guardando a Francesco e Chiara BEATI I POVERI...Messaggio di Papa Francesco per la XXIX GMG 2014 -...

20
23 NAZARETH 4 2014 T ema centrale nel Vangelo di Gesù è il Regno di Dio. Gesù è il Regno di Dio in persona, è l’Emmanuele, Dio-con-noi. Ed è nel cuore dell’uomo che il Regno, la signoria di Dio si stabilisce e cresce. Il Regno è allo stes- so tempo dono e promessa. Ci è già stato dato in Gesù, ma deve ancora compiersi in pienezza. Perciò ogni giorno preghiamo il Padre: «Venga il tuo regno». C’è un legame profondo tra pover- tà ed evangelizzazione, tra il tema della scorsa Giornata Mondiale della Gioventù - «Andate e fate discepoli tutti i popoli» (Mt 28,19) - e quello di quest’anno: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli» (Mt 5,3). Il Signore vuo- le una Chiesa povera che evangelizzi i poveri. Quando inviò i Dodici in missione, Gesù disse loro: «Non procuratevi oro né argento né dena- ro nelle vostre cinture, né sacca da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché chi lavora ha diritto al suo nutrimento» (Mt 10, 9-10). La povertà evangelica è condizione fondamentale affinché il Regno di Dio si diffonda. Le gioie più belle e spontanee che ho visto nel corso della mia vita sono quelle di persone povere che han- no poco a cui aggrapparsi. L’evangelizzazione, nel nostro tempo, sarà possibile soltanto per con- tagio di gioia. Come abbiamo visto, la Beatitudine dei poveri in spirito orienta il nostro rapporto con Dio, con i beni materiali e con i poveri. Davan- ti all’esempio e alle parole di Gesù, avvertiamo quanto abbiamo bisogno di conversione, di far sì che sulla logica dell’avere di più prevalga quella dell’essere di più! I santi sono coloro che più ci possono aiutare a capire il significato profondo delle Beatitudini. La canonizzazione di Giovanni Paolo II nella seconda domenica di Pasqua, in questo senso, è un evento che riempie il nostro cuore di gioia. Lui sarà il grande patrono delle GMG, di cui è stato l’iniziatore e il trascinatore. E nella comunione dei santi continuerà ad essere per tutti voi un padre e un amico. Nel prossimo mese di aprile ricorre anche il trentesimo anni- versario della consegna ai giovani della Croce del Giubileo della Redenzione. Proprio a partire da quell’atto simbolico di Giovanni Paolo II iniziò il grande pellegrinaggio giovanile che da allora continua ad attraversare i cinque continenti. Molti ricordano le parole con cui il Papa, la domeni- ca di Pasqua del 1984, accompagnò il suo gesto: «Carissimi giovani, al termine dell’Anno Santo af- fido a voi il segno stesso di quest’Anno Giubila- re: la Croce di Cristo! Portatela nel mondo, come segno dell’amore del Signore Gesù per l’umanità, ed annunciate a tutti che solo in Cristo morto e risorto c’è salvezza e redenzione». Cari giovani, il Magnificat, il cantico di Maria, povera in spirito, è anche il canto di chi vive le Beatitudini. La gioia del Vangelo sgorga da un cuore povero, che sa esultare e meravigliarsi per le opere di Dio, come il cuore della Vergine, che tutte le generazioni chiamano “beata” (cfr Lc 1,48). Lei, la madre dei poveri e la stella della nuova evangelizzazione, ci aiuti a vivere il Vangelo, a incarnare le Beatitudini nella nostra vita, ad avere il coraggio della felicità. Papa Francesco 23 Messaggio di Papa Francesco per la XXIX GMG 2014 - n. 4 BEATI I POVERI in spirito perchè di essi è il Regno dei cieli Cari giovani, il Magnificat, il cantico di Maria, povera in spirito, è anche il canto di chi vive le Beatitudini GMG 2014 Foto di Giulia Alteri

Transcript of guardando a Francesco e Chiara BEATI I POVERI...Messaggio di Papa Francesco per la XXIX GMG 2014 -...

Page 1: guardando a Francesco e Chiara BEATI I POVERI...Messaggio di Papa Francesco per la XXIX GMG 2014 - n. 4 BEATI I POVERI in spirito perchè di essi è il Regno dei cieli Cari giovani,

23NAZARETH 4 2014

Tema centrale nel Vangelo di Gesù è il Regno di Dio. Gesù è il Regno di Dio in persona, è l’Emmanuele, Dio-con-noi. Ed

è nel cuore dell’uomo che il Regno, la signoria di Dio si stabilisce e cresce. Il Regno è allo stes-so tempo dono e promessa. Ci è già stato dato in Gesù, ma deve ancora compiersi in pienezza. Perciò ogni giorno preghiamo il Padre: «Venga il tuo regno». C’è un legame profondo tra pover-tà ed evangelizzazione, tra il tema della scorsa Giornata Mondiale della Gioventù - «Andate e fate discepoli tutti i popoli» (Mt 28,19) - e quello di quest’anno: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli» (Mt 5,3). Il Signore vuo-le una Chiesa povera che evangelizzi i poveri. Quando inviò i Dodici in missione, Gesù disse loro: «Non procuratevi oro né argento né dena-ro nelle vostre cinture, né sacca da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché chi lavora ha diritto al suo nutrimento» (Mt 10, 9-10). La povertà evangelica è condizione fondamentale affinché il Regno di Dio si diffonda. Le gioie più belle e spontanee che ho visto nel corso della mia vita sono quelle di persone povere che han-no poco a cui aggrapparsi. L’evangelizzazione, nel nostro tempo, sarà possibile soltanto per con-tagio di gioia. Come abbiamo visto, la Beatitudine dei poveri in spirito orienta il nostro rapporto con Dio, con i beni materiali e con i poveri. Davan-ti all’esempio e alle parole di Gesù, avvertiamo quanto abbiamo bisogno di conversione, di far sì che sulla logica dell’avere di più prevalga quella dell’essere di più! I santi sono coloro che più ci possono aiutare a capire il significato profondo delle Beatitudini. La canonizzazione di Giovanni Paolo II nella seconda domenica di Pasqua, in questo senso, è un evento che riempie il nostro cuore di gioia. Lui sarà il grande patrono delle GMG, di cui è stato l’iniziatore e il trascinatore. E nella comunione dei santi continuerà ad essere per tutti voi un padre e un amico. Nel prossimo mese di aprile ricorre anche il trentesimo anni-

versario della consegna ai giovani della Croce del Giubileo della Redenzione. Proprio a partire da quell’atto simbolico di Giovanni Paolo II iniziò il grande pellegrinaggio giovanile che da allora continua ad attraversare i cinque continenti. Molti ricordano le parole con cui il Papa, la domeni-ca di Pasqua del 1984, accompagnò il suo gesto: «Carissimi giovani, al termine dell’Anno Santo af-fido a voi il segno stesso di quest’Anno Giubila-re: la Croce di Cristo! Portatela nel mondo, come segno dell’amore del Signore Gesù per l’umanità, ed annunciate a tutti che solo in Cristo morto e risorto c’è salvezza e redenzione». Cari giovani, il Magnificat, il cantico di Maria, povera in spirito, è anche il canto di chi vive le Beatitudini. La gioia del Vangelo sgorga da un cuore povero, che sa esultare e meravigliarsi per le opere di Dio, come il cuore della Vergine, che tutte le generazioni chiamano “beata” (cfr Lc 1,48). Lei, la madre dei poveri e la stella della nuova evangelizzazione, ci aiuti a vivere il Vangelo, a incarnare le Beatitudini nella nostra vita, ad avere il coraggio della felicità.

Papa Francesco

23

Messaggio di Papa Francesco per la XXIX GMG 2014 - n. 4

BEATI I POVERI in spiritoperchè di essi è il Regno dei cieli

Cari giovani, il Magnificat, il cantico di Maria, povera in spirito, è anche il canto di chi vive le Beatitudini

...guardando a Francesco e ChiaraFrate Giovanni, uomo di grande santità, che era stato compagno speciale e confessore di frate Egidio fino alla morte di lui, raccontava questo episodio che gli aveva narrato lo stesso frate Egidio, quarto frate dell’Ordine. Diceva dunque Egidio:

Quando eravamo appena sette frati e non di più, un giorno il beato padre Francesco ci raccolse attorno a sé presso Santa Maria della Porziuncola, nel bosco che allora si estendeva attorno al convento, quasi a celebrare il primo sinodo o capitolo dell’Ordine, e così ci parlò: «So fratelli carissimi, che il Signore ci ha chiamati non soltanto per la salvezza nostra. Voglio perciò che ci disperdiamo tra la gente e portiamo soccorso al mondo in pericolo mediante la parola di Dio e esempi di virtù».

Noi rispondemmo umilmente: «Noi siamo illetterati frati laici; che cosa possiamo fare per la salvezza del mondo?» Rispose: «Andate sicuri dell’aiuto di Dio», e si sforzò di spiegarci, come sapeva, e di imprimere nei nostri cuori queste due esortazioni del Signore: «Getta nel Signore il tuo affanno ed egli ti darà sostegno» (Sal 54,23), questo diceva per rimuovere da noi ogni diffidenza, poiché ci mandava in regioni sconosciute e privi di tutto, e quell’altra del Vangelo: «Non preoccupatevi di come o di che cosa dovrete dire, ecc. Non siete infatti voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi»(Mt 10,19-20); e questo diceva rispondendo a quello che noi avevamo detto: «Siamo illetterati», volendo così confortarci e irrobustire i nostri cuori perché fossimo sicuri che il Signore è l’Onnipotente e suole supplire ai nostri difetti, quando agiamo con spirito di pietà e speriamo in lui.

(Fonti Francescane 2689).

GM

G 2

014

Foto

di G

iulia

Alte

ri

Page 2: guardando a Francesco e Chiara BEATI I POVERI...Messaggio di Papa Francesco per la XXIX GMG 2014 - n. 4 BEATI I POVERI in spirito perchè di essi è il Regno dei cieli Cari giovani,

24 NAZARETH 4 2014

TESTIMONIANZE

Le vacanze IERI E OGGI I miei genitori non conoscevano le vacanze

In quel tempo, la domeni-ca era l’unica occasione per sospendere il ritmo

giornaliero di lavoro. Ma per papà Luigi e per mamma Angelina, anche la domeni-ca era un giorno d’attività. Erano gestori di un negozio, un piccolo bazar, e nello stesso tempo di una “oste-ria”, un modesto bar-risto-rante, che li impegnava an-che nel settimo giorno della settimana. Oggi la vacanza è un evento molto esteso e necessario per il riposo, per un cambiamento del ritmo lavorativo, per migliorare la qualità della vita. Si sogna le vacanze al sole, in spiaggia e sui monti…Stranamente, c’è chi sceglie il si-lenzio e la preghiera di un monastero e chi, in-vece, fa un’esperienza “in compagnia degli uo-mini”, quelli che parlano un’altra lingua, quelli che hanno abitudini e culture diverse, quelli che abitano in terre lontane e hanno una storia di sofferenza. I miei cugini, Sergio e sua sorella Eleonora, i due giovani figli, Silvia, di 22 anni, e Samuele, di 18 anni, sono venuti a trovarmi e hanno fatto quest’altra scelta. Sono arrivati in Congo il 1° agosto. Hanno incontrato, in dieci giorni, l’Africa, “nel cielo, nella terra e nella gen-te”. Hanno viaggiato in “land cruiser” su strade sconnesse, hanno navigato in un lento battello dal sud al nord del lago Kivu, hanno percorso a piedi viottoli sassosi del villaggio più povero di Goma (Mugunga), teatro di recenti di tragedie. Hanno danzato, infine, con la gente, che non ha mai perso la speranza e la gioia di vivere insieme. Silvia così racconta.Africa è nel cielo, nella terra e nella gente. La gente d’Africa si muove lenta ma ti smuove il cuore, ti scuote l’animo. Comunque tu sia, ferro o argilla, l’Africa ti plasma. Africa è capire di non essere capiti, e farsene una ragione. Africa

è accettare la diversità, sen-za colpevolizzarla o volerla cambiare, in modo affettuo-so e silenzioso. La povertà di-laga, è ovunque: la vedi nelle strade impolverate; la intra-vedi nelle viette più picco-le, che incrociano la strada principale, dietro le capan-ne, negli occhi e nelle mani dei watoto (bambini). Cam-miniamo nelle strade e tut-ti si girano, tutti osservano. Alcuni azzardano un sorriso, altri commentano con l’ami-co, che hanno a loro fian-co. E allora, come per dirgli che anche se sei un mzun-gu (bianco), anche se hai la pelle un po’ più chiara, i

vestiti puliti e la pancia piena…sei uno di loro, li guardi negli occhi e sorridendo dici “jambo”. E loro, quasi in automatico rispondono: “Jam-bo sana”. Quanto vorrei poter portare avanti la conversazione, chieder dove abitano, se hanno fratelli e sorelle, se sono andati a scuola. Però, il mio francese è andato nel dimenticatoio, e il kiswahili non lo parlo, quindi a malincuore mi limito a prendere le mani di questi bambini, e giocare un po’ con loro. È così bello vedere come i bambini non abbiano pregiudizi, non abbiano barriere, che li ostacolano nei rapporti umani. La loro ingenuità e la loro spontaneità ti scaldano il cuore, e così ti ritrovi a percorrere la strada seguita da decine e decine di bambi-ni, senza dire nulla, solo tenendoli per mano. Proprio camminando tra la gente, osservando come vivono e come passano le loro giornate, mi accorgo di una cosa, evidente, forse banale, ma che mai come ora, che sono qui, mi è sem-brata così vera: la guerra è orribile! La guerra è perdita, è disastro, è tristezza. Vedere la propria terra, la terra della propria famiglia essere così brutalmente calpestata dai “potenti”, da chi ne vede solo una miniera di ricchezza e non un pa-

Page 3: guardando a Francesco e Chiara BEATI I POVERI...Messaggio di Papa Francesco per la XXIX GMG 2014 - n. 4 BEATI I POVERI in spirito perchè di essi è il Regno dei cieli Cari giovani,

25NAZARETH 4 2014

TE

ST

IMO

NIA

NZ

E

TRE BARE BIANCHETre sorelle religiose, seguendo Cristo, si sono fatte dono fino alla fine

ese di volti, di storie, di tradizioni, di bambini. Vorrei dire a tutti questi giovani che il mondo non è solo qui, tra le capanne e le strade di terra, che c’è ben altro, sia esso meglio oppure peggio. Vedo queste bambine che sono già qua-si nonne, perché portano dietro, sulla schiena, il proprio fratellino, oppure che sollevano tani-che d’acqua dal peso di 25 litri ciascuna, e mi sorprendo nel constatare che avranno si e no 10 anni. E in tanta miseria, sento tanta ener-gia, tanta voglia di vivere, di sorridere, che vor-rei quasi raccoglierne un po’, incastrarla in un angolo di valigia e portarla su da noi, in Italia perché credo dovremmo prendere esempio da

loro. Grazie a tutti quelli che ci hanno ospitato nelle varie case missionarie, grazie per la loro ospitalità e umanità. La presenza di centri par-rocchiali, di chiese e di missionari, che donano completamente la loro vita per questi popoli, un po’ più sfortunati, è davvero molto importante, perché sono il loro punto di riferimento, il loro faro nel buio della notte. Grazie a Beppino, che ci ha accolto e ci ha fatto entrare in un angolino del suo mondo africano, rimarrà un’esperienza molto forte e un bello spunto e lancio per il (mio) futuro.

Silvia DovigoBukavu, 20 agosto ’14

Le tre bare sono in attesa davanti alla porta principale della cattedrale di Bukavu alle ore 11,30 di giovedì 17 settembre 2014. Pro-

vengono dal Burundi e dalla pianura di Uvira. Sono le bare di Lucia, di Olga e di Bernardetta, le tre sorelle religiose uccise domenica, 7 settem-bre e nella notte seguente, nella parrocchia di Kamenge, periferia di Bujumbura. Sono tre bare bianche, il colore della luce, il colore che tutto abbraccia facendo risaltare i lineamenti di ogni cosa. È anche il bianco della sposa che va incon-tro allo sposo. Portate a spalla, entrano nella grande chiesa, passando in mezzo ad una folla commossa, ac-compagnate dalle consorelle e da un centina-io di concelebranti. Occupano, al loro arrivo, un posto centrale e d’onore davanti all’altare. Sono una accanto all’altra, insieme. Erano insieme nella comuni-tà, nella professione di fede, nel dono della loro vita e nella foto ricordo. P. Mario, parroco della parrocchia a Kamenge, racconta gli avve-nimenti tristi della domeni-ca passata e, suor Marie, la

consorella congolese, presenta la biografia di ognuna di loro. Olga, catechista, ha la vocazione di trasmettere la fede; Lucia, infermiera, ha l’amo-re per la vita; Bernardetta, educatrice, è l’angelo sorridente.Sono presenti nel cuore, nell’affetto, nei ricordi di tutti. Anzi le vediamo e le sentiamo in dia-logo con Gesù nella lettura e nella spiegazione del vangelo dei discepoli di Emmaus. Seguendo Lui hanno fatto una scelta non priva di rischi, hanno assunto un impegno di solidarietà con la gente, si sono fatte dono fino alla fine. “Non sapevate che io dovevo soffrire!”. Il loro sangue versato è il colore rosso del sacrificio, il colore della passione, dell’ardore, della vita che scorre e che si dona.

La celebrazione dell’euca-ristia e la condivisione del pane eucaristico sigillano l’unità della numerosa as-semblea, che è già intima-mente unita nel silenzio emozionato, nel sentire in-tenso, nell’abbraccio, nella preghiera sofferente e fidu-ciosa. La preghiera dei “per-ché” e dell’atto di fede, diffi-

Page 4: guardando a Francesco e Chiara BEATI I POVERI...Messaggio di Papa Francesco per la XXIX GMG 2014 - n. 4 BEATI I POVERI in spirito perchè di essi è il Regno dei cieli Cari giovani,

26 NAZARETH 4 2014

TESTIMONIANZE

cile, in questo momento, ma vero. Una decina di chilometri separa la cattedrale dal piccolo cimitero di Panzi, nella periferia della città e nel terreno dei missionari saveriani. La strada polverosa di andata è riservata alla lun-ga processione di macchine. Le prime tre Land Cruiser portano le bare bianche e le tre gran-di croci con i nomi delle sorelle. Sulla strada il trambusto di sempre si è fermato. L’incrocio caotico, chiamato “essence”, incredibilmente è libero, la gente nei lati sta in silenzio a guardare e c’è chi si copre con la mano la bocca in segno di stupore, di dolore e d’incredulità. Il picco-lo cimitero sta sulla collina ed è circondato da

piante di alto fusto. È un’oasi che s’innalza su un mare di tetti di piccole abitazioni. Qui, sono sepolti i missionari che ci hanno preceduto. Qui, le tre fosse sono pronte. Qui, le tre sorelle arrivano a destinazione. Il cielo si è coperto di nubi e qualche goccia di pioggia cade sulle no-stre teste. Il momento ultimo della separazione è avvertito da tutti. Commuove. Il cimitero è un giardino, dove predomina il colore verde. Il verde della speranza, della fiducia nella vita, nel-la bontà delle persone e nella forza del vangelo! Lucia, Olga e Bernardetta, l’hanno testimoniato e ci assicurano che la loro missione non è finita.

Giuseppe Dovigo

Olga Raschietti in Africa dal 1960. Veniva da S. Urbano di Montecchio nella provincia di Vicenza (22.08.1931). Dopo una lunga esperienza nella RD Congo, è stata nominata nel 2011 nella missione di Kamen-ge, a Bujumbura. L’anno scorso, quando celebrava i suoi 82 anni di età, diceva alla sua famiglia: “La mia vocazione è là, in Afri-ca”. Arduino, uno dei suoi cin-que fratelli, ha commentato così l’annuncio della sua morte: “Lei è morta per la sua vocazione. Dal punto di vista umano, sono triste, ma come cristiano sono orgoglioso. L’ho vista l’ultima volta l’anno scorso, quando è venuta per curarsi il ginocchio, ma poi è ripartita. Non voleva restare in Italia”. Olga ritornava là dove il cuore la conduceva. Scriveva su “Chiesa viva”, rivista della diocesi di Vicenza: “L’in-contro con il popolo congolese è stato ed è un’esperienza di profonda gioia che ha segnato la mia vita. Perché è un popolo gioioso che – pur terribilmen-te martoriato - ama la vita, ed esprime sempre questo amore con la festa e la danza”. Sorella Olga era catechista e aveva il ca-risma di trasmettere la fede.

Lucia Pulici è nata a Desio, a 15 km da Milano, l’8 settembre 1939. Quarta di sei sorelle e di due fratelli. A 21 anni ha lascia-to la famiglia ed è partita per le missioni, prima in Brasile e poi in Africa, RD Congo e Burun-di. Il 2 luglio di quest’anno, ha festeggiato 50 anni di vita reli-giosa e missionaria. Impegnata come infermiera nella maternità e animatrice di giovani ragazze, Lucia era esempio di donna che ama la vita.

Bernardetta Boggian è la terza sorella uccisa durante la notte del 7–8 settembre. Missionaria saveriana di Ospedaletto Euga-neo (17.03.35), dal 1970, è stata per lunghi anni in Congo e in Burundi. A fine agosto 2013, alla vigilia della sua riparten-za, scriveva: “La Provvidenza mi ha fatto dono di incontrar-mi con diversi popoli e culture, di vedere panorami stupendi. Ho conosciuto persone mera-vigliose; cristiani e credenti di altre religioni, volti che sfilano davanti a me come una sequen-za, facendomi rivivere lo stupo-re di avere incontrato i semi del Vangelo già presenti”. Bernar-detta, persona semplice e umi-le, ‘esile e gracile, era capace di grandi cose’. Lavorava per la promozione della donna ed era un angelo nella relazione.

Page 5: guardando a Francesco e Chiara BEATI I POVERI...Messaggio di Papa Francesco per la XXIX GMG 2014 - n. 4 BEATI I POVERI in spirito perchè di essi è il Regno dei cieli Cari giovani,

27NAZARETH 4 2014

TE

ST

IMO

NIA

NZ

E

La Madonna di SAN ZENOSettimana di preghiera nella parrocchia di S. Carlo

Nella seconda parte del mese di settem-bre si svolge di consueto, a Castelletto sul Grada (VR), la tradizionale settimana

di preghiera alla Madonna detta di San Zeno, un modo per mantenere vivo il legame con la fede di chi ci ha preceduto e ci ha indicato in Ma-ria un riferimento sicuro nel viaggio su questa terra, a volte calmo, a volte burrascoso, come le onde del lago. Anticamente la statua era col-locata nella chiesa cimiteriale di Castelletto, un tempo dedicata a San Giovanni Battista, ma suc-cessivamente nota come San Zen de l’oselét, dal gallo (questo sarebbe l’uccelletto!) che corona la cima del campanile. Ora il sito attira studiosi e turisti per il fatto che sorge in un luogo d’an-tichissimo insediamento romano. La statua dorata rappresenta Maria seduta su un trono sormontato da uno sfondo a forma di con-chiglia. Lo sguardo rivolto al Cielo e le mani giunte invitano ad unirsi alla sua preghiera al Padre. La corona posta sul capo di Maria in-coraggia a pensare alla gloria futura riservata a quanti scelgono Dio come l’Unico necessario della vita. Il Bambino Gesù è disteso e adagia-to leggermente sulle ginocchia della Madre che sembra volerlo consegnare alle persone in pre-ghiera. Collocata provvisoriamente, solo una settimana all’anno, al lato destro ai piedi dell’al-tare della chiesa parrocchiale, Maria accoglie i fedeli per ascoltare le suppliche, per consolare le afflizioni, per invitare alla conversione. Ho la possibilità di osservare le persone che sostano oranti e comprendo quanto Maria sia modello e sostegno per la fede del popolo cristiano. Gli sguardi intensi ed imploranti esprimono fiducio-so abbandono in Colei che comprende il cuo-re umano proprio perché anche il suo è stato trafitto dalla spada del dolore. La mano tenera e paffutella di un bimbo si allunga come quella più ossuta e scavata di un anziano, ma uguale è il gesto di affidamento che si esprime nell’ac-censione di un lumino: luce che sancisce una presenza, luce che entra ad illuminare il cuore,

così che tutti ripartono riscaldati dalla certezza di una invisibile, ma sicura presenza materna. Non c’è persona per quanto sofferente che non si senta compresa da Maria. Il suo esempio tra-scina e convince perché la sentiamo come una di noi: pellegrina nella fede, operosa nella carità, forte nel dolore, radiosa nella gloria. Maria è il capolavoro più riuscito dell’opera di salvezza e il canale attraverso il quale Gesù vuole comunicare i suoi tesori infiniti di amore e di gloria. Maria è la vera Madre di Dio e del Redentore e, insieme, Madre nostra, Madre della Chiesa, “Madre del-le membra” di Cristo, perché ha cooperato alla nascita dei fedeli. Ella è colei che ci esprime la tenerezza materna di Dio e, onorandola, ci sen-tiamo pensati, voluti e amati da Lui, che ci è Pa-dre e Madre. Invocare l’aiuto della Madre vuol dire riconoscere che Maria non ha deposto la sua missione di salvezza, ma con la sua molteplice intercessione continua ad ottenerci i doni della beatitudine eterna, l’unico affare che conta, di-rebbe il nostro Fondatore, il Beato Giuseppe Na-scimbeni: “Ricordatevi sempre che l’unico affare che vi deve interessare fino alla morte è quello di salvare l’anima vostra”.

Sr. Emanuela Biasiolo

Page 6: guardando a Francesco e Chiara BEATI I POVERI...Messaggio di Papa Francesco per la XXIX GMG 2014 - n. 4 BEATI I POVERI in spirito perchè di essi è il Regno dei cieli Cari giovani,

28 NAZARETH 4 2014

L’educazione e i rapporti tra generazioni

Dal capitolo primo di “Educare alla vita buona del Vangelo” nn. 12/13

CEI: ORIENTAMENTI PASTORALI

12. L’educazione è strutturalmente le-gata ai rapporti tra le generazioni, anzitutto all’interno della famiglia,

quindi nelle relazioni sociali. Molte delle difficol-tà sperimentate oggi nell’ambito educativo sono riconducibili al fatto che le diverse generazioni vivono spesso in mondi separati ed estranei. Il dialogo richiede invece una significativa presenza reciproca e la disponibilità di tempo. All’impove-rimento e alla frammentazione delle relazioni, si aggiunge il modo con cui avviene la trasmissione da una generazione all’altra. I giovani si trovano spesso a confronto con figure adulte demotivate e poco autorevoli, incapaci di testimoniare ra-gioni di vita che suscitino amore e dedizione. A soffrirne di più è la famiglia, primo luogo dell’e-ducazione, lasciata sola a fronteggiare compiti enormi nella formazione della persona, senza un contesto favorevole e adeguati sostegni culturali, sociali ed economici. Lo sforzo grava soprattutto sulle donne, alle quali la cura della vita è affidata in modo del tutto speciale. La famiglia, tuttavia, resta la comunità in cui si colloca la radice più in-tima e più potente della generazione alla vita, alla fede e all’amore.13. La formazione integrale è resa particolarmente difficile dalla separazione tra le dimensioni costi-tutive della persona, in special modo la razionalità e l’affettività, la corporeità e la spiritualità. La men-talità odierna, segnata dalla dissociazione fra il mon-do della conoscenza e quello delle emozioni, tende a relegare gli affetti e le relazioni in un orizzonte privo di riferimenti significativi e dominato dall’im-pulso momentaneo. Si avverte, amplificato dai processi della comunicazione, il peso eccessivo dato alla dimensione emozionale, la sollecitazio-ne continua dei sensi, il prevalere dell’eccitazione sull’esigenza della riflessione e della compren-sione. Questa separazione tra le dimensioni del-la persona ha inevitabili ripercussioni anche sui modelli educativi, per cui educare equivale a for-nire informazioni funzionali, abilità tecniche, com-petenze professionali. Non raramente, si arriva a

ridurre l’educazione a un processo di socializzazio-ne che induce a conformarsi agli stereotipi cultu-rali dominanti. Il modello della spontaneità porta ad assolutizzare emozioni e pulsioni: tutto ciò che “piace” e si può ottenere diventa buono. Chi educa rinuncia così a trasmettere valori e a promuovere l’apprendimento delle virtù; ogni proposta diretti-va viene considerata autoritaria. Già Paolo VI, indi-cando alcune linee fondamentali di quella che egli chiamava «l’arte sovrana di educare», osservava: «Se l’educatore fermasse la sua fatica soltanto ad un paziente, meticoloso, e, se volete, scientifico rilievo dell’ambiente, in cui oggi il ragazzo svolge la sua vita, fa la sua esperienza e plasma la sua personalità, non farebbe opera completa... L’edu-catore non è un osservatore passivo dei fenomeni della vita giovanile; deve essere un amico, un mae-stro, un allenatore, un medico, un padre, a cui non tanto interessa notare il comportamento del suo pupillo in determinate circostanze, quanto preser-varlo da inutili offese e allenarlo a capire, a volere, a godere, a sublimare la sua esperienza». Benedetto XVI, a sua volta, spiega che l’educazione non può risolversi in una didattica, in un insieme di tecni-che e nemmeno nella trasmissione di principi; il suo scopo è, piuttosto, quello di «formare le nuove generazioni, perché sappiano entrare in rapporto con il mondo, forti di una memoria significativa che non è solo occasionale, ma accresciuta dal linguaggio di Dio che troviamo nella natura e nel-la Rivelazione, di un patrimonio interiore condi-viso, della vera sapienza che, mentre riconosce il fine trascendente della vita, orienta il pensiero, gli affetti e il giudizio». Una vera relazione educativa richiede l’armonia e la reciproca fecondazione tra sfera razionale e mondo affettivo, intelligenza e sensibilità, mente, cuore e spirito. La persona vie-ne così orientata verso il senso globale di se stessa e della realtà, nonché verso l’esperienza liberante della continua ricerca della verità, dell’adesione al bene e della contemplazione della bellezza.

Conferenza Episcopale ItalianaOrientamenti pastorali per il decennio 2010-2020

Page 7: guardando a Francesco e Chiara BEATI I POVERI...Messaggio di Papa Francesco per la XXIX GMG 2014 - n. 4 BEATI I POVERI in spirito perchè di essi è il Regno dei cieli Cari giovani,

29NAZARETH 4 2014

Il senso della vita:

PAROLA E ATTESA

LE

PSSF I

N M

ISSIO

NE

Volendo imitare il padrone “che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche” (Mt 13, 52), questa riflessione trae spunto da

un vecchio canto, datato 1980, ma ancora molto utilizzato nelle nostre chiese, soprattutto in Avven-to. Si tratta di “Symbolum 80”. Le tre strofe sono dedicate, ciascuna, ad una persona della Trinità: la prima al Padre, la seconda al Figlio, e la terza allo Spirito. Ogni strofa, poi, a sua volta, è divisa in due parti: nella prima vengono espresse le do-mande dell’uomo, e nella seconda le risposte di Dio. Così nella prima strofa alle domande di verità dell’uomo sul passato che è memoria, sulla ricerca e sull’esigenza di vivere il presente attimo per atti-mo e sul desiderio di futuro, risponde Dio, Padre buono, in cui trovano senso e contemporaneità passato, presente, e futuro. Nella seconda invece le domande dell’uomo riguardano la concretezza del vivere quotidiano, quando le parole non sono sufficienti a soddisfare i bisogni dei fratelli e ri-schiano di alimentare illusioni. La risposta del Fi-glio è nella vita umana, e nella libera possibilità che ci viene data di sperimentare ed esprimere la nostra natura , certi del perdono dei nostri even-tuali errori. La terza strofa è dedicata allo Spirito,

che risponde con i suoi doni al nostro bisogno di coraggio, di forza, di intelligenza, di passione per la vita. Lo Spirito che è qui descritto con immagini che solitamente associamo all’archetipo femmini-le (dolce, grembo, tenerezza..). Il ritornello invece esprime tutto l’anelito umano ad amare come sa-rebbe necessario nell’attesa di trovare compimen-to e senso all’esistenza. “Io so quanto amore chie-de questa lunga attesa del tuo giorno o Dio. Luce in ogni cosa io non vedo ancora ma la tua parola mi rischiarerà”. Così ad ogni Avvento siamo invita-ti a riflettere sulla venuta di Gesù, prima bambino fra bambini e poi uomo fra gli uomini, annuncia-tore con parole e con la vita intera dell’amore e della misericordia di Dio. E il coro? Anche il coro riflette: sui canti e sul proprio operato, sui propri desideri e sul proprio lavoro, per rinnovarsi ed essere sempre più e sempre meglio occasione ed aiuto alla preghiera della comunità. “Ora è tempo di andare ora è tempo di fare quello che abbiamo udito da Lui. Ora è tempo di andare ora è tem-po di avere la certezza che cammina anche Lui… Con noi!”. (Buttazzo - Ora è tempo di andare)

Betta e Franca

Io so quanto amore chiede questa lunga attesa del tuo giorno, Dio;luce in ogni cosa io non vedo ancora:ma la tua parola mi rischiarerà!Rit. del Symbolum 80 di Sequeri

Foto

di E

lisa

Ruf

fo

Page 8: guardando a Francesco e Chiara BEATI I POVERI...Messaggio di Papa Francesco per la XXIX GMG 2014 - n. 4 BEATI I POVERI in spirito perchè di essi è il Regno dei cieli Cari giovani,

30 NAZARETH 4 2014

LE PSSF IN MISSIONE

PSSF - 100 anni a Fontaniva: IV di copertina

Il Centro Estivo presso la scuola dell’infan-zia “S.Michele Arcangelo” di Quarto d’Al-tino (VE) anche quest’anno ha coperto il

periodo che va dal 30 giugno al 1° agosto per un totale di cinque settimane. La quota dei par-tecipanti ha raggiunto un totale di 110 iscri-zioni di bambini compresi tra i 3 e i 6 anni; il picco massimo di affluenza lo abbiamo rag-giunto nella quarta settimana, con una presen-za di 90 bambini. Gli animatori, tutti volonta-ri, sono stati numerosi e molto capaci. Il tema di quest’anno è stato “Il giro del mondo in... 30 giorni”. Prendendo spunto dalla storia di J. Verne (per noi i giorni sono stati meno di quel-li originali, dato il tempo limitato a disposizio-ne del Centro), con l’aiuto di una mongolfiera immaginaria, abbiamo girato intorno alla ter-ra per conoscere i continenti. Ogni settimana si andava a visitare un continente diverso. Per rendere partecipi i bambini, nel momento del “laboratorio”, si costruiva o disegnava qualco-sa inerente al continente con una particolare attenzione agli usi e costumi dei diversi po-poli completando la conoscenza con scenette animate dagli operatori. Anche nel momento del pranzo, venivano proposti loro cibi tipici. È piaciuto tantissimo, anche ai più piccoli, assag-giare il riso cantonese, ma ancor di più poter-lo fare con i bastoncini. Nessuno si è fermato di fronte alla difficoltà, anzi, moltissimi di loro ci sono riusciti proprio con stile. È stato uno spettacolo condividere questi momenti! In un ambiente studiato per stimolare la socializza-zione dei bambini li abbiamo introdotti alla di-mensione interculturale. Abbiamo dato spazio ad attività propedeutiche adatte a sviluppare le loro potenzialità con personale altamente qua-lificato, come l’insegnante Laura Fruncillo, del-la scuola “Studio Danza” di Quarto d’Altino per l’attività di danza; Francesco della D&N sem-pre del paese per quanto riguarda la musica e due bravissime vigilesse per un’importante

educazione stradale. I bambini hanno parteci-pato con curiosità ed interesse a tutto ciò che veniva loro proposto.

Un’organizzatrice del Centro

Adozione a distanzaAttraverso il progetto del sostegno a distanza la scuola materna “San Michele Arcangelo” ha adottato Ines, una bambina dell’Angola. Gra-zie al contributo e all’accompagnamento delle Piccole Suore della Sacra Famiglia la sua vita è notevolmente migliorata: le vengono assicurati un pasto al giorno, l’istruzione e l’assistenza sa-nitaria. Le Piccole Suore, in Luanda per aiutare i bambini, hanno ringraziato la nostra Scuola attraverso alcune lettere. Sono ancora molti i progetti della missione da realizzare per le fami-glie che vivono nelle aree più povere del paese africano. Grazie al cartellone esposto all’inter-no della nostra Scuola materna, che racconta la storia della piccola Ines, i bambini hanno im-parato il significato della parola “rinunciare”. È stato grande l’entusiasmo delle mamme e delle nonne nel sapere che loro figli e nipotini han-no voluto rinunciare a un gelato per donare una monetina da destinare a questa bambina. Hanno veramente capito quanto sia importan-te compiere un piccolo gesto di amore o poter guardare al futuro con occhi pieni di speranza.

mamma di Alessandro

IL GIRO DEL MONDOin...30 giorni

Page 9: guardando a Francesco e Chiara BEATI I POVERI...Messaggio di Papa Francesco per la XXIX GMG 2014 - n. 4 BEATI I POVERI in spirito perchè di essi è il Regno dei cieli Cari giovani,

31NAZARETH 4 2014

LE

PSSF I

N M

ISSIO

NE

Il desiderio del fondatore, Giuseppe Nascim-beni, è di avere le suore nella Parrocchia, come cooperatrici nella missione di evange-

lizzazione: “perchè lo aiutassero a salvare ani-me” e di carità, perché avessero un’attenzione speciale verso i piccoli, i malati, le famiglie, i giovani e gli anziani. A Cologno S. Maria An-nunciata, in questi tempi, un nuovo parroco, don Dino Valente, ha lo stesso desiderio, quello di avere in Parrocchia delle Suore che testimo-nino con la vita il “carisma” che il beato Nascim-beni ha ricevuto in dono, e che ha concretizzato con la fondazione dell’Istituto delle Piccole Suo-re della Sacra Famiglia. Ha pensato di chiederle all’Istituto nel giorno del centenario di fonda-zione della comunità di Cologno S. Marco.La tenacia e l’insistenza del Parroco nel chie-dere le suore è stata vista dai Superiori come la volontà misteriosa del Signore, quindi hanno accettato di aprire questa nuova comunità, che vuol essere un segno di speranza, un piccolo germoglio in questi tempi così difficili per la vita religiosa in Italia.È dal 1892 che il Signore chiama giovani, in

Italia e nel mondo, a vivere in questo Istituto, incarnando nella vita quotidiana il desiderio del Fondatore di salvare anime con la preghiera e con l’azione concreta di ascolto e di servizio. A noi “Piccole Suore” che siamo nate dal cuore di questo parroco, con la passione per salvezza delle anime, ci è dato di testimoniare, in sem-plicità e letizia, la carità incarnata a Nazareth e vissuta nella ferialità dalla Sacra Famiglia. Ora, qui a Cologno S. Maria, in un piccolo apparta-mento, sopra la scuola materna, esiste questa comunità di tre suore, che ha festeggiato il suo ingresso ufficiale nel giorno del 50° anniversa-rio di vita della Parrocchia, durante la S. Messa e alla presenza del Parroco, delle autorità locali, dei parrocchiani, delle Superiore maggiori e di altre suore convenute da lontano per affidare il cammino della comunità alla Madonna, portata per le strade del quartiere in festa, pregando, cantando, suonando e ammirando i fuochi d’ar-tificio che hanno risvegliato la popolazione con i botti e i bei colori che risplendevano nel cielo.

Le piccole Suore della nuova comunità

Una NUOVA piccola comunitàLe Piccole Suore della Sacra Famiglia entrano nella parrocchia

“Santa Maria Annunciata” a Cologno Monzese (MI)

Page 10: guardando a Francesco e Chiara BEATI I POVERI...Messaggio di Papa Francesco per la XXIX GMG 2014 - n. 4 BEATI I POVERI in spirito perchè di essi è il Regno dei cieli Cari giovani,

32 NAZARETH 4 2014

LE PSSF IN MISSIONE

Cara mamma,stento ancora a credere che oggi siamo qui a salutarti.

Te ne sei andata talmente in fretta ed in punta di piedi che è davvero difficile pensare di tornare a casa e di non trovarti.Sono tante le cose che avremmo voluto dirti e fare insieme a te, ma il Signore ti ha chiamato, sceglien-do tra i fiori più belli del suo giar-dino.Sei stata il perno della nostra fami-glia; una moglie ed una madre che ha messo sempre al primo posto le esigenze di marito e figli. Non ci hai mai fatto mancare nulla e ci hai cresciuti con tanto amore, cercando di soddisfare ogni nostro desiderio.Lavoratrice instancabile, ti sei presa cura con passione e dedizione della casa, del giardino e dell’orto. Non passava giorno, infatti, che non ti trovassimo a curare fiori e piante. Eri orgogliosa del tuo raccolto.Ci hai viziati e coccolati con le tue torte. Hai sempre accolto tutti con il sorriso, aprendo le porte di casa a chiunque perchè sostenevi che per far festa non è necessario organizzare gran-

di pranzi o cene, ma è sufficiente condividere quello che si ha.Hai coltivato la tua fede semplice e umile e l’hai trasmessa a noi figli, accettando con dignità le croci che il Signore ha messo sulla tua stra-da: la morte prematura di zio Gino e zia Luisa, la malattia di papà...Hai affrontato tutto senza dispera-re e senza perdere la speranza.Oggi che il Signore ci ha chiamato a questa dura prova, ad accompa-gnarti in questo passaggio, è dif-ficile trattenere le lacrime e non

piangere, ma lo vogliamo ringraziare per il tuo grande dono.Continua a vegliare su di noi e su papà, come hai sempre fatto, anche dal paradiso perchè è lì che il Signore ti ha voluto. La nostra famiglia continua; c’è una continuità che non si spezza.Il tuo amore ci aiuterà ad affrontare i giorni fu-turi consapevoli che ora abbiamo un angelo cu-stode in più e che tu vivi nei nostri cuori.Per noi sei stata, sei e sarai la mamma migliore del mondo.Ti vogliamo bene.

Chiara e Nicola

RICORDANDO Lauretta Camerotto in Magro

(04-01-1951/02-10-2014)

Piccole Suore della Sacra Famiglia

Suor Quintarosa Zuccari

Suor Biancalaura Vincenzi

Suor Peraugusta Bosa

Suor Chiaremilia Mecozzi

Suor Itala Maria Bissacco

Suor Liviangela Sartore

Suor Adalia Pozzi

Suor Anselmina Fadini

Suor Silvina Ciscatto

PaPà di

Suor Angelida Festa

Suor Anilde Kuhnen

mamma delle

gemelle: Suor Tomasa Iluminada e Suor Teresa De Jesus Lobos Faria

sorelle: Suor Imelda e Suor Arici Teresa Angst

Sono entrate nella pienezza della vita

Page 11: guardando a Francesco e Chiara BEATI I POVERI...Messaggio di Papa Francesco per la XXIX GMG 2014 - n. 4 BEATI I POVERI in spirito perchè di essi è il Regno dei cieli Cari giovani,

33NAZARETH 4 2014

LE

PSSF I

N M

ISSIO

NE

La missione: l’essenza stessa dell’essere di-scepoli di Cristo. Papa Francesco continua a stupire con il suo messaggio ed il suo sti-

le missionario e fraterno. Così, mentre la Chiesa universale viveva il Sinodo straordinario dedi-cato alla famiglia, le Piccole Suore della Sacra Famiglia, con la presenza di un bel gruppo di laici, hanno condiviso l’annuale appuntamento di formazione missionaria, promossa e organiz-zata dall’Ufficio Amici delle Missioni, tenutosi a Verona lo scorso 12 ottobre.E non potevano che essere le parole e la rifles-sione di Papa Francesco a dare il tema a que-sta giornata dal titolo: per una “Chiesa in usci-ta”. L’impegno e la gioia della missione, per una “Chiesa in uscita”, come chiave di lettura dell’e-sortazione apostolica Evangelii Gaudium, quasi delle linee guida per la Chiesa dell’oggi e del fu-turo. Impegno e gioia, ma anche amore e gusto spirituale, andare e servire, sono state le parole portanti su cui don Sandro De Angeli, relatore della mattina, ha molto insistito traducendole non solo in riflessione, ma in vissuta e concreta testimonianza della sua esperienza all’interno di un’associazione umanitaria, nata oltre 40 anni fa, per volontà e intuizione di Vittorio Pastori, cono-sciuto da tutti come don Vittorione. Don Sandro, già vicario generale della Diocesi di Urbino – Ur-bania è attualmente assistente spirituale di Africa Mission e, insieme al direttore dell’associazione Carlo Ruspantini, ha raccontato come anche da laici si può essere e fare Chiesa.Entrambi hanno sottolineato l’importanza fon-

damentale dell’essere presenza in terra di mis-sione prima ancora che del fare. La testimonian-za della carità passa attraverso l’incontro, l’a-scolto, la condivisione delle reciproche culture, ma anche dei reciproci problemi e dei rispettivi modi di risolverli. Al centro e al primo posto ci deve sempre essere il bisogno dell’altro e non il mio desiderio di fare del bene, motivazione che troppe volte ha mosso e muove ancora molti ad andare in missione.Se mettiamo l’altro al centro della nostra dimen-sione cristiana automaticamente diventiamo una comunità ecclesiale aperta, in uscita, che esce dalle sacrestie e va verso la periferia dell’uma-nità. La forza per fare questo passo è data dalla gioia che nasce dal Vangelo, luogo di memoria dell’esperienza di Cristo e bussola che orienta la nostra esperienza e i nostri rapporti itineranti nel tempo e nelle persone che incontriamo.Se papa Francesco ci trasmette questa gioia, la figura di don Vittorione, presentataci attraverso filmati storici e inediti, ci ha consegnato la fer-mezza e la tenacia di un uomo, segnato da Dio, che si è speso fino alla morte per soccorrere chi aveva bisogno, chi aveva fame, chi stava morendo. Il carisma di quest’uomo, ristoratore varesotto prima, e discepolo missionario di Dio poi, è stato capace di salvare decine di miglia-ia di vite nel nord Uganda, con una presenza consolidatasi nel tempo e operante ancora oggi, a vent’anni dalla scomparsa del suo fondato-re, impegnata in progetti agricoli, sanitari e per dare acqua potabile alla popolazione.

Per una TRASFORMAZIONE missionaria della Chiesa

Page 12: guardando a Francesco e Chiara BEATI I POVERI...Messaggio di Papa Francesco per la XXIX GMG 2014 - n. 4 BEATI I POVERI in spirito perchè di essi è il Regno dei cieli Cari giovani,

34 NAZARETH 4 2014

LE PSSF IN MISSIONE

Nel pomeriggio alcune toccanti esperienze di casa nostra: il felice epilogo di un anno di soli-darietà promosso e vissuto dagli studenti di Ca-stelletto di Brenzone che si sono prodigati per raccogliere aiuti per il sostegno della cesta ba-sica alimentare per le famiglie albanesi di Bal-ldré. Un’attività intensa, fino ai primi di maggio, quando due studentesse, in rappresentanza del-le medie inferiori e dell’istituto tecnico superio-re, sono andate in visita proprio alla missione di Balldré, incontrando e conoscendo alcune delle famiglie aiutate dall’Italia.Altrettanto intenso il racconto a due voci di Fi-lippo e Luisa, avvocato il primo ed esecutrice testamentaria la seconda, che oltre un anno fa ci avevano contattato per adempiere alle volon-tà testamentarie di una loro amica a favore dei bambini più piccoli dell’Africa. Grazie a que-sto lascito è stato possibile realizzare una tripla sezione pre-scolare e materna nella scuola di Luanda, in Angola, alla cui inaugurazione han-no presenziato proprio Filippo e Luisa, riportan-do in Italia la soddisfazione e la gioia di questo progetto terminato proprio come avrebbe desi-derato la loro amica.Ad arricchire i saluti giuntici dalla comunità del Togo, la presenza di Sofia e di suor Ivette che, nell’estate 2013, insieme avevano condiviso un’intensa seppur breve esperienza di vita di co-munità a Lomé: Sofia, giovane infermiera italia-na, Ivette tra le prime vocazioni locali del Togo.Con la grande riconoscenza e la stima per i pre-senti e per quanti durante l’anno si attivano a favore dei nostri progetti, delle varie iniziative e delle nostre missioni, anche con la quotidiana preghiera, ci siamo salutati, dandoci appunta-mento al prossimo anno, forti della gioia dei “discepolimissionari” secondo lo stile tanto vo-luto da papa Francesco (EG 120).

Marco De Cassan

Un appello per completare alcuni Progetti già finanziati

In Togo nella missione di Niamtougou abbiamo contribuito all’acquisto delle lamiere per le scuole di due villaggi ed il cemento per fare i pavimenti. Costo dell’intervento € 2.850. Mancano ancora € 996.

In Nigeria nella missione di Umucheke sono stati realizzati due progetti: uno medico sanitario e uno agricolo per distribuire sementi e pulcini per piccoli pollai domestici. L’intervento sanitario è stato interamente coperto mentre quello agricolo ha comportato una spesa di € 3.000 di cui mancano ancora € 1.190

In Togo nella missione di padre Francis Barandao c’è la necessità di ripristinare tre pozzi per l’acqua potabile. Costo per ciascun pozzo: € 400 per il primo, € 700 per un secondo e € 1.000 per quello più profondo.

In Romania abbiamo accolto l’appello di padre Marian che aveva urgente bisogno di completare la sua chiesa destinata alla comunità cristiana greco cattolica con l’acquisto di 50 banchi. Abbiamo già consegnato l’intera somma preventivata pari a € 6.000. A copertura di questo progetto mancano ancora € 4.000.

In Angola continua l’iniziativa del latte pediatrico distribuito ogni mese a circa 200 persone tra giovani mamme e bambini piccoli. Un sacco di latte in polvere costa all’incirca € 70 e ne vengono distribuiti mediamente 5 al mese.

Siamo ormai verso la fine dell’anno scolastico per qua-si tutte le nostre missioni dove sosteniamo centinaia di minori nelle nostre scuole grazie all’attivazione delle adozioni a distanza. La crisi economica italiana pur-troppo ha costretto tanti nostri sostenitori a interrompe-re questo prezioso aiuto, lasciando scoperte varie quote che vengono integrate da offerte libere e da un piccolo fondo. Ormai anche questo fondo si sta esaurendo e per l’anno scolastico 2014/2015 avremmo bisogno di almeno 20 nuove adesioni per altrettante adozioni a di-stanza. Per chi volessero darci una mano in uno o più progetti sopra illustrati può contattarci (045 6598195) oppure dare un contributo utilizzando i seguenti conti e indicando nella causale il progetto:

Unicredit Banca IBAN IT10L0200859300000030009769BancoPosta IBAN IT65T0760111700000044887313 oppure con CCP sul conto 44887313Sempre intestati a: Amici delle Missioni PSSF – ONLUS. Le vostre donazioni sono detraibili!

Page 13: guardando a Francesco e Chiara BEATI I POVERI...Messaggio di Papa Francesco per la XXIX GMG 2014 - n. 4 BEATI I POVERI in spirito perchè di essi è il Regno dei cieli Cari giovani,

35NAZARETH 4 2014

EV

EN

TI

ST

OR

ICI

“...Non dimenticatevi l’a-quila. L’aquila non dimen-tica il nido, ma vola alto.

Volate alto! Andate su! Sono venuto per incoraggiarvi a coinvolgere le nuove genera-zioni; a nutrirvi assiduamente della Parola di Dio aprendo i vostri cuori a Cristo, al Van-gelo, all’incontro con Dio, all’incontro fra voi come già fate: mediante questo vostro incontrarvi voi date testi-monianza a tutta l’Europa” (omelia della Messa di Papa Francesco).Vogliamo rendervi partecipi della breve ed in-tensa visita del Papa nella nostra terra e della gioia dell’intero popolo albanese e nostra che eravamo lì a vivere questa esperienza e anche spiritualmente unite in particolare a moter Mira, moter Ermira dhe Loreta impegnate in Italia! Tutto è pronto per accogliere il Papa. La mat-tina presto corrono i pullman organizzati dalle parrocchie verso l’unica direzione: Tirana! Sono venuti da tutta l’Albania ma anche dalla diaspo-ra: Kosovo, Montenegro, Croazia, Macedonia, si può dire da tutti i paesi balcanici. Nella grande piazza dedicata alla nostra santa nazionale, Ma-dre Tereza di Calcuta, e “adornata” dai quaranta martiri, servi di Dio, in attesa della loro canoniz-zazione, ci raduniamo, pronti a salutare il Papa, a partecipare alla celebrazione della Santa Mes-sa ed ascoltare il messaggio che oggi rivolge a noi. Papa Francesco, all’inizio della sua omelia, prendendo spunto dal Vangelo (Lc10,1-9.17-20) saluta il popolo Albanese con il dono della Pace, una pace ad ampio respiro: “pace nel-le vostre case, pace nei vostri cuori, pace nel-la vostra nazione”. Richiama l’evangelizzazione del paese avvenuta durante i primi anni del cri-stianesimo dagli Apostoli nella terra dell’Illiria, (Rom 15,19-19) che includeva anche l’attuale Albania. Purtroppo, continua il Santo Padre, il vostro paese è stato chiuso da un sistema che negava Dio e impediva la libertà religiosa, cau-sando pesanti sofferenze e dure persecuzioni contro cattolici, ortodossi e musulmani. L’Alba-

nia è stata una terra di martiri che hanno pagato con la vita la fedeltà a Dio e nel caso dei cattolici anche l’unione con Roma. I Martiri prima di esse-re fucilati morivano con l’ac-clamazione: “Viva Cristo Re! Viva il Papa” per esprimere l’unità con la Persona di Cri-sto e con la Chiesa di Roma! Oggi, afferma, il successore di Pietro, sono venuto per ringraziarvi della vostra testi-monianza e per incoraggiarvi

a far crescere la speranza dentro di voi e intor-no a voi. Inoltre in comunione con i vescovi, sa-cerdoti persone consacrate e fedeli laici ci invita a uno slancio pastorale come azione di servizio e ci stimola a cercare nuove forme di presenza della Chiesa all’interno della società; in parti-colare con questo invito si rivolge ai giovani, colpito dalla loro grande e numerosa presenza ed esclama: “Questo è un popolo giovane! Mol-to giovane. E dove c’è giovinezza c’è speran-za. Ascoltate Dio, adorate Dio e amatevi fra voi come popolo, come fratelli”. ( dall’Omelia ) Alla conclusione della celebrazione Eucaristica, il Vi-cario di Cristo, invita a fare memoria del passato per lanciarsi verso un futuro sempre migliore; e lo fa attraverso un simbolo, quello stesso della bandiera albanese, elevandolo a un significato alto, nobile e spirituale. “... Non dimenticatevi l’aquila. L’aquila non dimentica il nido, ma vola alto. Volate alto! Andate su!..Non dimenticatevi del nido, della vostra storia lontana, anche delle prove; non dimenticate le piaghe, ma non ven-dicatevi. Andate avanti a lavorare con speranza per un futuro grande”. Nelle interviste rilasciate riguardo alla visita in Albania, il Papa ha sotto-lineato molto un’altra realtà viva e presente nel popolo albanese: quella dell’armonia interreli-giosa. Incontrando i leaders delle altre religioni all’Università Cattolica “Nostra Signora del Buon Consiglio” il Capo della Chiesa Cattolica, sottoli-nea che la libertà religiosa, tanto sofferta da voi in questi ultimi anni, non è solo un dono del Signore per chi ha la fede, ma è un dono per

IL PAPA IN ALBANIA

Page 14: guardando a Francesco e Chiara BEATI I POVERI...Messaggio di Papa Francesco per la XXIX GMG 2014 - n. 4 BEATI I POVERI in spirito perchè di essi è il Regno dei cieli Cari giovani,

36 NAZARETH 4 2014

EVENTI STORICI

tutti, “perché è garanzia basilare di ogni altra espressione di libertà”. La libertà religiosa, so-stiene il Papa, si costruisce con la collaborazio-ne di tutti, anche di chi non ha alcuna convin-zione religiosa. Indica alcuni atteggiamenti che contribuiscono a creare il rispetto e l’unità reli-giosa. Il primo è vedere in ogni uomo e in ogni donna, anche in chi non appartiene alla propria tradizione religiosa, il fratello e la sorella, e non un rivale o nemico. Il secondo è impegnarsi per il bene comune. Quando l’adesione alla pro-pria tradizione religiosa genera un servizio più convinto, più generoso all’interno della società, avviene un vero sviluppo della libertà religio-sa. Proseguendo mette in guardia sul fantasma del relativismo: “Dobbiamo tenere presente un principio chiaro: non si può dialogare se non si parte dalla propria identità. Senza identità non può esistere dialogo”. (Papa Francesco nell’in-contro con i leaders di altre religioni e altre de-nominazioni cristiane). Alla fine dell’incontro il Papa esorta: “Cari amici, vi esorto a mantene-re e sviluppare la tradizione di buoni rapporti tra le comunità religiose esistenti in Albania, e a sentirvi uniti nel servizio alla vostra cara Pa-tria...”. E non può mancare il riferimento al cal-cio, sua grande passione, per stimolare in que-sto impegno serio e vitale: “Con un po’ di senso dell’umorismo si può dire che questa sembra una squadra di calcio: i cattolici contro tutti gli

altri, ma tutti insieme, per il bene della Patria e dell’umanità! Continuate ad essere segno, per il vostro Paese e non solo, della possibilità di re-lazioni cordiali e di feconda collaborazione tra uomini di religioni diverse. E vi chiedo un favo-re: di pregare per me. Anche io ne ho bisogno, tanto bisogno. Grazie”. Alla conclusione della sua visita il Santo Padre incontra nella cattedrale di San Paolo a Tirana i sacerdoti, religiosi, reli-giose, i seminaristi le due comunità di clausura presenti nel nostro territorio, e laici impegnati nella pastorale, e nella costruzione del paese; incontro chiesto esplicitamente da lui! Ascolta con attenzione la testimonianza del sacerdote don Ernest Troshani, e sr Maria, soppravissuti alle dure torture nel carcere durante il perio-do comunista. Lascia da parte il discorso pre-parato per questo incontro perchè gli è venuta “in mente un’altra cosa da dirci”. (Santo Padre, incontro con sacerdoti, religiose e religiosi). Il Papa si rivolge verso i consacrati dicendo quel-lo che egli desiderava comunicarci ce l’hanno detto loro raccontando la dura sofferenza con parole semplici. Prende poi come riferimento la Seconda Lettera ai Corinti (1,3-4) sottolinean-do che il Signore e la preghiera della Chiesa li consolava. Ci invita a lasciarsi consolare da Dio perchè anche noi possiamo consolare quelli che si trovano in qualsisasi genere di afflizione (2Cor 1-4), cioè chi ci è posto accanto. “Guai a noi se cerchiamo un’altra consolazione! Guai ai preti, ai sacerdoti, ai religiosi, alle suore, alle novizie, ai consacrati quando cercano consola-zione lontano dal Signore! Io non voglio ‘basto-narvi’, oggi, non voglio diventare il ‘boia’, qui; ma sappiate bene: se voi cercate consolazione altrove, non sarete felici! Di più: non potrete consolare nessuno, perché il vostro cuore non è stato aperto alla consolazione del Signore”. Il Papa richiama alla fede e al coraggio degli an-tenati, ma nello stesso tempo mette in guardia perché dittature più subdole possono soffocare la carità; in particolare si riferisce al relativismo e alle rivalità, cioè alla mentalità mondana che può contagiare la comunità cristiana. Il Papa conclude incoraggiando il popolo albanese: “L’aquila, raffigurata nella bandiera del vostro Paese, vi richiami al senso della speranza, a ri-porre sempre la vostra fiducia in Dio, che non delude ma è sempre al nostro fianco, special-mente nei momenti difficili.”

Le piccole Suore della comunità di Balldre

Page 15: guardando a Francesco e Chiara BEATI I POVERI...Messaggio di Papa Francesco per la XXIX GMG 2014 - n. 4 BEATI I POVERI in spirito perchè di essi è il Regno dei cieli Cari giovani,

37NAZARETH 4 2014

EV

EN

TI

ST

OR

ICI

Durante la 11ª Congregazione generale, il relatore card. Péter Erdő ha presen-tato la “Relatio post disceptationem”, il

documento che sintetizza la prima settimana di lavori (13 ottobre 2014). Pubblichiamo alcuni passaggi dalla seconda parte – Lo sguardo su Cristo: il Vangelo della famiglia

Lo sguardo su Gesù e la gradualità nella storia della salvezza12. Al fine di «verificare il nostro passo sul ter-reno delle sfide contemporanee, la condizione decisiva è mantenere fisso lo sguardo su Gesù Cristo, sostare nella contemplazione e nell’ado-razione del suo volto [...] Infatti, ogni volta che torniamo alla fonte dell’esperienza cristiana si aprono strade nuove e possibilità impensate» (Papa Francesco, Discorso del 4 ottobre 2014). Gesù ha guardato alle donne e agli uomini che ha incontrato con amore e tenerezza, accompa-gnando i loro passi con pazienza e misericordia, nell’annunciare le esigenze del Regno di Dio.13. Dal momento che l’ordine della creazione è determinato dall’orientamento a Cristo, oc-

corre distinguere senza separare i diversi gradi mediante i quali Dio comunica all’umanità la grazia dell’alleanza. In ragione della legge della gradualità (cf. Familiaris Consortio, 34), propria della pedagogia divina, si tratta di leggere in termini di continuità e novità l’alleanza nuziale, nell’ordine della creazione e in quello della re-denzione.14. Gesù stesso, riferendosi al disegno primi-genio sulla coppia umana, riafferma l’unione indissolubile tra l’uomo e la donna, pur com-prendendo che «per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mo-gli, ma da principio non fu così» (Mt 19,8). In tal modo, Egli mostra come la condiscendenza divina accompagni sempre il cammino umano, orientandolo verso il suo principio, non senza passare attraverso la croce.

La famiglia nel disegno salvifico di Dio15. Poiché, con l’impegno della reciproca ac-coglienza e con la grazia di Cristo i nubendi si promettono fedeltà e apertura alla vita, essi riconoscono come elementi costitutivi del ma-

Vi domando, per favore, questi atteggiamenti di fratelli nel Signore: parlare con parresia e ascoltare con umiltà. E fatelo con tanta tranquillità e pace, perché il Sinodo si svolge sempre cum Petro et sub Petro, e la presenza del Papa è garanzia per tutti e custodia della fede. Cari fratelli, collaboriamo tutti quanti perché si affermi con chiarezza la dinamica della sinodalità. Grazie. ( Papa Francesco nel saluto ai Padri sinodali durante la 1ª Congregazione generale della III Assemblea generale straordinaria del Sinodo dei vescovi - lunedì 6 ottobre 2014)

Il Sinodo STRAORDINARIOsulla famiglia - 5 / 19 ottobre 2014

Foto

di A

less

ia M

onte

bugn

oli

Page 16: guardando a Francesco e Chiara BEATI I POVERI...Messaggio di Papa Francesco per la XXIX GMG 2014 - n. 4 BEATI I POVERI in spirito perchè di essi è il Regno dei cieli Cari giovani,

38 NAZARETH 4 2014

trimonio i doni che Dio offre loro, prendendo sul serio il loro vicendevole impegno, in suo nome e di fronte alla Chiesa. Ora, nella fede è possibile assumere i beni del matrimonio come impegni meglio sostenibili mediante l’aiuto del-la grazia del sacramento. Dio consacra l’amore degli sposi e ne conferma l’indissolubilità, of-frendo loro l’aiuto per vivere la fedeltà e aprirsi alla vita. Pertanto, lo sguardo della Chiesa non si volge soltanto alla coppia, ma alla famiglia...

Verità e bellezza della famiglia e misericordia21. Il Vangelo della famiglia, mentre risplende grazie alla testimonianza di tante famiglie che vivono con coerenza la fedeltà al sacramento, con i loro frutti maturi di autentica santità quo-tidiana nutre pure quei semi che ancora atten-dono di maturare, e deve curare quegli alberi che si sono inariditi e domandano di non essere trascurati.

22. In tal senso, una dimensione nuova della pastorale familiare odierna, consiste nel coglie-re la realtà dei matrimoni civili e, fatte le de-bite differenze, anche delle convivenze. Infatti, quando l’unione raggiunge una notevole stabi-lità attraverso un vincolo pubblico, è connotata da affetto profondo, da responsabilità nei con-fronti della prole, da capacità di resistere nelle prove, può essere vista come un germe da ac-compagnare nello sviluppo verso il sacramento del matrimonio. Molto spesso invece la convi-venza si stabilisce non in vista di un possibile futuro matrimonio, ma senza alcuna intenzione di stabilire un rapporto istituzionale.23. Conforme allo sguardo misericordioso di Gesù, la Chiesa deve accompagnare con atten-zione e premura i suoi figli più fragili, segnati dall’amore ferito e smarrito, ridonando fiducia e speranza, come la luce del faro di un porto o di una fiaccola portata in mezzo alla gente per illuminare coloro che hanno smarrito la rotta o si trovano in mezzo alla tempesta …

LA CHIESA NON ESCLUDA NESSUNOIl Papa ha deciso di pubblicare il documento finale, la ‘Relatio Synodi’, che è il riassunto fe-dele e chiaro di tutto quello che è stato detto e discusso nelle quindici Congregazioni generali. Ecco la:

Conclusione 62. Le riflessioni proposte, frutto del lavoro si-nodale svoltosi in grande libertà e in uno stile di reciproco ascolto, intendono porre questioni e indicare prospettive che dovranno essere ma-turate e precisate dalla riflessione delle Chie-se locali nell’anno che ci separa dall’Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi previ-sta per l’ottobre 2015, dedicata alla vocazione e missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo. Non si tratta di decisioni pre-se né di prospettive facili. Tuttavia il cammi-no collegiale dei vescovi e il coinvolgimento dell’intero popolo di Dio sotto l’azione dello Spirito Santo, guardando al modello della Santa Famiglia, potranno guidarci a trovare vie di ve-rità e di misericordia per tutti. È l’auspicio che sin dall’inizio dei nostri lavori Papa Francesco ci ha rivolto invitandoci al coraggio della fede e all’accoglienza umile e onesta della verità nella carità.

EVENTI STORICI

Foto

di E

doar

do G

razi

ani

Page 17: guardando a Francesco e Chiara BEATI I POVERI...Messaggio di Papa Francesco per la XXIX GMG 2014 - n. 4 BEATI I POVERI in spirito perchè di essi è il Regno dei cieli Cari giovani,

39NAZARETH 4 2014

LA

SA

NTA

FA

MIG

LIA

Non so quanti abbiano potuto leggere il testo di Ferruccio Ulivi “Come il tragit-to di una stella” e provare l’emozione di

trovarsi dentro una vicenda umana, dai senti-menti intensissimi, dagli affetti espressi in tut-ta la loro forza fino all’ultimo respiro, quando Giuseppe, ormai sfinito, assistito nei suoi ultimi momenti da Maria, la sposa amata, intraveden-do il Figlio, apparso come un’ombra, esclama: “Ma è lui! Gesù, figlio mio, figlio del Padre!”. È questa l’espressione che illumina tutta la vita di Nazareth, la vita di quella Famiglia, volu-ta e formata, perché Gesù, il Figlio del Padre, sperimentasse che cosa significa essere uomo e come si vive da uomo, diventasse l’uomo perfetto al quale tutti potessero guardare. È lui il figlio amato, rivelatore del Padre che non si stanca mai di ricolmarlo del suo amore, speri-mentato già nell’umanità nuova e piena vissuta dalla Famiglia di Nazareth. Ci sono voluti dei secoli prima che Giuseppe di-ventasse un uomo vero, non solo custode del Fi-glio di Dio e difensore della verginità di Maria, ma sposo e padre, persona umana che sogna una sposa “intangibile”, vive come prova la delusione e l’amarezza per un evento inaspettato, inspiega-bile e gusta, poi, tutta la gioia di accogliere “la sposa desiderata con il mistero indecifrabile che l’avvolge”, quella sposa che è “come l’aria che respiro, come il sole che mi scalda!”. E il miste-ro continua ad avvolgere questa Famiglia, dove cresce “Un figlio! Suo Figlio!...Ma anche nostro figlio!...che “va trasformando il mio cuore, occu-pando i miei pensieri e i miei affetti...”Commuove il pensare all’atmosfera che si poteva respirare nella casa di Nazareth, dove Gesù entra e vive come discendente della stirpe regale di Da-vide, dove la Parola del Padre, accolta da Giusep-pe, “pone il re e il falegname con la stessa digni-tà all’ombra dell’Arca santa dell’unico Signore” , dove due genitori riversano sul figlio loro e del Padre tutta la tenerezza, l’amore, la dedizione, di cui può essere capace una creatura. Là Gesù spe-rimenta la bellezza e la forza dei legami familiari, la grandezza dell’amore intenso e confidente, la comunicazione sincera ed aperta, nel dialogo con Maria e Giuseppe, immersi nella tradizione e nelle osservanze del loro popolo e, quindi, i primi a stupirsi di fronte alla novità e al mistero pur invisi-

bile, ma sempre presente. Là Gesù impara da Giu-seppe il lavoro e il senso del guadagnarsi il pane con le proprie mani, la giustizia per dare a ciascu-no il suo, la sensibilità per affrettarsi a rispondere alle richieste urgenti di chi è nel bisogno, ad oc-cuparsi delle cose del Padre nell’esistenza quoti-diana. Là vengono goduti “momenti tranquilli di vita familiare nel lavoro tra la gente”, nella fedeltà e nell’osservanza delle tradizioni dei Padri, delle leggi e dei valori sociali che costituivano il tessuto aggregante del Popolo di Israele. Nella vita fami-liare che lo forma e lo sostiene, Gesù prende sem-pre più coscienza della sua vocazione e della sua missione che consiste nell’attendere alle cose del Padre suo (Lc 2,48), nel rompere le strutture chiu-se delle “sacralità tradizionali”, per liberare l’uomo da ogni forma di male e di egoismo. È un linguag-gio nuovo il suo, non viene compreso neppure dai suoi, neppure da Maria e da Giuseppe che stupiti quando lo ritrovano al Tempio, gli rivolgo-no perplessi la famosa domanda: “Figlio, perché ci hai fatto questo?”. C’era anche la madre con i parenti, quando lo considerarono “fuori di sé” (Mc 3,21) e volevano riportarlo a casa. È un messag-gio forte, nuovo il suo: la famiglia che ricolma di amore e di ogni bene i figli, deve tenere presente che ogni figlio è pure Figlio di Dio, non è un suo possesso, non ne può disporre né può stabilire a suo piacimento il cammino della vita. Proprio a Nazareth, fin dall’inizio del suo ministero Gesù sperimenta la durezza di cuore e la grettezza di quanti non comprendono, non accettano verità che turbano l’ordinarietà della vita, la quotidianità con i suoi gesti e ritmi che si ripetono senza oriz-zonti che si allargano e senza prospettive.“Figlio mio e Figlio del Padre!. Questa verità Fer-ruccio Ulivi mette in bocca a Giuseppe come ultima sua parola. Affetto, amore, solidi legami familiari, coltivati per diventare figli di Dio, capa-ci dell’amore e della passione che mette a dispo-sizione la vita per creare una famiglia più grande, quella dei figli di Dio, alla sequela di Cristo, il primogenito di quanti ascoltano la parola di Dio e compiono la sua volontà(Cfr Mc 3,35). Que-ste verità voleva forse dirci il Fondatore, il b. G. Nascimbeni, quando ci invitava ad entrare nella “casetta di Nazareth” e ammirare quel bambino, un bambino come tutti, ma che era Dio!

G.T.

GESÙ, IL FIGLIO DEL PADRE

Page 18: guardando a Francesco e Chiara BEATI I POVERI...Messaggio di Papa Francesco per la XXIX GMG 2014 - n. 4 BEATI I POVERI in spirito perchè di essi è il Regno dei cieli Cari giovani,

40 NAZARETH 4 2014

“Non si dovrebbe celebrare la nascita di Cristo una volta all’anno, ma ogni giorno, perché Egli rivive in ognuno di noi.

Gesù è nato e vissuto invano, se non abbiamo imparato da lui a regolare la nostra vita

sulla legge eterna dell’amore pieno. Là dove regna senza idea di vendetta e di violenza, il Cristo è vivo.

Allora potremmo dire che il Cristo non nasce soltanto un giorno all’anno: è un avvenimento costante che può avverarsi in ognuna delle nostre vite.

Quando la legge suprema dell’amore sarà capita e la sua pratica sarà universale,

allora Dio regnerà sulla terra come regna in cielo. Il senso della vita consiste nello stabilire il Regno di Dio sulla terra, cioè nel proporre la

sostituzione di una vita egoista, astiosa, violenta e irragionevole con una vita di amore, di fraternità, di libertà, di ragione.

Quando sento cantare ‘gloria a Dio e pace in terra agli uomini di buona volontà’, mi chiedo oggi come sia resa gloria a Dio e dove ci sia pace sulla terra.

Finché la pace sarà una fame insaziata; finché noi non saremo riusciti a rinascere come uomini, illuminati dallo Spirito,

a instaurare con le persone rapporti autentici di comunione, da cui siano estranei i sorrisi forzati,

l’invidia, la gelosia, la falsa cortesia, la diplomazia; finché non avremo come senso della vita

la ricerca della verità su noi stessi, del giusto, del bello; finché non saremo capaci di spogliarci di ciò che non è autentico, di ciò che abbiamo di troppo

a spese di coloro che non hanno niente; finché continueremo a calpestare i nostri sogni più belli e più profondi,

il Cristo non sarà mai nato in noi.

Quando la pace autentica si sarà affermata, quando avremo sradicato la violenza dalla nostra civiltà, solo allora noi diremo che

‘Cristo è nato in mezzo a noi’. Allora non penseremo tanto ad un giorno che è un anniversario,

ma ad un evento che può realizzarsi in tutta la nostra vita. Se dunque si augura un ‘buon Natale’

senza dare un senso profondo a questa frase, tale augurio resta una semplice formula vuota”.

Gandhi

Natale di Gesù

OGNI GIORNOdell’anno

Page 19: guardando a Francesco e Chiara BEATI I POVERI...Messaggio di Papa Francesco per la XXIX GMG 2014 - n. 4 BEATI I POVERI in spirito perchè di essi è il Regno dei cieli Cari giovani,

41NAZARETH 4 2014

Venne tra i suoi,e i suoi non lo hanno accolto.

A quanti però lo hanno accoltoha dato potere di diventare figli di Dio:a quelli che credono nel suo nome,i quali, non da sanguené da volere di carnené da volere di uomo,ma da Dio sono stati generati.

E il Verbo si fece carnee venne ad abitare in mezzo a noi;e noi abbiamo contemplato la sua gloria,gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre,pieno di grazia e di verità.

Giovanni 1, 11-14

... AUGURI!

DIVENTAREFIGLI DI DIO

Un evento che può realizzarsi in tutta la nostra vita

Page 20: guardando a Francesco e Chiara BEATI I POVERI...Messaggio di Papa Francesco per la XXIX GMG 2014 - n. 4 BEATI I POVERI in spirito perchè di essi è il Regno dei cieli Cari giovani,

42 NAZARETH 4 2014