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Sonus faber sin dai suoi esordi ha operato con il cuore e con le mani.Il cuore di chi vive la musica nelle sue più profonde e viscerali emozioni e lemani, sapienti, di chi lavora per onorare e santificare il lavoro. L’arte di co-struire oggetti che abbiano il compito di trasferire ai sensi l’infinita poesia chesolo la musica può ispirare è infatti preclusa a chi non abbia verso la piùgrande delle arti un approccio di riverenza assoluta e non operi nel più reli-gioso rispetto del lavoro manuale. Questo è Sonus faber, musica pura rac-chiusa in uno scrigno prezioso concepito per suonare.

di Andrea Della Sala

Omaggio al genio italicoSONUS FABER OLYMPICA I

Forte di un talento formidabile anche come sceno-grafo, Andrea Palladio, al termine della sua carriera,ha regalato alla città di Vicenza quello che, senzadubbio, nel mondo, è il primo e più famoso teatrocoperto rinascimentale.Sebbene nato per rappresentare Commedie Classi-che ha sin da subito ospitato concerti, divenendouno dei templi della musica classica mondiale.Lo stretto connubio fra forma e funzione, anche me-ramente rappresentativa, cosìimportante al tempo (e tutt’oraaggiungerei), rappresenta univo-camente anche lo stile di Sonusfaber.Un diffusore può riprodurre mu-sica in molti modi.Nel Paese dell’Architettura edella ricerca del bello elevato a ra-gion di vita, un diffusore può edeve offrire di più.La tensione tutta italiana verso laperfezione dell’artigianato, la ac-curata scelta di materiali nelladuplice accezione estetica e fun-zionale, lo studio delle tecnicherealizzative affinate in secoli diamorevole cura del dettaglio,dell’aspetto finito, della durevo-lezza, si riflettono nell’opera diSonus faber.Il parallelo fra Andrea Palladio,il suo Teatro e Sonus faber di-viene allora un sillogismo.La famiglia Olympica, dedicataalla città di Vicenza e al Teatropiù bello del mondo, è la cele-brazione di un’unità di intenti

Olympica è la più recente famiglia di diffusori acu-stici prodotta dal nobile marchio italiano.Un progetto coniugato in tre differenti sistemi di al-toparlanti, pensati per infondere musica su tre diffe-renti tipologie d’ascolto.Il bookshelf, Olympica I, per ascolti più intimisticiin ambienti non enormi, e due torri, Olympica I e II,via via più prestanti in gamma medio bassa e bassaper restituire integralmente la scala dinamica possi-bile in qualsiasi situazione.Detta così la cosa, sembrerebbe di essere di fronte aniente di più che una normale famiglia di diffusoridi un qualsiasi costruttore di casse acustiche.Invece, siamo nell’empireo della più qualificatascuola elettroacustica e del più pregiato made inItaly disponibile sul pianeta.

OLYMPICAIl nome dice già molto, tutto direi.Considerato però lo scenario globale al quale si ri-volge Sonus faber, credo che provare a sviscerarequale sia stato il percorso compositivo che ha por-tato a decidere di battezzare così questi nuovi diffu-sori possa essere d’aiuto nel capire la filosofia delprodotto.Nelle terre di Sonus faber, ovvero nel Vicentino, maanche a Padova, Treviso e Venezia, fra gli altri, haoperato Andrea Palladio, architetto grandissimo,genio rinascimentale che con talento estremo ha fattodell’armonia data dalla geometria, sculture architet-toniche seconde a nessun’altra nel mondo. Basti pen-sare alle Ville Badoer, la Rotonda, Emo, LaMalcontenta o alla basilica di San Giorgio a Vene-zia...L’opera che più di altre però è capace di esprimere lamaestosità del pensiero palladiano è sicuramente ilTeatro Olimpico di Vicenza.

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LA REALIZZAZIONE

Il diffusore è realizzato in doghe di noce sui fianchi, inter-vallate da listelli di acero chiaro o scuro a seconda dellafinitura esterna (noce o graphite), e da massello di nocesul top e sulla base.Basate su una sezione asimmetrica prendono il megliodella tradizione Sonus faber, l’ormai arcinota forma aliuto, e la coniugano con quanto sperimentato nella rea-lizzazione della ben più impegnativa Aida.Le pareti convesse in maniera differente fra i due lati ri-solvono egregiamente più di un aspetto progettuale inchiave estetica.Prima fra tutte la necessità di non avere pareti simme-triche onde infrangere quanto più possibile le onde sta-zionarie interne.In questo senso si è partiti dalla forma a liuto e la si è evo-luta non poco anche in termini eminentemente estetici.Inoltre il lato più corto è concluso dallo sfogo del reflexverticale (un reflex laminare) che viene protetto da unastriscia di metallo finemente forata per garantire il giu-sto respiro al diffusore.Lo stand è dedicato e, francamente, non poteva essereche così.Ve la immaginate una Olympica I sopra a uno stand com-merciale?A parte il fatto che lo stand in alluminio con cui viene con-segnata è stato pensato sin dall’inizio per completare eaccordare il diffusore in termini sonici (basti pensare allacorretta inclinazione del sistema) esattamente come av-viene per la Guarneri Evolution di cui questo è una sintesi,appoggiare un’Olympica I sopra a qualsiasi altra cosa sa-rebbe un delitto contro l’umanità per mere ragioni este-tiche.

Sebbene anche questo sia rivestito dalle corde tese lon-gitudinalmente inaugurate con la prima Guarneri Ho-mage, di acqua sotto i ponti da allora ne è passata moltae la complessità e l’efficacia dell’oggetto hanno raggiuntoormai livelli elevatissimi.Il corpo del diffusore vero e proprio è rivestito in pelle siain sommità, dove cuciture a vista e un profilo in acciaioimpreziosiscono non poco la realizzazione, che sul bafflefrontale dove non si scorge una vite che sia una.Se qualcuno ha mai visto un cruscotto Ferrari, o Mase-rati, sa cosa intendo.Per non parlare delle fuoriserie di Pagani Automobili, dicui Sonus faber cura la realizzazione e l’implementazionedi un sistema car audio dedicato per la Huayra, una belvaferoce da un milione e mezzo di eurini, con finiture e pre-stazioni che, ahimè, solo pochi sceicchi al mondo po-tranno fare proprie.Tornando al diffusore di cui ci occupiamo oggi occorreaggiungere che esso è un due vie caricato in una parti-colare tipologia di bass reflex, i cui altoparlanti sono fruttodella progettualità interna alla Casa vicentina.

che si dipana dalla nebbia dei secoli passati fino anoi.Uno strumento costruito su sani principi di elettroa-custica, scegliendo forme, materiali, tecniche co-struttive degne dei più insigni liutai e della miglioretradizione architettonica dell’Italia rinascimentale.La storia e l’anima di Sonus faber, insomma, ascesea un livello di traduzione mai così chiara ed evoca-tiva.Tutto ciò ovviamente ha un costo ma, trattandosi dioggetti esclusivi, preziosi sin dalle forme, dal suonorapinoso ed emozionante, la sua congruità o menonon rientra nelle considerazioni alla base del giudi-zio che di un simile oggetto si deve dare.Chi si avvicina a prodotti del genere è già un appas-sionato melomane, forse anche un musicofilo (vistela qualità soniche appresso riportate) ma, soprat-

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Primo piano dei due altoparlanti made in Sonus faber.Si noti la flangia posta di fronte alla cupola del tweeter.

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tutto, è certamente una personache ha imparato a riconoscere laqualità, la cifra stilistica, il detta-glio più minuto. Sa che queste cose rappresentanoe rappresenteranno per sempreun valore.E probabilmente giudicherà as-solutamente acconcia la cifra ri-chiesta per impossessarsene.Ciò non toglie che anche il piùimberbe neofita subirà il fascinomortale di una simile realizza-zione e, attirato da suoni diretta-mente connessi al proprio cuoree dalla ineffabile perfezione for-male, capirà in un attimo perchélegioni di audiofili nel mondo uc-ciderebbero per entrare in pos-sesso di una coppia di questidiffusori. E improvvidamente simacchierà di qualche orrendocrimine pur di avere in casa unacoppia di Olympica I...

L’ASCOLTOHo messo le Olympica I nelle mi-gliori condizioni che potevo perfarle esprimere al meglio.Sono dunque state collegate adun pre e finale Spectral DMC 30SS S2 e DMA 260, pilotati dallasorgente Naim ND5XS e succes-sivamente HDX.Cavi tutti Mit di primo prezzo.Il periodo di rodaggio è passatovia abbastanza celermente maper tutto il tempo la paura chespostando di qui e di la il diffu-sore potessi prima o poi graf-fiarlo è stata grande.Per mia fortuna tutto è andatobene e l’Olympica ha fornito persettimane prestazioni entusia-smanti.Intendiamoci però, nessuna rivo-luzione. E vorrei ben vedere che così nonfosse.Tutta la produzione acustica cu-rata dal responsabile di progettoPaolo Tezzon suona Sonus faber.Voglio dire che dalla Aida in giùil suono della Casa di Arcugnanoè ben presente pur coniugato in scale di volumi possibili via viaminori.Il DNA fatto di suoni pastellati,croccanti, raffinati e turgidi è li adirci che, si, è proprio una Sonus

La spettacolare morsettiera, posta su un piattoin metallo circondato di pelle e legno...

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Il tweeter, un componente da 29 mm con magnete alneodimio, è intercettato da una sorta di accordatore acu-stico passivo montato sopra all’altoparlante che, di fatto,sembra la punta di una freccia incastonata su un semianello in acciaio. Lo hanno chiamato DAD, ovvero dam-ped apex dome, a significare come il tutto agisca in effetticome un sistema tra la cupola e lo smorzatore o accor-datore, appunto.Il woofer è un componente da 150 mm, realizzato in uncomposto di cellulosa ed alcune esotiche, sostanze fracui kapok, kenaf e altre (fra cui una resina superficiale in-visibile ma responsabile della soppressione delle riso-nanze indesiderate).La parte paradossalmente più interessante di questocomponente è comunque senz’altro quella celata allavista.Il cestello è in massello di alluminio, mentre il motore ma-gnetico è basato su un triplo anello Kellog/Goeller.Mi è capitato di spiarne alcuni smontati nella fabbrica diArcugnano e, debbo ammettere, non credo di aver maivisto altoparlante più bello, accurato, studiato (grazieanche agli studi fatti per la Aida e la Guarneri Evolution) inogni apparentemente più insignificante dettaglio.Il punto di cross over è posto a 2.500 Hz. ◾

nologia cinque o sei volte e ci stanno ancora lavo-rando, mentre Sonus faber esporta in settanta paesidel globo terracqueo.Il tempo, come si dice, è galantuomo.E, nonostante siano passati decenni dai primi vagitidi Sonus faber, la cifra sonica dell’azienda è ancoraquella e lo è, come detto, per l’Olympica I come perla Aida (che ad un ascolto cieco potrebbe esserescambiata per un minidiffusore per compostezza,equilibrio e rispetto dei timbri -almeno fintanto chedalla registrazione non fuoriescano i venti hertzflat...). Certo, gli anni non passano invano, e alloraecco che su quella particolare, antesignana, modalitàdi riproduzione si è innestata una nuova linea di

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faber che stai ascoltando.Non ho mai capito come facciano le grandi Case adistillare la loro cifra sonica in tutta la produzione,ma tant’é.E Sonus faber riesce meglio di altri a dare un suonoriconoscibile, pur se correttissimo in assoluto, allesue creature.E’ ancora vivo in me il ricordo degli ascolti effettuatiper recensire le Guarneri Evolution, così come quellodei numerosi ascolti svolti in varie occasioni in cuiho avuto modo di passare delle ore nella sede del-l’azienda vicentina.In ultimo, ricordo molto bene le mie vecchie, glo-riose, Guarneri Homage del 1994...Quando alla Sonus faber alcuni detrattori dellaprima ora, spesso ospitanti nelle loro sale d’ascoltodegli improbabili accrocchi di scuola americana...,rimproveravano una certa qual esagerata morbi-dezza ed eufonia, figlia invece di un amore totaleverso la musica e della consapevolezza che la realtàva raccontata e non sputata in faccia all’ascoltatore(se credete leggetevi cosa al riguardo della descritti-vità di un impianto audio scrive il nostro LorenzoZen su questo stesso numero di Fedeltà del Suono),il sottoscritto era già perdutamente innamorato diquel suono.Un suono intimista e tornito, capace di infondere unpiacere d’ascolto infinito per le lunghe serate in cuimi intrattenevo con le mie Guarneri.Ora, degli improbabili accrocchi è rimasto solo ilmercato del vintage, quei marchi hanno virato tec-

Il piedistallo, solo apparentemente simile ai pre-cedenti utilizzati dalla casa vicentina.

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pensiero, più attenta al dettaglio, al controllo e al-l’estensione di gamma ma senza minimamente in-terferire con la poesia, la dolcezza di fondo,l’incredibile parata di suoni, colori, timbri.L’Olympica I stupisce addirittura per l’inusitata e,guardando alle dimensioni di mobile e woofer, in-sperata capacità dinamica e di discesa nel grave.Immaginate una prestazione fatta di grande capacitàcalligrafica, di infinite gamme tonali tutte ben rico-noscibili e porte con garbo ma in maniera ferma,controllata, plastica oserei dire e aggiungete un det-taglio evidente, seppure non portato in primo piano,un soffio dinamico che all’occorrenza disvela tuttala sua estensione, senza indurimenti né compres-sioni, e avrete chiaro il quadro di come suonano que-ste nuove Sonus faber.L’immagine è compatta, densa laddove vediamo gliesecutori, più rarefatta fra l’uno e l’altro dove il si-lenzio è palpabile seppure non c’è mai un nero to-tale a far da sfondo all’esecuzione.I piani sonori sono ben rispettati, credibili, cinema-tografici anche se la tridimensionalità spinta non èla prerogativa principale di questo diffusore.Ce ne sono ben altri in giro di sistemi di altoparlantifatti apposta per mettere a fuoco anche gli spilli manessuno di loro può offrire una così godibile visioned’insieme.Ecco, la visione d’insieme, questa direi essere la prin-cipale caratteristica dell’Olympica I.C’è tutto, ritmo, risoluzione, dinamica, contrasto manessuno di questi parametri può essere preso da soloper indicare un carattere preponderante.Questo significa che l’Olympica può suonare inqualsiasi contesto ambientale, in quasi tutti gli im-pianti (purché assemblati con buon gusto e un mi-nimo di coscienza), e soprattutto qualsiasi generemusicale.Non indurisce il rock ma neanche lo mortifica rega-lando pressioni sonore di tutto rispetto, non esplodefragorosa con la grande orchestra ma ci permette digoderne appieno con grande attendibilità.Il suono è definibile come un medio bellissimo a cuisiano stati sapientemente aggiunti quel tanto diestremi banda capaci di dare peso e credibilità aqualsiasi strumento, contrabbasso compreso.L’estremo acuto è tenuto sospeso fra la remissività eil protagonismo, in un equilibrio che non producemai suoni né timidi, né egocentrici.Si allaccia perfettamente a quel grande medio sup-portandolo senza snaturarlo.Lo stesso dicasi del medio basso.Che pennella la sua presenza con misura e contegno,senza strafare ma anche senza latitare.Insomma è l’equilibrio generale a dare proprioquella visione d’insieme che, voglio ripetermi, è sen-z’altro il termine ultimo per descrivere siffatta pre-stazione.Nella sua classe di prezzo credo sia assolutamentequesta la strada da percorrere: un oggetto, straordi-nariamente attraente, pensato per esperti musicofili

ma anche per chi, sempli-cemente, voglia godere delsuo impianto audio senzapensieri, senza impazzi-menti. Il diffusore praticamenteperfetto, in una parola.

CONCLUSIONIAd Arcugnano non si ada-giano sugli allori conqui-stati nel mondo macrescono man mano fon-dando su basi solide comela roccia.La tradizione sonica edestetica non solo è stata ri-spettata pienamente ma daessa si è decollato verso li-velli ancora più alti (nel-l’Olimpo oserei dire...),preclusi al resto delmondo.Della modernità si sonoprese le tecniche vieppiùmigliorate per assicurareprestazioni più accurate,più estese in frequenza,maggiormente godibili enuovi, incredibili, standarddi finitura.L’incastro fra tradizione emodernità rappresenta lavia più difficile ma è esatta-mente questo che ad Arcu-gnano sanno fare meglio dichiunque altro. A parte Pal-ladio.L’Olympica I è li a dimo-strarlo.

CARATTERISTICHE TECNICHE

Sistema di altoparlanti due vie, reflexTweeter: 29 mmWoofer: 150 mmRisposta in frequenza: 50Hz – 30.000HzSensibilità: 87dB (2.83V/1m)Impedenza: 4 OhmPotenza raccomandata: 40W - 150WDimensioni: 354 x 222 x 368mmDimensioni stand: 708 x 287 x 376mmrezzo (IVA inclusa): Euro 2.360

Distributore: MPI ElectronicTel. 02 93.61.101Web: www.mpielectronic.com