I bio-distretti in Italia e in Europa: un nuovo modello...

52
dal campo alla tavola, salute e gusto 145-146 maggio/agosto 2014 edizioni AIAB I bio-distretti in Italia e in Europa: un nuovo modello culturale Un nuovo modello per le aree interne Bio-distretti: istruzioni per l’uso La rete internazionale dei bio-distretti Bioagricultura Anno XXIII n. 145-146 Editore AIAB c/o CAE L.go Dino Frisullo snc 00153 Roma Poste Italiane SpA Spedizione in Abbonamento Postale D. L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1DCB-Roma Tassa riscossa Prezzo di copertina 5,00 Bio-distretti, un laboratorio speciale per l’agricoltura sociale Innovazione dei bio-distretti a livello internazionale

Transcript of I bio-distretti in Italia e in Europa: un nuovo modello...

dal campo alla tavola, salute e gusto145-146 maggio/agosto 2014

edizioni AIAB

I bio-distretti in Italia e in Europa:un nuovo modelloculturale

Un nuovo modello per le aree interne

Bio-distretti: istruzioni per l’uso

La rete internazionale dei bio-distretti

BioagriculturaAnno XXIII n. 145-146

Editore AIABc/o CAE L.go Dino Frisullo snc

00153 RomaPoste Italiane SpA

Spedizione in Abbonamento Postale

D. L. 353/2003(Conv. in L. 27/02/2004 n. 46)art. 1 comma 1DCB-Roma

Tassa riscossaPrezzo di copertina € 5,00

Bio-distretti, un laboratoriospeciale per l’agricoltura sociale

Innovazione dei bio-distretti a livello internazionale

il buon biologicoitaliano

Per ulteriori informazioni o per aderire al marchio, contattare l’Ufficio Marchio AIAB:telefono 06 45437485, fax 06 45437469e-mail [email protected]

Azienda Agrituristica Podere FicaretoToscanawww.podereficareto.itOlio

Vini TononVenetowww.vinitonon.itVino

Pancrazio SpaCampaniawww.pancrazio.itConserve

O.P. Agrinova Bio 2000 Soc. Coop.Siciliawww.agrinovabio2000.itAgrumi

1

“Un bio-distretto è un’area geografica dove agri-coltori, cittadini, operatori turistici, associazionie pubbliche amministrazioni stringono un ac-cordo per la gestione sostenibile delle risorselocali, partendo dal modello biologico di produ-zione e consumo”. Nella definizione che AIAB ha dato per spiegarecos'è un bio-distretto, c'è tutta l'essenza di unprogetto che l'associazione sta sviluppando dadiversi anni a partire dall'esperienza del Cilentoe che, ancora una volta, mostra il senso dellagrande capacità di AIAB di anticipare analisi,politiche, azioni, modi di agire e di sperimentaremodelli. Oggi l'alleanza tra cittadini consumatori, produt-tori, fornitori di servizi, associazioni e pubblicheamministrazioni, è una proposta innovativa con-tenuta nel concetto di sviluppo rurale, che silegge nel regolamento del nuovo PSR e chetrova nei tavoli di partenariato, là dove sono statiattivati, il suo potenziale modello costitutivo.Non è forse da un tavolo di confronto tra AIAB,produttori, amministrazioni e cittadini che sononati i bio-distretti?Non è un caso che oggi ci siano realtà, storica-mente a rimorchio di AIAB, quali per esempioCittà del Bio, che provano scorrettamente a pro-porre in proprio questo modello ma non aven-done le capacità e il substrato culturale, lo limi-

tano ad un Comune o ad una produzione.Il bio-distretto è cosa ben diversa, è la caratte-rizzazione di un'area che individua nell'agricol-tura biologica il fulcro dello sviluppo rurale epromuove, mettendole insieme, le esperienzevirtuose di produzione, consumo, e gestione delterritorio presenti, per contaminare l'intera po-polazione e raggiungere così un pieno sviluppodelle potenzialità economiche, sociali e culturali. Sin dalla sua costituzione partecipata, il bio-di-stretto è un terreno di sperimentazione formida-bile per declinare la sostenibilità nel suo valoresostanziale: modificare modelli di produzione edi consumo. In questo l'agricoltura biologica in-tesa nella pienezza del suo significato, di mo-dello sostenibile di agricoltura, è lo strumentoindispensabile per realizzarlo.L'agricoltura sociale, la filiera corta, la promo-zione del territorio tramite le produzioni, il con-sumo in loco e la valorizzazione delle bellezzemonumentali e ambientali, sono solo un esempiodi perle che devono brillare in questo conteni-tore.AIAB ha in questo la capacità e l’esperienza permoltiplicare i bio-distretti sul territorio, costruirenuove esperienze e condividere un progetto col-lettivo capace di esaltare, in un determinato ter-ritorio, ciò che già esiste e facilitare la costru-zione di nuovi progetti.

di Vincenzo Vizioli Presidente AIABFederale

I bio-distretti

e la filosofia di AIAB

BioagriculturaPeriodico bimestrale edito dall’AIABAut. del Trib. di Firenze n. 3920 del 18/01/1990Sped. in Abb. Post. - 45% - Art. 2 Comma 20/BLegge 662/96 Filiale di Roma

Direzione, RedazioneBioagricultura, c/o CAE L.go Dino Frisullo snc, 00153 Romatel. +39 06 45437485 - fax +39 06 45437469E-mail [email protected], AmministrazioneAIAB, Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologicac/o CAE L.go Dino Frisullo snc, 00153 Romatel. +39. 06. 45437485 - fax +39. 06. 45437469E-mail [email protected] www.aiab.it - www.cefab.net/Bacheca.htm

Direttore responsabileAnna Ciaperoni [email protected] redazionaleMichela Mazzali

Ha coordinato questo numeroSalvatore Basile

PubblicitàFabio Ferraldeschi ([email protected])

Hanno collaborato a questo numeroFederico Bigaran, Emilio Buonomo, Anna Ciaperoni, Giulia Dario,Paolo di Luzio, Fabio Ferraldeschi, Andrea Ferrante, Alfio Furnari,Pasquale Lorusso, Enzo Malavolta, Maria Grazia Mammuccini, Livio Martini, Domenico Nicoletti, Piervaldo Rostan, Alessandro Triantafyllidis, Luis Urra.

FotoArchivio AIAB, Azienda agricola Barberi, Ecomuseo del Freidano,Tiziano Quaini.

4 Primo pianoBio-distretti: istruzioni per l’usodi Salvatore Basile

9 Marchio e disciplinare bio-distrettodi Fabio Ferraldeschi

12 Un nuovo modello per le aree internedi Domenico Nicoletti

14 Bio-distretti, un laboratorio speciale per l’agricoltura socialedi Anna Ciaperoni

16 La rete internazionale dei bio-distrettidi Andrea Ferrante

18 Forum delle culturedi Salvatore Basile

20 Innovazione dei bio-distretti a livello internazionaledi Giulia Dario

22 Speciale bio-distrettiI bio-distretti in Italia

24 Bio-distretto Cilentodi Emilio Buonomo

26 Bio-distretto Grecanicodi Luis Urra

28 Bio-distretto Via Amerina e Forredi Livio Martini

32 Bio-distretti toscanidi Maria Grazia Mammuccini

36 Bio-distretto della Val di Varadi Alessandro Triantafyllidis

39 Bio-distretto delle Valli Valdesidi Piervaldo Rostan

42 Bio-distretto il Picenodi Enzo Malavolta

43 Bio-distretto della Val di Grestadi Federico Bigaran

46 Bio-distretto Molisedi Paolo di Luzio

47 Bio-distretto dell’Alta Murgia di Pasquale Lorusso

48 Bio-distretto Etneodi Alfio Furnari

Progetto graficoStudio Ruggieri Poggi www.ruggieripoggi.it

StampaTipolitografia Spedim www.spedim.it

AbbonamentiItalia: 6 numeri + gli speciali: € 25,00 Ogni numero: € 5,00Arretrati fino a esaurimento: € 5,00 + € 1,64 spese spedizionePer abbonarsi versare l’importo sul Conto Banco Posta n. 16448334(in caso di bonifico: ABI 7601 - CAB 03200) intestato a:AIAB, c/o CAE L.go Dino Frisullo snc, 00153 RomaIndicando nella causale: “Bioagricultura” e l’anno di abbonamento.Numeri mancanti per disservizi postali vengono inviati gratuitamentesino ad esaurimento.Tutti i testi sono soggetti a copyright: la loro pubblicazione e diffusionenon puó avvenire senza specifica autorizzazione.Manoscritti e illustrazioni inviate non saranno restituiti.

dal campo alla tavola, salute e gusto145-146maggio/agosto 2014

Stampata su carta ecologicaSappi-TauroPEFC - FSC

Questo numero è stato chiuso in redazione il 15 luglio 2014

numero 145-146 maggio/agosto 2014 4

Bio-distretti: istruzioni per l’uso

Un’alleanza tra agricoltori, cittadini,operatori turistici, associazioni epubbliche amministrazioni, per lagestione sostenibile delle risorse.In estrema sintesi questo è il concettodi bio-distretto definito da un’areageografica, non amministrativa mafunzionale dove le risorse naturali,produttive e culturali vengono messe inrete e valorizzate.Nel bio-distretto la promozione deiprodotti biologici si coniugaindissolubilmente con la promozionedel territorio e delle sue peculiarità, alfine di raggiungere un pieno sviluppodelle potenzialità economiche, sociali eculturali.

di Salvatore Basileresponsabile

bio-distretti AIAB

Il bio-distretto è un’area geografica, non ammi-nistrativa ma funzionale, nella quale si stabilisceun’alleanza tra agricoltori, cittadini, operatori tu-ristici, associazioni e pubbliche amministrazioni,per la gestione sostenibile delle risorse. Tale si-nergia avviene sulla base dei principi e dellepratiche biologiche di produzione e consumo(filiera corta, gruppi organizzati di domanda eofferta, ristorazione di qualità, mense pubblichebiologiche). Nel bio-distretto la promozione dei prodotti bio-logici si coniuga indissolubilmente con la pro-mozione del territorio e delle sue peculiarità, alfine di raggiungere un pieno sviluppo delle po-tenzialità economiche, sociali e culturali. Essenzialmente vengono messe in rete le risorsenaturali, produttive e culturali, valorizzate da po-litiche locali orientate alla salvaguardia dell’am-biente, della biodiversità, delle tradizioni e deisaperi di quel territorio.

Un bio-distretto nasce dalla spinta propulsivacongiunta degli agricoltori biologici, che ricer-cano mercati locali in grado di apprezzare evalorizzare le loro produzioni, e dei cittadini,sempre più interessati a acquistare a prezzionesti alimenti sani e in grado di tutelare lasalute e l’ambiente. Sono però molti altri i sog-getti e le organizzazioni che rivestono un ruolodeterminante nella costituzione e nella ge-stione di un bio-distretto, a cominciare dallepubbliche amministrazioni e dalle scuole che,con le loro attività e gli acquisti sempre più“verdi”, possono indirizzare le abitudini deiconsumatori e dei mercati locali. Gli operatorituristici a loro volta, attraverso gli eco-itinerarie il turismo rurale, possono puntare alla riqua-lificazione e alla destagionalizzazione dell’of-ferta turistica. Le finalità strategiche del bio-distretto sonoquelle di un costante e sistematico dialogo so-

5

ciale tra i diversi attori (pubblici e privati) dellosviluppo territoriale, facendo in modo che le esi-genze di ciascuno siano integrate in azioni con-divise, sostenibili ed efficaci. Tali azioni sonovolte a migliorare la qualità di vita dei residenti,accrescere la qualità del lavoro e la competitivitàdelle imprese agroalimentari, turistiche, dei ser-vizi, della green economy, nel rispetto dell’am-biente e dei criteri di sostenibilità. Il tutto volto aincrementare la tutela attiva del patrimonio na-turale, sociale e culturale, oltre che a ridurre e aottimizzare l’uso delle risorse naturali e dei con-sumi energetici. Superate le fasi iniziali di costituzione del bio-distretto, nelle quali è fondamentale la massimae paritetica collaborazione tra tutti i soggettipromotori, diviene poi determinante instaurareuna chiara e articolata governance multilivello.Tutto ciò in modo da permettere al bio-distrettodi elaborare e attuare la propria strategia in un

contesto multi-attoriale, nel quale la collabora-zione tra soggetti pubblici e privati risulta de-terminante per il successo del progetto com-plessivo. I comuni dovrebbero ad esempiorealizzare la gestione associata dei servizi es-senziali, funzionali alla strategia di svilupponell’ambito del partenariato bio-distretto. È poinecessario attuare un “Piano integrato di area”,con risorse finanziarie di diverse fonti (Fse eFesr), anche Feasr e Feamp, che potrebbe es-sere attuato attraverso la combinazione di ri-sorse provenienti da Programmi operativi di-stinti o da più assi dello stesso Programmaoperativo plurifondo. Alle regioni dovrebbespettare invece il compito di selezionare gli in-terventi previsti dal Piano e delegarne l’attua-zione all’associazione dei comuni, indicando ilPiano integrato di area nell’accordo di parte-nariato e nei Programmi operativi. Alle istitu-zioni nazionali, in collaborazione con le regioni,

numero 145-146 maggio/agosto 2014 6

spetta il compito di monitorare e valutare larealizzazione dei bio-distretti, promuovendo loscambio di conoscenze ed esperienze.Appare quindi evidente l’importanza di coinvol-gere, sin dalle prime fasi della costituzione delbio-distretto, l’intera filiera istituzionale.L’alleanza tra tutti i soggetti promotori dovrà es-sere naturalmente formalizzata con un patto,che si sostanzierà poi nell’atto costitutivo e nellostatuto dell’ente giuridico (ad es. associazione)

deputato ad assumerne la gestione.Tutte le organizzazioni (pubbliche e private) cheparteciperanno alla costituzione del bio-distrettodovranno aver preventivamente acquisito l’ap-posita delibera del proprio organo decisionale,recante l’espressa volontà di costituire/aderireal bio-distretto e di aderire all’associazione re-gionale AIAB, competente per territorio, condi-videndone statuto e disciplinare d’uso del mar-chio “bio-distretto®”

FAC-SIMILE DELIBERA COMUNALE

IL CONSIGLIO COMUNALE

premesso che alla Conferenza Mondiale delle Nazioni Unite su Ambiente e Sviluppo (UNCED), tenuta a Rio de Janeiro nel1992, il Governo Italiano ha sottoscritto l’Agenda 21, il documento programmatico volto ad orientare le politiche dei diversipaesi verso lo “sviluppo sostenibile”;considerato che il paragrafo 28 dell’Agenda 21 attribuisce alle Autorità Locali un ruolo centrale per il raggiungimento degliobiettivi dell’Agenda 21 “locale”;considerato che, conformemente a quanto stabilito dalla “Carta delle Città Europee per un modello urbano sostenibile”, leAmministrazioni Comunali sono il momento istituzionale più vicino ai cittadini, il primo riferimento per affrontare e risolvere iproblemi quotidiani e per individuare proposte e strumenti in grado di garantire il miglioramento della qualità della vita;ritenuto che promuovere la “cultura del biologico” e lo sviluppo del “biologico” nelle sue diverse forme, risulta uno deipercorsi attuabili per individuare opportunità e soluzioni, nella direzione di un modello di sviluppo attento alla conservazionedelle risorse, alla compatibilità ambientale ed alla valorizzazione delle differenze locali e, quindi, alla qualità della vita;visto che è emersa l’opportunità di favorire lo scambio di conoscenze tra le diverse amministrazioni, mettendo in rete iprogetti che sono stati approntati, creando supporti e servizi per ulteriori iniziative e realizzando una identità forte sulla sceltadel biologico, unitamente all’attenzione per la salute dell’ambiente e dei cittadini;

7

vista la Dichiarazione di Nyéléni, Sélingué, Mali del 27 febbraio 2007 che afferma la Sovranità Alimentare come diritto deipopoli ad alimenti nutritivi e culturalmente adeguati, accessibili, prodotti in forma sostenibile ed ecologica, ed il diritto dipoter decidere il proprio sistema alimentare e produttivo; considerato l’intendimento di promuovere ed incentivare forme di produzione e consumo di alimenti da agricoltura biologica,ivi compresa l’introduzione di alimenti da agricoltura biologica nella ristorazione scolastica e collettiva;considerati gli obiettivi della Strategia di sviluppo Europa 2020 e la Politica di Coesione 2014-2020, con particolare riguardoalle “Aree interne”;dato atto che il nostro territorio comunale rientra nell’area del “Bio-distretto (inserire nome)”, promosso e coordinato dall’AIAB(inserire regione) – Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica con l’intento di promuovere uno sviluppo rurale etico,equo, solidale, fondato sul modello biologico; constatato che le finalità di valorizzazione dei prodotti biologici e tipici, unitamente al loro territorio d’origine, corrispondonoalle esigenze di sviluppo economico e turistico del nostro Comune;visti lo statuto dell’AIAB (inserire regione), il disciplinare d’uso del marchio “Bio-distretto®” AIAB, le linee guida ai bio-distrettied il documento programmatico del bio-distretto, che si allegano quale parte integrante della presente deliberazione;preso atto che l’adesione all’Associazione AIAB (inserire regione) prevede un onere finanziario pari a € xx,xx (inserireimporto), quale quota associativa annuale; visti i pareri favorevoli formulati sulla proposta di deliberazione in oggetto ai sensi e per gli effetti dell’art. 49 del D. Lgs. 267/2000;Con voti unanimi

Un bio-distretto che non fosse in grado di atti-vare al proprio interno una forte rete territorialenon avrebbe ragione d’essere. Come pure per-derebbe di efficacia e di interesse strategico se,invece di aprirsi all’esterno e mettersi in rete congli altri territori virtuosi, tendesse all’isolamentoe alla chiusura in se stesso. Sulla base di queste considerazioni è stata av-viata da AIAB la costituzione della Rete inter-nazionale dei bio-distretti. Le finalità di tale rete sono quelle di migliorare equalificare il sistema dei bio-distretti, connetten-dolo alle reti lunghe della conoscenza, e favorirela costruzione di network internazionali in gradodi diventare luogo di costruzione di competenzeper l’innovazione e la competitività del sistema. Quindi, in estrema sintesi:favorire la transizione dell’economia e del si-stema sociale verso l’economia e la societàdella conoscenza, consolidando la crescitanel territorio di sistemi produttivi knowledgeintensive e knowledge based; costruire un management pubblico e privatoin grado di sostenere in modo realistico eappropriato l’evoluzione e lo sviluppo disocietà complesse e differenziate in grado diaffrontare le sfide globali;attivare una rete capace di valorizzare gliscambi di informazioni ed esperienze sullepolitiche di sviluppo sostenibile, sociale edeconomico, tra i territori che hanno scelto ilmodello bio, promuovere un’aggregazioneche accresca l’efficacia di presenza sui mercati; favorire la nascita di nuove esperienze e pun-

tare, con sempre maggiore forza e decisione,verso la gestione eco-sostenibile dei territorieuropei, del Mediterraneo e dei paesi in viadi sviluppo.

Sul fronte internazionale sono già stati avviatiscambi di esperienze con omologhe iniziativefrancesi e austriache ed è stato sottoscritto il 10ottobre 2013 un accordo di collaborazione stra-tegica con BioVallée nel dipartimento francesedella Drome. In collaborazione con il programma IDEASS delleNazioni Unite e della KIP School Knowledge In-novation Policies and Territorial Practices for theUnited Nations Millennium Platform – è statapromossa la metodologia innovativa del bio-di-stretto (www.ideass.org) e sono pervenute, finoad ora, richieste di assistenza tecnica per la lororealizzazione, dall’Albania, dalla Tunisia e dal Se-negal. Inoltre è stata avviata un’attiva collabo-razione con l’Osservatorio Europeo del Paesag-gio di Arco Latino, garante della coesioneterritoriale del Mediterraneo. Molte altre colla-borazioni sono in corso con organizzazioni in-ternazionali, università e centri di ricerca.L’AIAB ha promosso lo scorso 13 marzo laprima assemblea pubblica di tutti i bio-distrettiitaliani, stimolando lo scambio di esperienze ela messa in rete dei territori italiani che hannodeciso di puntare con decisione sul modellobiologico per assicurare alle proprie popolazioniun futuro sostenibile.Sempre a Roma, presso la Città dell’Altra Eco-nomia, lo scorso 3 giugno l’AIAB ha promossoil workshop internazionale “Bio-distretti: incon-

numero 145-146 maggio/agosto 2014 8

DELIBERA

di aderire, per le motivazioni esposte in premessa, all’Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica (inserire regione)con sede legale in Via ………………………… comune di ………………………….. (…),autorizzando il Sindaco alla sottoscrizioneformale dell’adesione all’Associazione, qualora necessaria;di aderire al “Bio-distretto (inserire nome)”, promosso e coordinato dall’Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica(inserire regione), autorizzando il Sindaco alla sottoscrizione dell’atto costitutivo; di condividere lo statuto dell’AIAB (inserire regione), il disciplinare d’uso del marchio “Bio-distretto®” AIAB ed il documentoprogrammatico del bio-distretto, acclusi alla presente deliberazione quale parte integrante e sostanziale;di impegnarsi a promuovere e realizzare le finalità previste dallo statuto dell’AIAB (inserire regione) e dal documento pro-grammatico del bio-distretto;di dichiarare il territorio comunale libero da OGM (Organismi Geneticamente Modificati);di stanziare la somma di € xx,xx (inserire importo) quale quota associativa annuale per la partecipazione ai programmidell’AIAB (inserire regione);di imputare la spesa al Capitolo……………….. “spese per…………………” del Bilancio ……………………… che presenta lanecessaria disponibilità;di delegare il Tesoriere……………………….…………alla liquidazione delle quote annuali successive entro e non oltre il 30Aprile di ogni anno, come da delega allegata.

Con separata votazione unanime il presente atto viene dichiarato immediatamente eseguibile ai sensi e per gli effetti dell’art.134 – IV comma – del D.Lgs. 267/2000.

trarsi per conoscersi e stabilire nuove alleanze”,con l’obiettivo di mettere in rete le esperienzeitaliane con quelle del resto del mondo.I partecipanti all’incontro hanno potuto poi visi-tare il bio-distretto laziale della Via Amerina edelle Forre e quello campano del Cilento. È statal’occasione per incontrare amministratori attentialle esigenze dei cittadini, produttori biologici,operatori eco-turistici e operatori della filieracorta (GAS, promotori mercatini locali, ristoratori,ecc.). Momento altamente suggestivo è statoquello dell’incontro a Sassano (SA) con il pro-fessore Di Novella, che ha presentato alle dele-gazioni italiane e straniere la rete dei seedsaversdel Parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano eAlburni. Persone eccezionali che coltivano, tra-sformano e commercializzano le antiche culti-vars, destinate altrimenti all’estinzione.Segnaliamo infine che l’AIAB ha realizzato unportale internet multilingua interamente dedicatoai bio-distretti: www.biodistretto.net.La presente pubblicazione contribuirà certa-mente a diffondere ulteriormente i bio-distrettiAIAB, facendo chiarezza sulle corrette modalitàe procedure operative da seguire per l’avvio e lagestione delle nuove iniziative. L’adozione delmarchio registrato, regolamentato da un appo-sito disciplinare d’uso, rappresenta inoltre un’ul-teriore garanzia di serietà e qualità sia per leesperienze in corso che per quelle future. La strada da percorrere è ancora lunga ed è ne-cessaria la collaborazione di tutti ma siamo con-vinti che, quando sarà pienamente operativa laRete internazionale dei bio-distretti, il percorsodiventerà molto più agevole e in discesa.

9

Marchio e disciplinare bio-distretto

Per la realizzazione dei bio-distretti AIAB ha predisposto oltrea uno specifico marchio, undisciplinare contenente leindicazioni per la concessioned’uso del marchio stesso rivoltoalle diverse categorie diutilizzatori: enti pubblici, imprese,associazioni, consorzi, università,centri di ricerca e formazione.

di Fabio Ferraldeschi AIAB nel tempo si è posta come soggetto dipromozione dell’agricoltura biologica, consape-vole della necessità di garantire processi di trac-ciabilità delle produzioni e distribuzioni che ve-dono protagonisti gli operatori biologici. Unlavoro reso possibile attraverso la ricerca di unasostenibilità economica, sociale e ambientale.Per la realizzazione di tale scopo e al fine di fa-cilitare l’accesso al mercato degli operatori bio,AIAB ha compiuto nel corso della sua storia di-verse azioni strategiche, tra cui la realizzazionedi disciplinari privati attuabili in differenti settoridi produzione, dal comparto alimentare a quellodei mezzi tecnici utilizzabili in agricoltura biolo-gica, passando per il crescente mondo della co-smesi e detergenza bio:

garanziaAIAB Italia è tutt’ora in Italia ilmarchio privato che garantisce maggiormenteil concetto di italianità in un prodotto biologico.Un alimento a “garanziaAIAB Italia” può essererealizzato esclusivamente da aziende italiane

e la sua materia prima deve provenire daoperatori agricoli totalmente bio, ecco perchéalcune delle più grandi realtà del settorehanno deciso di aderire allo standard e di in-serire nelle etichette dei propri prodotti il logo“garanziaAIAB Italia”;garanziaAIAB di Filiera, è la rete di operatoriche usufruiscono dei servizi di promozioneche AIAB svolge al fine di agevolare l’incre-mento della materia prima biologica di origineitaliana. Tale traguardo è reso possibile grazieall’individuazione di filiere di prodotto biologicoe di servizi realizzati per aiutare la nascita direti aziendali che garantiscono processi digiusta retribuzione per tutti gli attori dellafiliera. Ne è un esempio la filiera garanziaAIABdei cereali e proteici bio che coinvolge operatoridi molte regioni italiane;Qualità Lavoro, è lo standard realizzato incollaborazione con UILA, Unione Italiana deiLavoratori Agroalimentari, dedicato esclusi-

numero 145-146 maggio/agosto 2014 10

vamente agli operatori biologici. Il disciplinareche regolamenta il marchio impone ai re-sponsabili aziendali un percorso formativoper ottimizzare eventuali criticità in materiadi organizzazione e sicurezza sul lavoro e glioperatori aderenti devono dimostrare la re-golarità dei versamenti contribuitivi ai propridipendenti;Agriturismi Bio-Ecologici, è il logo disci-plinato dal regolamento dedicato agli ope-ratori biologici con attività agrituristica. Leaziende che aderiscono sono oggetto diun’attenta valutazione da parte di tecniciAIAB in base alla quale viene attribuito unnumero di “margherite”, da uno a cinque,che rappresentano il livello di qualità am-bientale e dei servizi offerti dall’agriturismo.Alcune caratteristiche fondamentali che unAgriturismo Bio-Ecologico AIAB deve averesono relative alla ristorazione bio, con pastiche devono contenere almeno l’80% di ma-teria prima biologica, oltre al cospicuo usodi energia da fonte rinnovabile. Maggioriinfo su www.bioagriturismi.it;consigliatoAIAB, è il marchio riservato aimezzi tecnici utilizzabili in agricoltura biologicacon cui AIAB consiglia l’impiego di prodotticompatibili con l’ambiente e rispondenti arequisiti etici, ambientali e tecnici. L’originedella materia prima di tali prodotti e l’interoprocesso di produzione devono essere ac-certati tramite controlli aziendali curati dal-l’Associazione.Bio Eco Cosmesi – Detergenza Pulita –Tessuto Biologico, marchi nati dalla necessitàdi rispondere alla crescente domanda dei

consumatori verso quei prodotti non disciplinatidal regolamento europeo sul metodo di pro-duzione biologico, ossia i cosmetici, i deter-genti per la pulizia e i tessuti.

Il nuovo marchio del “bio-distretto®” si inserisceperfettamente in un contesto ormai ampiamenteavviato e testato, fungendo da collante di tuttele attività che AIAB svolge da oltre 25 anni sututto il territorio italiano.

Disciplinare “bio-distretto®”Campo di applicazioneIl disciplinare contiene le indicazioni per la con-cessione d’uso del marchio “bio-distretto®” allediverse categorie di utilizzatori: enti pubblici, im-prese, associazioni, consorzi, università, centridi ricerca e formazione.

Utilizzo del marchioL’AIAB ha predisposto il seguente marchio “bio-distretto®”:

Il marchio può essere completato con l’aggiuntanella parte superiore del nome del singolo bio-distretto.Si riportano di seguito i requisiti che devonopossedere le diverse tipologie di utilizzatori delmarchio “Bio-distretto®”.

Enti pubblici: (regioni, enti locali, enti parco, co-munità montane, ecc.) devono aver deliberatol’adesione ad AIAB e al bio-distretto, impegnan-dosi a:diffondere sul territorio di loro competenza(dichiarato libero da OGM) l’informazione sulmodello dell’agricoltura biologica, privilegiare gli acquisti verdi (favorendo losviluppo delle mense pubbliche biologiche), valorizzare le produzioni biologiche del territoriopromuovendo canali distributivi alternativi(mercatini, punti vendita aziendali, ristorantia filiera corta, ecc.).

Le pubbliche amministrazioni si impegnano avalutare l’applicazione dei principi del biologicoanche in altri settori come la gestione del verdepubblico, la gestione dei rifiuti organici, il rego-

11

lamento edilizio ecc.. Verificano inoltre la possi-bilità di condurre in biologico le aree demanialie le proprietà collettive, allo scopo di trasformarlein “incubatori” di imprese biologiche anche ri-volte all’agricoltura sociale.

Imprese agricole e agroalimentari: devono es-sere inserite nel sistema di controllo del biologicoed effettuare le produzioni vegetali e animali, lapreparazione dei prodotti destinati all’alimenta-zione animale, le trasformazioni, in conformitàalle disposizioni di cui al Reg. CE 834/07 e suesuccessive integrazioni e modifiche, e ai disci-plinari AIAB. Le imprese di altri settori: le imprese di altrisettori (ad es. turistico, gastronomico, artigiano)possono farsi portavoce dell’offerta del territoriodel bio-distretto proponendo menù bio-locali-stagionali, nonché itinerari eco-turistici e manu-fatti di artigianato locale, beneficiando così diuna qualificazione della propria offerta, attra-verso l’adozione del marchio del bio-distretto.Le università, gli enti di sperimentazione, ri-cerca e formazione possono richiedere l’utilizzodel marchio se sostengono le attività del territorioimplementando attività di studio, sperimenta-zione e formazione utili al consolidamento/mi-glioramento delle attività dei singoli attori e delbio-distretto nel suo complesso.Le associazioni (ambientaliste, degli operatoriagricoli, eco-turistici, sociali ecc.) possono ri-chiedere l’utilizzo del marchio se promuovono,nei rispettivi ambiti, le attività e le finalità del bio-distretto. La richiesta di utilizzo del marchio deve esserepresentata all’AIAB su apposita modulistica.L’AIAB stabilisce, per ciascuna delle tipologiedi utilizzo, nei diversi bio-distretti, le quote daversare per il rilascio dell’autorizzazione all’usodel marchio.

Linee guida alla costituzione ealla gestione di un bio-distrettoL’AIAB promuove la costituzione dei bio-distrettie ne coordina/supervisiona le attività, mettendoa disposizione tutto il suo know how, i disciplinarie i marchi, necessari per il successo dell’inizia-tiva. L’AIAB partecipa a tutte le principali fasidella costituzione di un bio-distretto:è buona norma costituire innanzitutto un Co-mitato promotore (coordinato dall’AIAB re-gionale di competenza), che si occupi del-l’organizzazione di forum/incontri pubblici,promossi al fine di delineare e condividereobiettivi e percorsi da seguire; esso realizzeràuna prima analisi Swot del territorio, sulla cuibase elaborerà un primo documento pro-grammatico;una volta verificato l’interesse comune alla

costituzione del bio-distretto, andranno in-dividuate le Amministrazioni locali e gli altriattori del territorio disposti a supportare ilprocesso, al fine anche di perimetrare l’areainteressata (suscettibile di successive mo-difiche);le adesioni dei vari enti al progetto di bio-di-stretto (documento programmatico di cuisopra) ed all’associazione che ne coordinale attività (AIAB regionale) andranno forma-lizzate con apposite delibere (fac-simile pre-disposto da AIAB); possibilmente dovrannoessere coinvolti tutti i livelli di amministrazionelocale;

i promotori del bio-distretto metteranno apunto un programma di attività da svolgersisulla base delle risorse disponibili (sia pub-bliche che private) ed elaboreranno una co-mune strategia di comunicazione sia versogli attori locali che verso l’esterno;i promotori, coordinati dall’AIAB regionale,stabiliranno le modalità di gestione del bio-distretto, provvedendo anche all’eventualecostituzione di struttura dedicata (ad es.associazione no-profit).

numero 145-146 maggio/agosto 2014 12

Un nuovo modello per le aree interne

Il negoziato sul Quadro FinanziarioPluriennale per il 2014-2020, ha stabilitoche l’Italia beneficerà di un totale dirisorse comunitarie pari a 32.268 milionidi euro.A queste si aggiungeranno anchequelle del cofinanziamento nazionale edel Fondo Sviluppo e Coesione. Nelcomplesso il volume di risorse per laCoesione Territoriale nel prossimo ciclo2014-2020 supererà i 100 miliardi dieuro.

“Obiettivi per una strategia nazionale delle areeinterne - mercato e cittadinanza” è stato il temadel Forum dei cittadini delle aree interne che si èsvolto al Palazzo del Popolo di Orvieto l’8 e 9maggio scorsi. Salvatore Basile, responsabile bio-distretti AIAB, ha presentato lo sviluppo dei bio-distretti Italiani a partire dall’esperienza del Cilentoe della proficua azione integrata tra la culturadelle produzioni di qualità e i sistemi integrati digestione energetica e autosufficienza territoriale.Il Cilento ha attivato questi sistemi con un inno-vativo processo di accordo di reciprocità finaliz-zato a utilizzare le risorse provenienti dalla elimi-nazione degli sprechi energetici della PubblicaAmministrazione, Il Dipartimento per lo Sviluppoe la Coesione economica del Ministero dello Svi-luppo Economico e dalla produzione di energierinnovabili a favore della cura e valorizzazione deisettori agricoli di eccellenza legati alle tradizionie alla cultura evolutiva della dieta mediterraneanelle filiere di eccellenza internazionali.A un anno dal lancio della Strategia nazionaledelle aree interne e dal primo forum tenutosi aRieti nel 2013, il Dipartimento per lo Sviluppo e laCoesione economica del ministero ha ritenutoutile un rilancio delle prospettive di questa impor-

tante e innovativa iniziativa per raccordare le bestpractices dei territori alle responsabili e consape-voli decisioni degli organi regionali e nazionali, inattesa della definitiva approvazione da parte dellaCommissione europea dell’Accordo di partena-riato 2014-2020, all’interno del quale è inserita lastrategia per le aree interne.L’Accordo di partenariato è il documento fon-damentale richiesto dalla proposta di reg -olamento comunitario con cui è definita la stra-tegia di impiego dei fondi strutturali europei peril periodo 2014-2020 – risultati attesi, priorità,metodi di intervento. La bozza di accordo è stata inviata il 9 dicembre2013 alla Commissione europea, come concor-dato tra il ministro per la Coesione Territoriale eil commissario per gli Affari Regionali. Il docu-mento inviato è il frutto di un lungo percorso dipreparazione e di discussione con vari soggettiistituzionali: amministrazioni centrali (ministeri),regioni, il partenariato economico e sociale (as-sociazioni e organizzazioni di categoria). In basea quanto stabilito all’esito del negoziato sul Qua-dro finanziario pluriennale per il 2014-2020, l’Ita-lia beneficerà di un totale di risorse comunitariepari a 32.268 milioni di euro.

di DomenicoNicolettiDocente di Gestione e

Salvaguardia della Aree

Protette - Corso

Magistrale in Scienze

Ambientali

Università degli Studi di

Salerno

13

Alle risorse sopra accennate si aggiungerannoanche quelle del cofinanziamento nazionale edel Fondo sviluppo e coesione. Nel complessoil volume di risorse per la Coesione territorialenel prossimo ciclo 2014-2020 supererà i 100 mi-liardi di euro.Nelle aree tradizionalmente meno sviluppate delMezzogiorno l’accrescersi della competizione in-ternazionale, l’impossibilità di svalutare, l’elevatapressione fiscale, si sono combinate con un’inef-ficienza dei servizi e del contesto istituzionale ingenere ben più grave che in altre regioni. Questifattori hanno dunque colpito ancor più duramenteun’economia già fragile, segnata dal minore svi-luppo di attività aperte al mercato e capaci diesportare, e in particolare hanno messo in crisiquei settori del made in Italy tardivamente avvia-tisi nell’area e ancora più legati a una competi-zione di costo che nel Centro-Nord. La sceltacompiuta in passato di curare solo lo sviluppointensivo mirando a stabilizzare il benessere pro-capite anche attraverso servizi pubblici inefficientio trasferimenti monetari si è prima rivelata poveradi risultati e poi insostenibile. L’obiettivo ultimo della nuova strategia è l’inver-sione e il miglioramento delle tendenze de-mografiche in atto: riduzione dell’emigrazione,attrazione di nuovi residenti, ripresa delle nascite,modifica della composizione per età a favoredelle classi più giovani, secondo misure e modal-ità che differiranno a seconda dei contesti. Questo obiettivo può essere conseguito a esitodi cinque fenomeni che costituiscono (anche quiin misura che dipende dai contesti) altrettantiobiettivi-intermedi fra loro interdipendenti:aumento del benessere della popolazione lo-cale; aumento della domanda locale di lavoro (edell’occupazione); aumento del grado di utilizzo del capitaleterritoriale; riduzione dei costi sociali della de-antropiz-zazione (dissesto idro-geologico, degradodel capitale storico-architettonico e dei pae-saggi umani, distruzione della natura).

Alle azioni per migliorare tali servizi potranno af-fiancarsi azioni per migliorare la connettività eridurre il digital divide. Nelle Regioni del Mezzogiorno non si tratta dun-que solo di rafforzare innovazione e internazio-nalizzazione sostenendo processi già in corso,occorre far crescere le attività produttive e leimprese capaci di stare sul mercato per attivareuno sviluppo autonomo e sostenibile. In questaprospettiva, particolare attenzione va anche de-dicata alla possibilità di cogliere in modo piùestensivo vantaggi comparati rilevanti in settoridi lunga specializzazione e spesso trascurati,

come l’agricoltura e l’agroindustria. In questosettore strategico si inserisce il modello del bio-bistretto: un’area geografica dove agricoltori,cittadini, operatori turistici, associazioni e pub-bliche amministrazioni stringono un accordo perla gestione sostenibile delle risorse locali, par-tendo dal modello biologico di produzione e con-sumo (filiera corta, gruppi di acquisto, mensepubbliche bio). Il primo bio-distretto nazionale è stato ufficial-mente attivato in Italia nel 2009 dall’AssociazioneItaliana per l’Agricoltura Biologica nel Cilento,poi sono arrivati altri 9 bio-distretti su tutto il ter-

ritorio nazionale e tante altre realtà stanno at-trezzandosi in questo senso in Europa. Nell’oc-casione oltre a presentare l’integrazione delmodello con le politiche energetiche locali è statoinfatti riportata l’esperienza di Biovallée nella Re-gione della Drome in Francia, con cui il bio-di-stretto del Cilento ha sottoscritto un’appositaintesa. Di fatto il modello, oltre ad incidere pro-fondamente sulla rivitalizzazione della coesioneterritoriale, punta a focalizzare su apposite areenon solo una forte concentrazione delle risorseche integri l’orientamento antirecessivo, ma an-che la necessità di puntare su pochi obiettivistrategici di tipo strutturale: internazionalizza-zione, digitalizzazione, innovazione, valorizza-zione del patrimonio produttivo agricolo di qua-lità, dei beni culturali e ambientali, della qualitàdell’istruzione e del capitale umano, della lottaalla povertà in maniera integrata e sinergica. Ol-tre alla strategia nazionale delle aree interne unforte sostegno al modello del bio-distretto potràessere apportato dal Fondo sviluppo e coesione(Fsc) che rappresenta lo strumento nazionale fi-nalizzato a promuovere la coesione territoriale,attraverso investimenti nelle reti infrastrutturali,materiali e immateriali.

numero 145-146 maggio/agosto 2014 14

Bio-distretti, un laboratorio speciale

per l’agricoltura sociale

Bio-distretti e agricoltori biosociali esprimono obiettivi emotivazioni comuni, perfettamente coerenti con la nuovastrategia di Europa 2020 che punta a una crescitaintelligente, sostenibile e solidale e che regge l’impianto dellanuova programmazione dei fondi di investimento europei.In questo contesto, l’agricoltura sociale e i biodistrettirappresentano per AIAB due priorità della nuovaprogrammazione dello sviluppo rurale per i prossimi sette anni.

di Anna Ciaperoni I bio-distretti costituiscono un terreno d’elezioneper l’agricoltura sociale e possono rivelarsi unlaboratorio speciale per lo sviluppo di progettiintegrati territoriali al cui interno sviluppare attivitàdi inclusione e coesione sociale. I bio-distretti el’agricoltura sociale perseguono una visione in-tegrata dello sviluppo dei territori, fondata sullapartecipazione dal basso di tutti gli attori e rivoltaa saldare gli obiettivi di sostenibilità economicae ambientale con politiche di coesione sociale.Crescita dell’occupazione e del reddito, valoriz-zazione delle risorse materiali e immateriali deiterritori, creazione di filiere commerciali eque edi un tessuto relazionale che ridia valore e repu-tazione agli operatori agricoli e alle comunità lo-cali, accesso ai servizi di base, sono infatti, obiet-tivi comuni tanto ai bio-distretti che all’agricolturasociale. I bio-distretti costituiscono un contestofavorevole allo sviluppo dell’agricoltura socialeanche per il tipo di governance: sviluppo parte-cipativo e dal basso e presenza attiva di tutti gliattori pubblici e privati delle comunità del terri-torio, in particolare le amministrazioni locali e glienti titolari delle responsabilità e delle politichedi inclusione lavorativa dei soggetti svantaggiati,dei servizi socio-sanitari territoriali e dei servizialle popolazioni rurali, con cui le aziende agricoledebbono attivare rapporti di collaborazione peresercitare attività di agricoltura sociale. Ciò co-stituisce anche un’ottima base di partenza perl’integrazione delle competenze, dei saperi e delleprofessionalità necessarie allo sviluppo dell’agri-

coltura sociale e per l’uso integrato dei finanzia-menti attivabili. La creazioni di reti e comunitàintelligenti, supportate da un partenariato ope-roso e da un progetto comune di sviluppo d’area,sono precondizioni indispensabili per un’agricol-tura sociale non di tipo privatistico, ma di condi-visione tra le aziende, le popolazioni e le istituzionipubbliche. Da rimarcare, infine, che bio-distrettie agricoltura sociale rappresentano processi in-novativi sul piano sociale e rientrano appieno nelnuovo concetto di innovazione che perseguel’Ue, che non riferisce più solo al tradizionaleconcetto di innovazione di prodotto e di pro-cesso, ma anche all’“innovazione interattiva epartecipativa” dei sistemi economici rurali oltre ilimiti della settorialità. Da qui l’impegno di AIABa richiedere la costituzione di Gruppi Operatividei PEI (Partenariato Europeo per l’Innovazione)sull’agricoltura sociale. In questo contesto, l’agricoltura sociale e i bio-distretti rappresentano per AIAB due priorità dellanuova programmazione dello sviluppo rurale peri prossimi sette anni. E non a caso. Entrambi iprogetti rappresentano un’evoluzione di idea delbiologico: dall’azienda alle reti di aziende, al ter-ritorio; dal rispetto della terra, dell’ambiente, deiproduttori e dei consumatori a politiche inclusiveattraverso le attività agricole. Biodistretti e agri-coltura sociale possono dare risposte innovativeper realtà considerate “fragili” e marginali, le areeinterne e le persone con problemi e a rischio diesclusione. Due “fragilità” che possono fare una

15

forza. Per tutti questi motivi AIAB intende pro-muovere all’interno degli undici biodistretti espe-rienze di agricoltura sociale, avvalendosi anchedegli strumenti e dei finanziamenti stanziati dainuovi fondi europei e destinati allo sviluppo del-l’agricoltura biologica, delle aree interne e del-l’agricoltura sociale. Un supporto importante puòvenire dalla nuova strategia dell’Unione Europeache indica un approccio integrato nella program-mazione degli interventi di sviluppo che perse-guano obiettivi comuni, attraverso Piani Integratidi Area, gestiti in modo partecipativo dagli entilocali con gli attori del territorio pubblico-privato,utilizzando in modo integrato le risorse finanziariedei diversi fondi nonché dal plurifondo. Una stra-tegia valida soprattutto per le aree interne.

Strategica per l’agricoltura sociale la misura16 sulla cooperazioneNei PSR le misure più direttamente collegate al-l’agricoltura sociale sono quelle finalizzate alladiversificazione delle attività agricole, alla crea-zione di attività extra-agricole, alla creazione deiservizi di base nelle aree rurali, alla promozionedi start-up di nuove iniziative, soprattutto per igiovani agricoltori e le donne, alla cooperazionee ai LEADER. Particolarmente interessante tantoper i biodistretti che per l’agricoltura sociale lamisura 16 per la cooperazione (art. 35 del reg.sullo sviluppo rurale). Questa prevede finanzia-menti per il sostegno alla cooperazione tra piùoperatori agricoli e tra operatori agricoli e “altrisoggetti che contribuiscono alla realizzazionedegli obiettivi e delle priorità dello sviluppo ru-rale”, nonché alla creazione di poli, di reti e diprogetti pilota, la creazione e lo sviluppo dellefiliere corte e mercati locali. In particolare il puntok) dell’articolo prevede la “diversificazione delleattività agricole in attività riguardanti l’assistenzasanitaria, l’integrazione sociale, l’agricoltura so-stenuta dalla comunità e l’educazione ambien-tale e alimentare”. La misura finanzia attività distudio sulle zone interessate, studi di fattibilità,piani aziendali, costi di animazione, formazione,costi di esercizio, costituzione di poli e reti e diattività promozionali. La misura prevede che lacooperazione possa essere sostenuta anche dafondi europei diversi dal FEASR. Si apre quindiun grande spazio di negoziazione-concertazionetra l’associazionismo organizzato e le ammini-strazioni a livello regionale e territoriale per ilraccordo tra gli interventi per lo sviluppo rurale(FEASR), le politiche di sviluppo regionale(FESR), soprattutto nelle Regioni Obiettivo 1 delMezzogiorno, le politiche sociali (FSE). Per l’agri-coltura sociale sarà particolarmente importanteincrociare i PSR con i Piani sociali di Zona, chegestiscono tutte le politiche socio-assistenzialinei diversi territori.

Le misure di interesse per l’agricolturasociale nel regolamento UE per losviluppo rurale e nei PSR Le misure attivabili nei nuovi PSR a supporto dell’agricoltura sociale biolo-gica oltre a tutte quelle che interessano il biologico, sono:Misura 6 - Sviluppo delle aziende agricole e delle imprese (art. 19)*Prevede il sostegno agli investimenti per la diversificazione delle aziendeagricole e per la creazione di attività extra-agricole nelle aree rurali. Misura 7 - Investimenti per la creazione di servizi di base e rinnova-mento dei villaggi nelle zone rurali (art. 20)Prevede il sostegno per investimenti di fruizione pubblica in infrastrutture ri-creative, informazioni turistiche e infrastrutture turistiche di piccola scala eper la manutenzione, il restauro e la riqualificazione del patrimonio culturalee naturale dei villaggi e del paesaggio rurale e dei siti ad alto valore naturali-stico, compresi gli aspetti socioeconomici di tali attività, nonché azioni di sen-sibilizzazione in materia di ambiente. Misura 16 - Cooperazione (art.35)Prevede il sostegno per la cooperazione di filiera, sia orizzontale che verticale,per la creazione e lo sviluppo di filiere corte e mercati locali e per attività pro-mozionali a raggio locale connesse allo sviluppo delle filiere corte e dei mercatilocali. Il punto k) dell’art. 35 prevede il sostegno “alla diversificazione delle at-tività agricole in attività riguardanti l’assistenza sanitaria, l’integrazione sociale,l’agricoltura sostenuta dalla comunità e l’educazione ambientale e alimentare”.Finanzia inoltre progetti di collaborazione tra almeno due soggetti agricoli o dellafiliera e tra soggetti pubblici e privati. Questo misura è particolarmente impor-tante per sostenere le attività di agricoltura sociale che le aziende agricole e lecooperative sociali agricole realizzano in cooperazione con i servizi socio-sanitarie le Amministrazioni Locali, in un’ottica di sviluppo locale integrato anche at-traverso la costituzione dei Gruppi Operativi PEI.Misura 19 - Programmi per i gruppi di azione locale Leader (art. 42-43-44)La misura 19 fa riferimento agli art. 34 e 35 del regolamento comune dei fondieuropei (n. 1303/2013) che estende i LEADER anche al Fondo sociale europeoe al fondo di sviluppo regionale proprio in un’ottica di integrazione degli inve-stimenti, e agli articoli 42-43-44 del regolamento FEARS. Prevede il sostegnoper l’attuazione l’esecuzione delle operazioni nell’ambito della strategia di svi-luppo locale di tipo partecipativo, i costi di preparazione, di gestione e di ani-mazione. I partner dei gruppi locali sostenuti dal FEASR possono essere, infatti,un’associazione di partner locali pubblici e privati su un territorio rurale impe-gnato nell’attuazione di una strategia di sviluppo locale all’interno o al di fuoridell’Unione o un’associazione di partner locali pubblici e privati su un territorionon rurale impegnato nell’attuazione di una strategia di sviluppo locale.Altre misure di grande interesse per l’avvio e il consolidamento delle attivitàdi agricoltura sociale sono l’informazione, la formazione e la consulenza.Risultano così particolarmente utili le misure 1 e 2.Misura 1 - Trasferimento di conoscenze e azioni di informazione (art.14)Prevede il sostegno per azioni di formazione professionale ed acquisizionedi competenze, per azioni di dimostrazione e di informazione.Misura 2- Servizi di consulenza, di sostituzione e di assistenza alla ge-stione delle aziende agricole (art.15)Prevede il sostegno per utilizzo servizi di consulenza da parte delle aziendee per la formazione di consulenti.

(*) Il numero degli articoli fa riferimento al regolamento europeo sullo sviluppo rurale – FEARS n. 1305/2013

numero 145-146 maggio/agosto 2014 16

La rete internazionale dei bio-distretti

Il cibo non è una merce, ma un diritto umano essenziale e,per questo motivo, le politiche che se ne occupano devonoavere un fondamento giuridico legato ai diritti, ovvero allasovranità alimentare, e non alle semplici regole commerciali.I bio-distretti, a livello mondiale, si stanno ponendo comemodelli di riferimento per l’applicazione delle più recentipolitiche agricole e alimentari che, finalmente, fannoriferimento al diritto all’alimentazione e in generale allaimplementazione dei diritti umani e non più alle sempliciregole del commercio concordate nell’ambitodell’Organizzazione mondiale del commercio (Omc)

di Andrea Ferrante Le esperienze dei bio-distretti non si fermano aiconfini nazionali.In Europa, la Francia e l’Austria sono i Paesidove si è più lavorato per avviare bio-distrettiinnovativi e la Biovallée, nella valle della Drome,nel sud della Francia, rappresenta il primo casodi successo.A seguire, le sperimentazioni in Albania, Senegal,Tunisia, Marocco, che stanno diffondendo questomodello al di fuori dei confini dell’Unione Europea.Il bio-distretto rappresenta, senza dubbio, laforma più avanzata di applicazione di una politicadi sviluppo territoriale basata su una essenzialepartecipazione di tutti gli attori del territorio.In questo senso si tratta della forma applicativapiù innovativa che si conosca di quanto il Comitatomondiale per la sicurezza alimentare (CFS) ha sta-bilito rispettivamente nel Global Strategic Frame-work e nelle Direttrici volontarie sull’accesso allaterra e alle risorse forestali e della pesca, la nuovacornice di riferimento a livello mondiale delle po-litiche di sicurezza alimentare. Viene infatti postoal centro della definizioni delle politiche agricolelocali l’importanza sostanziale della partecipazionedelle comunità locali, a partire da chi produce ilcibo e conseguentemente gestisce il territorio.I bio-distretti quindi, a livello mondiale, si stannoponendo come modelli di riferimento per l’appli-cazione delle più recenti politiche agricole e ali-

mentari che, finalmente, fanno riferimento al di-ritto all’alimentazione e in generale alla imple-mentazione dei diritti umani e, non più, alle sem-plici regole del commercio concordatenell’ambito dell’Organizzazione mondiale delcommercio (Omc). Il cibo non è una merce, maun diritto umano essenziale e, per questo motivo,le politiche che se ne occupano devono avereun fondamento giuridico legato ai diritti, ovveroalla sovranità alimentare, e non alle semplici re-gole commerciali.In Europa il nuovo Regolamento per lo svilupporurale individua nelle azioni di cooperazione ter-ritoriale un elemento centrale dello sviluppo lo-cale. Come pure l’orientamento a non settoria-lizzare gli interventi, ovvero separare le variepolitiche agricole o di coesione o di formazione,ma a creare piuttosto delle sinergie. Il modellobio-distretto rappresenta il luogo ideale per met-tere in pratica queste sinergie.Questo contesto internazionale è all’origine dellacreazione di una vera e propria rete internazio-nale dei bio-distretti. Oggi una rete informale,che presto però si doterà di strumenti operativiper poter operare a livello internazionale, favo-rendo ancor meglio le sinergie fra le differentiesperienze, ma anche aumentando la propriacapacità di portare a un livello più alto le istanzedelle diverse comunità locali coinvolte. In questa

17

direzione va la collaborazione avviata con la FAOche permetterà a tutte le esperienze internazio-nali di incontrarsi già nel 2014.La rete sarà quindi lo strumento per veicolare idiversi saperi locali, i prodotti, la promozione deiterritori e creare nuove opportunità di sostegnocon progetti mirati a favorire lo sviluppo dei bio-distretti. È infatti evidente che le risorse pubbli-che per lo sviluppo territoriale saranno semprepiù concentrate nei territori dove delle dinamicheattive di cooperazione territoriale, con il prota-gonismo centrale delle comunità locali, sono ef-fettivamente in atto.La rete si muove, quindi, in un chiaro contestodi politiche di riferimento a livello mondiale edeuropeo che riconosce ai bio-distretti un ruoloessenziale come strumento per valorizzare i ter-ritori e creare una sana occupazione, basata suattività economiche di reale economia e non dieconomia virtuale, come troppo spesso pur-troppo si vede. Questa concretezza delle espe-rienze dei bio-distretti rappresenta l’innegabileforza che la rete può trasmettere alle istanzepubbliche di programmazione e investimento atutti i livelli, da quello mondiale a quello europeofino a quello locale.Infine lo scambio di persone (esperienze, saperi,turisti) e prodotti, favorito dalla rete, potrà giàrappresentare una grandissima opportunità eco-nomica per i tutti i bio-distretti.

Il grande progetto “Biovallée” prende forma nel2006, portato avanti e condiviso da 4 comunitàdi Comuni (Val de Drôme, Diois, Paese di Saillanse Crestois), che ricomprendono 102 comuni. Nel2009, la regione Rhône-Alpes riconoscendo laqualità del progetto, lo inserisce ufficialmentetra i 7 ‘Grandi progetti Rhône-Alpes’. La regioneinveste 10 milioni di Euro tra il 2009 e il 2014. Il marchio Biovallée è stato deposito nel 2002.L’associazione che gestisce e promuove il marchioè stata creata a maggio 2012. A maggio 2013,l’associazione contava circa 50 aderenti. Tutte leimprese e tutte le aziende posso aderire al marchio. “Biovallée” è un territorio leader nel settore del-l’economia sociale e solidale (ESS). Oggi, nuoveforme di ESS stanno emergendo nei settori dellacultura, della produzione responsabile (bioedili-zia, agricoltura biologica) e della protezione del-l’ambiente.Nell’ambito del panorama agricolo biologicofrancese Biovallée riveste un ruolo primario:1° territorio francese in materia di produzioneagricola biologica (29% di agricoltori bio nel2012). Leader mondiale nella produzione e trasfor-mazione di piante aromatiche e medicinali (Sa-noflore, Cosmebio con 400 laboratori in tutto ilmondo, Fytosan associato con Yves Rocher).

Cinquanta per cento della produzione è diqualità con 4 Igp (Indicazione geografica pro-tetta) e 9 Doc. Prima zona di produzione di tartufo in Europa.

Il bio-distretto dell’Alta Austria nasce nel 2010,dalla collaborazione di sette diversi programmiLEADER: Donau-Böhmerwald, HansBergLand,Mühlviertler-Alm, Mühlviertler Kernland, Ster-ngartl-Gusental, Strudengau, Urfahr West e dellaregione della foresta bavarese “EUREGIO bay-rischer Wald-böhmerwald”.Nell’area interessata dal bio-distretto, total-

mente OGM free, troviamo oltre la metà di tuttele aziende agricole dell’Alta Austria. Attual-mente si contano 56 aziende agricole biologi-che che fanno vendita diretta, 13 imprese eno-gastronomiche, 11 imprese alimentari (4panifici, 2 macellerie, 2 fabbriche di birra, 1azienda apistica, 1 azienda di bio-box, 1 coo-perativa che produce prodotti a base di erbe dimontagna), 6 fornitori di servizi pubblici (peres. parco avventura per bambini, parco natu-rale, didattica naturale e sulle erbe), 4 agrituri-smi, 3 mense pubbliche ed imprese di prodottimanifatturieri artigianali.

ContattiUfficio della Bio Regione Alta Austria e direzione del progetto: Daniel BreitenfellnerWimbergstraße 104172 St. Johann am - [email protected].: (+43) 07217 20 605-42Cell.: (+43) 0664 13 59 406

Capo progetto Biovallée®: Philippe MejeanTel. diretto +33 [email protected]

Observatoire Biovallée®: Anna GasquetPépinière d’entreprises du Val deDrôme – Ecosite - 96 ronde desalisiers – 26400 EURRETel. diretto: +33 426521123cell.: +33 627068837

numero 145-146 maggio/agosto 2014 18

Forum delle culture

Parte dalla Campania la nuova sfida perla gestione sostenibile dei Paesi delbacino del Mediterraneo, basata su duemodelli nati nel Cilento e adottati damolte altre popolazioni: il modelloalimentare della dieta mediterranea equello di gestione territoriale del bio-distretto.La proposta lanciata dall’AIAB nelcorso del Forum universale delleculture è stata quella di sviluppare unbio-distretto sul modello Cilento anchenelle altre comunità.

di Salvatore Basile Il Forum Universale delle Culture è un evento in-ternazionale promosso dall’Unesco e dalla Fun-daciòn Fòrum Universal De Les Cultures di Bar-cellona con l’obiettivo di promuovere il dialogointerculturale e la conoscenza tra i popoli, attra-verso la riscoperta del rispetto della diversitàcome valore, dell’umanità, dello sviluppo umanosostenibile e pacifico. Il Forum si concentra sulla cultura intesa nonsolo come strumento di diffusione di saperi, co-noscenza e arte, ma anche come mezzo di tra-sformazione del reale, incidendo durevolmentenei processi sociali e contribuendo alla crescitacivile dei territori in cui essa è sostenuta e pro-mossa. Inoltre sperimenta, nel corso del suo svol-gimento, un modello di convivenza continuatatra culture, etnie, religioni e linguaggi diversi. Il Forum intende provare a rispondere ad alcunedomande di particolare rilevanza:Come riportare l’essere umano al centro del-l’attenzione in un mondo dominato dalle tec-nologia e dal consumismo?Come conciliare identità con diversità?Come riuscire a inserire educazione e culturanelle agende globali?Come portare il dialogo, la fratellanza, la so-

stenibilità in testa alle Agende?Come trovare modelli culturali virtuosi nellosviluppo urbano?Come riconoscere la cultura quale importantemotore di sviluppo, occupazione e crescita?

La prima edizione si è tenuta a Barcellona nel2004, la seconda a Monterrey (Messico) nel2007, la terza a Valparaiso (Cile) nel 2010 e laquarta in Campania nel 2013/2014. Il format prevede “dialoghi” (convegni e dibattitisui temi più urgenti del nostro tempo), “esposi-zioni” (mostre su arti e produzioni espressionedei cinque continenti), “espressioni culturali”(musica, teatro, danza, esibizioni artistiche eforme di partecipazione libera, anche virtuale).Nell’ambito delle iniziative del Forum, lo scorso31 maggio, è stato promosso a Benevento dal-l’Istituto tecnico superiore per tecnologie inno-vative per i Beni e le Attività Culturali e Turistiche(Its Bact) il “dialogo” su “La qualità e la rintrac-ciabilità nella filiera della dieta mediterranea”,patrimonio immateriale Unesco (riconoscimento2010).La rete internazionale dei bio-distretti, promossadall’Associazione Italiana per l’Agricoltura Biolo-

19

gica, è stata al centro del “dialogo” per la suacapacità di creare collegamenti virtuosi tra tuttiquei territori che hanno deciso di puntare sul-l’adozione di un modello sostenibile (dal punto divista ambientale, sociale ed economico), facendopropri i quattro principi fondamentali dell’agricol-tura biologica (benessere, ecologia, equità, pre-cauzione). Non è affatto un caso che la primaesperienza del genere in Italia sia stata intrapresanel Cilento, terra d’elezione della dieta mediter-ranea che proprio in questo territorio fu studiatae codificata scientificamente da Ancel Keys.

Il Cilento è una delle comunità emblematichedella dieta mediterranea riconosciute dall’Une-sco. Si tratta di una terra che ha ispirato moltidei miti greci e romani che sono alla base dellanostra cultura, quali ad esempio il nocchiero diEnea Palinuro, Giasone e gli Argonauti. Lascian-doci alle spalle la leggenda e la forza dell’imma-ginario per rivolgerci alla storia vera e anche at-tuale, in questa terra l’uomo ha trovato ospitalitàda almeno mezzo milione di anni come testimo-niano i numerosi ritrovamenti di reperti paleolitici.Qui i focei dopo l’esodo dalla Grecia a seguitodell’assedio dei Persiani fondarono Elea (poi di-

venuta la Velia romana), il fiorente centro cheospiterà la scuola eleatica di filosofia e quellamedica da cui trasse origine l’importante scuolamedica salernitana, madre della moderna me-dicina occidentale. Sempre i focei fondarono poi Marsiglia, doveoggi a poca distanza, nella valle del fiumeDrome, sorge il bio-distretto francese BioVallée,con il quale nell’ottobre 2013 il bio-distretto Ci-lento ha stretto un importante accordo di colla-borazione, che ha dato il via alla costituzionedella Rete internazionale dei bio-distretti. La proposta lanciata dall’AIAB nel corso del Forumuniversale delle culture è stata quella di sviluppareun bio-distretto sul modello Cilento anche nellealtre Comunità emblematiche della dieta mediter-ranea; sia in quelle riconosciute inizialmente dal-l’Unesco (Koron in Grecia, Sorìa in Spagna e Chef-chaouen in Marocco), sia in quelle aggiuntesisuccessivamente (Croazia, Cipro, Portogallo).Dalla Campania è quindi partita una nuova sfidaper la gestione sostenibile dei Paesi del Bacinodel Mediterraneo, basata su due modelli nati nelCilento e adottati da molte altre popolazioni: ilmodello alimentare della dieta mediterranea equello di gestione territoriale del bio-distretto.

numero 145-146 maggio/agosto 2014 20

Innovazione dei bio-distretti

a livello internazionale

Il lancio della Rete Internazionale deibio-distretti, promossa dall’AIAB ealla quale il Programma IDEASSparteciperà attivamente, rappresentauno strumento importantissimo perdiffondere nel mondo questa ideaoriginale ed efficace per unosviluppo fondato sulle risorse locali esui principi dello sviluppo umano esostenibile.

di Giulia Dario I bio-distretti territoriali sono una delle innova-zioni strategiche che il Programma IDEASS (In-novazione per lo sviluppo e la cooperazioneSud-Sud) promuove a livello internazionale e inparticolare nei paesi meno industrializzati. Nonsolo, l’approccio dei bio-distretti permette di raf-forzare le produzioni biologiche, ma contribuisceanche a promuovere percorsi di sviluppo soste-nibile, basati sulla partecipazione di tutti gli attorisignificativi del territorio e sulla valorizzazione ditutte le risorse esistenti, umane, materiali, am-bientali e del patrimonio storico e culturale.Il Programma IDEASS opera da più di dieci anninella promozione internazionale di metodi, tec-niche e approcci innovativi che possano contri-buire ai processi di sviluppo territoriale e nel suocatalogo non poteva mancare l’innovazione deibio-distretti, che sta già riscuotendo un grandeinteresse in numerosi paesi.Sempre di più si fa strada a livello internazionale,infatti, la tendenza a valorizzare le produzioni or-ganiche, per contrastare gli effetti negativi dell’usoin agricoltura di pesticidi e fertilizzanti di originechimica e fortemente inquinanti e per risponderea una domanda crescente di alimenti di qualità

da parte dei consumatori. Le pratiche di produ-zione biologica si stanno espandendo anche neipaesi a minor livello d’industrializzazione, spessoper iniziativa di singole aziende o di associazionidi agricoltori biologici. In numerosi paesi sonostati attivati anche specifici Centri e servizi na-zionali. Le aziende che si dedicano a queste pro-duzioni, tuttavia, sono spesso isolate e in difficoltànel far fronte alle sfide che questa linea innovativadi produzione comporta: la mancanza di sostegnitecnici per migliorare le produzioni e ridurre i rischidi perdita dei prodotti, le difficoltà legate alla com-mercializzazione diretta, per non perdere marginiimportanti di guadagno rivolgendosi alle filieretradizionali, la mancanza di iniziative per la con-servazione delle sementi autoctone e la perditaconseguente della biodiversità. Un altro aspetto qualitativo di particolare rilievoè rappresentato dalle possibilità che i bio-distrettioffrono di realizzare iniziative di agricoltura so-ciale, inserendo nelle cooperative e nelle aziendeagricole del territorio persone svantaggiate e arischio di emarginazione. Nei paesi dove nonsono stati sviluppati sistemi efficaci di welfareper le persone in difficoltà, il loro inserimento la-

21

vorativo rappresenta una via obbligata per nonincorrere in fenomeni di povertà ed emargina-zione. L’agricoltura rappresenta in questi paesiun settore produttivo ancora dominante e le at-tività agricole, per le loro caratteristiche di vici-nanza con la natura, rappresentano un contestodove con relativa facilità possono essere inseritepersone svantaggiate. Le metodologie dei bio-distretti sono dunque significative a livello inter-nazionale anche per poter raggiungere questiobiettivi fondamentali dello sviluppo umano.In molti paesi, infine, le produzioni biologichesono ancora connotate negativamente, comeportato di una scarsità di risorse che non haconsentito ai produttori di accedere a pesticidie fertilizzanti di origine chimica. Le campagnenazionali e internazionali sono indubbiamenteindispensabili per promuovere la cultura del bio-logico come una nuova tendenza alimentare edi sviluppo del futuro.I bio-distretti territoriali rappresentano una rispostainnovativa ed efficace a tutte queste problemati-che, come ben dimostrano le esperienze italianein corso. La soluzione dei bio-distretti territorialiha valenze culturali, economiche e ambientali. Dalpunto di vista culturale, implica la valorizzazionedelle coltivazioni tradizionali del territorio e dei sa-peri che vi sono collegati. Il recupero della cucinatradizionale s’inquadra nelle strategie che l’Unescopromuove a livello internazionale per la valorizza-zione del patrimonio immateriale.Dal punto di vista economico, come dimostratodall’esperienza del Cilento, i bio-distretti consen-tono di potenziare le aziende che si dedicano alleproduzioni biologiche aumentando significativa-mente il loro fatturato e incoraggiando altre a de-dicarsi a queste produzioni. Dal punto di vistaambientale, i bio-distretti consentono non solo diridurre le sostanze inquinanti utilizzate in agricol-tura, ma di promuovere una cultura del rispettodell’ambiente e dell’estetica del paesaggio, conricadute significative anche sul potenziale turisticolocale. Queste pratiche contribuiscono inoltre allastrategia internazionale della green economy, pro-

mossa da tutte le organizzazioni internazionali edalle politiche nazionali di numerosi paesi.Nel 2012 è stata prodotta dai responsabili del-l’AIAB la brochure IDEASS sui bio-distretti, e daallora è inserita nel sito del Programma (www.ide-assonline.org) e diffusa in tutti i paesi che lo con-sultano: 197 nel corso del 2013. Sono state rea-lizzate dal Programma anche iniziative specificheper la promozione dei bio-distretti presso le isti-tuzioni nazionali e locali competenti, in particolarein Albania, Tunisia, Senegal e Messico, riscuo-tendo un grande interesse. Il programma sta col-laborando con l’AIAB ma anche con altri interlo-cutori della cooperazione internazionale peridentificare possibili partner finanziari per avviareconcreti progetti di cooperazione che permettanodi attivare le strategie dei bio-distretti nei territoriinteressati di questi paesi. Sicuramente il lanciodella Rete Internazionale dei bio-distretti, pro-mossa dall’AIAB e alla quale il Programma IDE-ASS parteciperà attivamente, rappresenta unostrumento importantissimo per diffondere nelmondo questa idea originale ed efficace per unosviluppo fondato sulle risorse locali e sui principidello sviluppo umano e sostenibile.

numero 145-146 maggio/agosto 2014 22

speciale bio-distretti

I bio-distretti in Italia

OGM zero, solo cibo biologico nelle mense, assistenzaalle aziende che vogliono diventare bio, reti di consumatori che si impegnano ad acquistare prodottisenza pesticidi, operatori che destagionalizzano l’offertaturistica. Sono quasi mezzo milione gli italiani che vivononei 10 bio-distretti, distribuiti in 8 regioni e 93 comuni, per una superficie totale di 6.400 chilometri quadrati. Più di 1800 le aziende biologiche che vi operano per untotale di oltre 8.300 ettari di superficie agricola utilizzata.Sono questi alcuni numeri relativi all’innovativa istituzionedi cui l’AIAB da anni si fa promotrice e coordinatrice, sia a livello italiano sia a livello internazionale.Come è facilmente visibile nella cartina a fianco, ormai gran parte del territorio nazionale prevedel’istituzione di un bio-distretto. Quello che ci auguriamo è che presto tutta l’Italia si facciaportatrice, nel mondo, di un’idea rivoluzionaria di gestionedel territorio come quella prevista dai bio-ditretti. L’idea è di creare aree territoriali che scelgono strategielocali forti ecosostenibili e inclusive, che si confrontanocon le altre regioni europee e che internazionalizzano la propria cultura. Per AIAB un approccio economicoinnovativo come questo deve trovare il giusto spazio nella prossima programmazione dei Fondi Europei 2014 - 2020.

Bio-distretti attivi in Italia1 Bio-Distretto Cilento Campania2 Bio-Distretto Grecanico Calabria3 Bio-Distretto Via Amerina e Forre Lazio4 Bio-Distretto di Greve in Chianti Toscana5 Bio-Distretto del Chianti storico Toscana6 Bio-Distretto di San Gimignano Toscana7 Bio-Distretto della Val di Gresta Trentino Alto Adige8 Bio-Distretto della Val di Vara Liguria9 Bio-Distretto delle Valli Valdesi Piemonte10Bio-Distretto Il Piceno Marche

Bio-distretti in corso di costituzione1 Bio-Distretto Molise Molise2 Bio-Distretto dell’Alta Murgia Puglia3 Bio-Distretto Etneo Sicilia

Lazio

Sardegna

Vald’Aosta

Piemonte

Liguria

Lombardia

Trentino Alto Adige Friuli

Venezia Giulia

Veneto

Emilia Romagna

Toscana

Umbria

Marche

Molise

Campania Puglia

Basilicata

Calabria

Sicilia

Abruzzo

23

Regioni con bio-distretto

Regioni con bio-distrettoin fase di costituzione

numero 145-146 maggio/agosto 2014 24

Bio-distretto Cilento

Il Cilento è da sempre, per stile e qualità dellavita, un bio-distretto in nuce che aspettava ilmomento giusto e gli attori giusti per potersisviluppare e proporsi come modello di sviluppoterritoriale eco-sostenibile. L’iniziativa promossa dall’AIAB di fondare ilprimo bio-distretto, con sede a Ceraso in pro-vincia di Salerno, aggregando l’intero territoriodel Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Dianoe Alburni, ha semplicemente assecondato lanaturale predisposizione di un’area che da sem-pre vive seguendo i ritmi della natura, in ma-niera istintiva, ed è caratterizzata da un modellodi sviluppo sostenibile.L’invenzione del bio-distretto è, fatte le debiteproporzioni, simile alla “scoperta” fatta da AngelKeys, quando si trasferì a Pioppi, del modo divivere e di alimentarsi in un territorio, quello ci-lentano, che lo portò a studiare e a teorizzarel’esistenza di uno stile di vita caratterizzato dauna dieta che aiutava a vivere più a lungo, ladieta mediterranea, diventata oggi Patrimonioimmateriale dell’Unesco.

La prossima frontiera dei bio-distretti, ormaidiffusi in tutta Italia, che iniziano ad essere pre-senti in altri paesi europei e in tutta l’area me-diterranea, sarà quella di studiare gli stili di vitain aree come quella cilentana e degli altri bio-distretti presenti in Italia, cogliere gli elementicomuni per tutelarne la loro persistenza ancheattraverso la candidatura degli elementi carat-terizzanti tali aree territoriali per il loro inseri-mento nell’elenco del Patrimonio immaterialedell’Unesco, che sarebbe per i territori un ulte-riore marchio di qualità riconosciuto a livellomondiale.Il territorio del bio-distretto Cilento, ha già unaserie di riconoscimenti che ne certificano lequalità naturali e culturali (Patrimonio Mondialedell’Umanità, Riserva di biosfera, Geoparco,ecc.) legati alle caratteristiche peculiari di unterritorio unico che non a caso è parco nazio-nale istituito con la legge 394/91.Le attività di promozione svolte da AIAB sullaqualità delle produzioni agricole, sul consumodi prodotti biologici a km zero, i mercatini del

di Emilio BuonomoPresidente bio-distretto

Cilento

speciale bio-distretti

25

biologico, la promozione dell’uso di prodottibio nelle mense scolastiche, gli scambi culturaliattivati con Biovallée e con altre realtà europee,sono il completamento di un percorso di qualitàche ha fornito gli strumenti giusti agli operatoridel settore per lavorare in un mercato localeche è quello giusto per il territorio cilentano.Tale territorio, infatti, è caratterizzato da tantepiccole realtà produttive che potranno inserirsicon la propria offerta di prodotti agricoli bioda consumare sul territorio, ovvero chi vorrà“assaporare” gli stili di vita di un bio-distrettocome quello cilentano dovrà semplicementerecarsi nelle strutture turistiche della zona chehanno aderito alla filosofia del “vivere sano”per poi gustare i prodotti del territorio, visitarnei centri storici, viverci per qualche giorno. Solocosì sarà possibile comprendere perché in unterritorio così vasto è nato il primo bio-distrettoeuropeo multi-vocazionale (agricolo, ambien-tale, turistico, culturale), finalizzato allo svilupporurale basato sul modello dell’agricoltura bio-logica.

Il bio-distretto Cilento si sviluppa nella regione Campania, nell’ambito dellaprovincia di Salerno, all’interno dell’area del Parco nazionale del Cilento, Vallodi Diano e Alburni, si estende su di una superficie di 3.196 kmq e comprende32 comuni. È stato riconosciuto formalmente nel 2009 con Deliberazione n.1491 della Regione Campania (BURC n. 63 del 19 ottobre 2009) e nel 2011 sicostituisce come associazione non profit, promossa e coordinata dall’AIABCampania.Il bio-distretto attualmente include 400 imprese agricole biologiche (che in-teressano una SAU di ca. 2.000 ettari) fortemente orientate alla multifunzio-nalità (fattorie sociali, attività eco-agro-turistiche, ecc.). Inoltre sono state convertite al biologico molte aree demaniali dei comuniaderenti al bio-distretto e sono state realizzate in collaborazione con il Ministerodell’Agricoltura esperienze pilota di certificazione di gruppo e garanzia parte-cipativa, finalizzate ad avvicinare al biologico tutti quegli agricoltori scoraggiatidalla troppa burocrazia e formalità insita nel sistema di certificazione biologicadi parte terza (effettuata da Organismi di certificazione accreditati a livelloministeriale, che effettuano un controllo/certificazione sulla singola azienda enon su gruppi di agricoltori o su di interi territori).Esistono infatti nel bio-distretto almeno 2500 aziende che, pur adottandometodi di produzione biologica, non sono inserite nel sistema di controllo co-munitario. L’obiettivo è quello di spingere nei prossimi anni queste realtà adiventare a pieno titolo biologiche certificate ai sensi della normativa vigente.La Superficie Agricola Utilizzabile del bio-distretto è cosi suddivisa: 32% col-tivazioni arboree, 22% seminativi/ortive, 46% prati e pascoli. Le principalicoltivazioni arboree sono rappresentate dall’olivo (diffuso in tutti i comuni),dalla vite (localizzata soprattutto nei comuni di Castel San Lorenzo, Agropoli,Castellabate, Rutino Prignano C.to e Moio della Civitella), dai fruttiferi in ge-nerale (diffusi soprattutto nella piana dell’Alento) e dal Fico in particolare(diffuso nelle zone collinari).Le aziende con allevamento presentano una dimensione molto ridotta per ibovini (in media 14 capi per allevamento), gli ovini (25 capi), i caprini (9 capi),e i suini (3 capi). L’unica eccezione è rappresentata dagli allevamenti bufalini,che in media superano gli 85 capi per azienda.Nel bio-distretto troviamo tre grandi attrattori culturali del calibro di Paestum,Elea�Velia e Padula. Tra i tanti riconoscimenti assegnati al Cilento ricordiamoi seguenti: Patrimonio Mondiale dell’Umanità come “bene misto”, naturale eculturale, Riserva di biosfera MAB-UNESCO, Geoparco della European andGlobal Geopark Network, comunità emblematica della Dieta Mediterranea ri-conosciuta patrimonio immateriale dall’UNESCO.

ContattiAssociazione Biodistretto CilentoP.zza San Silvestro 10 - 84052 Ceraso (SA)Tel. 0974 61531e-mail [email protected]. Emilio Buonomo, e-mail [email protected], cell. 328 3422580Segretario generale Salvatore Basile, cell. 331 5937200, e-mail [email protected]

numero 145-146 maggio/agosto 2014 26

Bio-distretto Grecanico

Le caratteristiche morfologiche del territoriohanno favorito l’evoluzione di un microcosmonaturalistico dai tratti esclusivi, contraddistintoda specie animali e vegetali endemiche, sele-zionate nel tempo dall’uomo per vivere in areeestremamente difficili. La diversità territoriale fa-vorisce una variegata biodiversità della flora edella fauna, caratterizzata soprattutto da piantespontanee aromatiche e commestibili della mac-chia mediterranea. Contesto storico - culturale e socialeL’ininterrotta continuità culturale magnogreca ebizantina sta all’origine delle persistenze lingui-stiche greco calabre, che connotano l’aspettoculturale più interessante del bio-distretto. Que-sta minoranza, tutelata da leggi nazionali, rap-presenta quanto rimane di un patrimonio cultu-rale che un tempo interessava l’intero meridione,da sempre in stretto rapporto con la Grecia. Diquesti continui contatti con le civiltà elleniche, ilbio-distretto conserva testimonianze archeolo-giche risalenti alla Magna Grecia e un patrimonioarchitettonico connesso alla spiritualità bizantina.

Persiste inoltre una realtà etnografica interes-santissima, forgiata all’interno di un microcosmorurale, lontano dal mare e isolata per tutta l’etàmoderna dal resto del mondo, circostanza cheha consentito la conservazione di un patrimonioculturale capace di regalare la viva percezionedi un passato antichissimo. Antichi riti scandi-scono il tempo nel naturale svolgersi delle attivitàrurali, in uno scenario di monti inaccessibili efiumare ora impetuose, ora secche. La produzione agricola nel Bio-Distretto Gre-canico presenta caratteristiche di grande diver-sità, legate sia alle differenti caratteristiche pedo-climatiche del vasto territorio, sia alle molteplicitradizioni rurali sviluppatesi nel corso dei millenni.La principale coltivazione arborea è rappresen-tata dal bergamotto, agrume tipico dell’area, de-nominato “oro verde” per le sue proprietà orga-nolettiche in campo culinario e sanitario e perl’altissimo valore della sua essenza, da cui si ri-cava un eccezionale fissativo per profumi. Unruolo economico considerevole è rivestito anchedall’olio extravergine che si ricava da ottime olive

di Luis UrraAIAB Calabria

speciale bio-distretti

27

di qualità presenti soprattutto nella valle del Tuc-cio, comprendente i comuni di Bagaladi, SanLorenzo e Melito di Porto Salvo. In forte aumentola produzione di vino, ricavato dai vitigni di Ne-rello e Castiglione localizzati soprattutto nei co-muni di Palizzi, Bova, Condofuri, da cui si pro-duce l’IGT Palizzi. Non mancano frutteti,concentrati nel territorio di Bova, mentre granparte dei versanti montani, ricadenti nel ParcoNazionale, preservano un importante patrimonioboschivo composto da castagni, faggi, quercee pini. Il settore zootecnico è diffuso in quasitutti i comuni dell’Area grecanica, con circa40000 capi allevati, di cui circa 10000 di capraaspromontana, razza caprina autoctona, princi-pale protagonista della cucina tradizionale, pre-sente in numerose ricette incentrate sull’usodelle sue carni e del suo latte da cui si ricavanoeccezionali prodotti caseari. Di rilievo anche gliallevamenti di suino nero di Calabria, da cui siottengono piatti tradizionali (frittole e curcuci) einsaccati tipici, tra cui il capicollo azze anca, dal1998 tutelato dal marchio DOP. Tutte le categorie

di allevamento vengono in gran parte praticateallo stato brado, grazie alla presenza di numerosiettari di terreno destinati al pascolo permanente.Le produzioni agricole del Bio Distretto sono ar-ricchite dalla raccolta e dalla preparazione deiprodotti spontanei, primi fra tutti il carciofino sel-vatico e i capperi che incarnano la tradizioneenogastronomica di una delle aree più marginalie ricca di tradizione, cultura e storia.

Il Bio-distretto Grecanico è situato nella provincia di Reggio Calabria, si sviluppa su una superficie di circa 600 kmq, dalle coste delleJonio fino alle vette più alte dell’Aspromonte, nell’area del basso Jonio reggino e comprende 12 comuni tutti facenti parte della minoranzalinguistica dei greci: Bagaladi, Bova, Bova Marina, Condofuri, Melito di Porto Salvo, Montebello Jonico, Motta San Giovanni, Palizzi, Roc-caforte del Greco, Roghudi, San Lorenzo, Staiti.La sua popolazione è di circa 48.000 abitanti, con una densità di 80,6 abitanti/Kmq, e conserva un patrimonio idiomatico che trova originenella grande migrazione greca dell’VIII secolo a.C.. Gran parte del suo territorio montano ricade all’interno del Parco Nazionale dell’Aspro-monte, mentre sui versanti collinari e lungo i bacini idrici delle fiumare insistono siti di interesse SIC e Natura 2000.Il progetto nasce il 2 Ottobre 2009, con l’adesione dell’associazione dei comuni dell’Area Grecanica.La Superficie Agricola Utilizzabile biologica all’interno del bio-distretto è di circa 1300 ettari e interessa circa 250 aziende, molte dellequali fortemente orientate alla multifunzionalità.Nel bio-distretto sono presenti almeno 3000 aziende, su un totale di circa 5500 che, pur adottando metodi di produzione biologica, nonsono inserite nel sistema di controllo comunitario. L’obiettivo è quello di spingere queste realtà a diventare a pieno titolo biologiche cer-tificate ai sensi della normativa vigente.La superficie agricola utilizzabile del bio-distretto è cosi suddivisa: 41,8% coltivazioni arboree, 15,2% seminativi/ortive, 43% prati e pa-scoli.

ContattiAIAB CalabriaVia Monte Bianco 22 – 89035 - Bova Marina (RC)Tel. +39 0965 764992 - Fax +39 06 45227173, e-mail [email protected] Rif. Antonino Modaffari e-mail [email protected] Hernandez Luis Julian e-mail [email protected]

numero 145-146 maggio/agosto 2014 28

Bio-distretto Via Amerina e Forre

Le riflessioni sulla crisi economica, finanziaria edella democrazia rappresentativa sono da tempoal centro del dibattito politico e accademico. Allacrisi economica e di liquidità, che colpisce in par-ticolare il mondo dell’impresa, si deve aggiungereil patto di stabilità, una regola applicata alla finanzapubblica locale per consentire allo Stato di rispet-tare i vincoli europei in tema di deficit e indebita-mento. La politica economica di Bruxelles, infatti,si concentra da più di vent’anni sulla stabilizza-zione dei conti pubblici, sull’abbattimento del de-bito, sulle liberalizzazioni e sulle privatizzazioni deiservizi pubblici locali. Insomma, pone l’accentosulle cosiddette riforme strutturali e del lavoro. Afinire sotto accusa, il welfare e l’intervento pubbliconell’economia. Una cosa è certa: le politiche re-strittive non possono essere la risposta. L’auste-rità, incrinando il patto sociale tra cittadini e istitu-zioni rappresentative, genera, come stagenerando, diseguaglianza crescente, stagnazionedella produzione, precarietà nel mondo del lavoro,erosione dei diritti sociali, progressivo allontana-mento dei centri della decisione politica dal basso

verso l’alto, con le conseguenti e inevitabili riper-cussioni negative nei territori in termini di scarsapartecipazione alla vita pubblica. Tuttavia, un mes-saggio di speranza e una proposta politico-eco-nomica in grado di invertire la rotta possono venireproprio dai territori e, segnatamente, dai comuni,i luoghi della democrazia di prossimità. Un sistemapolitico e sociale costituito da numerose aree ter-ritoriali integrate potrebbe, infatti, rappresentareuno strumento efficace per diffondere su largascala una nuova politica e un modello economicodi tipo comunitario. Il bio-distretto, dunque, puòessere un esempio di come sia possibile, e sidebba, intraprendere la strada del cambiamento,partendo dalle comunità insediate, dall’uso dellerisorse locali e dal modello biologico di produzionee consumo. Così, nella provincia di Viterbo, in particolare nellaMedia Valle del Tevere, dopo due anni di incontrie considerazioni, nasce nel marzo 2013 il bio-di-stretto della Via Amerina e delle Forre, un com-prensorio di circa 70mila abitanti, caratterizzatoda una superficie di 450 kmq e dalla presenza di

di Livio MartiniPresidente bio-distretto

della Via Amerina

e delle Forre

speciale bio-distretti

29

circa 200 aziende agricole biologiche. Il territoriopresenta caratteri prevalentemente agricoli. Moltodiffuse le colture intensive del nocciolo, della vitee dell’ulivo. Nei fondovalle, solcati da numerosicorsi d’acqua, prevalgono importanti aspetti na-turalistici: il Parco regionale Valle del Treja, il mo-numento naturale Pian Sant’Angelo (Oasi WWF)e il monumento naturale Forre di Corchiano. Pro-fonde e aspre incisioni provocate dall’erosionedegli strati geologici di origine vulcanica, le forre,oltre che determinare nel tempo la crescita degliinsediamenti urbani e orientare i tracciati stradali,rappresentano uno scrigno di biodiversità, dovesono conservate memorie, saperi, modi di pro-duzione, testimonianze storiche e tracce dell’an-tico paesaggio agrario.L’idea di realizzare un distretto biologico si ma-nifesta nel gennaio 2011 durante un interessantee partecipato workshop sul tema della sovranitàalimentare organizzato da Aiab Lazio a Cor-chiano, una di quelle comunità che fanno partedell’Associazione nazionale dei comuni virtuosi,una rete nata nel 2005 per diffondere e condivi-

Il bio-distretto della Via Amerina e Forre si sviluppa nella Regione Lazio e coinvolge 10 comuni del viterbese: Calcata, CivitaCastellana, Castel Sant’Elia, Corchiano, Fabrica di Roma, Faleria, Gallese, Nepi, Orte, Vasanello.Si tratta di un territorio rurale in cui l’agricoltura biologica rappresenta una scelta strategica condotta già da 200 produttori locali inmodo consapevole, impegnati nelle filiere ortofrutticole, vinicole, zootecniche e di trasformazione di altri prodotti di eccellenza con4.266,00 ettari coltivati con metodo biologico.Agricoltura bio ma non solo: nella sola area di Corchiano sussistono il monumento naturale delle forre che si estende su 44 ettari e ilmonumento naturale Pian Sant’Angelo che si sviluppa su 262 ettari. A Calcata invece, è di straordinaria importanza e unicità il Parcoregionale della Valle del Treja. L’area della Via Amerina e delle Forre si connota poi fortemente per le scelte responsabili di gestionedelle risorse idriche e nelle gestione integrata dei rifiuti. Di straordinario interesse è poi la presenza del distretto industriale della por-cellana, ad oggi in conversione e recupero.Il 16 marzo 2013 il bio-distretto si è costituito formalmente ed opera ad oggi con diversi organi di governo: l’assemblea dei sindaci,Il consiglio direttivo, il comitato di indirizzo e il comitato scientifico. Oltre alle 10 amministrazioni comunali fondatrici partecipano albio-distretto anche la Camera di commercio di Viterbo, l’Università degli Studi della Tuscia, associazioni, tecnici, agricoltori e cittadiniconsapevoli, oltre naturalmente all’AIAB Lazio che ne ha promosso la costituzione.

ContattiBio-Distretto della via Amerina e delle Forresede legale Via Santi Martiri Giovanni e Marciano, 10 - 01033 Civita Castellana (Viterbo)sede operativa c/o AIAB Lazio Largo Dino Frisullo, snc - 00153 RomaSegretaria Delizia Del Bello, e-mail [email protected] cell. 328 1551519 tel. 06 45437485 fax 06 45437469www.biodistretto.net/amerina

numero 145-146 maggio/agosto 2014 30

dere buone pratiche nell’ambito della gestionedel territorio e dei rifiuti, dell’impronta ecologica,della mobilità sostenibile e dei nuovi stili di vita.Costituito da enti locali, agricoltori, portatori d’in-teressi collettivi e associazioni di promozione so-ciale, culturale, turistica e ambientale, il bio-di-stretto, sul piano formale, è un’organizzazione diutilità sociale senza fini di lucro che aderisce al-l’Associazione italiana per l’agricoltura biologica.I principali promotori sono da ricercare tra i sindacie gli assessori dei comuni che, con i coltivatori ei rappresentanti del privato sociale, riescono acostruire una vera governance democratica, lacui struttura, apparentemente elefantiaca, risultain realtà agile, efficace e pervasiva.

Nello specifico, prevede: a) un’assemblea for-mata dai sindaci e da un delegato Aiab Lazio; b)un comitato scientifico rappresentativo delmondo dell’Università e della ricerca scientificae applicata in agricoltura, dell’ambientalismo edella promozione della legalità; c) un comitatodi indirizzo, vera e propria assemblea plenariadove partecipano tutti gli aderenti e si prendonodecisioni che assumono carattere vincolante peril direttivo d) un comitato direttivo costituito daun amministratore per ogni consiglio comunale,da un portavoce degli agricoltori Aiab e dai co-ordinatori dei comitati scientifico e di indirizzo. In particolare, il bio-distretto, attraverso il comitatoscientifico, può contare su un luogo strategicodove far convergere saperi e pratiche al fine diconsentire al direttivo, sulla base delle sensibilità,conoscenze teoriche e competenze tecniche, di

assumere decisioni ponderate circa il migliora-mento delle condizioni di vita delle famiglie, delleaziende e delle comunità, incentivando la ricercae programmando azioni e interventi concreti. Nefanno parte i professori Leonardo Varvaro e FabioCaporali dell’Università della Tuscia, GiuseppeOrlandi, dirigente di ricerca presso il CNR, Fede-rico Mauri, tecnico forestale e consulente FAO,Alessio Cupidi, agricoltore biologico e fisiopato-logo vegetale, Luca Colombo, segretario generaledella Fondazione italiana per la ricerca in agricol-tura biologica e biodinamica, Fulco Pratesi, pre-sidente onorario del WWF, Enrico Fontana, gior-nalista e direttore di Libera e, non da ultimo, ilcoordinatore Famiano Crucianelli, già sottosegre-tario al Ministero degli Affari Esteri e impegnatonella cooperazione internazionale. Il bio-distretto, pertanto, può essere uno strumentoformidabile di cambiamento. Per questo, però,occorrono partecipazione e condivisione delle pro-poste. E ancora, profondo rispetto nei confrontidei luoghi e delle loro vocazioni. Secondo questaimpostazione, un bio-distretto potrebbe diventareuno spazio privilegiato dove valorizzare prodotti ealimenti derivanti da un’agricoltura amica dell’am-biente e della salute, diffondere buone pratiche,tutelare biodiversità e beni comuni, promuoverericerca e innovazione nel campo dell’agroalimen-tare o delle fonti rinnovabili. Ecco che il bio-di-stretto della Via Amerina e delle Forre, straordinariasintesi tra valori e pratiche, così come tra politicae scienza, può essere davvero uno tra i migliorimezzi a disposizione per diffondere un modello disviluppo sostenibile, partecipato e condiviso.

31

Il distretto biologico: una svolta ecologica nella gestione del territorio

Fabio CaporaliUniversità della Tuscia e membro del comitatoscientifico del bio-distretto

L’agricoltura biologica è ormai una realtà istitu-zionalizzata a livello mondiale che conta nell’Italiauno dei Paesi leader. La sua legittimazione so-ciale è verosimilmente conseguente al consensoaccordato ai suoi 4 principi fondanti: la salute,l’ecologia, l’equità e la cura. Questi principi nedelineano il profilo di “sistema di attività umana”a carattere polifunzionale, dove l’economia el’ecologia si incontrano, generando una attivitàpratica che soddisfa criteri etici. Su questa baseè possibile concepire uno sviluppo sostenibiledel territorio locale basato sull’idea del DistrettoBiologico, ossia di un area di sviluppo integratodi funzioni produttive e protettive, trainato dal-l’agricoltura biologica, dove il rispetto della iden-tità culturale si coniuga con le vocazioni am-bientali di carattere bio-fisico e con unaeconomia rispondente alle esigenze della co-munità locale.L’Università della Tuscia ha da sempre svoltoun ruolo collaborativo e propositivo per uno svi-luppo sostenibile del territorio, in particolare ade-rendo anche al Consorzio Tiberina che si pro-pone di operare come agenzia territoriale disviluppo sostenibile prendendo come base diazione l’intero Bacino del Tevere, ossia una realtà

territoriale a livello di bacino idrografico, che ri-sponde meglio alle esigenze di studio e gestionesecondo i principi agro-ecologici. In particolarenella Facoltà di Agraria il tema dell’agricolturabiologica è stato ampiamente considerato neiprogrammi della ricerca e della didattica, sia alivello locale che nell’ambito internazionale. Perquesti motivi, l’Università della Tuscia costituiscepunto di riferimento a disposizione della comu-nità scientifica e locale per iniziative di studio ecollaborazione allo sviluppo territoriale basati sulcriterio della sostenibilità.

Comune Conv. N.

Bio. N.

% Bio.Su totale

Conv.ha

Bio.ha

% Bio.Su totale

SAUAz. m.Conv.

ha

Giorni di lav.Conv.

ha/anno

SAU az. m. Bio. ha

Giorni di lav.Bio.

ha/anno

Calcata 78 6 7,1 155,65 22,85 12,8 2,0 42,3 3,8 38,9

Castel Sant’Elia 105 10 8,8 463,04 236,00 33,8 4,4 20,9 23,6 12,1

Civita Castellana 197 22 10,0 3978,19 1008,44 20,2 20,2 7,4 45,8 9,9

Corchiano 464 31 6,3 2104,96 442.02 16,5 4,5 25,4 14,3 19,9

Fabrica di Roma 364 15 4,0 1153,32 210,49 15,4 3,2 28,7 14,0 20,8

Faleria 151 38 20,1 330,30 367,30 52,6 2,2 26,0 9,6 16,2

Gallese 297 19 6,0 1331,84 268,23 16,8 4,5 23,2 14,6 17,4

Nepi 269 19 6,6 3278,46 585,00 15,1 12,2 14,2 30,8 13,8

Orte 159 16 9,1 1229,59 855,26 41,0 7,7 13,1 53,4 4,8

Vasanello 357 21 5,5 1103,72 271,23 19,7 3,1 25,8 12,9 14,8

Totale 2441 197 7,5 15129,07 4266,82 22,0 6,2 17,4 20,3 13,5

Caratteristiche della popolazione delle aziende agricole (biologiche e convenzionali) nel bio-distretto

numero 145-146 maggio/agosto 2014 32

Bio-distretti toscani

Il progetto di AIAB dei bio-distretti rappresentaun’innovazione fondamentale per il futuro in gradodi dare forza non solo all’agricoltura biologica maall’intero sistema agricolo a livello territoriale.Con il bio-distretto vengono messe in rete l’in-sieme delle risorse locali a partire dalle risorseagricole e artigianali, fino a quelle naturali e cul-turali partendo in primo luogo dalla ricostruzionedelle relazioni sociali tra tutti gli attori delle co-munità che rappresenta forse il valore fonda-mentale dei bio-distretti. L’esigenza del bio-distretto nasce di solito dagliagricoltori biologici per la naturale vocazione alrapporto con il cittadino, alla vendita diretta e allacreazione dei mercati locali ma coinvolge imme-diatamente molti altri soggetti e organizzazionicomprese le pubbliche amministrazioni e le scuoleche, a partire dall’approvvigionamento, dellemense pubbliche costituiscono un punto di lavorofondamentale per educare i ragazzi e i cittadini ingenerale verso nuove abitudini alimentari.Questo processo di attivazione dei bio-distrettiè di fatto uno strumento che risponde alle tante

iniziative che attraverso processi partecipativia livello territoriale cercano di promuovere, conforme alternative di distribuzione, nuovi signifi-cati e nuovi comportamenti intorno al cibo, aisistemi agricoli locali anche in relazione all’im-patto che questi hanno sull’ambiente e sulle ri-sorse naturali.Tutto ciò sta contribuendo a ricostruire relazionia livello territoriale e a creare un nuovo sentirecomune intorno al tema della “democrazia ali-mentare” che attraverso forme di governancepartecipata garantisca a tutti i cittadini l’infor-mazione e la partecipazione alle scelte che ri-guardano il cibo. In questo processo le produ-zioni biologiche rappresentano naturalmentel’approccio più appropriato e coerente e il bio-distretto è uno strumento fondamentale a di-sposizione degli attori locali per la creazione diun’economia che prende avvio proprio dall’agri-coltura e dalle filiere alimentari del territorio.

La Toscana ha fatto dell’agricoltura e del ciboun tratto d’identità fondamentale e una leva di

speciale bio-distretti

di Maria GraziaMammuccini

33

Il bio-distretto di Greve in Chianti parte dall’esperienza innovativa di grande valore dell’Unione Viticoltori di Panzano in Chianti, ungruppo di 20 aziende vitivinicole indipendenti che lavora insieme da ormai più di 15 anni per la viticoltura biologica, dell’Amministrazionecomunale, della Stazione Sperimentale per la Viticoltura Sostenibile e di Aiab ma che ha coinvolto subito molti altri soggetti a partire daglialtri produttori agricoli del territorio. Il bio-distretto è infatti orientato a un’impronta multisettoriale e intende adottare iniziative per latutela e valorizzazione della natura e dell’ambiente, con particolare riguardo all’ambito geografico del Chianti e con specifica attenzionea promuovere e diffondere il metodo di produzione biologico nel campo della viticoltura, delle altre produzioni agricole e zootecniche, inquello forestale, ambientale e della cura e tutela del verde, del paesaggio e delle aree protette. Si prefigge di mettere in rete i moltisoggetti coinvolti e le risorse naturali, produttive e culturali, valorizzandole attraverso l’adozione di politiche e scelte locali orientate allasalvaguardia dell’ambiente, delle tradizioni e dei saperi rurali. Infatti nel bio-distretto la promozione dei prodotti biologici si coniuga in-dissolubilmente con la promozione del territorio e delle sue peculiarità, al fine di raggiungere un pieno sviluppo delle potenzialitàeconomiche, sociali e culturali. Tra le attività messe in campo si evidenziano: mense pubbliche biologiche, mercatini del biologico (vistaanche la lunga esperienza a Greve del Pagliaio uno dei primi mercatini bio in Toscana), ristorazione bio.

ContattiAssociazione Biodistretto di Greve in Chianti e del Territorio dell’Eccellenza vitivinicola bio di PanzanoPalazzo Comunale, II° piano, p.zza Matteotti 8 - 50022 Greve in ChiantiInformazioni Segreteria del Sindaco Tel. 055 8545219-220-203 e-mail [email protected]

sviluppo per le aree rurali e di caratterizzazioneper il sistema regionale. Una parte consistente dell’imprenditorialità agri-cola toscana, anche sostenuta dalle scelte poli-tiche regionali degli ultimi due decenni, è riuscitaa combinare in modo creativo le opportunità de-rivanti dai flussi turistici, da una diversa sensibi-lità da parte dei consumatori e molti agricoltorihanno praticato la via della differenziazione –caratterizzando l’offerta aziendale e del territoriodi appartenenza - della diversificazione - am-pliando la gamma di prodotti e servizi offerti - edella ristrutturazione delle relazioni di mercato,incrementando la vendita diretta e quella collet-tiva su scala locale e attivando funzioni innova-tive come l’accoglienza, l’agricoltura sociale ela produzione di energia a livello locale. La crisi attuale colpisce però anche il sistemaagricolo Toscano e all’avvio del nuovo ciclo diProgrammazione dello Sviluppo Rurale è neces-sario rilanciare politiche innovative che sappianoguardare a questo modello di agricoltura multi-funzionale in grado di produrre beni pubblici,

quali la tutela della salute dei consumatori, lasostenibilità ambientale, la tutela del paesaggioe della biodiversità, non solo a livello aziendalema su dimensione territoriale attraverso il raf-forzamento dell’economia del posto quale si-stema sostenibile dove realizzare un equilibriotra consumi, risorse e loro disponibilità. È nel-

numero 145-146 maggio/agosto 2014 34

questo campo esempi di bio-distretti innovativie importanti. Sono già tre quelli costituiti:

il bio-distretto di Greve in Chianti e delterritorio dell’eccellenza vitivinicola di Pan-zano in Chiantiil bio-distretto del Chianti Storicoil bio-distretto San Gimignano.

Tutti i bio-distretti toscani hanno aspetti peculiari:nascono in zone con produzioni vitivinicoleDOCG importanti, hanno dimensione comunale,nascono dalla collaborazione tra gruppi di pro-duttori viticoli dinamici e innovativi e la StazioneSperimentale di Viticoltura sostenibile che inmolti anni d’impegno sul territorio in rapportocon i viticoltori è riuscita a produrre innovazioneconcreta per la viticoltura biologica con risultatiche oggi sono evidenti a tutti. Infine, l’aperturadella collaborazione tra queste realtà e Aiab èriuscita a dare avvio al processo di creazionedei bio-distretti.Non stupisce che le prime esperienze in Toscana

l’economia locale che si può ricostruire un si-stema di relazioni in grado di sostenere un rin-novato rapporto città-campagna, per una pro-grammazione del territorio e dell’economiabasate sull’integrazione e sulla partecipazione. Proprio in considerazione di queste peculiarità,la Toscana è territorio ideale nel quale i bio-di-stretti possono svilupparsi e produrre quell’in-novazione necessaria a dare nuova linfa al mo-dello toscano, che altrimenti rischia di esaurirsisolo per non essere riuscito a mettere in relazionele grandi risorse economiche, ambientali, culturalie umane presenti a livello territoriale.Ma la vitalità della Toscana ha già prodotto in

Il bio-distretto del Chianti Storico è nato formalmente il 27 settembre 2013 per volontà del comune di Gaiole in Chianti, di un gruppodi viticoltori biologici sostenuti anche dal Consorzio del Chianti Classico, della Stazione Sperimentale per la Viticoltura e di AIAB. Il 19 No-vembre 2013 è stata costituita l’associazione che si occupa della sua gestione e promozione. La città di Gaiole in Chianti è un importante centro nel territorio del Chianti Classico, situata lungo il torrente Massellone sulla strada checongiunge il Chianti al Valdarno. Grazie a questa sua posizione ha da sempre svolto un importante ruolo di mercatale dei villaggi e deicastelli sui colli circostanti.L’attrattiva di Gaiole sono le aziende vinicole e gli splendidi dintorni. Questo, infatti, è un bio-distretto vitivinicolo, che copre unasuperficie vitata di circa 1300 ha, dei quali oggi circa il 30% è bio o in conversione bio, interessa una quarantina di aziende.Si producono principalmente vino d.o.c.g Chianti classico e IGT e olio extra vergine d’oliva.

ContattiAssociazione Biodistretto del Chianti Storico P.zza Ricasoli 1,– 53013 Gaiole in Chianti Tel. 335 5827970 e-mail [email protected] Presidente Roberto Stucchi e-mail [email protected]

35

nascano dalla viticoltura. I viticoltori toscani pertradizione sono sempre stati coloro che hannodato vita a processi innovativi e non solo a livellotecnico ma anche economico-organizzativo e dicomunicazione.È per merito dei viticoltori toscani che nel tempoil vino è diventato il primo motore di valorizzazionedel territorio e di recupero di tante economie locali. Il bio-distretto è fortemente coerente con questopercorso rendendo evidente che la viticolturabiologica è quella che più di ogni altro metodoproduttivo è in grado di esaltare l’identità e lecaratteristiche del vino in rapporto con il terri-torio di origine.Ma l’avvio dei bio-distretti in zone viticole a pro-duzioni specializzate fa emergere anche esi-genze innovative di diversificazione produttivaa livello aziendale e territoriale e le relazioni chesi stanno attivando tra i bio-distretti costituiti faemergere già la vocazione dal livello comunalea quello territoriale di aree a forte identità com’ètutta la zona di produzione del Chianti Classico.Il valore di queste prime esperienze ha già pro-

Il bio-distretto San Gimignano nasce, nel settembre 2012, per volontà dell’Associazione dei produttori di Vernaccia biologica“PRO.VER.BIO”, della stessa amministrazione comunale, della Stazione Sperimentale per la Viticoltura Sostenibile, di Aiab e con ilsostegno del Consorzio della Denominazione San Gimignano.I produttori di Vernaccia sul territorio sono 177, con un potenziale produttivo di 6,9 milioni di kg di uva, pari a 4,8 milioni di litri di vino. I produttori biologici rappresentano ben il 25% del totale dei produttori di Vernaccia, percentuale in esponenziale aumento negli ultimi anni.Il territorio del bio-distretto coincide inoltre con un’altra importante DOP, quella dello Zafferano di San Gimignano, sulla cui coltivazionesi hanno molteplici testimonianze fin dal tredicesimo secolo.Altre denominazioni che ricadono sul territorio del bio-distretto sono quella del Chianti DOCG e la sottodenominazione Chianti ColliSenesi DOCG, l’Olio extravergine di oliva DOP terre di Siena, i salumi di Cinta Senese DOP.Altre produzioni tradizionali sono il miele, i cereali, gli ortaggi ed alcuni allevamenti bovini e ovini.Il bio-distretto ha una forte impronta multisettoriale (Agricolo, Ambientale, Culturale, Sociale, Eco-turistico, Eno-gastronomico), e siprefigge di mettere in rete gli operatori di tutti i settori interessati, valorizzando le peculiarità del territorio. Tra le attività messe in camposi evidenziano: mense pubbliche biologiche, mercatini del biologico, ristorazione bio, biosentieri.

ContattiAssociazione Biodistretto San Gimignanoc/o Consorzio della Denominazione San Gimignano, Villa La Rocca 1, 53037 San Gimignano.Presidente Francesco Galgani Cell. 348 7946345 Vicepresidente e segretario Federica Manzieri Cell. 366 3241226

dotto una sensibilizzazione di altri territori anchecon caratteristiche diverse; produttori biologiciinsieme ad altri soggetti si stanno già attivandoin Casentino e in Val di Chiana. Sono fermentifondamentali in questa fase in cui sta per pren-dere avvio il nuovo Piano di Sviluppo Rurale.La Regione deve riuscire a cogliere e a dareforza a queste esperienze innovative e inserirela creazione dei bio-distretti nella programma-zione integrata dei fondi europei e misure delPSR per incentivare processi di conversione alivello territoriale.È un’occasione strategica che per nessuna ra-gione può essere perduta.

numero 145-146 maggio/agosto 2014 36

Bio-distretto della Val di Vara

L’Agricoltura biologica ha fatto il suo ingressonella Val di Vara verso la fine degli anni 90. Lavalle, come tantissime valli delle aree interneappenniniche, era soggetta a: spopolamento,abbandono delle campagne, invecchiamentodella popolazione, in sintesi era in declino, puravendo rivestito un ruolo importante fino aiprimi anni del secolo scorso, come centro agri-colo e di commercio tra Liguria ed Emilia. La Parmalat, all’epoca, aveva deciso di non ri-tirare più il latte dai produttori della valle per laproduzione del parmigiano reggiano e la localecooperativa degli allevatori di carne resistevacon qualche difficoltà, dopo che la cugina coo-perativa casearia aveva chiuso. All’epoca invalle c’erano solo 3 aziende biologiche certifi-cate, condotte da tre espatriati milanesi, tracui il sottoscritto. Il sindaco di allora, MaurizioCaranza, ebbe l’idea, parlando con i primi pio-nieri dell’agricoltura sostenibile, di istituziona-lizzare e caratterizzare la valle, che non avevaindustrie ma solo risorse ambientali e paesag-

gistiche, con la conversione all’agricoltura bio-logica. Chiamò AIAB, allora anche organismodi controllo, studiò il Piano di Sviluppo Ruralee la misura 2078 che sosteneva la conversioneall’agricoltura biologica e riunì tutti gli allevatori.La via del riscatto era il biologico. Si rifinanziòil rilancio della Cooperativa Casearia Val diVara, si organizzarono incontri di formazione edopo circa un anno già una quarantina di alle-vatori passarono al biologico.È giusto far partire le radici del bio-distrettoproprio da quel 1998, anche se il riconosci-mento formale della Regione Liguria è avvenutosolo nel 2013 e l’Associazione del bio-distrettoè stata fondata a marzo di quest’anno.L’Alta Val di Vara è una della vallate liguri piùampie e grandi (345 kmq), giace nella partesettentrionale della Provincia della Spezia alconfine tra Emilia e Toscana. L’appellativo di Valle del Biologico se l’è gua-dagnato sul campo ormai da 15 anni, mentre ilriconoscimento di bio-distretto è un traguardo

speciale bio-distretti

di AlessandroTriantafyllidisdirettore AIAB Liguria

37

recente che è stato possibile raggiungere gra-zie alla legge regionale ligure n 66/2009, chepone i criteri per il riconoscimento formale delbio-distretto. I criteri normativi sono abba-stanza stringenti. Tra questi: la vocazione agri-cola e ambientale del territorio, la preponde-ranza degli operatori bio produttori rispetto aitrasformatori e un valore di 6 punti percentualisuperiore alla media nazionale e regionale perquanto riguarda gli operatori bio sul totale edegli ettari coltivati (SAU) sul totale. Infine, per-lomeno il 13% degli operatori bio regionali deverisiedere nel bio-distretto.La Val di Vara soddisfa appieno questi requisiti(vedi tabella 1). Il 22% degli operatori biologiciregionali produce nella valle, e il 49% dellaSAU della vallata è certificata biologica. Un et-taro su due è bio. Livello molto più alto dellamedia regionale (8%) e nazionale (9%).

Il bio-distretto ha avuto un percorso di forma-zione abbastanza lungo e partecipato che ha

Tabella 1: Distribuzione dei produttori bio rispetto al totale e della SAU bio rispetto al

totale in Italia, Liguria e Val di Vara. of

Aziende totaliISTAT 2010 Agriculture census

Aziende biologicheISTAT 2010 Censimento Agricolo

distribuzione Numero di aziende

Superficie totale (Ha)

SAU (Ha)

Numero di aziende

Superficie totale (Ha)

SAU (Ha)

Italia 1.620.884 17.081.099 12.856.048 45.167 1.603.214 1.251.731

Liguria 20.208 9.8048 43.784 382 6.273 3.911

Biodistretto Val di Vara

442 9.353 4810 97 3821 2386

Il bio-distretto è localizzato nell’Alta Val di Vara, la porzione più interna del territorio della provincia della Spezia, si estende su unterritorio contiguo di circa 345 km2 e ricomprende 7 comuni: Varese ligure, Maissana, Carro, Carrodano, Zignago, Sesta Godano,Rocchetta Vara.La Val di Vara si trova nell’entroterra ligure tra la Provincia di Genova e la regione Emilia Romagna ed è la valle più grande della Provinciadella Spezia e di tutta la Liguria. Il territorio si sviluppa lungo il corso del fiume Vara, dal quale deriva il nome dell’omonima valle.Presenta un’altitudine variabile tra 120 m e 1639 m s.l.m. e popolazione residente, al 31 Dicembre 2009, di 6.368 abitanti. Il territorio ècaratterizzato da una bassa densità di popolazione e da una ricchezza di paesaggi incontaminati. Il bio-distretto è stato riconosciuto formalmente il 05 Aprile 2013 con Delibera n. 376/2013 della Giunta Regionale della Liguria (BURLn.18 del 02/05/2013), in base all’art 8 della LR 66/2009. È stata di recente costituita l’Associazione del bio-distretto Val di Vara Valle delBiologico tra i soci fondatori, oltre le amministrazioni locali e l’AIAB Liguria, ci sono la Coldiretti, la CIA, la Confagricoltura, FAI-Cisl, laCooperativa Casearia Val di Vara, la Cooperativa San Pietro Vara.

ContattiComune di Varese LigureVia M Caranza – 19028 Varese Ligure (SP) Tel. 0187 84251 e-mail [email protected] LiguriaVia Caffaro 1 – 16124 Genova tel. +39 010 2465768 e-mail [email protected] Direttore Alessandro Triantafyllidis e-mail [email protected]

numero 145-146 maggio/agosto 2014 38

portato alla costituzione del comitato promo-tore composto dai 7 comuni dell’ormai estintaComunità Montana Alta Val di Vara (Varese Li-gure, Maissana, Zignago, Rocchetta Vara, Se-sta Godano, Carro e Carrodano); le 4 associa-zioni di categoria operanti nel territorio:Coldiretti, CIA, Confagricoltura e FAI-Cisl; ledue Cooperative San Pietro Vara (carne) e Ca-searia Val di Vara (formaggi) e l’AIAB Liguriache ha avuto il ruolo di facilitare il processo diaggregazione.L’Associazione del bio-distretto è presiedutada un consiglio direttivo composto da 5 ele-menti in cui i Comuni hanno due seggi e ilmondo produttivo la maggioranza con tre.

Uno degli obiettivi più ambiziosi del bio-di-stretto è ridare slancio a una governance terri-toriale partecipata dal basso condotta dalmondo produttivo agricolo e dai comuni. Ilvuoto che ha lasciato la locale Comunità Mon-tana, può essere sostituito dal bio-distretto,anche grazie alle opportunità che il nuovo PSR2014-2020 può fornire.Gli altri obiettivi sottoscritti dai promotori delbio-distretto sono:Favorire lo sviluppo delle produzioni biolo-giche nella vallata anche diversificando iprodotti (ortaggi, miele, frutticoltura).Favorire la coesione, la partecipazione degliattori della filiera biologica e delle istituzionilocali per promuovere il biologico.

Valorizzare e sostenere la produzione, ilconfezionamento, la commercializzazione,delle produzioni biologiche.Tutelare e preservare le tradizioni culturalilocali, l’agro-biodiversità e l’ambiente natu-rale.Agevolare e semplificare l’applicazione dellenorme per la certificazione biologica previstidai regolamenti comunitari e l’applicazionedei regolamenti per la trasformazione delleproduzioni agricole locali.Promuovere e organizzare attività di ricerca,divulgazione, formazione, e informazione ri-guardanti l’agricoltura biologica e la gestionesostenibile del territorio.Favorire lo sviluppo di una proposta turisticalegata alla naturalità della valle e alla genuinitàdelle produzioni agricole locali.

Il primo evento pubblico del bio-distretto saràper il primo week-end di settembre a VareseLigure con il Biological, una due giorni di mer-cato, convegni, laboratori, artisti di strada eun concerto musicale nei prati adiacenti alpaese. Con il biologico come maggiore prota-gonista.

39

Bio-distretto delle Valli Valdesi

Il termine «Valli Valdesi» indica il nome con cuisono oggi conosciute le tre vallate del Piemonteoccidentale ad ovest di Pinerolo da secoli ca-ratterizzate dalla presenza di una minoranza cri-stiana non cattolica: i valdesi.Il legame storico con la terra tipico di buonaparte di questo territorio che ha visto nei secolila proprietà della terra come fattore legato al-l’agricoltura di sussistenza e, almeno per quantoriguarda Val Pellice e Val Germanasca, l’assenzadi valichi percorribili con mezzi a motore, hannofavorito un’alta conservazione del territorio.Il territorio risulta fortemente caratterizzato a se-conda delle zone: Pinerolo conosciuta per lacavalleria, il centro di Torre Pellice per la culturaValdese e la zona delle montagne per l’attrattivadella natura e dello sport.In Val Pellice, la più breve delle valli glaciali, siè svolta la particolare vicenda del popolo val-dese. La presenza dei valdesi ha determinatoin modo fondamentale la storia e l’identità dellavalle facendone luogo di battaglie ideali per lalibertà di coscienza e conferendole quel carat-

tere pluriconfessionale che la rende unica inItalia. Le vicissitudini del popolo valdese unita-mente alla notevole bellezza del paesaggiodelle valli del Monviso costituiscono la pre-messa ideale di un viaggio alla riscoperta di unterritorio ricco di testimonianze, di tradizioni edi storia: una wilderness protetta da due parchinaturali e da un’oasi faunistica. Dalle città dipianura veloci strade permettono di salire allatestata delle valli, dove semplici alpeggi e ruderidelle vecchie caserme di confine difendono ilregno del Monviso.La presenza in val Pellice, fino alla metà deglianni ‘60, di una forte industria tessile, ha contri-buito a mantenere un’agricoltura diffusa (fre-quenti i casi di gestione part-time aziendale),venuta meno negli anni ‘70. Sul finire degli anni‘90 va registrata una ripresa delle attività agri-cole, segnatamente all’allevamento, con un nettoaumento dei capi animali per ogni singolaazienda. Anche gli addetti restano straordina-riamente alti rispetto alla popolazione attiva, sfio-rando il 9%.

di Piervaldo Rostanpresidente Biodistretto

Valli Valdesi

speciale bio-distretti

numero 145-146 maggio/agosto 2014 40

Diversamente le Valli Chisone e Germanascahanno contato fino a una decina di anni fa, suuna forte presenza di industria meccanica e, li-mitatamente alla val Germanasca a miniere ditalco. La crisi di questi due settori oggi ha pe-santissime ripercussioni sull’occupazione e solonegli ultimi anni si assiste alla nascita di qualchenuova impresa agricola.

Il bio-distretto nasce formalmente il 30 dicem-bre 2013 con firma dell’atto costitutivo da partedi tutti i membri del comitato promotore. Suc-cessivamente è stata costituita l’associazionebio-distretto Valli Valdesi, che si occupa dellasua gestione e promozione, con sede legale inLuserna san Giovanni (To), avvalendosi del sup-porto dell’AIAB Piemonte, che ne ha promossola costituzione.L’agricoltura presenta caratteristiche di grandediversità, legate sia alle differenti caratteristichepedoclimatiche del territorio interessato, sia allemolteplici tradizioni e culture rurali sviluppatesinel corso dei millenni. Nelle zone montane si èassistito a un costante, quanto inesorabile, pro-cesso di contrazione dell’attività agricola finoall’abbandono produttivo di numerose aree. Lamaggior parte delle superfici sono attualmenteutilizzate per gli alpeggi. Di conseguenza grande rilievo assume l’attivitàzootecnica: nell’area sono presenti oltre 12milabovini e circa 10mila ovicaprini.

L’area di pianura è caratterizzata da una spe-cializzazione zootecnica intensiva dove si regi-stra una forte interazione tra coltivazioni cerea-licolo - foraggiere e l’industria lattiero-caseariae della macellazione. Le aziende che si dedicanoalla frutticoltura e viticoltura sono per lo più con-centrate in aree collinari e pedemontane. Ulti-mamente una particolare attenzione viticola haconsentito una pregevole qualificazione del pro-dotto ottenendo la Denominazione di OrigineControllata (DOC) per 8 vini prodotti in zona. Lafrutticoltura si inserisce come una sorta di esten-sione dell’area tipica cuneese ed è per lo piùdedicata alla coltivazione di mele e actinidie. Dasottolineare la Fiera zootecnica regionale deiSanti sulla zootecnia che si svolge nel Comunedi Luserna San Giovanni e la costante crescitadi attività, sia nel settore agrituristico che inquello delle produzioni biologiche.La Superficie Agricola Utilizzabile all’interno delbio-distretto è di 17385 ettari ed interessa 1219aziende, fortemente orientate alla multifunzio-nalità (fattorie sociali, attività ecoturistiche, ecc.)aventi una superficie media di 14 ettari.Se ad oggi nell’area esistono circa 60 aziendebiologiche, uno degli obiettivi è certamentequello di convertire al biologico molte aziendeconvenzionali. Parallelamente si ipotizza di so-stenere la nascita di esperienze pilota di certi-ficazione di gruppo e garanzia partecipativa,finalizzate ad avvicinare al biologico tutti quegli

41

agricoltori scoraggiati dalla troppa burocraziae formalità insita nel sistema di certificazionebiologica di parte terza (effettuata da Organismidi certificazione accreditati a livello ministe-riale). In particolar modo l’intereresse è rivoltoalle numerose aziende zootecniche impossibi-litate a sottostare al regime proprio dell’agri-coltura biologica senza costruire stalle nuove:costruire quindi un sistema di certificazionepartecipato che permetta il riconoscimentodello sforzo aziendale, per quanto loro possi-bile, di avvicinarsi alle pratiche dell’agricolturabiologica.Altro obiettivo del bio-distretto, ambiziosoquanto centrale, è quello di riuscire a proporre

una sorta di piattaforma di prodotti bio dell’area,rivolta sia alle mense scolastiche sia, più facil-mente, ai gruppi di acquisto che sono sorti e sistanno rafforzando nell’area, mentre, attraversoun’opera di conoscenza reciproca e condivi-sione, si spera di poter presto avviare una sortadi rete fra ristoratori, gestori di agriturismo, ti-tolari di piccoli negozi di prossimità, per pro-porre in queste sedi i prodotti del territorio, nonsolo nell’ottica più teorizzata che praticata, il«km 0», ma soprattutto con l’intenzione di pro-porre ai turisti (una buona metà proviene dal-l’estero), un’area geografica con la sua storia,il suo ambiente e i suoi prodotti, magari rico-noscibili attraverso un marchio.

Il bio-distretto Valli Valdesi si sviluppa nella Regione Piemonte, nell’ambito della provincia di Torino, e comprende sostanzialmente letre valli che si diramano intorno a Pinerolo.Queste sono: la Val Pellice, la bassa Val Chisone e la Valle Germanasca. Il termine “Valli Valdesi” indica il nome con cui sono oggi conosciutele tre vallate da secoli caratterizzate dalla presenza di una minoranza cristiana non cattolica: i valdesi. Anticamente ne facevano parte le alteValli del Chisone e di Susa, francesi fino al 1713.Il bio-distretto ricomprende 28 comuni: Angrogna, Bibiana, Bobbio Pellice, Bricherasio, Fenestrelle, Inverso Pinasca, Luserna San Giovanni,Lusernetta, Massello, Perosa Argentina, Perrero, Pinasca, Pinerolo, Pomaretto, Porte, Prali, Pramollo, Prarostino, Rora’, Roure, Salza Di Pi-nerolo, San Germano Chisone, San Pietro Val Lemina, San Secondo Di Pinerolo, Torre Pellice, Usseaux, Villar Pellice, Villar Perosa.All’interno del bio-distretto è situato il Parco Naturale Orsiera Rocciavrè (Parco Regionale) che si estende nei Comuni di Usseaux, Fenestrelle,Roure; in Val Germanasca si trova la zona protetta di interesse provinciale di Conca Cialancia, mentre i Siti di Interesse Comunitario (S.I.C.) e leZone di Protezione Speciale (Z.P.S.) sono 12.Il bio-distretto nasce formalmente il 30 dicembre 2013 con firma dell’atto costitutivo da parte di tutti i membri del comitato promotore.Successivamente è stata costituita l’associazione bio-distretto Valli Valdesi, che si occupa della sua gestione e promozione.

ContattiAssociazione Biodistretto delle Valli Valdesi via Fuhrmann 23 – 10064 Luserna san Giovanni (To) e-mail [email protected],[email protected]

AIAB Piemonte Sede di Torino presso MAG 4, Via Brindisi 15 10100 e-mail [email protected]

numero 145-146 maggio/agosto 2014 42

Bio-distretto il Piceno

A cosa si deve la scelta del comune di Mas-signano di entrare nel bio-distretto Piceno?Per Massignano di certo l’adesione al bio-di-stretto Piceno era una tappa obbligata. Infatti ilcomune ha guadagnato col tempo il titolo di“patria del biologico”, grazie alle numerose ini-ziative che negli anni ha sempre portato avanti,con la ferma convinzione che il biologico fossela strada da intraprendere, sia per i produttorisia per i consumatori, sempre più consapevolidelle proprie scelte alimentari.

Quali sono le principali iniziative intrapresedal comune per promuovere il biologico?Ad esempio “Bio&Tipico in piazza”, manifesta-zione di eccellenza giunta quest’anno alla de-cima edizione, anteprima nazionale della biodo-menica. Un evento che si svolge in pieno centrostorico, nato con l’obiettivo di far incontrare leaziende biologiche e i consumatori in uno sce-nario unico, quello della piazza. La manifesta-zione ha infatti l’intento di far conoscere leaziende del territorio a tutti e non solo agli ap-passionati del biologico e ai consumatori più at-tenti alle proprie scelte alimentari.

Tornando al bio-distretto, quali vantaggipensa possa portare al territorio? Di certo la scelta della nostra amministrazionedi aderire al bio-distretto non potrà che avererisvolti positivi per tutto il territorio. Infatti perdefinizione il bio-distretto è un’area geograficavocata al biologico, dove agricoltori, consuma-tori, operatori turistici, associazioni e pubblicheamministrazioni, si accordano per una gestionesostenibile delle risorse. Il tutto dunque porteràall’adozione del modello di produzione e con-sumo della filiera corta, alla creazione deigruppi di acquisto, all’introduzione nelle mensedi prodotti bio, alla creazione di pacchetti turi-stici da parte delle strutture ricettive, etc. Tuttoquello che ruota intorno al bio-distretto faràaumentare il valore del territorio, rendendolosempre più eco-sostenibile. Concludo con unasperanza, quella che i prossimi amministratoridel comune di Massignano continuino a portareavanti il progetto. Attualmente noi abbiamo get-tato le basi, ora chi sarà eletto alle prossimeamministrative, avrà il compito di lavorare con-cretamente per una corretta gestione del terri-torio.

di Enzo Malavoltapresidente AIAB

Marche, intervista

Sabina Ciarrocchi,assessore all’ambiente

del Comune di

Massignano

Il Bio-distretto “Il Piceno”, promosso dall’AIAB Marche, è stato costituito il31 marzo 2014 nel corso di un’assemblea pubblica svoltasi nel comune diCarassai (AP). Successivamente, in data 23 aprile 2014 è stata costituita aGrottammare (AP) l’associazione che ne curerà la gestione. I fondatori insiemead AIAB Marche, sono i Comuni di Monterubbiano, Moresco, Lapedona, Alti-dona,, Pedaso, Campofilone, Montefiore dell’Aso, Cupramarittima, Massignano,Grottammare, Cossignano, Carassai, Montalto delle Marche, Ripatransone,Offida, Montedinove, Ortezzano, Appignano del Tronto, le associazioni Legam-biente Marche, Agot Cupra, Chi mangia la foglia, Archeo Club Cupramarittima,REES Marche e le province di Fermo e di Ascoli Piceno.

ContattiBio distretto “IL PICENO”via Montecantino n.57 - Massignano (AP) tel. 0735 778079 cell. 342 9385063e-mail [email protected], [email protected]

speciale bio-distretti

43

Bio-distretto Val di Gresta

La Valle di Gresta, situata nella parte sud occi-dentale del Trentino fra la Valle dell’Adige e quelladel Sarca, è da tempo nota per le produzioni or-ticole di qualità e per aver intrapreso, tra i primiterritori, con coraggio e decisione, la scelta dellaproduzione biologica. Il contesto produttivo èquello tipico dell’ambiente montano alpino, conappezzamenti di ridotte dimensioni, collocati suiversanti che dall’altopiano di Bordala (quota di1300 m slm) degradano, attraverso balze e ter-razzamenti, verso la piana di Loppio, posta aquota 220 m slm. La particolare esposizionedella valle e la vicinanza con il Lago di Gardadeterminano condizioni climatiche favorevoli perle produzioni orticole di montagna di antica tra-dizione, accanto alle quali si sono sviluppate neiperiodi più recenti le coltivazioni frutticole, viti-cole, dei piccoli frutti e ora anche quelle offici-nali.Negli ultimi anni anche tale zona ha purtroppovisto ridursi la superficie agricola utilizzata, a se-guito dell’abbandono dei terreni più disagiati; sistimano in oltre 60 gli ettari abbandonati negli

ultimi venti anni. Le ragioni di tale fenomenosono ovviamente molteplici e di varia origine maalcuni elementi territoriali specifici rappresentanoforti criticità per l’agricoltura della valle. Fra que-sti vi sono il precario stato dei muretti a seccoche formano i tipici terrazzamenti, le difficoltàd’accesso ai fondi e di meccanizzazione delleoperazioni colturali, la frammentazione e la di-spersione delle unità coltivate nonché la man-canza, su taluni territori, delle necessarie infra-strutture irrigue.

La coltivazione di ortaggiNell’attuale contesto economico-sociale man-tenere vitale il settore agricolo è di importanzastrategica per le comunità rurali ed anche per ilpaesaggio, che rappresenta un importante ele-mento per il settore turistico della valle. L’ospi-talità turistica e la ristorazione sono infatti instretta relazione con l’attività agricola, per la pre-senza di agriturismi, fattorie didattiche, locali ti-pici e ristoranti che utilizzano i prodotti del terri-torio nonché per la vendita in loco dei prodotti

di Federico Bigaranufficio per le Produzioni

Biologiche

Procincia di Trento

speciale bio-distretti

L’area del bio-distretto:

in verde scuro i boschi

e pascoli di proprietà

comunale, in verde chiaro

le aree a coltivazioni bio.

L’area tratteggiata

corrisponde al sito

di interesse comunitario

di Manzano. Il bordo viola

identifica l’area dello studio

sul “distretto biologico”.

Elaborazione: Michele

Zandonati, Associazione

accompagnatori di territorio

del Trentino

numero 145-146 maggio/agosto 2014 44

2 Il bio-distretto è un’occasione per tutti: unmodo per dare maggior visibilità a tutti i pro-dotti della valle (anche per i convenzionali),per farla conoscere, integrarla maggiormentenell’economia locale e rendere più competitival’agricoltura.

3 Il biologico è una scelta volontaria: anche setutti gli agricoltori saranno incoraggiati a farlo,nessuno all’interno del bio-distretto sarà ob-bligato a passare al biologico.

4 Il bio-distretto è uno strumento, non un fine:è un’opportunità per dare alla valle e alla co-munità che la abita un futuro migliore, peraiutare i giovani a costruirsi un futuro, per av-viare nuovi progetti e migliorare la qualitàdella vita di chi vive in Val di Gresta.

5 Il bio-distretto è un laboratorio di innovazione:oltre a consolidare e rafforzare l’esistente, ilbio-distretto consente di sperimentare e in-novare. Offre inoltre l’occasione di avviarenuove forme di commercializzazione. Con ilbio-distretto è possibile: a sviluppare un sistema di e-commerce, cheaffiancandosi ai sistemi già consolidati dicommercializzazione possa integrare il red-dito dei produttori;

b dare vita a una vetrina dei sapori dellaValle, che possa consentire di incrementareil consumo locale e dei turisti della produ-zione della valle.

6 Il bio-distretto è un’opportunità per lo sviluppodel turismo: la Val di Gresta si trova a cavallo

orticoli per i quali è nota la valle. Un comitatopromotore, istituito nel 2013 su proposta del-l’assessorato provinciale all’Agricoltura, Foreste,Turismo, Promozione, Caccia e Pesca, ha av-viato dei gruppi di lavoro tematici con l’obiettivodi favorire un’ampia partecipazione degli attorilocali per analizzare la situazione attuale e indi-viduare le varie azioni progettuali nel contestodi un progetto strategico territoriale.

Il territorio del distretto è inserito in un contestoambientale di estremo interesse per la presenzaall’interno e nelle aree circostanti di siti di im-portanza comunitaria (S.I.C.) del Lago di Loppio,di Manzano, del Parco Naturale del Monte Baldoe del Lago di Cei e Pra dall’Albi.Il territorio presenta inoltre interessanti evidenzestorico-culturali, con testimonianze che vannodalla preistoria, all’epoca medievale e alla primaguerra mondiale che possono essere inserite inun’offerta turistica territoriale, “I percorsi del bio”,in connessione con le aziende biologiche, le at-tività di trasformazione e la ristorazione che uti-lizzano prodotti locali.Il decalogo del bio-distretto, ossia le dieci buoneragioni per la sua costituzione, scaturito a se-guito degli incontri con gli operatori e la popola-zione, è il seguente: 1 Il bio-distretto rafforza l’economia della valle:nonostante la crisi, le previsioni di mercatovedono crescere nei prossimi anni il consumodi prodotti biologici.

45

di due realtà che hanno conosciuto un notevolesviluppo turistico come la Vallagarina e l’AltoGarda. La Val di Gresta, una volta nato il bio-distretto, potrà intercettare parte di questiflussi attirando un turismo “slow” attento albenessere, al relax e ad un’alimentazione na-turale e salutare.

7 Il bio-distretto coinvolge tutta la comunità:pubbliche amministrazioni, imprese agricoleed agroalimentari, imprese di altri settori (ades. turistico, gastronomico, artigiano), scuole,l’università, gli enti di sperimentazione, ricercae formazione, le associazioni, tutti possonocollaborare alla nascita ed allo sviluppo delbio-distretto e beneficiare dal suo avvio.

8 Il bio-distretto consente di trovare nuovi fi-nanziamenti: la nuova programmazione co-munitaria è molto attenta agli aspetti am-bientali. Il bio-distretto aumenta le possibilitàdi intercettare nuove risorse comunitarie asupporto dei suoi progetti ed iniziative.

9 Il perimetro del bio-distretto viene scelto danoi: l’estensione e il perimetro del bio-distretto vengono definiti dall’assemblea delbio-distretto in modo da garantire che entroi suoi confini siano preponderanti le superficiagricole e forestali condotte con metodobiologico e possono essere successivamentemodificati.

10 Le attività del bio-distretto vengono definiteannualmente: ogni anno, sulla base delle ri-sorse disponibili, viene definito un programmadi attività per promuovere, valorizzare e farconoscere il bio-distretto.

Attualmente è stata definita una proposta di sta-tuto per la costituzione di un’associazione chepossa promuovere, tutelare e diffondere il me-todo di produzione biologico entro il distrettoed organizzare attività di ricerca, divulgazione,formazione ed informazione riguardanti l’agri-coltura biologica e la gestione sostenibile delterritorio.

A seguito della elaborazione del progetto “Valorizzazione territoriale del di-stretto biologico Val di Gresta” fra la Provincia Autonoma di Trento, la Comunitàdella Vallagarina, i Comuni di Mori, Isera e Ronzo Chienis, il Comitato MostraMercato, il Consorzio Ortofrutticolo Val di Gresta e Trentino Sviluppo spa èstato sottoscritto un protocollo d’intesa individuando i rispettivi impegni per ilraggiungimento degli obiettivi principali: valorizzare la specificità del territoriomediante la costituzione del distretto biologico, sviluppare sinergie fra agri-coltura e turismo, recuperare parte dei terreni abbandonati, mantenere e ri-pristinare i terrazzamenti, promuovere la realizzazione di infrastrutture perl’irrigazione di soccorso.Attraverso numerosi incontri con gli operatori e l’organizzazione di un impor-tante evento partecipativo è stata individuata l’area del bio-distretto e iconcetti chiave che formano, per questo, una sorta di decalogo.

I dati principaliArea complessiva del distretto biologico: 30,25 km2Suddivisa fra i comuni di Ronzo-Chienis: 13,20 km2; Mori: 13,75 km2 ed Isera: 3,3 km2Superficie condotta con metodo biologico: 423 haSuperficie condotta con metodo convenzionale: 490 ha

Proprietà comunali che si intendono convertire al biologicoPascolo: 47 ha Bosco ceduo: 589 ha,Bosco a fustaia: 756 ha.

ContattiFederico BigaranUfficio per le Produzioni biologicheProvincia Autonoma di TrentoVia G.B. Trener, 3 - 38100 Trento (Italia)tel +39 0461 495911 fax +39 0461 495763e-mail [email protected]

l'area di indagine per la

costituzione del biodistretto

della Val di Gresta

numero 145-146 maggio/agosto 2014 46

Bio-distretto Molise

Coincide per buona parte con il versante moli-sano del massiccio del Matese, ricomprendeun’ampia ZPS e sono presenti numerosi SICche occupano il territorio di ben 18 dei comuniinteressati.Le aziende biologiche presenti sono 48 (sulle236 regionali) ed occupano una superficie dicirca 700 ettari.Il 28 febbraio 2014 alla presenza dell’assessoreregionale all’Agricoltura è stato sottoscritto l’ac-cordo di programma per la costituzione del bio-distretto, promosso dall’AIAB Molise, dall’Os-servatorio europeo del paesaggio, dall’ALIComuni molisani e da 22 comuni: Sepino, Guar-diaregia, Campochiaro, San Polo M., Cercepic-cola, San Giuliano del S., Colle D’Anchise, Ba-ranello, Casalciprano, Oratino, San Massimo,Cantalupo nel S., Roccamandolfi, Castelpe-troso, Riccia, Sant’Elia a Pianisi, Pietracatella,Bojano, Mirabello Sannitico, Ielsi, Gildone, Vin-chiaturo. Altri 5 comuni si sono riservati di for-malizzare l’adesione dopo il rinnovo delle am-ministrazioni.

di Paolo di Luzio ContattiBiodistretto Molise AIAB Molise [email protected] Gentile [email protected] Di Luzio [email protected] cell. 331 3939920Andrea Albino [email protected]

speciale bio-distretti

47

Bio-distretto dell’Alta Murgia

Il bio-distretto è promosso dal GAL Terre di Murgia,un’agenzia di sviluppo locale operante dal 1998nei territori di Altamura e di Santeramo in Colle,situati sull’Altopiano delle Murge, in provincia diBari. Il GAL ha realizzato una serie di iniziative perrafforzare la rete territoriale tra gli operatori del-l’agricoltura, dell’artigianato e di alcuni servizi con-nessi al turismo rurale. Il risultato più importante èstato “Itineramurgia”, una formula innovativa divalorizzazione territoriale, attuata attraverso i luoghie le “eccellenze”. Il tutto concepito come un veroe proprio prodotto turistico in stretta correlazionecon l’identità, l’unicità e la vocazione rurale delterritorio, e soprattutto con l’idea di un turismosostenibile, che si traduce in percorsi esperienzialidi vario tipo (laboratori del gusto, attività di mas-seria didattica e sociale, etc.) e in in eco itinerari(escursioni a piedi, in bici e in carrozza).È su queste basi che il GAL Terre di Murgia portaavanti il progetto del bio-distretto. Gli ambiti tema-tici sono due: sviluppo e innovazione delle filiere edei sistemi produttivi locali e turismo sostenibile,con il bio che fa da elemento trainante di tutto il si-stema agro-alimentare pugliese. Le sue due filiereportanti di lunga storia e tradizione sono: il granoduro e legumi. Il primo, strettamente collegata alla

produzione del pane di Altamura, insignito nel 2003della certificazione D.O.P, le cui caratteristiche pe-culiari dipendono in gran parte dai grani impiegati(delle varietà “appulo”, “arcangelo”, “duilio”, “si-meto” e “Senatore Cappelli”), coltivati esclusiva-mente in alcuni territori compresi nell'area mur-giana. La filiera dei legumi ha come elementoportante la lenticchia verde di Altamura, inseritanell’elenco nazionale dei prodotti agroalimentaritradizionali predisposto dal MIPAAF e presente suimercati internazionali fino dagli anni ’70. Tra gliobiettivi del bio-distretto dell’Alta Murgia il connubiotra promozione dei prodotti e quella del territorio,nell’ottica del raggiungimento di un pieno sviluppodelle potenzialità economiche, sociali e culturali. IlGAL Terre di Murgia vuole porsi come capofila dell’iniziativa, con la prospettiva di includere altri comunidell’Alta Murgia, con le loro rispettive filiere, in par-ticolare quelle dell’olio e del vino.

di Pasquale Lorussodirettore del GAL Terre

di Murgia

ContattiGal Terre di Murgia S.c.ar.l.Piazza Resistenza, 5 - 70022 Altamura - Italytel. +39 080 310 62 52 fax +39 080 310 44 97 Direttore Dott. Pasquale Lorussoe-mail [email protected]

speciale bio-distretti

numero 145-146 maggio/agosto 2014 48

Bio-distretto Etneo

Il progetto si sviluppa in Sicilia, nella provincia diCatania, nell’ambito del territorio del Parco del-l’Etna, grazie alla spinta propulsiva degli agricol-tori etnei che cercano mercati locali in grado diapprezzare le loro produzioni, dei cittadini inte-ressati a consumare cibo sano genuino da filieracorta e degli operatori economici che intendonoqualificare e diversificare l’offerta turistica, attra-verso l’eco-turismo rurale ed enogastronomico.Queste istanze vengono poi promosse e fatteproprie anche dalle pubbliche amministrazioni,attraverso un programma di interventi che pre-vede sei fasi.1 analisi economico-energetica dell’agricolturadel Parco;

2 formazione e addestramento degli agricoltorisulle tecniche di agricoltura biologica attraversocentri di formazione professionale e assistenzatecnica;

3 individuazione delle aziende pilota per la ri-cerca, la sperimentazione e la diffusione delletecniche biologiche, rappresentative delleprincipali tipologie produttive, ambientali etecnologiche;

4 promozione, d’intesa con il Parco, del marchio

del bio-distretto etneo, da concedere in usoagli operatori biologici, agli operatori turistici,ai ristoratori, alle pubbliche amministrazioni,ecc., che si impegnano a rispettare il disci-plinare messo a punto dall’AIAB;

5 aggregazione dell’offerta dei prodotti biologici;6 promozione della filiera corta bio, attraversol’avvio di mercatini, mense pubbliche, ecc…

Questo bio-distretto nasce da lontano, precisa-mente dal progetto “Bio regione Etnea” presen-tato da Aiab Sicilia e da Agrisalus Sicilia al Parcodell’Etna agli inizi degli anni novanta, quandoperò un contesto molto diverso da quello attualenon ne aveva consentito la realizzazione. Ora itempi appaiono finalmente maturi per l’avvio delbio-distretto siciliano e l’incontro pubblico orga-nizzato il 27 luglio dall’AIAB Sicilia rappresenta ilpunto di partenza per questa nuova sfida.

di Alfio Furnaricoordinatore

bio-distretto Etneo

ContattiBio distretto EtneoCoordinatore Alfio Furnari e-mail [email protected]. +39 338 4017446

speciale bio-distretti

foto: Ente Parco