HIS409_PROMESSE E MISTERI

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... un grande amore da vivere insieme alle nostre eroine. Un amore spesso contrastato, a volte gioioso, a volte esaltante, drammatico o commovente. Ma sempre vittorioso. Un amore che ti farà scoprire le passioni del cuore umano, oppure rivivere le emozioni sopite in te. 1981, queste, in sintesi, erano le parole con cui ogni collana della casa editrice dava il benvenuto alle proprie lettrici.

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ogni libro Harmony è...

... un grande amore da vivere insieme alle nostre eroine.Un amore spesso contrastato, a volte gioioso,a volte esaltante, drammatico o commovente.Ma sempre vittorioso. Un amore che ti farà scoprirele passioni del cuore umano, oppure riviverele emozioni sopite in te.

Quando la grande avventura Harmony è cominciata nel lontano1981, queste, in sintesi, erano le parole con cui ogni collana della casa editrice dava il benvenuto alle proprie lettrici.

Una promessa che si prefiggeva di mantenere anche Harmony History, nata nel gennaio del 1997 dal desiderio di offrire romanzi storici brevi con storie ambientate dal Medioevo ai primi del Novecento. Il primo titolo, Arabella, firmato da Janet Edmonds, narrava la storia di una giovane che, nella Vienna del 1683 assediata dagli Ottomani, veniva fatta prigioniera e rinchiusa in un harem, tra concubine ed eunuchi.

Il punto di forza della collana sono sempre state le autrici, alcune delle quali ci accompagnano fin dai primi anni, ad esempio Mary Nichols, Helen Dickson, Nicola Cornick. A loro, nel corso degli anni, si sono aggiunte altre scrittrici di pregio: tra i nomi che

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hanno avuto successo si possono citare Paula Marshall, che ha siglato due avvincenti saghe, quella dei Dilhorne e quella degli Schuyler, e soprattutto Barbara Cartland, grande nome della letteratura rosa, alla quale sono state “dedicate” le nostre ultime estati con uscite speciali che sono state molto apprezzate.

Harmony History è passata attraverso alcuni restyling editoriali che hanno permesso di aggiungere valore, varietà e pregio alla iniziale proposta editoriale. A partire dall’anno 2000, ad esempio, le trame sono diventate più corpose, si è scelto di pubblicare romanzi ambientati quasi esclusivamente nel periodo della Reggenza inglese, momento storico prediletto dalle nostre lettrici, e le copertine sono state affidate a illustratori che ogni mese realizzano tavole ad hoc, in cui viene rappresentato un momento significativo della trama: questo ha permesso di rendere i libri davvero unici e indimenticabili.

Che dunque il sogno d’amore continui perché “l’amore non ha tempo”!

Grazie a tutte e buona lettura

Paola Ronchi Direttore Generale Harlequin Mondadori

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Helen Dickson

Promesse e misteri

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Immagine di copertina: Gian Luigi Coppola

Titolo originale dell'edizione in lingua inglese:

Marrying Miss Monkton Harlequin Historical

© 2009 Helen Dickson Traduzione di Valentina Ballardini

Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto

di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con

Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

persone della vita reale è puramente casuale.

Harmony è un marchio registrato di proprietà Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.

© 2011 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

Prima edizione Harmony History settembre 2011

Questo volume è stato stampato nell'agosto 2011

da Grafica Veneta S.p.A. - Trebaseleghe (Pd)

HARMONY HISTORY ISSN 1124 - 7320

Periodico quindicinale n. 409 dello 07/09/2011 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi

Registrazione Tribunale di Milano n. 624 dell'11/10/1996 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale

Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione

Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti

contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171

Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano

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Alsazia, 1789 Era una ventosa giornata di pioggia. Charles aveva dormito poco e male: la questione della deviazione a Château Feroc era una seccatura di cui avrebbe fatto volentieri a meno. Quando sollevò il volto magro ri-voli di pioggia gli scesero lungo le guance. Il tempo era perfettamente in armonia con il suo umore. Si diresse verso un paesino che sorgeva tutto lungo un'unica via, non molto diverso da ogni altro paesino francese, con le misere casupole addossate l'una all'al-tra, il campanile della chiesa ai margini, un mulino e una taverna. Uno strano fetore che si diffondeva dalle fogne gli penetrò nelle narici, sfiorando le sue paure più recondite come dita ghiacciate. Era l'odore della povertà, il disgustoso, inaccettabile tanfo che emana-vano gli abissi dell'umanità. Il vento si era intensificato e le foglie cadute muli-navano a terra e si accumulavano nei canali di scolo. La stretta via lungo la quale procedeva a cavallo era acciottolata e tagliata da crepe, lucida per la pioggia. In giro non c'erano che poche persone, e tutte erano vestite di stracci: quando, udendo il rumore degli zoc-

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coli del cavallo, si giravano, poteva legger loro in vol-to che erano affamate, una vista che gli faceva venir voglia di imprecare. Un senso di agitazione e di pericolo incombeva sul-la Francia. Il paese si trovava in gravi difficoltà finan-ziarie dovute alle ingenti spese sostenute durante la guerra con l'America, che aveva svuotato le casse del-lo stato. Ma il popolo riteneva, a ragione, che le folli spese della corte non giovassero affatto alle finanze francesi. Mentre la povera gente faceva la fame per pagare imposte elevatissime, i nobili si dedicavano a una sontuosa indolenza nelle loro immense residenze di campagna o a Versailles, dove conducevano un'esi-stenza spensierata nel paradiso artificiale creato da Luigi XVI. Il popolo cominciava già a pensare alla rivoluzione. All'inizio dell'abitato Charles vide un vecchio inten-to a raccogliere ciocchi di legno e a infilarli in un sac-co con l'aiuto di un bambino che doveva avere cinque o sei anni al massimo. Sapeva che servivano loro per scaldarsi e cucinare il misero pasto che sarebbero riu-sciti a rimediare. Quando l'uomo inciampò, rovescian-do a terra il prezioso carico, il bambino si chinò a re-cuperarlo e Charles, fermatosi, scese da cavallo per aiutarli. Una volta che ebbero finito, il volto rugoso dell'uo-mo si illuminò in un sorriso. «Grazie, monsieur» disse. Charles si chiese quanti anni potesse avere: sapeva che doveva essere molto più giovane di quel che sem-brava, ma fu sconvolto quando, dopo averglielo chie-sto, si sentì rispondere che ne aveva trentadue. Notando lo sconcerto nel volto dello sconosciuto

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l'uomo aggiunse, quasi ridendo: «La fame ci fa invec-chiare, monsieur». In quel momento udirono un rimbombare di ruote sull'acciottolato in lontananza, un frastuono che peral-tro si faceva via via più intenso e distinto. I tre si fece-ro da parte per evitare di essere investiti dalla carrozza nera a quattro cavalli che sfrecciava nella loro direzio-ne. Il cocchiere in uniforme frustava i cavalli e il vei-colo procedeva a una tale velocità che le ruote sem-bravano quasi non toccare terra. Charles scorse appena il pallido volto incorniciato da capelli corvini della giovane gentildonna dall'ele-gante abito nero seduta all'interno. «Guardatela» ringhiò il povero disgraziato. «Aristo-cratici! Tra non molto ci sbarazzeremo di gente del genere e della loro stirpe, e sarà una bella liberazione! Avranno quel che si meritano, se lo meritavano da un pezzo. E al momento della resa dei conti non avremo pietà.» E detto questo sputò a terra e si asciugò la boc-ca con la manica. «Pagate le tasse al vostro signore?» «Gli do tutto: pago per macinare il grano al mulino, pago per il trasporto ogni volta che attraverso un pon-te, e di ponti ce ne sono a centinaia, pago per pigiare la mia uva per fare il vino. D'inverno facciamo la fa-me e per i nostri bambini abbiamo solo crusca e radi-ci, che gli fanno gonfiare la pancia; l'inverno scorso una delle mie figlie è morta, è stato terribile, e mia moglie è troppo debole per lavorare. Per mangiare ab-biamo dovuto uccidere i buoi, e i balivi sono anche venuti a controllare se avevo del sale in casa.» «Lo hanno trovato?» Annuì. «E con i soldi che mi erano rimasti ho dovu-

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to pagare la multa. Le tasse ci stanno rovinando, per cui abbiamo deciso di andarcene, lasciare i mobili, la terra, tutto. Che se li prendano: se non abbiamo niente, non potranno farci pagare le tasse.» «Mi dispiace per voi.» Charles era sincero. Si infilò in tasca una mano, tirò fuori un louis e lo porse all'uomo. «Prendete questo, comprateci qualco-sa da mangiare per voi e per la vostra famiglia.» L'altro si limitò a scuotere il capo. «E dove lo spen-do un louis? Non avete pezzi più piccoli, monsieur? Se vado dal panettiere con tutti quei soldi rischio che il balivo lo venga a sapere e mi aumenti le tasse.» Charles si riprese il louis e gli diede qualche mone-tina di minor valore, che l'uomo si mise in tasca con gratitudine. Con un po' di attenzione, quei soldi pote-vano bastare a lui e a sua moglie per dare da mangiare a tutta la famiglia per giorni, forse settimane. «Tempi terribili aspettano la Francia, il potere si sta sgretolando in tutto il paese» disse Charles, risalendo in sella. L'uomo annuì. «Eh già, monsieur, proprio così» disse con voce roca per l'emozione. Il suo volto, già ri-gato dalla pioggia, si bagnò di lacrime. «Ma non credo che vivrò abbastanza a lungo per vederlo.» Prese per mano il bambino, fece un cenno di ringraziamento e si allontanò. Charles si avviò lentamente: non riusciva a scrollar-si di dosso quell'incontro. Dal suo arrivo in Francia a-veva visto molta sofferenza: i contadini erano pieni di debiti e sempre più infuriati, anche a causa delle cata-strofiche conseguenze dello scarso raccolto dell'anno prima. La popolazione riteneva che i responsabili dell'alto

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prezzo del grano fossero i nobili ed era piena di rabbia nei loro confronti. Dalla recente presa della Bastiglia, a Parigi, la ri-volta si era diffusa nelle campagne, e in molte regioni si erano verificate azioni violente. La Francia era una polveriera: sarebbe bastata una scintilla per farla e-splodere, e nessuno poteva immaginare quali sarebbe-ro state le conseguenze. Conosceva gli umori delle masse: bastava che vedessero un po' di sangue per perdere la ragione, ed era proprio l'uso della violenza che lo rendeva scettico sui motivi del dissenso: molti dei rivoltosi erano attaccabrighe, orribili bruti che non avevano mai patito la fame e non erano mai stati altro che briganti. Quando giunse nel paesino successivo, Charles si accorse subito che qualcosa non andava. Capannelli di persone avevano interrotto le loro attività per radunar-si nella piazza lastricata a guardare una giovane donna che aveva al braccio una grande cesta e stava distri-buendo del cibo a un gruppetto di ragazzini scheletri-ci. La carrozza che l'aveva superato poco prima era ferma dall'altro lato della strada, e il cocchiere era vi-sibilmente nervoso. Charles fece il suo ingresso nella piazza rallentando il cavallo fino al trotto: poteva percepire nell'aria il fermento e il panico delle persone intorno a lui. Udì un mormorio minaccioso levarsi al suo passaggio: si sentiva osservato da volti esitanti, insolenti o turbati. Avvicinandosi alla donna rallentò ancora, cercando di celare la sua apprensione e la sua paura. Temeva di essere coinvolto in una rissa e di dover ricorrere all'u-so della pistola: sapeva bene che la folla, come un a-nimale, avvertiva il nervosismo degli altri.

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La donna pareva calmissima. Scorgendolo si inter-ruppe e sollevò lo sguardo perplessa. Lui scese da ca-vallo e, senza abbandonare le redini, le si avvicinò. «Cosa state facendo?» le chiese prendendola per un braccio e tirandola di lato. «E chi sareste voi, se permettete?» domandò la ra-gazza squadrandolo dall'alto in basso e scrollandosi di dosso la sua mano. Nell'atteggiamento di quell'uomo dal fisico magro e slanciato, da cui traspariva una pe-ricolosa vitalità, e nel contegno volitivo della sua boc-ca ben disegnata c'era un che di sfrontato. Anche la mano abbronzata che le aveva afferrato il braccio le ri-cordava l'artiglio di un rapace, mentre lo sguardo di quegli occhi azzurri era terribilmente determinato. Quell'intromissione la mandava su tutte le furie. «Non importa chi sono» sbottò lui sottovoce. «Non avete un po' di buonsenso? Guardatevi un attimo in-torno e magari capirete perché sono preoccupato.» «Queste persone mi conoscono, non mi faranno del male.» «Se ne siete davvero convinta siete ancora più paz-za di quanto pensassi. I vostri bei vestiti e il fatto che abbiate del cibo sono sufficienti a mettervi dalla parte dell'autorità e a rendervi diversa da loro.» Lei drizzò il capo e reagì al rimprovero in tono of-feso. «I bambini sono affamati, io sto solo cercando di aiutarli.» «Esponendovi a un pericolo?» «È molto più probabile che aggrediscano voi che me, comunque vi ringrazio per il vostro interessamen-to...» borbottò la fanciulla. «Non dovete ringraziarmi» disse Charles in tono brusco, «ma, accidenti, cosa pensate di ottenere? Non

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vi rendete conto che la cosa più assurda che una donna possa fare di questi tempi è portare del cibo in paese? Fanno ancora in tempo ad aggredirvi.» Lei non sapeva cosa rispondergli: era consapevole del fatto che aveva ragione. La sera prima, mentre i domestici sparecchiavano, li aveva sentiti mormorare che gli avanzi della cena sarebbero bastati per far mangiare per più di un mese la povera gente di paese, che andava a letto ogni sera affamata, compresi i bam-bini piccoli, che non potevano capire perché dovesse-ro soffrire la fame. D'impulso lei aveva allora detto al suo cuoco di riempire di cibo un cesto ed era venuta in paese a distribuirlo ai bambini. Ora, però, osservando quei volti ostili e affamati, fu percorsa da un brivido e capì di aver commesso un errore. «Avete ragione» dovette ammettere. «Forse non sa-rei dovuta venire, adesso ho fatto, vado.» Erano l'uno davanti all'altro. In piedi di fronte a Charles vi era una slanciata ragazza di altezza media dalla fronte ampia, il mento affilato, la carnagione co-lor avorio e splendidi occhi, il cui verde luminoso era incorniciato da ciglia spesse e folte e sottolineato da graziose sopracciglia nere. Aveva gli zigomi arrossati, forse per il turbamento, forse per il sole. Aveva i capelli corvini raccolti sotto il cappellino, ma qualche setosa ciocca arricciata sfuggiva da sotto la tesa, facendogli venir voglia di allungare una mano e rimetterla a posto. Il mento era atteggiato a un'e-spressione orgogliosa, e tutto nella sua postura sugge-riva grande coraggio. Portava un mantello nero su un abito dello stesso colore, abbigliamento che suggeriva che si trattasse i-nequivocabilmente di una nobildonna.

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409 - PROMESSE E MISTERI di Helen Dickson Francia - Inghilterra, 1789. Per saldare un vecchio debito, Sir Charles Osbourne accetta di scortare la giovane Maria dal-la Francia all'Inghilterra per "consegnarla" al promesso sposo, il Colonnello Winston. Sembra un compito facile e piuttosto noioso, ma durante il viaggio tra i due giovani scoppia un'ina-spettata e irresistibile attrazione. Maria, profondamente turba-ta dai sentimenti che prova, non sa come comportarsi, anche perché le parole dell'affascinante Charles sono tanto appas-sionate quanto ambigue.

410 - INCANTEVOLE ILLUSIONE di Deb Marlowe Inghilterra, 1821. Portia Tofton è sempre stata innamorata degli occhi scuri e tenebrosi di Matteo Cardea, che l'hanno fatta sognare fin dalla più tenera giovinezza. Finché lui, in-spiegabilmente, non si è rifiutato di sposarla, distruggendo i suoi romantici sogni di fanciulla. Amareggiata e delusa, quan-do lo rivede a distanza di anni Portia scopre che la vita non è stata crudele solo con lei: anche Matteo è molto cambiato, e sembra interessato solo agli affari e al denaro.

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411 - UNA NOTTE D'INVERNO di Elizabeth Beacon Inghilterra, 1818. Quando una notte d'inverno vede un bel-lissimo giovane scendere da cavallo nel paesaggio innevato, Roxanne Courland decide che un giorno diventerà sua mo-glie. Il destino tuttavia è capriccioso e, dopo averle tolto ogni speranza di convolare a nozze con il bel Capitano Afforde, le offre una seconda opportunità. Mettere la propria vita nelle mani di un famigerato libertino come Charles la spaventa, ma mentre si dibatte tra ragione e sentimenti, ecco arrivare una lettera da lontano che sembra decidere del suo futuro...

412 - LA DONNA DEL CAPITANO di Diane Gaston Belgio - Inghilterra, 1812 - 1820. Per il Capitano Allan Landon il dovere e l'onore vengono prima di tutto. Così, quando si imbatte in una giovane travestita da uomo che vaga sul campo di battaglia, a Waterloo, non ha alcuna esitazione e la porta in salvo. Le conseguenze del suo gesto sono enormi: non può abbandonarla al suo destino ma non può neppure venire meno alle proprie responsabilità di soldato. E quando la vede per la prima volta in abiti femminili, capisce che do-vrà affrontare una nuova guerra. Dentro il proprio cuore.

DAL 19 OTTOBRE