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H A K Oestate 2007

Direttore responsabile: Marco CrimiRedazione: Sandra e Flavia BusattaElaborazione digitale: Lucas CranachStampato in proprioAutorizzazione Tribunale di Padovan. 1542 del 28.2.1995

Corrispondenza:Hako - via N. Tommaseo 2435131 Padova

!!!!! e-mail: [email protected]://www.hakomagazine.net

Incontri con le culture dell’america indigena

Prossimamente

Sommarioestate 2007

4 . Intenti 5 . Editoriale 7 . Il mito dell’impero

irochese17. Il re Sole non era poi

così luminoso25. Vive le Roi!37. Dopo le guerre del lutto65. Il massacro di Deerfield71. Un po’ di geografia77. Recensioni e novità

Le guerreLe guerreLe guerreLe guerreLe guerrefrancoindianefrancoindianefrancoindianefrancoindianefrancoindiane

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Reenactors contrattano uno scambio pelli per fucili a Fort La Presentation , presso Ogdensburg sullaconfluenza dei fiumi San Lorenzo e Oswegatchie, presso la missione omonima.

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Truppe francesi, milizia canadese e indiani con la guida di un gesuita, sotto il comando del marchese di Montcalm, “attaccano” Fort Ontario(Oswego) nel reenactment commemorativo del 250imo della battaglia di Fort Ontario.

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Editoriale

L’anniversario dei 250 anni dalla cosiddetta French and Indian War, inEuropa “Guerra dei Sette Anni”, è stato per molti versi un’occasionemancata. Celebrato con grandi fanfare negli Stati Uniti e in Canada,anche se più in sordina, in Europa e nel resto del mondo esso è passatosotto totale silenzio. Eppure il trattato di Parigi del 1763, che assegnòdopo circa cento anni di guerre intermittenti tra Francia e Inghilterra -con interventi di Austria, Prussia, Russia, Spagna, Olanda, Svezia, varistati tedeschi, varie tribù native americane, vari imperi e potentati indùe vari regni africani - alla Gran Bretagna il Canada, Cap Breton ilSenegal, la Florida, di fatto la penisola dell’ India, la temporanea occu-pazione delle Antille francesi e di Cuba (spagnola), la formazione in Eu-ropa della potenza prussiana, il primo intervento della Russia imperialenel cuore dell’Europa e il cui esito portò di lì a poco a due rivoluzioni(americana e francese), meriterebbe qualche riflessione.Le celebrazioni americane hanno perso l’occasione di riflettere su imperoe guerre contro “culture altre” a causa di due fondamentali handicap: laprovincialità del punto di vista e il pesante fardello del “politically correct”a ogni costo. Tutte le rievocazioni, da quelle più “ufficiali” dellaSmithsonian Institution a quelle più caserecce, analizzano la serie delle“French and Indian Wars” (dette ora British, French and Indian Wars)esclusivamente in funzione della futura Rivoluzione americana.Scaramucce di frontiera assurgono a eventi mondiali, mentre i teatrieuropeo, caraibico e indù (molto più importanti allora e nel conflitto mon-diale per 200 anni) sono tralasciati o appena accennati. Il contributonativo americano di piccoli capi assume, presso gli storici “revisionisti”- e sono i più -, dimensioni degne di Federico di Prussia e la “diploma-zia” irochese sembra astuta quanto quella di un Talleyrand o unMetternich, dimenticando che gli indiani (americani e asiatici) ai tavolidella pace neppure si sedettero e i loro interessi NON furono neppurepresi in considerazione. Ma il peso del politically correct necessita diquesto o di peggio. Per non ledere l’autostima dei nativi la storia è steri-lizzata, alla parola massacre si sostituisce raid che significa più o menola stessa cosa, ma fa meno impressione. Questo, tuttavia, vale a sensounico; solo se i carnefici sono nativi o francesi (le minoranze contano), seinvece sono le vittime, “massacre” resta. Il colore o l’etnia dei trucidatidiventa oggi una questione linguistica.Gli europei, dal canto loro, hanno perso l’occasione di riscoprire un peri-odo glorioso del pensiero europeo quando, per la prima volta, venne pro-posta la distinzione tra civili e militari, tra assassinio e uccisione, lanascita dei primi codici di guerra e di comportamento e perciò del concet-to stesso di crimine di guerra.Sono tutti temi attualissimi e HAKO cercherà di gettare sul tappeto alcu-ni di questi temi in due numeri che compredono anche articoli con cuiquesta redazione non è d’accordo, come quello di Parmenter, che secondonoi dà interpretazioni “all’europea” e filifrancesi di comportamenti iro-chesi che hanno ben diverse spiegazioni antropologiche ed economiche,ma che vale la pena di presentare ai lettori.

Un guerriero prende uno scalpo in unastampa della fine del XVIII secolo.

“Attacco indiano a un colono”, xilografiapopolare del XVIII secolo.

“An Indian War chief completely equippedwith a scalp in his hand” disegno delBrigadiere Generale George Townshend, IVviscontee I marchese di Townshend, vicere diIrlanda.

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Sandra Busatta

Il Trattato di Lancaster e CanasategoIntorno al 1740, nei rapporti tracolonie e con gli indiani, la Pennsylva-nia non riusciva a far ottenere untrattato con la Virginia per gli iroche-si, suoi alleati, in particolare pergarantire loro il libero passaggiolungo il sentiero di guerra che portavaverso sud, contro le tribù meridionalie, nello specifico, i catawba. Nelfrattempo la valle dello Shenandoah siriempiva di immigrati sempre piùostili al passaggio dei guerrieriirochesi che andavano a far guerra aicatawba, anche se i guerrieri silimitavano a chiedere cibo ai coloni oa rubare loro qualche maiale. Ungiorno, nell’inverno 1742-43, ungruppo di guerrieri venne attaccatodai virginiani e ci furono dei morti. Ilgovernatore della Virginia decise cheera giunta l’occasione di negoziarecon gli irochesi, in particolare glionondaga, a proposito delle loropretese rivendicative sulla valle delloShenandoah; perciò, invece di accusa-re gli indiani di barbarie e perfidia,accettò la versione irochese dell’inci-dente e offrì alle famiglie delle vittimeun risarcimento cospicuo. Irochesi evirginiani dovevano salvare lafaccia, evitando gli uni di andare aWilliamsburg, Virginia e gli altri adAlbany, New York. Su suggerimentodi Conrad Weiser, mercante e agente

segreto per la Pennsylvania, gliirochesi proposero di incontrarsi suterreno neutrale, a Lancaster inPennsylvania, e i virginiani accettarono.“L’accordo andava bene sia agli onon-daga che alla Virginia perché escludevasia New York che i mohawk daltrattato proposto e così assicuravaagli onondaga il primato tra i partitiindiani” (Jennings 1984: 356). Ovvia-mente la Pennsylvania era lieta delfatto che il nuovo “fuoco” bruciavabrillante quanto il vecchio “fuoco” diAlbany sotto la protezione di NewYork. Questo era il contesto in cuiebbe luogo il trattato multilaterale diLancaster del giugno 1744, cuipartecipò anche il Maryland.La Pennsylvania assunse una signifi-cativa leadership negli affari indianiper tutte le colonie britanniche e illoro alleato migliore, l’onondagaCanasatego, era nel suo elemento.Quando il governatore del Marylandcontestò le pretese territoriali irochesiin base all’argomento che il Marylandpossedeva il territorio in questione dapiù di cento anni, Canasatego feceuna conferenza storica: “Perchédobbiamo dirvi che, ben prima dicento anni fa, i nostri antenativennero qui proprio fuori da questoterreno e i loro figli sono qui daallora”. Questa fu l’unica occasione incui gli onondaga avanzarono pretesesul Maryland e Canasatego portòavanti un argomento mitico, né logico

né fattuale, come aveva fatto già dueanni prima, quando aveva dichiaratoche i delaware erano “donne” peraffermare la supremazia irochese sudi loro e obbligarli a vendere agliinglesi parte delle loro terre. Il suodiscorso fu “un notevole esempio ditradizione irochese della CovenantChain, condita con un po’ di propa-ganda”, come appare dalle minute deltrattato (Jennings 1984: 356). Egliricordava come gli irochesi fosserodiventati alleati degli olandesi e poidegli inglesi, di come prima essifossero ricchi di selvaggina e di terre,quando avevano armi di pietra, macon l’avvento degli inglesi e delle loromerci, si trovassero talvolta conpenuria di cervi e in difficoltà, anche acausa del “lavoro di penna e inchio-stro”, un’allusione ai trattati. Tutta-via egli doveva riconoscere, per amoredi giustizia, che gli inglesi avevanogenerosamente aiutato gli irochesinelle guerre contro i francesi e che isusquehannah (una confederazione dilingua irochese nemica della Lega,alleata della Nuova Svezia e poisconfitta dagli inglesi del Maryland, icui profughi chiesero di entrare nelleterre in Ohio che la Lega pretendevacome sue) avevano il diritto di vende-re agli inglesi le loro terre, ma (cosafalsa) gli irochesi avevano vinto isusquehannah e quindi la loro terraapparteneva agli irochesi, che conti-nuavano a conservare dei diritti e che

Mitologie politiche

Il mito dell’Impero Irochese

Un astuto mito di propaganda politica, oggi as-sunto a dogma dai nazionalisti irochesi, dona unimpero falso per costruirne uno vero.

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lui era lieto che gli inglesi volesserotrattare per le terre che non erano giàstate comprate. Per confermare le sueparole egli donava loro una cintura diwampum.Alla fine fu raggiunto un accomoda-mento, nonostante accuse reciprochee lezioni di “storia” a proposito della“conquista” dei conoy-piscataway(appartenenti alla defunta confedera-zione powhatan vinta dalla Virginianel XVII secolo) da parte irochese.Ovviamente i diritti di conquistaaccampati dagli irochesi, come faosservare Jennings, durano solofinché il conquistatore può mantenerela presa su ciò che ha vinto con laspada e gli irochesi non erano certo ingrado di sostenere le loro pretesecontro il Maryland e la Virginia,mentre legittimavano un precedenteindiano sul diritto di conquista che gliinglesi erano stati veloci ad appoggia-re e che i futuri Stati Uniti sostennerocontro di loro e le altre tribù durante i

trattati degli anni successivi allaRivoluzione.I virginiani però si comportaronostavolta in modo blando perché, incambio di un risarcimento alle vittimeirochesi, ottenevano la cessioneindiana della valle dello Shenandoahe, con questo, la rimozione di ogniostacolo all’espansione verso ovest,garantita in modo generico “da marea mare” dalla sua Carta costitutiva. Iltrattato di Lancaster aprì la regione aovest degli Appalachi alla colonizza-zione inglese e garantì la violentareazione francese, dimostrò più ladipendenza irochese dalle colonieinglesi che la sua forza, mostrandocome un tipo duro come Canasategopotesse essere manipolato e confer-mando le divisioni interne dentro laLega, perché i mohawk erano statitenuti all’oscuro del trattato, mentrestavano indipendentemente trattandocon gli agenti di New York e il lorocapo Hendrik era a Boston per

parlare a nome delle Sei Nazioni.Dopo i voltafaccia degli irochesi neitrattati del 1736 e 1742, essi comun-que dipendevano pesantemente dagliinglesi per costringere le tribù tribu-tarie a riconoscere il potere a brevetermine che avevano ottenuto su diloro, mentre gli inglesi e in particolarela Pennsylvania, scoprivano che queitributari erano sempre più indipen-denti.Questo è il contesto politico in cuiCanasatego pronunciò le parole cheHewitt e gli altri fino a Johansen(1982) dichiarano essere una provadell’influenza irochese sulla Costitu-zione americana. L’ultimo giornodella conferenza per il trattato diLancaster del 1744, i cui lavorivennero pubblicati quello stesso annoda Franklin, Canasatego fece questaosservazione: “Noi abbiamo un’altracosa da dire e cioè, noi raccomandia-mo caldamente Unione e un buonaccordo tra voi fratelli. Non litigate

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mai, ma conservate una strettaamicizia tra voi e così voi, come purenoi, diventeremo più forti. I nostrisaggi antenati stabilirono unione eamicizia tra le Cinque Nazioni, questoci ha reso formidabili, questo ci hadato grande peso e autorità sullenazioni vicine: siamo una confedera-zione potente e, osservando gli stessimetodi dei nostri saggi antenati, voiacquisterete forza e potere fresco;perciò, qualunque cosa vi accada, nonlitigherete tra di voi” (Van Doren &Boyd 1938:78 in Tooker 1988: 309).Ovviamente si trattava di un’osserva-zione banale del genere l’unione fa laforza. Tooker afferma che, dato cheFranklin era un gran burlone e avevafatto apparire Canasetego in due suoifalsi (Aldridge 1950; Adams 1976 inTooker 1988) potrebbe anche darsiche avesse inventato il discorso citatoe lo avesse inserito negli Atti dellaconferenza di Lancaster da luipubblicati. La Tooker, però, pensache il discorso fosse autentico, data lanatura ufficiale del documento.Anche la risposta del governatoreMorris mostra che non si tratta diun’invenzione di Franklin. Tuttaviail contesto della conferenza riguarda-va una migliore politica indiana invista del nemico francese e i suoialleati indiani e delle rivalità intraco-loniali. Nessuno pensava all’indipen-denza nel 1744. Anche il Pianod’Unione di Albany del 1751 deveessere letto all’interno dello stessocontesto e riguardava il tentativo delParlamento inglese di dare maggioreunità alle colonie, cui Franklincercava di proporre un piano autono-mo, sempre sotto la Corona, percontrattare meglio la posizionegiuridica delle Assemblee colonialinei confronti dei governatori e dellamadrepatria.Che questo fosse il contesto è chiarodalla risposta del vicegovernatoreGeorge Thomas a Canasatego nel1744: “Siamo grati per le vostreraccomandazioni di pace e accordotra di noi. Siamo tutti sudditi, noicome voi, del grande re d’oltremare eper il grande affetto che ci portiamol’un l’altro, come pure riguardo alnostro interesse, saremo sempreinclini a vivere in amicizia” (Tooker,

ibidem). E’ ovvio che, nella scherma-glia politica, Thomas, da parte suastava ribadendo l’idea che gli irochesierano sudditi inglesi.Per il 1750, secondo Conrad Weiser,mercante, interprete e agente segretoper la Pennsylvania, in effetti metàdegli onondaga aveva cominciato avivere alla nuova missione francese diOswegatchie (attuale Ogdensburg, N.Y.), chiamata La Présentation efondata nel 1748. Weiser scoprì che ilcapo onondaga Canasatego, che erastato il più caloroso sostenitore dellaPennsylvania, era morto in circostan-

ze sospette ed era stato sepolto condisprezzo, gettando dentro la fossa isuoi wampum, in modo di privarli diriconoscimento legale. Weiser nededuceva che fosse stata una esecuzio-ne politica. Il successore di Canasategocome capo principale degli irochesi erail cattolico Tohaswuchdioony, anchenoto col nome La Cintura di Wampum.La lealtà della Lega nel XVIII secolopreoccupava molto gli inglesi. La Legatentava di mantenere la neutralità traFrancia e Inghilterra, dopo la pesantesconfitta a opera dei francesi alla finedel XVII secolo, con una politica di

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equilibrio. Quando i mingo1 nell’Ohioe i mohawk alleati di William Johnson,Soprintendente agli Affari Indianidella Corona, pendevano verso gliinglesi, il Consiglio della Lega aOnondaga si avvicinava ai francesi.Quando Conrad Weiser andò aOnondaga nel 1750, alcuni amicimohawk gli raccontarono “dellacattiva situazione delle Sei Nazioni eche onondaga, cayuga e seneca eranodiventati francesi … e che gli stessimohawk che avevano combattutocontro i francesi con perdita di moltosangue non avevano ricevuto nessunringraziamento per il loro buonservizio” dagli inglesi (Jennings,1988: 34). Così New York, tramiteJohnson, persuase i mohawk asposare separatamente la causainglese, mentre per la Pennsylvania ela Virginia l’alternativa era costituitadalle tribù dell’Ohio, il cui “fuoco”,cioè il centro di incontro, bruciava aLogstown, dove i commercianti dellaPennsylvania avevano uno dei loroquartier generali. “Le colonie mante-nevano relazioni formali con il GranConsiglio della Lega irochese, ma esseavevano cessato di riconoscerlo comeun portavoce esclusivo per le altretribù” (Jennings ibidem).All’inizio della Rivoluzione america-na, all’incontro dei Commissari agliAffari Indiani dell’agosto 1775, ilcontesto era del tutto cambiato. Ipatrioti videro l’opportunità di cercaredi far dire al defunto Canasategoqualcosa che attirasse l’alleanzairochese verso gli americani e,ripescando a scopo di propaganda ilvecchio trattato stampato del 1744,affermarono che erano andati là perinformarli che il consiglio che fu datocirca trenta anni fa dai loro saggiantenati in un gran Consiglio chetennero a Lancaster, Pennsylvania,quando Canasatego parlò loro, aibianchi, proprio con quelle parole, erastato colto. Le Dodici Colonie Unite“hanno acceso un grande Fuoco delConsiglio a Filadelfia e hanno inviatosessantacinque consiglieri a parlare eagire nel nome di tutti e consultarsiper il bene comune del popolo e di voi,nostri fratelli delle Sei Nazioni e deivostri alleati” (Commissioners of theTwelve United Colonies 1836:83-84 in

Tooker:309-310). Era evidente che gliamericani cercavano di essere deiconvincenti sostituti degli inglesi, mala formulazione del discorso chiarivache i sessantacinque consiglieri

agivano in nome di tutti, indianicompresi, che sarebbero così passatisotto la “protezione” americana.

Il mito dell’impero irocheseIn qualche momento tra il 1400 e il1600 gli Irochesi formarono la loroLega delle Cinque Nazioni, che

durante il periodo storico si evolvetterapidamente attraverso una serie disviluppi. “Durante la prima fase ci fuuno sforzo avventato da parte diseneca e mohawk per espandere il

numero di membri tribali (tramiteadozioni forzate, N. d. A.) e i rispettiviterritori attraverso la sempliceconquista predatoria delle tribù al difuori della Lega” (Jennings 1984: 8).Si tratta delle famose Beaver Wars(Guerre del Castoro), spesso descrittecon pesante retorica sul cosiddetto

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impero selvaggio. In realtà le BeaverWars non ebbero come risultato laformazione dell’«impero» irochese,ma segnarono la sconfitta dello sforzoespansionistico della Lega, l’allargarsidi divisioni interne e sempre maggioredipendenza dagli europei (in partico-lare la dipendenza dei mohawk daNew York e dagli inglesi in genere).La Lega fu solo l’inizio della speri-mentazione irochese per espandere ilgoverno tribale al di là del semplicekinship state o stato basato sullaparentela, come lo ha definito WilliamN. Fenton (“Gli irochesi restanol’esempio classico del kinshipstate” in Jennings 1984: 8). Iltermine “stato” è tuttaviaimproprio se è usato al di fuoridelle definizioni più generali,dato che gli irochesi non possede-vano neppure un minimo di quell’ap-parato burocratico e militare che ènecessario per formare un’entitàstatale come quella degli “stati”teocratici centro e sudamericani. LaCovenant Chain rappresenta questoallargamento di influenza tribale, chefinisce però per essere potere realesolo se sostenuto dalle armi inglesi.Quando sopraggiunsero gli inglesi,vincitori della Nuova Olanda nel 1664,gli irochesi si allearono a loro comeavevano fatto con gli olandesi, nell’alle-anza multilaterale della CovenantChain. Affiliando altre tribù diretta-mente alla loro Lega e così indiretta-mente alla Catena, gli irochesi accre-scevano la loro importanza. La parolatributario, in questo caso, è meglio diniente, ma le tribù “tributarie”variavano a seconda del periodo e nelgrado di subordinazione alle CinqueNazioni. La dualità e la reciprocitàerano, come afferma Jennings, iprincipi operanti in tutte le strutturepolitiche irochesi e quelli che glieuropei chiamavano tributari eranochiamati dagli irochesi, a seconda delgrado di subordinazione “fratelli”(brethen in inglese), “cugini” o“nipoti” (nephew), status che compor-tava sia responsabilità che privilegi daparte irochese. In ogni caso, gliirochesi non riuscirono mai a stabilireun duraturo protettorato sui clientesindiani della Nuova Francia e, nono-stante i trattati stipulati da loro con

le autorità di Montreal, la CovenantChain restò un sistema limitatoall’effettiva giurisdizione delle coloniebritanniche. Oltre a ciò, essa era ilprodotto di una specifica regione:sarebbe stata un’invenzione impossi-bile, oltre che per la Nuova Francia,anche per la Nuova Inghilterra o laVirginia. Essa era un prodotto politicodelle colonie “intermedie” come NewYork e Pennsylvania, non perchéqueste non fossero meno determinatea istituire un rapporto di dominio suinativi, quanto perché, per un com-

plesso di ragioni economiche,politiche e demografiche

relative al lorosviluppo,

esse preferiro-no per circa un secolo lastrategia dell’accomodamento all’usodella forza bruta.“Se la Covenat Chain fu la realtà,come avvenne che l’idea di un imperoirochese venne a fissarsi così salda-mente nelle storie?”, si chiedeJennings (1984: 10) e comincia così asvelare l’origine e lo sviluppo del mitodell’«impero» degli irochesi, i romanid’America di Colden, trovando larisposta proprio nel titolo del libro diCadwallader Colden, The History ofthe Five Indian Nations Dependingon the Province of New York inAmerica (Storia delle Cinque NazioniIndiane dipendenti dalla provincia diNew York in America), di cui la primaparte fu pubblicata nel 1727 e laseconda nel 1747. Colden nel suo libroaffermava che gli irochesi eranoperfino più grandi degli antichiromani: “Le Cinque Nazioni sono unpopolo barbaro e povero, nella piùoscura ignoranza e tuttavia unluminoso e nobile genio brilla attra-verso queste nubi oscure. Nessuno deipiù grandi eroi romani ha mostratoun maggiore amore per il loro paese oun maggiore disprezzo per la morte diquesti barbari quando vita e libertàgiungono in competizione: in realtà, iopenso, i nostri indiani hanno superatoi romani in questo particolare: perchéalcuni dei più grandi romani hannoucciso se stessi per evitare vergogna o

tormento, mentre i nostri indianihanno rifiutato di morire meschina-mente con il minimo di dolore,quando pensavano che l’onore del loropaese fosse in gioco per questo, madonarono i loro corpi volontariamenteai più crudeli tormenti dei nemici permostrare che le Cinque Nazioniconsistevano di uomini il cui coraggioe risoluzione non potevano esserescossi” (p. vi). Gli irochesi - i nostriindiani - erano migliori dei romani,perciò, per via del loro complessobellico di tortura rituale, secondol’autore!Colden, studioso e vicegovernatoredella colonia di New York, già conquel titolo suggeriva “la premessamaggiore di un sillogismo: gli Irochesi

«dipendevano» da New York, che asua volta dipendeva dalla

Corona britan-

nica.Perciò, se gliirochesi avevano unimpero, esso apparteneva all’Inghil-terra. Il sillogismo venne conservatodurante tutta la lunga vita di RobertLivingston, Primo Segretario agliAffari Indiani di New York, chemantenne la carica, informalmente oufficialmente, dal 1675 fino a quandoegli cedette il posto al figlio Philip nel1721. La sua logica opportunistavenne prontamente adottata daifunzionari della Corona nella lottacontro la Francia per la sovranitàsulla regione Mississippi-GrandiLaghi” (Jennings 1984:10). Gliirochesi penetrarono in quella regio-ne, ma non solo non furono in gradodi mantenere il predominio su di essa,ma neppure la presenza. Tuttavia unimpero irochese era la premessaminore di un sillogismo e, comeosserva Jennings (1984:11), gli inglesiavevano dei problemi notevoli afondare le loro pretese di espansionenell’area. A parte lo spagnolo De Soto,i francesi erano stati i primi europei a

Mazza irochese del XVIIIsecolo.

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spingersi al di là degli Appalachi e cosìgli inglesi non potevano invocare ildiritto di scoperta. Non potevanoneppure reclamare il diritto di posses-so, dato che l’area era sotto l’influen-za francese con esclusione dei mercan-ti inglesi, quindi restava loro il dirittodi conquista. Dato che non potevanoaver conquistato una regione che nonavevano mai visto, potevano recla-marla solo se qualcun altro l’avevaconquistata per loro. Gli irochesigentilmente si prestarono alla menzo-gna: “se gli Irochesi avevano conqui-stato le tribù occidentali che detene-vano il «diritto naturale indigeno» eavevano così costruito un «imperoselvaggio», allora la Gran Bretagnaavrebbe detenuto i diritti di conquistairochesi, perché la dipendenza iroche-se significava che ciò che appartenevaagli irochesi, apparteneva alla GranBretagna” (Jennings 1984:11). Inquesto modo, “gli inglesi donavanoagli Irochesi un impero, allo scopo direclamarlo per se stessi. Non fu ilprimo, né l’ultimo, esempio di storiacreativa da parte dei diplomatici e fuinghiottito intero da generazioni distorici di parte” (Jennings 1984:11).Questo sillogismo si piantò bene nellamente dei funzionari reali che, nel1697, diedero prova di un magnificolampo di immaginazione, quando iLords of Trade and Plantationsprepararono un memoriale in cuiquesto sillogismo è espresso esplicita-mente, fino a comprendere preteseaddirittura sul “Mare del Sud, ilPassaggio a Nordovest e la Florida” eparti del Canada. La sconfitta iroche-se ad opera dei francesi e dei loroalleati indiani non mise in soffitta ilmito, perché nel 1701 i coloni di NewYork, allarmati dalla pace franco-irochese, salvarono il sillogismo,prendendo per sé un atto di cessione(deed) irochese per la regione diDetroit, da cui spaziare sull’Ontario eil Midwest. Il diritto di conquistarivendicato, però, non impressionò ifrancesi, che avevano cacciato gliirochesi dalla regione con tantaefficacia da costringerli alla pace e aun salutare rispetto della potenzamilitare franco-algonchina. Per nientepreoccupato Colden rispolverò il mitonella prima parte del suo libro (1721)

e, quando scoppiò la guerra di ReGiorgio (1743-48), Colden scrisse laseconda parte intitolandola: TheHistory of the Five Indian Nations ofCanada, which Are Dependent on theProvince of New York in America(Storia delle Cinque Nazioni Indianedel Canada, che sono dipendenti dallaProvincia di New York in America),un pezzo di propaganda di successo,che venne ripreso da John Bartram,che lo conosceva bene, nel 1751 (che èl’anno del Piano di Unione di Albanypresentato da Franklin che era unammiratore di Colden). Nonostantegli irochesi avessero in molte occasio-ni supplicato il soccorso di inglesi efrancesi per impedire la loro “distru-zione” da parte delle tribù nemiche,“essi non furono indifferenti alritratto di Colden né avversi allaprospettiva imperiale. La loro auto-stima poteva raggiungere tali vetteche il capo mohawk Hendrick così sivantava nel 1755: «Siamo le SeiNazioni indiane confederate, i Capi e iSuperiori di tutte le nazioni indianedel Continente d’America” (Jennings1984:14). Chi ha mai detto che gliindiani non sanno fare propagandapolitica? Comunque, per sua sfortunaHendrick fu ucciso nel giro di poche oreda quella dichiarazione da alcunimohawk cattolici che combattevano peri francesi.Gli inglesi, ovviamente, fecero del loromeglio per mantenere vivo il mitotanto che, nel 1755, il cartografoLewis Evans pubblicava la sua MappaGenerale delle Colonie MedianeBritanniche in America con unaAnalisi che prestava molta attenzioneai confini delle Sei Nazioni “Confede-rate” e li allargava generosamentefino al Mississippi. Una mappalondinese ancora più generosa facevariferimento alle terre dei “Sudditi oAlleati”. Il mito venne sostenutoancora nei negoziati con i francesi del1755 e di nuovo nel 1759, ma venneabbandonato quando diventò inutileper gli scopi britannici. Nel 1776Thomas Pownall, amministratorebritannico bene informato e conottimi agganci politici, ristampò laMappa di Evans del 1755, con l’osser-vazione che gli irochesi avevanoceduto agli inglesi i territori di caccia,

ma pur citando liberamente dall’Ana-lisi di Evans, ometteva ogni riferimen-to ai confini e alle conquiste irochesi,dato che nel 1776 la questione eradiventata irrilevante. Poiché la datacorrisponde all’anno della Dichiara-zione di Indipendenza americana, amaggior ragione il mito morì durantee subito dopo la Rivoluzione, con lasua diversificazione di alleanze tribali.Alla conferenza per il trattato di FortStanwix del 1784 gli emissari ameri-cani non vollero sentir parlare di altrodiritto di conquista che non fossequello degli Stati Uniti e interruppe-ro subito ogni tentativo del capomohawk Aaron Hill di parlare comeportavoce non solo delle Sei Nazioni,ma addirittura di una decina di altretribù (tra cui, sfacciatamente, gliottawa e i Tre Fuochi chippewa,menomini e potawatomi che, se mai,avevano sconfitto gli irochesi). Persinoil capo seneca Cornplanter (CaptainO’Bail) si seccò e ci tenne a distin-guersi dalla posizione di Hill, dichia-rando che “per quel che riguarda ilterritorio a ovest, dovete parlarerispetto ad esso con le tribù occidenta-li verso il sole che tramonta - LOROdevono dire quale parte del LOROterritorio devono cedere agli StatiUniti” (Jennings 1984:16). Il realismodi Cornplanter venne confermato dalrifiuto della pace da parte delle tribùoccidentali, che continuarono acombattere per circa dieci anni, fino ache non vennero sconfitte a FallenTimbers e firmarono il trattato diGreenville del 1795, dove nessunirochese era presente, perché nessunoera più disposto a riconoscerne i dirittiinventati su confini immaginari.Il mito, tuttavia, non morì: dopo averpreso la duplice direzione dellastoriografia anglo-americana e dellatradizione irochese “nazionalista” delXVIII secolo, tornò a convergere neglianni 1850. Lewis H. Morgan cita, nelsuo League of the Haudenosaunee orIroquois, un informatore seneca chelo aveva aiutato (cioè il brigadieregenerale e Commissario agli AffariIndiani dell’amministrazione Grant,Ely S. Parker, amico e massone comelui e probabile lettore come lui stessodi Colden) per sostenere la suascoperta di un “impero irochese che

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essi avrebbero sulle nazioni indiane”a cui fa riferimento continuamente.Jennings osserva che, a pagina 144,Morgan fa costruire agli irochesi“rapidamente un impero, che minac-ciò l’assorbimento o lo sterminio ditutta la famiglia indiana a est del

Mississippi”. “Qualunque siano le suevirtù di etnologo Morgan fu uno deipeggiori storici del mondo” (Jennings,1984: 17, n. 20). Più o meno nellostesso periodo lo storico FrancisParkman rinverdiva il racconto della

ferocia irochese in The Conspiracy ofPontiac and the Indian War after theConquest of Canada (1851), dove isuoi irochesi estendevano “le loroconquiste e depredazioni dal Quebecalle Caroline e dalle praterie occiden-tali alle foreste del Maine”. E’ un

“Colden non diluito” con “a stentouna sola parola di verità” (Jennings1984:18). Jennings mette in guardia ilettori dal confondere Morgan conParkman, anche se erano entrambidei fautori della supremazia bianca e

pensavano entrambi in termini dicategorie razziali. Morgan era unumanitario preoccupato di migliorarela sorte dei suoi amici irochesi e, comemolti antropologi dopo di lui, tenevaper i “suoi” indiani contro gli altriindiani, come è dimostrato dal suostupido disprezzo verso i delaware e leloro tradizioni.Parkman, invece, era “un razzista delgenere velenoso, che non esitava afalsificare le sue fonti per costringerlead appoggiare i suoi pregiudizi didarwinismo sociale” (Jennings1984:19) e desiderava mostrare che igrandi irochesi erano in fondo irrime-diabilmente in basso. “La combinazio-ne di Morgan con il marxismo e diParkman con il darwinismo sociale fuirresistibile, spazzò via ogni critica eogni dissidenza. Senza bisogno di unabase fattuale - in aperta sfida alleprove - venne posta in trono l’ideadell’impero irochese” (Jennings 1984:19). Poi J. N. B. Hewitt, il funzionariogovernativo tuscarora, osservònell’autorevole Handbook of NorthAmerican Indians North of Mexico(1907) del Bureau of AmericanEthnology che gli irochesi “furono ingrado di estendere le loro conquiste sututte le tribù vicine dal fiume Ottawaal Tennessee e dal Kennnebec(Quebec) al fiume Illinois e il LagoMichigan” (in Jennings 1984:19).Ovviamente possiamo considerareHewitt un precursore del nazionali-smo irochese moderno.Gli studiosi che hanno revisionato eallargato lo Handbook of NorthAmerican Indians (Trigger 1978)della Smithsonian Institution, succes-sore dello Handbook del 1907, hannopassato sotto silenzio queste chiac-chiere nazionaliste e il mito anglo-irochese della conquista ma “senzacommentare la sua falsità e senzamenzionare la Covenant Chain da cuigli irochesi ottennero effettivamenteun certo grado di influenza sulle altretribù attraverso la diplomazia piutto-sto che con la conquista” (Jennings1984: 20). Il popolare volume diWilliam Brandon, American HeritageBook of Indians (1961), la cui intro-duzione fu scritta dal PresidenteKennedy, affermava che Franklinaveva “copiato” dagli irochesi il

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progetto di una unione di stati,soccombendo alla retorica di Parkmane trasformava gli irochesi in “re dellecolline” che detenevano la chiaved’accesso all’interno del continente,una via di mezzo tra romani e unni.

Ma il mito non incantò tutti: gli autoricanadesi lo hanno ignorato, mentre igesuiti (Thwaites 1896-1901) regi-stravano nelle loro cronache vittorie esconfitte. I francesi non riconoscevanoagli irochesi altre terre che quelle cheabitavano, mostrando di capire bene

gli inglesi; quanto alla tradizioneindiana, che Morgan cita tanto, ingran parte smentisce il mito.Tutte le tradizioni indiane sonotribali e le tribù non irochesiaffermano l’opposto: mahican e

delaware, secondo il resoconto deimissionari moravi D. Zeisberger eJ. Heckewelder, pubblicato nel 1819per l’American Philosophical Society(Weslager 1992), respingevano confermezza ogni suggerimento diconquista e dominio irochese, nono-

stante il discorso di Canasatego del1742 sui delaware come “donne”, cheaveva pronunciato per favorire gliinteressi suoi e della Pennsylvania.La tradizione ojibwa, narrata dalloscrittore indiano convertito alcristianesimo George Copway(Kahgegagahbowh, 1847) addiritturasostiene, con buona ragione, di aversconfitto e messo in rotta gli irochesidall’Ontario. Egli pubblicò quasicontemporaneamente a Parkman eMorgan (il suo The TraditionalHistory and Characteristic Sketches ofthe Ojibwa Nation è del 1850), manessuno dei due lo cita, anche se loconoscevano bene. Anzi, il bostonia-no Parkman aggredì i resocontidelaware e mahican. Ma le vanterieirochesi erano smentite anche da altridocumenti: non solo Canasategoaveva servito gli interessi dellaPennsylvania nel 1742, ma si eraaddirittura reso ridicolo a Lancasternel 1744 sostenendo di aver vinto isusquehannah del Maryland propriodi fronte agli emissari di quellacolonia, che aveva sconfitto e scacciatoproprio i susquehannah. “La stessaGrande Legge della Lega degli iroche-si, che era una ricostruzione delletradizioni irochesi come erano ricor-date alla fine del XIX secolo, esistentein varie versioni, non fa menzione diun impero e neppure di indianitributari e parla solo delle regole diguerra (definibili modernamentecome genocidio, N. d. A.) contro altrenazioni indiane, finché non accettanola Grande Pace irochese, dopo di che isuperstiti possono essere adottatidentro la Lega. Anche la CovenatChain è svanita da questa tradizione,nonostante la sua tremenda impor-tanza per gli irochesi dell’era colonia-le” (Jennings 1984: 23). I cayuga dellariserva di Grand River in Canada,una delle Sei nazioni, hanno conser-vato fino ad oggi una tradizione oraleche contraddice il teorema/mito dellaconquista irochese dei delaware,sostiene che i delaware (di linguaalgonchina) furono adottati perservire come pacieri, per cementarel’alleanza tra irochesi e algonchini eche la cosa aveva suscitato obiezionidi tipo formale da parte dei mohawk,che volevano tenere la cosa sotto il

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Bibliografia essenzialeBrandon W., The American Heritage Book ofIndians, New York, NY, 1961; Copway G., TheLife, History and Travels of Kah-ge-ga-gah-bowh(George Copway), a Young Indian Chief of theOjebwa Nation, . . . , New York, NY, 1847; CopwayG., The Traditional History and CharacteristicSketches of the Ojibway Nation,Boston, MA, 1850;Fenton W., The Great Law and the Longhouse. APolitical History of the Iroquois Confederacy,Norman, OK, 1998; Hale H., The Iroquois Bookof Rites, Philadelphia, PA, 1883 (facsimileToronto,1972); Jennings F., The AmbiguousIroquois Empire. The Covenant Chain Confede-ration of Indian Tribes with English Colonies fromits Beginnings to the Lancaster Treaty of 1744.New York, NY, 1984; Jennings F., Empire of For-tune. Crown, Colonies & Tribes in the Seven YearsWar in America, New York, NY, 1988; JohansenB. E., Forgotten Fathers. Ipswich, MA,1982;Morgan L. H., League of the Ho-de-no-sau-nee,Iroquois,1851 (facsimile New York,1962);Parkman F., The Conspiracy of Pontiac and theIndian War after the Conquest of Canada,1851(rev. ed. Boston, MA,1909); Richter D. K. - MerrellJ. H., Beyond the Covenant Chain. The Iroquois

loro controllo. Questa tradizioneconcorda con quella del capo delawareTatany e dei missionari moravi.Concludendo, sotto il mito dell’in-fluenza irochese sulla Costituzioneamericana si scopre il mito dell’impe-ro degli irochesi, i “romani d’Ameri-ca”. La fortunata etichetta, dopol’inventore Colden, trova nuovamenteapplicazione nel 1811 con DeWittClinton, alla vigilia della GuerraAnglo-americana del 1812-13, cheimpedirà la conquista militare delCanada da parte degli americani. PoiMorgan e mille altri ne faranno ampiouso e, dato che nell’Ottocento e nelNovecento gli aspiranti eredi degliimperi del passato si sprecano, gliStati Uniti si trovano un bell’imperoindigeno di cui essere i legittimisuccessori, dato che per ragionistorico-geografiche non possonorivendicare quello degli aztechi, i piùnoti “romani d’America”, secondo leelucubrazioni di alcuni archeologiinglesi.

Note1 I mingo erano di origine irochese, soprattut-to seneca e cayuga staccatisi dalla Lega ma suoitributari e formanti una nuova entità.

and Their Neighbours in Indian North America,1600-1800, Syracuse,NY, 1987; Snow D. R., TheIroquois, Cambridge, MA, 1996; Thwaites, R.G.(a cura) The Jesuit Relations and Allied Docu-ments. Cleveland,OH, 1896-1901 (73 voll.); TookerE., “The United States Constitution and theIroquois League”, in Ethnohistory 35:4, Autumn1988; Trigger B.G., (a cura), “The Northeast”, Vol.15. Handbook of North American Indians, Wa-shington, DC, 1978; Weslager C.A., The DelawareIndians: A History, New Brunswick, NJ, 1972.

Le illustrazioni sono stampe delXVIII secolo tratte da l’Encyclopédiedes voyages di Jacques Grasset deSaint-Sauveur, pubblicata a Pariginel 1795-1796.

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Luigi XIV (1638 - 1715), re di Francia e Navarra dal 1643, detto il Re Sole, ritratto da Hyacinthe Rigaud nel 1701.

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Davide Stocchero

In questo articolo ci occuperemo didelineare brevemente la condizionesociale, politica ed economica dellaFrancia durante il governo di LuigiXIV, il Re Sole (1638-1715). Inseguito tratteggeremo una visionegenerale degli equilibri tra gli statieuropei all’inizio del XVIII secolo.

Alcune caratteristiche di contesto.Luigi XIV salì al trono nel 1643 ma,avendo solamente cinque anni,divenne reggente la madre Annad’Austria che lasciò gli affari di stato alcardinale Mazzarino fino al 1661, datadella morte di questi. Luigi assunsesolo allora la guida della Francia, chemantenne fino alla morte, avvenutanel 1715.Il Re Sole era stato educato fin dallanascita per diventare sovrano, graziealle attenzioni e agli sforzi dellamadre e del cardinale Mazzarino,vero maestro nel trasmettere algiovane tutta la sua conoscenzariguardo all’arte di governare e digestire le faccende del Regno. Eraben educato, ma parte della suasicurezza personale e padronanzadella situazione gli derivava sicura-mente dalla radicata convinzionedell’origine divina del potere regale.Luigi XIV, incoraggiato in questoanche dalla profonda religiosità dellamadre, che ne considerò la nascita

un miracolo, credeva che i re fosserocreati da Dio per regnare al fine diconservare l’ordine terreno plasmatodal potere divino.In realtà, nonostante queste idee,Luigi XIV era stato formato peravere una visione realistica dellefaccende legate al potere reale.Continuatore delle riforme iniziatedai suoi predecessori, aveva unaconcezione molto chiara dellacosiddetta “ragion di Stato” e ilcarattere “assoluto” della monarchia

che lui realizzò si deve al fatto chenella monarchia francese la suainvestitura derivava direttamente daDio e non dal popolo, pertanto eraindivisibile e riferita solamente allasua persona. Stando comunque allapiù recenti interpretazioni storiche,Campbell (1997:163) afferma: «inprimo luogo bisogna sottolineare cheil concetto di monarchia assolutacoesisteva con il convincimento checi fossero delle aree sulle quali lamonarchia non aveva il diritto diesercitare il potere. […] La societàcorporativa si governava ampiamen-te da sola, e la chiesa era responsabi-le dell’educazione. Il re dovevaesercitare il suo potere nella politicaestera, nella difesa della religione enel mantenimento dell’ordine delpaese attraverso l’amministrazionedella giustizia. Era considerato unarbitro che si curava del perfettoequilibrio della società.»L’obiettivo principale di Luigi XIVera quello di aumentare la sua gloiree quella della sua dinastia. Perquesto voleva, e aveva bisogno, ditutto il potere possibile. A partire dal1661 Luigi XIV entrò ufficialmentein carica come sovrano assoluto.Nelle sue memorie definisce quelperiodo come molto disordinato,nessun ambito escluso: a corte, nellachiesa, nella finanza e nella ammini-strazione della giustizia. Disordineprovocato sicuramente dalla guerraIl Cardinale Mazarino

La Francia in Europa

Il Re Sole non era poi così luminoso

Le ambizioni della Francia di fronte alla crisi spa-gnola e all’emergenza dell’Inghilterra e dell’Olan-da come imperi mercantili.

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dei Trent’Anni e dalla guerra civiledella “Fronda”, ma anche da unaorganizzazione molto complessadello stato francese, un mosaico dicittà, province e regioni tenutemalamente assieme per diversi secolidalla politica dei sovrani. Inoltre, trail 1630 e il 1650 erano scoppiateinnumerevoli rivolte popolari, anchea causa degli aumenti delle impostee di un’epidemia di peste che avevaridotto in ginocchio la maggior partedella popolazione. Vi erano poi statele lunghe guerre di religione e lapersecuzione dei protestanti. Lecause della precarietà del momentostorico quindi erano sì da cercarenegli antecedenti problematici enella organizzazione amministrativadello stato, ma queste non esauriva-no le criticità del sistema che il ReSole si trovò a dover governare,mutandone drasticamente i connota-ti politici.Le caratteristiche di popolazione,l’assetto economico e produttivo e lastruttura sociale contribuivano aformare una società molto rigidanelle usanze e per nulla disposta avariare il suo funzionamento secon-do le linee imposte dal Re e dai suoiministri. Nonostante sia impossibilefornire un quadro preciso dellapopolazione durante il regno di LuigiXIV, vista la carenza e la casualitàdelle registrazioni demografiche deltempo, recenti ricerche stimano unapopolazione di circa 16 milioni dipersone nel 1600 e circa 20 milioninel 1700. Il numero di figli permatrimonio era basso, le coppie piùpovere si sposavano tardi per avere iltempo di accantonare la ricchezzanecessaria, metà della popolazionemoriva prima di aver raggiunto ivent’anni. Gran parte della popola-zione viveva in campagna conducen-do uno stile di vita piuttosto preca-rio, mentre clero, nobiltà e borghesiasi concentravano nelle città, purpossedendo in proporzione più dellametà delle terre, che venivanoaffittate ai contadini. La piramidesociale, infatti, vedeva in testa ilclero e la nobiltà, seguiti dallaborghesia e, più sotto, una minoran-za di contadini abbienti (laboureur),che possedevano i mezzi per lavorare

la terra (aratro e cavallo). Alla base,la grande massa dei contadini chepossedevano meno di 5 acri di terra,e che, per sopravvivere, dovevanoprocurarsi un’altra fonte di redditocercando lavori a giornata perchéoccorrevano almeno 25 acri di terraper mantenere una famiglia.Se l’agricoltura vedeva utilizzata lagran parte dei lavoratori, la produ-zione nelle città era di tipo artigiano,con un mastro che svolgeva ilproprio lavoro nel laboratorio diproprietà con l’aiuto di qualcheoperaio e apprendista. L’associazio-ne di più artigiani a livello di quar-tiere dava vita a piccole comunità

produttive che si tutelavano dalleinterferenze delle altre. Spessoquesti artigiani erano anche deicontadini. Non si può pertantoparlare della presenza di un settoreindustriale autonomo, o di unaclasse artigiana, ma di diverseattività diversamente collegate alivello rurale che producevanoprodotti in generale di scarsa quali-tà. Inoltre, la struttura economicaera caratterizzata per una bassacircolazione di moneta, visto chenelle campagne si utilizzava ilbaratto e nelle città la maggior partedelle attività commerciali venivapagata con cambiali e con lettere di

Il giuramento di Daugeon come Gran Maestro dell’Ordine di San Lazzaro dinnanzi a Luigi XIV.Sotto: Luigi XIV riceve le scuse del doge di Genova a Versailles.

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credito a circolazione locale. Lalimitata liquidità interna era ineffetti problematica, perché rendevamolto difficile il reperimento deldenaro necessario per pagare lespese militari del Re. Come vedremopiù avanti, su questo aspetto criticointerverrà in modo radicale JeanBaptist Colbert (1619-1683), ministrodelle finanze e famoso per aver realiz-zato una forma molto accentuata dimercantilismo (colbertismo).Dal punto di vista sociale si nota inprimo luogo, come già accennato, ladivisione della società francese in treordini, il clero, la nobiltà e la borghe-sia. Il clero, o primo stato, era unordine intoccabile, che esigevaassoluto dominio sui propri affari,l’essere esentato dal pagamentodelle imposte e spesso contrappone-va al potere del Re quello del Papaanche in materia di politica interna ofinanziaria. La nobiltà aveva costrui-to il proprio potere sull’idea di essereprivilegiata perché i suoi componentierano dei difensori della patria edegli uomini particolarmente virtuo-si. Il secondo stato mantenevaprivilegi enormi, si perpetuavatramite l’acquisizione o la compra-vendita di titoli onorifici e potevavantare su una continua costruzionee ricostruzione storica della propriaragion d’essere che gli garantiva unaideologia monolitica, diffusa einattaccabile. La borghesia, o terzostato, era il gruppo sociale piùeterogeneo e difficile da definire.Una minima parte viveva dei pro-venti degli investimenti, cercavamobilità e prestigio sociale attraver-so incarichi di funzionario reale,anche se non poteva fregiarsi di untitolo nobiliare. La gran parte eracomposta da piccoli commercianti,artigiani e produttori, i quali nonavevano particolare impatto nellagerarchia sociale e potevano goderedi pochi privilegi.Quello della “struttura del privile-gio” è uno degli aspetti più impor-tanti per comprendere le dinamichepolitiche e sociali nella Francia delSeicento. Oltre ad essere riconosciutiesplicitamente nel diritto vigente,erano il frutto di una prassi consoli-data nel corso di numerose genera-

zioni, al quale faceva da controparteuna “struttura dell’obbedienza” neiconfronti della monarchia che limanteneva. Nonostante questosistema, nel suo insieme, non potes-se essere messo in discussione dalRe, ciò che poteva essere fatto era ilminacciare, e l’attuare, delle tempo-ranee “interruzioni di privilegio” aquelle realtà che avessero creatoproblemi alla monarchia. E’ interes-sante notare come il mondo delprivilegio fosse molto complesso edinamico, tanto da basarsi su unvero e proprio mercato dei titoli edelle cariche le quali, una voltaaccumulate o abilmente scambiate,permettevano alle persone abbientidi costruirsi delle vere carriere

nobilitanti che garantivano notevoliprivilegi di diversi tipi. In realtà,queste prassi contribuivano airrigidire il funzionamento dellamonarchia, erano molto dispendiose,portavano ad una pessima organiz-zazione del sistema dei poteri e, allafine, risultavano assolutamenteprive di reale potenza propulsiva percreare benessere sociale.

1661: inizia la riforma del RegnoLuigi XIV era profondamenteturbato dal caos in cui versava il suoregno, situazione che era capace ditogliergli potere e rispetto causando unindebolimento della gerarchia e unoffuscamento dell’ordine, che dovevaemergere come forma normale del

“La Charette” di Louis Le Nain, 1641.

Un “luigi” d’oro.

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Regno in ogni momento. Il debito dellamonarchia con i finanzieri era allestelle, tanto che le imposte erano stateriscosse in anticipo di due anni,l’agricoltura in ginocchio a causa dipessimi raccolti (morirono circa unmilione e seicentomila persone inquella che fu probabilmente la piùgrave carestia del secolo) la società ingenerale sfibrata a causa degli sforzirichiesti per vincere la guerra contro laSpagna e l’impero asburgico.Gli obiettivi prioritari riguardavanoquindi le finanze, la riduzione dellapressione fiscale, la limitazione dellacorruzione e l’economia per stimolarela produzione e il commercio.A realizzare questo piano di riassettoeconomico-finanziario fu chiamatoJean Baptist Colbert che assunse ilruolo di ministro delle finanze del ReSole dopo essere riuscito, assieme aquesti, a far esiliare il suo acerrimorivale Fouquet, il ministro che lo avevapreceduto. Insieme a Fouquet stesso,Colbert distrusse anche le sua retefinanziaria sostituendola con lapropria. Se dal punto di vista finanzia-rio si registrarono diverse iniziativeche ebbero modesto impatto sullecasse del regno, fu nel sistema econo-mico che Colbert intervenne in manie-ra più radicale. Era infatti in questoambito che il nuovo ministro potevadonare gloire al proprio Re, visto chenella concezione colbertiana eral’abbondanza di denaro e di metallipreziosi l’indice della grandezza di unoStato e la finanza era la base sullaquale si poteva erigere la volontà didominio realizzata attraverso leguerre. L’obiettivo principale delmercantilismo era quindi quello diarricchire il più possibile lo Statoaumentando la quantità di metallipreziosi presenti all’interno dei suoiconfini. Questo scopo era perseguitocon una serie di iniziative coordinate,tra le quali: aumento della produzioneinterna, aumento delle esportazioni diprodotti finiti, diminuzione delleimportazioni di prodotti e aumento diquelle di materie prime, soprattuttodalle colonie, incentivazione deipagamenti in metalli, concessioni di

monopoli temporanei per determinatiprodotti, stimolo dell’immigrazionespecializzata dall’estero e bloccodell’emigrazione.Da questo piano programmatico seguìla creazione di nuove industrie mani-fatturiere, il posizionamento delloStato come attore (cliente) nel siste-ma economico, la concen-trazione dei miglioriartigiani (fonditoritedeschi, vetrai venezia-ni) nelle città francesi euna straordinaria atten-zione alla qualità deiprodotti, che dovevanoessere facilmente esporta-bili senza subire concor-renza dagli altri paesi.Questo sistema protezio-nistico molto spinto erasostenuto da una struttu-ra di incentivi che veniva-no erogati a tutti gli attoriche si fossero adeguatialle nuove linee commer-ciali, linee spesso inconflitto con gli equilibricostituiti e gli interessidelle corporazioni.Colbert non si occupò solodi rinforzare la produzio-ne manifatturiera, macercò anche di introdurremigliorie nel sistemaagricolo importando daaltri paesi nuove razze dianimali più redditizie,coordinò l’agricoltura con

l’industria incentivando le colture delbaco da seta, della canapa e del lino,continuò nell’opera di ampliamentodei terreni coltivabili e, in parte,razionalizzò e diminuì le imposte pergli agricoltori, già colpiti da gravicarestie negli anni precedenti il suoinsediamento.Nel 1669 Colbert divenne segretario distato per la marina, ed il suo obiettivoprimario fu quello di elevare la marinaall’altezza della gloire del Re Sole.Sviluppò enormemente la marinamercantile, favorendo sia la costruzionedi nuove navi che di porti (Dunkerque,Bayonne) e potenziando le famoseCompagnie delle Indie Orientali eOccidentali, del Nord e del Levante edel Senegal, destinate ad essere laforza determinante per dare una basesolida alle imprese coloniali del paeseverso l’oceano Indiano, le Americhe, iterritori dell’Impero Ottomano, i maridel Nord e le coste del continenteafricano; si occupò inoltre di incremen-tare la flotta militare, portando ilnumero delle navi a 117 e quello delle

Jean Baptist Colbert

Jean Bart, corsaro francese direttamente al servizio della Corona.

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galere a 30 entro il 1683. La corrispon-dente industria era fiorente, e leimportazioni minime. Per il personaledella flotta Colbert introdusse la leva,istituendo tre classi navali all’internodelle quali ogni marinaio era tenuto asvolgere un periodo di servizio di seimesi ogni tre, quattro o cinque anni, aseconda della classe a cui si era statiassegnati. I rematori delle galerefurono reclutati tra i condannati amorte e i contrabbandieri.In realtà tutte le energie e le risorseche Colbert aveva impiegato perriformare la marina non furonosostenute nel tempo, visto che LuigiXIV non era particolarmente interes-sato alla gloire che gli poteva derivaredall’impiego della flotta da guerra, mapreferiva investire sulle guerre diterraferma, sull’esercito. I fondi per lamarina militare furono infatti drastica-mente ridotti a partire dal 1690, annodella morte di Colbert.Per quanto riguarda l’esercito, furiformato in maniera radicale da LeTellier a partire dal 1667. Prima diquell’anno l’esercito era stato a dirpoco trascurato: i soldati erano pochi,mal nutriti, mal pagati o pagatisaltuariamente, organizzati secondouna logica di anzianità e mal coordina-ti da una nobiltà spesso inetta, corrottae incapace di sostenere con i propriofondi la truppa. Le Tellier ingrandìl’esercito (sembra che nel 1703 contas-se 400.000 soldati), introdusse salaridignitosi, nuove regole disciplinari,logiche basate sull’esperienza esull’impegno, il controllo statale e un

sistema di incentivi, promozioni epensioni di fine servizio che diederoottimi risultati in termini di organizza-zione, flessibilità e preparazione dellastruttura militare.La logica di Colbert nella marina,combinata a quella di Le Tellier nel-l’esercito, spingono ad affermare che lapolitica estera della Francia contassepiù sull’uso della forza militare chesugli stratagemmi della diplomazia.

Equilibri europei nel primo Settecento:politica ed economiaL’enorme potenza della Francia nelperiodo della gloire del ReSole spinse Austria, Spagna,Olanda e Svezia ad unirsinella Lega d’Augusta (oGrande Alleanza) del 1686allo scopo di frenare le suemire espansionistiche.Qualche anni dopo si unì aloro anche l’Inghilterra conGuglielmo III d’Orange,fierissimo oppositore di LuigiXIV. Nel 1689 iniziò la guerradella Grande Alleanza, chedurò fino al 1697 e vide leparti impegnate in una lottasia per mare che per terra intutti i territori, sia europeiche coloniali. Alla suaconclusione, con la pace diRyswick, il Re Sole dovetterinunciare alle conquistefatte dopo la pace di Nimega

(1678).A tre anni dalla pace di Ryswick, nel1700, la condizione dell’Europa eraquella di una sistema di potenti stati inreciproco e delicato equilibrio, frutto diabilità diplomatiche ma anche dellaconsapevolezza di quanto fosse perico-loso per chiunque iniziare nuoveguerre e spostare le fragili alleanze.Tuttavia la morte senza eredi di CarloII di Spagna aprì la questione dellasuccessione al trono di Spagna. Lostesso Carlo II aveva designato neltestamento Filippo d’Angiò (Re FilippoV), nipote di Luigi XIV, nella speranzache questa parentela permettesse aFilippo di mantenere intatto l’enormedominio della Corona spagnola. D’altrocanto, questo potenziava enormemen-te Luigi XIV sia in Europa che inAmerica. Si formò quindi una potentecoalizione antifrancese con a capoInghilterra e Olanda che sosteneval’arciduca Carlo d’Asburgo comenuovo regnante di Spagna. Questaguerra durò tredici anni e fece vacillareseriamente la Francia, colpita nellostesso periodo da rivolte interne e dacarestie terribili. La morte dell’impera-

Filippo V di Borbone, re diSpagna.

“Chantier de la construction navale” diPascal de la Rose, 1708.

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tore d’Austria e la successione di Carlod’Asburgo mutò lo scenario radical-mente, visto che gli alleati anti-francesinon avevano alcuna intenzione dipermettere l’unione dell’ImperoAsburgico con la Spagna sotto il poteredi Re Carlo. L’Alleanza si sciolse, laguerra si concluse nel 1713 con iltrattato di Utrecht, a cui aderì anchel’Impero col trattato di Rastadt nel1714. Filippo V divenne Re di Spagna,ma fu interdetto, come tutti i suoieredi, dalla successione al trono diFrancia. Nacque così il ramo spagnolodella casa di Borbone.Questi due trattati ridefinirono gliequilibri dell’Europa, bilanciando leforze tra le casate reali di Borbone ed’Asburgo, potenziando l’Inghilterrache ricevette dalla Francia l’isola diTerranova, l’Acadia e la Baia diHudson (Canada) e dalla SpagnaGibilterra, oltre che il riconoscimen-to di un monopolio per il trasporto ela vendita nelle terre spagnoledell’America del Sud degli africani

schiavizzati (asiento).Questo precario equilibrio europeo eradestinato a durare fino alla Rivoluzionefrancese. Diversi scontri avvennerocomunque, sistemati con trattativedifficoltose, dovuti soprattutto a duelogiche, quella dinastica e quellacommerciale: nel primo caso le caseregnanti miravano ad aumentare i loropossedimenti e il loro potere attraversol’inserimento di propri discendenti algoverno di Stati con dinastie in estinzio-ne, nel secondo si trattava del potereesercitato dalla ricca borghesia deditaad attività commerciali e coloniali,soprattutto per quanto riguardal’Inghilterra, che impiegava gran partedelle proprie energie economiche ediplomatiche per mantenere l’equilibriopolitico sul continente e nel contempopotenziare ulteriormente la marina eampliare l’impresa coloniale. Frequentifurono gli scontri con la Francia, neltentativo di impedire il predominiodella casa di Borbone in Europa e quellocoloniale in America e in India.

Nel 1740 morì l’imperatore Carlo VI,cedendo il trono all’unica figlia MariaTeresa, che governò con il maritoFrancesco di Lorena il trono cheunificava tutti i possedimenti della casad’Austria, gli Asburgo. Appoggiatadall’Inghilterra e dai Savoia, ma nonriconosciuta dalla Francia, dalla Spagnae dal re di Prussia, la pretesa al tronoimperiale di Maria Teresa fu l’occasioneper una guerra che si concluse con lapace di Aquisgrana del 1748 e con il suoriconoscimento come imperatrice.L’Austria e la Francia uscironopiuttosto indebolite dalla pace diAquisgrana, con pesanti cessioni diterritori per la prima e mani vuote perla seconda, a fronte di un impegnomilitare notevole. A potenziarsi fu laPrussia di Federico II. Inglesi e france-si continuarono a combattersi in NordAmerica e in India: nel primo caso ifrancesi avevano collegato una serie diinsediamenti della regione deiGrandi Laghi e del Mississippi conquelli in Canada e in Louisiana e

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cercavano di impedire l’avanzamen-to degli inglesi, dando vita ad unostato di guerra permanente fracoloni; nel secondo caso la Compa-gnia delle Indie Orientali faceva unaattiva concorrenza alla Compagniainglese mirando ad una penetrazioneall’interno del paese.Nel 1756 iniziò la guerra dei SetteAnni, che vedeva lo svilupparsi didue conflitti distinti: una guerra sulterritorio europeo che contrappone-va Federico II di Prussia a Francia,Austria e Russia, dopo il cosiddettorovesciamento delle alleanze, natodopo il desiderio di Maria Teresa diriconquistare la Slesia, progetto noncondiviso dall’Inghilterra, che sialleò con la Prussia, e una guerracoloniale combattuta negli oceani diAmerica e India e nel mar Mediter-raneo tra Inghilterra e Francia,

alleata dal 1761 con la Spagna.Dalla guerra dei Sette Anni laPrussia uscì come nuova potenzaeuropea e Federico II il Grandevenne riconosciuto come vero eproprio genio militare, in quanto conforze di molto inferiori agli avversariseppe tenere loro testa per diversianni, fino alla morte della zarinaElisabetta e all’insediamento dellozar Pietro III, suo ammiratore, checoncluse subito una pace separatacon la Prussia. Sull’altro fronte, conla pace di Parigi del 1763, la Franciauscì in ginocchio, perdendo il Cana-da, il Bengala e la Louisiana ad ovestdel Mississippi, mentre la parte estveniva annessa ai possedimentispagnoli. Dovette inoltre riconoscerele conquiste inglesi in India. LaSpagna cedette all’Inghilterra laFlorida.

L’equilibrio europeo tra Austria,Francia, Prussia e Russia fu ristabi-lito, mentre il predominio marittimoe coloniale inglese era all’apice,tanto che in pochi decenni l’Inghil-terra conquistò tutta l’India.

La flotta inglese all’assedio di Louisburg nel 1745 e sbarco dei provinciali del New England a Cap Breton.

BibliografiaCampbell, Luigi XIV e la Francia del suo tem-po, Il Mulino, Bologna, 1997; Candeloro e LoCurto, La civiltà moderna, Paradigma, 1989;Guarracino et al., L’età delle rivoluzioni, Bru-no Mondatori, Milano, 1983.

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Qui e a pp.27, 28 e 31: Reenactors “francesi”alle “battaglie” di Fort at N4 (2006), Fort Ontario (Oswego) (2006) eFort Ticonderoga (2007). Foto di S. Busatta.

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Vive le Roi!

Le truppe francesi in Canada

Pierre Bricou

“Prima qui in Canada non hanno maifatto la guerra. Non sono mai stati suun campo di battaglia. LasciareMontreal con un distaccamento, andareper i boschi, prendere alcuni scalpi,questo è ciò che chiamano guerra,campagna, successo, vittoria” LouisAntoine de Bougainville (1729 - 1811)aiutante di campo di Montcalm

La storia politica e militare della NuovaFrancia è soprattutto una storia dicome un regime feudale autocraticotentò di rispondere alle sfide delmercantilismo e del commercio globale,perdendo clamorosamente la battaglia.Fin dall’inizio della sua avventuracoloniale la Francia, inizialmente inopposizione alla Spagna, e poi all’Inghil-terra (e all’Olanda), coniò la leggendadel génie coloniale, ovvero quella sortadi “intuizione” che permetteva aiconquistatori francesi di entrare inun’atmosfera di sintonia e rispetto conle popolazioni indigene conquistate che,di conseguenza, erano riconoscenti evogliose di sottoporsi alla missionecivilizzatrice della Francia stessa.Quanto questa propaganda sia stataefficace si può vedere dal fatto che essaè ancora oggi in azione, non solo nelcampo politico, ma anche presso partedel mondo accademico e storico-divulgativo che continua a incensare ilgénie coloniale francese in contrapposi-

zione alle leggende nere antispagnole eanti anglo-americane1.Il contenimento della potenza spagnolafu in un primo tempo la molla dell’inte-resse francese in Nord America. Nel1562 l’ugonotto2 francese Jean Ribaultcostruì sul fiume St. Johns, FortCarolina, (attuale Jacksonville, FL),prendendo possesso di quelle terre chela Spagna rivendicava come proprie.Nel 1564 la colonia militare francese fubrutalmente massacrata da Pedro deMenendez (Le Moyne, 1564). JacquesCartier nel 1534 sbarcò sul suolocanadese e nel 1603 Samuel deChamplain risalì il fiume San Lorenzofondando, nel 1608, Quebec e diventan-do il primo governatore della NuovaFrancia. Inizialmente l’interesseeconomico francese in Canada si basavasoprattutto sul commercio delle pelliccedi castoro che erano molto richieste perfare il feltro e questo interesse e iconseguenti mutamenti che l’arrivo dimerci europee creava tra le nazioniindiane fu causa delle cosiddette BeaverWars (Guerre del Castoro), del crollodella potenza urone e dalla contempora-nea ascesa della Lega irochese.Mentre la potenza spagnola si avviavaverso il declino, accelerato dalla crisidinastica che portò alla guerra disuccessione spagnola (King William’sWar) la minaccia inglese durante laseconda metà del XVII secolo - soprat-tutto dopo la sconfitta olandese con laconquista della New Netherland e di

New Amsterdam, rinominata NewYork, nel 1672 (cfr. HAKO 26 e 27) -spinse la corona francese a occuparsidella colonia il cui principale prodotto,le pelli di castoro, stava perdendo favoresui mercati europei. La riorganizzazio-ne della Nuova Francia da parte diLuigi XIV e del suo ministro Colbert neforgiò in modo definitivo la strutturasociale. Colbert e poi Maurepas, primoministro sotto Luigi XV, pensaronoinfatti di assicurare il potere centrale inuna colonia così lontana togliendo imonopoli che fino ad allora avevanogarantito alle compagnie private e nelcontempo fornendo degli incentivi pertrasformare la Nuova Francia(Nouvelle France) in una prosperacomunità francese in crescita chepotesse fornire grano alle colonie piùimportanti soprattutto alle Antillefrancesi (cfr. A Century of New France:1663-1763, 1999) e alla loro perla, Haiti,che in quel momento stava vivendo uneccezionale boom grazie al commerciodello zucchero. In un primo tempo,dunque ,Colbert sciolse la Compagniedes Cent-Associés o Compagnie de laNouvelle France, fondata nel 1628 dalCardinale Richelieu che le avevaconcesso tutti i territori dalla Floridaall’artico, sostituendola nel 1664 con laCompagnie des Indes Occidentalescreata sul modello olandese per cacciarequesti ultimi dalle Antille e promuoverelo sviluppo coloniale.Benché la Compagnia fosse un’impresa

L’organizzazione della manu militari francese alla lucedelle strutture sociali ed economiche della Nuova Francia.

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di stato diretta daColbert stesso chene garantiva ilmonopolio delletratte e importantidiritti feudali(seigneries), nonattirò mai capitaliprivati e, avendofallito il suo scopo,fu sciolta neldicembre 1674.Colbert decise alloradi assumere l’ammi-nistrazione direttadelle coloniepensando di pro-muoverne losviluppo riprodu-cendo la struttura sociale francesedell’epoca. L’idea era di trasformare iterritori canadesi in lembi di Francia(Nouvelle France) favorendo la crescitademografica e sviluppando colture comequella del frumento che però, perprosperare, avevano bisogno di ampieterre coltivate, fattorie e climi più miti.Questo progetto portava con sé dueproblemi. Il primo era legato allastruttura sociale che si pensava diutilizzare: il sistema feudale delleseignery. Benché i titoli di possesso deiterreni fossero dati in modo molto piùliberale di quanto non avvenisse inFrancia e la manodopera per le fattorievenisse procurata attraverso deporta-zioni forzate o attraverso incentivi pertrasformare dei soldati francesi inviaticolà in coloni, la questione demograficaera preoccupante. La presenza femmi-nile necessaria per creare famiglie diagricoltori che lavorassero la terravenne favorita, tra il 1663 e il 1673, conistituzioni come le filles du roi (Cana-dian Museum of Civilization 2001),giovani donne nubili la cui dote e ilprezzo del trasporto erano pagati daltesoro reale. Il progetto di favorire ilpopolamento del Canada tramite l’inviodi coloni, che funzionò veramente solotra il 1660 e il 1680, si scontravatuttavia con altre preoccupazioni dellapolitica francese che ne minavanol’efficacia, primo fra tutti il timore diindebolire il profilo demografico dellaFrancia proprio mentre la politicaimperiale del Re Sole pianificavaincrementi territoriali in Europa e una

nuova serie di guerre europee. Un altrofattore che agì contro lo sviluppo dellaNuova Francia fu la persecuzione degliugonotti, cui dopo la Revoca dell’Edittodi Nantes fu proibito emigrare nelCanada e che pertanto portarono tuttele loro professionalità nelle colonieprotestanti inglesi come pure inInghilterra e Germania.Il sistema sociale della seignery, inoltre,non diede i risultati economici cheColbert sperava. Benché i membri dellanascente nobiltà della Nuova Franciatrovassero desiderabile avere delleconcessioni reali a sud e a est diMontreal per il prestigio che possederee coltivare la terra aggiungeva a quellomilitare, ben pochi riuscirono a farfruttare i possedimenti. Uno di essi, adesempio, Pierre St Ours, un ex ufficialedel reggimento Carignano-Salière, dopoalcuni tentativi, feceuna miglioreriuscita tornando alservizio militarecome ufficiale delletroupes de la Marine(marines) e inizian-do la tradizionefamiliare di ottenerecariche militari difatto ereditarie nelcorpo dei marines(cfr. Corbett 2002).In verità anche nellavalle del fiumeRichelieu, dove ebbeun certo sviluppo, ilsistema feudale

paradossalmente funzionava contro isignori: essi infatti non avevano lerisorse, né i lucrativi privilegi, chepotevano spingerli a sviluppare i lorofondi. La corvée, il lavoro dei servi dellagleba, era ridotto in Canada a solo tre,sei giorni al posto delle decine cheancora sussistevano in Francia, perciòmolti seigners preferivano vivere aQuebec o a Montreal piuttosto che neiloro possedimenti (cfr. Corbett 2002).Questa infruttuosità del sistema eradovuta al fatto che, mentre in teoria lacorona francese desiderava della terracoltivata e produttiva, in realtà deside-rava ancor meno dei seigners in gradodar luogo a una potente nobiltà chepotesse minacciare il re.Un altro progetto di Colbert perpopolare la Nuova Francia prevedeval’integrazione dei nativi nella societàfranco-canadese e i conseguenti matri-moni misti. A tal fine tutta la politicarelativa ai nativi americani e alla loroconversione - civilizzazione fu messanelle mani degli ordini religiosi, inparticolare gesuiti e sulpiciani, cuifurono concesse dalla corona le seignerysu cui dovevano sorgere i nuovi villaggidegli indiani “delle missioni”.Nel 1632 i gesuiti cominciarono acostruire le loro missioni sui GrandiLaghi, in particolare presso gli uroni,tra cui sorse St. Marie prés les Hurons.Le missioni uroni furono distrutte nel1649, quando una spedizione irochesedistrusse i villaggi, bruciò le chiese,martirizzò i sacerdoti e deportò moltiuroni come prigionieri. La fine del 1600,che vide la distruzione della Confedera-

Le Filles du Roi sbarcano a Quebec.Sotto: Piano della seignery di Lavaltrie.

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zione urone, segnò l’età dell’oro degliirochesi che divennero la potenzaindigena dominante della zona. Nel1653 i gesuiti aprirono una nuovamissione presso gli onondaga, i custodidel fuoco della grande Lega degliIrochesi, nel cuore dell’attuale stato diNew York, chiamata St. Marie prés lesOnondagas. Presto fu chiaro che lesperanze di stabilire colà una missioneerano praticamente nulle ed essiabbandonarono la missione fuggendonella notte.Dopo questi due infelici tentativi igesuiti decisero che le missioni doveva-no essere stabilite nel cuore della patriafranco-canadese e che gli indianidovevano trasferirsi colà, lontanodall’influenza protestante degli inglesi edai culti indigeni. In realtà, nei progettidei gesuiti, nelle missioni gli indiani nonsarebbero stati integrati nella societàfranco-canadese, ma avrebbero costrui-to delle nuove società, separate anchedella corruttrice società canadese, sulmodello paraguayano: delle reducionesboreali. La diversa agenda politica deigesuiti rispetto a quella della NuovaFrancia creò un notevole ostacolo aiprogetti demografici governativi e sortìl’effetto opposto a quello desiderato: vifurono molti più canadiens orfani ebastardi che vennero adottati dagliindiani delle missioni che non indianiadottati da famiglie di coloni francesi.Nel 1675 giunse in Canada il nuovoordine dei Messieurs de Saint Sulpiceche prese possesso spirituale e secolaredell’isola di Montreal di cui ben prestoottennero la seignery mantenendoun’ampia autonomia sia dal vescovo diQuebec che dai gesuiti. Seguendo ledirettive del re di Francia i sulpiciani, dicui molti erano anche membri dellaricca e potente Compagnie du SaintSacrement, una struttura laica fanatica-mente cattolica (Goyau 2007), siproponevano di trasformare gli indianiin buoni cattolici francesi insegnandoloro la lingua e i costumi della madrepa-tria. Alla fine la politica mercantilistafrancese vide il suo maggior successodemografico sfruttando l’idea di usare isoldati francesi come coloni.«L’intendente della Nuova Francia,Jean Talon, sosteneva infatti che, dalmomento che gli eserciti erano creati eguidati dalla monarchia, i soldati che

diventavano coloni sarebbero stati piùobbedienti alla sua autorità. Una voltasistemati sul confine, i soldati sarebberostati condizionati da una località,avrebbero retto senza problemi leasprezze di postazioni esposte e avrebbe-ro visto le opportunità economiche disviluppo dell’area». (Corbett, 2002:171)Conseguenza di questa politica fu lasempre maggiore integrazione traesercito e popolazione canadese, unfatto incrementato già nel 1665, quandoper combattere gli irochesi, venneroinviati 1200 regolari del reggimentoCarignano Salière3, tenuti all’oscuroche, finito il servizio, essi sarebberorimasti in Canada come coloni. Dopo ilcongedo 400 regolari, truppa e ufficiali,furono convinti a rimanere con conces-sioni di terre e seignery sul San Lorenzoe la valle del Richelieu, mantenuti apiena paga per 18 mesi dal ritiro,mentre dissodavano la terra per iraccolti. Molti degli ufficiali del reggi-mento diedero vita poi alle dinastiefamiliari che detenevano i posti daufficiale nei reggimenti delle troupes dela Marine.Alla fine le contraddittorie politiche

demografiche della corona franceselasciarono l’onere della crescita demo-grafica sulle spalle dei coloni stessi cheperaltro compirono l’opera oltre ogniprevisione dal momento che la NuovaFrancia segnò i più alti tassi di natalitàdell’Occidente, grazie alla propensioneal matrimonio, soprattutto delle vedovee ai bassi tassi di mortalità, minori chein Francia, dal momento che la fameera rara e la carestia sconosciuta,almeno fino alla fine della Guerra deiSette Anni (Corbett 2002, cfr. TheCanadian Encyclopedia).Dopo il 1730, con la morte di Colbert(1683) prima e di Luigi XIV (1715) poi,con il conseguente contenimentodell’espansionismo francese in Europa,vi fu un cambiamento nella politicafrancese nella Nuova Francia. I maggio-renti locali erano infatti interessati adespandere la base economica dellacolonia che poggiava sul commerciodelle pellicce, in lenta ma continuacaduta, e sul frumento. Per assicurarsila spedizione e la protezione di questemerci nel 1719 la corona creò la Fortez-za di Louisburg a Cap Breton, NuovaScozia, che garantiva che il surplus digrano fosse spedito nelle Antille francesie le pelli in Francia. Per far fronte allerichieste dei mercati, le autoritàcoloniali cominciarono a guardare a sudverso la valle del lago Champlain e aovest verso la valle dell’Ohio, che inrealtà era considerata territorio dellaLouisiana settentrionale, scontrandosiperò con le colonie inglesi - da sempre inboom demografico grazie all’astutapolitica di immigrazione della coronainglese - che guardavano a questi stessiterritori come a proprie aree di espan-sione.I mercanti di Montreal erano favoriti daqueste nuove possibilità che essivedevano con sempre maggior entusia-smo dal momento che per loro “ilmercato” consisteva nel rivendere al redi Francia la farina sotto forma diapprovvigionamenti alle truppe,speculando per strappare il prezzo piùalto.Ma un’economia di mercato non siimprovvisa. I coloni della NuovaFrancia, con grande scorno dei mercan-ti di Montreal, a causa delle loro origininon erano orientati verso il mercato,ma a una produzione per l’autosuffi-

Soldato del Reggimento Carignano-Saliérenel 1680.

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cienza. Inoltre le strade erano imprati-cabili per carri pesanti e lecanoe non garantivanoil prodotto ed’altra

partenonc’eranointerme-diari chepotesseroraccogliere ilsurplus dallefattorie disperse ene stimolassero laproduzione. Un altrofattore limitante eradovuto al fatto che icoloni provenivano inbuona parte dalle glebiinurbate di Parigi e di La Rochelle chenon avevano nessuna esperienza diagricoltura e talvolta anche pocodesiderio di farsela, un sentimento incomune con la nobiltà che, viste le sueorigini, poneva il prestigio più sull’ethosmilitare che sul lavoro dei campi e che,come si è visto, era poco incline a viveresulle terre assegnate con la seignery.Questa cronica mancanza di un merca-to interno, la corruzione dei funzionariche vedevano il loro profitto nel riven-dere a prezzi da mercato nero al Re diFrancia le provvigioni per i soldati chedovevano difendere la colonia stessa e lamancanza di manodopera, dato che gliuomini abili erano sì contadini, masoprattutto soldati, fornirono le condi-zioni per il crollo della Nuova Francia.

Le troupes de la MarineData l’importanza dell’elementomilitare nella costruzione, organizza-zione e protezione della Nuova Fran-cia, la catena di comando e la strutturadella manu militari assumevanocaratteristiche peculiari diverse daquelle della Madrepatria.Passando sotto l’amministrazionediretta della Corona, le colonie francesivennero affidate da Colbert al Ministerodella Marina. Anche questo, come laCompagnie des Cent-Associés era una

creatura di Richelieu che l’aveva creatonel 1624 e che, nel 1626, era divenuto“gran maestro” della navigazione e delcommercio godendo di ogni autoritàsenza dover creare una burocraziapermanente. Colbert, convinto che icommerci marittimi, i porti e le rottedovessero essere difesi dalle nazionirivali, ristrutturò il ministero nel 1669insediandolo dentro il palazzo diVersailles dove poteva controllarlopersonalmente. Il ministero dellaMarina fu diviso in due uffici uno deiquali il Bureau du Ponent (dal 1710chiamato poi Bureau des Colonies)doveva amministrare i territori nelleAmeriche (cfr. The Canadian Encyclo-pedia). Per rendere efficace il nuovogiocattolo, Colbert dotò la marinafrancese della più grande flotta militaredell’epoca, ma dopo la sua morte e inparticolare dopo il 1690 a causa delleguerre europee, crebbe il peso dell’eser-cito e la flotta fu lasciata decadereinsieme con la sua capacità di protegge-re le colonie (Lutun 2003). Braccioarmato della Marina erano le Compa-gnie Franche de la Marine, anch’esseorganizzate nel 1622 da Armand duPlessis, cardinale di Richelieu. Istituzio-nalmente il loro compito consisteva nelfornire i fucilieri sulle navi della flottache era organizzata in tre squadre inbase ai maggiori porti francesi Brest

Rochefort e Tolone, nel proteggere iporti francesi e le colonie ed eranoorganizzate come compagnie indipen-

denti e ogni colonia aveva il suodistaccamento militare. Il

periodo di ferma era di6 anni, ma le

trup-

pepo-

teva-no

esseretrattenute

se ilgovernatore

della coloniapensava di

essere a corto diuomini. L’equipag-

giamento era lo stesso sia per i marinesstanziati sulle navi che per quelli nellecolonie e consisteva in una giubbabianco-grigia con risvolti sulle manichee orli blu, un panciotto blu, biancheria epantaloni corti (coulotte), calze, cravattabianca e un tricorno con bordo inpassamaneria falso-oro; il tutto dovevadurare 2 anni eccetto il panciotto, lecalze e la biancheria che venivanoforniti annualmente. I cadets àl’aiguillette, un rango di cadettoufficiale creato nel 1731, avevano lestesse armi, divise ed equipaggiamentodei soldati, eccetto che per l’aiguillette,un cordone intrecciato di seta blu e ebianca con punte in ottone che pendevada una spalla. Gli ufficiali avrebberodovuto portare l’uniforme ed eranoriconoscibili da una placca di ottoneportata al collo, ma fino al 1731 nongiunse in Canada la stoffa per tale usoe perciò le uniformi erano personalizza-te. L’armamento dei marines consiste-va nel moschetto militare per laMarina fabbricato a Tulle che avevaun calibro di 16,7 mm, la canna di 113cm, portati a 119 nel 1729, e la cuiprecisione nel tiro arrivava a circa 50metri. Dal 1740 la Marina cominciòanche a rifornirsi dei moschettifabbricati per l’esercito a St. Etienneche erano migliori (Chartrand,Leliepvre 1998). Il moschetto aveva unaggancio per la baionetta la cui lama

Bandiere di cambattimento delle compagniedi Pierre- Paul Marin de la Malgue delleCompagnie franches de la Marine.

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triangolare, nel 1734, era lunga 243mm. L’equipaggiamento era compostoda una bandoliera di cuoio, un cornoper la polvere da sparo e una giberna(gargoussier), una scatola rettangolaredi legno con coperchio in cuoio ornatoda un’ancora per le nove cartucce diordinanza che veniva portata sullapancia. I sergenti portavano ancoradelle alabarde e gli ufficiali delle picche.Ben presto però le tattiche di guerranelle foreste americane, soprattutto lecampagne invernali, fecero modificarel’uniforme di soldati e ufficiali in unastile più “indiano” costituito da mocas-sini, gambali (mitasses), perizomi, esoprattutto la capot, un cappotto concappuccio fatto col panno delle copertenavali trattenuto in vita da unafusciacca di lana.Nel 1683 per la prima volta questetruppe sbarcarono in Canada e nel 1699vi erano 28 compagnie di 30 uominiguidati da 3 ufficiali. Nel 1756 gliuomini furono portati a 65 per compa-gnia, il cui numero fu portato a 40 nelmarzo del 1757, anche se il numerodegli arruolati mancava di 250 uominiper colmare i ranghi (Chartrand,Leliepvre 1998). Ben presto, anche perincentivi alla colonizzazione concessiagli ufficiali, le troupes de la Marinedivennero il gruppo più coeso dellaNuova Francia e si assistette al casounico di battaglioni in cui tutti gli

ufficiali erano nati nella colonia, mentretutte le reclute continuavano a venirearruolate nella madrepatria. I fortilegami di parentela degli ufficiali deimarines con le famiglie nobiliari diQuebec e Montreal rendevano inoltre lespedizioni di guerra anche un affarefamiliare e commerciale; le 32 famigliefranco-canadesi, che in una o duegenerazioni ottennero la croce di SanLuigi, erano tutte dominanti in seno alcorpo degli ufficiali dei marines. Questiinteressi facevano dire agli ufficialimetropolitani che i marines eranocorrotti e selvaggi (Corbett 2002).Il rapporto tra gli abitanti della NuovaFrancia e le Compagnie franches eraparticolare. Fin dal 1687 i seigneursavevano ottenuto dei brevetti nellecompagnie per i loro figli cadetti inquanto una carriera militare eraconsiderata più onorevole del commer-ciare o lavorare. La posizione di ufficialenella colonia non doveva essere acqui-stata come in Francia, perciò le famigliaagiate canadesi facevano di tutto periscrivere come cadetti i loro figliquindicenni tanto che, nel 1750, tutte leopportunità di servire come cadettierano riservate ai figli minori degliufficiali in servizio. Questo portò a unenorme quantità di ufficiali rispetto aisoldati nelle compagnie - addiritturauno a sei - e contemporaneamente auna continua esperienza di guerra

irregolare in cui distinguersi (Corbett2002).L’abitudine alla guerra irregolare fece sìche i marines sviluppassero una grandeesperienza nel comunicare con gliindiani, divenendo spesso mediatorinelle dispute tra i villaggi. Ufficiali comeSt. Ours, Louis Legardier deRepentigny, Joseph-Claude Boucher,Coulon de Jumonville, Saint Luc de laCorne e Gaspard-Joseph Chaussegrosde Lery furono il nerbo della forzafrancese in Nord America, essendo loroche guidavano i raids degli indiani dellemissioni in cerca di prigionieri, scalpi ebottino.In barba alla legge francese, infatti, gliufficiali dei marines traevano il maggiorprofitto dalla cattura di prigionieribianchi, neri e indiani da vendere comeschiavi. Il più abile fu Luc de Saint Lucde la Corne, la cui casa a Montrealdivenne il principale centro canadesedella tratta, vantando circa 1000 schiavipanis (pawnee e sioux) e neri in città enei dintorni, circa metà degli schiavidell’intera colonia (Corbett 2002,Trudel 1999). Il quasi monopolio dellatratta degli schiavi di La Corne e di St.Pierre, la cui vedova sposerà La Corne,era strettamente connesso al servizio daloro prestato nei Grandi Laghi e inOhio e al fatto che, a differenza dellecolonie inglesi settentrionali, in Canadai prigionieri indiani potevano essereridotti in schiavitù gettando così la baseper il commercio di esseri umani. Ilsacco di Saratoga Plantation, adesempio, con i suoi 109 prigionieri poidispersi tra gli indiani delle missioni e lecarceri di Quebec, fu una dimostrazionedi questi interessi commerciali comepure la cattura e la vendita dei prigio-nieri inglesi dopo il massacro di FortWilliam Henry (Corbett 2002).Tra gli ufficiali delle CompagnieFranche de la Marine e gli habitants4 sicreavano, inoltre, delle relazioniparticolari data l’abitudine dei militaridi acquartierarsi per tutto l’invernopresso le case e le fattorie private ove ilpadrone di casa forniva utensili, salarioe cibo in cambio di un aiuto con i lavoridei campi. In particolare i soldatiprovenienti direttamente dalla madre-patria erano arruolati anche per le lorocapacità come artigiani, un’attività chesvolgevano su scala privata su licenza

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del loro capitano. Questa attivitàlucrativa aveva spesso la precedenza sulservizio militare vero e proprio e avevaun gran pregio quando si costruivanoforti o postazioni militari visto che isoldati erano carpentieri, fabbri e anchecontadini. I forti coloniali francesi, comeFort St. Frederic, erano perciò più posticommerciali e fattorie “statali” chepostazioni militari vere e proprie. Inparticolare a Fort Saint Frederic ilcommercio dei prigionieri inglesi erapiuttosto lucroso per gli indiani inquanto, per molti ufficiali francesi, eraquantomeno doveroso cercare diriscattare i prigionieri inglesi evitandoche fossero adottati o ritualmente uccisie mangiati. Durante gli anni 1750 moltiufficiali francesi avevano schiavi inglesie anche le parrocchie registraronomolte conversioni forzate (Corbett2002).

La miliziaLa milizia canadese era un ottimostrumento per i comandanti francesi se,come il governatore della NuovaFrancia, Pierre François Rigaudmarchese di Vaudreuil, erano deifautori della petit guerre, la guerra diguerriglia. Nella Nuova Francia, infatti,ogni uomo abile alle armi dall’età di 16all’età di 60 anni era iscritto in unacompagnia della milizia che era arruola-ta in base alla parrocchia o alla seignery,dal momento che il servizio militare erauno delle mansioni che rientravanonella corvée forzata degli habitants, iservi della gleba del regime feudalenella Nuova Francia. Essendo lavorocoatto obbligatorio l’arruolamento nellamilizia non prevedeva eccezioni né permotivi familiari né per i lavori neicampi, il che diede luogo a lamentele daparte dei maritati - i coureurs de boisnelle lontane regioni del Pays d’en Hautsfuggivano agli obblighi rendendosiirreperibili - ma soprattutto il sistemacreò un vero problema alle capacità diautosussistenza della Nuova Francia.Ogni parrocchia aveva una o piùcompagnie, in genere di 50 uomini,ciascuna comandata da un capitano, deitenenti e dei sergenti. Le compagniedelle parrocchie erano raggruppate in

tre distretti: Quebec, Trois-Rivières eMontreal. I distretti erano comandatida un colonnello con l’aiuto di maggiori;in tempo di guerra il comando passavaagli ufficiali coloniali regolari (marines).Nel 1716 la milizia era forte di 4500uomini che divennero circa 15200 nel1760. Una compagnia della milizia siriuniva una volta al mese per esercitar-si, soprattutto al tiro piuttosto cheall’addestramento alle manovre sulcampo (Chartrand Leliepvre 1997,Marston 2002).A differenza delle truppe provincialidelle tredici colonie inglesi, che eranocomposte da cittadini contribuenti cheprestavano servizio sulla base delbinonio “tasse - servizi” o “lavoro -salario” e pertanto si arruolavano subase volontaria, la milizia sembravaforgiata per la guerra; Montcalm nericonobbe quest’aspetto affermando“soldati nati, dall’età di sedici anni...arruolati nella milizia. Battellieri ebuoni tiratori, cacciatori... Essi eccellononella guerra nelle foreste e nelle imbo-scate”. (Sautai, 1928:16)L’idea di una “popolazione” nata per laguerra non era nuova in Occidente e inEuropa aveva visto gli esempi dellemilizie croate e ungheresi dell’imperoaustroungarico, dei cosacchi russi edegli highlanders scozzesi. Benchéqueste truppe non fossero in grado dicompetere con gli eserciti regolari negli

attacchi di linea su vasta scala, eranotuttavia utili come ricognitori e fian-cheggiatori dei regolari per le imboscatee la guerriglia di logoramento anche sele scorrerie nei territori nemici e alleatierano spesso causa di sollevazionicontadine nei paesi invasi (Starkey1998)5.La milizia canadese si era fatta le ossadurante le Beaver Wars del XVII secolotra algonchini, uroni e irochesi ed eraemersa come una forza combattenteefficace in grado di partecipare a raidsdi lunga distanza nei boschi anche incondizioni proibitive come quelledell’inverno canadese. Il rapporto con leparrocchie creò delle relazioni particola-ri tra la milizia canadese e gli alleatiindiani con cui spesso combattevanofianco a fianco e nello stesso modo.Molti habitants dell’isola di Montrealandavano a messa dai gesuiti nellamissione di Kanesatake perché piùvicina della loro chiesa parrocchiale; icoloni di La Prairie seguivano i servizireligiosi dei gesuiti a Kahnawake dalmomento che erano privi dell’edificiodella chiesa. A Kanesatake bambiniindiani e figli di canadiens andavano ascuola assieme e studiavano le stessediscipline benché i sussidi reali fosserosolo per i bambini indiani (Corbett2002). Questa stretta comunanza tramilizia e indiani delle missioni eraanche coerente col fatto che molte

“Reenactors” di milizie canadesi.

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spedizioni erano guidate o accompa-gnate dai religiosi, come il famososulpiciano padre Piquet, che organizzòil massacro di Saratoga Plantation nel1745. Nel 1757 Montcalm apprezzava ilfatto che “le nostre truppe... vivono laperfetta unione tra canadesi e selvaggi”(Sautai, 1928:26), ma il suo aiutanteBougainville scriveva: “quando ifrancesi hanno vinto la battaglia, tornala fiducia... Essi riguadagnano il lorospirito canadese e si occupano solo delmodo con cui possono togliere alletruppe francesi (regolari) la gloria diun’azione che sarebbe difficile attribuirea qualcun altro” (Bougainville, inHamilton 1964:239). La conclusione diquesta relazione tra indiani dellemissioni e habitants fu che per i coloniinglesi spesso i canadiens erano,parafrasando Francis Parkman, piùselvaggi dei selvaggi stessi.La milizia non aveva una propria divisae non riceveva né paga né vestiario inquanto si presumeva che potesseprovvedere a tutto mediante il saccheg-gio del territorio nemico, tuttavia un po’di equipaggiamento era fornito dalleautorità in caso di campagna. Questoequipaggiamento consisteva in unberretto di lana, in genere rossa, in uncapot che poteva essere blu, marrone,bianco, nero e talvolta verde o vinaccia,in una fusciacca di lana rossa, grigia,nera, verde, talvolta ornata di perlinesui bordi, che serviva a tenere chiuso ilcapot e come cinta per il trasporto, unperizoma o dei mutandoni, dei gambali(mitasses) in stile indiano di stoffa rossao bianca, ma spesso di cuoio, mocassinie manopole in pelle di cervo. L’arma-mento consisteva in un moschetto dacaccia di piccolo calibro fabbricato aTulle, usato anche nel commercio dellepellicce che, avendo la canna con unaqual rigatura, era più lento da caricare,ma più preciso del moschetto classico(ragion per cui i canadesi eranoconsiderati dei buoni tiratori, Howey2007), un corno per la polvere, unasacca per le pallottole e le munizioni, untomahawk e tre coltelli: uno nellafusciacca, uno nella giarrettiera alginocchio e il terzo pendente dal collo.Gli ufficiali erano vestiti allo stessomodo a parte il gorgetto in metallo e, sein pace, una spada e una picca.

Le troupes de terreIl primo distaccamento di trupperegolari francesi, troupes de terre,inviato in Canada fu il reggimentoCarignano-Saliéres che giunse nel 1665e fu sciolto nel 1668. Poi, fino al 1755,non vi furono truppe regolari e tutto ilpeso delle guerre di Re Guglielmo (KingWilliam’s War), della Regina Anna(Queen Anne’s War) e di Re Giorgio(King George’s War) fu lasciato sullespalle delle Compagnie Franche de laMarine, della milizia e degli alleatiindiani che praticavano la guerra diguerriglia, o petit guerre, contro i colonie le milizie provinciali delle tredicicolonie britanniche. L’espansionefrancese nei territori dell’Ohio e nellaLouisiana settentrionale, consolidatadalla costruzione di una catena di forti,le continue scorrerie indiane, soprattut-to abenaki, irochesi delle missioni,aiutati da quelli della Lega, e algonchinidei Grandi Laghi contro le fattorie e glistanziamenti in Pennsylvania e Virginiae il malaugurato incidente di FortNecessity del 1754, all’inizio del 1755avevano convinto il governo inglese ainviare dei soldati regolari britannicisotto il comando del generale Braddock.Nello stesso anno, Luigi XV, per rispon-dere alla nuova minaccia inglese, inviònella Nuova Francia, il nuovo governa-tore Pierre François Rigaud marchesedi Vaudreuil, figlio del precedentegovernatore Philippe e nativo dellacolonia, e sei battaglioni di troupes de

terre, sotto il comando del barone diDieskau, un veterano delle guerreeuropee, poiché il reclutamento dinuove truppe coloniali aveva tempipiuttosto lunghi6. Per la spedizionefurono scelti i secondi battaglioni deireggimenti La Reine, Guyenne,Languedoc, Bearn, Bourgogne e Artois7,per un totale di 3336 tra ufficiali esoldati. I battaglioni di Bourgogne eArtois dovevano difendere la fortezza diLouisburg, che aveva un comandomilitare a parte, mentre gli altri quattroservivano per proteggere il Canada. Allanotizia dell’invio di truppe regolari inNuova Francia il governo inglese diedeordine alla Royal Navy di intercettare lasquadra navale francese, malgrado laguerra non fosse stata ancora ufficial-mente dichiarata. L’8 giugno 1755 allargo dei banchi di Terranova, l’ammi-raglio Boscawen sorprese tre navifrancesi, catturandone due; l’eventoportò alla dichiarazione formale diguerra tra Francia e Inghilterra.L’arrivo delle truppe sfuggite al bloccoinglese diede inizio all’interventodiretto di truppe regolari francesi nellaguerra.La spedizione di Dieskau contro FortEdward sul lago George mostrò subito ilimiti della catena di comando francese.Il marchese di Vaudreuil, per carica eper età, era il comandante in capo dellacolonia e, da buon canadien, erastrenuo fautore della petit guerre, laguerriglia franco-indiana che aveva reso

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così ricca la sua famiglia e le famigliedegli ufficiali dei marines negli ultimicento anni. Tale tattica si articolava conraids contro avamposti o insediamentiisolati di coloni inglese e immigratitedeschi nella Nuova Inghilterra(Massachusetts, Connecticut, Maine),in Pennsylvania, Virginia e giù lungo ilGrande Sentiero di Guerra irochesefino alle Caroline (evitando possibil-mente New York) con conseguentebottino di beni e prigionieri (Parmenter2007). Questa prassi aveva il vantaggiodi boicottare l’insediamento inglesenella regione dell’Ohio e in generel’espansione delle colonie inglesi, tenevabuoni i gesuiti che chiedevano laconversione degli eretici, garantiva unbuon bottino di merci pregiate inglesicome fucili, coperte, pellicce, creavaricchezza tramite la vendita comeschiavi degli inglesi catturati o la loroconsegna agli indiani per le cerimoniedel lutto il che favoriva l’alleanza delletribù e infine non nuoceva al contrab-bando con gli anglo-olandesi di Albanynella colonia di New York (Corbett2002). Ma la petit guerre benché ottimaper sfiancare il nemico porta con sé unosvantaggio: non è in grado di conquista-re il territorio. Essa è una tattica“mordi e fuggi” che può avere successose si trascina nel tempo (molto tempo) ese il nemico non è determinato dalmomento che il costo presso l’opinionepubblica può essere politicamenteinsostenibile, il che non è il caso congoverni assolutistici o dittatoriali, ma sesi deve conquistare una nazione, alloraè necessario combattere battagliecampali di tutto rispetto o, come sidiceva allora, “all’europea”. E’ perquesto motivo che l’arrivo delle trupperegolari inglesi e francesi, che ponevacome obiettivo la conquista della coloniadell’avversario, fece esplodere i proble-mi latenti nelle gerarchie di comandofrancesi e nel loro modo di portareavanti la guerra. Vaudreuil, sponsoriz-zando la petit guerre anche control’evidenza, non riuscì a fare il salto dalsuo “piccolo conflitto locale” alla guerraimperiale globale in atto che avevacome posta la conquista di intericontinenti.L’esito finale della petit guerre diVaudreuil si potè intravedere già nellabattaglia del lago George quando

Dieskau decise di attaccare il corpo dispedizione provinciale al comando diWilliam Johnson che minacciava FortSt. Frederic. In questa occasionevennero alla luce tutti i problemi tatticie strategici del modo di far la guerrasulla frontiera. Per prima cosa gliirochesi delle missioni fecero fallirel’imboscata contro le truppe provincialie i mohawk guidati da Hendrick. Inseguito gli alleati indiani e parte dellamilizia si attardarono a depredare imorti e a prendere scalpi8, lasciando solii regolari francesi nell’inseguimento delnemico. Quando la spedizione giunse difronte alle postazioni degli angloamericani fortificate con terrapieni e

quattro cannoncini, gli irochesi dellemissioni si dimostrarono inaffidabili ealtrettanto fecero gli altri alleati indianie la milizia canadese che, dopo unaprima scaramuccia, fuggirono lasciandoi regolari esposti al fuoco nemico.Ulteriore corollario di una possibilevittoria trasformata in sconfitta furonoquegli indiani e uomini della milizia chevennero sorpresi ancora intenti asaccheggiare i morti a Bloody MorningScout e costretti a battere in ritiratalasciando armi prigionieri e bottino. Labattaglia del Lago George scatenòpresso i comandi francesi una irrisoltadiscussione circa la strategia e lecapacità dei regolari di condurre laguerra di frontiera. Vaudreuil gettò lacolpa del fallimento9 su Dieskau che, asuo avviso, non avrebbe dovuto attacca-re con impeto il campo fortificatoinglese superiore per numero di uomini,posizione e cannoni. In quantocanadien Vaudreuil pensava cheDieskau avrebbe dovuto impararemeglio le tattiche di guerra indiana tracui come fare vantaggiose ritirate.Dieskau si difese dalla sua prigionia aLondra asserendo che tutto il biasimocadeva sui canadesi e sugli indiani peraver avvertito Hendrick impedendo intal modo la completa distruzione delleforze nemiche e per non aver appoggia-to i regolari sul campo. In realtà ladiscussione nascondeva il fatto cheindiani e canadesi avevano obiettividifferenti da quelli del resto dell’arma-ta: i primi volevano solo un po’ di scalpi,prigionieri e bottino, tutte cose che nonavrebbero certo fatto vincere la guerracome la situazione di stallo che di fattosi protraeva da quasi cent’anni dimo-strava, i secondi (i regolari) erano statiinviati a conquistare un continente.“Durante la Guerra dei Sette Anni ilpunto focale fu ora eliminare i punti diequilibrio, un fatto che era il risultatodi parecchie nuove condizioni. ... Manmano che l’influenza europea aumen-tava, quella americana svaniva;canadiens, abitanti della NuovaInghilterra e di New York venivanoridotti a ruoli di appoggio e le mutuerelazioni che avevano creato, venivanoneglette. Questo era particolarmentevero per i nativi americani che, agendocome alleati indipendenti, rendevanoimpossibile il controllo dei generali

Pierre-François marquis de Vaudreuil.Sotto: Louis-Joseph marquis de Montcalm.

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europei su di loro, per cui i generalicercarono di ridurne il ruolo nelleostilità” (Corbett 2002:244-245).La perdita dell’Acadie (ora NuovaScozia) e la strategia di conquista deiforti sull’Atlantico, che era stata unacostante dell’azione britannica nelteatro americano con le continue presee cessioni di Louisburg, la porta dellaNuova Francia, costrinse Luigi XV ainviare un nuovo generale e altretruppe regolari di appoggio. Malgrado ilblocco inglese, Louis Joseph marchesedi Montcalm-Gozon de Saint-Véran,comandante in capo delle forze regolarifrancesi, sbarcò a Quebec il 3 aprile1756 accompagnato da due battaglionidei reggimenti di Royal-Roussillon e deLa Sarre sotto il comando del Chevalierde Levis e del Chevalier de Bourleman-

que (Marston 2002). Con il suo arrivo ilcomando nella Nuova Francia vennediviso in tre parti: i regolari sottoMontcalm, le Compagnie franche de laMarine, la milizia canadese e gli indianidelle missioni sotto il governatore deVaudreuil e la fortezza di Louisburgsotto il comando del Chevalier deAugustin Drucour. Questa divisione nelcomando, che si mostrerà fatale,sottolinea come il teatro americanofosse per il re di Francia di minoreimportanza rispetto a quello europeo.Le ambizioni continentali della cortesuperavano di gran lunga quellecoloniali e per il 1757 la corona avevadeciso per una strategia che privilegias-se l’invasione dell’Hannover (feudopersonale dei re di Inghilterra) pensan-do di poterlo scambiare al tavolo della

pace con la Nuova Francia se i britanni-ci avessero conquistato la colonia. Conl’arrivo di Montcalm la contesa traguerra all’europea e guerra di guerrigliaesplose, ma l’evolversi della situazionenon lasciò spazio ai fautori della guerraindiana. Infatti la spedizione Rigaudcomposta da 650 uomini della miliziacanadese, 300 indiani delle missioni,300 marines e 250 regolari del Royal-Roussillon, portata avanti con letattiche della petit guerre contro FortWilliam Henry, non ottenne alcunrisultato (Bougainville in Hamilton1964, Corbett 2002) e permise aMontcalm di imporre una guerraall’europea che, pur lasciando spazio ascorrerie di disturbo della milizia e degliindiani10, poggiava sull’ampio dispiega-mento di fanteria regolare su linee e,soprattutto, sull’assedio formale deiforti con il conseguente uso dell’artiglie-ria da campagna e del genio.Data la scarsa precisione dei moschettia pietra focaia - l’efficacia del migliormoschetto dell’epoca, la Brown Bessinglese, era di circa 50 metri - il dispie-gamento per linee europeo era fatto permassimizzare l’efficacia del fuoco dimoschetto. Le truppe erano addestratein modo ossessivo a stare in linea e asparare in sincronia la scarica difucileria (volley) contro le linee nemi-che, in questo modo l’inaccuratezza deltiro era superata dalla concentrazionedel volume di fuoco a distanza ravvici-nata, per cui pochi colpi in effettiandavano persi. Per ottenere la migliorvolley le truppe erano addestrate alletecniche di sparo, a marciare in forma-zione e all’unisono con una serie dicomplicate manovre. Lo spiegamentodel fronte delle truppe dipendeva dalterreno e dalla posizione del nemico eogni comandante cercava di attaccarecontro i fianchi che erano esposti.L’esercito francese utilizzava i suoibattaglioni su quattro linee con unfronte di 162 uomini. I battaglionifrancesi erano organizzati in diecicompagnie consistenti in otto difucilieri, una di granatieri e unacompagnia leggera. La linea di fuocovariava a sua volta potendo, su coman-do, i soldati sparare tutti insieme o insuccessione o su due unità che sparava-no alternativamente (Marston 2002). Ingenere venivano sparate solo una o due

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volley coordinate, poi il fumo dellapolvere da sparo e la perdita dellasincronizzazione costringevano agliuomini a sparare a volontà. In genereun soldato ben addestrato potevasparare 3 o 4 colpi al minuto. Ottenutoil panico nelle linee nemico le unitàcaricavano alla baionetta, una lama diacciaio triangolare lunga 43 cm.Nel XVIII secolo l’artiglieria erautilizzata soprattutto nelle tattiched’assedio, anche se pezzi di piccolocalibro potevano essere usati anchenelle battaglie di fanteria, il cheavvenne in America con minor esten-sione che in Europa. Dalla secondametà del XVII secolo dei maestricannonieri, chiamati commissaires del’artillerie, furono inviati nelle colonie asovrintendere all’artiglieria e addestra-re la truppa. Nel giugno del 1743 il recreò una speciale compagnia dicannoniers-bombardiers per servirenella fortezza di Louisburg.La strategia di Montcalm si rivelòefficace e, tra il 1756 e il 1758, tutti i fortiinglesi assediati sul teatro dei GrandiLaghi e lungo la direttrice dei laghiChamplain e George caddero in manofrancese. Alla fine tuttavia ogni polemicatra Montcalm e Vaudreuil divennesterile di fronte allarealtà del blocconavale britannico che,a partire dal 1756,bloccò ogni riforni-mento alla colonia.

Il crollo della NuovaFranciaL’impossibilità diprocurarsi mercipregiate con cui fareregali cominciò aallentare le giàfuggevoli alleanze conle tribù indianementre gli ufficiali sirisentivano per lestravaganze” con cui inativi erano trattatimentre loro tiravanola cinghia. Il sistemadella corvée e ilservizio militare, chenon aveva permessoai miliziani contadinidi badare ai campi11,

cominciò dare i suoi cattivi frutti:durante gli inverni 1757, 1757 e 1758gli abitanti della Nuova Franciasoffrirono una tragica carestia che portòi germi della ribellione. Durante gliinverni le razioni furono ridotte renden-do impossibili le scorrerie proprio nellastagione più favorevole alla petit guerre.Anche l’arrivo di qualche carico dallamadrepatria era un problema a causadell’arretrata e corrotta filiera didistribuzione nella colonia. La mancan-za di pane bianco era soprattutto criticapresso i regolari e le plebe delle città, mamalgrado la farina di grano venisseallungata con piselli e orzo, i forni nonriuscivano a sfornare più dei soliti 60filoni di pane e biscotti giornalieri. Unufficiale francese scrisse “la pochezzadell’amministrazione e l’avidità deifunzionari e di pochi privati sono causadi questa penuria che si è costruita neglianni” (Stanley 1968:191). Alla finedella Guerra dei Sette Anni tuttal’amministrazione francese, dal gover-natore de Vaudreuil all’intendenteFrançois Bigot, al commissario generaleJoseph Cadet fino ai capitani e ai furieridei forti fu accusata di malversazioninella distribuzione e di borsa nera.Anche le abitudini alimentari ebbero il

loro peso. Né i francesi - non dimenti-chiamo che i soldati delle CompagnieFranche de la Marine erano arruolatinella madrepatria - né gli abitanti dellavalle del San Lorenzo accettavano dimangiare il mais indiano anche se erareperibile presso le missioni. Mangian-do solo pane bianco sia i soldati che gliabitanti soffrivano la fame, mentre gliindiani e le truppe dei forti comeDetroit, Duquesne, ma anche Carillon eSt Frederic, alimentarmente piùflessibili, stavano meglio. La crisiscoppiò a Montreal, il granaio delCanada, nell’inverno 1757 - 58: i prezzicominciarono a salire, le razioni aridursi mentre parte delle scorte venivainviata a Quebec che si trovava incondizioni ancora peggiori. Le quattrocompagnie del Bearn lì acquartieratemantennero la disciplina, malgrado lerivolte popolari, anche per l’esempio diMontcalm che fece servire carne dicavallo alla mensa ufficiali. Nell’apriledel 1759 le compagnie del battaglioneGuyenne di stanza a Chamblis, nonavendo più cibo, ebbero il permesso dipescare con reti ed ami per evitare dimorire di fame. Mentre i soldati delBearn accettarono tali rigori, le truppedei marines a Montreal rifiutarono le

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Note1 Qualche considerazione a riguardo potrebberofarla i natchez o i fox, entrambi oggetto di puliziaetnica da parte francese nel XVIII secolo. Se poi levalutazioni si basano sui risultati, possiamo dolo-rosamente osservare che le colonie ex francesi han-no dato esiti ancora più tragici di quelle spagnoleo portoghesi. Basti citare le tragedie di Haiti, del-la Repubblica Centroafricana, della Costa d’Avo-rio, dell’Africa subsahariana, della stessa Algeria,della Cambogia e in genere della penisolaIndocinese.2 Così erano chiamati i protestanti francesi.3 Nel 1664 Luigi XIV inviò un contingente arma-to scegliendo due formazioni militari dello statovassallo dei Savoia che avevano ottimamente com-battuto sui campi di battaglia di Francia, Italia,Spagna e soprattutto contro i turchi: il ReggimentoCarignano-Salière, 1000 uomini raggruppati in 20compagnie ed il Reggimento Italia.

4 Gli habitants erano i liberi proprietari differen-ziati dai servi a contratto e dai non residenti, ingenere piccoli contadini proprietari contrappostiai titolari di una seignery o gli abitanti di città;verso la fine del XVIII secolo anche coloro che pre-stavano servizio come braccianti.5 L’ira dei contadini invasi e la loro resistenza alleoperazioni militari fece esclamare a Federico II diPrussia: “Se il mio solo scopo fosse la gloria, ionon farei mai guerra altro che nel mio paese pertutti i vantaggi che questo comporta”. (Luvaas1966:128)6 Le truppe regolari francesi erano organizzate inbrigate e consistevano nella Brigade de La Reinecon i reggimenti La Reine, Béarn, Guyenne,Brigade de la Sarre con i reggimenti Sarre eLanguedoc, Brigade Royal Roussillon con i reggi-menti Royal Roussillon e Berry, Brigade Drucourcon i reggimenti Artois, Bourgogne, Cambrise edi volontari stranieri (soprattutto svizzeri).7 Durante la Guerra dei Sette Anni i tempi con cuiun sovrano poteva mettere in campo un esercitoerano piuttosto differenti: si andava dai pochi gior-ni dei prussiani di Federico il Grande, ai circa 6 - 8mesi della Francia fino all’anno e mezzo dell’Au-stria e ai 2 - 3 anni della Russia, un fatto che fusfruttato a proprio vantaggio proprio da FedericoII di Prussia.8 Dieskau era stato informato degli usi di guerraindiani e aveva ordinato a St. Pierre, comandan-te in capo dei marines, della milizia di Repentignye degli indiani delle missioni, di impedire ai suoiindiani di “perdere tempo nel prendere scalpi fin-ché il nemico non fosse stato completamente di-strutto, considerando che uno può uccidere dieciuomini nel tempo che ci si mette per prendere unoscalpo”. Ma St. Pierre fu ucciso all’inizio dell’azio-ne e gli indiani delle missioni fecero come di con-sueto.9 In realtà non fu un vero fallimento, ma un pa-reggio in quanto le perdite maggiori le subirono iprovinciali di Johnson e i mohawk di Hendrickche si ritirarono dal conflitto. La milizia canadesee gli indiani delle missioni considerarono la bat-taglia un successo visto che si erano vendicati deicoloni della Nuova Inghilterra e avevano preso a

loro razioni e invitarono i regolari aunirsi alla protesta. Il Chevalier deLevis impose lo stato d’assedio perevitare l’ammutinamento e offrì carnedi cavallo alle donne che protestavanodavanti al palazzo del governatore eanche ai marines. Quelli rifiutaronoaffermando “che il cavallo era ilmiglior amico dell’uomo e che ilcattolicesimo proibiva di mangiarlo”(Corbett 2002:273). Alla fine alcunerazzie di salmerie inglesi salvarono lasituazione, ma a stomaco vuoto, unpopolo e un esercito non combattonoper molto.Alla fine del 1758 la caduta dellafortezza di Louisburg ad opera diJeffery Amherst strozzò definitivamen-te la colonia. Abbandonata dagliopportunisti alleati indiani, scossa dafermenti di ribellione e ammutinanen-to, priva di rifornimenti la caduta diQuebec fu solo una gloriosa fine giàscritta che permise a Montcalm, cadutonella battaglia, di entrare per semprenel pantheon degli eroi, ma non esentòle autorità francesi dal biasimo per averpermesso ogni sorta di atrocità aglialleati indiani. Per questo motivoAmherst non concesse l’onore dellearmi ai difensori di Montreal e ilChevalier de Levis contraccambiòquello che giudicava un insulto bru-ciando le bandiere reggimentali pernon farle cadere in mano al nemico(Marston 2002).

Ordinanza di Pierre de Vaudreuil, 1755.

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Bloody Morning Scout un ampio bottino, non con-siderando affare loro la sconfitta dei regolari fran-cesi e la scaramuccia a Bloody Pond che avevafatto perdere parte dei beni razziati.10 Nel 1758 Luc La Corne, approfittando della vit-toria di Montcalm a Carillon (Ticonderoga) assalìun convoglio nemico diretto a Fort Edward. L’as-salto fornì 64 prigionieri e 80 scalpi, il macello delbestiame e la distruzione dei viveri. Questo mas-sacro suscitò molto sdegno anche tra i francesi,ma Vaudreuil per questa azione insignì La Cornedella Croce di San Luigi e in seguito del titolo dicavaliere.11 Durante l’estate del 1757 più di 2800 uominidella milizia furono trattenutti al fronte per lacampagna di Montcalm contro Fort WilliamHenry. Per risparmiare le razioni alla milizia fuchiesto di portarsi il cibo da casa durante la mar-cia fino a St. Jean dove sarebbero stati rimborsatidalle casse reali. Nel 1758 i 2400 uomini dellamilizia che arrivarono a Carillon dopo la vittoriasu Abercrombie poterono rimanere solo un mesee poi furono inviati a casa per il raccolto, una prio-rità molto più importante che la difesa del fortestesso.

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Sopra: ricostruzione di un villaggio di tipo iroquiano.Sotto: L’alleanza tra francesi e indiani, reenactment a Fort Ontario, Oswego, 2006.

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Diplomazie

Dopo le “Guerre del lutto”

Gli irochesi come alleati nelle Guerre del NordAmerica coloniale tra il 1676 e il 1760.

Jon Parmenter

Il coinvolgimento come alleati neiconflitti imperiali che avvennero tra il1676 e il 1760 rappresentò un cambia-mento rivoluzionario nell’approccioirochese al modo di fare guerra. Leguerre del lutto (mourning wars) cheprendevano origine dall’imperativo dirimpiazzare un parente deceduto e cheprevedevano raids a grande distanza espesso su larga scala contro nazioninative rivali per procurarsi prigionieriche potessero essere o adottati oritualmente torturati e uccisi, eranotipiche del periodo precedente edell’inizio del contatto della storiamilitare irochese. Questo tipo dicampagne durarono tuttavia fino al1750 dal momento che fornivano pellie bottino e non solo prigionieri econtemporaneamente erano un modoper i giovani di guadagnare esperienzabellica e onori. Sempre più frequente-mente, dopo il 1676, le attività militaricome alleati rappresentarono uncoinvolgimento significativo conl’intensificarsi della rivalità imperialefranco-inglese sui confini della loropatria e portarono un nuovo quadro dibenefici sociali, politici e militari.Le ricerche sulla storia militare degliirochesi hanno enfatizzato le mour-ning wars del XVII secolo (nota storiografica). Ilavori accademici sulla partecipazionedei guerrieri irochesi come alleati neiconflitti intercoloniali tra il 1676 e il

1760, benché voluminosi, hannosottostimato le capacità irochesi,affermando che la Lega degli irochesifu incapace di far fronte ai cambia-menti militari, sociali o politici prodottidall’acuirsi della lotta per l’impero traFrancia e Inghilterra durante leultime due decadi del XVII secolo.Questo periodo segna con chiarezza lafine delle “funzioni usuali” del com-plesso culturale delle guerre del lutto el’inizio di un’era in cui il modo di farela guerra divenne una pratica “perico-losamente distruttiva” per le societàirochesi. Questa interpretazione sipone nel filone della conclusione alungo dibattuta che i costi finali delcoinvolgimento dei popoli nativi nelleguerre dell’America coloniale di granlunga superassero ogni sostanzialebeneficio. Tuttavia, analizzando idrammatici cambiamenti nel modo difare la guerra evidenti nella attivitàmilitare degli irochesi come alleatidopo il 1676, questa linea di discussio-ne sottostima il modo di interagiredegli irochesi nel loro contesto con glieuropei dell’America coloniale1.L’analisi delle attività militari degliirochesi come alleati pone domande diampio spessore sulla storia socialepolitica e culturale irochese durante latarda età coloniale e rivela fino a chegrado i valori e gli interessi irochesitrascendessero le rivalità e i confini chele potenze imperiali avevano tentato diimporre loro. Benché attivamente

coinvolti nelle campagne militari tra il1676 e il 1760, gli irochesi svilupparo-no un’etica di mutua non aggressionetra guerrieri alleati alle due armatecoloniali in competizione. Limitandodrasticamente la violenza tra irochesiin questi conflitti, gli irochesi evitaronole “dispute fratricide” che per un certoperiodo crearono dei disordini aIroquoia durante il tardo XVII secolo.Essi minimizzarono in grande misural’effetto della guerra sulla loro base dipopolazione pur mantenendo presso icoloni e gli altri gruppi nativi la lororeputazione di terribili antagonisti edesercitarono una profonda influenzanel forgiare il corso dei conflitti nelNord America nordorientale. Il lorovalore agli occhi delle forze militarieuropee in Nord America sollecitava laspesa di sostanziali quantità di denaroe beni tra le potenze coloniali inconcorrenza che attivamente corteg-giavano la loro assistenza e vedevanola presenza o l’assenza degli alleatiirochesi come un gioco a somma zero.Inoltre lavorare con gli eserciti europeidava agli irochesi importanti informa-zioni sugli eventi e le tendenze politi-che e militari regionali che permiseroloro di calibrare la politica di neutralitàdella Lega dopo il 1701 e assicuravanoun riconoscimento delle preoccupazio-ni irochesi al tavolo diplomatico fino laconquista del Canada del 17602.La guerra degli irochesi in veste dialleati iniziò nel gennaio del 1676

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quando il governatore di New YorkEdmund Andros chiese l’aiuto dellaLega degli irochesi in seguito alloscoppio della guerra delle colonie delNew England contro popolazioni dilingua algonchina, guidate dal wampa-noag Metacomet, detto anche ReFilippo. Andros offrì nuovi termini ditrattato ai suoi nuovi alleati irochesiall’interno della Covenant Chain: incambio di un attacco alle forze diMetacomet, che si erano raccolte aSchaghticoke, ai confini del territorioirochese, gli irochesi avrebbero potutofar rifugiare la loro popolazione di noncombattenti nella città di Albany eprelevare tutte le provviste necessariedai magazzini provinciali. Accettandol’offerta, una forza irochese a maggio-ranza mohawk lanciò un devastanteattacco che disperse i guerrieri diMetacomet nel febbraio del 1676contribuendo direttamente alla suasconfitta di sei mesi dopo3.L’aggressione mohawk a Metacometassicurò un certo numero di prigionierie candidati per la tortura e l’esecuzio-ne. Gli irochesi continuarono a condur-re le scorrerie delle guerre del luttocontro gli algonchini del New Englandper più di due anni e probabilmente unconsiderevole numero di algonchini si

stabilì a Schaghticoke sotto la pressio-ne congiunta di Andros e degli iroche-si. In modo analogo, e dopo l’approva-zione di Andros nel dicembre del 1676,i seneca e gli onondaga portarono acompimento una guerra del lutto dilunga durata contro i susquehannockdi lingua irochese che vivevano aiconfini del Maryland. Questi sviluppisegnano un significativo giro di boanella storia bellica irochese. Comealleati degli inglesi tra il 1676 e il 1680gli irochesi aumentarono la loropopolazione consolidarono i loroconfini orientali e meridionali, otten-nero un gran numero di armi da fuocoe conseguirono un miglior punto dileva presso le colonie anglo-americane.Centinaia diirochesi pensaro-no di volgere aproprio immedia-to vantaggioqueste circostan-ze lanciando unarinnovatamourning warcontro il perso-nale francese delcommercio dellepellicce e le

popolazioni algonchine loro alleatenella regione dei Grandi Laghi4.Nel frattempo un gran numero diirochesi, alcuni dei quali si eranoconvertiti al cattolicesimo in seguitoagli sforzi dei missionari gesuitifrancesi in Iroquoia dopo il 1667, stavatraslocando in massa nei nuovi villagginella valle del fiume San Lorenzo.Benché i residenti di queste nuovecomunità di irochesi laurenziani(Kahnawake e Kanesatake) forgiasse-ro solidi legami con la Nuova Francia(inclusa nel 1684 un’alleanza militaresimile alla Covenant Chain anglo-irochese), essi rimasero in regolarecontatto con le nazioni della Legairochese. Ancora più importante, sia laLega che gli irochesi laurenziani,malgrado qualche occasionale antago-nismo, dimostrarono una profondariluttanza a uccidersi tra loro, anchequando, in base alla loro prospettiva,avevano ampia possibilità di farlo inbase alle loro alleanze con i partnereuropei dopo l’iniziale scoppio delleostilità imperialistiche anglo-francesitra il 1684 e il 16965.Fin dal 1682 il governatore dellaNuova Francia, Joseph-Antoine LeFebvre de La Barre contemplava lapotenziale utilizzazione degli irochesilaurenziani per fornire agli ufficialifrancesi informazioni circa le nazionidella Lega e appoggio nelle spedizionicontro di loro. La lealtà degli irochesilaurenziani verso i loro alleati francesifu presto messa alla prova nellaprimavera del 1684 quando La Barredecise un attacco punitivo contro iseneca che considerava i principaliaggressori tra gli irochesi della leganegli assalti agli avamposti franco-

Tavola I: Doni ufficiali inglesi agli irochesi, 1689–1755

1689 £1001692 100lb. Polvere da sparo, 200lb. Piombo1693 £6001695 £2001696 400 “fucili leggeri olandesi,” 100 barre di polvere e altre munizione1701 £8001705 £3001709 £3001716 £323.15.41721 £882.2.101725 £8251727 £8001743 £353.3.4 più 400 moschetti, 30 barre di polvere da sparo e 10.000 pietre focaie1744 £583.101747 £4001753 £5781755 £800

Note: Tutti i dati sono in sterline. Queste informazioni riportano gli stanziamenti della Corona assegnatispecificatamente per i guerrieri irochesi alleati. Non sono state fatte indagini per sapere se vi sia stata unaeffettiva consegna dei fondi e del materiale.

Fort Lachine.

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algonchini nella valle del Mississippi.Un’epidemia di influenza tra i 1200soldati regolari del corpo di spedizioneintralciò la sua avanzata attraversoIroquoia durante l’estate del 1684.Capitalizzando queste difficoltà, i 160guerrieri laurenziani irochesi cheaccompagnavano l’armata di La Barre,malgrado tutto il loro desiderio piùvolte esternato di voler punire gliirochesi della Lega per aver rotto lapace con la Nuova Francia, si limitaro-no a scambiare grida di minaccia con idelegati della Lega giunti, nel settem-bre 1684, alla conferenza a La Faminein cui La Barre fu costretto a chiederela pace al capo onondaga Otreuoti.Questa spedizione non ebbe perdite,ma umiliò l’orgoglio francese6.Il marchese di Denonville, che avevapreso il posto di La Barre, arrivò aQuebec nell’agosto del 1685 conl’ordine di sottomettere gli irochesi.Denonville spese la primavera del 1687a mettere insieme una forza di spedi-zione composta da più di 1600 troupesde la marine e milizia canadeseaccompagnata da 353 indiani dellemissioni (220 dei quali erano irochesilaurenziani) comandati da Kryn (notoanche come Tagouiroui) un mohawk

laurenziano. Nell’avanzata verso FortFrontenac in luglio, un gruppo di scoutindiani alleati catturò parecchi guerrie-ri irochesi della Lega che stavanospiando i movimenti dell’armatafrancese. Dopo che i prigionieri furonoportati a Fort Frontenac, gli irochesilaurenziani si sentirono oltraggiati dalfatto che non solo i prigionieri cattura-ti, ma anche un’ambasceria diplomati-ca della Lega da Onondaga, Oneida eanche da alcuni piccoli villaggi cayugache si trovavano sulla sponda setten-trionale del lago Ontario, fossero statimessi sotto custodia militare. Diconseguenza almeno un centinaio diirochesi laurenziani abbandonò laspedizione di Denonville per andare adavvertire i seneca dell’attacco7.Nell’agosto del 1687 un distaccamentodi avanguardia dell’esercito francesecadde in quella che quasi divenne unafatale imboscata seneca. I senecatuttavia scambiarono il distaccamentoper l’intera armata francese e dopouna breve scaramuccia, dove almeno14seneca e 2 irochesi laurenziani furonouccisi, i seneca fuggirono dal campo dibattaglia. I guerrieri laurenziani noninseguirono i seneca e le perdite senecafurono rese minime anche dall’infor-

mazione che li avvisava di portaresegni di riconoscimento “uguali aquelli dei nostri selvaggi”. Incapaci difar fuori altri seneca, che si eranoritirati in massa a Cayuga e Onondaga,i francesi persero nove giorni a distrug-gere i villaggi seneca e le riserve di ciboprima che le malattie e la partenzadella maggior parte degli indiani alleatili convincessero a tornare a FortFrontenac8.Benché la spedizione di Denonvillerappresentasse un duro colpo per iseneca dal punto di vista della proprie-tà materiale, essa in realtà facilitò ilravvicinamento tra la Lega e gliirochesi laurenziani. Delegazioni dipace da Kahnawake fecero visita aOnondaga e ai mohawk, dopo il colposubito dai seneca, per portare il propriocordoglio. Per più di due anni i lauren-ziani e gli irochesi della Lega “trovaro-no un proprio modo per evitare unabattaglia tra loro”, ma il crescere delleaggressioni anglo-francesi collegateallo scoppio della King William’s War(1689 - 1697) portò al più intensoscambio di ostilità tra guerrieriirochesi alleati agli inglesi o ai francesidi tutto il periodo delle guerre colonia-li9.

Mappa di “Iroquoia” del cartografo francese Fraquelin, XVII secolo.

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Nel tentativo di sferrare il colpodecisivo contro le colonie inglesi,all’inizio del 1690 il governatore delCanada Louis de Buade de Frontenacpianificò una serie di raids congiunti ditruppe francesi e alleati indigenicontro le frontiere delle colonie di NewYork e del New England. Un gruppocomposto da 114 soldati francesi e 96alleati indiani (questi ultimi ancorauna volta sotto il comando di Kryn)partirono da Montreal nel tardogennaio del 1690 per attaccareSchenectady. Aiutati da una recentespiata circa le forze della città fatta daquattro donne mohawk della Lega eincoraggiati da un incendiario discorsoattribuito a Kryn che invitava le forzealleate a “prendersi un’ampia vendettaper le ingiurie che avevano subito daparte degli irochesi aizzati dagliinglesi”, i francesi e i loro alleatiindiani entrarono quella sera stessa aSchenectady grazie a una portalasciata aperta. Con il vantaggio dellasorpresa essi uccisero 60 residenti epresero 27 prigionieri. Un mohawk euna sua prigioniera, una ragazzafrancese, furono uccisi dagli invasori,ma 30 mohawk della Lega trovatientro le mura di Schenectady furonorisparmiati, malgrado la retorica diKryn. Gli sforzi per reclutare deimohawk della Lega per inseguire ifrancesi in ritirata, ebbero scarsosuccesso, stando al sindaco di AlbanyPeter Schuyler, che notò che “gliindiani che stanno con i francesi sonotutti parenti dei nostri indiani, cosìnon è possibile credere che essi sivogliano distruggere tra loro”10.L’assalto francoindiano controSchenectady diede l’avvio a due anni digravi eventi bellici tra New York e laNuova Francia. Tuttavia l’affermazio-ne che “i guerrieri della Lega e lauren-ziani si massacrarono gli uni contro glialtri senza pietà” tra il 1690 e il 1692non regge se si consultano le fonti.Raids di rappresaglia lanciati da NewYork contro la frontiera canadeseall’inizio del 1690 evitarono un attaccodiretto sia contro Kahnawake cheKanesatake, ma portarono tuttavia aoccasionali scambi sul campo dibattaglia tra irochesi laurenziani edella Lega. Una massa critica di capi diirochesi della Lega lavorò per mante-

nere buone relazioni con i loro parentilaurenziani durante questo periodomentre cercavano anche il loro ritornonei territori delle Lega. I guerrieriirochesi della Lega alleati di PeterSchuyler riuscirono a deviare laspedizione contro il Canada del 1690contro la sola popolazione francese diLa Prairie e fornirono informazioni aifrancesi e agli irochesi laurenzianidell’attacco di Peter Schuyler controLa Prairie dell’anno successivo.Nell’autunno del 1692 un gruppo dicirca 400 onondaga, cayuga e senecaavanzò contro Kanesatake, ma ancorauna volta informazioni di disertoripermisero agli irochesi laurenziani diprepararsi e, dopo due giorni di inutilesparatoria, in cui non ci furono molteperdite da entrambe le parti, gliirochesi della Lega si ritirarono e nonfurono inseguiti dagli irochesi lauren-ziani. Entrambi i gruppi si inflissero

tra loro perdite tra il 1690 e il 1692; idocumenti rimasti li spiegano comederivanti soprattutto da faide private,familiari o anche a livello di mourningwar piuttosto che da antagonisminazionalistici. Quattro irochesi lauren-ziani, per esempio, si sa che vennerocatturati, pubblicamente torturati euccisi da loro parenti mohawk eonondaga tra il 1690 e il 1693. Eanalogamente gli irochesi laurenzianiuccisero una prigioniera che eraun’importante matrona della Lega nel1692. Questi avvenimenti, benchédrammatici, mostrano qualcosa didiverso da uno sfrenato conflittofratricida. Si devono considerare,invece, come un riflesso del grado concui i popoli irochesi limitavano l’usoindiscriminato della forza controfratelli irochesi attraverso i confinicoloniali in netto contrasto con idesideri dei loro alleati coloniali11.Questa nascente etica di mutua nonaggressione venne rifinita ulterior-mente durante le due successiveinvasioni francesi di Iroquoia neglianni 1690. Nel gennaio 1693 Fronte-nac preparò un’altra spedizione fortedi 200 alleati indiani e 425 troupes dela marine e milizia canadese perattaccare i mohawk. Frontenac, forseautorizzando azioni in base ai costumidelle “guerre del lutto”, invitò acatturare il più possibile donne ebambini, “guerra senza quartiere”invece nei confronti dei guerrierimohawk. L’armata invase i territorimohawk il 16 febbraio 1693. Presi disorpresa da questo attacco a metàdell’inverno e con pochi uominipresenti (a causa di una spedizione dicaccia), tutti e tre i villaggi mohawkdella lega si arresero ai francesi e agliirochesi laurenziani. Dopo che i 300prigionieri mohawk (200 dei qualidonne e bambini) ebbero pregato dipotersi aggregare pacificamente ai loroparenti nei villaggi laurenziani, iguerrieri laurenziani “non poteronoessere persuasi in alcun modo” aduccidere neppure gli uomini mohawkdella Lega prigionieri. La spedizionefrancese bruciò i villaggi mohawk einiziò la ritirata verso il Canada con iprigionieri. Quando una spedizione dirappresaglia di 250 provinciali di NewYork e 290 indiani guidata da Peter

Frontenac.A p. 39: Alcune pagine del Trattato trafrancesi e irochesi del 1701.

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Schuyler cominciò a inseguirli, gliirochesi laurenziani abbandonaronotutti i prigionieri eccetto una cinquan-tina e lasciarono le truppe francesi adarrangiarsi per tornare a casa12.Come conseguenza dell’invasione delterritorio mohawk, i capi degli irochesilaurenziani spesero due anni incontatti che discutessero i terminidella pace tra il Canada e la Lega degliirochesi, ma i loro tentativi di media-zione non incontrarono le aspettativedi Frontenac, che nel 1696 isolò glionondaga come il principale ostacoloper una pace. L’ultima invasionemilitare francese contro Iroquoiacominciò nel giugno del 1696 quandopiù di 2000 troupes de la Marinefrancesi, milizia canadese e alleatiindiani assalirono Onondaga. Essiraggiunsero Onondaga ai primid’agosto del 1696 solo per trovarlaabbandonata. Dopo che i francesiebbero bruciato il villaggio e i raccolti,gli irochesi laurenziani, loro alleati, cheaccompagnavano la spedizione, siavvicinarono agli oneida della Lega ecercarono di mettere in piedi unaccordo in cui questi ultimi promette-vano di trasferirsi in Canada in cambiodella salvezza da un attacco diretto.Benché questi accordi non risparmias-sero il villaggio e i raccolti oneida dallostesso destino di quelli onondaga,l’intera spedizione ottenne un solocaduto irochese in battaglia, unvecchio capo onondaga impossibilitatofisicamente a sfuggire agli invasori13.Benché gli irochesi della Lega e quelli

laurenziani avessero sofferto per laKing William’s War, l’azione deiguerrieri irochesi come alleati mitigòmolto l’effetto dell’invasione colonialenel territorio ancestrale irochese. Lecomunità irochesi uscirono dal conflit-to con la nuova determinazione dimantenere un equilibrio tra la Franciae l’Inghilterra che si concretò con duetrattati distinti firmati a Montreal e adAlbany nel 1701. Nel periodo colonialeche seguì nessuna armata colonialeminacciò direttamente le comunitàirochesi della Lega o laurenziane. Iraids condotti dagli irochesi laurenzia-ni nei territori della Lega e viceversasparirono quasi completamente dopo il1696 e i violatori di questa politicafurono trattati severamente. Parecchi

leaders onondaga rivelarono nel 1744l’importanza della lezione della KingWilliam’s War affermando che “laguerra tra Francesi e Inglesi avevaprecedentemente divorato tutto il loropopolo che si era coinvolto troppoviolentemente in essa e senza unacausa e che il popolo bianco ognigiorno aumentava e gli indiani dimi-nuivano”. Nelle guerre successive,spiegarono gli onondaga, gli irochesiavevano imparato “ad essere molto piùattenti prima di distruggersi di nuovotra loro”14.Rifiutando di coinvolgersi a vicenda inbattaglia e calibrando con attenzione etempestività il loro coinvolgimento congli alleati europei, gli irochesi manten-nero una sostanziale indipendenza

politica e una libertà di movimento trale sfere coloniali di influenza di Franciae Inghilterra fino alla conquista delCanada del 1760. Ben lungi dal tentaredi svincolarsi dal coinvolgimentomilitare in entrambe le parti, dal 1701gli irochesi fecero della loro alleanzaattiva nei conflitti intercoloniali loscopo principale del loro modusoperandi bellico nel restante periodocoloniale. Mantenere una credibilitàcome forza militare che poteva sposta-re l’equilibrio di potenze tra gli inglesie i francesi per l’impero in NordAmerica divenne una componentevitale dello sforzo irochese di ricostitui-re la loro politica attraverso la neutra-lità diplomatica dopo il 1701. Perraggiungere tale scopo gli irochesi dellaLega e laurenziani svilupparonostrategie di partecipazione come alleatisia dei francesi che degli inglesi nelle

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campagne del XVIII che permettesseroloro non solo di dimostrare la loroforza militare senza mettere a repenta-glio, in nuovi accordi, la sicurezzainterna, ma anche di modellare irisultati di questi conflitti nel modoche servisse meglio i loro interessi15.Gli irochesi laurenziani, per esempio,non si considerarono obbligati dallapolitica di neutralità del 1701 a nonpartecipare alle campagne offensivefrancesi quando queste si sviluppavanoal di fuori dei confini della patriairochese. Nell’agosto del 1703, pocodopo l’arrivo del nuovo governatore delCanada, Philippe de Rigaud deVaudreil, guerrieri irochesi laurenzianiaccompagnarono una spedizione difrancesi e abenaki che inflisse graviperdite agli insediamenti inglesi che sitrovavano lungo la frontiera delMaine.La spedizione inaugurò una relazione

militare di grande successo tra gliirochesi e la Nuova Francia. Le autoritàimperiali francesi adottarono unapolitica di appoggio alla neutralitàirochese dopo il 1701 e scoraggiaronoraid a New York in quanto dirompentiper tale politica. Le autorità di NewYork si dimostrarono più che volontero-se nel cooperare con i canadesi suquesto argomento, con grande coster-nazione dei funzionari del Massachu-setts i cui coloni dovettero sopportare ilpeso delle aggressioni franco indiane16.La partecipazione come alleati allespedizioni a lunga distanza dei francesicontro obiettivi nativi e non nativifornì ai laurenziani (e talvolta ancheagli irochesi della Lega) uno sfogo perle ambizioni militari dei giovani,numerosi prigionieri per il riscatto ol’adozione e una generosa messe discalpi. Le famiglie dei guerrieri irochesialleati che erano caduti in queste

campagne erano occasionalmentecompensate dagli ufficiali francesi conregali di panis, o nativi americani resischiavi17. Mentre soddisfaceva gliimperativi economici, demografici e distatus associati al complesso dellemourning wars, il coinvolgimento inqueste battaglie contribuiva anche aquattro elementi chiave scaturiti dallaneutralità irochese dopo il 1701. Primo,spostava l’attenzione delle attivitàmilitari lontano dal territorio irochese.Secondo, offriva mezzi di esplorazione edi raccolta di informazioni in tutto ilNord America orientale. Terzo, permet-teva un regolare rifornimento di armi,denaro, munizioni, mezzi di trasporto,cibo e altre attrezzature che gli irochesiusavano largamente a propria discrezio-ne. Quarto, esse migliorarono lareputazione militare degli irochesi nellamente dei coloni nella Nuova Francia enelle colonie anglo-americane.Non c’è miglior esempio del modo concui questa alleanza militare esaudì gliimperativi politici e culturali irochesiche l’attacco congiunto di francesi ealleati indiani del 29 febbraio 1704contro Deerfield, Massachusetts. Oltrea prendere 11 prigionieri (che, inaccordo ai costumi delle guerre dellutto furono adottati nei villaggiirochesi), i sessanta irochesi laurenzia-ni che parteciparono all’azione ricevet-tero pagamenti di riscatto per almenoaltri 11 prigionieri e diffusero il terrorepresso le colonie anglo-americaneevitando nel contempo il conflitto conNew York e i loro parenti irochesidella Lega18.Le relazioni basate sulla CovenantChain tra gli irochesi della Lega e glianglo-americani rimasero tuttavia adun minimo dopo l’attacco a Deerfield. Ifunzionari di New York, benché nonfossero privi di fondi per sponsorizzareun’attività militare di alleati irochesi,non fecero un granché per proseguirela Queen’s Anne War contro la Franciain America19. Fino al 1709 i maggioren-ti newyorkesi non misero in atto lepratiche e le usanze che gli irochesiritenevano necessarie per una alleanzamilitare.Il governatore di New York Richard

Philippe de Rigaud marchese de Vaudreuil,governatore della Nuova Francia.

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Inglodsby cercò di procurarsi unaalleanza irochese per pianificareun’invasione del Canada nel luglio1709, tenendo un brillante discorso edonando un cassa piena di armi ai capiirochesi che erano presenti ad Albany.Le quattro nazioni irochesi presentipromisero 443 guerrieri, un numeronotevole agli occhi degli inglesi, mameno di un terzo del numero totale diguerrieri radunabili. Questo apparenteentusiasmo fu mitigato dal rifiuto aunirsi alla spedizione dei seneca, la piùpopolosa nazione irochese20.In ogni caso il numero significativo diguerrieri irochesi che promise di unirsiall’invasione britannica del Canada,sembrava a prima vista un significati-vo spostamento dalla politica dineutralità forgiata solo otto anniprima. Osservando però i dati di fatto,si può suggerire che gli irochesi dellaLega, come gli irochesi laurenziani(che fecero abortire un raid congiuntocon truppe francesi contro Albany allafine di luglio del 1709), mantennero lacapacità di manipolare i loro alleati inmodo che non compromettessero laneutralità irochese. Ogni volta che iguerrieri irochesi della Lega contribui-vano ad accrescere le difficoltà dellaspedizione, per esempio a Wood Creekavvelenando le riserve d’acqua conpelli di animali morti, come uno deiprimi storici francesi ha affermato,mandavano notizie della loro avanzataa Kahnawake. La loro condotta in talecampagna lasciò parecchio a desidera-re almeno agli occhi di un loro contem-poraneo di New York: “Alcuni sono digran cuore e ben disposti, per altri vadi traverso e si allontanano a stillicidioper tornarsene a casa. Essi sono ingenere padroni di se stessi e non dannoretta né ai loro sachem né a chiunquealtro che non sia la propria voglia esono sempre a gozzovigliare e maisoddisfatti e bisogna diffidare di moltidi loro che sono stati e possono essereancora sotto l’influenza francese”.Verso la fine di ottobre 1709 l’interaarmata abbandonò lo sforzo e tornò acasa21.Qualcosa di straordinariamente simileavvenne due anni dopo quando nelluglio del 1711 alcuni irochesi lauren-

ziani, che erano in visita ad Albany,furono avvisati di un altro progetto diinvasione del Canada. I preparativi perquesta spedizione seguivano unambizioso sforzo coloniale di ottenerel’appoggio irochese e della coronatramite l’organizzazione di un viaggioin Inghilterra di tre capi mohawkanglofili e un capo mahican nel 1710,ma questo spettacolo non superò leusuali preoccupazioni irochesi circa ilsangue comune, che derivavano daivalori di una società basata su clanmatrilineari e matrilocali. In preceden-ti i colloqui che riguardavano il coin-volgimento degli irochesi della Leganella campagna, il capo onondagaTeganissorens chiese delle garanzie diclemenza per gli irochesi laurenziani.Alla fine la Lega degli irochesi promisecirca 700 guerrieri provenienti da tuttee cinque le nazioni, ma solo per azioni

di avanscoperta e per fornire provviste.Teganissorens fece poi pervenire lenotizie sulla spedizione ai funzionaricanadesi22.Le forze terrestri del colonnelloFrancis Nicholson non andarono oltreil lago Champlain prima che i rapportidel disastro della flotta navale coman-data dall’ammiraglio HovendenWalker, mettessero fine alla spedizione.Quando giunsero queste notizie, erapresente meno di un terzo dei guerrieriirochesi alleati che aveva lasciatoAlbany con la spedizione di Nicholls.Benché gli irochesi non abbiano avutoun ruolo diretto nel far abortirel’invasione del Canada del 1711, essiposero i termini della loro partecipazio-ne come alleati e si piazzarono in mododa avvantaggiarsi di qualunque esito laspedizione potesse dare. Gli irochesilaurenziani visitarono Albany nel 1712

Lo scalpo di Jacques Grasset de Saint-Sauveur.

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e chiesero un rinnovo del loro pattodi neutralità e “libere comunicazio-ni tra loro e Albany in futuro”.Analogamente gli irochesi dellaLega, come era avvenuto nel 1709,chiesero e ottennero un ravvicina-mento con la Nuova Francia23.La disastrosa fine della spedizionedel 1711 promosse un serio dibattitotra i funzionari di New York se glisforzi per ingaggiare gli irochesidella Lega come alleati contro ifrancesi dovessero essere totalmen-te abbandonati. In ogni caso essi,insieme ad altri funzionari colonialianglo-americani, per il 1712 aveva-no perso ogni credibilità comealleati militari competenti e i loroconseguenti sforzi di ottenere i servizio di influenzare le attività indipendentidei guerrieri irochesi non trovaronoascolto23.Ignorando le diffuse obiezioni anglo-americane, un certo numero di senecasi unì ai loro fratelli di lingua irochese,tuscarora, nella loro guerra contro icoloni del Nord Carolina nel 1711-12.Gli sforzi di Peter Schyuler di assicura-re l’appoggio irochese per una spedizio-ne contro i francesi e gli ottawa,durante l’estate del 1712, crollaronodopo il rifiuto seneca di parteciparvi.Gli sforzi del governatore RobertHunter e di altri funzionari provincialidi New York di indurre gli irochesi adaiutare il Sud Carolina contro unpugno di tribù meridionali nellaGuerra Yamassee del 1715 - 16 condus-se a un coinvolgimento verbale daparte irochese, ma a poco di tangibiledal punto di vista militare. Analoga-mente dal 1722 al 1724 gli irochesirespinsero i tentativi di coinvolgimentodel New England per fronteggiarel’aggressione abenaki durante laGreylock’s War (o Drummer’s War),offrendo invece aiuto diplomatico25.Durante le tre decadi di pace tra ilTrattato di Utrecht del 1713 e loscoppio della King George’s War nel1744, le attività militari degli irochesicome alleati furono quasi esclusiva-mente in relazione con la Francia.Benché un pugno di guerrieri diKahnawake appaiano nei ruolini diarruolamento delle forze provinciali

del Massachusetts stazionate a FortDrummer (oggi Brattleboro, VT) tra il1736 e il 1742, guerrieri irochesilaurenziani parteciparono in grannumero alle campagne francesi controi fox nell’odierno Wisconsin e Iowa nel1716, nel 1728 e durante l’inverno del1734-35. Analogamente le spedizionifrancesi contro i chickasaw nel 1736 enel 1740 consolidarono ulteriormentegli schemi di quella attività militarecongiunta franco-irochese che eraemersa nel 1703. Queste campagnenon solo assicuravano un numerosignificativo di prigionieri per i villaggiirochesi laurenziani ma anche sabota-vano i tentativi dei funzionari provin-ciali anglo-americani di eliminare gliattriti di frontiera che prendevanoorigine dalle continue guerre del luttoorganizzate dai guerrieri irochesi dellaLega e dagli irochesi laurenzianicontro i catawba e i cherokee26.Per il 1744 gli irochesi potevanoguardare indietro a quattro decadi disuccesso nel mantenere la loro politicadi neutralità. Benché il prolungatoperiodo di pace tra Francia e Inghilter-ra dopo il 1713 contribuisse allacapacità degli irochesi della Lega elaurenziani di mantenere una politicadi neutralità, il servizio come alleatinelle campagne della Nuova Franciadopo il 1712 rappresentò un aspettochiave della politica irochese e delrinascimento culturale dopo il 1701.Quando il passo del conflitto interco-loniale si intensificò tra il 1744 e il

1760 le azioni degli irochesi comealleati delle forze inglesi e francesidivenne paradossalmente il modopredominante con cui gli irochesidella Lega e le nazioni laurenzianepreservarono la loro neutralità tra gliimperi in competizione.Quando le notizie della dichiarazionedi guerra in Europa raggiunsero ilNord America alla fine di aprile del1744, né i francesi né gli inglesi eranomolto convinti di riuscire a smuoveregli irochesi dalla loro consolidatadecisione di neutralità. All’inizio delgiugno 1744 un gruppo di mohawk cheerano in visita presso la città mahicandi Stockbridge spiegarono i loroaccordi di neutralità con gli irochesilaurenziani cui avevano promesso “chenon si sarebbero scontrati in guerra;ma sarebbero rimasti fermamente inpace lasciando ai bianchi di sistemarele loro dispute tra di loro”. Le inizialiriunioni tra i capi irochesi e le autoritàcoloniali a New York e nella NuovaFrancia misero alla luce questo mododi vedere. Il governatore di New YorkGeorge Clinton e il marchese diBeauharnois, governatore della NuovaFrancia, incontrarono una testardaresistenza irochese nei confronti deiloro inviti ad abbandonare la neutrali-tà nell’estate del 174427.Ci furono comunque dei guerrieriirochesi che decisero di partecipareKing George’s War. Dato il caratterenon coercitivo dell’autorità politicairochese e il desiderio dei giovani

Disegno su corteccia di betulla in un cestoabenaki.

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guerrieri non solo di fare esperienzabellica, ma anche per il continuobeneficio economico e politico, questoera un fatto scontato28. Il significato diqueste intromissioni sta nel grado concui i leaders civili irochesi, dati i limitidel loro potere, riuscirono a riconciliarele aggressioni dei loro giovani guerriericon il largo consenso irochese neiconfronti della neutralità dopo il 1745.La partecipazione degli irochesi comealleati nella King George’s War iniziòla notte del 16 novembre del 1745quando una spedizione di guerracomposta da 255 uomini della miliziacanadese e 239 alleati indiani (100 deiquali di Kahnawake e Kanesatake)attaccò l’insediamento di Saratoga,appena 30 miglia fuori Albany. In unriedizioni dell’incendio di Schenectadydel 1690, la forza di spedizione con-giunta conquistò e bruciò la città,uccidendo almeno 12 abitanti (proba-bilmente inclusi 9 mohawk) e prenden-do 109 prigionieri29.Colpito da questo attacco di sorpresa ilgovernatore Clinton chiese a ciascunanazione irochese di inviare un distacca-mento di guerrieri ad Albany peressere utilizzati come guide di frontie-ra. Il Consiglio di Onondaga respinsela richiesta, informando Clinton che intempo di guerra “ogni popolo devedifendersi come può”. Non scoraggiatoda ciò , Clinton inviò l’interpreteJacobus Bleecker al Consiglio diOnondaga nel febbraio 1746 per‘ordinare’ agli irochesi di dissotterrarel’ascia di guerra. Bleecker non ebbesuccesso, ma al suo ritorno fornì undettagliato resoconto delle spiegazionedella leadership della Lega degliirochesi per il proprio rifiuto. Malgradoi recenti avvenimenti di Saratoga, lenazioni della Lega e gli irochesilaurenziani, dal punto di vista delconsiglio di Onondaga, erano dello“stesso ceppo e sangue” e «avevanofatto alleanze e matrimoni tra loro, ilche significa che non possono farguerra gli uni contro gli altri, e pun-tualizzarono che una cosa è far guerraper gli europei che hanno re cheordinano ai loro sudditi quando fare laguerra e quando imporre la pace e iloro sudditi obbediscono. Ma non eracosì da loro. Essi non hanno re e ogniindiano è padrone di se stesso, così se

decidono una volta di entrare in guerragli uni contro gli altri, non succede chepoi si faccia pace, ma la guerra conti-nua per sempre.30»Il mantenimento di relazioni pacifichetra tutte le comunità irochesi era unacomponente prominente della neutra-lità irochese e una che essi cercaronoripetutamente di spiegare agli ufficialidella corona in New York. Ma Clintoncontinuò a fare pressioni sugli irochesidella Lega perché si unissero allaguerra. Egli rifiutò di accettare ilconcetto irochese di “non allineamen-to”, che egli vedeva come una “Rivol-ta” rispetto ai loro obblighi definitidall’alleanza anglo-irochese dellaCovenant Chain. Di fronte alla realtàdella crisi delle frontiere di New York ealla massiccia adesione degli irochesialla neutralità, Clinton cominciò adaggirare i canali ufficiali della diplo-mazia della Covenant Chain (ilCommissario degli AffariIndiani ad Albany) infavore di agentiindiani privatiche lui (e ilgoverna-toredel

Massachusetts William Shirley)pagarono di tasca propria.Uno che era in busta paga di Clintonera William Johnson, un mercante diorigine irlandese che si era stabilitonella valle del fiume Mohawk nel 1738per dirigere una proprietà di suo zio,l’ammiraglio Peter Warren. ComeClinton cominciò a dotarlo di fondigenerosi, Johnson tentò di convincere imohawk suoi vicini a dissotterrarel’ascia di guerra contro i francesi.Malgrado un altro abortito tentativo diinvasione del Canada da parte britan-nica, che evocava le memorie dellesconfitte del 1709 e 1711, Johnson inuna conferenza nell’agosto del 1746,“si vestì da indiano, [e] fece frequentidanze secondo i loro costumi quando sieccitano per la guerra”. Questadimostrazione persuase un singoloonondaga presente ad accettare la

guerra di Clinton e molto fu fattoall’epoca per estendere il

successo di Johnsonnello spezzare la

neutralitàirochese e

perassicu-

rarsidei

guer-

Ritratto di sir William Johnson.

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rieri che sposassero la causa inglese32.Ma se si analizzano i documentidell’epoca, si ha un diverso quadro deisuccessi di Johnson. I mohawk chiese-ro e ottennero che una compagnia ditruppe provinciali proteggesse ilvillaggio di Canajoharie durantel’assenza dei loro guerrieri. Nelsettembre del 1746, 16 guerrierimohawk si unirono a Johnson inmarcia verso la frontiera canadese,riferendo di aver ucciso cinque personee di aver preso 9 prigionieri. Grida digiubilo accompagnarono l’inizialeresoconto del successo dei mercenarimohawk di Johnson, ma il reverendoHenry Barclay, un missionario anglica-no presso i mohawk riferì che questosentimento “se ne andò” quando iprigionieri in seguito narrarono cheerano stati solamente ceduti ai guerrie-ri di Johnson dagli irochesi laurenzia-ni. Questo scambio provava, dal puntodi vista di Barclay, che questi duegruppi erano “in lega tra loro” e checontinuavano a osservare la neutralitàtra loro”33.Johnson continuò a inviare raids dimohawk in Canada per tutti i primimesi del 1747, ma Conrad Weiser,agente indiano in Pennsylvania e acutoosservatore della politica irochese,sapeva che i pochi mohawk cheavevano accettato le generose mazzet-te di Johnson stavano agendo “dipropria volontà senza l’approvazionedel Consiglio delle Sei Nazioni”.Inoltre l’attacco mohawk ideato daJohnson nel marzo del 1747 contro glistanziamenti in Canada, portò alladichiarazione di guerra contro imohawk da parte del governatorecanadese Beauharnois34. Preoccupaticirca la potenziale minaccia posta daraids dei mercenari mohawk allapolitica di neutralità, capi della Lega elaurenziani si mossero per verificarequeste azioni.Gli onondaga mandarono un’ambasce-ria di loro capi, accompagnata da uncerto numero di donne e bambini, aMontreal per rassicurare i funzionarinella Nuova Francia della neutralitàdella Lega degli irochesi. Essi sperava-no anche che la loro presenza inCanada scoraggiasse i mohawk dalcontinuare i loro attacchi. Oltre aglisforzi onondaga di creare uno scudo

umano in Canada, i guerrieri irochesidi Kanesatake si unirono a un gruppodi scout francesi e di alleati indiani chefece un’imboscata ad un gruppo dimohawk e provinciali di New York neisobborghi di Montreal verso la fine dimaggio del 1747, uccidendo 19 uomini(soprattutto provinciali) e prendendo 8mohawk prigionieri.I capi della Lega irochese si mosserovelocemente dopo questi avvenimentiper proteggere i loro interessi. Larghedelegazioni delle nazioni della Legairochese, eccetto i mohawk, si recaronoin Canada tra il luglio e il settembredel 1747 per mantenere in equilibrio lerelazioni con i francesi e le comunità

sul San Lorenzo. Gli oratori di questedelegazioni censurarono le azioni deimohawk che essi riconobbero “eranoandati via di testa” e professarono illoro continuativo desiderio di rimanereneutrali nella guerra. I mohawk,amareggiati dalle perdite e dalla catturadei loro guerrieri, opposero un rifiutoalle ripetute richieste di Johnson diunirsi alle spedizioni di guerra pertutto il resto del 1747. Quando, nellaprimavera del 1748, Johnson finalmen-te fu in grado di organizzare un altroraid mohawk, questo incontrò di fronteagli insediamenti canadesi dei guerrieridi Kahnawake. I guerrieri di Kahnawa-ke lasciarono sulla neve il cadavere

“Famiglia indiana” dipinto di Benjamin West.

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decapitato e straziato di Gingego, capodella spedizione, come secco messaggioai loro parenti mohawk che nonsarebbe stata ulteriormente tolleratauna violazione della neutralità.Il trattato di Aix-la-Chapelle, ratificatonell’ottobre 1748, concluse la KingGeorge’s War restaurando lo statusquo ante bellum in Nord Americastabilito dal trattato di Utrech del1713. Malgrado gli storici abbianodefinito tali risultati come “dilatori”,essi non hanno dato sufficienteimportanza al ruolo degli irochesi neldeterminare l’esito del conflitto. Comealleati i guerrieri irochesi giocarono unruolo chiave determinando la scala el’intensità della guerra con il lorocoinvolgimento altamente selettivo ebilanciato. Limitando le loro operazio-ni a piccoli attacchi di guerriglia sularga scala e prendendo per sé ibenefici dei prigionieri e del bottino, ipopoli irochesi su entrambi i fronti delconfine intercoloniale fecero in mododi soddisfare i loro alleati coloniali conun limitato coinvolgimento nellaguerra. Con l’eccezione di Saratoga, iguerrieri irochesi concentrarono i lorosforzi lontano dai centri popolatiirochesi37. Aumentando gli sforzi perpersuadere i belligeranti a riconoscereil loro status neutrale, ponendodeterrenti interni a questo status,usando la diplomazia per minimizzarela possibilità di un bagno di sangue sulloro territorio, offrendo i loro servigicome mediatori e bilanciando attenta-mente la quantità di appoggio militareo di ostacoli che fornivano a ciascunaparte, protessero la loro neutralità e laloro autodeterminazione come nazioneindipendente.La pace durò brevemente a causa delconflitto franco-inglese per il controllodella valle dell’Ohio che scoppiò pocodopo la fine della King George’s War.Dopo il 1740 residenza di un numerocrescente di irochesi (soprattuttoseneca), l’Ohio era in primo piano negliinteressi della Lega degli Irochesi comeriserva di caccia per i giovani e le lorofamiglie. Come per i loro congiuntiinsediatisi sul San Lorenzo, i capi dellaLega non contestavano il movimentodi popolazione verso l’Ohio e nonrispondevano alle richieste dei funzio-nari coloniali di far tornare i residenti

nella zona ai loro villaggi natii. Concirca 500 persone stanziate in Ohio nel1748, i capi irochesi proposero per sestessi un ruolo di primo piano nelseguente conflitto anglo-francese inNord America38.La partecipazione delle Sei Nazioninella French and Indian War iniziò nelsettembre 1753, quando un capoirochese in Ohio, Tanaghrisson, resenoto a una forza di spedizione franceseal comando di Pierre-Paul Marin de laMalgue che non sarebbe stata tolleratauna costruzione di una catena di fortinella regione. Tanaghrisson reseeffettiva la sua minaccia solo sei mesidopo quando partecipò con i colonialidella Virginia di George Washingtonall’attacco alle truppe di Coulon deJumonville. Significativamentel’antagonismo di Tanaghrisson neiconfronti degli invasori francesi deiterritori di caccia del suo popolo non siestese agli irochesi laurenziani cheaccompagnavano la forza di spedizionein qualità di cacciatori stipendiati39.Tanaghrisson e gli irochesi dell’Ohio siritirarono abbandonando la forza diWashington prima della cattura, daparte delle truppe francesi, dellaridotta di Washington di Fort Necessi-ty il 13 luglio 1754, evitando così unpotenziale confronto sul campo dibattaglia con i laurenziani. Un testi-mone in seguito affermò che alcuniirochesi dell’Ohio fecero visita alcampo francesedove furonoricevuti dai loro“fratelli” ealcuni furonoanche salutati pernome. Inoltre gli irochesidell’Ohio non impedirono ailaurenziani di ritornare aKahnawake con quattroprigionieri virginiani presidopo la capitolazione diFort Necessity in contrav-venzione con i terminidella resa firmati daWashington40. Anchenella remotaregione all’internodell’Ohio i capi

irochesi fecero in modo di ridurre lapossibilità che i loro guerrieri sitrovassero da parti opposte del fronte ecercarono di assicurarsi che gli interes-si dei loro parenti irochesi avessero laprecedenza su quelli dei rispettivialleati.Simili azioni tra gli irochesi della Legae quelli laurenziani continuaronodurante l’autunno del 1754. In ottobreil commissariato agli Affari Indiani diAlbany ospitò una serie di riunioni cheebbero come conseguenza un formaleatto di neutralità tra i delegati dellaLega degli irochesi e quelli laurenziani.Ignorando le proteste del governatoredella Virginia Dinwiddie e del Massa-chusetts William Shirley, il Consiglio diNew York appoggiò il trattato dineutralità raccomandando verso lafine di marzo del 1755 che i commissa-ri di Albany appoggiassero al neutrali-tà irochese “fino a nuovo ordine”41.I mohawk estesero questo accordochiedendo garanzie per i loro parenti aWilliam Johnson nel febbraio del 1755.Johnson razionalizzò questa concessio-

Guerriero irochesein una stampadell’epoca.

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ne citando dei rapporti per i quali imohawk stavano pensando di spostar-si in massa presso i villaggi irochesi sulSan Lorenzo. Egli sottolineò anchecome i mohawk “pensassero agliindiani di Caghnawagha [Kahnawake,N.d.T.] come a dei parenti”, matuttavia erano determinati a “sbattereal tappeto quelli di Caghnawagha[Kahnawake, N.d.T.] e sistemare tuttigli affari con loro in un certo modo”42.Ma come nelle precedenti guerreintercoloniali, gli irochesi della Legaresistettero ai tentativi dei funzionaricoloniali di egemonizzare la lorocondotta militare e assicuraronoprotezione ai loro parenti laurenziani.Durante una lunga conferenza che sitenne nella sua tenuta come sovrinten-dente per la corona agli Affari Indiani,Johnson si diede da fare per assicurar-si la promessa della Lega di prenderel’ascia contro i francesi nella campagnadel 1755. I capi irochesi promisero dimandare dei guerrieri nella spedizioneche stava prendendo corpo contro ilforte francese di Saint Frederic, ma ileaders, come condizione per la loropartecipazione, strapparono a Johnsonla cruciale promessa di non molestarela “loro carne e sangue” nelle comuni-tà laurenziane (che dopo il 1750includevano Kahawake, Kanesatake,Oswegatchie [oggi Odgemburg] eAkwesasne, un piccolo villaggio amonte sul fiume a circa 50 miglia daMontreal). Anche i capi di Kahnawakee Kanesatake accettarono di aiutare ifrancesi nel 1755, ma assicurarono unadelegazione di irochesi che essi nonsarebbero stati un obiettivo nellefuture “dispute”43.Il potere degli irochesi di forzare i loroalleati coloniali di prestar fede a questepromesse di proteggere i loro parentidivennero evidenti nelle campagneiniziali della Guerra franco indiana.Nel 1755 guerrieri di Kahnawake eKanesatake accompagnarono la forzadi regolari francesi al comando delBarone di Dieskau nella marcia versoFort Saint Frederic. Quando Dieskauannunciò i suoi piani di attaccare gliinglesi di Fort Edward (un posto difrontiera presso il portage di WoodCreek), gli alleati laurenziani obietta-rono che essi avrebbero solo attaccatogli inglesi sul territorio francese. La

loro minaccia di abbandonare lacampagna costrinse Dieskau adacconsentire alle loro richieste e dimettere gli occhi sul grande accampa-mento di anglo-americani e mohawksul lago Saint Sacrement (oggi lagoGeorge). Le ricognizioni che riferironoche un significativo numero di guerrie-ri di Kahnawake e Kanesatake stavacon l’armata di Dieskau, misero inallarme Johnson che temeva che moltidei suoi mohawk presenti al lagoGeorge avrebbero evitato il combatti-mento con persone tra cui “avevanomadri, sorelle e fratelli”. In accordocon le previsioni di Johnson, i mohawkinviarono un’ambasceria presso gliirochesi laurenziani accampati conDieskau il 4 settembre 1755, utilizzan-do il mutuo segnale di tre colpi sparatiin aria per dimostrare le loro pacificheintenzioni. Tuttavia nella discussioneche ne seguì nessuna delle due particonvinse l’altra a ritirarsi. Quattrogiorni dopo la situazione si decisequando il capo mohawk Theyanoguin[Hendrick, N.d.T.] incappò a un’imbo-scata di forze francesi e indiane. Ikahnawake svelarono la trappolafrancese gridando ad alta voce unultimo appello perché si ritirasse. Eglirifiutò e la battaglia esplose44.L’assalto francese iniziale uccise 32mohawk, compreso Theyanoguin, cheebbe il cavallo ammazzato da un colpodi moschetto e nellafuga fu ucciso da ungruppo di donne diKahnawakearmate di baionet-ta che proteggeva-no i rifornimentidei loro uomini.Dopo l’inizialescarica di fucileria iguerrieri diKahnawake siritirarono,lasciandoDieskau e letroupes de lamarine a subireuna sconfitta.La morte inbattaglia di Theyanoguin,come quella di Gingego setteanni prima, fu umanitariain quanto mancò della

tortura rituale prima della sua esecu-zione. Queste uccisioni inviarono unchiaro (anche se aspro) messaggio erappresentavano l’adeguata punizioneper coloro le cui azioni contraddiceva-no quello che molti irochesi considera-vano i più importanti interessi irochesicome comunità.I francesi persero la battaglia del lagoGeorge, ma l’azione ebbe nondimenol’effetto di bloccare l’avanzata diJohnson contro Fort Saint Frederic.Ancora più importante, l’azione di“Bloody Morning Scout” che costò lavita a Theyanoguin, fu la prima edultima volta che alleati irochesi sitrovarono da parti opposte delle lineedel fronte create dagli europei pertutta la durata della guerra. Immedia-tamente dopo la battaglia, gli irochesisi diedero da fare per contenere lepotenziali ricadute dello spargimentodi sangue al lago George. Donnemohawk dei villaggi della Lega diCanajoharie e Tiononderoge notifica-rono a Johnson che ai loro guerrierinon sarebbe stato più permesso diritornare sulla linea del fronte. I capidella Lega degli irochesi sgridarono imohawk per aver violato la politica dineutralità e inviarono una delegazionedi leaders a Niagara per spiegare alleautorità francesi che lo sfortunatoincidente era stato esclusivamentecolpa di “ alcune teste calde che

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avevano perso ogni criterio”. Glioneida, i mohawk e i seneca cheaccompagnavano la spedizione diWilliam Shirley contro Niagara siritirarono prima di tale ambasceria46.Gli sforzi della Lega e degli irochesilaurenziani di tenere lontani i propriguerrieri dalla linea del fronte attivasul confine settentrionale, non siestendevano alla regione dell’Ohio,dove il coinvolgimento militare degliirochesi come alleati dei francesicontinuò secondo gli schemi stabilitidopo il 1703. Nel 1755 un gruppo diguerrieri laurenziani stimato di 230accompagnò una spedizione francese alcomando del capitano Claude-PierreContrecoeur nella valle dell’Ohio. Essiservirono come scout con base a FortDuquesne e catturarono prigionieriper sé dagli insediamenti di frontieradella Pennsylvania. Essi giocaronoanche un ruolo importante nell’assicu-rare la ritirata di otto guerrieri irochesidell’Ohio dall’armata del generaleBraddock prima della sua schiacciantedisfatta il 9 luglio 1755. In seguito aldisastro di Braddock i guerrierilaurenziani si unirono ai loro parentidell’Ohio in una devastante campagnacontro gli insediamenti anglo-america-ni sulla frontiera transappalachiana.Essi bruciarono fattorie, macellarono ilbestiame e uccisero e catturaronocentinaia di coloni facendo arretrare lafrontiera degli insediamenti anglo-americani indietro di centinaia dimiglia. I leaders della Lega degliirochesi, riconoscendo l’ovvio valore diqueste scaramucce sponsorizzate daifrancesi rispetto agli interessi dei lorocongiunti nella regione dell’Ohio,resistettero agli sforzi di Johnson diottenere da parte loro un controllopoliziesco sui loro giovani. Per laprimavera del 1756 almeno 60 guerrie-ri della Lega irochese si erano presen-tati a Fort Duquesne per unirsi ai raidssulle frontiere della Pennsylvania edella Virginia. Essi tuttavia rifiutaronogli sforzi degli ufficiali francesi di FortDuquesne di trasformare tali azioni inuna aperta dichiarazione di guerra daparte degli irochesi della Lega47.Nel frattempo gli irochesi avevanoraddoppiato i loro sforzi per preservaretra loro un’etica di mutua non aggres-sione. Due giorni prima dell’assalto del

27 marzo 1756 portato a termine daltenente canadese Gaspard-JosephChaussegros de Léry contro Fort Bull(sul portage oneida presso l’odiernaRome, NY) dei guerrieri laurenzianialleati lo accompagnarono ad un vicinovillaggio oneida dove presentaronocinture di wampum che garantivanointenzioni ostili solo nei confronti degliinglesi e si assicuravano una promessadi non interferenza da parte oneida.Benché gli oneida avessero avvertitocon un giorno di anticipo la guarnigio-ne dell’arrivo di Lévy, i francesi e glialleati indiani inflissero gravi perdite edistrussero grosse quantità di provvi-ste e munizioni. I rapporti che indica-vano come i guerrieri oneida fossero

stati incapaci di scoprire un gruppo diguerrieri laurenziani che aveva presoparecchi scalpi presso German Flatsnell’aprile del 1756, facevano pensare aun osservatore a un segno evidente delpersistere della Lega e dei guerrierilaurenziani nel “non combattere traloro”. La continua apertura dei capidella Lega irochese agli inviti francesi aconcilio contribuì a ritardare e adistruggere gli sforzi di Johnson discuoterli dalla loro posizione di neutra-lità. In aggiunta il brutale assassinio edecapitazione di uno scout alleatotuscarora chiamato Jerry da parte dimembri del 44th reggimento inglesepresso Schenectady nell’agosto del1756, non favorì certo le proposte di

“Il generale Johnson salva un soldato francese ferito dal tomahawk di un indiano nord americano”dipinto tra il 1764 -68 da Benjamin West (Derby Museum and Art Gallery, Derby, UK).A p. 46: Ritratto di Hendrick (Theyanoguin) in una stampa dell’epoca.

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Johnson48.I leaders irochesi permisero alle truppedel marchese di Montcalm di muoversivelocemente e di nascosto attraversouna parte del loro territorio durantel’estate del 1756 per attaccare FortOswego. Essi non avvisarono inanticipo le autorità anglo-americanedell’avvicinarsi di Montcalm. In seguitoalla cattura di Fort Oswego, nell’agostodel 1756 il governatore del CanadaPhilippe de Rigaud de Vaudreuilottenne un’altra vittoria diplomaticarestituendo le terre attorno a Oswegoalla podestà irochese. Il contrastoevidenziato da Vaudreuil tra la suaaccettazione della neutralità irochese ela richiesta di Jonhson agli irochesi diimmergere le loro mani nel sanguefrancese, concordava con il sentimentoriguardo al proprio miglior interessedei capi irochesi. Nell’agosto del 1756 ilconte di Loudon si rese conto che lerelazioni anglo-irochesi “erano in unabrutta situazione.... Quelli che chia-miamo amici sono al più neutrali”. Neldicembre 1756 un capo onondagaHotsinonhyahta, informò Vaudreuilche il suo popolo aveva “deciso dimantenere l’amicizia con entrambe leparti il più a lungo possibile e di nonprendere l’ascia, ma di cercare in ognimodo di pacificare i bianchi; le nostrebraccia saranno tra voi cercando ditenervi separati”49.Finché i francesi rimasero degli alleatimilitarmente desiderabili, gli irochesinon ebbero difficoltà nel rigettare leproposte di Johnson di abbandonare laneutralità. Nel giugno del 1757durante una conferenza gli irochesiaddirittura rovesciarono le argomenta-zioni di Johnson, stigmatizzando le suereiterate richieste di guerrieri comeuna violazione della Covenant Chain esottolineando la loro decisione direstare neutrali. Benché Johnsondiscutesse animatamente, alla fine fucostretto a enumerare quattro criteridi quella che considerava una condottairochese neutrale accettabile. Primo,gli irochesi non dovevano commettereostilità contro persone o proprietà disudditi inglesi. Secondo, non dovevanopermettere a nessun guerriero nativoalleato dei francesi di passare sul loroterritorio per attaccare insediamentiinglesi o postazioni militari inglesi.

Terzo, essi non doveva-no passare informa-zioni contrarie agliinteressi inglesiné ai francesi néai loro alleatiindiani. Quarto,dovevano riferire senzaindugio ogni informazio-ne riguardante ilbenessere dellecolonie anglo-americane aJohnson. Pochiguerrieriirochesiosservaro-no questedirettivee solopochi“costosi efacinorosi”mohawkmostraronointeresse nelservireJohnsondurante lacampagnadel 1757.In contra-sto ilrecluta-mentofrancese di irochesilaurenziani rimaseforte visto chealmeno 339 guerrieriaccompagnaronoMontcalm nellaspedizione controFort William Henryalla fine di giugnodel 175750.Il giro di boanellapartecipa-zione delle Sei Nazioni nella Frenchand Indian War avvenne nell’invernodel 1757-58 e dipese dai crucialimutamenti della politica metropolita-na francese nei confronti degli irochesi.Ringalluzzito dai successi ottenuti finoad allora nel trattare con gli irochesi esperando di spezzare la neutralitàirochese nel teatro settentrionale,Vaudreuil cominciò a tentare di

esportare la guerra sul loro territo-rio. La distruzione dell’insediamentopalatino a German Flats da parte diuna forza congiunta di francesi eindiani laurenziani, il 12 novembre1757, fu il primo esempio dellanuova strategia di Vaudreuil. Benchéil comandante francese della forza di

spedizione seguisse l’esempio diLéry del 1756 di inviare in

anticipo delle cinture diwampum agli oneida, questaspedizione si dimostrò ungrave errore di valutazione.Oltre a violare un prece-dente accordo che bandivaazioni di guerra francesi aest di Oswego, essarappresentava un attaccoa quello che gli irochesiconsideravano unbersaglio non militaresui loro confini51.La Lega e gli irochesilaurenziani si riuniro-no a Onondaga nellaprimavera del 1758per ribadire il loroconsenso sullaneutralità checontinuava amanifestarsicome mutua

non aggressione sullafrontiera settentrionale,mentre permetteva a tutti igruppi irochesi interessati dipartecipare a spedizionifrancesi contro la frontieraanglo-americana sull’Ohio. Ildisaccordo di Kahnawake eKanesatake nei confronti dellapolitica di Vaudreuil divennepresto chiaro quando gliufficiali canadesi capirono chele comunità laurenziane nonavrebbero tenuto fede allepromesse di inviare dei guerrie-

ri in appoggio alle guarnigioni diNiagara e Frontenac. Un’altra provadello scontento degli irochesi laurenzia-ni si manifestò nel giugno 1758, quandosolo 16 guerrieri di queste due comunitàaccompagnarono l’armata del marchesedi Montcalm a Fort Carillon. Johnson,invece arrivò a Carillon con una forzastimata di 400 guerrieri, il più grandecontingente della Lega degli irochesi

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che egli fosse riuscito a procurarsi(anche se qualche scettico notò che vierano “molti bianchi tra loro, dipinti evestiti alla maniera indiana”). Malgradol’impressionante numero, gli alleati diJohnson arrivarono solo il mattino dellabattaglia e non presero parte al disastro-so assalto frontale al forte francese delgenerale Abercrombie l’8 luglio 1758, marimasero invece “in coda alle ... colon-ne”52.Lo scontento irochese verso l’aggressivapolitica di Vaudreuil nel 1758 chemetteva in pericolo la loro accurata-mente bilanciata politica di neutralità,si può notare ulteriormente nel lorocoinvolgimento nella spedizione deltenente colonnello John Bradstreetcontro Fort Frontenac. In contrasto conle tattiche della campagna del 1756, gliirochesi della Lega non mandaronoalcuna informazione sui movimenti diBradstreet per tutta l’estate del 1758finché per i francesi non fu troppo tardiper inviare dei rinforzi che aiutassero laguarnigione. Fort Frontenac caddedopo un giorno d’assedio il 27 agosto1758. I 42 guerrieri irochesi che accom-pagnavano Bradstreet facilitarono lafuga di otto irochesi laurenziani e 40membri della guarnigione la notteprima della resa formale e non preseroparte all’assedio. In ogni caso essitornarono a casa con tutte le “provvi-gioni per gli indiani” trovate nel fortecatturato che riuscirono a portare53.Nel frattempo, nella valle dell’Ohio, ilgenerale John Forbes si avvicinava aFort Duquesne con un’ingente forzaanglo-americana. I guerrieri irochesidell’Ohio, che avevano condotto conentusiasmo la guerra contro gli insedia-menti coloniali di frontiera, ora lasciaro-no cadere la possibilità di aiutare ifrancesi a difendere il forte. Terminati inegoziati del trattato di Easton il 26ottobre 1758 e dato che i funzionaridella Pennsylvania si erano impegnatiper una linea di confine permanente suiMonti Allegheny, gli irochesi si ritiraro-no completamente dal teatro di opera-zioni della Pennsylvania occidentale54.Essi si erano assicurati che la valledell’Ohio avrebbe continuato ad essere

territorio di caccia per quegli irochesiche avessero voluto traslocare colà ecosì erano desiderosi di permettere aForbes di catturare le postazionifrancesi indisturbato, ma anche da solo.I leaders irochesi continuarono aricevere aperture che sollecitavano iloro servizi come alleati sia daVaudreuil che da Johnson per tuttol’inverno 1758-59, ma essi continuaro-no a stare in stretto contatto e amantenere il consenso sulla neutralità.Nella primavera del 1759 Johnsondomandò ai capi della Lega di richiama-re gli irochesi laurenziani preso ivillaggi della Lega degli irochesi comesalvaguardia in caso di trattative dipace. I capi irochesi della Lega, da

tempo usi ai trucchi anglo-americani,lasciarono cadere la direttiva diJohnson asserendo che i loro parentilaurenziani avevano tutti “congiunta-mente deciso di non agire più incomunione con i francesi” e pertantoavevano ogni diritto di rimanere neiloro villaggi55. Johnson non discussequesta interpretazione dello status perdiritto di residenza degli irochesilaurenziani e ciò si dimostrò importantea guerra finita.Subendo delle sconfitte chiave nellacampagna del 1758, i funzionarifrancesi metropolitani, nel 1759, miseroin atto una nuova strategia per laNuova Francia che avesse l’obiettivo diconservare il nucleo della colonia in

Reeenactors a Fort Ontario (Oswego) nel2006.A p. 48: Ufficiale delle Compagnie Franchede la Marine nel 1750.

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vista di negoziati di pace a guerrafinita. Così (ancora una volta) la nuovaagenda diede poco spazio per “i costosi eturbolenti” alleati irochesi e perciòsembrò a questi ultimi poco appetitosa.Il crescente scontento verso i francesicome alleati può spiegare la rispostairochese all’invito di Johnson a parteci-pare alla spedizione contro Niagaranella primavera del 1759. Molti irochesierano ora favorevoli a che il sovrinten-dente facesse per loro ciò che Vaudreuilaveva fatto nel 1756 e che Forbessembrava aver compiuto per gli irochesidell’Ohio nel 1758: la rimozione delleinstallazioni militari europee della lorofrontiera56.Circa 900 guerrieri irochesi della Legafirmarono per unirsi a Johnson nella

campagna di Niagara, ma, man manoche si avvicinavano al forte, essi simisero subito in moto per proteggere ipropri interessi. Molti emissari lasciaro-no la colonna e andarono fino allaregione dell’Ohio dove convinsero i loroparenti dell’Ohio a non aiutare ifrancesi nella difesa di Niagara. Poi,durante un cessate il fuoco degno dinota, un certo numero di seneca alleatidei francesi uscì dal forte per un parleycon gli irochesi associati all’armataanglo-americana. In seguito a taleconversazione quasi tutti gli irochesi delgruppo di Johnson si ritirarono dall’as-sedio e quelli a Fort Niagara poteronopartire sotto una bandiera di tregua.Quelli che rimasero con Johnsonparteciparono all’inseguimento dei

francesi sconfitti e della spedizione disoccorso dei loro alleati indiani a LaBelle Famille il 24 luglio 1759 e siallontanarono da Niagara con 96prigionieri e 150 scalpi57. Ancora unavolta gli irochesi erano riusciti a salvarese stessi da quella che essi percepivanocome una perdita sensibile del lorostesso sangue ottenendo comunquesignificativi benefici dal loro serviziomilitare come alleati.Per la fine del 1759 l’abbandono dellacatena di forti francesi nell’interno e lavittoria di Wolfe a Quebec avevalasciato le quattro comunità laurenzia-ne esposte ai potenziali attacchi anglo-americani. Incapaci di proteggere,vestire o nutrire le famiglie dei guerrieriirochesi laurenziani, i francesi di fattonon ottennero nessun aiuto da questialleati durante della campagna del1759. Inoltre il successo dei capi dellaLega irochese come sensali di accordicon gli irochesi laurenziani perchéevitassero di ingaggiare battaglia controle forze inglesi che avanzavano nelCanada, risparmiò questi villaggi dallabrutale rappresaglia subita dagliabenaki di Odanak a opera dei Rangersdi Roger. Di conseguenza la cooperazio-ne tra irochesi della Lega e laurenzianimitigò le potenziali conseguenze delconflitto quando lo scenario bellico siconcluse.Benché un pugno di irochesi laurenzia-ni avesse accompagnato il Chevalier deLévis da Montreal a Quebec perpartecipare alla battaglia di Saint Foix il28 aprile 1760 e al fallito assediofrancese contro gli inglesi che occupava-no la città, il coinvolgimento irochesenella campagna del 1760 si focalizzòsulla spedizione del maggior generaleJeffery Amherst lungo il San Lorenzocontro Montreal. La Lega degli irochesiinviò 706 uomini, donne e bambini conJohnson, uno spettacolo di tuttorispetto, ma in cui gli irochesi avevanopiù a cuore i propri interessi che quellidegli anglo-americani. Mentre la forzadi Amherst avanzava lungo il SanLorenzo, delegati della Lega irochesemediarono un accordo di neutralità traJohnson e gli irochesi di Oswegatchie il18 agosto del 1760. Significativamente

Un reenactor vestito da Roger’s Ranger alFort at N°4 nel 2006.

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questo accordo di neutralità promettevaagli irochesi laurenziani gli stessiprivilegi che godevano come alleati dellaNuova Francia in cambio del loro ritirocome alleati attivi dei francesi. Unavolta che l’accordo fu concluso, tutti,salvo 175 guerrieri della Lega, tornaro-no a casa. Un simile accordo fu negozia-to a Kahnawake il 6 settembre 1760 edue giorni dopo solo 85 dei 706 guerrieriirochesi della Lega che erano partiti conla spedizione, rimanevano nellacatturata Montreal con Amherst eJohnson59.Malgrado i numeri progressivamenteballerini, la loro presenza con l’armatabritannica vincitrice mise gli irochesinel posto giusto al momento giusto percercare di garantire la protezione dellecomunità laurenziane. L’articolo 40delle condizioni di resa del Canada allaGran Bretagna garantiva che gli indianialleati della Nuova Francia dovessero“mantenere la terra che abitano” e che“essi non sarebbero stati molestati peraver preso le armi e servito sotto SuaMaestà Cristianissima (Luigi XV)”.Una settimana dopo la resa formale delCanada, un trattato di pace finale

negoziato da Johnson con gli irochesilaurenziani chiudeva la partecipazionedelle Sei Nazioni alla French andIndian War.60

Come alleati nella French and IndianWar, gli irochesi rifiutarono di rendereuna pubblica dichiarazione di appoggiosia ai francesi che agli inglesi preferen-do massimizzare la loro flessibilitàpolitica mantenendo il più possibile unaposizione indipendente. Gli irochesigarantivano ai loro guerrieri la libertàdi partecipare alla guerra (in modolimitato) in ciascuna delle due partimentre i capi si dichiaravano nonresponsabili per le azioni dei lorogiovani. Il livello comparabilmentebasso di partecipazione da entrambe leparti minimizzava le perdite mamanteneva la loro visibilità comealleati, il che permetteva loro di garan-tirsi un sufficiente margine diplomaticoper proteggere gli interessi del loropopolo alla fine della guerra. In più essimantennero un rimarchevole grado dietica di mutua non aggressione trairochesi etnici evitando da situazioni dipotenziale scontro tra irochesi inbattaglia. Infine bilanciando con

attenzione il flusso di informazionimilitari nei confronti dei loro alleaticoloniali, essi influenzarono il corso didiverse campagne e protessero la loropatria dalle conseguenze potenzialmen-te devastanti di un esercito europeo diinvasione.L’esame delle prove del coinvolgimentodegli irochesi in quanto alleati nellecampagne intercoloniali permette diapprezzare non solo l’estensione con cuile nozioni di comune identità irochesefecero fallire gli sforzi dei funzionaricoloniali di dividere la Lega e gli irochesilaurenziani coinvolgendoli come alleatimilitari, ma anche i modi con cui gliirochesi mantennero coscienza dellaloro situazione geopolitica e formularo-no efficaci risposte a tale percezione. Illoro coinvolgimento calcolato nella lottaimperiale anglo-francese, benché possaessere conteggiato tra i più significatividei loro “adattamenti creativi” allapresenza degli europei durante ilperiodo coloniale, in realtà rappresentòmolto di più di una risposta di adatta-mento alle iniziative militari dei coloni.Dalla guerra di Re Filippo fino allaconquista del Canada, i capi e i guerrieri

L’armata di Amherst all’attacco di Montreal. Stampa del XVIII secolo.

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irochesi esercitarono una sostanzialeinfluenza sul corso della guerra nelNord-est coloniale negoziando livelli dipotere con le società coloniali sui loroconfini. L’attività militare degli irochesicome alleati ridusse drammaticamentele conseguenze potenzialmente negati-ve che questi conflitti potevano averesulla loro popolazione, permise loro dimantenere il consenso sulla neutralitàper sei decadi e costrinse a fare atten-zione alle istanze irochesi al tavolodiplomatico. Ben lungi dall’indicare unariduzione degli irochesi a uno statuscolonizzato, la partecipazione attivacome alleati nella guerra coloniale inNord America dal 1676 al 1760 rappre-sentò una componente vitale ecostruttiva della società e della politicairochese ben dopo la conclusione delleguerre del lutto.

“Funerale irochese come osservato da un sacerdote gesuita agli inizi del XVIII secolo”dettaglio da Joseph-François Lafitau, Moeurs des sauvages amériquains comparées aux moeursdes premiers temps, 1724. The Library Company of Philadelphia.

Adventure in the Wilderness: The AmericanJournals of Louis Antoine de Bougainville, 1756–1760 (Norman, Okla., 1990), 54, 170, 190–91. Perle spese inglesi per gli irochesi, vedere Tavola I.Dati francesi per regali effettuati agli irochesi sonopurtroppo meno accessibili, benché la cosa sia di-scussa in termini generali da Catherine Desbarats,“The Cost of Early Canada’s Native Alliances:Reality and Scarcity’s Rhetoric,” WMQ 52, no. 3(July 1995): 609–30. Karim Tiro ha identificato sfor-zi simili per limitare la violenza irochesi-contro-irochesi durante la Guerra Rivoluzionaria Ameri-cana. Tiro, “A ‘Civil’ War? Rethinking IroquoisParticipation in the American Revolution,”Explorations in Early American Culture 4 (2000):148–65. Cfr. anche Ian K. Steele, Warpaths:Invasions of North America (New York, 1994), 134.Confrontare con Peter Moogk, La Nouvelle France:The Making of French Canada-A Cultural Histo-ry (East Lansing, MI., 2000), 42–43.3 Benché i mohawk abbiano catturato e ucciso ilcapo Pequot Sassacus e 40 suoi seguaci nel 1637,questa azione avvenne independentemente daogni formale allianza con le colonie anglo-ameri-cane che erano in guerra con i Pequot. Cfr.FrancisJennings, The Invasion of America: Indians,Colonialism, and the Cant of Conquest (New York,1975), 226; Neal Salisbury, “Toward the CovenantChain: Iroquois and Southern New EnglandAlgonquians, 1637–1684,” in Beyond the CovenantChain: The Iroquois and Their Neighbors in IndianNorth America, 1600–1800, ed. Daniel K. Richterand James H. Merrell (Syracuse, N.Y., 1987), 62..Sulle origine della alleanza anglo-irochese dettaCovenant Chain dal 1675 al1677, vedere E. B.O’Callaghan et al., eds., Documents Relative to theColonial History of the State of New-York ... (Albany,N.Y., 1881), 13: 483; Richard L. Haan, “Covenantand Consensus: Iroquois and English, 1676–1760,”in Richter and Merrell, Beyond the Covenant Chain,43–45. Per l’offerta di Andros ai guerrieri irochesialleati, vedere O’Callaghan et al., Documents Re-lative to New-York, 13: 491–517, 528; StephenSaunders Webb, 1676: The End of AmericanIndependence (1984; repr., Syracuse, N.Y., 1995),367. Per l’attacco mohawk contro Metacomet, ve-

Note1 Daniel K. Richter, “War and Culture: The IroquoisExperience,” William and Mary Quarterly, 3d ser.,40, no. 4 (October 1983): 544 (quotations). Con-frontare le tesi di Richter con Emerson W. Bakerand John G. Reid, “Amerindian Power in the EarlyModern Northeast: A Reappraisal,” WMQ 61, no.1 (October 2004): 77–106.2 Richter, WMQ 40: 545–59 (citazione, 555). Per uncommento dell’epoca sul valore dei guerrieri iro-chesi come alleati, vedere Elise Pinckney, ed., TheLetterbook of Eliza Lucas Pinckney, 1739–1762(Chapel Hill, N.C., 1972), 165. Per commenti gene-rali sul valore dei guerrieri nativi come alleati, ve-dere R. C. Simmons and P. D. G. Thomas, eds.,Proceedings and Debates of the British ParliamentsRespecting North America, 1754–1783 (Millwood,N.Y., 1982), 1: 115; Edward P. Hamilton, trad. e ed.,

dere O’Callaghan et al., Documents Relative to New-York, 3: 255; Webb, 1676, 368–71; James D. Drake,King Philip’s War: Civil War in New England,1675–1676 (Amherst, Mass., 1999), 122–23;Michael Leroy Oberg, Dominion and Civility:English Imperialism and Native America, 1585–1685 (Ithaca, N.Y., 1999), 160–66.4 Per le mourning wars irochesi contro gli algon-chini del New England, vedere O’Callaghan et al.,Documents Relative to New-York, 14: 715–16;Reuben G. Thwaites, ed., The Jesuit Relations andAllied Documents: Travels and Explorations of theJesuit Missionaries in New France, 1610–1791(Cleveland, Ohio, 1900), 60: 133–35, 185–87, 62:243; Peter Wraxall, An Abridgment of the IndianAffairs Contained in Four Folio Volumes, Tran-sacted in the Colony of New York, from the Year1678 to the Year 1751, ed. Charles Howard McIlwain(Cambridge, Mass., 1915), 8; Lawrence H. Leder,ed., The Livingston Indian Records (Gettysburg,Pa., 1956), 155; Salisbury, “Toward the CovenantChain,” 71–72; Daniel R. Mandell, ed., NewEngland Treaties, Southeast, 1524–1761, vol. 19,Early American Indian Documents: Treaties andLaws, 1607–1789 (Bethesda, Md., 2003), 481–82;Mandell, ed., New England Treaties, North andWest, 1650–1776, vol. 20, Early American IndianDocuments: Treaties and Laws, 1607–1789(Bethesda, Md., 2003), 34–35. Per il compimentodella mourning war contro i Susquehannock, ve-dere O’Callaghan et al., Documents Relative to New-York, 3: 417, 9: 227, 13: 507–10; Thwaites, JesuitRelations and Allied Documents, 59: 251, 60: 173;Martha L. Sempowski, “Early Historic Exchangebetween the Seneca and Susquehannock,” inProceedings of the 1992 People to People Conference:Selected Papers, ed. Charles F. Hayes III (Rochester,N.Y., 1994), 51–64; April Lee Hatfield, Atlantic Vir-ginia: Intercolonial Relations in the SeventeenthCentury (Philadelphia, 2004), 204–5. Confrontarecon Francis Jennings, “Glory, Death, and Transfi-guration: The Susquehannock Indians in the Se-venteenth Century,” American PhilosophicalSociety Proceedings 112, no. 1 (February 1968): 15–53; Elisabeth Tooker, “The Demise of theSusquehannocks: A 17th-Century Mystery,” Penn-sylvania Archaeologist 54, nos. 3–4 (September–December 1984): 1–10. Sulla rinnovata mourningwar contro gli algonchini della regione dei GreatLakes, vedere Daniel K. Richter, The Ordeal of theLonghouse: The Peoples of the Iroquois League inthe Era of European Colonization (Chapel Hill, N.C.,1992), 154–55.5 Marc Jetten, Enclaves Amérindiennes: Les“Réductions” du Canada, 1637–1701 (Sillery,Quebec, 1994), 132. La maggior parte delle espres-sioni di antagonismo documentate tra gli irochesilaurenziani e della Lega hanno origine presso i con-vertiti cattolici presenti tra i laurenziani nei con-fronti dei loro parenti tradizionalisti. Vedere, peresempio, Thwaites, Jesuit Relations and AlliedDocuments, 63: 243, 67: 75. Vedere anche Nota Sto-riografica, 79–80.6 Riguardo le prospettive di Joseph-Antoine LeFebvre de La Barre sugli irochesi laurenziani, ve-dere La Barre au ministre, 1682, in CorrespondenceGénérale, Canada, 1458–1784, série C11A, 6: fols.64–65, National Archives of Canada (originals inArchives Nationales, Paris). Vedere anche Ministreau Denonville, Mar. 8, 1688, in Lettres Envoyées,1663–1774, série B, 15: fols. 17v–20v, ibid., che sot-tolinea la desiderabilità di utilizzare come alleati i

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Guerriero irochese da Griffin

guerrieri irochesi per “seminare dissenso tra gliirochesi.” Sull’origine e i risultati della spedizionedi La Barre, vedere E. B. O’Callaghan, ed., TheDocumentary History of the State of New York(Albany, N.Y., 1849), 1: 95–143; Recueil: De ce quis’est passé en Canada au sujet de la guerre, tantdes Anglais que des Iroquois, depuis l’année 1682,in Literary and Historical Society of Québec, Histo-rical Documents, 3d ser., 3 (1871): 3; O’Callaghanet al., Documents Relative to New-York, 9: 234–48;Thwaites, Jesuit Relations and Allied Documents,64: 239–59; William J. Eccles, Frontenac: TheCourtier Governor (Toronto, Ontario, 1959), 157–72; Pauline Dubé, ed., La Nouvelle-France sousJoseph-Antoine Le Febvre de La Barre, 1682–1685:Lettres, mémoires, instructions et ordonnances(Sillery, Quebec, 1993), 233–39; Jetten, EnclavesAmérindiennes, 132. Sulla supposta brama degliirochesi laurenziani di attaccare i guerrieri dellalega, vedere Thwaites, Jesuit Relations and AlliedDocuments, 62: 255–57. Riguardo allo scambio diminacce, ibid., 63: 241–45; Thomas Grassmann,“Otreouti,” in George W. Brown et al., eds., Dictio-nary of Canadian Biography (Toronto, Ontario,1966), 1: 525–26; Cadwallader Colden, The Histo-ry of the Five Indian Nations Depending on theProvince of New-York in America (Ithaca, N.Y.,1994), 51.7 Sul numero e sui capi degli irochesi laurenziani,vedere Nathaniel Shurtleff Olds, trad., “Journal ofChevalier de Baugy,” Rochester Historical SocietyPublication Fund Series 9 (1930): 27; HenriBéchard, “Togouiroui,” in Brown et al., Dictionaryof Canadian Biography, 1: 650–51. Sulla diserzio-ne dei guerrieri laurenziani lungo il percorso, ve-dere O’Callaghan et al., Documents Relative to New-York, 3: 431–36; “Histoire du Canada, par M. l’Abbéde Belmont,” in Transactions of the Literary andHistorical Society of Quebec, no. 18 (1886): 42;Rochester Historical Society Publication Fund Series9: 29–30; H. C. Burleigh, “Ourehouare,” in Brownet al., Dictionary of Canadian Biography, 1: 528.8 Rochester Historical Society Publication FundSeries 9: 30–52 (quotation, 37). Riguardo lascaramuccia del 13 agosto1687, vedere Literary andHistorical Society of Québec, Historical Documen-ts 3: 15; Henri Béchard, “Ogenheratarihiens,” inBrown et al., Dictionary of Canadian Biography,1: 522–23. Sul fallimento degli alleati laurenzianinell’inseguire i seneca in ritirata, vedere JohnGilmary Shea, Catholic Missions among the IndianTribes of the United States (1855; repr., New York,1969), 317; O’Callaghan et al., Documents Relati-ve to New-York, 9: 334, 336–41, 358–69; E. J. Devine,Historic Caughnawaga (Montreal, Quebec, 1922),81–84; Eccles, Frontenac, 183–85.9 Richter, Ordeal of the Longhouse, 168 (citazione).Questi sentimenti non impedirono a un non speci-ficato gruppo di indiani delle missioni di bruciarevivi pubblicamente (nella Place Royale di Montreal)3 guerrieri irochesi catturati dai francesi sul Lac-des-Deux Montagnes nel settembre 1689 (Eccles,Frontenac, 194–95). Per le post-1687 offerte lau-renziane di condoglianze, vedere O’Callaghan etal., Documents Relative to New-York, 3: 444, 478–79, 9: 352–53.10 O’Callaghan, Documentary History of New York,1: 283–312 (“ampia vendetta,” 299, dati sulle per-dite, 304–5); Jonathan Pearson, A History of theSchenectady Patent in the Dutch and EnglishTimes; Being Contributions toward a History ofthe Lower Mohawk Valley, ed. J. W. Mac Murray

(Albany, N.Y., 1883), 255 (“ye Indians”). Per la ri-cognizione avanzata di Schenectady da parte didonne mohawk, vedere Leder, Livingston IndianRecords, 158–60. Per i resoconti dell’incendio diSchenectady, vedere Robert Livingston to SirEdmund Andros, Apr. 19, 1690, in WilliamBlathwayt Papers, 214, Huntington Library, SanMarino, Calif.; O’Callaghan et al., Documents Re-lative to New-York, 3: 712–19, 9: 445–46, 452; CottonMather, “Decennium Luctuosum” (1699), in Char-les H. Lincoln, ed., Narratives of the Indian Wars,1675-1699 (New York, 1913), 204-5; Thomas E.Burke Jr., Mohawk Frontier: The Dutch Commu-nity of Schenectady, New York, 1661–1710 (Ithaca,N.Y., 1991), 103–8.11 Richter, Ordeal of the Longhouse, 169 (“attac-candosi l’un l’altro”); O’Callaghan et al., DocumentsRelative to New-York, 9: 555–56 (“piccoli perdite,”556). Per i raids contro la frontiera canadese, vede-re Literary and Historical Society of Québec,Historical Documents 3: 51; O’Callaghanet al., Documents Relative to New-York, 3:805, 4: 195–96, 9: 499, 515–16, 520, 522–23, 542; Thwaites, Jesuit Relations andAllied Documents, 64: 57–63. Per l’attaccodell’autunno 1692 contro Kahnawa-ke, vedere Leder, Livingston IndianRecords, 165–67. Per i resocontidi questi incidenti di tortura deiprigionieri, vedere WilliamIngraham Kip, The EarlyJesuit Missions in NorthAmerica (New York, 1847),120–32; O’Callaghan et al.,Documents Relative to New-York, 9: 556; Thwaites, Jesuit Re-lations and Allied Documents, 64:127–29, 145. Confrontare con Shea,Catholic Missions among the IndianTribes, 321–24; Devine, HistoricCaughnawaga, 111, 121–22;Eccles, Frontenac, 245–51;Richter, Ordeal of the Long-house, 172–73. Vedere ancheNota Storiografica.12 Dean R. Snow, Charles T.Gehring, e William A. Starna, eds.,In Mohawk Country: Early Narra-tives about a Native People(Syracuse, N.Y., 1996), 221–37(“Nessuna pietà,” 234);O’Callaghan et al., Documents Re-lative to New-York, 9: 559–60 (“nonsi poteva in alcun modo,” 559). Peri resoconti dell’attacco francesecontro il territorio mohawknel 1693, vedere Stephenvan Cortlandt to WilliamBlathwayt, Mar. 26, 1693,in Blathwayt Papers, vol. 9,Archives Department, ColonialWilliamsburg Foundation, Williamsburg, Va.; Eccles,Frontenac, 252–54.13 Per la comunicazione dei termini della pace, vede-re O’Callaghan et al., Documents Relative to New-York, 4: 120–22, 9: 588–90, 599; Thwaites, JesuitRelations and Allied Documents, 64: 259; J. W.Fortescue et al., eds., Calendar of State Papers,Colonial Series: America and West Indies (London,1903), 14: 492–93. Per la spedizione Frontenac del1696, vedere Callière au ministre, Oct. 20, 1696, inCorrespondence Générale, Canada, 1458–1784, série

C11A, 14: fols. 216–36; “Narrative de M. deChampigny de ce qui s’est passé remarquable auCanada depuis le depart des vaisseaux en 1696,jusqu’a l’automne 1697,” in Collection Moreau deSt. Mèry, 1750–1819, série F3, 6: fols. 1–10, NationalArchives of Canada; O’Callaghan et al., DocumentsRelative to New-York, 9: 639–57, 665, 685-87;Thwaites, Jesuit Relations and Allied Documents,65: 25–29; Eccles, Frontenac, 266; A. GregorySohrweide, “Onondaga Longhouses in the Late Se-venteenth Century on the Weston Site,” Bulletin:Journal of the New York State ArchaeologicalAssociation, no. 117 (2001): 1–24.14 Julian P. Boyd, ed., Indian Treaties Printed byBenjamin Franklin, 1736–1762 (Philadelphia,1938), 309–10 (quotation, 310). Il grado con cui laLega degli irochesi e le nazioni laurenziane man-tennero una mutua non aggressione dopo il 1701rammenta il modo con cui la cessazione degli as-sassini interecini giocò un ruolo cruciale nella for-mazione della Lega degli irochesi secoli prima. Cfr.

Matthew Dennis, Cultivating a Landscape of Peace:Iroquois-European Encounters in Seventeenth-Century America (Ithaca, N.Y., 1993), cap. 3. Perla risoluzione irochese di mantenere un equili-

brio diplomatico, vedere Robert Livingston toWilliam Blathwayt, Sept.3, 1701, in Blathwayt

Papers, 217. Il miglior re-soconto di seconda mano del

“Grande Accordo del 1701” ap-pare in Gilles Havard, The GreatPeace of Montreal of 1701: French-Native Diplomacy in the Seven-teenth Century, trad. Phyllis Aronoff

e Howard Scott (Montreal, Quebec,2001), 148–66. Fino alla campagna di

Sullivan del 1799 durante la Rivolu-zione Americana il territorio iroche-

se non fu più soggetto a un’inva-sione militare. Vedere Barbara

Graymont, The Iroquois in theAmerican Revolution(Syracuse, N.Y., 1972), 192–222; Joseph R. Fischer, AWell-Executed Failure: TheSullivan Campaign againstthe Iroquois, July–September 1779 (Columbia,S.C., 1997). Per l’elimina-zione dei raids della Lega

nel territorio lau-renziano, vedereThwaites, JesuitRelations andAllied Documents,65: 33–35; HenriBéchard, TheOriginal Caugh-nawaga Indians(Montreal, Quebec,

1976), 203–27.15 Confrontare Richter, WMQ 40: 554, con EvanHaefeli, “A Note on the Use of North AmericanBorderlands,” American Historical Review 104, no.4 (October 1999): 1223. Per stime favorevoli anglo-americane delle capacità dei guerrieri irochesi, ve-dere O’Callaghan et al., Documents Relative to New-York, 4: 181, 337, 487, 5: 555–57. Per opinioni fran-cesi favorevoli, ibid., 9: 1095–99; Pierre Pouchot,Memoirs on the Late War in North America BetweenFrance and England (1781; repr., Youngstown, N.Y.,

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Wigwam di corteccia di betulla degli abenaki raffigurati in un canestro decorato.

1994), 105. Sui divergenti approcci nell’uso di guer-rieri nativi alleati da parte di francesi e inglesi, ve-dere “Mémoire de Vaudreuil et Raudot,” 1708, inCorrespondence Raudot-Pontchartrain, Domained’Occident et Île Royale, 1677–1758, série C11G,6: fols. 69v–72, National Archives of Canada; NewYork (Colony) Council Minutes, 1668–1783, SeriesA1895, New York State Archives, 21: 112 (May 16,1746); Guy Chet, Conquering the AmericanWilderness: The Triumph of European Warfare inthe Colonial Northeast (Amherst, Mass., 2003),143–44; Steele, Warpaths, 222.16 Per la spedizione dell’agosto 1703, vedereO’Callaghan et al., Documents Relative to New-York, 4: 918–20, 1120–23, 1163–64, 5: 42–43, 9: 742–45, 761–65; Samuel Adams Drake, The BorderWars of New England, Commonly Called KingWilliam and Queen Anne’s Wars (1897; repr.,Williamstown, Mass., 1973), 153–61; Wraxall,Abridgment of the Indian Affairs, 42–43; Leder,Livingston Indian Records, 190; Yves F. Zoltvany,Philippe de Rigaud de Vaudreuil: Governor of NewFrance, 1703–1725 (Toronto, Ontario, 1974), 45;John G. Reid, “Notes and Comments: UnorthodoxWarfare in the Northeast, 1703,” Canadian Histo-rical Review 73, no. 1 (March 1992): 211–20. Cfr.con Richter, Ordeal of the Longhouse, 218. Per l’ap-poggio francese alla neutralità irochese dopo il 1701,vedere Ministre à Callières, June 20, 1703, inLettres Envoyées, 1663–1774, série B, 23: fols. 194–97; Mémoire du roi à Vaudreuil, June 14, 1704,ibid., 25: fols. 87–90. Per gli effetti della neutralitàirochese sul New England, vedere SamuelPenhallow, The History of the Wars of New-Englandwith the Eastern Indians; Or, A Narrative of TheirContinued Perfidy and Cruelty (1726; repr.,Cincinnati, Ohio, 1859), 36; O’Callaghan et al.,Documents Relative to New-York, 9: 770, 813; TheActs and Resolves, Public and Private, of the Pro-

vince of the Massachusetts Bay (Boston, 1895–1902), 8: 100, 149, 449–55, 9: 43–44; Drake, BorderWars of New England, 210–12; Everett Kimball,The Public Life of Joseph Dudley: A Study of theColonial Policy of the Stuarts in New England,1660–1715 (New York, 1911), 102–5.17 Journal du Marquis de Montcalm durant sescampagnes en Canada de 1756 à 1759, in H.-R.Casgrain, ed., Collection des manuscrits duMaréchal de Lévis (Montreal, Quebec, 1895), 7: 342.Per una completa discussione sui panis, vedereBrett Rushforth, “‘A Little Flesh We Offer You’:The Origins of Indian Slavery in New France,”WMQ 60, no. 4 (October 2003): 777–808. Vedereanche Nota Storiografica,.18 Il racconto accademico definitivo appare in EvanHaefeli e Kevin Sweeney, Captors and Captives:The 1704 French and Indian Raid on Deerfield(Amherst, Mass., 2003), 95–142. Cfr. anche RichardI. Melvoin, New England Outpost: War and Societyin Colonial Deerfield (New York, 1989), 209-48;John P. Demos, The Unredeemed Captive: A FamilyStory from Early America (New York, 1994), 17–39. La Lega irochese beneficiò anch’esse dell’assal-to a Deerfield perchè esso motivò i rappresentantidella Massachusetts Bay Colony a rinnovare laloro antica amicizia con gli irochesi tramite doniper un totale di £200 mandati ad Albany nel giu-gno 1704 (Acts and Resolves of Massachusetts Bay,8: 66–68).19 [Cadwallader Colden], Colden’s History of theFive Indian Nations, Continuation, 1707–1720, inCollections of the New-York Historical Society 68(1937): 362, 364–69. Per il fallimento di New Yorknel protrarre la Queen Anne’s War prima del 1709,vedere O’Callaghan et al., Documents Relative toNew-York, 5: 65; Fortescue et al., Calendar of StatePapers, Colonial Series, 24: 73 (comparere con l’evi-denza dei doni della Corona nella Tavola I).

20 New York (Colony) Council Papers, 1664–1781,Series A1894, New York State Archives, 53: 80 (May23, 1709); New York (Colony) Council Minutes,1668–1783, 10: 660 (May 24, 1709); Fortescue etal., Calendar of State Papers, Colonial Series, 24:50; Collections of the New-York Historical Society68: 372-77; Richard Aquila, Iroquois Restoration:Iroquois Diplomacy on the Colonial Frontier, 1701-1754 (Detroit, Mich., 1983), 86. Per la lista dei guer-rieri alleati irochesi (150 mohawks, 105 oneidas,100 cayugas, and 88 onondagas), vedere Collectionsof the New-York Historical Society 68: 378. Con-frontare con la tavola dei national warrior countscirca 1660-1770 in Roland Viau, Enfants du Néantet Mangeurs d’âmes: Guerre, culture et société enIroquoisie ancienne (Montreal, Quebec, 1997), 153-54. Per il rifiuto dei seneca, vedere New York(Colony) Council Papers, 1664-1781, 53: 105 (June29, 1709); New York (Colony) Council Minutes,1668–1783, 10: 699 (July 25, 1709); Bruce T.McCully, “Catastrophe in the Wilderness: NewLight on the Canada Expedition of 1709,” WMQ11, no. 3 (July 1954): 446, 453.21 McCully, WMQ 11: 452 (citazione). Per i resocon-ti della fallita spedizione del 1709 contro il Canada,vedere O’Callaghan et al., Documents Relative toNew-York, 5: 70–81, 9: 828–44, 902; Wraxall,Abridgment of the Indian Affairs, 64–69; Leder,Livingston Indian Records, 206–14; G. M. Waller,Samuel Vetch: Colonial Enterpriser (Chapel Hill,N.C., 1960), 94–157; Lawrence H. Leder, RobertLivingston, 1654–1728, and the Politics of ColonialNew York (Chapel Hill, N.C., 1961), 204–7; Zoltvany,Philippe de Rigaud de Vaudreuil, 96. Confrontarecon William N. Fenton, The Great Law and theLonghouse: A Political History of the Iroquois Con-federacy (Norman, Okla., 1998), 368–69. Per il fal-lito attacco del 1709 contro Albany, vedere “Parolesdes Sauvages du parti commandé par M. deRamezay tant Abénaquis, Iroquois du Sault St.Louis, et du Sault au Recollet, Pointe-à-la-Chevelure,” Aug. 2, 1709, in CorrespondenceGénérale, Canada, 1458–1784, série C11A, 30: fols.128–30. Per la condotta dei guerrieri della Legaalleati, vedere P. F. X. de Charlevoix, History andGeneral Description of New France, trad. e ed. JohnGilmary Shea (New York, 1900), 5: 221-24; Devine,Historic Caughnawaga, 159-60.22 Per il preavviso dato dai laurenziani della spe-dizione del 1711, vedere Collections of the New-York Historical Society 68: 403. Sulla delegazionenativa in Inghilterra nel 1710, vedere EricHinderaker, “The ‘Four Indian Kings’ and theImaginative Construction of the First BritishEmpire,” WMQ 53, no. 3 (July 1996): 487–526.Sulle preoccupazioni irochesi circa il sangue co-mune, vedere Thwaites, Jesuit Relations and AlliedDocuments, 62: 255, 67: 75; William Engelbrecht,Iroquoia: The Development of a Native World(Syracuse, N.Y., 2003), 113. Per i negoziati diTeganissorens, vedere O’Callaghan et al., Docu-ments Relative to New-York, 9: 859; Wraxall,Abridgment of the Indian Affairs, 90–91; Collec-tions of the New-York Historical Society 68: 405–6;Gerald S. Graham, ed., The Walker Expedition toQuebec, 1711 (London, 1953), 274. Gli oneida fece-ro da intermediari per ulteriori accordi di mutuasicurezza con un’ambasceria di laurenziani daKahnawake. Cfr. Collections of the New-York Hi-storical Society 68: 406–7.23 Per i negoziati dopo la spedizione del 1711 conNew York, vedere New York (Colony) Council

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Donne irochesi che eseguono dei lavori domestici. Stampa del XVIII secolo.

Minutes, 1668–1783, 11: 87 (May 23, 1712,quotation); Collections of the New-York HistoricalSociety 68: 409. Per i resoconti della perdita dellaflotta di Walker diretta da Nicholson, vedere Steele,Warpaths, 158. Per il numero di alleati irochesi conNicholson, vedere “Report from M. De Vadureuilof the Condition of the Colony,” Michigan Pioneerand Historical Society Historical Collections 33(1904): 529. Confrontare con Francis Jennings, TheAmbiguous Iroquois Empire: The Covenant ChainConfederation of Indian Tribes with EnglishColonies from Its Beginnings to the LancasterTreaty of 1744 (New York, 1984), 260. Il 28 agosto1712, il New York Council rilasciò un permessoufficiale ai “French Indians” di andare ad Albany.Cfr. New York (Colony) Council Minutes, 1668–1783, 11: 122. per i negoziati dopo la spedizione del1711 con la Nuova Francia, vedere Vaudreuil auministre, Nov. 8, 1711, in Correspondence Générale,Canada, 1458–1784, série C11A, 32: fols. 65–81;Charlevoix, History and General Description, 5:256; Collections of the New-York Historical Society68: 415–16.24 New York (Colony) Council Papers, 1664–1781,56: 126 (Oct. 15, 1711), 134 (Oct. 22, 1711), 187(Nov. 23, 1711); 57: 2 (Nov. 24, 1711), 7 (Nov. 26,1711), 66 (Jan. 28, 1712), 152 (May 19, 1712); 58: 5(Aug. 13, 1712). Per il rifiuto irochese delle apertu-re inglesi dopo il 1711, vedere Collections of theNew-York Historical Society 68: 425–26.25 Collections of the New-York Historical Society 68:409, 414; Thomas C. Parramore, “The TuscaroraAscendancy,” North Carolina Historical Review 59,no. 4 (Autumn 1982): 326. Imitando i procedimen-ti adottati con gli algonchini del New England e isusquehannock durante gli anni 1670, nella decadeche seguì la Lega offrì delle terre nel territoriooneida a un gran numero di tuscarora . Cfr. F. R.Johnson, The Tuscaroras: Mythology, Medicine,Culture (Murfreesboro, N.C., 1968), 2: 201–15;Engelbrecht, Iroquoia, 166–67. Per i negoziati diSchuyler del 1712, vedere New York (Colony)Council Papers, 1664–1781, 58: 8 (Aug. 22, 1712),14–15 (Sept. 12, 1712); O’Callaghan et al., Docu-ments Relative to New-York, 9: 863–65; Zoltvany,Philippe de Rigaud de Vaudreuil, 124–27; R. DavidEdmunds and Joseph L. Peyser, The Fox Wars: TheMesquakie Challenge to New France (Norman,Okla., 1993), 69–75. Per il coinvolgimento irochesenella Yamasee War, vedere New York (Colony)Council Papers, 1664–1781, 60: 117 (July 6, 1715).Per la dichiarazione del 2 settembre 1715, da partedei capi irochesi sulla loro intenzione di attaccare inemici nativi della South Carolina, vedereO’Callaghan et al., Documents Relative to New-York, 5: 444–45, 447; Edgar Legaré Pennington,“The South Carolina Indian War of 1715, As Seenby the Clergymen,” South Carolina Historical andGenealogical Magazine 32, no. 4 (October 1931):256. Sembra più probabile che gli irochesi abbianomanipolato la loro promessa di “indurre” le tri-bù del sudest ostili “alla ... pace” come una co-pertura per estendere la loro legami diplomaticioltre il Lower Creek. Cfr. O’Callaghan et al.,Documents Relative to New-York, 5: 463; StevenC. Hahn, The Invention of the Creek Nation,1670–1763 (Lincoln, Neb., 2004), 116–17. Per ilcoinvolgimento irochese nella Greylock’s War,vedere E. B. O’Callaghan, ed., Calendar of Hi-storical Manuscripts in the Office of the Secretaryof State, Albany, New York (Albany, N.Y., 1866),2: 475; O’Callaghan et al., Documents Relative

to New-York, 5: 714, 720, 9: 933; Acts and Resolvesof Massachusetts Bay, 9: 204, 476; Leder, Living-ston Indian Records, 236–38; Kenneth M.Morrison, The Embattled Northeast: The Elusi-ve Ideal of Alliance in Abenaki-Euramerican Re-lations (Berkeley, Calif., 1984), 165–93; Colin G.Calloway, The Western Abenakis of Vermont,1600–1800: War, Migration, and the Survival ofan Indian People (Norman, Okla., 1990), 113–31; Mandell, New England Treaties, 1650–1776,221–32, 234–43, 246, 251–61, 470–78.26 O’Callaghan et al., Documents Relative to New-York, 6: 282, 645, 9: 1098; Arthur E. Jones, ed.,The Aulneau Collection, 1734–1745 (Montreal,Quebec, 1893), 140; Thwaites, Jesuit Relations andAllied Documents, 69: 47, 57–59; Arrell M. Gibson,The Chickasaws (Norman, Okla., 1971), 48–53;Myron O. Stachiw, ed., Massachusetts Officers andSoldiers, 1723–1743: Dummer’s War to the War ofJenkins’ Ear (Boston, 1979), 54, 62–63, 128, 162,185, 248; Joseph L. Peyser, “The Chickasaw Warsof 1736 and 1740: French Military Drawings andPlans Document the Struggle for the Lower Mis-sissippi Valley,” Journal of Mississippi History 44,no. 1 (February 1982): 1–25; Edmunds and Peyser,Fox Wars, 82–85, 109–15, 182–88. Scorrerie indi-pendenti contro le nazioni del sudest da parte di

irochesi della Lega e laurenziani continuarono finoall’inizio degli anni 1750. Confrontare con NewYork (Colony) Council Minutes, 1668–1783, 23:102 (Sept. 20, 1753); Minutes of the Albany Com-missioners of Indian Affairs, 1753–55, Dec. 9,1754, in Native American History Collection,William L. Clements Library, University ofMichigan. Sulla guerra degli irochesi contro icatawba e i cherokee, vedere James H. Merrell,“‘Their very bones shall fight’: The Catawba-Iroquois Wars,” in Richter e Merrell, Beyond theCovenant Chain, 115–33; Theda Perdue,“Cherokee Relations with the Iroquois in theEighteenth Century,” ibid., 135–49. Per gli sforzidi limitare le mourning wars, vedere Wraxall,Abridgment of the Indian Affairs, 194–96; WarrenR. Hofstra, “‘The Extension of His MajestiesDominions’: The Virginia Backcountry and theReconfiguration of Imperial Frontiers,” Journalof American History 84, no. 4 (March 1998): 1281–1312.27 Samuel G. Drake, A Particular History of the FiveYears French and Indian War in New England andParts Adjacent ... (1870; repr., Bowie, Md., 1995),60 (quotation). Confrontare con Patrick Frazier,Mohicans of Stockbridge (Lincoln, Neb., 1992), 60;Shirley W. Dunn, The Mohican World, 1680–1750

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Le guerre francoindiane estate 2007

Wampum: particolare

(Fleischmanns, N.Y., 2000), 202. Per la resistenzairochese ad abbandonare la neutralità nel 1744,vedere Minutes of the Albany Commissioners ofIndian Affairs, 1723–1755, 1820: 273, 275, 276a–282a, 290, 296, in RG 10, vols. 1819–21, NationalArchives of Canada; “Mémoire concernant le po-ste de Chouaguen” March 1744, in Correspon-dence Générale, Canada, 1458–1784, série C11A,82: fols. 333–34; Beauharnois à Maurepas, Oct. 8,1744, ibid., 81: fols. 140–155v; Beauharnois à Mau-repas, Nov. 7, 1744, ibid., fols. 126–131v; Maurepasà Beauharnois, Mar. 30, 1744, in Lettres Envoyées,1663–1774, série B, 78: fols. 342–342v; Maurepasà Beauharnois, Apr. 30, 1744, ibid., fols. 370–71.28 Sulla natura non coercitiva del potere politico iro-chese, vedere William N. Fenton, “NorthernIroquoian Culture Patterns,” in Northeast, ed. BruceG. Trigger, vol. 15, Handbook of North AmericanIndians (Washington, D.C., 1978), 314–16.29 Paul Marin de la Malgue, “Journal contreSaratoga en 1745,” MG18, item N48, NationalArchives of Canada; Beauharnois à Maurepas, Oct.1, 1746, in Correspondence Générale, Canada, 1458–1784, série C11A, 85: fols. 197–99v, 202–3v; Minutesof the Albany Commissioners of Indian Affairs,1723–1755, 1820: 335a, in RG 10, vols. 1819–21;O’Callaghan et al., Documents Relative to New-York,6: 288, 10: 38–39, 76; James L. Sullivan et al., eds.,The Papers of Sir William Johnson (Albany, N.Y.,1921), 1: 42–43. Confrontare con i dati delle perditedei 41 prigionieri e 28 scalpi citati in François-Pierrede Rigaud de Vaudreuil au ministre, Oct. 4, 1747, inCorrespondence Générale, Canada, 1458–1784, sérieC11A, 89: fols. 168–171v. Non vennero notati iro-chesi uccisi o feriti nei rapporti ufficiali dei AlbanyCommissioners of Indian Affairs (vedere Minutesof the Albany Commissioners of Indian Affairs,1723–1755, 1820: 358a–359, 362a, in RG 10, vols.1819–21), ma le autorità francesi a Niagara offriro-no le condoglianze ai mohawk nella primavera del1746 per 9 “Six Nations” uccisi a Saratoga (ibid.,1821: 358a, in RG 10, vols. 1819–21).30 Minutes of the Albany Commissioners of IndianAffairs, 1723–1755, 1820: 320–21, 339a–340 (ci-tazioni), in RG 10, vols. 1819–21.31 Clinton to Provincial Governors, Mar. 31, 1746,in George Clinton Papers, William L. ClementsLibrary, University of Michigan (quotation). Per losforzo di Clinton di aggirare i canali diplomaticistabiliti, vedere New York (Colony) CouncilMinutes, 1668–1783, 21: 85 (Apr. 25, 1746);Minutes of the Albany Commissioners of IndianAffairs, 1723–1755, 1820: 349–350a, 355a–356a,366–366a, 373–374a, 1821: 47, 71–72, in RG 10,vols. 1819–21; O’Callaghan et al., Documents Re-lative to New-York, 6: 286; Beverley McAnear, TheIncome of the Colonial Governors of British NorthAmerica (New York, 1967), 26.32 Cadwallader Colden, “A Treaty Between HisExcellency the Governor of the Province of NewYork, and the Six Nations, and Other Nations,depending on Said Province” (1746), in The Histo-ry of the Five Indian Nations of Canada, WhichAre Dependent on the Province of New York inAmerica, and Are the Barrier Between the Englishand the French in That Part of the World (London,1747), pt. 2: 205–66 (citazione, 218). Per l’inizialecarriera di Johnson, vedere Julian Gwyn, TheEnterprising Admiral: The Personal Fortune ofAdmiral Sir Peter Warren (Montreal, Quebec,1974), 69–93; Milton W. Hamilton, Sir WilliamJohnson: Colonial American, 1715–1763 (Port

Washington, N.Y., 1976), 5–7, 15–23, 46–52; MichaelJ. Mullin, “Personal Politics: William Johnson andthe Mohawks,” American Indian Quarterly 17, no.3 (Summer 1993): 350–58. Per la fallita invasionedel Canada nel 1746, vedere Drake, Particular Hi-story of Five Years War, 27–28; Arthur H. Buffinton,“The Canada Expedition of 1746: Its Relation toBritish Politics,” American Historical Review 45,no. 3 (April 1940): 552–80. Confrontare conTimothy J. Shannon, “Dressing for Success on theMohawk Frontier: William Johnson and the IndianFashion,” WMQ 53, no. 1 (January 1996): 13–43.Per le reazioni dei contemporanei alle azioni diJohnson, vedere Minutes of the Albany Commis-sioners of Indian Affairs, 1723–1755, 1820: 410a–411, in RG 10, vols. 1819–21; George Clinton to

James DeLancey, Aug. 24, 1746, in Clinton Papers.33 Henry Barclay to Philip Bearcroft, Dec. 2, 1746,in Records of the Society for the Propagation of theGospel in Foreign Parts (London, 1964), ser. B, 14:96–97 (quotations, 97). Per le truppe provinciali aCanajoharie, vedere New York (Colony) CouncilMinutes, 1668–1783, 21: 192 (Sept. 27, 1746). Perle reazioni iniziali ai rapporti sulle azioni degli alle-ati mohawk, vedere Conrad Weiser to RichardPeters, Sept. 27, 1746, in Conrad Weiser Papers, 1:12, Historical Society of Pennsylvania, Philadel-phia; George Thomas to Thomas Penn, Nov. 3,1746, in Penn Family Papers, Official Correspon-dence 4: 75, Historical Society of Pennsylvania;“Copy of an Extract from Governor Shirley’sSpeech to the General Assembly of Massachuset-ts,” Dec. 30, 1746, in Clinton Papers; Colden,“Treaty,” 189.34 Extract of Address of Conrad Weiser to Penn-sylvania Council, July 9, 1747, in Clinton Papers(citazione). Per gli attacchi mohawk che condus-sero a una dichiarazione di guerra francese, vede-re John Henry Lydius to Colonel John Stoddard,Mar. 26, 1747, in Massachusetts Archives, ColonialSeries, Indian Affairs, vol. 31; O’Callaghan et al.,Documents Relative to New-York, 10: 91, 94, 97–98, 103.

35 Per l’ambasceria onondaga, vedere O’Callaghanet al., Documents Relative to New-York, 6: 362,10: 97, 103. Per la cattura dei mohawk della Leganel maggio 1747, vedere “Relation d’un coup faitsur un parti d’Anglais, Flamands, sauvagesAgniez, Sonnontouans, Onneiouts des Cinq–Nations venus dans l’île de Montréal,” Sept. 29,1747, in Correspondence Générale, Canada, 1458–1784, série C11A, 89: fols. 237–40; “Mémoire desParties,” 1746–47, ibid., 87: fols. 2–36;O’Callaghan et al., Documents Relative to New-York, 10: 81–83, 89, 105, 108–10; Joseph L. Peyser,Jacques Legardeur de Saint-Pierre: Officer,Gentleman, Entrepreneur (East Lansing, Mich.,1996), 85.36 William Johnson to George Clinton, July 2, 1747,in Clinton Papers; “Paroles des Iroquois,” Aug.12, 1747, in Correspondence Générale, Canada,1458–1784, série C11A, 87: fols. 305–310v (cita-zione, fol. 307); O’Callaghan et al., DocumentsRelative to New-York, 6: 358–60, 383–84, 422–23,10: 112–13. Poco dopo l’omicidio, un gruppo diKahnawake andò fino al territorio mohawk peroffrire le condoglianze per Gingego. Vedere JamesThomas Flexner, Mohawk Baronet: A Biographyof Sir William Johnson (Syracuse, N.Y., 1979), 84–85. per ulteriori informazioni sulle attività parti-giane di Gingego, vedere Drake, Particular Hi-story of Five Years War, 147.37 Douglas Edward Leach, Arms for Empire: AMilitary History of the British Colonies in NorthAmerica, 1607–1763 (New York, 1973), 253 (cita-zione); Gustave Lanctot, A History of Canada,trans. Margaret M. Cameron (Toronto, Ontario,1965), 3: 75; Max Savelle, The Origins of Ameri-can Diplomacy: The International History ofAngloamerica, 1492–1763 (New York, 1967), 386–435; Steele, Warpaths, 173–74; W. J. Eccles, TheFrench in North America, 1500–1783, rev. ed. (EastLansing, Mich., 1998), 187. Dal 30 dicembre1745,al 31 agosto 1746, irochesi laurenziani partecipa-rono almeno a 28 sortite o spedizioni di ricognizio-ne sotto l’ala dei francesi o con truppe francesi.Nessuno di questi attacchi fu diretto contro il ter-ritorio e persone della Lega. Vedere O’Callaghanet al., Documents Relative to New-York, 10: 32–35.38 Jon W. Parmenter, “The Iroquois and the Nati-ve American Struggle for the Ohio Valley, 1754–1794,” in The Sixty Years’ War for the Great Lakes,1754–1814, ed. David Curtis Skaggs and Larry L.Nelson (East Lansing, Mich., 2001), 106–9.39 Duquesne à Jean-Baptiste Machault d’Arnouville,Nov. 29, 1753, in Correspondence Générale,Canada, 1458–1784, série C11A, 99: fols. 70–73;Duquesne à Jean-Baptiste Machault d’Arnouville,Nov. 3, 1754, in Correspondence Générale, Cana-da, 1458-1784, série C11A, 99: fols. 399-402v;“Journal de Joseph-Gaspard Chaussegros de Léry,lieutenante des troupes, 1754–1755,” Rapport del’Archiviste de la Province de Québec (1928): 367;“Conseil tenu par des Tsonnontouans venus dela Belle–Rivière,” in Papiers contrecoeur et autresdocuments concernant le conflit Anglo–Françaissur l’Ohio de 1745 à 1756, ed. Fernand Grenier(Laval, Quebec, 1952), 53–58; Richard White, TheMiddle Ground: Indians, Empires, and Republicsin the Great Lakes Region, 1650–1815 (New York,1991), 241; Fred Anderson, Crucible of War: TheSeven Years’ War and the Fate of Empire in BritishNorth America, 1754–1766 (New York, 2000), 6–7. Per la presenza di guerrieri laurenziani con ifrancesi nella valle dell’Ohio dopo il 1753, vedere

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H A K Oestate 2007

Guerrieri irochese, da Griffin.

O’Callaghan, Calendar of Historical Manuscripts,2: 607; D. Peter MacLeod, The Canadian Iroquoisand the Seven Years’ War (Toronto, Ontario, 1996),14, 37, 43.40 Letter of James Innes, (Philadelphia) Pennsyl-vania Gazette, July 25, 1754 (quotation). Per la cat-tura di 4 prigionieri da parte dei laurenziani, vede-re New York (Colony) Council Papers, 1664–1781,79: 7 (Aug. 9, 1754); Guy Frégault, Canada: TheWar of the Conquest, trad. Margaret M. Cameron(Toronto, Ontario, 1969), 69; MacLeod, CanadianIroquois and Seven Years’ War, 47–50.41 New York (Colony) Council Minutes, 1668–1783,25: 10 (Mar. 26, 1755, citazione). Per l’accordo dineutralità del 1754, vedere Minutes of the AlbanyCommissioners of Indian Affairs, 1753–55, Aug.12, 14–15, Oct. 9, Dec. 28, 1754, in Native Ameri-can History Collection. Per le conseguenti protestedi Robert Dinwiddie e William Shirley, see NewYork (Colony) Council Papers, 1664–1781, 80: 163(May 25, 1755); R. A. Brock, ed., The OfficialRecords of Robert Dinwiddie, Lieutenant-Governorof the Colony of Virginia, 1751–1758 ... (Richmond,Va., 1883–84), 1: 456–57, 2: 518.42 New York (Colony) Council Minutes, 1668–1783,25: 45 (June 23, 1755, citazione); New York (Colony)Council Papers, 1664–1781, 80: 51 (Mar. 20, 1755).43 O’Callaghan et al., Documents Relative to New-York, 6: 964–89, esp. 969–75 (“take up the Hatchet,”973), 978–80, 994; Sullivan et al., Papers of SirWilliam Johnson, 9: 193–201 (“Flesh and Blood,”197), 203–4, 2: 379 (“Quarrels”), 564. Confrontarecon le decisioni di questa conferenza in Steele,Warpaths, 190–94, e Fenton, Great Law and theLonghouse, 476–78. Sulle origini di Oswegatchie eAkwesasne, vedere William N. Fenton e ElisabethTooker, “Mohawk,” in Trigger, Northeast, 473;Harold Blau, Jack Campisi, and Tooker, “Ononda-ga,” ibid., 494–95.44 Sullivan et al., Papers of Sir William Johnson, 1:880 (citazione), 2: 8, 381. Per i resoconti dei movi-menti di Dieskau, vedere Steele, Warpaths, 192;MacLeod, Canadian Iroquois and Seven Years’ War,66–70. Per gli sforzi dell’ultim’ora di Kahnawakeper evitare la battaglia, vedere Carl F. Klinck andJames J. Talman, eds., The Journal of Major JohnNorton, 1816 (Toronto, Ontario, 1970), 266;Gretchen Lynn Green, “A New People in an Age ofWar: The Kahnawake Iroquois, 1667–1760” (Ph.D.diss., College of William and Mary, 1991), 218–20. Ifrancesi erano a conoscenza che 3 colpi di moschettoerano il segnale usato dai Kahnawake e dai loroparenti mohawk fin dal 1747. Vedere O’Callaghanet al., Documents Relative to New-York, 10: 102.45 Steele, Warpaths, 192. Dieskau diede la colpadella sua sconfitta interamente agli “Irochesi sta-bilitisi in Canada,” che rifiutarono di “unirsi allabattaglia” e la cui condotta “paralizzò” i general-mente più affidabili abenaki. Vedere Dieskau auministre, Sept. 14, 1755, in Collection Moreau deSt. Mèry, 1750–1819, série F3, 12: fols. 144–48(quotations, fols. 145–46); Journal du Marquis deMontcalm, in Casgrain, Collection des manuscritsdu Maréchal de Lévis, 7: 374–75; O’Callaghan etal., Documents Relative to New-York, 10: 338–40;Sullivan et al., Papers of Sir William Johnson, 2:388. Vaudreuil, che era critico nei riguardi diDieskau, in seguitò argomentò (contro abbondan-ti prove del contrario) che gli irochesi laurenziani“non avrebbero avuto nessuna pietà per imohawks.” Vedere Vaudreuil au ministre, June 8,1756, in Collection Moreau de St. Mèry, 1750–1819,

série F3, 12: fols. 241–46 (quotation, fol. 244). Per irapporti sulla morte di Theyanoguin, vedereMacLeod, Canadian Iroquois and Seven Years’ War,74. Confrontare con O’Callaghan et al., Documen-ts Relative to New-York, 6: 1003–7; Milton W.Hamilton, “Theyanoguin,” in Brown et al., Dictio-nary of Canadian Biography, 3: 622–24; Dean R.Snow, “Theyanoguin,” in Robert S. Grumet, ed.,Northeastern Indian Lives, 1632–1816 (Amherst,Mass., 1996), 224–25. Confrontare le morti diTheyanoguin e Gingego con un caso simile tra glioneida dopo la spedizione Sullivan del 1779, de-scritta in Tiro, Explorations in Early AmericanCulture 4: 159–60.46 Fintan O’Toole, White Savage: William Johnsonand the Invention of America (New York, 2005),139 (“Bloody Morning Scout”); Vaudreuil àMachault, Feb. 2, 1756, in CorrespondenceGénérale, Canada, 1458–1784, série C11A, 101: fols.5–6 (“some hot-headed fellows”). Per il rifiuto del-le donne mohawk di permettere a qualunque guer-riero di portare aiuto a Johnson nel 1755, vedereSullivan et al., Papers of Sir William Johnson, 2:80, 86; Stanley Pargellis, ed., Military Affairs inNorth America, 1748–1765: Selected Documents

from the Cumberland Papers in Windsor Castle(New York, 1936), 141. Per il ritiro degli alleati iro-chesi dalla spedizione di Shirley, vedere Minutes ofa Council of War held at Oswego, Sept. 27, 1755,in Loudoun North America Collection, 655,Huntington Library.47 Per i guerrieri laurenziani alleati a Fort Duquesnee la loro attività come scout, vedere MacLeod, Ca-nadian Iroquois and Seven Years’ War, 50–51. Fraquesti guerrieri laurenziani alleati vi era i futuri capimohawk Atiatonharonkwen (Louis Cook) eTehorakwaneken (Thomas Williams). Vedere JohnJ. Barsotti, ed., Scoouwa: James Smith’s CaptivityNarrative (1799; repr., Columbus, Ohio, 1978), 13,20, 31; Shea, Catholic Missions among the IndianTribes, 341. Per la sconfitta di Braddock, vedere C.F. Bouthilier, ed., “La bataille du 9 juillet 1755,”Bulletin des Recherches Historiques 14, no. 7 (July1908): 222–23; Sylvester K. Stevens, Donald H.Kent, and Emma Edith Woods, eds., Travels in NewFrance by J. C. B. (Harrisburg, Pa., 1941), 80;MacLeod, Canadian Iroquois and Seven Years’ War,51–53. Per la collaborazione dei guerrieri laurenzia-ni e degli irochesi dell’Ohio negli attacchi sulla fron-tiera, vedere la nota per Nov. 2, 1755, in TimothyHorsfield Letterbook, American PhilosophicalSociety Library, Philadelphia; Edmund DeSchweinitz, trad., “The Narrative of Marie LeRoy

and Barbara Leininger, for Three Years Captiveamong the Indians,” Pennsylvania Magazine of Hi-story and Biography 29 (1905): 407-20; Michael N.McConnell, A Country Between: The Upper OhioValley and Its Peoples, 1724–1774 (Lincoln, Neb.,1992), 120; Matthew C. Ward, “Fighting the ‘OldWomen’: Indian Strategy on the Virginia and Penn-sylvania Frontier, 1754–1758,” Virginia Magazineof History and Biography 103, no. 3 (1995): 297–320; MacLeod, Canadian Iroquois and Seven Years’War, 59. Per il coinvolgimento di guerrieri della Leganelle scorrerie sulla frontiera sponsorizzate dai fran-cesi, vedere Feuille au roi, July 1756, in Correspon-dence Générale, Canada, 1458–1784, série C11A,101: fols. 376–83; Dyaderawane (Cayuga) to WilliamJohnson, Sept. 24, 1756, in Loudoun North Ameri-ca Collection, 1887; Pouchot, Memoirs on the LateWar, 59–62, 64–67; Samuel Hazard, ed., Minutesof the Provincial Council of Pennsylvania(Harrisburg, Pa., 1851), 7: 70–71, 99; O’Callaghanet al., Documents Relative to New-York, 10: 423–24, 427; Sullivan et al., Papers of Sir WilliamJohnson, 9: 368, 371, 429, 439–40, 455–56, 477.48 Sullivan et al., Papers of Sir William Johnson, 9:409, 446 (citazione). Vedere anche Charles Cravento William Shirley, June 28, 1756, in Loudoun NorthAmerica Collection, 1259. Per i guerrieri lauren-ziani che si assicurano la non interferenza deglioneida, vedere Guerre du Canada: Relations etjournaux des différentes expéditions faites durantles années 1755, 1756, 1757, 1758, 1759, 1760, inCasgrain, Collection des manuscrits du Maréchalde Lévis, 11: 60–61. For accounts of the 1756 Léryexpedition, vedere O’Callaghan, Documentary Hi-story of New York, 1: 508–15, 7: 134–41; AnneJoseph Hippolyte, Comte de Maurès de Malartic,Journal des Campagnes au Canada de 1755 à 1760par le Comte de Maurès de Malartic (Dijon, France,1890), 50–51; Gilbert Hagerty, Massacre at FortBull: The de Léry Expedition against Oneida Carry,1756 (Providence, R.I., 1971), 64–65. Per l’assassi-nio di Jerry, vedere Sullivan et al., Papers of SirWilliam Johnson, 9: 499–500; Peter Way, “TheCutting Edge of Culture: British SoldiersEncounter Native Americans in the French andIndian War,” in Empire and Others: BritishEncounters with Indigenous Peoples, 1600–1800,ed. Martin Daunton e Rick Halpern (Philadelphia,1999), 123–24; John Grenier, The First Way ofWar: American War Making on the Frontier, 1607–1814 (New York, 2005), 123.49 Loudoun to Henry Fox, Aug. 19, 1756, inLoudoun North America Collection, 1522 (“unabrutta situazione”); Sullivan et al., Papers of SirWilliam Johnson, 2: 705 (“Risoluto a mantenereamici”). Per i resoconti della spedizione di Montcalmcontro Oswego, vedere Loudoun to Henry Fox, Oct.3, 1756, in Loudoun North America Collection,1961; Richard Williams, “Deposition Relative toOswego,” Feb. 5, 1757, ibid., 2780; O’Callaghan etal., Documents Relative to New-York, 7: 190, 10:441–43; Journal du Marquis de Montcalm, inCasgrain, Collection des manuscrits du Maréchalde Lévis, 7: 95; Sullivan et al., Papers of Sir WilliamJohnson, 2: 647–50; Hamilton, Adventure in theWilderness, 26, 28; MacLeod, Canadian Iroquoisand Seven Years’ War, 90–92. Per Vaudreuil chemette in contrasto la sua garanzia circa la neutra-lità irochese rispetto all’insistenza di Johnson perun’alleanza offensiva, vedere “Paroles echangéesentre Vaudreuil et des Nontagués et Onneiouts àMontréal,” July 28–Aug. 14, 1756, in Correspon-

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Le guerre francoindiane estate 2007

Reenactment delle French and Indian Wars a Fort Ticonderoga (2007). Francesi, canadiens e indiani delle missioni.

dence Générale, Canada, 1458–1784, série C11A,101: fols. 43–55; “Paroles addressées à Vaudreuilpar des députés Iroquois en presence de chefs deSault St. Louis et Lac des Deux Montagnes,” Dec.13–21, 1756, ibid., fols. 247–267v; Lettres duMarquis de Vaudreuil au Chevalier de Lévis, inCasgrain, Collection des manuscrits du Maréchalde Lévis, 8: 23.50 Sullivan et al., Papers of Sir William Johnson, 2:719, 736–37 (citazione), 9: 824–29, 10: 21. Per gliirochesi che evitano le richieste di Johnson, vedereLoudoun to Earl of Halifax, Dec. 26, 1756, inLoudoun North America Collection, 2416; Sullivanet al., Papers of Sir William Johnson, 9: 706;O’Callaghan et al., Documents Relative to New-York, 7: 227–29, 254–58, 263–66. Loudoun pensònel 1758 che la morte di Theyanoguin aveva di fat-to eliminato l’influenza di Johnson presso gli iro-chesi. Vedere Loudoun Memorandum Books, June23, 1758, in Huntington Manuscripts, 1717,Huntington Library. Per una discussione sulla re-putazione militare di Johnson, vedere Mark Eaton,“‘Johnson Forever!’ Revisiting a Hero of the SevenYears’ War,” Canadian Military History 11, no. 2(Spring 2002): 17–28. Per i guerrieri laurenzianicon Montcalm, comparare i numeri forniti in Jour-nal du Marquis de Montcalm, in Casgrain,Collection des manuscrits du Maréchal de Lévis, 7:264; Journal des campagnes du Chevalier de Lévis,

ibid., 1: 80.51 Per la decisione di Vaudreuil, vedere O’Callaghanet al., Documents Relative to New-York, 10: 719;Pièces militaires: Instructions, ordres, mémoires,plans de campagne et de défenses, in Casgrain,Collection des manuscrits du Maréchal de Lévis, 4:25; Hamilton, Adventure in the Wilderness, 211;Pouchot, Memoirs on the Late War, 134–35. Forthe attack on German Flats, see O’Callaghan,Documentary History of New York, 1: 515–22;O’Callaghan et al., Documents Relative to New-York, 7: 341, 10: 670, 672–74; Journal descampagnes du Chevalier de Lévis, in Casgrain,Collection des manuscrits du Maréchal de Lévis, 1:106–9; Sullivan et al., Papers of Sir WilliamJohnson, 9: 856, 861; Hamilton, Adventure in theWilderness, 185–86; Philip Otterness, BecomingGerman: The 1709 Palatine Migration to New York(Ithaca, N.Y., 2004), 154–60; David L. Preston,“George Klock, the Canajoharie Mohawks, and theGood Ship Sir William Johnson: Land, Legitimacy,and Community in the Eighteenth-CenturyMohawk Valley,” New York History 86, no. 4 (Fall2005): 484–85. Per il primo bando da parte iroche-se delle attività francesi a est di Oswego, vedereHamilton, Adventure in the Wilderness, 30.52 Dr. Richard Huck to Earl of Loudoun, Albany,June 29, 1758, in Loudoun North AmericaCollection, 5866 (“many Whites”); O’Callaghan et

al., Documents Relative to New-York, 10: 733–34(“at the tail,” 734), 805–6, 839. Per il continuo coin-volgimento degli irochesi in scorrerie sponsorizza-te dai francesi in Ohio nel 1757–58, vedereMontcalm à Bourlamaque, Apr. 10, 1758, in MG18, item K9, 1: 305–10, National Archives of Cana-da; Sullivan et al., Papers of Sir William Johnson,2: 821–22; 9: 903; Hamilton, Adventure in theWilderness, 201, 208–9. Per il fallimento degli iro-chesi laurenziani di mantenere le promesse riguar-danti la guarnigioni dei forti Frontenac andNiagara, vedere André Doreil au ministre, Aug. 31,1758, in Correspondence Générale, Canada, 1458–1784, série C11A, 103: fols. 423–426v. Per il noncoivolgimento dei guerrieri irochesi alleati diJohnson nell’assalto frontale di Abercromby con-tro Fort Carillon, vedere Journal du Marquis deMontcalm, in Casgrain, Collection des manuscritsdu Maréchal de Lévis, 7: 402–3.53 John Bradstreet, An Impartial Account of Lieut.Col. Bradstreet’s Expedition to Fort Frontenac(London, 1759), 8–44 (citazione, 44); Journal duMarquis de Montcalm, in Casgrain, Collection desmanuscrits du Maréchal de Lévis, 7: 402–3, 448;R. A. Preston and L. Lamontagne, eds., Royal FortFrontenac (Toronto, Ontario, 1958), 248–79;William G. Godfrey, Pursuit of Profit andPreferment in Colonial North America: JohnBradstreet’s Quest (Waterloo, Ontario, 1982), 128–

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Mazza da guerra irochese in un disegno “antropologico” dell’Ottocento.

Nota Storiografica1. Sulle mourning wars irochesi, vedere Richter,WMQ 40: 528–59. L’articolo di Richter fornisceun’eccellente sintesi degli studi compiuti fino al1983 sul modo di guerra irochese. Opere significa-tive pubblicate in seguito hanno continuato aenfatizzare le mourning wars. Vedere Peggy Reeves

32. Per i guerrieri della lega che facilitarono la fugadi 8 irochesi laurenziani e 40 membri della guarni-gione francese da Fort Frontenac, vedere “Diary ofStephen Carpenter, Attleboro, MA, to Albany, NY,”Apr. 13 Oct. 23, 1758, 4, in MiscellaneousManuscripts Collection, William L. ClementsLibrary; Archibald MacAulay to Horatio Gates,Aug. 30, 1758, in James Abercromby Papers, 589,Huntington Library. In una lettera del 13 settem-bre 1758, al Generale James Abercromby,Bradstreet notò che “un gran numero di uomini,donne e bambini indiani da tutte le direzioni delleSei Nazioni stanno radunandosi presso” il portageoneida “per prendere parte al saccheggio dei fran-cesi.” Vedere Abercromby Papers, 653.54 Vaudreuil à Nicolas-René Berryer, Nov. 1, 1758,in Collection Moreau de St. Mèry, 1750–1819, sérieF3, 15: fols. 211–213v; “Rapport fait à François-Marie Le Marchand de Lignery par Casteogain,chef des Loups de la rivière au Boeuf [Jan. 4, 1759],”in Correspondence Générale, Canada, 1458–1784,série C11A, 104: fols. 23–27v; Alfred Procter James,ed., Writings of General John Forbes Relating toHis Service in North America (Menasha, Wis.,1938), 238; William A. Hunter, ed., “Thomas Bartonand the Forbes Expedition,” Pennsylvania Maga-zine of History and Biography 95, no. 4 (October1971): 476–77. Per il trattato di Easton del 1758,vedere Benjamin Chew, “Diary at Treaty of Easton,1758,” in Historical Society of Pennsylvania;Hazard, Minutes of the Provincial Council of Penn-sylvania, 8: 174–223. Vedere anche “A List of theIndians of the Six Nations Present at the Treaty ofEaston in the Months September and October1758,” in Manuscript Papers on the Indian andMilitary Affairs of Pennsylvania, 1737–1775, 677,American Philosophical Society.

55 O’Callaghan et al., Documents Relative to New-York, 7: 389–93 (citazione, 393). Per l’accordo circail mantenimento irochese della neutralità, vedereJournal des campagnes du Chevalier de Lévis, inCasgrain, Collection des manuscrits du Maréchalde Lévis, 1: 167–69; Samuel Hazard et al., eds.,Pennsylvania Archives, 1st ser., 3 (1853): 582–83.Simili appelli per il rimpatrio degli irochesi lauren-ziani risalgono al governatore Thomas Dongan.Vedere New York (Colony) Council Minutes, 1668–1783, 6: 5 (Sept. 7, 1687).56 Berryer è Vaudreuil, Jan. 20, 1759, in LettresEnvoyées, 1663–1774, série B, 109: fols. 313–313v(citazione, fol. 313v); O’Callaghan et al., DocumentsRelative to New-York, 7: 376; Frégault, Canada,230–41, 258; Steele, Warpaths, 216.57 Rev. John Ogilvie to Philip Bearcroft, Feb. 1, 1760,in Records of Society for Propagation of Gospel, ser.B, 2: 105; Hazard et al., Pennsylvania Archives, 1stser., 3: 671–72; O’Callaghan et al., Documents Re-lative to New-York, 10: 981–83; Lettres de diversparticuliers au Chevalier de Lévis, in Casgrain,Collection des manuscrits du Maréchal de Lévis,10: 202; Howard H. Peckham, ed., “Thomas Gist’sIndian Captivity, 1758–1759,” Pennsylvania Ma-gazine of History and Biography 80, no. 3 (July1956): 302; Brian Leigh Dunnigan, Siege—1759:The Campaign against Niagara (Youngstown,New York, 1996), 57–60; Anderson, Crucible of War,335–36; Ian Kenneth Steele, “When Worlds Collide:The Fate of Canadian and French Prisoners Takenat Fort Niagara, 1759,” Journal of CanadianStudies 39, no. 3 (Summer 2005): 12.58 “Mémoire sur le Canada,” 1759, in Correspon-dence Générale, Canada, 1458–1784, série C11A,104: fols. 462–71; Relations et journaux, inCasgrain, Collection des manuscrits du Maréchal

de Lévis, 11: 215. Per i capi della Lega che fungonoda intermediari per accordi con i capi degli irochesilaurenziani, vedere L’Abbé Gabriel, Le Maréchalde Camp Desandrouins, 1729–1792, Guerre duCanada, 1756–1760, Guerre de ‘indépendanceAméricaine, 1780–1782 (Verdun, Quebec, 1887),302–3; Lettres de divers particuliers, in Casgrain,Collection des manuscrits du Maréchal de Lévis,10: 186–87, 208–9; Sullivan et al., Papers of SirWilliam Johnson, 3: 189, 13: 133–34, 142; JohnKnox, An Historical Journal of the Campaigns inNorth America for the Years 1757, 1758, 1759, and1760, ed. Arthur G. Doughty (Toronto, Ontario,1914), 2: 29 n. 1. Per l’attacco di Rogers controOdanak, vedere Jeffery Amherst to William Pitt,Dec. 16, 1759, in Correspondence and Papers ofSir Jeffery Amherst, 1717–1797, in the Kent CountyArchives Office (Sussex, Eng., 1983), reel 7, file 025,item 11; Gordon M. Day, “Rogers’ Raid in IndianTradition,” Historical New Hampshire 17 (June1962): 3–17; Calloway, Western Abenakis ofVermont, 175–82.59 “Return of the Men, Women, and Children ofthe Six Nations of Indians Under the Commandof Sir William Johnson, Bart., at Oswego, August5, 1760,” Public Record Office, War Office Papers,class 34, vol. 39; James Abercrombie to Loudoun,Aug. 6, 1760, in Loudoun North America Collection,6259; Relations et journaux, in Casgrain, Collectiondes manuscrits du Maréchal de Lévis, 11: 257–58;Journal des campagnes du Chevalier de Lévis, ibid.,1: 303–4; Sullivan et al., Papers of Sir WilliamJohnson, 3: 273, 10: 251–54, 13: 173–78, 188–90;Knox, Historical Journal of the Campaigns, 2: 533,3: 91; Anderson, Crucible of War, 392–95. See alsoHistoriographical Note, 81–82.60 O’Callaghan et al., Documents Relative to New-York, 10: 1117 (citazione); Sullivan et al., Papers ofSir William Johnson, 13: 163–65; Denys Delâge etJean Pierre Sawaya, Les traités de sept-feux avecles Britanniques: Droits et pièges sur un heritagecolonial au Québec (Sillery, Quebec, 2001), 47–87;Denis Vaugeois, La fin des alliances Franco-Indiennes: Enquête sur un sauf-conduit de 1760devenu in traité en 1990 (Montreal, Quebec, 1995),19–66; MacLeod, Canadian Iroquois and SevenYears’ War, 177–79.61 T. H. Breen, “Creative Adaptations: Peoples andCultures,” in Colonial British America: Essays onthe New History of the Early Modern Era, ed. Jack P.Greene and J. R. Pole (Baltimore, 1984), 195–232.

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Sanday, Divine Hunger: Cannibalism as a Cultu-ral System (Cambridge, 1986), 125–50; Marie-Laure Pilette, “Un dilemme Iroquois: Combattrepour s’allier et s’allier pour combattre,” RecherchesAmérindiennes au Québec 21, nos. 1–2 (1991): 71–78; Thomas S. Abler, “Beavers and Muskets:Iroquois Military Fortunes in the Face of EuropeanColonization,” in War in the Tribal Zone:Expanding States and Indigenous Warfare, ed. R.Brian Ferguson and Neil L. Whitehead (Santa Fe,N.Mex., 1992), 151–74; Dennis, Cultivating aLandscape of Peace; Viau, Enfants du Néant etMangeurs d’âmes; José António Brandão, “Yourfyre Shall Burn No More”: Iroquois Policy towardNew France and Its Native Allies to 1701 (Lincoln,Neb., 1998); Craig S. Keener, “An Ethnohistorical

Analysis of Iroquois Assault Tactics Used againstFortified Settlements of the Northeast in the Se-venteenth Century,” Ethnohistory 46, no. 3(Summer 1999): 777–807; Roger Carpenter,“Making War More Lethal: Iroquois vs. Huron inthe Great Lakes Region, 1609–1650,” MichiganHistorical Review 27, no. 2 (Fall 2001): 33–51;Jeffrey P. Blick, “The Iroquois Practice of GenocidalWarfare (1534–1787),” Journal of GenocideResearch 3, no. 3 (November 2001): 405–29;William A. Starna and Brandão, “From theMohawk-Mahican War to the Beaver Wars:Questioning the Pattern,” Ethnohistory 51, no. 4(Fall 2004): 725–50.2. Per giudizi negativi sul coinvolgimento degliirochesi come alleati nelle campagne coloniali inAmerica, vedere Anthony F. C. Wallace, The Deathand Rebirth of the Seneca (New York, 1969), 111–14; Aquila, Iroquois Restoration, 239–40; Jennings,Ambiguous Iroquois Empire, 289–90, 363–66;Jennings, Empire of Fortune: Crowns, Colonies,and Tribes in the Seven Years War in America (NewYork, 1988), 218; Abler, “Beavers and Muskets,”173; Richter, Ordeal of the Longhouse, 3–4, 254,271; Fenton, Great Law and the Longhouse, 9–13;Anderson, Crucible of War, 15–24; Daniel P. Barr,

Unconquered: The Iroquois League at War inColonial America (Westport, Conn., 2006). Ecce-zioni a questa linea di discussione che riconosceun certa capacità di manovra irochese nel lororuolo come alleati militari, includono Graymont,Iroquois in the American Revolution, 29–32; RobertS. Allen, His Majesty’s Indian Allies: British IndianPolicy in the Defence of Canada, 1774–1815(Toronto, Ontario, 1992), 12–38; Kurt WilliamNagel, “Empire and Interest: British ColonialDefense Policy, 1689–1748” (Ph.D. diss., JohnsHopkins University, 1992), 377–445; Carl Benn,The Iroquois in the War of 1812 (Toronto, Ontario,1998), 10–28; Gail D. MacLeitch, “‘Red’ Labor:Iroquois Participation in the Atlantic Economy,”Labor: Studies in the Working-Class History of the

Americas 1, no. 4 (Winter 2004): 69–90; Joseph T.Glatthaar and James Kirby Martin, ForgottenAllies: The Oneida Indians and the American Re-volution (New York, 2006).3. Per giudizi negativi sul modo etnico di “fare isoldati” dei nativi americani in generale, vedereStanley C. Smoyer, “Indians as Allies in theIntercolonial Wars,” New York History 17, no. 4(October 1936): 411–22; Oakah L. Jones Jr.,“Pueblo Indian Auxiliaries and the Reconquest ofNew Mexico, 1692–1704,” Journal of the West 2,no. 3 (July 1963): 257–80; Richard R. Johnson, “TheSearch for a Usable Indian: An Aspect of theDefense of Colonial New England,” Journal ofAmerican History 64, no. 3 (December 1977): 623–51; Thomas Wm. Dunlay, “Indian Allies in theArmies of New Spain and the United States: AComparative Study,” New Mexico HistoricalReview 56, no. 3 (July 1981): 239–58; DouglasEdward Leach, “Colonial Indian Wars,” in Historyof Indian-White Relations, ed. Wilcomb E.Washburn, vol. 4, Handbook of North AmericanIndians (Washington, D.C., 1988), 138–39; JamesH. Merrell, The Indians’ New World: Catawbasand Their Neighbors from European Contactthrough the Era of Removal (Chapel Hill, N.C.,

1989), 160–66, 215–22; Denys Delâge, “War andthe French-Indian Alliance,” European Review ofNative American Studies 5, no. 1 (1991): 15–20;Patrick Frazier, The Mohicans of Stockbridge(Lincoln, Neb., 1992), 124–37; John Ferling,Struggle for a Continent: The Wars of Early Ame-rica (Arlington Heights, Ill., 1993), 5, 59–60; HaroldE. Selesky, “Colonial America,” in The Laws of War:Constraints on Warfare in the Western World, ed.Michael Howard, George J. Andreopoulous, andMark R. Shulman (New Haven, Conn., 1994), 70–74; Colin G. Calloway, New Worlds for All: Indians,Europeans, and the Remaking of Early America(Baltimore, 1997), 105, 107, 111–12; Gregory E.Dowd, “‘Insidious Friends’: Gift-Giving and theCherokee-British Alliance in the Seven Years’ War,”in Contact Points: American Frontiers from theMohawk Valley to the Mississippi, 1750–1830, ed.Andrew R. L. Cayton and Frederika J. Teute(Chapel Hill, N.C., 1998), 114–50; ArmstrongStarkey, European and Native American Warfare,1675–1815 (Norman, Okla., 1998), 31–33; RusselLawrence Barsh, “War and the Reconfiguring ofAmerican Indian Society,” Journal of AmericanStudies 35, no. 3 (December 2001): 371–410;Stephen Brumwell, Redcoats: The British Soldierand War in the Americas, 1755–1763 (New York,2002), 179–87; Chet, Conquering the AmericanWilderness, 55. Confrontare con la caratterizza-zione di Jonathan D. Hill dei “soldati etnici” alle-ati come imposizione coloniale in Hill, “ViolentEncounters: Ethnogenesis and Ethnocide in Long-Term Contact Situations,” in Studies in CultureContact: Interaction, Culture Change, andArchaeology, ed. James G. Cusick (Carbondale, Ill.,1998), 146–71 (citazione, 166).4. Sulle origini delle comunità irochesi laurenzia-ne, vedere Shea, Catholic Missions among theIndian Tribes, 295–347; Devine, Historic Caugh-nawaga, 17–37; Béchard, Original Caughnawa-ga Indians, 5–74; David S. Blanchard, “‘To theOther Side of the Sky’: Catholicism at Kahnawa-ke, 1667–1700,” Anthropologica 24, no. 1 (1982):77–102; Denys Delâge, “Les Iroquois chrétiens des‘reductions,’ 1667–1770: I–Migration et rapportsavec les Français,” Recherches Amérindiennes auQuébec 21, nos. 1–2 (1991): 59–70; Richter, Ordealof the Longhouse, 120–29; Demos, UnredeemedCaptive, 121–29; Jetten, Enclaves Amérindiennes,123–44; Gerald R. Alfred, Heeding the Voices of OurAncestors: Kahnawake Mohawk Politics and theRise of Native Nationalism (Toronto, Ontario,1995), 24–51; Robert J. Surtees, “The Iroquois inCanada,” in The History and Culture of IroquoisDiplomacy: An Interdisciplinary Guide to theTreaties of the Six Nations and Their League, ed.Francis Jennings et al., 2d ed. (Syracuse, N.Y., 1995),67–68. Benché questi spostamenti fossero moti-vati da una complessa combinazione di fattori ditira e molla, compreso il fazionalismo interno del-le comunità irochesi, gli storici hanno sopravva-lutato l’estensione con cui questi irochesi “defe-zionarono”, “si esiliarono” da, o anche divenneroi “nemici” della loro gente che rimaneva nel terri-torio della Lega. Vedere, rispettivamente, Aquila,Iroquois Restoration, 71; James Axtell, TheInvasion Within: The Contest of Cultures inColonial North America (New York, 1985), 277;Daniel K. Richter, “Iroquois versus Iroquois: JesuitMissions and Christianity in Village Politics,”Ethnohistory 32, no. 1 (Winter 1985): 10. Vedereanche, Dennis, Cultivating a Landscape of Peace,

“In concilio con gli irochesi”, stampa Ottocentesca.

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Questo articolo è stato pubblicato sulThe William and Mary Quarterly, vol.64, N°. 1 January 2007.

266–67; Engelbrecht, Iroquoia, 167–68. Io uso “iro-chesi laurenziani” per illustrare la connessionetra queste comunità e i parenti nel territorio iro-chese nella parte settentrionale del moderno sta-to di New York e per mettere in luce le origini diqueste comunità (dopo circa il 1667) nel ritornodel popolo irochese nei territori tradizionalmentedichiarati come propri. Queste pretese derivanoin parte dall’uso nella caccia e in parte dall’amalgadi almeno alcune delle popolazioni irochesi ini-zialmente incontrate da Jacques Cartier sul fiu-me San Lorenzo nel 1534 con la nazione mohawknel tardo XVI e XVII secolo. Per una introduzio-ne alla voluminosa letteratura accademica suquesta questione, vedere Robert D. Kuhn, RobertE. Funk, and James F. Pendergast, “TheEvidence for a Saint Lawrence IroquoianPresence on Sixteenth Century Mohawk Sites,”Man in the Northeast, no. 45 (1993): 77–86;James F. Pendergast, “The Confusing IdentitiesAttributed to Stadacona and Hochelaga,” Jour-nal of Canadian Studies 32, no. 4 (Winter 1998):150; William Engelbrecht, “Northern New YorkRevisited,” in A Passion for the Past: Papers inHonour of James F. Pendergast, ed. James V.Wright and Jean-Luc Pilon (Gatineau, Quebec,2004), 131–33.5. Benché i numeri esatti siano elusivi a causadella natura delle fonti, il confronto di due detta-gliate liste di statistiche di guerre irochesi dalfebbraio 1690 al novembre 1692 produce otto pro-ve documentate di violenza inter-irochese. Guer-rieri irochesi laurenziani furono coinvolti nell’uc-cisione di più di 66 guerrieri irochesi della Lega enella cattura di altri 46, mentre i guerrieri dellaLega uccisero 12 guerrieri laurenziani e ne cattu-rarono 16. Confrontare Brandão, “Your fyre ShallBurn No More,” table D.1, con Craig S. Keener,“An Ethnohistoric Perspective on Iroquois Warfareduring the Second Half of the Seventeenth Century(A.D. 1649–1701)” (Ph.D. diss., Ohio State Univer-sity, 1998), table 3. La maggior parte delle perditedella Lega sembra causata da una significativadisfatta mohawk nell’assalto contro La Prairie l’11agosto 1691. Vedere O’Callaghan et al., Documen-ts Relative to State of New-York, 3: 815–16. Con-frontare con Richter, WMQ 40: 547.6. Sul riscatto tramite pagamento in denaro comeusuale fato dei prigionieri anglo-americani cattu-rati dai guerrieri irochesi laurenziani dopo il 1701,vedere O’Callaghan et al., Documents Relative toNew-York, 9: 563; Alden T. Vaughan and Daniel K.Richter, Crossing the Cultural Divide: Indians andNew Englanders, 1605–1763 (Worchester, Mass.,1980), 58–60. Tra il 1736 e il 1740, i guerrieri dellaLega e laurenziani sembrano aver avuto un gene-roso accesso ad armi, munizioni, canoe e cibo neiforti francesi sparsi nel pays d’en haut (inclusiDetroit, Niagara, Frontenac, and Ouiatenon). Ve-dere Correspondence Générale, Canada, 1458–1784, série C11A, 66: fols. 30–30v, 33–35, 38–38v,72: fols. 188–218, 73: fols. 188, 190, 192–192v, 196–97, 209–10, 216; O’Callaghan, Calendar of Histo-rical Manuscripts, 2: 535. Ancora nel 1742, sei iro-chesi si procurarono una canoa a Fort Miamis perattaccare i chickasaw. Vedere “Certificat de JacquesLegardeur de St. Pierre attestant avoir acheté duFrançois Roy un pirogue pour six Iroquoisrevenaient de la guerre de Chicachas,” Jan. 27,1742, in Correspondence Générale, Canada, 1458–1784, série C11A, 76: fol. 188. Uno studio dei regi-stri parrocchiali di Kahnawake e Kanesatake in-

Corno per la polvere

dica che dei 20 singoli prigionieri anglo-americani(11 uomini e 9 donne) che risiedevano in questecomunità per più di un anno, 15 rimasero per l’in-tera vita (8 uomini e 7 donne); di quelli che rima-sero, 10 (5 uomini e 5 donne) si sposarono con

membri delle loro comunità adottive e si “assi-milarono nella nazione mohawk”. Vedere MarcelFournier, De la Nouvelle Angleterre à la Nouvelle-France: “L’histoire des captifs anglo-américainsau Canada entre 1675 et 1760" (Montreal,Quebec, 1992), 113 (citazione), 122, 129–30, 132,135, 139, 147–49, 153, 173, 192–93, 196, 203, 205,213–16, 255. Menzioni di altri prigionieri anglo-americani assimilati nei villaggi irochesi lauren-ziani si possono anche trovare in Penhallow, Hi-story of Wars of New-England, 35; Drake,Particular History of Five Years War, 179–80. Per

uno studio dettagliato del pagamento delle ri-compense per gli scalpi da parte di funzionaricoloniali ai guerrieri nativi alleati nella NuovaFrancia, vedere Jean-François Lozier, “Lever deschevelures en Nouvelle-France: La politiquefrançaise du paiement des scalps,” Revued’Histoire de l’Amérique Française 56, no. 4(Spring 2003): 513–42. Vedere anche StéphanieChaffray, “Le scalp: Un objet interculturel dansle contexte colonial nord-américain (1701–1763),” Recherches Amérindiennes au Quebéc 35,no. 2 (2005): 7–16.7. Sui trattati di neutralità del 1760 conclusi trai britannici e gli irochesi laurenziani, vedereDaniel Claus to Sir William Johnson, Sept. 8,1764, in Minutes of Indian Affairs, 1755–1790,RG 10, 7: fol. 184, National Archives of Canada;John Thompson, “The Treaties of 1760: MohawkPacts Reverberate across Two Centuries,”Beaver: Exploring Canada’s History 76, no. 2(April–May 1996): 23–28. Al momento non sihanno ulteriori informazioni su specificicoinvolgimenti britannici nei vari trattati firmaticon gli irochesi laurenziani. Clausole di un trat-tato del 1760 tra gli inglesi e gli uroni di Lorette,tuttavia, sono state interpretate da una corte fe-derale canadese come una garanzia per gli uronidi una protezione britannica senza la rinuncia dialcuno dei considerevoli diritti e privilegi che essigodevano sotto il regime francese (cioé, esenzionedalle tasse, controllo dei loro affari giudiziari e lo-cali e diritti di caccia e pesca). Vedere Cornelius J.Jaenen, “Some Unresolved Issues: Lorette Huronsin the Colonial Context,” in Essays in FrenchColonial History: Proceedings of the 21st AnnualMeeting of the French Colonial Historical Society,ed. A. J. B. Johnston (East Lansing, Mich., 1997),111–25.

Jon Parmenter è assistant professor di storia allaCornell University. Egli desidera ringraziare DanBaugh, Chris Bilodeau, Mark Eaton, Evan Haefeli,Steve Hahn, Kurt Jordan, David Preston, JohnRhodehamel, John Shy, David Silverman, IanSteele, Scott Stephenson, Barry Strauss, KarimTiro, Nick Westbrook, e gli anonimi lettori delWilliam and Mary Quarterly per il loro aiuto e isuggerimenti. L’autore è il solo responsabile delcontenuto di questo articolo. I fondi per la ricercasono stai concessi dal Philips Fund for Native Ame-rican Research of the American PhilosophicalSociety, dal New York State Archives PartnershipTrust, dalla Henry E. Huntington Library e dalReturn J. Meigs Fund of the Department of Histo-ry, Cornell University.

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Sopra: Il massacro di Deerfield stampa per il frontespizio del libro di Phelps del 1842.Sotto: la casa di Sheldon, detta “Old Indian House”, in un dagherrotipo; la casa mostrava ancora i colpi delle palle di moschetto e delle asce.Oggi non esiste più, fu demolita nel 1848.

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Il massacro di Deerfield

Una terribile notte divenne il simbolo dell’intera lottaper la supremazia sul continente Nord Americano.

John Demos

La nostra tradizionale raffigurazionedella Nuova Inghilterra coloniale èessenzialmente una natura morta.Piccoli villaggi pacifici. Gente solida,con stretti legami e fermamenteproduttiva. Un paesaggio sereno senon prospero. Una storia di sforziricchi di propositi e, largamente, disuccesso.E tuttavia, come storici stiamocomprendendo con sempre maggiorchiarezza, che questa immagine èseriamente in contraddizione con ifatti. La Nuova Inghilterra aveva lasua solidità e i suoi propositi, non v’èdubbio. Ma ciò presenta anche la suaquota di cambiamenti dissonanti, ditensioni interne e di sconvolgimentie anche di mortale violenza. LaNuova Inghilterra fu un luogo diguerre ricorrenti, soprattutto neicento anni che precedono la Rivolu-zione. I francesi a nord in Canada ele varie tribù indigene in ognidirezione erano nemici determinati einsieme formidabili. Il ruolino dimarcia delle guerre è stato piuttostolungo: le King Philip’s War (1675-76),King William’s War (1689-97), QueenAnne’s War (1702-13), Father Rasle’sWar (1724-26), King George’s War(1744-48), e la French and Indian War(1754-63). Molte di questi eranoconflitti intercoloniali, anche inter-nazionali, in cui la Nuova Inghilter-

ra si univa come un partner moltogiovane. Ma vi erano anche numero-se altre schermaglie, completamentelocali e così oscure che non se neconosce neppure il nome. Tutteebbero dei costi in tempo, denaro, intimori - e in sangue.Molte delle effettive battaglie erano supiccola scala, mordi e fuggi, più unaquestione di improvvisazione che distrategia e tattiche formali. Le perditein ogni singolo scontro erano solopoche, ma esse si sommavano. Occasio-nalmente la scala si ampliava e delleintere città diventavano un obiettivo.Lancaster e Haverhill, Massachusetts;Salmon Falls e Oyster River, NewHampshire; York e Wells, Maine:ciascuna soffrì giorni di attacchi ingrande stile. E Deerfield in Massachu-setts - soprattutto Deerfield - scena delpiù famoso singolo “massacro” regio-nale.La neve si era ammassata pesante-mente contro la palizzata; i cumulicreavano dei passaggi verso lasommità.L’anno è il 1704, la stagione l’inverno, ilcontesto, un’altra guerra europea conuna dimensione “coloniale”. NuovaFrancia (Canada) contro Inghilterra.(New York e le colonie più meridionalisono, almeno per un po’, dietro lequinte). I francesi e i loro alleati indianihanno già progettato una serie diattacchi devastanti contro la “frontieraorientale” - le coste del Maine e del New

Resoconti

Hampshire. Gli inglesi hanno contrat-taccato investendo una mezza dozzinadi villaggi abenaki. E ora, a Montreal, ilgovernatore francese sta segretamentepianificando un nuovo colpo “[passan-do] sul ghiaccio” contro “un piccolovillaggio di circa 40 casette”, un luogoche nei bollettini francesi ha il nomeerrato “Guerrefille”. (Un ironico lapsus:Deerfield diventa “Ragazza-di-guerra”[War-girl]).Deerfield non è impreparata. Come lealtre città esterne ha faticato perproteggersi: con una “palizzata”(un’area fortificata al centro dietroun’alta barriera di pali), una “guarni-gione” di soldati a pagamento, una“ronda” che pattuglia le strade di nottee degli “scouts” che perlustrano i boschinelle vicinanze. In effetti molte famigliegià vivono dentro la palizzata. Il posto èaffollato e scomodo, a dir poco, ma pochidubitano che ci sia necessità di misurespeciali. Il ministro del culto cittadino, ilreverendo John Williams, organizza ungiorno di digiuno e preghiera straordi-nario nella chiesa locale - “stante” comeriferisce, “che la città sarebbe statadistrutta in breve tempo”.Le forze attaccanti - a comando france-se, ma soprattutto indiane come truppa- si muovono all’inizio di febbraio.Determinati si dirigono verso sud, suilaghi e fiumi ghiacciati, con una duramarcia attraverso le Green Mountains.Equipaggiati con racchette da neve,slitte per portare le provviste e cani per

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Indiani all’attacco di un villaggio. Quadro di genere.

trainare le slitte. La parte finaledella loro marcia segue la valledel fiume Connecticut fino araggiungere un punto su cui poisarebbe sorta Brattleboro,Vermont. Essi sbucheranno daiboschi diretti a sud, lasciandocani e slitte per il ritorno. Sono amalapena a un giorno di marcia -venti miglia - dal loro obiettivo.Un tratto che vogliono coprirenel modo più veloce e silenziosopossibile. La sorpresa è la loroarma più potente. La gente diDeerfield, per quanto general-mente in apprensione, non sanulla di questa specifica minac-cia. La sera del 28 febbraio lacittà si prepara a dormire comeal solito.Mezzanotte. Oltre il fiume aovest gli attaccanti stannofacendo i loro ultimi preparativi:caricando le armi, mettendosi lepitture di guerra, ricontrollandoi piani. La mappa di Deerfield èloro chiaramente nota grazie alle visitefatte precedentemente negli anni dacacciatori indiani e mercanti. In ognicaso uno scout viene inviato per“esplorare la situazione della città,osservare la ronda che pattuglia lestrade”, questi ritorna dai suoi e diceloro di “attendere”. (La nostra fonte peri dettagli di questa sequenza è unostorico loro contemporaneo che scrissepochi anni dopo l’accaduto). Un altro controllo, poco dopo, dà deirisultati diversi. Il villaggio... “giaceimmobile e quieto”; la sentinellaevidentemente si è addormentata.Sono circa le quattro del mattino, pergli attaccanti è tempo di muoversi.Oltre il fiume sul ghiaccio. Attraversoun miglio di prato, spettrale e bianco.Oltre le case buie sulla parte nord dellastrada. Dritto verso la palizzata. Qui laneve si è ammassata abbondante; icumuli creano dei passaggi verso lacima della barriera. Un’avanguardia dicirca 40 uomini velocemente si arrampi-ca su e si lascia cadere all’interno. Unaporta è aperta per far entrare il resto.La sentinella si sveglia, spara un colpodi segnalazione, grida: “Allarmi!”.Troppo tardi. Gli attaccanti si separanoin due gruppi più piccoli e “immediata-mente cominciano a spaccare porte e

finestre spalancandole”.La gente del villaggio si risveglia in unlampo. Alcuni trovano delle opportunitàdi fuga gettandosi dalle finestre o daitetti. Altri pensano di fuggire oltre lapalizzata tutti insieme per raggiungere ivillaggi vicini. In una mezza dozzina dicase gli uomini si lasciano indietro lefamiglie per radunarsi all’esterno econtrattaccare. In altre c’è un freneticotentativo di nascondersi.La casa del pastore del villaggio è unobiettivo speciale, individuato “findall’inizio dell’attacco”; ricorderà ( e nescriverà) dettagliatamente in seguitoJohn Williams. Strappato “al sonno...dai loro violenti tentativi di spaccare leporte e le finestre con le asce e leaccette”, balza dal letto, corre alla portae vede “il nemico penetrare”, sveglia unpaio di soldati che erano alloggiati disopra e torna al suo letto “per prenderele mie armi”. C’è a malapena il tempo,perché “il nemico immediatamenteirrompe nella stanza, ne conto venti diloro, con le facce dipinte e terribili urla”:Sono “tutti indiani”, non c’è nessunfrancese in vista. Il pastore riesce acaricare la pistola e “la punto verso ilpetto dell’indiano che avanza perprimo”. Fortunatamente - per entrambi- la pistola fa cilecca. A questo punto

Williams “vengo afferrato da tre indianiche mi disarmano e mi legano nudo,perché avevo solo la mia camicia”; inquesta posizione egli rimarrà “per circalo spazio di un’ora”.Catturata la loro preda più preziosa, gliinvasori cominciano “perquisire edepredare la casa, entrando in grannumero in ogni stanza”. Iniziano anchegli ammazzamenti: “alcuni erano cosìcrudeli e barbari che presero e portaro-no sulla porta due dei miei figli e liuccisero [John, Jr. di anni sei e Jerushadi sei settimane], e anche una donnanera [una schiava di casa chiamataParthena]”. Dopo “avermi minacciatobrandendo le accette sopra la mia testa[e] minacciando di bruciare tutto ciòche avevo”, gli indiani permettono ailoro prigionieri di vestirsi. Essi concedo-no anche alla signora Williams “divestire sé e i figli”.A questo punto il sole “si era levato dacirca un’ora” (forse le 7.00 del mattino).La sequenza di eventi descritta daWilliams si era verificata, con qualchevariante, nelle case dentro la stacciona-ta: assassini (specie dei bambini piccoli edi quelli considerati troppo deboli persopravvivere ai rigori di una vita nellaforesta); “case incendiate”; “uccisionedelle vacche, dei maiali, delle pecore,

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saccheggio e distruzione di tuttoquello che si parava loro davan-ti”. In breve un olocaustoformato villaggio. QuandoWilliams e la sua famigliafinalmente vengono portati fuoriessi vedono “molte case ... infiamme”; in seguito ricordandoquei momenti si chiese “chi puòesprimere il dolore che ci ferìl’anima?”I Williams sanno di esseredestinati “a una marcia ... in unostrano paese” come prigionieri. Iprigionieri sono raggruppati tuttiinsieme - nella casa delle riunionie in un’altra là vicino - da ogniparte del borgo. Tuttavia unacasa - quella del capo dellamilizia il sergente BenoniStebbins - ha organizzato unanotevole resistenza. I suoioccupanti sono ben armatiferocemente determinati; inoltrei muri della casa erano “statiriempiti con mattoni”, e respin-gono brillantemente i proiettiliavversari. La battaglia (in base alrapporto dei funzionari dellamilizia locale) continua qui perpiù di due ore. Gli attaccantiarretrano , poi scattano in avantinel tentativo “di incendiare lacasa”. Di nuovo si ritirano -questa volta per ripararsi nellacasa delle riunioni - mentrecontinuano a mantenere unfuoco di copertura. I difensoririspondono colpo su colpo, “nonaccettando la resa che era stataloro offerta” e “causando parec-chie perdite al nemico”, fra esse“un francese, all’apparenza ungentiluomo” e “3 o 4 indiani”incluso un “capitano” tra quelliche avevano aiutato a catturareJohn Williams. Nel frattempoalcuni degli attaccanti con i loroprigionieri cominciano adabbandonare la palizzata.Dirigendosi verso nord essiripercorrono le proprie tracceverso il fiume. Improvvisamenteun incredibile intervento: ungruppo di inglesi arriva dai villaggi avalle (dove un bagliore rossastroall’orizzonte “aveva portato la noti-zia.... prima che la potessimo avere

dagli stessi scampati”). “Di pocosuperiori a 40 per numero” essi eranobalzati a cavallo per portare soccorso.Si erano fermati solo per prendere su

una “quindicina di uomini, fuggiaschidi Deerfield”. E questa forza congiuntasi dirige verso la palizzata per fare aloro volta un attacco di sorpresa:

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Questo legaccio per prigionieri fu trovato a Deerfield dopo l’attacco del 1748 effettuato dafrancesi, abenaki e mohawk di Kahnawake.

“come entrammo il nemico fuggìdall’altra parte”. Ora la caccia è senzarisparmio - disordinata attraverso laradura - con i primi attaccanti messi inrotta. Gli inglesi bruciano, letteralmen-te, dalla voglia di combattere e sistrappano i vestiti di dosso mentrecorrono. (In seguito i soldati chiederan-no dei rimborsi per le proprie perdite - eregistreranno i dettagli della battaglia).Essi infliggono perdite molto pesanti:“vedemmo in quel momento molticadaveri, e... in seguito... evidenti traccesulla neve dove altri morti erano statitrascinati fino a un buco [nel ghiaccio,N.d.T.] del fiume”.In sostanza è un contrattacco moltofortunato. Salvo per un soldato che si è“imprudentemente arrischiato troppooltre nell’inseguimento”. Infatti oltre ilfiume il comandante francese ode iltumulto e velocemente raggruppa lesue forze. Le rive del fiume offrono uneccellente copertura per una nuovaposizione; presto una “numerosacompagnia ... [di] truppe fresche” sidispone colà, celata e in attesa. Uninglese si fa avanti, ignorando gli ordinidell’ufficiale “che li aveva guidati [e] cheaveva ordinato la ritirata”. Passo dopopasso - il fiume proprio di fronte e iprigionieri che attendono dall’altraparte - in bocca a una devastante“imboscata”. Di nuovo indietro attra-verso la radura, inseguiti e inseguitoriche si scambiano i ruoli. Gli inglesi sonoincalzati di brutto, “noi senza fiato, loroin piena forza”. La loro ritirata èordinata per quanto è possibile, “facen-do fronte e sparando, così quelli cheprima avevano sbagliato potevanoessere difesi”; malgrado ciò, “molti sonouccisi e altri feriti”. Alla fine i sopravvis-suti riguadagnano la palizzata e siarrampicano all’interno, al che “ilnemico si ritirò”. Non sarebbero piùricomparsi.Ora sono circa le 9.00 del mattino.Un’immensa immobilità copre ilvillaggio. Gli incendi stanno spegnendo-si. C’è del sangue sulla neve dellastrada. I sopravvissuti dello “scontrodella radura” si raggomitolano concautela dietro la palizzata. La gente delvillaggio che è fuggita comincia aritornare indietro alla spicciolataattraverso la porta a sud. Il tempo diprendersi cura dei feriti e contare i

propri morti.Visto da vicino il macello lascia sbigotti-ti. Morte - da arma da fuoco, accetta,coltello e mazza da guerra - atroce-mente inenarrabile. E i corpi contortisul terreno non sono che una parte;quando i sopravvissuti cominciano ascavare tra le macerie, ne trovanoancora. La lista dei caduti ha voci diquesto tipo: “Mary, Mercy e MehitableNims [dell’età rispettivamente di 5, 5e sette anni] probabilmente bruciatenella cantina”. In effetti molti nascon-digli nelle cantine si sono rivelati delletrappole mortali; in una 10 personegiacciono morte “soffocate dal fumo”là sotto.E i feriti. Un uomo ferito al braccio.Un altro con una pallottola nellacoscia. Un altro con un piede sfracel-lato. E un altro ancora che è stato perun po’ in mano agli indiani e quando“io ero nelle loro mani, mi hannotagliati l’indice della mano destra”(una pratica tradizionale degli indianicon i prigionieri). Una giovane donnaferita giace nella casa di Stebbins.Una seconda si è rotta un’ancaquando si è gettata da una finestra diun piano elevato.Ci sono anche i fortunati, un certonumero che avrebbe dovuto essereucciso, o ferito o catturato, ma èriuscito a scamparla in qualche modo.Gente che è fuggita nei primi istanti eha lasciato il villaggio inosservata.Una giovane coppia e il loro bambino,la cui “casettina” era così piccola cheera stata sepolta completamente dallaneve. Una donna che si era nascostasotto un tino rovesciato. Un ragazzoera strisciato sotto una pila di lino.

Alcune di questi fatti sono ricordatisolo dalla “tradizione” non dalle crudeprove, me sono troppo forti perpassarci sopra. Ecco un altro esempio,tramandato attraverso le generazionidei discendenti di Mary Catlin: “Iprigionieri furono portati in unacasa... e un francese fu portato dentro,ferito, e giaceva sul pavimento; stavamolto male e chiedeva dell’acqua; lasignora Catlin gli diede dell’acqua.Qualcuno le disse, ‘Come puoi farquesto per un nemico?’ Lei replicò ‘Seil tuo nemico ha fame,, sfamalo; se hasete dagli dell’acqua da bere.’ Ilfrancese fu preso e portato via e iprigionieri furono portati fuori.Qualcuno pensò che la gentilezzamostrata verso il francese fosse ilmotivo per cui la signora Catlin venneabbandonata... “ (Mary Catlin fu ineffetti “abbandonata”, la sola dellasua grande famiglia a non essereuccisa o catturata. E questa è unaspiegazione della sua sopravvivenzaplausibile come un’altra).Così Deerflield immediatamente dopola catastrofe: i vivi e i morti, i feriti egli scampati. La tradizione parlaanche di una fossa comune nell’ango-lo sudorientale del cimitero cittadino.Un altro “doloroso” compito per isopravvissuti.Presto gruppi di uomini armaticominciarono ad arrivare dalle città asud. Giungono per tutto il giorno e lasera; per mezzanotte sono “circa 80”.Insieme essi discutono l’ovvio proble-ma, il solo che sia importante in quelmomento: devono inseguire il nemicoin ritirata per riprendersi i loro“amici” prigionieri? Alcuni sono a

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Il volume del 1842 edito da Phelps con lafamosa incisione e le storie dei prigionieri delmassacro di Deerfield.Sopra: alcuni dei doni portati da Arosen,ilguerriero che divenne marito di EuniceWilliams ai suoi parenti in Massachusetts.

favore, ma alla fine prevale l’opinioneopposta. Non hanno racchette daneve, “la neve è profonda almeno trepiedi”. Il nemico è “tre volte il nostronumero, se non di più”. Seguirli “sulloro cammino... farebbe esporretroppo i nostri uomini”. In più glistessi prigionieri verrebbero messi inpericolo “Soprattutto la famiglia delsignor Williams, che il nemico uccide-rebbe se ci facciamo sotto”.Il giorno successivo “cominciano adarrivare gli uomini del Connecticut”;per la sera il loro numero è aumenta-to a 250. Si discute ancora se contrat-taccare. Tuttavia, “le precedentiobiezioni” rimangono - più una. Latemperatura è aumentata sopra lemedie stagionali “portando la piog-gia” e lo strato di neve sta diventandopoltiglia. Essi “giudicano impossibilemettersi in viaggio [se non]... con ilmassimo svantaggio”. In questecircostanze essi a malapena “possonosperare di danneggiare il nemico o disalvare i prigionieri, che è il fine cuitutti miriamo”. E così “desistono”ancora una volta. Essi daranno ogniulteriore aiuto possibile “agli abitantisopravvissuti”. - aiuto con le sepolturee per radunare il bestiame rimasto.Preparano un rapporto per i capi dellacolonia a Boston, incluso un dettaglia-to resoconto delle perdite: 48 morti,112 presi prigionieri. (Altri 149restano vivi a casa). Lasciano una“guarnigione di 30 uomini, o un po’ dipiù”, in città. Gli altri tornano alleloro case negli altri villaggi.Nel frattempo la “marcia” dei prigio-nieri e dei loro catturatori, sta proce-dendo bene: nelle foreste verso ilCanada. Vi sono privazioni estreme esofferenze da entrambe le parti. Ifrancesi e gli indiani portano i lorocompagni feriti. Dei prigionieri fannoparte molti che sono fisicamentedeboli e moralmente distrutti: bambi-ni piccoli, vecchi, donne incinte, unicisuperstiti di famiglie interamentemassacrate. Il cibo è poco, il tempo

inclemente, la stradatortuosa.I catturatori, temen-do un possibileinseguimentoinglese, spingono perprocedere il piùrapidamente possibi-le. Tutti quelli chenon sono in grado ditenere il passovengono uccisi elasciati lungo ilcammino “cibo per gliuccelli selvatici delcielo e le fiere dellaterra”. Tra i primi asubire questo fato c’èla moglie del pastore.Ancora convalescente per una recentegravidanza, si trascina a malapena finoal guado di un fiume, passato il quale,racconta John Williams, “ il selvaggiocrudele e assetato di sangue chel’aveva catturata, la uccide con un solocolpo di accetta”. Nei giorni cheseguono altri 17 prigionieri vengono“liquidati” in modo simile.Dopo aver viaggiato insieme per unpo’, francesi e indiani si separano. Poigli indiani, che ora possiedono tutti iprigionieri, si dividono in piccole“bande”. In un momento critico ilreverendo Williams è prescelto perl’esecuzione da parte dei parenti del“capitano” ucciso a Deerfiels in cercadi vendetta; l’intervento di un caporivale lo salva. I suoi cinque figli ancorain vita vengono divisi tra differenti

“padroni” e, sorprendentemente,“curati con grande tenerezza”.Ci sono altre due morti - per fame -mentre le varie bande si spostanosempre più a nord, ma prima o poi 92prigionieri raggiungono il Canada.Alcuni come John Williams vengonoriscattati “dalle mani degli indiani” dafunzionari francesi; altri sono portatiai “forti” indiani e agli accampamentilungo la valle del fiume San Lorenzo.Quasi immediatamente i loro parenti eamici nella Nuova Inghilterra intra-prendono gli sforzi necessari perottenere il loro rilascio. Ma il processoè complicato e i progressi sono penosa-mente lenti. Infine circa 53 tornerannoa casa con John Williams uno degliultimi tra loro. Il successivo raccontodelle sue esperienze, pubblicato sotto

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NotaJohn Demos è professore di storia alla Yale Uni-versity. Questo articolo è adattato dal suo libro TheUnredeemed Captive: A Family Story From EarlyAmerica, pubblicato da Alfred A. Knopf, Inc., NewYork, 1994. L’articolo è tradotto dalla riduzionepresente su American Heritage Magazine,February/March 1993, vol. 44 Issue 1 <http://www.americanheritage.com/articles/magazine/ah/1993/1/1993_1_82.shtml>

La famosa porta di casa Sheldon sopravvissuta alla demoli-zione del 1848 grazie a una colletta fatta per preservarereperti storici. Sono ben visibili i colpi d’ascia.

l’importante titolo “ The RedeemedCaptive Returning to Zion” (Il prigio-niero redento che ritorna a Sion), lorenderà famoso in tutte le Colonie.Sua figlia Eunice diventerà ugual-mente famosa, ma per un’altraragione: ella rifiuta di ritornare efinisce il resto della sua lunga vita fragli indiani. Lei dimentica il suo inglesee si adatta completamente al modo divita indiano; si sposa con un “guerrie-ro” del luogo e tira su una famiglia.Altri 15 dei suoi compagni di prigioniacirca faranno una scelta simile eanche altri resteranno con ifrancocanadesi. Questi sono i prigio-nieri non redenti: una fonte di dolore,e di oltraggio, per gli abitanti dellaNuova Inghilterra.In effetti gli sforzi per riportarliindietro durano per decenni. “Amici”che vanno su e giù in modo informalee “ambasciatori” a tutti gli effettiinviati da un governatore reale a unaltro, cercano ripetutamente diforzare un cambiamento. In alcunicasi vi sono dei contatti diretti - ancheemotivi - tra le parti stesse. EuniceWilliams fa quattro diverse visite aisuoi parenti in Nuova Inghilterra.Ogni volta essi le danno il benvenutocon eccitazione e grandi speranze per

un suo “permanente” ritorno, ma nonvi è cenno che lei abbia neppurelontanamente preso in considerazionel’ipotesi. Lei riconosce il richiamo delsangue, ma altri più forti richiami lariportano indietro in Canada. Lei èdiventata un’indiana in tutto eccettoche nel sangue, e preferisce restarecosì. Lei diventerà l’ultimo membrovivente dell’intero gruppo del “massa-cro”.La distruzione di Deerfield avvennepiù verso l’inizio che verso la finedella lotta anglo-francese per ilcontrollo del Nord America. E fu amalapena un atto nel lungo, dolorosodramma del “bianco” contro il“rosso”. Ma è rimasto tra le memoriespeciali e durature. Già nel XIX secoloi bambini della Nuova Inghilterragiocavano un gioco chiamato “IlMassacro di Deerfield”, completo difinti scalpi e cattura dei prigionieri.Un curioso legame crebbe traDeerfield e i discendenti di queglistessi indiani canadesi che avevanopreso parte all’attacco, con visiteavanti e indietro da entrambe le parti.E specifici memorabilia del “massa-cro” sono stati conservati con cura -quasi con amore - fino a oggi.Di fatto Deerfield oggi ricorda en-

trambe le parti della sua precedenteesperienza di frontiera. Resta unvillaggio squisitamente tranquillo - ebello - con la sua strada principalefiancheggiata da vecchie case museo(dodici delle quali aperte al pubblico).Ma il suo oggetto più celebrato èun’antica vecchia porta di legno, pienabreccie da fendenti di colpi di accettacausati da quella amara notte d’inver-no del 1704.

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Carte geografico-politiche

Un po’ di geografia

Gli imperi coloniali europei attorno al 1650

Rosso = InghilterraArancione = OlandaGiallo = SpagnaBlu = FranciaVerde = Portogallo

Poichè la geografia è una materiaspesso negletta nelle scuole epoiché in genere, durante lostudio della storia, le “cartinestoriche” sono scorse con sguardodistratto, pensiamo di fare cosagradita mettendo alcune cartestorico-politiche che possanodare l’idea esatta dell’estensionemondiale delle guerre per l’impe-ro del XVIII secolo.Come si può notare dalla primacartina mondiale all’ultimaaltrettanto mondiale, l’asse

imperiale si spostò da Spagna -Francia - Province Unite (Olan-da) alla Gran Bretagna che vinsegran parte degli imperi colonialidi Francia e Olanda e il monopo-lio di commercio con le coloniespagnole (asiento).Le tre cartine mediane mostranoi risultati dello scontro sul conti-nente nordamericano. La Rivolu-zione americana (1776) quicambierà poi la situazione.I confini coloniali all’interno deicontinenti africano e americano

(Nord e Sud) sono ovviamenteindicativi dal momento che, finoalla seconda metà dell’Ottocento,gli europei furono in grado disopravvivere solo sulle costeafricane, lasciando il lavorosporco della caccia agli schiaviall’interno ai vari regni africani eagli arabi.L’esplorazione del Nordamerica sicompì anch’essa verso la finedell’Ottocento e quella del SudAmerica a metà del Novecento.

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Sandra Busatta

Il sommario enciclopedico in 20volumi sulla preistoria, storia eculture del Nordamerica indigeno anord delle civiltà urbane del Messi-co è alla sua quattordicesima uscita.Di fatto, sono già usciti i voll. 5-15,che coprono le cosiddette “areeculturali” e che, per certi versi, sonopiù semplici e meno conflittuali. Glialtri volumi sono di scopo piùcontinentale e di questi sono giàusciti il vol. 17 sulle lingue e questovol. 3 sull’ambiente, le origini e lapopolazione aborigena. Le difficoltà,soprattutto politiche, dei temitrattati, che spesso contrastavanocon dogmi politicamente corretti dalfacile lucro politico-mediatico, mascientificamente scorretti e con ilcreazionismo dei fondamentalistireligiosi e nazionalisti indiani, comeillustra bene la Archambault nelsuo articolo sulla visione nativadelle origini, queste difficoltà,dicevo, sono rispecchiate dallatormentata storia di questo volume,spiegata nella Prefazione dall’attua-le curatore, D.H. Ubelaker.E’ dal 1971 che il volume è incantiere e, dopo aver cambiato duecuratori, nel 2002 Ubelaker haaccettato il difficile compito di farlouscire nel 2006. Nel frattempo,infatti, molti degli articoli dovevanoessere rifatti, oppure, molti vecchi

Recensioni e novità

Ambiente, origini e popolazione

Finalmente è uscito il volume 3 dell’Handbook ofNorth American Indians.

nomi uscivano e molti nuovi scien-ziati entravano nella lista deicuratori, mentre vecchie teorie,come quella dei tre stadi di popola-mento o quella delle estinzioni delPleistocene causate dalla cacciaeccessiva, veniva consegnate allastoria delle teorie stimolanti, mafalsificate dalle scoperte dell’archeo-logia e delle cosiddette scienze“dure”, che hanno fatto fare passida gigante all’antropologia fisica ealle scienze ambientali, tra cui lapaleo-zoologia e la paleo-botanica.In particolare, le tecniche perestrarre e amplificare il DNA daresti organici permettono approccimolecolari a questioni chiave come irapporti tra popolazione e storia(Ubelaker et al, pag. 2). La reazionea catena della DNA-polimerasi èstata particolarmente utile peranalizzare piccoli campioni incom-pleti di DNA recuperati da antichiresti, permettendo così di estenderel’analisi del DNA nel lontanopassato e aprendo squarci di lucesul problema delle origini. L’analisichimica di ossa e altri resti, riguar-dante specificamente elementitraccianti e struttura isotopica,fornisce altri dati sulla dieta equestioni connesse, mentre i miglio-ramenti nelle diagnosi differenzialidelle malattie, all’interno dellabiologia scheletrica, insieme ainuovi approcci molecolari, rappre-

sentano un significativo passoavanti. Questi avanzamenti sonoulteriormente resi significativi daiprogressi, negli anni 1980, dellecapacità di datazione al radiocarbo-nio, che nel volume sono tuttetrasformate in date del calendariocristiano.Questo volume è diviso in quattroparti e riflette lo stato delle cono-scenze complessive nel 2000, conqualche aggiornamento. Le sezionihanno ognuna un curatore: Paleo-Indiani (Dennis Stanford), RisorseZoologiche e Botaniche (Bruce H.Smith), Biologia Scheletrica ePopolazione (Douglas H. Ubelaker)e Biologia Umana (Emöke J.E.Szathmàry). Gli articoli delle variesezioni dimostrano l’importanterelazione tra gli indiani e l’ambien-te, i cui schemi climatici variavanocon la latitudine e influenzarono ilrilievo continentale. Le glaciazioninon formarono soltanto il paesaggionordamericano, ma influenzaronoanche i tempi e le opportunitàdell’immigrazione umana nelcontinente nel tardo Pleistocene.Attualmente gli scienziati suppon-gono che il popolamento delleAmeriche sia avvenuto tramite unao molte migrazioni da parte di: 1)cacciatori paleolitici dell’Asianordorientale che attraversarono ilponte di terra sullo Stretto diBering, 2) cacciatori marittimi

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Le guerre francoindiane estate 2007

paleo-asiatici che espansero il loroterritorio lungo il North Pacific Rim,3) una tradizione marittima pale-iberica che sfruttò l’orlo del ghiacciodell’Oceano Atlantico durantel’ultima Massima EspansioneGlaciale, 4) forse, marinai dal Sudestasiatico che attraversarono l’OceanoPacifico (Stanford, pag. 16). Glischeletri più antichi sembranoessere morfologicamente distinti daquelli delle popolazioni americanesuccessive, con alcune differenzeregionali. Inoltre ci sono chiari segnidi una notevole morbilità e mortalitàche precedono l’arrivo degli europeie che erano in aumento prima diquesto arrivo, da porre in relazionecon maggiori guerre e l’aumentodemografico legato a un maggiornumero di popolazioni sedentarie(Ubelaker pag. 495-95). Le conclu-sioni ricavate dagli studi sul mDNA(DNA mitocondriale, che si ricavaper via materna) e sul cromosoma Y(per via paterna) suggeriscono che lepopolazioni paleolitiche giunsero inNordamerica dall’Asia e, più precisa-mente, ebbero origine nell’area dellaSiberia centro-meridionale (Mongo-lia, montagne dell’Altai e LagoBaikal) e che attraversaronol’area del ponte di terra, notocome Beringia, come un’unicapopolazione polimorfa, piuttostotardi, dopo l’espansione massimaglaciale. (Szathmàry pagg.725-26). Come si vede, queste conclu-sioni rafforzano la prima delleteorie del popolamento che èanche quella classica e così purele datazioni intorno a 13.000 annifa, anche se ovviamente le altreteorie hanno ancora sostenitoriagguerriti. La diversità geneticaindigena americana è una sotto-specie della diversità scoperta inAsia e, da un punto di vistaevolutivo, tutti i nativi americanicondividono antenati piuttostorecenti (Stone, pag. 847). Nonsembra confermata l’originepaleo-iberica cara a uno deicuratori, Dennis Stanford datoche, secondo Merriwether (pagg.828-29), l’aplogruppo X america-no è diverso da quello europeo e,invece, molto simile a un tipo

raro X che si trova nell’Altaisiberiano e in Asia orientale.Per finire, questo volume 3dell’Handbook su Ambiente,Origini e Popolazione non è solouna festa per chi è interessatoalla paleo-antropologia, ma ingenerale per chi si interessa ainativi nordamericani. Anche se,ovviamente, molte discussionisono assai tecniche, tuttaviapenso il volume sia leggibileanche per chi non è addentroall’Esoterica di macchinari sofi-sticati e analisi complesse.Questo volume, comunque,nonostante la storia sofferta, nonsarebbe potuto uscire se CesareMarino, Ricercatore dell’Han-dbook e bibliografo, non avesse

risolto conflitti tra differenticitazioni o diverse edizioni,corretto inesattezze e omissioni,controllato le citazioni e verifica-to le informazioni bibliografiche.Un lavoro ciclopico, che si associaalla pantagruelica Bibliografiagenerale, che soddisfa anche il piùgargantuelico degli appetiti, curatada Marino con indefessa precisionee straordinaria professionalità,talmente vasta da dover ricorrere aun carattere più piccolo per potercontenere il numero delle pagine,ben 1146, in termini rilegabili inun solo volume. In conclusione,questo vol. 3 è un banchetto allamensa della scienza.