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Guidaal sentiero geologicodel Foran dal Mus -

Monte Canin

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Il sentiero geologico del Foran dal Mus è stato pensato per offrire al visi-tatore del Parco la possibilità di cogliere in pieno uno degli aspetti piùpeculiari e suggestivi dell'area protetta: gli straordinari fenomeni geologi-ci della parte più alta del Massiccio del Canin.Queste zone, care ad alpinisti e speleologi, racchiudono in sé il fascinodella pietra scavata dall'acqua che disegna le superfici e poi scende giùnelle più profonde viscere della montagna, nelle abitazioni degli spiriti edegli esseri fantastici che popolano le leggende di questi territori. E chehanno come straordinari compagni i fiori e gli animali che un occhioattento sa trovare nell'immenso giardino di roccia.Il progetto vuole che il visitatore passi consapevolmente attraverso luo-ghi inalterati e venga invogliato a non lasciare tracce permanenti del suopassaggio. Niente frecce, niente tabelle, solo qualche targhetta metallica e soprat-tutto nuova tecnologia messa a disposizione di chi vuole conoscere ecapire rispettando la terra su cui cammina. Ecco dunque insieme allapresente guida cartacea, una comoda guida su palmare che illustratutto, o quasi, quanto il percorso può offrire. E le cose sono molte, i segre-ti da scoprire ancora di più.Il Parco si arricchisce dunque di una nuova proposta, realizzata senzaimpatti, in una delle sue parti più cariche di contenuti naturali e spiritua-li, mostrando a tutti un nuovo modo di operare e un antico rispetto per l'anima dei luoghi.

Cav. Sergio BarbarinoPresidente Ente Parco

2009

© Parco naturale regionale delle Prealpi Giulie - Resia (Ud)

Pubblicazione e distribuzione a cura del Parco naturale regionale delle Prealpi GiuliePiazza del Tiglio 3, 33010 Resia (Ud)tel. 0433 53534 - 0433 53483 fax 0433 [email protected]

Coordinamento: Ente parco naturale delle Prealpi Giulie Testi: Andrea MocchiuttiAlcuni dei testi della sezione “per approfondire” sono di Autori vari, libera-mente tratti e riadattati da “Guida alle escursioni e Atti della 80° Riunioneestiva della Società Geologica Italiana anno 2000” e dalla rivista“Speleologia” edita dalla Società Speleologica Italiana e dal Volume“Sculture D’acqua” - Provincia di Udine.Foto in esterno di Andrea Mocchiutti, Adalberto D’Andrea, Archivio Ente Parco - Marco Di LenardoFoto di grotta di Paolo Manca, Gianni Benedetti

Grafica e stampa: Tipografia Moro Andrea, Tolmezzo (Ud)

Presentazione

Il progetto, che oltre alla realizzazione della presente guida e alla guida su palmare ha visto la realizzazione di interventi di manutenzione straordinaria deisentieri esistenti, ha trovato compimento grazie all’Accordo di programmaStato-Regioni 2001-2003 in materia di aree naturali protette - Parchi naturaliRegionali - Approvato con D.P.G.R. n. 031/Pres. dd. 30.01.02

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Introduzione

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Geologia e speleologia generale

Il maestoso altopiano carsico che oggi si può ammirare è ilrisultato dell’azione modellatrice dei ghiacciai che fino ad alcu-ne migliaia di anni fa ricoprivano tutto il massiccio, levigandoed asportando notevoli quantità di materiali.Le morfologie lasciate dai ghiacciai sono ancora ben visibililungo le valli ed i fianchi delle montagne; anche l’ampia concasu cui sorge Sella Nevea è il risultato dell’ultima glaciazione,terminata circa 10.000 anni fa. Sull’altipiano del Monte Canin ci sono più di mille grotte ed ognianno ne vengono scoperte di nuove. Il motivo di questa gran-de concentrazione sta nel fatto che su queste montagne visono tutte le caratteristiche per lo sviluppo del processo spe-leogenetico. In quest’area si trova infatti una roccia solubile,fratturata ed un regime idrico favorevole, con elevate precipita-zioni, che per la zona del parco arrivano fino a 4.000 millimetril’anno. A questi fattori non resta che il trascorrere dei millenni edei milioni di anni per consentire all’acqua di sciogliere la roc-cia e di plasmare e svuotare lentamente la montagna.Questo processo è descritto con una nota reazione chimica lacui caratteristica più importante è data dal fatto che è reversi-bile, ciò significa che l’acqua che ha sciolto la roccia è anchein grado di ridepositarla, sotto forma di stalattiti, stalagmiti ecolate. Il controllo del processo carsico è nelle mani dell’anidri-de carbonica e della sua quantità disciolta in acqua. Nel massiccio del Monte Canin le condizioni ambientali sonotali che la reazione tende a progredire in un solo senso: quellodella dissoluzione della roccia. Questo è il motivo per cui negli abissi di queste montagne visono ampie sale e condotte con pochissime stalattiti e sta-lagmiti.

Introduzione

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Il sentiero geologico del Foran dal Musvi consentirà di ammirare uno dei pae-saggi carsici d’alta montagna più rino-mati e conosciuti tra gli speleologi ed igeologi d’Europa.Al di sotto di una superficie rocciosabianca e compatta intarsiata dai ghiaccie dall’acqua si trova un reticolo di deci-ne di chilometri di grotte, con pozzi,cascate, laghi e sifoni.Lungo il percorso non troverete cartellima solo delle piccole targhette metalli-che fissate sulla roccia riportanti il nume-ro dal punto di interesse descritto nellapresente guida. Per comprendere bene il tracciato guar-date con attenzione la cartografia tema-tica e visitate la mostra permanente“speleologia e carsismo” di Sella Nevea.Il percorso si sviluppa interamente all’in-terno del Parco naturale delle PrealpiGiulie. Lungo il sentiero si potranno osservareforme e rocce particolarmente interes-santi oltre a specie ed habitat di notevo-le valore naturalistico.I panorami sono suggestivi, maestosi edinconsueti.Il sentiero consente alcune varianti inrelazione al vostro interesse al vostrotempo ed alla vostra preparazione fisica.

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Introduzione

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Caratteristiche del sentiero

Il sentiero è caratterizzato da due percorsi ad anello, uno lungodi un intera giornata ed uno più corto.Tempi di percorrenza:

• A) anello lungo, circa 8 ore con utilizzo della cabinovia,circa 10 ore senza la cabinovia di partenza;

• B) anello corto, circa 3 ore con utilizzo della cabinovia, circa5 ore senza la cabinovia di partenza.

Dislivello massimo:• A) anello lungo circa 1000 metri dei quali 200 in salita e

1000 in discesa (utilizzando in andata la cabinovia),• B) anello corto circa 200 metri con utilizzo della cabinovia,

circa 900 metri senza la cabinovia.Punti di sosta e riparo:

• Rifugio Gilberti,• Galleria artificiale presso sella Bila Pec, • Bivacco Marussich, • Casera Goriuda.

Lungo il percorso troverete i simboli bianchi e rossi riportati suisentieri segnalati dal CAI dipinti sulla roccia o su paletti di legno.Per i punti più interessanti sono state posizionate delle targhet-te metalliche riportanti la scritta SENTIERO GEOLOGICO ed unnumero del quale troverete riferimento in questo volume.

Introduzione

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Le prime ricerche speleologiche iniziarono per opera di GiovanBattista De Gasperi che nel 1911 visitò le zone del Col delleErbe e del Foran dal Mus. Nel 1969 gli speleologi toccarono ilfondo dell’abisso Gortani a -920 metri, un’impresa titanica all’e-poca per la difficoltà della grotta. Da quel momento in poi lericerche e le scoperte continuano in costante aumento grazie adecine di speleologi spinti dal fascino dell’ignoto.Ogni anno vi sono nuovi ed incoraggianti risultati ed insiemealle esplorazioni è iniziata una serie di studi scientifici a carat-tere geologico, idrologico ed ambientale.I numeri della speleologia del Canin sul versante Italiano sonocosì riassumibili: più di mille cavità esplorate, un dislivello mas-simo di 1.110 metri ed uno sviluppo planimetrico complessivodi circa 60 chilometri.

Principali vie di accesso

Il sentiero ha una via di accesso principale e privilegiata costi-tuita dalla cabinovia del Canin con partenza da Sella Nevea. Dalla stessa località è possibile accedere all’altipiano e al per-corso geologico attraverso i sentieri segnalati dal CAI:

• sentiero 635 da Sella Nevea al Rifugio Gilberti• sentiero 632 dal Rifugio Gilberti al Bivacco Marussich• sentiero 645 dal Bivacco Marussich alla strada Provinciale

il loc. Pian della Sega • sentiero 645/a (Sentiero Sereno) da Casera Goriuda a Sella

Nevea.Sull’altipiano da Sella Bila Pec ai pressi del Bivacco Marussich,è stato ripristinato un sentiero non ancora segnalato sulla car-tografia commerciale e modificato nella cartina della presenteguida.

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quindi adatto ad escursionisti esperti. In alternativa da CaseraGoriuda un variante più lunga ma senza difficoltà è costituitadal Troi dai Sacs che dopo una breve salita scende facilmentea Sella Nevea.Utile per una visione d’insieme dell’area la carta topograficascala 1:25.000 edita dal Parco naturale delle Prealpi Giulie.

Ricordiamo che in tutta l’area Parco è severamente vietato danneggiare o asportare concrezioni, abbandonare rifiuti,disturbare, catturare o uccidere ogni tipo di organismo caver-nicolo e distruggere o raccogliere ogni forma vegetale presente all’imboccatura delle cavità.

Introduzione

Cosa serve per affrontarlo

Vi ricordiamo che è opportuno l’uso di scarpe da trekking e diun adeguato abbigliamento da montagna.In primavera il tratto compreso tra sella Bila Pec ed il bivaccoMarussich può essere ancora parzialmente invaso da corpi divalanghe e quindi possono essere utili i ramponi o la piccozza. In alternativa si può percorrere nei due sensi il nuovo tratto disentiero geologico che scende da Sella Bila Pec verso l’abissoBoegan per raggiungere il Bivacco Marussich.Il sentiero CAI 645/a di collegamento tra casera Goriuda e SellaNevea (Sentiero Sereno) è esposto, parzialmente attrezzato e

Veduta da Sella Bila Pec Il tratto iniziale del sentiero geologico

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Questo territorio fa parte delle Alpi Giulie ed è caratterizzato dacompagini litologiche del Mesozoico, che nel complessomostrano una variabilità litologica molto bassa essendo quasitutte di natura schiettamente carbonatica. All’omogeneità litolo-gica si accompagna un assetto tettonico monotono tendentead un’ampia monoclinale.Le rocce che costituiscono il massiccio del Monte Canin sonorocce sedimentarie carbonatiche: calcari e dolomie che si sonodepositate in un clima caldo tropicale circa 200 milioni di anni fa.I calcari costituiti per più del 90% da carbonato di calcio, si for-mano sui fondali marini per precipitazione chimica o per l’atti-vità biologica di organismi viventi e si depositano in strati o inbanchi. Essi possiedono l’importante caratteristica di esserefacilmente solubili in acqua.

Le rocce che affiorano in quest’area sono state attribuite a 3 for-mazioni:

• Dolomia Principale (Noriano) 220 milioni di anni• Calcari del Dachstein (Noriano - Retiano) 200 milioni di anni• Calcari Oolitici (Lias Inferiore) 190 milioni di anni

La formazione dei Calcari del Dachstein è la protagonista delmassiccio del Monte Canin, infatti la sua purezza e la suaestensione fanno di questa roccia la principale base geologicaper lo sviluppo del fenomeno carsico. La Dolomia Principalemeno solubile si trova alla base del massiccio e costituiscebuona parte del fondovalle; da un punto di vista idrogeologicoessa funge da substrato semipermeabile.L’assetto attuale degli strati è il risultato di quel complessofenomeno denominato orogenesi alpina, iniziata alcune decinedi milioni di anni fa, che può essere considerata come un pic-colo tassello della teoria della tettonica a placche. Questa teo-

Inquadramento geologico e geomorfologico

Il massiccio del Canin nel suo comples-so ha una forma arcuata ed è limitatoverso meridione dai corsi del FiumeIsonzo e dai Torrenti Mogenza e Resia,ed al piede settentrionale dal TorrenteRaccolana e dal Rio del Lago.La morfologia superficiale risulta moltoarticolata ed è il risultato di diverse fasierosive e glaciocarsiche nell’ambito diun’area dotata di notevole attività tetto-nica.Il maestoso altopiano carsico che oggipossiamo ammirare, è il risultato dell’a-zione modellatrice dei ghiacciai che finoad alcune migliaia di anni fa ricoprivanotutto il massiccio, levigando ed aspor-tando notevoli quantità di materiali. Lemorfologie lasciate dai ghiacciai sonoancora ben visibili lungo le valli ed i fian-chi delle montagne ed anche l’ampiaconca su cui sorge Sella Nevea è il risul-tato dell’ultima glaciazione, terminatacirca 10.000 anni fa. L’acqua ed il ghiaccio sono tuttora i veriscultori del paesaggio: essi sono ingrado di modellarlo lentamente ed ine-sorabilmente dalla superficie alleprofondità della montagna.

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distingue per presenza al tetto di marne verdi di spessorevariabile (da poche decine di centimetri fino a scomparire deltutto), caratterizzate dalla presenza di rari clasti neri e fram-menti delle stromatoliti sottostanti.La Dolomia Principale è di età norico-retica ed in alcune areeraggiunge la potenza di 1500-1700 m; questa unità litostrati-grafica rappresenta un corpo di piattaforma carbonatica moltoestesa a Sud dell’attuale valle del fiume Tagliamento e bordata,a Nord, dal bacino della Dolomia di Forni.La formazione costituisce l’orizzonte impermeabile (o quasi) dibase, in cui non ci sono fenomeni di assorbimento carsico nédi dissoluzione, che riporta a giorno le acque assorbite più amonte negli altipiani carsici, prevalentemente costituiti dai cal-cari purissimi attribuiti ai Calcari del Dachstein, nei quali il feno-meno carsico è estremamente sviluppato.

Il Calcare del Dachstein (Norico Med - Retico)

Il Calcare del Dachstein è una formazione che è stata istituitanelle Alpi Calcaree Settentrionali in Austria; gli affioramenti ita-liani delle Alpi Giulie, ed in particolare del M. Canin, sono areal-mente i più estesi dell’intero Sudalpino, mentre vanno progres-sivamente diminuendo verso occidente (Prealpi Carniche), finoa costituire lembi isolati nelle Dolomiti. Qui la formazione pre-senta uno spessore che si aggira intorno ai 700-800 metri, valo-ri questi più che doppi se comparati a quelli massimi riscontra-ti a occidente nelle Prealpi Carniche (300-400 metri).I calcari costituiscono tutta la cresta sommitale del M. Canin -M. Forato, così come affiorano estesamente dove sono ubicatela stazione della funivia ed il Rifugio Gilberti.Dal punto di vista litologico sono costituiti da calcari micritici,purissimi, di colore grigio chiaro-nocciola, prevalentemente

ria ci spiega come le rocce formatesi sul fondo di un anticomare ora si trovino ad oltre 2.000 metri di altitudine, piegate efratturate dalle forze che modellano incessantemente tutta lacrosta terrestre.

La Dolomia Principale (Norico Inf. - Med)

La Dolomia Principale nelle Alpi Giulie Occidentali si presentanella sua facies classica: essa è costituita da successioni cicli-che di ambiente peritidale, di spessore variabile da 15 a 3 metri.I cicli sono dati dalla sovrapposizione di dolomie microcristalli-ne a Megalodonti e gasteropodi, e di dolomie laminate a stro-matoliti a fenestrae, talora culminanti nella parte alta del ciclocon brecce o con strutture da disseccamento dei fanghi, qualimud cracks e sheet cracks. La base ed il tetto del ciclo sonodefiniti da superfici di disconformità erosive, piuttosto nette. La successione stratigrafica ciclica viene interpretata in chiaveshallowing-upward, ossia corrispondente ad un ambiente mari-no in progressiva diminuzione di batimetria. In alcuni casi ilpassaggio tra un ciclo ed il successivo è contraddistinto dauna prolungata esposizione subaerea, che, una volta dissec-cato il sedimento sottostante, lo frantuma, andando a formareintraclasti; quest’ultimi vengono rielaborati nella fase di nuovoinnalzamento del livello marino e vanno a formare un livello allabase delle micriti del ciclo successivo, di spessore variabile,chiamato basal lag.L’ambiente deposizionale della Dolomia Principale è attribuibi-le ad una laguna o ad un piana intertidale: la sua particolaresuccessione di facies indica che la deposizione è avvenuta aprofondità via via inferiori, quindi in condizioni di progressivoavanzamento della linea di costa e contemporanea regressio-ne marina. Nelle Alpi Giulie Occidentali la Dolomia Principale si

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niti grossolane ricche di grossi gasteropodi, coralli e lamelli-branchi. Il Calcare del Dachstein è costituito da cicli di lagunae tidal flat (piana di marea) ad alta energia e si riferiscono alagune aperte associate ad ambienti di retromargine. La pro-duzione dei fanghi carbonatici avveniva in mari tropicali, in cuile temperature delle acque facilitavano la produzione e la fis-sazione del carbonato di calcio. Al letto della formazione delCalcare del Dachstein si trova la Dolomia Principale; il contattosi presenta spesso sfumato, con passaggio litologico moltograduale. Dalla formazione dolomitica, il Calcare del Dachsteinsi differenzia per la litologia calcarea, molto pura, e per unamaggiore stratificazione; inoltre il passaggio è evidenziatomorfologicamente dalla presenza di una cengia.

organizzati in grossi banchi o a stratificazione indistinta, in cuisi osservano tipiche sequenze cicliche di sediementazioneperitidale, simili a quelle della Dolomia Principale. Questesequenze sono date dal sovrapporsi ciclico di strati, in suc-cessioni ordinate, rispettivamente distinti dal contenuto in intra-clasti, Megalodonti, o stromatoliti associate a strutture di riem-pimento di cavità di dissoluzione. In associazione si trovanospesso coralli e Dimyodon intustriatum. Molto frequentementesi rinvengono grossi esemplari di Megalodonti, soprattutto inuna fascia presente ad alcune decine di metri sopra il passag-gio con la Dolomia Principale. Le facies di scarpata, che rac-cordavano la piattaforma carbonatica con il coevo bacino,hanno un’estensione molto ridotta e sono costituite da calcare-

Campi solcati conca Col delle Erbe Pianoro carsico

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nelle caratteristiche delle loro conchiglie: le grandi dimensionidelle valve, il loro spessore e quindi il loro peso, e la morfologiadella porzione anteriore non molto idonea all’infossamentofanno infatti pensare ad una loro totale immobilità.I Megalodontacei giacevano semisepolti nel substrato, anco-randosi ad esso solamente per il peso del proprio guscio edper la forma uncinata della regione umbonale; probabilmenteavevano assunto questo stile di vita nel corso della loro evolu-zione, perdendo la capacità di scavare nel substrato e di com-piere piccoli spostamenti necessari alla sopravvivenza. I Megalodontacei, nell’ambito dei Calcari del Dachstein, ven-gono spesso rinvenuti assieme ad abbondanti resti di algheverdi (Dasycladacee); questa associazione fossile indica cheun ambiente di vita eufotico, ossia ben ossigenato, posto inbacini molto superficiali di ordine della decina di metri diprofondità.Negli affioramenti dell’altopiano del Canin non è purtroppo pos-sibile giungere ad una classificazione del genere o della spe-cie in quanto i resti non si rinvengono ben isolati dalla matrice;se la sezione delle valve è opportunamente orientata perpen-dicolarmente alla superficie che si osserva, è possibile fare ladistinzione tra Dicerocardidi e Megalodontidi: i primi presenta-no una sezione triangolare mentre i secondi sono caratterizzatida una sezione a forma di cuore.

La formazione delle grotteCi sono più di mille grotte sull’altipiano del Monte Canin ed ognianno ne vengono scoperte di nuove. Il motivo di questa grande concentrazione sta nel fatto che suqueste montagne vi sono tutti gli “ingredienti” per lo sviluppo delprocesso speleogenetico:1. una roccia solubile, nel nostro caso un calcare molto puro

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La successione stratigrafica del Calcare del Dachstein puòessere suddivisa in due membri informali a seconda del diver-so arrangiamento dei cicli sedimentari costituenti la successio-ne: un membro inferiore ed un membro superiore.

I MegalodontaceiLungo il percorso è facile trovare affioramenti caratterizzati daaccumuli di fossili di Megalodontacei, tipici del Triassico supe-riore, inglobati in banconi e strati appartenenti ai Calcari diDachstein. I Megalodontacei, caratterizzati da spessi gusci diaragonite (minerale con ugaul formula chimica della calcite maformatosi in condizioni di temperatura e pressione diverse) ave-vano stile di vita semi-infaunale: gli esemplari con conchiglieequivalvi, caratterizzati da valve di dimensioni uguali, vivevanocon la regione umbonale anteriore infossata nel fango carbonati-co e con il piano di commessura perpendicolare al fondale, men-tre gli esemplari inequivalvi, con una valva molto più grandedell’altra, poggiavano sul fondale con la valva convessa piùgrande e, quindi, con il piano di commessura parallelo al fon-

dale. Avendo comportamentogregario ed essendo organi-smi semi-infaunali è facile rin-venire accumuli di numerosiesemplari, spesso caratteriz-zati dalla presenza di entram-be le valve chiuse, probabil-mente a causa della loro morteper soffocamento avvenuta inseguito ad un rapido seppelli-mento. La vulnerabilità di que-sti organismi ai rapidi cambia-menti ambientali va ricercata

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di speleologi spinti dal fascino dell’ignoto.Ogni anno vi sono nuovi ed incoraggianti risultati ed insiemealle esplorazioni è iniziata una serie di studi scientifici di carat-tere geologico, idrologico ed ambientale.I numeri della speleologia del Canin sul versante Italiano sonocosì riassumibili: più di mille cavità esplorate, un dislivello mas-simo di 1.110 metri ed uno sviluppo planimetrico complessivodi circa 60 chilometri.

Le maggiori cavità del versante italiano del massiccio. GROTTA O COMPLESSO LOCALITÀ QUOTA SVILUPPO PLANIMETRICO PROFONDITÀ

IN METRI IN METRI IN METRI

Complesso del Foran dal Mus 2012 > 18.000 - 1110Foran dal Mus

Led Zeppelin Forca Poviz 2130 3690 - 960

Complesso del Col delle Erbe 1928 > 40.000 - 890Col delle Erbe

Abisso Modonutti Pian delle Loppe 1800 3.500 - 805Savoia

Complesso S20-S21 Conca dei Camosci 1920 560 - 760

Amore Pala Celar 2000 2000 - 745

Capitan Findus Pala Celar 1948 800 - 740

Abisso ET5 Conca dei Camosci 1918 8000 - 726

Abisso II Poviz M. Poviz 1888 685 - 720

Complesso Vinello- Col delle Erbe 1850 > 7.000 - 585- Bus d’Aiar

Complesso Casera Goriuda 1410 > 4.500 - 169Casera Goriuda

I ghiacciaiSulle pendici settentrionali del Monte Canin sono ben visibili isegni lasciati dai ghiacciai Ursic, Occidentale del Canin edOrientale del Canin: si nota infatti il netto cambio di colore, dovu-to al diverso grado di alterazione, delle rocce che sono andate

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2. un massiccio fessurato dovuto alle spinte tettoniche chehanno originato le catene montuose;

3. un regime idrico favorevole con elevate precipitazioni, cheper la zona del parco arrivano fino a 4.000 millimetri l’anno.

A questi fattori non resta che il trascorrere dei millenni e deimilioni di anni per consentire all’acqua di sciogliere la roccia edi plasmare e svuotare lentamente la montagna.

Questo processo è descritto con una nota reazione chimica.CaCO3 + CO2 + H2O →← (Ca2

+) + (2HCO3-)

La caratteristica più importante è data dal fatto che il processodi dissoluzione è reversibile, ciò significa che l’acqua che hasciolto la roccia è anche in grado di ridepositarla, sotto formadi stalattiti, stalagmiti e colate. Il controllo è nelle mani dell’ani-dride carbonica, CO2, la cui quantità nell’acqua regola il pro-cesso carsico.Nel massiccio del Monte Canin le condizioni ambientali sonotali che la reazione tende a progredire in un solo senso, quellodella dissoluzione della roccia. Questo è il motivo per cui negliabissi di queste montagne vi sono ampie sale e condotte conpochissime stalattiti e stalagmiti.

La speleologiaLe prime ricerche speleologiche iniziarono per opera di GiovanBattista De Gasperi che nel 1911 visitò le zone del Col delleErbe e del Foran dal Mus. A causa delle due guerre mondiali lazona venne quasi dimenticata fino agli anni ‘60. Nel 1962 ripre-sero le esplorazioni e nel 1969 gli speleologi toccarono il fondodell’abisso Gortani a -920 metri, un’impresa titanica all’epocaper la difficoltà della grotta. Da quel momento in poi le ricerchee le scoperte continuano in costante aumento grazie a decine

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voluzione climatica dell’Olocene: periodi più caldi di oggi si sonosusseguiti a periodi più freddi, con numerose oscillazioni deifronti glaciali. Durante il Piccolo Optimum Climatico Medioevale,circa 1000 anni fa, e durante l’optimum climatico antico, attornoa 6000 anni fa, l’estensione dei ghiacciai sembra aver raggiuntoi suoi minimi storici, mentre la massima estensione corrispondeai periodi più freddi dell’intero Olocene (negli ultimi 5000 anni),che vengono generalmente denominati Neoglaciazione, e chesono culminati nell’espansione glaciale del secolo scorso.

Le forme glaciocarsicheIl maestoso altopiano carsico, che può oggi essere ammirato,è il risultato dell’azione modellatrice dei ghiacciai che fino adalcune migliaia di anni fa ricoprivano tutto il massiccio, levi-gando ed asportando notevoli quantità di materiali, ed all’azio-ne combinata delle acque ricche in anidride carbonica che dis-solvono le rocce. L’altopiano del Canin si distingue, infatti, perl’intenso carsismo che caratterizza la sua morfologia superfi-ciale e che è responsabile della grande estensione delle cavitàsotterranee dell’area. Le forme ipogee si sviluppano prevalen-temente in senso verticale. Tra le tante cavità si annovera laverticale unica più alta del mondo, la Vertiglavica, con i suoi643 m di dislivello, ed altre quattro cavità con sviluppo vertica-le complessivo superiore ai 1.000 metri. Questi sistemi articola-ti di pozzi, gallerie e vani hanno sede nella successione carbo-natica dei Calcari del Dachstein, calcari purissimi e per questointensamente carsificabili; alla base di questi si trova la forma-zione della Dolomia Principale, che funge da substrato semipermeabile del grande sistema carsico del Canin. Leenormi quantità di acqua che queste grotte riescono a racco-gliere vengono a giorno nel fondovalle attraverso numerosesorgenti, tra le quali la più nota è il Fontanon di Goriuda, meta

Per approfondire

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scoprendosi durante l’attuale ritiro; è così possibile distinguere ilvolume raggiunto dai ghiacciai nel secolo scorso, in corrispon-denza del culmine della Piccola Età Glaciale (secoli XV-XIX). Nel Catasto dei Ghiacciai Italiani (C.N.R.-C.G.I., 1959-1962),compilato in occasione dell’anno geofisico 1957-1958, eranosegnalati 7 piccoli ghiacciai di falda o circo (con 9 ettari di esten-sione) di cui i ghiacciai Occidentale ed Orientale del Caninerano gli apparati maggiori. Nonostante le loro piccole dimen-sioni, le fronti dei ghiacciai delle Alpi Giulie vengono controllatee descritte da oltre un secolo: le misure eseguite fin dal 1880costituiscono un archivio di dati e una testimonianza indirettacompleta delle oscillazioni climatiche susseguitesi nel tempo. Sipossono ancora osservare i segnali posti in opera da Desio nel1920, da Tonini nel 1929 e da Di Colbertaldo nel 1946; questisegnali, che ora si trovano ad oltre 200 metri dal ghiacciaio resi-duale, non hanno più significato glaciologico ma vengono con-servati per motivi di natura storica.Durante la Piccola Età Glaciale attorno al 1875, il GhiacciaioOrientale del Canin comunicava con il Ghiacciaio Ursic attraver-so una sella ad U che ora interrompe il contorno del suo bacino.La perdita di volume di ghiaccio in atto dal 1974 ha causato l’e-sposizione di diversi affioramenti rocciosi, portando alla suddivi-sione in falde di quello che fino agli anni ‘80 era un unico corpoglaciale. Attualmente, il Ghiacciaio Occidentale del Canin, cheancora compare nel Catasto dei Ghiacciai Italiani come ghiac-ciaio di circo (con circa 300 metri di lunghezza e 600 m di lar-ghezza), è ridotto ad una piccola placca di 1-2 ettari presentelungo il percorso della via Julia fin sulla cima del Monte Canin.Nei pressi del sentiero si individua una morena frontale la cuisommità indica la massima espansione raggiunta dal fronte gla-ciale nella fase culminata nel secolo scorso.I motivi di questo ritiro glaciale vanno cercati nel quadro dell’e-

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Per approfondire

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del percorso geologico. Queste acque rappresentano unarisorsa idrica molto ricca, caratterizzata da imponenti riservepermanenti e regolatrici, e che pertanto vanno tutelate. Di ori-gine prettamente glaciale, la Conca del Bila Pec è caratteriz-zata dalla presenza di depositi morenici sia alla fronte che aifianchi. Nell’area, inoltre, si trovano numerose rocce montonatedal profilo asimmetrico, caratterizzate da superfici che a monteappaiono arrotondate mentre a valle si presentano scabre econ maggiori pendenze, dovute al movimento verso valle degliantichi ghiacciai. Sulle rocce, precedentemente modellate dal-l’azione dei ghiacciai massivi, si sovrappongono le morfologieassociate all’azione carsica delle acque di scioglimento deighiacciai, dei nevai e delle attuali acque atmosferiche: si pos-sono così osservare le tipiche forme carsiche superficiali qualile scannellature, le vaschette di corrosione, i campi solcati, etc.Tra le forme miste carsiche e glaciali bisogna ricordare i puntidi drenaggio preferenziale, gli inghiottitoi ed i crepacci: questeforme macroscopiche si impostano in zone scavate, fratturateed alterate ad opera dei ghiacciai ed esasperano le propriecaratteristiche in seguito all’azione acida delle acque.

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anni fa. Su questo altipiano si trovano più di mille cavità profon-de fino a 1.100 metri e con lunghezze di alcune decine di chi-lometri.All’uscita dell’edificio della cabinovia si trova l’ampia conca gla-ciale del Prevala, contornata dalle cime del Monte Forato e delMonte Leupa; l’ampia sella glaciale di Prevala posta sul confi-ne sloveno ora è raggiungibile in funivia. Verso Ovest c’è laparete del Monte Bila Pec, sulla quale è ben distinguibile lastratificazione in banchi.Il sentiero geologico inizia presso il Rifugio Gilberti.

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Arrivo della cabinovia a quota 1860 metri

Il percorso in cabinovia è un’ottima occasione per osservare ecominciare a comprendere la geologia del gruppo del MonteCanin, in pochi minuti si passa dalla sella glaciale, coperta divegetazione, all’altopiano carsico, un “deserto di roccia” adalta quota.Quest’area è caratterizzata da un intenso e diffuso fenomenocarsico impostato sui calcari della formazione del Dachstein,depositatisi sul fondo di un mare tropicale circa 200 milioni di

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Sentiero geologicoSentiero geologico

PUNTO 1 I dintorni del Rifugio Gilberti

Il primo punto del percorsogeologico, posto all’inizio delsentiero a Ovest del rifugio,consente di osservare il pae-saggio carsico, le conche gla-ciali, le paleofrane e comincia-re a riconoscere le forme delcarsismo d’alta montagna.Questa posizione risulta otti-male per analizzare la geologiae la morfologia della zona: nel-l’area affiorano rocce calcareedella formazione del Dachsteinformatesi circa 200 milioni dianni fa e, nel percorso tra lavecchia funivia ed il Rifugio

Gilberti è ancora evidente un’ampia dorsale modellata daighiacci in parte interessata dalle piste da sci. Su queste rocce,presso la cima, sono presenti campi solcati, fori carsici ed alcu-ne piccole cavità. Verso Nord Ovest si innalzano le pareti del Monte Bila Pec,costituito da Calcari del Dachstein estremamente puri e com-patti. Le pareti sono usate dai rocciatori quale palestra di roc-cia e attrezzate dagli speleologi per raggiungere gli imbocchidi alcune cavità. Ad Ovest è visibile Sella Bila Pec, che vieneraggiunta nel proseguimento dell’itinerario geologico.Alla base del versante è presente una serie di paleofrane,costituite da enormi blocchi di calcare crollati probabilmentequalche migliaio di anni fa in seguito al ritiro dei ghiacci.

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Rifugio Gilberti su Calcari del Dachstein

Campi solcati

Parete orientale del Monte Bila Pec - Calcari del Dachstein

Paleofrana del Monte Bila Pec

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PUNTO 1BIS La grotta BP2

Presso il tornante del sentiero, al limite della pista, si apre lagrotta BP2. Le grotte esplorate portano in genere una siglacolorata o una placchetta metallica indicante il numero delcatasto grotte regionale. Presso il catasto infatti si possono tro-vare tutte le informazioni disponibili sulla grotta. In questo casosi tratta di un classico esempio di piccola cavità verticale delmassiccio del Canin. Un piccolo pozzo di ingresso conduce avani più ampi alternati a meandri e pozzi circolari. Piccole grot-te come questa possono talvolta consentire l’accesso ad ampie complessi sistemi sotterranei.

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Spostandosi in direzione del punto 1 bis lungo il sentiero CAI635, di fianco alla pista si trova un grande avvallamento costitui-to da una serie di piccole doline in materiale ghiaioso morenicocoperte da vegetazione erbacea. Si tratta di una serie di dolineattive coalescenti, che, ampliandosi, si sono compenetrate leune alle altre. A monte del sentiero è visibile un raro esempio didocce di corrosione su parete verticale, formatesi in condizionifavorevoli di roccia, estremamente compatta, e flusso idrico lami-nare proveniente dalla fusione delle nevi del versante.

Campi solcati Ingresso Grotta BP2

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PUNTO 2 Le microforme carsiche

Questa è una tappa perfettaper riconoscere ed osservarel’azione dell’acqua sui calcaried i fossili di Megalodont inessi contenuti.Nel raggio di 30 metri sonovisibili, vaschette, fori carsici,solchi e creste su di un’ampiaspianata di roccia calcareapurissima, in uno dei luoghi piùinteressanti del percorso geo-logico per quanto riguarda lemicroforme carsiche.Nelle rocce affioranti è eviden-te una miriade di fossili diMegalodont gumbelii, grossi

molluschi bivalvi di 200 milioni di anni fa. In particolare, alcunesezioni trasversali della conchiglia permettono di riconoscere ilMegalodont gumbelii a forma di cuore: la parte di roccia piùchiara è la parte costituente il guscio della conchiglia, l’internoè stato invece riempito da fango carbonatico.Verso Est si osserva una spianata di roccia che è stata primalevigata dai ghiacci e poi dall’azione carsica. In questa spiana-ta, che collega questa posizione alla pista, è visibile un eleva-to numero di microforme carsiche. Si tratta per lo più di micro-solchi, piccoli campi solcati, vaschette di corrosione, fori carsi-ci. In particolare, spostandosi di circa 20 metri in direzione diun masso isolato, verso l’arrivo della vecchia funivia, si puònotare una vaschetta di corrosione lunga circa 1,5 metri, che si

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Solchi carsici e scannellature

Solco carsicoCreste di corrosione

Doline coalescenti su depositi morenici

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stra di roccia e dagli speleologi per le numerose cavità chehanno qui accesso. Alla base della parete, si vede una picco-la condotta forzata subcircolare al di sotto della quale si aprel’Abisso Novelli, una delle cavità più importanti della zona, chescende fino a –385 metri ed è contraddistinta da una targa delClub Alpino Italiano. Lo stretto ingresso dell’abisso e l’aria gelida che ne fuoriesceconsentono di intuire il fascino e la difficoltà dell’esplorazionespeleologica; da questa cavità, durante l’estate, esce un forteflusso di aria fredda attorno ai 6-7 °C. Verso Est si osservano, sullo sfondo dell’arrivo della cabinoviai Monti Cergnala e Poviz; tra di essi alla quota di circa 2000metri, si estende un tratto di altopiano carsico di eccezionalevalore per le forme carsiche e le cavità, non toccato dal per-corso geologico, ma raggiungibile con il sentiero CAI 636.

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distingue per il fondo grigiastro e l’eventuale presenza d’acquadovuta alle piogge o allo scioglimento delle nevi. Questavaschetta di corrosione è un bel esempio di forma carsicasuperficiale dovuta all’attacco chimico dell’acqua. Qui è possi-bile vedere anche il canale di scarico, chiamato kamenitza.Nelle vicinanze è presente un solco carsico profondo fino a 3metri, sviluppatosi lungo una delle tante diaclasi che si trovanosul massiccio.È consigliabile una breve passeggiata su questo pianoro allaricerca di microforme carsiche. Questo settore del sentierogeologico è inoltre un ottimo punto di osservazione della morfo-logia dell’area, caratterizzata dalla presenza di massi erratici eblocchi di paleofrana. Se si giunge sull’altipiano a piedi lungo ilsentiero CAI 635 da Sella Nevea si passa proprio alla basedella parete del Bilapec, frequentata dagli alpinisti quale pale-

Vaschetta carsica Cavità di interstrato

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PUNTO 3 La paleofrana

Sulle pendici orientali delMonte Bila Pec si osserva unampio deposito di versantecostituito da una serie di grossiblocchi di un’antica frana, allaquale si aggiunge ad ogni pri-mavera, qualche nuovo massopiù piccolo. Sui Calcari del Dachstein, ubi-cati sulla destra salendo il sen-tiero, si nota una serie di fitti,regolari e profondi campi sol-cati disposti anche su trattisubverticali. Sui massi circo-stanti, invece, non sono visibilimorfologie carsiche: non ci

sono campi solcati e non ci sono vaschette ma solamente qual-che rara e piccola cresta di corrosione. Questa assenza diforme carsiche indica che i massi si trovano in questa posizio-ne da poco tempo; essi infatti appartengono ad una paleofra-na staccatasi dal Monte Poviz probabilmente non più di unmigliaio di anni fa. Questo è inoltre un buon punto panoramicosul rifugio Gilberti e sul tratto di sentiero percorso fino qui.Verso Est, oltre al Rifugio, si vede in lontananza l’enorme ConcaPrevala di origine glaciale, ora ampliata dal fenomeno carsicoe dalle piste da sci. Verso Sud Est è visibile la cima del MonteForato, dal caratteristico foro presso la cresta originatosi perazione carsica e per crolli successivi di roccia su entrambi iversanti, italiano e sloveno.

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In lontananza, verso Nord Est, sono ancora visibili il Col Lopiced il Monte Poviz, con i loro importanti fenomeni carsici, con-traddistinti presso la mulattiera militare da campi solcati benincisi e regolari.

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Conca glaciocarsica del Prevala

Particolare dei solchi a doccia

Paleofrana del Monte Bila Pec

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PUNTO 4 Sella Bila Pec

Questa postazione si trovasulla Sella Bila Pec, a quota2006 metri, in uno dei punti piùpanoramici dell’intero sentiero;ben visibili sono i resti della“Casermetta” edificio militarerealizzato nel corso della primaguerra mondiale e recente-mente oggetto di un recuperotestimoniale a cura dell’EnteParco. Questo punto consenteuna bella visione panoramicasulla Conca Prevala, alla cuibase si trova il Rifugio Gilberti;si tratta di una conca glacio-carsica impostata lungo un

esteso piano di faglia che congiunge Sella Bila Pec con SellaPrevala. Questa faglia mette in contatto i Calcari del Dachsteincon scaglie di dolomia e calcari dolomitici. Le due litologie possono essere chiaramente distinte perché icalcari dolomitici, di colore beige chiaro, sono intensamentefratturati e spigolosi, mentre i calcari puri, grigio-bianchi delDachstein, sono compatti, dalle forme arrotondate e intarsiatida fenomeni carsici.Verso Sud, si possono ammirare le creste del massiccio delMonte Canin, sulle cui pareti si nota chiaramente la stratifica-zione disposta a reggipoggio, banchi di calcare compatto dallospessore che va da 30 centimetri ad un metro, immergentiverso la Slovenia.

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Panorama su Sella Prevala, Monte Forato e Rifugio Gilberti

Vegetazione tipica dei ghiaioni (Petrocallis pirenaica)

Altopiano carsico del Canin

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A Sud Est si può osservare il Monte Forato, il cui versante Nordè una delle aree più pericolose nella stagione invernale, acausa del distacco di valanghe che vanno ad accumularsi pro-prio alla base di Conca Prevala.Verso Nord si trova il Monte Bila Pec costituito interamente daCalcari del Dachstein. Sul fianco dell’edificio militare è presen-te una galleria artificiale scavata nel corso della grande guerraed utilizzata quale ricovero di mezzi e di persone.A Ovest potete ammirare l’altopiano del Canin e del Foran dalMus. È un altopiano carsico dalle forme arrotondate, ricco dicampi solcati, di morfologie carsiche di alta montagna, di doli-ne e di cavità che si aprono soprattutto lungo le fratture e lefaglie. Verso Nord Ovest sono visibili i Piani del Montasio, cheprendono il loro nome dallo Jôf di Montasio, alto più di 2.700metri. Poco sotto, verso Ovest, si trova il Col delle Erbe carat-teristico per la sua forma arrotondata, a cupola; è costituito daCalcari del Dachstein fortemente carsificati, ed è il punto delParco naturale delle Prealpi Giulie con la maggior concentra-zione di cavità. Si nota, alla base del colle, un’area a campi sol-cati dendriformi che si riuniscono a formare un profondo solcocarsico. Le fratture del colle sono molto evidenti perché incisedall’azione chimica delle acque che derivano dallo scioglimen-to della neve e dei ghiacci. All’interno della vallata è visibile unaconca molto ampia che raccoglie tutte le acque provenienti dalMonte Canin. Di fronte, in lontananza verso Ovest, si può vede-re il Monte Sart ed il Picco di Grubia, alla base del quale c’è ilBivacco Marussich, tappa del sentiero geologico.Questa postazione è uno dei luoghi migliori per l’osservazionedell’aspetto carsico e della speleologia del Monte Canin; in unagiornata limpida di sole, lo sguardo può spaziare fino alleDolomiti, che si possono scorgere in lontananza verso Ovest,comprese tra il Montasio e il Monte Sart. Stambecco

Il Col delle Erbe

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Per chi da Sella Bila Pec ritorna verso il rifugio Gilberti ci sonoancora due piccole cose da osservare lungo il percorso:

Punto A: la dolina glacio-carsica presso il Rifugio GilbertiA pochi metri dal rifugio, verso occidente, è presente un ampiadepressione colma di neve fino a primavera inoltrata e coperta sulfondo da lembi di prato nella tarda estate. Si tratta di una morfolo-gia glacio-carsica, dove l’azione congiunta del ghiaccio in superfi-cie e quella dell’acqua in profondità hanno consentito la formazio-ne di un tratto di pianura in alta montagna. Un tempo in questopunto il lembo di ghiacciaio proveniente da sella Bila Pec conflui-va nel più ampio ghiacciaio di Sella Prevala dopo aver scavato unaconca a ridosso dell’ampia roccia montonata su cui ora sorge ilrifugio. L’acqua che si raccoglie sul fondo di questo catino si ina-bissa nel punto più basso per immettersi nel sottosuolo fino a rag-giungere l’ampio sistema carsico sotterraneo e riemergere poilungo la Val Raccolana. Il fondo di questa piccola valle si modificaogni anno subendo repentini abbassamenti.

Punto B: il masso erratico presso il Rifugio GilbertiLungo il sentiero CAI 632, nei pressi del rifugio, vi è un particolaremasso erratico con un volume di circa un metro cubo. Questo bloc-co di roccia è posizionato al di sopra di un bancone carbonaticosub orizzontale facente parte di un’ampia roccia montonata. Se siguarda con attenzione alla base del masso, verso occidente, sipuò notare un gradino morfologico nella roccia basale alto circa uncentimetro, questo gradino indica il livello di corrosione carsica svi-luppatosi dopo la deposizione del masso in questo punto ad operadei ghiacciai quaternari. Il masso fungendo da ombrello, proteggedall’azione chimica della pioggia la roccia presente alla sua baseche risulta in questo modo più elevata rispetto l’area circostante.Osservazioni similari su altri massi dell’altopiano consentono dieseguire una stima della velocità di corrosione carsica e del perio-do di deposizione dei massi erratici.

Conca glacio carsica

Masso erratico

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PUNTO 5 L’ingresso dell’Abisso Boegan

Presso l’ingresso dell’AbissoBoegan, l’ombelico del MonteCanin, scoperto ed esploratonel 1963, il torrente si inabissa;da qui l’acqua scende per 624metri immettendosi nel sistemadi grotte del Col delle Erbe.Questo sistema carsico pos-siede un’estensione totale di30 chilometri, ed una profon-dità complessiva di 940 metri;è contraddistinto da una miria-de di gallerie, pozzi, cascate,meandri, sifoni e laghi. Unmondo sotterraneo di incredi-bile e selvaggia bellezza, diffi-

cile da esplorare per il freddo pungente, l’acqua e le strettoie edove nonostante questi ostacoli ogni anno vengono trovatenuove cavità e prosecuzioni di esistenti.Al di sopra di questo intricato mondo sotterraneo il carsismodomina il paesaggio: verso meridione si può ammirare unosplendido anfiteatro segnato da campi solcati di rara bellezzae geometria; da questo punto inoltre, muovendosi verso Ovest,si può vedere una miriade di microforme carsiche, scannellatu-re, docce di corrosione, microkarren, vaschette e fori carsici. Inparticolare, spostandosi di circa 15 metri verso Nord Ovestrispetto all’ingresso dell’Abisso Boegan, si nota una placca dicalcare leggermente giallognola, inclinata di circa 15°. Al disopra di questa placca di calcare perfettamente omogenea e

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Dolina attiva in depositi alluvionali

Campi solcati nei pressi dell’Abisso Boegan

Condotta subcircolare all’interno di una cavità

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compatta, si trova uno dei più spettacolari solchi a meandrodell’interno altopiano, che simile ad un canyon in miniaturaevolve di anno in anno incidendo la roccia.Al centro della piana è presente una dolina a ciotola dalle pare-ti in ghiaia; si tratta di una nuova dolina che risucchia il mate-riale ghiaioso incoerente presente in superficie verso le cavitàdel basamento roccioso.La splendida conca carsica in cui vi trovate è stata plasmatainizialmente dall’azione dei ghiacci: tre glaciazioni susseguitesinel giro di un milione e mezzo d’anni, l’ultima finita circa 10.000anni fa. Una volta che i ghiacci si sono ritirati, hanno lasciatoampio spazio all’azione carsica superficiale, dovuta alle piog-

ge e all’acqua di scioglimentodelle nevi. L’acqua, partico-larmente aggressiva a questequote grazie all’alto contenutodi anidride carbonica, attaccachimicamente la roccia e neincide le microforme che sivedono in superficie e conti-nua poi il suo percorso all’in-terno del sistema andando adampliare pozzi e meandri.

Solco a meandroIngresso dell’abisso Boegan

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PUNTO 6 Gli ampi conoidi e le cavità di contatto

Questo punto si trova suighiaioni che scendono dalMonte Ursic, il terreno è quicostituito da ghiaie calcareodolomitiche che provengonodai depositi morenici dell’anti-co ghiacciaio. Le acque stannoattualmente smantellando lemorene ed i lembi di morenache si erano depositati lungo icontrafforti rocciosi. Il materialearrivato a fondovalle si disponelungo un conoide a canali ana-stomizzati; quando le portatesono basse l’acqua si disperde

nella ghiaia, mentre, in occasione dello scioglimento delle nevio di forti temporali, il torrente prosegue verso il punto più bassodella vallata. Verso Ovest si possono vedere i rilievi in calcarepurissimo dei Calcari del Dachstein, segnati a tratti da campisolcati verticali e da solchi a doccia verticali. Le cavità, dispo-ste in sinistra orografica, si sono sviluppate grazie alle acque difusione del ghiacciaio, che scese dal Monte Canin, si inabissa-no al contatto con i calcari all’interno del sistema carsico. Spostandosi lungo il torrente di una trentina di metri verso NordOvest, si giunge sul bordo di una grande dolina o meglio di unpozzo; la neve sul fondo permane per quasi tutto l’anno, maverso il mese di settembre il tappo di neve si scioglie ed è pos-sibile penetrare all’interno del sistema carsico. La roccia è par-

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ticolarmente pura ed è fratturata da linee di faglia che segnanoun po’ tutto il massiccio. Questo pozzo ha avuto una sua evo-luzione iniziale come punto di cattura del torrente che in segui-to si è spostato verso Est; attualmente infatti, l’acqua del tor-rente non entra direttamente in questa grotta, ma si muove sulfondo della vallata verso l’Abisso Boegan.

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Papaver rhaeticium (papavero alpino)

Inghiottitoio nei pressi del punto 9

Conoide detritico e di valanga al contatto con i Calcari del Dachstein

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PUNTO 7 Bivio

Gli ultimi metri di sentiero siestendono su un livello didepositi terrigeni, più scuri,che si intercalano alle bancatedi calcari dolomitici; da notarel’intensa fratturazione dovutaad una serie di faglie che sonodisposte in direzione Sud Est-Nord Ovest. Dal punto di vista morfologico,verso Nord si vede, a destra, ilMonte Bila Pec, e, di fronte, ilCol delle Erbe. Circa 70 metriverso Nord Ovest è ben visibi-le un grosso monolite calcareotagliato alla base da una delle

faglie, sulla sua sommità sono presenti sparuti solchi carsici;verso Nord il paesaggio è lunare con forme arrotondate, ric-chissimo di doline, di fratture, di meandri e di microforme car-siche d’alta quota, un vero labirinto se lo si vuole attraversare!

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Prato stabile su ghiaione all’inizio del sentiero per l’Abisso Boegan

Ingresso di un abisso

Discesa in un pozzo nelle vicinanze dell’area

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PUNTO 8 Ai piedi del ghiacciaio del Monte Canin

Raggiungendo questa posta-zione si superano due grandidepressioni: si tratta di duegrossi pozzi a neve collegatida un arco naturale. La forma-zione di questi abbassamenti èin realtà legata strettamente alciclo annuale della neve esoprattutto al ghiacciaio scom-parso da poco tempo. In que-st’area, come si può facilmentenotare, il paesaggio è estrema-mente selvaggio ed anchemolto articolato; ciò è dovutoalla recente scomparsa dei

ghiacci. Tutta la fascia di roccia giallo chiaro, che si distinguebene dalla roccia grigia ossidata in alto, possiede questo coloreperché solo di recente è stata esposta agli agenti atmosferici;fino a pochi anni fa, appunto, era ricoperta dai ghiacci perenni.In questo punto si ha la possibilità di ammirare quello che è unpaesaggio di neoformazione e di verificare il fenomeno carsicopresente al di sotto dei ghiacciai. Muovendosi di qualche deci-na di metri lungo la pendice Nord del Monte Canin, sulle roccemontonate lasciate libere dal ghiacciaio, si può notare unaserie di depressioni che sono tappate sul fondo da neve oppu-re da ghiaia. Sui massi tutto attorno è facile vedere fossili diMegalodont, antichi molluschi di scogliera che avevano l’a-spetto di una grande vongola; sulla roccia si presentano come

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semilune o come impronte a forma di cuore, solitamente in rilie-vo per erosione selettiva rispetto alla roccia incassante. In alcune piccole cavità della roccia sono visibili cristalli scale-noedrici di calcite; si tratta di cavità costituite dall’improntainterna delle valve dei Megalodont che, nel tempo, sono stateriempite dalla cristallizzazione di calcite.

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Dolina in depositi morenici

Pozzo recentemente liberato dai ghiacciPozzo ad arco naturale

Panorama sul ghiacciaio del Canin

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PUNTO 9 Un’antica cavità

La roccia giallo-arancione chesi trova a monte del sentiero elungo lo stesso, non è costituitané da calcare né da dolomia: sitratta in realtà di un depositosabbioso con cemento carbo-natico e altro non è che il riem-pimento di un’antica cavità car-sica formatasi circa 200 milionidi anni fa; una rapida emersio-ne della barriera corallina cheal tempo si stava formando, hapermesso lo sviluppo dell’azio-ne carsica in superficie, con laformazione di piccole cavità edi campi solcati.

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Salice retuso

Papaver rhaeticium (papavero alpino)

Cavità paleocarsica con riempimenti sabbiosi

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PUNTO 10 Punto panoramico sul sentiero 632

Raggiungendo questa posta-zione si attraversano calcaridolomitici caratterizzati da unastratificazione a reggipoggioimmergente verso Sud.Guardando bene la roccia, sinotano dei livelli ondulati ricchidi vacuoli: si tratta di strutturesedimentarie chiamate stroma-toliti e dovute alla presenza ditappeti algali, al loro internosono spesso visibili improntefossili di Brachiopodi.Verso Nord Ovest si può distin-guere il Col delle Erbe, con lesue forme carsiche d’alta mon-

tagna e la sua morfologia a cupola; verso Ovest, poco sotto, sivede chiaramente l’enorme conca carsica, che può esseredefinita “l’ombelico del Canin”, al centro della quale è presen-te l’ingresso dell’Abisso Boegan. Tutte le acque che scendonodal Canin convergono all’interno di un torrente ghiaioso, solita-mente privo d’acqua, che si gonfia soltanto in occasione delloscioglimento delle nevi o di forti precipitazioni. Tutte questeacque in sinistra orografica vengono assorbite attraverso unaserie di pozzi e di doline che, insieme all’Abisso Boegan, leimmettono nel sistema ipogeo del Col delle Erbe, che rappre-senta uno dei più importanti sistemi dal punto di vista speleo-logico e carsico di tutto l’altopiano. Questo punto panoramico èparticolarmente interessante perché permette di ammirare quel-

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lo che resta dell’antico ghiacciaio del Monte Canin. Fino agli ulti-mi anni dell’Ottocento tutta quella fascia più chiara di roccia,visibile alla base delle creste del Monte Canin, era in realtàcoperta da una massa di ghiaccio che arrivava non poco lonta-no da qui. Attualmente, del ghiacciaio del Monte Canin restanosoltanto una serie di nevai che sopravvivono lungo la pareteNord. Si notano molto bene anche i depositi morenici costituitida ghiaie e grossi massi, che si trovano sparsi sui contrafforticalcarei. Si può cercare di ricostruire mentalmente quello cheuna volta era il ghiacciaio del Monte Canin: alla fine dell’EraGlaciale, circa 10.000 anni fa, c’erano spessori di centinaia dimetri di ghiaccio, che dalle creste del Monte scendevano versoNord e si immettevano in parte sulla Val Raccolana ed in partesulla valle del Rio del Lago, sagomando quella che è attual-mente Sella Nevea. Sul finire dell’Era Glaciale il ghiacciaio gra-dualmente si ritirava a ridosso delle pareti Nord del MonteCanin. Con alcune recrudescenze del clima questo ghiacciaiomontano ha in realtà fluttuato per centinaia di metri, mantenen-dosi sempre sui contrafforti settentrionali del massiccio.

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Stromatoliti algali all’interno della Dolomia Principale

Vista sulla conca carsica del Canin

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PUNTO 11 La conca di esarazione glaciale

Da questo punto, verso Nord,si può osservare l’ampia concadi esarazione glaciale delghiacciaio del Monte Canin,scavata all’interno dei Calcarimassicci del Dachstein. Daquesto punto la lingua glacialeprincipale scendeva versoSella Nevea e la Val Racco-lana; si nota il profilo a U del-l’intera valle e le forme arroton-date dovute all’azione deighiacci ed alla conseguenteazione carsica. Verso Nord, èvisibile la linea di contatto tra ighiaioni ed i calcari massicci:

lungo questa linea sono evidenti molti punti di assorbimentocostituiti da doline ed inghiottitoi, dove le acque che scorronosotto il ghiaione penetrano all’interno del sistema carsico. Ilghiaione aumenta di anno in anno per il trasporto recente dellaghiaia dovuto all’acqua ed alle numerose valanghe che arriva-no in questo punto; tale dinamismo del versante rende difficilela formazione di suolo vegetale e di conseguenza, l’instaurarsidella vegetazione.Sui calcari le faglie principali sono ampiamente segnate edallargate dal fenomeno carsico. Da qui si possono notare, verso Ovest, il Picco di Grubia ed ilMonte Sart, di cui si apprezza in maniera molto chiara la strati-ficazione a franapoggio verso la Val Resia. Verso Nord, invece,

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c’è il massiccio del Montasio, con gli omonimi piani, costituitidagli enormi conoidi e dai ghiaioni che provengono dalle pen-dici della montagna stessa. Lungo la conca di esarazione glaciale sono frequenti i massierratici abbandonati dal ghiacciaio, che costituiscono, come inaltre aree del Parco, punti di osservazione della velocità delfenomeno carsico; quando questi sono ubicati su zone calca-ree pianeggianti è possibile notare alla base degli stessi ungradino morfologico tra l’area coperta dal masso e la zona soli-tamente esposta alle piogge.Tutte o quasi tutte le cavità che si trovano in quest’area sonocaratterizzate da riempimenti di tipo morenico; le cavità con ungrande pozzo di ingresso sono infatti solitamente tappate sulfondo da questi materiali abbandonati dal ghiacciaio. Ai siste-mi sotterranei più profondi si accede generalmente dalle “portedi servizio”, così denominate dagli speleologi, ossia da apertu-re minori che permettono di superare i tappi costituiti dal mate-riale morenico depositato.

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Solco a meandri in prossimità del punto 11

Roccia montonata con massi erratici

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PUNTO 12 Il Bivacco Marussich

Questo è uno dei punti più bellie panoramici del Parco, su unaSella a 2.000 metri di quota tra le vallate del Torrente Rac-colana e del Torrente Resia.Qui affiorano i Calcari delDachstein, ancora ricchi difenomeni carsici superficiali,ed alcune piccole doline che siaprono all’interno del detrito. IlBivacco è stato realizzatocome supporto all’attività spe-leologica, così come il BivaccoPicciola-D’Avanzo-Vianello,visibile in lontananza sul Coldelle Erbe, verso Nord Est. Da

un punto di vista morfologico, verso Sud si ha l’ampia Val Resiaed in lontananza la catena dei Monti Musi. In giornate partico-larmente limpide si può scorgere il riflesso delle Lagune diGrado e Marano. Verso Est, si vede il Monte Bila Pec, in lontananza la piramidedel Monte Cergnala, e ancora sullo sfondo il gruppo del MonteMangart ed il gruppo del Monte Tricorno in Slovenia. Volgendosi verso Nord si possono notare il gruppo delMontasio e dello Jôf Fuart, con gli omonimi altopiani, e versoNord Ovest il Col Sclâf: alla base di questo si trova la conca delForan dal Mus. Non lontano è visibile il Picco di Grubia e dietroa questo, il Monte Sart.A 2.000 metri di quota sono estremamente attivi i fenomeni

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Ingresso di una cavità

Foran dal Mus

Bivacco Marussich sulla Sella Grubia

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Il corvo di roccia

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crioclastici e termoclastici, causati da frequenti cicli di gelo edisgelo, che tendono a frantumare la massa rocciosa. Nell’areadel Bivacco non ci sono cavità di grande importanza, mentre,verso Nord Ovest, l’ampia conca del Foran dal Mus è sede didiffusi e notevoli fenomeni carsici. Le rocce rossastre che affio-rano ai suoi lati sono costituite da calcari marnosi, in facies diRosso Ammonitico, del Lias.Nell’ampia Sella del Foran dal Mus, visibile lungo il sentiero cheporta verso Tamaroz, vi è uno dei sistemi carsici più importantidell’intero altopiano del Canin, con profondità che raggiungonoi 1.110 metri, estensioni che superano i 15 chilometri di svilup-po planimetrico e la presenza di ben 23 ingressi. Questo siste-ma è quasi prossimo alla congiunzione con il Fontanon diGoriuda, che costituisce il collettore principale del versantenord del Monte Canin. Sulle rocce tutto attorno sono evidenti i resti fossili diMegalodont, frammenti di gasteropodi e livelli algali, tipici di unambiente marino di barriera corallina. Su alcuni affioramenti si possono notare anche degli straniriempimenti, solitamente di una decina di centimetri di diame-tro, di colore arancione-rossastro: si tratta di depositi legati afenomeni di paleocarsismo che si erano instaurati nelle fasi diemersione della barriera corallina.

Foran dal Mus

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PUNTO 13 Il pozzo a neve ed il Foran dal Mus

Questo punto si trova in prossi-mità di uno splendido pozzo aneve di circa quindici metri didiametro ed altrettanti diprofondità; questa depressio-ne presenta la neve sul fondoper quasi tutto l’anno. Si trattadi pozzi caratteristici dell’areadel Monte Canin, la cui forma-zione è dovuta proprio allapresenza di neve, che, scio-gliendosi lentamente, mantie-ne costante la corrosione car-sica; in questo modo l’accu-mulo di neve si inabissa all’in-terno della massa rocciosa,

dando origine ad un pozzo. Qui si può osservare una miriadedi microforme carsiche; a monte ed a valle del sentiero sonopresenti degli splendidi campi solcati, alcuni di questi con ilfondo a doccia, altri con il fondo meandreggiante; sono inoltrepresenti creste di corrosione, fori carsici ed altre piccole doli-ne sempre in roccia. Procedendo verso Nord si può notare che l’affioramento roc-cioso del Calcare del Dachstein, lascia il posto a colline ver-deggianti, costituite da depositi morenici. Questi depositi sonocontrassegnati da una serie di doline allineate, solitamentedisposte in senso Sud Est - Nord Ovest, lungo l’allineamentodella faglia principale che attraversa l’altopiano del Canin e chesi innesta verso Ovest nel Foran dal Mus. Le doline che si for-

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Ingresso di una cavità

Dolina nell’area del Foran dal Mus

Bivacco Marussich sulla Sella Grubia

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mano nel substrato calcareo, fanno progressivamente collas-sare la superficie e risucchiano il materiale morenico-detriticopresente in superficie; il risultato è un paesaggio estremamen-te particolare e caratteristico proprio dell’area del Foran dalMus. In lontananza, verso Nord, sono visibili il Monte Bila Pec ed ilCol delle Erbe con il bivacco speleologico; verso Nord Ovest ilCol Sclâf ed il Foran dal Mus.Nella parte più depressa del Foran dal Mus riaffiorano di nuovoi Calcari del Dachstein, all’interno dei quali si aprono le cavitàche drenano le acque verso il Fontanon di Goriuda.

Solco a meandro

Dolina in depositi morenici

Sezione grotta ideale

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PUNTO 14 Geologia carsismo e ghiacciai

Da questo punto si ha unaspettacolare visuale sul pae-saggio e sulla morfologia carsi-ca: verso Sud e Sud Est si pos-sono ammirare il massiccio delMonte Canin e quel che restadel suo ghiacciaio; la roccia piùchiara che si vede lungo lependici è quella che, fino aqualche decina di anni fa, èrimasta sepolta al di sotto deighiacci; essa indica bene l’e-stensione recente del ghiac-ciaio. Allo stato attuale si vedo-no solamente alcuni nevai cheresistono fino alla fine della sta-

gione estiva. Più in basso, sui contrafforti rocciosi, si nota inve-ce tutto il materiale morenico, le ghiaie ed i massi trasportati dalghiacciaio e qui abbandonati. In primo piano si osservano i rilie-vi dalle forme molto arrotondate del Foran dal Mus, costituitisempre dai Calcari del Dachstein. Su questi rilievi è possibilevedere campi solcati con solchi lunghi anche 20-30 metri, doli-ne di crollo e doline da dissoluzione. In particolare, verso SudEst, in basso, vi sono tre doline allineate lungo una frattura; laloro formazione è dovuta al fenomeno carsico ma anche all’a-zione esaratrice dei ghiacci. Verso Nord Est è visibile il Col delleErbe, con il Bivacco speleologico e verso Nord, il massicciodello Jôf Fuart. In quest’area affiorano i Calcari del Dachstein,con qualche traccia di Megalodont, ed ampi fenomeni di disso-

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Circo glaciale visibile lungo il sentiero

luzione superficiale quali campi solcati e fori carsici; qui è deter-minante l’azione carsica della vegetazione che, sviluppandohumus all’interno delle tasche carsiche, aiuta a rendere piùacide le acque e quindi ad attaccare in modo più efficace il car-bonato di calcio che costituisce la roccia.Con uno sforzo di immaginazione, si può rivedere questo anfi-teatro completamente coperto dal ghiacciaio, in una situazionein cui emergevano solamente le cime più alte delle montagne.Guardando con attenzione il Col delle Erbe verso Est è possibi-le notare in modo chiaro, la stratificazione dei calcari, che sonoa franapoggio verso Nord, ossia verso la Val Raccolana; questadisposizione degli strati spiega anche il drenaggio delle acque,che vengono convogliate verso il Fontanon di Goriuda sia daisistemi carsici profondi sia dalla giacitura superficiale della stra-tificazione. Scendendo verso Nord lungo il sentiero, si giungealla Casera Goriuda, che si trova al di sopra dell’omonima risor-giva. Da questa posizione è possibile comprendere bene il con-nubio tra l’azione dei ghiacci e l’azione carsica. Le forme carsi-che si sovrappongono alla morfologia glaciale; le rocce monto-nate e le soglie glaciali vengono ora scolpite e trasformate dalleacque piovane.

Doline allineate sui Calcari del Dachstein

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PUNTO 15 La grotta FR155

Verso Nord Ovest sotto unaparete, si apre una delle primegrotte esplorate e rilevate all’ini-zio del secolo scorso. La cavitàha come sigla del CatastoGrotte del Friuli FR155. Dalpunto di vista geologico è estre-mamente interessante perché siapre all’interno dei calcari esat-tamente in corrispondenza di unpiano di faglia, chiaramente visi-bile per la superficie levigatache si nota al di sopra dell’in-gresso. La cavità è costituita daun’entrata rettangolare con unapiccola condotta forzata nellevicinanze; solitamente l’interno

della cavità è ostruito o occupato da neve e da ghiaccio. Neltardo autunno si apre un pozzo di 85 metri di profondità tra la roc-cia ed il ghiaccio. È possibile scendere fino all’ingresso, ma senzaaddentrarsi troppo perché nelle immediate vicinanze della paretesi apre un pozzo pericoloso. Nei pressi di questo punto di osser-vazione è presente un piccolo pozzo a neve. Durante il periodoglaciale, sulla verticale di questo punto, c’erano alcune centinaiadi metri di ghiaccio che scendevano dal versante nord del MonteCanin. Questa gola si è in seguito approfondita per l’azione carsi-ca delle acque; il fondo è attualmente occupato da materialemorenico e da massi di crollo e non c’è scorrimento superficialedelle acque. Lungo le pareti ci sono vistosi campi solcati, scan-nellature e altre piccole cavità ancora non rilevate.

Ingresso della grotta FR155

Rilievo dei primi del ‘900 della grotta FR155 Rilievo recente della grotta FR155

Interno della grotta FR155

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PUNTO 16 Il Meandro del Pluvia

Da qui, verso Sud Est, si notauna parete alta una cinquanti-na di metri che è caratterizzatada una enorme fenditura verti-cale. Si tratta del Meandro delPluvia, profondo 935 metri elungo circa 600; esso non èaltro che una diaclasi sullaquale l’acqua ha esercitato lasua azione, ampliando le frattu-re e creando una cavità. Il pas-saggio della lingua glaciale haasportato il fianco della monta-gna mettendo in luce la grottaormai fossile. Questo è uno deipochi luoghi dove si ha la pos-sibilità di vedere in sezione una

cavità tipica del Canin; possiede uno sviluppo prevalentemen-te verticale, vi sono dei tratti in cui la cavità si allarga a forma-re una condotta per poi restringersi a meandro più in basso. Lecavità del Canin in realtà sono una sequenza di pozzi, meandri,condotte, cascate, sale di crollo e sifoni terminali, che convo-gliano le acque al livello dell’acquifero di base. Tutta la pareteche si vede verso Sud Est, è stata modellata e carenata dall’a-zione dei ghiacci che scendevano dal Monte Canin; la partesommitale della parete, per decompressione, è successiva-mente crollata a valle. Cinquanta metri più a Sud è presenteun’enorme dolina di crollo dalle caratteristiche pareti verticali,solitamente occupata sul fondo dalla neve, al di sotto dellaquale certamente si trova una cavità ancora da esplorare.

Da questo punto si scende direttamente a Casera Goriuda, ottimoluogo di rifugio e sosta; dalla casera si possono raggiungere ilpunti 18 e 19 e Sella Nevea attraverso il sentiero CAI 645/a, par-zialmente attrezzato e per escursionisti esperti. Proseguendoinvece sul sentiero CAI 645 si arriva al Fontanon di Goriuda ed allastrada provinciale dalla quale poi è necessario risalire per oltre 300metri di dislivello fino a Sella Nevea.

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Parete di esarazione glaciale e dolina di crollo

Sezione di cavità in parete

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PUNTO 17 Il Fontanon di Goriuda

Dal Fontanon di Goriuda, dopoun percorso tortuoso tra casca-te, meandri e sifoni, fuoriesco-no tutte le acque che si inabis-sano sul versante italiano delMonte Canin; questa risorgivacarsica è registrata al CatastoGrotte del Friuli come Fr1.Si tratta di una spettacolaresorgente che costituisce il col-lettore carsico, a tratti sifonan-te, posto ad una quota più altarispetto alla zona satura vera epropria del massiccio. Da un punto di vista geologico

il Fontanon rientra nell’ambito della formazione della DolomiaPrincipale che compone il basamento dell’altipiano del MonteCanin. Il deflusso delle acque all’interno di questa grotta pos-siede carattere torrentizio; la temperatura dell’acqua, per lo piùcostante tutto l’anno, è di circa 5 °C. La cavità è percorribile peralcuni metri a piedi, ma poi è necessario un canotto per giun-gere al sifone terminale parzialmente esplorato dagli speleosub.

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Fontanon di Goriuda visto da valle

Interno Fontanon di GoriudaSezione del Fontanon di Goriuda

Fontanon di Goriuda ingresso

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PUNTO 18 La Grotta sopra Lis Moelis

Lungo il sentiero 645/a, allabase di una parete rocciosa dicirca 30 metri, si apre il mae-stoso ingresso della Grotta LisMoelis (FR 552) una dellecavità più importanti dellazona. Si tratta di un antica con-dotta del sistema carsico, dallafunzione simile a quella dell’at-tuale Fontanon di Goriuda. Èuna cavità che si sviluppa per1,5 chilometri, disposta su piùlivelli ed abbastanza tecnicadal punto di vista esplorativo;passando sul sentiero si senteun forte flusso di aria fredda

che esce dalla cavità: si tratta dell’aria che proviene dal siste-ma carsico del Monte Canin. È anche possibile entrare all’in-terno della grotta per alcune decine di metri per rendersi contodella sua maestosità e per avere un’idea della morfologia tipi-ca delle cavità di questo massiccio.Dal punto di vista geologico questa è una zona di transizionetra la Dolomia Principale, che costituisce la base del sistemaidrogeologico del Canin, ed i Calcari del Dachstein sovrastan-ti. Il contatto non è mai netto: si tratta di zone di transizione conpresenza di banconi prettamente dolomitici e di banconi com-pletamente calcarei alternati. Verso Nord si notano le pareti che sovrastano la strada provin-ciale che conduce da Chiusaforte a Sella Nevea. All’interno di

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un bancone di breccia carbonatica, si può notare anche unenorme portale: si tratta della Grotta dei Giganti, in realtà ungrandissimo riparo impostato su un piano di faglia lungo ilquale si sviluppa tutta la Val Raccolana.

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Ingresso della grotta “Sopra Lis Moelis”

Planimetria della grotta “Sopra Lis Moelis”

Interno della grotta “Sopra Lis Moelis”

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PUNTO 19 La palestra di roccia presso Sella Nevea ed i conglomerati

Questo punto si trova in unazona in cui sono presenti altepareti di paraconglomeratocostituito da elementi carbona-tici e cemento calcareo.Quest’area deve la sua partico-lare suggestione alle paretiaggettanti ed alla presenza disorgenti alla loro base. L’acquascaturisce in corrispondenzadi livelli di argilliti varvate. Laparticolare conformazionedella parete e la presenza dimolti appigli dovuti al distacco

dei clasti del paraconglomerato, la fanno prediligere dagli alpi-nisti quale palestra di roccia. Le strutture metalliche fissate allaroccia servono proprio alla partenza di alcune delle vie piùclassiche.Il paraconglomerato che costituisce quest’area, in realtà, haun’origine ancora non chiara ed è in fase di studio. Alcune ipo-tesi sostengono si tratti di un deposito quaternario, probabil-mente interglaciale, legato all’evoluzione di questi versantidella vallata.

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Palestra di roccia su conglomerato

Parete aggettante in prossimità delle sorgenti

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Catasto delle principali cavità dell’area del Monte Canin

Catasto delle principali cavità dell’area del Monte Canin con dislivello superiore ai 100 metri o sviluppo superiore ai 200 metri ubicate nelle tavolette 1:10.000 MONTE CANIN e STOLVIZZAFonte: Catasto Regionale delle Grotte del Friuli-Venezia Giulia

Numero di catasto Nome

20 /1 Fr Fontanon di Goriuda

1080 /494 Fr Abisso 1° di Pala Celar

1346 /557 Fr Abisso Mario Novelli

1347 /558 Fr Grotta del Ghiaccio

1361 /555 Fr Abisso Eugenio Boegan

1371 /552 Fr Grotta sopra lis Moelis

1453 /595 Fr Abisso Paolo Picciola

1463 /601 Fr Abisso Enrico Davanzo

1471 /583 Fr Abisso Gianni Venturi (A12)

1487 /585 Fr Abisso Michele Gortani

1657 /644 Fr Abisso a W del Bila Pec

1824 /769 Fr Grotta a SE di Sella Blasic

1969 /816 Fr Meandro del Plucia

2009 /856 Fr Abisso Emilio Comici

2010 /857 Fr Abisso 2° a N del Foran dal Mus

2018 /865 Fr Abisso del Foran dal Mus

2037 /884 Fr Abisso Cesare Prez

2093 /936 Fr Grotta SW del Monte Poviz

2151 /984 Fr Abisso del Col Sclaf

2227 /1013 Fr Abisso dei Dannati

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4337 /2417 Fr Principe di Piemonte

4371 /2451 Fr Buse d’Ajar

4377 /2457 Fr Abisso a N di Punta Medon

4564 /2566 Fr Abisso P.L.C.C. 0101

4631 /2632 Fr Abisso a S del Monte Sart

4636 /2637 Fr Abisso Maurizio Martini

4766 /2677 Fr Abisso 0112

4855 /2723 Fr Abisso 4° del Picut (Viva Zio)

4986 /2756 Fr Abisso 1° a N del Pic Majot

4987 /2757 Fr Abisso 2° del Pic Majot

5177 /2889 Fr Abisso Pack Man

5325 /2962 Fr Abisso Sisma

5339 /2976 Fr Grotta 3° di Sella Blasic

5421 /2985 Fr Abisso 1° a N del Col Sclaf

5529 /3093 Fr NET 8

5560 /3124 Fr Inversa sopra Goriuda

5561 /3125 Fr Rotule Spezzate

5574 /3138 Fr Abisso Capitan Findus

5577 /3141 Fr NET 10 (Abisso La storia infinita)

5591 /3142 Fr Abisso Punta Spin

5626 /3174 Fr Complesso Q.rdi-Q1-Q2-Q3

5700 /3212 Fr Abisso OP 3

5706 /3218 Fr Abisso dello Zio di Brucclin

5834 /3297 Fr Grotta del Laricetto

5947 /3394 Fr Abisso dei Led Zeppelin

6141 /3528 Fr Abisso a SE del Picut

6145 /3532 Fr Abisso del Pero

6261 /3613 Fr Pozzo a N del Foran dal Mus

6282 /3632 Fr Grotta orrida a S del Monte Sart

6322 /3665 Fr Abisso a NW di Sella Grubia

6512 /3779 Fr Abisso Gordio

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2273 /1058 Fr Pozzo 1° a W della cima del Col delle Erbe

2378 /1088 Fr Abisso a S del Monte Spric

2588 /1249 Fr Abisso Marino Vianello

2598 /1259 Fr Meandro a N del Col delle Erbe

2769 /1337 Fr Abisso a SW del Col delle Erbe (S3)

2797 /1359 Fr Abisso presso la quota 1921 (S20)

2800 /1362 Fr Abisso Elio Marussich

2935 /1395 Fr Abisso Carlo Seppenhofer

2967 /1458 Fr Pozzo alla base del Monte Spric

3154 /1608 Fr Abisso 2° a SW del Monte Spric

3291 /1679 Fr Abisso del Poviz

3453 /1842 Fr Abisso 1° del Pic Majot (K7)

3501 /1889 Fr Risorgiva sotto il Monte Sart

3511 /1899 Fr Abisso Giovanni Mornig

3606 /1949 Fr Fessura ad E del Monte Poviz

3607 /1950 Fr Abisso 2° del Monte Poviz (Gronda Pipote)

3620 /1963 Fr Abisso 2° del Picut

3621 /1964 Fr Abisso 3° del Picut

3636 /1979 Fr Abisso Mornici

3657 /2000 Fr Abisso degli Increduli

3848 /2128 Fr Pozzo 4° a NE del Col Sclaf

3900 /2180 Fr Abisso delle Pozze

3913 /2193 Fr Grotta Cometa

4029 /2251 Fr Pozzo 2° a N della Forchia di Terra Rossa

4051 /2273 Fr Abisso 3° a S del Monte Spric

4071 /2293 Fr Abisso 1° della Funivia

4080 /2302 Fr Grotta del Fontanone sotto il Monte Sart

4081 /2303 Fr Abisso a SE della quota 1972 (ET5)

4170 /2352 Fr Abisso a W del Comici (Alfa 25)

4242 /2378 Fr Meandro del Bila Pec

4264 /2400 Fr Abisso Paolo Fonda

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Finito di stamparenel mese di marzo 2009

presso la TipografiaAndrea Moro - Tolmezzo