Homepage - Chimicasabbia.altervista.org/alterpages/files/CLASSIDIPIGMENTI.docx · Web...

25
CLASSI DI PIGMENTI PIGMENTI ARANCIO

Transcript of Homepage - Chimicasabbia.altervista.org/alterpages/files/CLASSIDIPIGMENTI.docx · Web...

Page 1: Homepage - Chimicasabbia.altervista.org/alterpages/files/CLASSIDIPIGMENTI.docx · Web viewL’oltremare naturale viene usato fin dalla tarda antichità e si ritrova nei manoscritti

CLASSI DI PIGMENTI

PIGMENTI ARANCIO

Page 2: Homepage - Chimicasabbia.altervista.org/alterpages/files/CLASSIDIPIGMENTI.docx · Web viewL’oltremare naturale viene usato fin dalla tarda antichità e si ritrova nei manoscritti

“L’arancio è come un essere umano cosciente della sua forza e produce perciò un sentimento particolarmente sano. Esso ricorda una forte voce di contralto o una viola che suoni un largo.” [Wassily Kandisky, 1910]

L’arancio è un colore pigmento secondario derivante dalla mescolanza del rosso + giallo, di tonalità molto mutevoli, talvolta tendenti al bruno. Anticamente l’arancio si ricavava principalmente dal minerale realgar. Nell’800 entrarono in commercio gli aranci inorganici artificiali e nel ‘900 quelli organici sintetici appartenenti generalmente alla categoria degli azoici.

Il realgar [bisolfuro di arsenico, As2S2] è un pigmento inorganico naturale di colore rosso – arancio che si ricava dall’omonimo minerale, tipico delle vene idrotermali e costituente minore nei giacimenti di oro, piombo e argento. Tale minerale è presente in Italia, insieme all’orpimento (al quale è chimicamente molto vicino), nella solfatara di Pozzuoli, nel Vesuvio e nei giacimenti di cinabro del monte Amiata. Notevoli quantità di realgar si trovano anche in Ungheria, Romania, Macedonia, Corsica e USA. Il pigmento presenta un ottimo potere coprente, media stabilità alla luce, n = 2,8. Non resiste alle basi e agli acidi e non si può unire a colori a base di piombo perché si forma solfuro di piombo scuro. E’ stato utilizzato fin dall’antichità, in modo particolare nella tempera, ma è andato presto in disuso causa la sua tossicità.

L’arancio di cadmio [solfuro di cadmio + seleniuro di cadmio, CdS + CdSe] è un pigmento inorganico artificiale preparato agli inizi dell’800 insufflando solfuro di idrogeno e seleniuro di idrogeno in una soluzione di solfato di cadmio. Al microscopio appare con particelle tondeggianti monorifrangenti. Presenta solidità, brillantezza, purezza di colore e un ottimo potere coprente, n = 2,5. Resiste alle basi e agli acidi, ma annerisce i colori a base di piombo perché si forma solfuro di piombo scuro, quindi non va unito alla biacca, al minio o ai gialli a base di piombo. Unico difetto la sua tossicità. Viene impiegato nell’affresco, nella tempera, nella pittura a olio, nell’acquerello e negli acrilici.

Lo Stil de grain, noto anche come giallo di Spincervino, è un pigmento organico naturale a base del colorante ramnetina, estratto dal frutto del Rhamnus cartharticus. È una lacca di colore variabile dal giallo chiaro all’arancio, al giallo bruno, ricavata dalle bacche (dette grani di Avignone) di una pianta del genere Ramnus che cresce i Francia, Spagna, Persia (Iran), Turchia. La lacca si prepara facendo precipitare il colorante estratto dai grani con sali di alluminio. La tonalità dipende dal grado di maturazione delle bacche. Presenta poca solidità e limitato potere coprente, n = 2,5, resiste alle basi e agli acidi. È usato fin dall’antichità e diffusamente impiegato dal Medioevo fino a tutto il XIX secolo, soprattutto in miniature e tintura di tessuti (solo sporadicamente è stato impiegato nella pittura a tempera e a olio, soprattutto per le velature). Attualmente, nei colori per artisti il pigmento indicato come Stil de grain è un’imitazione consistente in miscele di varia formulazione.

Page 3: Homepage - Chimicasabbia.altervista.org/alterpages/files/CLASSIDIPIGMENTI.docx · Web viewL’oltremare naturale viene usato fin dalla tarda antichità e si ritrova nei manoscritti

PIGMENTI AZZURRI

“Era un giorno d’estate… per la prima volta ho percepito il riflesso chiaro del cielo azzurro, i suoi toni puri e trasparenti. Da quel momento ho cominciato a dipingere con colori chiari, solari.” [Kazimir Malevic, 1930]

Per la sua diffusa utilizzazione fin dall’antichità, l’azzurro è tra i colori più importanti in pittura. È uno dei tre colori pigmento primari; unito al giallo dà il verde e unito al rosso il viola. È il colore complementare dell’arancio (giallo + rosso) ed è una tinta fredda che tende a ravvivare per contrasto le tinte vicine. Nella tecnica dell’affresco non tutti gli azzurri possono essere usati con tranquillità perché alcuni di loro presentano scarsa resistenza alla calce (Blu di Prussia) o trattengono a fatica l’acqua; in tali casi i pigmenti devono essere mescolati a colla, uovo o siero di sangue.

L’azzurrite [carbonato basico di rame, 2CuCO3Cu(OH)2] è un pigmento naturale inorganico ricavato dall’omonimo minerale i cui depositi più importanti si trovano in Francia, Ungheria, Germania e Spagna. Il suo colore, se macinato molto finemente, è di tonalità celeste pallido, mentre se la polvere è grossolana assomiglia al blu oltremare. In presenza di umidità tende ad alterarsi progressivamente in malachite assumendo una tonalità verdastra (motivo per cui veniva steso secco nell’affresco). Ha buon potere coprente, ma annerisce a contatto con le basi e lo zolfo. Ha una buona stabilità alla luce e discreta resistenza alla calce, ma è tossico.

L’azzurrite è conosciuta sin dal tempo degli Egizi che la chiamavano “tefer”; la impiegavano i Romani (Plinio la chiamava lapis armenius) ed è rimasta in uso fino al ‘600 grazie alla facile reperibilità, impiegata prevalentemente nella tempera, nell’olio e nell’encausto (nell’affresco solo a secco).

Il Blu cobalto o blu di Thenard o blu di Vienna [alluminato di cobalto, CoOAl2O3] è un pigmento inorganico artificiale che si ottiene combinando ossido di cobalto e sali di alluminio per calcinazione (riscaldamento di un solido per eliminare composti organici, acqua di combinazione e altre sostanze volatili, riducendola allo stato friabile o in polvere), ottenendo una polvere molto fine ma non omogenea. Il suo colore ha tonalità blu – violacea. È molto coprente, stabile alla luce e solido; resiste agli acidi e alle basi, ma si attenua a contatto con colori a base di rame (da evitarne quindi il mescolamento). Mescolandolo con i bianchi si ottengono gamme di azzurri molto luminosi, con i gialli di cadmio dei verdi molto brillanti e con il rosso carminio un viola intenso. A volte può essere contraffatto con l’oltremare sintetico, più economico. È un colore tossico scoperto a Vienna nel 1795 da J. Leithner, poi prodotto in Francia nel 1802 – 1804 da Proust e L.J.Thenard; riscosse enorme successo anche se piuttosto costoso, ma l’uscita in commercio dell’oltremare sintetico verso la metà dell’800 ne diminuì notevolmente l’impiego. Impiegato in tutte le tecniche pittoriche, particolarmente nell’affresco essendo molto resistente alla calce.

Page 4: Homepage - Chimicasabbia.altervista.org/alterpages/files/CLASSIDIPIGMENTI.docx · Web viewL’oltremare naturale viene usato fin dalla tarda antichità e si ritrova nei manoscritti

Il Blu di Prussia [miscela di ferrocianuro, Fe4(Fe(CN)6)3] è un pigmento inorganico artificiale ottenuto dalla combinazione tra sale ferrico e ferrocianuro. Si presenta come una polvere molto fine con tonalità tendente al rosso violetto; scarsamente coprente, poco stabile alla luce e alle sostanze alcaline, tende ad alterarsi e ad alterare le tinte con cui viene mescolato. È solubile in acido nitrico e cloridrico, scarsamente resistente alla calce e, se sottoposto alla calcinazione, diviene rosso. Mescolato con lacche gialle fornisce la cosiddetta “lacca verde”. È un pigmento tossico prodotto per la prima volta nel 1740 in seguito alla scoperta casuale di un produttore di colori di Berlino, tal Diesbach, durante la preparazione di un altro pigmento. Usato diffusamente fino al XIX secolo, attualmente si ritrova nella formulazione di vernici commerciali ed inchiostro per scrivere. Si

può usare nella tempera solo in assenza di aceto come conservante e nell’acquerello grazie alla finezza della sua polvere. Nella pittura a olio secca male e tende ad ingiallire. Da evitare il suo impiego nell’affresco e nell’encausto.

Il Blu egiziano [miscela di silicati di rame e di calcio, CaOCuO4SiO2] è un pigmento inorganico ottenuto dai frammenti di rame o dalla malachite mescolati a calcare e sabbia, calcinati a 900°C e macinati. La sua tonalità azzurra tendente al verde può farlo confondere con l’azzurrite, ma a differenza di quest’ultima è insolubile negli acidi e presenta ottima stabilità alla luce e alla temperatura. È inoltre resistente all’azione della calce, di discreto potere coprente e buona stabilità all’umidità, quindi impiegato soprattutto nella pittura murale. Prodotto a partire dal III millennio a.C., è stato largamente impiegato da Egizi, Etruschi, Greci e Romani; impiegato anche all’inizio del Medioevo, le sue tracce si perdono dopo il IX secolo.

Il Blu oltremare o lapislazzuli [silicato di alluminio e sodio contenente solfuri, spato calcareo e tracce di pirite, 3Na2O3Al2O36SiO2Na2S + FeS2 in tracce] è un pigmento naturale che si ricavava dalla macinazione della pietra di lapislazzuli (minerale Lazurite), in seguito lavata e sottoposta a purificazione tramite una pasta resinosa in soluzione acquosa. Dalle successive ripetute estrazioni si ricavavano diverse qualità di pigmento: la prima estrazione forniva il colore più prezioso, blu – violaceo

intenso, via via il pigmento diventa sempre più pallido, quindi di minor pregio. I principali luoghi di estrazione sono Siberia, Tibet, Cina, Persia (Iran) e Argentina. In epoca rinascimentale era importato da un territorio asiatico corrispondente oggi all’Afghanistan, attraverso Venezia. Il costo elevatissimo ne hanno limitato l’impiego per dipinti molto importanti. Oggi è un colore molto raro, sostituito da pigmenti più economici. Ha buon potere coprente, ma si altera facilmente a contatto con gli acidi assumendo una

Page 5: Homepage - Chimicasabbia.altervista.org/alterpages/files/CLASSIDIPIGMENTI.docx · Web viewL’oltremare naturale viene usato fin dalla tarda antichità e si ritrova nei manoscritti

tonalità grigio – blu. In Francia, nel 1827, fu preparato da Guinet il blu oltremare artificiale arroventando 100 parti di caolino, 80 di silicato e solfato di sodio, 80 di zolfo, 10 – 15 di carbone di legna e carbonato. Questo è molto simile al pigmento naturale, ma privo di impurità, più omogeneo e meno costoso; discretamente coprente, stabile alla luce, al calore e agli alcali, si altera a contatto con il piombo e non resiste agli acidi. L’oltremare naturale viene usato fin dalla tarda antichità e si ritrova nei manoscritti miniati bizantini a partire dal VII secolo d.C. Il derivato artificiale ne ha ovviamente preso il posto soprattutto nella tempera, nell’olio e nell’encausto: Nell’affresco entrambi i pigmenti devono essere applicati a secco a causa della scarsa resistenza agli acidi.

L’ azzurro di smalto o smaltino [silicato doppio di cobalto e potassio, SiO2K2OAl2O3CoO] è un pigmento inorganico fabbricato a partire da minerali di cobalto, sabbia e carbonato di potassio (ovvero dalla macinazione del vetro colorato in blu), inizialmente prodotto in Olanda, Fiandre e poi Germania. La sua polvere non deve essere troppo fine affinché il pigmento conservi il suo colore azzurro cupo. Dotato di scarso potere coprente, molto stabile alla luce e all’umidità, presenta anche una buona resistenza alla calce per cui è

particolarmente usato nell’affresco (mescolato a olio si altera divenendo trasparente e di tonalità violacea). Noto a partire dal XV secolo, ebbe massimo impiego nel XVII e XVIII secolo. In seguito fu progressivamente abbandonato per la sua pessima stabilità nel tempo.

Il Blu primario Cyan [ftalonitrile + cloruro rameico, C6H4(CN)2 + CuCl2] è un pigmento organico artificiale che si ottiene clorurando la molecola base delle ftalocianine. Di colore blu brillante molto pulito, presenta grande potere colorante e coprente, ottima resistenza alla luce, agli acidi e agli alcali. È un recente prodotto dell’industria molto impiegato nella formulazione di vernici, inchiostri da stampa e materie plastiche. Si può utilizzare nella tempera e nell’olio.

L’indaco naturale [C16H10O2N2] è un pigmento organico di origine vegetale ; conosciuto fin dalla preistoria è ricavato dalla macerazione delle foglie delle piante del genere Indigofera (Papillonacee originarie delle Indie orientali), immerse in acqua con calce o ammoniaca e successivamente ossidate all’aria. In Europa si può estrarre dalla Isatis tinctoria della famiglia delle Crucifere, sempre con la caratteristica tinta blu turchino. È dotato di scarso potere coprente, insolubile in acqua, etere, acidi e benzene (per questo particolarmente adatto per la tintura dei tessuti); solubile in cloroformio e in acido acetico glaciale, è poco resistente alla luce e all’umidità ma

discretamente resistente alla calce. L’indaco è in uso già presso le antiche popolazioni quali gli Egizi; fu importato in Europa dagli Olandesi e nel Medioevo rappresentò una fonte di azzurro per gli artisti. Impiegato in antiche miniature e nella pittura rinascimentale, dal ‘700 venne utilizzato come colorante per tessuti sino al ‘900 quando è stato soppiantato dall’indaco sintetico. Il

Page 6: Homepage - Chimicasabbia.altervista.org/alterpages/files/CLASSIDIPIGMENTI.docx · Web viewL’oltremare naturale viene usato fin dalla tarda antichità e si ritrova nei manoscritti

pigmento naturale è particolarmente adatto nell’acquerello per la sua tinta semitrasparente, impiegabile anche nella tempera, ma sconsigliato nell’olio e nell’encausto.

PIGMENTI BIANCHI

“Il bianco è come un simbolo di un mondo in cui tutti i colori sono scomparsi… di là viene un gran silenzio che, rappresentato materialmente, ci si presenta come un freddo muro insormontabile, indistruttibile, che si prolunga all’infinito.” [Wassily Kandisky, 1910]

Il bianco è una tinta acromatica in grado di rinforzare per contrasto il tono degli altri colori ed, utilizzato come sottopittura, rende luminose le tinte sovrapposte.

La biacca o cerussa o bianco di piombo [carbonato basico di piombo, 2PbCO3Pb(OH)2] è un pigmento inorganico artificiale che, al microscopio, appare costituito da piccoli cristalli birifrangenti ammassati di colore bianco vivo all’UV. Ha un elevato potere coprente, n = 2,1, solidità ed essicca rapidamente, ma annerisce alla luce in presenza di umidità a causa dell’azione dell’acido solfidrico. È un pigmento tossico riconoscibile grazie alla sua solubilità in acido nitrico e se calcinato diviene prima massicot poi litargirio. Storicamente è il bianco sintetico più antico del mondo conosciuto fin dall’antichità (ricordato da Teofrasto di Efeso nel IV secolo a.C.) ed impiegato fino alla fine del XIX secolo, quando ne è stata sospesa la produzione, sostituita a causa della sua tossicità dal bianco di zinco e dal bianco di titanio. Ideale per pittura ad olio, tempera, encausto e acquerello, ma sconsigliato per l’affresco.

Il bianco di San Giovanni [carbonato di calcio, CaCO3] è un pigmento inorganico naturale che si ottiene da calcari di origine organica. Si può ricavare artificialmente dalla calce spenta depurata ripetutamente con lavaggi in acqua, seccata e macinata più volte. La calce spenta è il nome generico che indica l’idrossido di calcio o ossido di calce, Ca(OH)2 che miscelato con varie sostanze riveste un ruolo importante in edilizia come materiale legante (calci magre di calcari meno puri e calci grasse di calcari puri). Il bianco di San Giovanni si ottiene depurando, essiccando e polverizzando la calce spenta. Miscelando la calce spenta con un eccesso di acqua si ottiene il “latte di calce”, un liquido usato in diversi metodi di pitture a secco. È impiegato nella tecnica dell’affresco e della tempera e nella preparazione di tavole e tele.

Il bianco di titanio [biossido di titanio, TiO2] è un pigmento inorganico artificiale che si ottiene trattando l’ilmenite con acido solforico concentrato. La successiva diluizione con acqua fa precipitare l’ossido che viene calcinato a 1000 °C. Al microscopio appare costituito da piccolissimi cristalli birifrangenti ammassati di colore bruno scuro – violaceo agli UV. Presenta buon potere coprente, n = 2,72, non annerisce alla luce e si mescola bene con gli altri pigmenti. È entrato in commercio nei primi anni del ‘900 e si può utilizzare nella

Page 7: Homepage - Chimicasabbia.altervista.org/alterpages/files/CLASSIDIPIGMENTI.docx · Web viewL’oltremare naturale viene usato fin dalla tarda antichità e si ritrova nei manoscritti

pittura a tempera, acquerello e acrilici. Nella pittura a olio, non avendo proprietà siccative, deve essere addizionato ad altre sostanze.

Il bianco di zinco [ossido di zinco, ZnO] è un pigmento inorganico artificiale costituito da cristalli monorifrangenti ammassati, di colore giallo canarino luminoso alla luce UV. Presenta solidità, ma ha un basso potere coprente ed essicca lentamente. Non annerisce alla luce e si mescola bene ad altri pigmenti, inoltre non è tossico. Si riconosce unendolo all’aceto o all’acido cloridrico diluito: se è puro, si scioglie completamente. È stato preparato in Francia alla fine del ‘700 e fu brevettato dall’inglese Atkinson nel 1796; solo a partire dal 1844 fu prodotto e commercializzato da uno stabilimento parigino per l’impiego nella pittura ad olio, tempera, acquerello e acrilici.

Il litopone [solfato di bario + solfato di zinco, BaSO4 + ZnS] è un pigmento inorganico artificiale che si ottiene precipitando soluzioni acquose dei due componenti. Tale miscela viene poi filtrata, essiccata e calcinata in assenza di aria. È resistente, coprente e non tossico, con n = 1,7 – 2,6. È stato preparato in Francia dal chimico Dohulet e brevettato nel 1847. A partire dal 1875 è stato commercializzato dall’inglese Orr con il nome di “bian co inglese”. Adatto per la pittura o olio e nella tempera, sconsigliato per encausto e affresco, ha trovato largo impiego come carica per la preparazione di tele moderne (una carica è una sostanza ausiliare che conferisce particolari caratteristiche agli impasti come opacità, luminosità… e ne sono esempi il caolino, la silice, il carbonato di calcio, il talco e la farina fossile abbondantemente impiegati nella tecnologia cartaria).

Page 8: Homepage - Chimicasabbia.altervista.org/alterpages/files/CLASSIDIPIGMENTI.docx · Web viewL’oltremare naturale viene usato fin dalla tarda antichità e si ritrova nei manoscritti

PIGMENTI BRUNI

“Il bruno è un colore ottuso, duro, poco incline al movimento, in cui il rosso suona come un borbottio appena percettibile.” [Wassily Kandisky, 1910]

I pigmenti bruni sono di origine naturale o artificiale tranne il bruno seppia che proviene dal regno animale. Le ocre brune sono state utilizzate fin dalla preistoria nelle pitture rupestri e successivamente in diverse tecniche pittoriche; oggi, alcune terre e ocre brune sono state sostituite da pigmenti bruni sintetici, generalmente ossidi ferrosi.

La terra di Siena [ossido ferrico idrato + idrosilicati di alluminio + biossido di manganese in tracce, Fe2O3H2O + Al2O32SiO22H2O + MnO2] è un pigmento inorganico naturale adatto a tutte le tecniche pittoriche. È una varietà dell’ocra gialla con una tinta simile al colore del legno del noce che per calcinazione dà la terra di Siena bruciata di colore marrone – rossiccio. Entrambe le terre sono solide, coprenti (la terra di Siena bruciata un po’ meno) e resistenti alla luce. La terra di Siena bruciata può alterarsi se mescolata con giallo cadmio e blu di Prussia.

La terra d’Ombra [ossido ferrico + biossido di manganese idrato + idrosilicati di alluminio, Fe2O3MnO2nH2O + Al2O32SiO22H2O] è un pigmento inorganico naturale facilmente reperibile nei giacimenti di Cipro, Turchia, Sicilia e Sardegna. Ha un ottimo potere coprente e stabilità pittorica. Per calcinazione si ottiene la terra d’Ombra bruciata che presenta una tonalità più calda. Nota fin dalla preistoria, di uso corrente nel Rinascimento in tutte le tecniche pittoriche (nella pittura a olio tende a far variare la tonalità dei colori).

Il bruno bistro [idrocarburi saturi, CnH2n+2] è un pigmento organico sintetico derivato dalla fuliggine catramosa che si ottiene bruciando legno di faggio. Simile al bruno bitume per colore e composizione, ha un basso potere coprente ed è solubile in solventi organici; tende inoltre a sbiadire se esposto alla luce solare diretta. Mescolato a ocra rossa assume una tonalità

Page 9: Homepage - Chimicasabbia.altervista.org/alterpages/files/CLASSIDIPIGMENTI.docx · Web viewL’oltremare naturale viene usato fin dalla tarda antichità e si ritrova nei manoscritti

più rossastra. Noto sin dall’antichità e usato soprattutto a partire dal XV secolo, è adatto per le illustrazioni dei manoscritti, poco adatto per la pittura ad olio e sconsigliato nell’affresco e nell’encausto.

Il bruno bitume [idrocarburi saturi, CnH2n+2] è un pigmento organico naturale composto da una miscela di idrocarburi solidi e semisolidi ottenuta da rocce asfaltiche o da petrolio (praticamente è asfalto). Ha un basso potere coprente ed è solubile in solventi organici come la trementina (olio volatile ottenuto dalla distillazione delle resine prodotte da piante come pino ed abete). Periodo d’uso e tecniche di impiego sono le medesime del bruno bistro.

Il bruno di seppia [melanina 78%, CaCO3 10%, MgCO3 7%, solfati 2%, muco 0,8%] è un pigmento organico naturale di origine animale che si ricava dalle secrezioni della seppia filtrate, essiccate e purificate, ottenendo una polvere molto fine. Produce buoni effetti pittorici pur avendo scarsa resistenza alla luce. Noto fin dall’antichità, usato dagli antichi Romani, è stato impiegato soprattutto nell’acquarello e come inchiostro da scrittura.

Page 10: Homepage - Chimicasabbia.altervista.org/alterpages/files/CLASSIDIPIGMENTI.docx · Web viewL’oltremare naturale viene usato fin dalla tarda antichità e si ritrova nei manoscritti

PIGMENTI GIALLI

“Il primo movimento del giallo, la tensione verso lo spettatore… e anche il secondo movimento, il saltare oltre i limiti, l’irraggiamento della forza all’intorno, sono uguali alle proprietà di ogni forza materiale che si precipiti inconsciamente sull’oggetto e fluisca in tutte le direzioni.” [Wassily Kandisky, 1910]

Il giallo è uno dei colori pigmento primari, appartiene alle tinte calde ed è utile per ottenere effetti luce. Anticamente il pigmento più impiegato era l’orpimento, accanto all’ocra gialla. Soltanto alla fine del ‘700 entrarono i commercio i gialli inorganici artificiali e, nel corso del ‘900, quelli organici sintetici. In questo periodo anche le lacche gialle derivanti dallo zafferano o dalla Quercus tintoria furono sostituite da quelle sintetiche.

Il Giallo di cadmio [solfuro di cadmio, CdS] è un pigmento inorganico artificiale di colore giallo chiaro, medio, scuro e giallo limone in base alla quantità di solfuro di zinco ad esso mescolato. Si prepara insufflando acido solfidrico in soluzioni di solfato di cadmio e zinco. Al microscopio presenta particelle rotondeggianti monorifrangenti. Presenta solidità, brillantezza e purezza di colore associata ad un buon colore coprente; resistente ad acidi e basi, annerisce i colori a base di rame e piombo perché si forma solfuro di piombo scuro. Preparato nel 1817, è entrato in commercio nel 1830 e si può utilizzare nella tempera, nella pittura ad olio, nell’acquerello e negli acrilici.

Il Giallo di cromo [cromato di piombo, PbCrO4] è un pigmento inorganico artificiale detto anche Giallo Baltimora, Giallo Spooner, Paris Yellow. Presenta sfumature dal chiaro al medio, compreso il giallo limone e si ottiene per precipitazione di una soluzione di nitrato o acetato di piombo con una soluzione di bicromato di sodio. La sua tonalità varia a seconda delle componenti del precipitato e della conseguente struttura cristallina. Infatti il cromato di piombo si può presentare sotto tre forme diverse: 1) rombica giallo chiara metastabile, 2) monoclina aranciata stabile e 3) tetragonale aranciata metastabile. Presenta minore solidità rispetto al giallo di cadmio, pur avendo un buon potere coprente. Annerisce se unito alla biacca, non è stabile agli alcali (vira di colore). Con il tempo tende ad imbrunire, se

esposto alla luce intensa, vira verso il verde. Con il Blu di Prussia fornisce verdi molto belli, ma poco solidi. Scoperto nel 1765 e messo a punto nel 1809 utilizzando vari minerali provenienti dalla Francia, è altamente tossico per cui caduto in disuso. Impiegato nella pittura ad olio, altamente sconsigliato nell’affresco poiché l’alcalinità lo trasforma in cromato basico rossastro.

Page 11: Homepage - Chimicasabbia.altervista.org/alterpages/files/CLASSIDIPIGMENTI.docx · Web viewL’oltremare naturale viene usato fin dalla tarda antichità e si ritrova nei manoscritti

Il Giallo di Marte [sesquiossido di ferro idrato + ossido di alluminio, Fe2O3nH2O + Al2O3] è un pigmento inorganico sia naturale (ricavato dalla limonite, un minerale di ferro) sia artificiale (presenta una migliore qualità ed è privo di impurezze). Si ottiene per precipitazione di una soluzione di potassa in presenza di solfati ferrosi. Il pigmento è di colore giallo senape e per calcinazione diviene rosso (Rosso di Marte) e successivamente viola (Viola di Marte). Al microscopio appare con piccoli cristalli arrotondati birifrangenti. È molto solido, opaco, con buon potere coprente, resistente alla luce e agli alcali, miscibile con tutti i bianchi. Viene impiegato combinato con altri pigmenti per imitare le terre naturali. Nella forma artificiale è entrato in uso a metà dell’800 in tutte le tecniche pittoriche, affresco compreso.

Il Giallo di Napoli [antimoniato di piombo, Pb3(SbO3)2] è un pigmento inorganico artificiale che varia dal giallo limone al giallo rosato, ottenuto calcinando litargirio, sali di ammonio, allume e antimoniato di potassio. Presenta ottima resistenza sebbene sia molto sensibile ai vapori di solfuro di idrogeno. Ha un ottimo potere coprente, buona stabilità alla luce e all’umidità, ma estremamente tossico. È un pigmento noto fin dall’antichità in uso fino al ‘900 nell’affresco, tempera ed olio, attualmente sostituito da miscele di varia composizione non tossiche.

Il Giallo di piombo – stagno o Giallolino [ossido di piombo e stagno, 2PbOSnO2] è un pigmento inorganico artificiale che si prepara fondendo a circa 800°C ossido di piombo e ossido di stagno (Tipo I), ai quali può essere aggiunto ossido di silicio (Tipo II). Annerisce in contatto con i solfuri e non tollera gli acidi forti; ha notevole potere coprente. Conosciuto fin dal IV- V secolo d.C. e particolarmente impiegato durante il Rinascimento in tecniche ad olio, tempera ed affresco, scompare dalla tavolozza dopo la metà del 18° secolo causa la sua estrema tossicità.

Il Giallo Massicot e il Litargirio [ossido di piombo, PbO] sono pigmenti inorganici artificiali di colore giallo intenso e giallo arancio. Il Massicot si prepara per riscaldamento della biacca a circa 300°C; il Litargirio per riscaldamento del Massicot a 400°C: la diversa tonalità dei pigmenti dipende dal processo di calcinazione. Uniti con pigmenti a base di solfuri anneriscono e non resistono agli acidi, pur avendo un notevole potere coprente. Con il tempo tendono a sbiadire soprattutto nella tempera.

L’Ocra gialla [ossido ferrico idrato, Fe2O3nH2O, + silicoalluminati e silice] è un pigmento inorganico naturale di colore variabile dal giallo al bruno a seconda del materiale di origine. Si ottiene da una terra argillosa colorata grazie alla presenza di ossido ferrico, rinvenibile in Francia, Italia, Inghilterra e Spagna. Resistente alla luce e agli agenti chimici, ha buon potere coprente e si può mescolare con tutti i bianchi e con tutti gli altri pigmenti. Usata sin dalla Preistoria, è adatta a tutte le tecniche pittoriche data la sua solidità.

Page 12: Homepage - Chimicasabbia.altervista.org/alterpages/files/CLASSIDIPIGMENTI.docx · Web viewL’oltremare naturale viene usato fin dalla tarda antichità e si ritrova nei manoscritti

L’Orpimento [trisolfuro di arsenico, As2S3] è un pigmento inorganico naturale che si ricava dal minerale omonimo, tipico delle vene idrotermali come le solfatare di Pozzuoli e del Vesuvio, in associazione con il Realgar. Esiste anche la forma artificiale che si ottiene sciogliendo l’arsenico in acido solfidrico. Presenta cristalli birifrangenti e, ai raggi UV in olio, mostra un colore giallo brillante. Mostra un ottimo potere coprente, media stabilità alla luce ma non resiste a basi ed acidi e non è compatibile con i pigmenti a base di piombo. Nell’antichità era noto come auri pigmentum; largamente impiegato nel Rinascimento per tempera ed olio (vedi Tintoretto), è andato in disuso dal 19° secolo a causa della sua tossicità.

Il Giallo indiano [euxantato di magnesio, C19H16MgO116H2O] è un pigmento organico naturale di colore giallo dorato, luminoso e trasparente estratto dall’urina dei bovini alimentati con foglie di mango mescolate a vari composti chimici (di origine indiana e persiana). Presenta poca solidità e basso potere coprente. La versione moderna è un pigmento artificiale consistente in una miscela di giallo benzidina, giallo diarile e antrachinone, impiegato nella tecnica ad olio e a tempera, con maggior risultato nell’acquerello.

Il Giallo primario [colorante azoico con cromoforo – N = N – ] è un pigmento organico sintetico che si prepara per reazione di diazotazione della ammine aromatiche. Presenta tonalità pulite e brillanti, buona resistenza agli agenti chimici, media stabilità alla luce ma basso potere coprente. In uso dal 1860, adatto per tutte le tecniche eccetto l’affresco.

Lo Zafferano è una lacca organica a base di crocetina (carotenide) precipitata con sali di stagno. Precisamente, è un colorante naturale vegetale ricavato dagli stimmi del fiore Crocus sativus. Presenta poca solidità e limitato potere coprente, pertanto impiegato anticamente nella tintura di tessuti e produzione di cosmetici, con qualche impiego nella tempera e nelle miniature.

Page 13: Homepage - Chimicasabbia.altervista.org/alterpages/files/CLASSIDIPIGMENTI.docx · Web viewL’oltremare naturale viene usato fin dalla tarda antichità e si ritrova nei manoscritti

PIGMENTI NERI

“Il sole è vinto…viva l’oscurità! E gli dei neri… è morto il sole dell’età del ferro… la nostra vista è oscura, la nostra luce è dentro di noi.” [Kazimir Malevic, 1913]

Il nero assorbe tutte le radiazioni luminose e si può ottenere per sintesi sottrattiva dei tre pigmenti primari o secondari. Dalla Preistoria fino ai nostri gironi sono stati utilizzati diversi pigmenti neri naturali sia di origine animale sia vegetale; solo recentemente sono stati prodotti neri sintetici come il Nero di Marte.

Per Inchiostro nero si intende un colorante a base ferro – gallica consistente in un polimero dell’acido gallico [C6H2COOH(OH)3, un acido tannico]. Può anche essere ricavato mescolando carbonio (nero fumo) con acqua, gomma e colla. In base alla loro composizione (pigmento + diluente + additivi) si distinguono inchiostri al carbone e inchiostri metallo- gallici; questi ultimi tendono ad ossidarsi, quindi non sono stabili, al contrario dell’inchiostro al carbone. Di origine medievale- rinascimentale, sono stati impiegati nell’acquerello e nelle tecniche di stampa artistica.

La grafite è un pigmento inorganico naturale minerale costituito da carbonio cristallino, di consistenza untuosa ed insolubile in acqua e in acidi, con ottimo potere coprente. Conosciuta fin dal Medioevo, è da sempre usata per la scrittura e il disegno (la mina delle comuni matite!!!)

Il Nero di Marte [ossido ferrico, Fe2O3] è un pigmento inorganico sintetico di origine recente che si ottiene per calcinazione del solfato ferroso o dell’ossalato di ferro. Ha un ottimo potere coprente ed ha la peculiarità di essere ferromagnetico, quindi adatto per la produzione di inchiostri da stampa speciali. Largamente utilizzato nella composizione delle pitture industriali, ha trovato impiego in tutte le comuni tecniche pittoriche, encausto compreso.

Il Nero carbone e il Nero di vite sono pigmenti organici naturali costituiti essenzialmente da carbonio che vengono prodotti attraverso la combustione di essenze legnose e di sarmenti di vite, rispettivamente, e la successiva macinazione in acqua fredda. Entrambi hanno notevole potere coprente e sono conosciuti fin dalla Preistoria. Oggi si usano raramente, ma il loro utilizzo era molto diffuso anticamente in tutte le tecniche.

Il Nero d’ossa e il Nero d’avorio sono pigmenti organici naturali costituiti da carbonio in presenza di notevoli quantità di fosfato di calcio [Ca3(PO4)2] e carbonato di calcio in piccola percentuale [CaCO3]. Entrambi si ottengono per calcinazione in assenza di aria di ossa di animali o residui di lavorazione dell’avorio. Seppure di granulometria irregolare, la polvere ottenuta ha un buon potere coprente, asciuga lentamente e non è compatibile con Giallo di cadmio e Blu di Prussia. Conosciuti sin dalla Preistoria e impiegati fino al Medioevo in tutte le tecniche, oramai sono in disuso.

Il Nero fumo è un pigmento organico naturale vegetale costituto dal 99% di carbonio amorfo che si ottiene dalla combustione incompleta di idrocarburi. Ha un aspetto fine ed opaco con ottimo potere coprente, impiegato in tutte le tecniche da tempi remoti.

Page 14: Homepage - Chimicasabbia.altervista.org/alterpages/files/CLASSIDIPIGMENTI.docx · Web viewL’oltremare naturale viene usato fin dalla tarda antichità e si ritrova nei manoscritti

PIGMENTI ROSSI

“Se era permesso dipingere col vermiglione quell’albero che ci era apparso, in quell’istante, di un rosso vivo, perché non tradurre, esagerandole, le impressioni che giustificano le metafore dei poeti: intensificare il candore perlaceo di una carnagione, irrigidire una geometria dei rami non agitato dal vento?”

[Maurice Denis, 1903]

Il rosso, uno dei tre colori pigmento primari, è una tinta calda. Se viene unita al giallo l’accresce, mentre l’azzurro lo precipita nel freddo. Nell’antichità, Egizi e Romani usavano in prevalenza rossi vermiglione e cinabro, come anche rossi di origine vegetale (lacche) e minerale (ocre e terre). Nell’800 furono prodotti i primi rossi artificiali come il rosso di cadmio.

Il Rosso Cinabro – Vermiglione [solfuro mercurico, HgS] è un pigmento inorganico naturale o artificiale rispettivamente. La varietà naturale, nota fin dall’antichità, si ottiene dall’omonimo minerale estratto in Germania, Italia e Spagna; il pigmento artificiale viene prodotto, a partire dal tardo Rinascimento, per riscaldamento di una miscela di cinque parti di mercurio ed una parte di zolfo ina una soluzione concentrata di potassa. In entrambi i casi non è stabile alla luce e si altera a contatto con pigmenti a base di piombo e di rame. Ampiamente impiegato in tutte le tecniche, eccezione fatta per l’affresco.

Il Minio [ossido misto di piombo, Pb3O4] è un pigmento inorganico denominato anche Rosso di piombo, Rosso di Saturno o Rosso di Parigi. Ha un colore rosso scarlatto brillante e si trova in natura sotto forma di Litargirio. La sua sintesi prevedi il riscaldamento del piombo a circa 480°C in presenza di ari: la temperatura è fondamentale nel determinare il colore poiché, se non sufficiente, conduce al giallo Massicot. Noto fin dall’antichità, è stato impiegato fino al 19° secolo in tutte le tecniche, eccetto l’affresco. Rinomato per le miniature, ha un buon potere coprente, ma lo scarso potere colorante, la non resistenza agli acidi (soprattutto solfidrico) e l’estrema tossicità ne hanno limitato

l’uso.

Il Rosso di cadmio [solfoseleniuro di cadmio, CdS(Se)] è un pigmento inorganico artificiale di varie sfumature che si ottiene a partire dal nitrato o dal solfato di cadmio: aumentando la % di seleniuro si hanno tonalità sempre più intense. Scoperto nel 1910, ha ottimo potere coprente, è stabile alla luce ma può scolorirsi ed è incompatibile con i colori a base di piombo. Impiegato nella tempera, nell’olio e nell’acquerello; altamente sconsigliato per encausto ed affresco.

I Rossi di ossidi di ferro [Fe2O3] sono pigmenti inorganici naturali ottenuti dalla calcinazione di solfati ferrosi. Ne fanno parte le terre rosse (Terra di Pozzuoli, Sinopia, Rosso Inglese, Terra rossa di Verona), l’ocra rossa (rosso di Marte, sanguigna) ed il bolo rosso (bolo armeno, bolo orientale) di tonalità mattone, conosciuti fin dalla Preistoria ed impiegati tutt’ora in tutte le tecniche grazie al loro ottimo potere coprente.

Page 15: Homepage - Chimicasabbia.altervista.org/alterpages/files/CLASSIDIPIGMENTI.docx · Web viewL’oltremare naturale viene usato fin dalla tarda antichità e si ritrova nei manoscritti

Il Rosso carminio [acido carminico precipitato con sali di alluminio o di calcio, C18H12O9 o C22H20O13] è un colorante di origine organica animale estratto dal corpo disseccato della femmina di un piccolo insetto, il Cocus Cacti, che vive sui cactus e sui fichi d’India, sia nell’Europa mediterranea che nel centro – sud America. Il suo impiego è subordinato alla produzione della corrispondente lacca ottenuta per trattamento con allume. Conosciuto fin dal tempo degli Egizi, ebbe notevole fama durante il medioevo ed il Rinascimento nelle tecniche ad olio, nella tempera e nelle velature, seppur molto costoso e non solido.

La Lacca di garanza [acido rubetrico = glucoside dell’alizarina, C6H4(CO)2C6H2(OH)2] è un colorante organico di origine vegetale ottenuta precipitando il colorante naturale dalle radici della Rubea Tinctorum, coltivata nell’Asia e nell’Europa centrale, con allume. Il colore varia dal rosa pallido al rosso sangue molto cupo. Come tutti i coloranti organici è poco stabile alla luce, soprattutto nelle tonalità più scure. Nota già nell’antica Grecia, i Romani la usavano per tingere i tessuti e solo nel Medioevo comincio ad essere impiegata nella pittura, per lo più mescolata con altri pigmenti. Impiegata nella tempera e nell’olio, si mescola bene con gli altri colori e, grazie alla sua trasparenza, permette di ottenere fantastiche venature.

Il Rosso magenta [derivato del trifenilmetano, C20N20N3Cl] è un colorante di origine organica sintetica solubile in soluzioni acqua, alcool ed acetone. Detto anche Rosso geranio, presenta toni rossi- violacei molto brillanti e trasparenti. Preparato nel 1856, è impiegato solitamente nell’acquerello, per le velature e nella stampa per policromie.

PIGMENTI VERDI

“Come vedete quest’albero?” aveva detto Paul Gauguin davanti a un angolo del bosco d’Amour. “Verde? E allora mettete del verde, il più bel verde della vostra tavolozza.” [Maurice Denis, 1903]

Page 16: Homepage - Chimicasabbia.altervista.org/alterpages/files/CLASSIDIPIGMENTI.docx · Web viewL’oltremare naturale viene usato fin dalla tarda antichità e si ritrova nei manoscritti

Il verde è un colore pigmento secondario che deriva dall’unione dell’azzurro con il giallo. È il complementare del rosso: quando i due colori sono posti vicini si ravvivano a vicenda. Poiché le ombre tendono ad assumere per contrasto il colore complementare del corpo al quale appartengono, numerosi artisti hanno fatto un uso sapiente di questo pigmento: si sono serviti di piccole pennellate di verde su zone scure per donare grande luminosità all’opera.

La Malachite [carbonato basico di rame, CuCO3Cu(OH)2] è un pigmento inorganico minerale che si ricava dalla macinazione dell’omonimo minerale, diffuso soprattutto nei monti Urali. Dotato di buona resistenza alla luce e all’umidità, discretamente coprente, si altera ed annerisce per riscaldamento a contatto con acidi, basi e solfuri. Conosciuto da Egizi, Greci, Romani e Bizantini ed impiegato in tutte le tecniche, eccetto l’encausto, è stato sostituito dal corrispettivo prodotto artificiale.

La Terra verde [silicoalluminati ferrosi e ferrici + sali di potassio e di magnesio] è un pigmento inorganico naturale tipico del Veronese, ma reperibile in Slesia, Ungheria e Siberia. Ha un basso costo di fabbricazione e la sua migliore tonalità è quella verde salvia. Dotato di scarso potere coprente, offre ottima stabilità chimica e fotochimica in tutte le tecniche pittoriche, affresco compreso. Noto fin dai tempi dei greci e dei Romani, venne impiegato durante il Medioevo ed il Rinascimento. Per calcinazione assume una tonalità rosso – bruna.

Il Verde Cobalto [ossido di cobalto + ossido di zinco, CoO2ZnO] è un pigmento inorganico artificiale che si ottiene per calcinazione del 70% di ossido di zinco e del 30% di ossido di cobalto. Dotato di buon potere coprente, ottima resistenza alla luce e agli alcali, poco resistente all’umidità, può essere mescolato con tutti i pigmenti fatta eccezione per quelli a base di ferro. Sintetizzato alla fine del ‘700, non ha avuto grande impiego sebbene la sua versatilità in tutte le tecniche pittoriche.

Il Verde cromo [ossido di cromo, Cr2O3, più o meno idrato] è un pigmento inorganico artificiale ottenuto nella prima metà dell’800 dalla precipitazione di fosfati di cromo da soluzioni di cloruro di cromo o in miscele di dicromato di potassio e fosfato di sodio. Può essere ottenuto anche mescolando Blu di Prussia e Giallo di cromo. Considerato equivalente al Verde smeraldo, non ne possiede la sua vivacità. Dotato di ottimo potere coprente e molto resistente, è impiegato per formare tinte molto tenui con i bianchi in tutte le tecniche pittoriche.

Il Verde smeraldo [acetoarsenito di rame, Cu(CH3COO)23Cu(AsO2)2 oppure ossido idrato di cromo, Cr2O3nH2O] è un pigmento inorganico artificiale che si ottiene facendo reagire il verderame sciolto in aceto con arsenico bianco e carbonato di sodio nel caso dell’acetoarsenito (1814) e per calcinazione di un miscuglio di bicromato di potassio e acido borico nel caso dell’ossidrato di cromo (fine ‘700). Il pigmento a base di rame è abbastanza resistente alla luce ma si decompone con l’umidità, quello a

Page 17: Homepage - Chimicasabbia.altervista.org/alterpages/files/CLASSIDIPIGMENTI.docx · Web viewL’oltremare naturale viene usato fin dalla tarda antichità e si ritrova nei manoscritti

base di cromo presenta un’ottima resistenza alla luce, all’umidità ed alla calce, ma annerisce se mescolato con pigmenti a base di solfuri. A differenza del verde smeraldo a base di arsenito che è impiegato solo nei colori per artisti causa lo scarso potere coprente e l’elevato costo, l’ossidrato di cromo è utilizzabile in tutte le tecniche.

I Verderame (Verdigris) e resinati di rame sono pigmenti inorganici artificiali: il verderame è acetato basico di rame [Cu(CH3COO)22Cu(OH)2] prodotto esponendo lastre di rame a vapori di vino, mentre il resinato si ottiene per fusione del precedente in una resina naturale (colofonia o trementina veneta). Entrambi hanno bassa resistenza alla luce, alla calce e all’umidità, seppur ampiamente utilizzati nel Medioevo e nel Rinascimento per miniature e velature (assolutamente non adatto nell’encausto e nell’affresco).

Il Verde ftalato [ftalocianina e cloruro rameico] si ottiene clorurando la molecola di base delle ftalocianine fino ad ottenere, passando attraverso il blu, un colore verde brillante. Dotato di grande potere colorante e coprente, con ottima resistenza alla luce ed agli agenti chimici, è largamente impiegato per la formulazione di vernici, inchiostri da stampa e nella colorazione di materie plastiche. Utilizzabile anche nella tempera e nell’olio.

PIGMENTI VIOLA“La cosa deve essere andata così, che al cerchio cromatico fu fatta forza nel viola, ed esso si spezzò e si distese nell’arcobaleno quale serie di punti colorati procedenti in senso lineare.” [Paul Klee, 1930]

Page 18: Homepage - Chimicasabbia.altervista.org/alterpages/files/CLASSIDIPIGMENTI.docx · Web viewL’oltremare naturale viene usato fin dalla tarda antichità e si ritrova nei manoscritti

Il viola è un colore pigmento secondario composto da azzurro + rosso ed è il complementare del giallo, appartenente alle tinte fredde. Si può ottenere facilmente mescolando i due pigmenti primari, ma si ottengono tinte spente al contrario dei viola prodotti sinteticamente, particolarmente brillanti e vivaci.

Il Viola cobalto [arseniato di cobalto, Co3(AsO4)28H2O] è un pigmento inorganico sintetico ottenuto in polvere fine e trasparente mediante graduali aumenti di temperatura (prima sintesi nel 1850). Discretamente coprente, con ottima resistenza alla luce e all’umidità. Mescolabile con tutti i bianchi, dà ottimi risultati con il blu oltremare, il blu cobalto e con le lacche di garanza. Molto velenoso, non è compatibile con i colori a base di ferro e di rame. Utilizzabile in tutte le tecniche con particolare riguardo all’affresco, molto adatto all’olio.

Il Violetto o violetto minerale [miscela di pirofosfato manganoso, ammoniaca e fosfato di manganese, (NH4)2Mn2(P2O7)2Mn3(PO4)23H2O] è un pigmento inorganico sintetico inventato nel 1868 ottenuto attraverso un processo piuttosto complesso. Dotato di buon potere coprente, di buona resistenza alla luce e all’umidità, ma scarsamente resistente alla calce (quindi sconsigliato nell’affresco). Mescolabile con tutti i bianchi, non presenta le incompatibilità verso i colori a base di ferro e di rame tipiche del Viola cobalto.

Il Violetto di Marte [ossido ferrico, Fe2O3] è un pigmento organico sintetico che si ottiene per calcinazione ad alte temperature di ossido e solfato di ferro. Poco brillante, molto simile alla Terra di Siena bruciata, mostra un ottimo potere coprente, buona resistenza alla luce, all’umidità e alla calce. Noto fin dalla metà dell’800, è sconsigliato nell’olio e nell’encausto.

La Lacca viola è un colorante organico di origine vegetale costituito da alizarina che si ottiene per calcinazione delle radici della Rubia tinctorum, segue poi fissazione su supporto minerale inerte a base di allumina che impartisce la caratteristica trasparenza. Scarsamente resistente a luce, umidità e calce, è impiegata

esclusivamente nell’acquerello.

PIGMENTI INORGANICI DI COLORI VARI DI ULTIMA GENERAZIONE

Page 19: Homepage - Chimicasabbia.altervista.org/alterpages/files/CLASSIDIPIGMENTI.docx · Web viewL’oltremare naturale viene usato fin dalla tarda antichità e si ritrova nei manoscritti

Fin dal 1950 sono stati preparati sinteticamente ossidi metallici misti, conosciuti come pigmenti tipo spinelli [ossidi di alluminio contenenti altri metalli, Me – Me’Al2O4], rutilo [biossido di titanio con inclusioni di ossidi metallici, Ti2OMexOy] e zircone [silicato di zirconio con inclusioni di ossidi metallici, ZrSiO4Me2O3].Ogni pigmento ha una sua struttura cristallina ben definita che è determinata dal reticolo della specie ospite del tipo Spinello, Rutilo o Zircone; un altro ossido metallico viene fatto diffondere ad alta temperatura nel reticolo creando una soluzione solida o un nuovo composto.Gli ossidi metallici si comportano da gruppi cromofori ed impartiscono il colore caratteristico al composto finale.La maggior parte della specie ospite si trovano in natura incolori oppure contenenti impurezze che conferiscono loro il colore (ad esempio il corindone varietà rosso rubino). Tipici ossidi ospiti sono quelli dello zirconio, stagno, alluminio, titanio, silicio.Tipici gruppi cromofori sono gli ioni dei metalli di transizione come ferro, cromo, manganese, nichel, cobalto, rame e vanadio.Gli spinelli sono stati preparati in numero maggiore di 100 con colori diversi, più della metà sono scuri.I pigmenti a base zircone sono colorati in blu, giallo e rosa, mentre quelli a base rutilo sono gialli.Impiegabili in tutte le tecniche pittoriche, questi ossidi sono molto stabili chimicamente, inalterabili da agenti atmosferici, luce e calore, nonché compatibili con tutti gli altri pigmenti. Unico difetto, sono irritanti a livello inalatorio.