I AT P R IMIN -FORLÌ (PI EVE ACQU D OT ) · Cesena, lungo l’attuale percorso della SS9,...

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romana. Arriviamo poi a Savignano sul Rubicone 5 e ci dirigiamo verso il centro città e al ponte sul quale la Via Emilia attraversava il fiume Rubicone, da dove leggenda vuole che Giulio Cesare decidesse di marciare su Roma (ricostruzione la cui esattezza è contestata da non pochi studiosi). Storia complessa quella di questo ponte ad iniziare dalla spogliazione dei rivestimenti in marmo da parte di Sigismondo Malatesta per riutilizzarli nella chiesa di San Francesco a Rimini. Nei XVII e XVIII secc. il ponte fu rinforzato e il piano di calpestio lastri- cato ma nel 1944 fu fatto saltare in aria dall’esercito te- desco in ritirata. Ricostruito in più riprese si è cercato di ricomporre la primigenia struttura utilizzando i materiali originari rinvenuti nel greto del fiume. I materiali e la ti- pologia di costruzione in tutto simili a quelli del Ponte di Tiberio fanno risalire anche quello di Savignano all’epoca augustea o alla prima età imperiale. Poco dopo il ponte, riprendendo l’attuale percorso della SS9, giungeremo, in breve, alla frazione di San Giovanni in Compito 6 dove è da prevedersi una sosta per visitare l’omonimo Museo e la circostante area archeologica. Siamo a 12 miglia (17,70 km) da Rimini e anche la denominazione attuale della località ci dice che questo era, ed è rimasto, un luogo di incrocio di strade (Compitum in latino). Alcune fonti tramandano perfino la presenza, nello stesso luogo, di una stazione di sosta denominata Ad Confluentes. La visita al Museo di San Giovanni in Compito sarà occa- sione per vedere reperti anche di età protostorica. Da non perdere anche la visita alla contigua pieve della quale si hanno notizie fin dal VI secolo. Il nostro itinerario prose- gue seguendo la SS9, tenendo ben presente che il tratto da Rimini a Cesena è un buon esempio dei tre periodi storici che hanno influito particolarmente sull’evoluzione del suo tracciato: quello della fondazione, quello augu- steo e quello costantiniano. Con Augusto la Via Emilia si arricchisce di ponti (3 in 30 km) e i miliari diventano spesso monumentali. In età costantiniana la Via Emilia non perde valore (nasce la stazione di posta Mutatio Competu) ma l’abbandono del diverticolo di San Vito testimonia una difficoltà nella gestione delle dinamiche idrografiche del territorio che invece in epoca augustea sembrava del tutto stabilizzato. Avvicinandoci a Cesena proponiamo la visita al Museo Italiano della Ghisa di Longiano 7 che è sulla Via Emilia, mentre nel borgo storico arroccato (deviazione consigliata ) il Museo propone un altro piccolo ma suggestivo spazio esposi- tivo nell’ex chiesa della Santa Maria delle Lacrime 8 . Oggetto di questo Museo d’impresa (Neri spa) unico in Italia è la storia dell’arredo urbano in ghisa. Ripreso il percorso sulla SS9 si arriva a Cesena. Nel tratto che at- traversa il centro storico della città la Via Emilia traccia una delle sue poche curve (curva Caesena) 9 che si rese necessaria per aggirare il colle Garampo sulla cui vetta è collocata la fortezza a difesa della città e ai cui piedi si stende la piazza del Popolo con la suggestiva fontana Masini. Cesena è infatti l’unica delle “grandi” città della Romagna a non essere circondata intera- mente dalla pianura. A due passi dalla piazza è imperdi- bile la visita alla Biblioteca Malatestiana 10 la più antica biblioteca civica del mondo rimasta intatta da oltre seicento anni e “memoria del mondo” dell’Unesco. Lasciata la bella piazza, alla destra di un ampio viale trac- ciato nell’800 dopo l’abbattimento di un antico borgo fa- tiscente, su un selciato di sassi di fiume e sotto il piano del nuovo viale corre ancora la Via Emilia “originaria” fino ad incontrare il fiume Savio il cui punto di attraversamento non trova affatto, ancora oggi, concordi gli studiosi. Ancor più complesso è poi determinare il percorso dell’Emilia in uscita da Cesena perché si trovava ad affrontare un terreno di recente modellamento geologico come dimo- strano i livelli romani sepolti a profondità notevoli. Di qui poi partivano numerosi diverticoli che puntavano a sud per risalire la Valle del Savio mentre vengono oggi solle- vati più dubbi su “romanità” della Via del Dismano che con un lunghissimo rettilineo arriva a Ravenna, mentre certo è il legame con la Via Emilia della Via Cervese che, sem- pre in rettilineo raggiunge Cervia (Ficocle). Lasciata Cesena, lungo l’attuale percorso della SS9, s’incontra una “tagliata” espediente costruttivo per superare l’im- pedimento geomorfologico di un colle di modeste dimensioni. Siamo a Capocolle 11 (denominazione adottata in epoca fascista perché ritenuta più consona per “l’impero” della denominazione originaria di Monte Spaccato). Si arriva poi a Forlimpopoli (l’antica Forum Popilii), probabilmente centro di origine commerciale di- ventato municipium solo nel I sec. a.C.), dove la Via Emi- lia assume un andamento zigzagante forse per la necessità di superamento dell’antico letto del torrente Ausa ma non è certo se questo sia avvenuto in epoca romana o successivamente. Interessante il Museo ar- cheologico 12 all’interno della Rocca Medievale. Qui si conserva un’iscrizione che fa riferimento ad un curator Viae Aemiliae cioè un magistrato cui competeva la ma- nutenzione della strada. Dal tratto di Via Emilia di Forum Popili si dipartivano numerose strade. La più importante è quella che risaliva, a sud, verso l’Appennino; ne è testi- monianza il ritrovamento delle pile di un ponte romano in località Selbagnone. Il percorso verso Forlì riparte rettilineo se si esclude una curva in località Ronco (pro- babilmente di epoca post romana) a seguito di un feno- meno di erosione del fiume omonimo. Siamo al punto d’intersezione con l’Acquedotto Traiano. Potrebbe far riferimento a questo tratto di Emilia il miliario 13 in marmo che attualmente è conservato davanti alla Pieve di Santa Maria in Acquedotto (deviazione consigliata , partendo da Forlimpopoli). Alcuni studiosi invece hanno ipotizzato che fosse collocato in un asse viario diretto fra Forlì (Forum Livii) e Ravenna. I TAPPA Aemilia RIMINI-FORLÌ (PIEVE ACQUEDOTTO) emilia una via lunga 2200 anni EMILIA ROMAGNA PLACENTIA ARIMINUM I TAPPA RIMINI-FORLÌ #inEmiliaRomagna È dal Ponte di Tiberio 1 che parte la Via Emilia, seppure in realtà questo splendido manufatto sia stato costruito successivamente, in età augustea (iniziato nel 14 e terminato nel 21 d.C.), proprio a celebrare la partenza della Via Emilia. Il ponte, a 5 arcate e lungo 62,60 m, che permetteva di attraversare il fiume Marecchia prima che fosse deviato negli anni ’20 del XX secolo, è arrivato praticamente intatto fino ai giorni nostri. Tanta longevità è prova della grande perizia dei progettisti e dei costruttori ma anche della qualità dei materiali usati (pietra d’Istria). L’inclinazione è a favore di corrente e le cinque arcate si allargano progressivamente verso quella centrale per fa- vorire sia l’alleggerimento della forza della corrente sia la resistenza alla stessa. Prima di partire da non perdere, a pochi passi, il sito archeologico Domus del chirurgo 2 di straordinario interesse storico, scoperto casualmente negli anni ’80 del secolo scorso e l’adiacente Museo della Città dove, nel lapidario, è esposto il miliario mo- numentale 3 rinvenuto nel 1949 presso il Ponte di San Vito 4 con l’indicazione della distanza di 7 miglia (1 miglio = 1478 m) da Rimini e l’epigrafe che celebra l’intervento di risistemazione della Via Emilia da Rimini al fiume Trebbia voluto da Augusto. La Via Emilia dal ponte di Tiberio si dirigeva verso il borgo San Giuliano e al quartiere Celle si dipartiva la via litoranea Via Popilia, aperta nel 132 a.C. Noi però seguiremo l’attuale percorso (SS9) e poco dopo essere usciti dalla città potremo vedere, nella frazione di Santa Giustina, il quinto miliario da Ri- mini, conservato sul piazzale della chiesa, circa 600 m distante da quella che doveva essere la sua posizione ori- ginaria. Da Santa Giustina il percorso si snodava lungo la fascia pedecollinare meno esposta ad esondazioni dei corsi d’acqua, ma in età augustea fu aperto un itinerario alternativo del tutto pianeggiante, e più corto, che supe- rava il fiume Uso nella località di San Vito, la cosiddetta Via Emilia Vecchia (deviazione consigliata ). Oggi il tor- rente Uso scorre più a ovest di qualche chilometro ma ancora resiste, in un campo a fianco della chiesa, quel che resta del già citato ponte 4 (un’arcata completa e parte dell’imposta) sul quale si attraversava l’antico letto del corso d’acqua. A 200 m dal ponte fu ritrovato, a più di 3 m di profondità, il miliario 3 esposto al museo della città di Rimini. Da San Vito questo diverticolo della Via Emilia si ricongiungeva con il percorso principale a Savignano sul Rubicone. Il nostro itinerario però ci porta prima alla SS9 all’altezza della propaggine nord-ovest dell’abitato di Santarcangelo, dove l’Emilia “originaria” superava il torrente Uso su un altro ponte, bombardato nella seconda guerra mondiale e restaurato recente- mente. All’interno di due delle nuove arcate però si pos- sono ancora vedere i resti lapidei di quelle di epoca Si ringraziano I TAPPA Pier Luigi Bazzocchi Pierpaolo Pantaloni Riccardo Saragoni II TAPPA Carlo Bonfiglioli Franco Capra Fabrizia Fiumi Benedetta Orlati Romano Zama III TAPPA Lucia Arena Angela Manfredini IV TAPPA Alberto Berselli Cinzia Costi Argio Nascimbeni Carlo Po Alberto Tinterri Paolo Zanazzo V TAPPA Pierluigi Alberti Silvia Montanini Ilaria Mutti VI TAPPA Manrico Bissi Luisa Precivale A cura di Pier Luigi Bazzocchi - Riccardo Saragoni Introduzione Ilaria Di Cocco Una strada una regione Hanno curato la realizzazione delle singole tappe Correzione delle bozze Daniela Ugolini www.stilgrafcesena.com

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romana. Arriviamo poi a Savignano sul Rubicone 5 e ci dirigiamo verso il centro città e al ponte sul quale la Via Emilia attraversava il fiume Rubicone, da dove leggenda vuole che Giulio Cesare decidesse di marciaresu Roma (ricostruzione la cui esattezza è contestata danon pochi studiosi). Storia complessa quella di questoponte ad iniziare dalla spogliazione dei rivestimenti inmarmo da parte di Sigismondo Malatesta per riutilizzarlinella chiesa di San Francesco a Rimini. Nei XVII e XVIIIsecc. il ponte fu rinforzato e il piano di calpestio lastri-cato ma nel 1944 fu fatto saltare in aria dall’esercito te-desco in ritirata. Ricostruito in più riprese si è cercato diricomporre la primigenia struttura utilizzando i materialioriginari rinvenuti nel greto del fiume. I materiali e la ti-pologia di costruzione in tutto simili a quelli del Ponte diTiberio fanno risalire anche quello di Savignano all’epocaaugustea o alla prima età imperiale. Poco dopo il ponte, riprendendo l’attuale percorso della SS9, giungeremo, inbreve, alla frazione di San Giovanni in Compito 6 dove èda prevedersi una sosta per visitare l’omonimo Museo ela circostante area archeologica. Siamo a 12 miglia(17,70 km) da Rimini e anche la denominazione attualedella località ci dice che questo era, ed è rimasto, unluogo di incrocio di strade (Compitum in latino). Alcunefonti tramandano perfino la presenza, nello stesso luogo,di una stazione di sosta denominata Ad Confluentes. Lavisita al Museo di San Giovanni in Compito sarà occa-

sione per vedere reperti anche di età protostorica. Da nonperdere anche la visita alla contigua pieve della quale sihanno notizie fin dal VI secolo. Il nostro itinerario prose-gue seguendo la SS9, tenendo ben presente che il trattoda Rimini a Cesena è un buon esempio dei tre periodistorici che hanno influito particolarmente sull’evoluzionedel suo tracciato: quello della fondazione, quello augu-steo e quello costantiniano. Con Augusto la Via Emilia siarricchisce di ponti (3 in 30 km) e i miliari diventanospesso monumentali. In età costantiniana la Via Emilianon perde valore (nasce la stazione di posta MutatioCompetu) ma l’abbandono del diverticolo di San Vito testimonia una difficoltà nella gestione delle dinamicheidrografiche del territorio che invece in epoca augusteasembrava del tutto stabilizzato. Avvicinandoci a Cesenaproponiamo la visita al Museo Italiano della Ghisa di Longiano 7 che è sulla Via Emilia, mentre nel borgostorico arroccato (deviazione consigliata) il Museo propone un altro piccolo ma suggestivo spazio esposi-tivo nell’ex chiesa della Santa Maria delle Lacrime 8 .Oggetto di questo Museo d’impresa (Neri spa) unico inItalia è la storia dell’arredo urbano in ghisa. Ripreso ilpercorso sulla SS9 si arriva a Cesena. Nel tratto che at-traversa il centro storico della città la Via Emilia tracciauna delle sue poche curve (curva Caesena) 9 che si rese necessaria per aggirare il colle Garampo sulla cuivetta è collocata la fortezza a difesa della città e ai cui

piedi si stende la piazza del Popolo con la suggestivafontana Masini. Cesena è infatti l’unica delle “grandi”città della Romagna a non essere circondata intera-mente dalla pianura. A due passi dalla piazza è imperdi-bile la visita alla Biblioteca Malatestiana 10 la più antica biblioteca civica del mondo rimasta intatta daoltre seicento anni e “memoria del mondo” dell’Unesco.Lasciata la bella piazza, alla destra di un ampio viale trac-ciato nell’800 dopo l’abbattimento di un antico borgo fa-tiscente, su un selciato di sassi di fiume e sotto il pianodel nuovo viale corre ancora la Via Emilia “originaria” finoad incontrare il fiume Savio il cui punto di attraversamentonon trova affatto, ancora oggi, concordi gli studiosi. Ancorpiù complesso è poi determinare il percorso dell’Emilia inuscita da Cesena perché si trovava ad affrontare un terreno di recente modellamento geologico come dimo-strano i livelli romani sepolti a profondità notevoli. Di quipoi partivano numerosi diverticoli che puntavano a sudper risalire la Valle del Savio mentre vengono oggi solle-vati più dubbi su “romanità” della Via del Dismano che conun lunghissimo rettilineo arriva a Ravenna, mentre certoè il legame con la Via Emilia della Via Cervese che, sem-pre in rettilineo raggiunge Cervia (Ficocle). Lasciata Cesena, lungo l’attuale percorso della SS9, s’incontrauna “tagliata” espediente costruttivo per superare l’im-pedimento geomorfologico di un colle di modeste dimensioni. Siamo a Capocolle 11 (denominazione

adottata in epoca fascista perché ritenuta più consonaper “l’impero” della denominazione originaria di MonteSpaccato). Si arriva poi a Forlimpopoli (l’antica ForumPopilii), probabilmente centro di origine commerciale di-ventato municipium solo nel I sec. a.C.), dove la Via Emi-lia assume un andamento zigzagante forse per lanecessità di superamento dell’antico letto del torrenteAusa ma non è certo se questo sia avvenuto in epoca romana o successivamente. Interessante il Museo ar-cheologico 12 all’interno della Rocca Medievale. Qui siconserva un’iscrizione che fa riferimento ad un curatorViae Aemiliae cioè un magistrato cui competeva la ma-nutenzione della strada. Dal tratto di Via Emilia di ForumPopili si dipartivano numerose strade. La più importanteè quella che risaliva, a sud, verso l’Appennino; ne è testi-monianza il ritrovamento delle pile di un ponte romanoin località Selbagnone. Il percorso verso Forlì riparterettilineo se si esclude una curva in località Ronco (pro-babilmente di epoca post romana) a seguito di un fe no-meno di erosione del fiume omonimo. Siamo al puntod’intersezione con l’Acquedotto Traiano. Potrebbe far riferimento a questo tratto di Emilia il miliario 13 inmarmo che attualmente è conservato davanti alla Pievedi Santa Maria in Acquedotto (deviazione consigliata,partendo da Forlimpopoli). Alcuni studiosi invece hannoipotizzato che fosse collocato in un asse viario direttofra Forlì (Forum Livii) e Ravenna.

I TAPPA AemiliaRIMINI-FORLÌ (PIEVE ACQUEDOTTO)

emiliauna via lunga2200 anni

EMILIA ROMAGNA

PLACENTIA

ARIMINUM

I TAPPARIMINI-FORLÌ

#inEmiliaRomagna

È dal Ponte di Tiberio 1 che parte la Via Emilia, seppurein realtà questo splendido manufatto sia stato costruitosuccessivamente, in età augustea (iniziato nel 14 e terminato nel 21 d.C.), proprio a celebrare la partenzadella Via Emilia. Il ponte, a 5 arcate e lungo 62,60 m, chepermetteva di attraversare il fiume Marecchia prima chefosse deviato negli anni ’20 del XX secolo, è arrivato praticamente intatto fino ai giorni nostri. Tanta longevitàè prova della grande perizia dei progettisti e dei costruttorima anche della qualità dei materiali usati (pietra d’Istria).L’inclinazione è a favore di corrente e le cinque arcate siallargano progressivamente verso quella centrale per fa-vorire sia l’alleggerimento della forza della corrente siala resistenza alla stessa. Prima di partire da non perdere,a pochi passi, il sito archeologico Domus del chirurgo 2di straordinario interesse storico, scoperto casualmentenegli anni ’80 del secolo scorso e l’adiacente Museodella Città dove, nel lapidario, è esposto il miliario mo-numentale 3 rinvenuto nel 1949 presso il Ponte di San Vito 4 con l’indicazione della distanza di 7 miglia (1 miglio = 1478 m) da Rimini e l’epigrafe che celebra l’intervento di risistemazione della Via Emilia da Riminial fiume Trebbia voluto da Augusto. La Via Emilia dalponte di Tiberio si dirigeva verso il borgo San Giuliano e

al quartiere Celle si dipartiva la via litoranea Via Popilia,aperta nel 132 a.C. Noi però seguiremo l’attuale percorso(SS9) e poco dopo essere usciti dalla città potremo vedere,nella frazione di Santa Giustina, il quinto miliario da Ri-mini, conservato sul piazzale della chiesa, circa 600 m distante da quella che doveva essere la sua posizione ori-ginaria. Da Santa Giustina il percorso si snodava lungo lafascia pedecollinare meno esposta ad esondazioni deicorsi d’acqua, ma in età augustea fu aperto un itinerarioalternativo del tutto pianeggiante, e più corto, che supe-rava il fiume Uso nella località di San Vito, la cosiddettaVia Emilia Vecchia (deviazione consigliata). Oggi il tor-rente Uso scorre più a ovest di qualche chilometro maancora resiste, in un campo a fianco della chiesa, quelche resta del già citato ponte 4 (un’arcata completa eparte dell’imposta) sul quale si attraversava l’antico lettodel corso d’acqua. A 200 m dal ponte fu ritrovato, a più di 3 m di profondità, il miliario 3 esposto al museodella città di Rimini. Da San Vito questo diverticolo dellaVia Emilia si ricongiungeva con il percorso principale aSavignano sul Rubicone. Il nostro itinerario però ci portaprima alla SS9 all’altezza della propaggine nord-ovestdell’abitato di Santarcangelo, dove l’Emilia “originaria”superava il torrente Uso su un altro ponte, bombardatonella seconda guerra mondiale e restaurato recente-mente. All’interno di due delle nuove arcate però si pos-sono ancora vedere i resti lapidei di quelle di epoca

Si ringraziano

I TAPPA Pier Luigi BazzocchiPierpaolo PantaloniRiccardo Saragoni

II TAPPACarlo Bonfiglioli Franco CapraFabrizia FiumiBenedetta OrlatiRomano Zama

III TAPPALucia ArenaAngela Manfredini

IV TAPPAAlberto BerselliCinzia CostiArgio NascimbeniCarlo PoAlberto TinterriPaolo Zanazzo

V TAPPAPierluigi AlbertiSilvia MontaniniIlaria Mutti

VI TAPPAManrico BissiLuisa Precivale

A cura diPier Luigi Bazzocchi - Riccardo Saragoni

IntroduzioneIlaria Di Cocco Una strada una regione

Hanno curato la realizzazione delle singole tappe

Correzione delle bozzeDaniela Ugolini www.stilgrafcesena.com

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RIMINI

4

CESENA

SAVIGNANOSUL RUBICONE

CAPOCOLLE

FORLIMPOPOLI

BAGNOLOSCUOLE

FORLÌ

Centuriazione

FICOCLE

Santa Giustina

CERVIA

SANTARCANGELODI ROMAGNA

Pieve Santa Maria in Acquedotto

CurvaCaesena

Ponte Savignano

“Pontazzo”Ponte sull’Uso San Vito

Ponte di Tiberio

Miliario monumentaleMuseo di Rimini

Biblioteca Malatestiana

Museo Archeologico Forlimpopoli

13

Fium

e Ro

nco

Fiume R

ubico

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Fiume Uso

Fiume Mare

cchia

2

Fiume S

avio

A14

E45

SS 16

SP 118

5

10

7

6

11

12

13

A14

E45

Domus del chirurgo

13

12

“Tagliata”di Capocolle

11

10

9

8

5

San Giovanni in Compito

6

4

2

1

3

Museo Italiano della Ghisa di Longiano Fondazione Neri

7

Santa Maria Lacrime Longiano

8

LONGIANO

Budrio

9

Saline di Cervia

San Vito

Panighina

Carpinello

Cesenatico

Bellaria

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I TAPPARIMINI-FORLÌ

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VIA AEMILIA

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Dism

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