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255 Disse cos alcinoo simile a un dio, e l'araldo s'alz per portare dalla casa del re la cetra incavata. Tutti e 9 si alzarono gli arbitri scelti del popolo, che nelle gare preparavano bene ogni cosa, spianarono un coro, allargarono bene il campo di gara. S'accost l'araldo recando la cetra sonora a Demodoco, ed egli avanz fino al centro. L'attorniavano giovani nel primissimo fiore, esperti di danze: scandirono con i pieid la danza divina. Odisseo guardava il balenare dei piedi e stupiva nell'animo. L'aedo iniz sulla cetra a cantare con arte gli amori di ares e di afrodite dal bel diadema, come in segreto si unirono nelle case di efesto la prima volta: molti doni le diedi e il letto oltraggi di efesto signore. ma and da lui come nunzio il sole che li vidfe unirsi in amore. Appena ud il doloroso racconto, efesto si avvi alla fucina, covando sventure nell'animo, pose sul ceppo un'incudine grande e forgiava catene infrangibili, salde, perch vi restassero presi. Quando ebbe costruita la trappola, adirato con ares, si avvi veros il talamo dove era il suo letto: attorno ai sostegni spargeva in giro i legami, molti ne erano sparsi anche sopra, dal tetto, come ragnatele sottili: non le avrebbe scorte nessuno, neppure gli dei beati perch erano fraudolenti. Dopo che intorno al letto sparse tutta la rete, fece finta di partire per Lemno, la ben copstruita citt che gli molto pi cara di tutte le terre. Ares dalle redini d'ora non fu cieco in vedetta, quando vide partire l'illustre artefice efesto. Si avvi alla casa del famosissimo efesto, bramando l'amore di citerea dal bel diadema. Lei era appena tornata dalla casa del padre, del possente cronide, e sedeva; lui entr nella casa, le strinse la mano, le rivolse la parola, le disse: "su, cara, corichiamoci a letto e godiamo. Efesto non pi nel paese, ma gi partito per Lemno, tra i sinti dell'accento selvatico" Disse cos: e a lei parve allettante giacersi. E, andati a letto, si addormentarono: ma intorno si sparsero i fili forgiati dell'abile efesto. E non potevano muovere o alzare le membra. E allora capirono, quando ormai non c'era pi scampo. And da loro il famoso ambidestro, tornato prima di giungere nella terra di Lemno: il sole aveva fatto la guardia e gli disse la storia. S'avvi verso casa con il cuore turbato, s'arrest sotto il portico: lo prendeva un'ira selvaggia, url da fare spavento e grid a tutti gli dei: "patre zeus e voi altri beati dei eterni, venite a vedere l'azione ridicola e intollerabile, come sempre mi oltraggia afrodite figlia di zeus, ma che son zoppo, e invece ama ares inviso e funesto, perch lui bello e veloce, mentre io storpio. Ma colpevoli per me non sono altri che i miei genitori: non dovevano mettermi al mondo. Ma guardate dove sono coricati in amore quei 2, saliti dentro il mio letto: io mi tormendo a vederli. Non credo che giaceranno cos ancora molto, anche se s'amano tanto: presto non vorranno pi starsene a letto. Per la trappola e il vincolo li tratterr, fino a quando suo padre mi ridar tutti i doni nuziali che gli diedi per questa sposa faccia di cagna: perch bella sua figlia, ma incontinente". Disse cos. Gli dei s'affollarono nella casa dalla soglia di bronzo. Arriv poseidone che percorre la terra, arriv il corridore ermete, arriv apollo, il signore che agisce a distanza. per pudore rimasero ciascuna a casa le dee. Erano fermi nel portico gli dei datori di beni: e tra gli dei beati s'alz inestinguibile il riso, vedendo le arti dell'abile efesto. E qualcuno diceva cos rivolto al vicino: "Le male azioni non pagano. Il lento coglie il veloce: cos anche ora efesto, che lento, ha preso ares, che pure il pi celere tra gli dei che hanno l'olimpo. E poich zoppo, l'ha preso con l'arte:e lo deve pagare". Cos dunque dicevano essi l'un l'altro, Apollo, il signore figlio di zeus, disse ad ermete: "ermete, figlio di zeus, messaggero, datore di beni! Schiacciato in salde catene vorresti dormire a letto con l'aurea afrodite?". Gli rispose allora il messaggero arghifonte: "Magari oh signore lungi saettante apollo mi tenessero catane 3 volte tanto infinite, e voi dei e tutte le dee steste a guardare, con l'aurea afrodite io dormirei". Disse cos e il riso s'alz tra gli dei immortali. Il riso non prese per poseidone: senza posa pregava l'illustre artefice efesto di sciogliere ares. E parlando gli rivolse alate parole: " Scioglilo! Io prometto che, come tu chiedi, ti pagher tutto il debito davanti agli dei immortali". Gli disse allora il famoso ambidestro: " Non chiedermi questo, poseidone che percorri la terra: anche la garanzie dei cattivi sono cattive. Come potrei legarti davanti agli dei immortali, se ares va via, sottraendosi al debito e al laccio?". Gli disse allora poseidone che scuote la terra: " Efesto, anche se ares fuggisse, sottraendosi al debito, io stesso te la pagher." Gli rispose allora il famoso ambidestro: " non possibile e giusto respingere la tua parola". Detto cos, il vigore di efesto allent le catene. Appena liberi dalle catene, che erano solide, i due d'un balzo scomparvero. In Tracia egli giunse, e lei arrivava a Cipro, la ridente afrodite, a Pafo dove aveva un recinto e un altare odoroso. Le grazie l la lavarono e unsero d'olio immortale come ne sono cosparsi gli dei che vivono eterni. L'avvolsero di vesti incantevoli, una meravigli a a vedersi. Questi fatti il cantore famoso cantava: e odisseo nell'animo suo gioiva ascoltando, e gioivano gli altri feaci dai lunghi remi, navigatori famosi.

485 Poi quando ebbero scacciata la voglia di bere e di cibo, allora disse a demodoco l'astudo odisseo: " Demodoco, io ti lodo al di sopra di tutti i mortali: o ti ha istruito la musa, figlia di zeus, o apollo. Canti la sorte degli achei in modo perfetto, quanto fecero gli achei e partirono, e quanto soffrirono: come uno che era presente o che ha sentito da un altro. ma su, cambia tema e canta il progetto del cavallo di legno, che Epeo costru con l'aiuto di atena: la trappola che poi il chiaro odisseo port sull'acropoli dopo averla riempita degli uomini che annientarono Ilio. Su questo mi narrerai in modo giusto, dir a tutti gli uomini, subito, che un dio benevolo di concesse il canto divino". Disse cos. Egli, ispirato dal dio cominci. Cantava iniziando da quando imbarcatisi sulle navi ben costruite, gli argivi salparono dopo aver appiccato il fuoco. Alle tende intanto gli altri, stretti all'insigno odisseo, stavano nella piazza di troia, nascosti dentro il cavallo. Gli stessi troiani lo avevano tratto fin sull'acropoli.