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PAUL-HENRY THIRY D‟HOLBACH TEOLOGIA PORTATILE ovvero PICCOLO DIZIONARIO DELLA RELIGIONE CRISTIANA a cura e con introduzione di TOMASO CAVALLO

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PAUL-HENRY THIRY D‟HOLBACH

TEOLOGIA PORTATILE ovvero

PICCOLO DIZIONARIO

DELLA RELIGIONE CRISTIANA

a cura e con introduzione di

TOMASO CAVALLO

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PAUL-HENRY THIRY D‟HOLBACH

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INTRODUZIONE

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VII

DIZIONARI SETTECENTESCHI E POLEMICA ANTIRELIGIOSA:

VOLTAIRE, D’HOLBACH E LE «FORBICI» DI DIDEROT.

Il faut sabrer la théologie. D. Diderot

Come sa ogni ragazzino di buona famiglia il secolo dei lumi è, tra

l‟altro, il secolo dei dizionari. A fronte del vistoso ampliamento del-

le conoscenze e del pubblico, anche femminile, in grado di leggere i

dizionari costituiscono un buon investimento sia per l‟editore, sia

per il lettore. Insieme con le antiche, espongono en raccourci, le

nuove conquiste del sapere, dispensando da letture inutili. Un buon

dizionario può sostituire un gran numero d‟altri libri. Il loro auten-

tico boom nel secolo dei lumi dimostra quanto i lettori del XVIII

secolo amassero avere a disposizione i preziosi strumenti informati-

vi costituiti dai Dizionari di Moreri, Bayle, Bruzen de la Martiniè-

re, dal Dictionnaire de la Bible di Dom Calmet, al Dictionnaire de

Trévoux, curato dai RR. PP. Gesuiti, per non dire dell‟Encyclopédie,

redatta da D‟Alembert e Diderot. Se tali pubblicazioni, spesso ec-

cellenti, avevano il torto di allineare una lunga serie di tomi in folio

poco maneggevoli e piuttosto costosi, a partire dagli anni trenta il

mercato librario comincia a moltiplicare in modo sempre più tangi-

bile l‟offerta di dizionari tascabili o, come si diceva all‟epoca, «por-

tativi».

Voltaire vi pensa fin dai giorni di Potsdam, nei primi anni cin-

quanta, per poi riprendere l‟idea nel decennio seguente. In un pri-

mo tempo lavora a un «dictionnaire d‟idées», concepito come un

resoconto su questioni metafisico-filosofiche ad uso personale di cui

non prevede la pubblicazione se non postuma,1 ma il progetto evol-

1 Si veda la lettera di Voltaire a Marie de Vichy de Chamrond, Marquise Du Def-

fand del 18 febbraio 1760: «Sono assorbito in un resoconto che compio per me stes-

so in ordine alfabetico di tutto ciò che debbo pensare su questo mondo e sull‟altro;

il tutto per mio uso personale e, forse, dopo la morte per l‟uso della gente onesta.

Procedo nel mio lavoro con la stessa franchezza con cui si muoveva nel suo Mon-

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INTRODUZIONE

VIII

ve rapidamente in direzione polemica, divenendo il formidabile

scritto militante – l‟anti-dizionario – che tutti conoscono. Anche

perché la situazione nel frattempo era precipitata e, a seguito della

burrasca suscitata dalla pubblicazione di De l’Esprit di Helvétius

(1758), il Parlamento di Parigi aveva decretato la sospensione di

pubblicazione e vendita dell‟Encyclopédie, mentre Clemente XIII, il

papa in carica, con apposito «breve» aveva ingiunto ai fedeli di

consegnare l‟opera ai vescovi, richiamati alla funzione pastorale «di

darla immantinente alle fiamme».2 Quando poi, con il discorso di

Pompignan all‟Accademia e con la commedia di Palissot al Théa-

tre-Français, contro gli enciclopedisti si scatena una vera e propria

campagna di linciaggio, Voltaire avverte il bisogno di un‟opera «in

cui i philosophes siano pienamente giustificati e l‟Infame confutata

e confusa». Riprende così il progetto polemico di dizionario imma-

ginato una prima volta a Potsdam nel settembre 1752 e, anche se

l‟opera non approda alla pubblicazione già nell‟estate del ‟60, in cui

Voltaire come immediata risposta a Palissot fornisce L’Ecossaise

per il teatro, il progetto non è più abbandonato. Vedrà finalmente

la luce, com‟è noto, nel luglio del 1764.

Il successo che corona la fatica voltairiana è considerevole: in

cinque anni, dal 1764 al 1769, il patriarca di Ferney allestisce quat-

tro edizioni del suo Dizionario, due delle quali nella sola annata

1765. Ogni edizione s‟arricchisce di nuove voci: lemmi importanti

come Tortura compaiono solo nell‟ultima edizione e il Dizionario

filosofico è ancora in via di continuo accrescimento quando, nel

1770, Voltaire comincia le Questions sur l’Encyclopédie, opera diver-

sa, ma anch‟essa ordinata alfabeticamente.3 Manifestamente Vol-

taigne ma, se non m‟inganno, avanzando con un passo un po‟ più fermo».

VOLTAIRE, Correspondance V, Paris 1980, p.797. 2 Si veda il Mandement de Monseigneur l’Archevêque de Paris, portant condannation

d’un livre qui a pour titre De l‟Esprit, Paris 1758. Su tutto il caso Helvétius e

l‟utilizzo «anti-enciclopedistico» da parte del mondo clericale si veda: D. W. SMITH:

Helvétius, A Study in Persecution, Oxford 1965. 3 Su diffusione e funzione di dizionari e anti-dizionari all'epoca si veda, B. DIDIER:

Alphabet et raison, Le paradoxe des dictionnaires au XVIIIe siècle, Paris 1996 e il

recente numero monografico Dictionnaires en Europe, «Dix-huitième Siècle», n. 38,

2006, a cura di M. LECA-TSIOMIS.

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TOMASO CAVALLO

IX

taire e con lui molti «enciclopedisti» del XVIII secolo allo spinozia-

no ordine geometrico seicentesco preferiscono un ordine «alfabeti-

co» in cui trovano la forma più adatta alla loro versatilità. Per

quanto riguarda Voltaire, egli da molto tempo scriveva testi brevi,

vivaci, facilmente adattabili a figurare come lemmi d‟un dizionario,

ma agli inizi del ‟63 si dice «tentato di mettere ogni cosa in un di-

zionario», quasi che ormai pensasse spontaneamente per lemmi.

Questa modalità d‟espressione gli diviene a tal punto congeniale da

essere tentato di credersi l‟inventore della parola portatif aggiunta

nel titolo al Dictionnaire Philosophique. In realtà il termine compa-

re ben prima dell‟opera voltairiana del 1764. Tra il 1738 e il 1763,

solo in Francia, si sono contati sino a trenta dizionari tascabili, tra i

quali un Dictionnaire théologique portatif (1756) e un Dictionnaire

portatif des cas de conscience (1759) e addirittura un‟opera di Chica-

neau de Neuvillé che ha lo stesso titolo dell‟opera di Voltaire, Dic-

tionnaire philosophique portatif, ma edito fin dal 1756 e riedito nel

‟62 e nel ‟64. Dal 1769 il titolo del Dictionnaire philosophique porta-

tif voltairiano diventa comunque La Raison par alphabet. A indur-

re Voltaire a questo cambiamento di titolo è forse la comparsa di

una «pericolosa» Théologie portative, allestita dalla «panetteria» del

barone d‟Holbach?4

* * *

La fine degli anni ‟50 costituisce il momento di crisi più acuta

per gli intellettuali progressisti raccolti nell‟impresa della diffusione

dei «lumi» tramite l‟Encyclopédie. Tuttavia, a partire dalla seconda

metà degli anni ‟60, i philosophes tornano decisamente al contrat-

tacco. Negli anni difficili della repressione clericale e governativa

4 Sulla copia della Théologie portative, che si fa sollecitamente procurare da Dami-

laville, Voltaire ha annotato di suo pugno «livre dangereux», anche se, come si ve-

drà, non ha mancato di divertirsi alla lettura delle «plaisanteries continuelles par

ordre alphabetique» ch‟essa contiene. Voltaire comunque smentisce recisamente le

voci che gli attribuiscono la Théologie portative. Cfr. la lettera a Madame Du Def-

fand del 18 aprile 1768 in cui l‟attribuisce fantasiosamente ad un «ex-mathurin

nommé Laurent»: «questo bel tomo – prosegue la lettera – non manca di spirito e

nella sua Teologia portatile vi sono addirittura cose molto divertenti».VOLTAIRE,

Correspondance, IX, Paris 1985, p.448.

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INTRODUZIONE

X

seguita al caso Helvétius, Diderot è sì abbandonato da D‟Alembert,

ma non è abbandonato da d‟Holbach,5 le cui dimore in rue Saint-

Roch e al Grandval divengono sempre più il rifugio, e al tempo

stesso il quartier generale, che ai philosophes permette di «sverna-

re», resistere e organizzare una controffensiva in piena regola. Coa-

diuvato dai fratelli Naigeon, d‟Holbach per oltre un decennio sfor-

na instancabilmente, a getto continuo, materiale di propaganda

anticlericale, anticristiana, antireligiosa che per lo più traduce dall‟

inglese, ma che spesso elabora anche in proprio.6

5 Per una felicissima ricostruzione della biografia e dell‟opera di d‟Holbach il letto-

re italiano ha a disposizione l‟introduzione di S. TIMPANARO a: HOLBACH: Il buon

senso, Milano 1985. Sulla teoria della religione in d‟Holbach, fondamentale la mo-

nografia di A. MINERBI-BELGRADO: Paura e ignoranza: studio sulla teoria della reli-

gione in d’Holbach, Firenze, 1983. Si veda inoltre il numero della rivista Corpus, nn.

22/23, 1992, interamente dedicato all‟opera epistemologica e politica di d‟Holbach,

a cura di J. BOULAB-AYOUB. 6 Sull‟attività di traduzione e divulgazione di testi scientifici si veda: P. NAVILLE,

P. H. T. D’Holbach et la philosophie scientifique au XVIIIe siècle, Paris 1943 (tr. it.

Milano 1967), nonché le puntuali considerazioni critiche di G. Micheli, in «Storia

del pensiero filosofico e scientifico» a cura di L. Geymonat, cap. XIII, Milano 1971.

Un elenco indicativo delle principali traduzioni di opere antireligiose, per lo più da

deisti inglesi, contempla le seguenti opere: 1) Esprit du clergé, ou le Christianisme

primitif vengé des entreprises et des excés de nos Prêtres modernes, Londres, (Amster-

dam) 1767 (il testo apparso in inglese nel 1720 con il titolo The indipendent Whig,

era opera di TH. GORDON, noto per i suoi commenti a Tacito e a Sallustio ed era

stato scritto in collaborazione con John Trenchard. (Cfr. la lettera di Voltaire a Fe-

derico II del 1 settembre 1738, Correspondance, II, Parigi 1977, p.234). Il libro fu

parzialmente riscritto da d‟Holbach e ritoccato da Naigeon che secondo una nota

manoscritta di suo fratello «lo ateizzò il più possibile»: venduto in grande segretez-

za e a caro prezzo – per «neutralizzare» il rischio che correvano coloro che lo dif-

fondevano – era un violento attacco contro lo spirito di dominazione che caratte-

rizzava il clero cristiano dell‟epoca. 2) De l’imposture sacerdotale, ou Recueil de Piè-

ces sur le clergé, Londres (Amsterdam) 1767, un‟altra edizione nel 1772 con il titolo

De la Monstruosité pontificale: contiene traduzioni di diversi pamphlets tra cui

DAVIDSON, A true picture of Popery; BROWN, Popery as a Craft, London 1735;

GORDON: Apology for the danger of the Church, 1719; GORDON: The Creed of an Indi-

pendent Whig, 1720. 3) Examen des prophéties qui servent de fondement à la religion

Chrétienne, Londres (Amsterdam) 1768, traduzione da COLLINS, A discourse on the

Grounds and Reasons of the Christian Religion, London 1724. 4) David, ou l’histoire

de l’homme selon le coeur de Dieu, trad. da P. ANNET e J. NORTLOOK: David or the

Man after God’s Heart. 5) Les prêtres démasqués ou des iniquités du clergé chrétienne,

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TOMASO CAVALLO

XI

Una letteratura anticristiana clandestina circolava fin dai giorni

dei «libertini eruditi»,7 per non dire dai giorni delle Toledoth Jeshu e

dell‟Heptaplomeres di Jean Bodin: ma si trattava prevalentemente

Londres 1768. Traduzione di 4 discorsi pubblicati sotto il titolo: The Ax laid to the

root of Christian Priestercraft by a layman, London 1742. 6) Lettres philosophiques…

Londres (Amsterdam) 1768, traduzione da TOLAND Letters to Serena, London 1704.

Il libro divenuto rarissimo ai tempi di d‟Holbach aveva causato un grande scanda-

lo alla sua apparizione ed era ricercatissimo: contiene 5 lettere di Toland con prefa-

zione di d‟Holbach e di Naigeon. Le materie trattate: l‟origine dei pregiudizi, il

dogma dell‟immortalità dell‟anima, l‟idolatria, la superstizione, il sistema di Spino-

za e le origini del movimento nella materia. 7) De la Cruauté religieuse, Londres

(Amsterdam) 1769, traduzione di Considerations upon war, upon cruelty in general

and religious cruelty in particular, London 1761. 8) Dissertation critique sur les tour-

ments de l’enfer, traduzione da WHITEFOOT: The Torments of the Hell, London 1658.

9) Recueil philosophique, edito da NAIGEON, Londres (Amsterdam) 1770, contiene la

traduzione dei saggi di D. HUME: Dissertazione sull’immortalità dell’anima, Disser-

tazione sul suicidio, nonché un Estratto dal libro di TINDAL, Christanity as old as

Creation. 10) Esprit de Judaisme, ou Examen raisonné de la Loi de Moyse, (Londres)

Amsterdam, 1770 (1769) traduzione da A. COLLINS. Con l‟eccezione di alcuni scritti

propri di d‟Holbach quest‟opera è una delle denunce più aspre di Giudaismo e Cri-

stianesimo che si possano trovare a stampa. 11) Examen critique de la vie et des ou-

vrages de Saint Paul, Londres (Amsterdam) 1770, traduzione da P. ANNET, History

and character of Saint Paul examined. Nuova edizione nel 1790; 12) De la nature

humaine, ou Exposition des facultés, des actions et des passions de l’âme, Londres

(Amsterdam) 1772; (traduzione da TH. HOBBES).Ristampato in un‟edizione france-

se delle opere di Hobbes curate da d‟Holbach e Sorbière nel 1787, comparso per la

prima volta in inglese nel 1640, omesso nell‟edizione latina stampata ad Amster-

dam, amato da d‟Holbach per la sua brevità come una delle opere più felici di

Hobbes. 13) Discours sur les Miracles de J. Christ, (Amsterdam 1780?) traduzione

da TH. WOOLSTON, molto ammirato da d‟Holbach. 7 Si vedano in merito oltre ai classici R. PINTARD: Le libertinage érudit dans la pre-

miere moitié du XVIIe siècle, Paris 1943 (rist. Genève 1988), G. SPINI, Ricerca dei

libertini. La teoria dell’impostura delle religioni nel Seicento italiano, Roma 1950

(rist.con aggiunte, Firenze 1983), si vedano inoltre gli atti del convegno genovese

del 1980 dedicato a Ricerche su letteratura libertina e letteratura clandestina nel Sei-

cento, con significativi contributi di N. BADALONI, T. GREGORY, G. PAGANINI, G.

CANZIANI, P. CRISTOFOLINI, M. IOFRIDA (Firenze 1981); O. BLOCH (a cura di), Le

materialisme du XVIIIe siècle et la litterature clandestine, Paris 1982. Sulle „toledot‟

come letteratura anticristiana di fonte ebraica si vedano: D. J. LASKER: Jewish

Philosophical Polemics against Christianity in the Middle Ages, N. York 1977; G.

SCHLICHTING, Ein jüdisches Leben Jesu, Tübingen 1982; R. DI SEGNI, Il vangelo del

Ghetto, Roma 1985.

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INTRODUZIONE

XII

di manoscritti dalla diffusione necessariamente limitata e quasi i-

nabbordabili quanto a costo. Il salto di qualità impresso dal piano

d‟azione antireligioso-anticlericale di d‟Holbach è l‟utilizzazione

massiccia della stampa sia pure anch‟essa rigorosamente clandesti-

na. L‟obiettivo è certo lo stesso di Voltaire: écraser l’Infâme, abbat-

tere il potere di un clero che diffonde al contempo superstizione, fa-

natismo e repressione. Ma la coterie holbachique va ben oltre Voltai-

re e il suo incrollabile deismo, ancorato alla necessità ontologica di

un artefice intelligente di quella straordinaria opera d‟arte che è la

natura,8 nonché convinto dell‟utilità sociale del Dio remuneratore.

D‟Holbach, scandalosamente, non si limita come Voltaire a volersi

liberare dei preti e della religione positiva da essi professata, mira

decisamente più in alto e più in profondo: intende liquidare l‟idea

stessa di Dio.

***

Munizione leggera, ma non certo caricata a salve, tra la fitta

grandinata di bombe che la temeraria artiglieria allestita dalla cote-

rie holbachique fa piovere per oltre un decennio sulle dimore del Si-

gnore, l‟incendiaria Théologie portative holbacchiana comincia la sua

circolazione clandestina a Parigi e per l‟Europa a partire dall‟estate

del 1767. Se durante gli anni cinquanta il lavoro intellettuale di

d‟Holbach era consistito essenzialmente nella diffusione dei risulta-

ti della cultura scientifica tedesca, dopo gli anni ‟60, come s‟è detto,

il suo impegno precipuo si rivolge alla traduzione e alla redazione in

proprio di letteratura anti-religiosa. In questo quadro la Théologie

portative, sfruttando la voga del dizionario tascabile prepotente-

mente rilanciata da Voltaire, è uno dei titoli più ricercati sul mer-

cato. Già l‟edizione delle opere di Boulanger e dell‟apocrifo Cristia-

nesimo svelato aveva indicato chiaramente la direzione impressa dal

barone al proprio lavoro intellettuale, ma a partire dal 1767, come

notano i contemporanei, dal suo quartier generale parte una vera e

propria grandinata di proiettili infuocati destinati ad abbattersi sul

8 Sul tema si veda l‟inappuntabile ricostruzione di S. LANDUCCI, I filosofi e Dio,

Roma-Bari 2005.

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TOMASO CAVALLO

XIII

tempio del Signore, senza che in nessun modo si cerchi di rispar-

miare dai colpi il Dio uno e trino in persona.9

La tesi fondamentale della Teologia portatile, presentata a chiare

lettere fin dal Discorso preliminare, ma sostenuta ovunque nelle

molteplici pubblicazioni che d‟Holbach fa stampare dai torchi o-

landesi di Marc-Michel Rey, è presto detta. Frutto dell‟immaturità

e dell‟ignoranza, dell‟imbecillità di una umanità scarsamente at-

trezzata a fronteggiare le difficoltà dell‟ambiente naturale in cui

vive, la religione è sorta dalla paura come immaginario mezzo di

protezione a fronte dei pericoli e delle calamità reali che incombono

sulla vita degli uomini, ma deve la sua istituzionalizzazione, il suo

sviluppo e la sua secolare sopravvivenza agli incomparabili servigi

che essa è in grado di rendere a ordinamenti sociali gerarchizzati in

funzione di privilegi non giustificabili razionalmente e conseguen-

temente repressivi. Religione e impostura sacerdotale sono sostan-

zialmente la stessa cosa. Come avverte il «Discorso preliminare»: «i

teologi fanno la religione e la religione non ha mai altro se non i

teologi come suo oggetto». Non diversamente discettava con

l‟amante, dinnanzi alle cortine di un‟alcova, l‟abate del fortunato

romanzo libertino un tempo ospitato all‟Enfer della Biblioteca na-

zionale di Parigi, Thérèse Philosophe, attribuito al marchese

d‟Argens:

Tutte le religioni sono nate sul terreno della paura. Le cause di que-

sta paura sono calamità, tuoni, fulmini, uragani, tempeste…

L‟uomo, che si sentiva impotente di fronte agli eventi naturali, cercò

9 Si veda, oltre al D‟Alembert citato più oltre nel testo, ciò che ne scrive Diderot a

Sophie Volland il 22 novembre 1768 (D. DIDEROT, Correspondance, VIII, Paris

1962, p.234): «Piovono bombe nella casa del Signore. Ho sempre paura che qual-

cuno di questi artiglieri temerari non finisca col farsi male. E si tratta delle Lettere

filosofiche, tradotte, o supposte tradotte, dall‟inglese di Toland; si tratta dell‟Esame

delle profezie, della Vita di Davide, o dell’uomo secondo il cuore di Dio, si tratta in-

somma di mille diavoli scatenati. - Ah! Madame de Blacy, io temo che il Figlio

dell‟Uomo sia alla porta e che sia vicina la venuta d‟Elia e che noi si sia prossimi al

regno dell‟Anticristo. Tutti i giorni, appena alzato, guardo dalla finestra per vedere

se la grande prostituta di Babilonia non s‟aggiri già per le strade con la sua grande

coppa in mano e se non stia comparendo qualcuno tra i segni preannunziati nel

firmamento.»

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INTRODUZIONE

XIV

rifugio presso esseri più forti di lui. Solo successivamente uomini a-

vidi, politici e filosofi raffinati hanno capito quale vantaggio poteva

essere tratto dalla credulità popolare. A tal fine inventarono una

molteplicità di dèi tanto fantastici quanto crudeli che non servivano

ad altro scopo se non a consolidare e mantenere posizioni di potere

di fronte alla moltitudine.10

Come già Machiavelli e Hobbes, la maggior parte degli illumini-

sti settecenteschi non ha dubbi al riguardo. Gli istituzionalizzatori

e gestori della religione sono d‟un‟altra pasta rispetto al popolo, fa-

cile preda sia del timore sia delle più inverosimili credenze. Nella

loro «raffinatezza» e nella loro «avidità» non c‟è traccia di senti-

mento religioso; piuttosto c‟è la consapevole determinazione ad uti-

lizzare la religione come mezzo di dominio. La religione, come Spi-

noza aveva detto con incomparabile chiarezza nel Trattato teologico-

politico, educa all‟ubbidienza, non alla libertà, all‟autonomia,

all‟eguaglianza. Il suo compito è stabilire durevolmente

nell‟interiorità dei sudditi la disponibilità al sacrificio.

I philosophes, di casa nelle dimore del barone d‟Holbach, sono

convinti che i potenti sappiano bene tutto questo e che, se lasciano

stare le cose così come sono, lo fanno perché ne lucrano vantaggi

sostanziosi. In particolare la coscienza dei detentori del potere reli-

gioso non sarebbe affatto irretita nell‟autoinganno religioso, benché

essi facciano sì che l‟illusione si autoalimenti e continui ad operare,

visto che opera a loro favore. I ministri della religione non credono,

ma fanno credere, essendo necessario che il numero degli sciocchi

sia grande, affinché resti piccolo il numero dei privilegiati.

Anche la Théologie portative che nell‟ironia, nel sarcasmo, nella

serie continua di plaisanteries cerca la via per propagandare un bel-

licoso anticlericalismo e un non meno deciso anti-cristianesimo,

rientra a pieno titolo all‟interno della teoria illuministica della reli-

gione, nota come teoria dell‟impostura sacerdotale o Priesterbetru-

gstheorie, una concezione da sempre screditata, ma forse non inde-

gna di rivisitazione.11 Che la tesi dell‟impostura dei preti non goda e

10 Thérèse Philosophe, ou Mémoires pour servir à l’histoire du P. Dirrag et de Made-

moiselle Eradice (par le marquis d‟Argens), La Haye 1748, I, p.143. 11 Un primo passo in tale direzione è stato compiuto da P. SLOTERDJK ai tempi del-

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PAUL-HENRY THIRY D‟HOLBACH

TEOLOGIA

PORTATILE o

DIZIONARIO ABBREVIATO DELLA RELIGIONE CRISTIANA

a cura dell’Abate Bernier

Licenziato in Teologia

Audite hoc Sacerdotes, et attendite Domus

Israël, et Domus Regis auscultate: quia vobis

Judicium est, quoniam Laqueus facti estis speculationi

et rete expansum super Thabor.

Osea, cap.V, v.1.

1768

[Ascoltate questo, o Sacerdoti, state attenti, gente d‟Israele, o casa del re,

porgete l‟orecchio, poiché contro di voi si fa giudizio. Voi foste infatti un

laccio alla speculazione, una rete tesa sul Tabor.]

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DISCORSO PRELIMINARE

Constitues eos principes super omnem terram.

Li stabilirete per comandare a tutta la Terra.

(Salmo 44, 17)

Ogni pena merita salario. Le leggi dell‟equità esigono che in una

nazione i cittadini siano ricompensati o puniti a seconda dei van-

taggi che procurano, o dei mali che arrecano ai loro concittadini.

L‟interesse generale esige che gli uomini più utili siano i più consi-

derati, che coloro che sono inutili siano svergognati e disprezzati,

che coloro che sono dannosi siano detestati e puniti. È su questi

principî evidenti che vanno regolati i nostri giudizi. I ranghi, le pre-

rogative, gli onori, le ricchezze sono ricompense che la società – o

chi la rappresenta – distribuisce alle persone che le prodigano i ser-

vigi più importanti, o di cui essa ha maggiormente bisogno. Se la

società s‟ingannasse al riguardo, se accumulasse i segni della sua ri-

conoscenza su persone indegne, inutili o dannose, nuocerebbe a se

stessa e la sua condotta stravagante deriverebbe infallibilmente da

qualche opinione falsa o da qualche pregiudizio.

Questi principî sono di natura tale da non essere contestati da

nessuno. Sono seguiti in tutte le nazioni che, con le distinzioni che

accordano, paiono sempre riconoscere i vantaggi ch‟esse stesse rice-

vono o che per lo meno si attendono. Esse rendono i loro omaggi ai

sovrani, affidano loro un potere più o meno esteso, accordano loro

entrate e sussidi, perché li considerano come le fonti del benessere

nazionale e perché vogliono compensarli delle penose cure del go-

verno. Esse onorano i nobili e i grandi perché li considerano come

difensori dello Stato, come cittadini più degli altri illuminati e ca-

paci di guidarli aiutando il sovrano nei lavori dell‟amministrazione.

Infine queste nazioni mostrano la loro più profonda venerazione ai

preti perché, a ragione, li considerano come un ordine di uomini

scelti dalla divinità stessa per guidare gli altri nella via della salvez-

za, la quale ha da essere l‟oggetto dei più ardenti desideri dei popoli

qualora siano sufficientemente savi da sentire la preferenza merita-

ta dai beni eterni e durevoli rispetto ai beni temporali e caduchi di

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DISCORSO PRELIMINARE

6

questo mondo che non è che un passaggio per arrivare a una vita

assai migliore.

La religione è uno dei più grandi moventi dell‟uomo. Le false re-

ligioni, opera dell‟impostura, condividono con la vera, che è opera

della divinità, il diritto di produrre impressioni vive e profonde sul-

lo spirito delle nazioni. Penetrati di rispetto per una divinità sem-

pre incomprensibile, agitati da paure e speranze – in una parola:

religiosi – tutti i popoli della terra hanno considerato i preti come

gli uomini più utili, come coloro i cui lumi e soccorsi erano i più ne-

cessari. Di conseguenza, in ogni paese il clero ha sempre costituito il

primo ordine dello Stato. Fu in diritto di comandare a tutti gli al-

tri, godette dei più grandi onori, fu colmato di ricchezze, ebbe un

potere addirittura superiore a quello dei sovrani, obbligati in ogni

epoca a piegare le ginocchia davanti ai ministri di potenze ignote

che ricevono le adorazioni dei popoli.

Quasi sempre ed ovunque i preti sono stati i padroni dei re. Ben

lungi dall‟estendersi sui ministri del Cielo, il potere sovrano fu ob-

bligato a cedervi, mentre i preti beneficiarono di grandezza, consi-

derazione e impunità. Spesso essi giustificarono i loro eccessi con il

volere degli dèi, essi pure ai loro ordini. In una parola, cielo e terra

furono obbligati ad obbedire loro e i sovrani non trovarono altro

mezzo per esercitare l‟autorità affidata loro se non sottomettendosi

anch‟essi all‟autorità più temibile dei ministri degli dèi.

I preti delle false religioni che vediamo diffuse sulla terra godono

dunque, al pari dei preti della vera religione, del potere più illimita-

to. Tutto è ben accolto dai popoli quando è meraviglioso, o quando

proviene dalla divinità. Essi non esaminano mai nulla che sia assi-

curato loro dai preti, abituati dovunque a comandare alla loro ra-

gione e a soggiogare il loro intelletto. Non c‟è quindi da stupirsi se

dappertutto si vede il sacerdozio godere di privilegi immensi, di ric-

chezze inesauribili, di un‟autorità sempre rispettata e, infine, del

potere di fare del male senza esserne punito. Lo vediamo in ogni

paese prescrivere riti, usanze, cerimonie talora bizzarre, inumane,

irragionevoli; lo vediamo trarre profitto da una folla d‟invenzioni

che, sempre sulla parola, si considerano divine. Quasi in ogni paese

i preti hanno sacrificato degli uomini. Bisognava rendere gli dèi ter-

ribili perché i loro ministri fossero e più rispettati, e meglio ricom-

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PAUL-HENRY THIRY D’OLBACH

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pensati. Essi hanno introdotto usanze religiose utili ai loro piaceri,

alla loro avarizia e alle loro passioni. Infine, hanno commesso dei

crimini agli occhi dei popoli i quali, sotto l‟incantesimo in cui si

trovavano, anziché punirli sono stati loro riconoscenti per i loro ec-

cessi, credendo che il cielo sarebbe stato loro più propizio quanto

più i loro preti fossero criminali.

Tra i Fenici Moloch esigeva che gli si sacrificassero dei bambini.

Sacrifici analoghi erano compiuti dai Cartaginesi. La dea della Tau-

ride voleva che le si immolassero gli stranieri; il Dio dei Messicani

esigeva migliaia di vittime umane; i druidi, tra i Celti, sacrificavano

i prigionieri di guerra. Il Dio di Maometto voleva che si insegnasse

la sua religione con il ferro e il fuoco e, di conseguenza, esigeva che

gli si sacrificassero intere nazioni. Infine, i preti del Dio vivente per

rabbonirlo – come è ragionevole – hanno fatto perire un numero di

uomini maggiore di quello degli uomini mai immolati dai preti di

tutte le nazioni assieme.

In effetti, ciò che è abuso e crimine nelle false religioni, nella ve-

ra religione diviene legittimo e santo. Il Dio che noi adoriamo è in-

dubbiamente il più grande e non dev‟essere meno temibile dei falsi

dèi pagani; i suoi preti non debbono essere né meno rispettati, né

meno ricompensati dei loro. Di conseguenza vediamo che i ministri

di Jehova senza divertirsi a frugare nelle viscere di qualche vittima,

vuoi umana, vuoi animale, in onore della vera divinità hanno d‟un

tratto fatto sgozzare città, eserciti, nazioni. Fu senza dubbio per

provare la sua superiorità e per penetrarci del santo rispetto dovuto

ai suoi ministri.

Così, lungi dall‟imputare loro come un crimine i numerosi sacri-

fici che hanno fatto o causato sulla terra, questi debbono piuttosto

ispirarci un alto concetto del nostro Dio. Lungi dal biasimare que-

ste sante persecuzioni, queste sante macellerie, questi supplizi i-

nauditi che parrebbero atrocità e crimini ad occhi prevenuti, noi

dobbiamo raddoppiare la sottomissione per i ministri che ci inse-

gnano la grandezza divina e che compiono così grandi cose per pia-

cerGli. È vero che l‟umanità ribelle può qualche volta rivoltarsi

contro pratiche che la natura e la ragione disapprovano, ma sap-

piamo che la natura è corrotta e la ragione ci inganna; per questo

deve bastarci la fede e con la fede i nostri preti non hanno mai tor-

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DISCORSO PRELIMINARE

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to.

È dunque con gli occhi della fede che dobbiamo considerare le

azioni dei nostri preti. Allora troveremo sempre che la loro condot-

ta è giusta e che quella che parrebbe criminale o irragionevole è

spesso l‟effetto di una saggezza profonda, di una politica prudente e

deve essere approvata dalla divinità, la quale non giudica le cose

alla stregua dei deboli mortali. In una parola, con molta fede nelle

azioni del clero non vedremo mai nulla che possa scandalizzarci.

Ciò posto, ci sarà facile giustificare i nostri preti e i nostri vesco-

vi dei pretesi eccessi che rimproverano loro uomini profani e super-

ficiali, o empi completamente privi di fede. Spesso li si accusa infat-

ti di smisurata ambizione, si parla in termini indignati delle impre-

se del sacerdozio contro il potere civile, si è rivoltati dall‟orgoglio di

quei pontefici che s‟arrogano il diritto di comandare ai sovrani in

persona, di deporli, di privarli della corona. Ma in fondo vi è qual-

cosa di più legittimo? I prìncipi, al pari dei loro sudditi, non sono

sottomessi alla Chiesa? I rappresentanti delle nazioni non debbono

cedere ai rappresentanti della divinità? Vi è qualcuno sulla terra

che possa contestare tale rappresentanza a coloro che sono i deposi-

tari della potenza dell‟Altissimo?

Agli occhi di un cristiano pieno di fede nulla è dunque meglio

fondato delle pretese del sacerdozio. Nulla è più criminale che resi-

stere ai ministri del Signore, nulla è più presuntuoso che volersi

porre sullo stesso piano con loro, nulla è più temerario che preten-

dere di giudicare o sottomettere uomini interamente divini a leggi

umane. I preti sono sotto la giurisdizione di Dio e, poiché sono in-

caricati di esercitarla, ne segue che non possono essere sottomessi

che a se stessi.

Le relazioni di alcuni viaggiatori ci informano che sulla costa

della Guinea i re sono obbligati a subire una cerimonia sacerdotale

necessaria al loro insediamento e senza la quale i popoli non ne ri-

conoscerebbero l‟autorità. Il principe si stende a terra mentre il

pontefice gli passeggia sul ventre, gli mette il piede sul collo, facen-

dogli giurare che sarà sempre ubbidiente al clero. Se il pontefice

d‟un miserabile feticcio esercita un diritto tanto onorevole, a più

forte ragione quale deve essere il potere del sovrano pontefice dei

cristiani, vicario di Cristo in terra, rappresentante del Dio

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PAUL-HENRY THIRY D’OLBACH

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dell‟universo, vice-gerente del re dei re!

Ogni uomo ben convinto della grandezza del suo Dio deve essere

penetrato della grandezza dei suoi preti. Tanto vale negare

l‟esistenza di quel Dio, se si rifiutano gli onori dovuti ai suoi mini-

stri. Si vede dunque che nulla deve essere più grande sulla terra di

un prete, un monaco, un cappuccino e che i prìncipi dei preti sono i

più grandi tra i mortali. Il curato è sempre il primo uomo del suo

villaggio e il papa è, incontestabilmente, il primo uomo del mondo.

La salvezza è la sola cosa necessaria; noi non siamo in questo

mondo se non per conseguirla con timore e tremore. Noi dobbiamo

temere Dio e tremare davanti ai suoi preti. Essi sono i padroni del

Cielo, ne possiedono le chiavi, essi soli conoscono il cammino che vi

conduce. Dal che segue evidentemente che ad essi noi dobbiamo

obbedire più che non ai re di questa terra, il cui potere non si esten-

de che ai corpi, mentre quello dei preti s‟estende ben al di là dei li-

miti di questa vita. Che dico! Se gli stessi re hanno, come debbono,

il desiderio di salvarsi, bisogna che si facciano ciecamente condurre

dalle guide e dai piloti spirituali, i soli in grado di procurare la feli-

cità eterna a quanti si mostrano docili alle loro lezioni. Segue da ciò

che i prìncipi indocili nei confronti dei loro preti difettano indub-

biamente di fede e possono, con il loro esempio, annientare la fede

nella mente dei loro sudditi. Ma poiché senza fede è impossibile sal-

varsi e poiché la cosa di tutte più importante è la salvezza, si deve

concludere che spetta al clero vedere ciò che bisogna fare dei prìn-

cipi indocili o senza fede: sovente esso trova che oportet unum mori

pro populo,1 dottrina assai spiacevole per i re, molto nociva alla so-

cietà, ma con cui i Gesuiti assicurano che la Chiesa deve trovarsi

benissimo e che il Santissimo Padre non ha mai avuto il coraggio di

condannare.

Si vede dunque che i prìncipi sono, in coscienza e per interesse,

obbligati ad essere sempre sottomessi al clero. I sovrani non hanno

autorità in questo mondo se non perché la Chiesa sia prospera. Lo

Stato non potrebbe essere felice se i preti non fossero contenti. Co-

1 È meglio che muoia un uomo solo per il popolo: citazione delle parole del sommo sa-

cerdote Caifa, ricordate dal vangelo di Giovanni (18, 14): «expedit unum hominem

mori pro populo.» (ndt).

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ABATE. È un padre spirituale che beneficia delle entrate temporali

legate a un‟abbazia, a condizione di dire il suo breviario, di tormen-

tare i suoi monaci e di perorare contro di loro. Non tutti gli abati

del mondo beneficiano di un‟abbazia, benché ne abbiano una gran

voglia. Molti non beneficiano che del diritto d‟andare vestiti di ne-

ro, di portare una facciuola e propagare dicerie.

ABBAZIE. Asili consacrati contro la corruzione del secolo che, in

tempi di fede viva, furono fondati e dotati da parte di santi brigan-

ti. Destinati a ricevere un certo numero di cittadini o cittadine uti-

lissimi, che si consacrano a cantare, a mangiare, a dormire: il tutto

perché i loro concittadini lavorino con successo.

ABNEGAZIONE. Virtù cristiana che è l‟effetto di una grazia so-

prannaturale. Consiste nell‟odiare se stessi, nel detestare il piacere,

nel temere come la peste tutto quanto è gradevole; ciò che diventa

facilissimo per poco che si abbia una dose di grazia efficace o suffi-

ciente a uscir di senno.

ABRAMO. È il padre dei credenti. Fu mentitore, fu becco, si mozzò

il prepuzio e mostrò tanta fede che, se non ci avesse messo la mano

un angelo, avrebbe tagliato la giugulare al figlio che il buon Dio,

per ischerzo, gli aveva detto d‟immolare. Di conseguenza Dio strin-

se un‟alleanza eterna con lui e la sua posterità, ma il figlio di Dio ha

poi annullato questo trattato per delle buone ragioni che suo papà

non aveva in alcun modo presentito.

ABUSI. Talora s‟insinuano nella Chiesa, nonostante le vigili cure

della divinità; comunque li si riforma, quando suscitano troppe

proteste. Del resto è solo la gente senza fede a notare tali abusi;

quelli che hanno fede a sufficienza non li notano mai.

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TEOLOGIA PORTATILE

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ACQUA BENEDETTA. Tra i pagani si chiamava acqua lustrale, ma i

nostri preti la rendono santissima e cristianissima e assai efficace

con l‟aiuto di qualche incantesimo che si trova in libroni ermetici

chiamati rituali.

ADAMO. È il primo uomo. Dio ne fece uno scioccone che, per com-

piacere sua moglie, ebbe la stupidità di morsicare una mela che i

suoi discendenti non sono ancora riusciti a trangugiare.

AGNELLO DI DIO. È Gesù Cristo. La Scrittura ci dice di temere la

collera dell’agnello, che, secondo l‟Apocalisse, è più malvagio d‟un

lupo e più collerico d‟un tacchino. Vedete Inferno.

AGNUS-DEI. Agnelli di cera benedetti direttamente dal papa e che

di conseguenza hanno ricevuto di prima mano la virtù miracolosa

di scacciare i sortilegi, gli incantesimi e le tempeste.1 Ecco perché il

tuono non cade mai sul paese che sia provvisto di questa santa

mercanzia.

ALIENAZIONE. I beni ecclesiastici sono inalienabili. I preti non ne

sono che i custodi, è Dio ad esserne il proprietario. Egli però è sem-

pre minorenne e sotto la tutela della Chiesa. Non è permesso ai pre-

ti che d‟alienare le loro menti, ovvero quelle dei devoti che ascolta-

no le loro sante lezioni.

ALIMENTI. Nulla è più importante per la salute che saper scegliere

tra gli alimenti. La Chiesa romana, da buona madre, s‟interessa alla

salute dei suoi figli: prescrive loro un regime e spesso li mette a die-

ta. Vedete Digiuno e Magro.

ALTARI. Sono le Tavole di Dio, disgustato di tutti i pasti che gli

venivano serviti un tempo. Oggi egli vuole oggi che i suoi sacrifica-

tori gli servano il suo proprio figlio, che essi stessi mangiano in se-

guito o fanno mangiare ad altri, riservandosi, come giusto, la salsa.

1 Su rito e funzione della distribuzione degli agni di cera il sabato in albis si veda:

A. PARAVICINI BAGLIANI: Il corpo del papa, Torino 1994, pp.109-115. (ndt).

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Alla vista di questo ghiotto pasto la collera del Padreterno disar-

ma; egli è l‟amico del cuore di tutti coloro che vengono a sgranoc-

chiargli il caro figlio all‟ombra della sua barba.

L‟altare, in un senso figurato, è sempre opposto al trono; il che si-

gnifica che i preti danno spesso del filo da torcere ai sovrani. Tut-

tavia quando la Chiesa è attaccata è giusto gridare che si minano e

il trono e l’altare: ciò rende la Chiesa interessante e fa sì che il so-

vrano si creda obbligato in coscienza d‟entrare nella controversia e

interessarsi per essa anche contro i propri interessi. Quando i prìn-

cipi hanno fede è facile far capire loro che chi ce l‟ha con la Chiesa

ce l‟ha anche con loro.

AMOR DIVINO. È l‟attaccamento sincero che ogni buon cristiano,

sotto pena d‟essere dannato, deve avere per un Essere sconosciuto

che i teologi hanno reso il più possibile malvagio, al fine di mettere

alla prova la sua fede. L‟amore di Dio è un debito: noi gli siamo de-

bitori soprattutto per averci donato la teologia.

AMORE. Maledetta passione che la natura, dal giorno in cui si cor-

ruppe, ispira a un sesso per l‟altro. Il Dio dei cristiani non è galan-

te, in fatto d‟amore non accetta scherzi. Senza il peccato originale

gli uomini si sarebbero moltiplicati senza amore e le donne avreb-

bero partorito dall‟orecchio.

AMOR PROPRIO. Disposizione fatale mediante cui l‟uomo corrotto

ha la follia d‟amare se stesso, di volersi conservare, di desiderare il

proprio benessere. Senza la caduta d‟Adamo, noi avremmo avuto il

vantaggio di detestarci, di odiare il piacere, di non pensare per nul-

la alla nostra conservazione.

ANACORETI. Uomini santissimi, giustamente stimati nella Chiesa,

i quali, per essere più perfetti, si sono allontanati dal contatto con

gli uomini per timore d‟avere la sventura d‟essere loro utili in qual-

cosa.

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BABELE (TORRE DI). Parabola o allegoria con la quale la Bibbia,

secondo ogni apparenza, ha voluto designare profeticamente la teo-

logia e far capire che tutti coloro che volessero elevarsi a Dio e ra-

gionare della sua essenza non si intenderebbero più di un ottentotto

e un francese, un basso bretone e uno svizzero, un curato e il suo

signore, un molinista e un giansenista.

BALAAM. Falso profeta, la cui asina aveva, si dice, la facoltà di

parlare, il che è considerato dagli spiriti forti un racconto da far

dormire in piedi. Tuttavia questo miracolo si perpetua nella Chiesa,

dove nulla vi è di più ordinario che vedere asini e asine parlare e

addirittura ragionare di teologia.

BANCHI. Sedili lignei su cui i teologi piazzano le loro sacre terga e

che spesso, nelle amichevoli e urbane conferenze che hanno sulla

religione, si scagliano vicendevolmente addosso.

BASTARDI. Furfanti i cui genitori non hanno pagato la Chiesa per

acquisire il diritto di andare a letto assieme. In conseguenza della

saggia giurisprudenza introdotta dal peccato originale, i bastardi

debbono essere puniti della colpa dei loro padri. Li si priva pertan-

to dei vantaggi di cui godono i figli di coloro che, per andare a letto,

hanno pagato.

BATTESIMO. Sacramento assolutamente necessario per la salvezza.

Dio non ammetterà nessuno nella sua gloria a meno che una volta

in vita sua non abbia ricevuto dell‟acqua fredda sull‟occipite.

Quest‟acqua ha la virtù di lavare un bambino da un peccato enor-

me, espiato dal figlio di Dio e che non si era commesso che qualche

millennio prima che i parenti del bambino pensassero di fabbricar-

lo.

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BEATIFICAZIONE. Atto solenne mediante il quale il pontefice ro-

mano, che ha notizie certe dell‟altro mondo, dichiara all‟universo

che un monaco, che non ha conosciuto, gode della felicità eterna e

può essere complimentato al riguardo.

BENEDIZIONI. Incantesimi, cerimonie magiche con cui i ministri

del Signore, levando due dita in aria e biascicando santi scongiuri

evocano l‟Onnipotente e lo forzano ad aprire il rubinetto delle sue

grazie su uomini e cose; ciò che li fa cambiare all‟istante di natura e

che, soprattutto, riempie il taschino del clero. Quando una cosa è

benedetta è sacra, cessa d‟essere profana; non la si può toccare sen-

za sacrilegio, senza profanazione, senza meritare d‟essere bruciati.

BENEFICI. Rendite legate a un ufficio ecclesiastico e percepite a

nome di Dio da un membro del clero che, da quando ne è provvisto,

lo possiede di diritto divino e non ha quindi obblighi nei confronti di

nessuno. Non è permesso a un prete di possedere che un solo benefi-

zio; è una delle regole della Chiesa che noi vediamo osservata col

maggior scrupolo.

BENI ECCLESIASTICI. Sono i beni appartenenti alla Chiesa, di

conseguenza a Dio, che è suo marito. Essa non l‟ha sposato che a

condizione che i beni fossero in comunione, senza questo non a-

vrebbe mai consentito a prendersi un vecchio barbogio da cui non

potesse sperare una bella dote.

BERRETTO QUADRATO. Lo si dice l‟estintore del buon senso. Si ve-

ste ridicolmente con un berretto quadrato il pericranio d‟un dottore

per fargli sentire che, d‟ora in avanti, la sua funzione sarà di estin-

guere anche negli altri quella ragione che egli, a forza di studiare, è

felicemente già pervenuto ad estinguere in sé.

BIBBIA. Libro santissimo, ispirato dallo spirito di Dio, contenente

tutto ciò che un cristiano deve sapere e praticare. È utile che i laici

non lo leggano mai: la parola di Dio non mancherebbe di nuocere

loro; è molto meglio che i preti leggano la Bibbia per loro; solo i

preti, infatti, hanno uno stomaco sufficientemente robusto per di-

gerirla. I laici debbono accontentarsi dei prodotti della digestione

sacerdotale.

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BISOCCHE. Vedete: Devote, Convento, Religiose.

BLASFEMIE. Parole o discorsi che collegano a oggetti ignoti idee

che non convengono loro, oppure tolgono loro quelle che i preti

hanno deciso convenire loro. Dal che si vede che bestemmiare è non

essere dell‟avviso del clero, il che è evidentemente il crimine più a-

troce.

BOIA. È sempre il miglior cristiano di uno Stato e il cittadino più

ortodosso. Amico del clero, difensore della fede, è l‟uomo più utile

ai preti o alla causa di Dio.

BOLLA. Brandello di pergamena, rivestito di un sigillo di piombo,

che il servo dei servi di Dio spedisce ogniqualvolta si tratti vuoi di

spillare denaro, vuoi di eccitare qualche santo fermento nei paesi

che hanno bisogno di prove. Senza la bolla Unigenitus, da cin-

quant‟anni la Francia sarebbe caduta nel più terribile intorpidi-

mento.

BONTÀ. Perfezione divina. Dio è perfettamente buono, senza alcu-

na commistione di malvagità. È vero che, malgrado la sua bontà, ci

fa o permette che ci si faccia del male; ma questo non prova nulla:

per i suoi preti è sempre buono, e questo deve bastarci.

BRACCIO SECOLARE. Sono i sovrani, i magistrati, gli arcieri e i

carnefici a cui la Chiesa, per il bene dei suoi figli, qual tenera madre

consegna tutti coloro che essa non ha la crudeltà di massacrare di-

rettamente.

BREVIARIO. Raccolta di preghiere in bel latino che gli ecclesiastici

possessori di benefici, al fine di guadagnarsi la pagnotta, sono ob-

bligati a recitare tutti i giorni sotto pena d‟essere inutili alla socie-

tà.

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CALABRONI. Insetti malefici e pigri che sottraggono il miele alle

api e recano subbuglio nell‟alveare in cui si lavora. Vedete Decime,

Preti, Monaci e Vampiri.

CALAMITÀ. Tutte quelle di cui la provvidenza permette che il ge-

nere umano sia afflitto non hanno per oggetto che il vantaggio del

sacerdozio. I popoli non sono mai tanto devoti come quando hanno

una bella paura o sono sventurati. Perché il clero avesse luogo

d‟essere contento bisognerebbe che le calamità – soprattutto i con-

tagi e la peste – fossero un po‟ più frequenti; i preti potrebbero allo-

ra raccogliere eredità, o quanto meno avrebbero il piacere di seppel-

lire un bel po‟ di gente.

CALENDE GRECHE. Epoca sicura a cui i preti rinviano i fedeli per

verificare l‟efficacia del loro breviario, l‟autenticità dei loro diritti e

l‟utilità delle loro lezioni. Vedete Avvenire e Paradiso.

CALUNNIA. Mezzo impiegato in modo assolutamente legittimo e

santo dai preti, dai devoti e, anzitutto, dai devoti contro i nemici

dei loro confessori e della Chiesa; il tutto per la maggior gloria del

Dio di verità.

CAMPANE. Rumorosi strumenti teologici destinati, come i preti, a

stordire i viventi e ad invitare i morti a pagare per bene la Chiesa.

Le campane sono cristianissime, visto che sono battezzate. Dob-

biamo addirittura presumere che esse conservino l‟innocenza batte-

simale, vantaggio di cui la maggior parte dei cristiani non gode.

CANONI. Regole e decisioni con cui i vescovi riuniti in concilio fis-

sano, fino a nuovo ordine, i dogmi invariabili della fede, la discipli-

na della Chiesa, spiegano e correggono la parola di Dio, si fabbrica-

no titoli e diritti incontestabili, anatemizzano tutti coloro che ose-

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ranno dubitarne e si fanno ubbidire con successo, soprattutto

quando i cannoni dei prìncipi intervengono ad appoggiare i canoni

della chiesa.

CANONICI. Sono dei preti comunemente addetti più alla cucina che

alla scienza. Si rendono utilissimi allo Stato per il bene del quale

cantano spesso, dormendo, un bel latino che del resto, se fossero

svegli, non capirebbero.

CANONICI (LIBRI). Si chiamano così i libri della Sacra Scrittura

contenuti nella Bibbia, confessati dalla Chiesa e che i suoi preti

hanno visto, con i loro propri occhi, essere scritti e composti da

parte dello Spirito Santo in persona.

CANONIZZAZIONE. Cerimonia solenne con cui il Santissimo Padre,

costretto dai miracoli di un sant‟uomo trapassato da cent‟anni o

dal denaro di coloro che si interessano alla sua reputazione, notifica

che quest‟uomo è in Paradiso; che con coscienza sicura è possibile

bruciare dei ceri in suo onore e dare la mancia ai monaci, suoi con-

fratelli.

CANTICO DEI CANTICI. Libro santamente licenzioso. Contiene gli

amori di Dio con la sua Chiesa. È scritto con tanta decenza che gli

Ebrei non osavano leggerlo prima dei trent‟anni; i cristiani, a forza

di fede, vi trovano di che edificarsi e istruirsi.

CANTO. La divinità ha decisamente il gusto del canto, purché sia

lugubre e triste. Ecco perché i cristiani spendono tanto danaro per

fargli urlare notte e giorno salmodie che gli orecchi privi di fede

trovano noiosissime.

CAPPUCCINO. È un capro con due soli piedi, carico di sporcizia,

d‟ignoranza e di pulci, che canta col naso nel suo convento e si mo-

stra per le strade ad edificazione delle buone donne e per spaventa-

re i bambini piccoli.

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CAPPUCCIO. Pezzo di stoffa di lana destinato a coprire la nuca e la

scienza racchiusa in una zucca monacale. La forma di questo santo

copricapo ha causato, come si sa, grandi dibattiti nella Chiesa e ha

fatto bruciare diverse centinaia di monaci incappucciati.

CARITÀ. È la più importante di tutte le virtù. Consiste nell‟amare

sopra ogni cosa un Dio che non conosciamo affatto, o i suoi preti

che invece conosciamo benissimo. Di più. Essa vuole che noi amia-

mo come noi stessi il nostro prossimo, purché tuttavia esso ami Dio

o i suoi preti e ne sia riamato; altrimenti, per carità, è conveniente

ucciderlo. Ma la vera carità, la più essenziale, consiste nell‟ungere le

ruote ai preti; virtù che, da sola, basta a coprire ogni peccato.

CARCASSA. Vedete Sorbona.

CARDINALE. È un prete rossovestito che, in virtù di un breve pa-

pale, diventa eguale ai re e si sottrae alla loro ubbidienza, tranne il

caso in cui si tratti di riceverne favori che egli ha la bontà di accet-

tare per pura compiacenza. I cardinali sono vestiti di rosso, o del

colore del fuoco, perché non perdono mai di vista il sangue che oc-

corre versare per il bene della Chiesa, e le fascine che bisogna ac-

cendere per sostenere la fede.

CARMELITANI. Monaci che, per una grazia speciale accordata al

loro ordine, posseggono talenti nascosti che metterebbero più so-

vente in mostra se sulla terra la fede non fosse dissimulata.

CARNALE. Ciò che non è spirituale: gli uomini carnali sono coloro

che non hanno spirito sufficiente per sentire il merito dei beni spiri-

tuali, per i quali si dice loro di rinunciare alla felicità. In generale,

gli uomini carnali sono coloro che hanno la sventura di essere com-

posti di carne e d‟ossa, o d‟avere del buon senso.

CARNE (LA). È sempre opposta allo spirito; bisogna mortificarla, è

una ricetta infallibile per mantenere lo spirito gaio. Dire opera della

carne è come dire fornicazione. L’aculeo della carne è… Vedete Car-

melitani.

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VANITÀ. Tutto in questo mondo è vanità, eccetto la teologia. Non

è che nell‟altro mondo che si troveranno cose solide, è là che ve-

dremo la solidità degli edifici innalzati dai nostri preti; nell‟attesa,

la loro cucina in questo mondo, ad ogni modo, pare fondata molto

solidamente.

VAMPIRI. Sono morti che si divertono a succhiare il sangue dei vi-

venti. Gli spiriti forti forse preferiscono dubitare di questa meravi-

glia, ma aprano gli occhi. Vedranno un corpo morto succhiare il

corpo vivo della società. Vedete Monaci, Preti, Clero, etc.

VASI. Tutti gli uomini sono dei vasi, come ha detto elegantemente

S. Paolo; ma gli uni sono vasi che Dio colloca sul caminetto per ral-

legrare l‟appartamento; gli altri sono dei vasi da notte che fa cuoce-

re eternamente, per ripulirli dopo averli lui stesso lordati.

VENDETTA. Secondo la Bibbia, il Dio dell‟universo è vendicativo e

rancoroso; i suoi ministri non possono dunque dispensarsi

dall‟imitarlo e condividerne le vedute – il Dio delle vendette se

l‟avrebbe a male con loro se trascurassero di vendicarlo. La divinità

è sempre vendicata, quando lo sono i suoi preti.

VENTO. Mercanzia preziosissima che i nostri stregoni sacri vendo-

no giustamente a caro prezzo ai cristiani per aiutarli a vogare sulla

barca di S. Pietro. Il vento che il clero vende produce spesso delle

tempeste, in conformità con le parole della Scrittura: seminano ven-

to, raccoglieranno tempesta.

VERBO. È il logos di Platone, la saggezza divina, la ragione eterna,

di cui i nostri teologi hanno fatto un Dio, o se si vuole un uomo.

Noi crediamo dunque fermissimamente che la ragione di Dio si è

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fatta uomo per rischiarare gli uomini e soprattutto per insegnar lo-

ro che la ragione divina non voleva che essi possedessero una ragio-

ne, ma che i loro preti avessero sempre ragione.

VERGINE (SANTA). È la madre del figlio di Dio e suocera della

Chiesa; fu spiritualmente obombrata da Dio padre che, non essendo

che un puro spirito, non consumò il matrimonio, perché è evidente

che per questa cerimonia occorre un corpo.

VERITÀ. Ve ne sono di due specie: l‟una è umana e l‟altra è teolo-

gica o divina. La prima non conviene per nulla al clero, di conse-

guenza è falsa; la seconda gli è utile, di conseguenza è vera. La veri-

tà utile e vera è sempre quella che conviene ai nostri preti.

VESCOVO. Significa ispettore. È un prete che senza donna ha, co-

me qualche insetto, la facoltà di riprodursi e moltiplicare la sua

specie. Vedete Ordine. L‟episcopato è un fardello così penoso che è

sempre con le più grandi resistenze che un abate di Corte se ne inca-

rica: si è obbligati a vincere per tre volte di seguito la sua sincera

ripugnanza per un vescovato che ha sollecitato per dieci anni.

VIATICO. Quando un buon cattolico è sul punto di fare il grande

viaggio, la Chiesa da buona madre gli prepara una piccola provvi-

sta per il cammino. Per paura che la sua anima non muoia di fame

lungo la strada, essa gli mette nel tascapane un‟ostia; nutrimento

assai leggero, ma sufficiente per un‟anima che viaggia.

VIRTÙ MORALI. Esse non sono utili che alla società, senza avere

alcun rapporto con la Chiesa: dunque, sono false virtù. Tuttavia

possono avere del buono, purché siano unite alle virtù evangeliche,

o a quelle che si chiamano virtù teologali.

VIRTÙ TEOLOGALI. Vale a dire necessarie ai teologi o che hanno

per oggetto l‟utilità del clero. Si tratta della fede, speranza, carità.

Se queste virtù non hanno nulla di molto utile per la società, sono

quanto meno vantaggiose per il sacerdozio: la fede gli consegna i

popoli che la speranza diverte e la cui carità lo sistema nell‟ abbon-

danza, facendolo vivere nella società ben pasciuto e satollo.

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TEOLOGIA PORTATILE

138

VISIBILITÀ. Carattere della vera Chiesa, la quale deve essere visi-

bile e spesso si rende palpabile, soprattutto quando sale su grandi

cavalli; è allora che le altre Chiese si nascondono e si rendono invi-

sibili.

VISIONE BEATIFICA. Coloro che in questo mondo avranno avuto

cura di tenere gli occhi ben chiusi, a rischio di rompersi il naso,

nell‟altro mondo godranno d‟una vista così penetrante e acuta che,

senza essere abbagliati, potranno contemplare faccia a faccia lo

splendore dello spirito che riempie l‟universo.

VISIONI. Lanterne magiche che da sempre il Padreterno si è diver-

tito a mostrare ai santi, ai profeti, ai suoi favoriti dell‟uno e

dell‟altro sesso. I folli, i furfanti e le donne «a vapori» sono di solito

quelli che la divinità predilige per mostrar loro la sua bizzarria.

VOCAZIONE. Voce interiore e irresistibile della divinità che invita

un ragazzo o una ragazza di quindici anni a rinchiudersi per avere il

piacere d‟annoiarsi tutta la vita. La vocazione allo stato ecclesiasti-

co è un santo desiderio di ottenere benefici e rendite che Dio stesso

ispira ai cadetti di famiglia nullatenenti o a tutti coloro che sentono

un‟invincibile inclinazione a non fare nulla per la società.

VOLONTÀ. È di fede credere che Gesù Cristo ha due volontà e due

nature; la prima è la sua, la seconda è quella del clero; non sempre è

anche la sua, ma egli, come noi, è ben costretto a piegarvisi.

VOTI MONASTICI. Promesse solenni fatte a Dio d‟essere inutili a sé

e agli altri, di passare la propria vita in una santa povertà, in santi

pruriti, in una santa sottomissione alle volontà d‟un santo monaco

o d‟una santa bigotta che, per liberarsi dalla noia, tormenta tutti

coloro che sono ai suoi ordini.

VULGATA. Traduzione latina delle Sacre Scritture, ispirata dallo

Spirito Santo che sapeva indubbiamente meglio l‟ebraico del latino;

in effetti la sua lettura ci prova che Dio non parla un latino altret-

tanto forbito del latino di quel furfante di Cicerone.

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PAUL-HENRY THIRY D’OLBACH

139

ZELO. Febbre sacra accompagnata spesso da sdoppiamenti e tra-

vasi cerebrali a cui sono fortemente soggetti i devoti e le devote. È

una malattia endemica e contagiosa di cui il cristianesimo ha grati-

ficato il genere umano. Da diciotto secoli i cristiani possono lodarsi

altamente per i vantaggi che traggono dalle crisi salutari che il fi-

glio di Dio e il suo clero hanno causato sulla terra e che, se Dio o i

prìncipi non vi porranno mano, dureranno sino alla consumazione

dei secoli.

F I N E

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INDICE DEI LEMMI

141

A

Abate, 21

Abbazia, 21

Abnegazione, 21

Abramo, 21

Abusi, 21

Acqua benedetta, 22

Adamo, 22

Agnello di Dio, 22

Agnus-Dei, 22

Alienazione, 22

Alimenti, 22

Altari, 22

Amor divino, 23

Amore, 23

Amor proprio, 23

Anacoreti, 23

Anatemi, 24

Angeli, 24

Anima, 24

Anime buone, 24

Annate, 24

Annunciazione, 24

Antichità, 25

Antilogie, 25

Antipodi, 25

Antropologia, 25

Apocalisse, 25

Apostoli, 25

Apparizioni, 26

Appellanti, 26

Appello per abuso, 26

Arca santa, 26

Arcivescovo, 26

Armi, 26

Aronne, 27

Asilo (Diritto di), 27

Asini, 27

Assassinio, 28

Assoluzione, 28

Assurdità, 28

Astinenza, 28

Atei, 28

Attributi divini, 28

Attrizione, 29

Àuguri, 29

Austerità, 29

Autodafé, 29

Autorità ecclesiastica, 29

Avarizia, 29

Ave Maria, 30

Avvenire, 30

Avvento, 30

Azzimo (Pane), 30

B

Babele (Torre di), 31

Balaam, 31

Banchi, 31

Bastardi, 31

Battesimo, 31

Beatificazione, 32

Benedizioni, 32

Benefici, 32

Beni ecclesiastici, 32

Berretto quadrato, 32

Bibbia, 32

Bisocche, 33

Blasfemie, 33

Boia, 33

Bolla, 33

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INDICE DEI LEMMI

142

Bontà, 33

Braccio secolare, 33

Breviario, 33

C

Calabroni, 34

Calamità, 34

Calende greche, 34

Calunnia, 34

Campane, 34

Canoni, 34

Canonici, 35

Cannoni, 35

Canonici (Libri), 35

Canonizzazione, 35

Cantico dei Cantici, 35

Canto, 35

Cappuccino, 35

Cappuccio, 36

Carità, 36

Carcassa, 36

Cardinale, 36

Carmelitani, 36

Carnale, 36

Carne (La), 36

Castità, 37

Casuisti, 37

Catechismo, 37

Cattolico, 37

Causa di Dio, 37

Cause finali, 37

Celibato, 37

Cenobiti, 38

Censure, 38

Cerimonie, 38

Certezza, 38

Cervello, 38

Chiavi (Potere delle), 38

Chierico, 38

Chiesa, 39

Ciarlatani, 39

Ciborio (Santo), 39

Cielo, 39

Cimiteri, 39

Circoncisione, 40

Clero, 40

Coadiutori, 40

Coattivo, 40

Collera, 40

Commedianti, 40

Commentatori, 41

Commercio, 41

Compagnia di Gesù, 41

Compulsioni, 41

Comunione, 41

Concilii, 41

Conclave, 42

Concordato, 42

Concordia, 42

Concupiscenza, 42

Confermazione, 42

Confessione auricolare, 42

Confessore, 42

Consacrazione, 43

Consolazioni, 43

Contemplazione, 43

Controversie, 43

Convento, 43

Conversioni, 43

Convulsionarie, 44

Cordiglieri, 44

Correzione fraterna, 44

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INDICE DEI LEMMI

143

Corte, 44

Coscienza, 45

Creazione, 45

Credere, 45

Credibilità, 45

Credulità, 46

Crema (Santa), 46

Crimini, 46

Cristianesimo, 46

Cristiano, 46

Croce, 47

Crociate, 47

Cronologia, 47

Crudeltà, 47

Culto, 47

Curato, 48

Curiosità, 48

D

Dannazione, 49

Dataria, 49

Davide, 49

Decime, 49

Deicidio, 50

Deismo, 50

Delazioni, 50

Denaro, 50

Deposizione, 50

Devozione, 51

Diavolo, 51

Digiuno, 51

Dignità, 51

Diluvio, 52

Dio, 52

Direttore, 52

Diritto canonico, 52

Diritti divini, 52

Disciplina, 53

Dispensa, 53

Dispute, 53

Dispute teologiche, 53

Dito di Dio, 53

Divorzio, 53

Dolcezza evangelica, 54

Domenica, 54

Dominante, 54

Dominazione (Spirito di), 54

Donazioni, 54

Doni gratuiti, 54

Donne, 55

Dottrina, 55

Doveri, 55

Dragoni, 55

Durezza, 55

E

Ebrei, 56

Ecclesiastici, 56

Edificazione, 56

Educazione cristiana, 56

Elemosina, 56

Eletti, 57

Empi, 57

Empietà, 57

Entusiasmo, 57

Eresie, 57

Errore, 57

Esame, 57

Esercizi di pietà, 58

Esorcismi, 58

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INDICE DEI LEMMI

144

Espiazioni, 58

Estasi, 58

Estrema unzione, 58

Eternità, 58

Eterodossi, 59

Eucaristia, 59

Eunuchi, 59

Evangelo, 59

Ezechiele, 59

F

Familiari, 60

Fanatismo, 60

Fardello, 60

Fascine/frottole, 60

Fatalismo, 60

Favole, 60

Fede, 61

Fede del carbonaio, 61

Fedeli, 61

Feste, 61

Figlio di Dio, 61

Figure, 62

Filiale, 62

Finanzieri, 62

Filosofi, 62

Flagellazioni, 62

Foglio dei benefici, 63

Fondazioni, 63

Folgori della Chiesa, 63

Follia, 63

Forza, 63

Fratelli, 63

Frodi pie, 64

Fuoco, 64

Furfanti, 64

G

Gerarchia, 65

Gerusalemme, 65

Gesù Cristo, 65

Gesuiti, 65

Giansenisti, 66

Giogo, 66

Giona, 66

Giubileo, 67

Giudea, 67

Giudizi temerari, 67

Giudizio Finale, 67

Giullari, 67

Giuseppe (San), 68

Giusti, 68

Giustizia divina, 68

Gloria di Dio, 68

Grandezza, 68

Grazia, 69

Guerre di religione, 69

I

Idee innate, 70

Idolatria, 70

Ignoranza, 70

Imitazione, 70

Immateriale, 70

Immenso, 71

Immortalità, 71

Immutabile, 71

Immunità, 71

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INDICE DEI LEMMI

145

Impenitenza, 71

Implicita, 71

Importante, 72

Imposizione delle mani, 72

Incarnazione, 72

Incensiere, 74

Incesto, 74

Incomprensibile, 74

Increduli, 75

Indefettibilità, 75

Indulgenze, 75

Ineffabile, 75

Infallibilità, 75

Infanzia, 76

Inferno, 76

Infinito, 76

Ingiurie, 76

Ingratitudine, 76

Innovatori, 77

Inquisizione, 77

Interdetto, 77

Interesse, 77

Interpreti, 78

Ipocrisia, 78

Ispirazioni, 78

Istruzioni cristiane, 78

L

Laici, 79

Latina (Chiesa), 79

Lavoro, 79

Lega, 79

Leggende, 80

Lettere, 80

Leviti, 80

Libero arbitrio, 80

Libertà della Chiesa Gallicana,

80

Libertà di pensiero, 81

Libertà politica, 81

Libertini, 81

Libri, 81

Libro della vita, 81

Logica, 81

Logogrifi, 81

Luna, 81

Lupo mannaro, 82

Lusso, 82

Lussuria, 82

M

Macerazioni, 83

Magia, 83

Magro, 83

Male, 83

Malsonante, 83

Malvagio, 83

Manicheismo, 84

Maomettanesimo, 84

Martiri, 84

Massacri, 84

Materialismo, 84

Matrimonio, 85

Mattutino, 85

Medici, 85

Meditazione, 85

Melchisedech, 85

Mendicanti, 86

Meraviglioso, 86

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INDICE DEI LEMMI

146

Mercenari, 86

Messa, 86

Messia, 86

Metafisica, 87

Militante, 87

Miracoli, 87

Misericordia, 87

Missionari, 87

Misteri, 88

Mistico (Senso), 88

Molinisti, 88

Monaci, 88

Mondo, 89

Morale cristiana, 89

Moribondi, 89

Morte, 89

Mortificazioni, 89

Mosè, 90

N

Natura, 91

Niente, 91

Nubi, 91

O

Oblio delle ingiurie, 92

Oca, 92

Occhi, 92

Odio, 92

Odore di santità, 92

Offerte, 93

Offese, 93

Olocausti, 93

Omniscienza, 93

Onnipotenza, 94

Opere pie, 94

Oracoli, 94

Orazione, 94

Orazioni funebri, 94

Ordine, 94

Ordine dell‟universo, 95

Ordini monastici, 95

Orecchie, 95

Orgoglio, 95

Originale (Peccato), 95

Ortodosse, 96

Oscurità, 96

Ospedali, 96

Ozio, 96

P

Pace, 97

Padreterno, 97

Padri della Chiesa, 97

Papa, 97

Papisti, 97

Pappagalli, 98

Parabole, 98

Paradiso, 98

Parola di Dio, 98

Parole, 98

Partito (Spirito di), 98

Pasqua, 99

Passione di Gesù Cristo, 99

Passioni, 99

Pastorale, 99

Pastori, 99

Patria, 100

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INDICE DEI LEMMI

147

Patroni, 100

Pazienza, 100

Peccati, 100

Peccavi, 100

Pellegrinaggi, 100

Penitenza, 101

Pensieri, 101

Pentecoste, 101

Pentimento, 101

Perorazioni, 101

Persecuzioni, 102

Pescatori, 102

Pietro (San), 102

Pigrizia, 102

Pirronismo, 102

Platone, 103

Politica, 103

Pompe di Satana, 103

Pontefice, 103

Popolazione, 103

Popolo, 103

Porzione congrua, 104

Possessioni, 104

Potenza spirituale, 104

Poveri di spirito, 104

Povertà, 104

Pratiche di pietà, 105

Precedenza, 105

Predestinazione, 105

Predicatori, 105

Preghiere, 105

Premozione fisica, 106

Prescienza, 106

Presenza reale, 106

Presunzione, 106

Preti, 106

Probabilismo, 107

Profanazione, 107

Professione, 107

Professione di fede, 107

Professione religiosa, 107

Profeti, 107

Prossimo, 108

Protestanti, 108

Prove, 108

Provvidenza, 108

Prudenza, 109

Pulpito, 109

Purgatorio, 109

Q

Quaccheri, 110

Quaresima, 110

Questioni teologiche, 110

R

Rabbi, 111

Raca, 111

Ragione, 111

Re, 111

Regicidi, 112

Redenzione, 112

Regno di Dio, 112

Religione, 112

Religiose, 113

Reliquie, 113

Reprobi, 113

Residenza, 113

Resurrezione, 113

Ricchezze, 114

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INDICE DEI LEMMI

148

Ridere, 114

Rifiuto dei sacramenti, 114

Riforma, 114

Rifugiati, 114

Riparazioni, 115

Riti, 115

Ritiro, 115

Rivelazioni, 115

Rivolte, 115

Romani, 115

Rubare, 116

S

Sacerdozio, 117

Sacramenti, 117

Sacra Scrittura, 117

Sacrifici, 117

Sacrilegio, 118

Sacro, 118

Saio, 118

Salmi, 118

Salomone, 118

Samuele, 119

Sangue, 119

Santi, 119

Sbrogliatore, 119

Scaccini, 119

Scandalo, 119

Schiaffi, 120

Scienza, 120

Sciocchi, 120

Scismatici, 120

Scolastico, 120

Scomuniche, 120

Scrupoli, 121

Scuola, 121

Secolarizzazione, 121

Sedia stercoraria, 121

Sediziosi, 121

Seminari, 122

Senape, 122

Sensi, 122

Senso anagogico, 122

Senso comune, 122

Sepolture, 122

Serpente, 123

Settanta (I), 123

Sette, 123

Silenzio, 123

Simbolo, 123

Simonia, 123

Sinagoga, 124

Soccorso, 124

Soddisfazione, 124

Sogni, 124

Sorbona, 124

Sospensione, 125

Sovrani, 125

Sovrannaturale, 125

Spada, 125

Speranza, 126

Spettri, 126

Spirito, 126

Spirito (Santo), 126

Spiriti forti, 126

Spiritualità, 126

Splendore, 126

Stampa, 127

Stercoranisti, 127

Storia ecclesiastica, 127

Stregoni, 127

Studi, 127

Page 39: Holbach Teologia Portatile - Gammarò Editori - Sestri d'Autore

INDICE DEI LEMMI

149

Suicidio, 127

Superstizione, 128

Svizzero, 128

T

Te Deum, 129

Tempo, 129

Temporale, 129

Tentazioni, 129

Teocrazia, 129

Teologia, 130

Tesi, 130

Testamenti, 130

Testimoni, 130

Tiara, 131

Tiepidezza, 131

Timore, 131

Tiranno, 131

Tolleranza, 131

Tonsura, 131

Tradizione, 132

Transustanziazione, 132

Trinità, 132

U

Ubbidienza, 133

Ultramontani, 133

Umanità, 133

Umiltà, 133

Unigenitus, 133

Unità, 134

Università, 134

Unti del Signore, 134

Uomo, 134

Uomo (Il vecchio), 135

Uomo (Onest‟), 135

Usura, 135

Usurpazioni ecclesiastiche, 135

V

Vanità, 136

Vampiri, 136

Vasi, 136

Vendetta, 136

Vento, 136

Verbo, 136

Vergine (Santa), 137

Verità, 137

Vescovo, 137

Viatico, 137

Virtù morali, 137

Virtù teologali, 137

Visibilità, 138

Visione beatifica, 138

Visioni, 138

Vocazione, 138

Volontà, 138

Voti monastici, 138

Vulgata, 138

Z

Zelo, 139

Page 40: Holbach Teologia Portatile - Gammarò Editori - Sestri d'Autore

INDICE

INTRODUZIONE

Dizionari settecenteschi e polemica antireligiosa:

Voltaire, d’Holbach e le ‘forbici’ di Diderot.

pag. III

TEOLOGIA PORTATILE o Piccolo Dizionario della

religione cristiana

pag. 1

AVVERTENZA pag. 3

DISCORSO PRELIMINARE pag. 5

LEMMI pag. 21

INDICE DEI LEMMI pag. 141

Page 41: Holbach Teologia Portatile - Gammarò Editori - Sestri d'Autore

ALBERTO RADICATI DA PASSERANO, VITE PARALLELE: Mao-

metto e Sosem, Nazareno e Licurgo. A cura e con uno studio in-

troduttivo di Tomaso Cavallo. Collana Diogene, pagg. 82. € 13,00

A segnalare l‟importanza di Alberto Ra-

dicati (Torino 1698-L'Aia 1737) tra gli

intellettuali del primo Settecento italiano

ed europeo fu Piero Gobetti, che sentì

fortemente l‟attrazione di quella figura di

nobile ribelle. Del conte di Passerano, il

«primo illuminista della penisola», Go-

betti ha tracciato, in Risorgimento senza

eroi, un ritratto pieno di forza e vivacità

poi ripreso, precisato e approfondito da

Franco Venturi (Adalberto Radicati di

Passerano, Utet, Torino 2005). Nono-

stante tali autorevoli cultori, l‟opera del

conte eretico e ribelle rimane sostanzial-

mente sconosciuta ai nostri giorni. I due

brevi scritti che presentiamo –

nell‟edizione esemplarmente curata da uno specialista radicatiano, il pro-

fessor Tomaso Cavallo dell‟Università di Pisa – si rifanno al classico model-

lo plutarcheo e, sia pure attraverso il ricorso a finzioni letterarie un poco

risapute, ripropongono motivi centrali e originali del pensiero radicatiano,

interessato a una profonda riforma morale e intellettuale dell‟Italia e

dell‟Europa intera.

Nato da nobile famiglia piemontese, ALBERTO RADICATI venne educato a

corte, ma ben presto manifestò insofferenza sia per le convenienze del suo

grado sociale sia per i vincoli dei dogmi religiosi. Il re Vittorio Amedeo II

cercò di utilizzarne l'intelligenza per definire le relazioni con la Santa Sede,

ma l'atteggiamento del Radicati andò oltre gli obiettivi della corona e lo

scrittore dovette riparare a Londra. Qui lanciò un manifesto, in aperta ri-

volta contro i dogmi della Chiesa cattolica. In Discours moraux Radicati si

richiama ai primordi del cristianesimo e alla politica sociale degli apostoli

per rimproverare alla Chiesa la sua decadenza morale e la sua volontà di

dominio sulle cose terrene. Nel 1732, in seguito alla pubblicazione di A Phi-

losophical Dissertation upon Death, le autorità ecclesiastiche inglesi lo fecero

imprigionare. Ottenuta la libertà, riparò in Olanda, dove col nome di Al-

bert Bazin continuò tenacemente la sua opera.

Page 42: Holbach Teologia Portatile - Gammarò Editori - Sestri d'Autore

AGOSTINO MASCARDI, LA CONGIURA DI GIO. LUIGI DE’

FIESCHI. A cura e con uno studio introduttivo di Cesare De Mar-

chi. Collana Diogene, pagg. 144. € 14,00

La Congiura del conte Gio. Luigi de' Fie-

schi fu pubblicata ad Anversa nel 1629 e

l'anno stesso ristampata a Milano e a

Venezia. L'autore si proponeva non solo

di offrire «una autentica testimonianza

delle cose passate», ma anche di dare

«una compita azione con le sue parti»,

ossia una narrazione drammatica.

Quest'ultimo aspetto è la chiave della

grande fortuna dell'opera: piccolo capo-

lavoro letterario che non ha, in un secolo

tanto sospetto, niente di concettoso. Ma-

scardi non è certo, in questo, figlio del

suo tempo; è scrittore positivo, robusto

ed essenziale, dal tratto ampio e sicuro,

erede semmai della lingua classica del

Cinquecento.

AGOSTINO MASCARDI nacque a Sarzana nel 1590. Appena diciottenne ve-

stì l'abito della Compagnia di Gesù, che lo mandò a insegnare retorica a

Parma, a Piacenza e infine a Modena, dove diventò poeta degli Estensi.

Nonostante l‟espulsione (1617) dalla Compagnia di Gesù, continuò l‟ascesa:

segretario di un cardinale, ebbe l'incarico di leggere un'orazione latina ai

cardinali riuniti in conclave per eleggere il successore di Paolo V. Ma com-

mise qualche imprudenza e fu licenziato. A Genova fu «lettore pubblico»

della repubblica, incarico da cui derivarono i Discorsi morali su la Tavola di

Cebete Tebano (Venezia 1627). Nuovamente al servizio di un cardinale, si

spostò a Roma dove scrisse La congiura del conte Gio. Luigi de' Fieschi,

che gli procurò fama e denari, e il suo capolavoro: Dell'arte historica (Roma

1636), che Croce considera il «trattato che allora faceva testo». Malato e

pieno di rimorsi, Mascardi si ricoverò nella natìa Sarzana dove morì appena

cinquantenne.

Page 43: Holbach Teologia Portatile - Gammarò Editori - Sestri d'Autore

ALBERTO RADICATI DA PASSERANO, DODICI DISCORSI

MORALI, STORICI, POLITICi, a cura di Tomaso Cavallo. Collana

Diogene, pagg. 292. € 20,00. Formato 17x24

Tomaso Cavallo (università di Pisa), fra i

maggiori conoscitori del «primo illumini-

sta italiano», secondo la definizione che

del Radicati diede Piero Gobetti, fornisce

la prima edizione italiana – e tanto accu-

rata da configurarsi come edizione critica

- del libro più importante del filosofo

piemontese: I discorsi morali, storici e po-

litici (1734) iniziati per incarico di Vitto-

rio Amedeo II di Savoia e terminati nel

difficile esilio londinese cui il Radicati fu

costretto.

ALBERTO RADICATI (Torino, 1698 – L'Aia, 1737), conte di Passerano,

venne educato a corte, ma ben presto manifestò insofferenza sia per le con-

venienze del suo grado sociale sia per i vincoli dei dogmi religiosi. Il re Vit-

torio Amedeo II cercò di utilizzarne l'intelligenza per definire le relazioni

con la Santa Sede, ma l'atteggiamento del Radicati andò oltre gli obiettivi

della corona e lo scrittore dovette riparare a Londra. Qui lanciò un manife-

sto in aperta rivolta contro i dogmi della Chiesa cattolica. In Discours mo-

raux Radicati si richiama ai primordi del cristianesimo e alla politica socia-

le degli apostoli per rimproverare alla Chiesa la sua decadenza morale e la

sua volontà di dominio sulle cose terrene. Il libro diverrà anche la ragione

vera del suo esilio: il conte, che da un riacquisito potere dell'Inquisizione a

Torino deve temere per la sua libertà e per la sua stessa incolumità, nel feb-

braio del 1726 lascia segretamente il Piemonte per dirigersi a Londra, do-

vendo poi subire per questa fuga non autorizzata dal sovrano il sequestro e

la confisca dei beni.

Nel 1732, in seguito alla pubblicazione di A Philosophical Dissertation upon

Death, le autorità ecclesiastiche inglesi lo fecero imprigionare. Ottenuta la

libertà, riparò in Olanda, dove col nome di Albert Barin continuò tenace-

mente la sua opera fino alla morte precoce, in miseria.