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Ermete Realacci GREEN ITALY PERCHÉ CE LA POSSIAMO FARE PREFAZIONE DI Ivan Lo Bello POSTFAZIONE DI Alberto Meomartini

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Perché ce la possiamo fare

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Ermete Realacci

GREENITALY

PERCHÉ CE LA POSSIAMO FARE“CHI GOVERNA DEVE AVERE A CUORE MASSIMAMENTE LA BEL-LEZZA DELLA CITTÀ, PER CAGIONE DI DILETTO E ALLEGREZZA AIFORESTIERI, PER ONORE;PROSPERITÀ E ACCRESCIMENTO DELLACITTÀ E DEI CITTADINI.” Costituto di Siena, 1309

Possiamo battere la crisi? Non sarà facile, ma la risposta è sì. Sesapremo guardare l’Italia con occhi diversi da quelli delle agenziedi rating, con l’affetto e la curiosità necessari a cogliere i nostritanti talenti. Ermete Realacci prova a farlo. Racconta, dal Nord alSud, storie di un’alleanza tra imprese e comunità, tra ambientee nuovi modi di vivere che possono traghettarci verso un paesepiù desiderabile e più competitivo. È Green Italy. Dove la greeneconomy sposa le vocazioni nazionali, tiene insieme le tradizionicon l’elettronica e la meccanica di precisione. Punta su qualità,ricerca e conoscenza per produrre un’economia più sostenibile einnovativa. Si apre ai mercati globali e rinsalda i legami con ilterritorio, facendosi forte della coesione sociale e del capitaleumano. È la via di un patriottismo dolce che può cambiare l’Italia.Un’idea di futuro per l’economia, la società, la politica.

Ermete Realacci, ambientalista e parlamentare, è presidenteonorario di Legambiente. Ha promosso e presiede Symbola, laFondazione per le Qualità italiane. Ha scritto con Antonio Cian-ciullo il libro SOFT ECONOMY (Bur, 2005).

PREFAZIONE DIIvan Lo BelloPOSTFAZIONE DIAlberto Meomartini

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Pamphlet, documenti, storie

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Autori e amici di

chiarelettereMichele Ainis, Tina Anselmi, Claudio Antonelli, Franco Arminio, Avventura Urbana Torino, Andrea Bajani, Bandanas, Gianni Barbacetto, Stefano Bartezzaghi, Oliviero Beha, Marco Belpoliti, Daniele Biacchessi, David Bidussa, Paolo Biondani, Nicola Biondo, Tito Boeri, Caterina Bonvicini, Beatrice Borromeo, Alessandra Bortolami, Giovanna Boursier, Dario Bressanini, Carla Buzza, Andrea Camilleri, Olindo Canali, Davide Carlucci, Luigi Carrozzo, Gianroberto Casaleggio, Andrea Casalegno, Antonio Castaldo, Carla Castellacci, Mario José Cereghino, Massimo Cirri, Marco Cobianchi, Fernando Coratelli, Carlo Cornaglia, Roberto Corradi, Pino Corrias, Andrea Cortellessa, Riccardo Cremona, Gabriele D’Autilia, Vincenzo de Cecco, Luigi de Magistris, Andrea Di Caro, Franz Di Cioccio, Gianni Dragoni, Giovanni Fasanella, Davide Ferrario, Massimo Fini, Fondazione Fabrizio De André, Fondazione Giorgio Gaber, Goffredo Fofi, Giorgio Fornoni, Nadia Francalacci, Massimo Fubini, Milena Gabanelli, Vania Lucia Gaito, Giacomo Galeazzi, don Andrea Gallo, Bruno Gambarotta, Andrea Garibaldi, Pietro Garibaldi, Claudio Gatti, Mario Gerevini, Gianluigi Gherzi, Salvatore Giannella, Francesco Giavazzi, Stefano Giovanardi, Franco Giustolisi, Didi Gnocchi, Peter Gomez, Beppe Grillo, Luigi Grimaldi, Dalbert Hallenstein, Guido Harari, Riccardo Iacona, Ferdinando Imposimato, Karenfilm, Giorgio Lauro, Alessandro Leogrande, Marco Lillo, Felice Lima, Stefania Limiti, Giuseppe Lo Bianco, Saverio Lodato, Carmelo Lopapa, Vittorio Malagutti, Ignazio Marino, Antonella Mascali, Antonio Massari, Giorgio Meletti, Luca Mercalli, Lucia Millazzotto, Davide Milosa, Alain Minc, Angelo Miotto, Letizia Moizzi, Giorgio Morbello, Loretta Napoleoni, Natangelo, Alberto Nerazzini, Gianluigi Nuzzi, Raffaele Oriani, Sandro Orlando, Max Otte, Massimo Ottolenghi, Antonio Padellaro, Pietro Palladino, Gianfranco Pannone, Walter Passerini, David Pearson (graphic design), Maria Perosino, Simone Perotti, Roberto Petrini, Renato Pezzini, Telmo Pievani, Ferruccio Pinotti, Paola Porciello, Mario Portanova, Marco Preve, Rosario Priore, Emanuela Provera, Sandro Provvisionato, Sigfrido Ranucci, Luca Rastello, Marco Revelli, Piero Ricca, Gianluigi Ricuperati, Sandra Rizza, Vasco Rossi, Marco Rovelli, Claudio Sabelli Fioretti, Andrea Salerno, Giuseppe Salvaggiulo, Laura Salvai, Ferruccio Sansa, Evelina Santangelo, Michele Santoro, Roberto Saviano, Luciano Scalettari, Matteo Scanni, Roberto Scarpinato, Gene Sharp, Filippo Solibello, Riccardo Staglianò, Franco Stefanoni, Luca Steffenoni, theHand, Bruno Tinti, Gianandrea Tintori, Marco Travaglio, Gianfrancesco Turano, Elena Valdini, Vauro, Concetto Vecchio, Giovanni Viafora, Anna Vinci, Carlo Zanda, Carlotta Zavattiero.

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pretesto 1 f a pagina XV-XVI

“La sfida è costruire una nuova egemonia culturale che sappia coniugare tradizione, saperi, innovazione, sostenibilità, regole, senso dello Stato e dell’etica pubblica.”Ivan Lo Bello, presidente Confindustria Sicilia.

f a pagina 312

“La green economy è oggi la via lungo la quale già tante imprese cercano e trovano la soluzione alla crisi.”Alberto Meomartini, presidente Assolombarda.

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pretesto 2 f a pagina 20

“Su un totale di circa 600.000 nuovi posti di lavoro stabili creati complessivamente nel 2011 nei settori dell’industria e dei servizi, il 38 per cento, 227.000 circa, sono posti di lavoro green.”

“Il comune di Torraca, 1200 abitanti in provincia di Salerno, è il primo al mondo ad aver convertito a led tutta l’illuminazione pubblica: 67 per cento di energia risparmiata, 90 per cento di inquinamento luminoso in meno, costi di manutenzione dimezzati.”

f a pagina 25

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f a pagina 97

“Non avrebbe senso andare in Cina per risparmiare, al netto del trasporto, il 10 per cento sul costo del lavoro. Quello che perdo è più di quello che guadagno… Non avrò mai la qualità, la dedizione, la fantasia, la precisione che ho dalla forza lavoro italiana.” Averaldo Farri, amministratore delegato di Power One, azienda toscana seconda al mondo nel settore degli inverter fotovoltaici.

“Le grandi multinazionali della plastica si sono accorte dell’enorme possibilità di business ‘green’ e hanno fatto incetta di materia da riciclo: per strozzare il mercato, da una parte, e ritagliarsi ruoli da player principali dall’altra.”

f a pagina 84

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pretesto 3 f a pagina 197

“C’è solo una fabbrica a impatto zero. L’energia che usa deriva al cento per cento dal sole. Produce legno, utilizza come materie prime l’anidride carbonica e le sostanze nutritive della terra. I suoi rifiuti sono l’ossigeno e le foglie. È l’albero. Noi ci ispiriamo a quella fabbrica.” Gabriele Centazzo, presidente di Valcucine, azienda che attua una cultura d’impresa all’insegna di etica, ambiente e innovazione.

“Prima abbiamo pulito le nostre acque, poi sono arrivati i riconoscimenti, la notorietà e quindi i turisti.” Stefano Pisani, attuale sindaco di Pollica e per sei anni vice di Angelo Vassallo, assassinato nella notte del 5 settembre 2010.

f a pagina 101

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f a pagina 82-84

“Cavalcando la bolla speculativa del greggio, alimentavano la lievitazione dei costi delle materie prime: il processo di riconversione delle materie prime è partito da qui… La mia è una ribellione contro le lobby del petrolio. Per produrre un chilo di Pet riciclato ci vogliono 200 grammi di petrolio: il 90 per cento in meno di quello necessario a produrre Pet vergine.” Sergio Lupi, ex salumiere, fondatore di Revolution, che produce arredi per magazzini con plastiche riciclate e serve i maggiori gruppi italiani della grande distribuzione.

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© Chiarelettere editore srlSoci: Gruppo editoriale Mauri Spagnol S.p.A.Lorenzo Fazio (direttore editoriale)Sandro ParenzoGuido Roberto Vitale (con Paolonia Immobiliare S.p.A.)Sede: Via Melzi d’Eril, 44 – Milano

isbn 978-88-6190-263-3

Prima edizione: febbraio 2012

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Ermete Realacci

Green ItalyPrefazione di Ivan Lo BelloPostfazione di Alberto Meomartini

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Ermete Realacci (Sora, 1955) è un ambientalista e parlamentare italiano. Ha guidato fin dai primi anni Legambiente, di cui è tuttora presidente onorario. Ha promosso e presiede Symbola, la Fondazione per le qualità italiane. È sta-to presidente della commissione Ambiente, Territorio e Lavori pubblici della Camera dei deputati. È responsabile green economy del Partito democratico. Impegnato da anni contro le varie forme di inquinamento, nella difesa dell’am-biente, come intreccio inimitabile di natura, storia e cultura, tipico dell’Italia. Si è occupato tra l’altro di iniziative per il risparmio energetico e le fonti rinnovabili, per la difesa dei piccoli comuni e contro l’abusivismo edilizio, di lotta alle eco-mafie e di promozione delle produzioni agroalimentari di qualità e a KmZero, di commercio equo e solidale, di responsabilità sociale d’impresa. È tra i fondatori del Kyoto Club. Ha scritto insieme ad Antonio Cianciullo il libro Soft economy (Bur, 2005).

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Sommario

Prefazione di Ivan Lo Bello XIII

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Questo libro 3Ce la possiamo fare 7

Prima parte. La sfida della sostenibilità 49

Le ragioni di Archimede. Angelantoni Industrie 51 Gli ecopannelli tuttofare. Ecoplan 61 La carta vincente. Comieco 71 La sostenibilità tra gli scaffali. Revolution 81 Inverter toscani alla conquista del mondo. Power One 89

Seconda parte. Il nuovo made in Italy 99

La cucina dematerializzata. Valcucine 101 I tessuti del futuro. Gruppo Miroglio 111 Nanoparticelle e tradizione. Casalgrande Padana 119

Terza parte. Le frontiere della conoscenza 129

La chimica chiude il cerchio. Novamont 131 Dal petrolio alla canna gentile. Mossi & Ghisolfi 143 Artigiani dell’etere. Mandarin 151

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L’eccellenza della ricerca. Laboratori nazionali del Gran Sasso 161Il medico in tasca. Win 171 Quarta parte. Dalla società all’economia 183

L’orgoglio contadino: dalle Langhe ai cinque continenti. Terra Madre 185Il modello Vassallo. Pollica 195 La banca del cibo. Fondazione Banco alimentare 207 Gli angeli dell’energia. AzzeroCO2 219

Quinta parte. Le radici del futuro 229

Quando il territorio vale più d’uno spot. Consorzio per la tutela dell’olio toscano Igp 231Sostenibilità in bottiglia. Salcheto 239 Accadde domani. Edilana 249 Il genio delle camicie. Sartoria Inglese 259 Sesta parte. La qualità per competere 267

La stampa ai tempi di internet. Arti grafiche Boccia 269 Sulle ali delle fate. Rainbow 279 Di cultura si vive. Editalia 289 Dodicimila candele. Cereria Evelino Terenzi 299

Postfazione di Alberto Meomartini 311

Ringraziamenti 317

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Prefazionedi Ivan Lo Bello*

Superare la crisi, ora

Viviamo la fase più complessa e difficile della nostra storia repubblicana. Mai come ora crisi economica e morale si sono intrecciate, in una profonda recessione che ha radici nazionali e internazionali. Per questo abbiamo bisogno di idee nuove come quelle proposte in questo libro: per mettere in moto le energie migliori del paese e affrontare la crisi. Del resto, come diceva Albert Einstein, «non si può risolvere un problema con la stessa mentalità che l’ha generato».

Nel 1989 il crollo del muro di Berlino e degli ormai logori equilibri internazionali, lungi dal rappresentare la «fine della storia», determinò una profonda accelerazione di processi storici già in corso. Mentre il mondo bipolare della guerra fredda mostrava la corda, pochi erano in grado di comprendere le profonde trasformazioni dell’apparato produttivo occidentale e la «seconda grande marcia» della Cina: una rincorsa già avviata e che di li a poco avrebbe modificato gli equilibri economici e politici mondiali. Allo stesso tempo l’Europa dopo Maastricht e il grande progetto

* Presidente Confindustria Sicilia

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politico ed economico della moneta unica vedeva il ritorno delle logiche e degli egoismi nazionali.

In tanti ritennero allora che la storia si fosse fermata e che da quel momento una buona amministrazione avrebbe potuto sostituire la politica alta che nel secondo dopoguerra e a cavallo degli anni Ottanta e Novanta aveva scritto un pezzo rilevante della storia europea. Il nostro paese ha vis-suto questi processi in modo traumatico, con il crollo del vecchio sistema politico e con una seconda repubblica che ha presto mostrato le sue debolezze strutturali. Abbiamo tra-scorso gli ultimi quindici anni (con l’importante eccezione dello sforzo politico ed economico per l’ingresso nell’euro) senza un progetto strategico per il nostro paese. È prevalsa l’idea di un eterno presente che ha anestetizzato tante ener-gie e offuscato la capacità di comprendere i grandi cambia-menti in atto. Mentre i processi di globalizzazione e i nuovi paradigmi tecnologici avanzavano a ritmo serrato, modi-ficando gli equilibri economici e sociali, nuovi vincitori e vinti si affacciavano sulla scena mondiale, nuove ricchezze e nuove diseguaglianze riscrivevano gli equilibri sociali.

Credere in una nuova Italia

Avremmo dovuto in questi anni combattere la cultura della rendita, il diffuso degrado civile e morale, coniugare mer-cato e regole, riformare e restituire prestigio e autonomia alla macchina amministrativa. Ma soprattutto avremmo dovuto credere in noi stessi, nella nostra capacità di supe-rare le avversità storiche, di condividere sacrifici e successi. È prevalsa invece, come già in passato, un’idea «negativa», quella di un paese incapace di assumersi fino in fondo le pro-prie responsabilità. Scriveva Guido Carli (citato da Sabino

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Prefazione XV

Cassese nel recente: L’Italia: una società senza Stato?): «Il vin-colo esterno ha garantito il mantenimento dell’Italia nella comunità dei paesi liberi. La nostra scelta del vincolo esterno è una costante che dura fino ad anni recentissimi... Essa nasce dal ceppo di un pessimismo basato sulla convinzione che gli istinti animali della società italiana lasciati al loro naturale sviluppo avrebbero portato altrove questo paese». Sempre Carli in relazione ad alcune riforme sostiene che furono concepite «per sbarrare la strada a colpi di mano sul debito pubblico da parte di una classe politica cosi debole e screditata da non avere la forza né l’autorità morale di far accettare sacrifici ai propri elettori dopo aver largheggiato nel distribuire privilegi».

Questa è quasi sempre la nostra autorappresentazione che coglie alcune verità, ma lascia sullo sfondo l’Italia dell’in-novazione, della scommessa «verde», della internazionaliz-zazione, della solidarietà, della lotta alla mafia. L’Italia del cambiamento che ha percorso in silenzio il nostro paese, e che per prima, lontana dal clamore mediatico, ha lavorato dentro la dimensione globale e le grandi trasformazioni sociali, economiche e tecnologiche. Un pezzo del paese che si è confrontato con il futuro e con le nuove sfide competi-tive mettendo in discussione modelli sociali ed economici ormai obsoleti. Qui sono le radici della Green Italy propo-sta e raccontata in questo libro.

Rimane purtroppo forte dentro pezzi della classe diri-gente nazionale, la vecchia Italia che si confronta con le nostalgie del passato che fu, dei tanti che a Sud e a Nord del paese ancora cercano mercati protetti, degli orfani delle svalutazioni competitive e della spesa pubblica. La sfida è andare oltre il racconto dei tanti casi di successo costruendo una nuova e duratura «egemonia culturale», in grado di proporre alla società italiana una «nuova via» che

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sappia coniugare tradizione, saperi, innovazione, sosteni-bilità, regole, senso dello Stato e dell’etica pubblica.

Dentro questa ancora lunga transizione sarà necessaria una forte coesione sociale. Occorrerà aiutare i tanti che dovranno acquisire nuove e inedite competenze, offrire ai giovani percorsi formativi adeguati al nuovo scenario, includere nei processi sociali ed economici i tanti immi-grati che, in un paese con demografia calante, rappresen-tano una delle poche opportunità di crescita.

Le donne hanno e dovranno avere ancora di più nel nostro paese un ruolo fondamentale. Innovazione, soste-nibilità, istruzione, cultura, coesione sociale, riduzione delle diseguaglianze sono le chiavi su cui costruire il nostro futuro.

In tanti in questi anni hanno parlato del cambiamento, alcuni hanno discettato genericamente delle magnifiche e progressive sorti che attendevano il nostro paese, altri ne hanno vaticinato l’irreversibile declino, quasi compiaciuti dell’avverarsi di quello che per molti sembra un destino storico; pochissimi hanno raccontato sul campo con occhi sgombri da ogni tesi precostituita la trasformazione italiana dal Nord al Sud del paese.

Coniugare tradizione e innovazione

Ermete Realacci è uno dei pochi che ha attraversato l’Italia, non solo per trovare conferma a una tesi ma per capire il paese, le sue aziende, i suoi centri di ricerca, le reti di soli-darietà, per raccontarne le piccole e grandi trasformazioni, per trovare nell’Italia che c’è la chiave di un comune futuro.

Già nel suo precedente lavoro, Soft economy, erano emersi molti dei temi trattati in questo libro, che oggi si

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Prefazione XVII

confrontano con gli effetti della crisi dei subprime e con l’attuale crisi del debito sovrano che colpisce duramente il nostro paese e una parte rilevante del continente europeo. Le valutazioni e i «racconti» di Ermete Realacci, appaiono oggi ancora più «urgenti», perché dalla crisi si esce non solo con la disciplina fiscale, ma soprattutto accelerando le tra-sformazioni di cui abbiamo parlato, con un «salto» rinviato troppo a lungo.

I casi raccontati nel libro mostrano un’Italia capace di innovare i processi produttivi, di mettere sul mercato nuovi prodotti innovativi, di coniugare tradizione e innovazione, di modificare radicalmente i modelli di business anche in settori tradizionali e maturi. Nuovi consumi e stili di vita (non solo nei paesi occidentali) stanno accelerando la tra-sformazione del nostro apparato produttivo.

Temi come sostenibilità, innovazione, qualità, design, tradizione e saperi sono centrali nelle strategie di molte imprese: la green economy oggi nella sua accezione più ampia sta dentro la catena del valore delle aziende e costi-tuisce un fondamentale fattore di competitività. Per questo temi come la tutela del paesaggio e la valorizzazione delle nostre risorse culturali assumono un «valore» che va oltre la mera conservazione, per acquisire il ruolo di asset strategici per la capacità competitiva del nostro paese.

L’impegno del mondo imprenditoriale

Su questi temi è forte l’impegno del mondo imprendito-riale. Confindustria Sicilia ha recentemente sottoscritto un documento congiunto con Legambiente contro un ennesimo disegno di legge regionale sulla sanatoria delle case abusive e ha proposto di destinare una parte dei fondi

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comunitari alla demolizione degli edifici non sanabili, restituendo il territorio a una fruizione collettiva. Il recu-pero delle coste e del paesaggio come investimento sociale ed economico.

Oggi è necessario che il nostro individualismo si coniu-ghi con la cultura della responsabilità (anche e soprattutto verso la dimensione collettiva) e una forte etica pubblica. Il nostro paese è migliore della sua tradizionale rappresen-tazione: ne sono testimonianza le tante reti di solidarietà del terzo settore, associazioni come Libera e il suo impe-gno nella gestione dei beni confiscati, i tanti giovani che da Palermo alla Toscana e alle altre regioni si oppongono con coraggio alla presenza e alla cultura mafiosa.

L’Italia è oggi frenata nella sua voglia di modernità e soli-darietà da fenomeni endemici come la corruzione, l’eva-sione fiscale e la presenza delle mafie, che hanno un forte impatto sulla tenuta etica del paese e sulla sua crescita eco-nomica.

Sono temi che tutta la classe dirigente del paese deve affrontare con una forte e duratura determinazione. Le celebrazioni per i 150 anni dell’unità d’Italia partite in sor-dina, grazie al ruolo decisivo del presidente Napolitano, hanno rinvigorito il nostro latente sentimento nazionale; un sentimento aperto, solidale e consapevole che il pre-sente e il futuro del nostro paese si giocano nel quadro di un’Europa più forte e integrata.

Dobbiamo ripartire da questo rinnovato sentimento nazionale e mettere definitivamente al bando quella cultura del «vincolo esterno», simbolo deteriore di un’Italia priva di un orizzonte strategico, incapace di assumersi le proprie responsabilità, condannata a un’eterna minorità!

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Possiamo battere la crisi? Non sarà facile, ma la risposta è sì. Sesapremo guardare l’Italia con occhi diversi da quelli delle agenziedi rating, con l’affetto e la curiosità necessari a cogliere i nostritanti talenti. Ermete Realacci prova a farlo. Racconta, dal Nord alSud, storie di un’alleanza tra imprese e comunità, tra ambientee nuovi modi di vivere che possono traghettarci verso un paesepiù desiderabile e più competitivo. È Green Italy. Dove la greeneconomy sposa le vocazioni nazionali, tiene insieme le tradizionicon l’elettronica e la meccanica di precisione. Punta su qualità,ricerca e conoscenza per produrre un’economia più sostenibile einnovativa. Si apre ai mercati globali e rinsalda i legami con ilterritorio, facendosi forte della coesione sociale e del capitaleumano. È la via di un patriottismo dolce che può cambiare l’Italia.Un’idea di futuro per l’economia, la società, la politica.

Ermete Realacci, ambientalista e parlamentare, è presidenteonorario di Legambiente. Ha promosso e presiede Symbola, laFondazione per le Qualità italiane. Ha scritto con Antonio Cian-ciullo il libro SOFT ECONOMY (Bur, 2005).

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