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Guida pratica e di riferimento per il negoziante a cura di Cristiano Papeschi 5

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Guida praticae di riferimentoper il negoziante

a cura di Cristiano Papeschi

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La convivenza tra uomo e gatto affonda le proprie radici nella storia più remota,

spingendosi probabilmente fino a quel lontano tempo in cui l’uomo passò dal

nomadismo e dalla caccia a una vita stanziale fatta di agricoltura e, successiva-

mente, di civiltà. La necessità di proteggere il frutto del duro lavoro, ovvero le riser-

ve alimentari, dagli insidiosi parassiti sinantropi (anche detti “roditori”) ha rivolto l’in-

teresse dell’uomo verso il loro naturale predatore e, di conseguenza, la disponibi-

lità di piccole prede (quindi di cibo) ha avvicinato il gatto all’uomo. Sembra che i

primi ad avvalersi di questa collaborazione reciproca siano stati gli antichi egizi,

oltre 3.500 anni fa: non a caso infatti nel pantheon egiziano era presente anche

una venerata divinità dalle sembianze di gatto, la dea Bastet. Da quel momento in

poi la storia dell’uomo e del gatto ha camminato di pari passo e le loro strade non

si sono più divise, nel bene ma anche nel male: considerato già come animale da

compagnia da greci e romani, senza mai perdere il suo status di protettore dei gra-

nai, durante il Medioevo il gatto fu considerato un animale demoniaco, e pertanto

guardato con sospetto. Ma non passò molto prima che la figura del felino dome-

stico venisse riabilitata, per conquistare poi una popolarità sempre in ascesa.

Ma al di là di quella che può essere la lunga tradizione di convivenza tra il gatto e

l’uomo, un rapporto reciprocamente vantaggioso che si protrae da millenni, qual

è la situazione attuale? Secondo quanto si legge nel rapporto annuale Assalco-

Zoomark 2018, si stima che nel nostro Paese siano presenti oltre 60 milioni di pet

e che circa il 67% degli italiani ne possegga almeno uno. Sul territorio dell’Unione

Europea il numero di gatti detenuti come animali da compagnia si aggirerebbe

intorno ai 74,4 milioni di esemplari mentre i cani sarebbero poco meno di 64 milio-

ni: questo dato pone i felini domestici al primo posto tra i mammiferi da compa-

gnia, superando il cane che si mantiene comunque in un’ottima seconda posizio-

ne. In Italia questo divario di preferenza risulta meno netto, ma il gatto sembra

comunque confermarsi come “più gettonato” anche dai nostri connazionali, con

ben 7,5 milioni di soggetti contro i 7 milioni di cani.

Come mai, dunque, siamo qui a parlare di gatti? Semplicemente perché, come

suggeriscono i dati appena analizzati, il gatto è il primo animale da compagnia.

Sempre più spesso il negoziante specializzato viene identificato come punto di

riferimento per quel che riguarda i consigli sulla gestione quotidiana, pertanto

conoscere alcune delle problematiche più frequenti in questa specie può risultare

utile per una discussione costruttiva con il cliente e per elargire qualche buon sug-

gerimento.

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8Al primo posto

tra i mammiferi

da compagnia

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Dr.ssa Linda Sartini. È laureata in Medicina Veterinaria presso

l’Università di Pisa dove ha conseguito anche la specializzazione. Svolge da sem-

pre attività di clinica e chirurgia e attualmente collabora con una Clinica Veterinaria

a Viterbo. È coautrice di numerosi articoli di formazione continua in campo medi-

co-veterinario, la maggior parte dei quali inerenti la medicina dei piccoli animali da

compagnia, e di relazioni e poster presentati nell’ambito di eventi nazionali e inter-

nazionali.

Dr. Cristiano Papeschi. È laureato in Medicina Veterinaria

presso l’Università di Pisa e ha conseguito la specializzazione presso l’Università

di Napoli. Attualmente è membro del consiglio direttivo di AIVPA e direttore scien-

tifico della rivista AIVPA Journal. È anche socio della SIVAE (Società Italiana Vete-

rinari per Animali Esotici) e dell’Unisvet (Unione Italiana Società Veterinarie). Ha

tenuto numerose lezioni e seminari presso diverse Facoltà di Medicina Veterinaria

e collabora con varie riviste a carattere scientifico e divulgativo, per le quali ha

scritto oltre 400 articoli (La Settimana Veterinaria, Summa Animali da Reddito, Summa Animali

da Compagnia, Praxis, Vita in Campagna, Zampotta, TerrAmica e Professione Avicunicoltore),

con siti e forum su internet. Vanta precedenti collaborazioni con numerose altre riviste (Exotic

Files, Cunicultura, Rivista di Coniglicoltura, Aquariophylia, Informatore Zootecnico, La Profes-

sione Veterinaria, Hobby Zoo, Vimax Magazine, Amico Veterinario e Pets). Relatore in nume-

rosi convegni, congressi e corsi di formazione, è attivo nel campo della ricerca avendo colla-

borato a numerosi progetti ed è coautore di diverse pubblicazioni scientifiche e poster presen-

tati a congressi nazionali e internazionali. Già autore di tre libri, conta numerose attività in vari

campi della medicina veterinaria. 

Sommario 4 Il mondo visto con occhi felini

12 Le malattie infettive e le vaccinazioni raccomandate

16 Il gatto e gli ectoparassiti

21 Il gatto e l’alimentazione

24 Stress e gioco: due aspetti importanti della vita del gatto

27 Il gatto anziano in 10 domande

30 Il gatto e la riproduzione

35 Prendiamoci cura del gatto di casa

38 Le malattie trasmissibili dal gatto all’uomo

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Il mondo visto con occhi feliniIL GATTO È UN “UNIVERSO” DENSO DI MISTERO. UN ANIMALE AFFASCINANTE

CHE CONVIVE CON L’ESSERE UMANO ORMAI DA MILLENNI MA NASCONDE

ANCORA MOLTI SEGRETI, CON UN CARATTERE NON SEMPRE FACILE DA COM-PRENDERE

Per conoscere un po’ meglio il comporta-mento del gatto di casa e il suo modo diinteragire con l’ambiente, con l’uomo e conle altre specie abbiamo intervistato unMedico Veterinario esperto in Comporta-mento Animale che, grazie alla propriaesperienza maturata in anni di professionee alla personale passione per la specietrattata, ci ha spiegato in maniera semplicee chiara alcuni aspetti generali della perso-nalità di questo fantastico pet. Abbiamoincontrato la Dr.ssa Elisabetta Piva (MedicoVeterinario - Master in Medicina Comporta-mentale) che opera presso l’AmbulatorioVeterinario Vetpoint di Senigallia (An).

Domanda: Ci chiediamo spesso come fare per rendere la casa “a misura di gatto”, ci puòdare qualche indicazione?Elisabetta Piva: Una casa a misura di gatto è un ambiente arricchito e stimolante a 360 gradi.Mi spiego meglio: per prima cosa dobbiamo partire dal presupposto che il gatto, nonostanteil lungo processo di domesticazione che lo ha portato a trasformarsi in un ottimo animale dacompagnia, mantiene comunque gran parte della propria indole selvatica che lo rende predae predatore al tempo stesso! Chiudere un gatto in casa è molto limitativo, pertanto per evitarenoia e stress è necessario fornirgli un habitat ricco di stimoli. La prima regola è quella della“tridimensionalità”, poiché si tratta di un attento osservatore che ama scrutare dall’alto il ter-ritorio e gli elementi che lo compongono. La casa dovrebbe inoltre essere piena di giochi earricchimenti ambientali che stimolino l’intelligenza enigmistica dell’animale ed è necessarioconcedere al gatto gli spazi vitali di cui ha bisogno per sentirsi al sicuro e rilassato.

D.: Cosa si intende per “tridimensionalità”?E.P.: In natura il gatto adora arrampicarsi dove ritiene opportuno e per questo ama partico-larmente gli alberi che rappresentano un rifugio sicuro, un luogo dove isolarsi e un punto di

La Dr.ssa Elisabetta Piva, Medico Veterinario - Master in MedicinaComportamentale

Il gatto è un attento osservatore, che ama scrutare dall’alto il territorio e gli elementi che lo compongono

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osservazione privilegiato sul mondo circostante. In casa è un po’ difficile, per ovvie ragioni,mettere a sua disposizione un albero, però esistono molte soluzioni alternative che consento-no al gatto di riprodurre questo comportamento. Un tiragraffi a più piani, una libreria facilmenteaccessibile o un pensile rappresentano ottime alternative… il gatto le apprezzerà di sicuro.

D.: Ha accennato al tiragraffi: si tratta di un oggetto importante per il gatto oppure è un vezzosuperfluo del proprietario?E.P.: Il tiragraffi è un oggetto tutt’altro che superfluo che non dovrebbe mai mancare in unacasa abitata da uno o più gatti. Al di là delle forme e dimensioni - per le quali i proprietaripossono oggi sbizzarrirsi come meglio credono scegliendo in base alla disponibilità econo-mica, al gusto personale o all’arredamento - per scegliere il materiale e la sede più adattadove collocarlo è necessario comprendere la sua utilità e ragionare come un gatto. Innanzi-tutto il tiragraffi è quello strumento che salva la maggior parte dei divani e del mobilio dicasa, catalizzando su di sé le attenzioni “graffiatorie” del felino. Il requisito essenziale e piùimportante è davvero semplice: deve essere di materiale adeguato a consentire la penetra-zione delle unghie, dunque né troppo duro né troppo morbido, e deve poter rendere il graffioben visibile. Tutto ciò spesso si riduce a una tavoletta o a un cilindro di legno (molto graditoè quello di ulivo) o di plastica rivestita di corda, stoffa o moquette, da disporre in modo dasostenere il peso del gatto sia se posizionato in orizzontale che in verticale (meglio entrambele opzioni), a seconda delle preferenze del gatto. Questo elemento, il tiragraffi vero e proprio,può essere incluso in una struttura più grande e articolata composta da più piani, amache,

ponti e nascondigli… Alcuni tiragraffi sono veri e propri capolavori di design, un grande pia-cere anche per gli occhi, ma al di là del lato estetico, più sono complessi e più riescono asoddisfare le esigenze etologiche del gatto in fatto di arricchimento ambientale. Esistono poianche soluzioni più semplici ed economiche, come i tiragraffi realizzati in cartone. L’idealesarebbe poterne scegliere più di uno, destinando a quello più bello e grande un posto d’o-nore in casa e utilizzando quelli più piccoli e meno appariscenti per salvare gli stipiti delleporte o il mobilio. Sarà dunque necessario piazzarli nei punti della casa per i quali il gatto hamostrato maggior interesse e dove ha iniziato a fare danni.

D.: Perché il gatto graffia o, come si dice volgarmente, “si fa le unghie”?E.P.: I motivi sono fondamentalmente due. Il più conosciuto è la necessità di farsi una sorta di“manicure”: il gatto ha bisogno di mantenere le unghie sempre affilate e ci riesce grazie al graf-fiamento di alcune superfici, operazione che ne facilita anche il ricambio favorendo la perditadella guaina. L’altro motivo, molto più importante, è la marcatura del territorio. Infatti attraversoil graffio il gatto effettua due tipi di marcatura distinti ma complementari: una di tipo visivo,ovvero i segni lasciati dalle unghie, e una olfattiva, grazie alle ghiandole che possiede nellospazio interdigitale. Per questo motivo il tiragraffi non andrebbe nascosto in un angolo remotodella casa, ma posizionato in un punto di passaggio. Quando il tiragraffi è ormai “massacrato”

I tiragraffi più sono complessi e più riescono a soddisfare le esigenzeetologiche del gatto in fatto di arricchimento ambientale

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è naturale il desiderio di sostituirlo con uno nuovo, ma bisogna tenere in considerazione cheal gatto non importa dell’estetica ma delle sue marcature e un nuovo oggetto potrebbe esseretemporaneamente destabilizzante. Ricordiamo inoltre che alcuni gatti adorano graffiare dopoaver mangiato o essere andati in “bagno”, per cui posizionare un tappetino di moquette in vici-nanza delle ciotole e della cassettina igienica può risultare cosa gradita.

D.: Esistono altre forme di marcatura oltre al graffio?E.P.: Sì! Il gatto possiede diverse ghiandole odorifere e tra queste le più usate sono quellepresenti sul muso e sul mento. Ad esempio, quando il gatto si struscia insistentemente sullegambe del proprietario lo sta marcando con i propri odori. Inoltre anche feci e urine possonoessere utilizzate come strumenti di marcatura, ma in genere il gatto tende a nasconderle:quando vengono ritrovate fuori dalla cassettina o in giro per casa indicano in genere chequalcosa non va.

D.: In che modo il gatto si diverte e quali sono i giochi che possiamo utilizzare?E.P.: Il gatto è un predatore. E gioca come tale. Pertanto i suoi giochi preferiti sono quelli chegli permettono di simulare una sequenza predatoria, ovvero l’agguato, l’inseguimento e lalotta. Per questo semplici oggetti come una pallina (ottima quella di carta stagnola) o unrotolino di cartone, già di per sé rappresentano un valido stimolo. Ancora meglio la classicaasticella collegata da un filo a un topolino di plastica o a una piuma che, una volta in movi-mento, diventano una grande attrattiva per il micio. Insomma, basta un po’ di inventiva perrealizzare giochi semplici e accattivanti. Il gatto è anche un esploratore per cui alcuni pro-blem solving, come il nascondere qualche crocchetta in giro per casa o all’interno di un con-tenitore di facile accesso, possono diventare degli interessanti arricchimenti ambientali.Avete mai fatto caso alla reazione del gatto quando si lascia sul pavimento la sportina dellaspesa oppure anche solo una busta o una scatola vuota? Il felino di casa non potrà fare ameno di andare a curiosare, per cui lasciateglielo fare… In commercio esistono poi moltis-sime soluzioni, più o meno sofisticate ma sempre a misura di gatto, il cui denominatorecomune, indipendentemente dal costo, dal design e dal funzionamento, è quello di stimolaree stuzzicare l’istinto naturale del micio.

L’importanza dell’erba gattaFornire vegetali innocui da masticare (come erba gatta, avena, menta gatta,radici di valeriana essiccata o altro), magari nascosti e lasciati mordicchiareuna volta trovati, può essere un ottimo arricchimento ambientale. L’erba

gatta può avere infatti un effetto molto piacevole: stiamo parlando della Nepeta cata-ria che in alcuni soggetti, geneticamente più predisposti, può indurre manifestazionicomportamentali riconducibili al piacere (strofinamenti, vocalizzi, ecc.).

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Semplici oggetti, come la classica asticella collegata da un filo a untopolino di plastica o a una piuma, rappresentano un valido stimolo

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D.: Esistono delle aree ben definite e con funzioni precise all’interno della casa?E.P.: Per i gatti che conducono una vita esclusivamente indoor, la casa corrisponde al terri-torio. Per una disposizione ottimale della casa in funzione alle esigenze del gatto, è neces-sario capire come lui ragiona. Iniziamo dall’area destinata ai “bisognini”: tutti sappiamo cheil gatto necessita di una cassettina igienica, ma l’importante è sapere dove posizionarla.Considerando che nessuno, e questa regola vale anche per l’essere umano, ha piacere diessere disturbato in quel delicato momento di privacy e vulnerabilità, la cassetta dovrà esse-re ubicata in un punto della casa tranquillo e appartato. E poiché in natura il gatto è un ani-male molto pulito e non mangia con piacere nelle vicinanze del proprio “gabinetto”, la cas-settina dovrà essere lontana dalle ciotole del cibo. L’area destinata all’alimentazione, quindialla ciotola del cibo e dell’acqua, dovrà essere realizzata sempre in un luogo tranquillo, manon necessariamente isolato. Spesso si identifica nella cucina la stanza più adatta, ma moltigatti sono infastiditi magari dal rumore della lavastoviglie o della lavatrice, e questo fattodeve essere tenuto presente. Eventualmente le ciotole possono essere poste in alto, strate-gia molto valida soprattutto se in casa siano presenti altri animali (ad esempio un cane), madovranno essere di facile e comodo accesso sia per il gatto che per il proprietario. L’acquaper alcuni gatti rappresenta un notevole diversivo, quindi distribuire più punti di abbevera-mento o fornire delle fontanelle potrebbe essere un ulteriore valido arricchimento ambienta-le. Per quel che riguarda l’area relax si tratta di un ambiente più difficile da definire a priori,in quanto di solito è il gatto a sceglierla. All’interno di un appartamento possono essere indi-viduate diverse aree relax, che l’animale utilizzerà a seconda dello stato emotivo delmomento. Il divano, il letto, uno dei piani del tiragraffi o il proprietario stesso… le possibilità

sono varie e dipendono dal desiderio di compagnia o di isolamento che l’animale prova inquel momento. Per facilitare la scelta è possibile posizionare delle tane chiuse, per i momen-ti di solitudine volontaria, o delle superfici sopraelevate pavimentate con moquette o stof-fa… in ogni caso sarà sempre il gatto a scegliere dove trascorrere il proprio tempo. Ultima,ma non certo per importanza, è l’area destinata al gioco e alla predazione, dove il gatto sidedicherà ai suoi passatempi preferiti. Per completare il quadro dobbiamo citare le “zone dipassaggio”, ovvero quei tragitti ideali che il gatto percorre per spostarsi da un ambienteall’altro e che usa marcare sia con segnali olfattivi (feromoni) che visivi (graffi), nei qualipotrebbe essere utile posizionare dei tiragraffi. Dare la possibilità di osservare il mondoesterno attraverso il vetro di una finestra, o meglio l’accesso a un terrazzo messo in sicu-rezza, è sempre consigliabile.

D.: Ci può dare qualche consiglio sulla lettiera?E.P.: Abbiamo già accennato all’importanza del suo posizionamento. La prima regola“aurea” sulla lettiera riguarda la sua superficie, che deve essere proporzionata alle dimen-sioni del gatto in modo da consentirgli di compiere comodamente la seguente sequenza:entrare, girare su sé stesso, scavare, eliminare feci e urine, ricoprire e uscire. Come substra-to ne esistono in commercio di diversi tipi, tutti più o meno validi, l’importante è fornire almicio uno spessore di almeno 5/7 cm affinché possa nascondere i propri bisogni. Molte let-tiere sono aromatizzate, ma il profumo è più un’esigenza del proprietario che del gatto, ilquale potrebbe anche esserne disturbato, per cui bisogna valutare le preferenze individuali.

All’interno di un appartamento possono essere individuate diverse areerelax, che l’animale utilizzerà a seconda dello stato emotivo del momento

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Per quanto riguarda il discorso “cassettina aperta” vs “cassettina chiusa”, al gatto non famolta differenza e la presenza di una copertura è, anche in questo caso, più che altro unanecessità del proprietario. C’è da dire però che a molti gatti la porticina basculante può darefastidio e che, soprattutto se la lettiera non viene pulita spesso, potrebbe decidere di nonutilizzarla più ed espletare i propri bisogni altrove; in linea generale, nella scelta della cas-settina (ma anche della lettiera) bisogna andare per tentativi. Una cosa è importante da tene-re presente: se convivono più gatti è meglio lasciare a loro disposizione almeno due casset-tine igieniche (meglio tre) distanti tra loro, in modo che sia salvaguardata la privacy e la tran-quillità del singolo.

D.: Come viene considerato dal gatto il proprio umano?E.P.: A differenza del cane, il gatto è un animale più solitario, sociale facoltativamente, chenon riconosce l’essere umano come “capo branco”, bensì lo accetta all’interno del suogruppo marcandolo con i propri odori. Quando il gatto si struscia sulle gambe o sulle manidel proprietario non lo sta semplicemente coccolando, in realtà sta manifestando affiliazio-ne e accettazione. Il ruolo dell’umano non è ben definito, stabile e immutabile come avvie-ne per il cane; al contrario può essere considerato contemporaneamente madre (quando ilgatto fa la “pasta” sulla nostra pancia), figlio (quando ci porge una lucertola, un topolino oun uccellino per sfamarci), compagno (quando ci cerca e si addormenta a stretto contattocon noi), predatore (quando attacca le mani che si muovono per giocare), preda (quandoscappa all’improvviso) e a volte anche albero (quando si arrampica sulle nostre gambe). Ilruolo dell’essere umano, ai suoi occhi, può cambiare molto rapidamente e più volte nellostesso momento, in funzione delle circostanze e del suo stato emotivo. La coccola e la carezza mimano il rapporto tra gatti, il grooming reciproco, e il lasciarsiaccarezzare dipende molto da quanto è stato abituato a essere leccato dalla mamma e dalsuo livello di socializzazione: per questo è molto importante che lo svezzamento avvenganei tempi giusti.

Perché il gatto è sempre dalla partesbagliata della porta?Capita spesso, quando il gatto si trovi di fronte a una porta chiusa, che chie-da con insistenza di entrare e, una volta aperta la porta, che rimanga sulla

soglia oppure faccia un giretto veloce e poi esca. Il gatto non ama infatti le porte chiu-se, in quanto deve avere una visione completa dell’ambiente: gli piace osservare edeve essere in grado di gestire il territorio regolando lo spazio tra lui e gli altri che, inogni caso, devono rimanere entro il suo campo d’osservazione. Nella sua mappacognitiva della casa, dunque, porte chiuse e divieti di accesso non sono contemplati.

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La coccola e la carezza mimano il rapporto tra gatti, il grooming reciproco

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D.: Invitare al gioco il gatto muovendo la mano è sbagliato? E.P.: Io lo sconsiglio! Se il gattino identifica la mano o il piede come un gioco di predazione,lo considererà sempre come tale, anche quando non vogliamo, e il rischio di morsi o graffianche profondi sarà molto concreto. Se il micio è particolarmente eccitato e vuole attaccarela mano bisogna interrompere la sequenza predatoria, aspettare che si calmi e poi proporreun gioco alternativo.

D.: Quali sono i consigli per introdurre in casa un nuovo gatto?E.P.: Quando in casa sia già presente un gatto “padrone” del territorio, introdurre un nuovosoggetto non è semplice, ci vuole tempo e non sempre si riesce nell’intento poiché i dueanimali potrebbero non accettarsi mai vicendevolmente. Meglio evitare in prima battuta unincontro diretto, e fare in modo che i due soggetti si conoscano inizialmente in maniera“olfattiva”. Una buona strategia potrebbe essere quella di confinare in una stanza il nuovoarrivato e successivamente, in sua assenza, lasciare che il gatto residente entri nella stanzae faccia conoscenza dell’altro attraverso il suo odore per alcuni minuti; allo stesso modo sidovrà consentire al nuovo arrivato di girare per l’appartamento e annusare liberamente,sempre evitando “incontri ravvicinati”. I primi contatti potranno avvenire ponendo il nuovogatto in un trasportino chiuso, in modo che l’altro possa girargli intorno e finalmente vederlo,

pur mantenendo una separazione fisica. A quel punto si osserveranno le reazioni: qualcherimostranza (soffio e tentativo di aggressione) è più che normale, ma bisogna sempre fareattenzione. Solo alla fine di questo lungo percorso, la cui durata è estremamente variabile,si potrà tentare un approccio fisico diretto, meglio in un ambiente quanto più possibilmenteneutro (magari una stanza di scarso interesse dal punto di vista territoriale). Ovviamente l’in-contro tra un gatto adulto (residente) e un gattino (nuovo soggetto) è più semplice rispettoa quello tra due adulti, in quanto il giovane entro le 9/10 settimane di vita è in genere moltopiù malleabile. Un consiglio pratico è quello di aumentare tutte le risorse di un numero supe-riore al numero dei gatti: se i gatti sono due, posizionare tre cassettine igieniche, tre tiragraffie tre ciotole per il cibo, in modo da ridurre al minimo i conflitti.

D.: Quali sono i principali problemi comportamentali del gatto, quali le cause e le manifesta-zioni?E.P.: Il capitolo delle patologie comportamentali è davvero molto ampio. Volendo sintetizza-re, lo stress potrebbe essere individuato come uno dei fattori principali e può essere conse-guenza di diverse cause: dalla noia (ambiente chiuso e poco stimolante), alle modificazioniterritoriali, fino ai conflitti sociali. Ad esempio un trasloco, dei lavori di ristrutturazione in casao il cambio di mobilio rappresentano un trauma per il gatto che vede modificarsi, o cambiaredel tutto, il proprio territorio mentre l’introduzione di un nuovo animale (come un altro gattoo un cane) provoca disagio e sconvolgimento nella struttura sociale. Il gatto stressato puòmanifestare questa condizione in diversi modi, dai cambiamenti nel proprio comportamento(tendenza a isolarsi di più, aumento dell’aggressività, eccessivo grooming, ecc.), fino a verie propri segni di malattia come l’anoressia, i disturbi gastroenterici o urinari e la perdita dipelo. Un gatto che di punto in bianco inizia a fare i bisogni fuori dalla cassettina o a graffiarei mobili, non sta facendo un dispetto bensì sta manifestando un disagio che traduce, moltospesso, con una marcatura patologica del territorio. Pertanto non deve essere punito, bensìè necessario indagare le cause rivolgendosi a un veterinario comportamentalista.

Quando in casa sia già presente un gatto “padrone” delterritorio, introdurre un nuovo soggetto non è semplice

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Le malattie infettive e le vaccinazioni raccomandateIL GATTO, COME DEL RESTO QUALUNQUE ALTRA SPECIE ANIMALE, PUÒ ESSE-RE COLPITO DA DIVERSE MALATTIE INFETTIVE SPECIFICHE. TRA QUESTE LE

MALATTIE VIRALI SONO SICURAMENTE QUELLE CHE PRESENTANO UN RISCHIO

MAGGIORE IN QUANTO A DIFFUSIONE E POSSIBILITÀ DI CONTAGIO. LA VACCI-NAZIONE PREVENTIVA È UNA VALIDISSIMA ARMA IN NOSTRO POSSESSO, MA

DEVE ESSERE USATA NELLA MANIERA GIUSTA

Nella maggior parte dei casi i gatti vengono venduti (o acquistati) quando sono ancora pic-coli - comunque non entro i 60 giorni di vita - sicuramente il momento migliore per adattarsialla casa e alla famiglia che li ospiteranno. Purtroppo il giovane gatto è esposto al rischio dicontrarre alcune malattie infettive, in particolare quelle di natura virale. Poiché i primi inter-venti vaccinali di routine andrebbero eseguiti proprio in questa fascia di età, si ricorda cheè bene vendere (o acquistare!) solamente soggetti già vaccinati oppure, qualora la primavaccinazione non fosse ancora stata eseguita, provvedere comunque prima della vendita.Per quanto il negozio possa sembrare un ambiente “sicuro”, non è impossibile che durantela permanenza nella struttura il gattino possa essere contagiato da una malattia infettiva.Anche subito dopo la cessione, al momento dell’arrivo nella nuova casa, il giovane gattopotrebbe essere a rischio e una qualunque malattia infettiva potrebbe insorgere prima che ilproprietario abbia potuto provvedere in questo senso, motivo in più per vendere un animalegià “protetto”. Cerchiamo di capire insieme quali sono le principali malattie virali contro lequali è bene fare profilassi e come regolarsi con gli interventi vaccinali che, ricordiamo,devono essere eseguiti direttamente da un medico veterinario che provvederà anche a pia-nificare i richiami successivi e garantirà la buona esecuzione della procedura timbrando efirmando il libretto sanitario.

Linee guida sulla vaccinazioneAl fine di fornire una linea guida comune sulle vaccinazioni, il WSAVA (World Small AnimalVeterinary Association) ha recentemente pubblicato un documento aggiornato in materia,oggi seguito dalla maggior parte delle strutture veterinarie. Nonostante le indicazioni dibase, delle quali parleremo a breve, il protocollo vaccinale non è rigido, ma la sua pianifica-

zione spetta in ultima analisi al veteri-nario curante che deve elaborare unpiano di profilassi tenendo in conside-razione diversi elementi, tra i quali ilrischio cui l’animale è esposto, lo stiledi vita e l’epidemiologia delle diversepatologie contro le quali è necessarioconfrontarsi. Innanzitutto è necessariofare una distinzione tra vaccinazioni“core”, ovvero quelle suggerite per tuttigli animali, e “non core”, quelle facolta-tive la cui esecuzione dipende da unostato di necessità o meno. Le vaccinazioni core nel gatto sonoessenzialmente quelle contro la Pan-

leucopenia felina (Feline Parvovirus - FPV), l’Herpesvirosi (FHV-1) e la Calicivirosi (FCV). Perqueste patologie il protocollo base del WSAVA suggerisce nel gattino una prima vaccinazio-ne tra le 6 e le 8 settimane di vita con richiami ogni 2-4 settimane, fino al raggiungimentodelle 16 settimane di vita circa. Il gatto potrà poi essere rivaccinato all’età di sei mesi o unanno e successivamente ogni tre anni ma, come già accennato, il protocollo andrà “aggiu-stato” dal medico veterinario una volta prese in considerazione le diverse variabili, valutandoil singolo caso. Tra le vaccinazioni non core, ovvero quelle che vengono eseguite in partico-lari condizioni di rischio, sono incluse la Leucemia Felina e l’Immunodeficienza (FIV), entram-be virali, la Clamidiosi (Chlamydia felis) e la Bordetellosi (Bordetella bronchiseptica) che sono

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invece malattie batteriche. La rabbia, altra patologia virale molto importante, merita undiscorso a parte: nelle aree in cui la malattia è endemica la vaccinazione viene consideratacore, ma è obbligatoria ai fini del rilascio del passaporto per l’espatrio o per l’importazione,esattamente come avviene per il cane e il furetto. Alla luce di queste considerazioni, risultaormai chiaro quali siano i requisiti vaccinali per un animale che sarà ospitato in negozio.Vediamo insieme alcune particolarità delle patologie per le quali si esegue l’intervento vac-cinale.

Panleucopenia felinaAnche nota come gastroenterite virale felina, questa malattia è altamente contagiosa espesso fatale. Il Parvovirus è molto resistente nell’ambiente (fino a 1 anno) e i soggetti piùcolpiti sono i gattini non vaccinati. Questo virus viene eliminato nell’ambiente prevalente-mente attraverso le feci ma anche altri fluidi corporei. L’infezione può avvenire per contattodiretto con animali infetti o le loro feci oppure per via indiretta frequentando ambienti con-taminati. I sintomi sono prevalentemente vomito e diarrea (spesso emorragica), febbre, scar-so appetito e depressione. Il termine panleucopenia deriva dal fatto che per la sua azionesul midollo osseo, il virus determina un notevole abbassamento dei globuli bianchi.

Influenza felinaSotto la denominazione generica di “influenza felina”, malattia respiratoria molto contagiosae in alcuni casi fatale, vengono comprese due patologie a eziologia virale molto importantie frequenti nel gatto: l’Herpesvirus e il Calicivirus. Questi virus vengono dispersi nell’ambien-te attraverso l’aerosol, lo scolo nasale e oculare grazie ai quali possono essere rapidamentetrasmessi agli animali sani sia per contatto diretto che indiretto. Come per la panleucopenia,anche per l’influenza felina i più colpiti sono gli animali giovani che manifestano inizialmentedei semplici starnuti; la patologia può evolvere in quadri clinici più o meno gravi in funzionedei ceppi virali coinvolti, delle condizioni generali degli animali colpiti e dello stato del siste-ma immunitario. Altri sintomi che compaiono di frequente sono febbre, depressione, ano-ressia, scolo oculo-nasale, possibile presenza di ulcere a carico della mucosa orale e perditadi saliva. Le infezioni batteriche secondarie a carico dell’apparato respiratorio possonocomplicare l’evoluzione della patologia e minare gravemente la sopravvivenza degli animalicolpiti.

Leucemia FelinaLa Leucemia Felina o FeLV è causata da un retrovirus che viene eliminato dagli animali infettiattraverso le feci, le urine ma soprattutto la saliva, che è uno strumento molto importanteper la trasmissione del virus che può in questo modo infettare i gatti sani attraverso unmorso, operazioni di grooming reciproco (gatti che si toelettano tra loro) o anche semplice-mente utilizzando la stessa ciotola per acqua e alimento. A differenza degli altri virus appenapresi in considerazione, il virus della FeLV non sopravvive a lungo nell’ambiente esterno. Igatti che sviluppano la malattia sono quelli il cui sistema immunitario non riesce a far fronte

Purtroppo il giovane gatto è esposto al rischio di contrarrealcune malattie infettive, in particolare quelle di natura virale

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all’infezione: questi animali manifesteranno i sintomi in tempi variabili e il decesso, presto otardi, è l’evoluzione più probabile. I sintomi più comuni che compaiono in corso di FeLV sonofebbre, depressione, dimagrimento, aumento di volume dei linfonodi, pelo opaco e disordi-nato, problemi gastroenterici e respiratori nonché tempi più lunghi di guarigione da altremalattie (a causa dell’inefficienza del sistema immunitario). In molti gatti è presente ancheanemia (mucose pallide) e sviluppo di tumori a carico di midollo osseo, linfonodi, intestino,reni o altri organi. Possono essere vaccinati i gatti che non abbiano contratto l’infezione, per-tanto prima dell’intervento è necessario eseguire un test sierologico che confermi l’assenzadell’infezione. I gattini possono essere infettati direttamente dalla madre, per cui è preferibileacquistare figli di madri “garantite”.

Immunodeficienza felinaIl virus dell’Immunodeficienza Felina (FIV o AIDS felino) provoca un indebolimento progressi-vo del sistema immunitario dell’animale che, di conseguenza, non riesce ad affrontare le altremalattie che lo minacciano, anche le più banali. Le modalità di trasmissione sono simili aquelle già descritte per la FeLV. Non esistono terapie specifiche e, a differenza delle altrepatologie descritte, nel nostro Paese non sono attualmente disponibili presidi immunizzanti.

ClamidiosiLa clamidiosi felina è una malattia batterica causata da Chlamydophila felis che causa unacongiuntivite persistente di gravità variabile, ma l’infezione può interessare anche il naso ele alte vie respiratorie (scolo nasale e starnuti) e in alcuni casi anche i polmoni. Febbre,depressione e perdita di appetito sono sintomi comuni in corso di clamidiosi. La patologiaè altamente contagiosa e può colpire animali di tutte le età; i gattini sono più sensibili all’in-fezione che diventa spesso cronica e persistente. Raramente la clamidiosi porta a morte glianimali ma può aggravare altre patologie concomitanti o esserne aggravata. Il batterio nonsopravvive a lungo nell’ambiente esterno e viene distrutto o inattivato dai comuni disinfet-tanti; la trasmissione avviene generalmente a seguito di contatto tra soggetti infetti e sani.

RabbiaQuello della rabbia è un virus letale, che si trasmette attraverso il morso e porta inevitabil-mente a morte l’animale nel giro di alcuni giorni. Nel gatto la vaccinazione antirabbica èobbligatoria in caso di espatrio o di importazione dall’estero, pertanto gli animali acquistatida fornitori oltre confine dovranno essere accompagnati dal passaporto che attesti la rego-lare esecuzione della vaccinazione, effettuata non prima dei 3 mesi compiuti di età.

Quali attenzioni in negozio?In negozio bisognerebbe accettare (e quindi rivendere!) solo animali di provenienza certa,accompagnati da libretto vaccinale e certificato sanitario. Qualora compaiano segni dimalessere che facciano pensare a un problema sanitario, bisogna rivolgersi immediatamen-te a un veterinario che provvederà a diagnosticare la patologia in corso e a fornire le prescri-zioni per la cura dell’animale e per la salvaguardia degli altri soggetti eventualmente presentiin negozio, evitando così di vendere soggetti infetti o in fase di incubazione. I locali e le strut-ture all’interno delle quali vengono ospitati gli animali dovrebbero sempre essere accurata-mente igienizzate e disinfettante con regolarità, indicazione particolarmente valida soprat-tutto nel caso della comparsa di una qualunque malattia infettiva, dal momento che alcunipatogeni sono in grado di persistere nell’ambiente anche molto a lungo infettando in suc-cessione numerosi soggetti.

Il libretto sanitarioSul libretto sanitario bisognerà verificare che a ogni vaccinazione dichiaratacorrispondano la data di esecuzione, la data prevista per il rischiamo, l’eti-chetta del prodotto utilizzato e che siano presenti sia la firma che il timbro

di un veterinario regolarmente iscritto all’ordine. In presenza di un proprietario allaprima esperienza bisognerà ricordare la necessità di far eseguire i richiami previsti,al fine di garantire all’animale una copertura adeguata. Nel caso di soggetti diimportazione, questi dovranno avere anche il passaporto che ne attesti l’importazio-ne legale e la regolare esecuzione della profilassi antirabbica.

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Il gatto e gli ectoparassitiGLI ECTOPARASSITI RAPPRESENTANO UN PROBLEMA SOPRATTUTTO NEL

PERIODO CALDO E PER L’ANIMALE CHE VIVE ALL’APERTO. NONOSTANTE CIÒ

ANCHE I GATTI CON VITA ESCLUSIVAMENTE CASALINGA POSSONO ESSERE BER-SAGLIO DI DIVERSI OSPITI INDESIDERATI E IL CALDO PER MOLTI DI ESSI NON È

PIÙ UN FATTORE DETERMINANTE. INOLTRE GLI ECTOPARASSITI, OLTRE A RAP-PRESENTARE ESSI STESSI UN PROBLEMA, POSSONO ESSERE VETTORI DI ALTRE

PATOLOGIE: LA PREVENZIONE È LA PIÙ IMPORTANTE STRATEGIA DI DIFESA

Un tempo erano considerati un problema di cui preoccuparsi con l’arrivo della bella stagio-ne, ma oggi la loro presenza è stata accertata anche nei periodi dell’anno considerati piùproibitivi: stiamo parlando degli ectoparassiti, ospiti indesiderati che vivono sui nostri ani-mali o entrano in contatto con loro per sfruttarne le risorse e proliferare.

I prodotti antiparassitariIl negoziante specializzato viene spesso interpellato su quale sia il prodotto più adatto daapplicare sull’animale, pertanto una conoscenza di base dei principali ectoparassiti è fon-damentale per comprendere quale sia la migliore strategia di lotta. La maggior parte degliantiparassitari è di libera vendita, non necessita pertanto di prescrizione medica, ma spessoil proprietario, da solo, non è in grado di effettuare una scelta oculata e consapevole ed èquindi utile poter dare un buon consiglio. Il negoziante può ottenere le informazioni relativea ogni singolo prodotto prima di tutto leggendo le istruzioni riportate sulla confezione, cheindicano lo spettro d’azione (ovvero per quali ectoparassiti sono registrate le molecole con-tenute all’interno del presidio), la specie sul quale il prodotto può essere impiegato e lemodalità di utilizzo, ma anche confrontandosi con l’informatore di zona che saprà darerisposta a tutte le domande del caso. Nel suggerire un antiparassitario bisognerà prima ditutto capire quale sia la tipologia di prodotto più adatta all’animale e al proprietario: adesempio non tutti i gatti sopportano il collarino, che in genere ha il vantaggio di risultare“comodo” grazie a una durata di diversi mesi, e non tutti i proprietari sono così attenti emeticolosi da ricordarsi di applicare con regolarità prodotti come spot-on o spray, che ingenere richiedono una cadenza ben precisa. Poi bisogna prendere in considerazione lamodalità di somministrazione: molti proprietari ignorano che, ad esempio, gli spot-on non

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devono essere applicati sul pelo ma direttamente a contatto con la cute e che lavare l’ani-male a ridosso della somministrazione può vanificare l’efficacia del prodotto. Infine, qualisono gli “ospiti indesiderati” contro i quali si intende fare profilassi? Molti prodotti sono adampio spettro, ovvero prevengono contemporaneamente tutte le categorie di ectoparassiti,altri invece hanno uno spettro d’azione più limitato e infine, cosa che spesso viene pococonsiderata, alcuni sono registrati, e quindi efficaci, per la prevenzione o l’eliminazioneanche di un certo numero di parassiti interni. Saper consigliare il prodotto giusto e dare indi-cazioni sulle modalità di utilizzo può essere utile per creare empatia con il cliente: sapevate,ad esempio, che contro le insidiosissime pulci, le quali tendono a sopravvivere nell’ambienteattraverso le loro forme immature, esistono prodotti da somministrare agli animali ma effica-ci anche per una lotta di tipo “ambientale”? Voi sicuramente si, ma il proprietario mediospesso ignora questo aspetto: perché non farglielo presente? Vediamo insieme, dunque,quali sono i principali ectoparassiti contro i quali ci dobbiamo confrontare.

Le pulciTutti conosciamo le pulci, piccoli insetti grandi pocopiù di 2 millimetri, di colore brunastro e dotati di sottilie robuste zampe posteriori che consentono loro dispiccare salti centinaia di volte superiori alla lunghez-za del loro corpo. Le pulci possiedono un apparatobuccale in grado di pungere la cute dell’ospite, con-sentendo loro di nutrirsi del sangue dell’animale. Ilciclo biologico di questo parassita è molto interes-

sante: le pulci adulte vivono sugli animali infestati, si accoppiano e producono delle uova checadono al suolo (contaminazione ambientale). Dalle uova fuoriesce una larva di primo stadioche, nell’ambiente esterno, matura fino a larva di terzo stadio per poi trasformarsi in pupa esopravvivere protetta per mesi, fino a che le condizioni ambientali non siano idonee alla schiu-sa. A quel punto l’insetto adulto e affamato troverà un nuovo ospite sul quale nutrirsi e dar vitaa numerose generazioni successive. Le larve hanno la tendenza a rifuggire la luce solare rin-tanandosi, in ambiente domestico, al riparo di tappeti, moquette, divani, letti, cucce e altrianfratti. L’adulto vive fino a un massimo di 100 giorni ed è in grado di produrre dalle 30 alle50 uova al giorno: immaginiamo, nel caso di un’infestazione massiva, quante pulci potrebberonascere in totale per ogni stagione favorevole! Quello appena descritto in maniera sommariaè il ciclo biologico di Ctenocephalides felis, la pulce più diffusa nel gatto e nel cane nel nostroPaese ma non l’unica, in quanto il micio può essere parassitato da numerose specie di puli-cidi, tra cui quelle caratteristiche di altre specie, come ad esempio Ctenocephlides canis,Archaeopsylla erinacei (pulce del riccio), Spilopsyllus cuniculi (pulce del coniglio), Pulex irri-tans, Echidnophaga gallinacea (pulce dei volatili) e diverse altre. Per osservare le pulci e veri-ficare pertanto la loro presenza, spesso basta spostare il pelo dell’animale per veder fuggirein tutta fretta il parassita, oppure è sufficiente individuare le feci dell’insetto che hanno l’aspet-to di “forforina” nera in mezzo al mantello. La presenzadelle pulci sull’animale provoca reazioni cutanee divaria intensità, in alcuni casi veri e propri fenomeni aller-gici (scatenati dal contatto con la saliva del parassita),accompagnate da prurito e intenso grattamento.

I pidocchiAnche il gatto ha i suoi pidocchi e, per quanto piutto-sto rari nei gatti di casa, un po’ meno in quelli a vita

I gatti in negozioPrima di vendere od ospitare in negozio un gatto è buona regola che il nego-ziante si assicuri che sia privo di ectoparassiti che potrebbero infestare, nelgiro di poco tempo, altri soggetti presenti o creare problemi al proprietario

(e quindi proteste) nell’immediato post-vendita. È bene, a tale scopo, osservare concura soprattutto l’interno del padiglione auricolare per verificare l’assenza di acari edi cerume, e la cute dell’animale, per assicurarsi che non vi siano “ospiti indesiderati”(come pulci o loro escrementi) o addirittura lesioni e arrossamenti sospetti.

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Una pulce (Ctenocephalides felis)

Felicola subrostratus

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libera, è bene ricordare che esistono. Il pidocchio del gatto “per eccellenza” è Felicolasubrostratus, un insetto di forma allungata (1-1,5 mm) che si localizza principalmente sullacute di muso, orecchie e dorso dell’animale provocando dermatite, prurito e alopecia.

Le zeccheNumerose sono le specie di zecca che possono infestareil gatto (e il cane) nel nostro Paese, in particolare quelleappartenenti ai generi Ixodes, Rhipicephalus, Dermacen-tor, Haemaphysalis e Hyalomma. Senza entrare nel detta-glio delle singole specie, una zecca si riconosce facilmen-te: sono acari di grosse dimensioni (2-4 mm circa) concorpo ovalare, otto arti nell’adulto (e nella ninfa) e sei nellalarva, dotati di un rostro (apparato buccale o ipostoma)

che spesso viene definito erroneamente “testa”, molto difficili da schiacciare. Una volta salitasull’animale, la zecca si porta sulla cute nella quale infigge il rostro e inizia a succhiare il san-gue. A differenza del maschio, la femmina durante il pasto si gonfia progressivamente fino araggiungere la dimensione di un fagiolo: il nutrimento così ottenuto le servirà per produrrediverse centinaia di uova che verranno deposte nel terreno e daranno vita a una successivagenerazione di piccole zecche. La puntura di questo parassita, che può rimanere attaccatoall’animale per diversi giorni, causa fastidio, tanto che spesso il gatto riesce a staccarlo dasé grattandosi. La rimozione manuale della zecca deve essere eseguita con attenzione e dapersonale esperto, poiché il rischio di “rottura” dell’acaro è tutt’altro che remoto: l’apparatobuccale potrebbe rimanere infisso nella cute causando una reazione di tipo granulomatoso.È meglio evitare l’uso di olio, alcool o qualunque altro rimedio “casareccio” e inappropriato,impiegando invece prodotti specifici e giocando sempre sulla prevenzione.

Gli acari della cuteOltre alle zecche esistono numerose altre specie diacari che possono parassitare la cute del gatto,ognuno dei quali presenta delle particolarità. Vedia-mone insieme alcuni. Il primo al quale accenneremoè Otodectes cynotis, un acaro lungo circa mezzomillimetro che siamo soliti rinvenire all’interno delcondotto uditivo del cane e del gatto, sebbenepossa occasionalmente localizzarsi anche in altresedi. La sua presenza causa fastidio e prurito all’a-

nimale che spesso tiene i padiglioni rivolti in posizione orizzontale in guisa di “aeroplanino”e tende a grattarsi con insistenza la base dell’orecchio, autoprovocando lesioni secondariee infezioni. Osservando l’interno del padiglione edel condotto uditivo è spesso possibile notareaccumulo di cerume nerastro sul quale sono pre-senti dei puntolini biancastri (gli acari, per l’appun-to), visibili grazie all’utilizzo di un otoscopio oanche solo di una lente di ingrandimento. Un altroacaro di superficie, che vive dunque tra la cute e ilpelo, in grado di provocare prurito e fastidio, èCheyletiella blakei: questo acaro di piccole dimen-sioni (0,3-0,4 mm) interessa soprattutto il musodell’animale ma anche altre regioni del corpo, cau-sando dermatite, prurito e accumulo di scaglie cor-nee (forfora). Sarcoptes scabiei e Notoedres catisono invece acari “scavatori” che compiono partedel loro ciclo biologico all’interno dello spessoredella cute dell’animale, realizzando gallerie entro le quali si nutrono e depongono le uova; lapresenza del parassita causa irritazione cutanea, prurito, formazione di croste e alopecia.Molto meno frequenti sono invece i casi di demodicosi (Demodex cati e Demodex gatoi),un’altra acariasi che citiamo solo per completezza e che può interessare il gatto causandodermatite, prurito e desquamazione della cute. Ultima, ma non per importanza, la trombicu-losi (Neotrombicula autumnalis), una parassitosi cutanea causata dalla larva di un acaro chevive in aree boschive, prati e giardini e può infestare il gatto che si aggira in mezzo alla vege-tazione durante la bella stagione: queste piccole larve, di pochi millimetri di lunghezza, suc-chiano il sangue dell’animale (si presentano come un piccolo ammasso di corpuscoli aran-cioni sulla cute) per poi completare il proprio ciclo biologico nell’ambiente esterno.

Una zecca

Otodectes cynotis

Lesione periauricolare da Otodectes cynotis

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Parassiti dal cieloQuando pensiamo agli ectoparassiti del gatto, il pensiero si rivolge subito a pulci, zecche,acari e pidocchi. Nonostante ciò anche il gatto può essere vittima di parassiti “alati”, ovveroflebotomi, zanzare, mosche - e relative larve - principalmente durante il periodo caldo, nelquale questi insetti sopravvivono nella loro forma adulta, si nutrono e si riproducono.

Pericoli collateraliLe infestazioni massive da ectoparassiti ematofagi (come pulci, zecche e pidocchi), oltre all’in-gente fastidio che possono provocare all’animale (dermatiti, prurito, formazione di croste, alo-pecia e infezioni secondarie), sono potenzialmente in grado di determinare anche un impor-tante depauperamento delle risorse corporee (ad es. anemia), soprattutto nei soggetti moltogiovani, in quelli malati o debilitati. Ovviamente le infestazioni gravi sono davvero molto rarenei gatti di proprietà, soprattutto quando questi si trovino ancora in negozio, poiché si provve-de in genere all’applicazione preventiva di antiparassitari o al trattamento immediato in casodi insorgenza del problema. Rappresentano invece sicuramente un fenomeno più frequentenegli animali di colonia, che possono però entrare in contatto (direttamente o indirettamente)anche con il gatto di casa. Alcuni parassiti esterni sono importanti dal punto di vista sanitarioperché vettori di altre patologie che possono trasmettere attraverso il morso o la puntura. Lezecche, ad esempio, possono essere vettori di ehrlichiosi, anaplasmosi, rickettsiosi e tulare-mia, le pulci possono trasmettere la bartonellosi, i flebotomi la leishmaniosi e le zanzare la fila-riosi cardiopolmonare. Sempre le pulci, ma questa volta per ingestione dell’insetto stesso,possono determinare nel gatto l’infestazione da Dipylidium caninum.

La prevenzioneIl modo migliore per combattere gli ospiti indesiderati è quello di evitare che avvenga l’infe-stazione, anche per impedire la trasmissione di altre patologie che riconoscono nel parassitail proprio vettore. Molta attenzione deve essere posta, soprattutto nel caso di soggetti cheabbiano accesso all’esterno, ai contatti dei gatti di casa con animali randagi o selvatici, conaltre specie da compagnia che vivono in ambiente domestico ma che potrebbero essere vei-colo di ectoparassiti (come il cane che viene portato a spasso) ma anche con nuovi soggettidi recente acquisto, non controllati o trattati preventivamente. Nel suggerire un antiparassi-tario per il gatto bisogna sempre optare per un prodotto registrato per questa specie, salvodiversa indicazione del veterinario, poiché alcune molecole possono risultare tossiche per ifelini sebbene di largo impiego nel cane (ad es. molti piretroidi). Inoltre nell’utilizzo del pre-sidio è indispensabile ricordare di seguire con attenzione le indicazioni della casa produttricequanto a modalità di somministrazione o applicazione e per quel che riguarda la cadenzadei trattamenti, pena il rischio di vanificare l’intervento di profilassi: moltissimi sono i casi diinefficacia di un trattamento, per quanto il prodotto utilizzato sia davvero molto valido, acausa di una non corretta somministrazione.

I dermatofitiLa tigna è una patologia fungina della pelle e del pelo del gatto che si mani-festa con alopecia, desquamazione cutanea e, in alcuni casi, prurito. Il der-matofita principalmente coinvolto in questa specie è Microsporum canis,

un fungo che si nutre di cheratina. La patologia si presenta in forma evidente soprat-tutto nei gattini, nei soggetti anziani e in quelli debilitati; molto spesso i gatti adulti

e in buona salute non mostrano segni clinici evidenti,pertanto possono rimanere portatori asintomatici ediffondere le spore del fungo (molto resistenti) in casa onel negozio. Si tratta di una zoonosi, quindi di unamalattia trasmissibile all’essere umano. In caso di sospet-to bisogna rivolgersi immediatamente al veterinario eprendere in considerazione la possibilità che l’ambienteall’interno del quale il gatto ha vissuto sia contaminato,così come gli altri animali eventualmente conviventi, chedovrebbero essere fatti monitorare. Particolare attenzio-ne deve essere posta anche in negozio, nel quale un gattoaffetto da tigna potrebbe spargere le spore del micete econtaminare la struttura e gli altri soggetti presenti.

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Tigna sul muso di un gattino

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Il gatto e l’alimentazioneUNA CORRETTA ALIMENTAZIONE È IL PUNTO DI PARTENZA PER UNA BUONA

SALUTE. CONOSCERE LE ABITUDINI ALIMENTARI DEL GATTO E I SUOI FABBISO-GNI, CHE VARIANO ANCHE NOTEVOLMENTE IN FUNZIONE DELL’ETÀ, DEL MOMEN-TO FISIOLOGICO E DELLO STILE DI VITA, È DI FONDAMENTALE IMPORTANZA

Il vecchio e intramontabile detto “la salute inizia a tavola” riassume in sé un concetto fon-damentale secondo il quale alimentare i nostri animali in maniera corretta è un requisito indi-spensabile per garantire un buon accrescimento nei soggetti giovani, un adeguato mante-nimento negli adulti e una vecchiaia dignitosa negli anziani, poiché moltissime sono le pato-logie legate a squilibri nutrizionali o a una dieta inappropriata prolungata nel tempo. Cerchiamo adesso di chiarire alcuni punti salienti relativi al “gatto a tavola”.

Il comportamento alimentare del gattoIl gatto è un carnivoro stretto che in natura si alimenta grazie alle sue spiccate doti di pre-datore. Allo stato selvatico si nutre di piccole prede (roditori, volatili, rettili, ecc.) e pertantosi è evoluto in modo da compiere numerosi pasti nell’arco del giorno (e della notte) per sod-disfare i propri fabbisogni. Per ogni pasto il gatto assume in media 25/30 kcal che corrispon-dono all’apporto energetico di un topolino o di un uccellino. Il gatto si è adattato dunque auna dieta ricca in proteine e grassi ma povera in carboidrati; il fabbisogno in proteine è moltopiù elevato rispetto alle specie non carnivore, e questo perché gli enzimi epatici responsabilidel catabolismo proteico sono sempre in attività. Quando il gatto viene sottoposto a un regi-me dietetico inadeguato, nel quale soprattutto l’apporto proteico non sia sufficiente, le pro-teine costituenti l’organismo, in particolare le masse muscolari, vanno incontro a cataboli-smo endogeno cui consegue dimagrimento dell’animale e perdita progressiva della musco-latura. Il gatto non è in grado di digiunare, pertanto sono sufficienti anche 12-24 ore senzache si alimenti perché compaiano i primi segni di sofferenza organica.

I fabbisogni alimentariI fabbisogni alimentari, qualunque sia la specie animale che si vuole prendere in considera-zione, devono tenere conto di diversi fattori, tra cui l’età (gattino in crescita, adulto o anziano),lo stato fisiologico (gravidanza, allattamento, ecc.), la condizione fisica (sottopeso, sovrappe-so, sterilizzato) e lo stile di vita (indoor, outdoor, sedentario, molto attivo, ecc.). In linea gene-rale si parte sempre da un fabbisogno di mantenimento, quello necessario per conservare lacondizione fisica attuale in rapporto al peso, a cui vanno sommati gli eventuali fabbisogninecessari per l’accrescimento nel gattino, per lo sviluppo dei feti in gravidanza o per la pro-duzione di latte. Altre variabili che devono essere considerate nella pianificazione del regimealimentare dell’animale sono un aumento dell’apporto nutrizionale per gli animali molto magri,che devono quindi recuperare le forze, o per quelli molto attivi che tendono a consumare dipiù, mentre devono essere compiute delle notevoli “sottrazioni” qualora si possieda un ani-male sedentario o sterilizzato che tende naturalmente al sovrappeso o addirittura all’obesità.

Bisogna fare attenzione a consigliare il mangime giusto a seconda della fascia di età,poiché i fabbisogni del gattino sono ben diversi da quelli dell’adulto o dell’anziano

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Elementi essenziali nella dietaGli amminoacidi sono i costituenti delle proteine ed entrano in molti meccanismi biochimiciche regolano i processi metabolici degli animali. Alcuni amminoacidi vengono prodotti dal-l’organismo mentre altri, a causa di carenze enzimatiche, devono essere assolutamenteassunti con la dieta. Tra gli amminoacidi essenziali per il gatto, due sono particolarmenteimportanti: l’arginina e la taurina. L’arginina entra in un particolare meccanismo che consen-te l’eliminazione dell’ammoniaca attraverso la sua trasformazione in urea; senza questoamminoacido il gatto andrebbe incontro a intossicazione endogena da ammoniaca cui con-seguirebbero segni clinici di tipo neurologico, coma e morte. La taurina invece è particolar-mente concentrata in tessuti come il muscolo, la retina e il miocardio ma è anche coinvoltanella coniugazione degli acidi biliari in sali: la sua carenza nella dieta comporterebbe proble-mi digestivi, oculari, cardiaci e muscolari. Alcuni altri elementi non amminoacidici essenzialinella dieta del gatto sono la vitamina B3 (niacina), precursore di due importantissimi coen-zimi, l’acido arachidonico, importante soprattutto nelle femmine in riproduzione e nei gattiniin accrescimento, le vitamine A ed E.

Dieta commerciale e dieta casalingaConsiderando che il gatto è un predatore, vi sarà capitato che di fronte alla gamma di ali-menti commerciali presenti in negozio qualche cliente abbia chiesto se sia possibile alimen-tare il gatto solo ed esclusivamente con carne. La domanda è lecita! In natura il gatto noncompra bistecche o lombate in macelleria, bensì si alimenta della preda intera che, oltre aessere composta di muscolo, viene ingerita insieme alle sue ossa, al pelo o alle piume, agliorgani e al contenuto dell’apparato digerente. Per quanto venga da considerare come “scar-to” tutto ciò che non è muscolo o alcuni organi pregiati (ad es. il fegato), sono proprio questiscarti che colmano le carenze nutrizionali della carne, come ad esempio il calcio di cui inve-ce sono molto ricche le ossa (il muscolo possiede un rapporto tra calcio e fosforo squilibratoin favore del fosforo). Pertanto alimentare un gatto esclusivamente con carne, per quantopregiata, variata (manzo, pollo, cavallo, suino, ecc.) e gradita all’animale, significa spingerloverso uno o più squilibri dal punto di vista nutrizionale. La dieta casalinga, se il gatto è abi-tuato, non è sbagliata… anzi! L’importante è che dieta casalinga non significhi semplice-mente “aprire il frigorifero e mettere nella ciotola”, ma implichi una progettualità ben precisae tempo da dedicare. Una dieta completa, ovvero in grado di bilanciare per intero i fabbiso-gni del gatto, richiede diversi ingredienti combinati tra loro in maniera consapevole che perquesto dovrebbero sempre essere elaborati da un professionista qualificato ed esperto innutrizione animale. Ancor più importante è il caso di soggetti con patologie specifiche che

Il gatto obesoL’obesità è l’accumulo di tessuto adiposo in eccesso e un animale obeso èquello che raggiunge un peso superiore al 25-30% circa del proprio pesoideale. Tra le cause che spingono il fisico del gatto verso il sovrappeso pos-

sono essere incluse le diete sbilan-ciate, che apportano un eccesso dicarboidrati e grassi rispetto alleproteine - soprattutto considerandoche il metabolismo del gatto non èadattato a utilizzare gli zuccheriprovenienti dall’alimento comefonte di energia - lo scarso eserciziofisico negli animali pigri o iposti-molati, come conseguenza di unaspesa energetica troppo bassa, lasterilizzazione (o castrazione), lostress e l’ansia. L’obesità predispo-ne a diverse patologie tra cui il dia-bete felino, la lipidosi epatica, le

malattie delle basse vie urinarie (ad es. cistite e calcolosi), alcune patologie cutaneeed articolari. Le diete per gatti in sovrappeso od obesi prevedono, in genere, unminore apporto calorico e un aumento nel tenore di fibra… ma anche aumentarel’attività fisica non sarebbe male!

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La dieta BARFBARF è l’acronimo che sostituisce la lunga dicitura Biologically Appropria-te Raw Food, una tendenza di moda negli ultimi tempi che prevede l’usodi carni crude, organi e ossa polpose. Questa dieta potrebbe risultare

apprezzabile per la sua formulazione molto naturale, che indubbiamente si avvicinamolto a quelle che sono le abitudini alimentari dell’animale allo stato naturale. Sonostati dimostrati però anche alcuni svantaggi come squilibri nutrizionali e rischi sani-tari, per l’animale e per l’uomo, legati alle contaminazioni microbiologiche dellecarni crude. Ma il dibattito è ancora aperto…

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La scelta tra mangime commerciale secco o umido dipendedalle esigenze del proprietario e dalle preferenze dell’animale

richiedono un supporto nutrizionale particolare, che spesso differisce notevolmente dalleesigenze di un gatto adulto, sano e in buona forma fisica. Pertanto la dieta casalinga è piùche possibile, ma deve essere attentamente valutata caso per caso e non pianificata sem-plicemente sull’onda della spinta emotiva. Al contrario le diete commerciali di buona qualitàvengono formulate prestando molta attenzione ai fabbisogni nutrizionali degli animali cuisono destinate. È importante leggere sempre bene l’etichetta poiché la dicitura “mangimecompleto” è quella che garantisce che quel determinato alimento sia sufficiente, da solo, acoprire tutti i fabbisogni alimentari del gatto. Le diete commerciali hanno anche altri vantaggi- tra cui la composizione costante, la facile reperibilità e una grande praticità - che sollevanoil proprietario dall’incombenza di preparare il pasto. Bisogna fare attenzione a consigliare il mangime giusto per la fascia di età, poiché i fabbisognidel gattino sono ben diversi, come già accennato, da quelli dell’adulto o dell’anziano. Inoltreesistono mangimi calibrati sulle esigenze dei gatti che conducono vita casalinga, e quindi sonotendenzialmente più sedentari, o all’aperto, che richiedono un apporto energetico maggiore;per i gatti anziani, che tendono spesso a patologie legate all’età e i cui fabbisogni sono sicu-ramente inferiori rispetto agli animali giovani, o addirittura per i soggetti sterilizzati che tendonoad aumentare di peso. In questi casi la differenza tra una scelta corretta o sbagliata la fa pro-prio il consiglio del negoziante attento, che abbia posto le giuste domande al proprietario digatti un po’ confuso dall’enorme varietà delle proposte sugli scaffali.Alcune condizioni patologiche, inoltre, richiedono un regime dietetico particolare come adesempio le intolleranze alimentari, le malattie del tratto urinario o l’obesità, per le quali ladieta entra a far parte integrante del protocollo terapeutico. In questi casi il proprietariogeneralmente si presenta in negozio con la prescrizione del veterinario, che può indicare unamarca specifica o anche solo la tipologia di mangime e il negoziante dovrà saper guidarel’acquirente tra le varie linee e formulazioni disponibili.La scelta tra mangime commerciale secco o umido dipende poi dalle esigenze del proprietarioe dalle preferenze dell’animale, che in molti casi possono essere influenzate da una sorta di“imprinting alimentare” che avviene in tenera età. Ad esempio, un gatto abituato a mangiarecibo umido o quello casalingo potrebbe avere difficoltà a passare alle crocchette e viceversa.Esistono poi addirittura i gatti “neofobici”, ovvero quelli che diffidano delle novità e impieganomolto tempo prima di convincersi ad assaggiare un nuovo alimento proposto.

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Stress e gioco: due aspettiimportanti della vita del gattoCOME APPRESO DALL’INTERVISTA AL VETERINARIO ESPERTO IN COMPORTA-MENTO, LO STRESS E IL GIOCO SONO DUE ASPETTI MOLTO IMPORTANTI

DELLA VITA DEL GATTO: IL PRIMO ANDREBBE EVITATO O RISOLTO E IL SECONDO

INCENTIVATO, SECONDO IL MODO DI ESSERE DELL’ANIMALE

Un aiuto naturale per lo stress felinoÈ noto a tutti gli operatori del settore: i proprietari di gatti lamentano spesso che i loro beniaminisoffrono delle più svariate tipologie di stress, ansia e aggressività. Se per le problematiche piùgravi è doveroso rivolgersi al veterinario curante, il quale valuterà il caso e rimanderà se neces-sario a uno specialista del comportamento, è anche vero che, esattamente come accade pernoi esseri umani (spesso messi alla prova da momenti di stress), vi sono situazioni che possonotrarre enorme beneficio dall’impiego di soluzioni “soft” e naturali. Fortunatamente la gamma diprodotti sul mercato si è enormemente ampliata negli ultimi anni e il negoziante attento non avràmancato di notare che la richiesta da parte degli amanti dei felini è cresciuta di pari passo. Diche tipo di prodotti stiamo parlando? Si tratta di integratori la cui vendita non è riservata alle far-

macie, ma non per questo le loro caratteristiche sono poco interessanti. Al contrario, essi svol-gono un’azione priva di effetti collaterali ma mirata e dimostrata, agendo come naturali calmantie ansiolitici. Entriamo nel dettaglio: tra i prodotti più noti vi sono i feromoni felini, disponibili giàda molti anni nel formato liquido da utilizzare con l’apposito diffusore elettrico in ambiente chiu-so, usualmente la stanza più frequentata dal gatto, o in soluzione spray per il pronto utilizzo incucce, trasportini, auto e via dicendo. Di recente sono state immesse in commercio anche ver-sioni mirate per lo scratching e le convivenze difficili tra gatti adulti. I feromoni sono sostanzenaturalmente prodotte da ghiandole che nel gatto si trovano principalmente sulla testa (mentoe guance) e sulle zampe. Ecco perché lo strofinarsi con la testa su oggetti e persone e il farsi leunghie sono atteggiamenti per loro così importanti. Non entriamo nel dettaglio delle varie tipo-logie di feromoni - che comprendono anche quelli della territorialità e dell’eccitazione sessuale- poiché in questa sede ci interessano i cosiddetti “feromoni della tranquillità” che vengono sin-tetizzati artificialmente e inclusi in prodotti appositamente formulati in modo da agire sulla psi-che del gatto in senso benefico e appagante. Il successo di questi strumenti, che possonoessere consigliati ai proprietari in varie situazioni in cui siano descritti gatti ansiosi, distruttivi,aggressivi o dispettosi, dipende anche dal loro corretto utilizzo - come ad esempio la scelta delluogo in cui posizionarli - e dalla pazienza: è importante informare il cliente che occorrono, avolte, alcune settimane prima di poter osservare i risultati sperati. Qualora non si percepisse unmiglioramento, sarà d’obbligo consigliare un consulto medico.

I proprietari di gatti lamentano spesso che i loro amici soffrono delle più svariate tipologie di stress, ansia e aggressività

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Una soluzione naturale altrettanto interessante per l’ansia del gatto sono le benzo-casoze-pine: come suggerisce il nome, queste molecole derivano dal latte materno ma hanno unagrande affinità con i farmaci sedativi della famiglia delle benzodiazepine (ad es. Diazepam).Pur non essendo farmaci, queste molecole sono in grado di dare un blando effetto rilassanteche, non a caso, può essere assimilato al senso di appagamento dei gattini mentre si ali-mentano alla mammella di mamma gatta. In particolare l’alfa-casozepina è il principio attivodi integratori in capsule da assumere direttamente secondo le dosi indicate, nonché l’inte-grazione caratterizzante di linee di mangimi pensati per fornire direttamente con la crocchet-ta questa preziosa molecola.Un’altra interessante soluzione naturale è un semplice, ma indispensabile, aminoacido: iltriptofano. Esso viene trasformato dal metabolismo dei mammiferi (incluso il nostro) in sero-tonina e pertanto in situazioni di ansia e stress un suo apporto bilanciato e mirato può avereenormi effetti benefici.Vi sono poi molti estratti fitoterapici che ci vengono in aiuto: dalla teanina, derivata dal tè (danon confondere con la tossica teina o caffeina!), alle ben note melissa e valeriana. Spesso gli integratori e i mangimi contengono un mix di questi ingredienti, studiati apposi-tamente come soluzione per le esigenze più disparate. Occorre poter consigliare in manieracompetente e attenta il proprietario di gatti che abbia necessità di questo tipo e, come giàdetto, incoraggiare all’uso corretto e alla pazienza: spesso per ottenere i risultati migliorioccorre attendere che il gatto assuma continuativamente l’integrazione, sia essa olfattivaoppure orale, per alcune settimane. Una volta che si siano raggiunti gli obiettivi sperati, que-sti prodotti potranno entrare a far parte della routine dell’animale con grande soddisfazionedel felino, del suo proprietario e del loro negoziante di fiducia.

Il gioco è una cosa seria!Mentre ancora molti italiani considerano il gatto un animale da tenere fuori casa, dove ineffetti le occasioni di caccia e gioco non mancano, sono però sempre più le persone chepur di godere della compagnia di un animale affettuoso e intelligente scelgono di adottareun felino pur vivendo in appartamento. Se la soluzione abitativa è “flessibile”, quindi vi siaper il gatto la possibilità di uscire (meglio ancora se a piacimento), vedremo difficilmentegatti insoddisfatti o aggressivi: gli stimoli dell’ambiente esterno associati alle comodità e allasicurezza di casa consentono di condurre una vita appagante e varia nonostante i rischi del“mondo oltre le mura”. Ma se, come spesso accade, il gatto è suo malgrado (e nonostantele buone intenzioni del proprietario) una sorta di recluso che rischia di lasciarsi andare allanoia, come possiamo aiutarlo?Un’ampia gamma di giochi più o meno complessi ci viene incontro ed è compito di un nego-ziante esperto saper consigliare al proprietario quello che può fare al caso suo e del suo feli-no, soprattutto perché esistono ancora molte persone che non sanno che il gatto può essereviziato in maniera costruttiva e stimolato con giochi pensati apposta per lui. E per quantoabbia sempre il suo fascino un semplice gioco homemade - dall’alluminio appallottolato alfilo di lana (attenzione però che non venga ingerito) - perché non dare un’occhiata allenumerose accattivanti proposte delle aziende specializzate?

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Una tipologia molto interessante è rappresentata dai giochi contenenti catnip, ossia la famo-sa erba gatta (Nepeta cataria), ben nota per il suo effetto attrattivo. Si va dai semplici ani-maletti finti, spesso resi più accattivanti da inserti in piume o pelouche e arricchiti con l’o-doroso ingrediente ed eventuali altre essenze vegetali all’interno dell’imbottitura, a oggettipiù tecnologici dotati di movimento e chip sonori. Il proprietario ecologista e “minimal” ten-derà a scegliere fibre naturali e forme essenziali (si trovano in commercio anche palline disole erbe essiccate) ma per soddisfare i gusti di bambini e proprietari più fantasiosi… lascelta non manca.Molto richiesti e sempre più presenti sul mercato sono i giochi “intelligenti”, che prevedonoun impegno mentale del gatto e una certa strategia di gioco. I meccanismi di cui sono dotatipermettono al proprietario di non intervenire, rilassandosi così a fine giornata nella beatacontemplazione di un gatto assorto in attività complesse e stimolanti: parti del gioco scom-paiono e riappaiono seguendo sequenze casuali, accompagnate, magari, da suoni cheriproducono versi di prede naturali. E per stimolare le capacità intuitive (e da ladro!) delgatto, esistono in commercio giochi sotto forma di contenitori-nascondiglio, adatti a conte-nere snack e crocchette, il cui premio in caso di successo è la leccornia in essi celata. Persolleticare invece l’istinto predatorio tipico del felino possono essere suggeriti diversi giochi“a carica”, che simulano la preda in fuga, oppure palline che scorrono su guide mentre ilgatto tenta di afferrarle. Le possibilità disponibili sul mercato sono davvero numerose e pos-sono essere scelte e consigliate semplicemente immedesimandosi nella “mentalità” di unanimale che, per essere felice, ha bisogno di esplorare, cacciare, lottare e fare movimento.

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Il gatto anziano in 10 domandeQUELLA DEL GATTO ANZIANO È UNA REALTÀ SEMPRE PIÙ DIFFUSA NELLE

CASE DEGLI ITALIANI. QUESTI SOGGETTI HANNO ESIGENZE DI GESTIONI PAR-TICOLARI CORRELATE ALL’ETÀ, CHE DIFFERISCONO SPESSO DA QUELLE DEI

GIOVANI

Negli ultimi anni, grazie alle maggiori attenzioni rivolte alla salute, allo stile di vita e alle esi-genze degli animali domestici, sempre più gatti hanno la fortuna di raggiungere un’età avan-zata. I proprietari di soggetti senior hanno spesso domande e necessità peculiari a cui unnegoziante attento deve poter far fronte con competenza. Ecco le problematiche più comuniper cui il proprietario di un gatto anziano può chiedere aiuto al pet shop di fiducia.

A che età devo considerare anziano il mio gatto?Per convenzione, basandoci sulla vita media e sull’insorgenza di patologie legate all’età, siconsidera che un gatto può essere classificato come anziano già a partire dagli 8 anni, macome è ovvio la “vecchiaia” vera e propria varia a seconda dei soggetti, delle malattie pre-

gresse o croniche e dello stile di vita. Gatti che seguono un regime alimentare sano, hannola possibilità di fare attività fisica con regolarità e sono seguiti periodicamente dal veterinariocurante hanno ottime probabilità di giungere a questo limite ideale in condizioni paragonabilia quelle di un gatto giovane. Tuttavia anche il gatto più sportivo e giovanile vedrà modificarsialcune sue esigenze, soprattutto nell’alimentazione, e il proprietario attento ne deve tenereconto, anche grazie ai suggerimenti degli esperti.

Come cambiano le esigenze nutrizionali del gatto anziano?Premesso che in caso di malattie croniche è comunque prevista un’alimentazione specificaprescritta dal veterinario curante (ad esempio obesità, diabete, problemi articolari, malattiarenale cronica) cui il gatto dovrà essere sottoposto scrupolosamente, qualora non vi fosseroparticolari esigenze, quando il gatto viene considerato anziano giunge il momento di passa-re a un’alimentazione cosiddetta senior. Sul mercato è oggi disponibile una scelta piuttostoampia di alimenti per gatti anziani che forniscono un apporto calorico bilanciato, in armoniacon la minore attività fisica, una quota proteica più bassa e soprattutto altamente digeribileper venire incontro alla perdita di efficienza del sistema digestivo e renale, integrazioni mira-te a mantenere in buona salute tutti gli apparati, senza dimenticare appetibilità e gradevoleconsistenza. Generalmente il proprietario che ha utilizzato una certa marca di alimenti si tro-verà incoraggiato a scegliere la linea senior di quella stessa azienda, il che generalmente

Negli ultimi anni, grazie alle maggiori attenzioni rivolte alla salute, allo stile di vita e alle esigenzedegli animali domestici, sempre più gatti hanno la fortuna di raggiungere un’età avanzata

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garantisce una certa costanza anche nel gusto, cosa importante per il gatto abituato a undeterminato menù. Vale sempre e comunque la buona regola di introdurre gradualmente ilnuovo alimento, aumentandone la quantità mentre si riduce quella del vecchio mangime nelgiro di almeno 6-8 giorni, per permettere alla flora intestinale di adeguarsi riducendo le pro-babilità di disturbi gastroenterici e per consentire al gatto di abituarsi un po’ alla volta.

Come si può far fronte all’invecchiamento cognitivo?Vi sono molti studi sulla perdita delle facoltà cognitive nell’animale anziano, un fenomenoche i proprietari più attenti non mancano di notare e nei confronti del quale spesso deside-rano porre rimedio. Ovviamente disturbi importanti dovranno essere valutati attentamentedal veterinario curante perché possono dipendere da malattie ormonali (ad esempio l’iperti-roidismo, frequente nel gatto anziano, può determinare insieme ad altri sintomi un quadro diiperattività, aggressività inspiegabile e anomalie del ritmo sonno-veglia) o del sistema ner-voso centrale. Quando si è certi che il comportamento “da anziano” del micio sia effettiva-mente dovuto al fisiologico invecchiamento e non a cause di natura patologica, si può ricor-rere con ottimi risultati ad alcuni integratori formulati ad hoc. Si tratta di prodotti da aggiun-gere al pasto o da somministrare tali e quali, contenenti vitamine e oligoelementi che in que-sta fase della vita possono essere assimilati con difficoltà, oltre a sostanze fitoterapiche.Non dimentichiamo che gli alimenti appositamente studiati per questa fascia di età sono giàarricchiti con integrazioni opportunamente bilanciate, quindi suggerire l’acquisto di un man-gime di qualità superiore può fare di per sé la differenza.

Perché il mio gatto anziano non usa più correttamente la lettiera?Questa è una domanda frequente, un problema che turba la tranquillità del proprietario.Accade sovente che il gatto non più giovane inizi a sporcare in luoghi inappropriati: è impor-tante capire se ciò può dipendere da disturbi intestinali, urinari (diarrea, cistite, poliuria/poli-dipsia cioè eccessiva assunzione di acqua e aumentato volume di urine) o di altri apparati.Se il veterinario curante ha stabilito che non vi sono problematiche di questo genere, pro-babilmente avrà anche individuato un disturbo correlato all’età, ossia, ad esempio,artrosi/artrite. Infatti se il micio prova dolori articolari, non saranno tanto i vocalizzi a dircelo,quanto un cambiamento nelle sue capacità di movimento: non riuscire più a oltrepassare ilbordo della cassettina è un campanello di allarme tra i più tipici. È importante abbattere oalmeno ridurre le “barriere architettoniche” come strategia collaterale alle cure per questapatologia. Consigliate dunque ai proprietari di acquistare una cassettina con bordi più bassie suggerite di posizionarla in un luogo accessibile; per il resto bisognerà armarsi di un po’di pazienza se la mira del nostro amico nel centrare la lettiera non è più quella di una volta.

Come aiutare le articolazioni sofferenti per l’età?Le terapie principali vengono stabilite dal veterinario con la prescrizione di farmaci antin-fiammatori e antidolorifici, ma è dimostrato che un uso accorto di integratori specifici si puòe si deve affiancare alle terapie principali, qualora se ne volesse migliorare l’efficacia e ridur-ne la necessità. Abbiamo a disposizione sul mercato diverse formulazioni, molte delle qualia base di glutammina e condroitin-solfato, che vanno in aiuto delle articolazioni “arruggini-te”, molto spesso insieme ad altri principi come, sempre a titolo esemplificativo, artiglio deldiavolo, antiossidanti e acidi grassi omega-3. Anche in questo caso vi sono alimenti specificiche incorporano questi ingredienti fornendoli con il pasto.

Le unghie si allungano… che fare?Nel gatto anziano si osserva una diminuzione dell’efficienza e dell’elasticità di un po’ tutti imuscoli, ivi compresi quelli che comandano la retrattilità dell’unghia. Ne consegue unamaggior difficoltà a compiere gli abituali “esercizi” al tiragraffi, pertanto viene meno la fun-zione di asportazione dello strato superficiale dell’unghia. Se si aggiunge il ricambio cellu-lare più lento che interessa le unghie stesse, è naturale aspettarsi che queste crescanomolto di più, rimanendo esposte invece di essere retratte nella loro naturale posizione diriposo “chiusa” e potranno addirittura conficcarsi nel polpastrello causando dolorose infe-zioni. Per evitare tutto questo, con cautela e attenzione, si possono accorciare usandotagliaunghie adatti. Il proprietario va consigliato adeguatamente e in caso di difficoltà sipuò rivolgere al toelettatore, spesso presente all’interno del pet shop con la sua attrezza-tura, per questa operazione.

La bocca emana un cattivo odore, perché?È frequente che il gatto anziano soffra di malattia parodontale e/o stomatite, patologie chepossono colpire anche i gatti giovani. Il proprietario nota di solito il cattivo odore dell’alito

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del felino, oltre alla perdita di saliva essa stessa maleodorante; se il gatto si fa ispezionarela bocca di buon grado, saranno spesso visibili arrossamenti, denti caduti o traballanti e tar-taro. Ovviamente è necessario suggerire di consultare il veterinario curante per stabilire lagravità del processo e scegliere le terapie adatte, tra le quali l’intervento di detartrasi in ane-stesia, ma vi sono anche prodotti per l’igiene della bocca che possono inserirsi con succes-so nel quadro delle cure intraprese o essere utili a scopo preventivo. Sul mercato sonodisponibili spray igienizzanti, dentifrici (sempre che il gatto li accetti) e snack pensati perridurre l’accumulo di tartaro; vi sono poi crocchette appositamente concepite, caratterizzateda una forma e una ruvidità tali da avere una sorta di “effetto spazzolino”.

Il pelo ha un aspetto poco curato, che fare?Può dipendere dal fatto che il gatto, ormai anziano, si toeletti meno, magari a causa di pro-blemi articolari o semplicemente perché più stanco e meno efficiente, ma anche dalla salivamodificata da stomatiti e malattie dei denti. Una volta individuata la causa e ove possibile

posto rimedio, rimane la necessità di garantire al micio senior una pelliccia pulita e dignitosa.Ecco che diventa importante spazzolare il mantello con regolarità, avvalersi di prodotti perla pulizia a secco, delicati ma efficaci (schiume, salviette) e, se necessario, provvedere allarimozione di nodi, forfora e accumuli di pelo morto che possono essere causa di infezioni,senza contare il rischio di miasi (larve di mosche) nel periodo caldo. Qui spesso entra ingioco la toelettatura professionale, soprattutto nel caso in cui si renda necessaria una tosa-tura quasi completa.

Può ancora uscire di casa, anche se è anziano?È importante mantenere il più possibile le abitudini del gatto di casa per preservare il suobenessere psicofisico, ma bisogna considerare che un animale non più giovane avrà riflessirallentati, riduzione della vista e dell’udito e, di conseguenza, sarà per lui più difficile destreg-giarsi tra i rischi esterni, siano essi altri animali (soprattutto cani) o peggio le auto in movi-mento. Purtroppo consigliare al proprietario di acquistare una pettorina per far passeggiareil proprio beniamino in sicurezza non è sempre possibile perché il gatto mal sopporta questacostrizione a meno che non vi sia abituato fin da piccolo e raramente un soggetto anzianoriesce a farsene una ragione.

Si può migliorare la vita di un gatto anziano adottando un gattino per compagnia?Come già detto, non è bene cambiare le abitudini di un gatto, men che mai di un gatto anzia-no: in genere non amano le acrobazie dei giovanissimi e potrebbero accettare malvolentieriun intruso, soprattutto se troppo esuberante. È anche vero che in alcuni casi il cambiamentoporta una ventata di allegria, ma per limitare gli aspetti negativi è fondamentale rispettare glispazi del vecchietto di casa, i suoi orari e i suoi oggetti. È possibile favorire un buon inseri-mento utilizzando un diffusore di feromoni – ne esiste in commercio una versione apposita-mente studiata per le convivenze tra felini - o altri prodotti con effetto tranquillizzante.

Spesso il pelo del gatto anziano assume un aspetto poco curato

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Il gatto e la riproduzioneQUELLO DELLA RIPRODUZIONE È UN MECCANISMO FISIOLOGICO VOLTO A

CONSERVARE LA SPECIE. CORTEGGIAMENTO, ACCOPPIAMENTO, GRAVIDANZA

E PARTO: VEDIAMO INSIEME TUTTO QUELLO CHE GRAVITA INTORNO ALLA

SFERA RIPRODUTTIVA NELLA SPECIE FELINA

Il gatto è una specie “poliestrale stagionale”, ciò significa che i cicli estrali della femmina simanifestano durante un periodo ben definito, che in genere va dall’inizio dell’anno (solita-mente intorno al mese di gennaio) fino all’inizio dell’autunno (settembre-ottobre), alternandomomenti in cui essa è disponibile all’accoppiamento a momenti di “calma”. Esiste comun-que una certa variabilità influenzata da fattori ambientali (temperatura, fotoperiodo e latitu-dine) e soggettivi (età e razza). Il periodo di attività sessuale del maschio è, di conseguenza,strettamente correlato alla stagionalità della femmina. Il raggiungimento della maturità ses-suale è anch’esso variabile in funzione della razza e del mese di nascita e oscilla orientati-vamente tra i 6 e i 12 mesi di vita circa (in media 7-8 mesi).

Il corteggiamento e l’accoppiamentoQuando la femmina è in estro, ovvero quel momento del ciclo estrale nel quale è fertile,manifesta al mondo circostante la sua disponibilità ad accoppiarsi e i comportamenti sonotalmente evidenti che difficilmente passano inosservati, anche agli occhi del proprietario. Lagatta “disponibile” emette delle caratteristiche vocalizzazioni che richiamano molto l’atten-zione, si struscia, tiene la coda alzata, si rotola sul dorso e, in molti casi, diventa particolar-mente “insistente” con i propri umani. Quello che per noi è invisibile, ma non sfugge di certoal gatto maschio, è anche l’emissione di particolari feromoni che confermano olfattivamenteil momento fisiologico in cui la femmina si trova. Nonostante la disponibilità, non semprel’accoppiamento avviene subito e qualche apparente scaramuccia o rifiuto da parte dellagatta in estro è da considerarsi parte integrante del corteggiamento. Solo quando è real-mente giunto il momento, la femmina si piega sugli arti fino a toccare il pavimento con l’ad-dome e dispone la coda di lato: questo è il segnale per il partner che ormai i tempi sonomaturi per coronare il proprio “sogno d’amore”. L’accoppiamento dura in genere pochi secondi: il maschio sale sul dorso della compagna ela tiene ferma stringendole la collottola tra i denti. Al termine dell’atto sessuale, accompa-gnato da vocalizzi della gatta che potrebbero essere confusi con versi di protesta, il maschiosi ritrae rapidamente per non essere graffiato, mentre la femmina, ormai sola, inizia a roto-larsi su sé stessa.

La gestazione e il partoLa gestazione della gatta dura circa due mesi, al termine dei quali potranno essere dati allaluce fino a 6-7 gattini e oltre. Durante il primo mese di gravidanza non sempre è possibile

I neonati sono ciechi, sordi e privi di denti, ma vengono alla luce già coperti di un soffice strato di pelo

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Il latte per il gattinoSe per qualche motivo il latte materno dovesse venire meno troppo presto,ecco che entra in scena il buon consiglio di un negoziante preparato e forni-to: è bene informare subito il proprietario che il latte vaccino, ancorché

mescolato ad altri ingredienti come suggerito da molte ricette “casalinghe” più omeno bilanciate, non è paragonabile a un buon prodotto commerciale in polvere che,una volta ricostituito secondo le istruzioni e somministrato con gli appositi biberon,fornirà ai piccoli tutto ciò che serve loro per crescere, evitando pericolose enteriti erovinose carenze nutrizionali. Il latte in polvere va preparato seguendo norme igie-niche precise e pertanto i proprie-tari vanno informati sull’impor-tanza della corretta conservazionedel prodotto e della pulizia delbiberon, oltre all’ovvia (ma nontroppo!) regola di non riutilizzareil latte ricostituito in precedenza enon consumato. Vi sono ormai adisposizione anche formulazioniliquide già pronte all’uso, como-dissime soprattutto per i primigiorni in cui il proprietario si trovia gestire più bocche affamate emiagolanti che, giorno o notte chesia, reclamano cibo e calore a inter-valli di poche ore. Non si dimenti-chi che i piccolini hanno anchebisogno, se la madre è assente o non provvede, di una delicata pulizia che imiti ladolce leccata materna, soprattutto nell’area addominale e genitale: ciò stimolerà allafine di ogni pasto l’evacuazione, evitando pericolosi episodi di stipsi e stasi intestina-le che, in animali così piccoli, possono risultare fatali.Quando i piccolini sarannopronti ad assaggiare i cibi solidi, sia che abbiano ricevuto il latte materno oppure illatte ricostituito, è bene porre molta attenzione a ciò che sperimentano e accompa-gnarli in questa avventura. Se mamma gatta ha ricevuto già dall’ultimo periodo digestazione un buon cibo per gattini, quando questi inizieranno a mostrarsi interessatia qualcosa di solido avranno già a disposizione quello che è per essi più adeguato, daassaggiare gradualmente. Se il passaggio fosse troppo arduo, cosa possibile soprat-tutto per i gattini allattati artificialmente, vi sono anche mangimi di transizione dallecaratteristiche molto interessanti: alcuni sono già formulati come cibo umido e per-tanto risultano più gradevoli e familiari per i piccolini; altri pur presentandosi informa di crocchette, con gli innegabili vantaggi di conservabilità, sono studiati peressere reidratati con acqua o latte in polvere ricostituito, così da assumere una consi-stenza pastosa e più appetibile.

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osservare cambiamenti evidenti nella femmina, poiché l’addome inizia ad aumentare vistosa-mente di volume solamente nelle ultime tre settimane. Generalmente è la gatta a scegliere illuogo dove partorire, preferendo in genere un ambiente tranquillo e isolato: soggetti cheabbiano accesso all’esterno molto spesso decidono di nascondersi in posti inaccessibili, main casa lo spazio limitato rende spesso la scelta obbligata. A partire dal momento del trava-glio, ovvero quel lasso di tempo che precede di alcune ore la nascita del primo gattino, lamicia va lasciata tranquilla. Raramente si rende necessario l’intervento del proprietario, poi-ché la natura fornisce all’animale una conoscenza innata che consente alle femmine, anchele primipare, di compiere le manovre appropriate in maniera istintiva. Subito prima del partol’animale può mostrarsi agitato, come se non trovasse pace, ed è normale osservare qualcheperdita vaginale. I piccoli nascono ancora avvolti dalla placenta e sarà la madre stessa a rom-pere il “sacco” fetale, a recidere il cordone ombelicale e a ripulire il gattino in attesa del suc-cessivo. Dopo essere stato accuratamente leccato, il neonato raggiungerà il capezzolo e ini-zierà a suggere il colostro. Mediamente tra la nascita di un gattino e l’altro trascorrono 15-20minuti, ma i tempi tendono ad allungarsi a mano a mano che si procede verso l’ultimo, a

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causa della stanchezza fisica della madre. Per non avere sorprese al momento del parto, eper avere la certezza che tutti i piccoli siano nati, è consigliabile far eseguire qualche giornoprima del termine un’ecografia, utile per valutare la vitalità di tutti i feti, e una radiografia, gra-zie alla quale è possibile ottenere un numero preciso: solamente con la nascita dell’ultimogattino atteso si saprà che il parto è realmente terminato e non ci sono feti ritenuti.

I nuovi natiCome comportarsi subito dopo il parto? Alcune gatte gradiscono la presenza del proprieta-rio, soprattutto quando vi sia alla base un rapporto di grande fiducia, altre invece richiedono

Nei primi giorni di vita i gattini dipendono interamente dalla madre che li proteggerà, li scalderà e li nutrirà con il proprio latte

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La funzione uditiva viene acquisita verso il quinto giorno mentre gli occhi si aprono solamente dopo il decimo

maggiore privacy e, se disturbate, possono tentare di spostare i gattini in un luogo più tran-quillo. Pertanto è necessario conoscere bene il proprio animale e osservarne attentamentele reazioni, evitando slanci emotivi (carezze ed eccitazione generale) che potrebbero esserepercepiti come un disturbo. I neonati sono ciechi, sordi e privi di denti, ma vengono alla lucegià coperti di un soffice strato di pelo e dotati di un ottimo olfatto. La funzione uditiva vieneacquisita verso il quinto giorno mentre gli occhi si apriranno solamente dopo il decimo. Nonessendo in grado di regolare la propria temperatura corporea, nei primi giorni di vita i gattinidipendono interamente dalla madre che li proteggerà, li scalderà e li nutrirà con il propriolatte. Intorno alle due settimane di vita, quando ormai gli occhi sono aperti e i denti da lattehanno fatto la loro comparsa, i gattini iniziano a esplorare timidamente il mondo, in alcunicasi senza essere ancora in grado di mantenersi bene sugli arti e strisciando in maniera piut-

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Qualche attenzione in più!Il proprietario che voglia prendersi cura al meglio della propria gatta ingravidanza si rivolgerà al veterinario per gli accertamenti medici, ma avràbisogno anche del supporto esperto del negoziante di fiducia. Tra i prodotti

di libera vendita che devono rientrare nell’assortimento di un buon negozio di pro-dotti per animali non possono mancare gli integratori mineral-vitaminici e gli ali-menti specifici indicati per gravidanza e allattamento. A differenza di quanto avvie-ne nella donna, nella gatta la fase critica si concentra tutta negli ultimi 15-20 giorniprima del parto mentre nel periodo precedente, salvo particolari condizioni nonfisiologiche, il fabbisogno nutrizionale non subisce significative modifiche. In questedue-tre settimane che precedono la data prevista del lieto evento sarà invece beneconsigliare al proprietario di introdurre gradualmente un buon cibo di tipo “kitten”,che soddisfa anche i fabbisogni della futura madre in questa fase e durante tutto l’al-lattamento. Tali mangimi sono appositamente formulati per fornire un surplusbilanciato di nutrienti, con particolare attenzione alla quota proteica di alta qualità eall’integrazione minerale, per un armonioso sviluppo del feto prima e una produ-zione di latte adeguata poi. È importante sconsigliare al proprietario di introdurrequalsivoglia integrazione (ad esempio calcio o vitamine) solo sulla base del “sentitodire”, rischiando di andare incontro a pericolosi squilibri e ipervitaminosi. Qualorala gatta non fosse ben disposta verso il nuovo cibo, benché introdotto gradualmentee notoriamente molto appetibile, si potrà ricorrere a integratori liquidi, in pasta o incompresse a seconda delle esigenze e delle preferenze dell’animale, in modo da for-nire quanto il cibo standard non è in grado di dare, ma sempre con cognizione dicausa.

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tosto buffa. In caso di fuga accidentale dalla nursery, è poi la madre attenta a provvedere aradunarli quando questi sconfinino oltre il consentito. Poco prima dei trenta giorni di vita igattini iniziano anche ad assaggiare l’alimento solido, ma dipendono ancora in gran partedal latte materno per la propria sopravvivenza. La scoperta del cibo proseguirà in manieragraduale fino a che il latte non diventerà quel qualcosa in più a cui ancora non è il momentodi rinunciare: lo svezzamento non dovrebbe mai avvenire prima dei sessanta giorni di vita.Meglio ancora se i piccoli avessero la possibilità di rimanere con la madre fino ai tre mesi,poiché in questo lasso di tempo la femmina avrà modo di educarli e insegnare loro ad “esse-re gatti”.

Se i piccoli hanno la possibilità di rimanere con la madre fino ai tre mesi, in questolasso di tempo la femmina ha modo di educarli e insegnare loro ad “essere gatti”

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Prendiamoci cura del gatto di casaESSERE PROPRIETARI DI UN GATTO NON SIGNIFICA SOLO FORNIRGLI CIBO

ADEGUATO E UN COMODO RIPARO. SI TRATTA ANCHE DI METTERE IN ATTO

TANTI PICCOLI QUOTIDIANI ACCORGIMENTI PER IL BENESSERE DEL FELINO DI

CASA: NESSUNO MEGLIO DI UN NEGOZIANTE ESPERTO PUÒ AIUTARE IN QUE-STO, PROPONENDO SOLUZIONI E AUSILI ADATTI

Il mantelloNonostante il gatto sia un animale molto pulito e provveda da sé a lisciare e detergere la pro-pria pelliccia con il grooming (leccamento), è bene essergli d’aiuto in questa operazione, amaggior ragione quando l’ingestione di pelo provoca disturbi o quando per motivi patologiciil gatto non è perfettamente in grado di agire da solo. Oltre agli interventi di manutenzione“straordinaria” effettuati dal toelettatore professionista, esistono tante buone abitudini chedevono far parte della routine quotidiana di un bravo proprietario, che variano a secondadella lunghezza e della tipologia di pelo ma che sostanzialmente si riassumono nell’abitudi-ne quotidiana allo spazzolamento. Se si abitua l’animale fin dal momento dell’adozione intenera età, sarà più propenso ad accettare questa manovra che altrimenti potrebbe risultarefastidiosa: gatti adulti che non hanno mai visto un cardatore possono diventare molto ner-vosi tanto da impedire lo spazzolamento, soprattutto nelle aree più delicate - e guarda casoproprio quelle che avrebbero più necessità - come la superficie posteriore delle zampe, la

Per i gatti obesi o anziani le pulizie quotidiane attraverso il leccamento diventano difficili soprattutto nelle aree meno raggiungibili

parte finale del dorso e la pancia. In base alla lunghezza del pelo bisognerà consigliare il pro-prietario sugli strumenti più adatti; in genere si opta per cardatori di piccole dimensioni epettini antistatici. Per i casi “disperati” e i periodi di muta, ossia la primavera e l’autunnoquando il gatto naturalmente perde il pelo morto per sostituirlo con quello nuovo e più ade-guato alla stagione, esistono spazzole particolarmente efficienti e tecnologiche. Importanteè seguire le istruzioni e compiere l’operazione in maniera delicata, per non rischiare di strap-pare troppo pelo o ferire la delicata cute sottostante.Merita aprire una parentesi per i gatti anziani e/o obesi: per loro le pulizie quotidiane attra-verso il leccamento diventano difficili soprattutto nelle aree meno raggiungibili, con conse-guente accumulo di pelo morto, forfora e finanche dermatiti. Per evitare tutto ciò lo spazzo-lamento deve essere particolarmente accurato nelle zone posteriori.Infine, qualora nonostante lo spazzolamento il gatto abbia frequenti rigurgiti di “palle dipelo”, è bene interpellare il veterinario per assicurarsi che non vi siano problematiche a livel-lo gastrico o intestinale; fatto questo, è importante anche proporre al proprietario l’ausilio dipaste rimuovi-pelo o alimenti di tipo hairball, che possono aiutare a contenere il problema.

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Molti proprietari di gatti verranno in negozio con la fatidica domanda: posso lavare il miogatto? Ovviamente la risposta va valutata caso per caso e in generale un gatto sano non habisogno di far conoscenza con lo shampoo, a meno che non cada in una pozzanghera difango o peggio... Per il resto, per lo più questa incombenza tocca al toelettatore, special-mente in casi di reale necessità e sovente con shampoo curativi prescritti dal veterinario incaso di dermatiti. Qualora il proprietario voglia o debba cimentarsi a casa è bene poter offri-re una gamma di shampoo delicati, con profumazione pressoché inesistente (per non distur-bare il fine olfatto del gatto), facili da risciacquare. Consigliate ai proprietari, prima di immer-gere il gatto in acqua, di fare la prova della tolleranza del loro beniamino al rumore e all’ariadell’asciugacapelli, altrimenti potrebbero trovarsi a inseguire un animale gocciolante e urlan-te per casa. Una buona alternativa per i piccoli “interventi”, quando ad esempio ci sia solol’esigenza di pulire le zampette del gatto che rientra dal giardino e vuole farsi la pennichellasul divano o tra le lenzuola, sono le salviette umidificate o le schiume a secco. Dissuadete ivostri clienti dall’usare le salviette concepite per gli umani o per i bimbi piccoli perché, oltrealla profumazione eccessiva e sgradevole per il naso fino del micio, sono pensate per pellie pH diversi e potrebbero, dunque, dare reazioni cutanee indesiderate: meglio spendere unpo’ di più ma utilizzare un prodotto adeguato e di buona qualità.

Il musoConsideriamo anche alla pulizia del musetto: nelle razze brachicefale, come il persiano o ilbritish shorthair, la ridotta lunghezza delle strutture della testa, soprattutto naso e dotti lacri-mali, impone una particolare attenzione alla pulizia della zona perioculare dove l’accumulodi secrezioni può causare colorazioni anomale ma anche alopecia e infezioni. L’acidità fisio-logica delle lacrime determina l’aspetto rossastro del pelo nella zona dove queste si accu-mulano, non potendo defluire normalmente attraverso il canale naso-lacrimale. È importanterivolgersi al veterinario per valutare se vi siano patologie su cui si debba intervenire, comead esempio occlusione del dotto o problematiche oculo-congiuntivali con aumento delloscolo; una volta appurato che non vi siano problemi sottostanti e per ciò che riguarda lamanutenzione quotidiana è importante suggerire di rimuovere le secrezioni con prodottiappositamente studiati, siano essi salviette pre-imbibite (indispensabili fuori casa) o soluzio-ni da utilizzare con l’ausilio di garzette o dischetti di cotone. Se lo scolo interessa il naso èd’obbligo interpellare il veterinario, poiché le secrezioni a questo livello preludono quasisempre a problemi di natura medica. La colorazione rossastra diventa particolarmente fastidiosa nel caso di gatti a pelo bianco:una volta messe in atto tutte le strategie di cui sopra, se il problema persiste è possibilericorrere all’integrazione con antiossidanti per via orale, innocui per la salute del gatto edotati di un blando effetto schiarente grazie all’attività diretta contro l’ossidazione del pelo.Per i divi delle mostre feline (o nel caso di proprietari particolarmente attenti all’estetica) sipossono proporre polveri e creme sbiancanti purché siano prodotti di qualità, con ingredien-ti naturali, privi di perossidi e candeggianti chimici. Sconsigliate dunque i proprietari dall’usodi sbiancanti “fai da te” o “per sentito dire” dai vicini o sui social, pena la corsa dal veteri-nario con congiuntiviti e panoftalmiti gravi!La bocca merita sempre uno sguardo quotidiano per verificare l’assenza di arrossamenti,

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salivazione, infiammazioni gengivali e periodontali. Mentre il cane può sottoporsi di buongrado alla pulizia dei denti con spazzolini appositamente concepiti, è più raro che il gattoaccetti una tale violazione della sua privacy. Meglio ricorrere, sentito se necessario il pareredel veterinario, a crocchette pensate per la salute dentale, con effetto meccanico abrasivo,oppure a snack con la stessa funzione, spesso con il valore aggiunto di un gusto particolar-mente appetitoso che ne fa premi ambiti e richiesti con gioia dal felino di casa.

Zampe e unghieLe zampette vanno ispezionate con particolare attenzione soprattutto se il gatto conducevita anche o esclusivamente all’esterno. Nelle stagioni più calda e più fredda i delicati cusci-netti possono disidratarsi e lesionarsi: niente paura, molti sono ormai i prodotti idratanti tipopaw wax appositamente formulati e ricchi di ingredienti emollienti che potrebbero far invidiaalle creme per signore.Le unghie solitamente vengono curate dal gatto stesso con l’atto del graffiamento di super-fici verticali, come accennato parlando del gatto anziano. Questa ginnastica permette l’a-sportazione naturale dello strato superficiale e più vecchio dell’unghia, esponendo quellosottostante nuovo e affilato. Per le zampe posteriori il gatto provvede con i denti durante leoperazioni di igiene personale. Rassicurate i proprietari che, avendo rinvenuto sul tappeto o

sul tiragraffi delle unghie che sembrano intere, ve le mostrino spaventati: si tratta della guai-na “vecchia” di cui il gatto si è liberato. Se poi l’unghia in questione era sul divano ormairidotto a brandelli, non è mai troppo tardi per proporre l’acquisto di un tiragraffi, magariaccompagnato dai feromoni felini attraenti per favorire lo scratching. Se invece di subire ilnormale ricambio le unghie faticano a rinnovarsi e si allungano a dismisura (accade soventenegli anziani), ecco che serve un piccolo intervento domestico: può provvedere il proprieta-rio con accortezza e pazienza dopo aver acquistato un tagliaunghie sufficientemente picco-lo e preciso, studiato per un taglio netto senza rischio di scheggiature (mai ricorrere atagliaunghie o tronchesine ad uso umano!).

Le zone… meno nobiliPassiamo infine a zone forse poco nobili ma non per questo meno importanti. Il proprietarioattento deve ispezionare regolarmente la regione anale del suo gatto: in corso di disturbiintestinali può imbrattarsi, nel caso di gatti a pelo lungo anche feci normali possono rima-nere attaccate ed è bene tagliare via con attenzione il pelo contaminato. Anche i gatti, comei cani, hanno delle ghiandole perianali: normalmente esse si svuotano da sole, soprattuttonel momento della defecazione. Qualora invece rimanessero replete si potrebbe andareincontro a fastidiose infezioni, pertanto è bene controllare che ai lati dell’ano non si notinoaccumuli sospetti di materiale scuro e maleodorante, ponendo particolare attenzione all’i-spezione di questa parte soprattutto se il gatto si mostra infastidito, si strofina a terra e cercadi leccarsi molto. È bene suggerire al proprietario di interpellare il veterinario per un primointervento e farsi spiegare, nel caso, come intervenire a casa per svuotarle regolarmente,qualora ce ne fosse bisogno. È possibile proporre salviette e detergenti delicati che possanoessere utilizzati anche in quella zona e, se il veterinario ravvisasse cause alimentari nel pro-blema, si potranno indicare alimenti ricchi di fibre o integratori specifici: se le feci sono piùconsistenti lo svuotamento naturale delle ghiandole sarà facilitato.

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Le malattie trasmissibili dal gattoall’uomoANCHE I GATTI POSSONO TRASMETTERE MALATTIE ALL’UOMO, LE COSIDDETTE

ZOONOSI, LA CUI CONOSCENZA CI PERMETTE DI INTERVENIRE IN MANIERA

PREVENTIVA E GARANTISCE UNA MIGLIORE E PIÙ SICURA CONVIVENZA CON IL

PICCOLO FELINO

Esistono rischi per la salute umana, derivanti dalla convivenza con un gatto? La risposta è sì!Il gatto, alla pari di tutte le altre specie animali, può essere elemento di diffusione di numerosepatologie, alcune delle quali possono interessare anche l’essere umano: ciononostante il gattoe l’uomo convivono ormai da molto, e non è certo per un rischio “potenziale” che dobbiamonegarci il piacere di condividere il nostro tempo e il nostro spazio con un micio. Spesso il futuroproprietario si mostra titubante all’acquisto proprio perché preoccupato da questo aspetto.Per il negoziante conoscere le diverse patologie trasmissibili all’uomo è dunque utile per infor-mare il cliente, aiutandolo a districarsi tra le indicazioni contrastanti che giungono da varie fonti- internet, amici, vicini - oltre che per mettere in atto misure preventive nei confronti degli ani-mali in vendita volte a evitare che, da una parte, l’animale contragga malattie infettive o paras-sitarie e, dall’altra, che possa di conseguenza trasmetterle all’uomo.

Come si trasmettono le zoonosiOgni patologia ha le sue modalità di tra-smissione. In linea generale le vie d’acces-so principali per i diversi patogeni sono leaperture naturali del corpo (soprattuttobocca e naso), come avviene ad esempio

per i parassiti o i batteri che interessano l’ap-parato gastroenterico, le ferite, nel caso dimolti batteri o della famigerata “malattia dagraffio”, la cute integra - potremmo citare lemicosi e la rogna - ma anche gli occhi (con-giuntiviti batteriche). Questo articolo non hal’intento di mettere paura al lettore, bensì didare un’idea generale su quali potrebbero essere alcuni dei principali rischi sanitari, ricor-dando che un gatto debitamente controllato e mantenuto in condizioni igieniche ottimaliraramente rappresenta un rischio reale per il proprietario o il negoziante.

La toxoplasmosiLa toxoplasmosi è una delle patologie alle quali si dà molto peso durante la gravidanza delladonna, a causa degli ingenti e irreversibili danni che può arrecare al feto. Il parassita respon-sabile è Toxoplasma gondii, un protozoo che vive nell’intestino del gatto e che elimina le pro-prie oocisti attraverso le feci del felino. L’infezione avviene per via orale e il gatto è conside-rato l’ospite definitivo di questo agente patogeno il quale è in grado, purtroppo, di parassitarepotenzialmente tutti i mammiferi e gli uccelli, nei quali può localizzarsi - e creare danno - alivello di diversi tessuti e organi (in particolare muscoli, fegato, sistema nervoso, polmoni eapparato riproduttore). Di conseguenza quella umana è comunque una specie a rischio, percui attenzione! Nonostante ciò il ruolo del gatto come “untore” e pericolo per la salute umanaandrebbe un po’ ridimensionato, senza comunque abbassare il livello di guardia. Il rischioprincipale potrebbe venire dalla cassettina igienica dove il gatto urina e defeca: l’infezioneumana, in questo caso, potrebbe verificarsi a seguito di ingestione accidentale di residuifecali contenenti le oocisti del parassita attraverso le mani contaminate. Considerando peròche le oocisti emesse con le feci diventano infettanti dopo un lasso di tempo non inferiore alle

Ferite da graffio

Micosi

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24 ore, per evitare il problema sarebbe sufficiente pulire quotidianamente la lettiera lavandosibene le mani subito dopo o, meglio ancora, utilizzando dei guanti in lattice. Inoltre bisognasottolineare che il gatto elimina le oocisti del parassita per un periodo molto breve (un paiodi settimane al massimo) e che si infetta predando e cibandosi delle carni di piccoli mammi-feri o volatili selvatici; di conseguenza, gatti che vivono esclusivamente in casa e, nel nostrocaso, quelli che provengono da allevamenti controllati e stazionano in negozio in attesa dellavendita, possono essere considerati non a rischio. Per sfatare il mito del gatto bisogna sot-tolineare che un grosso pericolo per la salute umana è invece rappresentato dal consumo diortaggi e verdure non lavate, insaccati o carni non adeguatamente cotte o controllate e infine,in particolare per quel che riguarda i bambini piccoli, le mani sporche dopo aver avuto con-tatti con il terreno, soprattutto in parchi e giardini frequentati da gatti a vita libera.

Gli elmintiVolgarmente definiti “vermi”, gli elminti sono parassiti intestinali molto diffusi negli animali dacompagnia, la cui trasmissione all’uomo avviene per via oro-fecale. Tra i più comuni nema-todi, o vermi tondi, gli ascaridi sono sicuramente i più frequenti e uno di questi, Toxocaracati, può essere causa di zoonosi. Le uova del parassita, la cui forma adulta vive nell’inte-stino del gatto, vengono espulse con le feci dell’animale nella loro forma immatura. L’uovonecessita di diverse settimane nell’ambiente esterno per maturare e diventare infestante esolo da quel momento in poi la larva contenuta all’interno dell’uovo maturo, se ingerita acci-dentalmente dall’essere umano, potrebbe dar luogo alla cosiddetta “sindrome della larvamigrans”. Un altro parassita intestinale potenzialmente trasmissibile all’uomo è la tenia Dipy-lidium caninum, che necessita però di una pulce affinché si compia il ciclo biologico. Gli ani-mali si infestano ingerendo accidentalmente le pulci, e lo stesso può capitare anche all’es-sere umano, sebbene il fenomeno non sia così frequente.

Attenzione alle ferite e agli ectoparassitiAttraverso il graffio del gatto, ma anche il morso, è possibile contrarre una malattia battericadenominata per l’appunto “malattia da graffio del gatto” (cat-scratch disease). Diversi sonoi batteri identificati come potenziali responsabili della patologia ma Bartonella henselae èsicuramente quello più frequente per il quale si hanno dei dati certi. Nell’essere umano lapatologia può dare segni clinici variabili da una semplice reazione cutanea locale nel puntoin cui avviene la penetrazione accidentale dell’unghia, fino a disturbi più generalizzati qualiingrossamento dei linfonodi, malessere e febbre. A parte questa patologia specifica bisognaconsiderare sempre che un morso o un graffio causano una lesione più o meno profondadella cute, in molti casi con sanguinamento, che oltre a essere dolorosa apre la via a nume-rosi agenti patogeni, per lo più batteri che in quanto presenti nella bocca o sulle unghie pos-sono penetrare nell’organismo causando infezioni locali o sistemiche. Gatti giovani, comequelli venduti in negozio, che siano detenuti in condizioni igieniche adeguate rappresentanoin genere un rischio limitato per la salute umana; nonostante ciò è sempre buona regola pro-teggersi e, in caso di lesione, lavare e disinfettare accuratamente la ferita o riferire il proble-ma al medico in caso di bisogno.

Esistono rischi per la salute umana, derivanti dalla convivenza con un gatto

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Rogna e tignaSebbene la cute integra rappresenti una validissima difesa per l’organismo, alcuni agentieziologici come acari (ad es. Sarcoptes scabiei) e dermatofiti (in particolare Microsporumcanis) possono comunque attaccare e superare questa barriera e causare danni. Ovviamen-te affinché un gatto trasmetta la scabbia (rogna) o la tigna (dermatofitosi), deve prima essereportatore di uno di questi patogeni: nell’essere umano nel primo caso avremo prurito, com-parsa di irritazione cutanea e croste, nel secondo caduta di peli e capelli nonché lesionicutanee eritematose, generalmente a forma di bottone. Da considerare che, soprattutto perquel che riguarda i dermatofiti, il gatto molto spesso è un portatore sano, ovvero veicola consé il fungo patogeno senza manifestare segni clinici evidenti.

Come difendersi?Queste sono solo alcune delle numerose patologie che possono essere trasmesse dal gattoall’uomo, ma questo fatto non deve spaventarci, bensì spingerci alla prudenza e alla preven-zione. Molte di queste malattie possono essere prevenute facendo visitare regolarmente l’a-nimale o rivolgendosi immediatamente al veterinario qualora comparissero segni clinici cheinducano al sospetto. Trattamenti antielmintici (quando necessario) e antiparassitari devonoessere eseguiti con precisione e regolarità anche nell’interesse della salute umana: soprat-tutto gli ectoparassiti (pulci e zecche) che potrebbero infestare il gatto possono essere vet-tori di diverse patologie, pertanto anche in questo caso la prevenzione gioca un doppioruolo, sia per la protezione dell’animale che dell’uomo. Le norme igieniche devono sempreessere rispettate, ponendo molta attenzione soprattutto alla disinfezione delle mani e a evi-tare alcuni comportamenti a rischio (ad es. mangiare, fumare o portare alla bocca le manisporche dopo aver toccato un animale del cui stato sanitario non siamo più che sicuri), allapulizia regolare della cassettina, al cercare di non farsi mordere o graffiare, al ridurre il piùpossibile le possibilità che il gatto entri in contatto con soggetti selvatici o si nutra di predeoccasionali. Gli ultimi due punti riguardano in effetti i gatti che conducono una vita libera osemi-libera, non certo i gattini in vendita, ciononostante il negoziante deve essere preparatosull’argomento per informare il proprietario e proporre anche le soluzioni adeguate: esistonopresidi e farmaci (come i più comuni antiparassitari o gli shampoo e le lozioni igienizzanti) dilibera vendita, che un negozio ben fornito deve avere a disposizione.Un’attenzione particolare va riservata ai bambini piccoli, agli anziani e ai soggetti a rischio(ad es. immunodepressi o pazienti oncologici): soprattutto in questi casi è necessario sug-gerire di rivolgersi immediatamente a un medico, al quale si dovrà anche segnalare la pre-senza di un gatto in casa. Non dimentichiamo poi la predisposizione di alcuni esseri umania sviluppare allergie: quella che erroneamente viene definita “allergia al pelo del gatto” (inrealtà gli allergeni sono presenti per lo più nella saliva) è sicuramente molto frequente espesso rende impossibile la convivenza. È giusto che il cliente desideroso di acquistare ungatto nonostante questa patologia venga correttamente informato sul fatto che non esistonorazze “anallergiche”. In caso di comparsa di segni clinici sospetti nell’uomo bisogna rivol-gersi immediatamente a un medico.

Esistono rischi per la salute umana derivanti dalla convi-venza con un gatto: un’attenzione particolare va riserva-ta ai bambini piccoli, agli anziani e ai soggetti a rischio

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