Guida illustrata alla coltivazione e alla conservazione del bosco · 2016-11-23 · di crisi...

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Tagliare il bosco non vuol dire distruggerlo, ma tagliarlo senza la competenza necessaria può portare al suo impoverimento e degrado. Questa guida ci aiuta a conoscere meglio i nostri boschi e ci insegna a coltivarli conservandone ed anzi incrementandone i valori produttivi, protettivi, naturalistici e ricreativi. Disegno di copertina di Albano Moscardo FEDERAZIONE ITALIANA Vita in Campagna non è in vendita nelle edicole, viene inviata solo in abbonamento Accertamento Diffusione Stampa Certificato n. 4137 del 23/11/2000 EDITORI GIORNALI Guida illustrata alla coltivazione e alla conservazione del bosco a cura di Giustino Mezzalira (dottore forestale) Hanno collaborato: Mario Brocchi Colonna (dottore forestale): schede tecniche delle specie arboree; Riccardo Spinelli (dottore agronomo): macchine e attrezzature per le attività forestali I l bosco è stato per secoli una ricchezza per le popolazioni rurali che ne ricava- vano il legname necessario per il riscaldamento, la cottura dei cibi, la costruzio- ne di abitazioni, annessi rustici, attrezzi agricoli, mobilio e utensili di vario tipo. Oggi, dopo mezzo secolo di sostanziale disinteresse, i piccoli e grandi boschi privati italiani tornano ad essere guardati con rinnovata attenzione. E lo saranno ancor più domani. Si pensi allo sviluppo della nuova filiera «legno-energia», in cui il legno pro- dotto da certe specie diviene un competitivo combustibile per l’alimentazione di cal- daie di nuova concezione. Si consideri il crescente fabbisogno di legno di qualità prodotto dalle specie nobili, assai richiesto dal comparto artigianale e industriale. Si pensi infine all’importanza di una corretta e lungimirante gestione forestale in molte situazioni di collina e di montagna che vedono nella valorizzazione estetico- ricreativa del bosco una possibilità per incrementare i redditi aziendali. In un’epoca di crisi dell’agricoltura e della zootecnia montane la coltivazione del bosco può aiu- tare a mantenere viva l’economia di queste aree scongiurandone l’abbandono e ga- rantendo l’insostituibile funzione di manutenzione del territorio che solo gli agri- coltori possono fornire a vantaggio dell’intera comunità. 5 Il bosco, una risorsa da valorizzare 7 Gli interventi preliminari per ottimizzare la gestione del bosco 13 Le utilizzazioni: ecco le regole per tagliare correttamente il vostro bosco 20 Ecco come migliorare la produzione del vostro bosco 29 La vendita del legname da lavoro e della legna da ardere 31 La difesa del bosco familiare dagli incendi 34 Le azioni per salvaguardare l’ambiente e favorire la vita selvatica 37 Un bosco ben tenuto ed attrezzato può interessare agli amanti della natura 39 Le macchine e le attrezzature per le attività forestali 45 Schede tecniche di alcune specie arboree presenti nei boschi privati italiani 50 Ecco a chi rivolgersi per avere assistenza e per richiedere contributi Questa Guida esce come supplemento del mensile «Vita in Campagna» n. 4/2001 VITA IN CAMPAGNA Mensile di agricoltura pratica e di educazione ambientale Direttore Responsabile: Alberto Rizzotti Vice Direttore: Giorgio Vincenzi Redazione: Giuseppe Cipriani, Silvio Caltran Editore: Edizioni L’Informatore Agrario srl - Via Bencivenga/Biondani, 16 - 37133 Verona Presidente: Alberto Rizzotti Vice Presidente: Elena Rizzotti Amministratori delegati: Elena Rizzotti - Pier Giorgio Ruggiero Redazione: Via Bencivenga/Biondani, 16 - 37133 Verona - Tel. 045/597855 - Telefax (045) 8009240 - Telex 481117 Infagr - E-mail: [email protected] Internet: www.informatoreagrario.it Abbonamenti: Direzione Rossana Rizzotti Casella Postale 467 - 37100 Verona - Tel. 045/8009477 - Telefax 045/8012980 E-mail: [email protected] Abbonamento annuale 2001: Italia L. 60.000; Estero (via normale) L. 95.000 Sono previste speciali quote di abbonamento per studenti di ogni ordine e grado Una copia L. 7.500 (arretrata il doppio, per gli abbonati L. 10.000) Conto corrente postale n. 11024379 Pubblicità: Direttore Giuseppe Colombo Manfroni - Via Bencivenga/Biondani, 16 - 37133 Verona Tel. 045/8004578 - Telefax 045/8009378 Fotocomposizione: pre.grafic snc - Verona Stampa: Mediagraf spa - Noventa Padovana Registrazione Tribunale Verona n. 552 del 3-11-1982 - Sped. in A.P. - 45% - Art. 2 Comma 20/B Legge 662/96 - Filiale di Verona Copyright © 2001 Vita in Campagna di Edizioni L’Informatore Agrario srl Vietata la riproduzione parziale o totale di testi e illustrazioni - ISSN 1120-3005

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Tagliare il bosco non vuol dire distruggerlo, ma tagliarlo senza la competenza necessaria può portare al suo impoverimento e degrado. Questa guida ci aiuta a conoscere meglio i nostri boschi e ci insegna a coltivarli conservandone ed anzi incrementandone i valori produttivi, protettivi, naturalistici e ricreativi.Disegno di copertina di Albano Moscardo

FEDERAZIONE ITALIANA

Vita in Campagna non è in vendita nelleedicole, viene inviata solo in abbonamento

Accertamento Diffusione StampaCertificato n. 4137 del 23/11/2000

EDITORI GIORNALI

Guida illustrata alla coltivazione e alla conservazione del bosco

a cura di Giustino Mezzalira (dottore forestale)Hanno collaborato:

Mario Brocchi Colonna (dottore forestale): schede tecniche delle specie arboree;Riccardo Spinelli (dottore agronomo): macchine e attrezzature per le attività forestali

Il bosco è stato per secoli una ricchezza per le popolazioni rurali che ne ricava-vano il legname necessario per il riscaldamento, la cottura dei cibi, la costruzio-ne di abitazioni, annessi rustici, attrezzi agricoli, mobilio e utensili di vario tipo.

Oggi, dopo mezzo secolo di sostanziale disinteresse, i piccoli e grandi boschi privatiitaliani tornano ad essere guardati con rinnovata attenzione. E lo saranno ancor piùdomani. Si pensi allo sviluppo della nuova filiera «legno-energia», in cui il legno pro-dotto da certe specie diviene un competitivo combustibile per l’alimentazione di cal-daie di nuova concezione. Si consideri il crescente fabbisogno di legno di qualità prodotto dalle specie nobili,assai richiesto dal comparto artigianale e industriale. Si pensi infine all’importanza di una corretta e lungimirante gestione forestale inmolte situazioni di collina e di montagna che vedono nella valorizzazione estetico-ricreativa del bosco una possibilità per incrementare i redditi aziendali. In un’epocadi crisi dell’agricoltura e della zootecnia montane la coltivazione del bosco può aiu-tare a mantenere viva l’economia di queste aree scongiurandone l’abbandono e ga-rantendo l’insostituibile funzione di manutenzione del territorio che solo gli agri-coltori possono fornire a vantaggio dell’intera comunità.

5 Il bosco, una risorsa da valorizzare

7 Gli interventi preliminari per ottimizzare la gestione del bosco

13 Le utilizzazioni: ecco le regole per tagliare correttamente il vostro bosco

20 Ecco come migliorare la produzione del vostro bosco

29 La vendita del legname da lavoro e della legna da ardere

31 La difesa del bosco familiare dagli incendi

34 Le azioni per salvaguardare l’ambiente e favorire la vita selvatica

37 Un bosco ben tenuto ed attrezzato può interessare agli amanti della natura

39 Le macchine e le attrezzature per le attività forestali

45 Schede tecniche di alcune specie arboree presenti nei boschi privati italiani

50 Ecco a chi rivolgersi per avere assistenza e per richiedere contributi

Questa Guida esce come supplemento del mensile «Vita in Campagna» n. 4/2001

VITA IN CAMPAGNAMensile di agricoltura pratica e di educazioneambientale Direttore Responsabile: Alberto RizzottiVice Direttore: Giorgio VincenziRedazione: Giuseppe Cipriani, Silvio CaltranEditore: Edizioni L’Informatore Agrario srl - Via Bencivenga/Biondani, 16 - 37133 Verona Presidente: Alberto Rizzotti Vice Presidente: Elena RizzottiAmministratori delegati: Elena Rizzotti - Pier Giorgio RuggieroRedazione: Via Bencivenga/Biondani, 16 -37133 Verona - Tel. 045/597855 - Telefax (045) 8009240 - Telex 481117 Infagr - E-mail: [email protected]: www.informatoreagrario.itAbbonamenti: Direzione Rossana RizzottiCasella Postale 467 - 37100 Verona - Tel. 045/8009477 - Telefax 045/8012980 E-mail: [email protected] annuale 2001: Italia L. 60.000; Estero (via normale) L. 95.000Sono previste speciali quote di abbonamento per studenti di ogni ordine e grado Una copia L. 7.500 (arretrata il doppio,per gli abbonati L. 10.000)Conto corrente postale n. 11024379Pubblicità: Direttore Giuseppe ColomboManfroni - Via Bencivenga/Biondani, 16 - 37133 Verona Tel. 045/8004578 - Telefax 045/8009378Fotocomposizione: pre.grafic snc - Verona Stampa: Mediagraf spa - Noventa PadovanaRegistrazione Tribunale Verona n. 552 del 3-11-1982 - Sped. in A.P. - 45% - Art. 2Comma 20/B Legge 662/96 - Filiale di VeronaCopyright © 2001 Vita in Campagna di Edizioni L’Informatore Agrario srl Vietata la riproduzione parziale o totale di testie illustrazioni - ISSN 1120-3005

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SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 4/2001 5

Se si chiede all’uomo della strada«qual è la coltura più diffusa inItalia?» la risposta sarà probabil-

mente «il mais!» oppure «il grano!» aseconda che a rispondere sia un cittadi-no del nord oppure un cittadino del sud.Entrambi sbagliano perché, anche se po-trà sembrare strano, la coltura più dif-fusa è il bosco, al nord come al sud! InItalia sono presenti infatti, secondo i da-ti ufficiali dell’Inventario forestale na-zionale (1985), 8.675.000 ettari di boscomentre nel 2000 gli ettari coltivati amais sono stati 1.087.405 e quelli colti-vati a frumento tenero e a grano duro so-no stati 2.317.710.

Nonostante le ricorrenti notizie «fer-ragostane» sugli incendi boschivi fac-ciano presagire una inesorabile erosionedel patrimonio forestale nazionale, lasuperficie forestale italiana da almeno50 anni è in costante espansione e ormainon è lontano il traguardo di un terzo delPaese ricoperto dai boschi.

Paragonare i boschi alle colture agri-cole non è inesatto perché i boschi ita-liani sono coltivati da epoche antichissi-me per ritrarne, analogamente a quantosi fa con i campi, una serie di prodotti«agricoli»: legno, frutti, erba, funghi,selvaggina e numerosi altri prodotti.

Molti boschi sono tali «da sempre»,nel senso che la loro superficie non è maistata disboscata per essere coltivata a pa-scolo, a seminativo, a frutteto o a vigne-to. Molti altri invece derivano da rimbo-schimenti effettuati nell’ultimo secolo odalla ricolonizzazione spontanea da par-te della vegetazione forestale di terreniprecedentemente agricoli. Tutti portanoimpressa in modo profondo l’improntadell’uomo e solo piccoli lembi possonoessere definiti come «naturali».

Circa il 60% dei boschi italiani è diproprietà privata. Secondo i dati dell’ul-timo Censimento dell’agricoltura (1990)le aziende che possiedono boschi sono817.800, con una superficie media di 6,8ettari per azienda. Ciò vuol dire che inItalia, come in molti Paesi europei, il bo-sco è soprattutto posseduto da una mi-riade di piccoli proprietari. La fram-mentazione della proprietà dei boschinon va considerata come un fattore nega-tivo in sé: diviene negativa solo se non ècompensata da una lato da una diffusacultura forestale e dall’altro dall’organiz-zazione di forme cooperative di gestione.

Nel settore agricolo vi sono compartifortissimi costituiti da vasti raggruppa-menti di piccoli produttori preparati eben organizzati all’interno di consorzi,cooperative, associazioni di produttori(si pensi solo alle cantine sociali, allecooperative di frutticoltori o di orticolto-ri, ecc.). Purtroppo nel caso dei boschi inItalia mancano entrambi i fattori che pos-sono compensare la frammentazionedella proprietà: la cultura forestale deiproprietari è generalmente scarsa o nul-

la; mancano quasi del tutto, al contrariodi quanto avviene in gran parte degli al-tri Paesi europei, strutture cooperative digestione, quali i Consorzi forestali.

Non potendo agire sul fronte dellacooperazione tra i proprietari, con questaGuida Vita in Campagna vuole dare uncontributo alla crescita della conoscenzadei boschi privati, soprattutto delle pic-cole proprietà possedute da migliaia dilettori, mostrando in particolare come sipossono coltivare per ritrarne una vastagamma di prodotti e di servizi.

Il momento per parlare di boschiprivati è favorevole: in tutte le

Regioni italiane infatti sono o stanno perdiventare operativi i «Piani di svilupporurale» che incentivano i proprietari aprendersi cura dei loro boschi, offrendosostegni finanziari per le cure coltura-li, le migliorie, l’acquisto di macchi-nari e di attrezzature, ecc.

Un forte impulso alla valorizzazionedei boschi privati viene anche dagli in-centivi legati all’utilizzo energeticodel legno. Per cercare di contrastarel’aumento della concentrazione dei gasche provocano il così detto «effetto ser-ra» (in particolare il diossido di carbo-nio), la comunità internazionale si è da-ta degli obiettivi precisi, contenuti nellaConvenzione di Kyoto. Il legno rientratra le fonti energetiche che non provoca-no l’aumento di gas serra in quanto ildiossido di carbonio emesso durante lacombustione pareggia quello sottrattoall’atmosfera con la fotosintesi clorofil-liana. Bruciare legno per produrre ener-gia è dunque un’azione « neutrale» dalpunto di vista delle emissioni di «gasserra» e giustamente oggi essa viene in-centivata da un insieme di norme e prov-vedimenti nazionali e regionali. In prati-ca chi brucia legno per produrre energiatermica ed energia elettrica riceve deicontributi giustificati dall’obiettivo diridurre le emissioni di gas serra.

Infine, indipendentemente da valuta-zioni di carattere economico, prendersicura dei propri boschi rientra tra le atti-vità che maggiormente mettono in con-tatto con l’ambiente e con la natura e cheoffrono concrete occasioni per migliora-re entrambi: curando i boschi infatti siprevengono le frane e gli smottamenti,si riduce il rischio di incendi, si miglio-ra l’habitat di molte specie di animaliselvatici, si creano opportunità di svago.

Chi ha la fortuna di possedere unpezzo di bosco può in definitiva ricava-re dalla sua coltivazione e valorizzazio-ne sia benefici di tipo materiale che sod-disfazioni di tipo ricreativo ed estetico;essi saranno tanto maggiori quanto piùl’agire sarà guidato dalla conoscenza. ❏

Il bosco, una risorsa da valorizzare

A partire dagli anni ’50 la superficie forestale italiana è in costante espansione.Oggi il 29% del territorio nazionale è ricoperto da boschi

Privati 60%Comuni 27,6%

Stato e Regioni 7,1% Altri enti 5,3%

La maggior parte dei boschi italiani è di proprietà privata

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Nelle pagine che seguono prendiamoin esame un’ipotetica azienda agrofore-stale, il podere «Silvaverde» e vi guidia-mo passo dopo passo nella sua gestionee nella realizzazione degli interventi dimiglioramento necessari per valorizzareil bosco e il legname prodotto.

Il podere «Silvaverde» si estende peruna superficie totale di 11 ettari, dicui 8 a bosco, ed è situato in un’area

collinare dell’Italia settentrionale(«Vallelarga») caratterizzata da terrenidi pendenza medio-alta, in parte di buo-na fertilità ed in parte invece di limitatospessore, tendenzialmente secchi duran-te l’estate. I boschi sono soprattutto deicedui (costituiti da alberi tagliati ripetu-tamente che ricacciano dalla loro cep-paia) ricchi di matricine (alberi origina-ti da seme che non sono mai stati cedua-ti o polloni lasciati in piedi in occasionedel precedente taglio) ed invecchiati,salvo le zone più prossime alla stradache separa il bosco dai campi coltivati,in cui negli ultimi anni si è continuato adeffettuare delle utilizzazioni.

Il bosco è attraversato da alcuni vec-chi sentieri e da una buona rete viaria diservizio, in parte derivante dalla vecchiaviabilità interpoderale agraria. La pro-prietà comprende anche alcuni appezza-menti di terreno coltivati (vigneto, pra-to, cereali) ed alcuni appezzamenti chevengono solo sfalciati ma che hanno

perso ormai ogni interesse agricolo per-ché di piccola dimensione e di difficilemeccanizzazione. La proprietà è attra-versata da un piccolo corso d’acqua epresenta all’interno alcune sorgenti.

La zona, non lontana dalla pianura, èmolto frequentata durante i fine settima-na e negli ultimi anni alcune aziendeagricole (tra cui una confinante con laproprietà) hanno avviato un’attivitàagrituristica.

L’abitazione principale è dotata di unimpianto di riscaldamento centralizzatoalimentato da una caldaia a gasolio edutilizza già abbondantemente il legnoper produrre calore (con una termocuci-na ed alcune stufe) e risparmiare sulla«bolletta energetica».

La legna da ardere ha localmente unbuon mercato. La zona è abbastanza ric-ca di fauna selvatica e nei boschi è fre-quente il capriolo.

Visti i contributi offerti dal Piano disviluppo rurale e la disponibilità di in-centivi all’utilizzo delle fonti rinnovabi-li di energia (tra cui il legno), avete de-ciso di dare una svolta alla gestione delvostro bosco e di valorizzare, soprattut-to entro la vostra proprietà, il legno pro-dotto. Dopo esservi ben informati pres-so gli Uffici regionali competenti e averrichiesto una perizia ad un dottore fore-stale, avete preso le seguenti decisioni:➥ l’obiettivo gestionale sarà produttivo(legna da ardere e legname da lavoro)

ma verrà posta attenzione a valorizzareanche gli aspetti ricreativi e naturalisticidel bosco;➥ la superficie del bosco è stata suddi-visa in tre parti principali che sarannotrattate in modo diverso:– nella zona più in pendenza, su ettari3.75.00, con terreni superficiali, verràmantenuto un ceduo matricinato (co-stituito da alberi a ceppaia e da matrici-ne lasciate in occasione del taglio prece-dente ed aventi un’età al massimo pari adue volte il turno del ceduo, vedi figuraa pag. 14);– dove il ceduo invecchiato presenta unabuona densità di alberi di buona qualitàed è più prossimo alla strada principaleverrà effettuata una conversione (tra-sformazione) da bosco ceduo in boscod’alto fusto su ettari 1.15.00;– il resto verrà trattato a ceduo compo-sto (costituito da alberi a ceppaia e damatricine di età pari a 2-3 volte il turnodel ceduo), lasciando in piedi un buonnumero di alberi ad alto fusto delle spe-cie più pregiate (ettari 3.10.00);➥ in collaborazione con la vicina azien-da agrituristica, che possiede un bel trat-to di bosco contiguo e dispone di unabuona attrezzatura per le utilizzazioniforestali (verricello, risine, carro conpinza idraulica), verrà recuperato unvecchio sentiero e realizzato un percorsoturistico-ricreativo; esso passerà attra-verso il tratto di bosco che verrà gover-

SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 4/2001 7

Gli interventi preliminari per ottimizzare la gestione del bosco

Una piccola azienda agroforestale per sfruttare le risorse offerte dal bosco

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COLLEBELLO

VALLELARGARIOFRESCO

BOSCOPIANO

VALLELARGA

Legenda. 1-Bosco ceduo matricinato (ettari 3.75.00). 2-Bosco ceduo composto (ettari 3.10.00). 3-Bosco d’alto fusto (et-tari 1.15.00). 4-Arboreto da legno piantato in ex prato. 5-Stagno per la pesca. 6-Centro aziendale. 7-Azienda agrituristi-ca confinante. 8-Area pic-nic. 9-Percorso naturalistico-didattico-ricreativo

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8 SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 4/2001

Legenda

= linee di livello

= particelle forestali

= rete viaria principale

= strade forestali

= percorso turistico-ricreativo

= confine di proprietà

Mappa planimetrica

= arboreto da legno

= ceduo matricinato

= ceduo composto

= bosco ad alto fusto

Particella

12345678

0.70.000.85.000.90.000.65.001.30.001.35.001.10.001.15.00

ceduo compostoceduo compostoceduo compostoceduo compostoceduo matricinatoceduo matricinatoceduo matricinatoalto fusto

Superficie(ettari) Bosco

BOSCOPIANO

COLLEBELLO

SORGENTE

SORGENTE

VALLELARGA

LAGHETTODA PESCA

CENTROAZIENDALE

AGRITURISMO

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nato ad alto fusto, si affiancherà al corsod’acqua che verrà dotato di una fascia divegetazione ripariale da ambo i lati epasserà anche vicino ad un piccolo la-ghetto da pesca che verrà realizzato tra-mite una piccola derivazione del corsod’acqua;➥ in uno dei tratti di prato ormai prividi interesse agricolo verrà creata una zo-na di sosta attrezzata con alcuni tavolida pic-nic ed alcuni barbecue in pietraper cottura dei cibi all’aria aperta;➥ il resto dei prati verrà imboschito conlatifoglie pregiate creando un tratto diarboreto da legno;➥ la casa verrà dotata di una modernacaldaia a legna ad alta efficienza per po-ter valorizzare al massimo la legna diautoproduzione.

Partendo dalla descrizione delleazioni preliminari ad ogni forma di uti-lizzo e di miglioramento del bosco (as-sestamento ed identificazione della reteviaria), vediamo quali sono i vari lavoriche dovrete eseguire nelle diverse partidel bosco nelle diverse fasi della loroevoluzione.

L’assestamento del bosco

Suddividendo la superficie di bosco ceduo in diverse particelle si ottiene una produzione

costante nel tempo

Con la collaborazione di un tecnicoforestale, dopo aver valutato la qualitàdei vari tratti di bosco (composizione,età, stato sanitario, fertilità del terreno,pendenza, accessibilità), avete potutostimarne la produttività (cioè di quantetonnellate di legno utilizzabile si accre-sce annualmente ogni ettaro di superfi-

cie di quel tipo di bosco). Visto il tasso di accrescimento del

bosco e stabilita quella che è la dimen-sione media ottimale dei polloni del bo-sco ceduo che volete raccogliere, avete

stabilito un turno medio di utilizzazionedi 21 anni. Ciò è in linea con le normeche localmente regolano il taglio dei bo-schi, le cosiddette Prescrizioni di massi-ma e di polizia forestale (PMPF) che po-

Il bosco ad altofusto (o fustaia)è costituito da alberinati da seme edistribuiti a gruppi diindividui aventi circala stessa età(coetanei)

Il ceduo composto è costituito da alberi a ceppaia e da matricine di età massima pari a 3-4 volte il turno del ceduo

Il ceduo matricinato è costituito da alberi a ceppaia e da matricine (a) di età massima pari a due volte il turno del ceduo

a

In colore sono evidenziati i fusti che vanno lasciati in piedi ad ogni taglio: sono sempre i meglio conformati, appartenen-ti a specie in grado di produrre in futuro del buon legname da lavoro. 1-Primo intervento. Si lasciano tutte le matricine(alberi nati da seme) e i polloni meglio conformati: in tutto 600-1.500 fusti per ettaro. 2-Secondo intervento. Dopo 10-20anni si isolano ulteriormente i soggetti migliori lasciando 400-600 fusti per ettaro. 3-Terzo intervento. Il ceduo è ormaiconvertito in fustaia; con i diradamenti si cerca di favorire la rinnovazione naturale del bosco. Durante tutto il periodo di conversione il bosco continua a fornire legna da ardere in abbondanza

Conversione di un ceduo in fustaia. La conversione di un ceduo invecchiato in fu-staia consiste nel diradare progressivamente i polloni del ceduo, lasciando via viaquelli meglio conformati appartenenti a specie in grado di fornire in futuro dei tron-chi da lavoro di elevata qualità (faggio, rove-re, frassino maggiore, acero di monte, cilie-gio selvatico, ecc.)

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trete conoscere presso gli uffici regiona-li competenti in materia di foreste opresso la locale stazione del Corpo fore-stale dello Stato o di altri Corpi foresta-li regionali o provinciali (nelle Regionie Province autonome).

Avete quindi suddiviso l’intera su-perficie di bosco governato a ceduo ma-tricinato e composto in particelle (areedi bosco omogenee sottoposte ad un me-desimo tipo di gestione) in grado di for-nire circa la stessa quantità di legna daardere ad ogni utilizzazione (stimata inquesto caso in circa 60 tonnellate),avendo fissato a priori che si sarebbe en-trati in bosco solo ogni 3 anni per effet-tuare un’unica utilizzazione concentra-ta. In tutto quindi avete suddiviso il bo-sco ceduo in 7 particelle (21:3) di diver-sa estensione in base alla diversa fertilitàdelle diverse parti del bosco.

Questo tipo di operazione prende ilnome di «assestamento» e permette difornire una produzione costante per untempo indefinito.

Nell’individuazione delle particelleavete tenuto anche conto dell’accessibi-lità e delle linee di esbosco di modo chele future utilizzazioni possano risultareil più concentrate possibile.

Avete poi delimitato le particelle sul

terreno in modo definitivo, contempora-neamente al rilievo dei confini della pro-prietà, riportando il tutto su una mappain scala (vedi fig. a pag. 8). Avete se-gnato i confini di ogni particella dipin-gendo sul tronco degli alberi o su dellerocce ben visibili dei tratti orizzontali dicolore evidente (vedi figura qui sopra),riportando anche il numero che è statoassegnato ad ogni particella.

Avete infine previsto di iniziare utiliz-zando per prime le tre particelle di ceduoinvecchiato di qualità più scadente cheverrà trattato a ceduo matricinato; a se-guire utilizzerete le particelle migliori,partendo da quelle dove il bosco è piùvecchio: nel giro di 21 anni tutta la su-perficie dei cedui verrà utilizzata unavolta.

Il tratto governato ad alto fusto costi-tuirà un’unica particella in cui si inter-verrà mediamente ogni 9-12 anni, incoincidenza con l’utilizzazione di unadelle particelle del ceduo per commer-cializzare contemporaneamente la legnada ardere ottenuta durante l’esecuzionedel taglio di curazione (si chiama cosìil complesso modo di utilizzare le fu-staie disetanee, i boschi d’alto fusto do-ve alberi di tutte le età vegetano gli uniaccanto agli altri su ristrette superfici).

Il risultato finale delle operazioni de-scritte sopra sarà che:➥ le utilizzazioni forestali interessanodelle superfici oscillanti tra 0.70.00 e1.20.00 ettari, un buon compromesso tral’esigenza di non creare vaste aree ta-gliate a raso e di avere dei volumi di le-gname sufficientemente concentrati etali da permettere di organizzare deicantieri sufficientemente meccanizzati;➥ sarete impegnati nelle operazioni diutilizzazione solo un anno ogni tre e po-trete concentrarvi, gli altri due anni, nel-l’esecuzione di tutte le altre operazionicolturali indispensabili per mantenere ilbosco in buone condizioni (ripuliture,sfolli, diradamenti, ecc.);➥ le particelle sono definitivamente fis-sate sul terreno; potrete quindi seguirlenel tempo, raccogliendo periodicamen-te dati sul loro stato e sul loro accresci-mento e valutando nel tempo il risultatodelle operazioni colturali effettuate;➥ il bosco prende nel suo complessouna struttura molto articolata, organiz-zata a mosaico, in grado di risponderealle esigenze ecologiche di un elevatonumero di specie di animali e di pianteselvatiche ed acquisendo così un eleva-to valore naturalistico;➥ le operazioni di utilizzazione sonomolto concentrate ed interessano in mo-do intenso superfici limitate del bosco;anche il valore ricreativo del bosco per-tanto rimane elevato (solo modeste su-perfici sono disturbate dalle attività diraccolta del legname) nonostante tutta lasuperficie sia considerata produttiva.

La rete delle vie di accesso e di esbosco

La realizzazione di una efficiente rete di vie di accesso e di esbosco consente di ridurre i costi delle

operazioni di taglio e i danni al bosco

Il taglio del bosco è un’operazionecomplessa ed onerosa. Se la viabilitànon è adeguata i costi di utilizzazione ri-sultano facilmente superiori al valoredella legna che se ne ritrae e l’operazio-ne va in passivo.

Anche l’esecuzione di tutte le altreoperazioni colturali risulta molto piùsemplice se si dispone di una buona re-te di strade e di sentieri. Un bosco peressere gestito in modo economico devein definitiva disporre di un’ articolata re-te di vie di accesso e di vie di esbosco,organizzate in tre livelli gerarchici:– strade forestali, lungo le quali possa-no facilmente transitare i trattori che trai-nano carri carichi di legname o addirittu-ra camion: sono delle vere e proprie stra-de, di sezione sufficientemente ampia(almeno 3 metri), con sottofondo stabile,

10 SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 4/2001

I segni in bosco. 1-Confinedi proprietà: linea orizzon-tale di colore con sovrap-posto un punto dello stessocolore posta sul lato cheguarda verso il confine(simboli e colori varianolocalmente). 2-Confine diparticella: linea orizzonta-le di colore (varia da Regione a Regione) e numero arabo dello stesso colore cheindica la singola particella, posti sul lato che guarda verso il confine. 3-Marcaturadi una matricina da rilasciare: anello di colore bianco (o di altro colore, a secon-da delle convenzioni) a metri 1,3-1,5 da terra. 4-Marcatura di un albero candida-to (da non tagliare e conservare in piedi): punto di colore posto su giovani alberidi boschi o di nuclei coetanei

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Rete di esbosco del legname. Una buonaorganizzazione della rete di esboscoconsente di ridurre i costi di utilizzazione ed è di grande importanza per limitare i danni al bosco. 1-Strada forestale. 2-Piazzale di accumulo. 3-Piste di esbosco. 4-Linea di gru a cavo. Le frecce verdi indicano le linee di esbosco

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SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 4/2001 11

dotate di sistemi di allontanamento delleacque di pioggia (vedi figura qui sotto);– piste di esbosco, lungo le quali simuovono i trattori durante le operazionidi concentramento e di esbosco: hannosezioni minime di 2-2,5 metri e i tratto-ri che le percorrono possono recuperarefacilmente i tronchi che si trovano nellefasce di bosco di lato alla pista, utiliz-zando il verricello forestale; – linee di esbosco, lungo le quali ven-gono montate le linee di gru a cavo (ve-di pag. 15) o di canalette (vedi pag. 42):

sono importanti soprattutto nei terreni inforte pendenza; scelte in base allamorfologia dei versanti permettono diesboscare i tronchi tagliati lungo le fa-sce laterali.

La rete viaria e quella delle linee diesbosco si devono studiare attentamentetenendo conto della morfologia, del tipodi bosco, della viabilità esistente, deimezzi di cui si dispone e delle tecnichedi esbosco che si pensa di adottare.

La realizzazione della rete può essereprogressiva, costruita a mano a mano

che si ha la necessità di accedere ai di-versi tratti di bosco; importante però èche il disegno della rete delle strade prin-cipali sia ben studiato, in grado di servi-re tutto il bosco e di servire in modo coe-rente anche le altre proprietà vicine.

Le strade forestali non devono asso-lutamente essere solo delle piste aperteda un bulldozer scaricando a valle il ma-teriale rimosso dalla sede della strada:così facendo infatti, oltre che infliggereun duro colpo al paesaggio, si innesca-no facilmente gravi fenomeni erosivi esi danneggiano le piante che si trovano avalle, compromettendo i benefici eco-nomici che la strada può apportare.

Nella loro costruzione va dunque po-sta molta attenzione a ridurre al minimole opere di movimento terra, scaricandoa valle il meno possibile i materiali e ri-pristinando con cura le scarpate sia dimonte che di valle mediante opere diconsolidamento e di rinverdimento; par-ticolare attenzione va posta all’allonta-namento delle acque di pioggia dalla se-de stradale di modo che le strade non di-vengano dei ruscelli durante le fortipiogge.

La costruzione di una buona rete distrade forestali è molto onerosa ma indi-spensabile e per questo i Piani di svilup-po rurale delle Regioni ed altre fonti difinanziamento delle attività forestaliconcedono significativi contributi aiproprietari, meglio se consorziati, cheintendono dotare i loro boschi di ade-guati sistemi viari.

Nel vostro caso, esistendo già unabuona strada vicinale che serve l’interobosco, sarà opportuno identificare defi-nitivamente e sistemare la rete delle pi-ste di esbosco, costruita e manutenzio-nata in collaborazione con le altre pro-prietà vicine e tracciare, pure in mododefinitivo, la rete delle linee di esbosco.

In ogni caso i casi sarà bene tenerconto delle «emergenze» naturalisti-che, ambientali e paesaggistiche, cer-cando di salvaguardare al meglio i trattipiù pregevoli del bosco e di arrecare ilminor danno possibile alla sua ricca flo-ra e fauna selvatica.

Per far questo, stimolati anche da-gli incentivi contenuti nel Piano disviluppo rurale, potrete costituire

un piccolo consorzio tra proprietariche vi permetterà di ricevere dei signifi-cativi contributi sia per la realizzazionedella rete delle piste di esbosco, sia perl’acquisto di macchine ed attrezzaturededicate alla utilizzazione del bosco(canalette, gru a cavo leggera, pala fron-tale, carro forestale a ruote motrici).

Una buona organizzazione della retedi esbosco consente di ridurre i costi diutilizzazione ed è di grande importanzaper contenere i danni al bosco (erosione,danneggiamento alla rinnovazione, di-struzione di micro-ambienti). ❏

Canalette perl’allontanamento

delle acque di pioggiadalle strade forestali

realizzate con travi di legno fissate

e distanziate per mezzo di staffe

metalliche a omega15 cm 10 cm 15 cm

15 cm

I lavori nel bosco nei dodici mesiGen.Operazione Feb. Mar. Apr. Mag. Giu. Lug. Ago. Set. Ott. Nov. Dic.

Costruzione emanutenzione rete viaria (vedi pag.10)

Utilizzazioni forestali(vedi pag. 13)

Gestione dei sentieri di manutenzione(vedi pag. 23)

Individuazione alberi d’avvenire(vedi pag. 25)

Ripuliture(vedi pag. 23)

Sfolli e diradamenti(vedi pag. 26)

Potatura (vedi pag. 27)

Esbosco del legname(vedi pag. 15)

Azioni di prevenzione degli incendi(vedi pag. 31)

Sistemazione dellecassette nido(vedi pag. 34)

Messa a dimoradi giovani piante:– a radice nuda– con pane di terra(vedi pag. 20)

solo quando il terreno è gelato o secco

= periodo dell’anno in cui è necessario o preferibile eseguire il lavoro= periodo dell’anno in cui è possibile eseguire il lavoro

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Il taglio di una particella di bosco è unpo’ come la vendemmia o come latrebbiatura: si raccoglie quanto si è

stati capaci di produrre, con la differen-za che il periodo di tempo necessario,nel caso dei nostri cedui, è pari ad alcu-ni decenni e, nel caso delle fustaie, puòfacilmente superare il secolo!

Nel caso dei boschi però il taglio èsolo una fase di un ciclo ininterrotto dicure il cui obiettivo finale è quello dipreservare la capacità produttiva del bo-sco, data in ultima analisi dalla fertilitàdel terreno su cui vegeta e dalla com-plessità della biocenosi (cioè dell’insie-me di organismi viventi che compongo-

no l’ecosistema) che lo abita. Le utilizzazioni forestali non dovran-

no dunque mai comportare un degradodel suolo (erosione, perdita di fertilità) ouna semplificazione della biocenosi(perdita di biodiversità): gli squilibri chevengono inevitabilmente provocati (eli-minazione di alberi adulti, costipazionelocalizzata del terreno, disturbo) do-vranno pertanto essere sempre soppor-tabili.

Nel caso di boschi degradati da seco-li di cattiva gestione (come spesso sonoi cedui di proprietà privata) si dovrebbeanzi cercare di migliorare continuamen-te la situazione, ad esempio tagliandomeno di quello che è l’incremento pe-riodico di biomassa (l’accrescimento,in tonnellate di legno, del bosco nel pe-riodo di tempo che intercorre tra due uti-lizzazioni).

Tutte le operazioni di taglio dei bo-schi sono regolate da leggi e norme pre-cise che variano da Regione a Regione;prima di iniziare qualsiasi operazione ditaglio di alberi nel vostro bosco verifi-cate di conoscerle molto bene ed even-tualmente rivolgetevi per dei consigli al-la struttura o all’ente competente nel vo-stro territorio (vedi pag. 50).

Il taglio del ceduo matricinatoVi si può raccogliere ottima legna

da ardere garantendo la naturale rinnovazione

del bosco

Le particelle di bosco che si trovanonel versante sud di Collebello, su terre-ni superficiali ed asciutti, con pendenzemedio-alte, sono costituite da carpinonero, roverella, orniello, con qua e là,nei a terreno più acido e profondo, deinuclei a castagno misto a ciliegio selva-tico. In passato il bosco era stato taglia-to a raso con rilascio di qualche matrici-na, ottenuta soprattutto lasciando in pie-di dei polloni e pertanto ora sono moltorari gli individui di grandi dimensionioriginati dalla precedente matricinatura.

Le locali Prescrizioni di massima e dipolizia forestale (PMPF) stabilisconoche per boschi di questo genere si deb-bano lasciare in piedi almeno 100 matri-cine per ettaro.

Il lungo periodo di sospensione deitagli e la densità originariamente bassadel bosco hanno fortunatamente per-messo che si sviluppasse un discreto nu-mero di alberi nati da seme che ora in

SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 4/2001 13

Le utilizzazioni: ecco le regole per tagliare correttamente il vostro bosco

Bosco ceduo in fase diutilizzazione: i polloni vannoesboscati il piùpossibile «lunghi»per ridurre il lavoro dipreparazione della legna

Una ceppaiaappena tagliata:

è importantecercare di tagliare i polloni il

più rasente possibile alla

superficie del terreno

L’abbattimento dei polloni va

eseguito con un unico taglio

obliquo operato in modo da non

strappare lacorteccia e da favorire lo sgrondo

delle acque

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molte zone occupano il piano domi-nante (hanno la chioma nello strato altodella volta del bosco).

Dopo aver percorso attentamente ilbosco ed esservi resi conto della situa-zione, individuate le matricine da rila-sciare dopo il taglio, lasciandone unaogni 80-100 metri quadrati (distanzamedia tra le più vicine di 9-10 metri).Gli alberi tra cui scegliere le matricinedevono avere le seguenti caratteristiche:– essere sani e vigorosi, con chiomaespansa inserita nel piano dominante;

– presentare un rapporto tra altezza ediametro del fusto, misurato a metri1,30 da terra, inferiore ad 80 (alberi po-co filati, ben stabili, in grado di resiste-re all’isolamento). Ad esempio un albe-ro alto 15 metri deve avere un diametrodel fusto, misurato a metri 1,30 da terra,di almeno 19-20 cm;– appartenere in modo equilibrato allespecie che si vogliono favorire nel bo-sco. È bene favorire quelle che, come lequerce (vedi in questo caso la roverella)ed il castagno hanno semi più pesanti o

che si disperdono più difficilmente, perfacilitarne la disseminazione.

Le matricine vanno contrassegnatecon un anello di colore bianco in modoche chiunque stia eseguendo il taglio lepossa vedere.

Considerato che nel vostro caso ilnumero di matricine nate da seme è suf-ficiente, l’utilizzazione prevede il taglioa raso di tutti i polloni, di tutte le vecchiematricine (che hanno un’età doppia diquella dei polloni delle ceppaie riscop-piati dopo l’ultima utilizzazione) e di

14 SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 4/2001

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Tutti i polloni vengono tagliati allo scadere del turno (t)

Allo scadere del turno(t) vengono tagliatitutti i polloni ad eccezione deimeglio conformatilasciati come portaseme (matricine)(e=t); vengono inoltrelasciati in piedi alcunigiovani alberi nati daseme. Vengono invecetagliate le matricinelasciate in piedi lavolta precedente (e=2t)

Allo scadere del turno(t) vengono tagliatitutti i polloni e le matricine di età pari a tre-quattro volte il turno (e=3t o 4t).Vengono lasciati in piedi i giovani alberi nati da seme (e=t)e le vecchie matricinemeno sviluppate (e=2t o e=3t)

matricine(e=t)

polloni(e=t)

polloni(e=t)

tronchi di matricina (e=2t)

tronchi di matricina (e=3 o 4t)

matricina(e=2 o 3t)

matricina(e=t)

I diversi tipi di bosco ceduo e le modalità di utilizzazionet=turno e=età

polloni(e=t)

polloni(e=t)

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SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 4/2001 15

tutti gli arbusti del sottobosco (abbon-danti soprattutto nelle zone di margine elungo le piste forestali).

Organizzate il cantiere di utilizzazio-ne servendovi della dotazione di mac-chine ed attrezzature di cui disponete,acquistata con i fondi del Piano di svi-luppo rurale e di proprietà in parte – ve-di voci contrassegnate qui sotto con una(C) – del consorzio dei proprietari bo-schivi della Vallelarga di cui fa parte lavostra proprietà:– trattore da 55 HP;– gru a cavo leggera (C);– canalette da esbosco (C);– motosega professionale;– attrezzi vari per il cantiere di abbatti-mento (cunei, zappini, giratronchi,ecc.);– carro forestale con ruote motrici (C);– verricello a tamburo (C).

Abbattete i polloni tagliandoli il piùpossibile vicino alla superficie del terre-no, eseguendo dei tagli netti, non slab-brati, leggermente inclinati in modo dafavorire lo sgrondo delle acque.

Direzionate la loro caduta in mododa facilitare le successive operazioni disramatura (eliminazione dei rami e deicimali, tenendo solo i tratti di tronco o diramo con diametro in punta superiore a4-5 cm), sezionatura (riduzione del fu-sto in tronchi elementari), depezzatura(riduzione finale in tronchetti della mi-sura standard di 1-1,5 metri) ed esbosco(trasporto dei tronchi dal luogo di taglioal bordo di una pista forestale) e ponen-do attenzione a non danneggiare le cep-paie e le matricine da rilasciare.

Prima di effettuare l’esbosco accata-state le ramaglie rimaste sulla tagliata(superficie interessata dall’utilizzazioneforestale), come prescritto dalle PMPF,in modo da favorire le successive opera-zioni di esbosco, lasciare la superficiedel bosco in ordine, favorire la decom-posizione della ramaglia stessa, ridurreil rischio di incendi, creare particolarihabitat per la fauna selvatica (rifugi, sitiriproduttivi).

Dove è possibile asportate interi ipolloni sramati dalla tagliata, in fasci dipeso adeguato alla portata della vostragru a cavo, in modo da ridurre il nume-ro delle operazioni necessarie per estrar-re il legname dal bosco.

In questo caso la depezzatura avverrà«all’imposto», vale a dire lungo la stra-da forestale o al margine del bosco, inun luogo a cui potrete successivamenteaccedere con il trattore e con il carro ocon un camion per il definitivo traspor-to della legna fuori dal bosco.

Nei tratti di bosco più corti potreteutilizzare le canalette da esbosco che viconsentono un veloce e pratico esboscosu distanze inferiori a 200 m, con pen-denze minime del 20% ed ottimali del25-35%. In questo caso i polloni vanno

sramati, sezionati e depezzati diretta-mente in bosco in tronchetti di 1 metrodi lunghezza.

All’imposto infine accatastate ordi-natamente i tronchetti, realizzando dellelunghe cataste a bordo strada o sul limi-tare del bosco e ricopriteli nella parte

sommitale con teli plastici o piastre dicopertura tipo «Onduline». Ciò favoriràda un lato l’inizio dell’essiccazione dellegno, dall’altro la sua misurazione evendita a «metro stero», unità di misu-ra riferita a legname regolarmente acca-tastato, corrispondente ad un ingombrocomplessivo di 1 metro cubo compren-sivo degli interstizi vuoti.

Per preparare della buona legna daardere ideale sarebbe spaccare a metàgià all’imposto, prima di accatastarli, itronchetti di diametro maggiore in mo-do da favorire una più rapida perditadell’acqua.

Evitate nel modo più assoluto didare fuoco ai cumuli di ramaglie

lasciati in bosco. Evitate inoltre di rea-lizzare lunghe andane di ramaglie di-sposte lungo i versanti sia perché la lo-ro presenza è antiestetica sia perché incaso di incendio possono provocare unarapida propagazione del fuoco.

Nel caso in cui in loco esista un mer-cato che paga bene il legno ridotto in«cip», o «minuzzoli» (piccole scagliedi legno di lunghezza compresa tra 40 e60 millimetri e spesse circa 10 millime-tri), sarà da prendere in considerazionel’eventualità di trasformare l’intera pro-duzione in legno cippato, asportandolunghi, con l’aiuto del trattore o dellagru a cavo, i polloni non sramati e cip-pandoli all’imposto con gli appositi

Gru a cavo: permette di esboscare fusti«lunghi» da versanti non serviti dallaviabilità forestale e di ridurre i dannilegati all’esbosco

Dopo il taglio si deve regolarizzare laforma della ceppaia, evitando slab-brature e cercando di ottenere unadelle forme illustrate qui sopra: 1-a«chierica»; 2-a due spioventi; 3-asingolo spiovente o «fetta di salame»

La sramatura può essere effettuata con attrezzi manuali, tipo la roncola, o con una motesega leggera.Sramate i polloni iniziando dalla base e procedendo verso la cima

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macchinari (macchine cippatrici, vedifoto a pagina 42).

Il taglio del ceduo compostoFornisce contemporaneamente

legna da ardere e tronchi da lavoro

La differenza fondamentale tra unceduo matricinato ed un ceduo compo-sto è che nel ceduo composto le matrici-ne vengono lasciate in piedi per 2 o 3turni di taglio del ceduo (al momentodell’utilizzazione del ceduo hanno dun-que un’età che è due, tre o quattro voltequella del ceduo); in tal modo le matri-cine possono raggiungere diametri con-siderevoli ed acquisire un elevato valorecommerciale, soprattutto se durante illoro precoce sviluppo sono state seguitecon le operazioni di potatura e di dira-damento (vedi pag. 27 e pag. 26).

Di fatto un ceduo composto, comedice il nome, è costituito da una fustaia«sovrapposta» ad un ceduo, che convi-vono sulla stessa superficie, dando nelcontempo il tipico prodotto del ceduo(la legna da ardere) ed il tipico prodottodella fustaia (il legname da lavoro).

Quando ci si prepara ad utilizzare untratto di ceduo composto si devono indi-viduare sia le matricine da abbattere chele nuove matricine da rilasciare. Le pri-me vengono segnate come si fa nelle fu-staie, utilizzando il così detto «martelloforestale» (vedi figura qui sopra) con ilquale si esegue una tacca alla base delfusto e vi si imprime un simbolo che neautorizza l’abbattimento. Le matricineda abbattere sono costituite da due grup-pi di individui:1) alberi che hanno raggiunto la pienamaturità tecnologica e che possono es-sere raccolti;2) alberi da diradare per far posto a sog-getti migliori.

Le nuove matricine da rilasciare,scelte anche in questo caso possibil-mente da individui nati da seme, vengo-no selezionate e segnate analogamente aquanto visto per i cedui matricinati.

I vostri cedui composti si trovano sullato nord di Collebello e nella zona diBoscopiano, caratterizzati da pendenzemoderate, terreni profondi e discreta di-sponibilità idrica.

In questa zona i boschi sono ricchi dimatricine di latifoglie pregiate (rovere,ciliegio selvatico, castagno); il ceduo ècostituito soprattutto da carpino bianco,acero campestre, nocciolo, castagno e,in alcune zone limitate, dalla robinia chesi è sviluppata negli ultimi 50 anni suterreni ex agricoli abbandonati nell’im-mediato dopoguerra.

Nelle zone più fresche compaiono

16 SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 4/2001

Per preparare buona legna da arderespaccate a metà già in bosco, prima diaccatastarli, i tronchetti di diametromaggiore in modo da favorire una rapi-da perdita dell’acqua

Martello forestale: con l’ascia si stac-ca una piccola placca di corteccia al-la base del fusto (nella parte che restasul terreno dopo il taglio dell’albero)e con il timbro si appone un simboloche certifica l’autorizzazione al taglio

Esbosco con l’ausilio delle canalette. In questo caso la depezzatura si effettuasul luogo dell’abbattimento e il legname viene portato fuori dal bosco per mezzodelle canalette; queste consistono in lunghi scivoli, costituiti da singoli elementidi metallo o materiale plastico lunghi alcuni metri e agganciati l’uno all’altro,che consentono di convogliare la legna anche fino a 200 metri di distanza

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SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 4/2001 17

l’ontano nero, il frassino maggiore,l’acero di monte. Anche in queste zonein occasione dell’utilizzazione tagliate araso tutti i polloni del ceduo ed il sotto-bosco, assieme alle matricine da utiliz-zare. Per l’esbosco utilizzate diretta-mente il trattore che, muovendosi sololungo la rete di piste di esbosco (distan-ziate mediamente 25 metri tra loro), vipermette di estrarre i singoli tronchi(matricine) o fasci di polloni (ceduo)con l’ausilio del verricello: una volta re-cuperati i tronchi, trascinateli lungo lepiste di esbosco fino agli imposti ricava-ti lungo la strada forestale. Qui prepara-te la legna da ardere nel solito modo.

Classificate i tronchi delle latifogliepiù pregiate in base alla specie ed allaqualità merceologica e disponeteli, pergruppi omogenei, in aree di facile ac-cesso per essere venduti (vedi pag. 29) ecaricati sui camion.

Potete approfittare dell’utilizzazionedei nuclei di robinia e dei tratti più bellidi castagno per produrre anche pali peril vigneto e per le staccionate e le chiu-dende dell’azienda, dal momento cheavete in programma di attrezzare l’itine-rario turistico-ricreativo e l’area pic-nic.

Il taglio dell’alto fusto

Dalle specie pregiate si ricava legname da lavoro e legna da ardere

Allo stato attuale nella vostra pro-prietà non vi sono vere fustaie di latifo-glie. I tratti di bosco ceduo che vegeta-no nella parte basale di Collebello, conesposizione est e nord-est e su terrenidecisamente fertili e profondi, ricchi dispecie pregiate (ciliegio selvatico, acerodi monte, castagno, tiglio, olmo campe-stre), sono stati utilizzati negli ultimi 20anni in modo irregolare, per soddisfarepiccole domande di legna a livello fami-

gliare (3-10 tonnellate alla volta). La rinnovazione naturale da seme è

stata abbondante e la vicinanza all’abi-tazione ed alla strada vicinale di Val-lelarga hanno permesso l’esecuzione diregolari ripuliture (controllo del rovo,

della clematide, degli arbusti infestanti). Tra le giovani piante nate da seme ve

ne sono numerose di bel portamentoche, a causa della serrata concorrenzacon il ceduo, hanno subito un’autopo-tatura (caduta naturale dei rami) sui

Esbosco con l’ausilio del verricello forestale. Nei boschi cedui di montagna, suversanti ripidi serviti da strade forestali, conviene effettuare l’abbattimento di-rezionato dei polloni concentrandoli lungo fasce orientate secondo le linee dimassima pendenza del versante. Una volta sramati vengono esboscati «lunghi»e depezzati successivamente nel luogo di raccolta della legna, oppure traspor-tati ancora «lunghi» fino al cortile di casa

A sinistra. Un operatore aggancia alcuni tronchi abbattuti per formare un fascio che verrà esboscato con l’ausilio di un ver-ricello forestale. A destra. Trattore con verricello durante il lavoro di esbosco

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primi quattro-sei metri di altezza e co-stituiscono pertanto dei buoni «alberid’avvenire».

Vista la situazione avete deciso diconvertire questo tratto di bosco ceduo(ettari 1.15.00) in bosco ad alto fusto,adottando la tecnica della «matricina-tura intensiva»: essa consiste nel rila-

sciare, in occasione della prossima uti-lizzazione del ceduo, un numero moltoelevato di matricine (600-700), sceltesia tra le piante nate da seme che tra ipolloni meglio conformati. La fitta co-pertura da esse esercitata provocheràuna limitazione nel riscoppio delle cep-paie del bosco ceduo che si comporterà

di fatto come uno strato di accompagna-mento basso di una giovane fustaia.

Con successivi diradamenti (vedipag. 26) isolerete i soggetti migliori, av-viandoli a costituire lo strato dominantein cui alla fine del turno, tra circa 50-70anni, rimarranno solo 80-100 alberi perettaro, di ottimo portamento e dal fustodi grande valore.

Approfittando del fatto che il ceduoera stato utilizzato negli ultimi 30 annisu piccole superfici di 1.000-2.000 me-tri quadrati, seguirete ogni tratto di futu-ro bosco d’alto fusto in modo indipen-dente, assecondando la fase evolutiva incui si trova.

In tal modo il bosco alla fine risulteràdisetaneo a gruppi, sarà cioè coetaneo(tutti gli individui hanno la stessa età)all’interno di ogni piccola area ma dise-taneo nel suo complesso, con nuclei dialberi di età variabile entro un arco di 30anni.

Questo tipo di struttura del bosco per-mette di avere i vantaggi della fustaiacoetanea (tronchi regolari di elevato va-lore, facile gestione, utilizzazioni con-centrate) e quelli della fustaia disetanea(elevata stabilità ecologica, grande valo-re naturalistico, elevata produttività) e sipresta particolarmente bene per la gestio-ne delle fustaie di latifoglie poste all’in-terno delle piccole proprietà private.

Si prevede mediamente di ritornarecon i tagli ogni 8-12 anni entro la parti-cella destinata a diventare un bosco d’al-to fusto per seguire in modo dinamicol’evolversi della situazione.

Per ora in questo tratto molto pregia-to del vostro bosco è necessario esegui-re solo delle ripuliture (vedi pag. 23),delle potature (vedi pag. 27), degli sfol-li (vedi pag. 26) e dei diradamenti (vedipag. 26). Il materiale che ne ricavereteper ora sarà costituito principalmente dalegna da ardere; solo tra una ventina dianni comincerete a ritrarne anche i pri-mi fusti da lavoro. ❏

18 SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 4/2001

La dotazione antinfortunistica e il corretto uso di macchine e attrezzature

Spesso si tende a sottovalutare il tema della sicurezza dei lavori forestali con laconseguenza che in Italia sono ancor oggi frequenti incidenti gravi o gravissi-mi. Nei piccoli cantieri di utilizzazione, condotti direttamente dal proprietarioe da suoi coadiuvanti, di fondamenta-le importanza è la dotazione di dispo-sitivi di protezione individuale: casco,protezioni per la vista e per l’udito,guanti ed indumenti anti-taglio, scar-poni o stivali con suola e puntale diacciaio. Oramai presso i rivenditori di motose-ghe è comune trovare l’intera dotazio-ne necessaria per lavorare nel boscoin sicurezza. L’uso di macchine semprepiù efficienti ma nel contempo com-plesse (trattori, rimorchi a ruote mo-trici, verricelli, gru a cavo, motoseghe,paranchi, ecc.) richiede inoltreun’adeguata preparazione. Il «fai da te» per quanto riguardal’istruzione è oggi possibile, vista lacrescente disponibilità, anche in lin-gua italiana, di manuali che insegnanoil corretto utilizzo delle macchine edelle attrezzature forestali; è comun-que sempre vivamente consigliato par-tecipare a giornate ed a corsi di for-mazione e di dimostrazione, durante iquali si ha la possibilità di incontrarepersonale tecnico qualificato ed ingrado di trasmettere in modo ordinatole nozioni necessarie per lavorare insicurezza nel bosco.

Fasi essenziali dell’abbattimento di un albero ad alto fusto. 1-Preparazione della tacca di direzione: si effettua prima untaglio obliquo e successivamente un taglio orizzontale; l’angolo della tacca deve essere di 45°. 2-Effettuazione del taglio diabbattimento sul lato opposto del tronco e poco sopra la tacca di direzione (la distanza tra il taglio e il livello della taccadeve essere pari a circa un decimo del diametro (d) della pianta da abbattere). 3-Inserimento dei cunei per evitare lo schiac-ciamento della catena della motosega. 4-Caduta del tronco direzionata dalla «cerniera» formata sulla tacca di direzione

Attrezzatura antinfortunistica da utilizzare quando si impiega la

motosega. 1-Tuta e guanti antitaglio.2-Calzature con puntale di acciaio.

3-Casco con visiera e cuffie

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45°

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20 SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 4/2001

Uno dei principi su cui si basa lamoderna selvicoltura è quello difavorire la rinnovazione naturale

del bosco (nascita di nuove piante par-tendo da semi dispersi dagli alberi).

Se le condizioni stazionali (insiemedelle caratteristiche del terreno e del cli-ma) sono favorevoli e se la gestione delbosco è corretta, è solitamente facile ot-tenere una sufficiente rinnovazione.

Nel caso dei boschi cedui inoltre èsufficiente che solo una parte della su-perficie venga occupata da giovani pian-te dopo che è stato effettuato il taglio, alfine di avere sempre una sufficientescorta di giovani matricine che andran-no a rimpiazzare le ceppaie più vecchiee deperienti.

Vi sono comunque numerose situa-zioni in cui è utile o necessario ricorrereall’impianto artificiale di giovani pianteforestali.

L’impianto artificiale di giovani piantine

forestaliVediamo quali sono i casi in cui è

consigliabile ricorrere alla messa a dimora di piante forestali, la tecnica

d’impianto e le cure da dedicare alle giovani piantine

I casi più comuni per i quali si ricor-re all’impianto artificiale sono quattro:1) si vuole imboschire ex novo una su-perficie agricola (imboschimento);2) la copertura del bosco è localmenterada perché, ad esempio, il bosco si èspontaneamente insediato su un pascoloabbandonato, oppure la rinnovazionenaturale stenta ad insediarsi; è utile allo-ra provvedere a rinfittire la copertura:l’operazione prende il nome di rinfolti-mento;3) la stazione è fertile ma il bosco, a cau-sa di una cattiva gestione passata (taglieccessivi, pascolamento, incendio) è po-vero di specie pregiate; nelle zone piùfertili si può effettuare un arricchimen-to, piantando gruppi di giovani piante dispecie pregiate;4) approfittando delle favorevoli condi-zioni ecologiche prodotte dalla copertu-ra rada di un vecchio bosco di scarsopregio ed invecchiato (ad esempio unbosco di robinia di 50-60 anni) si vo-gliono introdurre delle specie di mag-gior pregio o valore: l’intervento prendeil nome di sottopiantagione.

Se la rinnovazione naturale è suffi-ciente, nei primi anni dopo l’insedia-

mento delle giovani piantine potrete ef-fettuare delle leggere ripuliture al finedi limitare la concorrenza esercitata dal-le erbe e dalle specie arbustive (vedi pa-gina 23).

Se invece decidete di ricorrere ad unimboschimento artificiale, dovete tenerpresenti alcune regole fondamentali perfar sì che l’intervento abbia successo.

Scelta delle specie. Basatevi se possibi-le su specie locali, scelte in base alla vo-stra esperienza, all’osservazione dei bo-schi circostanti od al consiglio di unesperto tra quelle che meglio rispondo-no alle locali condizioni stazionali e chesaranno in grado di fornire un domanilegna da ardere di buona qualità o le-gname da lavoro oppure tra quelle chehanno maggior valore naturalistico(produttrici di frutti ricercati dalla faunaselvatica); un occhio di particolare ri-guardo va sempre dedicato alle specie diinteresse apistico, in grado di fornire al-le api nettare, polline o melate di buonaqualità.

Scelta delle provenienze. Utilizzatequando è possibile piantine di originelocale (vedi riquadro a pagina 22).

Scelta delle piantine. Sul mercato esi-stono fondamentalmente due tipi dipiantine forestali: a radice nuda e conpane di terra. Ciascun tipo ha pregi edifetti: le piantine con pane di terra at-tecchiscono più facilmente, possono es-sere messe a dimora in un lungo arco ditempo e pongono minori problemi dimanipolazione e minori attenzioni almomento dell’impianto; per contro essecostano molto di più di quelle a radicenuda.

La qualità di una piantina da rimbo-schimento si giudica in base alle se-guenti caratteristiche:– età di 1 o 2 anni per le latifoglie;– altezza di cm 30-60;– rapporto tra altezza e diametro al col-letto (il punto di passaggio tra fusto edapparato radicale) inferiore ad 80 (adesempio una piantina alta 1,5 m deveavere un diametro al colletto di almeno1,9-2 cm);– presenza di una vigorosa gemma api-cale;– presenza (non in tutte le specie) di al-cuni rametti laterali;– assenza di danni e di segni di malattie;– radici fresche (al taglio devono esseredi color bianco madreperlaceo);

Ecco come migliorare la produzione del vostro bosco

L’imboschimento di un terreno ex agricoloLa sequenza delle operazioni è simile a quella che si adotta prima dell’impian-to di un frutteto: innanzitutto, ovunque possibile, effettuate una ripuntatura delterreno (operazione che smuove il terreno senza rivoltarlo fino ad almeno 80-100 cm di profondità), utilizzando di preferenza ripuntatori ad una sola anco-ra. Meglio sarebbe ripuntare l’intera superficie ma se ciò è difficile o troppo co-stoso vi potrete limitare a lavorare il terreno con il ripuntatore solo lungo le fi-le di impianto. Spargete quindi 80-100 tonnellate di letame ad ettaro interran-dolo assieme a 5-6 quintali di perfosfato semplice-19 mediante aratura a 30-40centimetri di profondità. Aggiungete cloruro di potassio-60 in ragione di 2-3

quintali ad ettaro solo nel caso di ne-cessità accertata da analisi chimica. Leconcimazioni azotate saranno effettua-te successivamente in superficie secon-do necessità.A questo punto il terreno è pronto.Prima di effettuare l’impianto rifinite ilterreno con una erpicatura e con laeventuale stesura di un film plasticopacciamante. Negli imboschimenti apieno campo adottate un impianto an-dante su tutta la superficie con una den-sità di impianto che va dalle 300-400alle 1.000-2.500 piantine per ettaro aseconda del tipo di imboschimento.Ricordate che al diminuire della densitàd’impianto aumenta la necessità di as-sicurare in futuro lunghe ed intense cu-re colturali alle giovani piante.

Un giovane arboreto da legno realizzato su un terreno in precedenza destinato alle normalicoltivazioni agrarie

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SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 4/2001 21

– assenza di deformazioni dell’apparatoradicale (soprattutto nel caso di piantinecon pane di terra coltivate in contenitore).

Nel caso dei rinfoltimenti vi converràutilizzare giovani trapianti (piantineche hanno avuto un trapianto in vivaio)«forti», alti almeno 1-1,5 metri, in mo-do che sfuggano più facilmente alla con-correnza del sottobosco.

Tecnica di impianto. Provvedete innan-zi tutto ad un’accurata ripulitura dellasuperficie, ricorrendo a decespugliatorimanuali o portati da un trattore. Nel ca-so di superfici irregolari e di piccola di-mensione le buche di impianto avrannodimensioni di almeno cm 40x40x40 seutilizzate piantine a radice nuda; le pian-tine con pane di terra invece potranno es-sere messe a dimora con l’ausilio del ba-stone trapiantatore (vedi foto a pag. 22).

Nel caso di impianti misti create deinuclei monospecifici (della stessa spe-cie) di 10-20 individui (impianto «agruppi»), mantenendo al loro internouna distanza molto ridotta tra i vari in-dividui (0,5-1 metro); in tal modo i sin-goli gruppi monospecifici coprirannouna superficie di qualche decina di me-tri quadrati, l’area che a maturità saràoccupata da un solo individuo. Cosìoperando favorirete la rapida coperturadel suolo (le manutenzioni saranno diconseguenza ridotte) e potrete un doma-ni selezionare progressivamente l’indi-viduo più vigoroso o meglio conforma-to (vedi pag. 25).

Nel caso intendiate rimboschire del-le estese superfici (ex terreni agricoli),potrete preparare il terreno in modo an-dante (omogeneo su tutta la superficie)con l’utilizzo di normali macchine agri-cole (vedi riquadro di pag. 20).

Creare l’«ambiente forestale». Neirinfoltimenti e negli imboschimenti diterreni nudi è importante creare quantoprima un microclima favorevole allosviluppo delle giovani piantine (detto«ambiente forestale»). Per far ciò pian-tate ad alta densità oppure piantate as-sieme alle specie principali delle speciedi accompagnamento (spesso arbusti

Rinfoltimento. Per il rinfoltimento di una zona rada (chiaria) nel bosco impie-gate piantine ben sviluppate (almeno 1-1,5 m di altezza) di specie a legname pre-giato, creando dei nuclei di 10-20 individui della stessa specie (impianto «agruppi») e mantenendo una distanza molto ridotta tra i vari individui (m 0,5-1).Mantenete una distanza di almeno 8-10 metri dal piede degli alberi adulti checircondano la chiaria, restando fuori dall’area di proiezione delle loro chiome.Per proteggere le piantine dalla fauna selvatica contornate il gruppo con una fa-scia di arbusti, scegliendo specie che creano un fitto intrico di rami o specie spi-nose (prugnolo, biancospino, ecc.)

= specie a legname pregiato

arbusto di accompagnamentocon scopo protettivo

m 8-10

=

m 8-10

Un tratto di bosco da rinfoltire: la co-pertura è rada perché il bosco si è inse-diato spontaneamente su un terrenoagricolo abbandonato

Arricchimento. Consiste nella messa a dimora di nuclei digiovani piante di specie pregiate nelle zone più fertili, dopoun’utilizzazione forestale, per migliorare il valore del bosco

Sottopiantagione. Consiste nella messa a dimora di nucleidi giovani piante di specie pregiate all’interno di un popo-lamento forestale rado per migliorarne la composizione

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22 SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 4/2001

ed alberi a sviluppo rapido) che copronorapidamente il terreno e creano un bene-fico ombreggiamento laterale.

Con i successivi sfolli e diradamenti(vedi pag. 26) regolerete debitamente lapresenza delle specie di accompagna-mento in modo che non risulti dannosaper le specie principali.

Distanza dagli alberi circostanti. Sal-vo che nel caso delle sottopiantagioni,evitate di piantare a meno di 8-10 metridal piede degli alberi adulti che circon-dano la radura o il terreno da imboschi-re e state comunque fuori dall’area diproiezione delle loro chiome.

Cosa non imboschire. Se la conserva-zione della natura è per voi un impor-tante obiettivo, lasciate prive di alberialcune radure, i margini dei sentieri, lezone prossime ai piccoli corsi d’acqua,agli acquitrini ed agli stagni, alle zonecaratterizzate da rocce affioranti.

Arricchite invece di specie arboreeed arbustive produttrici di fiori e di frut-ti le zone di margine, creando sempre un«orlo» tra il bosco ed i campi coltivati(vedi figura a pag. 35).

Marcatura delle giovani piantine. Perfacilitare il reperimento delle piantinedurante le ripuliture dei primi anni dopol’impianto, marcate il sito di impianto diogni piantina con una piccola canna dibambù (altezza 1,5 metri, diametro 0,5cm) con la sommità colorata di rosso.

Nel caso del podere Silvaverde gli in-terventi di impianto artificiale da ese-guire nei prossimi anni sono due:1) rinfoltimento delle aree più degrada-te del ceduo matricinato di Collebello:eseguitelo in occasione dei tagli del ce-duo, effettuando un impianto a gruppicon piantine delle specie che hannomaggiori problemi di disseminazione(specie a seme grosso come la roverella)

o sono di grande interesse produttivo enaturalistico (carpino nero, ciavardello);2) imboschimento di alcuni ex prati chehanno perso ogni valore produttivo nel-la zona di Boscopiano, nei pressi della

futura area attrezzata a pic-nic. Èimportante, per usufruire dei fi-

nanziamenti del Piano di sviluppo rura-le, che effettuiate la domanda di imbo-schimento prima di iniziare i lavori eche i terreni imboschiti siano stati lavo-rati (almeno sfalciati) fino all’anno pre-cedente a quello di impianto.

Vista la prossimità di un’area ricrea-tiva, utilizzate un modulo di impiantomisto, piantate a file leggermente ondu-late in modo da eliminare lo sgradevoleallineamento degli alberi, utilizzate co-me specie principali alberi di elevato va-lore produttivo ma nel contempo esteti-camente piacevoli quali il ciliegio selva-tico, il tiglio nostrale, il ciavardello, ac-compagnandole con arbusti di valoreestetico e naturalistico adatti alle localicondizioni ecologiche (ciliegio di S. Lu-cia, sambuco).

A sinistra. Piantina forestale a radicenuda. Al centro. Piantina forestale conpane di terra. A destra. Le piantine conpane di terra possono essere messe a di-mora con l’ausilio del bastone trapian-tatore

Preferite piantine di origine localePotendo scegliere, è sempre bene utilizzare piantine forestali originate da semio da talee raccolti in popolamenti «locali». La scelta è dettata da due impor-tanti motivazioni:1) le piantine di origine locale (indigena), essendo meglio adattate alle condi-zioni ecologiche (terreni, clima, parassiti) del posto, in genere danno miglioririsultati di quelle di origine non locale (alloctona);2) mettendo a dimora piantine di origine locale si evita un grave fenomeno in-dicato come «inquinamento genetico» che si origina ogniqualvolta ecotipi (raz-ze che si distinguono per particolari adattamenti ecologici) o sottospecie alloc-toni hanno l’opportunità di incrociarsi con l’ecotipo locale di una specie indi-gena, generando individui a patrimonio genetico ibrido, normalmente menoadatti a resistere alle avversità ambientali di quelli locali, selezionati dalla na-tura in migliaia e migliaia di anni. L’inquinamento genetico può dunque diminuire il grado di adattamento dellespecie impiegate nei vostri impianti all’ambiente che le circonda, provocando,nella peggiore delle ipotesi, la scomparsa a livello locale degli ecotipi selvaticidelle specie da voi impiegate. Purtroppo ciò non è «teoria». Esistono casi mol-to significativi nel mondo animale di scomparsa degli ecotipi locali a causa del-la improvvida introduzione di individui appartenenti a razze esotiche: vedi il ca-so della lepre italica e del cinghiale maremmano.Per scegliere gli individui per i futuri impianti sarà dunque opportuno rivolgersisolo a vivaisti di fiducia che, onestamente, rispondano alla vostra domanda cir-ca l’origine delle piantine vendute. Alcuni vivai pubblici e privati di alcune re-gioni italiane recentemente si sono dati norme di autoregolamentazione cheprevedono tra l’altro che l’origine delle piantine prodotte sia solo «locale».L’impiego di piantine di origine locale è in definitiva un modo indiretto ma effi-cace per realizzare impianti che riescano bene, permettendo così di risparmiaredenaro (minor necessità di effettuare dei risarcimenti; più rapido sviluppo in gio-ventù; minor bisogno di lottare contro le avversità climatiche e biologiche).

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SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 4/2001 23

La difesa delle giovani piante dalla sel-vaggina e dai parassiti. Lepri, conigliselvatici, istrici, caprioli, daini, cervi,cinghiali, ma anche pecore, capre, vac-che, cavalli, possono provocare danni avolte gravi ai giovani impianti di pianti-ne forestali, danneggiando i fusti e so-prattutto i getti apicali. Un valido siste-ma per difendere le vostre giovani pian-te è quello di proteggerle con dei parti-colari manicotti detti «shelter» che im-pediscono fisicamente agli animali sel-vatici di brucare e/o sfregare le cortecceed i giovani getti. Ne esistono di vari mo-delli (chiusi, a rete), dimensioni, mate-riali (in plastica, rete metallica, policar-bonato) e, ovviamente, prezzo.

In numerose Regioni italiane ilcosto di acquisto degli shelter vie-

ne riconosciuto come spesa rimborsabi-le nell’ambito dei contributi per l’imbo-schimento dei terreni agricoli o vienerimborsato nell’ambito delle azioni dirisarcimento dei danni prodotti dallafauna selvatica. Per avere precise infor-mazioni al riguardo rivolgetevi agliUffici regionali o provinciali competen-ti in tema di agricoltura, caccia o difesadell’ambiente.

Visto che nelle aree dove verrannoeffettuati gli impianti vi è una presenzasignificativa di animali selvatici (soprat-tutto capriolo) che potrebbero danneg-giare le giovani piante, predisponete ledifese all’atto dell’impianto. Le ditteche producono o commercializzanoshelter in Italia (vedi pag. 43) vi potran-no fornire informazioni precise sui mo-delli più adatti alla difesa dalle singolespecie animali.

In alterativa potete contornare le sin-gole piantine o i singoli gruppi di pian-tine con una fitta barriera di arbusti, sce-gliendo specie che creano un fitto intri-co di rami o specie spinose (prugnolo,biancospino, ecc.). Se la superficie dadifendere è grande ed il numero di pian-tine elevato, varrà la pena fare due con-ti e vedere se non sia più convenienteerigere una recinzione temporanea.

Raramente in bosco si è costretti adeffettuare dei trattamenti antiparassitariper difendere le giovani piante o gli al-beri adulti dagli attacchi parassitari: lacorretta scelta delle specie e delle pro-venienze e la realizzazione di impiantimisti sono in genere una garanzia suffi-ciente. Nel caso però in cui il vostro bo-sco venisse attaccato in modo grave daqualche parassita o mostrasse segni didiffuso deperimento, prima di prendereogni decisione interpellate gli Uffici de-centrati dell’amministrazione forestaleregionale o la locale struttura responsa-bile per la difesa delle piante.

Creare il reticolo di manutenzione.Dopo che si è effettuata un’utilizzazio-ne forestale o che si è imboschito un

tratto di terreno, inizia una fase moltodelicata in cui si gioca il futuro del po-polamento forestale: le erbe selvatiche,i rovi, le liane e gli arbusti si sviluppanocon molto vigore, favoriti dalla grandequantità di luce, dalla più rapida mine-ralizzazione di una parte della sostanzaorganica e dagli eventuali apporti diconcimi e di ammendanti. Seguite legiovani piante di pregio con sfolli e po-tature per favorire lo sviluppo di fusti digrande valore.

Per poter controllare lo sviluppo del-la flora concorrente e seguire lo svilup-po delle specie di pregio è dunque utilecreare un fitto reticolo di sentieri di ma-nutenzione, costituiti da passaggi tra la

vegetazione forestale distanziati di 10-15 m tra loro lungo i quali ci si muove apiedi muniti di attrezzi leggeri quali de-cespugliatori, roncola a manico lungo,forbici, seghetti, svettatoi.

Percorreteli almeno una o due volteall’anno e teneteli liberi dall’invasionedella flora infestante soprattutto conl’uso della roncola a manico lungo; po-trete così osservare ogni angolo del bo-sco, eseguendo quelle manutenzioni fre-quenti e leggere che rendono la sua curaun’operazione piacevole.

Le ripuliture (eliminazione della vege-tazione erbacea ed arbustiva concorren-te). Non è purtroppo raro che tratti di bo-sco siano caratterizzati dall’abbondanzadi vegetazione indesiderata (rovo, cle-matide, arbusti che soffocano la rinno-vazione). La presenza di queste stessespecie nel bosco è assolutamente natura-le ed anzi normalmente è benefica; essapuò però divenire «patologica» a segui-to di tagli di forte intensità, di rinnova-zione naturale o di imboschimenti su ter-reni abbandonati dall’agricoltura, ecc.

Lo sviluppo dei rovi, delle liane e de-gli arbusti indesiderati può essere tal-mente prorompente da soffocare com-pletamente le specie arboree desiderate.

Gennaio e febbraio sono i mesi mi-gliori per intervenire per due motivi:– in assenza delle foglie (solo i rovi nemantengono una parte) è più facile muo-versi nell’intrico della vegetazione e ve-dere cosa si sta facendo;– la fauna selvatica (ed in particolare gliuccelli) vengono disturbati in misuraminore che in altre stagioni.

Un attrezzo di grande valore da uti-lizzare nelle operazioni di ripulitura è laroncola a manico lungo: essa permettedi tagliare e tirare a terra tralci di liane e

A sinistra. Danni provocati da lepre suuna giovane pianta forestale. Sopra.Uno «shelter» in rete posto a difesa diuna piantina forestale per impedire aglianimali selvatici di brucare e/o danneg-giare le cortecce ed i giovani getti sfre-gandosi contro di essi

La roncola a manico lungo è moltoutile nelle operazioni di ripulitura:permette di tagliare e tirare a terratralci di liane e di rovi, di penetrarenei tratti con vegetazione più fitta, dipotare grossolanamente rami che im-pediscono un agevole transito

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di rovi, di entrare nei tratti di vegetazio-ne più fitta lavorando a debita distanza,di potare grossolanamente rami che im-pediscono un agevole transito. Di gran-de aiuto è inoltre il decespugliatoremeccanico anche se il suo utilizzo è pe-ricoloso quando si lavora in zone convegetazione molto fitta: in questo caso sideve fare grande attenzione a non averealtre persone nel raggio di una decina dimetri finché si sta lavorando.

Quando effettuate una ripulitura la-sciate attorno alle piante di pregio unacintura protettiva di vegetazione di ac-compagnamento, larga 0,5-1 m. Essaavrà numerosi effetti benefici:– i rami della parte basale del fusto del-le specie pregiate rimarranno sottili, fa-vorendo le successive operazioni di po-tatura (vedi pag. 27);– sarà leggermente stimolato il loro ac-crescimento in altezza, riducendo il pe-riodo durante il quale dovranno essereassicurate le ripuliture;– sarà assicurata una maggiore protezio-ne dalla selvaggina (vedi pag. 34).

L’importante è che le cime delle pian-te di pregio restino sempre libere dallaconcorrenza della vegetazione di accom-pagnamento (vedi figura qui sotto).

Normalmente in un giovane imbo-schimento o in un’area interessata dauna utilizzazione forestale il periododelle ripuliture dura 3-7 anni.

Se un tratto di bosco è particolar-mente invaso da vegetazione infestante,la ripulitura dovrà partire dalle zone me-no dense per procedere verso quelle piùfitte. Tra la vegetazione infestante spes-so sono presenti individui sparsi o nu-clei di specie di interesse produttivo, na-ti spontaneamente o piantati apposita-mente.

Mentre si eseguono le operazioni diripulitura si dovrà cercare di individuar-li e di metterli in evidenza, liberandoprima i loro dintorni ed eventualmentesegnandoli poi con delle canne segna-piantina per renderli facilmente reperi-bili in occasione delle prossime ripulitu-re (che in queste aree devono essere ini-zialmente frequenti).

Procedendo in questo modo alla finerimarranno delle «isole» al cui internosono assenti le specie pregiate e dove lacopertura della vegetazione infestante èpiù fitta ed intricata. Prima di dar lorol’assalto finale sarà bene pensare se hasenso eliminarle: nel caso di nuclei divegetazione di 30-50 metri quadrati cir-condati da aree dove la copertura dellespecie forestali è buona, si potrà tran-quillamente lasciarle stare: con gli anniil bosco le coprirà e le farà deperire, ot-tenendo alla fine comunque una com-pleta copertura della superficie.

La presenza di queste isole di vege-tazione non sarà allora più «infestante»perché non nuocerà più alla buona cre-scita del bosco ma si sarà trasformata inun grande arricchimento della diversitàstrutturale e compositiva del bosco stes-so con ripercussioni positive sulla faunaselvatica che lo abita.

Su terreni facilmente meccanizzabilie su superfici di almeno mezzo ettaro, viconverrà ricorrere a delle ripulituremeccaniche, a condizione che le piantesiano poste lungo filari (anche ad anda-mento sinuoso) e che tra gli stessi vi siauno spazio di almeno 3 metri.

Le attrezzature impiegate (decespu-gliatori, trinciasarmenti) dovranno pas-sare ad una certa distanza dalle piantineforestali (0,5-1 metri) al fine di non dan-neggiarle e di rispettare una fascia di ve-getazione di accompagnamento suffi-cientemente larga, all’interno della qua-le verranno controllati manualmente igetti che esercitano un’eccessiva con-correnza.

In ogni caso è sconsigliato brucia-re i sarmenti prodotti durante le ri-

puliture. Se possibile triturateli e lascia-teli sparsi sul terreno; altrimenti accu-mulateli in zone limitate e lasciatelimarcire, arricchendo anche in questocaso il bosco di interessanti nicchie eco-logiche.

L’impiego del decespugliatore è utileper il controllo della vegetazione; il suoutilizzo però è pericoloso quando si la-vora in zone con vegetazione molto fittae le persone eventualmente presenti nel-la zona devono allontanarsi dal raggiod’azione della macchina

Controllo della vegetazione di accompagnamento. Le ripuliture si prolunga-no per un periodo di 3-7 anni dall’impianto e vanno ripetute tutte le volte che lepiante sono minacciate da una concorrenza troppo forte (da due volte all’annoad una volta ogni due anni). In color marrone sono indicate le piante da favo-rire: a questo scopo si devono eliminare i soggetti di scarso valore eccessiva-mente sviluppati (a) e si pota la cima dei soggetti che ombreggiano gli alberi dipregio (b)

Prima della ripulitura

Dopo la ripulitura

a

bb

b b

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SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 4/2001 25

La selezione degli alberi «candidati»

Negli impianti artificiali occorre riprodurre ciò che avviene in natura lasciando solo gli individui migliori.

Ciò si ottiene con interventi denominati «sfolli» e «diradamenti»

Sia la natura che l’uomo quando«piantano» un bosco lo fanno abbon-dando enormemente di individui. In par-ticolare nelle fustaie, destinate alla pro-duzione di legname di pregio, il numerodegli individui dovrà essere progressi-vamente ridotto in modo da lasciare spa-zio solo ai soggetti migliori – i cosid-detti alberi candidati – che potrannocosì accrescersi in modo armonioso esui quali avrà senso concentrare le ope-razioni di potatura e, successivamente,di sfollo e di diradamento. Vediamo conquale criterio essi vanno individuati.

Parlando di latifoglie e di boschi coe-tanei (lo stesso discorso può essere fattoanche per i boschi disetanei a gruppi, ri-ferendosi ai singoli nuclei coetanei), amaturità in un ettaro possono trovarespazio 50-200 alberi di valore (in media100). Fin che gli alberi sono molto gio-vani, nella fase delle ripuliture, convie-ne tenerne il maggior numero possibilein modo da garantire una buona coper-tura del suolo ed il controllo della vege-tazione infestante.

Quando l’altezza è attorno ai 3-4 me-tri si potrà cominciare a selezionare 400fusti per ettaro (vale a dire un alberoogni 25 metri quadrati), scelti tra i piùdiritti, vigorosi, sani, mantenendo sepossibile una certa mescolanza tra più

specie di pregio (almeno 2-3) e conser-vando comunque attorno ad essi una ve-getazione «di accompagnamento» co-stituita da arbusti e da alberi di speciesecondarie.

Quando l’altezza media supera i 3-4metri si potranno lasciare circa 200 al-beri per ettaro.

Quando l’altezza supera i 6-10 metrisi lasceranno solo gli alberi d’avvenire(destinati a essere tagliati a maturità); ilnumero di alberi d’avvenire per ettarovaria a seconda delle specie dominanti,

come riportato di seguito:– querce, frassini, faggio: 50-100 alberiper ettaro;– castagno, ciliegio selvatico, aceri:100-200 alberi per ettaro;– conifere: 150-400 alberi per ettaro.

Per la scelta degli alberi potrete adot-tare il seguente metodo, utilizzando larete dei sentieri di manutenzione (vedipag. 23):– passate una prima volta in un senso(andata) segnando con un nastro colora-to tutti gli alberi che vi sembra possano

Ecco come ripulire il bosco dalla vitalbaNei cedui matricinati di Collebello visono dei tratti di bosco in cui gli albe-ri sono sopraffatti dall’esuberante svi-luppo di una liana che li ricopre finoalla cima; il suo peso unitamente aquello della neve può piegare gli albe-ri fino a spezzarli. La liana si chiamavitalba (Clematis vitalba) e la sua ab-bondante presenza è segno che nel pas-sato vi è stata scarsa manutenzione.Nel vostro bosco familiare il suo con-trollo è abbastanza agevole: durantel’inverno, percorrendo i sentieri di ma-nutenzione, recidete alla base, con laroncola a manico lungo, i suoi lunghitralci, lasciando che secchino abbarbi-cati alle piante che li sostengono.L’operazione è particolarmente importante nei boschi cedui appena utilizzati enei giovani imboschimenti, perché i polloni e le giovani piante possono essere ir-rimediabilmente compromessi dalla concorrenza esercitata dalla vitalba.Intervenendo tutti gli anni per i primi 2-3 anni dopo il taglio del bosco l’opera-zione risulta veloce e di facile esecuzione. Se invece l’intervento viene ritardatood omesso l’operazione risulta più onerosa e spesso tardiva perché nel frattem-po la vitalba ha gravemente compromesso lo sviluppo del giovane bosco.

La vitalba (Clematis vitalba) è una lia-na diffusa nei boschi non sottoposti a corretta manutenzione

La selezioni degli alberi di latifoglie (querce, frassini, faggi, castagni, aceri, ecc.) per l’avvenire. A-Quando l’altezzasi aggira intorno ai 3-4 metri, potrete cominciare a selezionare 400 fusti per ettaro (vale a dire un albero ogni 25 metriquadrati), scelti tra i più diritti, vigorosi e sani (alberi candidati), mantenendo se possibile una certa mescolanza tra piùspecie di pregio (almeno 2-3) e conservando comunque attorno ad essi una vegetazione «di accompagnamento» costitui-ta da arbusti e alberi di specie secondarie (per chiarezza non riportate nel disegno). B-Quando l’altezza media supera i3-4 metri potrete lasciare circa 200 alberi candidati per ettaro. Al di là dei 6-10 metri di altezza lascerete solo gli alberi d’avvenire. Il loro numero varia a seconda delle specie dominanti(vedi testo)

altezza di circa 3-4 metri

altezza superiore a 3-4 metri

A B

5 m7 m

7 m5 m

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avere un valore per l’avvenire, lascian-do spazio soprattutto a quelli delle spe-cie più pregiate e nel contempo meglioadatte alla stazione;– ripassate per la stessa superficie insenso opposto (ritorno) per confermareo modificare la selezione che è stata fat-ta. A questo punto marcate con un pun-to di colore tutte le piante che sono sta-te confermate.

Gli sfolli (selezione degli individui neigiovani popolamenti). Quando la chio-ma dei polloni e dei giovani individuinati da seme riesce finalmente a coprirecompletamente il suolo ed a controllarelo sviluppo della vegetazione erbacea edarbustiva infestante si entra in una lungafase di «manutenzione ad intensità ri-dotta» del popolamento forestale. Inquesta fase l’obiettivo è quello di dareprogressivamente spazio agli individuimigliori, eseguendo delle operazioni diselezione che nel periodo giovanileprende il nome di sfollo (intervento sen-za raccolta di legname) e negli stadi suc-

cessivi prende il nome di diradamento(intervento con raccolta di legname).

Nei boschi d’alto fusto questi inter-venti riguardano l’intera superficie; neicedui matricinati e composti invece so-no concentrati attorno alle matricine:normalmente infatti non ha senso dedi-care tempo alla scelta dei polloni daconservare sulle ceppaie, lasciando chesia la selezione naturale ad eliminarequelli meno vigorosi.

Nell’esecuzione degli sfolli poteteseguire una pratica facile da memoriz-zare: individuato un soggetto da favori-re di altezza H, si sopprimono attorno alui tutti gli individui che competono conla sua cima e che si trovano a distanzainferiore ad 1/3 di H (vedi figura in al-to). Contemporaneamente eliminate an-che gli individui di nessun valore chesovrastano la cima, a qualsiasi distanzasi trovino dal suo piede. Lasciate invecetutti gli individui di altezza nettamenteinferiore ad H che vegetano anche a po-ca distanza dall’albero selezionato per-ché svolgono un’utile funzione di ac-

compagnamento.Per eseguire gli sfolli avvaletevi an-

cora del reticolo dei sentieri di manu-tenzione. L’operazione va eseguita a ca-denza di 2-5 anni.

I diradamenti. All’interno di una stes-sa superficie di bosco la produzione to-tale di legno (tonnellate di sostanza sec-ca o metri cubi di legname prodotti an-nualmente) dipende dalla fertilità delsuolo, dalle specie presenti, dall’età me-dia degli alberi ma è indipendente dalnumero di alberi.

Con i diradamenti, proseguendol’opera avviata con gli sfolli, nei boschicoetanei o nei nuclei coetanei dei boschidisetanei a gruppi, si riduce progressi-vamente il numero degli alberi candida-ti in modo da concentrare su di essi l’in-tera produzione di legno ed ottenere inminor tempo grossi fusti.

Contrariamente a quanto visto congli sfolli, durante i diradamenti si effet-tua anche una certa raccolta di legna daardere che rende economicamente menopassivo l’intervento.

Anche nell’esecuzione dei dirada-menti potete seguire alcune semplici re-gole che facilitano l’operazione. Tenen-do presente quanto detto sulla scelta de-gli alberi d’avvenire (vedi pag. 25),comportatevi come segue:– osservate prima il profilo longitudinaledella chioma dei singoli alberi candidati:se sono presenti foglie vive per un’altez-za inferiore alla metà di H (altezza tota-le), vuol dire che la chioma comincia adessere filata e che le va data luce;– tra gli alberi che competono lateral-mente con l’albero candidato che si è de-ciso di mantenere, agite, come al solito,su quelli dominanti (alberi le cui chio-me occupano lo stesso livello nel pianodella cima), eliminando quelli che com-primono maggiormente la chioma (vedi

La corretta esecuzione degli sfolli. 1-Albero candidato, da lasciare. 2-Albero di valore da eliminare perché in competi-zione con l’albero candidato: la distanza d è minore di un terzo dell’altezza H dell’individuo scelto. 3-Albero di nessunvalore, in competizione con l’albero candidato, da eliminare: anche se la distanza d è maggiore di un terzo dell’ altezzaH dell’individuo scelto, la sua chioma lo sovrasta e ne limita lo sviluppo. 4-Vegetazione di accompagnamento

d = 1/3 H

prima

H

dopo1

2

3

4 4

La corretta esecuzione dei diradamenti. La chioma dell’albero 1 è «filata»(Hfg è inferiore alla metà di Ht): è necessario togliere tra gli alberi limitrofiquello (2) che maggiormente compete con l’albero candidato (in questo caso sielimina quello che comprime lateralmente la sua chioma)

Ht

Hfg

Ht=altezza totale Hfg=altezza della chioma (con foglie)1=albero candidato, da lasciare 2=albero da eliminare

112

2

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figura a pag. 26 in basso) del candidato.Per seguire in modo attivo lo svilup-

po del vostro bosco eseguite un leggerodiradamento ogni 8-12 anni, agendo so-prattutto sul piano dominante (dirada-mento dall’alto) e lasciando invece unricco corteggio di individui dominati adaccompagnare gli individui che sonostati isolati.

Nel podere Silvaverde sfolli e dira-damenti sono necessari soprattutto a ca-rico delle matricine del ceduo compostodi Boscopiano ed in tutto il ceduo in-vecchiato che avete deciso di convertiread alto fusto attraverso la tecnica dellamatricinatura intensiva. Proprio in que-sto caso sarà particolarmente importan-te eseguire al momento giusto il dirada-mento delle matricine che esercitanoconcorrenza a carico degli alberi candi-dati che avete individuato seguendo latecnica descritta a pag. 25.

Le potatureL’obiettivo è quello di ottenere fusti di qualità, diritti e privi di difetti:

si ottiene con pochi interventi da effettuare nella fase giovanile

delle piante

Scopo della coltivazione a fine pro-duttivo degli alberi d’alto fusto, nei bo-schi come negli arboreti da legno, èquello di raccogliere del buon legnameda lavoro, in grado di remunerare con ilsuo prezzo il lungo lavoro di coltivazio-ne del bosco.

Un fusto, per essere di qualità,dev’essere diritto, cilindrico e privo didifetti (carie, nodi, ecc.). La natura soloraramente produce fusti «perfetti». Èpertanto l’uomo che deve intervenireper formare un limitato numero di indi-vidui, dando loro lo spazio sufficienteper accrescersi in modo vigoroso ed ar-monioso e potandone la chioma nelle fa-si giovanili.

La potatura degli alberi da legno sidifferenzia nettamente da quella deglialberi da frutto e ornamentali: suo obiet-tivo è infatti quello di ottenere un albe-ro dotato nella parte basale (primi 4-6m) di un tronco diritto e privo di difetti(vedi figura in alto).

La potatura degli alberi da legno vie-ne divisa in due fasi:1) tagli di formazione che servono a pro-durre un tronco diritto;2) tagli di produzione che servono ad ot-tenere un tronco privo di difetti.

Normalmente i giovani alberi di granparte delle specie interessanti per la pro-duzione di legname da lavoro tendono acrescere diritti. La perdita della rettili-neità può essere causata dal vento o dal-la morte della gemma apicale a causa digelate precoci o tardive, attacchi paras-

Comparazione fra un albero forestale non potato (a sinistra) e uno potato (a de-stra): il primo potrà dare solo legna da ardere; nel secondo il fusto è diritto, pri-vo di nodi e malformazioni, e potrà dare dell’ottimo legname da lavoro

1° CASO. La gemma apicale è morta o haprodotto un getto poco vigoroso; più inbasso lungo il fusto si manifestano dellenuove cacciate molto vigorose: dopo avereliminato le altre, legate con del cordinoplastico da vivaista (tubolare ed elastico)la cacciata migliore e più vigorosa all’as-se centrale della pianta in modo da farleassumere una posizione eretta; troncate ilvecchio getto apicale poco sopra la lega-tura

2° CASO. La gemma apicale è morta o haprodotto un getto poco vigoroso, ma lapianta ha reagito emettendo una rosettadi rami vigorosi, nessuno dei quali è ingrado di prendere il sopravvento assicu-rando un corretto allungamento del fusto:a fine giugno, non appena i nuovi gettiiniziano a lignificare, legate tra loro duegetti antagonisti e troncate il più debole omal conformato appena sopra la legatura

Ricostituzione della cima degli alberi forestali

Corretta tecnica di taglio di un ramo laterale: viene rispettato il cercine che bordail punto di inserzione del ramo; il piano di taglio è perpendicolare all’asse del ra-mo stesso

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sitari, grandine. Con una serie di mani-polazioni e di tagli può essere facilmen-te ricostituita una chioma sostitutiva,agendo come illustrato a pag. 27.

Per favorire uno sviluppo vigoroso edarmonioso del getto apicale si deve inol-tre evitare che lungo il fusto si forminorami troppo vigorosi, in grado di compe-tere con il getto apicale, provocandonel’allontanamento dalla verticalità.Questi rami, caratterizzati in genere daun angolo di inserimento sul fusto moltostretto, vanno eliminati precocemente.

Assicurata la formazione di un fustodiritto, si deve fare in modo che il futu-ro tronco da lavoro sia privo di difetti. Iprincipali derivano da tardiva e/o cattivaeliminazione dei rami laterali. Vediamo

di seguito molto sinteticamente quali so-no le regole che dovete seguire per pota-re correttamente la parte basale del fustodi un albero da legno. Per mandarle piùfacilmente a memoria basta ricordareche esse hanno sempre a che fare con ilnumero 3:– di regola lasciate tutti i rami laterali(meno quelli, già ricordati, che possonofare concorrenza con il getto apicale) fi-no a che l’albero abbia raggiunto i 3-4 mdi altezza;– evitate però che i rami laterali possanosuperare, nel punto di inserimento sulfusto, un diametro di 3-4 cm; se questoavviene, eliminateli, ovunque essi si tro-vino lungo il fusto (facendo eccezione,al limite, con la prima regola);

– iniziate a potare partendo dalla basedel fusto, evitando di spogliare più di1/3 del fusto: questo rapporto (2/3 conrami - 1/3 senza rami) va mantenuto in-tervento dopo intervento, fino al rag-giungimento della lunghezza voluta difusto sramato (4-6 m a seconda dellaspecie, della fertilità della stazione, del-la modalità di coltivazione);– in ogni caso non togliete mai, con un so-lo intervento, più del 30% delle gemme.

Rispettando queste regole normal-mente eviterete di produrre ferite da ta-glio difficili da rimarginare ed eviteretedi provocare il riscoppio di succhioni(rami originati da gemme dormienti)lungo il fusto.

Altro aspetto a cui dovete porre mol-ta attenzione è la modalità di taglio deirami laterali (vedi foto a pag. 27).

Le potature degli alberi forestali ven-gono concentrate in due periodi princi-pali: da fine febbraio a fine marzo ed ingiugno-luglio (potatura verde).

Il periodo durante il quale gli alberi diun popolamento forestale (arboreto dalegno o nucleo coetaneo) vengono pota-ti dura 10-15 anni; complessivamente adogni individuo, a patto che disponiate diun buon reticolo di sentieri di manuten-zione e che eseguiate gli interventi almomento opportuno, non dedicheretepiù di 10-15 minuti. Il valore del legnoche ritrarrete dal futuro tronco, per meri-to delle potature, aumenta di 2-5 volte:come si vede l’operazione di potare i fu-sti degli alberi delle specie di pregio ètutt’altro che inutile o eccentrica!

Per eseguire la potatura degli alberiforestali si utilizza una vasta gamma distrumenti di taglio (vedi foto in alto). ❏

La potatura verde degli alberi forestaliNei giovani boschi o negli arboreti ricchi di specie a legname pregiato (ciliegioselvatico, aceri, frassini, sorbi, tigli, olmi, ecc.), come quello realizzato su par-te degli ex prati di Boscopiano, la potatura degli alberi migliori è un’operazio-ne di grande importanza, a cui è legato il futuro economico della superficie in-vestita a coltura legnosa. Tradizionalmente il taglio dei rami viene effettuato durante il periodo del ripo-so vegetativo. Negli ultimi anni però anche nella coltivazione degli alberi da le-gno si è andata diffondendo la pratica della potatura verde. Essa infatti presentanumerosi vantaggi: per molte specie si riduce il rischio di contrarre infezioni acausa delle ferite da taglio (ciò vale in modo particolare per il ciliegio selvati-co); in occasione della potatura invernale si può evitare di tagliare in un sol col-po la totalità dei rami da eliminare, rinviando alla potatura estiva l’elimina-zione di una parte di essi; ripassando almeno due volte all’anno sugli stessi al-beri si ha occasione di controllare meglio l’insorgere di attacchi parassitari.I principi e le modalità di intervento della potatura verde sono gli stessi già vi-sti per la potatura invernale. Ponete particolare attenzione alla scelta degli at-trezzi da taglio: in questa stagione, infatti, visto che gli alberi sono in attivitàvegetativa, è più facile provocare il distacco della corteccia all’altezza del pun-to di taglio; in modo particolare evitate di utilizzare strumenti che provocanoschiacciamento della corteccia, quali le forbici ad un solo tagliente.Il periodo migliore per l’esecuzione della potatura verde sta a cavallo del mesedi luglio; in ogni caso dovrete cercare di intervenire prima della ripresa dell’at-tività di crescita che molte specie manifestano dopo un periodo di stasi estiva.

Attrezzi occorrenti per una corretta po-tatura degli alberi da legno: 1-svetta-toio; 2-cesoia a manico allungato; 3-se-ghetto a manico allungato; 4-forbice dapotatura; 5-seghetto a serramanico

12

3

4

5

Interventi di potaturasulle piante forestali.

A sinistra: eliminazione dei getti concorrenti

con la cima (1); taglio dei rami eccessivamente vigorosi e con

portamento ascendente(2); taglio delle

ramificazioni laterali (al massimo fino ad un

terzo del fusto) (3). A destra: il risultato

della potatura