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IMPRESA N. 80/12 80 PROSPETTIVA •persona• Gratuità e logica del dono Giuseppe Franco – Dottore in Filosofia, è Dottorando in Teologia, ricercatore presso il Dipartimento di Etica dell’Eco- nomia e dell’Impresa nella Facoltà di Economia dell’Università Cattolica di Eichstätt-Ingolstadt Introduzione nel seguente saggio si prede- rà in considerazione uno degli aspetti più innovativi e centrali della Caritas in Veritate, vale a dire il principio della gratuità e la logica del dono. Con questa enciclica socia- le Benedetto XVI sottolinea ed esprime lo scopo della Dottrina Sociale della Chiesa, che è quello di indicare lo specifico cristiano in materia sociale, una lettura di fede della realtà umana di oggi, ma di una fede che mira all’azio- ne. L’enciclica offre una lettura antropologica e teologica della realtà sociale ed economica con- temporanea e non è un trattato di economia, ma un documento magisteriale che persegue finali- tà pastorali, rivolto allo sviluppo integrale della persona. La Cari- tas in veritate ha introdotto degli elementi innovativi all’interno della riflessione sociale cattolica, come la discussione delle realtà di tipo finanziario, l’uso ragione- vole delle risorse naturali, il prin- cipio di gratuità e la logica del dono 1 . Con tale documento ma- gisteriale il Papa si dimostra un innovatore nel solco della tradi- zione delle encicliche sociali. Essa offre un’interpretazione e una critica dell’attuale società con- temporanea alla luce degli occhi della fede, allargando gli orizzon- ti all’intera famiglia umana. Essa si presenta come un documento complesso e articolato e offre diversi spunti di interpretazione e di riflessione. Il testo, tuttavia, richiede una lettura attenta e ap- profondita, che spesso non viene facilitata a motivo della difficile formulazione e disposizione dei temi trattati. Gratuità e logica del dono Benedetto XVI non ha solo evidenziato il ruolo e l’importan- za della cornice etica, giuridica, politica e istituzionale per la so- luzione dei problemi economici, ma ha anche sottolineato il fat- tore della responsabilità indivi- duale e del ruolo della società ci- vile. nell’analisi del ruolo sociale e istituzionale del mercato, dei suoi limiti e potenzialità, il Papa introduce un elemento che risul- ta essere un contributo innovati- vo e originario di questa enciclica alla Dottrina Sociale Cattolica: il principio della gratuità. Tale con- cetto emerge per la prima volta in un’enciclica sociale, sebbene la riflessione sul valore del dono nell’economia si ritrova già da alcuni decenni nell’ambito del- la riflessione filosofica. Con tale principio viene espresso il valore della reciprocità e della fratellan- za nel contesto sociale. Ciò implica direttamente la questione del rapporto tra il principio della gratuità e il prin- cipio economico della massimiz- zazione del profitto. Inoltre il problema riguarda anche la col- locazione di questo principio nel contesto della giustizia sociale e della Economia Sociale di Mer- cato. nell’affrontare tali questio- ni verrà presentato tale principio secondo l’esposizione contenuta nella Caritas in veritate, e succes- sivamente seguirà una valutazio- ne critica alla luce dello spirito di fondo di quest’enciclica. Il tema della gratuità è an- nunciato nel primo capitolo dell’enciclica, in cui vengono svi- luppati i fondamenti teologici di questo documento magisteriale. Qui viene sottolineato che la giu- stizia “non è estranea alla carità”, ma è “la prima via della carità”. La carità, però, “eccede la giu- stizia” – qui intesa come giusti- zia commutativa – “[…] perché amare è donare, offrire del ‘mio’ all’altro; ma non è mai senza la giustizia, la quale induce a dare all’altro ciò che è ‘suo’, ciò che gli spetta in ragione del suo es- sere e del suo operare. non posso “L’enciclica sottolinea il principio di un personalismo e di un antiperfettismo, che parte da un’immagine fallibile della scienza e dell’uomo, anche se perfettibile. Ciò comporta che non esistono ‘ricette ultimative che impediscano l’insorgere di nuove crisi’. Anche in tempi di crisi il criterio di scelta e il principio guida è quello della dignità umana. L’uomo è ‘l’autore, il centro e il fine di tutta la vita economico-sociale’”

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Gratuità e logica del donoGiuseppe Franco – Dottore in Filosofia, è Dottorando in Teologia, ricercatore presso il Dipartimento di Etica dell’Eco-nomia e dell’Impresa nella Facoltà di Economia dell’Università Cattolica di Eichstätt-Ingolstadt

introduzione

nel seguente saggio si prede-rà in considerazione uno degliaspetti più innovativi e centralidella Caritas in Veritate, vale adire il principio della gratuità e lalogica del dono.

Con questa enciclica socia-le Benedetto Xvi sottolinea edesprime lo scopo della Dottrinasociale della Chiesa, che è quellodi indicare lo specifico cristianoin materia sociale, una lettura difede della realtà umana di oggi,ma di una fede che mira all’azio-ne. L’enciclica offre una letturaantropologica e teologica dellarealtà sociale ed economica con-temporanea e non è un trattatodi economia, ma un documentomagisteriale che persegue finali-tà pastorali, rivolto allo sviluppointegrale della persona. La Cari-tas in veritate ha introdotto deglielementi innovativi all’internodella riflessione sociale cattolica,come la discussione delle realtàdi tipo finanziario, l’uso ragione-vole delle risorse naturali, il prin-cipio di gratuità e la logica deldono1. Con tale documento ma-gisteriale il papa si dimostra uninnovatore nel solco della tradi-zione delle encicliche sociali. essaoffre un’interpretazione e unacritica dell’attuale società con-

temporanea alla luce degli occhidella fede, allargando gli orizzon-ti all’intera famiglia umana. essasi presenta come un documentocomplesso e articolato e offrediversi spunti di interpretazionee di riflessione. il testo, tuttavia,richiede una lettura attenta e ap-profondita, che spesso non vienefacilitata a motivo della difficileformulazione e disposizione deitemi trattati.

Gratuità e logica del dono

Benedetto Xvi non ha soloevidenziato il ruolo e l’importan-za della cornice etica, giuridica,politica e istituzionale per la so-luzione dei problemi economici,ma ha anche sottolineato il fat-tore della responsabilità indivi-duale e del ruolo della società ci-vile. nell’analisi del ruolo socialee istituzionale del mercato, deisuoi limiti e potenzialità, il papaintroduce un elemento che risul-ta essere un contributo innovati-vo e originario di questa enciclicaalla Dottrina sociale Cattolica: ilprincipio della gratuità. tale con-cetto emerge per la prima voltain un’enciclica sociale, sebbenela riflessione sul valore del dononell’economia si ritrova già daalcuni decenni nell’ambito del-

la riflessione filosofica. Con taleprincipio viene espresso il valoredella reciprocità e della fratellan-za nel contesto sociale.

Ciò implica direttamentela questione del rapporto tra ilprincipio della gratuità e il prin-cipio economico della massimiz-zazione del profitto. inoltre ilproblema riguarda anche la col-locazione di questo principio nelcontesto della giustizia sociale edella economia sociale di Mer-cato. nell’affrontare tali questio-ni verrà presentato tale principiosecondo l’esposizione contenutanella Caritas in veritate, e succes-sivamente seguirà una valutazio-ne critica alla luce dello spirito difondo di quest’enciclica.

il tema della gratuità è an-nunciato nel primo capitolodell’enciclica, in cui vengono svi-luppati i fondamenti teologici diquesto documento magisteriale.Qui viene sottolineato che la giu-stizia “non è estranea alla carità”,ma è “la prima via della carità”.La carità, però, “eccede la giu-stizia” – qui intesa come giusti-zia commutativa – “[…] perchéamare è donare, offrire del ‘mio’all’altro; ma non è mai senza lagiustizia, la quale induce a dareall’altro ciò che è ‘suo’, ciò chegli spetta in ragione del suo es-sere e del suo operare. non posso

“L’enciclica sottolinea il principio di un personalismo e di un antiperfettismo,che parte da un’immagine fallibile della scienza e dell’uomo, anche seperfettibile. Ciò comporta che non esistono ‘ricette ultimative che impediscanol’insorgere di nuove crisi’. Anche in tempi di crisi il criterio di scelta e ilprincipio guida è quello della dignità umana. L’uomo è ‘l’autore, il centro e ilfine di tutta la vita economico-sociale’”

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‘donare’ all’altro del mio, senzaavergli dato in primo luogo ciòche gli compete secondo giusti-zia. Chi ama con carità gli altriè anzitutto giusto verso di loro”.(CiV 6) Da una parte, quindi,la carità esige la giustizia, “il ri-conoscimento e il rispetto deilegittimi diritti degli individui edei popoli”. Dall’altra parte, però,la carità “supera la giustizia” e la“completa nella logica del dono edel perdono” (CiV 6).

il principio della gratuitàviene ripreso esplicitamente nelterzo capitolo intitolato “Frater-nità, sviluppo economico e so-cietà civile”. il discorso sul ruoloe la funzione del mercato (CiV35-36) viene inserito all’internodella riflessione sulla logica deldono e del principio della gratu-ità (CiV 36-39). secondo la con-cezione antropologica cristiana,l’uomo è immagine di Dio. Dioha donato all’uomo la vita. Que-sta esperienza del dono indica ladimensione trascendente dellapersona: “L’essere umano è fattoper il dono, che ne esprime edattua la dimensione di trascen-denza” (CiV 34). alla fine delpar. 34 Benedetto Xvi richiamaquanto aveva affermato nel para-grafo 6, e precisa che “il principiodi gratuità e la logica del donocome espressione della fraternitàpossono e devono trovare postoentro la normale attività econo-mica” (CiV 34). inoltre, occorreche nel mercato si aprano spaziper attività economiche, in cuiquesti principi possano trova-re spazio “senza per ciò stessorinunciare a produrre valoreeconomico”(CiV 37). La Caritasin Veritate non offre, tuttavia,una definizione esplicita di que-sto principio della gratuità. L’en-ciclica, pertanto, apre lo spazioad una diversa interpretazione diquesto concetto e delle sue pos-sibilità di applicazione. La spe-cificazione e l’inquadramentosistematico di questo principiorappresentano un compito per lariflessione scientifica della Dot-

trina sociale della Chiesa. il papasottolinea che il principio dellagratuità e la logica del dono sonoda intendere come “espressionedella fraternità”. (CiV 36).

egli offre, inoltre, un ulteriorecontesto nel quale inserire questaesigenza della carità e della ve-rità. a tal proposito si richiamaalla Centesimus annus e ricordalo schema proposto da Giovan-ni paolo ii (Ca 35), secondo ilquale l’attività economica si re-alizza secondo un “sistema a tresoggetti”: il mercato, lo stato ela società civile. La società civileè “l’ambito più proprio” di unaeconomia della gratuità, sebbenequest’ultima non è estranea aglialtri due ambiti. in tutte tre ledimensioni deve essere presente“in diversa misura e con moda-lità specifiche” “l’aspetto dellareciprocità fraterna” (CiV 38). Lalogica del mercato si basa sullalogica dello scambio, quella del“dare per avere”. La logica del-lo stato si basa sul principio del“dare per dovere” (CiV 39). altraè invece la logica della gratuitàche si basa sulla “logica del donosenza contropartita” (CiV 37).ad essa corrispondono diverseistituzioni sociali: accanto ai con-tratti per regolare i rapporti discambio, si hanno bisogno anchedi leggi giuste e forme di ridistri-buzione guidate dalla politica, edinfine di opere che realizzino lospirito del dono (CiV 37)2. per larealizzazione di un’economia chesia al servizio dell’uomo non ba-stano le strutture dello stato e delmercato. È necessaria anche lasolidarietà, intesa come un “sen-tirsi tutti responsabili di tutti” eche non può essere delegata allostato (CiV 38).

Benedetto Xvi richiede laconcezione di un mercato apertoe inclusivo che accolga nella sualogica “forme di attività econo-mica caratterizzate da quote digratuità e di comunione” (CiV39). sono dunque necessarie im-prese che perseguano diversi finiistituzionali. non si tratta solo

di imprese private orientate alprofitto, ma anche di “organizza-zioni produttive”che perseguanofini sociali e che possano contri-buire “alla civilizzazione dell’e-conomia”: «Carità nella verità,in questo caso, significa che biso-gna dare forma e organizzazionea quelle iniziative economicheche, pur senza negare il profitto,intendono andare oltre la logicadello scambio degli equivalenti edel profitto fine a se stesso. «(CiV38) Le forme economiche solida-li “trovano il loro terreno miglio-re nella società civile senza ridur-si ad essa”, e inoltre “il mercatodella gratuità non esiste e non sipossono disporre per legge atteg-giamenti gratuiti” (CiV 39). Conle sue riflessioni Benedetto Xvivuole sottolineare che“il modellofamiliare della logica dell’amore,della gratuità e del dono va estesoad una dimensione universale”3».

La riflessione sul principiodella gratuità e la logica del donova messa in rapporto con l’orien-tamento principale e il fonda-mento teologico di questa enci-clica. Le sfide, davanti alle quali sitrova la Caritas in veritate, sonorappresentate dai processi dellaglobalizzazione4. essa non con-danna la logica del mercato e del-la globalizzazione in sé, ma sot-tolinea la necessaria dimensioneetica e umana dell’economia. LaCaritas in veritate evidenzia le re-lazioni ontologiche della persona,il suo rapporto con se stesso, conla famiglia e con Dio. tali rela-zioni ontologico-personalistichediventano la misura dei rapportisociali e trovano nella logica deldono un ulteriore fondamentomorale. Questa logica, però, nonsi contrappone al principio dellaCentesimus annus di “declinarela giustizia sociale in chiave didiritto e libertà”, ma ad essa ag-giunge la prospettiva della caritàcome suo ulteriore fondamento5.il principio della gratuità esplici-ta quel fondamento morale dellalibertà individuale e ha a che farecon quelle risorse morali che il

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mercato non si può dare da solo,e che lo stato non può garantire,ma che sono alla base del fonda-mento della società (CiV 35; 38).

il papa intende offrire un“rinforzo morale” a livello civi-le e offre una riflessione sui trelivelli della giustizia: la giustiziacommutativa, la giustizia distri-butiva e la carità sociale. ad unprimo livello, quello del mer-cato, le relazione sociali si fon-dano sulla giustizia regolatricedegli scambi. L’agire economiconon è da “considerare come an-tisociale” (CiV 36). esso, però,rimanda al rispetto reciproco ealla fiducia che stanno alla basedi una relazione contrattuale.oltre alla giustizia commutati-va viene richiamata la giustiziadistributiva, propria dello stato,espressa dal principio di soli-darietà e sussidiarietà. a questadimensione ridistributiva dellagiustizia, però, viene aggiunta laresponsabilità individuale che vaal di là della logica della giusti-zia, e che viene espressa tramitela logica del dono. tale logicadel dono, comunque, non è daintendere come una sostituzio-ne della giustizia commutativa edi quella distributiva, ma comesuo presupposto e fondamentomorale, perché “senza la gratuitànon si riesce a realizzare nemme-no la giustizia” (CiV 38).

Commenta a questo proposi-to Krienke:

si potrebbe dire che all’impostazio-ne della società secondo la “giustiziasociale” – che si realizza nella soli-darietà – viene aggiunto l’aspettodella carità: infatti, a questo livellola società civile si costituisce non so-lo dall’individualità dei suoi mem-bri, e a base della relazione dell’uo-mo con se stesso, ma sono propriole due altre relazioni ontologiche,ossia della famiglia e quella trascen-dentale, che lo stato non può né esi-gere né garantire, ma che formano iltessuto sociale e la base morale dellastessa. non a caso, è proprio in que-ste dimensioni, dove si riscontra lalogica del “dono” (nella famiglia) edel “per-dono” (relazione trascen-dente) – esattamente le due dimen-

sioni che Benedetto Xvi reclamacome il necessario fondamento difraternità e di carità della società.6

La logica del dono integra,inoltre, le dimensioni di libertàe dovere. essa ha una funzionecomplementare rispetto alle altredue sfere, cioè la giustizia com-mutativa e quella distributiva.La fraternità e la carità non sono“un criterio diretto dell’ordina-mento politico-giuridico-socia-le” come la “giustizia sociale”, masono il presupposto della giusti-zia. allo stesso tempo, però, essehanno bisogno della giustizia:“infatti, non soltanto il contrat-to presuppone il dono, ma ancheil dono presuppone il contratto.il discorso del dono non sosti-tuisce quello della libertà ma lopresuppone come la libertà sirealizza soltanto nella realtà deldono – entrambi vengono com-presi come modi complementaria vicenda”7.

Questa interpretazione trovala sua conferma nel testo stessodell’enciclica, quando viene af-fermato che la “logica del dononon esclude la giustizia e non sigiustappone ad essa in un secon-do momento e dall’esterno” (CiV4). Bisogna tenere conto peròche la categoria del dono “[…]non andrebbe assunta come re-golatrice del mercato, una sortadi fattore o quid etico, in gradodi equilibrarlo”8. La logica deldono, quindi, è fondativa e com-plementare al mercato, ma nonun principio regolatore interno.

in questo contesto si possonoricordare nuovamente le conce-zioni di uno dei maggiori rappre-sentanti dell’economia sociale diMercato, Wilhelm röpke, il qualesi era posto la domanda di “qualeposto debba essere attribuito allacharitas, alla fratellanza” nellavita economica. egli afferma chela carità “rappresenta moralmen-te senza dubbio un valore incom-parabile, più prezioso del nuovoideale del sistema assistenziale”.si tratta di un aspetto della logica

del dono che se non inteso cor-rettamente, potrebbe condurre adanneggiare la carità o a ridurlaad un semplice sentimentalismo:

esistono diversi generi di filantro-pia. ne esiste uno sentimentale efalso, e ne esiste uno vero, perchéconscio della responsabilità e benponderato. non si pone solo il pro-blema di come soddisfare il nostronobile impulso di sollevare la stimadi noi stessi donando, ma soprat-tutto un altro, cioè, come meglioaiutare chi ne ha bisogno, senzadanneggiarlo e umiliarlo. La chari-tas è senza dubbio sempre salutare efa bene all’anima del donatore. Macredo che sia una forma superioredel donare, se si considera prima serappresenti sempre la cosa miglioreper chi riceve il dono. il maggiorebeneficio per lui è senza dubbioquello di renderlo non bisognoso dibeneficenza. abbiamo qui il limitetra sentimentalismo e fratellanzaveramente morale e conscia delleproprie responsabilità9.

Già röpke applica questeconsiderazioni al contesto dellacooperazione internazionale allosviluppo. La questione di comeaiutare nel modo migliore i pa-esi in via di sviluppo consiste inun aiuto all’autoassistenza: “perottenere questo non occorronoregali, ma consigli e aiuti ap-propriati”10. Questa idea si trovaanalogamente anche nella Cari-tas in veritate. Lo scopo di elimi-nare la fame nel mondo consistenel sostenere “[…] mediante pia-ni di finanziamento ispirati a so-lidarietà i paesi economicamentepoveri, perché provvedano essistessi a soddisfare le domande dibeni di consumo e di sviluppodei propri cittadini […]”. (CiV27)

Con l’apprezzamento dellalogica del mercato insieme all’a-nalisi dei suoi limiti e potenzia-lità, la Caritas in veritate esprimeuna continuità con le precedentiencicliche sociali. per questo ri-sulta non adeguata la critica dialcuni commentatori che riten-gono che manchi nella Caritas inveritate un riconoscimento posi-

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tivo del mercato. il papa, tuttavia,introduce con la sua riflessionesul principio della gratuità e sul-la logica del dono un ulterioreelemento di rinnovamento e disviluppo per la riflessione socia-le della Chiesa. il principio dellagratuità non segna il ritorno adelle forme economiche premo-derne11 perché - come si è vistoin precedenza - l’enciclica rinviain modo esplicito al fatto che ilprincipio della gratuità presup-pone ed integra la logica dellareciprocità dei contratti e dellagiustizia distributiva.

il principio della gratuità of-fre una nuova chiave di letturadell’enciclica e getta in nuovaluce la riflessione sulla dignitàdella persona umana. Da que-sto principio si possono de-durre alcuni aspetti importan-ti. innanzitutto esso si riferisceprimariamente alla sfera dellasocietà civile, dove esso trova lasua massima anche se non uni-ca ed esclusiva espressione. taleprincipio rinvia alla dimensionedi trascendenza della persona edel carattere donativo della veri-tà e della carità. La carità non èun semplice elemento aggiuntivodella giustizia sociale ma costi-tuisce il suo presupposto. allostesso tempo, però, l’applicazio-ne di questo principio nell’eco-nomia non significa elaborareun ordinamento giuridico chetramite delle leggi dia luogo adun “mercato della gratuità” comeun qualcosa prescritto per leg-ge. se la libera concorrenza, chesia lasciata a se stessa e che nonsia consapevole dei suoi limiti edei suoi presupposti morali, nonpuò essere il principio regola-tivo dell’economia, così ancheun puro principio della gratuitànon può divenire tout court unprincipio intrinseco e regolativodel mercato. La logica del dono,quindi, deve essere consideratacome un “nobile principio”, unaforza morale accanto ai principidella giustizia e carità sociali (Qa88). tale logica del dono deve

nascere dal cuore dell’uomo edesprimersi soprattutto come so-lidarietà e fraternità nei rapportiinterpersonali, nella famiglia e inopere di solidarietà, nel rapportocon Dio e nelle macrorelazioni,nei “rapporti sociali, economici,politici” (CiV 2). a livello teoricotale principio ha a che fare conil fondamento morale della per-sona e della sua dimensione tra-scendente. a livello della prassisociale ed economica esso divie-ne un principio morale-fondati-vo della logica del mercato. Contale principio viene recuperata lasfera etica anche a livello indivi-duale e non solo a livello socialee politico. Con il principio dellagratuità Benedetto Xvi offre lapossibilità di “modernizzare” l’e-conomia sociale di Mercato nelcontesto globale attuale attraver-so una sua “fondazione dell’eticadelle virtù”12 accanto ai principifondamentali della libertà e dellagiustizia, della solidarietà e sus-sidiarietà. Un ordine economicoa servizio della persona si puòrealizzare attraverso l’impegnomorale dei tre attori e principibase dell’ordine economico: ilmercato, lo stato e la società ci-vile. Questa fondazione etica delmercato e dell’economia politicaconsiste nella riscoperta e attua-zione di una morale individualenell’economia: “nella loro com-prensione dell’economia socialedi mercato, sia Giovanni paoloii che Benedetto Xvi confutanoallo stesso modo una concezionedell’economia che rinuncia aduna morale della singola perso-na»13.

Conclusione

La speranza dei popoli che laCaritas in veritate invoca e so-stiene vuole essere un invito peril dialogo tra le culture e la fra-tellanza delle genti, per costruirela civiltà dell’amore, consapevoliche “chi crede non è mai solo”.La Caritas in Veritate sottolinea

non solo la prospettiva dell’eticaindividuale ma anche dell’eticasociale. essa ricorda che la libertàdell’uomo richiede un ricongiun-gimento morale. essa mostra chenon “esistono risposte definitive”ai problemi economici e socialiche sono sempre contingenti erelativi. L’enciclica sottolinea ilprincipio di un personalismo e diun antiperfettismo, che parte daun’immagine fallibile della scien-za e dell’uomo, anche se perfet-tibile. Ciò comporta che nonesistono “ricette ultimative cheimpediscano l’insorgere di nuovecrisi”14. anche in tempi di crisiil criterio di scelta e il principioguida è quello della dignità uma-na. L’uomo è “l’autore, il centro eil fine di tutta la vita economico-sociale” (GS 36).

il criterio della vita econo-mica rimane l’uomo nella suainterezza, che include anche ladimensione della trascendenza.si può esprimere quest’idea conun commento ante litteram allaCaritas in Veritate: “La misuradell’economia è l’uomo; la mi-sura dell’uomo è il suo rapportocon Dio”15.

BiBliografia

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Note

1 Manca, invece, la trattazione dialtri aspetti centrali, come il ruolo delladonna, il tema delle guerre e degli arma-menti. si tratta di aspetti che, sebbenepresenti in altri scritti del pensiero socia-le cattolico, sono rivelanti e attuali per la

situazione umana e sociale di oggi. Cfr.Salvini 2009, p. 469s.

2 Cfr. Nothelle-Wildfeuer 2010.3 Cfr. il discorso tenuto il 15 ot-

tobre 2011 alla riunione della Fonda-zione Centesimus annus: http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/spee-ches/2011/october/documents/hf_benxvi_spe_20111015_centesimus-annus_it.html

4 Cfr. su questo le considerazioni diKrienke 2010, che qui vengono riassunte.

5 Krienke 2010, p. 44.6 Ivi, pp. 48-49.7 Ivi, pp. 50-51.8 Felice 2010b, p. 213.9 Röpke 2006, p. 75.10 Ibidem.11 vgl. Schlag 2010, p. 88.12 Roos 2010, p. 10.13 Ibidem.14 Felice 2009, p. 17s.15 Questa pregnante formulazio-

ne è stata utilizzata da Martin Hochper esprimere la cifra del pensiero diWilhelm röpke. Cfr. Röpke 1964, p. 355.

CasteLLi: Bottega Pompei, Fiasca con busto digiovane, circa 1555-’65, maiolica policroma altezzacm. 37,4