HL7 - S. Lotti - exposanità - L'uso pratico degli standard. architetture e working interoperability

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c/o Bologna 26 29 maggio 2010 Workshop: “L’Interoperabilità dei Sistemi Informativi in Sanità”, 26 maggio 2010 L'uso pratico degli standard. Architetture e Working Interoperability c/o Bologna 26 29 maggio 2010 Stefano Lotti HL7 Italia Chair

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Presentazione Hl7 Italia ad Exposanità nel convegno "l'Interoperabilità dei Sistemi Informativi Sanitari" del 26 Maggio 2010 organizzato da School of Management - Politecnico Di Milano

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c/o                                            Bologna 26 ‐ 29 maggio 2010 

Workshop: “L’Interoperabilità dei Sistemi Informativi in Sanità”, 26 maggio 2010

L'uso pratico degli standard. Architetture e Working Interoperability

c/o                                 Bologna 26 ‐ 29 maggio 2010 

Stefano LottiHL7 Italia Chair

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Trasformazione

«Il mondo è tutto ciò che accade»Ludwig Wittgenstein

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Le origini• L’informatica, nasce come strumento 

per automatizzare

• Il primo computer digitale (UK 1943) serviva a decriptare in poche ore i messaggi cifrati tedeschi (a mano richiedeva settimane). Ha probabilmente ridotto la durata della guerra di due anni e fu secretato fino agli anni 70. L’ENIAC (USA) seguì nel 1946.

• Fondamentalmente tutta l’era dei mainframe aveva questa struttura: 

vi è un organizzazione data, vi è un CED (un pezzo dell’organizzazione) a cui viene affidata  l’elaborazione delle informazioni (con il computer)I risultati sono stampati su tabulati che vengono consegnati all’organizzazione

• L’informatica è quindi un aggiuntaall’organizzazione così come essa è.

ENIAC 1946 (USA)

Colossus 1943 (UK)

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Dal PC ad Internet

• A partire dall’75 comincia ad emergere l’informatica contemporanea: appare il PC e si diffonde sempre piùvelocemente Internet

• L’evoluzione tecnologica e la sua diffusione nelle organizzazioni è incredibilmente rapida. (nasce l’”internet time”: un anno internet è uguale a sette vecchi anni)

• Tuttavia la cultura organizzativa rimane sostanzialmente ferma, anche se dalla seconda metàdel secolo le organizzazioni sono divenute sempre piùestese e parcellizzate con procedure e processi sempre più complessi

• Come osserva Finkelstein: «I processi sono stati automatizzati, ma abbiamo preso i processi manuali e li abbiamo automatizzati essenzialmente AS‐IS: senza molti cambiamenti. Cosi i processi automatizzati sono eseguiti nello stesso modo dei processi manuali ma più velocemente e piùaccuratamente. Facendo così’ siamo passati dal caos manuale … al caos automatizzato!»(C. Finkelstein, Enterprise Architecture for Integration, 2006)

• Ancora oggi si sente spesso parlare di “supporto informatico” Altair 1975

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L’impasse

Genera

“accidental architecture”

• Nonostante l’evoluzione tecnologica fondamentalmente l’approccio rimane lo stesso delle origini:

identificazione dei task da automatizzare Definizione dei requisitiRealizzazione di  un applicazione che automatizzi lo specifico task o parte di un processo

• L’IT delle organizzazioni diviene un accumulo di “silos” applicativi che disordinatamente supportano gli specifici task

• Gli sprechi economici (funzioni replicate in più applicazioni, disallineamento dei dati, difficoltà di integrazione, continuo rifacimento delle soluzioni) e le difficoltà di gestione (le organizzazioni in genere non sanno più nemmeno quante sono le loro applicazioni) appaiono sempre più evidenti 

• Tuttavia emerge progressivamente la consapevolezza che non sono questi problemi dell’ex‐CED ad essere centrali (anche se hanno un importante impatto economico) 

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• Progressivamente è divenuto evidente che l’informatica ha oramai pervaso le organizzazioni al punto che non è più considerabile come “un aggiunta”

• Con la rete, l’informatica si trasforma in un nuovo medium di comunicazione (uno spazio sociale vitale per le persone e gli affari) non serve più ‘solo’ a fare elaborazione di dati

• Ivar Jacobson definisce un sistema complesso come una: «collezione di risorse organizzate in una gerarchia verticale multilivello in cui la produzione di valore è il risultato dell’esecuzione di processi orizzontali che attraversano il confini organizzativi verticali»(The Object Advantage)

• La sanità è un sistema complesso di questo tipo e non riesce a sopravvivere nel “caos automatizzato” (anche se spesso èvicino ancora al “caos manuale”).  D’altro lato le tecnologie hanno simultaneamente raggiunto una maturità tale da cambiare l’approccio tradizionale

«Cyberspace is always a social space»

(F. Flores 1997)

Mappa di internet 2005

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«Cyberspace is always a social space»

(F. Flores 1997)

• Progressivamente è divenuto evidente che l’informatica ha oramai pervaso le organizzazioni al punto che non è più considerabile come “un aggiunta”

• Con la rete, l’informatica si trasforma in un nuovo medium di comunicazione (uno spazio sociale vitale per le persone e gli affari) non serve più ‘solo’ a fare elaborazione di dati

• Ivar Jacobson definisce un sistema complesso come una: «collezione di risorse organizzate in una gerarchia verticale multilivello in cui la produzione di valore è il risultato dell’esecuzione di processi orizzontali che attraversano il confini organizzativi verticali»(The Object Advantage)

• La sanità è un sistema complesso di questo tipo e non riesce a sopravvivere nel “caos automatizzato” (anche se spesso èvicino ancora al “caos manuale”…).  D’altro lato le tecnologie hanno simultaneamente raggiunto una maturità tale da cambiare l’approccio tradizionale

Mappa di internet 2005

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L’organizzazione come softw

are• Il principale punto di cambiamento èconsiderare le tecnologie non più come strumento per “automatizzare” ma come medium e parte della rete di impegni(network of commitment) che costituisce un organizzazione

• Cambia in modo radicale il modo in cui vediamo “l’informatica” (che diventa nel frattempo Information Technology). 

• L’idea di realizzare applicazioni ce risolvono singoli task e poi integrarle task per task rende i sistemi ingovernabili, fragili, costosi ed inefficaci (non risultano effettivamente  allineati ai processi).

((LiberamenteLiberamente trattotratto, con , con modifichemodifiche, , dada: Thomas : Thomas ErlErl, , SOA Principles of Service DesignSOA Principles of Service Design, 2008), 2008)

«Le routines che qui parevano tanto solide si scioglieranno come lacrime … se le abbracceremo, ci scioglieremo con esse»

(Bruce Sterling, Schismatrix, 1985)

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SOA• Le SOA permettono, da un lato, di 

integrare le applicazioni esistenti (è la loro forza) e da un altro lato tendono a dissolvere i concetto di applicazione in termini tradizionali

• Quello che l’utente percepisce come UN applicazione è una composizione di servizi interni ed esterni all’organizzazione

• “Un tempo” si definiva un organizzazione e poi si realizzavano una serie di applicazioni di supporto indipendenti.

• Oggi il disegno dell’organizzazione e quello delle architetture software divengono esplicitamente parte dello stesso sistema (design partnership).

• Il software è una rappresentazione diretta dell’organizzazione (anzi ha poco senso parlare di “rappresentazione”) ‏

• L’allineamento tra IT ed organizzazione diviene indispensabile

((TrattoTratto dada, , D.KrafzigD.Krafzig –– D. D. SlamaSlama -- K.BankeK.Banke, , Enterprise SOA: ServiceEnterprise SOA: Service--Oriented Architecture Best PracticesOriented Architecture Best Practices, Prentice Hall, 2004), Prentice Hall, 2004)

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Standard & cam

biamenti culturali

• Gli standard assumono in un ruolo diverso dalla tradizione:

• Sempre più spesso nonsono più ex post (si fanno dopo che una situazione di routine si è stabilizzata) ma sempre più ex‐ante

• Sono organizzati in famiglie interrelate e complementari

• Usare un singolo standard/specifica (per il trasporto, per un certo messaggio, per un linguaggio) non è del tutto inutile ma da risultati modesti. L’obiettivo è infatti la cosiddetta Working Interoperability

• Il punto di vista rilevante non è più l’”applicazione” ed il singolo task ma l’organizzazione ed i rapporti tra organizzazioni (→ le interfacce).

• Gli standard, in questo contesto, diventano parte del funzionamento del sistema (o almeno di un sistema che funzioni) non sono qualcosa da rispettare per dovere o per gusto estetico ma da usare, e bene, per necessità.

«E’ importante sottolineare che per parlare di Sanità Elettronica non è sufficiente disporre di applicazioni informatiche standalone, ma è necessario che le

applicazioni siano tra loro interoperabili e permettano quindi l’effettivo passaggio delle informazioni tra attori, senza interruzioni»

(da: TSE, Strategia Architetturale per la Sanità Elettronica)

((TrattoTratto dada HL7HL7-- SAIFSAIF, 2010), 2010)

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Standard

«... il rigido all’indefinito, il flessibile al compatto»

Vassily Kandinsky

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SAIF W

orking Interoperability: Stairway to H

eaven

• Se l’interoperabilità non è più vista come singola integrazione deve venir realizzata da un insieme di standard (di processo, di modellazione, sintattici, tecnologici) che generanol’interoperabilità “nativa” in un sistema sociotecnico

• Non esiste alternativa visto che è evidente che, se non si adottano procedure e modelli comunicabili, semplicemente si ottengono i soliti accumuli di silos ognuno con le proprie interfacce, inconsistenti tra di loro. 

• HL7‐SAIF (Services‐Aware Interoperability Framework) è un esempio di come costruire ed organizzare, in modo sensato, le specifiche supportando l’architettura enterprise delle organizzazioni (il SAIF è in corso di sviluppo avanzato e già utilizzato dal DOD, Canada Infoway, National Cancer Insitute USA, NHS ed altri)

Services-Aware Interoperability

Framework

Computational Independent Model

Platform Independent Model

Platform Specific Model

Working Working InteroperabilityInteroperability

«The system IS the enterprise»(John Zachman)

((TrattoTratto dada HL7HL7-- SAIFSAIF, 2010), 2010)

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Enterprise Architecture Framework(es. OpenGroup TOGAF)

SAIF ed

EA

Usa

• Gli standard hanno un effettivo significato se utilizzati in un architettura enterprise

• Un applicazione che si interfacci in modo standard è completamente utile se èinserita in un sistema complessivo, sembra ovvio, ma normalmente si fa il contrario:

Si applica (se va bene) un qualche standard in un interfaccia e ci si attende che, magicamente, questo implichi che il sistema stia insieme

Come se il fatto che i mattoni abbiano piùmeno la stessa dimensione faccia, di per se, far stare in piedi un palazzo.  

Ser

vice

s-A

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e In

tero

pera

bilit

yFr

amew

ork

Es.OpenGroup

TOGAF 9

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Enterprise Architecture &

 SAIF

Reference Model of Open Distributed

ProcessingA

B

B

C

DB

C

E

DB

C

E

DAll

ADM Modeling LevelsADM

The OpenGroup Architectural Framework (es.)

UML, BPMN, SoaML

EA Framework SAIF

Model Driven Archuitecture

• SAIF è progettato per integrarsi con framework di EnterpriseArchitecture (es TOGAF) e prevede di utilizzare come riferimento linguaggi di modellazione standard (UML, BPMN, SoaML)

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Architetture

((tratto datratto da: Mahesh : Mahesh DodaniDodani: : ««Aligning IT to Business Through ArchitectureAligning IT to Business Through Architecture»»,,in in Journal of Object TechnologyJournal of Object Technology, vol. 7. no. 6, 2008), vol. 7. no. 6, 2008)

• Le soluzioni nel mondo reale sono parte di un architettura che non è meramente tecnologica

• L’uso degli standard ha realmente senso se riferito ed organizzato rispetto all’architettura del mondo reale 

• Architettura di Business, Architettura dei Sistemi, Architettura Tecnologica sono “punti di vista” di un unico sistema

• E’ evidente che senza un approccio organizzato e standardizzato (→ comunicabile) non abbiamo speranza di ottenere risultati sostenibili nel tempo.

• Un aspetto centrale è lo spostamento del centro dalla tecnologia al business (la tecnologia è vista come una trasformazione conseguente)

“SOA as an initiative needs to be owned by the business and not the IT”

(OMG/HL7 HSSP, Practical Guide to SOA in Health Care,)

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Stackdi specifiche SA

IFSAIF+

• In questo modo è effettivamente possibile avere uno stack di specifiche coerenti ed i sistemi possono effettivamente funzionare ed evolvere in modo organizzato sfuggendo agli insostenibili limiti dell’approccio task per task.

es. EA Framework

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• Lo schema seguente illustra (in modo semplificato) la struttura di SAIF• Il framework permette quindi di organizzare in una “Unified field theory”

composta di standard diversi (non solo HL7) come OMG, ISO, OASIS, W3C e di essere utilizzato in congiunzione con framework di EnterpriseAtchitecture (Togaf, Zachman, DODAF etc.)

• In un certo senso “le cose” sono le stesse (computer, programmi e persone) ma il contesto è radicalmente cambiato.    

Struttura del SAIF

SAIFSAIF

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Conclusioni

«Welcome to the real world»Matrix

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La strutturadiuna

“RivoluzioneScientifica”

(Kuhn)• Spesso tendiamo ad avere una immagine progressiva e continua del

cambiamento, tendiamo pensare che la questione sia solo la sua velocità.

• Nell’IT in generale (ma il discorso è ancor più vero, se possibile, in sanità) siamo invece immersi in una Rivoluzione Scientifica nei termini di Thomas Kuhn (vedi il noto “La Struttura delle Rivoluzioni Scientifiche”)

• E’ cambiato, radicalmente, il paradigma dell’IT contemporaneo: il centro non èl’automatizzazione dei task ma l’organizzazione nel suo complesso e le sue interfacce.

• Parliamo delle stesse cose ma in modo diverso ed il concetto di applicazione èspinto verso la periferia delle nostre preoccupazioni (es. prima si fa un’”applicazione” e dopo si vede come e dove “integrarla” caso per caso)  

• Emergono approcci diversi e pratiche che un tempo erano secondarie

• I metodi e le pratiche si centrano invece sulle architetture e sulle loro interfacce interne ed esterne (è la "services awareness“ di SAIF)

• E’ letteralmente un mondo diverso da quello tradizionale che richiede metodi adeguati ed implica oggetti adeguati sia che siano nuovi o che siano una riconsiderazione dei vecchi nel nuovo contesto reale.

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Semiserio: Resistance

isfutile

«Strength is irrelevant. Resistance is futile. We wish to improve ourselves. We will add your biological and 

technological distinctiveness to our own. Your culture will adapt to service ours.»

(Star Trek, The Next Generation, episode: "The Best of Both Worlds" )

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