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INDICE Premessa……………………………………………………………………….pag. 2 Il Fascismo e la valorizzazione strategico-militare della Sicilia: l’aeroporto Magliocco di Comiso………………………………………………..» 3 USA-Sicilia, a special relationship?......................................................................» 4 Il processo di militarizzazione della Sicilia e il «Fianco Sud» della NATO……………………………………………………………………….» 6 L’influenza della nuova strategia americana e della NATO nella politica militare italiana…………………………………………………………………..» 8 La dottrina Lagorio…………………………………………................................» 11 Dall’oblio del Magliocco alla installazione dei missili Cruise: origini e ragioni della scelta…………………………………………………………….....» 12 Missili e mafia…………………………………………………………………...» 15 Lo status giuridico delle basi militari…………………………………………...» 18 Conclusioni……………………………………………………………………....» 20 Bibliografia……………………………………………………………………....» 22 Appendice: mappe geografiche e foto Mappa 1: lo sbarco alleato del 1943 Mappa 2: raggio d’azione dei Cruise Mappa 3: le radici della mafia Mappa 4: la mafia e lo sbarco americano Mappa 5: basi della Stidda in Sicilia e Europa Mappa 6: i comandi e le infrastrutture NATO in Italia Mappa 7: installazioni concesse in uso agli USA Foto 1-2: la base NATO di Comiso Foto 3 : l’aeroporto Magliocco oggi 1

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INDICE

Premessa……………………………………………………………………….pag. 2Il Fascismo e la valorizzazione strategico-militare della Sicilia:l’aeroporto Magliocco di Comiso………………………………………………..» 3USA-Sicilia, a special relationship?......................................................................» 4Il processo di militarizzazione della Sicilia e il «Fianco Sud»della NATO……………………………………………………………………….» 6L’influenza della nuova strategia americana e della NATO nella politicamilitare italiana…………………………………………………………………..» 8La dottrina Lagorio…………………………………………................................» 11Dall’oblio del Magliocco alla installazione dei missili Cruise: origini eragioni della scelta…………………………………………………………….....» 12Missili e mafia…………………………………………………………………...» 15Lo status giuridico delle basi militari…………………………………………...» 18Conclusioni……………………………………………………………………....» 20Bibliografia……………………………………………………………………....» 22Appendice: mappe geografiche e fotoMappa 1: lo sbarco alleato del 1943Mappa 2: raggio d’azione dei CruiseMappa 3: le radici della mafia Mappa 4: la mafia e lo sbarco americanoMappa 5: basi della Stidda in Sicilia e EuropaMappa 6: i comandi e le infrastrutture NATO in ItaliaMappa 7: installazioni concesse in uso agli USAFoto 1-2: la base NATO di Comiso Foto 3 : l’aeroporto Magliocco oggi

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I CRUISE A COMISO UNA SCELTA NON SOLO STRATEGICA

“Anche se l’opinione pubblica mi è sempre parsa un fantasma intangibile, credo si possa parlare di una sostanziale

indifferenza dei comisani per il problema dei missili. Indifferenza, correggiamo subito, molto attiva, che nasce da una

sindrome siciliana tipica: il pessimismo della ragione cui si aggiunge il pessimismo della volontà. Una conseguenza

razionalissima: tradurre in comportamenti volontaristici, e quindi velleitari, delle idee negative sul piano della

ragione, pirandellianamente non sussiste. Per quale motivo si dovrebbe agire se la nostra visione del mondo ci porta

a considerarlo inutile e dannoso? Tuttavia non potrei nemmeno sostenere che i siciliani siano musulmanamente

sdraiati davanti alla soglia di casa a vedere scorrere il fiume. Anche qui lavorano imprenditori di efficienza quasi

nordica, che agiscono però spinti da un impulso economico. Non mai dietro una spinta utopica o che si tinge di

colori vagamente simbolici, di componenti irrazionali. Ora, il popolo siciliano-se così si può definire questo

coacervo di etnie oscuro e misterioso che io chiamo la Sicilia nazione- è allergico a ogni forma di misticismo, di

entusiasmo. Tutto, dunque, viene ricondotto a una matrice economica per il rifiuto istintivo di immaginare un

movente ideale che non sia immediatamente confrontabile con un obiettivo da conseguire. Siamo capaci di una

rivolta per il pane, ma non di una rivolta per i missili, strumenti misteriosi, vagamente affascinanti nella loro

tecnologia micidiale, comunque lontani. Che nessuno ha mai visto, che continueremo a non vedere. Appaiono dunque

svuotate le marce e i sit-in che si svolgono secondo ritmi teatrali lontanissimi dal nostro spirito. Tra noi qualsiasi

rapporto si tinge di recita, ma festosa e carnale, mentre il teatro cui ci fanno assistere i pacifisti-simulare la morte

atomica-appartiene a forme di simbologia che ci sono estranee”.1

“La storia è scritta essenzialmente dalla geografia che crea sulla superficie del pianeta che ci ospita

linee cosiddette forti e linee deboli, le quali si oppongono a movimenti di masse oppure li

favoriscono”2. La geografia gioca, dunque, una parte essenziale nel determinare la storia e il destino

di un’area e di un popolo e in tal senso non si può negare l’importanza che il fattore geografico e/o

strategico ha rivestito negli anni Ottanta ai fini della scelta di Comiso quale base NATO per la

installazione dei missili Cruise. La collocazione della provincia di Ragusa, di fronte alle coste

dell’Africa settentrionale, nell’isola che si trova al centro del Mediterraneo-per alcuni secoli Mare

Nostrum per la realtà immutabile della posizione geografica, ha fatto sì che fosse crocevia di civiltà,

luogo di sintesi e di sviluppo, di apporti culturali diversi3; allo stesso tempo è stata terreno strategico

privilegiato della lotta fra le potenze che, da tremila anni, si disputano l’egemonia su questo mare.

Un popolo, quello ragusano, che, al di là delle crisi temporanee, ha saputo determinare una fioritura

economica senza precedenti, incentrata su una economia agricola moderna, ma segnato

angosciosamente da una incertezza permanente, come negli anni Ottanta, quando il suo futuro

1 G. BUFALINO, Perché siamo indifferenti, Epoca, n° 1738, 27.01.1984.2 Citazione di S. SILVESTRI, in L. RIMMAUDO, L’aeroporto di Comiso e la militarizzazione della provincia. 3 Nell’antichità, a causa della sua posizione privilegiata al centro del Mediterraneo, la Sicilia attirò le mire delle potenzein espansione, subendo una dopo l’altra le dominazioni di ateniesi, spartani, cartaginesi, romani, bizantini, arabi,normanni, spagnoli, tutti mossi da concreti interessi commerciali e militari.

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dipendeva dalla grande e incontrollabile partita che Stati Uniti ed Unione Sovietica giocavano nel

Mediterraneo e che proprio in quegli anni ha determinato la paradossale presenza sul suo territorio

dei missili accanto alle serre. L’unico merito che i ragusani hanno avuto agli occhi degli altri

osservatori è stato quello geostrategico di fronteggiare le coste africane. E’ per questo che il

militarismo fascista costruì nel 1937 l’aeroporto militare di Comiso contro la base inglese di Malta;

per questo, negli anni Ottanta, la NATO ha fatto dell’aeroporto Magliocco la base dei missili Cruise.

Il Fascismo e la valorizzazione strategico-militare della Sicilia: l’aeroporto Magliocco di Comiso

Con il suo disegno di egemonia imperialistica sul Mediterraneo, il Governo fascista comprese

perfettamente l’importanza di fortificare ed armare il “bastione-Sicilia” per la conquista del Nord

Africa. In particolar modo la politica di espansione verso l’Africa e la valorizzazione strategico-

militare della Sicilia che il governo di Mussolini andava mettendo a punto sin dalla sua costituzione,

aveva come suo presupposto primario la costruzione di un avamposto militare che tenesse d’occhio

l’isola di Malta, dominata dagli inglesi, e i movimenti della flotta britannica che sin dalla seconda

metà dell’800 controllava le uniche due vie d’accesso nel Mediterraneo: lo stretto di Gibilterra e il

canale di Suez. La scelta dei comandi militari cadde subito nella zona della provincia di Ragusa,

geograficamente la più a sud del Paese e perciò la più vicina alle coste del Nord Africa4.

La costruzione dell’aeroporto Magliocco5, voluta da Mussolini nel quadro della militarizzazione

della Sicilia, “punto chiave” per controllare le vie di comunicazione da Oriente ad Occidente e

ultimata nel 1939, alla vigilia della guerra, fece scattare un primo processo di militarizzazione del

territorio. La presenza di un aeroporto strategico così importante, punto nevralgico nella strategia

militare, a cui facevano capo una miriade di piccoli campi d’aviazione, mimetizzati nelle zone

adiacenti (Bosco di San Pietro, a ridosso della valle dell’Acate, Mortilla, Gela, Sciacca, Licata, ecc.)

e utilizzati come depositi di munizioni, non poteva sfuggire all’obiettivo degli aerei Alleati,

soprattutto con l’intensificarsi delle operazioni di guerra in Africa. Dal Magliocco transitavano le

4 Tale scelta, inoltre, aveva degli importanti precedenti storici: all’epoca delle guerre puniche (III e II sec. a.c.), dallecoste della Sicilia sud-orientale partirono le flotte romane per la conquista di Cartagine, e in epoca bizantina, il corpo dispedizione comandato da Belisario, generale dell’imperatore Giustiniano, salpò dalle stesse spiagge per andare acombattere i Vandali del Nord Africa (533 d.C.). Una scelta facile, dunque. Del resto, quale altra zona poteva soddisfarein egual misura le esigenze del regime, se non una che era stata felicemente collaudata nientemeno che da alcuni dei piùgrandi condottieri che la storia avesse mai avuto?5 L’aeroscalo fu intitolato a Vincenzo Magliocco, generale siciliano dell’aviazione, morto il 27 giugno 1936 a Lekempti,nell’Africa Orientale Italiana. Fu soprattutto grazie all’intervento dell’on. Biagio Pace, archeologo comisano di famainternazionale, se, nel giugno del 1937, riordinando l’assetto territoriale della provincia di Ragusa allo scopo dieliminare una situazione risalente al periodo feudale e pregiudizievole alla popolazione di Comiso, con legge n. 952(“Modificazioni alle circoscrizioni territoriali dei comuni di Comiso, Ragusa, Vittoria, Biscari e Chiaramonte Gulfi, inprovincia di Ragusa, e di Caltagirone, in provincia di Catania”) il Governo fascista attribuiva al Comune di Comiso unaumento complessivo di superficie di 2269 ettari, dei quali 620 li otteneva dalla città di Vittoria, che non gradì perniente il provvedimento, non tanto per l’amputazione territoriale, ampiamente risarcita con l’assegnazione di ben 1040ettari del vicino Comune di Biscari (Acate), ma perché in quell’area di 620 ettari vi erano compresi i 146 di contradaCannamellito sui quali si stava costruendo l’aeroporto.

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truppe dell’Asse dirette nel Nord Africa e, in particolare, alcuni reparti dell’Africa Korps6: furono i

tedeschi, infatti, a sfruttare la posizione strategica dell’aeroporto dal quale partivano tutte le

incursioni su Malta e contro i convogli inglesi in navigazione nel Canale di Sicilia. Per Comiso

furono anni di angoscia e di pericoli culminati nelle due date del 26 maggio e del 17 giugno 1943,

quando due incursioni alleate diedero il colpo di grazia alla resistenza tedesca e l’aeroporto venne

raso al suolo. Poco dopo, con lo sbarco alleato in Sicilia, l’11 luglio 1943, i reparti della 45ª

Divisione corazzata entrarono in città e lo stesso giorno, vinta la resistenza tedesca, gli americani

espugnavano il Magliocco7.

Usa-Sicilia, a special relationship?

I militari americani fecero la loro prima apparizione a Comiso all’alba del 10 luglio 1943, quando

approdarono sulle spiagge fra Licata e Noto: era l’operazione Husky, lo sbarco alleato in Sicilia,

meglio nota come «operazione Luciano»8. Alla vigilia dello sbarco alleato, le autorità militari

americane scesero a patti con il boss Lucky Luciano pur di ottenere l’appoggio dei capimafia

siciliani: numerose testimonianze e documenti ufficiali americani hanno permesso di stabilire che,

in previsione dello sbarco in Sicilia, il servizio segreto militare degli USA – l’OSS9 reclutò diversi

esponenti della mafia italo-americana, come Joe Profaci, Vincent Mangano, Nick Gentile e Vito

Genovese, ai quali fu affidato il compito di informare i servizi sulla situazione siciliana e di

preparare il terreno e il personale politico per amministrare l’isola una volta conquistata.

L’ «operazione Luciano», dunque, fu propedeutica non solo e non tanto allo sbarco militare alleato,

quanto piuttosto ad una operazione politica più complessa, tesa a coinvolgere la mafia siciliana

nell’azione di governo dell’isola e più in generale in un ruolo d’ordine a difesa degli interessi

americani in Italia. Un’abbondante letteratura ha ricostruito i legami intercorsi tra il governo

statunitense e i principali gruppi mafiosi siciliani nella realizzazione del sistema di dominio che gli

Stati Uniti ristabilirono in Sicilia subito dopo lo sbarco alleato. Il governo americano arruolò la

mafia all’interno dei propri servizi strategici e militari, utilizzandola quale strumento essenziale del

proprio intervento politico in Italia. Un intervento questo, di chiara matrice conservatrice e anti-

comunista, che vide perfino la disponibilità dell’amministrazione statunitense a scendere a patti con

il banditismo10. Perfino gli stessi militari italiani posti a capo del ricostruito Esercito Nazionale in6 Il famoso corpo speciale tedesco istituito da Hitler per la guerra nel deserto e affidato al comando di Rommel.7 Immediatamente dopo la guerra l’aeroporto Magliocco passò in uso al 340th Bombardment Group e al 64th TroopCarrier Group delle forze armate statunitensi. Fu in questo periodo che l’aeroporto di Comiso fu collegato mediante unoleodotto alla base aerea di Gela, che ne migliorò la prontezza operativa. Dal 1945 al 1954 la base restò inutilizzata peressere poi impiegata quale scalo civile dell’Alitalia sino al 1973. A partire da quell’anno l’aeroporto Magliocco furidotto a stazione di controllo radio dell’Aeronautica Militare. 8 Cfr. G. CASARRUBEA, Storia segreta della Sicilia: dallo sbarco alleato a Portella della Ginestra, Milano, Bompiani,2005; R. CAMPBELL, Operazione Lucky Luciano. La collaborazione segreta tra mafia e marina statunitense durante laseconda guerra mondiale, Milano, Mondadori, 1978.9 L’Office of strategic services ha preceduto negli anni Quaranta la nascita della CIA.10 Si pensi ad esempio alla vicenda che vide l’OSS fornire le armi a Salvatore Giuliano per compiere la strage di Portelladelle Ginestre, il 1° maggio del 1947.

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Sicilia, furono protagonisti di torbidi accordi con i leader mafiosi e con i rappresentanti di alcuni

settori del movimento separatista dell’isola11.

Con l’avvento di una “guerra fredda” che rendeva sempre più evidente la frattura Est-Ovest,

l’interesse prioritario per il Presidente americano Truman era quello di evitare che l’Italia finisse nel

campo sovietico12. La Sicilia veniva così assunta ad avamposto strategico per la difesa del teatro

sud-europeo in caso di scoppio di un conflitto globale. Tuttavia la funzione dell’isola non veniva

circoscritta al solo impegno militare antisovietico; la Sicilia assumeva infatti per gli Stati Uniti un

ruolo chiave nel “contenimento interno” contro ogni forma di presenza comunista in Italia. Era

stato lo stesso Truman a garantire al governo italiano la disponibilità degli USA ad intervenire

militarmente in caso di minaccia esterna o interna all’Italia13. Evitata la formazione di un governo

filosovietico nel cuore del Mediterraneo e fallito il movimento separatista della “quarantanovesima

stella” con l’obiettivo di confederare il futuro Stato indipendente siciliano agli Stati Uniti, la mafia,

dapprima, era rimasta a guardare, incerta sul da farsi e con chi schierarsi, poi i suoi voti andarono

sempre più a favore della DC, partito sul quale gli Stati Uniti avevano cominciato a puntare14.

In Sicilia, gli americani tornarono qualche anno dopo, questa volta in abiti borghesi. La pace era

stata ormai firmata ed era cominciata la guerra fredda, ma soprattutto erano gli anni della

ricostruzione. Sulla scia degli aiuti del piano Marshall, e a volte ripercorrendo le orme dei liberatori

alleati, finanzieri statunitensi vennero in Italia a impiantare nuove industrie. Quelli che tornarono a

Comiso avevano progetti petroliferi: installarono il loro quartier generale a Ragusa e da quì fecero

incursioni nella campagna circostante. Il petrolio estratto, attraverso un oleodotto, raggiungeva

invece Augusta, e quì veniva imbarcato per essere raffinato altrove. Poi i pozzi cominciarono a

esaurirsi e la Gulf li vendette all’ENI, ma la grande illusione era finita da tempo.

11 Alcuni documenti americani hanno ricostruito i legami tra il gen. Giuseppe Castellana, comandante della Divisione“Aosta”, il boss Calogero Vizzini e alcuni mafiosi trapanesi della famiglia Nasi. Cfr. G. CASARRUBEA, op.cit.12 Da quì la decisione di un massiccio impegno nella campagna elettorale italiana, per le elezioni del 18 aprile 1948, asostegno della DC e dei suoi alleati; parallelamente i piani della C.I.A. annoveravano la possibilità di moti separatisti inSicilia e in Sardegna come ultima carta per evitare la formazione di un governo filosovietico nel cuore delMediterraneo. P. Mastrolilli, M. Molinari, L’Italia vista dalla Cia, Bari, Laterza, 2005.13 Secondo la direttiva 1/2 emanata dal National Security Council, organo consultivo del governo USA, tra le differentiopzioni militari da intraprendere nel Mediterraneo in caso di partecipazione o controllo totale del governo da parte deicomunisti, era prevista ad esempio l’installazione di forze in Sicilia o in Sardegna o in ambedue le isole. Sempre perbloccare una possibile avanzata comunista in Italia, le forze armate statunitensi e britanniche giunsero a progettare unvasto piano d’intervento militare in Sicilia che prevedeva lo sbarco nei porti dell’isola di oltre 30 unità navali e iltrasferimento di centinaia di cacciabombardieri da Malta agli aeroporti di Augusta, Comiso e Boccadifalco.14 Al raduno dei capi della mafia (Palermo, 21.11.1946), il boss Cottone dichiarava che “in vista delle elezioni non verràappoggiato alcun partito in particolare, ma si cercherà di avere influenza e controllo in ogni partito…la mafia non hapregiudizi contro nessun partito ad eccezione del comunismo, anzi la mafia è pronta a combattere il comunismo anchecon le armi”. Archivio di Stato USA, documento 86500/II-2345. Cfr. American Consulate General, Meeting of Mafialeaders with General Giuseppe Castellano, Palermo, November 21, 1944, in “Relazione di Minoranza - CommissioneParlamentare d'inchiesta sul fenomeno della mafia in Sicilia”, Roma, 1976, pag. 1121.

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Il processo di militarizzazione della Sicilia e il «Fianco Sud» della NATO

La posizione geografica della Sicilia non poteva non avere riflessi diretti sull’assetto militare e

strategico dell’isola: per la sua posizione centrale nel Mediterraneo, la Sicilia è il luogo dove per

prima si ripercuotono i mutamenti concernenti l’equazione strategica non solo mediterranea. Ogni

cambiamento che si è avuto nel confronto tra USA e URSS dal dopoguerra in poi si è quasi

immediatamente ripercosso nel dispositivo USA-NATO in Sicilia che si trova così ad essere “il

termometro sensibile ai mutamenti dovuti ai nuovi disegni strategici”15. Subito dopo l’adesione

dell’Italia al Patto Atlantico, avvenuta a Washington il 4 aprile del 1949, la Sicilia divenne oggetto

di un nuovo processo di militarizzazione16: si fecero frequenti gli stazionamenti di unità navali

americane nei porti siciliani e negli stessi mesi si iniziò a registrare anche un’intensa attività aerea

di velivoli USA sugli aeroporti principali dell’isola. Parallelamente gli anglo-americani iniziarono il

finanziamento e la realizzazione di impianti e infrastrutture di notevole valenza militare-strategica,

primo fra tutti il grande complesso di raffinerie petrolifere nella baia di Augusta, sin d’allora

utilizzato per il rifornimento di carburante delle unità navali militari in transito nel Mediterraneo

centrale. Fu dato inoltre il via all’ampliamento degli scali aerei di Catania e Comiso su cui

esercitavano un illimitato controllo alcune società britanniche ed americane. Con l’adesione al Patto

Atlantico l’Italia diventava il principale caposaldo degli USA e della NATO in un Mediterraneo che

veniva ad assumere un’importanza strategica essenziale nel confronto Est-Ovest. Dopo una serie di

contatti tra gli alti vertici politici e militari statunitensi ed italiani, si giunse nel 1954 alla stipula di

un accordo bilaterale coperto dal segreto militare, che avrebbe regolato da allora in poi la presenza

di basi militari USA sul territorio nazionale17. Grazie a queste infrastrutture l’Italia avrebbe

15 S. PALIDDA, L’Italia: paese sintesi o vittima degli orientamenti strategici U.S.A., Relazione al Seminario “Ilmovimento per la pace in Sicilia e in Italia”, Palermo, 18-20 luglio 1983, pag. 6.16 Basi USA e NATO in Sicilia: Area Augusta-Melilli-Priolo (Siracusa), Pontile e Deposito POL + Munizioni NatoDeposito generale munizioni (Cava Sorciaro), US Naval Air Facility Detachment - US NAF Det (Priolo Garagallo),Caltagirone (Catania), Stazione di telecomunicazione del 2189th Information System Squadron - US Air Force,Centuripe (Enna), “Catania Satcom Terminal” - Stazione Satellitare Nato, Comiso (Ragusa), 487th Tactical MissileWing - US Air Force, 2189th Information System Squadron – US Air Force, Isola delle Femmine (Palermo), Depositogenerale munizioni Nato, Lampedusa (Agrigento), Stazione Loran C - Coast Guard USA, Marina della Marza (Ragusa),“Pachino Target” Naval Air facility - US Navy, Monte Lauro (Siracusa), Stazione ripetitrice ICZZ - Ace High Nato,Motta Sant’Anastasia (Catania), Sigonella Naval Air Station (NAS I) - US Navy, Niscemi (Caltanissetta), NavalCommunication Station (NAVCASMED) - US Navy, Pantelleria (Trapani), Stazione Radar “Serra Gerlando” – Nato,Centro Radar “Gelkmar” - US Navy, Sigonella - Lentini (Siracusa), Sigonella Naval Air Station 2 (NAS 2) - US Navy,Sigonella Naval Air Station 3 (NAS 3) - US Navy, Fleet Logistic Support Squadron 24 (VR 24) - US Navy,Antisubmarine Squadron 25 (VP 25) - US Navy, Helicopter Combat Support Squadron 4 (HC 4) - US Navy, 4th Verticalon-Board Delivery Squadron (VOD 4) - US Navy, 2nd Explosive Ordnance Disposal Group (EOD) - US Navy, NavalMobile Construction Battalion - US Navy, Mobile Seebee Battalion - US Navy, Mobile Mine Assembly Group(MOMAG) - US Navy, Naval Oceanography Command Detachment - US Navy, Meteo Group - US Navy, SigonellaAnti-Submarine Warfare Operations Centre (ASWOC), Sigonella NAVCASMED (Naval Communications Area MasterStation Mediterranean) Detachment - US Navy, Aircraft Intermediate Maintwenance Department (AIMD) - US Navy,Special Ammunition Depot - US Navy, Marine Guard Barracks - Marine Corp, 7024th Special Activities Squadron -487th Tactical Missile Wing - US Air Force, OL-A Operating Location-A Detachment - US Air Force, Trapani-Birgi,Nato Airborne Early Warning Force Forward Operating Base (NAEW FOB), Base di rischieramento avanzato (COB) F-16 (US Air Force) - F-18 (US Navy). A. MAZZEO, Sicilia armata. Basi, missili, strategie nell’isola portaerei della Nato,Messina, Armando Siciliano Editore, 1991. 17 In data 20.10.1954 Italia e Stati Uniti concludono un accordo quadro considerato di massima segretezza che disciplinaconcretamente a livello bilaterale le basi e le infrastrutture concesse in uso agli americani sul territorio italiano. G.

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garantito le operazioni di rifornimento e di “eventuale ripiegamento” per le forze americane di

stanza in Centro Europa e per i bombardieri strategici in grado di colpire obiettivi civili e militari in

Unione Sovietica. Nei piani degli Stati Uniti, l’Italia sarebbe stata in caso di conflitto la “via per

rientrare in Europa, attraverso delle teste di ponte da mantenersi in Sicilia, in Sardegna e,

possibilmente, in tutta l’Italia del Sud”. In seguito a questo accordo, nel 1957 il governo italiano

autorizzò gli Stati Uniti a realizzare nella Piana di Catania una Naval Air Facility della US Navy. Si

diede così il via alla costruzione della base di Sigonella. L’Alleanza Atlantica considerò il «Fianco

Sud» di importanza strategica secondaria rispetto al teatro dell’Europa centrale almeno sino al

dicembre del 1967, quando fu approvato il cosiddetto “rapporto Harmel” che nel tracciare gli

obiettivi futuri della NATO sottolineava l’esigenza di un maggiore impegno nell’area sempre più

esposta del Mediterraneo, in cui gli eventi della guerra dei sei giorni avevano visto un maggiore

attivismo militare dell’Unione Sovietica18. Ma fu solo in seguito alla guerra del Kippur, nel 1973, e

all’elaborazione delle strategie militari USA e NATO tendenti a riaffermare l’egemonia politico-

militare dell’Occidente e il suo controllo delle risorse petrolifere mediorientali, che le regioni del

Mezzogiorno d’Italia vennero assunte a perno del Fianco Sud dell’Alleanza e sottoposte a un rapido

ed ampio processo di militarizzazione19.

La regione mediterranea, definita dalla NATO “ad alto rischio di conflitto limitato”, non poteva così

che esaltare la valenza strategica della Sicilia, isola che diveniva assai importante per il controllo

dei traffici marittimi fra le due sponde del bacino: si prefigurò per la Sicilia un ruolo di

“avamposto” all’interno di una “strategia di difesa globale” che vedeva la NATO proiettata

operativamente al di là dei confini territoriali ed istituzionali. L’isola veniva definita

“particolarmente sensibile nel dispositivo di sicurezza in questa fase di crisi che ha per epicentro il

Mediterraneo”. Così, in vista del rafforzamento del fronte meridionale dell’Alleanza Atlantica, a

partire dal 1979 si avviarono una serie di programmi NATO per la realizzazione di infrastrutture

militari presso gli aeroporti di Trapani-Birgi e Pantelleria e per il potenziamento delle attività nella

base di Sigonella, che fu trasformata in Naval Air Station. Inoltre si diede il via ad un articolato

programma di ridefinizione delle servitù militari nell’isola con la realizzazione di alcuni nuovi

poligoni di tiro e con la decisione d’installare sui Nebrodi un megapoligono per artiglieria di oltre

MOTZO, Regime giuridico delle basi militari NATO e di altri Stati nel territorio nazionale, in AA. V.V., Le basi militaridella NATO e di paesi esteri in Italia, Camera dei Deputati, 1990.18 A tal fine venivano prese due decisioni importanti, l’attivazione a Napoli da parte di USA, Italia, Gran Bretagna,Grecia e Turchia, di un comando speciale alleato per il coordinamento delle operazioni di riconoscimento aeromarittimo(MARAIRMED), e la costituzione della NAVOCFORMED una forza navale da attivare nel Mediterraneo su chiamata.19 Il ruolo strategico e l’importanza delle basi italiane è cambiato nel tempo: mentre nella prima fase della guerrafredda, l’Italia aveva per l’Alleanza una grande importanza geopolitica in quanto paese di frontiera, sul pianostrettamente militare, invece, in caso di guerra totale tra i blocchi, le basi nell’Italia settentrionale erano considerate arischio, in quanto le prime a essere colpite, e quindi ospitavano forze a rotazione, non permanenti, per un più facileripiegamento. Più importanti invece erano le installazioni navali e aeronavali nel Meridione e nel Tirreno. Per questaragione durante gli anni Settanta si assiste al massiccio rafforzamento del Fianco Sud dell’Alleanza. A. DESISERIO,Paghiamo con le basi la nostra sicurezza, Limes 4/1999, pp. 27-41.

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23.000 ettari di terra. Fu comunque la scelta di trasferire nel vecchio aeroporto di Comiso i 112

missili nucleari Cruise previsti dal programma di riarmo NATO, a dare risalto internazionale al

processo di militarizzazione dell’isola, trasformando la Sicilia nella “punta di diamante” della NATO

nel Mediterraneo, una sorta di vera e propria “portaerei naturale” dotata di sistemi d’arma

convenzionali, nucleari tattici e strategici disponibili per il teatro mediorientale e il Golfo Persico.

L’ influenza della nuova strategia americana e della NATO nella politica militare italiana

Dal punto di vista dell’organizzazione e degli obiettivi della politica di difesa, il periodo che dal

dopoguerra si protrae per tutti gli anni Sessanta, vede il totale assoggettamento dell’Italia alle

strategie statunitensi. Malgrado l’attribuzione al nostro paese del ruolo di leader del fianco sud della

NATO, sono in realtà le forze USA, a cui l’Italia fornisce un sostanziale numero di basi ed

installazioni militari, ad assumere questo ruolo, mentre alle forze armate italiane vengono relegati

compiti di natura secondaria e marginale20. Dalla seconda metà degli anni Settanta, quando muta la

percezione del ruolo geostrategico assunto dal Mediterraneo e viene definita in tutto il suo spessore

la “minaccia da sud” degli interessi vitali occidentali in Medio Oriente, l’Italia si trova ad assumere

un ruolo sempre più importante ed attivo all’interno dell’Alleanza Atlantica, anche grazie alla sua

posizione geografica di “cerniera del Mediterraneo”. Gli Stati Uniti chiedono all’Italia un contributo

diretto alla stabilità strategica delle operazioni nell’Africa e nel litorale mediorientale del

Mediterraneo. Questa attribuzione all’Italia del ruolo di partner privilegiato risponde all’esigenza

degli Stati Uniti di trovare un paese europeo disponibile a condividere o almeno a legittimare

eventuali avventure future nel teatro mediorientale, scaricando su di esso almeno una parte del peso

che implica il confronto nel Mediterraneo con l’Unione Sovietica. A tal fine gli USA programmano

una serie di interventi tesi ad innalzare gli stock delle munizioni italiane, a sostenere la

modernizzazione delle forze armate italiane e a incoraggiare un maggiore protagonismo italiano

nelle questioni della sicurezza e del mantenimento della pace oltre l’area tradizionale d’intervento

della NATO. A partire dal 1973, con il conflitto arabo-israeliano, il Mediterraneo diventa il punto

d’incrocio di relazioni e conflitti di tipo Est-Ovest e Nord-Sud: la competizione tra i due blocchi

s’inasprisce in seguito al tentativo dell’Unione Sovietica di rafforzare significativamente la propria

presenza nell’area mediterranea e mediorientale21. L’URSS per tutti gli anni Settanta e per buona

parte degli anni Ottanta tenterà di assicurarsi una significativa presenza navale nel Mediterraneo in

modo da arrestare il cosiddetto “roll-back” imposto in questo scacchiere geostrategico dalla politica

20 Il modello di difesa è ancorato alla cosiddetta “soglia di Gorizia” con i reparti militari concentrati in prevalenza nelleregioni del nord Italia per resistere a un’eventuale invasione sovietica da Nord-Est e con un ruolo principalmentefinalizzato al “contenimento interno”, contro una possibile insurrezione comunista.21 Il sostegno dell’URSS al colpo di stato dei militari del 1974 in Etiopia, l’appoggio ai movimenti di liberazione diAngola e Mozambico che nel 1975 diventano indipendenti dal Portogallo, le buone relazioni con Libia, Siria e Yemen esino al 1976 con l’Egitto nasseriano, e soprattutto l’invasione sovietica dell’Afghanistan del dicembre 1979, sono tuttielementi che mostrano all’Occidente una mutazione dei rapporti di forza con l’Est in grado di minacciare gli equilibristabiliti nella regione dopo la seconda guerra mondiale.

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militare statunitense. In tale contesto il principale strumento d’intervento diretto degli Stati Uniti nel

Mediterraneo è stata la realizzazione di un imponente numero di basi aeronavali in un’area

geografica che dalle isole Azzorre arriva sino al Pakistan. Esse hanno permesso l’installazione di

una serie di infrastrutture di supporto tecnico-logistico della Rapid Deployment Force, la Forza di

Intervento Rapido USA. Questa forza militare flessibile, voluta dal presidente Carter nel 1977 per

contrastare un’invasione sovietica, salvaguardare il traffico petrolifero e garantire la stabilità dei

regimi arabi moderati, fu resa operativa nel 1983 con la realizzazione del CENTCOM (Central

Command), il Comando autonomo della RDF. La Rapid Deployment Force, pur essendo una

struttura totalmente autonoma delle forze armate statunitensi, ha ricevuto immediatamente il pieno e

incondizionato sostegno degli alleati NATO del Sud Europa. Gli Stati Uniti diedero vita alla

costituzione della RDF nella regione mediterranea inserendola in un una nuova dottrina militare,

l’Air Land Battle22 che legittimava le forze armate statunitensi all’attacco preventivo e all’utilizzo di

nuove e più sofisticate armi nucleari, i missili Pershing e i Cruise nelle versioni con lancio da terra,

da unità navali e sottomarini, o da bombardieri in volo. Con l’Air Land Battle le armi nucleari non

sono più necessarie per un impiego finale in un processo di escalation militare ma l’uso di esse e

delle nuove tecnologie emergenti permette l’estensione del campo di battaglia fino ad includervi le

forze nemiche con le quali non esista ancora uno scontro, in modo da annientarle prima che esse si

dispongano alla battaglia vera e propria. Il tutto nell’idea che una guerra di dimensione nucleare

possa essere comunque vinta e limitata nella sua estensione territoriale. Contemporaneamente

l’Amministrazione Reagan muta ruoli ed obiettivi della Marina, non più relegata a forza passiva o

meramente dissuasiva, ma al contrario idonea ad “impadronirsi dell’iniziativa” e ad “attaccare e

distruggere piuttosto che stare sulla difensiva”. Come l’Air Land Battle e la RDF anche la Strategia

Marittima è stata immediatamente adottata dalla NATO23. La nuova strategia americana si basava

inoltre sulla proiezione a lunga distanza della forza militare e naturalmente il bersaglio principale

era costituito dalle aree del Mediterraneo e del Golfo, come anticipato da Carter nel 198024.

22 Dottrina codificata nell’agosto 1982 dall’Army Field Manual 100-5, esaltava il ruolo e lo stile di combattimento dellaRapid Deployment Force. Secondo i ricercatori tedeschi Konrad Ege e Martha Wenger: “Ciò che probabilmente è digrave conseguenza per il Medio Oriente e il Nord Africa, è che il Field Manual 100-5 prescrive una forza relativamentepiccola, rapidamente dispiegabile, dotata di armi nucleari in grado di essere proiettata in regioni minacciate dasovversioni, invasioni e perfino dal terrorismo. Queste unità nucleari di dispiegamento rapido sarebbero in grado diintervenirvi prima, in un contesto in cui una forza convenzionale più grande si dispiegherebbe più tardi”.23 Secondo quanto spiegato dall’Ammiraglio USA Wesley McDonald, già comandante della Flotta Atlantica della NATO,essa è “l’unica che rifletta gli imputs e i piani dei nostri alleati”. La “Maritime Doctrine” codifica l’ “escalationorizzontale”, cioè l’estensione del conflitto dall’Europa centrale al Mediterraneo e al Medio Oriente; ben rispondepertanto alla mutazione strategica che ha visto la NATO negli ultimi anni proiettare sempre più aggressivamente leproprie forze verso il fronte meridionale.24 “Il tentativo fatto da una potenza esterna di assumere il controllo della regione del Golfo Persico sarebbe consideratocome un attacco diretto agli interessi vitali degli Stati Uniti d’America”. Cfr. Comunicato del Summit Ministeriale NATO,maggio 1982, il quale enfatizzava il riconoscimento dell’importanza degli sviluppi out-of-area dell’Alleanza. “Leaggressioni armate operate fuori dalla zona della NATO possono minacciare gli interessi vitali dei membri dell’Alleanza.I paesi alleati sono in dovere di contribuire direttamente o indirettamente agli sforzi tesi a scoraggiare l’aggressione,come pure a rispondere alle richieste di aiuti da parte delle nazioni esterne alla zona della NATO”.

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Sul versante europeo, invece, sin dal 1976 i sovietici avevano cominciato a dispiegare nelle zone

occidentali dell’Urss nuovi missili intermedi con testate multiple, una più lunga gittata e una più

elevata precisione di mira. Gli SS20 non modificavano complessivamente i rapporti di forza

nucleare tra i due blocchi, ma suggerivano due constatazioni. In primo luogo, dimostravano

tangibilmente come i sovietici intendessero la nuova distensione di cui avevano appena sottoscritto

le regole con la solenne approvazione dell’Atto finale di Helsinki. In secondo luogo erano una

temibile spada di Damocle sui paesi dell’Europa occidentale contro cui erano puntati. E’ possibile

che la loro installazione non rispondesse a un preciso disegno politico e fosse dovuta semplicemente

all’importanza che le esigenze del complesso militare-industriale avevano assunto al vertice del

sistema sovietico. Di fatto, tuttavia, sottoponevano gli alleati occidentali della NATO a una più

aggiornata e raffinata minaccia25. Nell’autunno del 1977 il cancelliere tedesco Schmidt sostenne che

l’unico modo per neutralizzare l’effetto politico delle nuove armi sovietiche era quello di stanziare

nei paesi europei della NATO missili intermedi di pari potenza e gittata. Ma ciò che più contava era,

in realtà, il nuovo impegno che gli americani avrebbero preso per la difesa dell’Europa e il segnale

che avrebbero dato in tal modo all’Unione Sovietica26.

25 S. ROMANO, Guida alla politica estera italiana, Milano, Rizzoli, 1993, pag. 206. 26 Secondo l’ex ministro della difesa Robert Mcnamara, inventore della dottrina della “risposta flessibile”, strategiaufficiale della NATO, “sul piano militare non c’è bisogno di installare Pershing 2 e Cruise per mantenere uno stabiledeterrente NATO. Tuttavia i leaders europei sostengono che c’è una esigenza politica di installare queste armi, affermanoche esse rafforzeranno la convinzione che gli Stati Uniti verranno a difendere l’Europa se i sovietici attaccheranno. I380 mila militari americani in Europa sono già una garanzia per questa risposta e l’installazione di Pershing e Cruisenon aumenterà tale garanzia. Dunque gli europei stanno agendo in base ad una valutazione errata, ma visto che lo fannola cosa va considerata una realtà. Tuttavia una volta installati, dovremmo tenere lì Pershing e Cruise solo per il temponecessario a convincere gli Europei che essi non hanno nessuna giustificazione militare. Dopodichè dovremo ritirarliunilateralmente”, intervista rilasciata a Newsweek, 05.12.1983.

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La dottrina Lagorio

Per lo svolgimento di un ruolo più credibile all’interno della NATO, l’Italia sin dal 1975 diede vita a

un vasto programma di acquisizione di nuovi sistemi d’arma27. La fase di rapida crescita del

bilancio della Difesa coincise con il dicastero di Lelio Lagorio: nei quasi 4 anni in cui egli ricoprì il

ruolo di Ministro della Difesa, le spese militari crebbero infatti dai 5.780 miliardi del 1980, agli

oltre 12.000 miliardi del 1983. Ma fu dal punto di vista di una più attiva e flessibile gestione della

politica estera e militare italiana rispetto a un passato da basso profilo che si registrò un vero e

proprio salto di qualità rispetto al passato. Lagorio, inaugurando il nuovo corso della politica

militare italiana, tracciava un nuovo modello di difesa non più ristretto al concetto della protezione

del territorio dalla minaccia di invasione dall’Est, ma estendeva il ruolo delle Forze Armate alla

salvaguardia degli interessi nazionali e alla protezione delle linee di comunicazioni marittime

essenziali per la sopravvivenza del nostro paese28. Il nuovo modello di difesa tracciato da Lagorio

era finalizzato ad agevolare il riconoscimento di un ruolo attivo all’Italia da parte degli altri Paesi

mediterranei: grazie al trasferimento nel Meridione e in particolare in Sicilia di buona parte del

dispositivo militare terrestre ed aereonavale, si voleva assicurare all’Italia il ruolo di paese guida del

Fronte Sud della NATO e la sua proiezione verso il Mediterraneo. Tuttavia Lagorio si spingeva oltre,

prefigurando per l’Italia un ruolo più autonomo nell’Alleanza Atlantica. A questo scopo il 13

ottobre 1982 esprimeva alla Camera la necessità di “disporre di uno strumento militare difensivo,

aggiornato, moderno, equilibrato” per affermare a livello internazionale la “duplice identità del

nostro Paese che è insieme mediterraneo ed europeo” e dunque “decisamente interessato alla

stabilità non solo in un contesto atlantico ma anche e soprattutto in quello mediterraneo” ben oltre i

limiti geografici imposti dalla NATO. “L’Alleanza”, chiariva Lagorio, “non può più offrire una

garanzia di difesa totale al nostro Paese” e pertanto l’Italia “deve perseguire una sua politica

indipendente e autonoma soprattutto per quanto riguarda i territori non coperti dal patto NATO.

Perciò la politica militare italiana non può esaurirsi nella NATO”29.

Le tappe con cui si concretizzò la “dottrina Lagorio”, videro nel 1980 la firma di un accordo per la

difesa militare della neutralità dell’isola di Malta alla quale l’Italia forniva assistenza ed aiuti

27 Nel 1975 veniva varata la legge speciale per l’ammodernamento dei mezzi della Marina, mentre nel 1977 era la voltadelle due leggi di ammodernamento per l’Esercito e l’Aeronautica. Sempre a partire dal 1975 le spese militari italianeaumentarono ad un tasso superiore a quello del PIL. Se nel 1976 le spese militari assorbivano il 2,3 % del PIL, nel 1985giungevano al 2,7%. Contemporaneamente si avvertiva una notevole espansione della spesa per la ricerca e lo sviluppomilitare; essa, dal 1975 al 1985, passava dal 2,3% all’11,6% del complesso della spesa governativa per la Ricerca e loSviluppo. L’industria bellica nazionale di riflesso, subiva una notevole espansione sino a diventare nei primi anniOttanta, la IVª esportatrice al mondo di sistemi d’arma. M. DE ANDREIS, P. MIGGIANO, L’Italia e la corsa al riarmo,Milano, Franco Angeli, 1987, pag. 200.28 Tale sopravvivenza era legata alla libertà di accesso alle fonti energetiche mediorientali, come chiarì qualche tempodopo lo stesso Lagorio quando giunse ad affermare che “l’accesso alle risorse è senza dubbio, al momento, uno degliaspetti più critici per il mondo occidentale… privarci delle risorse od inibircene l’accesso può essere in effetti un mezzoassai efficace per ridurre la nostra capacità di resistere ed addirittura di esistere”. P. MIGGIANO, La politica di sicurezzaitaliana, in op.cit., pag. 134. Cfr. L. LAGORIO, Il “modello di difesa”, Relazione al Parlamento in data 14 aprile 1981, inIPD Informazioni Parlamentari Difesa, n. 4-5, 1984, pag. 23.29 Cfr. L. LAGORIO, Indirizzi di politica militare, Ministero della Difesa, Roma, 1980; L. LAGORIO, op. cit.

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militari senza specificarne le condizioni; le iniziative di cooperazione militare con Egitto ed Iraq; la

scelta di Comiso quale base per i Cruise; l’autorizzazione concessa il 2 dicembre 1982 all’uso delle

basi italiane per il supporto logistico della Rapid Deployment Force; l’invio di un gruppo navale in

Somalia nel tentativo di far giocare all’Italia un ruolo nel conflitto del Corno d’Africa; il

potenziamento del dispositivo aeronavale e la “diluizione” verso Sud dei reparti un tempo

concentrati sul fronte nord-orientale grazie alla realizzazione di nuove basi militari nel Meridione

d’Italia, in particolare in Puglia e in Sicilia; la partecipazione delle forze armate italiane ad una serie

di missioni militari nello scacchiere mediorientale.

Fu sempre Lagorio a dare il via alla formazione di una Forza di pronto intervento (FoPI) capace di

spostarsi in 24 ore in qualsiasi luogo del paese, dotata di una doppia capacità, militare e di

protezione civile e che solo a partire dal 1985 sarebbe stata “sdoppiata” in 2 tronconi differenti, una

FoPI omonima con fini esclusivi di intervento in caso di calamità, e in una FIR (Forza d’Intervento

Rapido)30, caratterizzata da una “elevata mobilità tattica e strategica che consente di proiettare

tempestivamente le sue componenti nelle aree minacciate”. Alla FIR saranno assegnati i compiti di

intervento su tutto il territorio nazionale per contrastare tempestivamente l’azione nemica e quello

di fornire un contingente per operazioni all’estero quale forza di sicurezza e/o di interposizione sulla

base di accordi bi/multilaterali.

Dall’oblio del Magliocco alla installazione dei missili Cruise: origini e ragioni della scelta

Alla fine del 1978 il presidente americano Carter convocò un vertice nella Guadalupa a cui

parteciparono americani, tedeschi, inglesi e francesi, dove si convenne il rafforzamento della difesa

NATO in Europa, con l’installazione dei missili Pershing II e Cruise, entro quattro anni, qualora i

negoziati americano-sovietici sulla riduzione delle armi nucleari non fossero giunti a risultati

apprezzabili e a condizione, posta dal cancelliere Schmidt, che la Repubblica Federale Tedesca non

fosse stata la sola nazione a mettere a disposizione il proprio territorio per installare tali armamenti.

Esclusa dal direttorio che si era di fatto formato al vertice dell’Alleanza, l’Italia ebbe comunque

nello spiegamento dei missili americani una parte importante. Si aprirono delle consultazioni tra i

paesi europei della NATO e fu Cossiga, allora Presidente del Consiglio, ad assicurare l’assenso

dell’Italia che era stata esclusa al vertice della Guadalupa e che tornerà in seguito ad esservi

ammessa. L’Italia riacquisiva un ruolo nella NATO, che nella sostanza era sempre stato marginale, ma

che tuttavia aveva la sua rilevanza politica31: non aveva mai posseduto il grado di influenza militare

30 A. SION, La Forza di Intervento Rapido, in Rivista Militare, marzo-aprile 1986, pag. 52. 31 Dichiarazioni programmatiche alla Camera dei deputati del Presidente del Consiglio, On. Cossiga, 09.08.1979:“Nell’Alleanza atlantica l’Italia è presente con la consapevolezza della validità di una organizzazione di paesi liberi cheha carattere difensivo anche nell’impostazione dei suoi schieramenti di forze e nei mezzi di cui esse sono dotate. Incoerenza con questa ispirazione, l’Italia ha dato una valutazione pienamente positiva alla stipulazione degli accordi Salt2 proprio in quanto miranti a tradurre nella realtà, nel settore degli armamenti strategici delle due grandi potenzemondiali, i concetti della parità e dell’equilibrio delle forze che pienamente rispondono agli scopi dell’Alleanza”.

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e politica sull’Alleanza dei suoi maggiori alleati europei e ogni tentativo di accrescere la sua

partecipazione nazionale nella programmazione delle strategie nucleari aveva pesato assai poco. Il

paese non discuteva dei problemi nucleari della NATO, che poi erano il cuore della sua strategia

difensiva, nelle sedi istituzionali; infatti la strategia nucleare della NATO rimase sempre un tema

riservato, di cui poco si discuteva, come fosse cosa d’altri e l’Italia vi partecipasse in qualità di

locataria delle sue installazioni32.

La decisione di installare a Comiso la più potente base missilistica d’Europa, resa pubblica solo il 7

agosto 1981 dal Governo italiano, era stata preceduta da un articolo pubblicato il 20 marzo sul

settimanale “Il Mondo” dal titolo “Un missile cadrà a Ragusa”: era la prima notizia ufficiosa della

decisione del governo, anche se, in verità, le indiscrezioni indicavano Comiso ormai da molti mesi e

circolavano di sicuro fin dal 12 dicembre del 1979, giorno in cui il vertice dell’Alleanza atlantica

rese noto il programma di installazione in Europa di 572 missili a medio raggio in funzione

antisovietica33. Comiso fu scelta con molto anticipo sulla data dell’annuncio e fu preferita ad altre

località più settentrionali per assicurare ed esaltare quella che è stata definita la «doppia funzione»

dei Cruise installati in Italia. La concessione ufficiale sarebbe avvenuta verso la fine del 1980 in

occasione di un incontro tra il Ministro della Difesa Lagorio e il Dipartimento di Stato USA. A

partire dal gennaio del 1981 gli Stati Uniti insediarono a Comiso uno staff tecnico per soprintendere

al sopralluogo del sito. Il tutto fu tenuto nel più assoluto riserbo e nonostante alcune indiscrezioni

stampa, il Ministero della Difesa negò per tutta la primavera del 1981 di aver concesso il vecchio

aeroporto siciliano per installarvi i missili Cruise. Il Parlamento fu informato della decisione solo

nella seduta di chiusura estiva dell’8 agosto. Comiso sarebbe stata preferita anche rispetto ad altre

due basi del Mezzogiorno sia per le migliori condizioni dei sistemi di collegamento, sia per la

32 Cfr. A. Panebianco, “Missili, scandali, inchini” in Argomenti radicali III, 1979, n° 14, pp. 23 ss; M. Simoncelli,“Armi, affari, tangenti. Ascesa e declino dell’industria militare italiana tra il 1970 e il 1993”, Roma, Ediesse, 1994. 33 Comunicato della Sessione congiunta dei ministri degli Esteri e della Difesa della NATO sulle forze nucleari di teatroBruxelles, 12.12.1979: “Nel corso degli ultimi anni, il Patto di Varsavia ha sviluppato un’ampia e crescente capacità nelsettore dei sistemi nucleari che minacciano direttamente l’Europa Occidentale e che hanno una rilevanza strategica perl’Alleanza in Europa. Questa situazione si è aggravata …a causa delle decisioni dell’Urss di realizzare programmi diammodernamento e di incrementare in maniera sostanziale la capacità nucleare delle sue forze a lungo raggio…E’ statoschierato il missile SS20 che costituisce uno sviluppo significativo rispetto ai sistemi precedenti, per la maggioreprecisione, la più grande mobilità, la più lunga gittata, e a causa della sua testata multipla di cui è dotato; è stato inoltreschierato il bombardiere Backfire con prestazioni superiori rispetto agli altri aerei sovietici sinora schierati nel ruolo diteatro. Durante questo periodo, mentre l’Urss è andata rafforzando la sua superiorità nel settore delle forze nucleari diteatro a lungo raggio sia sotto l’aspetto quantitativo che qualitativo, il potenziale dell’occidente nel medesimo settore èrimasto statico. Queste forze, che non comprendono sistemi nucleari di teatro a lungo raggio basati a terra, diventanoanzi sempre più obsolete e vulnerabili…I Ministri hanno rilevato che i suddetti ultimi sviluppi richiedono l’adozione diiniziative concrete da parte dell’Alleanza al fine di mantenere credibile la strategia Nato della risposta flessibile….hanno concluso che l’interesse generale dell’Alleanza sarebbe più efficacemente tutelato adottando due iniziativeparallele e complementari concernenti la modernizzazione delle forze nucleari di teatro e negoziati sul controllo degliarmamenti…I Ministri hanno deciso di ammodernare le forze nucleari di teatro a lungo raggio della Nato procedendoallo schieramento in Europa di sistemi americani basati a terra comprendenti 108 lanciatori Pershing 2, chesostituiranno gli attuali Pershing IA americani, e 464 missili da crociera…A tale programma di ammodernamentopartecipano tutti gli Stati che fanno attualmente parte della struttura integrata di difesa: i missili saranno dislocati inalcuni Paesi che sono stati prescelti, e determinati costi concernenti l’infrastruttura saranno coperti attraverso gliesistenti schemi di finanziamento comuni”.

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disponibilità immediata di una vasta area demaniale che avrebbe evitato, almeno in un primo tempo,

le procedure di esproprio a danno di privati. Sembra che sia stata valutata perfino la possibilità di

localizzare i nuovi missili nucleari nella base di Sigonella, ma a causa dell’affollamento delle

infrastrutture e della mancanza di un’area idonea a realizzarvi la zona operativa e di addestramento,

questa ipotesi fu presto scartata.

Sulla scelta di installare i missili Cruise a Comiso ecco alcune delle risposte fornite dal generale

Wright ai deputati americani durante l’audizione del maggio 1981: D. Lei dice che questo non è

stato annunciato in Italia. Presumo comunque che il governo italiano abbia approvato tutto ciò. R.

Sissignore, il governo italiano ha approvato, ma non ha ancora reso nota la località prescelta. E’ una

base che è stata suggerita o proposta dal governo italiano nel corso dei nostri colloqui sulla scelta

della localizzazione. Una delle ragioni dell’alto costo è che si tratta attualmente di una base priva di

ogni cosa. D. E perché una cifra così tanto superiore a quella prevista per la base in Gran

Bretagna? R. In sostanza siamo partiti dalla nuda base, dobbiamo costruire tutte le strutture di

supporto. Si tratta di una vecchia base italiana abbandonata dopo la seconda guerra mondiale. D.

Gli Usa hanno già condotto un esame tecnico della base e dei tempi di costruzione? R. Abbiamo

uno staff di tecnici sul posto dal gennaio di quest’anno34. Dalla dichiarazione del generale Wright si

evincerebbe, dunque, che la scelta di Comiso fu concordata con gli italiani e non certo per ragioni di

praticità o di economicità; inoltre la decisione annunciata dal Governo italiano solo il 7 agosto 1981

era conosciuta da lungo tempo negli Stati Uniti e già da otto mesi prima che la decisione fosse resa

pubblica uno staff di militari statunitensi era al lavoro a Comiso.

Una delle ragioni per cui fu scelta Comiso sta sicuramente sulla carta geografica. Infatti prendendo

come ipotetico bersaglio dei Cruise quella parte dell’Unione Sovietica sulla quale erano piazzate le

rampe dei SS20, Comiso appariva una delle zone di lancio più lontane localizzabili sul territorio

italiano. Se il bersaglio però si trovasse sull’Africa settentrionale o nel Mediterraneo, la Sicilia

sarebbe la zona di lancio ideale. Si può dunque considerare la scelta della Sicilia e di Comiso in

particolare come espressione della volontà di allargare verso Sud il raggio di azione della NATO.

Infatti lo spostamento a meridione del dispositivo militare italiano, secondo quanto sostenuto

dall’ex ministro della difesa Lagorio, serviva proprio a qualificare “l’Italia come difesa avanzata

nella regione mediterranea, contro eventuali minacce da sud verso l’Europa”.

Tuttavia, la decisione di installare a Comiso i 112 missili nucleari Cruise previsti per l’Italia dal

piano di riarmo NATO può essere ricondotta all’esigenza di evidenziare a tutti i potenziali nemici di

Medio Oriente e Nord Africa, la proiezione più dinamica e più aggressiva dell’Alleanza Atlantica

nell’area: infatti puntando il compasso su Comiso e tracciando una circonferenza di 2500 km di

raggio, pari alla gittata dei missili nucleari Cruise, dalla Sicilia si possono tenere agevolmente sotto

34 Il Manifesto, 10.11.83. Invece, secondo il Gen. Bernard Rogers, comandante supremo delle forze NATO in Europa, labase a Comiso non sarebbe altro che un favore della NATO all’Italia, in quanto l’Italia ha sempre voluto giocare un ruoloall’interno della NATO per trarre vantaggio dai benefici che la NATO stessa può offrire.

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tiro nucleare non solo le città sovietiche fino alle sponde del Caucaso ed il territorio di alcuni paesi

del Patto di Varsavia, ma anche le principali capitali arabe. Quindi la scelta di Comiso non è stata

fatta a caso perché sotto il tiro dei Cruise c’è l’intera Africa settentrionale e parte del Medio

Oriente35.

Missili e mafia

La scelta di installare i missili Cruise in Sicilia sarebbe, secondo alcuni autori36, frutto di un’intesa

intervenuta, forse con l’avallo e la mediazione di centri di potere occulto quali la P2 e il Sismi

deviato, fra ambienti politici e militari americani da una parte, e centrali mafiose siciliane dall’altra.

Apparentemente nulla è cambiato dopo l’arrivo dei missili Cruise a Comiso, o meglio con i missili

ci si è resi conto che già da qualche anno, dietro le solite maschere di indifferenza si nascondeva

qualche mutamento, impercettibile nelle sue prime manifestazioni, ma di sicuro più minaccioso

degli stessi missili. Circa 50 anni fa sul litorale ragusano, la terra non valeva nulla. Il paesaggio

agricolo era desertico. Su questa terra sabbiosa bruciata dalla salsedine e da un feroce sole estivo si

riusciva a stento a coltivare la vite. A distanza di anni da quelle stesse zolle i contadini del ragusano

hanno fatto scaturire, con l’introduzione delle coltivazioni in serra, un’enorme ricchezza che ha

cancellato le connotazioni da economia sottosviluppata della provincia di Ragusa, facendone una

delle zone agricole più ricche d’Italia. E’ in questo piccolo eden dell’orticoltura italiana che

l’arrembaggio della mafia, previsto da La Torre e Dalla Chiesa, si è puntualmente verificato. Un

torbido intreccio di forze e interessi mafiosi, una commistione di affari e politica. Nella provincia di

Ragusa, fino agli anni Settanta non si sapeva bene cosa fosse la mafia37. La criminalità mafiosa

aveva fino ad allora agito in questa zona solo in trasferta, episodicamente, in occasioni speciali: per

spezzare uno sciopero bracciantile, per riciclare danaro sporco, per sbarcare sigarette di

contrabbando, droga o armi sulle coste poco sorvegliate. Mancava, evidentemente, un interesse

della grande mafia all’instaurazione di un proprio dominio in questa provincia periferica. O forse

c’era un interesse a mantenerla al riparo da particolari attenzioni della polizia, per poter usare questa

zona come una specie di porto franco, come una retrovia inosservata, una zona di transito sicuro per

i traffici delle cosche palermitane.

Verso la fine degli anni Settanta più tenace e più sottile era divenuta l’azione di penetrazione

mafiosa e meno risoluta si era rivelata la resistenza locale. Proprio in quegli anni si realizzavano nel

ragusano i primi insediamenti mafiosi. Ad attirare molti appetiti aveva contribuito certamente il

miracolo dell’oro verde, della ricchezza cresciuta nelle serre. Fatto determinante appare comunque

35 G. LERNER, I missili sono già quì, L’Espresso, 13.11.8336 P. GENTILONI, A. SPAMPINATO, A. SPATARO, Missili e mafia: la Sicilia dopo Comiso, Roma, Ed. Riuniti, 1985. G. RESTIFO,Processi di militarizzazione e sviluppo della mafia nella Sicilia contemporanea, in Incontri Meridionali, n. 3, 1987. U.SANTINO, Affare Comiso. Mafia, speculazione e base Nato, Palermo, Centro siciliano di documentazione “G. Impastato”,1983.37 Cfr. mappe geografiche in appendice sulla diffusione del fenomeno mafioso in Sicilia.

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l’invio al soggiorno obbligato in provincia di Ragusa di numerosi boss palermitani di alto rango.

Alcuni di questi personaggi si trovarono talmente bene in questo paradiso sconosciuto, che decisero

di mettervi radici e si insediarono con proprie attività economiche nella zona. Queste presenze

hanno certamente influenzato l’evoluzione di una certa malavita locale, che viveva di piccoli furti e

di espedienti e improvvisamente ha intravisto nuovi orizzonti attraverso il collegamento, più o meno

subalterno, con le grandi famiglie di Palermo e Catania.

Tra i vari mafiosi di spicco, affidato al soggiorno obbligato di Acate, vi fu Gaspare Gambino, nipote

del famigerato Charles Gambino, che fu a New York “capo dei capi” di Cosa Nostra e la cui

famiglia occupa un posto di grande rilievo nel traffico internazionale della droga. Altri mafiosi

seguirono l’esempio di Gambino come i tre fratelli Lo Cicero, i Rallo, i Girgenti e personaggi ancor

più noti. La società Finanziaria immobiliare, controllata dalla famiglia degli esattori Salvo di Salemi

acquistò, oltre a centinaia di ettari in territorio di Vittoria, 600 ettari di vigneto e 250 di agrumeto in

territorio di Acate, mentre gli Amoroso acquistarono nel ragusano 1700 ettari di terra, ma non

sempre i nuovi arrivati si sono dedicati alla pura e semplice coltivazione della terra.

La vera novità che è emersa con la base di Comiso è stata la nascita di una mafia locale. Diversi

fatti di cronaca e informazioni della polizia hanno segnalato una progressiva evoluzione della

piccola malavita locale verso i modelli mafiosi, grazie a collegamenti inediti con esponenti politici

locali con autorità militari e con famiglie palermitane e catanesi. In un rapporto redatto con la

collaborazione della Criminalpol e della Guardia di Finanza, il generale Dalla Chiesa aveva

ricostruito le tappe della escalation della mafia siciliana, dedicando particolare attenzione al nuovo

corso della malavita catanese, caratterizzato dal collegamento con gruppi della mafia di Palermo,

prevedendo per il futuro uno sviluppo congiunto di programmi mafiosi. A questo proposito Dalla

Chiesa puntò il dito sugli appalti di Comiso38: in sostanza il generale era convinto che la massiccia

presenza delle famiglie palermitane in provincia di Ragusa, cioè in un’area tradizionalmente

neutrale ma convenzionalmente attribuita alla sfera di influenza dei catanesi, non poteva essere

casuale. Il superprefetto condivideva, sia pure in parte, l’intuizione di La Torre sul nesso mafia-

missili che la costruzione della base di Comiso veniva a creare. A suo avviso lo sbarco mafioso

attorno a Comiso doveva intendersi come il risultato di un preciso baratto: l’ingresso dei catanesi a

Palermo, in cambio della penetrazione dei palermitani a Ragusa.

38 “Tali soluzioni sembrano essere confermate anche dalla esistenza di saldi legami fra esponenti della famigliaSantapaola e la malavita operante in Milano, costituita da rappresentanti delle cosche palermitane, nonché dallapresenza di importanti imprese appaltatrici catanesi in Palermo, in altri tempi inaccessibile a gruppi economiciesterni. Questo nuovo aspetto del divenire della mafia, legata indissolubilmente, come è noto, al mondo imprenditorialee a quello della criminalità economica, tende a dimostrare la esistenza del benestare di personaggi del poterepalermitano, anche mafioso, all’ingresso, nel settore degli appalti, di aziende catanesi a Palermo, previo uncorrispettivo che potrebbe essere costituito dall’inserimento di palermitani nelle iniziative economiche che stannosorgendo intorno a Comiso e che costituiscono un richiamo allettante della mafia verso la Sicilia orientale” (Paesesera, 12, 13, 14 ottobre 1982 ha pubblicato il testo integrale del rapporto Dalla Chiesa).

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Secondo La Torre, invece, installare gli euromissili a Comiso, significava porre in Sicilia un corpo

estraneo destinato a corrompere forme di vita democratica e a inquinare e distorcere ogni

prospettiva di sviluppo economico, mentre i dollari tanto seducentemente promessi sarebbero

rimasti un miraggio, come trenta anni prima, quando i petrolieri americani della Gulf Oil erano

venuti a trivellare pozzi di petrolio attorno a Ragusa. Gli appalti poi avrebbero, ancora una volta,

fatto la fortuna degli intriganti e degli speculatori, la dimensione colossale dell’affare avrebbe

spinto la mafia a metterci le mani, per l’occasione le cosche avrebbero esteso la propria influenza

criminale a un territorio che fino allora ne era stato toccato tanto marginalmente da apparirne

immune. “In Sicilia ci sarà il banchetto mafioso degli appalti per costruire la base, poi si creerà un

equivoco movimento di spie e di provocatori di ogni specie, per motivi di sicurezza si finirà con il

limitare la libertà dei cittadini. In questo contesto la mafia acquisirà nuova forza e nuovi

collegamenti internazionali offrendosi come incontrastato ed unico potere capace di garantire la

sicurezza: un ruolo che già svolge nel triangolo mafioso di Palermo-Trapani-Agrigento dove fattura

centinaia di delitti all’anno, si presenta come garante della sicurezza sociale e come inviolato

baluardo contro la penetrazione del terrorismo in Sicilia”39.

Solo con il crollo della prima Repubblica ci si è resi conto che con esso è stato anche travolto

l’equilibrio geopolitico che per quasi mezzo secolo, dall’epoca dello sbarco americano in Sicilia,

aveva strutturato la precaria coesistenza fra Stato e Cosa Nostra. I politici siciliani che avevano

operato come luogotenenti del Palazzo hanno dimostrato di non essere più in grado di garantire il

patto di non belligeranza che, quasi come una legge non scritta ma molto più cogente di qualsiasi

codice, aveva legato Roma e Palermo. Nel mondo diviso dalla frattura Est-Ovest, comunismo-

anticomunismo, alla mafia spettava di orientare il voto e il potere politico siciliano per evitare rischi

di slittamento verso il campo comunista. In cambio il potere centrale evitava con cura di stimolare

lo sviluppo economico e sociale dell’isola e del Sud in genere, che considerava un serbatoio di voti

essenziale per bilanciare l’avanzata delle sinistre al Nord. Di questo scambio geopolitico hanno

fruito per decenni i potenti di Roma, i loro rappresentanti a Palermo e naturalmente Cosa Nostra40.

39 L’Astrolabio n° 11, 06.06.1982.40 L. PASTORELLI, Per battere Cosa Nostra basta separare la Sicilia dall’Italia, Limes 4/1994, pp. 95-100.

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Lo status giuridico delle basi militari

Le basi militari alleate in Italia sono sempre state oggetto di polemiche, soprattutto di politica

interna. All’indomani della seconda guerra mondiale e all’inizio della guerra fredda, l’Italia pur

sconfitta si trova ad essere paese di confine tra i due blocchi: di conseguenza acquista grande valore

sia dal punto di vista politico che militare. Infatti le basi sul territorio italiano diventano il mezzo

per partecipare alla difesa collettiva dell’Alleanza Atlantica senza dover affrontare

proporzionalmente i costi della sicurezza ottenuta. Nel campo occidentale i rapporti di alleanza

vengono sviluppati su due piani strettamente correlati, quello collettivo e quello bilaterale con gli

Stati Uniti: di quì la distinzione tra basi italiane concesse in uso alla NATO e basi italiane concesse in

uso agli Usa41.

Il problema della competenza a stipulare gli accordi sulle basi militari alla luce della Costituzione

italiana consiste nella questione di sapere se detti accordi rientrano in una delle categorie per le

quali l’art. 80 prescrive l’autorizzazione parlamentare. Solo nel caso in cui si accertasse che essi

non rientrano sicuramente in una di quelle categorie, potrebbe discutersi dell’ammissibilità di una

competenza autonoma del Governo a stipularli in forma semplificata. Gli accordi sulle basi militari

non sono che una specie del più ampio genus degli accordi di collaborazione militare, ai quali fu

fatto esplicito riferimento nel corso dei lavori preparatori dell’art. 80, come esempi tipici di accordi

di natura politica. Nel caso dell’ordinamento italiano, tutto un complesso di modifiche legislative

sono state introdotte dagli atti con i quali si è data esecuzione ai trattati-quadro relativi all’Alleanza

Atlantica ed alla sua organizzazione militare integrata42. Nessuno di tali atti contempla obblighi

specifici dell’Italia relativi a particolari basi militari se si escludono i quartieri militari. Esse

vengono invece istituite come infrastrutture comuni o come basi bilaterali degli Usa, nel quadro

degli obblighi derivanti dalla partecipazione italiana all’Alleanza e spesso in conformità a decisioni

del Consiglio atlantico, attraverso accordi ed intese che non vengono normalmente sottoposte al

controllo parlamentare e rispetto alle quali non vengono adottati specifici provvedimenti di

esecuzione in forma di atti legislativi. Queste intese sono il più delle volte stipulate dall’esecutivo,

governo o ministro della difesa, in forma semplificata e, in talune ipotesi, segreta. E’ dato costante

di tali accordi che l’onere di sopportare la maggior parte delle spese derivanti dalla costruzione o

dall’adattamento delle installazioni incomba allo Stato beneficiario. Ciò è vero in special modo per

gli accordi bilaterali, che contemplano tutti l’obbligo di tale Stato di compensare i costi

eventualmente sopportati dallo Stato di sede per l’esproprio di aree, ed i relativi indennizzi, e per la

41 A. DESISERIO, op. cit.42 Siglato il 04.04.1949, il trattato istitutivo del Patto Atlantico fu approvato dal Parlamento italiano con legge n° 465del 01.08.1949. A questo trattato seguirono altri accordi: il 19.06.1951 fu stipulato il trattato di Londra riguardante lostatus delle forze militari dei paesi NATO, (S.o.f.a) ratificato in Italia con legge n° 1335 del 30.11.1995; il 28.08.1952 ilprotocollo riguardante lo status dei quartier generali militari internazionali istituiti in base al trattato del Nord Atlanticonei vari paesi della NATO, il 27.01.1950 viene siglato a Washington l’Accordo bilaterale Usa-Italia, sull’assistenzareciproca seguito il 07.01.1952 dall’Accordo di Roma sulla sicurezza reciproca.

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loro acquisizione al demanio militare. Per le infrastrutture comuni dell’Alleanza Atlantica, la

copertura dell’onere finanziario è già determinata, trattandosi di attuare obblighi inerenti alla

partecipazione alla struttura militare integrata dell’Organizzazione, al cui adempimento l’Italia è

tenuta in quanto membro dell’Alleanza stessa ed in conformità ai metodi di ripartizione finanziaria

stabiliti dai competenti organi atlantici.

Con l’adozione della decisione del 12.12.1979 sull’ammodernamento delle forze nucleari di teatro

a lungo raggio, l’Italia ha consentito lo schieramento sul proprio territorio nazionale dei sistemi

d’arma americani contemplati dalla decisione stessa43. Il par. 7 del comunicato finale della riunione

speciale dei Ministri degli Affari esteri e della difesa specificava che la dislocazione dei missili

sarebbe avvenuta “sui territori dei paesi stabiliti” e che “determinati costi concernenti

l’infrastruttura” sarebbero stati coperti attraverso gli schemi esistenti di finanziamento comune. Al

fine di dare attuazione pratica alla decisione indicata, è in seguito intervenuto uno specifico accordo

tra il governo italiano e quello degli Usa, relativo alla localizzazione delle basi destinate ad ospitare

i missili ed alle modalità di funzionamento e di utilizzazione delle stesse. Tale accordo è stato

presentato come una semplice attuazione della decisione del Consiglio atlantico dal Presidente del

Consiglio allora in carica, soprattutto al fine di rendere evidente che nessuna prevaricazione era

stata effettuata dall’esecutivo nei confronti del parlamento, essendosi quest’ultimo già pronunciato

favorevolmente circa la posizione che il governo italiano aveva inteso assumere in sede atlantica il

12.12.1979 sulla questione degli euromissili44. Il governo non ha reputato necessario presentare

l’accordo applicativo al parlamento anche perché, oltre alle ragioni di segretezza, nessun

provvedimento legislativo era necessario per la sua esecuzione, vale a dire per mettere a

disposizione delle forze armate americane la base siciliana di Comiso. Che un accordo con gli Usa

sia intervenuto in materia e che la determinazione della base non sia dipesa da una decisione

unilaterale italiana, è certamente desumibile da due dichiarazioni rese rispettivamente nei mesi di

agosto e di settembre 1981 dal ministro italiano della difesa, Lelio Lagorio. Nella prima, il ministro

dopo aver sottolineato che il segreto militare gli aveva impedito di pre-informare le autorità della

43 Discorso del Presidente del Consiglio, On. Cossiga sui problemi della Difesa, Sicurezza e Disarmo alla Camera deiDeputati (04.12.1979) e al Senato (10.12.1979) “L’ammodernamento, in buona parte già realizzato ed in parte in corsodi continua rapida attuazione da parte dell’Urss dei sistemi nucleari di teatro a lungo raggio, con la produzione e lospiegamento progressivo dei missili SS20 e dei bombardieri Backfire, ha modificato l’equilibrio delle forze tra Est edOvest con particolare riguardo al teatro europeo….Nessuno qui auspica di vedere fra tre anni spiegati in Europa i nuovimissili Pershing 2 e Cruise, o tutti i nuovi missili programmati. Tutti qui auspichiamo invece che fra tre anni l’Urss nonsolo avrà arrestato il suo sostenuto programma di costruzione degli SS20 e dei bombardieri nucleari Backfire, ma cheabbia proceduto alla distruzione di quelli esistenti, o almeno alla maggior parte di essi. Non vi è dunque nessunadivergenza sulla finalità che perseguiamo nell’ambito della nostra partecipazione all’Alleanza Atlantica….La decisionedel Governo italiano di dare il proprio consenso al programma di ammodernamento- produzione e successivoschieramento dei missili Pershing 2 e Cruise- in occasione della prossima sessione ministeriale atlantica, si pone conl’obiettivo concreto di utilizzare con il massimo vigore il periodo di tre anni che intercorre tra la decisione e l’effettivoschieramento delle nuove armi non per ripristinare l’equilibrio ad un più alto livello di forze nucleari, ma per ricondurrequesto equilibrio a livello più basso”. 44 Cfr. la dichiarazione del sen. Spadolini sulla decisione relativa alla localizzazione della base di Comiso per i Cruise,La Repubblica, 18.08.1981.

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Regione Sicilia circa l’avvenuta scelta di Comiso, come sede delle rampe di lancio mobili e

deposito dei missili nucleri, specificava che “la spesa di 200 miliardi per l’adattamento della base

alla sua nuova funzione” era posta a carico dell’erario americano e della NATO (quindi, in parte,

anche dell’Italia) e che la località prescelta offriva vaste aree demaniali in zone non densamente

popolate45. Nella seconda invece, il ministro confermava che Comiso era stato indicato “per la

coesistenza di aeroporto, area demaniale e congrua viabilità”; che la scelta stessa corrispondeva ad

un interesse italiano perché “agli occhi degli USA una base collocata altrove avrebbe comportato

anche minori costi e per il governo americano questo sarebbe stato più gradito”. E concludeva

affermando che “abbiamo avuto con gli americani rapporti duri, ma eccellenti. E’ stata una perfetta

ma difficile sintonia”46.

Conclusioni

Come nel 1935, nel 1983 a Comiso sono iniziati i lavori per un aeroporto militare; come allora è

stato avviato in Sicilia un processo di militarizzazione assai sofisticato. La maggior parte delle basi

che i tedeschi attrezzarono nell’isola con i loro sistemi di controllo e di armamento sono state

ripescate dalla NATO: così è avvenuto per l’aeroporto di Gerbini, tra Lentini e Motta S. Anastasia,

oggi divenuta la base NATO di Sigonella, la più attrezzata e fortificata base logistica in appoggio alla

6ª Flotta americana nel Mediterraneo; così per gli impianti di avvistamento di Testa dell’Acqua, nei

pressi di Siracusa e di Noto; per il porto militare di Augusta e per il Magliocco di Comiso. Ma

rispetto alla militarizzazione fra le due guerre, quella ispirata dall’ideologia e dalla politica del

regime fascista, il ruolo della Sicilia negli anni Ottanta, ed in particolar modo di Comiso e

Sigonella, è cambiato. Non è soltanto, o per lo meno, non è tanto l’uso militare del territorio che

preoccupa ma quello strategico, o meglio dire il ruolo di funzione strategica che va al di là del fatto

in sé dei missili Cruise.

Il 1° ottobre 1982 fu attivato a Comiso il 487th Combat Support Group dell’US Air Force che

insieme al Corpo di Ingegneria Civile della Marina degli Stati Uniti garantì l’inizio dei lavori di

allestimento delle infrastrutture della base, per cui sarebbero stati spesi alla fine 242 miliardi di lire,

di cui 68 a carico dell'Italia, 57 a carico della Nato e 117 degli USA. La base divenne operativa il 30

giugno 1983 con l’insediamento del 487th Tactical Missile Wing. Allo Stormo missilistico fu presto

affiancato il 2189th Information System Squadron, un reparto dell’US Air Force a cui fu assegnato

il controllo e la manutenzione dei sistemi di comunicazione e di elaborazione dati funzionanti a

Comiso e presso le strutture realizzate dalle Forze Armate USA a Caltagirone e a Sigonella. Nel

novembre 1983 fu sottoscritto da Italia e Stati Uniti un “Memorandum”, anche questo segreto, che

avrebbe regolato per il futuro la presenza del personale USA nella base siciliana.

45 Intervista del ministro Lagorio, La Repubblica, 9-10 agosto 1981.46 Intervista del ministro Lagorio, Corriere della Sera, 08.09.1981.

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Nel marzo del 1984 la prima batteria di 16 missili fu dichiarata operativa. I comisani si erano

abituati, o meglio rassegnati a convivere con i Cruise, con chi li aveva portati e con chi, invece, li

aveva acerrimamente osteggiati, quando il determinato e convinto lavoro diplomatico, volto alla

distensione e al disarmo nel mondo, dell’illuminato successore del vecchio Cernienko, Michail

Gorbaciov, produsse i primi insperati risultati nel summit di Washington, dove fu firmato un trattato

per la messa al bando delle forze nucleari a raggio intermedio. In seguito all’accordo INF

sottoscritto nel dicembre 1987 dagli Stati Uniti e dall’Unione Sovietica per l’eliminazione dei

rispettivi missili nucleari a medio raggio, ha preso il via il processo di progressivo smantellamento

delle batterie missilistiche ospitate nella base di Comiso, il quale si è concluso il 26 marzo 1991 con

il trasferimento nella base di Davis Monthan, in Arizona, dell’ultima serie di missili installati.

A Comiso pian piano si ritornava alla normalità: pacifisti, missili ed americani lasciavano il

territorio che li aveva ospitati. Nel 1983 iniziò la lunga stagione delle proteste, delle marce e dei sit-

in pacifici47. In quegli anni arrivò a Comiso anche un curioso e pittoresco personaggio: un giovane

monaco buddista, Morishita, che si mise a percorrere in lungo e in largo la città al suono di un

tamburo. Coltivava un sogno: costruire una pagoda della pace proprio dinanzi la base NATO. La sua

utopia, a distanza di anni, è stata realizzata. I missili sono ormai un lontano ricordo, come i soldati

americani e i militari italiani, ma lui e la sua Pagoda sono a Comiso.

Il ritiro della base NATO ha aperto una prospettiva di rilancio di attività civili, e posto al tempo stesso

un serio problema di riconversione delle infrastrutture. Tra pochi giorni verrà inaugurato il nuovo

aeroporto civile, almeno così dicono in Piazza Fonte Diana. Si apre un nuovo capitolo per Comiso e

forse anche per me: finalmente si atterra direttamente a casa!

47 Malgrado le imponenti manifestazioni pacifiste, spesso orchestrate da Mosca, il Cremlino dovette presto rendersiconto che non sarebbe mai riuscito a vincere la corsa agli armamenti ed a pervenire ad una situazione di egemoniasull’Europa occidentale. F. P. FULCI, Il permanente ruolo della Nato nel nuovo quadro geostrategico mondiale, in LaComunità Internazionale, vol. XLVII, 1-2, 1992, pp. 128-138.

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