratie,sein Arztsein macht ihn zu einem Ver-mittler dieser abstrakten, theoretischenBefindlichkeit, in der sich der Patient -trotz der symbolischen gelegentlichenAusflucht - durch die Augen des Versi-cherungsbeamten sehen muß.Ich hoffe, daß es mir gelungen ist, Sienachdenklich darüber zu stimmen, obnicht der gutgemeinte Versuch als mo-derner Mediziner Arzt sein zu wollen,eine viel unmittelbarere Herausforde-rung an Ihren kritischen Geist stellt alsdas Morden in Osijek. Und ich meine,daß eine Distanzierung von den axiomati-schen Selbstverständlichkeiten unsererEpoche, dann, wenn sie von dem betrie-ben wird, der Arzt sein möchte, aus demStudium vergangener Daseinsweisen vonÄrzten seine Sprungkraft beziehen könnte.Auch ich kann ja nicht umhin, gelegen-tlich mal Rat bei einer Ärztin zu suchen.Und dann ist es mir wichtiger an eine zugeraten, die in ihrer Daseinsweise so da-steht, daß ich mir meine hapsis von ihrinterpretieren laße. Und weil ich auchAnderen Zugang zu historisch distan-zierten Ärzten ermöglichen möchte,habe ich es mir erlaubt, hier zu sprechen.

werfen, läßt mich an Bremer Lapskausdenken. Eine Pseudohomogeneität wirdhergestellt, in der Ihre Art von wissen-schaftlichen Schwangerschaftsverwal-tern, Überwachem des Foetus, uterinenSchlüssellochguckern, referral-specia-lists sich eine Tradition zuschustern,indem sie sich als Nachfolger von Tri-stam Shandy's Onkel Toby ausgeben.Und, dies wird meist übersehen, nichtnur für den Arzt und seine Klientin istdie Praxis ein Ort, an dem heutige Sel-bstverständlichkeit eingeübt wird. Wasin der modernen Praxis geschieht, ist zurMetapher gesellschaftlichen Handelnsgeworden: für die Diagnostik, Therapieund Prognose von Golfkrieg, Ozonlochund Atomrisiken. Im Arzt-sein verkör-pert der Mediziner das Selbstbild der sy-stemorientierten Gesellschaft.Der Arzt heute ist - ob er dies nun willoder nicht - Teil eines Verbandes. Unddieser Verband vereinigt was das Grun-drecht trennt: die Macht zu normieren,den Norm-Widrigen aufzuspüren undseine Behandlung zu verordnen. Derständische Arzt in Eisenach wirkt ineiner absolutistischen Gesellschaft, inder die Obrigkeit zuständig war zu nor-mieren, was sein soll, zu befinden werabweicht und den entsprechenden Vol-lzug zu überwachen. Storch steht der kla-genden Frau als Arzt und nicht alsmedizinischer Agent, als Vertreter einergesellschaftlichen Norm gegenüber.

LebenswirklichkeitDies Arztsein erlaubt es Storch, jedemseiner casus in seiner Einzigartigkeit, aneinem Punkt des Frauenlebens gegenü-berzustehen. Fast jede der über tausendFrauenklagen, die ich bei ihm gelesenhabe, läßt sich als eine Biologie im tra-ditionalen Wortsinn verstehen: als Erzä-hlung einer Lebens-Geschichte. SeineTherapie setzt mit dem vorläufigen Ab-bruch einer Geschichte ein, sie ist also

auf den gegenwärtigen Moment bezo-gen.Hier verschreibt er das rote Korallenpul-ver und notiert gewissenhaft in seinemTagebuch, wie - nach der Visite - die Ge-schichte weiter ging. Casus 29 im 3.Band beschreibt die Frau, deren Blut vorsieben Monaten - wohl durch das Essenvon noch warmem Kuchen - zu stockenbegonnen hatte. Er notiert, daß es fastunmittelbar nach dem Aderlaß vom re-chten Knöchel zur Belebung der Fruchtkam.Meist denkt man heute in erster Linie beieiner solchen Geschichte an den Unter-schied zwischen Korallenpulver undHormonspritze und nicht an den nochviel grundlegenderen Kontrast von Si-tuation, Haltung, Menschlichkeit. Wiedamals weiß auch heute der Arzt um dieMacht des Placebos, auch wenn man da-mals das Wort nicht hatte. Aber nur ne-benbei hört der Arzt heute eineLeidensgeschichte.Der Arzt heute weiß um den Wirkun-gsgrad der Mittel, die er einsetzen könnteund um die Schäden in ihrer Folge. Ersieht Patienten meist im Rahmen einesVersicherungsprogrammes und er siehtMenschen, die mit seiner Hilfe ihre so-genannten Entscheidungen auf Leben-serwartungen beziehen.Storch stand vor der Natur. Auch wenndiese Natur durch die Aufklärung schoneiniges an ihrer Lebendigkeit verlorenhatte, war sie für Storch noch nicht tot.Der Pietist sah noch die Natur in der kla-genden Kreatur verkörpert und leiden. Arztsein war noch Umgang mit lebendi-ger Physis, natura, Blut. Von dieserNatur ist dem Arzt heute nichts übrig ge-blieben. Der Mediziner heute steht vorbiologischen und auch psychischen Mes-sungen, vor Funktionen, Vektoren. SeinErkenntnismodus ist von Statistik gelei-tet, wenn nicht gar durch Statistik be-stimmt. Die Ingenieur Haltung des

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Per approfondire: Prof.Dr.Barbara Duden / Beate Zimmermann Gutachten zum Thema: Aspekte desWandels des Verständnisses von Gesun-dheit / Krankheit / Behinderung als Folgeder modernen Medizin.http://neuss.hopto.org/buecher/cd0002/bundestag/gremien/medi/medi_gut_dud.pdf

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ProgrammA Euromediterranea 2013

3 luglioore 20.00 Uhr Cinema Capitol KinoProiezione del film / Filmvorstellung:“Amour” di/von Michael Haneke

(in lingua italiana)

4. JuliOre 17.30 Auditorium, Kanonikus GamperStr. 1, Palazzo provinciale 12Gesundheit? Danke nein! - Ivan Illichs er-mutigende Haltung zur "Medikalisierungdes Lebens".Salute? No, grazie! - Le posizioni corag-giose di Ivan Illich sulla “medicalizzazionedella vita” Incontro con / Ein Abend mit la storica Bar-bara Duden e/und la cantante venezianaSandra Mangini

traduzione simultanea: Deutsch-Italiano

5 luglioOre 9.30 Uhr Frauenarchiv / Biblioteca delle donne, Piazza Parrocchia 16Donne e tecnologie mediche: come vienecambiata la percezione di sè e del propriocorpo?Wie verändern die Biotechnologien dieKörper - und Selbstwahrnehmung vonFrauen?Workshop di approfondimento / Vertiefungsseminar mit Barbara Duden eOlivia Fiorilli

5. JuliOre 17.00 Uhr Ospedale di Bolzano im Kongress-SaalPremio Alexander Langer Preis 2013: „Donatori di musica“

Con/mit Maurizio Cantore, Claudio Graiff,Fabio Levi, Giuseppe Lupis (pianoforte),Gemma Bertagnolli (soprano) e GiovanniBietti (pianoforte)

6 luglioOre 9.00 Uhr Centro Culturale Trevi Kulturhaus, Kapuzinergasse, 28Sull'arte del prendersi cura Über die Kunst der PflegeDiskussionsforum con i Donatori di musica

Con: Claudio Bassi, Maurizio Cantore, Roberto Dall’Olio, Christina Dealis, Roberto Furcht, Claudio Graiff, Maria RitaLusso, Andrea Martoni, Silvano Morandi, Andrea Mambrini, Fabrizia Nerozzi, Christoph Baker, Simone Soldati,Mauro Tagliani, Alicia Tavella

Moderation: Marianella Sclavi, Christoph Baker Musikalische Begleitung: Lucia Suchanska (violoncello) e ChristinePlaickner (flauto)

6. JuliOre 20.00 Uhr Theater im Hof, Piazza delle Erbe, 37"L'amore fa bene (il dolore, invece no!)"

Spettacolo di Canzone Teatro Liberamente tratto dal libro biblico diGiobbe, realizzato da Associazione Cultu-rale Bifo Band in collaborazione con Teatro Mondo Piccinoe Compagnia Teatrale Il Nardo

Tutti gli eventi, eccetto il cinema, sono gratuiti

Alle Veranstaltungen, ausser die Filmvorstellung, sind kostenlos

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