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DI MASSIMO COVELLO L’assemblea pubblica sul te- ma “Costituente di Casali del Manco” promossa dal “Movimento Presila Unita”, svoltasi nella frazione di Pedace il 2 Giugno scorso, è stata una bella pagina di parte- cipazione diretta e ha segnato l’ennesima conferma di un rin- novato fermento democratico attivo nel nostro territorio. A sostegno della fusione pri- ma e della costruzione dello Statuto del nuovo Municipio adesso, in nome di un protago- nismo rivendicato ed esercitato, decine di persone, ex rappre- sentanti delle istituzioni del ter- ritorio, ex sindaci, esponenti di forze politiche, sociali, di mo- vimenti, gruppi professionali, singoli cittadini, perfino osser- vatori di altre province interes- sati a capire per emulare, si so- no ritrovati accomunati da un unico obbiettivo: contribuire al- la scrittura dei principi guida della nuova Comunità Istituzionale. Si respirava un clima di fidu- cia e non hanno prodotto sco- ramento l’assenza della Commissaria prefettizia nomi- nata a guidare la fase di transi- zione, né la notizia di un pen- dente ricorso avverso la proce- dura di fusione. Ci si e interro- gati, su come rendere meno cri- tica possibile questa fase, sotto- lineando la necessità di definire una interlocuzione permanente tra la commissaria e gli ex sindaci, oggi coadiuvatori del processo transitorio, anche per ovviare a lacu- ne di conoscenza e a scel- te amministrative deter- ministiche, perché si af- fermi uno spirito dialo- gante e attivo con i dipen- denti, le loro rappresen- tanze. E’ stato sottolineato da diversi interventi che è fondamentale mantenere alto il livello di sollecita- zione verso il governo re- gionale, e gli altri enti so- vracomunali per ottenere il massimo di collabora- zione e sostegno, vista la lacu- nosità e la criticità di alcune si- tuazioni. Tanti gli argomenti affrontati e forte è stata la condivisione nel considerare fondativo il principio della DEMOCRAZIA PARTECIPATA. Per questo, è stato affermato, essenziale deve essere non solo riorganizzare le funzioni amministrative, aven- do a cuore il mantenimento dei servizi nella maggiore prossi- mità dei cittadini, ma definire un modello di governo politico improntato al massimo coinvol- gimento, alla trasparenza, alla efficacia. Altrettanto fondativo, è stato affermato, il principio della salvaguardia dei BENI COMUNI e l’ estensione dei servizi pubblici locali: ciclo dell’acqua, dei rifiuti, della mo- bilità, della cura, dell’inclusio- ne, dell’accoglienza, della dife- sa del suolo, del recupero am- bientale ed edilizio, dell’istru- zione, della cultura, della for- mazione, dell’energia, dei beni monumentali, religiosi e sporti ANNO XXXIII n. 333 maggio 2017 - MENSILE REGIONALE DI POLITICA CULTURA COMMENTI Questo mensile, è noto, ha da anni auspicato la formazione di un comune unico presilano, non solo per le motivazioni del van- taggio sociale ed economico ri- spetto ad una frammentazione in un territorio che presenta obietti- ve omogeneità, ma anche per da- re all’intero comprensorio presi- lano nuovo prestigio ed autorevo- lezza che un comune di grandi di- mensioni pùò significare. Premesso questo, ci pare che va- da considerata con grande atten- zione la questione del dissenso manifestato a Spezzano Piccolo. Nessuno si senta escluso, ma nessuno si senta annesso. NELLE PAGINE INTERNE Ricordando Antonio (Totonno) Lombardi Master su Aldo Moro Politica e cultura I cortigiani dei 5 Stelle Islam e Occidente Quando in Italia si parla di elezioni politiche, sem- bra che stia per crollare il Paese; diventa uno scena- rio da melodramma: rischi e pericoli da tutte le parti, lo spreed che vola, gli ag- guati della finanza mon- diale dietro l’angolo. Insomma, votare in Italia diventa un rischio anzic- ché una occasione per esaltare la democrazia che consulta il popolo. Il caso vuole che proprio nei giorni in cui in Italia si continua a vivere il “pa- thos elezioni si/no”, in Inghilterra, con molta na- turalezza, la prima mini- stra Theresa May, per ave- re più autorevolezza nei confronti della Europa nelle trattative per la Brexit, decide di indire nel termine di un paio di mesi nuove elezioni senza che l’iniziativa susciti in quel Paese le stesse ap- prensioni che si vivono in Italia. E proprio questa diversi- SEGUE A PAGINA 6 SEGUE A PAGINA 2 Il pàthos delle elezioni Avvio del dibattito e del confronto sui grandi temi e prospettive del nuovo Comune presilano “Casali del Manco” Fusione nel rispetto della storia

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DI MassIMo CovEllo

l’assemblea pubblica sul te-ma “Costituente di Casali delManco” promossa dal“Movimento Presila Unita”,svoltasi nella frazione diPedace il 2 Giugno scorso, èstata una bella pagina di parte-cipazione diretta e ha segnatol’ennesima conferma di un rin-novato fermento democraticoattivo nel nostro territorio.

a sostegno della fusione pri-ma e della costruzione dellostatuto del nuovo Municipioadesso, in nome di un protago-nismo rivendicato ed esercitato,decine di persone, ex rappre-sentanti delle istituzioni del ter-ritorio, ex sindaci, esponenti diforze politiche, sociali, di mo-vimenti, gruppi professionali,singoli cittadini, perfino osser-vatori di altre province interes-sati a capire per emulare, si so-no ritrovati accomunati da ununico obbiettivo: contribuire al-la scrittura dei principi guidadella nuova Comunità

Istituzionale. si respirava un clima di fidu-

cia e non hanno prodotto sco-ramento l’assenza dellaCommissaria prefettizia nomi-nata a guidare la fase di transi-zione, né la notizia di un pen-dente ricorso avverso la proce-dura di fusione. Ci si e interro-gati, su come rendere meno cri-tica possibile questa fase, sotto-lineando la necessità di definireuna interlocuzione permanente

tra la commissaria e gli exsindaci, oggi coadiuvatoridel processo transitorio,anche per ovviare a lacu-ne di conoscenza e a scel-te amministrative deter-ministiche, perché si af-fermi uno spirito dialo-gante e attivo con i dipen-denti, le loro rappresen-tanze.

E’ stato sottolineato dadiversi interventi che èfondamentale mantenerealto il livello di sollecita-zione verso il governo re-gionale, e gli altri enti so-vracomunali per ottenereil massimo di collabora-

zione e sostegno, vista la lacu-nosità e la criticità di alcune si-tuazioni.

Tanti gli argomenti affrontatie forte è stata la condivisionenel considerare fondativo ilprincipio della DEMoCRaZIaPaRTECIPaTa. Per questo, èstato affermato, essenziale deveessere non solo riorganizzare lefunzioni amministrative, aven-do a cuore il mantenimento deiservizi nella maggiore prossi-mità dei cittadini, ma definireun modello di governo politicoimprontato al massimo coinvol-gimento, alla trasparenza, allaefficacia. altrettanto fondativo,è stato affermato, il principiodella salvaguardia dei BENICoMUNI e l’ estensione deiservizi pubblici locali: ciclodell’acqua, dei rifiuti, della mo-bilità, della cura, dell’inclusio-ne, dell’accoglienza, della dife-sa del suolo, del recupero am-bientale ed edilizio, dell’istru-zione, della cultura, della for-mazione, dell’energia, dei benimonumentali, religiosi e sporti

ANNO XXXIII n. 333 maggio 2017 - MENSILE REGIONALE DI POLITICA CULTURA COMMENTI

Questo mensile, è noto, ha daanni auspicato la formazione diun comune unico presilano, nonsolo per le motivazioni del van-taggio sociale ed economico ri-spetto ad una frammentazione inun territorio che presenta obietti-ve omogeneità, ma anche per da-re all’intero comprensorio presi-lano nuovo prestigio ed autorevo-lezza che un comune di grandi di-mensioni pùò significare.Premesso questo, ci pare che va-

da considerata con grande atten-zione la questione del dissensomanifestato a Spezzano Piccolo.Nessuno si senta escluso, ma

nessuno si senta annesso.

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NELLE PAGINEINTERNE

� Ricordando Antonio

(Totonno) Lombardi�Master su Aldo Moro

� Politica e cultura

�I cortigiani dei 5 Stelle

�Islam e Occidente

Quando in Italia si parladi elezioni politiche, sem-bra che stia per crollare ilPaese; diventa uno scena-rio da melodramma: rischie pericoli da tutte le parti,lo spreed che vola, gli ag-guati della finanza mon-diale dietro l’angolo.Insomma, votare in Italiadiventa un rischio anzic-ché una occasione peresaltare la democrazia checonsulta il popolo.

Il caso vuole che proprionei giorni in cui in Italia sicontinua a vivere il “pa-thos elezioni si/no”, inInghilterra, con molta na-turalezza, la prima mini-stra Theresa May, per ave-re più autorevolezza neiconfronti della Europanelle trattative per laBrexit, decide di indirenel termine di un paio dimesi nuove elezioni senzache l’iniziativa susciti inquel Paese le stesse ap-prensioni che si vivono inItalia.

E proprio questa diversi-

SEGUE A PAGINA 6

SEGUE A PAGINA 2

Il pàthosdelle

elezioni

Avvio del dibattito e del confronto sui grandi temi e prospettive del nuovo Comune presilano

“Casali del Manco” Fusione nel rispetto della storia

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tà che caratterizza il nostroPaese, la quale rappresentasolo la sintesi di molte ano-malie che il nostro sistemapolitico vive, che andrebbenormalizzata, non solo me-diante una legge elettoraleche, oltre a facilitare le pre-ventive coalizioni tra le qualigli elettori possano scegliereda chi vogliono essere gover-nati, duri anche molto, comeavviene nelle nazioni demo-cratiche normali, grandi epiccole, ma soprattutto av-viando la trasformazione diquesti nostri pseudo partiti inveri partiti, popolari, legati aiterritori, capaci di elaborareprogrammi ed indicare unprogetto di organizzazionedella società. Trasformare,cioè, quelli esistenti e che siesprimono solo come comita-ti elettorali attorno al leaderche ne indica linee di azioneed obiettivi, in organismi dipartecipazione popolare,aperti ai contributi ideali e ca-paci di una sintesi delle esi-

genze sociali.Finchè la politica continuerà

a svolgersi lungo l’attuale di-rettrice di partiti personali eleaderistici, diventano perfinobanali e artificiose le polemi-che su possibili alleanze ibri-de, su post-Nazareno, suRenzusconi o Berlurenzi.D’altra parte, questa comunio-ne di nomi non appare del tut-to innaturale, dal momento cheper tenerli separati ed oppostioccorrerebbe che i partiti (co-siddetti) rappresentino ancheprospettive politiche diverseed alternative. Cosa dovrebbefrapporsi come ostacolo idealead un rapporto RenziBerlusconi? Quale politica?Quali obiettivi? E i critici diquesto eventuale definito “in-ciucio” non sono gli stessi chesono stati fino ad ieri, e pareche lo siano ancora oggi, soda-li di quell’alfano, il quale èdavvero titolato, ma per motividi cambio di poltrone, a indivi-duare contraddizioni in uneventuale asse Renzi-

Berlusconi sol perché alla fo-tocopia, si sostituisce l’origi-nale, certamente più dignitoso.

ora tutta l’attenzione è con-centrata nella formulazione diuna legge elettorale che do-vrebbe essere approvata da unagrande maggioranza di con-sensi. speriamo che giunga atermine il suo iter parlamenta-re.

alla legge elettorale, volutasoprattutto da Renzi eBerlusconi, comunque dovreb-be esser grata la frammentatasinistra, o presunta tale, la qua-le sarà costretta, se vuole qual-che rappresentante inParlamento, ad aggregarsi pernon essere schiacciata ed an-nullata dalla soglia del 5% “al-la tedesca”.

In conclusione, pàthos o nonpàthos, alle urne si arriveràpresto. E conclusa la querellesulla legge elettorale, tra elettie nominati, collegi e listini, so-glie ed esclusi, capilista impo-sti o nominati, si dovranno ne-cessariamente illustrare agli

elettori i programmi sui qualichiedere il loro sostegno. saràa questo punto che si verifiche-rà se questa classe politica didestra e di sinistra saprà pro-muovere un salto di qualità ri-spetto, a quella che ora vieneimpropriamente definita “poli-tica”, che sappia richiamarel’interesse dei cittadini e riescaa motivarli alla partecipazioneattiva per la formulazione diun progetto di crescita, di lavo-ro e di uguaglianza serio e cre-dibile che all’Italia manca daquando si è avviata questa co-siddetta seconda Repubblicache ha coinciso non con l’abo-lizione delle ideologie, ma del-le stresse idee, con l’afferma-zione del cosiddetto politicallycorrect della buona società,che ha significato l’abbandonodei grandi temi che muovonole masse ed i popoli, rendendo-ci orfani di cultura, di moralee di valori che prendono origi-ne dai diritti fondamentali dellavoro e dell’uguaglianza.appunto.

Politica

Presila ottanta anno XXXIV22

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“Qualsiasi società sarebbe statacontenta di avere Pasolini tra le suefile. abbiamo perso prima di tuttoun poeta. E poeti non ce ne sonotanti nel mondo, ne nascono tre oquattro soltanto in un secolo” .sono parole di alberto Moraviapronunciate nella sua orazione fu-nebre del 5 novembre 1975 ai fune-rali di Pier Paolo Pasolini.a Cosenza, parafrasando Moravia,ci vorrebbero almeno tre o quattronuove generazioni per riuscire afare quello che Totonno lombardi,scomparso lo scorso mese di aprile,ha fatto con la sua attività politico-culturale nella sua Città.Cosenza ha perduto un uomo di va-lore e di valori, un intellettuale, au-todidatta e profondo conoscitoredella cultura italiana ed europea,esperto di cinema, saggista (una do-te che abbiamo apprezzato nel 1974nel saggio introduttivo al volumeedito da Mondo Nuovo“Quest’uomo” - velso Mucci –) ,poeta (con lo pseudonimo“santachiara” e la composizione di“mottetti” su Fogli volanti, coronaun’attività che aveva iniziato nelgennaio 1976 a Mondo Nuovo pub-blicando “a dispirata” – voci e can-ti di carcere e di malavita –).vale la pena ricordare l’attività po-litico-culturale svolta da Totonnolombardi riportando quanto da luistesso raccontato in un’intervistapubblicata nel 1998 su “oralocale”: “iniziò nel 1960, anche senel ‘59 si erano fatte delle esperien-ze con Umile Peluso, un nostro exprofessore di lettere, per tentare dicreare a Cosenza un circolo cinema-tografico. la prima iniziativa si rea-lizzò nella primavera del 1959 conla presentazione della Terra tremadi visconti (in edizione integrale) alcinema aurora, alla quale parteci-parono circa duecento persone trastudenti, lavoratori e intellettualidella città. la situazione culturale,non solo quella cinematografica, aCosenza in quel periodo era un veropantano. Un tentativo era stato fattoda un gruppo di intellettuali di sini-stra, di area comunista e socialista,nei primi anni ‘50 con il Circolo Desanctis che non superò la dramma-tica e tragica crisi di “quell’indi-menticabile 56”, come scrissePietro Ingrao in un famoso editoria-le sull’Unità. In quanto ex studentidisoccupati avevamo delle idee, manon avevamo i mezzi per realizzar-le. senza l’aiuto del professoreGino Picciotto - segretario dellaFederazione Comunista negli anni‘50 - che ci diede la possibilità diutilizzare la sede dell’ex Circolo Desanctis ormai in disuso, probabil-mente ci saremmo persi per strada.”Potrebbe sembrare strano ma il ten-tativo di Totonno lombardi per fareuscire dal “pantano” la politica cul-turale della sinistra all’indomani delXX Congresso del PCUs del ’56,comincia proprio con l’arte cinema-tografica insieme a quella letteraria.“a Cosenza, continua lombardi

nella intervista citata, negli anni chevanno dal ‘59 al ‘61-’62, per inizia-tiva di alcune case distributrici difilm di avanguardia, furono ripro-posti ad un pubblico di massa, nelcircuito commerciale, una serie difilm classici che circolavano solonelle cineteche e nei cineclub. Percui in un arco di tempo relativamen-te breve, avemmo la possibilità divedere alcuni dei film più importan-ti della storia del cinema, per esem-pio due film di Ejzenstein (la primae la seconda parte di Ivan il terribi-le), la passione di GiovannaD’arco di Dreyer; Un condannato amorte è fuggito di Bresson; M ilmostro di Dusseldorf di lang; lesenfants du paradis di Carné-Prevertche rivedemmo nel ‘61, a circa 15anni di distanza dalla prima proie-zione del ‘45.Non avendo una cineteca o un cine-club, questo fu un fatto molto im-portante che ci permise di colmare,sebbene in modo parziale, un vuotodi conoscenza, e nello stesso tempofummo stimolati nel continuare ilnostro discorso, affiancandoci an-che alle proiezioni che venivanofatte in città. Non è un caso che co-minciammo la nostra attività nelcircolo Mondo Nuovo nel febbraiodel 1960 con un dibattito sullaDolce vita di Fellini, un film che ame fece una grossa impressione.E il cinema nel 1960, anno di costi-tuzione del gruppo, fu un elementotrainante. Dalla Dolce vita allaCiociara di De sica, al GrandeDittatore di Chaplin, da la lunganotte del 43, un esordio quasi stra-ordinario di Florestano vancini, al’avventura di antonioni. In un an-no il cinema occupò un posto di ri-lievo nell’ambito delle nostre attivi-tà, anche perchè c’era una grandevoglia di confrontarci e l’occasioneci era data dalla proiezione di questifilm.”Totonno lombardi ha vissuto que-gli anni in maniera intensa: militan-te del PsI prima e del PsIUP dopo,alla militanza politica vera e proprianelle sezioni e nelle federazioni di

partito, ha preferito lo studio e la ri-cerca di nuovi percorsi e di nuovestrategie di politiche culturali con-centrando il suo impegno all’inter-no della rivista “Giovane Critica”diretta da Giampiero Mughini di-ventandone redattore e componentedel Comitato Direttivo. Una rivistanata nel ’64 edita dal CentroUniversitario Cinematografico diCatania sulla quale scrivevanoleonardo sciascia, TommasoChiaretti, Cesare Cases, stefanoMerli, vittorio strada, alberto asorRosa, Goffredo Fofi. Una rivistache insieme a “QuaderniPiacentini” di PiergiorgioBellocchio e Grazia Cherchi,“Quaderni Rossi” di RanieroPanzieri, “Classe operaia” di MarioTronti, il Manifesto mensile diRossana Rossanda e luigi Pintor,anticipò le tematiche poste con lemanifestazioni di protesta del 1968in Europa e nel mondo e cercò poidi analizzare i contenuti e la naturasocio-economica di quella contesta-zione planetaria.l’attività del Circolo Mondo Nuovosi colloca in questo scenario.lombardi non si accontenta di ana-lizzare il decennio successivo allacrisi dello stalinismo in manieraacritica ma vuole andare alle radicidi quella crisi. “Mondo Nuovo”, sin da quando neiprimi anni ’60 era ospite dellaFederazione cosentina del PsIUP invia Minzoni 26, da cui poi si trasfe-rì in via Romagna/Mario Mari 25a,si caratterizzò per molteplici inizia-tive: dalla letteratura al teatro, dalcinema all’analisi di costume, dal-la critica della politica italiana aquella del neocapitalismo e dellasocietà dei consumi.Grazie alla sua conoscenza e fami-liarità con lelio Basso, direttoredella rivista “Problemi del sociali-smo”, padre Costituente e senatoredella Repubblica, vengono tenutedue affollate conferenze: una, nel1966, sulla socialdemocrazia euro-pea, l’altra, nel 1971, su “Rosaluxemburg: un’aquila del marxi-

smo”, l’appellativo è di lenin.Fu amico di livio Maitan, esponen-te di primo piano del movimentotrotskysta internazionale, che nelnovembre del 1965 accettò l’invitoper la presentazione della sua intro-duzione al libro di Trotsky sulla“storia della rivoluzione russa”(sugar Milano) e nel 1969 tenneun’altra conferenza su “Trotsky e laQuarta Internazionale”.Ma insieme a queste due grosse per-sonalità ve ne sono state altre checon la loro presenza hanno contri-buito a collocare Cosenza tra i cir-cuiti politico-culturali tra i più qua-lificati d’Italia: arturo schwarz,editore, scrittore e studioso del sur-realismo in Francia, Italia edEuropa, il prof. Giuseppe Paolosamonà, docente universitario dilingue e letterature straniere,Mario lunetta, critico letterario, ilprof. augusto Guerra, filosofo estorico all’Università di Roma, ilprof. Pio Baldelli, storico del cine-ma Università di Cagliari e Firenzee profondo conoscitore dei film diluchino visconti, il prof. arcangeloleone De Castris, università diCagliari, esperto delle opere diPirandello, il regista Gianniamelio, il prof. vito amoruso, uni-versità di Bari, il prof. GiovanniMottura, redattore de “I quaderniRossi”, docente di sociologia del la-voro università di Modena, il prof.Francesco valentini, nostro conter-raneo (Cosenza 1924-Roma 2009),docente di Filosofia Teoreticaall’Università di Roma, GraziaCherchi, condirettrice di “QuaderniPiacentini”.Per decenni l’attività del CircoloMondo Nuovo, di cui Totonnolombardi è stato il principale ani-matore, ha formato culturalmente epoliticamente schiere di giovani.ad oggi la Città, le sue istituzioni, ipartiti politici, la stampa, non sem-brano rendersi conto di quello chehanno perso un mese fa con la mor-te di Totonno lombardi.

Numero 333 maggio20173

Cultura & Politica

In ricordo di Antonio (Totonno) LombardiDI ERColE GRECo

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Antonio Lombardi (terzo da sinistra) nella sede del Circolo Mondo Nuovo. Siamoall’inizio degli anni ‘60. La foto è tratta dal libro di Pino Gallo, “Cambiare ilmondo, cambiare la vita! - Il ‘68 a Cosenza” edizioni Effesette, Cosenza.

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“Inutile continuare a evocarecomplotti: aldo Moro è stato ra-pito e ucciso da persone che l’-hanno confessato”. Così l’ex se-gretario della DemocraziaCristiana e Presidente delConsiglio dei Ministri, CiriacoDe Mita, nel corso dei lavoridella giornata di studi su “aldoMoro e l’Intelligence. Il sensodello stato e la responsabilitàdel potere”.

l’evento è stato organizzatodal Centro di Documentazionescientifica sull’Intelligencedell’Università della Calabriadiretto da Mario Caligiuri.

“aldo Moro - ha detto De Mita- è stata una delle figure più si-gnificative della storia dellaRepubblica e noi dobbiamo ri-cordare e conservare il valoredella sua intelligenza politica.l’unità del Paese e l’unità dellaDemocrazia Cristiana, in uno deimomenti più difficili della storiadell’umanità, in piena GuerraFredda sono state le maggioripreoccupazioni di Moro che hasempre operato per tenere al si-curo il nostro Paese dalle minac-ce che di volta in volta si sonomanifestate. la lettura vera dellademocrazia in Italia - ha conclu-so l’ex segretario nazionale del-la DC - è di rara complessità esulla tragica vicenda di Moro cisi è interrogati più sull’indivi-duazione dei responsabili, più omeno occulti, del suo rapimentoe della sua morte, più che sullafigura di questo statista e sugliesiti che il corso della democra-zia ha avuto in Italia dopo la suascomparsa”.

la giornata di studi è stataaperta dal saluto del Rettoredell’Università della Calabria,Gino Mirocle Crisci, delDirettore del Dipartimento dilingue e scienzedell’Educazione RobertoGuarasci e dei componenti delComitato scientifico del Mastersull’Intelligence alberto venturae luciano Romito.

I lavori sono stati avviati dallarelazione introduttiva del diret-tore del master sull’Intelligence,Mario Caligiuri. veraCapperucci dell’UniversitàlUIss “Guido Carli” di Romaha raccontato gli anni della se-greteria Moro (1959-1964) conriferimento al caso Tambroni,vicenda, quest’ultima stretta-mente connessa all’impiego distrategie di Intelligence in ambi-to politico interno. “l’azionedello statista negli anni in cui haguidato la Democrazia Cristiana- ha spiegato la studiosa - vertechiaramente su quattro punti. Ilprimo è relativo al problema del-la leadership del partito, questio-

ne legata filo doppio con la lea-dership del Paese. Il secondo èrelativo alla necessità di confer-mare la Dc come il partito distato nel suo rapporto con indi-vidui, società civile e territori. Ilterzo è relativo all’unità dellaDc, scossa dalle fibrillazionicausate dall’iperattività delle suevariegate correnti interne, nel-l’ottica di garantire l’unità delfronte cattolico italiano. laquarta ed ultima questione è lagovernabilità di un Paese uscitoda una sanguinosa guerra civile,con la necessità di una aperturaal mondo laico e soprattutto alPartito Comunista”.

C’è poi stata la relazione diGiacomo Pacini, dell’Istitutostorico Grossetano dellaResistenza e dell’EtàContemporanea ha illustrato icontenuti della documentazioneinedita relativa al cosiddetto“lodo Moro”, un accordo di nonbelligeranza tra Italia e olP sti-pulato negli anni in cuil’organizzazione per la libera-zione della Palestina ha sponso-rizzato decine di azioni terrori-stiche. Pacini ha spiegato che daidocumenti desecretati conserva-ti negli archivi dei servizi emer-gerebbe chiara l’intesa strettanel 1973 con i fedayn, con i buo-ni auspici del regime libico, pertentare il controllo dei gruppi ar-mati ed evitare che il nostroPaese diventasse un obiettivodell’attività terroristica. Dallecarte oggi di libero accesso - hadetto Pacini - si evince che incambio della promessa di noncompiere attacchi sul suolo ita-liano, vi sarebbe stato un impe-gno delle Istituzioni ad assicura-re la liberazione dei militanti pa-

lestinesi arrestati sul suolo italia-no, la tolleranza per i traffici diarmi verso il Medio oriente, unaattività diplomatica mirata ad ar-rivare a far riconoscere ufficial-mente l’olP, in ambito interna-zionale, in primis da partedell’Europa, come unica e legit-tima rappresentante del popolopalestinese”. sempre Pacini haspiegato che “sulla base del ma-teriale che è stato possibile rin-venire, si evince che i primi con-tatti tra funzionari dei serviziitaliani e emissari palestinesi av-vennero a fine 1972. E l’annosuccessivo, con aldo Moro a ca-po del ministero degli Esteri ilpatto prese davvero forma. strut-turato e funzionante, grazie so-prattutto al fondamentale lavorodi mediazione svolto del colon-nello stefano Giovannone, capocentro sismi a Beirut, funziona-rio dei servizi da sempre moltolegato a Moro”.

Nel corso del suo interventoluigi Zanda, presidente delgruppo parlamentare del PartitoDemocratico al senato ha rico-struito alcuni aspetti dei rapportipersonali e politici intercorsi tralo statista e Giuseppe Cossigachiamato da Moro, in più di unaoccasione, alla guida dei mini-steri dell’Interno e dellaPubblica amministrazione.“Entrambi avevano un alto sen-so dello stato e delle Istituzioni -ha detto Zanda - ed avevano benchiaro, per averne avuto direttaesperienza, il senso di responsa-bilità istituzionale strettamente eanche dolorosamente legato alruolo e alla funzione svolta.Relativamente al tema delle in-formazioni per la sicurezza dellaRepubblica, il capogruppo delPd al senato ha sottolineato lanecessità di “evitare politicizza-zioni e spettacolarizzazioni dellaIntelligence”. Zanda ha conclu-so il suo intervento dicendo chenella irripetibilità di figure comequelle di De Gasperi, Moro,Togliatti, Berlinguer, Cossiga, ilrammarico più grande è quellodi dover assistere, sulla scenapolitica italiana, all’affollarsi eal perpetuarsi di “partiti del lea-der che hanno preso il posto deileader di partito”.

sui rapporti tra Moro e Cossigasi è soffermato anche il direttoredel Centro di Documentazionescientifica sull’Intelligencedell’Università della Calabria,Mario Caligiuri. “aldo Moro -ha spiegato - è stato un protago-nista assoluto della storiad’Italia e in quanto uomo distato conosceva bene il funzio-namento e l’importanza dei ser-vizi di Intelligence. Tutti sannodell’interesse di Francesco

Cossiga verso questo settorefondamentale dello stato. si co-nosce di meno che il maestro diCossiga nell’intelligence era sta-to proprio aldo Moro”.

aprendo la seconda sessionedella giornata di studi, lo storicoandrea ambrogetti ha relazio-nato sul tema “aldo Moro e gliamericani nella politica della so-lidarietà nazionale” evidenzian-do i passaggi chiave in uno deiperiodi più delicati della GuerraFredda, segnata da accadimentistorici che per poco non hannofatto cadere i blocchi contrappo-sti nel baratro del terzo conflittomondiale. Francesco MariaBiscione, storico dell’archivioFlamigni ha parlato delMemoriale Moro e della strate-gia della tensione sfociato in unatragica stagione di attentati estragi “sulle cui matrici il miste-ro resta ancora fitto”. “Moro - hadetto lo studioso - ha operato inun periodo storico agitato da ser-ratissimi e duri confronti. la suastrategia è stata quella di non ali-mentare mai i conflitti interni al-le Istituzioni dello stato ben sa-pendo che elementi o aspettipeggiori avrebbero potuto pre-valere rispetto alla logica di ri-composizione delle fratture puresistenti. Moro ha preso decisio-ni difficili ben consapevole chelo stato doveva contenere l’anti-stato e che le spinte eversive do-vevano dissolversi nella demo-crazia”.

virgilio Ilari dell’UniversitaCattolica di Milano ha affrontatoil tema “Moro e la CIa”. “ConMoro - ha detto Ilari - l’Italia hasaputo esprimere una politicaestera di tutto rispetto in una lo-gica di autonomia e non di sud-ditanza verso le posizioni di rife-rimento espresse dagli Usa. Condelle scelte che hanno finito an-che per scontentare gli alleaticon non poche fibrillazioni sulfronte del protocollo della diplo-mazia d’Intelligence interno alPatto atlantico”.

Chiudendo i lavori del conve-gno il direttore del master e delCentro di documentazionescientifica sull’Intelligence, haevidenziato che “la vicenda diMoro deve essere studiata edanalizzata e dal punto di vistastorico, politico, civile e cultura-le ed è in gran parte da riscrive-re per sottrarla alle riscritture”.“Per garantire la ragione di statoe nell’interesse del Paese, Moroha usato uomini e informazionidell’Intelligence - ha dettoMario Caligiuri - nell’ottica diutilizzare questo strumento perdecidere quali azioni mettere incampo e con quali risorse”.

Politica

Presila ottanta anno XXXIV44

Master organizzato dal Centro di Documentazione Scientifica sull’Intelligence dell’Università della Calabria

Aldo Moro un protagonista della storia repubblicana

L’on. Aldo Moro, assassinato dalle br

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Nella prima decade delmese di aprile scorso abbia-mo assistito a due eventi si-gnificativi dell’attività delMovimento 5 stelle in pre-visione delle prossime ele-zioni politiche (da notareche secondo i sondaggi ilM5s dovrebbe diventare ilpartito di maggioranza rela-tiva alla guida del Paese).

Il primo evento si è tenu-to ad Ivrea con unaConvention organizzata daDavide Casaleggio percommemorare il padrescomparso da un anno, ilsecondo, sul Blog di Grilloove il M5s ha iniziato a re-digere il programma sullavoro al quale ha parteci-pato, fra gli altri ospiti, conappositi “post” GiorgioCremaschi, ex dirigente del-la FIoM-CGIl fino al 2015.

alla kermesse di Ivrea sulprogramma pubblicato daCasaleggio era prevista an-che la presenza delProcuratore Capo di Milano,Francesco Greco, che poiha dato forfait a differenzadel Dr. sebastiano ardita,Procuratore aggiunto diMessina. Tra gli altri ospitisegnalati dalla locandinadell’evento vi eranoBeniamino de’ liguoriCarino, Presidente dellaFondazione adrianoolivetti, il direttore dell’IspiPaolo Magri, il sociologoDomenico De Masi, il diret-tore del Tg la7 EnricoMentana, il direttore delFatto Quotidiano MarcoTravaglio, Carlo Freccerodel Consiglio diamministrazione Rai el’amministratore Delegatodi Google Italia, Fabiovaccarono, i giornalistiGianluigi Paragone,Gianluigi Nuzzi, FrancoBechis, la psicoterapeutaMaria Rita Parsi, lo scrittoreMassimo Fini, antonio DiPietro, l’imprenditorearturo artom oltre ai big delMovimento luigi Di Maio,alessandro Di Battista,Roberto Fico.

Il significato politico del-l’evento è stato chiaro: ac-creditare il Movimento 5stelle negli ambienti checontano come forza affida-bile capace di dialogare contutti.

Il secondo evento, il pro-gramma sul lavoro sul Blogdi Grillo, si allaccia a quellodi Ivrea soprattutto per l’in-tervento del sociologoDomenico De Masi su“l’evoluzione del lavoro”e per il post di Cremaschisul sindacato che rendonodi fatto i due personaggi gliideologi del programmalavoro del M5s alle prossi-me elezioni politiche.

“lavorare di meno e gratisper azzerare la disoccupa-zione” dice De Masi, gli faeco Cremaschi “rinnovare ilmondo sindacale aprendo adorganizzazioni sindacalinuove, alle liste di organiz-zazioni sindacali di base e aliste di organizzazioni nonfirmatarie di contratti”, sulblog risponde Grillo affer-mando che “difendere il la-voratore significa promuo-

vere forme nuove di demo-crazia e partecipazione suiluoghi di produzione, ta-gliando i privilegi e le incro-stazioni di potere del sinda-cato tradizionale”.

Ce ne sarebbero di argo-menti per poter rintuzzarepunto per punto le propostedei tre “ideologi” sui proble-mi del lavoro, basterebbe al-meno la metà dell’impegnoche le Confederazionisindacali CGIl, CIsl eUIl hanno riservato alla lot-ta contro il Job act e alReferendum per il No perdimostrare come le temati-che del codazzo grillino sia-no vecchie almeno di 40 an-ni: si pensi che la parolad’ordine del M5s “lavoraremeno lavorare tutti” è statonel 1979 il motivo condutto-re di tutta la campagna elet-torale delle elezioni politi-che delle liste della nuovasinistra in dissenso con la li-nea sindacale confederalesui contratti e con la politicaeconomica dell’allora PCI.

Come si può notare è unavecchia, inutile ed anacroni-

stica proposta che già la leg-ge 300 del 1970, lo statutodei lavoratoti, aveva previ-sto e normato: la rappresen-tanza sindacale viene confe-rita alle organizzazione sin-dacali maggiormente rap-presentative, punto .

Il rispetto di queste normedi democrazia e di rappre-sentanza sindacale hanno re-sistito a tutti gli attacchiche in questi 47 anni dallostatuto gli sono stati mossi,vincendo sia nelle piazzeche nelle urne (mi riferiscoal Referendum del 1995 sul-lo statuto ove vinsero i sin-dacati unitari, e con essi laFIoM CGIl, che stabiliva ilvincolo della firma dei con-tratti).

Ritornare dopo quasi cin-quant’anni a dover ancorauna volta precisare, puntua-lizzare o addirittura circo-scrivere singoli articoli del-lo statuto per metterne in di-scussione tutta l’impalcatu-ra significa davvero fare unsalto all’indietro.

la timidezza nell’atteg-giamento che le organizza-zioni sindacali stanno aven-do nel contrastare il pro-gramma grillino probabil-mente è dovuta al fatto chenel recente passato sono sta-te tante le manifestazioniunitarie indette dalsindacato insieme al M5s asostegno del No alReferendum e contro la ri-forma del mercato del lavo-ro. vedersi oggi “schiaccia-ti” dall’offensiva grillinacon due rappresentanti del“fuoco amico” comeCremaschi (ha restituito latessera CGIl dopo 44 annidi militanza) e De Masi (èstato assessore al turismocon la giunta Bassolino ot-tenendone anche prestigiosiincarichi regionali alla guidadi enti sub regionali control-lati dalla RegioneCampania) ha colto di sor-presa le Confederazioni sin-dacali e la stessa CGIl. “la

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Politica

Numero 333 maggio 2017

Si susseguono importanti eventi per accreditare i Grillini negli ambienti che contano

I cortigiani del Movimento 5 StelleDI ERCOLE GRECO

Beppe Grillo, durante il recente convegno sulla Giustizia organizzato dalMovimento 5 Stelle.

SEGUE IN ULTIMA PAGINA

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si è spento il 2 maggio 2007all’età di 86 anni valentinoParlato, giornalista dell’Unitàsin dagli ‘50, politico, econo-mista; fondatore, insieme aRossana Rossanda e luigiPintor del Manifesto mensile,fu più volte direttore quandola rivista divenne il 28 aprile1971 giornale quotidiano.

valentino Parlato negli ulti-mi tempi l’abbiamo visto attra-verso i filmati trasmessi dai te-legiornali partecipare ai fune-rali di lucio Magri e alfredoReichlin: aveva il volto triste eabbattuto, commosso per laperdita di due amici molto im-portanti per lui. Immancabilela sigaretta in bocca, chi lo co-nosceva bene assicura che nefumava 70-80 al giorno.

I funerali si sono svolti nellasala della Protomoteca delCampidoglio e, come era acca-duto con Ingrao, Magri eReichlin, attorno al feretro sisono ritrovati amici, compa-gni, giornalisti, politici, intel-lettuali, lettori del Manifesto:luciana Castellina, aldoTortorella, EmanueleMacaluso, Giorgio Napolitano,Nichi vendola, Piero Fassino,Massimo D’alema , FaustoBertinotti, il regista CittoMaselli, Norma Rangeri,Corradino Mineo, Michelesantoro , Furio Colombo, tuttia rendere omaggio a questa fi-gura straordinaria della tradi-zione comunista e della sini-

stra italiana.

la commemorazione fune-bre è stata introdotta dallasindaca di Roma virginiaRaggi che ha onorato la figuradi valentino Parlato con questadichiarazione: “oggil’amministrazione capitolina,Roma tutta, vuole tributare imassimi onori a un grande uo-mo che ha combattuto batta-glie per rendere l’Italia unPaese migliore”.

valentino Parlato, era nato aTripoli nel 1931, sin da giova-nissimo tentò di fondare ilPartito Comunista libico, perquesto “reato” , all’età di 20anni, fu espulso dal Paese dalProtettorato britannico e si tra-

sferì a Roma.

Nel 1951 si iscrisseall’Università e nellostesso anno prese la tes-sera del PCI. In quel pe-riodo conobbe tutti imaggiori big del Partito,Togliatti, amendola,Ingrao, Reichlin,Macaluso, che apprez-zandone le capacitàumane e professionali dieconomista gli propon-gono di lavorare alla se-zione economica delComitato Centrale in viadelle Botteghe oscurediretta da Giorgioamendola. Da allora di-venne anche un dirigen-te politico del PCI aRoma, in Puglia con

Reichlin nel ComitatoRegionale, ad agrigento nellaFederazione.

valentino Parlato fu un gran-de giornalista, GiancarloPajetta lo volle come redattoreeconomico a Rinascita ove ri-mase fino alla radiazione dalPCI insieme agli altri fondato-ri del Manifesto. Nel periodotrascorso alla redazione diRinascita collaborò assidua-mente con luciano Barca edEugenio Peggio. Negli stessianni conobbe Federico Caffè eClaudio Napoleoni.

valentino Parlato era ancheun grande meridionalista.Rossana Rossanda nel ricor-

darlo sul Manifesto del 3 mag-gio scorso sottolinea il fattoche “l’aver collaborato per tan-ti anni in Puglia con alfredoReichlin lo aveva legato persempre alla questione delMezzogiorno”.

lo stesso legame che hasempre avuto con il Manifesto.Dal 1969 la sua vita è stata tut-t’una con quella del giornale.Infatti, a differenza di lucioMagri e luciana Castellina,quando questi diedero vita in-sieme a vittorio Foa al PDUPper il Comunismo, valentinoParlato non vi aderì, confer-mando la sua scelta di restareal giornale: “il manifesto non èun partito”.

si sentiva, come tanti di noi,negli ultimi anni a disagio avedere la sinistra divisa, risso-sa e senza la passione politicache contraddistinse il PCI nelsecolo scorso.

la notizia della morte divalentino Parlato ha colto tuttidi sorpresa, amici e compagni,anche quelli che aderendo adaltre formazioni della sinistrasono stati e sono rimasti “sepa-rati”, ma sempre uniti nel ri-trovarsi in una storia comune,nei sentimenti e negli affettidelle generazioni passate maanche di tanti giovani che nel-la sala della Protomoteca delCampidoglio gli hanno resoomaggio.

Cultura

Presila Presila ottantaottanta anno XXXIVanno XXXIV66

Un lutto non solo per il quotidiano il Manifesto ma per tutta la sinistra

La morte di Valentino Parlato

Valentino Parlato

vi. si e parlato di come il lavoRo, in

coerenza diretta con i principiCostituzionali, debba essere assunto co-me valore per contrastare il suo svilimen-to, la sua precarizzazione, la sua mercifi-cazione e farne un perno del percorso del-la nuova Municipalità, con l’obbiettivo diimplementare nuove e qualificate oppor-tunità occupazionali come leve fondamen-tali per invertire la rotta dello spopola-mento e dell’emigrazione soprattutto gio-

vanile. si è detto che, lungi dal considerare la

fusione l‘anno zero delle comunità inte-ressate, centrale semmai dovrà essere: 1)la valorizzazione delle microstorie dei no-stri Casali; 2) una programmazione unita-ria del territorio (ispirata al principio delconsumo di suolo zero) consapevoli dellafunzione di cerniera tra la città e l’altopia-no silano; 3) la definizione di un piano peril lavoro finalizzato alla mobilitazione ditutte le risorse ed alla creazione di oppor-tunità, ad assecondare vocazioni e talentidei cittadini e delle persone, a sostenere lacrescita dell’intrapresa locale, a favorireprocessi di valorizzazione produttiva delle

risorse territoriali attraverso la salvaguar-dia, la durevolezza e la sostenibilità deiprocessi.

Con questi fondamentali e largamentecondivisi principi, l’assemblea si è con-clusa con la costituzione di diversi gruppitematici, a cui ognuno può liberamenteiscriversi, che avranno lo scopo di appro-fondire ogni singola problematica per ad-divenire alla stesura di una bozza finaleche sarà posta a base del lavoro che glieletti nel nuovo Municipio compirannoper la definizione dello sTaTUTo di Ca-salI del MaNCo! l ‘appello finale del“Movimento presila unita” è stato:Nessuno si senta escluso!

DALLA PRIMA PAGINA

“Casali del Manco” Fusione...

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altri fiori completano il va-riopinto, ampio e profumatobouquet poetico che ci ha la-sciato Ferruccio Greco: Cose

mie, U campanile, Assettati

ca parramu, U riestu tuttu a

postu?.Questo libro, postumo, è

impreziosito da tante illustra-zioni che lo rendono ancorapiù piacevole e convincente.Infatti, con un tono quasisempre ironico, talvolta ma-linconico, che diventa nostal-gia, il poeta vive il presenteavvilente e preoccupante condisagio e si rifugia nel passa-to: pensa ai suoni, ai colori, airitmi lenti di un tempo, ad al-cune ritualità perdute, al dol-ce e musicale linguaggio ita-liano, corrotto ormai dallamoda e dalla mania di usareun lessico rude e malagevoledi un inglese spesso astruso eincomprensibile.

lo rivedo attonito e corruc-ciato mentre si offre al lettoreattraverso una liricità emoti-va, una perfetta struttura poe-tica che crea una visibilità as-soluta e ne esalta la memoria.

leggendo queste liriche,che lui aveva già qualche vol-ta recitato, mi pare di sentireancora la sua voce quando,divertito e attonito, presenta-va la piccola commedia del-l’incomunicabilità, restituen-do il ritmo, l’accento e l’into-nazione del dialetto di unasemplice, incolta e confusadonnetta di fronte a un garzo-ne di un negozio di ferramen-ta (E tu secondo lei, vi pare

bello/ ca ppe’ un bollone non

si conza il sportello? – U bul-

lune), oppure, quando riferi-sce di alcune usanze ritualicon sviluppi ed esiti parados-sali condotti con l’ironia bo-naria che pervade ogni suacreazione e ne mitiga la tragi-cità (‘A sagra du maiale), di

miti e credenze popolari (‘Umonachiellu), di inconvenien-ti consueti (‘U microfono), difacezie (A domanda rispon-

de), di riflessioni (Praivasi e

traspartenza). la nostalgia era cocente ta-

le da immaginare un dialogocon le cose, gli oggetti sacridi una volta, articolando undiscorso con un passato re-cente e realizzando un affre-sco in delle scene dipinte conperizia e un pennello sottile eraffinato che muove i senti-menti, produce emozioni.

Diventa, così, opportuno enaturale il raffronto tra le sce-ne animate attorno allaVrascera con i moderni mezzidi comunicazione che di-struggono i rapporti, impedi-scono le riunioni, le amicizie,che si rafforzavano, invece,davanti alla famiglia e agliamici, ai parenti, al vicinato,raccolti attorno a quel simula-cro di lamiera o di ottone, se-condo l’appartenenza sociale,ma sempre con una forza ag-gregante straordinaria.Rimpiangeva la condivisionedegli affetti più genuini, lasemplicità dei presenti dove ilfuoco diventava un altro ami-co: “ni dava amicizia, affettu,

calore… A famiglia unita, chi

bellu quatrettu/ ppe cornice

avìe a pace e l’affettu!”. Avrascera partecipava ai rac-conti, alle discussioni: “asu-liava, li piacìe:/ ciangìe e ri-dìe ppe chiru ca sentìe;/ sapìetuttu, canuscìe u parentatu,/e

i disagi de tuttu u vicinatu”.sono i dettagli, le sfumatu-

re, l’uso sapiente della tavo-lozza che colora le parole de-gli effetti armonici del ritmo,rendendole immagini sonoree realistiche che solo il grandeartista sa fare.

la forza del linguaggiopoetico, che traccia sintetica-mente e rapidamente visioniconcrete, icasticamente vive,capaci di creare una comuni-cazione immediata, era unarisorsa costante di Ferruccioche ha mantenuto, anche qui,la sua efficacia, così come eral’approvazione entusiasta delpubblico cui rivolgeva unalettura vivace e convincente,suscitando il senso della vitavera di un tempo proprio per icolori impliciti nel dialettoche richiama il passato nellasua oralità più pregnante, rea-lizzata con le variazioni e gliaccenti adeguati alle diversesituazioni rappresentate.

È l’anima del popolo che ilpoeta riusciva ad evocare, co-gliendone le più piccole sfu-mature, colorandole delle so-norità, dei toni più autentici edandone una visione sugge-stiva con sapienti pennellate.

Per quello che ci hai lascia-to, per l’amicizia calorosa esincera che ci hai offerto nonti potremo mai dimenticare!

Il libro è stato presentato aCerisano, il paese natale diFerruccio che ha voluto tribu-tare un meritato riconosci-mento di stima e d’affetto del-la gente che lo ha conosciutocome insegnante apprezzato eseguito da tanti ragazzi e sin-dacalista impegnato. lo co-noscevano un po’ meno gliabitanti del “Campanile” co-me poeta. Ed è stata l’occa-sione propizia, nel mese delsuo novantesimo virtualecompleanno e del suo matri-monio, per ricordarlo e quindi“riportarlo” a Cerisano, comeha detto il sindaco Di Gioia.

Numero 333 maggio 2017 7

Libri

Ferruccio Greco

A ra vrasceraEdibios, Cssett. 2016

Il piacevole libro postumo, ironico e melanconico, del poeta Ferruccio Greco

Una liricità emotiva, una perfetta struttura poeticaDI MaRIo IaZZolINo

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Élisabeth-louise vigée-lebrun (Ev) nasce nel 1755 aParigi: da louis pastellista (chealtro?) e da madre bella e saggia(?). Cresce a balia in campagnafino a 6 anni; è in collegio con-ventuale fino a 11 anni: disegnasu ogni supporto (!) per passiònche il padre incoraggia.l’offerta d’amore di Ev per ilpadre si sublima nella ‘manìa’figurativa. Ev pubere -alfin ac-colta dai genitori- si trasformain radiosa (si paragona a ma-dre?) fanciulla mentre il padre(malato?) muore: il lutto rimuo-ve in Ev la rabbia per l’abban-dono genitoriale precedente e,fissando il legame adolescenzia-le positivo al padre, attenua riva-lità vs la madre (presto si rispo-sa) anche per il narcismo di vitaautonoma (non derivata da geni-tori) d’Ev capace di specchiarsinelle proprie opere. ventenne,virtuosa (?) pur se in àmbito li-bertino, sposa il licenzioso pitto-re le Brun (surrogato anti-subli-mato del padre) che l’aiuterà incarriera. 1780: dipinge durante(!) travaglio che darà alla luce laprima e unica figlia, Jeanne-Julie-Louise (eco del nome delpadre d’Ev). 1782: dipingel’autoritratto (aR) qui studiato.

1789: con la figlia lasciaParigi, il marito, i quadri e ilsuccesso. Mentre in Francia in-furia la Rivoluzione, Ev è invi-

tata a dipingere in tutte le cortid’Europa; afferma che primadella Rivoluzione regnavano ledonne.

1809: Ev torna a Parigi ev’apre un salotto artistico e let-terario.

l’ex marito muore nel 1813, lafiglia nel 1819, il fratello Étien-ne (nato nel 1758) nel 1820.verso il 1835 Ev pubblica i‘souvenirs’. Muore nel 1842.

amo questa madre che in aRmostra maturità puerperale (lafiglia ha meno di 2 anni). Il puroviso è perfettamente accampato

al centro orizzontale, evs l’alto alla sezione au-rea verticale, sullo sfon-do d’un cielo con corpinuvolosi che corteggia-no e soffondono violadella veste per aprirsi ingradiente verso il serenoche fa da aura al capo.Entra cielo nelle ac-

quamarine (?) fisse eoscillabili (Ev ferma emobile d’animo) diorecchini d’oro ai latidella chioma schiusa davento (eros).

Il cappello lieve di pa-glia (onda flessusa in-fiorata è sensuale matu-ra creatività artistica-e-materna) ricorda il pe-riodo baliatico di sé in-fanta in campagna (staallattando sua figlia?).

suprema nobile delicata bel-lezza. Ineffabile sorriso con toc-co malinconico per la rima diocchi tranquilli; viso ovale per-fetto, mento femminile; boccaumettata rossa e socchiusa sulleperle dei denti; gote rosee persalute mista a poca eccitata ver-gogna. Iridi in chiara ambra do-rata cerchiata di buio; riflessicorneali di cielo. sguardo bendiretto dalla penombra della tesadel cappello. Capo appena incli-nato alla sua dex. snello collostatuario.

Volants (genitali) a marginid’ampia scollatura dove a sinpoggia un bòccolo (eros anchebaliatico): mentre il nastro anno-dato permette facile apertura.

Fascia dorata stile impero surosa antico in risalto sotto scial-le nero che quasi scivola (eros)giù dalle spalle.

Dito in tavolozza (eros) con ar-co di colori liberamente a dispo-sizione sebbene intatti e virgina-li.

Molti pennelli raccolti in manosin (eros molteplice).

Mano dex aperta discretamenteofferta (esce dal dipinto vs me) eaccogliente morbido arrendevo-le invito a livello genitale, cennaun invito alla danza e a dar vitacol mio sguardo alla sua opera(che senza me resta vuota comela mano che l’ha eseguita), incontrasto espressivo colla sinche tiene fermo un mazzo dipennelli.

Postura rinascimentale in ap-poggio su mobile severo e linea-re in contrasto con curva delfianco dex appena proteso, co-me tutto un po’ ruotato a sin è ilcorpo che non è offerto volgar-mente di fronte, mentre degna-mente di fronte è l’alta offertadel viso e dello sguardo.

Un fresco tocco sapiente e se-ducente di maniera sì ma nonleziosa.

Flavio Pavan

Appunti di critica d’arte

Presila ottanta anno XXXIV8

Rosaria dr.ssa di base via telefonino mi di-ce che l’esame del mio escreato polmonareè negativo. la stuzzico “Negativo vuol direche va male: sii sincera!”; lei “vuol dire chesei come quei bimbi guaritì sì ma colla no-stalgia dei vantaggi della malattia trascor-sa!”; io “Nel mio caso dev’essere tossepneumatica nel senso di crisi di soffio del-l’anima!”; lei “o delirio ipocondrico confebbre d’origine psicosomatica… Ciao!”.

Mi duol giusto dietro il cuore la schienapoggiata a morbida testiera del letto: è deso-lante vedere sparsi -sopra il lenzuolo sotto ilquale sta composta la metà inferiore del miocorpo- gli appunti cartacei delle ‘storielledel Babi’: frugo sec. il criterio cronologico.

(Cap.15) Matilde -spedita un tempo dallasua meningite nel limbo della significazio-ne- danza in bel contrasto lontano da ogniarmonia: a incontrar gusto perverso d’alie-nisti in teatro manicomiàl (augustine, bellaisterica aspirante primadonna per CapoCharcot)? anche il suo timbro vocale danzatormentoso in cerca di radici corporee pernuovo afflato vitale dell’anima… E se an-ch’io cercassi un nuovo flatus vocis? Voxhominem fonat: un timbro più virile e piùmaturo. Dev’essere una ragione maternaper cui la voce di donna somiglia a quella in-fantile.

(Cap.16) virgilio il portinaio sta comeMatilde in un regno di mezzo, in una terra di

tutti e di nessuno. anche lui danza, ma ad unlivello superiore di significazione -immagi-nifica- mentre il corpo è tutto preso nellaperfetta fisica del ruolo : s’inventa storie in-probabili sul passato del Babi. Penso a mieparentesi ricreative con lui: le sue aneddoti-che fictions psichiatriche son deliziose perironia celata e mai trascesa in palese sarca-smo. Gli alienisti avrebbero gran bisogno dipersonaggi tipo virgilio: versioni seriose delbuffone di Corte (Manicomio) ad uso nonesclusivo del Re (Primario) ma di tutti iCortigiani (compresi gli ospiti alienati?).Forse virgilio non è il suo nome, ma quelche io -da Dante in gita all’Inferno- gli hoattribuito. Io ‘alfonso’ non interrogai i mieigenitori sul motivo per cui -a loro tempo-scelsero d’impormi un diavolo di nome (eti-mo: gotico pronto a combattere?).

ogni ritorno sugli appunti implementa lamemoria, o la violenta nel suo testo scrittosebbene (come tutto) provvisorio? Ma ilcontenuto in sé cui lo scritto rimandava, nelfrattempo s’è modificato e continua a modi-ficarsi, come pure la mia ricreazione attualedi quel contenuto. Implementare: allonta-na/avvicina a oggetto in sé che per fortunanon c’è; rischia d’offendere la bellezza diquando -per grazia/disgrazia- fu concepito.allora il mio redigere in forma d’appuntocercava di salvare l’essenziale: ovvero quelche casualmente mi si presentava alla mente

in vari ipnopompici risvegli da sogniùcoliinquieti nei cuori di nottate (distribuite a ca-denza similmestruale); nottate inauguratecol compito ipnagogico autoimposto di la-sciarmi possedere dal ricordo della mia rela-zione con uno dei matti conosciuti in mani-comio. a ognuno di quei risvegli confusa-mente ricordai di me come (quel) matto ches’inventa d’aver sognato e d’essere alienistae d’esser nato. lascio ripiombare testa in cu-scino e sul bianco soffitto, in un sogno a oc-chi aperti, m’appare virgilio che -vigile nu-do in mezzo a incrocio senza semàfori- cer-ca dirigere il traffico di tante Matilde nudedanzanti indemoniate. Tante tracce in pove-ra (?) mente di Matilde non si sono compo-ste in unica trama matura: d’altr’onde im-plementare un’unica trama avrebbe -nel-l’impossibilità di sussumerle- mortificatotutte l’altre rinunciando al loro magnifico etremendo caleidoscopio embrionario.

sono un po’ virgilio postfingitore e un po’Matilde protoproteiforme fronte ai miei ap-punti. la brevità delle storielle ammoniscecirca limiti del tempo epperò le consegna aperigliosa infinita rielaborazione.

E se il Capo mi chiamasse per dirmi di tor-nare al lavoro, giacché senza me tutti glialienisti locali sono sull’orlo della dispe-razione?

“Implementare” - di alFoNso BRoGNaRo - Le storielle del Babi: n. 48 - maggio 2017

Elisabeth Vigée 1782: Autoritratto

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Il 24 Maggio scorso, pressola libreria Ubik a Cosenza hoavuto il piacere e l’onore dipartecipare, insieme ad altri il-lustri ospiti, alla presentazionedel libro scritto dall’on. MarioBrunetti “aNToNIo GRaM-sCI: l’uomo, la favola”. Ed.Rubettino.

Un libro bello, accattivante,pieno di considerazioni ineditee coinvolgenti, scritto conl’intento, per esplicita ammis-sione dell’autore, non di ag-giungere un altro “testo” al-l’elenco già infinitamente lun-go sul pensiero di antonioGramsci ma, di spostare l’at-tenzione sul Gramsci uomo,spulciando le sue “lettere” ed isuoi “quaderni”.

Introdotto da una preziosissi-ma presentazione di antonioGramsci jr. il libro ha tra gliscopi, ammirevoli ed estrema-mente concreti, quello di dareun contributo alla certificazio-ne storica, per molto temposottaciuta, omessa, se non ne-gata,, delle origini italo-alba-nesi della Famiglia Gramsci.

Non è un fatto campanilisti-co. In un’epoca di smarrimen-to in cui sui temi dell’immigra-zione si innestano logiche se-curitarie e si alimentano fobiee divisioni, la certificazionestorica di una tappa fondamen-tale dell’itinerario della fami-glia Gramsci approdata aPlatacii paese arberesh di anti-co insediamento nelMezzogiorno d’Italia, inCalabria, rende chiaro che lastoria dell’umanità è caratte-rizzato da migrazioni e conta-minazioni.

In una lettera alla cognataTatiana, Gramsci scrive: “...

la questione delle razze fuoridell’antropologia e sugli studipreistorici non miinteressa.....Io stesso non honessuna razza: mio padre è diorigine albanese, mia nonnadiscendeva da qualche fami-glia italo-spagnola, mia madreè sarda. Tuttavia la mia culturaè italiana fondamentalmente equesto è il mio mondo.l’essere io oriundo albanesenon fu messo in gioco. Del re-

sto in Italia queste questioninon sono mai state poste e nes-suno in liguria si spaventa seun marinaio si porta a casa unamoglie nera “.

serve per l’oggi questa le-zione cosi come serve recupe-rare memoria generale sullastoria degli italo- albanesi . “Ilmondo arberesh è un arcipe-lago ai più misterioso” sostie-ne Brunetti, ed è vero. Eppuresono passati cinque secoli dal-

la data dei primi insediamenti. a mio parere l’attuale di-

sgregazione della realtàMeridionale e Calabrese haorigine antica avendo subito econtinuando a subire processidi emarginazione anche dovutaalla colpevole dimenticanza edisattenzione della storia dellenostre comunità. la storia del-la famiglia Gramsci, insiemead altre tantissime, meritanodi essere recuperate per trat-teggiare una “autonoma identi-tà” non in contrapposizione maper restituire senso positivoalla narrazione della e sullaCalabria.

Inoltre, quello che viene de-scritto e raccontato nel libro èil profilo di un grande intellet-tuale, di un politico irreprensi-bile moralmente e dall’immen-so lascito filosofico, teorico,scientifico fondamentale perchi vuole non soccombere aldominio del capitalismo ma sibatte per un altro mondo possi-bile.

E’ il profilo umano di unapersona fragile nel fisico, ca-gionato dalla precarietà dellasua salute, ma temprato nel-l’acciaio delle sue idee , dellesue elaborazioni e delle sueconvinzioni. E’ il profilo tene-ro dell’ avventura umana diGramsci della sua formazionee del suo rapporto col padre, l’incontro con le sorelleschucht e l’ innamoramentoper Giulia, la loro storiad’amore, i figli Delio eGiuliano, mai conosciuto. Unlibro bello, da leggere e far co-noscere che incuriosisce e si-curamente potrà avvicinare igiovani ed indurli alla scopertadi Gramsci.

Numero 333 maggio 2017 9

Passato Presente

Le origini italo-albanesi della famiglia GramsciDI MASSIMO COVELLO

In piena esecuzioni i lavori di manutenzione del viadotto sul torrente Cannavino a Celico

Soprattutto la sicurezzaAvviati i lavori di manutenzione del Ponte di Celico, dopo prote-ste e pressioni dei cittadini e dei pendolari dei Comuni interessa-ti, sfociate anche in interrogazioni parlamentari di cui abbiamodato, a suo tempo, notizia.Certo i disagi sono notevoli con l’interruzione di una arteria digrande importanza, considerato che collega il Tirreno allo Jonio eche attraversa Cosenza e la Sila.Ma è preferibile la sicurezza ai disagi che i lavori comportano.

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la storia è il presente delpassato e insieme presente delfuturo. Gli atroci attentati deifondamentalisti del cosiddettoCaliffato islamico a Parigi,venerdi 13 Novembre , con de-cine e decine di vittime inno-centi,se da una parte sollecita-no legittimamente una reazio-ne forte e collettivadell’Europa e del mondo occi-dentale da un punto di vistaprettamente politico-militare,che si richiama ai principidelladifesa e della sicurezza; dal-l’altro lato stimolano una ri-flessione di carattere culturalee storiografico per cercare dicomprendere i contesti storicie ideologici e le grandi conno-tazioni geopolitiche che hannoaccompagnato diversi studisulla realtà attuale ,sulla crisimondiale e sulle mutazioni av-venute nella società e nellaeconomia, nella politica e nellacultura proprio in seguito agliepocali avvenimenti successiverso la fine del secolo vente-simo. Questa riflessione potràmeglio chiarire i termini, lecause, gli esiti di quella che sipuò a buona ragione classifica-re come lo svolgersi a partiredall’attacco dei fondamentali-sti islamici di al Quaida di Binladen alle torri Gemelledell’11 settembre 2001 con larisposta americana concretiz-zata con la invasione dellacoalizione americana e occi-dentale dell’Iraq, motivataquest’ultima con la convinzio-ne dell’armamento atomico disaddam, di una asimmetricaterza guerra mondiale ancora èin svolgimento.

a partire dalla ultima decadedel XX secolo sono stati pub-blicati una serie di saggi sullacrisi della società contempora-nea dopo il tramonto dell’im-pero sovietico e la fine dellaguerra fredda per la necessariaconsapevolezza di comprende-re l’evoluzione della societàmondiale e del suo destino.Traquesti studi due hanno svoltoun ruolo fondamentale con laesposizione di due teorie , permolti versi contrastanti di que-sto cambiamento epocale, so-prattutto in funzione dei nuoviordini mondiali: “la fine della

storia e l’ultimo uomo” diFrancis Fukuyama(1992) e“lo scontro delle civiltà e lanuova costruzione dell’ordinemondiale” di samuelHuntington(1997).

Fissiamo due date storicheche danno appoggio alla rifles-sione. Il 9 Novembre del 1989viene abbattuto il Muro diBerlino che aveva diviso laGermania e l’Europain dueblocchi: quello dei paesi de-mocratici e liberali e quellodelle Repubbliche popolari.Con la caduta del Muro e ilsuccessivo crollo dell’Imperosovietico finisce la guerra fred-da e si conclude il periodo cheha visto il mondo organizzatointorno a due superpotenze(bi-polarismo).

Pubblicati verso la fine delXX secolo i due testiaffronta-no le conseguenze di questi av-venimenti i in atto e studiano-le nuove relazioni internazio-nali e il “Nuovo mondo” chenel frattempo sta nascendo.

Nel libro di F. Fukuyama,“la fine della storia”,dopo ilcrollo del comunismo si preve-deva la fine della storia, intesanon come fine degli avveni-menti, delle res gestae, ma del-la storia ideologica e della sto-ria come punto di arrivo a cuigiungere.

Fukuyama sosteneva che lademocrazia e il liberalesimoavevano vinto sulle società tra-dizionali, sul nazifascismo esul comunismo e prospettaval’avvento della globalizzazio-ne guidata dalle potenze libe-ral-democratichedell’occidente.

le moderne democrazie li-berali con il loro sistema di tu-tela delle libertà personali e deidiritti , garantirebbero quindiad ogni cittadino il “riconosci-mento “ , lasciando ad esso an-che la libertà di realizzare , se-condo le capacità , le proprieaspirazioni . Quelle parti delmondo dove regnano dittaturee teocrazie , presto o tardi , fi-niranno per assumere le mede-sime istituzioni dell’occidentedemocratico .

Il mondo sarebbe stato gui-dato da una sola superpotenza,gli Usa( Teoria

unipolare).Con questo la storiacome dialettica di visioni di-verse e contrastanti sarebbe fi-nita.

Nel libro di samuelHuntington ,” lo scontro di ci-viltà e la nuova costruzionedell’ordine mondiale”,si deli-neavauna visione del mondodecisamente originale che siponeva in netto contrasto conla tesi del Fukuyama. se infat-ti nell’opera di Fukuyama ve-niva tratteggiata una vera epropria “fine della storia” conl’avvento della globalizzazio-ne guidata dalle liberalidemo-crazie occidentali, secondoHuntington, al contrario, la fi-ne della guerra fredda, la cadu-ta dell’U.R.s.s.non solo nonavrebbero portato all’affermar-si di un modello unico di civil-tà ( quello liberal-democraticooccidentale) ma al contrarioavrebbe,secondo una lineageopolitica, liberato le diverseciviltà dal giogo del bipolari-smo politico ed ideologicoU.s.a. - U.R.s.s., lasciandoleben più libere di svilupparsiautonomamente con modi etempi differenti tra loro.

la tesi principale espressanel libro è quella della divisio-ne del mondo in”civiltà”, ov-vero da un punto di vista geo-politico in aree omogenee perlingua, tradizioni e costumi.

superata l’era delle ideolo-gie con la fine della guerrafredda( tematica questa che sa-

rà successivamente ripresa dalsociologo polaccosigmudBauman, che sviluppe-rà una serie di conseguenze perla vita dell’uomo postmoder-no), gli uomini cercano di rag-grupparsi coi loro vicini ricon-figurando la politica mondialesecondo una schema di affini-tà culturali e religiose.

Huntington arriva a elencarenove “civiltà”, di diversa im-portanza e con differenti rap-porti reciproci, cioèoccidentale, latinoamericana,africana, Islamica, sinica,Indù, ortodossa, Buddista eGiapponese. la novità è chequeste aree si riorienterannosia su basi ideologiche (ed èquesto il caso del comunismodi mercato che caratterizzaquella sinica) sia, soprattutto,su basi religiose (come succe-de per quella Islamica). l’ideastessa di una civiltà che si af-ferma sulle altre come univer-sale è quindi, secondoHuntington e, riferendosi allatesi di Fukuyama, del tuttosbagliata e frutto di una visio-ne del mondo schematica e an-cora legata ai meccanismi del-la guerra fredda per cui, se pri-ma vi erano due modelli che sifronteggiavano, ora, finito ilcomunismo, l’intero campo sa-rebbe rimasto libero per l’ac-quisizione del modello liberal-democratico occidentale.

Tale situazione, secondo

Presila ottanta anno XXXIV10SEGUE IN ULTIMA PAGINA

Un tema alla ribalta del dibattito politico a livello mondiale dopo i numerosi gravi attentati

Siamo allo scontro di civiltà ?DI GIovaNNI CURCIo

Occidente e Islam: letture comparate di due studi anticipatori, “La fine della storia” di F, Fukuyama (1992)

e “Lo scontro di civiltà” di S. Huntington (1997)

Gli spettatori scappano dopo l’attentato a manchester

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Albina IntrieriMAESTRA - CATEChISTA

- LAICA CONSACRATA A

CRISTO

la sig.na Albina Intrieri,nacque a san Pietro inGuarano nel 1910. Tutta la suaesistenza è stata caratterizzatadall’umiltà e dalla disponibi-lità verso gli altri. Era una per-sona dolce, sempre sorridente,riservata e comunicativa, an-che con i suoi silenzi. Nel cor-so della sua esistenza ha fre-quentato diversi corsi di for-mazione cattolica, alcuni mol-to rigidi, a Roma, Cosenza,Paola, Catanzaro e ReggioCalabria.

Ha integrato i ruoli di cate-chista e maestra elementarecon naturale vocazione ed haesplicato la sua fede cristianaesercitando l’importante apo-stolato dell’accoglienza versobambini e giovani, fino aisuoi 86 anni. albina Intrieriera “una laica consacrata aGesù” che aveva fatto i voti dicastità, povertà e ubbidienza;per tale suo stato, mantenutoriservato fino alla morte, ognianno doveva rendere contodella sua situazione economi-ca al Parroco del paese. Neltempo libero si dedicava agliarredi della chiesa e al corredoliturgico del sacerdote.ancora oggi, molti paramentiche ornano l’altare centraledella Chiesa madre del paese,sono stati da lei abilmente ri-camati.

Il 3 maggio del 1996, dopoessersi conciliata con Dio at-traverso il sacramento dellaConfessione, albina, conclusela sua vita terrena proprio,nella Chiesa di s. Maria inGerusalemme di san Pietro inGuarano dove, per tutta la suavita, era stata animatrice e fer-vente educatrice di Fede cri-

stiana. Nella ricorrenza del cente-

nario della sua nascita, nel2010, la sig.na AlbinaIntrieri, è stata commemoratacon una toccante e partecipatacerimonia nella “sua” Chiesadi s. Maria in Gerusalemmedi san Pietro in Guarano. a ta-le rievocazione erano presentii nipoti, che le furono tantocari, catechisti, colleghi,associazioni e numerosi fede-li. - significative testimo-nianze sono state portate dalParroco, Don Franco Cozza,dal compianto Prof. luigiIntrieri, da catechisti, da exscolari, dalle Presidenti delCIF (Centro ItalianoFemminile) provinciale e co-munale, che hanno anche lettocomunicazioni del CIF nazio-nale e regionale. a completa-re il convegno, è stata proiet-tata una sua chiara ed esau-riente biografia, sapiente-mente curata dall’Ing. DarioTurano.

I sampietresi conservano unricordo chiaro e indelebile,della “sig.na albina” per lasua bontà e la sua disponibili-tà comunicativa sempre ac-compagnata da un sorrisoumile, accogliente e illumina-to.

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Dott.Francesco

PanzaCAVALIERE DI

GRAZIA MAGISTRALE

– GRAN PRIORATO DI

ROMA

FONDò IL MODERNO

CENTRO

ANTIDIABETE E DEL-LE MALATTIE DEL RI-

CAMBIO DI LATINA

Il Dott. FrancescoPanza è nato a SanPietro in Guarano nel1929 da Giuseppe eTeresa Marsico. Il padre,uno dei più noti costrutto-ri edili della Calabria, da-gli anni ‘20 agli anni ‘50,coadiuvato dal fratelloRoberto, ha eseguito im-portanti opere ferroviarie,di edilizia pubblica e re-sidenziale. avrebbe volu-to che il figlio gli succe-desse nella conduzionedell’azienda, maFrancesco ha preferito se-guire gli studi di medici-na, sulle orme dei fratelliGabriele (detto Mariano)e stanislao.

Conseguita la laurea, sistabilisce a latina dove,per sua iniziativa,l’ACISMOM(Associazionie CavalieriItaliani del SovranoMilitare - Ordine diMalta), fonda il modernoCentro Antidiabete edelle malattie del ricam-

bio, che Egli ha poi diret-to per oltre quarant’anni,con costante dedizione einfaticabile attivismo, ele-vandone, con indiscussa ericonosciuta professiona-lità, il livello qualitativo efacendolo conoscere a li-vello internazionale. ilCentro, per l’eccellenzadei servizi, viene annove-rato fra i più prestigiosi edattrezzati d’Italia.

al Dott. FrancescoPanza, per aver persegui-to gli ideali dell’Ordine,esplicati sempre congrande umanità ed elevatacompetenza, nel 2006, èstato conferito il grado diCavaliere di GraziaMagistrale – GranPriorato di Roma. Eglifa parte, inoltre, dellaprestigiosa AssociazioneDiabetologiad’America.

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Numero 333 maggio 2017 11

Comprensorio

Personaggi che hanno segnato la storia di San Pietro in Guarano

DI IGINo IUlIaNo

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Huntington, non sarebbe tutta-via caratterizzata da una paci-fica convivenza, visto che“l’elemento centrale e più pe-ricoloso dello scenario politi-co internazionale che va deli-neandosi oggi è il crescenteconflitto tra gruppi di diverseciviltà”.

la stessa modernizzazione,uno dei cavalli di battaglia diFukuyama nella dimostrazio-ne della fine della storia nel si-stema liberaldemocratico oc-cidentale, non può infatti esse-re letta in modo univoco e, so-prattutto, non può essere iden-tificata con un’occidentalizza-zione “tout court”.

Nell’analisi di Huntingtonassumono poi un ruolo fonda-mentale le vicende degli statimoderni, sempre meno adatti adefinire il nuovo assetto mon-diale caratterizzato dalla rina-scita delle civiltà. se infatti ri-sulta fondamentale la presenzadi uno stato guida all’internodi ogni singola civiltà (gliU.s.a. nel caso della civiltàoccidentale o la Cina nel casodella civiltà sinica), è anchealtrettanto evidente che la di-visione in stati ha lasciato ilposto ad una divisione per areeculturali con alleanze impen-sabili fino a qualche decenniofa. a questo proposito, secon-do l’autore, è e sarà fonda-mentale la matrice religiosache potrà portare, per esempio,ad un’alleanza cristiana tral’area ortodossa, quellaProtestante e quella Cattolica.Esemplificativo, secondoHuntington, è poi il caso dellaciviltà Islamica la quale, ben-ché manchi ancora di uno sta-to guida, sta riacquistando co-scienza di sé grazie alla matri-

ce religiosa che è, pur nelledifferenze, comune e che sot-tomette ogni forma di laicitàstatuale. Per l’autore,, crollatoil nemico sovietico si presen-tava sulla scena mondiale unnuovo e inedito e pericolosonemico che incarnava, appun-to, il Male assoluto : l’IslaM.

Tali complessi meccanismivanno a delineare, secondoHuntington, una radicale mu-tazione nei rapporti mondiali apartire dalla questione dellaguerra. Infatti, se durante laguerra fredda e, più in genera-le, nella storia europea degliultimi secoli, gli scontri mili-tari erano sempre riconducibi-li a coalizioni di stati o a stati,ora con il prevalere dell’otticadelle civiltà, le guerre divente-ranno sempre più “guerre difaglia”, ossia scontri di confi-ne tra diverse civiltà che ten-dono a perdurare nel tempo eche non sono caratterizzati dauna precisa locazione ma pos-sono esplodere con violenzaovunque si incontrino gruppiappartenenti a civiltà differen-ti. l’autore si sofferma parti-colarmente sulla civiltàIslamica (questa, benché fram-mentata e priva di una guidariconosciuta, soprattutto a par-tire dalla guerra del Golfo, hacominciato a dare nuovamentemaggior peso al concettodi Jihad in funzione antiocci-dentale) e su quella sinica (ilcui stato guida, la Cina, sta as-surgendo sempre più al ruolodi superpotenza mondiale e,forse, potrebbe essere in gradodi riunire le diverse civiltàasiatiche in funzione antiocci-dentale).

secondo Huntington, infatti,spetta ora all’asia il ruolo chefino al termine della guerrafredda era stato svoltodall’Europa. l’asia, vero cro-giuolo di civiltà, sta infatti di-ventando il maggiore punto diincontro e di scontro per gliopposti schieramenti. In asiaperò, più che il Giappone,l’India e le loro rispettive ci-viltà, potrebbero prevalere perHuntington la Cina e l’Islam,capaci di riunire potenzialitàd’area più prossime a tali ci-viltà che all’occidente. Inquesto scenario multipolare,l’occidente deve temere questedue civiltà emergenti: lo svi-luppo tumultuoso della Cinache presto soppianterà le sta-gnanti economie occidentali e

dall’altro la civiltà islamica,che con la sua forte espansionedemografica tende a diventarela più popolosa e la più giova-ne del paese( e si può notareche più una popolazione ègiovane, più è incline alle ri-volte e alle guerre). Insommala storia non è certo finita conla caduta del muro di Berlino,ma siè solamente passati da unmondo fortemente bipolare aduno multipolare

la conclusione del libro par-te proprio dalle premesse so-pra illustrate per dipingere atinte fosche il nostro secoloventunesimo che si caratteriz-zerà da una nuova guerra mon-diale in cui la divisione per ci-viltà avrebbe un ruolo fonda-mentale. Immigrazione, reli-gione, cultura, proliferazionenucleare, sviluppo demografi-co, costituiscono continuecause di instabilità e spesso diviolenza e hanno contribuito arinfocolare la conflittualità traIslam e occidente. lo stessoautore afferma che il vero pro-blema dell’occidente non saràil fondamentalismo islamico,ma l’Islam in quanto tale, unaciviltà diversa le cui popola-zioni sono convinte della su-periorità della propria culturae ossessionate dallo scarso po-tere di cui dispongono.

Il futuro delle civiltà cheHuntington auspica per unapace duratura è realizzabilesolo a patto che gli stati guidadelle singole civiltà imparinodue semplici regole: la “regoladell’astensione”, per cui glistati guida si dovrebbero im-pegnare a non intervenire neiconflitti interni ad altre civiltà,e la “regola della mediazionecongiunta” secondo cui la me-diazione in conflitti tra statispetta ai rispettivi stati guida.

la terza regola, che l’autorepone come necessaria per lapace, è poi la “regola delle co-munanze” per cui ogni popolodovrebbe cercare di trasmette-re i propri modi di vita e dicondividere quelli degli altri.Tale principio permetterebbela creazione di un ordinamen-to internazionale fondato sulleciviltà, non più intese comeelemento disgregante, mapiuttosto come elemento di re-ciproca conoscenza ed accetta-zione.

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REVISIONE VEICOLIOfficina Autorizzata

CGIl è sempre più distanteda come avrei voluto chefosse. Non è questo il sinda-cato che vorrei e di cui credoci sia bisogno, e soprattuttonon vedo in esso la volontàdi diventarlo”, sono parolecome pietre dette da GiorgioCremaschi che certamentehanno colpito al cuore gli al-tri leader CGIl ed ex compa-gni di lotte.

Ma proprio perché la de-mocrazia sindacale e la rap-presentanza dei lavoratorinei luoghi di lavoro sono duetemi che sono stati e riman-gono importanti e comun-que sempre al centro del di-battito del movimento sinda-cale, si può rispondere facil-mente a Grillo e ai due“ideologi” del suo program-ma, che è meglio mantenerela democrazia rappresentati-va dello statuto deilavoratori che quella deipochi “click” sulla tastieraPC che elaborano propostevecchie e superate e che nondanno nessuna risposta alcontrasto della disoccupazio-ne o allo sviluppo dell’occu-pazione.

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Per uno spiacevole di-sguido tecnico, il giornaleesce con qualche giorno diritardo.

Ce ne scusiamo con i let-tori.

SEGUE DA PAGINA 10 Siamo allo scontro di civiltà?