Guercino

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92 For Magazine For MAGAZINE di Silvestro Bellobono ARTE IL CARO GUERCINO Sapeva farsi pagare bene. E amministrava i suoi averi con grande oculatezza. I suoi dipinti, relativi alla giovinezza a Cento e agli anni al servizio di papa Ludovisi, inaugurano i nuovi spazi espositivi di Palazzo Barberini Erminia e Tancredi, 1618, Cento, Collezione privata

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la mostra del Guercino a Roma

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di Silvestro Bellobono

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IL CArO GUErCINOSapeva farsi pagare bene. E amministrava i suoi averi con grande oculatezza. I suoi dipinti, relativi alla giovinezza a Cento e agli anni al servizio di papa Ludovisi, inaugurano i nuovi spazi espositivi di Palazzo Barberini

Erminia e Tancredi, 1618, Cento, Collezione privata

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Si chiama Guercino 1591-1666. Capolavori da Cento e da Roma la mostra pittorica che la Galleria Nazionale d’Arte Antica di Palazzo Barberini dedica, fino al 29 aprile, a uno dei più grandi maestri del Seicento: Giovanni Francesco Barbieri. Detto il Guercino a causa dello strabismo dell’oc-chio destro, l’artista, nato nel 1591 a Cento, in provincia di Ferrara, è stato allievo di Ludovico Carracci e ha lavorato nella Capitale dal 1621 e al 1623. L’esposizione è composta da opere conservate nei musei e nelle collezioni di Cento e di Roma, nonché nel Fondo Edifici di Culto del Ministero dell’Interno: si tratta di un insieme di dipinti risalenti alla giovinezza del pittore, trascorsa nel suo paese di origine, e al periodo romano in cui fu attivo al servizio di Alessandro Ludovisi, ovvero papa Gregorio XV. In tutto sono presenti trentasei capolavori che riguardano l’intero arco cronologico del suo lungo percorso artistico, dando ampio spazio alla sua evoluzione pittorica, dai primi lavori, influenzati da alcune personalità dell’arte ferrarese, come Ippolito Scarsella (1551-1620) e Carlo Bononi (1569-1632), fino alle opere legate più strettamente allo stile di Ludovico Carracci, il più anziano

esponente della famiglia dei Carracci, cugino di Annibale, e amante di una pittura religiosa finalizzata alla moralizzazione e alla devozione. Fu proprio il pittore di Bologna a intravedere nel giovane Guercino un talento innato, tale da considerarlo una sorta di continuatore della sua arte, specie per il modo di far rivivere l’intensità nell’azzurro dei cieli con una forza originale e innovativa. Alcuni effetti temporaleschi presenti nei quadri del Guercino non si erano mai visti prima: basta osservare lo Sposalizio mistico di Santa Caterina alla presenza di San Carlo Borromeo, del 1614-15, oppure dipinti dell’età adulta come La Madonna della Ghiara con San Pietro, San Carlo Borromeo, un angelo e donatore e I santi Bernardino da Siena e Francesco d’Assisi con la Madonna di Loreto, entrambi realizzati nel 1618 e conservati nella Pinacoteca Civica di Cento.Nel complesso, tutte le opere in mostra ripercorrono la fortunata carriera di Francesco Barbieri, permettendo di ammirare sia il lavoro di bottega sia le variazioni del suo stile, in un miglioramento costante e proficuo vissuto con una sapiente gestione del successo e dei guadagni. Si narra,

Cleopatra davanti a Ottaviano Augusto, 1640, Roma, Pinacoteca Capitolina

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infatti, che tra la caparra e il saldo per una sua opera egli facesse trascorrere almeno un anno, che i prezzi fossero piuttosto salati (100 ducatoni per la figura intera, 50 per la mezza figura) e che i suoi conti fossero sempre in ordine. Non solo i collezionisti romani, ma anche quelli stranieri apprezzavano e compravano le sue opere. Per soddisfare il gusto della corte papale e di Roma, il Guercino cambiò anche il suo tocco, coniugando armoniosamente caravag-gismo e suggestioni classiciste.Capolavori assoluti degli anni romani sono la decorazione del Casino Ludovisi, edificio con giardino nella zona del Pincio, e probabilmente prima opera realizzata dall’artista nella Città Eterna; e poi l’imponente pala raffigurante Santa

Petronilla sepolta e accolta in cielo, conservata oggi nella Pinacoteca Capitolina, di cui in mostra si espone il “ricordo” di piccolo formato.Questa esposizione è dedicata a sir Denis Mahon, il grande storico dell’arte scomparso la scorsa primavera. Infatti, si deve a lui il recupero della pittura del Seicento italiano, da Caravaggio a Guercino appunto. Inoltre, come ha sottoli-neato la direttrice di Palazzo Barberini, Anna Lo Bianco, commentando il restauro definitivo di alcuni ambienti del museo (ben 1.000 metri quadrati di spazi monumentali), Guercino 1591-1666. Capolavori da Cento e da Roma si addice perfettamente agli obiettivi di valorizzazione delle collezioni Barberini.

Sibilla, 1620 ca., Cento, Fondazione Cassa di Risparmio