Heos.it n. 618 venerdì 24 Luglio 2015

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E' uscito Heos.it n. 618 venerdì 24 Luglio 2015 Settimanale di scienze e cultura in formato pdf 18 di 18 pagine Per ricevere Heos.it in formato pdf email a [email protected]

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Anno XIV n. 618 Venerdì 24 Luglio 2015 Settimanale in pdf www.heos.it

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In copertina, immagine artistica di onde gravitazionali

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Direttore responsabile Umberto Pivatello Aut. Tr. Verona n°1258 -7 Marzo 1997 Roc n. 16281 Redazione Heos.it Via Muselle,n. 940 - 37050 Isola Rizza - Vr (It) Tel +fax +39- 345 9295137 E-mail [email protected] www.heos.it

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Sommario

PRIMO PIANO

3 IL WIFI DEL FUTURO: AVARO NEI CONSUMI MA TRE VOLTE PIÙ VELOCE

ATTUALITÀ

4 5

L’ECOSISTEMA DEL BUSINESS CAMBIERÀ LE DINAMICHE INDUSTRIALI

ESTREMO ORIENTE SIBERIANO: TRASPORTI E SICUREZZA AFFIDATI A GIGANTESCHI DIRIGIBILI HI TECH

AMBIENTE

6 7

SONDAGGIO CNR SUL CIBO DEL FUTURO

IN ATTESA DEL TRASPORTO MERCI URBANO CHE VERRÀ ...

TECNOLOGIA

8 9

10

“APP” PER SMARTPHONE PERMETTE AI NON VEDENTI DI SCATTARE FOTO E FARSI UN “SELFIE” RIVOLUZIONARIO PROTOTIPO DI PANNELLO SOLARE CNR E IPZS UNITI CONTRO LA CONTRAFFAZIONE DRONI, SENSORI E GPS: ECCO GLI STRUMENTI DELL’AGRICOLTORE DI PRECISIONE 2.0

SCIENZE

11 12

GEO600 E LISA DAI CUBI D’ORO, CACCIATORI DI ONDE GRAVITAZIONALI I NOSTRI OCCHI COME LASER QUANDO FRUGANO TRA I RICORDI

SALUTE

13 14

TISSUEGEN, NUOVE TERAPIE RIGENERATIVE APERTA LA STRADA AL VACCINO UNIVERSALE CONTRO L’INFLUENZA

SPAZIO

15 16

LILLER 1, FLIPPER COSMICO: LE STELLE COME PALLINE UNIVERSO PRIMORDIALE ALMA OSSERVA LA COSTRUZIONE DI ANTICHE GALASSIE

FOCUS

17 ANALISI DELLA SCENA DEL CRIMINE: PRECISIONE E VELOCITÀ SE IN 3D

CULTURA

18 IPPOLITO CAFFI. DIPINTI DI VIAGGIO TRA L'ITALIA E L'ORIENTE

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Regaliamoci un libro

L a prima guerra mondiale obbliga gli scienziati italiani a scelte combattute. Difendere l’internazionalismo scientifi-co che parla di pace o raggiungere il

fronte per combattere il militarismo prussia-no? Il matematico Vito Volterra non ha dubbi e si arruola volontario (a 55 anni!), mentre Tullio Levi-Civita, anche lui matematico, tiene ben salda la bandiera del pacifismo. Ma nel libro troviamo anche la storia dei fisici e di Guglielmo Marconi, premio Nobel nel 1909, e quella dei chimici, in gran parte ostili al con-flitto ma pronti a partecipare con impegno allo sforzo bellico del Paese. La scienza serve per vincere le guerre. Quella del ’14-’18 vede fra l’altro la tragica novità delle armi chimiche, il battesimo militare per aerei e dirigibili, l’inven-zione del sonar per la guerra dei sommergibili. La scienza serve anche per costruire la pace, un progetto che i sopravvissuti al bagno di sangue della prima guerra mondiale portano avanti con grande determinazione etica. Il libro si apre con due capitoli che ripercor-

rono l'evoluzione dei rapporti tra scienza e mondo militare fino al XX secolo per poi pre-sentare il contesto politico, scientifico e milita-re italiano alla vigilia della guerra. Con il terzo capitolo si entra nel vivo con il racconto delle posizioni dei principali intellettuali a proposito della guerra e la fine dell'internazionalismo scientifico. Emblematico è il caso della cacciata del matematico tedesco Max Abraham dal Politecnico di Milano in seguito a una vera e propria insurrezione capeggiata dagli studenti. Le sezioni finali del libro sono invece dedicate

alla scienza che esce dal conflitto e alla sua riorganizzazione che culminerà, nel caso italia-no, con la nascita nel 1923 del Consiglio Nazio-nale delle Ricerche (CNR) per opera del mate-matico Vito Volterra. L'autore. Angelo Guerraggio insegna Mate-

matica generale all’Università dell’Insubria di Varese e l’Università Bocconi di Milano, dove dirige il Centro di ricerca Pristem (Progetto ricerche storiche e metodologiche). I suoi inte-ressi di ricerca spaziano dalla programmazione non lineare alla storia della matematica, con particolare riferimento a quella italiana del dopo Unità.

PRIMO PIANO

R icercatori dell'Università della California e del Jet Propul-

sion Laboratory della Nasa hanno messo a pun-to una nuova tecnologia in grado di migliorare la velocità del Wifi e allo stesso tempo ridurre l'energia che serve per trasmettere e ricevere informazioni. La soluzione, sperimentata sui dispositivi indossabili come gli orologi (nella foto), sarebbe ben tre volte più veloce del Wifi tradizionale. Le applicazioni future vanno dal risparmio di batte-ria del nostro smartphone a quello di energia nei sofisticati strumen-ti che volano nello spazio. Il lavoro attorno a questa nuova tecnologia è stato condotto da

Adrian Tang del Jet Propulsion Laboratory della Nasa a Pasadena, in California, e M.C. Frank Chang dell'Università della California a Los Angeles. La loro intuizione è stata quella di costruire un chip wire-less in grado di captare e annullare i riverberi della luce, permetten-do al segnale Wifi di essere trasmesso senza interferenze. (Red)

Vedi http://www.caltech.edu/

IL VULCANO E IL RESORT TURISTICO

I l vulcano di Villarrica di notte visto dalla cittadina di Pucon (Cile). Il vulcano di Villarrica, si trova vicino al rinomato resort turistico di Pucon ed è classi-

ficato tra i vulcani più attivi del sud America (foto independent.co.uk REU-TERS/Cristobal Saavedra)

IL WIFI DEL FUTURO: AVARO NEI CONSUMI MA TRE VOLTE PIÙ VELOCE

LA SCIENZA IN TRINCEA Gli scienziati italiani nella prima guerra mondiale di Angelo Guerraggio Raffaello Cortina Editore Anno 2015 pp 242 € 22,00

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CRONACHE

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RASSEGNA STAMPA. LA VIGNETTE DELLA SETTIMANA

LE STIME DI FROST & SULLIVAN

L’ECOSISTEMA DEL BUSINESS CAMBIERÀ LE DINAMICHE INDUSTRIALI

N ell’evoluzione verso il para-digma della produzione intelligente, i requisiti degli utenti finali sono destinati

a diventare sempre più complessi. I fornitori globali trovano sempre più difficile soddisfare le crescenti esigen-ze degli utenti finali, ulteriormente aumentate da un grado di complessità molto elevato. Ma lo scenario attuale fornisce anche la più grande opportu-nità di riallineare il proprio approccio agli affari e stringere alleanze e part-nership con gli operatori di mercato. Il risultato sarà un nuovo ecosistema di fornitori che potrà rispondere efficace-mente alle esigenze degli utenti finali per la crescita delle prospettive a bre-ve e lungo termine.

Secondo un recente studio di Frost

& Sullivan sul mercato dei servizi indu-striali, una nuova ondata di innovazio-ne sta rivoluzionando le dinamiche esistenti tra utenti finali e fornitori in ambito business. Questo cambiamento si fonda su nuovi paradigmi di servizio che consentono agli utenti finali di

raggiungere elevati livelli di ottimizza-zione dei costi e una maggiore effi-cienza operativa. Ad esempio, il rap-porto tra gli utenti finali e i fornitori è attualmente determinato da archi-tetture di servizi fondate su fra-mework definiti da sistemi ICT avan-zati. Risulta che i servizi basati su con-cetti ICT avanzati hanno rappresenta-to più del 75% del mercato globale dei servizi industriali nel 2014.

Mentre le parti di ricambio e la ma-nutenzione conservano ancora una quota rilevante dei modelli di ricavo relativi ai servizi, si prevede i servizi avanzati avranno un tasso di crescita annuale composto (CAGR) del 20% nei prossimi anni.

«Al fine di progettare e fornire

servizi avanzati, i fornitori industriali devono stringere partnership con i fornitori di tecnologie cloud e di ser-vizi di analisi dei dati. In alcuni casi di utilizzo finale, anche le soluzioni più rudimentali costruite su un pacchetto integrato di analisi dei dati hanno consentito ai fornitori di aumentare

Corriere.it 24 Luglio Corriere.it 21 Luglio Italiaoggi.it 20 Luglio Italiaoggi.it 24 Luglio

le vendite e incrementare i prezzi dei prodotti fino al 10%. Hanno inoltre contribuito a raggiungere la differen-ziazione in un mercato già saturo di tecnologia», osserva Muthukumar Viswanathan, Practice Director per i settori di Automazione Industriale & Controllo dei Processi e Misure & Stru-mentazioni di Frost & Sullivan.

Non è tutto. Sono previste anche importanti revisioni strutturali nei di-versi reparti, guidate dall’avvento delle comunicazioni M2M (machine-to-machine). Entro il 2020, quasi 12 mi-liardi di dispositivi in questo settore saranno connessi attraverso tecnologie M2M avanzate.

Viswanathan, riprende: «Tuttavia,

è ancora molto lo scetticismo che cir-conda questa rapida transizione verso il paradigma delle fabbriche intelligen-ti. Ciò può essere riassunto in una do-manda chiave che emerge in tutti i principali forum di discussione indu-striale. Chi sarà il soggetto responsabi-le per la soluzione integrata fornita a un utente finale? Credo che, sebbene le esigenze di business emergenti do-vrebbero giustificare un approccio rivolto all’ecosistema, continuerà ad esserci - conclude - un partner chiave che mantiene i contatti con l’utente finale e che accetterebbe di essere responsabile per i rischi associati alla soluzione fornita al cliente». (Red)

Vedi http://www.frost.com

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5 - n. 618 | Venerdì 24 Luglio 2015 www.heos.it

U na nuova generazione di dirigibili f potrebbe solcare i cieli sopra la Siberia e l'Estremo Oriente, nell'am-

bito di un rivoluzionario sistema di trasporto aereo. L'aeromobile in que-stione ha un nome: Atlant. Avrà una lunghezza di 130 metri ed è un mix tecnologico tra aereo, elicottero, ho-vercraft e dirigibile. Promette di essere più conveniente nella costruzione di un aereo e molto più economico in termi-ni di operatività. È destinato a diventa-re il cavallo di battaglia della rete di trasporto nelle vastissime zone rurali

della Russia e della Siberia. L'aeromo-bile ha destato gli interessi di molti operatori del settore petrolifero e del gas che operano appunto nell'e-stremo oriente russo.

L'Atlant potrebbe sostituire in

un futuro non molto lontano, aerei ed elicotteri oggi impegnati quotidia-namente nelle regioni siberiane re-mote, sia per i pendolari sia per il trasporto dei turisti, un fenomeno nuovo e in costante ascesa. Non solo. Un simile aeromobile, date le sue caratteristiche, è destinato a diventa-

re un mezzo centrale da impiegare nel monitoraggio di eventuali calamità naturali, portare aiuti a popolazioni colpite da disastri, contenere e domare gli incendi boschivi. Sarà in grado di volare a velocità fino a 170 chilometri all'ora e, dotato di computer ad alta precisione, sarà in grado di decollare e atterrare anche senza una pista. Sarà in grado di trasportare fino a 200 pas-seggeri o 60 tonnellate di carico. Pro-babilmente una base speciale per que-sti nuovi dirigibili sarà costruita nella regione della Yakutia per diventare operativa dal 2018.

L'azienda costruttrice del dirigibi-

le, la Augur RosAeroSystems, ha fatto sapere che la prima fase del lavoro di sviluppo sarà completata entro dicem-bre e subito dopo inizieranno i collau-di. Il nuovo dirigibile utilizzerà un si-stema di bilanciamento speciale grazie al suo guscio estremamente resistente fatto di materiali compositi. Atlant, infine, è stato progettato per essere operativo quotidianamente a tempera-ture di -40 ° C, che significa l'ideale per assicurare trasporti efficienti e puntuali in ogni angolo della Siberia anche in pieno inverno. (Red)

ESTREMO ORIENTE SIBERIANO: TRASPORTI E SICUREZZA AFFIDATI A GIGANTESCHI DIRIGIBILI HI TECH

Sopra, foto artistica di due aeromobili “Atlant” ( Immagine: Augur RosAeroSystems)

“ATLANT”, È UN MIX TRA AEREO, ELICOTTERO, DIRIGIBILE E HOVERCRAFT. È DESTINATO AL TRASPORTO QUOTIDIANO IN SIBERIA E NELL’ESTREMO ORIENTE RUSSO. ATLANT SARÀ LUNGO 130 METRI POTRÀ VOLARE A 170 KM/H, TRASPORTARE 200 PASSEGGERI E OPERARE A– 40 GRADI SOTTOZERO. POTRÀ INTERVENIRE IN CASO DI CALAMITÀ NATURALI E CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI. I COLLAUDI INIZIERANNO A DICEMBRE. DOVREBBE ENTRARE IN SERVIZIO NEL 2018

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Il Cnr ha presentato all’Expo di Mila-no i primi risultati di Future for food, Food for future, l’iniziativa che ha per-messo di raccogliere aspettative, spe-ranze, timori legati al futuro dell’ali-mentazione di esperti e cittadini co-muni. Al sondaggio (F4F)2 accessibile anche da smartphone con Qr code e web app si può contribuire on line http://f4f.cnr.it/ fino al 31 ottobre.

N ecessità di investire in qua-lità delle materie prime, filiere agricole biologiche, educazione alimentare. Ma

anche paure per le problematiche am-bientali e di salute derivanti dallo sfruttamento indiscriminato delle ri-sorse, dall’uso incontrollato di sostan-ze chimiche dannose, dalla perdita di biodiversità. È un quadro in chiaroscu-ro quello che emerge dalla prima, par-ziale valutazione dei questionari com-pilati nell’ambito del sondaggio di (F4F)2, acronimo di Future for Food and Food for Future, iniziativa promos-sa dal Consiglio nazionale delle ricer-che nell’ambito di Expo 2015. «Il son-daggio ha coinvolto sia ricercatori ed esperti sia persone comuni, che da diversi Paesi – non solo l’Italia – hanno espresso aspettative, speranze e timori sul cibo e la disponibilità alimentare

nella società di domani» spiega Mar-co Padula dell’Istituto per le tecnolo-gie della costruzione (Itc) del Cnr di Milano, tra gli ideatori dell’iniziativa. Aggiunge: «A fine ottobre, quando il sondaggio sarà chiuso, potremo effettuare previsioni e analisi degli orizzonti attesi nei prossimi 20-30 anni».

Tra gli elementi su cui è maggior-

mente focalizzata l’attenzione dei partecipanti al sondaggio c’è la forte preoccupazione espressa per gli scar-si controlli sulle lobby del cibo e per i cambiamenti climatici che rendono ulteriormente difficile la pianificazio-ne di metodologie agricole sostenibi-li. Oltre la metà dei partecipanti al sondaggio, comunque intravede sce-nari di crescita grazie a un auspicato cambio di mentalità: «Molti intervi-stati sottolineano la necessità di una cultura alimentare basata su una maggiore consapevolezza del benes-sere alimentare, in cui una dieta sana si unisce alla capacità di autoprodu-zione di alimenti, ad esempio sfruttando nuovi spazi urbani. Altri ancora puntano alla sicurezza, espri-mendo l’esigenza di una migliore tracciabilità degli alimenti e sistemi di packaging più sicuri e amici dell’am-biente», prosegue il ricercatore.

Nell’ideazione e organizzazione sdel sondaggio ono coinvolti Davide Di Pasquale dell’Itc-Cnr, Sabato D'Auria e Maria Staiano dell’Istituto di scien-ze dell’alimentazione; Elisabetta Pun-ta dell’Istituto di elettronica e di inge-gneria dell’informazione e delle co-municazioni; Angelo Volpi dell’Ufficio attività e relazioni con istituzioni eu-ropee, ed esperti della Commissione Europea.

Il sondaggio Il sondaggio online è finalizzato a

raccogliere informazioni per delineare gli scenari futuri attesi nei prossimi 20-30 anni. L'indagine è stata ideata ed organizzata con la collaborazione di esperti della Commissione Europea. Esperti e cittadini comuni sono invitati a partecipare al sondaggio online sulla base delle proprie esperienze scientifi-che e tecnologiche e dei propri deside-ri, immaginari ed aspettative. Il son-daggio è condotto attraverso un que-stionario coerente con i temi di CNRxE-XPO (il cibo e gli esseri umani, il cibo e la produzione, inoltre tecnologie ali-mentari e di trasformazione).

Il sondaggio è finalizzato alla raccolta ed alla comprensione di tendenze, orientamenti e desiderata che potreb-bero influire sul futuro del cibo. Il que-stionario è diviso in una sezione gene-rale che invita a descrivere uno scena-rio futuro e classificarlo ed una sezione specifica che richiede un contributo più dettagliato. Tutte le domande sono opzionali. La maggior parte degli inter-rogativi richiede una risposta specifica, alcuni danno la possibilità di esprimere opinioni personali con parole proprie. Tutti i contributi confluiranno in una banca dati. Al termine dell’indagine, grazie a strumenti ICT, i dati raccolti saranno analizzati, classificati, posti in relazione ed organizzati in temi gene-rali. Grazie questa elaborazione e suc-cessiva interpretazione, per gli scien-ziati sarà possibile individuare scenari relativi al futuro del cibo ed al cibo del futuro. (Red)

Vai al sondaggio http://f4f.cnr.it/ Vedi: https://www.expo.cnr.it/it/

node/247

SONDAGGIO CNR SUL CIBO DEL FUTURO

AMBIENTE

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7 - n. 618 | Venerdì 24 Luglio 2015 www.heos.it

L e aree urbane mettono a dura prova il trasporto merci sia sul piano della logistica, sia in termini di impatto ambientale.

Un’iniziativa dell’UE ha sviluppato una varietà di innovative dimostrazioni sul campo in relazione al trasporto merci in ambienti urbani allo scopo di tra-sformare le città in luoghi più verdi, puliti e silenziosi.

Le proiezioni. Entro il 2050, l’84 %

degli europei vivrà nelle città, e questo evidenzia un’urgente necessità di rior-ganizzare e modernizzare il trasporto merci urbano. Molte delle misure attuate dai politici per affrontare le sfide del trasporto merci urbano non hanno ancora sortito l’effetto deside-

rato. Sullo sfondo di questo scenario, il progetto STRAIGHTSOL (“Strategies and measures for smarter urban freight solutions”), finanziato dall’UE, sta sviluppando nuovi modi per valu-tare le misure applicate alle interfac-ce del trasporto merci urbano-interurbano.

Aziende e agenzie comunali hanno

condotto dimostrazioni sul campo relative all’utilizzo di sette diverse soluzioni intelligenti di trasporto mer-ci urbano in tutto il continente che hanno consentito di illustrare i recen-ti sviluppi in termini di pratiche ope-rative del trasporto merci sul territo-rio. Tra gli esempi di dimostrazioni e soluzioni è possibile annoverare la

concentrazione di merci per la distribu-zione urbana tesa al miglioramento dell’efficienza, il collaudo di un rimor-chio per deposito mobile, la localizza-zione delle rotaie e una migliore ge-stione dei magazzini. Le dimostrazioni illustrano inoltre innovazioni ad alta tecnologia come monitoraggio a di-stanza, sistemi GPS (Global Positioning System) per la gestione del magazzino e acquisizione/condivisione dati auto-matica per consegne più prevedibili e tempi di consegna più brevi.

La valutazione delle dimostrazioni è

stata affidata all’utilizzo di nuovi meto-di appositamente pensati per tale sco-po. Le analisi di impatto condotte nell’ambito dell’iniziativa sono state incentrate su una combinazione di varie metodologie, tra cui modelli aziendali, analisi costi-benefici e analisi multi-attore e multicriterio che con-sentono di studiare il ruolo e gli inte-ressi dei vari soggetti coinvolti nell’am-bito del trasporto merci urbano.

Sono state elaborate specifiche rac-comandazioni che rappresenteranno il punto di partenza delle politiche future in materia di trasporto merci, nonché delle pratiche operative basate sui meccanismi di valutazione. Queste risorse sono state indirizzate ai respon-sabili politici a livello locale, regionale, nazionale e internazionale, nonché a esponenti del mondo industriale, tra cui spedizionieri marittimi, fornitori di servizi logistici e destinatari di merci.

Sono stati infine elaborati strategie e programmi di attuazione delle nuove soluzioni rivolti a spedizionieri e forni-tori di servizi logistici.

Il progetto STRAIGHTSOL ha intro-

dotto soluzioni testate e collaudate per un trasporto merci ottimizzato, oltre a standard informativi comuni finalizzati all’elaborazione di politiche relative al trasporto merci urbano più sostenibili. I risultati contribuiranno alla riduzione degli impatti della congestione del traffico, dell’inquinamento, del rumore e delle emissioni, nonché al conteni-mento della dipendenza dai combusti-bili fossili in questo settore. (Red)

Vedi http://www.straightsol.eu/

IN ATTESA DEL TRASPORTO MERCI URBANO CHE VERRÀ ...

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TECNOLOGIA

“APP” PER SMARTPHONE PERMETTE AI NON VEDENTI DI SCATTARE FOTO E FARSI UN “SELFIE”

A nche le persone non veden-ti potranno scattare foto o farsi autoritratti. La tecnolo-gia necessaria è stata mes-

sa punto grazie ad un’applicazione sviluppata da un gruppo di allievi phd che svolgono il dottorato al Laborato-rio di robotica percettiva (Percro) dell’Istituto Tecip (Tecnologie della Comunicazione, dell’Informazione, della Percezione) del Sant’Anna di Pi-sa. Lo strumento si chiama Tpad Pho-ne, smartphone con schermo aptico, ovvero in grado di fornire sensazioni tattili all'utente nel momento della sua interazione.

Il Tpad Phone è stato il protagonista

della “Student innovation challenge”, competizione tenutasi a Chicago (USA) nei giorni scorsi a Chicago nel contesto della conferenza internazionale “IEEE Worldhaptics 2015”, per presentare nuove applicazioni che consentano ai “telefoni intelligenti” di migliorare il loro uso con l'aggiunta del senso del tatto. Utilizzando la tecnologia di par-tenza, ovvero lo smartphone con lo schermo aptico, il gruppo di dottoran-

di italiani in “Digital emerging tech-nology” ha sviluppato la app “Tactile blind photography” che guida l’uten-te, con deficit visivi nell’azione dello scatto.

“Centrare” l’immagine è ovviamen-te un passaggio problematico per le persone non vedenti. La app dei dottorandi del Sant’Anna utilizza sia l'audio sia un feedback tattile fornito sullo schermo, per rilevare in manie-ra automatica i volti sulla scena e aiuta gli utenti nell’individuare la posa migliore. Inoltre, “Tactile blind photography” facilita l’operazione evidenziando grazie alla tecnologia aptica i volti dei soggetti e i bordi dell’immagine, migliorando l’espe-rienza della persona con disfunzioni visive.

«L’obiettivo della competizione

era creare una nuova applicazione Android che utilizzasse lo schermo aptico per risolvere un problema reale – spiega Domenico Buongiorno, a nome del gruppo dei dottorandi Domenico Chiaradia, Massimiliano Gabardi e Michele Barsotti, coordina-

ti dal prof. Antonio Frisoli – e su questa linea ci siamo mossi. Nella fase di svi-luppo della app abbiamo coinvolto una ragazza non vedente che ci ha aiutato a capire quali fossero le sue difficoltà nell’interagire con uno smartphone per scattare fotografie e, soprattutto, per farsi i selfie, operazione davvero difficoltosa. Abbiamo compreso le sue necessità – prosegue

Domenico Buongiorno – e con la gui-da del prof. Antonio Frisoli abbiamo sviluppato la tecnologia da utilizzare su schermo aptico, per unire efficacia e piacevolezza dell’esperienza di uso con la facilità nell’azione. A Chicago –conclude – la nostra app ha suscitato un fortissimo interesse. L’obiettivo, adesso, è continuare a svilupparla, per sfruttare al massimo le potenzialità dello schermo aptico, dimostrando come le nuove tecnologie possano risultare davvero utili per superare le disabilità».

Il futuro. Al riguardo Antonio Fri-

soli così conclude: «A Chicago l'app è stata accolta con notevole interesse per il funzionamento e per le sue pos-sibili applicazioni, tanto che media americani hanno voluto intervistare gli sviluppatori e i possibili utenti. La pos-sibilità di dotare gli smartphone di sen-sazioni tattili sullo schermo può porta-re a un miglioramento significativo del loro utilizzo in alcuni ambiti e farci giungere a promettenti applicazioni, che possano supportare, in particolare, le persone non vedenti». (Red)

Vedi www.sssup.it

8 - n. 618 | Venerdì 24 Luglio 2015 www.heos.it

UNA NUOVA TECNOLOGIA SU SCHERMO TATTILE CONTRO LA DISABILITÀ PRESENTATA A CHICAGO (USA) DAL SANT’ANNA DI PISA

A sinistra, l’app che permette ai non vedenti di scattare foto (immagine: sssup.it)

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9 - n. 618 | Venerdì 24 Luglio 2015 www.heos.it

Sviluppato un pannello solare ter-

mico che si avvale di nuovi polimeri, per fornire il riscaldamento e l’acqua calda alle case europee.

I n Europa quasi il 40 % dell’utiliz-zo di energia è destinata al riscal-damento e all’acqua calda delle case. Gli attuali pannelli solari

termici si basano su materiali costosi come il rame e l’alluminio, con la con-seguenza di renderne impraticabile un uso molto diffuso. Attraverso il pro-getto POLYSOL, finanziato dall’UE, è stato sviluppato un pannello solare termico alternativo e più economico per le applicazioni di riscaldamento e acqua calda di uso domestico.

I ricercatori hanno testato un’ampia varietà di polimeri, prima di fermarsi su un determinato materiale policar-bonato. Hanno così creato un rivesti-mento a 5 strati che ha dimostrato un assorbimento termico del 95 % e un’e-missione del 17 %, ben oltre le presta-zioni dei pannelli solari attuali.

Per il materiale del contenitore, i

ricercatori hanno selezionato due poli-meri che nei test si sono dimostrati capaci di trattenere il calore meglio rispetto alle plastiche tradizionali. PO-LYSOL ha anche creato i modelli di quattro sistemi termici solari teorici in tre luoghi diversi, per fornire parame-tri di riferimento per l’esecuzione di test sui prototipi di pannelli solari ter-mici. Parallelamente, il team ha svolto un’analisi di mercato e una valutazio-ne della proprietà intellettuale, per predisporsi alla commercializzazione del prodotto. Si prevede che i pannelli solari termici a basso costo POLYSOL rappresenteranno un notevole incenti-vo per i consumatori a investire nel riscaldamento solare. (Red)

Vedi http://cordis.europa.eu/result/rcn/149243_it.html

A l via lo sviluppo di nuovi materia-li, processi e me-todi per la tutela

del made in Italy grazie ad un accordo quadro siglato tra Il Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) e l’Isti-tuto Poligrafico e Zecca dello Stato.

Come è noto la contraffa-zione è un fenomeno in forte espansione e incide, in un paese che punta all’eccellenza dei suoi prodotti come l’Italia, sia in maniera diretta sulle casse delle singole aziende, sia indirettamente e in termini di contributi non versati sul patrimonio dello Stato. Per fronteggiare questa tendenza e salvaguardare la salute e la sicurezza dei consumatori, Luigi Nicolais, presidente del Cnr e Paolo Aielli, amministratore delegato dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato (Ipzs), hanno firmato un accordo quadro, della durata di cinque anni, che prevede lo sviluppo di materiali, tecnologie e strumenti in grado di assicu-rare la certificazione del made in Italy.

«Con questo accordo il Cnr contribuirà insieme ad Ipzs a sviluppare solu-

zioni originali per l’identificazione, la tracciatura e l’anticontraffazione dei materiali in numerosi settori merceologici e produttivi favorendo la tutela del made in Italy», afferma Nicolais. Aggiunge: «Attraverso l’uso integrato delle conoscenze e delle tecnologie sviluppate presso le nostre due strutture inter-verremo nei diversi momenti del ciclo produttivo ricorrendo a materiali intelli-genti di nuova generazione appositamente progettati e realizzati, che consen-tiranno di realizzare prodotti sempre più avanzati, competitivi, sicuri e di valo-rizzarne l’originalità, la bellezza e la qualità caratteristiche distintive dello stile e della cultura italiana».

Uno degli obiettivi dell’Ipzs è quello di ideare e realizzare soluzioni a ele-

vato livello tecnologico volte a fornire gli strumenti sempre più efficaci per la tutela del “Marchio Italia”. Va in questa direzione, quindi, la partnership con il Cnr, che mira a rafforzare l’impegno dell’Istituto nell’attività di ricerca scienti-fica, settore capace di generare conoscenze e know-how indispensabili nella lotta alla contraffazione.

«Questo Accordo si inscrive perfettamente nella mission dell’Istituto Poligra-fico e Zecca dello Stato, tra i cui compiti figura la promozione delle attività di ricerca e sviluppo di nuovi materiali e metodi al fine di assicurare un’idonea protezione dalla contraffazione e dalla falsificazione dei prodotti del made in Italy, salvaguardando, allo stesso tempo, la salute e la sicurezza del consuma-tore», spiega l’Ad Ipzs, Paolo Aielli per il quale «Il partner ideale non poteva che essere il Cnr» . (Red)

Vedi www.cnr.it

RIVOLUZIONARIO PROTOTIPO

DI PANNELLO SOLARE

CNR E IPZS UNITI CONTRO LA CONTRAFFAZIONE

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DRONI, SENSORI E GPS: ECCO GLI STRUMENTI DELL’AGRICOLTORE DI PRECISIONE 2.0

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Droni, sensori ottici e gps sono il set tecnologico mutuato dal mondo mili-tare a vantaggio dell’agricoltura di precisione, capace di ottimizzare gli interventi agronomici e soddisfare il fabbisogno idrico e nutrizionale delle colture, evitando sprechi per un uso sostenibile di risorse.

O ttimizzazione della resa agricola e della gestione delle risorse, sostenibilità delle coltivazioni: è l’o-

biettivo dell’ “agricoltura di precisio-ne”, che mutua tecnologie dal campo militare per rispondere al fabbisogno di acqua, concimi e fertilizzanti evitan-do sprechi, nel rispetto dell’impatto ambientale. Droni, sensori ottici e gps dunque diventeranno in un prossimo

futuro i nuovi strumenti di lavoro dell’agricoltore 2.0 per rilevare il grado di umidità del terreno, e per controllare la crescita e la salute delle piante.

«Un vigneto o un campo di mais,

soprattutto se molto estesi, sono la somma di tanti piccoli appezzamenti coltivati con la stessa coltura. In uno stesso campo possiamo trovare però condizioni di suolo, meteorologiche, di esposizione solare, di topografia anche molto differenti tra loro», spie-ga Alessandro Matese ricercatore dell’Istituto di biometeorologia del Consiglio nazionale delle ricerche (Ibimet-Cnr) e coordinatore del con-vegno “Agricoltura di precisione e uso sostenibile delle risorse” che si tiene all’ Expo di Milano. Un convegno

concepito come un laboratorio nel quale fare il punto della situazione sull’utilizzo e la diffusione di tali stru-mentazioni hi-tech in Italia, chiamando a confronto il mondo della ricerca e quello dell’impresa. Durante la giorna-ta di lavoro sono stati analizzati anche altri settori di applicazione dell’agricol-tura di precisione: dalla filiera vitivini-cola a quelle orticola e cerealicola.

«L’agricoltura di precisione è un

sistema integrato di informazioni e metodologie progettato per aumenta-re l’efficienza e la produttività, basato su strumenti di monitoraggio e su una gestione specifica delle reali necessità delle colture», continua Matese. L’agri-coltore 2.0 avrà a disposizione stazioni meteo, sensori wireless per la caratte-rizzazione del suolo, pistole che moni-torano la temperatura, strumenti di telerilevamento come immagini satelli-tari o scattate in volo da droni, che restituiscono al computer o sullo smartphone una serie di informazioni mirate. Elaborati i dati con tecniche geostatistiche, l’agricoltore del futuro arriverà a definire le esigenze di de-terminata pianta o microarea, trattan-dole in modo selettivo.

I trattori, ad esempio, servendosi

del gps potranno distribuire selettiva-mente e quantitativamente concime o pesticidi in ciascuna zona.

Sono ormai disponibili vendemmiatri-ci a rateo variabile, in grado di selezio-nare l'uva migliore in un cassone sepa-rato. In Francia hanno sviluppato un trattore capace di operare potature differenziate in base ai dati raccolti. Nonostante i notevoli vantaggi dell’a-gricoltura di precisione, in Italia manca però un’informazione approfondita. (Red)

Vedi www.cnr.it

Nella foto, un drone attrezzato per lavori di precisione nell’agricoltura 2.0

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SCIENZE

A d Hannover dove si costruiscono macchine straordinariamente precise per poter osservare meglio alcuni fra gli eventi più violenti del co-smo, come le collisioni di buchi neri e la fusione

di galassie. Un centinaio di anni fa, Albert Einstein ha immaginato

che il nostro universo fosse pervaso da onde gravitazionali. Si tratta di increspature nel tessuto spazio-temporale che possono dirci molto su oggetti misteriosi, come i buchi neri. Ma ancora non sappiamo se Einstein abbia ragione, visto che gli scienziati le stanno ancora cercando.

Per gli scienziati del progetto LISA Pathfinder, dell’Agen-zia spaziale europea (ESA) le onde gravitazionali vengono da qualsiasi punto dell'universo. La gravità passa attraverso le stelle, le galassie, attraverso la Terra, attraverso di noi, attraverso ogni cosa. Un’onda gravitazionale quando tocca una persona la rendere più snella e più lunga, più bassa e più grassa, a intervalli regolari, ma non si vede perché tutto avviene in un microcosmo.

Queste sfuggenti onde gravitazionali sono estrema-

mente tenui. Per questo gli strumenti ideati per registrarle sono grandi e molto sensibili. Uno dei più grandi rilevatori in Europa si trova ad Hannover, in Germania. È stato chia-mato GEO600. Ha braccia di 600 metri che si estendono ad angolo con tubi che contengono potenti raggi laser.

L'esperimento con GEO600 misura la differenza relativa in lunghezza tra i due raggi laser. Al passaggio dell'onda gravitazionale i due fasci non si troveranno più in fase, ma mostreranno una differenza sottile, ma misurabile.

Gli scienziati però non hanno ancora osservato il fenome-no, ma ogni minuto una stella può esplodere si potrà co-

GEO600 E LISA DAI CUBI D’ORO, CACCIATORI DI ONDE GRAVITAZIONALI

Sopra, GEO600 e i suoi lati da 600 metri

sìvedere il segnale. Con milioni di fonti potenziali in tutto l'universo, l'eventuale osservazione di onde gravitazionali potrebbe rappresentare una rivoluzione per l'astronomia.

Si tratta di una finestra sull'universo completamente diversa rispetto all’osservazione di onde elettromagneti-che e neutrini. Osservare le onde gravitazionali significa vedere qualcosa che non emette ciò che consideriamo luce. L'unico tipo di radiazione che emette direttamente un buco nero è la radiazione gravitazionale. Perché un buco nero può scuotere lo spazio e il tempo intorno a es-so, e queste increspature nello spazio e nel tempo si pro-pagano dal buco nero e dicono agli scienziati esattamente a cosa assomiglia.

Per aumentare le probabilità di osservare onde gravi-

tazionali è prevista una missione nello spazio. Verrà invia-to un veicolo pioneristico dell'ESA, visto che nulla di simile ha volato finora. Si tratta del LISA Pathfinder spacecraft, che, se tutto va bene sarà lanciato intorno al prossimo mese di ottobre. LISA Pathfinder, come suggerisce il nome, ha il compito di mostrare la strada da percorrere. Uno strumento costruito dopo ricerche durate vent’anni. Per cui lle aspettative degli scienziati sono enormi.

LISA Pathfinder non misurerà in realtà le onde gravita-

zionali. Metterà alla prova la tecnologia, incentrata su due cubi di oro e platino fluttuanti all'interno del veicolo spa-ziale. Una volta concluso il test la missione si allargherà coinvolgendo tre satelliti collegati da laser.

Il futuro di LISA Pathfinder sarà quello di interagire con 2 o 3 veicoli spaziali separati da 5 milioni di chilometri l'un dall'altro. Ognuno porterà un cubo e gli scienziati vogliono misurare la distanza tra questi cubi. In pratica si avrà un osservatorio spaziale concepito esclusivamente per capta-re le onde gravitazionali. E la gravità è la forza fondamen-tale dell'universo: stelle, galassie e l’universo stesso sono tutti dominati dalla gravità.

Con questo osservatorio spaziale gli scienziati cercano qualcosa che è stato ipotizzato circa 100 anni fa, ma che non è stato ancora dimostrato. E prima o poi gli scienziati dovranno risolvere questo enigma. Non solo. Poiché tutto l'universo interagisce attraverso la gravità ciò fa sperare che le onde gravitazionali siano in grado di farci ascoltare anche il suo lato oscuro, sicuramente pieno di enigmi cer-tamente affascinante e intrigante. In altri termini, dai bu-chi neri fino ai primi momenti dopo il Big Bang, l'astrono-

mia delle onde gravitazio-nali potrebbe cambiare per sempre il modo in cui ve-diamo e ascoltiamo l'uni-verso. (Red)

Video http://www.esa.int/ita/ESA_in_your_country/Italy/

Euronews_Alla_ricerca_delle_onde_gravitazionali

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hanno mostrato loro altri numeri (da 1 a 10) e hanno chiesto ai partecipan-ti di indicare verbalmente se questi facessero o meno parte della sequen-za memorizzata. Infine, in un’ultima fase, i partecipanti hanno dovuto ripetere i numeri verbalmente, se-condo l’ordine di memorizzazione.

I ricercatori, utilizzando il sistema EyeSeeCam, un sistema ad infrarossi che cattura la posizione degli occhi, hanno registrato i movimenti oculari spontanei per studiare le strategie di visualizzazione interna che i parteci-panti hanno messo in atto per svolge-re il compito.

Dall’analisi dei movimenti oculari

è emerso che i partecipanti ricorreva-no a una strategia visiva ben definita per ricercare nella memoria le infor-mazioni. In particolare, gli occhi si muovevano da sinistra a destra in base alla posizione del numero da ricordare, a suggerire non solo che le sequenze ordinate sono organizzate spazialmente nella nostra memoria, ma che muoviamo gli occhi anche per esplorare lo spazio mentale.

Due puntatori laser che cercano le informazioni nella mente. È così che funzionano i nostri occhi quando de-vono ricordare le informazioni archi-viate nella memoria a breve termine. Il nostro cervello memorizza le infor-mazioni sistemandole ordinatamente da sinistra a destra. E quando dobbia-mo recuperarle dalla memoria, esplo-riamo lo spazio mentale muovendo gli occhi nella stessa direzione.

L o dimostra una ricerca dell’U-niversità di Milano-Bicocca, condotta in collaborazione con l’Università di Zurigo. I

ricercatori hanno analizzato mediante occhiali speciali i movimenti spontanei degli occhi sia quando memorizziamo sia quando ricordiamo le informazioni della cosiddetta memoria di lavoro, quella a breve termine.

La ricerca conferma che il nostro cervello ricorda con più facilità le in-formazioni se le memorizza organiz-zandole da sinistra a destra. Come se fosse lo scaffale di una biblioteca dove i volumi dell’enciclopedia sono siste-mati secondo un ordine prestabilito. Per la prima volta questa ipotesi trova diretta conferma dall’analisi dei movi-menti oculari spontanei che accompa-gnano la ricerca e il recupero delle informazioni memorizzate.

I ricercatori hanno chiesto a 10

partecipanti di memorizzare una se-quenza di cinque numeri, che compari-vano uno alla volta al centro di uno schermo che avevano di fronte. Poi,

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«Questi risultati – spiegano Luisa Girelli e Luca Rinaldi, autori dello stu-dio e rispettivamente associato di Psi-cobiologia e Psicologia Fisiologica e dottorando di ricerca presso il Diparti-mento di Psicologia dell’Università di Milano-Bicocca - mostrano quindi co-me il nostro cervello si avvalga di stra-tegie visuo-spaziali per codificare e rappresentare dell’informazione pura-mente verbale. L’informazione memo-rizzata, infatti, viene rappresentata spazialmente dal nostro cervello e gli occhi orienterebbero la nostra atten-zione proprio lungo tale rappresenta-zione. Sembrerebbe dunque che gli occhi vengano utilizzati come uno stru-mento attivo per ricercare nella me-moria informazione recentemente appresa e disposta in “scaffali” spazial-mente ordinati». (Red)

La ricerca è stata pubblicata sulla rivista

Cognition (Keeping an eye on serial order: ocular movements bind space and time doi:10.1016/j.cognition.2015.05.022).

Vedi www.unimib.it

I NOSTRI OCCHI COME LASER QUANDO FRUGANO TRA I RICORDI

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FAVOLE E SOLIDE VERITÀ SULLA TINTARELLA

E sistono alcuni cibi che possono favorire l'abbronzatura, come le carote ma an-

che il te verde o alcuni integratori, mentre il troppo Sole in estate può favorire la caduta dei capelli in autunno. Anche la protezione “50” fa abbronzare. Ad essere pignoli ci fa prendere colore con gradualità e in maniera più duratura a vantaggio della pelle. Non esistono creme solari con durata “dalla matti-na alla sera”. Vero è che bisogna riapplicarle ogni due ore.

La nostra stella, è certo, fa venire le rughe: l'80% del foto invecchiamento della pelle è dovuto ai danni del Sole e le zone più esposte sono il viso e il décolleté. Infine, il rischio di melanoma aumenta col Sole concentrato in poco tempo, ad esempio nel weekend end.

SALUTE

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TROPPO CALDO, PRONTO SOCCORSO AFFOLLATI

I l caldo di queste settimane ha fatto regi-strare su tutto il territorio nazionale un

aumento degli accessi nei pronto soccorso degli ospedali. Nelle prime due settimane di luglio è stato rilevato un aumento di circa il 10% degli arrivi in pronto soccorso rispetto agli inizi di luglio dell'anno scorso. I dati hanno evidenziato inoltre l'esistenza di forti variazioni da regione a regione: Piemontesi e veneti hanno fatto registrare un accesso più contenuto ai pronto soccorso mentre picchi fino al 20% in più rispetto all'anno scorso si sono registrati in alcune zone dell'Emilia Ro-magna e del Lazio. In alcune regioni, come il Piemonte, si è avuto un aumento di mortalità nei pazienti più fragili.

UN NUOVO FARMACO RALLENTA L'ALZHEIMER

S econdo gli scienziati sono da prendere con cauto ottimismo gli effetti della

molecola solanezumab descritti in occasione della Conferenza internazionale della Alzhei-mer's Association che si è tenuta a Washing-ton. Il nuovo farmaco può ritardare del 34% la progressione dell'Alzheimer in pazienti in uno stadio iniziale della malattia. Questa nuova molecola attacca le proteine deviate che si formano nel cervello colpito da Alzhei-mer. I test hanno dimostrato che i pazienti che hanno assunto il farmaco più a lungo hanno avuto i maggiori benefici.

Brevi

CELLULE STAMINALI FANNO CRESCERE SISTEMI BILIARI IN LABORATORIO

TISSUEGEN, NUOVE TERAPIE RIGENERATIVE

S perimentata una tecnologia rivoluzionaria con le cellule staminali per testare e valutare nuovi approcci di cura. Gli scienziati hanno usato con successo cellule staminali per far crescere sistemi biliari completamente funzionanti in laboratorio, che potrebbero un gior-

no prevenire i danni al tessuto epatico. I sistemi biliari sono vitali per per-mettere al fegato di eliminare le scorie. Il cattivo funzionamento dei sistemi biliari è alla base di una percentuale significativa di tutti i trapianti di fegato: il 30 % negli adulti e il 70 % nei bambini. La terapia adesso dovrà essere te-stata in modo approfondito in test clinici prima di poter essere usata sui pazienti.

Lo studio, pubblicato sulla rivista scientifica Nature Biotechnology, è stato possibile grazie al progetto TISSUEGEN dell’Ue. Il progetto, iniziato nel 2012, ha cercato di sviluppare una piattaforma “in vitro” (in laboratorio) che aiute-rà gli scienziati a sviluppare nuove terapie di medicina rigenerativa.

La piattaforma si basa sulla generazione in vitro di tessuti umani coltivati a partire da cellule staminali umane pluripotenti indotte (CSPI). Si tratta di cel-lule che si possono generare direttamente da cellule adulte e questo apre la via a una fornitura virtualmente illimitata di tipi di cellule proprie di un pa-ziente per rigenerare tessuti e organi evitando allo stesso tempo i problemi etici legati all’uso di cellule staminali embrionali.

Il progetto TISSUEGEN si è occupato in particolare dei tessuti del fegato a

causa della loro importanza scientifica e commerciale. Durante la prima fase del progetto quadriennale, la cui conclusione è prevista per la fine del’anno, i partner hanno prodotto una biblioteca di CSPI di un disturbo metabolico del fegato ereditario e hanno sviluppato i parametri fondamentali della col-tura di cellule staminali pluripotenti umane. Queste cellule, insieme agli epa-tociti umani - cellule che costituiscono tra il 70 e l’85 % della massa del fega-to – sono state quindi caricate sulla piattaforma del tessuto del fegato 3D.

Sono stati quindi costruiti dei bioreattori usando una serie di tecniche mi-crofluidiche innovative per produrre sistemi compatibili con i sistemi di ana-lisi comunemente usati nei laboratori di tutto il mondo.

Uno dei principali benefici di questi nuovi sistemi è che permettono di

sviluppare e testare terapie rigenerative su batterie di tessuti umani in labo-ratorio in modo rapido ed economico. Per dimostrare che le cellule cresciute in laboratorio stavano veramente formando sistemi biliari, i ricercatori han-no cercato marcatori e funzioni caratteristiche delle cellule. Hanno poi con-frontato questi campioni con altri provenienti da donatori umani e hanno riscontrato che erano quasi identici. Questo suggerisce che gli epatociti deri-vati da CSPI prodotti da donatori malati possono essere usati per produrre modelli ottimizzati, nei quali le malattie genetiche possono essere ricreate fedelmente nei tessuti umani. L’approccio tentato da TISSUEGEN potrebbe dare a scienziati e professionisti del settore medico l’opportunità di capire meglio come crescono e si sviluppano gli organi e di capire meglio la ma-lattia. La piattaforma permetterà inoltre di testare nuovi farmaci e di valuta-re le terapie rigenerative in modo scalabile ed economico. Anche la modella-zione 3D del tessuto canceroso è una possibilità, che potrebbe portare a terapie più mirate ed efficienti. (Red)

Vedi http://cordis.europa.eu/

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APERTA LA STRADA AL VACCINO UNIVERSALE CONTRO L’INFLUENZA

S coperto un cocktail di particel-le in grado di contrastare i ceppi dell’influenza non anco-ra contenuti nella sua formu-

la, il che potrebbe preparare il terreno a un vaccino universale.

Ogni anno, l’influenza stagionale col-pisce circa il 10% dei cittadini europei, causando centinaia di migliaia di rico-veri in ospedale in tutto il continente.

Anche se esistono i vaccini, la natura altamente variabile del virus dell’in-fluenza fa si che i gruppi più vulnerabi-li, come bambini e anziani, debbano vaccinarsi ogni anno. Poiché questi vaccini si basano sulle previsioni dell’e-voluzione dei ceppi virali, spesso i vac-cini non corrispondono al virus – il che spiega perché lo sviluppo di un vaccino universale, in grado di contrastare tutte le variazioni del virus, è da anni in cima alle priorità dei ricercatori.

Recentemente, nel 2015, il ceppo è

cambiato all’ultimo minuto, rendendo il vaccino meno efficace di quanto pre-visto inizialmente. Un nuovo studio condotto sui topi ha appena portato i ricercatori dell’Istituto nazionale per le

allergie e le malattie infettive (NIAID) degli Stati Uniti a un passo più vicino a questo risultato. Presentando un cocktail di proteine dell’influenza al sistema immunitario, l’equipe ha scoperto che esse potevano indurre l’immunità a ceppi con cui gli animali non erano mai stati a contatto.

«Da un decennio o più il sogno

degli studiosi dell’influenza è svilup-pare un vaccino universale per l’in-fluenza in grado di proteggere da diversi ceppi attuali o futuri di in-fluenza, che provengano da esseri umani o da animali», ha detto al Cor-dis uno dei ricercatori impegnati nello studio, Jeff Taubenberger, pato-logo e specialista in malattie infettive del NIAID. Quindi ha aggiunto: «Quello che abbiamo fatto è ideare una strategia nella quale non c’è bi-sogno di far corrispondere l’antigene del vaccino con il virus». Per raggiun-gere questo risultato, il team ha usa-to particelle di vaccino simili al virus che esprimevano quattro delle 16 proteine H comuni (H1, H3, H5 e H7). H1 e H3 sono state le cause principali

dell’influenza stagionale umana sin dal 1918, mentre H5 e H7 hanno cau-sato focolai d’influenza tra le popola-zioni di uccelli potenzialmente pande-miche.

«Quello che abbiamo scoperto è stato veramente inaspettato e straor-dinario» ha detto Taubenberger. «Quasi tutti gli animali che avevano ricevuto il nuovo vaccino sono soprav-vissuti, compresi i topi infettati con il virus dell’influenza del 1918, con i virus dell’influenza aviaria H5N1 o H7N9, ma anche topi messi a contatto con virus che esprimevano sottotipi di emoagglutinina che non erano pre-senti nel vaccino, virus che esprime-vano H2, H6, H10, e H11. Si espongo-no i topi a virus che hanno una protei-na completamente diversa sulla su-perficie che non è presente nel vacci-no, quindi in teoria i topi non dovreb-bero essere immuni».

In circa il 95 per cento dei topi cui

era stata somministrata questa misce-la, è stata riscontrata una protezione agli otto ceppi di influenza testati. Questo livello di protezione ha supe-rato le aspettative dell’equipe, al pun-to che non sono ancora sicuri di come funzioni. A differenza degli altri vacci-ni, sembrerebbe che la risposta degli anticorpi non sia la ragione principale dell’efficacia del nuovo prodotto: le cellule T, un tipo di globuli bianchi, potrebbero avere un ruolo, secondo Taubenberger.

I ricercatori stanno adesso studian-do come funziona il vaccino e hanno già dimostrato che è efficace per al-meno 6 mesi. Lo stanno testando an-che sui furetti, che sono gli animali usati più spesso per imitare il modo in cui gli esseri umani contraggono e resistono all’influenza. Se questi test dovessero avere risultati promettenti, la sperimentazione per la sicurezza negli esseri umani del nuovo vaccino potrebbe cominciare l’anno prossimo, con esperimenti clinici di efficacia in programma per l’anno successivo, ha detto Taubenberger. (Red)

Vedi http://mbio.asm.org/content/6/4/

e01044-15 http://cordis.europa.eu/

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SPAZIO

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Fotografato un ammasso stellare denominato Liller1 talmente denso da essere uno dei pochi posti nella Galas-sia in cui le stelle possono collidere tra di loro.

L o “scoop” è stato realizzato da un gruppo di ricerca dell'Università di Bologna. «Ci permetterà di capire cosa succede quando le stelle sono costrette a vive-re in condizioni di estremo sovraffollamento. È un

po' come in un tavolo da biliardo: la probabilità di uno scon-tro dipende dalle dimensioni del tavolo e dal numero di palle in gioco». È l'immagine con cui Francesco R. Ferraro, docente al Dipartimento di Fisica e Astronomia dell’Univer-sità di Bologna, racconta Liller 1.

La regione della nostra galassia in cui si trova Liller 1 è particolarmente difficile da studiare perché molto distante dalla Terra (circa 30mila anni luce) e molto vicina al centro della galassia stessa, la Via Lattea. Liller 1 è stato fotografa-to da un gruppo di astrofisici dell'Università di Bologna, coordinati da Francesco R. Ferraro in collaborazione con ricercatori delle università di Concepcion e di Antofagasta in Cile. La ricerca è stata da poco pubblicata su The Astrophysi-cal Journal.

Liller 1 è un ammasso globulare, una tipologia di og-

getti che appaiono solitamente come sfere di stelle molto compatte in orbita attorno al nucleo della nostra Galassia. Gli ammassi globulari più vicini alla Terra possono regalare immagini spettacolari anche se osservati con piccoli telesco-pi o binocoli. Ma per Liller 1 non è così.

«Si tratta di un ammasso talmente oscurato dalle polveri

interstellari che risulta quasi invisibile se osser-vato alle lunghezze d’onda della luce visibile», spiega Sara Saracino, dottoranda di ricerca dell’Unibo e prima firmataria dell’articolo scien-tifico. Liller 1, infatti, è collocato in una delle regioni più inaccessibili della Galassia, ad appe-na 3.260 anni luce dal centro, dove dense nubi di polvere limitano notevolmente il passaggio della radiazione. «Solo la luce infrarossa è in grado di attraversare queste nubi e fornirci in-formazioni dirette sulla popolazione stellare

dell’ammasso», commenta un altro membro del team Uni-bo, Emanuele Dalessandro.

Le osservazioni di Liller 1 sono state realizzate grazie all’u-tilizzo del potente sistema di ottiche adattive messo a punto dall’Osservatorio Gemini e ora in funzione al telescopio Ge-mini South in Cile. Un gioiello tecnico chiamato GeMS (acronimo di Gemini Multi-conjugate adaptive optics Sy-stem) che, lavorando in sincronia con la nuova camera infra-rossa ad alta risoluzione GSAOI (che sta per Gemini South Adaptive Optics Imager), è stato finalmente in grado di pe-netrare attraverso la densa nebbia che circonda Liller 1 e regalare agli astrofisici una visione quanto mai nitida delle sue stelle.

La straordinaria risoluzione di queste nuove immagini

ha portato alla luce una ricchissima popolazione di stelle costituita da almeno 1.5 milioni di Soli, confrontabile con quella degli ammassi globulari più massivi della nostra Ga-lassia: Omega Centauri e Terzan 5. Lo studio ha inoltre per-messo di concludere che il tasso di collisioni tra le stelle è altissimo (il secondo più alto, dopo quello di Terzan 5). «Nonostante la nostra Galassia abbia oltre 200 miliardi di stelle, esistono solo poche regioni ad alta densità in cui pos-sono avvenire collisioni stellari», racconta la docente Unibo, Barbara Lanzoni, altro membro del team di ricerca. «Le no-stre osservazioni confermano che le regioni centrali di Liller 1, a causa della loro altissima densità, sono uno dei pochi luoghi in cui questo può accadere». Le collisioni tra stelle sono importanti perché permettono di comprendere l'origi-

(Continua a pagina 16)

LILLER 1, FLIPPER COSMICO: LE STELLE COME PALLINE

A sinistra, l’ammasso stellare Liller1; si trova a 30 mila anni luce dalla Terra e a soli 3.260 anni luce dal centro della Via Lattea

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ne di alcuni oggetti “esotici” che non possono essere spie-gati come il risultato della normale evoluzione di stelle sin-gole. Scontri frontali in cui le stelle si fondono assieme con-dividendo il loro carburante nucleare potrebbero ad esem-pio essere all’origine (almeno in parte) delle cosiddette “vagabonde blu”. Quando queste collisioni coinvolgono invece sistemi binari, costituiti da due stelle legate dalla mutua gravità, la distanza tra le due compagne può venire talmente ridotta da permettere l'interazione delle due com-ponenti, producendo così una varietà di oggetti come le “binarie X di piccola massa”, le “pulsar al millisecondo” e le “variabili cataclismiche”.

In particolare, le pulsar al millisecondo sono vecchie

stelle di neutroni riaccelerate fino a rapidissimi periodi di rotazione su se stesse (periodi dell'ordine del millesimo di secondo) grazie all’accrescimento di materiale ceduto dalla stella compagna. Ad oggi nessuna pulsar al millisecondo è stata individuata in Liller 1, ma vista la forte emissione di

(Continua da pagina 15) raggi gamma proveniente dal sistema stellare (la più intensa mai osservata in un ammasso globulare) i ricercatori so-spettano che l'ammasso globulare ne ospiti molte al suo interno. «Le nostre osservazioni confermano che Liller 1 è uno dei migliori laboratori in cui studiare come le interazio-ni tra stelle possono influire sulla loro evoluzione», conclu-de Francesco R. Ferraro. «Questo risultato ottenuto nell’ambito del progetto Cosmic-Lab (finanziato dal Consi-glio delle Ricerche Europeo), apre alla possibilità di una sor-ta di studio sociologico delle popolazioni stellari, volto a valutare l’impatto dell’influenza reciproca tra le stelle quan-do esse sono costrette a vivere in condizioni di estremo sovraffollamento».

La somiglianza tra le proprietà di Liller 1 e quelle recen-

temente scoperte dal gruppo di ricerca Unibo in Terzan 5 fa sperare che anche questo ammasso stellare possa fornire preziose informazioni su come si è formato il nucleo della nostra galassia, all'incirca 12 miliardi di anni fa. (Red)

Vedi http://www.unibo.it

UNIVERSO PRIMORDIALE ALMA OSSERVA LA COSTRUZIONE DI ANTICHE GALASSIE

A LMA (Atacama Large Millimeter/submillimeter Array, Cile) ha scoperto nelle nubi di gas più lontane, formazioni stellare mai osservate pri-ma in una galassia nell'Universo primordiale.

Le nuove osservazioni permettono agli astronomi di ini-ziare a vedere come si siano formate le prime galassie (nella foto) e come abbiano rimosso la nebbia cosmica durante l'epoca della re-ionizzazione. Per la prima volta per queste galassie si vede più che una semplice debole macchia.

Quando le prime galassie hanno iniziato a formarsi

centinaia di milioni dopo il Big Bang, l'Universo era riem-pito da una nebbia di idrogeno gassoso. Ma a mano a mano che sorgenti brillanti - stelle e quasar alimentati da enormi buchi neri - hanno iniziato a brillare hanno spazza-to via la foschia e reso l'Universo trasparente alla luce ultravioletta. Gli astronomi la chiamano epoca della re-ionizzazione, ma non si conosce molto di queste prime galassie e finora sono state viste solo come piccole mac-chie. Ora le nuove osservazioni che sfruttano la potenza di ALMA iniziano a cambiare questo stato di cose e porta-

re nuove conoscenze. Un'equipe di astronomi, con a capo Roberto Maiolino (Cavendish Laboratory e Kavli Institute for Cosmology, University of Cambridge, Regno Unito) ha puntato ALMA verso galassie note per essersi formate circa 800 milioni di anni dopo il Big Bang. Gli astronomi non stavano cercando la luce delle stelle, ma il debole bagliore del carbonio ionizzato proveniente dalle nubi di gas da cui si stavano formando le stelle.

Volevano studiare l'interazione tra una giovane gene-

razione di stelle e i grumi freddi che si stavano formando in queste prime galassie. Invece si sono concentrati su galassie meno spettacolari ma più frequenti: le galassie che hanno re-ionizzato l'Universo e poi si sono lentamen-te trasformate nelle galassie che vediamo ora intorno a noi. Da una delle galassie - etichettata come BDF 3299 - ALMA ha potuto raccogliere un segnale debole ma chiaro dal carbonio incandescente. Il bagliore non proveniva dal centro della galassia, ma dalla sua periferia. (Red)

Vedi www.eso.org

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anni. Molti Stati hanno ridotto i pro-pri budget destinati a combattere il crimine, specialmente per i reati mol-to frequenti come la rapina e i furti d’auto. Di conseguenza le squadre investigative hanno risorse limitate da utilizzare per assicurare i colpevoli alla giustizia. Compito della ricostru-zione 3D delle prove, perciò sarà quello di migliorare le statistiche ren-dendo più efficiente il lavoro degli investigatori.

La tecnologia di scansione ottica

3D generalmente si applica nel setto-re del controllo dei processi indu-striali, dell’architettura e del patrimo-nio culturale. L’obiettivo principale del progetto 3D-FORENSICS è l’appli-cazione della tecnologia 3D per rac-cogliere e analizzare tipi specifici di tracce nelle scene del crimine, per esempio impronte di calzature e pneumatici.

Le tecniche usate per raccogliere queste tracce sono generalmente la fotografia o i calchi in gesso ma en-trambe tali tecniche presentano degli svantaggi: le fotografie per esempio non contengono informazioni sulla profondità mentre i calchi in gesso richiedono molto tempo. La scanne-rizzazione ottica 3D permette invece di catturare velocemente e senza contatto le tracce con tutte le loro informazioni dettagliate. L’analisi dei

dati digitali 3D invece dei calchi in ges-so renderà più facile il lavoro degli esperti e permetterà inoltre di collega-re i dati di diverse scene del crimine. La tecnologia di scannerizzazione 3D si basa sul principio della luce struttura-ta. Questo approccio permette di co-struire uno scanner 3D compatto e facile da usare. Rispetto agli attuali scanner più sofisticati, cattura una scena 3D in un campo visivo più picco-lo, circa le dimensioni di una suola di scarpa, con una risoluzione superiore allo 0,2 mm. La risoluzione permette la visualizzazione di piccolissimi segni identificativi.

I risultati di 3D-FORENSICS sono

prototipi di un sistema per catturare, analizzare e studiare impronte di calza-ture e di pneumatici delle scene del crimine. Non appena la funzionalità e l’utilità del prototipo saranno dimo-strate, sarà necessaria un’altra fase per portare il sistema dallo stato di prototipo a un prodotto commerciale. Il tempo del progetto che rimane sarà anch’esso usato per identificare gli aspetti tecnici che si potrebbero mi-gliorare per la commercializzazione. L’obiettivo è creare un prodotto nel 2016 e lanciarlo sul mercato nel 2017. (Red)

Vedi http://cordis.europa.eu/ http://www.3d-forensics.de/

ANALISI DELLA SCENA DEL CRIMINE: PRECISIONE E VELOCITÀ SE IN 3D

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D al 2003, il numero di crimi-ni registrati nell’UE è in costante diminuzione. Seb-bene la raccolta e l’analisi

di prove forensi - dalle impronte digi-tali alla balistica e la sierologia - siano state strumentali in questa tendenza, tali metodi presentano comunque dei limiti. Ci sono per esempio dubbi sul carattere unico delle impronte digitali di un individuo o sui criteri per dichia-rare una corrispondenza nelle analisi di capelli e fibre. I metodi usati per raccogliere prove forensi inoltre spes-so mancano di precisione e può essere difficile garantire la loro integrità dalla scena del crimine all’aula del tribunale.

Di tutti questi problemi, gli ultimi

due sono stati al centro del progetto 3D-FORENSICS (“Mobile high-resolution 3D-Scanner and 3D data analysis for forensic evidence”), che si propone di aumentare la precisione, la flessibilità e la risoluzione delle rico-struzioni-3D delle prove.

Sin dal maggio 2013, il consorzio, che conta sette membri, è coordinato da Fraunhofer e comprende cinque PMI, ha sviluppato tre prototipi di sistemi di scannerizzazione 3D e un nuovo soft-ware per l’analisi dei dati. Il sistema, che promette di rendere l’acquisizione dei dati più dettagliata e sollevare gli esperti dall’incombenza di elaborare i dati manualmente, ha lo scopo di aiu-tare l’UE a far crescere il suo tasso di risoluzione dei crimini, che attualmen-te è di circa il 70 %.

La proporzione di reati irrisolti tutta-via rimane preoccupante in Europa. La cause? Per i membri del consorzio le cause sono molteplici tra cui il fatto che l’Europa sia stata gravemente col-pita dalla crisi del debito negli ultimi

A destra, dall’alto in basso: l’impronta di una scarpa con i particolari elaborata

in 3D; il prototipo portatile high-resolution 3D-Scanner

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CULTURA

18 - n. 618 | Venerdì 24 Luglio 2015 www.heos.it

TRIESTE. CASTELLO DI MIRAMARE, FINO ALL'8 DICEMBRE

IPPOLITO CAFFI. DIPINTI DI VIAGGIO TRA L'ITALIA E L'ORIENTE

I l Castello di Miramare ospita una mostra di grandi suggestioni de-dicata a un artista che fu tra i più importanti e originali vedutisti

dell’Ottocento: Ippolito Caffi (Belluno 1809 – Lissa 1866). Erede del veduti-smo settecentesco ma anche suo pro-fondo innovatore, Caffi intreccia la sua vita all’arte e alla politica: instancabile viaggiatore, artista-reporter e patrio-ta, è mosso dall’esigenza continua di documentare la realtà. Caffi trova nel viaggio una fonte continua d’ispirazio-ne, fervore e conoscenza; e nella pittu-ra descrittiva di luoghi ed eventi - tanto realistica e puntuale quanto visionaria - la vera anima della sua arte.

“Ippolito Caffi. Dipinti di viaggio tra l’Italia e l’Oriente”, curata da Annalisa Scarpa, presenta oltre quaranta dipinti delle raccolte della Fondazione Musei Civici di Venezia, da molto non esposti e in parte restaurati per l’occasione, che faranno rivivere i viaggi e i sogni, le geniali invenzioni e la scenografica arte del pittore bellunese.

L’omaggio di Miramare a Ippolito

Caffi – che prelude alla ricorrenza dei 150 anni dalla scomparsa dell’artista, nel 2016 – si ricongiunge idealmente all’esperienza di un altro grande viag-giatore: Massimilano d’Asburgo.

Una passione per la scoperta del nuovo e per la sua documentazione che ha accomunato due persone tanto diverse, per origine, estrazione e cultu-ra, che hanno trovato nel viaggio una ragione positiva del vivere e che ora – idealmente – si incontrano a Mirama-re. Qui da sempre è conservato il bel-lissimo dipinto che lo stesso arciduca volle commissionare, per farne dono alla sua sposa, proprio a Ippolito Caffi: al pittore che con le sue inedite solu-zioni cromatico-luministiche aveva traghettato il genere della veduta nella modernità, conquistando i contempo-ranei. “Sto ultimando un mio quadro grande che rappresenta una festa notturna sull’acqua dirimpetto la Piaz-zetta di Venezia. Il quadro è di commis-sione di sua Altezza l’Arciduca, che desidera in presenza della corte di Vienna offrirlo alla sua sposa pel gior-no 4 giugno…” Ippolito Caffi , 1857.

Animato dall’esigenza continua di documentare la realtà dei tanti luoghi

visitati, il pittore veneto unì infatti ad una grande abilità prospettica un profondo senso di ampiezza atmosfe-rica e un ricercato studio sugli effetti di luce, dei quali si servì per mettere in scena soluzioni cromatico-luministiche assolutamente inedite, fatte di feste suggestive, di fuochi d’artificio, di vedute notturne teatral-mente abbracciate da romantici aloni lunari: la nebbia, la neve, un tramon-to infuocato.

Una libertà creativa che prende

corpo in Caffi nella Città Eterna, dove l’artista si reca per la prima volta per fuggire alle rigidità teoriche e ai mo-delli settecenteschi sperimentati a Venezia, allievo all’Accademia di Belle

Arti. Dai celebri soggetti romani affron-tati negli anni ’40 del XIX secolo, come Carnevale di Roma. La festa dei mocco-letti (’37) - tema più volte replicato e di cui è in mostra il prototipo conservato a Ca’Pesaro – il pittore giunge negli anni e nei viaggi successivi (imposti anche da un’ingiusta proscrizione da Venezia) alle numerose vedute nottur-ne e diurne del Colosseo, fino alle tele degli anni ’50, come quelle in mostra con Piazza San Pietro (1856) o il Foro Romano (1856).

Tra le opere che ritraggono la città

lagunare, particolarmente rappresen-tative e toccanti sono Neve e nebbia in Canal Grande (1852), Veduta del Molo (1857) e Panorama dal ponte della veneta marina (1858) - in cui Caffi mette in pratica la più recente empatia per le tecniche fotografiche - o ancora la seducente e scenografica Serenata sul Canal Grande (1858) traguardo significativo della sua poetica dello “spettacolare”. Il percorso espositivo prosegue nella Sala del Trono dove, dopo l’immersione nella luce calda delle opere eseguite a Napoli - come La lanterna del Molo di Napoli a Torre Annunziata (1843) e la Riviera di Posil-lipo (1843) – si assiste agli esiti del so-gno del pittore: il viaggio in Oriente.

La scheda

Dove. Trieste, Castello di Miramare Cosa. Ippolito Caffi. Dipinti di viaggio tra l'Italia e l'Oriente Quando. Fino all’ 8 Dicembre Orario. 9-19 tutti i giorni dell’anno

(chiusura biglietteria ore 18.30)

Costo. € 8,00

Info. 040 224143 http://www.castello-miramare.it/