Golf e Postura

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Dott. Mario Turani Dott. Mario Fusco Ing. Simone Turani Dr.ssa Alessandra Vangeri Gemini Lab. - Ricerca e Sviluppo Poliambulatorio Gemini - Bergamo Articolo pubblicato sul Web in siti specializzati Golf e Postura Parlare di golf, in senso tecnico, in uno spazio dedicato completamente a questo sport significherebbe per me ripetere concetti già e meglio espressi. L’aspetto che vorrei invece portare all’ attenzione di chi legge è quello posturale, inteso come la posizione che il giocatore di golf assume durante la pratica sportiva. La postura è il risultato di un complesso sistema di apparati, interagenti fra loro, i cui principali sono quello vestibolare (che si trova nella testa), quello visivo, quello stomatognatico (la bocca con i denti) ed i piedi. Il sistema posturale, altamente complesso quindi e per certi aspetti imprevedibile, determina di fatto la posizione che di volta in volta assumiamo in ogni istante della nostra vita. Così pure mentre giochiamo a golf. Risulta intuibile come una postura corretta concorra ad uno svolgimento ed un mantenimento fisiologico delle funzioni osteo-artro-muscolari, mentre viceversa sussite la possibilità (concreta) dell’instaurarsi di patologie o semplicemente disfunzioni. Che si tratti delle une o delle altre il risultato è che il giocatore risulta menomato nel suo stato di salute generale con riduzione delle proprie attività e capacità fisiche, con importanti ripercussioni sulla reale capacità fisica all’espletamento del gioco. Vediamo qui di seguito le principali problematiche a cui è esposto il giocatore di golf. Postura Indispensabile innanzitutto curare lo stile di gioco e tenere una postura, se non corretta, quantomeno accettabile. Le tecniche di esecuzione, l’impugnatura dei bastoni, l’appoggio plantare con ottimale distribuzione del peso corporeo, sono elementi strategici nell’esecuzione armonica del movimento e quindi della buona riuscita del colpo. Avere una buona postura significa non “rompersi” ed affaticarsi molto meno. L’affaticamento strutturale va inteso non solo come senso di spossatezza che ci invoglia a riposare, ma, e soprattutto, come preservazione biologica delle strutture e quindi una loro maggiore longevità.

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L’aspetto che vorrei portare all’ attenzione di chi legge è quello posturale, inteso come la posizione che il giocatore di golf assume durante la pratica sportiva.

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Dott. Mario Turani Dott. Mario Fusco Ing. Simone Turani Dr.ssa Alessandra Vangeri Gemini Lab. - Ricerca e Sviluppo Poliambulatorio Gemini - Bergamo

Articolo pubblicato sul Web in siti specializzati

Golf e Postura Parlare di golf, in senso tecnico, in uno spazio dedicato completamente a questo sport significherebbe per me ripetere concetti già e meglio espressi. L’aspetto che vorrei invece portare all’ attenzione di chi legge è quello posturale, inteso come la posizione che il giocatore di golf assume durante la pratica sportiva. La postura è il risultato di un complesso sistema di apparati, interagenti fra loro, i cui principali sono quello vestibolare (che si trova nella testa), quello visivo, quello stomatognatico (la bocca con i denti) ed i piedi. Il sistema posturale, altamente complesso quindi e per certi aspetti imprevedibile, determina di fatto la posizione che di volta in volta assumiamo in ogni istante della nostra vita. Così pure mentre giochiamo a golf. Risulta intuibile come una postura corretta concorra ad uno svolgimento ed un mantenimento fisiologico delle funzioni osteo-artro-muscolari, mentre viceversa sussite la possibilità (concreta) dell’instaurarsi di patologie o semplicemente disfunzioni. Che si tratti delle une o delle altre il risultato è che il giocatore risulta menomato nel suo stato di salute generale con riduzione delle proprie attività e capacità fisiche, con importanti ripercussioni sulla reale capacità fisica all’espletamento del gioco. Vediamo qui di seguito le principali problematiche a cui è esposto il giocatore di golf. Postura Indispensabile innanzitutto curare lo stile di gioco e tenere una postura, se non corretta, quantomeno accettabile. Le tecniche di esecuzione, l’impugnatura dei bastoni, l’appoggio plantare con ottimale distribuzione del peso corporeo, sono elementi strategici nell’esecuzione armonica del movimento e quindi della buona riuscita del colpo. Avere una buona postura significa non “rompersi” ed affaticarsi molto meno. L’affaticamento strutturale va inteso non solo come senso di spossatezza che ci invoglia a riposare, ma, e soprattutto, come preservazione biologica delle strutture e quindi una loro maggiore longevità.

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Patologie ossee Raramente nel golf si verificano situazione traumatiche tali da provocare una frattura ossea. Di norma si verificano su situazioni già presenti e conosciute o latenti. Le più frequenti si verificano alla colonna vertebrale, spalla, polso e mano. Il riposo e la sospensione della attività sportiva sono il primo intervento da porsi, seguito immediatamente da valutazioni e terapie di carattere fisiatrico, osteopatico ed ortopedico. Artrosi, lombalgie, sciatalgie e protrusioni discali rappresentano un importante gruppo di rischio da non sottovalutare, soprattutto in fase preventiva. Patologie articolari Le articolazioni più interessate sono quelle di spalla, gomito, polso, mano, anca, ginocchio, caviglia e piede. Non dimentichiamo la violenza con cui si colpisce la pallina, stimata in circa 1000 kg di peso-forza, ma anche i colpi a vuoto e le scivolate sull’erba arrecano i loro danni. Traumi, distorsioni e lussazioni sono sempre in agguato. Ovvio che il momento più importante da curare e tenere sotto controllo è quando si colpisce la pallina. Patologie muscolari Anche i muscoli sono esposti a strappi, contusioni ed infiammazioni. Quelli degli arti superiori e della schiena i più coinvolti. L’insufficiente allenamento e l’eccessivo carico dei colpi (soprattutto da parte di giocatori meno esperti) i maggiori responsabili. Il gomito del golfista Un accenno particolare a questa patologia, il cui nome corretto è epitrocleite. L'epitrocleite colpisce molto spesso il gomito del golfista, precisamente la parte mediale dell’omero a livello dell’articolazione del gomito, con interessamento del nervo ulnare. Si tratta di una patologia del tutto simile al gomito del tennista (epicondilite), causata dall'estensione ripetitiva del gomito (oscillazione del bastone), dai colpi mancati e dall'impatto violento con il terreno (contraccolpi) che determina un processo infiammatorio. L'epictrocleite è una tendinite che si manifesta con dolori talvolta invalidanti a livello della regione interna del gomito. L'esame radiografico è indispensabile per escludere eventuali lesioni ossee o una patologia intra-articolare. L'ecografia è un utile esame che permette di valutare la patologia tendinosica in corrispondenza dei tendini epitroclei. In casi più complessi la risonanza magnetica nucleare può dare utili informazioni complementari. La terapia dell'epitrocleite si basa principalmente sulla prevenzione, soprattutto in sport come il golf. La terapia medica classica è basata sulla somministrazione di tarmaci anti-infiammatori associata a fisioterapia. Utilizzate anche le infiltrazione di cortisone, con le controindicazioni annesse e connesse, rimanendo comunque il riposo l’intervento primario d’elezione.

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L’occlusione quale elemento posturale La bocca rappresenta il crocevia di moltissime funzioni fisiologiche. Il coinvolgimento dell’apparato stomatognatico in sistemi e schemi funzionali, soprattutto alla luce delle ultime acquisizioni, rappresenta il vero anello di congiunzione fra strutture diverse ed anche lontane fra loro. Il mettere in relazione la bocca, per esempio, con problematiche a livello del basso addome quali la pubalgia, può sembrare quantomeno strano. In realtà la conoscenza delle connessioni anatomiche e fisiologiche ci obbliga a considerare queste relazioni. Anche perchè la visione olistica, del corpo umano, sia in fisiologia che in patologia è l’unica che ci permette di considerare l’individuo nel suo insieme, quindi la bocca situata nella testa, che a sua volta appoggia sulla colonna vertebrale che a sua volta appoggia sui piedi. I piedi a loro volta risentono e sono influenzati da quel complesso sistema che permette e controlla l’equilibrio,attraverso la vista,il sistema vestibolare e la muscolatura posturale. Ecco che si crea un sistema chiuso e “continuo”, dove la bocca è influenzata ma a sua volta influenza il sistema. Queste premesse ci servono per introdurre concetti più direttamente connessi con la bocca ed in maniera specifica relativi all’occlusione, cioè al modo con cui i denti contattano fra loro. I denti contattano fra loro perchè mossi da due ossa che sono i mascellari, superiore ed inferiore, a loro volta mobilizzati dai muscoli. I muscoli, masticatori e non, prendono inserzione sui mascellari da un lato e su altre ossa dall’altro. I muscoli squisitamente masticatori sono i temporali,i masseteri e gli pterigoidei interi ed esterni. Sono muscoli antigravitari nel senso che si oppongono all’abbassamento della mandibola, anzi ne provocano l’innalzamento e quindi permettono la masticazione. Vi sono poi altri muscoli, che seppure in relazione con la masticazione, non vengono classicamente inclusi in questo gruppo: sono i muscoli sovra e sotto ioidei. Pur senza elencarli diciamo che i sovraioidei vanno dalla mandibola all’osso ioide, mentre i sottoioidei collegano l’osso ioide alla zona sternoclavicolare fino alla spalla. L’avere una situazione occlusale non in equilibrio, nel senso del contatto dentario, può comportare il rischio di comparsa di numerosi disturbi. Se la fase ultima del movimento di chiusura non avviene con un numero di contatti dentari sufficientemente valido, sia come numero che come armonia, ma anzi si verifica una situazione di “precontatto”, cioè di uno o più denti che toccando prima degli altri, la mandibola è obbligata ad un adattamento di posizione, che normalmente si manifesta con una deviazione funzionale. La mandibola in chiusura si sposta e questa deviazione funzionale rimarrà stabile fino a che non interverrà un’altra perturbazione, probabilmente più importante, che detterà nuove regole funzionali di adattamento. Questa posizione in chiusura deviata comporta però come già detto diversi problemi, che adesso analizziamo. Innanzitutto è possibile osservare un diverso grado di usura fra i denti delle due emiarcate,sia destra che sinistra, soprattutto i canini. Poi troveremo un’attività “asimmetrica” della muscolatua con contratture e stiramenti, una diversa mobilità dei condili mandibolari, con il condilo dal lato della deviazione che lavora meno e quello controlaterale che deve lavorare di più per compensare e permetter comunque il movimento: spesso a questo stadio compaiono rumori articolari. Un’alterazione della dinamica condilare,nell’ambito delle incoordinazioni condilo-meniscali,può portare (molto più frequentemente di quanto si pensi) a situazioni di trazione o più facilmente di

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compressione dando origine a tutta la gamma di sintomi al canale uditivo quale acufeni,ronzii ed ipoacusie. Se la situazione poi si aggrava ulteriormente, con l’interessamento di altre strutture e con il sommarsi di altri schemi adattativi possono comparire anche vertigini e disturbi dell’equilibrio. Per le connessioni muscolari accennate prima vedremo rendersi manifesta la classica sintomatologia che caratterizza i disturbi occlusali e cioè tensione più o meno estesa alla muscolatura sottomandibolare, cervicalgia, lombalgia e cefalea. L’odontoiatra può fare moltissimo in queste patologie e non solo come intervento diretto sulla bocca, ma anche indirettamente in maniera complementare ed addirittura sinergica, all’eventuale lavoro manipolativo eseguito dal terapista. Il mezzo d’elezione è rappresentato dal BITE. Il bite si presenta come un piccolo apparecchio in resina, della forma delle arcata, molto sottile e per nulla fastidioso. L’obiettivo primario del bite è quello di eliminare, quanto più è possibile, le tensioni muscolari conseguenti ad interferenze occlusali: in pratica è come se il Paziente non contattasse più i denti tra loro. Questo porta, nel tempo,ad un graduale e certo recupero dell’equilibrio muscolare, con tutto il quadro clinico (specialmente condilare) che, se non scompare completamente, di certo migliora. Sensori al Neodimio e TM-Therapy® L'utilizzo dei magneti permanenti in Medicina viene fatto risalire al tempo degli egizi e si ritrova nel corso dei secoli, in parte sostituito, in tempi recenti, dall'uso dei campi elettromagnetici. Campi magnetici di elevata potenza sono da oltre un decennio correntemente usati in diagnostica medica per immagini (Risonanza Magnetica Nucleare). E' opportuno ricordare che la legislazione italiana vigente non pone né suggerisce limiti specifici per l'esposizione a campi magnetici statici. L'utilizzo del magnete con polarità Nord a scopo antiinfiammatorio è conosciuto in letteratura. L'applicazione del magnete tende a stabilizzare le membrane cellulari, influenzando la migrazione e la degranulazione delle cellule deputate alla risposta infiammatoria e riducendo la frequenza di scarica delle terminazioni dolorifiche. La nostra tecnica prevede l’utilizzo di magneti al Neodimio, del diametro di 30 e 40 mm. e dello spessore di 5 mm, che vengono saldamente applicati alla cute con cerotti particolari e rimangono in sede per 2 settimane. Il Neodimio è una terra rara, quindi una sostanza naturale; non è un metallo. L'originalità della nostra tecnica, pressoché unica, è legata all'interazione di più campi magnetici in senso attrattivo o repulsivo e al suo utilizzo in campo osteopatico. La posizione e le particolari caratteristiche delle placche sono in grado di modificare la posizione dei capi articolari ed il conseguente assetto posturale. Molto interessante è il risultato dell'intervento in espansione, cioè due magneti applicati alla cute con polarità Nord che si respingono, all'altezza della rima articolare di un ginocchio dolente, che determina una risoluzione del dolore quasi immediata e, spesso, perdurante nel tempo. Di fatto l'interazione dei magneti determina delle linee di forza tendenti ad allontanare i capi articolari infiammati, agendo nel contempo positivamente sui tessuti cartilaginei determinando un loro riordino a livello di struttura molecolare e una potenziale rigenerazione.

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Conclusioni

Siamo di fatto in grado di apportare un determinante contributo ai praticanti lo sport del golf. Con il bite occlusale e con i magneti al Neodimio e la Tm-Therapy. Con il primo ottimizziamo il sistema occlusale determinando un equilibrio ed una stabilità altrimenti impossibili da raggiungere in tale struttura corporea, che irradiandosi come a “cascata” nel resto del corpo, determina tutti quei benefici già menzionati; due fra tutti l’aumento ed il miglioramento delle performances sportive ed una importante riduzione dell’affaticamento muscolo-articolare. Il bite agisce prevalentemente in via preventiva. Il suo massimo apporto lo si ottiene utilizzandolo mentre si gioca Con i magneti al Neodimio e la Tm-Therapy siamo in grado di intervenire sulle problematiche osteo-artro-muscolari in maniera pressoché immediata, con risultati estremamente confortanti e spesso impressionanti. Tali interventi possono assumere carattere preventivo (prima che il giocatore si “rompa”) e quindi ottimizzare la struttura posturale oppure risultare conseguenti all’instaurarsi di una eventuale patologia (dopo che il giocatore si è “rotto”) ponendovi, se non il rimedio completo, un sicuro sollievo.