Guida Archeologica di Cagliari

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    GUIDA ARCHEOLOGICADI CAGLIARI

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    Le fotografie che illustrano questa guida sono riprodotte su Concessione delMinistero per i Beni e le Attivit Culturali: vietata la loro ulteriore riprodu-zione e duplicazione con qualsiasi mezzo.

    ISBN 88-7138-262-5

    Copyright 2003 by Carlo Delfino editore, Via Rolando 11/A, Sassari

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    SARDEGNA ARCHEOLOGICA

    Guide e Itinerari

    Carlo Delfino editore

    31Guida Archeologica

    di CAGLIARI

    Anna Maria ColavittiCarlo Tronchetti

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    Larcheologia urbana a Cagliarinella storia degli studi sulla citt (AMC)

    Se dovessimo ripercorrere brevemente qualche tappa fondamenta-le del panorama di studi, vuoi anche eruditi ed antiquari, realizzatiper descrivere i lineamenti della storia di Cagliari, ci accorgeremmoche la citt non stata altro che citt fortificata perennemente in ten-sione tra la forma racchiusa dalle sue mura che, per secoli, hanno sta-bilito quale dovesse essere il suo destino urbano e lesigenza diabbatterle per espandersi, in unottica di relazione anche visiva conlentroterra ed il mare Mediterraneo. Questa era la forma urbana per-venutaci dalla tradizione cartografica erudita che faceva capo aSigismondo Arquer e che ha condizionato miriadi di posteri ripetito-ri. Eppure la citt antica non doveva essere cos: era sicuramentediversa da questimmagine fissa e coerente, anche se, in parte, occu-pava alcuni dei settori in cui, oggi, si snoda la citt in cui viviamo. Ladifficolt oggettiva di immaginare la citt antica aldil degli edificiattuali non deve farci dimenticare che gli elementi costitutivi di essapossono reagire con le funzioni della citt moderna laddove possia-mo ed abbiamo la sensibilit per comprendere questo rapporto. Se

    diveniamo consapevoli che la citt antica costituisce una granderisorsa che, anche oggi, ci consente di riflettere sulla programmazio-ne degli spazi in cui viviamo, allora riusciremo a ritrovare lo spiritogiusto per ripercorrere piacevolmente i luoghi della memoria edimmaginare ci che era attraverso la consapevolezza di ci che rima-ne. Dal 500 ad oggi si sono succeduti, nellanalisi delle emergenzearcheologiche cagliaritane, moltissimi studiosi ed eruditi che hannocertamente influenzato i secoli successivi con le loro considerazioni

    e deduzioni finalizzate anche allapprovazione di teorie particolari.Sulla scorta della questione dei cosiddetti corpi santi, nel quadrodella riscoperta a livello europeo di tutta una serie di testimonianzeatte a riportare in luce i beati martiri paleocristiani, compaiono i nomidei famosi Francisco dEsquivel, Serafino Esquirro, Dionisio Bon-fant, Francisco Carmona. Nel 600 si perfeziona lindagine eruditacon lapporto di studiosi quali Padre Vidal e Giorgio Aleo, mentrecompaiono, solo successivamente nell800, le prime vere esplorazio-

    ni a carattere, diciamo cos, scientifico del sottosuolo cagliaritano.Lopera e lattivit del canonico Giovanni Spano rappresenta, per la

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    citt di Cagliari, linizio della presa di coscienza che, al di sotto dellacoltre protettiva e polverosa dei secoli trascorsi dormiva una antichitpalpitante e fremente di riscoperta. Non vi angolo o pietra di

    Cagliari che lo Spano non abbia cercato e di cui non abbia fornitoindicazione o commento nel suo Bullettino Archeologico Sardo, digran lunga il pi completo e puntuale resoconto sulle scoperte di anti-chit della Sardegna, o nella Guida della citt e dintorni di Cagliari,lo storico vademecum per chi, studioso o appassionato cultore, sidedichi puntualmente allo spoglio dei tesori contenutivi. L800 anche il secolo di Alberto Lamarmora e di Gaetano Cima. Lenormeimportanza dellattivit del primo legata, per quanto ci riguarda,alla realizzazione dei primi catasti parcellari del territorio sardo, ciodei primi rilevamenti topografici puntuali finalizzati alla creazione difrazioni geometriche del territorio utili alla ridefinizione dei regimiproprietari del suolo. Ci si chieder, a questo punto, lutilit di que-ste considerazioni nel quadro della storia della ricerca archeologicasu Cagliari, ma la risposta sar data dal fatto che, per la prima volta,assistiamo alla possibilit di posizionare, seppure con criteri di affi-dabilit scientifica che oggi, sulla base dei moderni metodi di rileva-mento, ci farebbero forsanche sorridere, i rinvenimenti archeologici

    in un ambito spaziale ben definito e qualitativamente omogeneo, gra-zie ai lavori del Lamarmora e del De Candia. Prima di essi, larcheo-logia sarda era relegata al ruolo di antiquaria, cio di ricerca e rac-colta, spesso acritica, dellantico in tutte le sue manifestazioni, ora divenuta scienza dellarcheologia e, conseguentemente al correttorilievo dei suoi monumenti, si pongono le basi per lo sviluppo dellasua tutela. Gaetano Cima, architetto e pensatore fra i pi importantidel periodo, completa questopera scientifica di analisi capillare degli

    spazi urbani e territoriali lasciandoci alcuni tra i migliori rilievi tec-nici di monumenti sardi e cagliaritani in particolare, quali lanfiteatroromano, realizzati a caldo sullimpulso dei tentativi di rinnovamentourbanistico della seconda met del secolo, di cui egli protagonistacon il Piano Regolatore della citt di Cagliari. Appartengono a que-sto secolo le scoperte pi stimolanti dellarcheologia cagliaritanaquali la Villa di Tigellio, i mosaici di Ercole ed Orfeo nel quartiere diStampace; lanfiteatro romano, imponente nel colore luminescente

    del suo calcare modellato dalla mano delluomo esce definitivamen-te dal letargo mortificante dei secoli trascorsi. In questo panorama di

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    rinnovato interesse per le antichit dimenticate si orienta nel secoloscorso, la fruttuosa ricerca di Antonio Taramelli. Siamo ormai in pre-senza di continue suggestioni derivanti dalle importanti scoperte che

    si succedono continuamente, in modo inarrestabile, senza dare spazioad una corretta interpretazione topografica dei vari rinvenimenti inrapporto alla loro, spesso incerta, cronologia. Le descrizioni delTaramelli fanno invidia persino allo scopritore di Troia e, se parago-nassimo la quantit e la qualit degli edifici da lui descritti al quadroevoluto della citt moderna, riusciremmo, solo in parte, ad avere unavaga idea della variet di funzioni in cui si suddivideva la citt anti-ca nel suo insieme multiforme ed articolato. Prima tra tutte la fun-zione ricoperta da Cagliari nellambito del processo di romanizza-zione della Sardegna, funzione colta dal grande storico della roma-nit sarda Ettore Pais, nella riconsiderazione globale del fenomeno diurbanizzazione costiero ed interno iniziato allindomani della con-quista romana dellisola (238 a.C.) e che, oggi, dobbiamo ancora fati-cosamente ricostruire.

    Parallelamente allopera del Taramelli possiamo senzaltro eviden-ziare limportante contributo di Dionigi Scano nel suo scritto piimportante che la Forma Karalis. Nonostante il tentativo aprioristi-

    co di ghettizzare linterpretazione del quartiere Marina nella formaimmutabile e significativa di un piano urbano cronologicamente benpreciso quale lo schema ad impianto castrense, assistiamo alla primaricostruzione, in termini di progetto, dellimpianto urbano della cittassociato alla presa di coscienza di una certa sensibilit sulla possi-bile reinterpretazione delle permanenze degli schemi viari antichi,semplicisticamente riscoperti, secondo lo Scano, nella loro scontatacontinuit duso. La lunga serie di studi sin qui avviati, se da un lato

    ha trovato efficace riscontro nella documentazione archeologica nontrova purtroppo appoggio, sul piano topografico, nella tradizionedelle fonti letterarie che sono quanto mai povere di notizie e, per que-sto, di rischiosa e difficile interpretazione.

    Le fonti sulla fondazione della citt (AMC)

    Le fonti antiche relative alla storia di Carales riflettono il quadro diuna citt di considerevole importanza sul piano politico-sociale nel-

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    lambito della storia pi generale della Sardegna in et romana. I rin-venimenti archeologici completano tale panorama fornendo limma-gine di un urbanesimo consolidato, come si vedr, in forme program-

    mate, gi in et tardo-repubblicana. Esaminando le fonti letterarie per-venuteci dalla tradizione manoscritta, notiamo che la citt ricordatagenericamente in Plinio (Naturalis Historia III, 7,87), Tolomeo(Geographica III, 3,4 e VIII 8,3), Prisciano (II, 63) e Pomponio Mela(Chronographia II, 7,123). Secondo Pausania (X, 17,9) e StefanoBizantino (s.v. Krallis, p. 357, 7-8H) sarebbe stata fondata daiCartaginesi; Solino la dice fondata dal mitico re tessalo Aristeo (IV,2), mentre Claudiano (De Bello Gildonico I, 520) la definisce cittfondata dal potente fenicio di Tiro. Questultimo aggiunge, inoltre,brevi annotazioni topografiche generali sullassetto antico della cittche doveva disporsi lungo unampia fascia di territorio, sfruttando lecondizioni favorevoli di una rada accogliente che poteva disporre diduplicit di ancoraggio delle imbarcazioni a seconda dello spirare deiventi. Infine, Varrone Atacino (in Fragmenta Poetarum Latinorum, ed.W. Morel, Lipsia 1927, p. 98, framm. 18) la descrive come vicusmunitus, cio agglomerato attrezzato e provvisto di opere fortificato-rie, la cui collocazione e distribuzione, come anche linterpretazione,

    risultano oggi, allo stato della documentazione in nostro possesso,piuttosto incerte.

    Cagliari prima dei Romani (CT)

    Le premesse

    Lorigine fenicia di Cagliari, gi un tempo supposta sulla base deimateriali importati databili tra la fine dellVIII ed il VI secolo a.C.rinvenuti nel suo entroterra, adesso da considerarsi sostanzialmen-te accertata.

    Non sono moltissime le testimonianze in questo senso, ma sonocomunque tali da consentirci di trasformare la primitiva ipotesi in unasostanziale buona certezza.

    Gli scavi condotti in via Brenta a met degli anni 80, infatti,

    hanno restituito alcuni lembi dellinsediamento arcaico assegnabileal pieno periodo fenicio (almeno inizi del VI secolo a.C.), restituen-

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    do per anche materiali che si collocano anteriormente di qualchedecennio, risalendo sino addirittura alla fine dellVIII secolo.

    Appare, quindi, sempre pi verosimile che Cagliari rientri nella

    serie degli insediamenti costieri fenici che possiamo chiamare dellaprima ondata di colonizzazione, dei decenni, grosso modo, dal 750 al700 a.C., assieme a Nora, Bithia, Sulci, Portoscuso, Monte Sirai,Tharros, che si appoggiavano alle coste sud-occidentali dellisolasegnando un percorso di scali sulla rotta verso le ricche miniere dimetallo della penisola iberica.

    I modesti resti rinvenuti durante gli scavi si riferiscono a poverestrutture in mattoni di fango poste su zoccolature in pietre, imposta-te sul terreno vergine; soltanto i frammenti ceramici trovati in con-nessione con queste murature ci segnalano la loro pertinenza al perio-do fenicio, dal momento che la tecnica edilizia, in s per s, non cipu dire moltissimo essendo stata adottata per diversi secoli.

    La posizione dellinsediamento, allinterno della laguna di SantaGilla, estremamente favorevole allo stanziamento umano, e non acaso le sue rive sono costellate da presenze preistoriche, alcune dellequali individuate al di sotto dellattuale area urbana di Cagliari, edoggi non pi visibili.

    Ci si riferisce, in particolare, alle tombe della cultura prenuragicadi Monte Claro, che prende appunto il nome dal colle cagliaritanodove furono ritrovate. Le celle sepolcrali, scavate in profondit nellaroccia, erano del tipo detto a forno, accessibile, cio, dallaltomediante un pozzo e con forma a cupola. Al loro interno erano depo-ste le ossa dei defunti fatti precedentemente scarnificare a cielo aper-to, poggiate su banconi ricavati nello spessore della roccia, con afianco il corredo vascolare composto delle grandi situle decorate,

    scodelle ed altri vasi, cui, talora, si possono affiancare anche armi inrame.La grande abbondanza dei ritrovamenti di et prenuragica e nura-

    gica nelle zone immediatamente vicine a Cagliari non ancora urba-nizzate ci porta a supporre che le urbanizzazioni di et storica sinoallepoca moderna abbiano obliterato irrimediabilmente queste testi-monianze, di norma assolutamente meno evidenti delle tracce lascia-te dalle civilt fenicio-punica e romana, e pertanto assai meno indi-

    viduabili da parte di chi stava procedendo con sbancamenti e costru-zioni. I materiali mobili che si sono rinvenuti talvolta nelle vecchie

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    discariche ci indicano che questa pi di una ipotesi, ma non ci pos-sono aiutare a ricostruire il paesaggio cagliaritano di quelle fasi,ormai irrimediabilmente perduto.

    Ma ritornando allepoca storica, quando possiamo parlare dellanascita di una vera e propria citt, lontana antenata della Cagliariattuale, se poco anzi pochissimo sappiamo dellinsediamento fenicio,qualcosa di pi possiamo dire sul centro di et punica.

    Come noto i Cartaginesi si affacciano in Sardegna a partire dallamet del VI secolo a.C. con azioni militari rivolte a conquistare li-sola, obiettivo raggiunto, dopo alterne vicende, prima della fine delsecolo. Se le vicende belliche hanno toccato la maggior parte dellecitt fenicie note, si ritenuto di poterne individuare alcune, se nonutilizzate come vere e proprie teste di ponte per la penetrazione puni-ca, quanto meno che presentano una situazione la quale le fa ritenereinteressate in minor misura di altre dalle campagne militari. Cagliaripare poter essere una di queste, sulla base delle attestazioni che offreil territorio alle sue spalle nella fase immediatamente successiva allaconquista cartaginese. Ma anche se questa fosse solo una troppo ardi-ta interpretazione dei pochi dati a nostra disposizione, risulta eviden-te che Cagliari si impone fin dagli inizi del V secolo a.C. come un

    centro di importanza assolutamente primaria.

    La citt punica (CT)

    Sfortunatamente conosciamo troppo poco della citt punica arcai-ca, cio appartenente a questa fase cronologica dei primi anni del VIsecolo, mentre sono maggiormente note le sue tombe, inserite nella

    grande necropoli monumentale di Tuvixeddu, una delle pi impo-nenti necropoli puniche del Mediterraneo.Le tombe sono collocate sulle pendici occidentali del colle di

    Tuvixeddu, sul lato, quindi, che si affaccia sulla laguna di SantaGilla. Sulla sua riva, tra le pendici del colle ed il mare, sono stati tro-vati i resti dellabitato, nella sua fase di IV e III secolo a.C., con pro-secuzione di uso sino alla prima et romana (primi decenni del IIsecolo a.C.). Seri indizi ci portano a ritenere che la metropoli di V

    secolo si trovasse nelle immediate vicinanze. Difatti i livelli di terre-no utilizzati per riempire vecchi vani e pareggiare il terreno per edi-

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    ficarne di nuovi restituiscono numerosissimi materiali ceramici diquesto secolo, dai suoi inizi alla fine, mescolati a quelli pi tardi. evidente che tali riporti di terreno non possono essere avvenuti pren-

    dendo la terra lontano e trasportandola per un lungo percorso; quin-di verosimile che sia stata prelevata dalle immediate vicinanze per leesigenze derivate dallespansione dellabitato. Un breve saggio discavo nella via San Simone, poco distante dalla via Brenta cui si rife-riscono i ritrovamenti pi importanti, ha mostrato, difatti, tracce del-labitato di pieno V secolo.

    Delineando, quindi, in generale la topografia della citt punica,possiamo ricostruire un assetto cos descrivibile.

    Labitato era disteso lungo la sponda orientale della laguna diSanta Gilla, con verosimile espansione dalla riva sino alle pendici delbasso rilievo collinare di Tuvixeddu. Il colle era interessato dallanecropoli che scendeva a valle sul lato opposto sino ad invadere partedellattuale via Is Maglias.

    Il tophet, necropoli destinata alla sepoltura dei bambini nati mortio deceduti subito dopo la nascita, cui venivano dedicati stele e sacri-fici di animali, era situato lungo la ferrovia, nella regione San Paolo,poche centinaia di metri a sud di via Brenta, e questa una indica-

    zione abbastanza certa dellestensione dellabitato, dal momento chesappiamo come questa necropoli-santuario fosse costantemente col-locata al di fuori del tessuto urbano vero e proprio, cos come, dal-tra parte, anche le altre necropoli.

    Le strutture abitative individuate lungo la via Brenta si allineavanosecondo un andamento regolare nw-se, seguendo, con ogni verosimi-glianza, la linea costiera. Le abitazioni avevano muri perimetrali conzoccoli di pietra e lelevato molto probabilmente in mattoni crudi;

    alcune murature erano costruite a grandi blocchi ed in una di queste stato compreso una sorta di silos rettangolare. Per la pavimentazio-ne era adottata la tecnica del cocciopesto ed un pavimento recavaancora limmagine a mosaico in tesserine bianche del segno di Tanit.Molte abitazioni erano dotate di una grande cisterna ogivale con unoo pi pozzetti di attingimento.

    Alcune abitazioni, appartenenti allultima fase dellepoca punica,di trapasso al dominio romano, si mostrano con segni di maggiore

    articolazione e ricchezza. Resti di case del genere sono stati ritrovatinella via Brenta, in via Po ed alle pendici del colle di Tuvixeddu.

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    Si tratta di strutture dotate di un atrio centrale con colonne, attor-no al quale si dispongono le stanze. In alcuni di questi ambienti sonostati rinvenuti ancora mosaici raffiguranti il segno di Tanit ed altri

    simboli religiosi riferentisi a culti punici. Non siamo sicuri che tuttequeste abitazioni siano riferibili allet cartaginese e non debbano,invece, porsi agli inizi dellepoca romana. Purtroppo alcuni scavisono della prima met del secolo e non possediamo dati sicuri in que-sto senso; dove lo scavo in anni pi recenti ha fornito maggiori ele-menti di valutazione, si pu affermare con una certa sicurezza lap-partenenza alla Cagliari tardo-punica.

    La necropoli di Tuvixeddu , come detto, una delle pi ampie delMediterraneo. Scavata ed indagata fin dall800 mantiene ancoralembi intatti e possibilit di nuove importanti scoperte.

    Attiva fin dagli inizi del V secolo a.C., fu utilizzata con diversetipologie tombali sino al periodo romano repubblicano (II-I secoloa.C.).

    Il tipo di tomba pi diffuso e monumentale quello definito apozzo, che letteralmente costella, traforandolo, il colle di Tuvixeddudalla sommit sino allattuale via SantAvendrace.

    Le tombe, in questa foggia, sono costituite da camere pi o meno

    rettangolari scavate in profondit nel manto di tufo calcareo e reseaccessibili da un pozzo sub-quadrato con tacche a rilievo e/o pedaro-le (incavi nelle pareti per poggiarvi i piedi), profondo alcuni metri. Intaluni casi si trovano pi camere, disposte luna di fronte allaltra,ovvero a livelli sfalsati. Gli ambienti sono piccoli, talora con nicchienelle pareti, talora con fosse incavate nel fondo. I defunti erano inu-mati su lettighe verosimilmente in legno con a fianco il loro corredo,che li avrebbe accompagnati nellal di l. Vasellame di uso quotidia-

    no e di lusso importato da fabbriche esterne allisola, gioielli, amu-leti, unguentari, maschere dipinte su gusci di uova di struzzo, picco-le statuette in terracotta o pietra, rasoi in bronzo (in realt piccoleaccettine per sacrifici votivi), sono gli oggetti che ritroviamo in que-ste tombe, spesso sconvolti dai cercatori di tesori vecchi e nuovi.

    Molto poche sono le camere che presentano motivi decorativi. Inqualche caso sopra il portello di accesso si trovano segni astrali(disco solare, falce di luna) a bassorilievo ovvero dipinti. Allinterno

    le camere presentano motivi a fasce di colore rosso dipinti sulle pare-ti; solo due tombe spiccano fra le altre.

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    La tomba del guerriero, infatti, mostra una decorazione dipintacomplessa. Le pareti, nella loro parte alta, mostrano un fregi di cer-chi rossi e azzurri, sostenuti da pilastri con capitelli a volute. Le tre

    nicchie sono bordate da linee e losanghe rosse e azzurre ed allinter-no hanno una triade betilica, cio tre betili (pietre sacre, dimora delladivinit) affiancati. Su una parete, invece, si colloca la raffigurazionedi un guerriero barbato, a petto nudo, con elmo crestato, in atto divibrare la lancia contro un nemico o un animale non raffigurato. Si voluto vedere in questo limmagine di una divinit della guerra edella caccia (attivit, queste, che illustrano il valore di un uomo equindi sono sovente collegate assieme) e lipotesi di una figura divi-na ancora la pi verosimile.

    Unaltra tomba definita la tomba dellUreo dallimmagine delserpente sacro della religione egizia, raffigurato alato e sormontatodal globo solare tra due corna. Il serpente, posto sulla parete di fron-te allingresso della camera, inquadrato ai lati da due fiori di loto eda due maschere gorgoniche, rappresentazioni demoniche destinatead allontanare gli spiriti maligni. In realt il pittore che ha dipintoqueste figure non aveva evidentemente dimestichezza con tali icono-grafie che giungevano dal mondo ellenico, e le ha tradotte in due fac-

    cioni rotondi con grandi occhi sgranati e un po strabici, in cui i ser-penti che costituivano la chioma del mostro sono divenuti una corni-ce continua che sembra proprio fatta di vermetti. Lungo le pareti late-rali corre un altro fregio, inquadrato in alto ed i basso da fasce in ocrarossa, dove vediamo palmette e fiori di loto alternati.

    La cronologia di queste due tombe dipinte si pone tra lo scorcio delIV ed i primi anni del III secolo a.C.

    Nella sua fase pi tarda la necropoli di Tuvixeddu fu interessata

    anche dalla deposizione di tombe a enkythrismos (inumato entroanfora) e di incinerazioni che spesso utilizzavano il pozzo di accessodi precedenti tombe a camera.

    Altre testimonianze certe della Cagliari punica non esistono. Tali,infatti, non possono essere considerati i resti del santuario di viaMalta (che saranno trattati nel settore dedicato alla Cagliari romana)n le sporadiche tracce di via Regina Margherita, che sembranomeglio potersi collocare in prima et repubblicana.

    Soltanto il colle di Bonaria ha restituito sicure testimonianze di etpunica, e cio alcune tombe a camera, utilizzate da poco dopo la met

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    del III alla met circa del II secolo a.C. Considerata la distanza dalnucleo di abitato individuato in via Brenta e dalla necropoli diTuvixeddu, siamo pressoch certi che queste tombe siano da riferirsi

    ad un insediamento distinto dalla Cagliari vera e propria, costituenteun nucleo abitato a s stante.

    Cagliari romana (AMC)

    La storia urbana

    Il passaggio dellisola sotto il dominio romano avviene intorno allamet del III secolo a.C. (238-237 a.C.) mentre la creazione dellapro-vincia Sardinia et Corsica risale al 227 a.C. legata allinvio dei primipretori. Alcune testimonianze letterarie ed epigrafiche ci informanodella storia di Carales durante let romana: Livio (XXVII, 40,2) lacita per gli avvenimenti relativi al 215 a.C., in occasione della rivol-ta di Ampsicora, ricordando lo sbarco di C. Manlio Torquato, la deva-stazione, avvenuta nel 210 a.C., del suo retroterra ad opera deiCartaginesi capeggiati da Amilcare (XXVII, 6,14); sempre Livio

    ricorda la fonda della flotta di Tiberio Claudio Nerone nellinvernodel 202 a.C. (XXX, 39,30) ed infine lalleanza con Roma durante gliavvenimenti del 178-177 a.C. (rivolta delle popolazioni dei Balari eIliensi abitanti nellinterno dellisola), contrariamente a Floro (I,22,35) che riferisce della punizione subita dalla citt per aver caldeg-giato la rivolta, in seguito repressa da Tiberio Sempronio Gracco.

    La guerra civile tra Cesare e Pompeo segna un nuovo capitolo nellastoria della citt che si schiera da parte cesariana, osteggiando il pom-

    peiano Marco Aurelio Cotta (Caes. Bell. Civ. I, 30,2) ed accogliendolo stesso Cesare, nel 46 a.C., dopo la vittoria sui pompeiani a Tapsoin Cilicia (Bell. Afr. XCVIII, 1). Le vicende successive vedono la cittoccupata dal legato di Pompeo, Menas, secondo quanto riporta lo sto-rico Cassio Dione (XLVIII, 30).

    Non si ha certezza sul periodo di elevazione allo status municipa-lis, anche se il ben noto passo pliniano (Naturalis Historia III, 7,85)indurrebbe a datare il provvedimento intorno al I secolo d.C.; uni-

    potesi formulata di recente lo riferirebbe, comunque, ad un periodoposteriore al 38 a.C. per volere di Ottaviano Augusto dopo la libera-

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    zione dellisola dai pompeiani. Inoltre, varie iscrizioni attestano lapresenza di liberti municipali con il nomen Iulius da cui si potrebbeipotizzare, vista la denominazione di municipium iulium civium

    romanorum, un provvedimento da parte di Ottaviano preso prima del27 a.C., anno in cui egli assume la tribunicia potestas ed il titolo diAugustus. Strabone la menziona come la citt pi importante delli-sola assieme a Sulci (V, 27), mentre alla fine del IV secolo d.C. il suoporto ancora ricordato da Claudiano (vv. 520-523), in occasionedellaccoglienza della flotta di Stilicone, nel 397, durante la guerracontro il comes dAfrica Gildone.

    Il municipio di cittadini romani risulterebbe iscritto alla tribQuirina (CIL X 7587, 7598, 7599, 7603); esso retto da un collegiodi quattuorviri (CIL X 765), due dei quali, i quattuorviri iure dicun-do, sono addetti allamministrazione della giustizia, gli altri, i quat-tuorviri aedilicia potestate, alla cura delle infrastrutture di pubblicautilit (CIL X 7587, 7599, 7600, 7602, 7604, 7919, 7940).

    Gli edifici ricordati dalle iscrizioni (AMC)

    La storia della Carales romana attestata soprattutto dai rinveni-menti epigrafici che, rispetto al silenzio delle fonti letterarie, eviden-ziano il quadro di una citt in continua crescita urbanistica. Per ilperiodo repubblicano non abbiamo documentazione epigrafica cheriguardi la costruzione di edifici, o comunque di interventi relativiallincremento edilizio pubblico o privato; let imperiale inveceillustrata da una serie di documenti epigrafici di carattere monumen-tale che ricordano azioni evergetiche da parte di personaggi politica-

    mente influenti: uniscrizione datata in un periodo precedente al 6a.C. ricorda la costruzione di campum et ambulationes da parte diCecilio Metello Cretico (CIL X 7581), cio luoghi per il passeggio edi esercitazione sportiva e militare; restauri di fogne, strade, itinerasono intrapresi da parte delprocurator Augusti,praefectus provinciaeSardiniae, sotto Domiziano (I.L.Sard., 50); tra il 200 ed il 209 d.C.Domizio Tertullo restaura le terme cosiddette Rufiane (I.L.Sard.158), mentre Lucio Ceionio Alieno costruisce e successivamente

    restaura horrea imperiali tra il 212 ed il 217 d.C., ovvero i granaipubblici presenti in citt, luogo di stivamento dei prodotti cerealicoli

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    provenienti dal fertile Campidano (ILDSI, 51). Il rinvenimento, adOstia nel piazzale delle corporazioni, di un mosaico attestante la sta-tio dei navicularii et negotiantes Kalaritani unitamente ad altre ana-

    loghe corporazioni di ambito mediterraneo riferisce, di un potenteorganismo in rapporto commerciale diretto con uno dei maggioriporti occidentali dellantichit (CIL XIV 4549,21). Le attestazioniepigrafiche riguardanti gruppi di classiarii militanti nella flotta mise-nate (CIL X 7592, 7595) testimoniano, inoltre, limportanza delporto di Carales come base militare di distaccamento per il presidiodi questa porzione del Mediterraneo centro-occidentale. Due iscri-zioni, databili ad et augustea, attesterebbero una, la costruzione diun edificio di incerta identificazione eretto da un Iulius M. f., laltra,la costruzione di un mercato da parte di L. Alfitenus L. f. Quir. ipo-tizzabile lesistenza del capitolium, in base alla persistenza del topo-nimo derivato dallintitolatura di una chiesa dedicata a San Nicola inCapitolio, presente sino alla seconda met dell800 allinizio dellat-tuale via Sassari; uniscrizione documenta ancora la sede delpraeto-rium (CIL X, 7583), mentre la presenza di un tabularius in un altrodocumento epigrafico potrebbe testimoniare lesistenza di un edificiopubblico con funzione di archivio provinciale in Carales (CIL X,

    7584). Dalle passioni medievali di Efisio e Lussorio apprendiamo le-sistenza di un tribunale e di un carcere dove i due martiri sarebberostati giudicati ed avrebbero scontato la pena loro assegnata prima disubire il terribile martirio. Di recente alcune scoperte in una dellegrotte presenti nel complesso dei Cappuccini, in vico I Merello hafatto ipotizzare la presenza del carcere in unarea prossima allanfi-teatro, da dove i condannati, sia o no martiri cristiani, avrebbero potu-to subire il martirio nellambito dei giochi che si svolgevano nel

    monumento. Tale affermazione rischia quantomeno di scontrarsi conle indicazioni vitruviane circa la consueta ubicazione del carcere nel-lambito della zonizzazione allinterno della citt antica: Aerarium,carcer, curia foro sunt coniugenda, sed ita uti magnitudo symmetriaeeorum foro respondeant, cio, vale a dire: lerario, il carcere e lacuria debbono essere congiunti al foro, ma in modo che le lorodimensioni e i rapporti modulari siano proporzionati al foro (DeArchitectura, V, 2, ed. P. Gros, Einaudi 1997, pp. 556-557).

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    Lorganizzazione della citt (AMC)

    Si gi brevemente accennato alle motivazioni di tipo economico

    che hanno condizionato la scelta del sito di Carales da parte dei pia-nificatori antichi. Oltre ai fattori suddetti si devono aggiungere le par-ticolari condizioni geomorfologiche che hanno influenzato in mododeterminante lassetto delle aree edificabili. Allinterno della vastaarea pianificabile affacciantesi sul golfo degli Angeli si possono dun-que rintracciare i criteri distributivi degli spazi antichi selezionati inbase alle necessit di adeguamento monumentale ed inseriti nel pianodi unurbanistica regolare di et tardo-repubblicana. Questo pianovede lo spostamento, in direzione centro orientale nellarea di piazzadel Carmine, del nucleo centrale della citt romana rispetto al suoprecedente punico, in un quadro di riorganizzazione complessivadello spazio che prevede, nel settore edilizio, la costruzione di un tea-tro-tempio monumentale, esito di un investimento a scopo produttivodi alcuni gruppi imprenditoriali. In questambito si vuole ipotizzarela zona a destinazione pubblica della citt romana di Carales, signi-ficativamente programmata in una parte alternativa alla citt punica.In generale si deve osservare che le caratteristiche proprie di Cagliari,

    citt a continuit di vita, spesso incidono negativamente nella rico-struzione del dettaglio topografico relativo alle strutture antichesuperstiti, per cui la ricostruzione globale della citt antica risultamolto incerta e frammentaria. Se larea pubblica-forense era disloca-ta in questo areale ben preciso, possiamo presupporre non moltodistante da essa larea portuale, di cui recenti indagini archeologicheindicherebbero testimonianza in una zona situata nellodierna viaCampidano. La progressiva occupazione degli spazi vede la presenza

    di unarea di servizio termale situata tra via Sassari e largo CarloFelice-SantAgostino, contigua a quella forense. Le aree a destina-zione abitativa si potrebbero collocare in una zona a monte dellapiazza del Carmine, gravitante pi o meno sullasse dellodiernocorso Vittorio Emanuele che doveva parimenti costituire uno dei trac-ciati preferenziali, in direzione est-ovest, dellimpianto romano, pro-grammato a nord del terrazzamento in cui inserito il sistema deltempio-teatro. probabile che, tangente a questo schema e collocata

    nella porzione verisimilmente suburbana di nord-ovest, venissecostruita la cosiddetta villa di Tigellio, sotto lasse ideale e materiale

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    che conduce allanfiteatro. Questultimo si situa in una zona partico-larmente scenografica sfruttandone, come ovvio, tutte le opportu-nit. Proseguendo nellesaminare le dislocazioni funzionali della

    Carales romana, troviamo unimportante struttura relativa ad unimpianto attrezzato, cio unafullonica: essa si situa in unarea vicinaallipotizzato impianto portuale e fa da cerniera tra citt vera e pro-pria ed immediato suburbio orientale, in prossimit del quale sonostate individuate zone a destinazione funeraria di varia cronologia. Ledue necropoli pi importanti, quella occidentale di Tuvixeddu e quel-la orientale di Bonaria, racchiudono gli spazi su accennati, non defi-nendo per in modo inequivocabile le aree di edificabilit compresenegli ampliamenti successivi alla prima fase della programmazioneromana e dandoci un quadro estremamente rarefatto e complessodelle trasformazioni di et post-antica di cui, oggi, molto ci sfugge.

    Le attivit economiche (AMC)

    Limmensa potenzialit strategica del territorio caralitano, unita-mente alla vocazione commerciale della citt, sino dal primo ipotiz-

    zabile insediamento con caratteristiche urbane, suggeriscono il ruolofondamentale giocato da Cagliari nellambito dei commerci mediter-ranei in periodo romano. Le fonti letterarie ed archeologiche ci par-lano delle ricche pianure esistenti nel fertile entroterra, gestite attra-verso il sistema del latifondo, i cui prodotti dovevano confluire nelporto cagliaritano ed erano destinati allapprovvigionamento grana-rio di Roma. Limpegno economico doveva essere vastissimo, seancora in et tardo-antica, si accenna alla necessit di fornire vetto-

    vagliamenti ai porti dellItalia centro-meridionale (Epistola diPaolino da Nola, 49). Dal globale esame dei carichi delle navi nau-fragate nel corso dei secoli abbiamo la certezza che quelli pi comu-ni fossero i contenitori anforari con una cospicua preponderanza dianfore vinarie greco-italiche, Dressel 1 e 2-4, apule, galliche, rinve-nute insieme al vasellame da mensa che, notoriamente viaggiava col-locato negli interstizi tra unanfora e laltra.

    attestata anche limportazione di olio sia dalla penisola iberica

    che, in epoca medio e tardo-imperiale, dalle regioni nord-africane, dacui proveniva pure in grande abbondanza la ceramica da mensa defi-

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    nita sigillata africana, che invade i mercati mediterranei dal II al VIsecolo d.C.

    Tali commerci potrebbero essere lindizio di una produzione vini-

    cola locale di et medio-imperiale, unitamente al trasporto di olio,olive, salsa di pesce (garum). Altra fonte di ricchezza dovevano esse-re i prodotti minerari, il cui commercio si svolgeva dai vari porti sud-occidentali dellisola al continente ed era gestito, come del resto glialtri prodotti, da corpora naviculariorum, cio gruppi associati diuomini che provvedevano a far funzionare i servizi di rifornimentogenerale dello stato romano. Si produceva e si esportava piomboargentifero, ferro, rame, ma anche granito spesso rinvenuto in pro-dotti non finiti (capitelli, colonne, macine ecc.). Il rinvenimento dilingotti in piombo e stagno testimonia il commercio del prodottoattraverso lasse Spagna-Sardegna, in et imperiale. Una constitutiodi Valentiniano III attesta, nel V secolo d.C., lesportazione di buoi,cavalli e carne suina; il sale doveva costituire un altro prodotto digrande rilevanza commerciale: la sua estrazione era a carico di veree proprie societ di lavorazione-trasporto del prodotto che avevanolappalto per la gestione delle saline ed il commercio della preziosasostanza, impiegata oltrech nella conservazione dei cibi, nella con-

    cia delle pelli. Ulteriori elementi per le attivit economiche della cittpossiamo desumerli dai dati di cultura materiale legati alla produzio-ne locale di manufatti ceramici ed allindustria di cava che offrivamateriale di ottima qualit e facilit di lavorazione. Lo sfruttamentodelle materie prime quali largilla ed il calcare offriva senzaltro lebasi per lo sviluppo di unindustria a livello locale testimoniata, inmodo purtroppo ancora insufficiente dal punto di vista archeologico,nellimmediato suburbio cagliaritano, in et romana (officine (?) di

    via Zara e di via Brenta).

    Limpianto urbanistico romano (AMC)

    La ricostruzione della prima fase dellimpianto urbanistico roma-no della citt il risultato di recenti studi sorti nellambito di un ten-tativo pi generale di ricostruzione della forma urbana relativa a

    Carales antica. Lanalisi di tutti i dati archeologici riferiti ai variritrovamenti effettuati sino ad oggi, unitamente allapplicazione del

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    metodo di studio sullurbanistica delle citt romane a continuit divita, ha avuto come risultato principale lindividuazione di uno sche-ma programmatico regolare attestantesi sul rapporto di 2 actus pre-

    sente nella zona di piazza del Carmine e vie adiacenti (lactus lu-nit di misura corrispondente a m 35,48, cio 120 piedi romani). Laricostruzione avvenuta in base ad analisi del vecchio catasto e par-cellario, sovrapposizione tra nuovo e vecchio catasto, riordinamentoe confronto dei dati archeologici esistenti.

    In base a questo ragionamento si estesa lapplicazione delloschema nellarea pi orientale (settore nord-orientale, quartiere diMarina) dove recentissime indagini hanno messo in luce una porzio-ne di basolato stradale orientato in direzione nord-est/sud-ovest chesegue landamento dellattuale vico Collegio. probabile che ilpiano programmatico originario abbia compreso anche tale zonaestendendosi, nella applicazione di quello regolatore, in questa por-zione urbana. Daltra parte siamo in presenza di una zona, analoga-mente a quella del Carmine, abbastanza favorevole allapplicazionedi schemi regolari, nonostante la ripidit del pendio, in salita versoCastello, che, in alcuni punti, poteva raggiungere unaltezza notevo-le sul livello del mare.

    Let tardo-antica e il declino urbano (AMC)

    La topografia e lurbanistica della citt tardo-antica non atuttoggi ancora chiara. Appare ragionevolmente proponibile la con-tinuazione di essa sulla citt romana con le dovute trasformazionirelative al momento tardo-antico, ma ne sfuggono le dinamiche ed i

    modi insediativi in relazione, sia al recupero degli spazi della cittantica, che alla scelta di nuove linee di espansione urbana. Le fontiriportano lesistenza di nuclei monastici su alcune porzioni del terri-torio urbano caralitano. Dalle Epistole di Gregorio Magno (siamointorno al VI secolo d.C.) conosciamo lesistenza di monasteri exenodochii cagliaritani di difficile ubicazione topografica. Linteres-se degli ordini regolari monastici allo sfruttamento economico delleSaline di Molentargius e di San Bartolomeo, in unarea eccentrica

    alla citt antica vera e propria si colloca posteriormente a tale perio-do, anche se sono facilmente ipotizzabili riusciti tentativi, ad oggi

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    non archeologicamente dimostrabili, di utilizzare per attivit econo-miche legate alla produzione salinifera ed a tutte le attivit indotte learee situate a perimetrazione degli stagni. Gli scavi effettuati in area

    urbana nel corso degli ultimi decenni non hanno evidenziato la pre-senza di strutture relative a fasi tardo-antiche documentabili conattendibilit stratigrafica, ad eccezione di quelli effettuati presso viaBrenta in localit Santa Gilla. Tali rinvenimenti riguardano i resti diun edificio quadrangolare, interpretato come casa-torre su modello diesempi analoghi documentati nel resto della penisola e pertinente adunarea urbanizzata, genericamente, in et tardo-romana ed altome-dievale. Le considerazioni succedutesi di recente che porterebbero adavvalorare lipotesi dellesistenza di un consistente sistema fortifica-torio relativo a castra urbana a Carales non sono purtroppo dimo-strate dai relativi dati stratigrafici, congiuntamente alle considerazio-ni sul possibile e capillarmente diffuso insediamento rupestre in areaurbana caralitana pertinente a fasi successive al V secolo d.C.

    Carales fu centro diocesano attestato lungo tutto il pontificato diGregorio Magno sino al Concilio di Cartagine del 484: Lucifero II diCarales presente al Concilio insieme ad altri vescovi sardi.

    Nel settore orientale la trasformazione del suburbio di et romana

    risulta condizionata dalla presenza, nella vasta area cimiteriale data-bile in un periodo lunghissimo di tempo che va dallet tardo-punicaallet cristiana, del culto al martire Saturno, secondo tempi e modiconsueti, con una monumentale sede del santuario in piena et giu-stinianea ed il mantenimento delle predette funzioni sino al tardomedioevo. Qui si assistette al consolidarsi degli insediamenti mona-stici di matrice africana prima e benedettina-marsigliese poi, nel qua-dro di una politica di sfruttamento delle risorse produttive degli sta-

    gni circostanti. Al limite settentrionale, infine, lungo le pendici dellacollina di Bonaria, sono documentati fenomeni di insediamento rupe-stre legato ad una probabile riutilizzazione dei cubicoli pagani e cri-stiani, con ipotesi di localizzazioni di culti di diversificata origine edi matrice diversa in momenti successivi: africana, ariana, orientale.

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    Itinerario ideale (AMC)

    Della Cagliari romana, oggi, non permangono purtroppo che scar-

    ne tracce superstiti di un quadro monumentale che doveva essere piche mai ricco ed interessante. Litinerario che qui viene propostoriflette dunque una realt parziale anche se di indubbia suggestionegenerale che pu essere integrata da un breve panorama illustrativo dialcune preesistenze archeologiche che il lettore non pu pi verifica-re. Risulta difficile fornire, per queste strutture, un quadro cronologi-co preciso entro il quale collocare pavimenti, muri, mosaici e tombepoich si tratta, nella maggioranza dei casi, di scoperte effettuate inaltri tempi in cui, linteresse dello scavatore non era quello delloscienziato ed i metodi utilizzati non erano metodi scientifici di scavo,rilievo e documentazione. Incominciando dal settore occidentaledella citt, ci troviamo di fronte ai resti, non pi visibili, di un quar-tiere abitativo documentato, a pi riprese, nel corso degli anni 40 e50 di questo secolo. Tale documentazione potrebbe indicarci chealcuni quartieri della Cagliari punica in prossimit dello stagno diSanta Gilla, venivano presumibilmente riabitati in et romana, nelleprimissime fasi di periodo repubblicano, con ristrutturazioni eviden-

    ti o meno di vari ambienti o infrastrutture (condotte idriche e fogna-rie) che, come facilmente immaginabile necessitavano, per luso, dicontinue manutenzioni. Procedendo da ovest verso est, incontriamo ilvasto gruppo di edifici di viale Trieste 105, contiguo allimpianto ter-male di via Nazario Sauro. In questi rinvenimenti, frutto di recentis-simi scavi, si registrato un uso documentabile dalla fine delletpunica a quella alto-medievale, anche se sfuggono, ad una analisidelle notizie che ci rimangono, le diverse destinazioni di utilizzo dei

    singoli ambienti rinvenuti. Larea di via Nazario Sauro, di cui si intra-vede qualche scarna ed abbandonata porzione sotto i plinti di fonda-zione di un moderno palazzo, allincrocio tra via Sauro e via Mameli, stata interpretata come impianto termale di servizio ad unarea concaratteristiche residenziali in uso sino allalto medioevo. In prosecu-zione troviamo la zona facente capo al tempio di via Malta-piazza delCarmine, di cui, oggi, appare chiara la funzione generatrice dim-pianto, legata allinfluenza di simili contesti medio-repubblicani.

    Larea archeologica di via Malta doveva essere varia ed articolata;essa comprendeva un edificio templare con ampio recinto e cavea

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    teatrale, molti altri edifici connessi tra cui cisterne, cunicoli idrici,resti di porzioni stradali, in connessione ad una progettazione globa-le di adeguamento del pendio collinare e della sua parte pi pianeg-

    giante, legata ad una strutturazione a terrazze, inconfutabilmenteriproponibile in base a computi metrologici abbastanza precisi. Diquesto vasto complesso non rimane pi nulla, cos come degli edifi-ci che si situavano nelle odierne via Sassari ed Angioy, riscoperti edocumentati in anni recenti. Si tratta di due complessi termali e diuna vasta area a probabile destinazione pubblica (anche se dai reso-conti di scavo risulterebbe una ristrutturazione poco chiara a destina-zione privata) di cui purtroppo non sappiamo molto. Si ipotizzatoche il momento iniziale di costruzione degli edifici si collocasse inet repubblicana, mentre lutilizzazione finale degli ambienti risulte-rebbe collocabile nel VI secolo d.C. Se ci spostiamo nella zona dilargo Carlo Felice verifichiamo la continuit di un tessuto urbanomolto articolato con fasi duso che vanno dallet repubblicana, sinoal II secolo d.C., epoca cui si ascrive il grande edificio termale, tut-tora in parte conservato nei sotterranei della Banca dItalia e sicura-mente collegato con i resti superstiti, non pi visibili, presenti sotto iltransetto meridionale della chiesa di SantAgostino. Litinerario idea-

    le prosegue con la chiesa di SantEulalia e termina in viale ReginaMargherita, dove il rinvenimento di un ambiente absidato, pavimen-tato con lastre marmoree di spoglio, provenienti, dunque, da un altroedificio o da un edificio preesistente, stato interpretato come luogodi culto nato dalla ristrutturazione di alcune cisterne romane.

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    Itinerario reale (AMC)

    1. ANFITEATRO

    Lanfiteatro romano uno dei pochi edifici superstiti della Cagliariantica. situato nella parte nord occidentale della citt, accessibilesia dalla passeggiata di Buon Cammino che dal viale Fr Ignazio,lungo un percorso che partendo dal corso Vittorio Emanuele, sale pervia Tigellio (area abitazioni romane) e giunge sino allOrto botanicoche costitusce la propaggine inferiore del grandioso monumento.

    Esso situato sul pendio del Colle di Buoncammino di cui sfruttala morfologia naturale risultando in parte scavato nella roccia calca-rea, in parte costruito con due settori interi della cavea allestremitdellasse maggiore, di cui oggi non visibile alcuna struttura poich andata distrutta e depauperata nel corso del tempo.

    Diversi sono gli elementi caratteristici di questo edificio: larena didimensioni piuttosto modeste con asse maggiore di m 46,20 circa edasse minore di m 31, ricavata nella roccia ad esclusione di una pic-cola porzione a sud ovest. Dal piano dellarena si intravedono treambienti sotterranei, anchessi scavati nella roccia, di cui uno centra-

    le allungato e due laterali di forma rettangolare e dimensioni minoririspetto al primo. Il podio separa larena dalla cavea ed parzial-mente scavato nel calcare, ma anche costruito in blocchi squadrati. Incorrispondenza dellestremit nord-est dellasse maggiore si inter-rompe per alloggiare un ambiente con nicchie di incerta destinazio-ne, mentre a sud-ovest non insegue pi il suo andamento curvilineo,per il crollo di un intero settore in questo punto. Nel podio vi sonootto aperture simmetriche che collegano larena con lambulacro

    inferiore: questultimo, voltato, si percorre lungo lintero perimetrodellarena ad esclusione della porzione crollata di sud-ovest. Si com-pone di due parti di cui una, interna, scavata nel calcare, laltra, ester-na, realizzata in pietra. Ampi nicchioni rettangolari si aprono inter-namente allambulacro inferiore. Da questo si pu accedere a duevani di servizio collocati alle estremit sud-est e nord-ovest dellasseminore, ai corridoi ipogeici ed ai vomitori del primo meniano. A sud-est dellasse minore, unapertura conduce ad un corridoio dove sono

    collocate le scale dirette agli ambienti ipogeici. Da questo corridoiosi accede ad un altro, pi ampio del precedente, che introduce ad un

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    vano di servizio di pianta trapezoidale, voltato a botte, e ad una scalache immette al vomitorio del primo meniano. Il pavimento di questovano ospita una vasca quadrangolare ricavata nella roccia.

    A nord-ovest dellasse minore sono ricavati alcuni ambienti condestinazione duso simile a quelli suddetti, ma planimetricamentedifferenti. Nella parete interna dellambulacro inferiore si apre unvestibolo quadrangolare, alla destra del quale sono collocate le scale

    che conducono agli ipogei. Nella parete di fondo del vestibolo sonoricavate due porte conducenti rispettivamente: una ad un corridoio ed

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    Fig. 1. Anfiteatro romano.

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    alle scale di accesso del primo meniano, laltra ad un vano di servi-zio. Lungo la parete destra del vano di servizio scavato un banconeo sedile di incerta destinazione duso, mentre una parte collega ilvano al corridoio voltato. Dallambulacro inferiore si sale ai vomito-ri della prima precinzione. Allinterno di questambulacro si apre uncorridoio perpendicolare a fondo del quale scavato un nicchionesimile a quelli dellambulacro. Altri corridoi si aprono da questam-bulacro: il loro significato non chiaro poich la lettura di essi risul-

    ta compromessa da interventi successivi di difficile interpretazionefunzionale e cronologica.

    2. ORTO BOTANICO ED ORTO DEI CAPPUCCINI

    Larea archeologica situata allinterno dellOrto botanico si trova asud-ovest dellanfiteatro romano, al centro della valle di Palabanda e

    costituisce una delle pi interessanti attrattive archeologiche, natura-listiche ed ambientali della citt di Cagliari. Esso fu impiantato in

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    Fig. 2. Anfiteatro romano.

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    questa zona nella seconda met dell800, a seguito dellaccorato inte-ressamento del botanico Gennari che ne fu anche primo direttore. Ilcanonico Spano nella sua Guida di Cagliari del 1861 riporta laseguente annotazione: Uscendo da questo Convento, (quello deiCappuccini) nella vallata che si trova incontro, si vede un piccol giar-dino ornato con lusso di opere darti, parte scavate nella roccia, eparte con monumenti antichi trovati nel sito e continua in una brevenota: Vi si vede una bella sfinge di granito, un capitello di marmo,

    ed altri pezzi che annunziano di esservi esistiti edifizi antichi. Nellaparte superiore della roccia vi sono alcune cisterne scavate nellamedesima roccia, ed il canale che si vede intorno allanfiteatro siestende sino a questo sito. La visita dellOrto botanico incominciada viale Fr Ignazio da Laconi, lungo un percorso che conduce, attra-verso sentieri fiancheggiati da esemplari botanici rari e desueti, allascoperta di uno dei pi interessanti ed articolati sistemi idraulici sardidi et romana. Testimonianza di una capillare e quanto mai accurata

    utilizzazione delle scarse risorse idriche cagliaritane, i serbatoi ecunicoli che caratterizzano larea dellOrto e le sue immediate adia-

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    Fig. 3. Orto botanico: cisterna.

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    3. COMPLESSO ARCHEOLOGICO DENOMINATO VILLA DI TIGELLIO

    La Villa di Tigellio uno degli esempi pi importanti di edilizia

    residenziale della Sardegna di et romana. Vi si accede facilmentedopo aver percorso, per un breve tratto, via Tigellio che collega vialeFr Ignazio da Laconi con il corso Vittorio Emanuele II. Linteresseintorno al complesso archeologico di Tigellio incominci nella secon-da met dell800 quando, allinterno della raccolta di codici e perga-mene che vanno sotto il nome di Codici dArborea, era presente ancheuna presunta biografia del dotto musico sardo Tigellio, dalle amicizie

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    Fig. 4. La Villa di Tigellio.

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    influenti, che avrebbe acquistato terreni nella zona dellanfiteatro percostruirvi la propria lussuosa dimora. Nonostante la successiva con-danna di falsit delle carte arborensi, proclamata da una speciale com-

    missione di esperti dellAccademia delle Scienze di Berlino nel 1870presieduta dal Mommsen, il canonico Spano, nel 1876, volle inco-minciare una serie di indagini archeologiche nella zona in questioneche evidenziarono notevoli risultati. Vennero in luce parte di alcuniambienti che, per la notevole quantit di stucchi di rivestimento delle

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    Fig. 5. La Villa di Tigellio.

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    pareti, lo Spano denomin Casa degli Stucchi.Negli anni 60 il Soprintendente alle Antichit della Sardegna

    Gennaro Pesce decise di continuare gli scavi iniziati dallo Spano ed

    estese le ricerche a nord-ovest della Casa degli Stucchi, ponendo inluce un atrio con i basamenti di quattro colonne ed i resti di unulte-riore abitazione che si organizza planimetricamente in direzione di viaTigellio. Sul lato orientale della Casa degli Stucchi vennero in lucealtri ambienti che, per la qualit e labbondanza di stucchi dipinti inun vano identificato come tablinio, il Pesce denomin Casa delTablinio dipinto. Un edificio termale, messo in luce parzialmente poi-ch proseguiva oltre la zona indagata, fu evidenziato sempre nel set-tore orientale dellarea, di cui residua, oggi, una pavimentazione inmattoni laterizi che doveva rappresentare lalloggiamento dellesuspensurae del calidarium termale. Allinizio degli anni 80 gli scavidellUniversit di Cagliari hanno proseguito lindagine archeologicanel sito di Tigellio, iniziando lo studio dei dati di cultura materiale.

    La visita incomincia dalla Casa degli Stucchi che mostra latrio inbuono stato di conservazione ed attigui ad esso, con orientamentosud-ovest/nord-est, lampio tablinium ed una serie di ambienti pipiccoli di forma rettangolare che si aprono sullo stesso atrio. In pro-

    secuzione di questi ambienti, vi un altro complesso abitativo carat-terizzato da un atrio con impluvium e quattro colonne di cui si con-servano una base e due rocchi. Un vasto ambiente pavimentato inopus signinum introduce al tablinium; altri vani pertinenti alla stessaabitazione in cui si notano rifacimenti posteriori spesso di difficilelettura ed interpretazione sono presenti in direzione nord-ovest/sud-est. In conclusione, lanalisi delle strutture rinvenute, unitamente alrecupero dei materiali ceramici offrono per larea di Tigellio un pano-

    rama cronologico compreso tra et repubblicana e VI-VII secolod.C., senza soluzione di continuit.

    4. CRIPTA DI SANTEFISIO

    Larea archeologica cosiddetta cripta di SantEfisio un vastoambiente scavato artificialmente nel calcare del rilievo di Stampace, uno

    dei quattro quartieri storici che caratterizzano lassetto post-antico dellacitt di Cagliari. Vi si accede da via SantEfisio, percorrendo una ripida

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    scala che immette in un ambiente di 14 metri x 10, nove metri sotto illivello del piano stradale. Nella parete ovest dellambiente si pu scor-gere una nicchia di forma irregolare che alloggia la vera di un pozzo

    profondo due metri insieme allincasso di una probabile tubatura diadduzione dellacqua, accanto al quale sono visibili le impronte dellegrappe di ferro che la sostenevano. Ad est della scala daccesso suddet-ta vi un altro passaggio scavato nella roccia calcarea, parzialmentevoltato, che si interrompe dopo un paio di metri. Il Taramelli al quale sideve la scoperta dellambiente sotterraneo, lo identific, nelle Notiziedegli Scavi di Antichit del 1926, in unaula di culto in onore di Isidedatabile al I secolo d.C.; pi semplicemente, non possedendo, allo statoattuale delle conoscenze, elementi tali da confermare una tale attribu-zione pensiamo si possa trattare di un ambiente originariamente colle-gato al sistema idrico cagliaritano ed in seguito variato di destinazioneduso per scopi tuttora ignoti.

    5. CRIPTA DI SANTA RESTITUTA

    La cripta di Santa Restituta un grande ambiente scavato nel cal-

    care di Stampace il cui accesso si apre in prossimit della piazzettaomonima. Vi si accede tramite una scala che immette in un vanomolto ampio ed irregolare, alto circa sei metri, lungo diciotto e largoquattordici nei punti di massima ampiezza. A destra ed a sinistra dellascala di accesso si aprono due cunicoli che si riuniscono in un unicotratto per poi proseguire per 14 metri ed interrompersi una volta rag-giunto il livello stradale. Accanto allingresso si nota limboccaturadi una cisterna rivestita in cocciopesto. Tra i materiali rinvenuti, di

    estrema importanza per la ricostruzione del quadro economico dellaCarales antica, vi sono attestazioni di et tardo-repubblicana (anfore,ceramica a vernice nera, lucerne, bracieri, unguentari), imperiale(pareti sottili, sigillata italica bollata) e pi genericamente di ambitomedievale. Si ipotizza una destinazione duso dellambiente assimi-labile a quella della contigua cripta di SantEfisio.

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    6. SANTA CHIARA

    La chiesa di Santa Chiara situata in cima alle omonime scalette

    cui si accede dopo avere effettuato un breve tratto di via SantaMargherita. Ledificio, da poco restaurato poich gravemente dan-neggiato nel corso della seconda guerra mondiale rappresenta ci cherimane della chiesa e dellannesso convento delle monache clarissesituato nella cerniera di collegamento tra i quartieri di Stampace eCastello, sotto il bastione di Santa Croce. Recenti indagini archeolo-giche hanno evidenziato lesistenza di strutture murarie, una cisternae tracce di necropoli, con materiali fuori contesto inquadrabili gene-ricamente tra IV-II secolo a.C. e V secolo d.C., unitamente a tracceimponenti di coltivazione di cava a cielo aperto ed attivit manifattu-riere connesse ad un forno ed una vetreria. Larea archeologica attualmente scarsamente leggibile poich i resti rinvenuti sono statirisparmiati in una piccola porzione che residua sotto il pavimentodella chiesa, accessibile attraverso una scaletta. Ci che rimane si puconnettere ad una parte di necropoli di fase seicentesca.

    7. SANTEULALIA

    La visita dellarea archeologica di SantEulalia, nel quartiereMarina, incomincia nella parte retrostante della chiesa, con ingressosu via del Collegio. Inizialmente, si pu osservare una veloce esposi-zione di materiali rinvenuti nel corso dei lavori di scavo, al di sottodel piano dellattuale sacrestia. Larea archeologica si articola su varilivelli corrispondenti ciascuno ad una determinata epoca storica.

    Lelemento pi interessante rinvenuto la porzione di strada, condirezione nord-est/sud-ovest, a grossi basoli quadrangolari ben con-nessi, databile, allo stato attuale delle conoscenze, genericamente adet romana. Al centro della stessa strada vi un cunicolo fognariocostruito alla cappuccina; a destra e sinistra, ben evidenti, le crepidi-ni con le tracce dei canali di scolo delle acque. Resti murari in opusafricanum sono collocati su entrambi i lati della strada, in parte con-nessi ad una fase duso dellimpianto viario, in parte non in fase con

    esso recanti evidenti tracce di ristrutturazione o adattamento succes-sivo. Lungo il percorso archeologico, si possono notare limboccatu-

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    Fig. 7. Lafullonica di via XX Settembre: mosaico.

    Fig. 6. SantEulalia: veduta della strada.

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    ra di un pozzo provvisto di pedarole di discesa, una cisterna a botti-glia pertinenti a fasi cronologiche ben distinte ma non meglio quali-ficabili di questimportante zona urbana di Carales antica.

    8. Lafullonica di via XX Settembre

    Le tracce di edificio che vanno sotto la definizione di fullonicasono situate sotto il palazzo dellINPS, tra via XX Settembre e vialeRegina Margherita ed accessibili previa autorizzazione dellaSoprintendenza archeologica per le province di Cagliari e Oristano.

    Si tratta di un importante complesso archeologico pertinente ad unimpianto di tipo artigianale-produttivo sul quale, in fasi successivealla sua utilizzazione, sono stati impostati resti murari di difficileidentificazione e cronologia. Attualmente si possono vedere una por-zione di ambiente pavimentato sia a mosaico che in cocciopesto, lavera di un pozzo che si apre nello stesso ambiente e due vasche. Ilmosaico, di cui residua solo una porzione intorno ad uno dei tre lati

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    Fig. 8. Lafullonica di via XX Settembre.

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    delle due vasche, a tessere nere su fondo bianco con piccoli delfinialternati ad ancore, bipenni, timoni; inoltre, vi un pannello com-prendente una serie di quattro cerchi neri che racchiudono fiori a

    petali bianchi fusiformi e, sotto, liscrizione: M(arcus) Ploti(us)f(ilius) Rufus. La struttura muraria impostata su questo primoimpianto conserva, reimpiegati, un blocco con fregio dorico ed unaltro con iscrizione: C. APSENA.C. F. HEIC HEIC EST POLLIO.

    In base a confronti con tipologie di edifici presenti ad Ostia ePompei stata proposta lidentificazione degli ambienti rinvenuti conunafullonica; il repertorio decorativo del mosaico e le iscrizioni con-corderebbero, infine, per una datazione al I secolo a.C. delledificiosituato sotto lINPS.

    9. CISTERNA PRESSO LA SALA MOSTRE PERMANENTIDELLA CITTADELLA DEI MUSEI

    La cisterna, una delle numerosissime presenti a Cagliari, risultaforse una delle poche che sipossono esaminare sufficien-

    temente vista la collocazione ela sua valorizzazione allinter-no di una sala museale. Ilmanufatto, del tipo cosiddettoa bottiglia, con vera dimboc-co circolare e pedarole didiscesa rivestito in cocciope-sto.

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    Fig. 9. La cisterna di via Brenta.

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    10. IL COMPLESSO DI SAN SATURNONELLA PIAZZA SAN COSIMO E DAMIANO

    Il complesso archeologico di San Saturno caratterizzato dallapresenza di un edificio di culto e di unarea funeraria tuttintorno, cuisi accede dallattuale piazza San Cosimo. Larea funeraria si estendenel settore settentrionale rispetto alledificio di culto ed ospita partedella necropoli comprendente mausolei, sepolture a sarcofago, atumulo, a cupa ed alla cappuccina. La cronologia duso della necro-poli si colloca a partire dallet tardo-repubblicana. Nei periodi suc-cessivi fu riutilizzata in maniera cospicua dalla comunit cristianacagliaritana, anche se le testimonianze, sia archeologiche che epigra-fiche relative a questa presenza, non consentono di determinare unacontinuit duso nel sito per tutta lantichit. Il primo edificio marti-riale, in cui recenti ricerche riconoscono la basilica sancti martyrisSaturnini, costruita nei primi decenni del VI secolo d.C. dal vescovoesule africano Fulgenzio di Ruspe, giunto in Sardegna a seguito dellepersecuzioni vandale, doveva essere un edificio mononavato, affian-cato da altri piccoli edifici di cui, uno, rinvenuto nella sua porzioneresidua costituito da scarni frammenti di pavimentazione musiva,

    sarebbe andato distrutto. Nellattuale complessa organizzazione diSan Saturno, risulta fondamentale la presenza del corpo cupolatocentrale, sorretto da quattro piloni con archivolti, risalente ad influs-si costantinopolitani ed orientali in genere, rintracciabili nellA-postoleion costantiniano e in San Babila di Antiochia-Kaousiye. Talecorpo cupolato centrale sarebbe databile alla met del V secolo d.C.e rappresenterebbe lelemento comune sia nella fase di ristrutturazio-ne fulgenziana nellinoltrato VI secolo, che nelle posteriori trasfor-

    mazioni delledificio stesso sotto i monaci vittorini, entrati in posses-so dellarea dopo il 1089. Recenti scavi nella zona antistante lin-gresso principale delledificio, attualmente occupata dalla bella piaz-za di recente costruzione, hanno rivelato la presenza di un pozzo qua-drangolare per il quale stata ipotizzata una valenza sacrale nellam-bito dei culti ipogeici delle acque. In relazione a queste presenze, sipossono forse collegare i resti rinvenuti presso lattigua chiesa di SanLucifero che ci riportano ad una utilizzazione a destinazione funera-

    ria del sito di cui sfugge, attualmente, il legame sia con le preesi-stenze dellarea di San Saturno, sia del pozzo di San Cosimo. La sud-

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    detta destinazione funeraria rivela, in realt, una problematica assaicomplessa, relativa a tutti gli usi di questi spazi del suburbio orienta-le di Cagliari nel corso dellantichit, per ci che riguarda la loro

    distribuzione e cronologia. Una recente e stimolante rilettura di alcu-ni contesti archeologici funerari compresi nellampio areale dellazona in questione, pur nella frammentariet della documentazioneesaminata pertinente a vecchi scavi oggi poco leggibili, avanza, tra lealtre osservazioni la suggestiva ipotesi della presenza, nellarea delcomando dei Carabinieri, del convento dei monaci di Fulgenziopro-cul a strepitu civitatis.

    11. SAN MICHELE

    Il castello di San Michele occupa la sommit dellomonimo colle,situato nella porzione nord-occidentale del territorio caralitanosuburbano. La sua posizione strategicamente favorevole allinsedia-mento, sin dallantichit, riveste una particolare importanza per lastoria della Cagliari medievale, poich fu edificato e fortificato nel1325, come avamposto difensivo, fedele alla Corona dAragona,

    dalla famiglia Carroz, potenti feudatari valenzani, in possesso dellaquale rimase ipoteticamente sino al 1511, anno della morte diViolante Carroz, ultima rappresentante della potente famiglia nelli-sola.

    Il castello, come si detto, sorse in unarea adatta al controllo delterritorio: il mare, gli stagni, lentroterra agricolo. Lindagine archeo-logica di recente effettuata, in un quadro di recupero e valorizzazio-ne integrale delle strutture sopravvissute, ha rivelato alcuni dati di

    notevole importanza. Lutilizzazione pi imponente riguarda luso dicava per materiale costruttivo, sfruttata senza soluzione di continuitdallet romana a tempi recenti. Tale osservazione , del resto, esten-sibile a molte altre zone del territorio urbano ed extraurbano diCagliari, dove sono documentabili estese tracce di cavatura di bloc-chi, riconoscibili qua e l nelle strutture monumentali cagliaritane,insieme a cave ben organizzate (ad esempio larea di San Lorenzo ePancrazio). La frequentazione pi antica del colle di San Michele

    testimoniata da pochi frammenti di ceramica a vernice nera e di sigil-lata chiara africana che offrono una cronologia abbastanza estesa, dal

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    III secolo a.C. al IV d.C. Una cisterna a bottiglia scavata nella rocciae rivestita in cocciopesto ha restituito materiali ceramici di et alto-medievale ipoteticamente indiziabili dellutilizzo del manufatto da

    parte di un insediamento monastico quivi collocatosi in un periodo ditempo non meglio definibile. Tale insediamento sarebbe forseresponsabile delledificazione, sulla sommit del colle, di un edificiochiesastico residuo unicamente nel suo prospetto monumentale. Lealtre fasi edilizie del castello riguardano un edificio quadrangolarerinvenuto, a livello di fondazione, presso la torre sud-ovest che pre-cede la fase di assegnazione del colle a Berengario Carroz, da partedi Alfonso dAragona. In seguito, lintervento della famiglia Carrozha ridisegnato laspetto complessivo del colle con il castello, fornen-doci limmagine che abbiamo attualmente. La costruzione di un laz-zaretto, nel corso del XVII secolo e, successivamente, la costruzionedel forte sabaudo, con ulteriori restauri moderni, hanno ulteriormen-te modificato visibilmente larea di San Michele.

    12. I SEPOLCRI ROMANI NELLA NECROPOLI DI TUVIXEDDU

    La necropoli di Tuvixeddu ha subito numerosi interventi nel corsodei secoli. In et romana, moltissime tombe scavate nel calcare dellacollina sono state riutilizzate sia in forma di sepoltura privata dalla-spetto monumentale, sia per sepolture multiple in una stessa camerasepolcrale. Recentissimi scavi effettuati lungo il viale SantAven-drace dalla Soprintendenza archeologica di Cagliari (scavi D. Salvi)hanno evidenziato fasi di riutilizzo della parte di necropoli prospi-ciente il viale, in et romano-repubblicana. Non mancano, a Cagliari,

    esempi di tipologie monumentali legate allo sviluppo, in et romano-imperiale, delledilizia funeraria. Lesempio pi imponente latomba di Atilia Pomptilla, altrimenti nota come Grotta della Vipera.Il monumento visibile, per chi entra in citt dalla strada statale 131Carlo Felice, percorrendo il viale SantAvendrace verso il centrodella citt. Si tratta di una tomba con epistilio, a guisa di tempietto,decorato da due serpenti affrontati e dedicata da Atilia Pomptilla almarito Cassio Filippo, morto prematuramente. Allinterno, sulle

    pareti della tomba scavata nel calcare, iscritto lepitaffio funebredella romana allo sposo tanto amato. Gli altri sepolcri, poco pi a

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    Fig. 10. La Grotta della Vipera.

    Fig. 11. La Grotta della Vipera: particolare del frontone.

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    Fig. 12. Necropoli di Tuvixeddu: particolare della tomba dellUreo.

    Fig. 13. Necropoli di Tuvixeddu.

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    destra rispetto alla tomba di Atilia, sono dislocati lungo tutto il costo-ne roccioso della porzione inferiore del colle di Tuvixeddu e com-prendono deposizioni monosome e bisome inserite dentro arcosoli.

    Allinterno degli ambienti funerari vi sono alcune importanti iscri-zioni relative alle famiglie cui appartenevano i sepolcri e collocabili,cronologicamente, in un arco di tempo molto lungo, compreso tra etrepubblicana ed imperiale. Un dato significativo riguarda lonoma-stica di alcuni personaggi cui si riferiscono tali iscrizioni, i cui genti-lizi ci riportano alla presenza di gentes di origine centro-italica forsecollegate agli interessi di tipo economico-commerciale esistenti traRoma e la Sardegna dopo lavvenuta conquista.

    Purtroppo la loro visita attualmente resa impossibile dalle parti-colari condizioni in cui sono collocati. Essi attendono ancora, comedel resto lintera necropoli di Tuvixeddu, un progetto adeguato ecomplessivo di valorizzazione.

    13. IL MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE (CT)

    Il Museo situato nella Cittadella dei Musei, piazza Arsenale, nel

    punto pi alto di Cagliari. stato trasferito nel 1993 dallantica sededelladiacente piazza Indipendenza al nuovo edificio, costruito soprale fortificazioni dellarsenale militare spagnolo, inglobandone alcuneparti.

    Si compone di quattro piani di esposizione, di cui, attualmente,solo due aperti al pubblico.

    Il piano terra propone una esposizione cronologia della storia dellaSardegna, dal Neolitico (c. 6000 a.C.) sino ad epoca bizantina (VIII

    secolo d.C.), attraverso i materiali delle vecchie collezioni museali.Tra questi spiccano la serie delle statuette di dee madri delle culturepreistoriche neolitiche di Bonu Ighinu (c. 4000-3500 a.C.) ed Ozieri(c. 3500-2700 a.C.), con il passaggio dalle forme volumetriche delleprime agli esemplari a placca ed a trafore delle seconde.

    Di eccezionale importanza ed interesse sono i famosissimi bron-zetti nuragici. Rinvenuti in massima parte nell800 nei due grandisantuari di Santa Vittoria di Serri e di Teti Abini, presentano una

    variet di raffigurazioni che si articolano principalmente attorno aiguerrieri armati di arco o spada ed alle figure di offerenti. Non man-

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    cano altre immagini, come quelle dei capitrib, dotati di ampiomanto e bastone oppure di divinit femminili sedute che accolgono ildefunto tra le braccia. Abbiamo anche raffigurazioni di animali, fra

    cui prevalgono il toro ed il cervo.Una vetrina dedicata alle navicelle bronzee nuragiche, rappre-sentazioni di imbarcazioni ornate da teste di cervo o toro, in diverseforme. Queste barchette sono state trovate anche al di fuori dellaSardegna, in tombe etrusche e santuari greci del Lazio e dellaCalabria.

    La datazione dei bronzetti si colloca dal IX sino al VI secolo a.C.,mentre le navicelle sembrano arrestarsi al VII secolo.

    Da notare anche i grandi frammenti di statue di dimensioni supe-riori al vero rinvenute a Monte Prama, nei pressi di Cabras (OR),databili al VII secolo a.C., che riproducono in pietra alcune raffigu-razioni note nei bronzetti.

    Tra i materiali punici sono da segnalare gli ornamenti personali:oreficerie e collane in pasta vitrea (collana di Olbia). Singolari sonole raffigurazioni del dio Bes, rappresentato come una figura grotte-sca, bassa, panciuta, ma benefica divinit della salute.

    Lepoca romana presenta le consuete classi di materiali che carat-

    terizzano questa civilt ovunque essa si sia manifestata: ceramica avernice nera, a pareti sottili, sigillata italica, gallica, africana, vetri,lucerne e cos via. Di interesse maggiore sono i lingotti in piombo,alcuni dei quali, di et imperiale, presentano il nome dellimperatore,a segnalare la sua propriet di queste produzioni.

    Infine il primo piano si chiude con una breve presentazione deimateriali di epoca vandala e bizantina, prevalentemente oreficerie.

    Due pannelli illustrano la monetazione punica e romana attestata

    nellisola, mentre lo spazio centrale del piano dedicato ad una rico-struzione ideale dei tophet di Tharros, con elementi tutti originali.Il secondo piano dedicato allesposizione topografica delle sco-

    perte archeologiche nel territorio del Sarrabus-Gerrei (Sardegna sud-orientale), a Cagliari e nel suo Campidano.

    Da segnalare sono i corredi romani di Villasalto, la selezione deireperti rinvenuti nei complessi nuragici di Barumini e Villanovaforru,i curiosi ritrovamenti di Dolianova, dove rozze placchette in terracot-

    ta con la stilizzazione di volti umani sono testimonianza di un cultoad una divinit salutare.

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    Interessante la ricostruzione di un tetto di epoca romana, com-piuta utilizzando tegole deocrate rinvenute in un relitto pressoVillasimius.

    La parte principale dedicata alla citt di Cagliari, dai primi ritro-vamenti di et preistorica sino allepoca cristiana, con esposizione diceramiche, statuaria, iscrizioni, mosaici.

    Il terzo piano dedicato al Campidano centrale ed al Sulcis-Iglesiente. Nella prima parte spicca senza dubbio leccezionale com-plesso rinvenuto presso la chiesa di Santa Anastasia di Sardara, conpani di piombo, un modello di nuraghe in pietra e tre calderoni bron-zei di fattura verosimilmente etrusca. Lo straordinario gruppo dibronzetti di Uta, con il capotrib, gli arcieri ed i lottatori occupa unposto significativo allinterno dellesposizione.

    Rilevanti sono pure i materiali da Nora, Su Benatzu, Bithia, MonteSirai e SantAntioco.

    Il quarto piano offre al pubblico i risultati delle ricerche nel terri-torio oristanese. Di notevole interesse la statuaria nuragica diMonte Prama (Cabras) con frammenti di statue e di modelli di nura-ghe. Parimenti interessante la presentazione della ricca statigrafia diCuccuru SArriu (Cabras) che corre dal Neolitico, con statuette di

    dee madri, sino al periodo imperiale romano. Un nutrito gruppo divetrine dedicato poi al grande centro di Tharros, ricco di testimo-nianze dallepoca fenicia sino al tardo romano, in cui spiccano le ore-ficerie puniche. Uno spazio apposito destinato allesposizione delrelitto di Mal di Ventre, che portava un carico di lingotti di piomboiberico.

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    BIBLIOGRAFIA E GLOSSARIO

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    Glossario

    Aerarium Edificio in cui veniva conservato laes cio ildenaro.

    Ambulacro Genericamente spazio architettonico destinatoal passeggio allaperto. Pi particolarmente,nellarchitettura templare antica, si definisce ilcorridoio tra il colonnato e la cella del tempioperiptero. Nella fattispecie, corridoio internoche si snoda lungo le ellissi e permette lacces-so ai diversi piani delledificio anfiteatrale.

    Ambulationes Passeggiate coperte o portici sia pubblici cheprivati.

    Apostoleion Luogo di venerazione del culto degli apostoli.

    Archivolti Dal lt. arcus volutus, cio arco volto in giro.

    Fascia di parete sulla fronte di un arco che risul-ta dalla disposizione dei conci in pietra o deimattoni che formano larco. Larchivolto ponein risalto il profilo dellarco.

    Arena Parte dellanfiteatro dove si svolgevano gli spet-tacoli. caratterizzata da una curva policentricacomposta da una serie di archi di cerchio e trac-

    ciata secondo una regola geometrica (G. Cozzo,Ingegneria romana, Roma 1928, pp. 197-253).

    Basilica Dal gr. basilik, regale. Termine che unito a stoassume il significato di aula oporticus publica.Edificio costituito da una vasta aula coperta apianta rettangolare, di solito suddivisa longitu-dinalmente in pi navate da file di colonne o

    pilastri. La basilica nasce a Roma, in et repub-blicana, con funzioni di mercato coperto e, dalla

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    prima et imperiale, come aula di giustizia.Solitamente era un edificio pubblico attiguo alforo (Vitruvio, V, 1).

    Calidarium Ambiente termale destinato a bagni di vapore,spesso corredato di una o pi vasche per rinfre-scarsi.

    Campum Luogo destinato alle esercitazioni militari o gin-niche.

    Capitolium Dal nome di uno dei colli di Roma dove era col-locato il tempio di Giove, Giunone, Minerva. Siriferisce al tempio dove si venerava la triadecapitolina.

    Carcer Carcere.

    Cavea Parte del teatro destinata al pubblico (gradina-te).

    Classiarii Soldati facenti parte della classis cio flotta,quindi marinai.

    Corpo cupolato Elemento architettonico con copertura a voltasferica.

    Curia Sede in cui i cives romani si riunivano per deli-

    berare o per scopi religiosi. Nelle colonie emunicipi era ledificio destinato alle sedute deidecurioni.

    Forma Tomba o fossa scavata nel pavimento di unsepolcro, di solito ipogeico.

    Fullonica Officina attrezzata per il lavaggio e la tintura

    delle stoffe.

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    Horrea Magazzini pubblici o privati destinati, per lo pia depositi di derrate alimentari.

    Impluvium Vasca collocata sul pavimento dellatrio nellacasa romana destinata a raccogliere le acquepiovane provenienti dallapertura corrisponden-te sul tetto (compluvium).

    Ipogeico Da hyp (gr.: sotto) e kaio (gr.: terra): sotterra-neo.

    Meniano Ordini delle gradinate che costituiscono lacavea nellanfiteatro.

    Municipium Status giuridico di citt a preesistente insedia-mento, rientrante nellambito dello stato roma-no ma con quasi completa autonomia.

    Navicularii Lett.: padroni di navi, principalmente di ambitomarittimo ma anche lacustre e fluviale.

    Negotiantes Lett.: chi opera negotia cio operazioni com-merciali; grossi commercianti o ricchi uominidaffari.

    Opus africanum Struttura muraria costituita da grossi blocchilapidei disposti verticalmente ed orizzontalmen-te; lo spazio vuoto lasciato tra i blocchi veniva

    riempito con materiale vario, di solito pietre dipiccole e medie dimensioni. Il nome della tecni-ca ne indica lorigine dallAfrica del nord, poidiffusasi in tutto il Mediterraneo occidentale.

    Podio Elemento di separazione tra arena e cavea, cin-gente il perimetro dellarea nellanfiteatro.

    Praetorium Residenza militare del comandante di una guar-nigione di presidio.

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    Suspensurae Pavimento di stanza riscaldata mediante ipocau-sto, costituito da pilastrini che sorreggevanogrossi laterizi, ricoperti da cocciopesto ricoper-

    to, a sua volta, da marmo o mosaico.Tribunicia potestas Potere attribuito in origine ai tribuni, capi mili-

    tari delle legioni.

    Vomitori Corridoi di ingresso ed uscita degli edifici perspettacolo.

    Disegni e fotografie

    Fotografie di Anna Maria Colavitti: nn. 2 e 7.

    Elaborazioni cartograficheIng. Michele Campagna.

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    Indice

    Larcheologia urbana a Cagliari nella storia degli studi sulla citt 5

    Le fonti sulla fondazione della citt 7

    Cagliari prima dei Romani 8

    La citt punica 10

    Cagliari romana 14

    Gli edifici ricordati dalle iscrizioni 15

    Lorganizzazione della citt 17

    Le attivit economiche 18Limpianto urbanistico romano 19

    Let tardo-antica ed il declino urbano 20

    Itinerario ideale 22

    Itinerario reale 241. Anfiteatro 242. Orto botanico ed orto dei cappuccini 27

    3. Complesso archeologico denominato Villa di Tigellio 304. Cripta di SantEfisio 325. Cripta di Santa Restituta 346. Santa Chiara 357. SantEulalia 358. Lafullonica di Via XX Settembre 389. Cisterna presso la sala mostre permanenti 39

    della Cittadella dei Musei10. Il complesso di San Saturno 41

    nella piazza San Cosimo e Damiano11. San Michele 4312. I sepolcri romani nella necropoli di Tuvixeddu 4513. Il Museo Archeologico Nazionale 49

    Bibliografia 55

    Glossario 57

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