Green Life

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Guida alla vita nelle città di domani Prefazione di Filippo Solibello Andrea Poggio e Maria Berrini green life tascabili dell ambiente green life

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Green Life , Guida alla vita nelle città di domani. Di Andrea Poggio e Maria Berrini, prefazione di Filippo Solibello

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andrea poggio, 55 anni, è vicedirettore generale

di Legambiente e responsabile della direzione

nazionale di Milano. È presidente della

Fondazione Legambiente Innovazione, animatore

del Premio all’Innovazione Amica dell’Ambiente,

della campagna “Puliamo il mondo” e del sito

www.viviconstile.org.

Nel 1980 è stato tra i fondatori dell’associazione

Legambiente, e nel 1993 ha dato inizio al premio

“Comuni Ricicloni”. Nel 2001 ha organizzato

il primo servizio italiano di car sharing a Milano.

Giornalista, fondatore e direttore (sino al 1984)

del mensile La nuova ecologia. È autore dei volumi

Ambientalismo (1996), Vivi con stile (2007),

Viaggiare leggeri (2008).

maria berrini, architetto, dal 1981 opera

come consulente e ricercatrice, e dalla sua

fondazione è presidente dell’Istituto di Ricerche

Ambiente Italia. Ha coordinato decine di progetti

europei e centinaia di attività professionali

in materia di sostenibilità locale e pianificazione

ambientale. Per 10 anni è stata membro italiano

del Gruppo “Esperti di Ambiente Urbano”

della Commissione Europea. È stata relatrice

in tutte le Conferenze indette dalla campagna

europea “Città Sostenibili”. Dal 2008

è componente del Panel di Valutazione

per il Premio Europeo “Green Capital”,

e nel 2009 è stata eletta nel Consiglio dell’Ordine

degli Architetti di Milano della cui Commissione

Urbanistica ha fatto parte dal 2008. Euro 12,00

ISBN 978-88-96238-53-0

ta s c a b i l id e l l ’ a m b i e n t e 8

“Il tempo delle scuse, delle ideologie, della stolta contrapposizione ambiente/progresso è finito da un pezzo nel resto d’Europa, e sarebbe bene che anche qui da noi ci si applicasse con maggiore convinzione alla progettazione intelligente di un ecosistema, urbano e non, migliore di quello attuale. In questo libro troverete la prova provata di come sia possibile, da subito, invertire la rotta. Cosa accadrà in futuro dipenderà soprattutto da noi, da quanto sapremo essere protagonisti in prima persona delle scelte e delle sfide che ci attendono. Leggere è il primo passo, gli altri verranno.”Filippo Solibello

Nel 2007 la popolazione che abita nelle città ha superato per la prima volta nella storia quella che vive nelle aree rurali, e si prevede che questa percentuale possa salire al 70% entro il 2050. Inoltre, le città consumano più del 70% di tutta l’energia e producono il 69% delle emissioni di CO2.Bastano queste cifre a confermare che la partita della sostenibilità può essere vinta solo partendo dai contesti urbani, da sempre luoghi dell’innovazione e della creatività, ma oggi anche giganteschi consumatori di energia e produttori di rifiuti e inquinanti. Eppure, come ci dimostrano Andrea Poggio e Maria Berrini, le alternative ci sono. Abitazioni che generano più energia di quanta ne consumano, facendo risparmiare un sacco di soldi ai proprietari; sistemi di trasporto integrati con cui evadere dalle prigioni a quattro ruote che guidiamo tutti i giorni; nuovi modi di vivere e rapportarci con i nostri vicini, per smettere di stupirci se qualcuno ci ringrazia e ci saluta... Molte città in Europa e nel resto del mondo lo hanno già fatto, e chi le abita è più felice e meno spaventato dal futuro. E noi, che cosa stiamo aspettando?

www.edizioniambiente.it

Guida alla vita nelle città di domaniPrefazione di Filippo Solibello

Andrea Poggio e Maria Berrini

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Andrea Poggio e Maria Berrinigreen lifeguida alla vita nelle città di domani

realizzazione editoriale

Edizioni Ambiente srlwww.edizioniambiente.it

coordinamento redazionale

Diego Tavazzi

progetto grafico: GrafCo3 Milanoimmagine di copertina: beltsazar/Shutterstock

© 2010, Edizioni Ambiente via Natale Battaglia 10, 20127 Milano tel. 02 45487277, fax 02 45487333

ISBN 978-88-96238-53-0

Finito di stampare nel mese di febbraio 2010 presso Genesi Gruppo Editoriale – Città di Castello (Pg)

Stampato in Italia – Printed in ItalyQuesto libro è stampato su carta riciclata 100%

i siti di edizioni ambiente:

www.edizioniambiente.itwww.nextville.itwww.reteambiente.itwww.verdenero.it

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Guida alla vita nelle città di domani

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sommario

prefazione 9di Filippo Solibello

1. la rivoluzione degli stili di vita 11

2. una societÀ a 2.000 watt 21

3. il negajoule 29

4. la casa in classe oro 43

5. elogio del condominio 57

6. vivere rinnovabile 65

7. il quartiere, piÙ che abitare 79

8. viaggiare leggeri 95

9. l’ecodensità 111

10. le green capital europee 123

11. l’impronta di carbonio 137

12. il desiderio di futuro 149

ringraziamenti 159

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Nella realtà vi è meno e vi è di più. Si deve, se si vede il limite, andare oltre, donando poi il di più!

Sono IO-UMANITÀ che scopro e CREO la LIBERTÀ.Benedetta Cappa Marinetti, pittrice e intellettuale futurista

Ogni giorno che passa impara almeno una cosa nuova. Se lofai ti cambia la vita e se lo facessimo tutti cambieremmo il

mondo. E dai un’occhiata a campi di sapere diversi dal tuo,perché le connessioni ci sono anche se non immediatamentevisibili: senza forzare il pensiero della complessità tanto caro

all’ecologia, dando a tutto un collegamento causa-effetto chenon esiste. Siate leonardeschi, non tuttologi olistici.Roberto Vacca, da La nuova ecologia, gennaio 2004

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Come saranno le città del futuro? Come vivremo nelle metro-poli degli anni Venti, Trenta o Quaranta del nuovo millennio?Saranno orridi agglomerati multistrato, inquinati fino all’inve-rosimile, come vorrebbe certa fantascienza, o piuttosto deiluoghi piacevoli ed evoluti, ecologicamente sostenibili, conparchi, laghetti e splendidi percorsi ciclabili dove sfreccianointere famigliole felici e la gente fa a gara a darsi la preceden-za? Nessuno può dirlo con certezza. Certo è che abbiamo undisperato bisogno di sapere almeno in che direzione ci piace-rebbe andare. Il libro che avete fra le mani parla proprio diquesto: racconta, in maniera estremamente dettagliata e condovizia di particolari, una road map possibile e auspicabile peril nostro futuro prossimo. Con grande ricchezza di esempi concreti e buone pratiche del-l’oggi si disegna, capitolo dopo capitolo uno stradario imma-ginifico ad uso e consumo dei cittadini consapevoli e degliamministratori responsabili. Pagina dopo pagina, di fronte allebuone pratiche dei “cugini” europei, si fanno piccole piccolele beghe da italietta a cui ci hanno purtroppo abituato i politi-ci nostrani. Leggendo di Copenaghen, Amsterdam, del quar-tiere di Rieselfeld a Friburgo, di Bike City e di Bike City 2 a

prefazione

di Filippo Solibello

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Vienna, o dello spettacolare piano di sviluppo di Stoccolma,si svela immediatamente la pochezza culturale e teorica dei(rari) progetti urbanistici delle nostre metropoli.Il libro di Andrea Poggio e Maria Berrini ci aiuta a immagina-re il futuro leggendo con attenzione il presente. Dall’energiaalla mobilità, dalle nuove tecnologie dell’abitare alle ultimeapplicazioni del consumo critico e responsabile, gli autori ciportano per mano in una sorta di Esposizione partecipata ereale, di un mondo che, volendo, potrebbe realizzarsi anche danoi e che altri hanno già.Il tempo delle scuse, delle ideologie, della stolta contrapposizio-ne ambiente/progresso è finito da un pezzo nel resto d’Europae sarebbe bene che anche qui da noi ci si applicasse con mag-giore convinzione alla progettazione intelligente di un ecosiste-ma, urbano e non, migliore di quello attuale. Nei prossimi capitoli troverete la prova provata di come siapossibile, da subito, invertire la rotta di un’antropizzazioneforzata del territorio subordinata a meri interessi economici eclientelari. Lo sconfinato patrimonio, naturale e non, dellaBiosfera-Italia non merita lo scempio subito in questi ultimidecenni. Cosa accadrà in futuro dipenderà soprattutto da noi, da quan-to sapremo essere protagonisti in prima persona delle scelte edelle sfide che ci attendono. Leggere è il primo passo, gli altri verranno.

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Che lo si voglia o no, stiamo vivendo cambiamenti storiciprofondi che ci riguardano tutti direttamente. Cambiano, a unavelocità mai vista in passato, gli oggetti e le tecnologie cheusiamo in continuazione. Cambiano i beni e i servizi che uti-lizziamo tutti i giorni, gli alimenti di cui ci nutriamo, le nostrecase, i modi di muoversi. Stanno cambiando le attività produt-tive, le fabbriche chiudono e ne nascono di nuove in partidiverse dell’Italia e del mondo. Cambiano l’economia e i mer-cati, cambiano i protagonisti sociali e migrano i popoli.Cambiano in tutto il mondo le città, i loro abitanti e i modi diviverle. Cambiano i materiali e le materie prime che usiamo,cambia l’uso dell’energia e le fonti di cui ci approvvigioniamo.I libri di storia ci raccontano i cambiamenti delle civiltà e deipopoli che per primi hanno imparato a coltivare la terra inmodi più efficienti o a lavorare i metalli, ma cosa capiranno inostri nipoti di questo inizio di millennio? E noi, dobbiamoavere paura, o piuttosto dobbiamo essere pronti a cogliereopportunità inaspettate? Tra le due opzioni, preferiamo laseconda: pensiamo, e ci proponiamo di motivarlo in questolibro, che la rivoluzione in corso ci offra l’occasione per miglio-rare la vita nostra e dei nostri figli e nipoti. Restituire la spe-

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ranza che si è persa in quest’ultimo decennio di crisi nella vec-chia Europa e nel Nord America: la speranza che quelli cheverranno dopo di noi potranno godere di un mondo miglioredi quello in cui noi abbiamo vissuto. Due esempi tra i tanti?Nel 2008, all’inizio della crisi finanziaria, per la prima volta almondo, gli investimenti nelle energie rinnovabili e nell’effi-cienza hanno raggiunto la cifra record di 155 miliardi di dol-lari, superando di gran lunga quelli nel petrolio e nelle energiefossili (i dati sono del rapporto Global trends in sustainable energyinvestment 2009, elaborato dal Programma ambiente delleNazioni Unite, l’UNEP). Ciò è avvenuto grazie soprattuttoagli investitori privati, perché quelli statali in prevalenza sosten-gono ancora le lobby petrolifere, come è successo in Italia coni fondi sulle rinnovabili che hanno finanziato soprattuttopetrolio e gas. Non solo: per il secondo anno consecutivo sial’energia prodotta sia la potenza elettrica installata a energianucleare (circa il 6% nel mondo) hanno continuato a declina-re. E probabilmente è solo l’inizio, perché gli annunci di chiu-sura delle vecchie centrali superano ancora di gran lunga gliordini di nuove.Abbiamo di fronte un domani che può divenire interessanteanche per l’economia e i bilanci famigliari, per l’ambiente vici-no e lontano, persino per la pace tra i popoli, se tutti troveran-no risorse e possibilità di benessere da risorse locali e rinnova-bili. Ma, come sempre, nulla è scontato. Come in tutti i cam-biamenti e rivoluzioni, ci sono e ci saranno grandi passi avantie blocchi improvvisi, vincitori e vinti, sorgeranno nuovi padro-ni dell’energia (pensiamo alla Russia di Putin) e si diffonderan-no nel mondo collettori solari. Si annunceranno grandi svolteinternazionali mentre minoranze sempre più consistenti avran-no la capacità di anticipare i cambiamenti su scala locale, nazio-

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ne per nazione, regione per regione, città per città, casa per casa.Anzi, proprio dalla capacità delle classi dirigenti locali di antici-pare il cambiamento, dipenderà il controllo, il “telecomando”delle scelte, la possibilità che, almeno in parte, questo passi perle mani di ciascuno di noi, consumatori finali e produttori delleconoscenze e delle risorse necessarie alla vita futura.

come fermare la febbre del pianeta

Mentre scriviamo queste pagine si è da poco conclusa la delu-dente Conferenza di Copenaghen sul clima. Su un’imbarca-zione del porto della capitale danese una grande scritta acco-glieva le decine di migliaia di diplomatici, tecnocrati, rappre-sentanti di associazioni e movimenti convenuti: “I politici par-lano, i leader decidono”. Anche i leader hanno deluso, a comin-ciare da Barack Obama, che non poteva prendere impegni cuiil Congresso e il Senato si sarebbero opposti come era già suc-cesso a Clinton. L’Europa – forse per la prima volta tagliatafuori dal dialogo Usa-Cina – si è presentata con importantiimpegni unilaterali e vincolanti, ma non abbastanza generosida convincere il resto del mondo. La Cina, ormai primo gene-ratore di gas climalteranti, vanta già un formidabile impegnonelle rinnovabili e nella green economy, ma è ancora troppoopportunista nel difendere la propria giovane industria e il suocarbone a basso prezzo. Insomma, non ci sarà nella storia del-l’umanità un “accordo di Copenaghen” così come invece c’èstato un “protocollo di Kyoto” valido sino al 2012: non ci restache sperare in un “accordo del Messico”, alla prossimaConferenza delle Parti nel dicembre 2010. Gli scienziatidell’IPCC, il Panel internazionale che lavora in rete conmigliaia di scienziati in tutto il mondo, Nobel per la Pace nel

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2007, hanno già fatto capire che con i blandi impegni annun-ciati dai governi sarà inevitabile superare la soglia dei 2 gradimedi di aumento della temperatura mondiale. La soglia, allabase della trattativa di Copenaghen, segnala il punto oltre ilquale i cambiamenti climatici previsti comportano significativicali delle produzioni agricole nei paesi più popolosi, intensifi-cazioni delle siccità e degli eventi meteorologici estremi, conconseguente aumento di decine di milioni di profughi ambien-tali nel mondo. Nell’anno in cui l’Europa festeggia la cadutadel muro di Berlino, si sta costruendo una nuova barriera lungola frontiera tra l’India e il Bangladesh, nel timore di uno spo-stamento di massa a causa delle alluvioni e della fame. In Italiai ghiacciai alpini si sciolgono, costringendoci a rivedere i con-fini, aumentano i fenomeni meteo estremi, con conseguenzedrammatiche in un paese a rischio idrogeologico; si intensifi-cano i giorni di acqua alta a Venezia, mettendo sempre più arischio la sopravvivenza della città; cambiano le produzioniagricole e i raccolti diventano più imprevedibili.Accanto ai timori indotti dai cambiamenti climatici, è cresciu-ta una nuova consapevolezza tra le diplomazie dei più impor-tanti paesi al mondo, comprese Cina e India: rimanere esclusidai nuovi mercati delle emissioni, dalla nuova economia soste-nibile e dagli accordi che ne costituiranno le fondamenta nonconviene a nessuno. Per essere al passo col mondo che cam-bia è necessario dunque uno scatto nuovo, una rivoluzione cheriguarda anche noi e che passa per la conversione delle nostreeconomie e dei nostri stili di vita, che dovranno essere all’in-segna della pace col prossimo, con il pianeta e con il futuro. Il millennio si è aperto con l’attentato terroristico alle Torrigemelle a New York e con la controffensiva del PresidenteGeorge W. Bush che, spedendo l’esercito in Iraq, dichiarava:

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“Il nostro stile di vita non è negoziabile”. Barack Obama havinto la campagna elettorale con una promessa: “Fisserò l’o-biettivo nazionale di rendere ecocompatibili tutti gli edifici inAmerica entro il 2030”. Ha poi aggiunto: “Voglio che le autoa basso consumo del futuro vengano costruite proprio qui, inAmerica” e dopo pochi mesi ha chiamato ad aiutarlo la Fiat,marchio che si caratterizza per il più basso livello di emissionidi CO2 a chilometro sulla media del venduto. Chissà se Obamamanterrà la promessa e se Marchionne ce la farà a mantenereil primato, ma la scommessa del futuro sta tutta qui: non nelconsolidarsi di un nuovo settore dell’economia verde, ma nel“Green New Deal”, cioè nella speranza che la green economysia la risposta alla crisi economica e finanziaria attuale, e che ilprocesso di riconversione investa tutta l’economia, trasfor-mando anche settori tradizionali come l’edilizia, i trasporti, l’a-gricoltura, quelli delle materie prime, delle energie rinnovabilie della preservazione del territorio.Ma prima che negli Stati Uniti, la svolta è iniziata nel cuoredella vecchia Europa. E non solo grazie alla forza elettoraledel partito dei Verdi tedeschi o al recente successo di EuropeEcologie in Francia. Si ricordi la quasi continuità, su questitemi, del governo di svolta di Angela Merkel con il preceden-te partecipato dai socialdemocratici, la determinazione nellepolitiche per fermare i cambiamenti climatici di Tony Blair ieri,di Gordon Brown oggi e dei programmi elettorali di LordCameron, su questi argomenti in gara virtuosa con le propo-ste del declinante governo laburista. O al governo svedese,che ha tenuto la presidenza dell’Unione Europea durante laConferenza di Copenaghen, forte del fatto che maggioranza eopposizione condividono l’obiettivo di ridurre le emissioni del40% entro il 2020.

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responsabilità, libertà, sussidiarietà

Le nuove parole chiave della conversione in atto sono respon-sabilità, libertà e sussidiarietà. Senza responsabilità nei con-fronti di quello che succede e che ci succede non si può capi-re quale sia la strada migliore da percorrere. Senza responsa-bilità prevale la paura del cambiamento, ci si barrica in casa esi comprano porte blindate e non pannelli solari, non si puòcapire quale sia la scelta migliore per il nostro futuro. Senza libertà di scelta, poi, non si produce cambiamento, alme-no nelle democrazie nelle quali ci piace vivere. Il presidentefrancese Nicolas Sarkozy, alla chiusura della consultazionenazionale sullo sviluppo sostenibile (la Grenelle Environ -nement, presentata nell’ottobre del 2007) dichiarava solenne-mente: “Non potremo né imporre né decretare lo sconvolgi-mento dei nostri stili di vita, che solo una rifondazione dellanostra democrazia renderà possibile”. Una democrazia, quin-di, che non si esprime solo nel voto, ma anche nelle scelte checompiamo tutti i giorni, quando facciamo la spesa, scegliamoil mezzo di trasporto più conveniente, la casa dove abitare, lacomunità di appartenenza, il modo di prestare un’opera o discambiare un lavoro responsabile. E Sarkozy non è un “écolo”estremista. Libertà perché, a differenza dello stile di vita delle società indu-striali del secolo scorso, le nuove società di questo millenniodovranno prevedere stili di vita plurali, con accentuazionidiverse in funzione delle diverse sensibilità che popolerannole città del futuro. Ognuno, ogni comunità, farà trasparire coni propri comportamenti differenti valori e livelli di responsa-bilità nei confronti degli altri e del mondo: solo così si spiegacome mai desideriamo scegliere la mela a chilometro zero e lamarmellata equa e solidale del Sud America.

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E infine sussidiarietà. Perché tutti questi nuovi prodotti nonsi trovano facili facili nei banconi del supermercato, non cisono garantiti e spesso non ci vengono neppure forniti. Unesempio? I servizi di trasporto pubblico o di mobilità dolcenon sono disponibili nelle nostre città, anche se spesso sareb-bero più comodi dell’auto con navigatore. Se non ci organiz-ziamo e non chiediamo questi beni e servizi, nessuno ce li met-terà a disposizione. Anzi, se non ordiniamo il prodotto chevogliamo, se non chiediamo direttamente al produttore comelo vorremmo, il mercato o lo Stato non ce lo offriranno mai.È quello che succede quotidianamente alle organizzazioni diconsumatori, ai gruppi d’acquisto, ai circoli di Legambiente, epersino ai Comuni che praticano gli “acquisti verdi”. Il mer-cato e lo Stato arrivano dopo, noi intanto diamoci da fare.Il cambiamento del futuro non potrà essere solo internazio-nale e globale, pena il subirlo controvoglia e godere solo dellaparte amara della pillola. Ma neppure potrà essere il prodottoisolato di scelte autonome delle comunità locali o delle singo-le famiglie o persone. Piuttosto, come si dice oggi con unabrutta parola, dovrà essere “glocal”, globale e locale insieme.Il cambiamento coinvolgerà in primo luogo le città del mondo,anche quelle italiane. Il Cardinal Carlo Maria Martini, alla finedel suo apostolato milanese, ci ha ricordato che “la città è unpatrimonio dell’umanità. Essa è stata creata e sussiste per tene-re al riparo la pienezza di umanità da due pericoli contrari edissolutivi: quello del nomadismo, cioè della desituazione chedisperde l’uomo, togliendogli un centro di identità; e quellodella chiusura nel clan che lo identifica ma lo isterilisce dentrole pareti del noto. La città è invece luogo di un’identità che siricostruisce continuamente a partire dal nuovo, dal diverso, ela sua natura incarna il coordinamento delle due tensioni che

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arricchiscono e rallegrano la vita dell’uomo: la fatica dell’aper-tura e la dolcezza del riconoscimento”.Un vecchio detto ci ricorda infatti che “l’aria di città rendeliberi”. Anche quando, aggiungiamo noi di Legambiente, l’a-ria è inquinata al di sopra di qualsiasi standard sanitario eambientale internazionale, come nelle nostre belle città. Èparadossale che siano degli ambientalisti ad aspettarsi unasvolta ecologica proprio dalle città? A pensarci bene, no.Perché il cambiamento di cui stiamo parlando è della societàdegli uomini e può nascere là dove gli uomini vivono e si rela-zionano tra loro. È nelle città, dove ormai vive più della metàdell’umanità, che si dovrà iniziare a consumare meno energiainquinante, usare risorse rinnovabili o riciclabili, muoversi piùfacilmente a piedi, in bicicletta o in metropolitana, costruirecase più efficienti, coltivare il verde, decidere liberamentecome cambiare la propria vita. L’alternativa è la decadenzadelle città stesse.È questo patrimonio di idee che Legambiente, Triennale e l’i-stituto di ricerche Ambiente Italia hanno voluto portare in unagrande mostra internazionale (da febbraio a marzo 2010).Ospitata alla Triennale di Milano e intitolata “Green Life,costruire città sostenibili” (www.mostragreenlife.org), l’esibi-zione è frutto di una ricerca intellettuale e politica che dura daanni. Questo libro non racconterà la mostra, ma fa parte dellostesso percorso, e nasce dal radicamento territoriale dell’asso-ciazionismo ambientalista, dall’esigenza di fare proposte e difornire strumenti alle comunità locali (paesi e quartieri di città)che scelgono nuovi cammini di sostenibilità. Nasce anche dallacampagna “Vivi con stile”, iniziata nel 2007, che ha dato iltitolo a un volume di discreto successo e a un frequentato sitoweb (www.viviconstile.org). La conversione ecologica non si

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produrrà senza la formazione di un retroterra di conoscenzee culture condivise tra milioni di cittadini e di abitanti di tuttaItalia, con cui superare diffidenza e scetticismo nei confrontidella novità di cui anche la Green Economy è parte.

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