Goffredo Pistelli a pag. 7 - Regione Abruzzo Goffredo Pistelli a pag. 7 RESISTETTE ALL’URSS Una...

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Nuova serie - Anno 25 - Numero 4 - Spedizione in A.P. art. 1 c.1 L. 46/04, DCB Milano Mercoledì 6 Gennaio 2016 Uk £ 1,40 - Ch fr. 3,50 Francia € 2,50 Con il libro «Gestione e amministrazione delle società in Cina» a € 6,80 in più; con guida «Crediti d’imposta e patent box » a € 6,00 in più; con guida «Bail In» a € 6,00 in più; con guida «Bilanci cosa cambia» a € 6,00 in più; con «L’Atlante delle Assicurazioni Leader 2015» a € 3,00 in più CONTO DEPOSITO INTERESSI SEMESTRALI FINO AL È il Conto Deposito senza spese che premia la tua fedeltà con rendimenti crescenti, interessi anticipati e permette di disporre immediatamente delle somme depositate. APPROFITTANE SUBITO! CONDIZIONI VALIDE FINO AD ESAURIMENTO ANTICIPATO DEL PLAFOND Messaggio pubblicitario con finalità promozionale. Promozione valida fino al 28/02/2016 salvo esaurimento anticipato del plafond. Consulta i fogli informativi esposti in Filiale o vai sul sito internet della Banca. Banca Privata Leasing aderisce al Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi Per scoprire i dettagli clicca, chiama o vieni in Filiale: REGGIO EMILIA | Via P. Castaldi da Feltre 1/A MODENA | Via Paolo Ferrari 143 3, 00 % A INTERESSI ANTICIPATI 1 , 75 % RENDIMENTI FINO AL ADV-re.com Fa banca, come vuoi tu NUMERO VERDE 800-938360 anche online su www.bancaprivataleasing.it CON CEDOLA Divieto di sosta, multe a raffica Valide le contravvenzioni in serie elevate dalla polizia municipale con le telecamere (senza scendere dalla propria autovettura) e poi inviate direttamente ai trasgressori Sono valide le multe accertate dalla polizia municipale con le telecame- re che riprendono il traffico dall’au- tomobile di servizio. Purché l’agen- te verifichi attentamente l’assenza del trasgressore a bordo di ogni sin- golo veicolo trovato in divieto di sosta. Lo ha chiarito il ministero delle infrastrutture e dei trasporti con un proprio parere. La condizio- ne è che le apparecchiature siano state correttamente omologate per l’impiego automatico. Manzelli a pag. 26 t d g s d c n s l SU WWW.ITALIAOGGI.IT Legge di Stabilità 2016 - Il testo ap- provato dalle Ca- mere e pubblicato in G.U. Dati fiscali - Il decreto sullo scambio au- tomatico Mediazione tributaria - La cir- colare delle Entrate Da d s t M V (s So po re to MINISTERO DEL LAVORO Collocamento disabili, serve patto di servizio personalizzato Cirioli a pag. 33 DECRETO MINISTERIALE Dati fiscali, rete fra 53 Stati. E la raccolta è già iniziata Stroppa a pag. 25 DAL 20 GENNAIO Vittime di reato più tutelate (anche con la traduzione degli Galli a pag. 27 di Pierluigi Magnaschi È quasi impossibile (per chi analiz- zi con l’occhio sgombro da interessi personali o occasionali, e nella pro- spettiva di una società libera) dis- sentire dalle lucide analisi di Ange- lo Panebianco sul Corriere della sera. Ma questa volta, per me, il dissenso è obbligato. Mi riferisco all’articolo di fondo di ieri dal titolo «Il fronte estero del premier». La posizione assunta da Panebianco su questo tema non è né originale né nuova, perché la si è sentita rim- bombare più volte in questi ultimi due mesi. L’originalità, semmai, è che, motivatamente, l’assuma ades- so Panebianco che dice: «Non pare continua a pag. 5 Un film da correre a vedere e un film da sfuggire come la peste. Non a caso, sul primo (il film che merita di essere visto) i critici di regime han- no storto il naso, mentre sul secondo (il film da gettare) si sono dichiarati entusiasti. Partiamo da Irrational man, ultimo, riuscitissimo, film di Woody Allen, che si avvale della recitazione strepitosa di due mat- tatori dello schermo: Emma Stone e Joaquin Phoenix. È ambientato nel campus pretenzioso di una uni- versità americana di provincia dove, improvvisamente, arriva un profes- sore maledetto di filosofia, giovane ma già completamente alcolizzato che scuote scolaresche e colleghi con il suo approccio da figo volutamente incomprensibile e perciò irresistibil- mente appealing. Recitazione subli- me e sceneggiatura finissima. Su La felicità è un sistema complesso non vale invece la pena di sprecare troppe parole. Basta dire che è un aborto di film che però ha preso, li mortacci!, i soliti, generosi, contributi pubblici. DIRITTO & ROVESCIO Sui bombardamenti sull’Isis in Siria Renzi si è comportato da vero statista GIANLUCA BONANNO Primo sindaco leghista favorevole alle unioni gay Valentini a pag. 6 * Offerta indivisibile con Marketing Oggi (ItaliaOggi € 1,20 + Marketing Oggi € 0,80) QUOTIDIANO ECONOMICO, GIURIDICO E POLITICO www.italiaoggi.it IN EDICOLA CON Francesco Alberoni: gli Usa sono ipnotizzati dalla guerra fredda e non capiscono l’Islam Goffredo Pistelli a pag. 7 RESISTETTE ALL’URSS Una sostenitrice di Solidarnosc in una giunta Pd a Imola Porrisini a pag. 10 IL CASO OGGI Brindani spiega come non farsi cannibalizzare dal web Capisani a pag. 17 PRODUZIONI TV Endemol Italia non conosce la crisi: nel 2015 ricavi a +15% Plazzotta a pag. 19 PER IL PAPA Il processo alla Chaouqui si rivela un boomerang D’Anna a pag. 8 l PROJECT OXFORD Alla prova Microsoft, Renzi è più impassibile di Putin Hansen a pag. 13 PISTA TRASCURATA Radio Città Futura anticipò il sequestro di Aldo Moro Damato a pag. 9 €2,00* 098105098108105111103114 http://www.milanofinanza.it - questa copia è concessa in licenza esclusiva all'utente 'bibliogr' - http://www.italiaoggi.it http://www.milanofinanza.it - questa copia è concessa in licenza esclusiva all'utente 'bibliogr' - http://www.italiaoggi.it

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Nuova serie - Anno 25 - Numero 4 - Spedizione in A.P. art. 1 c.1 L. 46/04, DCB Milano

Mercoledì 6 Gennaio 2016 Uk £ 1,40 - Ch fr. 3,50 Francia € 2,50

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CON CEDOLA

Divieto di sosta, multe a raffica Valide le contravvenzioni in serie elevate dalla polizia municipale con le telecamere (senza scendere dalla propria autovettura) e poi inviate direttamente ai trasgressoriSono valide le multe accertate dalla polizia municipale con le telecame-re che riprendono il traffico dall’au-tomobile di servizio. Purché l’agen-te verifichi attentamente l’assenza del trasgressore a bordo di ogni sin-golo veicolo trovato in divieto di sosta. Lo ha chiarito il ministero delle infrastrutture e dei trasporti con un proprio parere. La condizio-ne è che le apparecchiature siano state correttamente omologate per l’impiego automatico.

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SU WWW.ITALIAOGGI.IT

Legge di Stabilità 2016 - Il testo ap-provato dalle Ca-mere e pubblicato in G.U.

Dati fiscali - Il decreto sullo scambio au-tomatico

M e d i a z i o n e tributaria - La cir-colare delle Entrate

Dadst

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V(sSoporeto

MINISTERO DEL LAVORO

Collocamento disabili, serve

patto di servizio personalizzato

Cirioli a pag. 33

DECRETO MINISTERIALE

Dati fiscali, rete fra 53 Stati. E la raccolta è già iniziata

Stroppa a pag. 25

DAL 20 GENNAIO

Vittime di reato più tutelate

(anche con la traduzione degli

Galli a pag. 27

di Pierluigi Magnaschi

È quasi impossibile (per chi analiz-zi con l’occhio sgombro da interessi personali o occasionali, e nella pro-spettiva di una società libera) dis-sentire dalle lucide analisi di Ange-lo Panebianco sul Corriere della sera. Ma questa volta, per me, il dissenso è obbligato. Mi riferisco all’articolo di fondo di ieri dal titolo «Il fronte estero del premier». La posizione assunta da Panebianco su questo tema non è né originale né nuova, perché la si è sentita rim-bombare più volte in questi ultimi due mesi. L’originalità, semmai, è che, motivatamente, l’assuma ades-so Panebianco che dice: «Non pare

continua a pag. 5

Un film da correre a vedere e un fi lm da sfuggire come la peste. Non a caso, sul primo (il fi lm che merita di essere visto) i critici di regime han-no storto il naso, mentre sul secondo (il fi lm da gettare) si sono dichiarati entusiasti. Partiamo da Irrational man, ultimo, riuscitissimo, fi lm di Woody Allen, che si avvale della recitazione strepitosa di due mat-tatori dello schermo: Emma Stone e Joaquin Phoenix. È ambientato nel campus pretenzioso di una uni-versità americana di provincia dove, improvvisamente, arriva un profes-sore maledetto di fi losofi a, giovane ma già completamente alcolizzato che scuote scolaresche e colleghi con il suo approccio da fi go volutamente incomprensibile e perciò irresistibil-mente appealing. Recitazione subli-me e sceneggiatura fi nissima. Su La felicità è un sistema complesso non vale invece la pena di sprecare troppe parole. Basta dire che è un aborto di fi lm che però ha preso, li mortacci!, i soliti, generosi, contributi pubblici.

DIRITTO & ROVESCIOSui bombardamenti sull’Isis in SiriaRenzi si è comportato da vero statista

GIANLUCA BONANNO

Primo sindaco leghista

favorevolealle unioni gay

Valentini a pag. 6

* Offerta indivisibile con Marketing Oggi (ItaliaOggi € 1,20 + Marketing Oggi € 0,80)

QUOTIDIANO ECONOMICO, GIURIDICO E POLITICO

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IN EDICOLA

CON

Francesco Alberoni: gli Usa sono ipnotizzati dalla guerra fredda e non capiscono l’Islam

Goffredo Pistelli a pag. 7

RESISTETTE ALL’URSS

Una sostenitrice di Solidarnosc

in una giunta Pd a Imola

Porrisini a pag. 10

IL CASO OGGI

Brindani spiega come non farsi cannibalizzare

dal webCapisani a pag. 17

PRODUZIONI TV

Endemol Italia non conosce

la crisi: nel 2015 ricavi a +15%

Plazzotta a pag. 19

PER IL PAPA

Il processoalla Chaouqui

si rivela un boomerang

D’Anna a pag. 8

l

PROJECT OXFORD

Alla prova Microsoft, Renzi è più impassibile

di PutinHansen a pag. 13

PISTA TRASCURATA

Radio Città Futura anticipò

il sequestro di Aldo Moro

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2 Mercoledì 6 Gennaio 2016 I C O M M E N T I

A dispetto di tutte le pre-visioni fatte negli ultimi anni, il proble-

ma del 2016 non sarà la scarsità del petrolio, ma la sua abbondanza. Nel 1910 il Servizio geologico degli Stati Uniti annunciava la fine del petrolio entro 20 anni. Nel 1939 il Dipartimento degli interni Usa pre-disse che il petrolio sarebbe durato soltanto altri 13 anni, poi, nel 1951 annunciò la fine del petrolio per il 1964. Nel maggio 1998 sulla presti-giosa rivista scientifica Scientific American venne pubblicato un arti-colo che divenne una pietra miliare in questo tipo di studi, dal titolo: «Prevenire la prossima crisi pe-trolifera». Gli autori Colin J. Campbell e Jean H. Laherrère, basandosi su un’im-pressionante raccolta di dati, giun-gevano alla conclusione che, prima del 2010, la curva che descrive l’an-damento della produzione mondiale di petrolio avrebbe avuto il suo apice, e iniziato un irreversibile declino.

Nel febbraio 2012 la stessa ri-vista scientifi ca ha pubblicato un articolo nel quale si sostiene che la produzione globale di greggio ha già raggiunto, nel 2005, il picco pro-duttivo di 72 milioni di barili. Oggi siamo arrivati a 86 milioni di barili

al giorno. E il prez-zo del barile, che a giugno del 2014 era

di 108 dollari è crollato a 37 dollari. Contro tutte le previsioni. Il mondo è inondato dal petrolio. Le scorte di tutti i paesi hanno esaurito la capa-cità di stoccaggio (1.400 milioni di barili). E la produzione, invece di ri-dursi, continua ad aumentare, facen-do scendere i prezzi. C’è chi prevede per il 2016 un prezzo del barile tra i 20 e i 30 dollari.

Ovvio che dietro questa ap-parente schizofrenia, ci sono mo-tivazioni politiche precise: Arabia

Saudita e paesi Opec vogliono impedire lo svilupparsi di tecno-logie alternative svi-luppate in particolare dagli Usa che hanno costi di estrazione più

alti e che questi prezzi stanno man-dando in default. Standard & Poor’s ha lanciato un allarme: il 50% dei bond junk emessi dalle compagnie energetiche sono a rischio di inesi-gibilità. Si parla di 180 miliardi di dollari di debito a rischio insolven-za. La cifra più alta dopo la crisi del ‘39. Ironia della storia: la prossima recessione mondiale potrebbe essere innescata non dalla scarsità di petro-lio, come tutti hanno fi nora previsto, ma dalla sua abbondanza.

© Riproduzione riservata

DI MARINO LONGONI

L’ANALISI

Stiamo tutti annegando nel petrolio in eccesso

DI SERGIO SAVIANE

Matteo Renzi van-ta i successi del suo governo, ma tra-scura di affrontare,

almeno in pubblico, i temi sui quali i successi vantati prema-turamente si sono dimostrati poi illusori alla prova dei fatti. Aveva sostenuto che, grazie alla pressione italiana, l’Europa si avviava a una soluzione con-divisa sulla questione dell’im-migrazione di massa, ma l’ac-cordo sulla redistribuzione dei richiedenti asili non funziona affatto e si moltiplicano, invece, le scelte che vanno in direzio-ne opposta, dalla Polonia alla Svezia. In realtà non è neppure superato il contrasto tra Italia e Francia che aveva portato al blocco di Ventimiglia, il che sot-tolinea che le divergenze di or-dine strategico, come il rifiuto italiano di sostenere l’impegno militare francese contro l’Isis in Siria provoca una reazione egualmente tiepida della Fran-cia su un’azione in qualche modo efficace in Libia.

La politica europea e in-ternazionale non interessa molto i politici italiani, che

preferiscono accapigliarsi sul-le coalizioni da presentare per il rinnovo dei municipi, ma il deterioramento drammatico della situazione fi nirà per ren-dere decisivo proprio questo versante tanto trascurato. A quanto apre nei prossimi gior-

ni si svolgerà una vista di Stato in Italia del presidente irania-no, proprio mentre la tensione tra Teheran e Rjad raggiunge livelli quasi bellici. Renzi, come primo responsabile politico eu-ropeo che deve prendere posi-zione su questo confl itto (che ha origini millenarie ma che si presenta oggi con caratteri peculiari) ha qualcosa da dire al suo interlocutore iraniano? Probabilmente non potrà far altro che ripetere le inutili giaculatorie sull’esigenza di trovare punti di incontro.

Nelle prossime riunio-ni europee e soprattutto nell’appuntamento richiesto

da Angela Merkel, bisogne-rà prendere atto dell’impasse, per non dire del fallimento, delle impostazioni precedenti sull’immigrazione. Anche in questo caso, Renzi avrà qual-cosa di nuovo da dire? Dopo aver sollevato in Europa varie questioni, spesso con ragione come sulla tolleranza per il gasdotto russo-tedesco che contrasta con il rigorismo adottato per quello a desti-nazione pugliese, Renzi deve ottenere qualche risultato concreto. Per farlo, non basta-

no le affermazioni rodomonte-sche di vittorie illusorie, serve una strategia che sappia fare i conti con la situazione nuova determinata dall’ambiguità ni-chilista dell’amministrazione americana.

È un problema arduo, che non presenta soluzioni facili o vie di fuga puramente fraseologiche, ma, se non sarà affrontato con la necessaria serietà e con collegamenti suf-fi cientemente solidi, può provo-care danni non solo all’imma-gine internazionale dell’Italia ma alla sua sicurezza e alle sue prospettive di crescita, peraltro tutt’altro che solide.

IL PUNTO

È sulla politica estera che sigioca il futuro del nostro Paese

DI MARCO BERTONCINI

«Noi non siamo di sinistra e lo abbiamo chiarito nel nome, nell’azione politica e di governo. Non intendiamo diventare di sinistra, non in-tendiamo partecipare alle primarie del Pd né tanto meno aderire ad alleanze in cui ci sia Sel». Tale è il suc-co della lettera di Angelino Alfano a la Repubblica.

La chiusura a un accor-do sempre e comunque col Pd risponde a due esigenze. C’è il bisogno di recuperare verso il bacino naturale del Ncd che non è di sinistra: chi a sinistra condividesse le realizzazioni del governo vantate da Alfano come frut-to della presenza centrista nella maggioranza preferi-rebbe il voto diretto a Renzi e non un succedaneo. C’è, poi, un risvolto di dignità, atteso che non solo dalla sinistra ma altresì dall’in-terno del Pd sono giunti segnali di netta chiusura verso gli alfaniani: inutile implorare accordi rifi utati in partenza.

Assodato che da destra

sono arrivate insultanti of-fensive contro Alfano in pri-ma persona, il Ncd è parso orientarsi francamente per alleanze amministrative che traducessero perifericamen-te l’intesa di governo. A vol-te, taluno ha agito con una certa frettolosa sganghera-tezza, come Gioacchino Alfano in Campania, su-scitando reazioni negative nel partito. Così adesso il segretario annuncia barra al centro, per «candidature autonome». Il modello, non dichiarato, è Alfio Mar-chini a Roma; ma sono coalizioni destinate a non entrare nel ballottaggio, così da far pensare che si speri di vendere al miglior offerente rimasto in lizza i voti ottenuti nel primo tur-no.

È presumibile che in più casi la debolezza sia del Ncd sia dell’Udc induca a presentare liste civiche. Alla fi n fi ne, si tratterà di sopravvivere, puntando poi per le politiche sull’ennesi-ma resurrezione del grande centro.

© Riproduzione riservata

LA NOTA POLITICA

Angelino Alfano devefare di necessità virtù

E non certo nel balletto

sui futuri sindaci

Despite all predictions made in recent years, the 2016 issue won’t be the shortage of oil, but

its glut. In 1910 the U.S. Geologi-cal Survey announced the end of oil within 20 years. In 1939 the U.S. Interior Department pre-dicted that oil would last only another 13 years, then, in 1951, it announced the end of oil by 1964. In May 1998 an article that became a landmark in this kind of study, entitled «Preventing the next oil crisis», was published in the prestigious journal Scientific American. The authors Colin J. Campbell and Jean H. Laher-rère, based on an impressive collec-tion of data, came to the conclusion that, before 2010, the curve describing the trend of world oil production would reach its peak and start an irreversible decline.

In February 2012, the same journal published an article in which it is argued that global crude oil production has already reached, in 2005, the production peak at 72 million barrels. Today 86 million barrels a day have been reached. And the barrel price, that in June 2014 was 108 dol-

lars, has collapsed to 37. Against all odds. The world is awash in oil. The stocks of all countries have exhausted the storage ca-pacity (1,400 million barrels). And production, instead of being reduced, continues to increase, driving prices down. Someone predicts for 2016 a barrel price between 20 and 30 dollars.

It is clear that behind this apparent schizophrenia, there are precise political reasons: Saudi Arabia and Opec coun-tries want to prevent the devel-opment of alternative technolo-

gies developed in particular by the United States that have higher mining costs and that are being led to default by these prices.

Standard & Poor’s issued a warning: 50% of junk bonds is-sued by energy companies are at risk of default. We are talk-ing about 180 billions of dollars of debt at risk of insolvency. The highest figure since the 1939 crisis. Irony of history: the next global recession could be trig-gered not by a shortage of oil, as everyone has predicted so far, but by its glut.

© Riproduzione riservata

Traduzione di Silvia De Prisco

IMPROVE YOUR ENGLISH

We are all drowningin the excess oil

Nel 1951 si annunciòla fi ne del petrolio

entro il 1964

In 1951 the end of oil by 1964was announced

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3Mercoledì 6 Gennaio 2016Mercoledì 6 GennaiP R I M O P I A N OLe adozioni da parte di gay spaccano la maggioranza e rafforzano le opposizioni

Unioni civili ad alta tensioneM5s, lascia anche Becchi. Migranti: Shengen è sotto pressione

DI EMILIO GIOVENTÙ

Unioni civili, terreno scivoloso per la mag-gioranza di governo. Il tema delle adozioni

è delicato è spacca trasversal-mente gli schieramenti. La fi ne del breve percorso parlamenta-re delle unioni civili potrebbe essere a rischio a causa delle adozioni da parte di coppie omosessuali. Nonostante sia il premier, Matteo Renzi, sia i vertici del Pd insistano sul via libera al ddl Cirinnà in tempi brevi e senza modifi che, la ste-pchild adoption resta un nodo politico che, al momento, ap-pare di diffi cile soluzione, con una parte della maggioranza - l’area centrista che va da Ncd a Scelta civica - e un nutrito gruppo di parlamentari delle opposizioni - una fetta di Forza Italia e la Lega - che si oppone fermamente ad ogni ipotesi di adozione da parte dei gay.

«Si vuole squalifi care l’essen-za della famiglia, della geni-torialità, del concetto stesso di maternità, spianando la strada alla pratica dell’ute-ro in affi tto», attacca FI con la deputata Annagrazia Calabria. «Partito per rot-tamare la vecchia classe dirigente del Pd - conclude - Renzi ha fi nito per rottama-re i nostri valori e i pilastri del nostro assetto sociale». Ma anche dalla maggioran-za arrivano critiche. «Non vi è dubbio che già oggi coppie eterosessuali sterili possono aggirare il divieto italiano dell’utero in affi tto andando in paesi esteri le cui legi-slazioni consentono questa pratica. Trovo pazzesco che questa argomentazione pos-sa venire usata per dire che, al-lora, non si può negare anche alle coppie omosessuali questa possibilità di aggiramento del-la legge italiana che diverrebbe pure per loro possibile attra-verso il grimaldello della ste-pchild adoption», dice Enrico Zanetti, segretario politico di Scelta Civica. «Sulla stepchild adoption stiamo andando a un muro contro muro che non serve a nessuno», avverte il leader dei Moderati, eletto nel Pd, Giacomo Portas. «Basta vedere come la natura abbia previsto che i fi gli nascono da un uomo e una donna, per capi-re che quell’articolo della legge sulle unioni civili è una forza-tura», ammonisce. «Se il ddl dovesse rimanere immutato, al suo arrivo alla Camera, su quel punto - avverte - voterò no. Sono convinto che serva dare molti più diritti di adesso alle coppie omosessuali, ma per me la genitorialità non rientra tra quelli».

M5S: altro addio. Lascia anche l’ideologo Becchi

Continuano a cadere le stelle

del movimento grillino. Questa volta proprio sul tema delle unioni civili. Anche Paolo Bec-chi, a lungo considerato «l’ide-ologo» del Movimento 5 stelle, ha abbandonato la creatura di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio. Il docente di fi lo-sofi a del diritto dell’università di Genova, boccia il M5s in un’intervista con Formiche.net. «Il 31 dicembre ho cancellato la mia iscrizione al Movimento al quale avevo aderito con grande convinzione e entusiasmo; l’ho fatto perché non corrisponde più a quella speranza dell’ini-zio. Non sono nella testa di Beppe, e non so se questo suo progressivo farsi da parte sia sintomatico di un po` di delu-sione anche da parte sua, ma è sempre più politicamente assente. Forse era inevitabile che il Movimento si istituzio-nalizzasse, ma il sogno è fi ni-to». Una istituzionalizzazione il cui prossimo passo «sarà quello sulle unioni civili. Sulla vota-

zione del ddl Cirinnà - prevede l’accademico genovese - ci sarà l’accordo tra Renzi e l’M5S, il quale fi nisce così a fare nuova-mente da stampella al governo, quando invece sarebbe andato incontro a grosse diffi coltà». A giudizio di Becchi ora «si apre però il problema del garante; Grillo ha detto che è ‘un po’ stanchino’, ma che sarebbe ri-masto il garante delle regole. Peccato però che qui non venga rispettata nessuna regola, come sull’espulsione della senatrice Serenella Fucksia: indubbia-mente c’erano motivazioni va-lide e l`obiettivo sarebbe stato raggiunto ugualmente, ma non c’è stata nessuna assemblea dei parlamentari con voto poi rati-fi cato dalla rete. Ormai regna l’arbitrio, al posto del rispetto delle regole. Si critica chi non rispetta le regole e ci si com-porta allo stesso modo».

Migranti, l’Ue: Shengen è sotto pressione

Altri i problemi oltre i confi ni del nostro paese. Su tutti quello della pressione migratoria alle frontiere europeee. emergenza

tale da spingere l’Ue a lancia-re l’allarme. Il portavoce della Commissione Ue, Margaritis Schinas, afferma che di fron-te alla pressione migratoria, la Commissione è al lavoro per ‘riportare la situazione alla normalità attraverso una serie di misure’: «Schengen è sotto pressione». Schinas ha anche annunciato che il com-missario agli Affari interni e all’immigrazione Dimitris Avramopoulos ha invitato i rappresentanti dei governi di Svezia, Danimarca e Germania per «coordinare al meglio la ge-stione comune della pressione migratoria». La riunione di oggi a Bruxelles segue la decisione dei governi svedese e danese di reintrodurre i controlli alle frontiere in deroga temporanea a Schengen.

Alla riunione sono stati invitati il ministro svedese all’Immigrazione e alla Giu-stizia, Morgan Johansson, la danese all’immigrazione e

integrazione Inger Stojberg e il segretario di Stato agli Af-fari interni del governo tedesco, Ole Schroeder. L’obiettivo del commissario Avramopoulos, ha spiegato il portavoce Schinas, è quello di «migliorare il coor-dinamento fra i paesi coinvolti per assicurare una miglior gestione della pressione mi-gratoria». Nel frattempo, la Commissione ha avviato «un esame approfondito» sulle deci-sioni annunciate dalla Svezia, ovvero l’introduzione di «con-trolli obbligatori dell’identità» di coloro che entrano nel pa-ese attraverso «tutti i mezzi di trasporto», per verifi care se tali decisioni sono coerenti con le norme europee. A una prima valutazione, ha spiega-to la portavoce Tove Ernst, sembrano esserci le condi-zioni di una «minaccia grave alla sicurezza interna» per l’affl usso «senza precedenti» di migranti e richiedenti asi-lo. Tale condizione è la con-dizione necessaria per poter derogare al principio della libera circolazione, secondo quanto previsto dall’articolo 23 del codice Schengen.

Naufragi al largo Turchia,6 bambini tra i 36 morti

Per mare, in fuga, si conti-nua, però a morire. È di 36 mor-ti accertati il bilancio comples-sivo di nuovi naufragi avvenuti nell’Egeo orientale, dove sono colati a picco almeno due barco-ni salpati intorno all’alba dal-la Turchia carichi di migranti, che tentavano di raggiungere le isole greche e in tal modo il territorio dell’Unione Europea. I gommoni con decine di perso-ne a bordo si sono capovolti nel giro di poco tempo, a causa del vento forte e del mare grosso, mentre erano diretti separata-mente verso Lesbo. I cadaveri sono stati recuperati da agen-ti della Gendarmeria o della Guardia Costiera ancora in ac-qua oppure su una spiaggia nei pressi della località’ turistica di Ayvalik, distante meno di una ventina di miglia nautiche. Tra essi anche quelli di non meno di sei bambini in tenera età e

di altrettante donne, una delle quali incinta.

Arabia-Iran: l’Onu condanna Teheran

Altro fronte caldo è quello mediorientale con le tensioni tra l’Arabia e l’Iran. Il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha condannato l’assalto all’ambasciata saudita a Teheran, seguito all’ucci-sione a Riad di Nimr al-Nimr, ma nel testo non si fa alcun riferimento all’esecuzione del reli-gioso, che ha causato la violenta reazione della comunità sciita. Dopo l’assalto, Riad ha

interrotto le relazioni con l’Iran e il fronte dei paesi a maggioranza sunnita si sta allargando. Il Kuwait ha ri-chiamato il suo ambasciatore per consultazioni. L’emirato non ha interrotto le relazioni con Teheran, come hanno fat-to Bahrein e Sudan. All’am-basciatore è stato consegnato un memorandum di condanna degli attacchi all’ambasciata. In una dichiarazione appro-vata all’unanimità i 15 mem-bri del Consiglio «condanna-no con la massima fermezza gli attacchi contro le missioni diplomatiche dell’Arabia Sau-dita a Teheran e Mashhad». I 15 esprimono «profonda preoccupazione» per gli at-tacchi e «chiedono alle auto-rità iraniane di proteggere le proprietà e il personale diplomatico, e di rispettare in pieno i loro obblighi interna-zionali al riguardo». Intanto, il presidente iraniano, Has-san Rohani, ha lanciato una nuova accusa all’Arabia Sau-dita. Riad «non può coprire il suo crimine, l’aver decapitato un religioso, interrompendo le relazioni».

Obama annuncia stretta su controllo armi

Il Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha annunciato dalla Casa Bianca gli ordini esecutivi per inten-sifi care il controllo sulle armi, affermando che «le continue scuse per non intervenire non sono più suffi cienti». Obama, parlando delle sue decisioni per disciplinare la vendita di armi, ha aggiunto che «la maggioranza dei proprietari di armi è d’accordo sul fatto che possiamo rispettare il secondo emendamento impedendo agli irresponsabili di fare del male» e ha ricordato che «un criminale violento può comprare le stes-se armi degli altri su internet, senza controlli». Il Presidente Usa ha poi sottolineato che «la lobby delle armi potrà anche te-nere in ostaggio il Congresso, ma non può tenere in ostaggio l’America». Il Congresso «deve agire, ma non possiamo atten-dere, e fi no a quel momento ci sono azioni nella mia autorita’ legale che posso prendere per proteggere i cittadini e i nostri bambini», ha detto Obama che poi si è commosso, parlando dei bambini morti nella strage del 14 dicembre 2012 nella scuo-la elementare a Newtown in Connecticut. Nella sparatoria morirono 20 bambini e 6 inse-gnanti.

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Vignetta di Claudio Cadei

di Pierre de Nolac

Roma, cede tubatura fognaria.

E l’aria ora è meno inquinata.

* * *

Commissione Ue: “Schengen è sotto pressione”.

I soliti venditori di pentole.

* * *

Unioni civili verso la conta in aula.

Toccherà adottare qualche parlamentare.

* * *

La maggioranza accelera sullo ius soli.

Correndo il rischio di scivolare.

* * *

Asta record per il tonno pinna blu.

Fornita di esca.

PILLOLE

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Page 4: Goffredo Pistelli a pag. 7 - Regione Abruzzo Goffredo Pistelli a pag. 7 RESISTETTE ALL’URSS Una sostenitrice di Solidarnosc in una giunta Pd ... da Angela Merkel, bisogne-rà prendere

4 Mercoledì 6 Gennaio 2016 P R I M O P I A N OChe volle estenderla a 28 paesi membri. E dei francesi che bocciarono la Costituzione Ue

Ue in bilico per colpa di ProdiNon si gestisce col diritto di veto persino di MaltaDI DOMENICO CACOPARDO

La decisione del governo svedese di ripristinare i controlli nei confronti dei cittadini stranieri che

toccano il suolo del regno, subi-to seguita dai danesi che hanno bloccato le frontiere con la Ger-mania, segna un’ulteriore e irre-versibile tappa nella marcia, or-mai iniziata da tempo, verso la dissoluzione dell’Unione euro-pea: la fine di un sogno. D’altra parte, i sogni o si trasformano in realtà o, di norma molto più spesso, svaniscono. Se questo è il caso dell’Unione è presto per dirlo, ma, personalmente, sono propenso a considerare proprio vicino il momento in cui tutti i 28 paesi (28 per colpa di Roma-no Prodi e seguaci che pervi-cacemente vollero un ulteriore ampliamento della Comunità, determinandone la paralisi de-cisionale) si renderanno conto che ciò che può rimanere in piedi, secondo le medesime in-tenzioni del governo del Regno Unito, è solo un grande merca-to, regolato da norme di tutela di un minimo di competitività non assistita degli Stati.

Il dies a quo (il giorno da cui) il processo dissoluzione s’è avviato è quello del referen-dum francese che ha bocciato il progetto di carta costituzio-nale comunitaria. Certo, un documento per diverse ragioni criticabile, ma un referendum che non aderiva all’assioma

meglio una Costituzione im-perfetta che nessuna Costitu-zione. Tutto il resto, il degrado raggiunto nella gestione della crisi fi nanziaria ed economica avviata dagli Stati Uniti nel 2008 e quello relativo all’im-migrazione biblica in corso, non sarebbe potuto avvenire se una Costituzione avesse defi nito un quadro reale di poteri sovrana-zionali connesso alla possibilità degli organi comunitari di de-cidere a maggioranza. Insom-ma, l’abolizione del diritto di veto che, oggi, spetta a tutti i componenti compresi Malta e Cipro.

Una situazione nella qua-le non si governa nemmeno un condominio di periferia, visto che, in questi casi, con maggioranze qualificate si può decidere sui temi delicati come il diritto di proprietà e derivati. Da quel giorno (fi ne del progetto di Costituzione) in poi ne abbiamo viste di tutti i colori. Noi italiani, attraverso la grande stampa e i media in genere, le abbiamo affrontate in chiave europeista e con lo spiri-to conformista che impronta la comunicazione nazionale. Ab-biamo esaltato anche Mario Monti, benefi ciario di un vero e proprio putsch, il cui terminale operativo italiano (il generale di turno) si chiamava Mario Dra-ghi, (governatore della Banca d’Italia) fi rmatario insieme a Jean-Claude Trichet (pre-sidente della Banca Centrale

Europea), di una lettera di mi-nacce verso il governo italiano, tra le quali spiccavano i conte-nuti di una politica economica diversa da quella sostenuta (e non formalmente disapprovata a livello europeo).

In una nazione normale, normalmente gestita, un capo di governo, criticato, cri-ticabile ma legittimo, avrebbe dichiarato la sfi ducia al gover-natore della banca centrale costringendolo alle immediate dimissioni. È vero, c’era Gior-gio Napolitano, in benevola protezione di Draghi, ma la resa di Silvio Berlusconi, presto costretto alle dimissioni, costituisce comunque un peri-coloso precedente di diserzione dalla patria, in gravi diffi coltà. Ebbene, Monti diventa primo ministro e in nome di un’Eu-ropa che già non esisteva più, ma di un’Europa a trazione te-desca e a geometria variabile, accettava sorridendo (gli allegri sorrisi espressi dal loden verde dopo ogni incontro di Bruxelles) i sacrifi ci che hanno condotto l’Italia nelle condizioni attuali che sarebbero anche peggiori se, fi nalmente, un giovanotto fi orentino non avesse reagito rivendicando una sovranità e un’autonomia che altri aveva-no spensieratamente abban-donato. Ricordo en passant che Draghi era pervenuto alla testa di Banca d’Italia dopo essere stato: direttore generale del Tesoro con la delega alle priva-

tizzazioni (discutibili e discusse. Fallite nel tentativo di rafforza-re il sistema imprenditoriale italiano), avendo come advisor la banca americana Goldman Sachs, di cui, 2002 è nominato vice presidente e Managing Di-rector per guidare le strategie europee.

E, di recente, di fronte all’onda migratoria che ha investito il fronte Sud e bal-canico, l’Unione europea s’è trasformata in un ectoplasma invisibile. Quando questo pa-vido atteggiamento è diventato insostenibile, s’è inventata una missione Triton, encomiabile per un’ineffi cacia tale da giun-gere all’inesistenza. E quando, la Commissione (il governo) ha deciso qualcosa, ha deciso per la ripartizione di una minima parte di rifugiati (attenzione rifugiati non immigrati econo-mici) subito respinta da alcuni destinatari per la semplice ed elementare ragione che i ri-fugiati vogliono andare solo in alcuni paesi d’elezione, la Germania, i nordici e i baltici. Sul tema, noi italiani abbiamo giocato sporco, usando il siste-ma delle tre carte, in modo che, mediante la mancata identifi ca-zione dei nuovi arrivati e la loro dispersione non fosse possibile risalire al Belpaese e alla sua sostanziale complicità con il si-stema criminale che trasferisce qualche centinaio di migliaia di disperati sulle coste italiane e greche.

Con la chiusura di alcu-ne frontiere, si può archiviare qualsiasi politica di collabora-zione su questo tema. Anzi il processo di chiusura si amplie-rà, lasciando sempre più il ceri-no nelle mani dei paesi-sponda, le cui diffi coltà di contenere il fenomeno si sposano con le inefficienze ontologiche degli apparati pubblici. Se Schen-gen chiude, l’Europa tornerà ulteriormente indietro. In essa tutti coloro che a torto o a ra-gione criticano l’Ue riceveranno un’ulteriore spinta: la minaccia di dissoluzione diventerà certo più concreta e prenderanno forma le paure di un ritorno al passato, al 1914 e al 1939. Ci vuol poco per cadere.

Germania e Italia potreb-bero costituirsi in bastione europeo, solo se la prima ab-bandonasse l’evidente progetto di rendere la comunità sua tri-butaria politica ed economica. Infatti, l’idea egemonica tede-sca, sempre combattuta da Ade-nauer a Kohl, è gradualmente risorta intorno al successo dell’unifi cazione, cercando, per via politica, quella supremazia che la Wehrmacht e le SS non erano riuscite a imporre sta-bilmente. Compito di Angela Merkel è quello di dissolvere il sospetto e le sue prove. Al-trimenti, è meglio rinunciare all’Unione e ai suoi costosi, inutili e improduttivi uffi ci.

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DI RICCARO RUGGERI

Un bel capodanno. La cena alle 19,30, noi due soli, vicini al cuore ma lontani i nipotini, tre sulla neve, una a guar-

dare i grattacieli, dal basso. Niente cenone, cibi dell’infanzia, pane e for-maggio, come si conviene a due ottan-tenni. Nero della Valmaggia, bouquet di 4 formaggi selezionati dagli amici Baudracco di Torino (Bettelmatt alpe Bettelmatt, Macagn biellese, Brie de Melun, Comte Simphonye), vini lan-garoli e ovadesi dei consuoceri, papaya come botta di vita. Ho seguito i discorsi dei miei due presidenti, della Confe-derazione Elvetica e della Repubblica Italiana, e pure della regina Elisabetta (essendo una ex, non commento).

Il primo, con linguaggio moro-teo, ha dovuto ammettere che lo scon-volgente (per le élite) referendum del 9 febbraio 2014, vinto dal popolo svizze-ro contro tutti, contro l’Establishment, contro Confi ndustria, contro i Media, contro i partiti politici, contro l’Euro-pa di Merkel, di Hollande, persino contro gli istituti demoscopici, verrà attuato, seppur cercando il modo meno

doloroso per tutti. Quel che è successo nel 2015 in termini di immigrazione ha confermato che il «popolo» è sempre politicamente più avanti delle Classi Dominanti, queste sanno ragionare solo sul breve: mantenere il potere a ogni costo, indietreggiare, ruffi anarsi, vendersi.

La maggioranza degli svizzeri aveva capito, con anni di anticipo, cosa sarebbe successo, quando i migranti avessero imbroccato la strada dei Bal-cani per puntare direttamente al cuore dell’Europa, la Germania: tutto il ca-stello di ipocrisie centro-nord europee sarebbe crollato. Così è stato, ultimi Svezia e Danimarca: hanno bloccato le frontiere come un Orban qualsiasi.

Dopo questo evento, dopo l’ac-cordo capestro con il losco Erdogan («Hitler esempio di presidenzialismo»!), dopo l’evidenza di essere governati da leadership chiacchierone, l’Europa dei 28 diventerà un’altra cosa. Non sap-piamo ancora cosa, ma di certo altro. Auguriamocelo. La posizione svizzera (storica): porte aperte ai rifugiati che fuggono da guerre vere (Siria), ma ri-gorosa selezione in base alle necessità per i migranti economici, ha indicato l’unica via praticabile per affrontare

seriamente questo problema.Per oltre vent’anni mi sono sor-

bito tre presidenze inutili (l’azionista Ciampi, il democristiano Scalfaro, il comunista Napolitano), l’imbaraz-zante scrittoio del ‘700 che li faceva apparire la stessa fi gurina, medesima supponenza, stesso plastifi cato mes-saggio, fi nalmente un discorso che de-clina una demagogia mite, il massimo che si può chiedere a un uomo come Mattarella. Non dimentichiamo, è un colto professore siciliano, molto per-bene, arrivato al Colle senza ambirvi, conseguenza dei giochini fra Renzi e la sua minoranza, e dolcetto-scher-zetto teso a un imbranato.

Gli esperti di politica inter-na, noi a Italia Oggi ne abbiamo di molto bravi, si sono esercitati con intelligenti analisi sul testo del di-scorso. A me, al solito, hanno colpi-to alcuni segnali deboli. Curiosa la presenza, sullo sfondo, di un piccolo presepe in una teca curiale. Ne avrei preferito uno a cielo aperto come il mio, dell’epoca in cui i presepi li componevano i parroci, non i gesui-ti. Divertente l’imbarazzo delle élite della comunicazione, curiosi i giochi di prestigio delle tv pubbliche per sce-

gliere le inquadrature ove il presepe non si vedesse. Ne ha fatto le spese un quadretto ottocentesco fatto a fette dalle Tv, imbarazzate le inqua-drature Mediaset, più professionale La 7, in campo lungo prende tutto, la lampada, il presepe, il quadretto. Che tristezza, siamo diventati talmente sociologicamente macerati che per-sino il presepe viene percepito come politicamente scorretto.

Mentre il governo, come ovvio, fa gli interessi della minoranza qua-lifi cata che lo sostiene, il presidente della Repubblica è colui che tutti rappresenta e noi, caro presidente, abbiamo un solo problema, il lavoro, di lì tutto comincia, lì tutto fi nisce. In Svizzera il tasso di disoccupazio-ne nell’ultimo anno è cresciuto, ora è al 4,9%, allora il nuovo presidente della Confederazione (imprenditore, ex presidente Confi ndustria, leader del Partito Liberale Radicale, alto borghese) ha dettato il suo motto per il 2016: «Tutti insieme per il lavoro. Lavoro, lavoro, ancora lavoro». Mi ha ricordato Luciano Lama.

[email protected] @editoreruggeri

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IL CAMEO DI RICCARDO RUGGERI

Il presidente svizzero, ha detto: «Nel 2016 tutti insieme per il lavoro.Lavoro, lavoro, ancora lavoro». Con un tasso di disoccupazione al 4,6%

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5Mercoledì 6 Gennaio 2016Mercoledì 6 GennaiP R I M O P I A N OVorrebbe costituirsi in un soggetto politico unico ma, nonostante gli sforzi, non ce la fa

La sinistra è in fibrillazioneL’unico partito radicato è Sel ma anche lui traballa

DI MARCO BERTONCINI

Tutto si svolge nelle migliori tradizioni del l ’ultrasinistra. Partitini, formazioni,

gruppuscoli si contrappon-gono, si uniscono, si divi-dono, lanciano e rilanciano operazioni mirate alla na-scita di una cosa rossa che non vede mai la luce. Di di-verso, rispetto a un passato che possiamo datare a mez-zo secolo addietro (quando sorsero i primi partiti di dissidenti comunisti, fino alla scissione operata dal Manifesto), c’è la ricerca-ripulsa di accordi col Pd per le amministrative.

Falliti tutti i prece-denti appuntamenti , sembra che il prossimo impegno per costruire un soggetto politico unitario (quanto unitario?) a sini-stra di Matteo Renzi si tenga a Roma intorno al 20 febbraio. Sarà: gli stes-si interessati, nonostante le ripetute dichiarazioni di volontà costruttiva, sono molto incerti. Non è un caso se la stessa Sel, cioè l’unico partito territorial-mente insediato e con una presenza ramificata dal parlamento agli enti locali, patisce divergenze interne. Si potrebbe quasi scom-mettere che pure il nuovo appuntamento riuscirà, al più, ad amalgamare qual-che frammento.

Divisi in casa, i vari post comunisti, residui verdi, aspiranti segua-ci dell’ellenico Tsipras, ambiziosi imitatori degli iberici di Podemos, ex de-mocratici avversi a Renzi, non si trovano d’accordo nemmeno sulle intese pe-riferiche.

A C a g l i a r i s i n d a c o uscente è Massimo Zed-da, per il quale il Pd si è già impegnato nonostante sia etichettato come Sel o arancione: dunque, la sini-stra dovrà sostenerlo. Ma a Torino Fassino non va giù, come Merola a Bologna. A Roma Fassina è già parti-to, mentre non si sa nulla di Ignazio Marino, il qua-le pure potrebbe pescare nella sinistra anti renzia-na. A Milano regna la disu-nione dietro alla Balzani e a Majorino: l’importante è non aver rapporti con Sala, nonostante l’interessato sparga quotidianamente attestazioni di ortodossia sinistroide, all’evidenza poco persuasive a sinistra (e probabilmente poco at-traenti per gli elettori di centro-destra donde do-vrebbe trarre la linfa for-se indispensabile per la

vittoria).Finirà che soltanto in

circostanze limitate si arriverà a un’intesa Pd-si-nistra al primo turno. Alme-no, nei capoluoghi; in altre decine di minori comuni le alleanze resteranno affida-te ai capricci locali.

Ovviamente la mancanza di percentuali a volte supe-riori alle due cifre potrebbe costare caro ai democratici. A Renzi piacerebbe l’impos-sibile: contare insieme sui centristi, che già lo sosten-gono a Roma, e sulla sini-stra, che invece vorrebbe estrometterlo da palazzo

Chigi. Poiché le premesse non destano entusiasmi, e posto che il centro-destra ha ben poco da difendere in materia di amministra-zioni uscenti, il presiden-te del consiglio preferisce dichiararsi estraneo alla competizione.

Se dovesse andargli bene, esalterà la vittoria come un frutto del favore di cui gode il governo. Se dovesse andargli mediocremente, ripeterà quel che ha già an-nunciato: il turno non tocca né l’esecutivo né la politica nazionale.

© Riproduzione riservataVignetta di Claudio Cadei

proprio che la reazione di Renzi di fronte agli attacchi di Parigi sia stata adeguata… egli ha preso, di fatto, le distanze da Hollande, negandogli quel sostegno militare che il presidente francese gli aveva richiesto». Pane-bianco prosegue dicendo che ciò ha causato «ripercussioni negative su altri tavoli europei: non puoi, come ha fatto Renzi, contrapporti al ‘‘governo tede-sco’’ dell’Europa se pochi giorni prima hai perso l’occasione di stringere i tuoi legami di solidarietà con la Francia e non sei in grado di rivendicarne l’ap-poggio».

Dividiamo la posizione di Pane-bianco in due parti, a mio avviso, entrambe sbagliate. La prima, riguar-da la supposta mancata solidarietà a Hollande. E la seconda, la conseguente perdita del sostegno francese all’Italia a livello europeo contro il «governo tedesco» della Ue.

Partiamo da Hollande. Senza dimenticare che, pochi mesi fa, se non ci fosse stato Putin che lo ha impedito, Parigi (assieme a Londra e a Washing-ton) avrebbe attaccato militarmente (e demenzialmente) le forze del presiden-te Assad per poter abbattere il presi-dente siriano. E con ciò, con Hollande in testa, truccato da Napoleone, le tre potenze occidentali avrebbero spalan-cato le porte ai tagliagole dell’Isis e creato le premesse per la formazione del Califfato (che sarebbe diventato il primo stato al mondo retto direttamen-te dagli islamisti). Gli uomini dell’Isis, sulla stabilità dell’area e il rispetto di sia pur minimi criteri di libertà, sono dieci volte peggiori del pur inqualifica-bile tiranno di Damasco.Per rendersi conto che le richieste fran-cesi di coinvolgimento dell’Italia in disastrose avventure neocoloniali sono spesso pericolosissime per i suoi part-ner, e in particolare per l’Italia, si può anche ricordare la guerra contro la Libia (promossa da Sarkozy che, su questo piano, si era mosso nello stesso modo poi adottato da Hollande per la Siria; i presidenti francesi infatti sono, prima, francesi, e solo dopo, socialisti o conservatori). La guerra a guida fran-cese contro la Libia si è conclusa con

l’abbattimento del dittatore Gheddafi (che da più di vent’anni non minaccia-va più nessun paese dell’occidente) e con la conseguente ingestibilità di quest’area nordafricana che ha comin-ciato a riversare sulle nostre coste cen-tinaia di migliaia di immigrati che poi, quando, in poche centinaia, si sono pre-sentati al confine italo-francese di Ven-timiglia, sono stati implacabilmente e reiteratamente rigettati in Italia dalle forze di polizia francesi alle quali, da Parigi, era stato ordinato di fare la fac-cia feroce «contro i clandestini e contro coloro che ne erano conniventi». Cioè noi.

Davanti a un Hollande che, a seguito dell’eccidio del Bataclan, voleva rispondere, da bullo, con un pari e immediato eccidio in Siria, sparando nel mucchio, colpendo chi capita (come al Bataclan, appunto) Renzi non ha negato la sua solidarietà anche milita-re alla coalizione che si stava forman-do, ma, al contrario di tutti i politici italiani che lo hanno preceduto, sem-pre allineati ai desideri dei potenti di turno (Berlusconi, in Libia, andò addi-rittura contro gli interessi nazionali da lui stesso imbastiti e contro Gheddafi che era un suo alleato, quanto meno economico e, se non altro, dirimpetta-io), Renzi, dicevo, ha risposto pubblica-mente ad Hollande in questo modo: l’Italia parteciperà all’iniziativa bellica contro l’Isis a condizione di sapere: 1) quali sono i paesi che faranno parte di questa coalizione; 2) in che cosa consi-ste questa guerra (chi bombarderà chi, con quali mezzi e per quanto tempo); 3) che cosa si farà una volta che la guerra sarà finita. Un premier che mette le carte in tavo-la in questo modo non è un provocato-re ma, molto semplicemente, è solo un premier e non un lacchè.

La posizione di Renzi sulla Siria doveva essere tenuta per il semplice motivo che era seria, responsabile e giusta. Che poi essa possa determina-re, come adesso dice Panebianco, il venire meno di un alleato (la Francia!) a favore dell’Italia nella sua disputa con la Merkel, è francamente sorpren-dente. Nel gioco di potere a livello euro-

peo, la Francia è sempre stata ostile (o comunque non collaborativa) con l’Ita-lia. Infatti nel caso di un conflitto pesante fra l’Italia e la Germania, (che non ci sarà) la Francia prenderà sem-pre la posizione della Germania contro l’Italia perché la Francia è un paese azzoppato che tira avanti solo con la benevola comprensione della Germa-nia (che ad esempio, chiude adesso un occhio e, alle volte, anche due, sui visto-si e reiterati sforamenti di Parigi nel rapporto deficit/pil). D’altra parte anche la Germania ha bisogno della Francia per impedire che si veda la realtà dei fatti e cioè che non c’è più il bimotore franco-tedesco che traina la Ue ma è il solo motore tedesco che trac-cia la rotta e indica la velocità di mar-cia del Vecchio continente, realtà, que-sta, che nessuno oggi in Europa è pre-parato a subire teoricamente (anche se poi a subisce nei fatti). Renzi quindi fa bene a non accettare tutti i diktat dell’alta burocrazia europea. E dovrà spiegare (come sta facendo) le sue ragioni di dissenso direttamente alla Merkel, trattando con essa di diritti ritenuti negati a danno dell’Italia e di doveri che l’Italia deve assumere. La Francia, in questo gioco, non c’entra. E, se c’entrasse, sarebbe sempre e sicu-ramente a nostro danno. Non a caso, mentre in questi giorni, grazie alla efficace mediazione a livello Onu del nostro ministro degli esteri, Paolo Gen-tiloni, si è riusciti a mettere attorno a un tavolo i responsabili delle principa-li fazioni libiche e ad allestire una for-za militare e internazionale di stabi-lizzazione a guida italiana, chi è insor-to? Solo la Francia, che vede in tutta questa attività, apprezzata da tutti gli altri paesi coinvolti, una lesione dei suoi interessi geopolitici. Che, veri o presunti, sono i soli che interessano a Parigi. Specie nei confronti dei leader politici italiani sui quali, sinora, Pari-gi ha sempre potuto mettere i piedi addosso. Senza fatica, per di più (non vi siete chiesti dove insegna oggi, con tutti gli onori, un nostro volatile ex presidente del consiglio? E a chi sono state concesse le prestigiose Legion d’honneur?). Con Renzi è cambiata la musica. Era ora. E meno male.

Pierluigi Magnaschi© Riproduzione riservata

SEGUE DALLA PRIMA PAGINA - PIERLUIGI MAGNASCHI

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6 Mercoledì 6 Gennaio 2016 P R I M O P I A N OÈ Gianluca Bonanno che ha rotto pubblicamente il fronte anti unioni-gay del suo partito

Primo sindaco leghista saltafossoLa sua posizione è l’esatto opposto di quella di Salvini

DI CARLO VALENTINI

A rompere il fronte leghista anti-unioni gay è chi non ti aspet-ti, Gianluca Buo-

nanno, sì proprio il sindaco di Borgosesia (Vercelli) re-cordman delle boutade, l’ul-tima è avvenuta a SkyTg24: era ospite del telegiornale e ha estratto dalla tasca una rivoltella per chiarire che lui la porta sempre perché è giu-sto difendersi da soli. Adesso ha spiazzato, sulle unioni ci-vili, il suo segretario Matteo Salvini ma anche gli alleati di Forza Italia e perfino Ncd e i cattolici Pd che stanno frenando sulla legge propo-sta da Matteo Renzi. È an-che eurodeputato ed è pron-to a coinvolgere l’Europa se continuerà quella che defini-sce una melina, cioè una di-scussione interminabile col rinvio a chissà quando del riconoscimento delle unioni gay. Come sempre, scende in campo a gamba tesa: «Ho de-ciso come sindaco di istituire il registro per le unioni civili, comprese quelle tra due uo-mini e due donne. La sinistra me l’ha chiesto, convinta che dicessi di no, invece secondo me è una cosa giusta che va fatta. Concedere questo tipo di diritti non è un errore, an-che se so che è una cosa che non ha alcun valore reale ma solo simbolico».

Commenta Anna Urban, Pd, capogruppo dell’opposi-zione in consiglio comuna-le: «Buonanno si converte e apre alle unioni civili? Ben venga, si vede che l’aria di Bruxelles gli fa bene. Non è mai troppo tardi». La de-

cisione non è di poco conto poiché arriva nel mezzo del dibattito (e delle polemiche) sulla legge renziana e sugli emendamenti per non met-tere in crisi l’esecutivo. Sul provvedimento, Salvini ha annunciato guerra a oltran-za, criticando Forza Italia che è più possibilista, tanto che Francesca Pascale ha inviato un messaggio al se-gretario nazionale di GayLib, Daniele Priori, in occasio-ne del Mediterranean Pride : «Sono con voi oggi e sempre. Considero l’intera comunità Lgbt una grande famiglia allargata…… Siamo tutti differenti l’uno dall’altro, grazie a Dio. Ci pensate che pena ad essere tutti uguali per esempio come quei cre-tini che per amor di beata ignoranza, violenza e razzi-smo inneggiano la parola di Dio contro gli omosessuali? Magari picchiando la moglie a casa.. Per carità! Il mio Dio mi insegna ad amare il pros-simo come me stessa non a mortifi carlo nel proprio es-sere».

La Lega invece intende ostacolare la legge, ritenu-ta troppo permissiva. Dice Salvini: «Rispetto le scel-te di vita di chiunque ma sono contrario al matrimo-nio. Quello vero pretende la presenza di un uomo e una donna, che fanno nascere dei fi gli. Rispetto tutti: gay, le-sbiche, transessuali, ognuno è libero di vivere come vuo-le. Riconosciamogli qualcosa ma scopiazzare il matrimo-nio non è giusto, un bimbo non può avere due mamme e due papà, non va bene, non sono d’accordo» Buonanno è

il primo sindaco leghista a saltare il fosso e istituire il registro delle unioni gay. Spiega: «Credo che le coppie omosessuali ed eterosessuali debbano avere gli stessi di-ritti al di fuori del matrimo-nio. Per questo ho istituito il registro delle unioni civili nel mio Comune. I diritti sono diritti, non vado a sindacare se una persona ama Tizio o Caio. Inoltre il registro com-prende anche le coppie ete-rosessuali e non solo quelle omosessuali, se due persone che non si voglioso sposa-re intendono ufficializzare all’anagrafe la loro unione ritengo sia giusto che il Co-mune metta a disposizione la possibilità di farlo. Un’altra cosa sono le adozioni e quin-di l’equiparazione dell’unio-ne al matrimonio, su questo sono contrario».

Ne ha parlato con Mat-teo Salvini? «No, ma certi diritti è giusto che valgano per tutti». Forse riceve-rà un rimbrotto dal leader della Lega, come avvenne in occasione dello show con la rivoltella. «Non si risolve niente mostrando una pi-stola in tv – lo ha sgridato Salvini- non serve ad altro che a far fare a Renzi la fi gu-ra del fenomeno. I problemi si risolvono manifestando e lottando per avere buone leg-gi». Buonanno ha ribattuto: «Io faccio il sindaco dal ’93. E posso dire che la gente è con me». Doveva spiegare il perché di una sua stramba proposta: prevedere un con-tributo statale di 250 euro a chi compra una pistola. È fi nita con lui oscurato nello studio televisivo e con le scu-

se ai telespettatori da parte del direttore di SkyTg24, Sa-rah Varetto (tra i candidati a condurre il Tg3 al posto di Bianca Berlinguer quando il nuovo direttore generale della Rai, Antonio Campo Dall’Orto, provvederà al valzer delle poltrone): «Era stato invitato in studio a di-battere con altri ospiti della sua discutibile iniziativa, perché è nostro dovere ospi-tare sempre tutti i punti di vista, senza censura.

Abbiamo però condannato subito in diretta il suo gesto, inaccettabile, ma che deve far rifl ettere perché compiu-to da un esponente politico che ha ben due cariche eletti-ve, una delle quali in ambito internazionale».

Buonanno, 49 anni, di Borgosesia, si è iscritto a 16 anni al Movimento Socia-le «affascinato- assicura- da Giorgio Almirante». Nel 1990 avviene la conversione alla Lega e diventa consiglie-re comunale, poi provinciale, quindi regionale, infi ne è ar-rivato in parlamento da dove si è dimesso quando è stato eletto in Europa. Ma alle ulti-me elezioni ha stravinto pure la gara per diventare primo cittadino di Borgosesia.

È uno dei pochi italiani a essere stato censurato da Fa-cebook per un suo video po-stato sul social contro i rom. Lui commenta: «Facebook ha emesso una vera Fatwa nei miei confronti. Hanno rimos-so il video su quello che pen-so dei rom e degli zingari e mi hanno impedito l’accesso per 24 ore. Mark Zucker-berg (ideatore e presidente di Facebook, ndr) è come il

Califfo e mi viene il sospet-to che sia di origine rom. Ci sono rimasti male in trenta-mila, sì perché ho trentamila persone che mi seguono su Facebook».

Tornato sul social, dopo il castigo, ha annunciato l’avvio del registro delle unioni civili a Borgosesia. Lo aveva fatto Ignazio Marino a Roma, il sindaco della Capitale non c’è più e il testimone è stato preso da Buonanno. Scherzi della politica. E il bello è che sta diventando una specie di eroe per le organizzazioni gay che lo considerano un importante cavallo di Troia nel fronte avverso, mentre in passato lo avevano con-testato quando aveva in-caricato gli uffici del suo Comune di approntare una delibera per multare il bacio in pubblico delle coppie gay: «Provo fastidio nel vedere due gay che si baciano da-vanti a tutti». Poi, però, di fronte all’insurrezione del-le associazioni gay e della sinistra locale (slogan: «Io bacio chi mi piace») aveva rinunciato.

Dalle accuse di omofo-bia a diventare l’uomo di punta della Lega pro-gay il passo è lungo. Ma lui rifi uta l’etichetta di omofobico. «Ho assunto un vigile omosessua-le senza problemi perché è bravo, quindi non sono cer-to un omofobo. E poi ci sono omosessuali che stimo, per esempio Alfonso Signori-ni (direttore del settimanale Chi, ndr) è un gay dichiarato che stimo».

Twitter: @cavalent© Riproduzione riservata

DI DIEGO GABUTTI

Non ha torto Eugenio Scal-fari, che, in uno dei suoi ul-timi editoriali da padrone di casa, mentre il renzia-

nissimo Mario Calabresi è ormai sul punto di sostituire Ezio Mauro alla direzione di Repubblica, scrive che il referendum sulle riforme co-stituzionali, indetto dal premier per ottenere l’aprovazione degl’italiani, è una burla. In un paese dove non vota che una metà scarsa d’elettori (e dove la metà abbondante di questa metà vota con rabbia, persino i pada-nisti hard, o per per l’Arlecchinata 5 Stelle, piuttosto che votare per un partito vero, o almeno verosimile) un referendum confermativo senza quorum è la democrazia messa in caricatura.

Scrive Scalfari, e per una volta non si può che sottoscrivere: «Sup-

poniamo che su centomila elettori, sessantamila non vadano a votare, cosa assai probabile, e supponiamo che su quarantamila che voteranno, trentamila voteranno in un modo e diecimila in un altro. Questo signifi ca che meno di un terzo del corpo eletto-rale determina l’andamento politico del paese, confermando il leader in carica o buttandolo giù dall’arcione. Sembra piuttosto una scena del Don Chisciotte che l’esercizio della demo-crazia». Renzi, oltretutto, ha già tra-sformato il referendum sulle riforme costituzionali in un plebiscito sulla sua persona: «Passano le riforme, con o senza quorum, e allora resto. Non passano, e me ne vado».

Mettiamo che il plebiscito sia una buona idea (non è così, ma met-tiamo, per amore di discussione). Che trionfo politico è quello d’un tizio gradito a un terzo degl’italiani (e forse anche meno)? Che carriera

da grande statista puoi costruire su basi così ristrette? E così fragili - perché come sappiamo tutti, e Ren-zi più di chiunque altro, il governo dei boyscout si regge sul fatto che non ci sono alternative al partito democratico riformato, a meno di non considerare un’alternativa il Carnevale 5 Stelle o un centrode-stra con dentro i lumbard (di scuola lepenian-putiniana) sempre memori di Roma Ladrona, i Fratelli d’Italia che parlano il romanesco stretto di chi rimpiange i tempi di Roma Doma e le ultime raffi che del Cerchio ma-gico berlusconiano.

Con avversari così, vincere è facile. Benché non sia (come scrive sempre Scalfari citando «le previ-sioni del politologo Pietro Ignazi») poi così sicuro: «Secondo Ignazi nei referendum confermativi chi detiene il potere ha sempre perduto, hanno vinto i no perché la gente comune che

va a votare per il sì o per il no senza vincolo di partito esprime sempre un voto negativo esprimendo in questo modo la sua antipatia per le caste, quali che siano gli interessi generali del paese. Quindi, stando a tutte le precedenti esperienze, cominciando da quella sul divorzio e l’altra sul fi nanziamento pubblico dei partiti, potrebbe vincere il no. Sarebbe un no che esprime antipatia viscerale contro lo Stato, contro le istituzioni politiche, insomma contro il potere. (…) Perciò Renzi - secondo Ignazi - è molto a rischio e la trasformazione da lui tentata del referendum in un plebiscito sulla sua persona non ba-sta, anzi può perfi no peggiorare la sua situazione». Non c’è purtroppo che d’aspettarci il peggio. Viviamo, dopotutto, nel paese dei «vaffa» e dei «porcod…» di San Silvestro. Renzi - ben che vada - gli darà del gufo, della bestia e del rosicone.

IN CONTROLUCE

La forza di Matteo Renzi dipende soprattutto dal fatto che eglinon ha degli avversari politici che siano minimamente credibili

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Page 7: Goffredo Pistelli a pag. 7 - Regione Abruzzo Goffredo Pistelli a pag. 7 RESISTETTE ALL’URSS Una sostenitrice di Solidarnosc in una giunta Pd ... da Angela Merkel, bisogne-rà prendere

7Mercoledì 6 Gennaio 2016Mercoledì 6 GennaiP R I M O P I A N OChe è un pericolo del passato. Mentre non capiscono che cosa avviene nell’Islam

Usa ossessionati dalla RussiaFrancesco Alberoni lo spiega nel suo libro: «Tradimento»

DI GOFFREDO PISTELLI

«Ora tradimento è una parola grossa, ma se avessi tito-lato sulla ‘man-

canza di leadership’, nessuno l’avrebbe capito». Francesco Alberoni ha scritto un libro sul tradimento, ma non c’entra con l’innamoramento e l’amore che lo resero famoso nell’Italia degli anni ’70. Qui a tradire sono gli Stati Uniti e a subire

è l’Europa. Sì perché questo piacentino,

classe 1929, che nella vita, oltre a fare il sociologo di livello in-ternazionale, ha guidato un’uni-versità, Trento, di fatto fonda-ta un’altra, la Iulm a Milano, questo piacentino, dicevamo, ha scritto un libro, Tradimento. Come l’America ha tradito l’Eu-ropa (Leima), in cui ripercorre la grande crisi internazionale, facendo leva sulle sue ricerche sui movimenti che l’avevano portato, tra i primi, a studiare la rivoluzione khomeinista del 1979.

Domanda. Professore di Iran si ri-parla in que-sti giorni e in queste ore, per la crisi s c o p p i a t a con l’Arabia Saudita.

Risposta. Fenomeno che gli americani hanno sempre faticato a capire. Nel 1979, girai gli atenei americani con una se-rie di conferenze in cui spiegavo che cosa fosse la rivoluzione de-gli ayatollah. Che i preti coman-dassero anche prima, si sapeva già. E dove saremmo andati a fi nire si capiva benissimo già allora.

D. E gli americani?R. Mi guardavano come si

arrivassi da Marte. Non capi-vano proprio. Un po’ per la loro mentalità pragmatica, per cui la parte economica è valutata come preponderante, un po’ perché pensano che, con un po’ di bombe, si risolva. Non capivano. E non capiscono ora

che siamo di fronte a guerre religiose. In cui ci può entrare e c’entra anche il petrolio, ma che restano tali. Questo libretto mette in fi la un po’ di cose.

D. Facciamolo anche noi. Perché gli americani hanno tradito l’Europa?

R. Perché si sono fatti info-gnare: in un modo o nell’altro non hanno saputo governare la situazione e oggi ci ritroviamo con la guerra dappertutto, con un islam primitivista, fatto da

gente che vuol tor-nare alle origini, con jihadisti e talebani un po’ ovunque, con la Turchia che si sta re-islamizzando.

D. Barack Oba-ma aveva scom-messo sulle prima-vere arabe.

R. Un grave erro-re, fi glio anche della sua attrazione verso il mondo islamico. Ma un errore che, d’altra parte, aveva commesso, prima di lui, anche George Bush, quando aveva pensato che, abbat-

tendo Saddam Hussein, arri-vasse la democrazia. E invece oggi abbiamo avuto il Califfo.

D. Qual è l’errore degli Stati Uniti?

R. Oltre a una mancanza di leadership, li frega la loro os-sessione per la Russia. Per loro la Guerra fredda non è fi nita nel 1991. E, in questo modo, ci mettono nei guai.

D. Di qui il tradimento.R. Certo. Abbiamo guardato

per anni con fi ducia a Washing-ton e ora loro ci mettono in que-

ste peste.D. Che genere di guai?R. Beh, sopportiamo noi eu-

ropei il peso delle sanzioni alla Russia, apriamo all’Ucraina perché gli americani vogliono Kiev nella Nato, di nuovo in funzione anti-Mosca. E ci han-no messo nell’insicurezza del terrorismo, andando in Iraq, o a combattere i talebani Afgha-nistan. In ultimo, ci fanno som-mergere dagli immigrati.

D. Angela Merkel ha det-to sì.

R. La Merkel obbedisce.D. Che cosa poteva fare

dinnanzi a un’ondata del genere?

R. C’è la VI Flotta negli Me-diterraneo ma quanti profughi hanno raccolto le navi battenti bandiera a stella e strisce?

D. Effettivamente non se ne ha notizie.

R. E infatti. Neanche uno. La Turchia ce li sbatte in Euro-pa e altri arri-vano dall’Africa in Europa. Noi, qua, ripetiamo parole di carità che van bene certo, però so-no100mila, un milione, due mi-lioni. Si va ver-so un’invasione. Che l’Europa deve subire.

D. L’Europa tradita che direzione potrebbe pren-dere ?

R. Potrebbe smettere alme-no le sanzioni contro Mosca e chiudere la questione libica, con trattative Onu serie e facendo un corpo di spedizione che ri-stabilisca la pace fra Triboli e Bengasi.

D. Russia che sarebbe un prezioso alleato in funzio-ne anti-jihadista, secondo alcuni.

R. Certo. Quello che gli Ame-ricani non hanno capito, è che quello islamista è un movimen-to, come lo sono stati il fascismo, il comunismo, l’anarchismo, il protestantesimo. Tutti i giova-ni musulmani sono, oggi, dalle Filippine alla Mauritania, da-vanti a una nuova iniziazione. È un «ismo», anche questo. Gli americani, con tutti i loro uffi ci studi strategici, col Pentagono, questo fenomeno l’hanno preso in faccia. Ma ora lasciano noi europei sulla graticola.

D. In che cosa consiste questo islamismo?

R. Una rivitalizzazione dell’islam. Se lei, 40 anni fa, fos-se andato al Cairo o a Teheran, come ho fatto io, non avrebbe visto una sola donna velata.

D. E com’erano, professo-re, quei Paesi?

R. Sembrava di stare a Na-poli. Oggi se lei percorre le vie centrali della capitale iraniana vedrà gli uomini al centro e poi, ai lati, lunghe fi le di «bacheroz-zi» neri. Sono le donne, velate. Gli americani non hanno capi-to che questo movimento odia

le élites locali e l’Occidente, in pratica ce l’ha con la moderni-tà. E oggi si schierano con chi, Turchia e Arabia Saudita, quel movimento l’ha fi nanziato.

D. Con Ankara di nuovo in funzione antirussa?

R. Beh è evidente. Come fa Erdogan ad abbattere un cac-cia di Mosca che entra per 17 secondi nello spazio aereo turco, se non con l’appoggio militare americano? Senza i satelliti Usa non è possibile.

D. Tornando all’Europa, non la conforta che fra gli elementi di frizione emersi fra la Merkel e il premier Matteo Renzi ci sia appunto il rinnovo delle sanzioni?

R. Ma no, l’Italia non dice nulla, come tutti.

D. Boutades, lei dice? E la Francia ferita dal terro-re, potrebbe assumere il ruolo di coscienza critica dell’Unione?

R. Nooo. Continuano e essere

antirussi. Sono quelli che hanno voluto fare la sciagurata azione in Libia, contro Gheddafi . Un dittatore, certo. Ma quelli che vengono dopo sono peggiori. E pure in Egitto, dopo Mouba-rak...

D. Erano arrivati i Fratel-li musulmani, ma poi i mili-tari c’hanno ripensato.

R. E perché in Siria? Se do-vesse cadere Assad, Damasco fi nisce dritta dritta al Califfo.

D. Un momento diffi cile. Lei scrive che c’è più di una guerra in corso.

R. Oltre alla Guerra Fredda mai terminata, oltre al confl itto jihadista contro la modernità, c’è lo scontro fra sunniti e scii-ti, di cui i fatti sauditi e le vio-lenze iraniane sono l’ennesimo episodio.

D. E quindi, che fare?

R. L’America cessi questa in-sulsa guerra alla Russia e poi si occupino tutti del jihadismo, che ci attacca continuamente, che fa fuori i cristiani nel mon-do, dalle Filippine all’Africa. Quanto al confl itto interno dei musulmani, se la vedano loro. Anche noi abbiamo avuto le nostre guerre di religione, pen-siamo a quella dei 30 anni.

D. Ma secondo lei, profes-sore, perché Washington insiste con Mosca? Non dovrebbe essere la Cina il nuovo e più potente nemi-co?

R. No, la Cina è percepita ancora come tale ma solo nel quadrante del Pacifi co. In quel-lo europeo, per gli Stati Uniti parrebbe che l’Unione sovietica non fosse fi nita mai, sebbene il comunismo sia stato archivia-to e abbiano messo fuori la bandiera di Pietro il Grande. Quanto alle sanzioni, poi…

D. Quanto alle sanzioni?R. Ma siamo al non senso!

Sanzionare chi può essere no-stro alleato?! Ma Dostojevski era turco? Puskin, musulma-no? Il Bolshoi si trova a Riad? E perché non sanzionare la Turchia che fa passare i foreign fi ghters verso la Siria, che fa af-fari con l’Isis, comprandogli il petrolio di contrabbando?

D. Senta, a proposito del confl itto islamista, noi eu-ropei ci disponiamo con l’arma del politicamente corretto.

R. Sì, c’è questa smania dell’integra-zione. Con l’Islam, c’è da stare pruden-ti, resteranno sempre mu-sulmani, ma che si ten-gano pure il Corano, per-ché romper-gli l’anima? Inaccettabile sono la sharia e lo jihadismo, che è come il comunismo

della prima ora, o il nazismo hitleriano.

D. È bene distinguere, dunque, fra islam e islami-smo?

R. Certo che sì. Come si do-veva distinguere fra europeo e comunista, tedesco e nazista. I jihadisti sono un movimen-to fanatico all’interno di una religione che ha, peraltro, una grande propensione a genera-re movimenti fanatici, ma che però resta un’altra cosa.

D. Non mi pare molto ot-timista sul futuro, profes-sore.

R. Il quadro è complicatissi-mo. Ora per esempio, con questo scontro fra Iran e Arabia, diven-ta diffi cile, se non impossibile, chiudere la questione siriana.

twitter @pistelligoffr© Riproduzione riservata

D. Boutades, lei dice? E

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Nel Mediterraneo c’è la Sesta Flotta Usa, il più importante dispiegamen-

to navale statunitense al mondo, dopo quello nel Pacifi co. Ma quanti

profughi hanno raccolto le navi possenti che battono la bandiera

a stelle e strisce? Neanche uno. La Turchia ce li sbatte in Europa e altri arrivano dall’Africa. Sono milioni di persone che l’Europa deve subire. Si

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Gli americani non capiscono l’Islam a causa della loro mentalità pragmatica per cui, su ogni problema, la parte economica è da loro

considerata preponderante. In aggiunta, essi ritengono che con un po’ di bombe si possa risolvere tutto. E non capiscono invece che siamo di fronte a guerre religiose. In cui ci può entrare, e c’en-tra, anche il petrolio, ma che

restano religiose

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della prima ora, o

Non è facile reagire ai diktat di Washington ma l’Europa, ad esem-pio, potrebbe smettere almeno le

sanzioni contro Mosca e cercare di chiudere la questione libica pri-ma che questa si incancrenisca e

diventi ingestibile. E ciò attraverso trattative a livello Onu molto serie e allestendo anche un corpo di spe-dizione che sia in grado di ristabili-

re la pace fra Tripoli e Bengasi

Nel 1979,girai ste peste.

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Le colpe non sono solo di Barack Obama ma anche di George Bush che aveva pensato che, con l’ab-battimento di Saddam Hussein,

arrivasse la democrazia. E, invece, abbiamo avuto il Califfo. Gli ameri-cani, non avendo saputo governare

la situazione hanno fatto sì che adesso ci ritroviamo con la guerra dappertutto, con un islam primitivo

che vuol tornare al passato

Francesco Alberoni

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8 Mercoledì 6 Gennaio 2016 P R I M O P I A N OI parlamentari lanciati sono già a quota 37 mentre anche un sindaco è i nito fuori partito

Il M5s logorato dalle espulsioniMa resta fortissimo a livello delle intenzioni di voto

DI CESARE MAFFI

Le amministrative già animano i partiti, nono-stante si svolgano sol-tanto fra sei mesi, ma

agitano altresì l’anti partito per eccellenza, ossia il M5s. La differenza rispetto alle altre formazioni sta nell’assenza di alleati. È un’assenza voluta, posto che i pentastellati non intendono confondersi con altri partiti o candidati. Fino a oggi, ci hanno tenuto a rispettare tale impegno anche nei ballottaggi, qua e là limitandosi a deviare voti di propri elettori al secondo turno senza però assumere una posizione ufficiale.

Così, mentre il Pd litiga anche al proprio interno; mentre gli alfaniani non sanno come agire; mentre i berlusco-niani patiscono le preponderan-ze leghiste; mentre la sinistra estrema non trova né unità, né pace; i grillini debbono soltanto guardare in casa propria per in-dividuare i candidati sindaci e quelli per i consigli comunali.

Il momento, di per sé, non apparirebbe favorevole. Fra la trentasettesima cacciata di una parlamentare, la prima espulsione di un sindaco di una città, le dimissioni di am-ministratori periferici, l’uscita di Beppe Grillo sulle decine

di migliaia di morti messi in carico al governo, i grillini avrebbero di che preoccuparsi per la loro immagine. Le stesse manovre del sindaco di Parma (mai stato in buona armonia con la diarchia nazionale) per una conferma tramite Pd non giovano. Siccome, però, le ragio-ni d’insoddisfazione della gen-te verso l’intera classe politica abbondano, i pentastellati sono convinti di rastrellare addirit-tura più di quanto non abbiano fi nora ottenuto.

I sondaggi fi nora danno loro speranze. Va detto che quando si passa dal voto poli-tico a quello amministrativo, le attese mutano. Per Roma e Napoli le previsioni sarebbero quasi trionfanti per i candida-ti sindaci cinque stelle, se però fossero rispettivamente Ales-sandro Di Battista e Luigi Di Maio. Siccome saranno invece personaggi di scarsa notorietà, i voti saranno più contenuti, anche se sempre tali da impensierire centro-destra e centro-sinistra. Nel frattem-po, se in alcune città i nomi dei concorrenti alla poltrona di primo cittadino sono già stati individuati, altrove (partendo da Roma) le manovre sono in corso. Va rilevato che in que-sti casi, si formano, fenomeno inevitabile anche se negato dai

pentastellati, gruppi, correnti, fazioni, a favore di questo o quel personaggio. Del resto, bastano sovente poche decine di soste-nitori, anche in una grande città, per spuntarla. Rispetto al passato, si avvertono pressioni, spinte, giochi dei parlamentari locali.

Sullo sfondo, i maggioren-ti del non partito si predispon-

gono per la grande battaglia: le politiche. Accanto a chi si lavo-ra per la propria ricandidatura parlamentare, c’è chi studia per i posti maggiori. In prima fi la sta Di Maio, televisivamente premiato, ritenuto un modera-to, anche se è un giustizialista impietoso («Non sono a favore della presunzione d’innocenza per i politici… Basta elimina-

re la prescrizione per andare presto a giudizio… Non credo ai giudici politicizzati»: inter-vista a Libero, 21 dicembre). È impegnato nel negare proprie mire, ben sapendo che contro di lui si schiera il «Dibba», ossia il vulcanico Di Battista, mentre non pochi colleghi non intendo-no lasciargli campo libero.

© Riproduzione riservata

DI TINO OLDANI

Nel discorso tenuto in occasione della quotazione della Ferra-ri, Matteo Renzi ha fatto un rapido riepilogo dell’agenda

di governo 2015 e indicati alcuni punti dell’agenda 2016. Quanto alla prima, si è autoelogiato, gli impegni in agen-da a gennaio 2015 ora non ci sono più, perché affrontati e risolti: «Articolo 18, stabilità, legge elettorale, riforma costituzionale, abbattimento dell’Irap sul costo del lavoro, Imu e Tasi». Per il 2016, l’elenco delle riforme lo ha già pronto: «Banche di credito cooperativo, società partecipate da ridurre, diritto fallimentare da cambiare, autorizzazio-ni e semplifi cazioni, agenda digitale». Insomma, «un governo che rispetta gli impegni».

L’attivismo di Renzi è stato inne-gabile, e alcune riforme hanno prodot-to un cambiamento vero, come il Jobs act, che ha sepolto l’articolo 18 e il posto fi sso a vita. Idem per la riduzione Irap sul costo del lavoro e la legge elettora-le, mentre la riforma costituzionale è ancora in itinere. Quanto all’Imu e alla Tasi, non è affatto vero che la loro aboli-zione (sulla prima casa) fosse in agenda a gennaio 2015: Renzi ne ha parlato per la prima volta in autunno, nella sorpre-sa generale, precisando che l’avrebbe inserita nella legge di stabilità, come

poi ha fatto.Trattandosi di una riduzione

fi scale gradita da milioni di famiglie, guai a dirne male. Ma perché mai Ren-zi ne ha retrodatato, con disinvoltura, l’annuncio di ben dieci mesi? Se voleva dimostrare che è stato di parola, può darsi che abbia fatto colpo in Borsa e nei tg, ma ai più attenti ha dato an-che l’impressione di un premier che manipola l’agenda del governo secon-do le convenienze. Un’abitudine del passato, che sta trovando sempre più spazio anche con questo governo. Ba-sta leggere il Milleproroghe , varato da Palazzo Chigi tra Natale e Capodanno. Questa legge, ora in Parlamento, è la prova documentale della costante ma-nipolazione dell’agenda di governo: per il sedicesimo anno consecutivo, l’ese-cutivo disfa, in tutto o in parte, alcune misure appena introdotte con la legge fi nanziaria, rinviandone l’applicazione. Non solo. Già che c’è, rinvia anche l’ap-plicazione di leggi precedenti, varate da altri governi, e mai attuate vuoi per le resistenze delle categorie interessate, sempre abili nel trovare sponde in Parlamento, oppure perché scomode sul piano elettorale.

Per ora, i rinvii previsti sono una cinquantina, ma è probabile che au-mentino durante la discussione par-lamentare: il Milleproroghe dell’anno scorso, quando entrò in Parlamento, era lungo 27.995 caratteri, mentre ne

uscì lungo il triplo (72.318 caratteri). Così, ecco che il secondo Milleproro-ghe di Renzi rinvia di un altro anno l’applicazione del Sistri, il sistema per la tracciabilità dei rifi uti industriali, prevista da un decreto del 2013, e del-le sanzioni piuttosto pesanti previste per i trasgressori. Sempre in tema di ambiente, è a dir poco stupefacente che, mentre nelle grandi città si impongono targhe alterne e due gradi in meno di riscaldamento domestico per combat-tere l’emergenza smog, il governo non trovi di meglio che prorogare al primo gennaio 2017 l’applicazione dei limiti di emissione per i grandi impianti in-dustriali anteriori al 2006, così come defi niti dal codice dell’ambiente. Una licenza di inquinare che sembra rita-gliata su misura per l’Ilva di Taranto, ma comoda anche per molte fabbriche fuori norma.

A conferma della distanza che separa gli annunci dai fatti, vi sono poi tre rinvii che riguardano l’edilizia scolastica, il cui rilancio era uno dei ca-valli di battaglia di Renzi già nel 2014: proroga al 30 aprile 2016 del termine per l’affi damento dei lavori per la mes-sa in sicurezza degli edifi ci scolastici; rinvio al 31 dicembre 2016 del termine ultimo per spendere i fondi stanziati per le «scuole belle e sicure»; infi ne slit-ta al 31 dicembre 2016 anche il termine per attuare le disposizioni in materia di prevenzione degli incendi per l’edilizia

scolastica.Alcuni rinvii, volti a contenere le

spese statali nel solco della spending review, sono sacrosanti: blocco delle assunzioni nel pubblico impiego per un altro anno; blocco delle spese per gli affi tti dello Stato; niente shopping di nuovi mobili per gli uffi ci pubblici per altri dodici mesi. Ma nella giustizia, la fi rma digitale e la sperimentazione del processo telematico sono rinviate di altri sei mesi, mentre nella sanità, una mano toglie fondi alle Regioni (legge di stabilità) e l’altra (Milleproroghe) dà: valide fi no a settembre le tariffe mas-sime pagate dallo Stato alle strutture private, e slitta ancora di un anno la riforma del sistema di remunerazione della fi liera del farmaco, che doveva separare l’incasso del farmacista al banco dal resto della fi liera (produzione e distribuzione), facendo chiarezza sui prezzi delle medicine.

Non sapendo poi che pesci piglia-re nella dura polemiche che oppone i taxi con licenza comunale ai volontari che offrono lo stesso servizio con Uber, il ministero del Trasporti ha rinviato di dodici mesi la regolamentazione del settore, attirandosi le critiche di mi-gliaia di tassisti inferociti e di un loro insospettabile paladino, come il sindaco di Verona, Flavio Tosi, in questo caso meno renziano del solito. Milleproro-ghe: una legge pessima, questa sì da rottamare.

TORRE DI CONTROLLO

Anche Renzi, a cui piace fare lo spaccone, manipola l’agenda di governo a piacimento, e lo conferma con il Milleproroghe

DI DIEGO GABUTTI

Aureola a triangolo, sguardo da pazzo, la tunica insanguinata e un kalashnikov a tracolla, il dio biblico campeggia, sotto la scritta «l’assas-sino è ancora a piede libero», sulla copertina dell’ultimo numero di Charlie Hebdo, da oggi in edicola. «Cattolici e islamici, tutti infuriati», titolano i siti web di giornaletti e giornaloni, fingendosi un po’ infuriati anche loro. Non è sa-tira, dicono. Sono bestemmie. Mentre invece è decisamente satira e la bestemmia non c’entra niente. Soltanto chi non sa cosa sia la satira, né che cosa si proponga, può confonderla con le barzellette e pretendere che faccia sempre ridere a crepapelle, come il ciccione delle comi-che finali, che scivola sulle bucce di banana e si prende le torte in faccia. Una vignetta satirica

raggiunge il suo scopo quando provoca un bri-vido di consapevolezza. Non basta che diverta: deve mettere paura, quando occorre. Cattolici, islamici e gazzettieri hanno sempre avuto la tendenza a farsi un dio a propria immagine, bigotto e truculento come sono loro. Anche lo stesso dio biblico, se davvero ce ne fosse uno nell’alto dei cieli, sarebbe solidale con la coper-tina di Charlie Hebdo, dov’è ritratto come un terrorista psicopatico. Dio delle leggi fisiche, dio razionale, dio che (forse) non gioca a dadi, dev’essere convinto anche lui che è sempre più urgente spiegare a tutti, politici in primis, quali sono le radici del terrore: non «il degrado urbano» da combattere con gli 80 euro ai diciot-tenni, ma il degrado religioso e metafisico, da combattere con la repressione e con la guerra santa culturale, satira in testa.

IL CORSIVO

Il terrore non nasce dal degrado urbano ma da quello metafisico

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9Mercoledì 6 Gennaio 2016Mercoledì 6 GennaiP R I M O P I A N OInfatti annunciò: «Forse rapiscono Moro» pochi minuti prima del sequestro del politico Dc

Radio Città Futura sapeva di MoroIl direttore Rossellini disse che era una voce che girava

DI FRANCESCO DAMATO

Non trascorsero inutil-mente, per il povero Aldo Moro e quanti avrebbero dovuto pro-

teggerlo, soltanto i 26 giorni seguiti alla segnalazione del 18 febbraio 1978 dalla «fonte 2000» di Beirut dei servizi segreti italiani, informati dai palestinesi di un’operazione nel nostro paese, concordata, o a conoscenza, a livello ter-roristico internazionale. Pur-troppo trascorsero inutilmen-te anche gli ultimi, sessanta minuti- come vedremo - che precedettero il tragico seque-stro del presidente della Dc, avvenuto il 16 marzo fra le 9 e 3 minuti e le 9 e 5 minuti, dopo 93 colpi d’armi da fuoco di cui 49 sparati da una sola fonte e 2 soltanto da uno degli agenti di scorta di Moro: il poliziotto Raffaele Iozzino. Gli altri quattro della quadra non ebbero neppure il tempo e il modo di tentare una rea-zione armata.

Pochi minuti dopo le ore otto, quando Moro era an-cora a casa e la scorta si ac-cingeva a raggiungerlo per accompagnarlo alla Camera, lungo un percorso rivelato-si - ahimè - troppo abituale, nell’abitazione romana del senatore moroteo Vittorio Cervone la domestica Clara Giannettino trasecolò ascol-tando alla Radio Città Futura, diretta da Renzo Rossellini e appartenente all’area extra-parlamentare di sinistra non certamente ignota alle forze dell’ordine, che «forse rapi-scono Moro».

A sequestro avvenuto, e su segnalazione di Cervone, il capo della Polizia incaricò il vice questore Umberto Improta di ascoltare la si-gnora. Che fu interrogata nel pomeriggio e risultò senza precedenti sfavorevoli e sana di mente, «in un appunto re-datto su carta intestata del Ministero dell’Interno, senza destinatario né protocollo», come si legge nella relazione del presidente della nuova commissione parlamentare d’indagine sul caso Moro, il deputato Giuseppe Fioro-ni, pubblicata il 10 dicembre scorso nell’apposito bollettino della Camera.

L’appunto tuttavia con-teneva anche «osservazioni aggiuntive» che, secondo la re-lazione di Fioroni, minavano alla radice l’attendibilità del-la signora, ritenuta «di livello culturale molto scadente, se non inesistente, abituata ad ascoltare soltanto canzonette e, quindi, di scarsissima gin-nastica mentale». Pertanto la donna, secondo l’impressione del dottor Improta riferita nella relazione di Fioroni «in buona fede e sotto la spinta emotiva della drammatica

notizia avrebbe frainteso il signifi cato di un comunicato radio riguardante Moro». E la cosa, in mancanza di una re-gistrazione delle trasmissioni di quella radio da parte dei centri autorizzati di controllo, fi nì nella nebbia, anche giudi-ziaria, fra le inutili proteste levate dopo qualche mese da Cervone in una intervista a Famiglia Cristiana.

***La nuova commissione

parlamentare d’inchiesta ha giustamente riaperto e ap-profondito la vicenda. La rela-zione di Fioroni dice: «Eppure Improta conosceva personal-mente Rossellini» il direttore cioè della radio ascoltata dalla collaboratrice di Cervone. «Esi-steva da tempo un contatto, ri-conosciuto da entrambi anche nel corso di audizioni parla-mentari. Si trattava anzi di un rapporto privilegiato, secondo quanto riferito a collaboratori della Commissione dall’allora funzionario della Digos, Vit-torio Fabrizio». Che «lasciò il servizio poco dopo la strage di via Fani, rimase del tutto estraneo all’inchiesta e non fu

mai ascoltato dai magistrati inquirenti», ha tenuto ad an-notare Fioroni mostrando uno stupore condivisibile.

Inoltre, Improta «cir-ca due settimane prima dei fatti di via Fani, secondo una dichiarazione del tutto attendibile, avrebbe ricevuto da Rossellini signifi cative in-formazioni su eventi eclatanti in vista». Ma non è fi nita. La relazione Fioroni fa rilevare che «Rossellini conviveva con Giovanna Francesca Chan-tal Personè, militante di sini-stra, sospettata all’epoca di es-sere vicina alle Brigate Rosse, coinvolta in indagini per reati associativi», per cui «tale cir-costanza rende possibile l’ipo-tesi ch’egli potesse disporre di elementi di conoscenza tali da consentirgli di formulare, sia pure in forma dubitativa, pre-visioni affi dabili circa inizia-tive di tipo terroristico». Pre-visioni, d’altronde, confermate dallo stesso Rossellini davanti alla commissione parlamen-tare d’inchiesta sulle stragi presieduta dall’allora sena-tore Giovanni Pellegrino ammettendo di avere già rife-

rito nell’autunno del 1978 ad un giornalista del francese Le Matin che «nel suo ambiente si parlava molto di un eventuale attentato delle Brigate Rosse in coincidenza con la votazione alla Camera del governo e con l’entrata del Partito Comuni-sta nella maggioranza».

***No. Non è finita neppure

con questo. Il presidente della Commissione ha voluto inse-rire nella sua relazione il te-stuale racconto fatto di quella tragica mattina del 16 marzo 1978 nella Questura di Roma, e non solo in via Fani, da Vit-torio Fabrizio: «Già nelle pri-me ore della mattinata circo-lava la notizia, nell’ambiente dell’Uffi cio politico della Que-stura, che il rapimento fosse stato annunziato da Radio Cit-tà Futura» prima dell’evento. «Nel corso della giornata – ha riferito sempre l’ex funziona-rio della Digos – ho commen-tato riservatamente questo dato con i miei colleghi dottor Infelisi – da non confondere, osservo, con l’omonimo magi-strato inquirente, Luciano – e dottor De Stefano, entrambi

a conoscenza della stessa cir-costanza. Si è trattato di un colloquio molto cauto perché eravamo tutti consapevoli» dell’abnormità della situazione «meritevole di approfondimen-to». «Mi resi immediatamente conto - continua il racconto - che se la notizia fosse stata rappresentata al dirigente dell’uffi cio politico, dottor Spi-nella, in tempo reale, come la rilevanza dell’evento lasciava presumere, ciò avrebbe avuto conseguenze colossali». Avreb-bero potuto quanto meno aller-tare telefonicamente la scorta di Moro, e sventare l’operazio-ne, par di capire.

Il caso – o solo il caso? – vol-le tuttavia che proprio il diri-gente dell’uffi cio politico della Questura, Domenico Spinel-la, corresse sul posto del seque-stro in tempi così rapidi da pre-cedere di poco l’allarme della sala operativa, secondo orari e tempi su cui la commissio-ne ha attentamente indagato ascoltando, fra gli altri, l’allora autista del dirigente di polizia, Emilio Biancone.

(2- continua)Formiche .net

DI ANTONINO D’ANNA

A Bagheria (Pa) si dice: taliarisìlla di l’àstracu, ossia guardarsela dall’àstracu, il terrazzo che, nel-le case bagheresi, generalmente

fa da tetto. I bagheresi, gente ingegnosa e acuta (Leonardo Sciascia scripsit), indicano in questo modo l’assistere da spettatori privilegiati, e cioè da un punto elevato d’osservazione, allo svolgersi di un fatto che ci interessa in modo parti-colare. Come, nel nostro caso, la vicenda Vatileaks. Una storia che sta svolgendosi come vi avevamo anticipato: il boomerang mediatico ha iniziato la sua virata e po-trà colpire adesso chi l’ha tirato: la Santa Sede, cioè, e la figura di Papa France-sco. Basta leggere le parole degli impu-tati per capirlo.

Un esempio? Ve l’avevamo dato il 4 dicembre scorso su Italiaoggi: «In compenso, anche qualora Francesca Immacolata Chaouqui uscisse da que-sta vicenda con una condanna, avrebbe vinto lo stesso. Verrebbe condannata al carcere una donna incinta quindi punita da una giustizia quantomeno troppo se-vera». Ecco che il 31 dicembre, sulla sua pagina Facebook, Chaouqui ci informa: «Andrò in carcere, credo ad aprile. Subito dopo Pasqua. Sconterò un anno e mezzo di pena. Partoriró in carcere». La pagina Fb della pierre riserva interessanti sor-prese. Sappiamo infatti da questa pagina, che Chaouqui è in possesso dell’archivio Cosea (la commissione di riforma delle fi -nanze vaticane di cui ha fatto parte) e che un giorno ne farà dono a suo fi glio; sappia-mo che in carcere scriverà un libro, e che per questo ha assoldato già un’agenzia

letteraria; sappiamo infi ne della prean-nunciata conferenza stampa nella natìa San Sosti (CS) il 7 gennaio.

A questo punto alcune domande sorgono spontanee. La prima: può Cha-ouqui detenere privatamente (perché ciò pare di capire, salvo smentite) un archivio delicato e trasmetterlo ad un estraneo ai fatti quale suo fi glio? E perché? Secondo: come fa a sapere che sarà condannata ad un anno e mezzo, se - nel caso in cui ve-nisse condannata per aver rivelato notizie o documenti sugli interessi fondamentali o i rapporti diplomatici della Santa Sede o dello Stato Città del Vaticano la pena è da quattro ad otto anni (la condanna fi no a due anni è se la divulgazione avviene per colpa)? Terzo: quali interessanti rive-lazioni ci dobbiamo aspettare dalle me-morie che verranno dalle sue non ancora sentenziate prigioni (prigioni che non le auguriamo, come invece fanno altri av-ventori della sua pagina Fb)?

Ecco, davanti a questi piccoli lam-pi di vita ci si rende conto di come questo processo, questa vicenda stessa, siano, in fondo, una farsa. Il processo, nato per di-mostrare al mondo che il Vaticano non si fa menare per il naso da chicchessia, si è impantanato e ha recato vantaggi a quasi tutti gli indagati. Persino a Lucio Val-lejo Balda, uomo dell’Opus Dei e forse il più indebolito degli indagati, quello che ha narrato rapporti sessuali con la pierre (da lei puntualmente smentiti), che si è descritto come un debole e manovrabile personaggio ed è stato descritto come de-dito all’alcool ed al lusso.

Alla Chiesa, però, questo proces-so non ha portato alcun vantaggio. E il boomerang mediatico ha iniziato la sua

virata. A mano a mano che tra rinvii e cavilli il processo allungherà il suo cam-mino, il boomerang aumenterà di veloci-tà e potenza. Poco importa se ci saranno condanne esemplari o meno, ma la gra-zia pontifi cia verrà. Perché Jorge Mario Bergoglio non può fare altrimenti: se ci fosse la condanna senza grazia, gli impu-tati diverrebbero dei martiri; se ci fosse la grazia, comunque questo processo co-stituirebbe un segnale rivolto all’interno, e cioè la quasi certezza d’impunità per la divulgazione di archivi segreti, valigie farcite, documenti più o meno scottanti.

Forse il brivido del legal thriller in salsa vaticana ha fuorviato qual-che inquirente, facendogli credere che la giustizia papale, basata sul codice Zanar-delli del 1889 - sia pure aggiornato ed emendato - che Francesco ha potenziato consentendo condanne fi no a 35 anni di reclusione (legge IX del 2013, se uno fa una strage in Italia al massimo si becca 30 anni), avrebbe avuto l’effi cienza degli implacabili tribunali americani. Invece si è impantanata nel più classico dei proce-dimenti all’italiana, e se continuerà così arriverà davvero a condannare un’impu-tata col pancione e due giornalisti colpe-voli di aver fatto il loro mestiere. A questo punto, la soluzione possibile è una sola: fermare la macchina della giustizia vati-cana. Il Papa può farlo intervenendo nel processo quando vuole e nessuno glielo può impedire. Così come nessuno potrà fare ricorso contro la sua decisione. Non ci sono cavilli, appelli né cassazioni che tengano: Santità, fermi questo processo e schivi il boomerang mediatico che ha iniziato la sua virata. È più misericor-dioso per tutti.

IMBASTITO CONTRO CHAOUQUI E MONS. BALDA È IN PIENA VIRATA E STA PRECIPITANDO SUL PAPA

Processo vaticano di tipo boomerangDoveva essere un dibattimento lampo e si è già impantanato

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10 Mercoledì 6 Gennaio 2016 P R I M O P I A N OAnnalia Guglielmi, impegnata nella resistenza anti-Urss, ha sostituito il renziano Cantelli

Da Solidarnosc in giunta col PdNella rossa Imola è assessora una paladina antisovietica

DI RAFFAELE PORRISINI

Qualche vecchio comu-nista, di quelli che ancora si incrociano lungo la via Emilia,

magari avrà storto il naso. Già, perché deve fare un certo effetto ritrovarsi una fiera e attiva op-positrice dei regimi comunisti proprio nel-la giunta comunale di Imola, cioè nella squa-dra di governo cittadi-no della storica rocca-forte rossa, governata dal dopoguerra ad oggi dai figli del Pci.

Da qualche mese a questa parte il sindaco Daniele Manca, un ex bersaniano poi renzia-no, ha infatti chiamato a fare parte della sua squadra di assessori Annalia Guglielmi, espressione della lista civica di area catto-lica Fornace Viva. Si è trattato di un avvi-cendamento al giro di boa della seconda legisla-tura dopo l’uscita di scena di Mirco Cantelli, l’ormai ex assessore molto vicino a Matteo Renzi, già diretto-re marketing e commerciale di Ataf spa, l’azienda di tra-sporto pubblico locale del Comune di Firenze quando

il premier era sindaco, e da qualche anno ai vertici di Crossmedia, l’agenzia che lavora con gli enti pubblici fiorentini, un tempo con-trollata indirettamente dal consigliere renziano Marco Carrai.

Dal canto suo Annalia Guglielmi ha all ’attivo un’intensa attività, anche pubblicistica e di interprete e traduttrice, legata al suo impegno in Polonia, Paese nel quale ha vissuto per quasi vent’anni tra la fine degli anni ‘70 e il 2004. La

sua passione per il popolo polacco e delle altre nazio-ni ex satellite sovietiche è iniziata all’inizio degli anni ‘70, quando ha avviato una collaborazione con la casa editrice del Centro Studi Europa Orientale (Cseo),

istituto fondato dal sa-cerdote di Comunione e liberazione scompar-so nel 1990 don Fran-cesco Ricci, e la sua rivista Il Nuovo Areo-pago.

Come traduttrice e tramite il Cseo Gu-glielmi ha contribuito così a portare in Italia le opere della cultura indipendente polacca, per poi trasferirsi nel Paese oltre cortina tra il 1978 e il 1982 dove ha insegnato all’Uni-versità Cattolica di Lublino. Con l’intro-duzione dello stato di guerra a fine 1981, si è impegnata in prima persona nelle strut-ture clandestine di

Solidarnosc, il sindacato autonomo guidato da Lech Wałesa, poi nobel per la pace e presidente della Re-pubblica di Polonia, che la neoassessora di Imola ha avuto modo di conoscere da vicino. Così come è entrata in stretto contatto con per-

sonalità della resistenza anti-sovietica di altri Pae-si satelliti dell’Urss, come i rappresentanti di Char-ta ‘77 tra cui lo scrittore e drammaturgo Vaclav Ha-vel, in seguito ultimo presi-dente della Cecoslovacchia e primo presidente della Repubblica Ceca.

L’impegno di Guglielmi – che ha incontrato in più occasioni Giovanni Paolo II anche prima dell’elezio-ne al soglio pontificio e ha collaborato come traduttri-ce con la Diocesi di Craco-via nel corso del processo di beatificazione - è stato

riconosciuto nel 2002 dal governo polacco che le ha conferito la Croce di Cava-liere al merito e la medaglia del Ministero della Cultura per il sostegno dato all’op-posizione al totalitarismo e la diffusione all’estero della cultura indipendente polacca. Nel 2005, in occa-sione del 25° anniversario della nascita del sindacato polacco, la Commissione Nazionale di Solidarnosc le ha assegnato la prestigiosa medaglia «Grazie» conferita agli stranieri che hanno so-stenuto l’organizzazione.

© Riproduzione riservata

DI MARIO SECHI

Titoli. La tempesta è cinese, il caos è arabo, il lunedì è nero e c’era un gufo in Ferrari a Piazza Affari.

Primo caffè, Corriere del-la Sera: «Tempesta cinese sulle Borse globali. Cade Wall Street». I mercati hanno inaugurato male l’anno, i dati della manifattura ci-nese indicano un rallentamento dell’economia e anche stamattina i listini asiatici sono ko. I mercati sono preoccupati più dallo stato di salute del Dragone che dalla cri-si tra Iran e Arabia Saudita. Chi investe, tenga bene in mente un altro dato: il 2015 è stato un anno d’oro in Borsa e il bis nel 2016 non è scritto su nessun testo sacro.

Altri titoletti? Il forno di via Solferino sforna un Angelo Pane-bianco fragrante e perfettamen-te sul pezzo: «Il fronte estero del premier». Due gli errori di Renzi sulla scena internazionale, ecco il primo: «È stata soprattutto la sfi da terrorista ad evidenziare i limiti dell’azione internazionale di Renzi. È vero, c’era in ballo il Giubileo, il che rendeva e rende l’Italia particolarmente esposta al rischio di aggressioni terrori-stiche ma, comunque, non pare proprio che la reazione di Renzi di fronte agli attacchi di Parigi sia stata adeguata. Il secondo errore è di interpretazione culturale, che conduce a un esito diplomatico

surreale: «Se il primo errore ha avuto ripercussioni diplomatico politiche, il secondo ha intorbidito le acque dal punto di vista dell’in-terpretazione del fenomeno terro-ristico. Perché siamo stati così in pochi a scuotere la testa quando Renzi se ne è uscito dicendo che, di fronte al terrorismo, bisogna sì investire in sicurezza ma anche in «cultura», bisogna contrastare il degrado culturale delle periferie urbane? Non che non sia una buo-na cosa occuparsi del degrado ur-bano. Ma il fatto è che non c’entra nulla, proprio nulla, con la difesa dall’aggressione terrorista. .

Che fanno a Repubblica? Prima do una controllata alla testata, Scalfari è sempre Fon-datore, Ezio Mauro è ancora direttore. Bene, procediamo. Ti-tolo d’apertura: «La Cina affonda le Borse». Saltiamo a piè pari il commento del Rampini e plania-mo su un’intervista a Deborah Serracchiani che, di solito, non ne azzecca mai una: «Unioni civili, pronti a votare con Sel e M5S». Vabbè, tanti auguri. Il pezzo più interessante di Repubblica è sulla famiglia Agnelli e l’uomo che anni fa ha salvato la Fiat dal fallimen-to, Sergio Marchionne. Paolo Griseri racconta, in un ottimo articolo, una svolta ormai chiara: «Marchionne passa il testimone a Elkann». E in effetti Marchion-ne quel «io non ci sarò più» l’ha pronunciato. Il piano con General

Motors è sempre stato l’obiettivo di Marchionne, ma il contesto non ne ha favorito la realizzazione, i tempi si sono allungati, forse non si farà mai, di certo non con l’at-tuale assetto di governance di Fca. In ogni caso, ci sono ancora due anni netti di lavoro nel segno di Marchionne e tutto è possibile. Wait and see.

Visto che parliamo di Torino, diamo un’occhiata alla Stampa, il nuovo direttore sta prendendo le misure alla macchina e si vede, il titolo d’apertura è talmente striz-zato che il corpo tende alla spari-zione in edicola: «Troppi migranti, il Nord Europa si blinda». È la so-lita vecchia storia dei confi ni, sta-volta tocca a Svezia e Danimarca. Sintesi: il trattato di Schengen è un morto che cammina.

Giro di titoli. Libero mette la testa di Renzi (in versione volati-le) sul Cavallino della Rossa e fa un titolo così: «Il Gufo Rampante». Svolgimento: «Renzi in retromar-cia su economia e riforme cerca di darsi un tono attaccandosi al carro della quotazione in Borsa di Ferrari, che parte male e risa-le solo quando lui va via. Ma in Europa (e in Italia) c’è già chi gli ha scritto il requiem». Il Giorna-le apre il portafoglio: «Il governo non paga le pensioni». In realtà le paga, ma in ritardo. E in ogni caso, non è una buona operazione di im-magine per lo stato e chi governa. Il titolo stereofonico di Carlino-

Nazione-Giorno è allo stato gas-soso, un’intervista a Franceschi-ni, ministro dei Beni Culturali: «Aziende, fi nanziate l’arte». Chi ha sensibilità lo fa già, chi non lo trova ancora conveniente, Art Bonus o no, semplicemente non lo fa. Che poi «l’impresa in utile abbia il dovere di partecipare alla tutela del patrimonio» è un’idea bislacca.

Ottimo finanziare la cultura, ma preferire mettere i soldi nel caveau o giocarseli al casinò fa parte di quella cosa chiamata li-bertà. Classico dibattito antropo-logicamente corretto, tipico degli assembramenti in terrazza, con tartina e champagne, andiamo avanti.

Che fa il Messaggero? Si oc-cupa del denaro: «Cina e Arabia affondano le Borse». Titoli su Roma, qualcosa di cronaca? Zero. Notizie? L’oroscopo di Branko: «Per il segno del cancro è l’ora del successo». Attendiamo news sull’acquario. Entriamo in zona money. Mf ha un titolo economi-co-fi losofi co: «Si comincia con un lunedì nero». Il Sole 24Ore apre sulle Borse ma tra i vari pezzi da leggere il titolare di List segnala quello di Martin Feldstein, l’eco-nomista che fu capo dei consiglieri economici di Ronald Reagan: «I quattro fronti caldi della geopo-litica». Buona lettura e buona giornata.

Il Foglio.it

ON THE ROAD, NOTE DI VIAGGIO FRA I MEDIA DI MARIO SECHI

Annalia Guglielmi

Quest’anno a Courma e Cortina c’è più neve nei salotti che sulle montagne.

* * *

Spero che a Capodanno Renzi abbia indossato mutande rosse. Almeno una cosa di sinistra nel 2015.

* * *

Nel discorso del caminetto di Mattarella molti cambi di espressione e di tono. Non me li sarei mai aspettati, da un caminetto.

* * *

Primi effetti della bestemmia apparsa durante il concerto di Capodanno. Il Vaticano ha tolto alla Rai i diritti per la finale del Giubileo.

GIANNI MACHEDA’S TURNAROUND

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11Mercoledì 6 Gennaio 2016Mercoledì 6 GennaiP R I M O P I A N O

Renzi elogia Checco Zalone per il nuovo fi lm. Peccato che sarà un altro comico a portarlo al ballottaggio.

Filippo Merli

Vede lucido solo Stefano Lorenzetto?

Ho appena letto, su ItaliaOggi del 5 gennaio us, l’articolo di Stefano Lorenzetto dedicato alla paradossale auto-can-nabilizzazione che i giornali hanno promosso a loro danno, arrendendosi (gratuitamente) a Internet. Sono completa-mente d’accordo con Lorenzetto e con ItaliaOggi. Finalmente qualcuno che ha chiaro in mente come vanno oggi le cose nelle vendite di giornali: i peggiori nemici delle vendite in edicola dei quotidiani sono proprio gli editori!

Pietro Cairati - edicolante di Sarnico

Contro i predoni del Web

Con riferimento all’ottimo articolo pubblicato ieri da Italia-Oggi di Stefano Lorenzetto relativo al boomerang di Internet sui giornali, il segreto per reagire è proprio quello di fare un prodotto cartaceo di elevatissimo valore, che impedisca ai predoni del Web di scopiazzarlo, se non a pena di cause giudiziarie per plagio, e non usarne neppure una virgola sul sito, se non per la normale promozione di lancio. È ciò che ho raccomandato di fare a un direttore di quotidiano locale che mi chiedeva: come faccio a difendermi da un piccolo sito concorrente che la mattina mi clona online ogni mia notizia? Gli ho spiegato che il furto telematico può avvenire, appunto, solo sulle notizie, ma ben difficilmente su commenti, notizie esclusive, ampie interviste, inchieste, approfondimenti, di-battiti, servizi fotografici di qualità. Per i quotidiani locali c’è un’ulteriore aggravante: se anticipano il giorno prima su Internet, con foto, filmati e abbondanza di particolari, tutto quello che racconteranno l’indomani nell’edizione cartacea, c’è qualcuno che mi spiega mi perché io lettore dovrei aspet-tare 24 ore e spendere 1,50 euro per avere la stessa merce?

Mario Sillavengo

Farina non la racconta giusta

Renato Farina, nel ricordare il mio articolo esclusivo sul declino della partecipazione dei fedeli alle manifestazioni pubbliche di questo Papa, ricorda che ne aveva parlato prima anche Antonio Socci. È vero che Socci ne ha parlato, ma non prima.

Alessandra Nucci

Fabio Fazio, soave deragliato

Ho rispetto per Ilaria Cucchi ma non per il suo gesto. Non è giustizia, ma cieca vendetta contro un presunto innocente. E questo è altrettanto odioso. Mi ricorda una certa lettera appello pubblicata dall’Espresso che tanti radical chic firma-rono nel 1971 contro Luigi Calabresi, trasformandolo in un morto che cammina. E morto divenne in meno di sei mesi lasciando un nascituro senza padre. Poi 25 anni dopo ho visto Fabio Fazio chiudere la prima puntata di «Anima mia», il suo show dedicato agli anni ’70, con un: «Avremmo voluto giocare con Adriano Sofri». Guarda un po’, io avrei voluto giocare col commissario Calabresi.

Antonino D’Anna

Perché viviamo in un paese di pazzi

Piccola esperienza di follie dell’esattore. Oggi, 5 gennaio, in piena epoca di vacanze, come è dimostrato dai parlamentari, ricevo cartella di poche decine di euro per adeguamento tassa ICI del 1997, cioè dopo 18 anni, mentre sono all’estero per almeno 4 mesi. Tempo concessomi per il pagamento: 60 gg. Tutto l’ambaradan dell’esattore e mio. verrà a costare il tri-plo. Dica Lei se non viviamo in un paese di pazzi. Resti savio almeno lei, caro direttore.

Santo Bressani

Un vitello d’oro per gli occhi a mandorla

Cina, aperta campagna, provincia di Henan: qui è stata costruita una gigan-tesca statua del «Grande Timoniere», il padre fondatore della Cina comunista, Mao Zedong. Alta 37 metri e dipinta d’oro, è stata sponsorizzata da un non meglio precisato gruppo di imprenditori del posto per 460mila dollari (circa 400 mila €). La collocazione della statua è simbolica: la provincia di Henan, alla fine del 1950, ha subito «La Grande Carestia»: un flagello che molti osservatori considerano aggravato pro-prio dalle politiche economiche di Mao, a cui si imputano circa 40 milioni di morti. Ancora una volta in Cina il capita-lismo diventa stampella del totalitarismo. La fede al dito che lega questo matrimonio impossibile è la libertà di business; il Mao dorato ne diventa l’icona votiva. Un «Vitello d’oro» con gli occhi a mandorla. Luigi Chiarello

LETTERE

DI PAOLO SIEPI

Va in banca a riscattare le azioni, non gli danno i soldi e lui fa una rapina. Ora è direttore. Spinoza. Il Fatto.

Ormai destra e sinistra sono categorie obsolete, oggi tocca schierarci fra sciiti e sunniti. Jena. La Stampa.

Svezia e Danimarca riat-tivano i controlli alle fron-tiere. Trump vuole costru-ire un muro al confi ne con il Messico. Benvenuti nel 2016. Anno della Misericor-

dia. Il rompi-spread. MF.

Carlo Azeglio Ciampi, è un uomo piccolino sempre in ordine, con l’abito scuro da banchiere, la caravatta in tiro. All’inizio si tingeva i capelli con una sfumatura di biondo, secondo una tradizione di Ban-kitalia, color tuorlo d’uovo era la chioma dell’ex governatore Guido Carli; rosa cre-puscolo quella dell’ex direttore generale Rinaldo Ossola. Ma quando i giornali han-no cominciato a scriverlo, Carlo Azeglio ha smesso di tinteggiarsi. Giancarlo Perna, Chiaro scuri. Mondadori, 1995.

L’uomo di cultura media non ha nean-che la palle per dire: rimango fuori da questa borghesia italiana perché non mi piace e non mi importa, rifi uto (Mauriac dice: «je les vomis!», li vomito) il loro buon senso demente, i loro pregiudizi deliranti, i loro miti imbecilli, il Dugento a memoria a scuola, il falso-Quattrocento nell’uffi cio, il fi nto-Settecento in salotto, l’Ottocento accattone del «bisogna fare come tutti gli altri», cioè il «servizio bello», e le mutan-de rattoppate e il solito eterno «cosa dirà il pianerottolo» e il sussiego e le fi sime dei professori e presidi che passano di-rettamente da Carducci a Togliatti senza cambiare la burbanza e il gilet... Alberto Arbasino, Fratelli d’Italia. Adelphi. 1993.

Alla fine della guerra vedemmo i tedeschi sfilare via, uno a uno, con calma e disciplina. Poi si sentì una musica. Erano le ra-dio montate sulle jeep Usa.

Una macchina con la musica! Non ave-vamo mai visto nulla del genere. E poi i soldati con i piedi sui parafanghi. E i denti bianchissimi dei neri. Non poteva-mo che diventare filoamericani. Anche se erano state le loro bombe a distruggere la città. Renzo Arbore (Aldo Cazzul-lo). Sette.

Mio padre venne arrestato mentre sta-va traducendo Confucio. Due partigiani (in realtà due ex fascisti, due avanzi di galera che si erano riciclati) seppero che c’era una taglia sulla testa di Ezra Pound . Non gli fu diffi cile individuare dov’era: sulle colline di Sant’Ambrogio. Vi arri-varono, smaniosi di incassare il denaro. Picchiarono alla porta con i fucili, il babbo era solo in casa. Aprì. Dissero che era un traditore e che lo avrebbero condotto al Comando. Lo portarono prima a Zoagli. Da qui a Genova e poi al campo correzio-nale di Coltano vicino Pisa. Fu diffi cilis-simo rintracciarlo. Alla fi ne riuscimmo a conoscere la destinazione. Arrivai con la mamma a Pisa. Ci accolsero in una tenda e, dopo un po’, arrivò il prigioniero Pound. Disse che erano stati gentili. Non mi parlò allora del posto dove lo avevano rinchiuso. Fu tutto molto penoso. Poi giunse un uffi -ciale. Decretò con durezza che il colloquio era fi nito. Il babbo fu portato via. Mary de Rachewiltz, fi glia di Ezra Pound (Antonio Gnoli). La Repubblica.

Sono molto forte negli affari. Il guaio è che gli altri ancor più bravi di me. Francis Blanche, Pensèes, rèpliques et anecdo-tes. J’ai lu, 1996.

Passavamo accanto, tor-nando dalle gite, dove i bo-schi si aprivano nei prati, a delle piccole capanne che sembravano quelle delle fi abe. Mi avevano detto che erano malghe, rifugi per i

pastori che d’estate portavano le mucche ai pascoli. Di pastori, però, già allora, non se ne vedevano più. Le piccole case di legno grezzo erano sempre chiuse, e questo mi permetteva di immaginare che fossero abi-tate da misteriosi, bizzarri inquilini, che non amavano farsi vedere dagli uomini. Il mio sogno era di poter dormire in una malga, in una notte di temporale, col per-messo degli elfi suoi padroni; e stringermi dentro a una coperta contro gli spifferi che soffi avano attraverso le fessure, e ascol-tare il mitragliare aspro dei fulmini, e il boato dei tuoni. Mi immaginavo il buio, e i fruscii dal bosco, e il freddo; e l’odore di pioggia, e l’umidità nelle ossa. Eppure quel sogno fosco mi era caro. Pensavo a quanto sarebbe stato bello, quando i tuoni fossero andati allontanandosi come un esercito in ritirata, vedere l’alba levarsi dai pascoli umidi, velati dal vapore. Vedere i fiori, schiacciati a terra dalla grandine, alzare le corolle e aprirsi al sole. Quel sogno di tempesta e di rifugio somigliava alle fi abe che piacciono ai bambini: che amano aver paura, certi del lieto fi ne. Marina Corra-di. Avvenire.it

Josè Carreras è sempre stato un simpatico cialtrone. Però gli voglio ancora bene. Mi raccontava un sacco di balle. Ricordo un furioso litigio per strada a Londra: dalle sue tasche era salta-to fuori il bigliettino di una corteggiatrice che gli diceva «omait», cioè «ti amo» alla rovescia. Un’altra volta baruffammo a Ra-venna e al ritorno in albergo mi fece trova-re tutti i miei vestiti tagliati con le forbici a striscioline. Scenate terribili, perché io, come Carmen, accetto l’amore libero, ma resto sempre fedele a quello. Purtroppo si sa come sono fatti i tenori. Katia Riccia-relli (Stefano Lorenzetto). Panorama.

Molti anni fa gli operai torinesi trascorre-vano le ferie nei bar delle «barriere», e non era diffi cile sorprendere qualche anziano tornitore seduto sul balcone di casa con i piedi al fresco in una bacinella. Oggi, i loro successori, fanno il pediluvio a Loano, e non hanno a loro disposizione molta più acqua di quella del catino di un tempo. Saverio Ver-tone, Viaggi in Italia. Rizzoli, 1988.

Alla palestra Roman, come se si fossero dati la voce, i belli sono spariti tutti; la pa-lestre stessa si è degradata con la crisi, sono rimasti solo i vecchi che hanno l’abbonamen-to vitalizio. Privi di nuova linfa economica, i gestori trascurano perfi no la manutenzione ordinaria: gli attrezzi arrugginiscono, la mo-quette si scolla, in sauna si sviluppano stra-ne muffe. Sotto le docce (spesso fredde e non regolabili) contemplo come in uno specchio in quanti modi possano essere sgradevoli gli esseri umani: pieghe fl accide, grinze, mac-chie, glutei cascanti, niente che rispetti un qualunque canone. Walter Siti, Exit stra-tegy. Rizzoli. 2014.

C’è chi si arrende all’av-verso destino, dopo esserne stato appena sfi orato, e c’è chi, più combattivo, gli si consegna dopo esserne stato schiacciato. Roberto Ger-vaso. Il Messaggero.

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12 Mercoledì 6 Gennaio 2016 P R I M O P I A N OIl gruppo regionale forzista si è diviso. E il leader dei giovani attacca i salviniani

Calabria, centrodestra nel caosNcd verso sinistra, liti in Forza Italia e rispunta An

DI GIOVANNI BUCCHI

Sono lontani i tempi in cui il centrodestra in Calabria metteva al tappeto Pd e alleati con

vittorie nette. Il quasi 58% con-quistato da Giuseppe Scopel-liti alle regionali 2010 ormai è un ricordo sbiadito e adesso in questo schieramento a regnare è il caos, con liti sia tra un parti-to e l’altro che all’interno di una stessa forza politica. La tornata elettorale del novembre 2014 è lì a dimostrarlo: centrodestra diviso, e il bersaniano Mario Oliverio ha avuto gioco facile a imporsi superando il 61%.

Un anno e qualche mese dopo la situazione non è mi-gliorata. Anzi. L’ex governatore Scopelliti, una volta abbando-nato il Ncd (e dimessosi dalla Regione per una condanna) sta provando a rimettersi in pista con Azione Nazionale, il nuovo partito di destra nato in contrapposizione ai Fratelli d’Italia. Con lui c’è Fausto Or-somarso, consigliere regiona-le eletto con Fi ma ben presto uscito dai berlusconiani, ora portavoce nazionale della nuo-va An. Come detto, con Fdi non corre buon sangue, e nemme-no tra Forza Italia e Noi con Salvini in versione calabrese. È di ieri una dichiarazione del responsabile regionale giovani

di Fi Luigi De Rose che pun-zecchia i salviniani accusandoli di aver imbarcato molti ex diri-genti forzisti.

In fi brillazione i berlusco-niani. La candidata alle regio-nali Wanda Ferro per un sin-golare meccanismo della legge elettorale, pur essendo arrivata seconda, non è entrata in consi-glio regionale, e ora aspetta un pronunciamento della Consulta al riguardo. Situazione questa che ha creato non poche ten-sioni. Il gruppo in Regione si è spaccato in tempi brevi, con Orsomarso e Domenico Tal-lini fi niti nel Misto in rotta col capogruppo Alessandro Nico-lò. C’è stato poi l’ingresso nel partito del senatore Antonio Caridi che, abbandonata la barca alfaniana di Ncd, ha de-ciso di vestire la casacca azzur-ra in accordo con la coordina-trice regionale Jole Santelli. La quale, dal canto suo, nelle settimane precedenti il Natale ha dovuto subire l’attacco di quattro consiglieri regionali (Nicolò, Giuseppe Morrone e Nazareno Salerno di Fi e Giuseppe Graziano della Casa delle Libertà) che hanno chiesto la sua testa, costringen-do Berlusconi a intervenire per sedare le polemiche.

Non va meglio al Ncd, che ha già dovuto fare i conti con la scissione di Scopelliti e soci

tornati a destra. Ora una depu-tata di spicco come la giovane Rosanna Scopelliti si avvici-na sempre di più alle posizioni del Pd renziano, tanto da fare

ipotizzare un suo ingresso tra i dem, mentre il senatore Anto-nio Gentile lavora per tornare a ricoprire il ruolo di sottosegre-tario. Chiude il cerchio il sena-

tore Nino D’Ascola, pronto a sedersi sulla poltrona di presi-dente della Commissione Giu-stizia così da rinsaldare mag-giormente il rapporto col Pd.

DI GIANFRANCO MORRA

Per il successo di un film la quali-tà estetica, quella cui guardano i critici dal naso raffinato, spes-so non è la

causa prima. Molto pesa la capacità del regista di andare incontro ai gusti del pubblico, di ca-pire che cosa bolle nell’immaginario collettivo: fastidi e paure, attese e spe-ranze. È accaduto al film «Quo vado?», diretto da Rug-gero Nunziante, ma soprattutto interpretato da Checco Zalone. Un successo enorme: sale piene, proiezioni sino all’alba, code interminabili, tre mi-lioni di presenze e ventidue milioni di euro incassati nei primi tre giorni. Ha battuto «Harry Potter», «Spiderman»e «Star Wars». Anche Matteo Renzi e famiglia sono corsi alla prima.

Eppure il giudizio sul valore dell’opera non può essere che limitati-vo, anche rispetto alle precedenti opere di Zalone («Che bella giornata», 2011 e «Sole a catinelle», 2013), delle quali si rimpiangono la comicità pirotecnica e

la fauna umoristica. In «Quo vadis?» la denuncia comica diviene accettazione e la dissacrazione rassegnazione, tanto cambiare non si può. Anche sul piano della tecnica fi lmica lascia a desiderare, la regia offre delle improvvisazioni arti-

giane, le immagini sono sempre stru-mentalizzate alla battuta. Troppo spesso la tensio-ne ironica cade nel luogo comune, la conclusione poi è da Happy End. Stilisticamente modesto, il film riesce a suscitare il riso, ma non cer-to l’ammirazione. Il cinema italiano

spesso era riuscito a proporre critiche di costume di alto valore estetico e civile: basterebbe pensare a «In nome del po-polo italiano» di Dino Risi, a «Guardie e ladri» di Mario Monicelli, a «Divor-zio all’italiana»di Pietro Germi. «Quo vado?» è altra cosa. Perché allora tanto entusiasmo?

Perché coglie ed esprime, senza condanne moralistiche, rivolte socia-li o vittimismi narcisisti, la situazione attuale di crisi del lavoro e ancor più di sfascio di tutti i valori tradizionali. Il quarantenne pugliese, protagonista

del fi lm, incarna tutte le abitudini (o vizi?) degli italiani: un po’ cinico e un po’ imbroglione vive con i genitori, coccola-to dalla sua magna mater, la fi danza-ta attende da decenni le nozze. Ancora bambino al maestro che gli chiedeva: «Cosa vuoi fare da grande?», aveva ri-sposto: «Avere un lavoro stabile». Glie-lo aveva trovato il senatore del luogo: timbrare le licenze di caccia e pesca. Ma la cancellazione delle province lo costringe ad andarsene. «Quo vado?». Dovunque. Ossessionato dal posto fi sso, non certo per amore del lavoro, rifi uta la pensione e con rassegnazione accet-ta ogni sede, sopporta tutte le diffi coltà pur di conservarlo: i migranti a Lam-pedusa, i mafi osi in Calabria, il leoni in Africa, il freddo al Polo Nord. Dove inatteso trova il caldo.

Valeria, una scienziata di sini-stra con tre fi gli di padri diversi, che studia l’habitat degli orsi e ha fatto propri i miti dell’era postrivoluzionaria, ecologia e terzomondismo, fa nascere in lui l’amore. In fondo, anche Checco, come tutti gli italiani, ha il cuore tenero, lei lo capisce e lo salva sul piano degli affetti. Ma nulla può sulla sua convin-zione, tutta italiana e ancor più italiota, che «tutto cambia, ma in realtà nulla cambia veramente» (così Zalone ha ri-assunto il suo fi lm). È l’eterno ritorno dell’identico, di un Gattopardo che ha passato lo stretto. «Quo vadis, Italia»?

«Non vado, resto».Il costume della comunità na-

zionale è radicato e insuperabile: fa-milismo e conformismo, clientelismo e amoralismo, favoritismo e lottizzazio-ni, tangenti e sovvenzioni, statalismo e assistenzialismo: «Il dottore è fuori stanza», «Difendiamo la pausa caffè», «Per favore fi rmami il cartellino». Non saranno cose buone, ma chi dice che siano solo male? Da sempre accompa-gnano la storia della nostra nazione e nessuno è mai riuscito a cancellarle. La prima repubblica è stata conti-nuata dalla seconda e ora dalla terza, anche se «il presidente è toscano / ell’è un gran burlone». Checco, cantante e cabarettista, ce lo dice in musica con la colonna sonora del fi lm, parodia di una famosa canzone di Carlo Buti degli anni Trenta: come il primo amore, «La prima repubblica non si scorda mai. / La prima repubblica era bella assai».

Visto che cambiare non si può, almeno ridiamoci sopra. Quella sa-tira, che, come faceva Orazio, «riesce col riso a dire la verità» (ridendo dicere verum), è lontana dall’impressionismo ludico e furbesco di Zalone. Un ironico cerchiobottismo dissimulato dall’ironia. Il suo fi lm non è né di destra né sini-stra, non ha nessuna bandiera e ride di tutte, anche perché sa bene che gli italiani, le bandiere, le cambiano con troppa facilità.

L’ATTORE È UN PO’ CINICO E IMBROGLIONE, VIVE COI GENITORI E ATTENDE DA DECENNI LE NOZZE

Zalone non è di destra né di sinistra, non ha nessuna bandiera e ride di tutte perché gli italiani le bandiere le cambiano con grande facilità

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Ancora bambino, al maestro che gli chiedeva. «Cosa vuoi fare da grande?», aveva ri-

sposto: «Avere un posto fi sso». Glielo ha trovato il senatore del luogo: timbrare le licenze di caccia e di pesca. Ma la

cancellazione delle Province lo costringe ad andarsene.

Da qui «Quo vado?»

DI PINO NICOTRI

Una nomina ha ricevuto un sì entu-siasta, l’altra un silenzio gelido, che nel linguaggio diplomatico è una boc-ciatura. Si parla delle nomine degli

ambasciatori israeliani in Italia e in Brasile, cioè della giornalista italiana e colona israe-liana Fiamma Nirenstein nel primo caso e del leader dei coloni israeliani Dani Dayan nel secondo. Nomine decise lo scorso agosto dal capo del governo e ministro degli Esteri ad interim Benjamin Netanyahu. Gli ambascia-tori, prima di insediarsi devono ricevere il gra-dimento dei paesi cui sono destinati. Più tardi il gradimento arriva, meno il paese ospitante è entusiasta della nomina. Il silenzio del Brasile è durato mesi, ma non è bastato. Ed ecco che, a dicembre, un alto funzionario governativo del Brasile fa sapere che «molto probabilmente» il governo rifi uterà la nomina di Dayan «per evitare di avallare la politica israeliana di oc-cupazione coloniale di sempre più vaste zone del territorio palestinese». L’avallo non è invece

un problema per il governo di Matteo Renzi nonostante Nirenstein sia cittadina italiana oltre che israeliana da neppure tre anni, sia stata parlamentare italiana, goda di pensio-ne italiana e risieda anche nella colonia isra-eliana di Gilo. Colonia che, sorta su territori palestinesi sottratti d’autorità ai suoi legittimi proprietari, l’Onu ritiene illegale al pari delle altre. Il governo Renzi non ha fatto una piega neppure di fronte alla decisione di Netanyahu di costruire altre 900 case a Gilo «per bloccare la continuità’ territoriale di un eventuale Stato palestinese», come ha rivelato The Jerusalem Post. Perché lo smacco sia meno plateale, fonti diplomatiche di Gerusalemme hanno fatto sa-pere che a urtare il governo brasiliano è stato il modo irrituale con il quale si voleva sostituire, dopo un anno, l’ambasciatore israeliano Reda Mansour. Secondo le indiscrezioni, la moglie di Mansour non voleva trasferirsi in Brasile, e il marito ha fatto sapere al suo governo che intendeva dimettersi a fine 2015. Netanyahu ne ha approfittato per nominare Dayan sen-za informare i brasiliani di ciò che bolliva in pentola.

NO A DAYAN IN BRASILE, SÌ A NIRENSTEIN IN ITALIA

Ambasciatori israeliani, uno sgradito e l’altro gradito

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13Mercoledì 6 Gennaio 2016ESTERO - LE NOTIZIE MAI LETTE IN ITALIA Anche se nessuno lo dice, il trattato di Schengen sta saltando per aria (solo momentaneamente?)

Riecco i controlli alle frontiereIl cattivo esempio è della Germania. Ma altri la seguono

DI ALESSANDRA NUCCI

L’illuminato Nord Eu-ropa che i luoghi co-muni identificano con il pescatore di trote

tranquillo, aperto e al di sopra della mischia, comincia a per-dere la propria imperturbabili-tà rispetto ai flussi immigratori in arrivo. Aveva cominciato la Svezia, approvando in dicem-bre una misura che mette fine a 50 anni di libero transito con la Danimarca, prevedendo il con-trollo dell’identità di chiunque attraversi il confine con quel paese, sia su treno, autobus o traghetto. Allo stesso tempo il governo ha istituito i controlli di identità anche sui traghetti in arrivo dalla Germania. A se-guito della decisione svedese, il primo ministro della Danimar-ca Lars Lokke Rasmussen ha dichiarato, nel suo discorso di Capodanno, che anche il suo paese sta prendendo in consi-derazione la possibilità di isti-tuire controlli alla frontiera con la Germania.

Inquietudini si segnalano anche sul fronte finlandese,

dove la società di navigazione Finnlines richiede ora un pas-saporto valido, una carta di identità, un visto, un permes-so di residenza o «altro docu-mento equivalente» prima di imbarcare passeggeri in arri-vo dalla Germania. «Finnlines non trasporterà sulle sue navi alcuna persona che non sia in possesso di tutti i documenti necessari per entrare nel pa-ese», era scritto in una nota dell’armatore uscita prima di Natale. A fine dicembre anche la Norvegia, che non fa parte dell’Unione europea ma parte-cipa al trattato di Schengen, ha esaminato un disegno di legge che introduce restrizioni al di-ritto di asilo, compreso il divie-to di entrata a chi è sprovvisto di visto.

Nel Nord Europa la pri-ma a ripristinare i controlli temporanei alla frontiera era stata, in settembre, la Germa-nia, ispirando i paesi vicini a fare altrettanto. Fra i paesi scandinavi invece la capofila dell’inversione di tendenza è la Svezia, che già da ieri ha

cominciato a mettere in atto i controlli. I richiedenti asilo nel 2015 si stima siano stati 160 mila, rispetto a una popola-zione di meno di 10 milioni. Il governo ha fatto sapere di non poterne accogliere altri, ma una funzionaria ha dichiara-to alla radio svedese che fino a 220 comuni hanno detto di poter «fare di più».

Pressioni sulle autorità svedesi perché non applicas-sero i controlli sono arrivate dall’ufficio dell’Onu per i ri-fugiati Unhr. «Essere in fuga

comporta dei pesi terribili e non ci si può aspettare che chi ha diritto di chiedere asilo ab-bia anche con sé i documenti giusti fin dall’inizio, è proprio impossibile», ha dichiarato Mattias Axelsson, un portavoce dell’Unhr nel Nord Europa.

Ma le proteste della po-polazione sono fortissime, so-prattutto a causa dell’aumento negli ultimi anni della crimina-lità, e in particolare degli stu-pri, che si ritiene coincida con l’aumento dell’immigrazione. Così, senza le carte giuste,

i nuovi arrivati si vedranno negato l’accesso al paese. La mossa riguarda anche migliaia di pendolari che attraversano quotidianamente il ponte Ore-sund, che collega Copenhagen a Malmö. La ferrovia della Danimarca, Dsb, ha avvisato i passeggeri di aspettarsi dei ritardi di mezz’ora in un tra-gitto che normalmente richie-de circa 40 minuti, in quanto tenuta, alla pari delle compa-gnie di traghetti e pullman, a controllare preventivamente i documenti di identità dei pas-seggeri, pena possibili multe da parte delle autorità svedesi. La Dsb stima che i nuovi controlli peseranno sui bilanci per circa 1,2 milioni di euro, un costo che potrebbe finire per scaricare sui viaggiatori.

I controlli alle frontie-re fra Svezia e Danimarca sono l’ultimo colpo all’area di Schengen, assestato di fronte all’esigenza di regolamentare i flussi di profughi e rifugiati in arrivo soprattutto dalla Siria, dall’Iraq, e dall’Afghanistan.

© Riproduzione riservata

DI SIMONETTA SCARANE

La pelle costa di più, ma la qualità è scadu-ta. Lo scarso consumo di carne in Europa è

uno dei motivi che hanno spinto alle stelle i prezzi del-la pelle del segmento alto di gamma che ormai si vende a peso d’oro, trainato dalla domanda cinese di pellette-ria in forte aumento. E molti marchi soffrono per questo e sono costretti ad aumentare i prezzi.

La pelle costituisce, a se-conda della qualità, dal 20 al 50% del prezzo di un paio di scarpe. L’impennata delle quotazioni, stimata dal 20% al 50% negli ultimi cinque anni, secondo i vertici di Re-petto e Manbow (riunisce i marchi di calzature Man-fi eld, Bowen, Fairmount) è accompagnata da un calo del-la qualità, specialmente per la pelle di vitello. L’alimenta-zione forzata e le condizioni degli allevamenti del bestia-me sono fattori che hanno in-fl uito sulla perdita di qualità dei pellami. I prezzi possono arrivare a triplicare: oggi un metro quadrato di cuoio non conciato si negozia fra gli 80 e i 120 euro.

Le quotazioni hanno pre-

so il volo in conseguenza dell’esplosione della domanda trainata da una Cina avida di pelletteria e pellami per gli interni delle auto di lusso, ma anche perché il consumo di carne è diminuito in Europa e nei paesi industrializzati, mentre è aumentato nel re-sto del mondo. È dall’Italia, Francia, Spagna, Germania e Regno Unito che proviene la maggior parte dei pellami di qualità. E sono proprio quel-li di prima scelta che si sono stabilizzati ai livelli elevati cercati negli anni passati. Alcuni cercano di rincarare ancora e maison del lusso e calzature francesi sono colpi-te. C’è chi, come Hermes, ha deciso di assicurarsi le forni-ture acquisendo una conce-ria, come hanno fatto tutti i più importanti marchi del lusso, da Chanel a Gucci, a Louis Vuitton. Un’operazio-ne strategica. In Francia ne sono rimaste poco più di 45 contro le 5 mila della Cina. Inoltre, la fi liera della pelle, con l’obiettivo di elevare la qualità dei pellami, si è avvi-cinata agli allevamenti, che in alcune regioni della Fran-cia possono benefi ciare di aiu-ti fi nanziari per migliorarne le condizioni.

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L’impennata trainata dalla Cina

Pellami di lusso,prezzi alle stelleDI JAMES HANSEN

I ricercatori della Microsoft lavorano a delle tecniche di intelligenza arti-ficiale per permettere ai computer di riconoscere dall’aspetto lo stato

emotivo degli utenti attraverso la lettura di elementi d’espres-sività universali . Abbiamo pensato di sfruttare i risul-tati preliminari del lavoro, il «Project Oxford», applicando un loro software spe-rimentale, da poco sviluppato, per ana-lizzare l’emotività di alcuni importanti le-aders internazionali in maniera comple-tamente obiettiva. Abbiamo scelto di usare dei sobri ri-tratti formali per rendere i risultati più comparabili tra loro, ma anche per un altro motivo. Gli stati emotivi sono mutevoli. I ritratti «ufficiali» però sono fatti in condizioni molto simili in tutto il mondo. In più, vengono approvati per il rilascio dal soggetto ripreso, che presumi-bilmente si riconosce nell’immagine: cioè, pensa che esprima bene la sua anima, se ne ha una…

Naturalmente, iniziamo con l’attua-

le primo ministro italiano, Matteo Renzi, che ottiene dei punteggi straordinari: per oltre il 98% non esprime alcuna emozio-ne. Si salva solo per un leggero tocco di «contempt» (disprezzo). Dal punto di vi-sta emotivo «le luci sono accese, ma non

c’è nessuno in casa». Batte, seppure di poco, perfino Vladi-mir Putin in termi-ni di vuoto interno, ma il leader russo proietta anche un grado di amletica tristezza.

Barack Obama invece, in una posa fondamentalmente molto simile a quella di Renzi, ottiene un buon punteggio per «happiness», nul-la però paragonato alla straordinaria Angela Merkel che, malgrado il luogo comune sull’impas-sibilità dei tedeschi, presenta una misce-la emotiva domina-ta totalmente dalla felicità, con oltre il

97% della scala.

Inseriamo infine, per il benchmar-king, la nostra analisi del ritratto ufficia-le del Dalai Lama. Risulta in pratica solo felice: raggiunge il 99,999% della scala relativa.

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IN BASE AL SOFTWARE «PROJECT OXFORD» MESSO A PUNTO DA MICROSOFT

Renzi è addirittura più impassibile del premier russo Vladimir Putin

Matteo Renzi non tradisce emozioni

Il premier danese Lars Lokke Rasmussen vuole istituire controlli alla frontiera con la Germania

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14 Mercoledì 6 Gennaio 2016 ESTERO - LE NOTIZIE MAI LETTE IN ITALIA Purtroppo per noi, è il giornale più letto da parte dell’establishment tedesco che conta

La Faz si scatena contro Renzi Lo accusa di non riuscire a tagliare la spesa pubblica

da BerlinoROBERTO GIARDINA

C’è qualcosa in co-mune tra italiani e tedeschi. Ci pre-occupiamo, e con

qualche ragione, di quel che si dice di noi all’estero. Ma in modo diverso. Loro diffidano di quelli che parlano bene del-la Germania, noi andiamo in estasi per chi ammira «il pae-se più bello del mondo», dando per scontati i complimenti. I tedeschi, di solito, ignorano le critiche, più o meno motivate, anche perché, dato il clima anti Berlino, di questi tempi avreb-bero troppo da riportare. Noi, appena qualcuno osa avanzare delle critiche, reagiamo male: «Ce l’hanno con noi», e si avan-za il sospetto che siamo vittime di un complotto internazionale. Si arriva a smentire l’eviden-za. Se un giornalista inglese elenca i difetti di Roma, lo fa perché vuol dirottare i turisti sulla sua Londra.

Quando Renzi al vertice europeo di fi ne anno (19 di-cembre) esordì con un durissi-mo attacco alla Merkel, rife-

rii che i media in Germania lo avevano totalmente ignorato. Anche perché, di solito, gior-nali e tv tedeschi riportano notizie, e gli sfoghi di Matteo contro Angela non sono più una novità. Se non ci fosse lei, a quanto pare, avremmo risol-to di colpo tutti i nostri pro-blemi. Poi scrissero qualcosa, non molto, sotto Natale. E fi nì lì. Ma loro, reagiscono sempre con calma.

Ora, fi nite le feste, la Be-fana è ricordata solo in Ba-viera e nel sud, la Frankfurter Allgemeine Zeitung dedica un

editoriale durissimo al nostro premier, sulla prima pagina della sezione economia: «Ren-zi ama presentarsi come il salvatore d’Europa, ma le sue riforme non servono a nulla», scrive il corrispondente da Roma Tobias Piller. Il colle-ga vive da anni in Italia, parla perfettamente la nostra lingua e ha il difetto di scrivere quel che pensa. Quindi, inevitabil-mente, fi nisce per diventare antipatico, come capita a chi va controcorrente. In passato era tra i pochi osservatori te-deschi, o l’unico, che trovasse

qualcosa di buono in Berlu-sconi. Ora ha ingaggiato una sorta di duello personale con il premier: Tobias contro Mat-teo.

Lo scorso novembre, gli rinfacciò le promesse non mantenute sulla riduzione del defi cit, e per i fuggiaschi che giungono sulle nostre coste e che noi lasciamo proseguire senza i dovuti controlli, ver-so il Nord, e cioè verso la sua Germania. «Renzis Ambitio-nen», è il titolo del suo ultimo articolo. Come vedete, il tede-sco è meno diffi cile di quanto si creda. Più un pamphlet che un articolo, per la verità: «Que-sto partito democratico può governare l’Europa», avrebbe osato proclamare il premier alla Leopolda, ricorda Piller. A Firenze nessuno dubita di chi dovrebbe prendere il ruolo guida in Europa: «Matteo Ren-zi natürlich».

Il corrispondente della Faz elenca le riforme pro-messe, o date per realizzate, smentisce le affermazioni del premier, e gli ricorda che l’Ita-lia ha firmato il Fiskalpakt, che ora lui contesta, ma sen-

za quell’accordo, l’Europa non avrebbe dato credito all’Italia, con conseguenze disastrose: «A Roma nessuna tesi sembra abbastanza assurda». Piller se la prende anche con buona parte della nostra stampa «che impegnata a guardarsi l’ombe-lico, diffonde innumerevoli leg-gende e mezze verità».

Se diventa sempre più diffi cile realizzare le riforme, continua la Faz, allora Renzi se la prende con l’Europa. E con l’amica Angela. Ma le ricette di Matteo hanno già rischiato di condurre l’Italia nell’abisso negli Anni Ottanta. Ovvio, Pil-ler è una Eule, gufo in tedesco, o civetta. Peccato che la Faz, più di 300 mila copie vendute, venga letta da tutti quelli che contano, in politica, economia, fi nanza, in Germania. Gli at-tacchi di Renzi a Frau Angela servono a conquistare simpa-tie in casa, ma in Germania e in Europa ottengono l’effetto contrario. Far arrabbiare il collega Tobias è pericoloso. Ce l’avrà con Matteo e con noi, ma i suoi lettori gli credono. Non tutti, forse. Quasi tutti.

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DI MAICOL MERCURIALI

Il presidente della Russia Vladi-mir Putin nel 2015 è stato uno dei protagonisti della politica glo-bale. L’uomo forte del Cremlino ha

messo in atto una strategia di tensione giocata su tre fronti: quello economico (sanzioni), quello politico (i frequenti at-tacchi all’Occidente e alla Nato) e quello militare (l’intervento armato in Siria). Sul fronte interno, nonostante una dura crisi economica, la sua leadership non è in discussione; mentre sul fronte inter-nazionale, per rispondere allo scontro con Usa e Ue, Putin sta cercando di riavvicinare a Mosca le ex repubbliche sovietiche ma soprattutto la Cina.

In questo contesto, durante il 2016, la Russia dovrà prestare atten-zione a una serie di fattori. Ecco dieci pedine in mano allo zar che, nello scac-chiere internazionale, potrebbero avere il loro peso.

Isolazionismo. L’Occidente nemico della Russia. Su questa antifona Putin sta spingendo parecchio. Dall’annessio-ne della Crimea in poi, la politica estera del Cremlino è rapidamente mutata e l’ultima versione del programma di sicurezza nazionale guarda con preoc-cupazione «all’espansione della Nato verso i confi ni russi».

Rublo. La moneta nazionale si è sva-lutata del 27% nei confronti del dollaro nonostante gli sforzi della Banca cen-trale russa. Ma il rublo, come ha fat-to notare in un editoriale il professor

Martin Gilman, ex alto rappresentan-te del Fondo monetario internazionale, non è solo: anche l’euro si è deprezzato dell’11% nel 2015.

Infl azione. La perdita di valore del rublo è andata di pari passo all’aumen-to dell’infl azione, che lo scorso anno è stata del 15%. E gli stipendi nella Fe-derazione non hanno certo seguito lo stesso andamento: così si è creata una spirale negativa che ha portato a un crollo del potere di acquisto dei russi, un fenomeno che ha colpito soprattutto la classe media e, nei primi nove mesi dell’anno, ha causato la caduta in uno stato di povertà di 2,3 milioni di perso-ne secondo le statistiche di Rosstat.

Sanzioni. Sono stati soprattutto i prezzi dei prodotti alimentari e delle materie prime a subire gli aumenti più consistenti. Questo a causa dell’embar-go sui prodotti occidentali. Ma le san-zioni sono state recentemente amplia-te anche alla Turchia e all’Ucraina. Le importazioni russe sono crollate e la bilancia commerciale inizia a essere sbilanciata. Il processo di sostituzione dei prodotti che venivano importati è lento e la spinta autarchica non è sufficientemente potente. Inoltre, le sanzioni occidentali alla Russia hanno rallentato gli investimenti esteri.

Oil&Gas. Petrolio e gas sono stati il motore della Russia di Putin, la loro esportazione era una rendita garantita per le casse della Federazione. Con il crollo del prezzo del petrolio, ai minimi degli ultimi dieci anni, questo meccani-

smo si è incrinato. Con il greggio sotto i 40 dollari (e le previsioni indicano questi valori anche per il futuro) le po-litiche federali si sono dovute adeguare in fretta.

Nucleare. La politica energetica russa ha quindi cercato una nuova fon-te di reddito e l’ha trovata nel nucleare. La Russia nel corso dell’ultimo anno ha stretto una lunga serie di accordi per realizzare centrali atomiche in giro per il mondo: dall’India all’Argentina. Con-tratti di svariati miliardi di euro.

Banche. Le difficoltà economiche hanno avuto pesanti ripercussioni sul settore creditizio. Diverse banche sono state chiuse: secondo i dati forniti dalla Banca di Russia nel corso del 2015 sono state revocate più di 80 licenze (oltre duecento negli ultimi due anni e mezzo) e attualmente meno di 700 istituti di credito sono operativi nel sistema ban-cario russo che, nel 2016, secondo le pre-

visioni di German Gref, amministra-tore delegato di Sberbank, è destinato a perdere un altro 10% di banche.

Guerra. In Siria Putin si gioca la sua credibilità internazionale. Il delicato equilibrio tra il sostegno a Bashar al Assad e la lotta all’Isis dovrà portare nel 2016 a risultati concreti. Con questo intervento militare il Cremlino ha spo-stato l’attenzione dell’Occidente dalla questione ucraina a quella siriana, ma entrambi i campi di battaglia restano aperti e pericolosi.

Iran. La geopolitica putiniana ha in Teheran un alleato sempre più fedele nello scenario mediorientale. Dopo l’ac-cordo sul nucleare i due paesi hanno avviato un dialogo serrato: l’Iran ha iniziato ad esportare uranio in Russia, Mosca ha avviato le procedure per la costruzione di due reattori nucleari e ha promesso una linea di credito spe-ciale per l’Iran, il commercio dovrebbe decollare sia per i prodotti alimentari che per le forniture militari.

Elezioni. Il rinnovo della Duma è l’appuntamento elettorale del 2016. Russia Unita, il partito di Putin e Dmi-tri Medvedev, è ovviamente il favo-rito. I sondaggi lo danno oltre il 50% ma il presidente punta a una vittoria schiacciante a dimostrazione che la sua strategia è apprezzata dal popolo rus-so. Se la vittoria è scontata, il risultato schiacciante lo è decisamente meno. Per questo Putin non può più sbaglia-re una mossa.

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NEL 2016 SI VOTA PER IL RINNOVO DELLA DUMA E LE DECISIONI DEL PRESIDENTE RUSSO SU IRAN E SANZIONI AVRANNO UN GRANDE PESO

Dalla politica estera alla crisi interna: i dieci temi sui qualiPutin non può sbagliare una mossa se vuole stravincere le elezioni

Attacco frontale di Tobias Piller a Matteo Renzi sul quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung (Faz)

Vladimir Putin

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21Mercoledì 6 Gennaio 2016

IL PRIMO GIORNALE DEGLI IMPRENDITORI, DEGLI OPERATORI E DEI PROFESSIONISTI DELLA TERRA E DELL’AGROINDUSTRIA

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Oggi

Agea misura la spesa italiana dei i nanziamenti 2007/13. Martina: bisogna migliorare al Sud

Al rurale bottino pieno, col bottoSpesi 17,4 mld, ma 104 mln di aiuti Ue sono andati perduti

DI ESPEDITO AUSILIO

Italia virtuosa in sviluppo rurale. A chiusura della programmazione di spesa 2007/13 del fondo europeo

agricolo dedicato, il Feasr, la spesa pubblica complessiva italiana è pari a 17,4 mld di euro. Di questi 8,8 mld sono finanziamenti Ue. L’impiego delle risorse ha raggiunto il 98,75% del budget. Il disimpe-gno è pari all’1,15%; in soldoni circa 104 mln di euro di quota Feasr. Il 100% della spesa è sta-to raggiunto in molte le regioni. Bottino pieno in Emilia Roma-gna, Lazio, Lombardia, Moli-se, Toscana, Umbria, Veneto e Puglia. In più, è stato messo a segno un forte recupero negli ultimi due mesi, visto che al 31 ottobre il rischio disimpegno era pari a un mld. Protagoni-ste del rush la Campania (con una spesa di oltre 150 mln), la Sicilia (143 mln), la Puglia (141 mln), la Calabria (70 mln), la Basilicata (52 mln), l’Umbria (45 mln) e il Lazio (37 mln). I dati sono stati resi noti da Agea e tengono in considerazione an-che le somme non spese a cau-sa di procedimenti giudiziari o ricorsi amministrativi. «I fondi dello Sviluppo rurale», ha chio-sato il ministro alle politiche agricole, Maurizio Martina, «sono essenziali per sostenere gli investimenti, aumentare la competitività strutturale del-la nostra agricoltura e porta-re avanti politiche di ricambio generazionale. Bene che siano stati impiegati oltre 17 mld a supporto di questi obiettivi. Siamo pronti a utilizzare al meglio la programmazione fi no al 2020 con un lavoro si-nergico con le regioni a van-taggio del sistema Italia». Il ministro ha posto l’accento anche sui recuperi: «In 60 gior-ni sono stati investiti circa 1,7 mld, limitando il disimpegno. Dobbiamo però portare a zero gli sprechi di risorse nel perio-do 2014/20, senza aspettare l’ultimo momento. Servono più semplifi cazione e fl essibilità degli strumenti che l’Europa ci mette a disposizione, per poter andare incontro alle esigenze delle imprese. Specie al Sud».

ANDREA FERRINI è stato eletto presidente provin-ciale di Coldiretti Forlì-Cesena. Giovane coltiva-tore diretto di Roncadello di Forlì da anni impegna-to nell’organizzazione e nelle strutture economi-che del settore, raccoglie il testimone di Filippo Tramonti, dal 2011 alla guida di Coldiretti Forlì-Cesena. [email protected]

MASSIMINO STIZZOLI è stato rieletto all’unanimi-tà alla presidenza di Can-tina di Monteforte (Vr) nel corso dell’ultimo consiglio di amministrazione. Con lui confermati alla vi-cepresidenza Ilario Pra e Erio Martinelli. [email protected]

EMANUELE MARCONI è stato eletto presidente dell’Associazione Italiana di Scienza e Tecnologia dei Cereali (Aistec). Mar-coni è professore ordina-rio di Scienze e Tecnologie Alimentari e già direttore del dipartimento Agricol-tura Ambiente e Alimenti dell’Università del Molise. [email protected]

FILIPPO CALLIPO è il nuovo presidente di Con-findustria Vibo Valen-tia. Ritorna alla guida dell’associazione vibonese che lo era stato dal 1994 al 1998. Nel nuovo consiglio direttivo Gaetano Macrì, vicepresidente, Antonio Gentile, Rocco Colacchio, Domenico Calafati, Do-menico Maduli, Giacinto Callipo, Francesco Tasso-ne, Antonello Gagliardi, Ferdinando Carnovale, Giovanni Imparato. info@confi ndustriavv.it

NUOVO PRESIDENTE PER LA CIA L’AQUILA TERAMO. A guidare l’associazione è stato eletto Roberto Bat-taglia. Il direttore è Bruno Sfrattoni. Battaglia da un anno ricopre l’incarico di presidente della Cia di Teramo. [email protected]

Andrea Settefonti

IN CAMPO

È in possesso del requisito di agricoltore in at-tività chi ha ottenuto il pagamento del sostegno diretto per ettaro, qualora lo stesso agricoltore abbia aperto o esteso la partita Iva in campo agricolo dopo il 1° agosto 2014, abbia presentato domanda unica Pac e non possieda né un im-porto dei pagamenti diretti né proventi ottenuti da attività agricole riferiti all’anno precedente. Questo è quanto si legge nella circolare Agea del 23 dicembre 2015 n. 570 per la verifi ca del requisito di agricoltore in attività. Qualora, invece, l’agricoltore nelle medesime condizioni non abbia presentato domanda unica Pac, per il solo primo anno di apertura/esten-sione della partita Iva in cam-po agricolo non sarà eseguito alcun controllo sullo status re-ale dell’attività agricola. Tale controllo, invece, sarà eseguito a partire dall’anno successivo. E tutto ciò vale sia per il primo anno di applicazione della rifor-ma Pac, sia, qualora ne ricorrano le condizioni, per gli anni succes-sivi. La verifi ca della qualifi ca di «agricoltore in attività», com-prensiva del controllo se il sog-getto rientra nella «black-list», è

eseguita, ove possibile, in via informatica da Agea sulla base dei dati informatizzati disponi-bili, utilizzando a tal fi ne sia i dati presenti nel Sian sia quelli di competenza di altre pubbliche amministrazioni (Inps, agenzia delle entrate, camere di commercio o altre) e resi disponibili attraverso specifi ci interscambi informatici. Nei soli casi residuali per i quali l’agricoltore non risulti «agricoltore in attività» a seguito della verifi ca informatica svolta da Agea e intenda provare detta qualifi ca, deve presentare all’or-

ganismo pagatore competente per il fascicolo aziendale, secondo

le modalità dallo stesso defi -nite, idonea documentazione attestante l’esistenza dei re-quisiti richiesti dalla vigen-te normativa. Per la verifi ca della signifi catività dell’at-tività agricola l’agricoltore deve presentare idonea do-

cumentazione fi scale/conta-bile (a titolo esemplifi cativo e

non esaustivo dichiarazione dei redditi, libri contabili) rela-tiva ai proventi di attività agricole e ai proventi di at-tività non agricole.

Marco Ottaviano

L’aiuto per ettaro fa l’agricoltore attivo

Supplemento a cura di LUIGI CHIARELLO

[email protected]

Per le superfici seminabili e le colture permanenti gli agricoltori hanno l’obbli-go di mantenere la superficie agricola in uno stato idoneo al pascolo o alla colti-vazione senza interventi preparatori che vadano oltre il ricorso ai metodi e ai mac-chinari agricoli ordinari. Il mantenimen-to delle superfici fa parte dell’istruttoria dei procedimenti amministrativi attiva-ti ad istanza di parte ed è un elemento fondamentale ai fini della valutazione dell’ammissibilità all’erogazione degli aiuti richiesti (domanda unica e aiuti a superficie nell’ambito dello sviluppo ru-rale). Questo è il principio espresso da Agea con la circolare del 23 dicembre 2015 n. 569 in merito ai criteri di mante-nimento delle superfici agricole in stato idoneo al pascolamento e alla coltivazio-ne. Le superfici dichiarate o riscontrate come non mantenute non sono ammissi-bili ad aiuto. Non danno luogo alla prima assegnazione di titoli e, di conseguenza, non sono gravate dagli obblighi per l’in-verdimento. In presenza di superfici dichiarate come non mantenute, ma ri-scontrate come mantenute può trovare applicazione la clausola di elusione di cui all’articolo 60 del regolamento (Ue) n. 1306/2013.

Pascoli su terra docVia libera del Consiglio di stato all’utilizzo

dei sottoprodotti agricoli per fi ni energetici. Gli scarti da lavorazione agricola e alimen-tare diventeranno carburante per produrre energia. Per attestare che il sottoprodotto è «originato da un processo di produzione di cui costituisce parte integrante e il cui scopo primario non è la produzione di tale sostan-za o oggetto» sarà necessario disporre di ampia documentazione tecnica. Col parere del 28 dicembre 2015 n. 3650 Palazzo Spada ha espresso parere favorevole allo schema di regolamento del ministero dell’ambiente recante «criteri indicativi per agevolare la dimostrazione della sussistenza dei requisi-ti per la qualifi ca dei residui di produzione come sottoprodotti e non come rifi uti» (si veda ItaliaOggi del 10 settembre 2015). Il decreto è attuativo dell’art. 184 bis, 2 com-ma, del dlgs 152/2006, in merito all’utilizzo energetico dei sottoprodotti. Un decreto molto atteso dagli operatori del settore in quanto eliminerebbe ogni interpretazione soggettiva del testo normativo in vigore, dando certezze agli stessi. «Il decreto non intende favorire l’uso energetico dei sotto-prodotti rispetto ad altri possibili impieghi» si legge nell’art. 1 della bozza, segno questo della volontà del ministero dell’ambiente di mettere paletti a questo specifi co settore. Il detentore del residuo dovrà dimostrare che la sostanza soddisfa i requisiti di protezione della salute e dell’ambiente.

Energia dagli scarti

la circolare Agea sul sito www.italia-oggi.it/documenti

la circolare Agea sul sitowww.italiaoggi.it/documenti

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22 Mercoledì 6 Gennaio 2016 AT T U A L I TÀA Nairobi piccola intesa per un’organizzazione dal futuro incerto. Gli Usa conservano i crediti

Il Wto stoppa i sussidi all’exportCancellati i rimborsi nel 1° mondo, dal 2018 tocca ai Pvs

DI ANGELO DI MAMBRO

L’Ue e le altre econo-mie sviluppate aboli-ranno i rimborsi alle esportazioni da subito

mentre i paesi meno avanzati hanno tempo fi no al 2018, con ampi margini di fl essibilità per le realtà più povere. È uno dei (pochi) risultati della conferen-za ministeriale del Wto tenuta a Nairobi dal 15 al 18 dicem-bre 2015. Restano eccezioni su alcuni prodotti, che andranno sfumando progressivamente fi no al 2020, quando una delle misure di politica commercia-le considerate più dannose per gli agricoltori dei paesi pove-ri potrà dirsi defi nitivamen-te archiviata. L’Ue è stata la promotrice dell’alleanza con paesi latinoamericani e Nuo-va Zelanda che ha ottenuto la fi ne dei sussidi all’export e una disciplina vincolante su altre forme di sostegno all’export, come i crediti alle esportazio-ni utilizzati dagli Usa. Questo vuol dire sia «giocare a parità di regole con i nostri concor-renti», ha spiegato il commis-sario Ue all’agricoltura Phil Hogan, sia eliminare l’impat-to che questo tipo di aiuti ha avuto per decenni sugli scambi agricoli, a tutto vantaggio dei

paesi più ricchi. L’Ue ha già portato avanti il lavoro: i rim-borsi all’export sono stati usati solo una volta dal 2007, e nel-la riforma della Pac del 2013 sono stati trasformati in un guscio vuoto, senza copertura di bilancio. India, Cina e altre potenze agricole emergenti come la Thailandia, invece, hanno cominciato a farne uso corrente. Plaude all’esito della conferenza il direttore generale della Fao Josè Graziano da Silva, che però ricorda come i negoziati multilaterali del Wto siano sempre più portati avan-

ti in un clima di «incertezza preoccupante in un mondo in cui il commercio agricolo è de-stinato a crescere e i modelli di consumo a evolvere». I governi «devono decidere quale strada deve intraprendere questa or-ganizzazione», ha detto il Dg del Wto Roberto Azevedo, cosciente che un solo accordo in 20 anni (a Bali nel 2013, non ancora pienamente applicato) «non è abbastanza» per un’isti-tuzione nata per portare avan-ti la liberalizzazione multilate-rale degli scambi e dal futuro sempre più incerto.

Il colosso della chimica cinese China National Che-mical Corporation (ChemChina) potrebbe spuntarla sul competitor statunitense Monsanto nella gara per l’acqui-sto di Syngenta, la multinazionale svizzera delle sementi e dell’agrochimica, diventando così il maggior produttore mondiale di sementi ogm. ChemChina, che a marzo scorso ha acquisito il 65% della Marco Polo Industrial Hol-ding, azionista uni-co della Pirelli & C, a dicembre scorso ha migliorato la sua offerta per l’acqui-sizione di Syngenta. Operazione che dovrebbe avvenire in due tappe: il 70% subito con l’opzione per il restante 30% in un secondo momento. ChemChina ha alzato la valutazione per l’iniziale 70% del capitale del gruppo svizzero da 449 a 470 franchi svizzeri per azione, attribuendo così a Syngenta un valore di 43,7 mld franchi svizzeri (40,4 mld euro) rispetto ai precedenti 41,7 mld (38,5 mld euro). Sebbene gli azionisti di Syngenta non abbiano ancora preso una decisione, l’offerta di ChemChina appare economicamente più allettante. L’ultima offerta avanzata da Monsanto la scorsa estate per l’acquisi-zione del 100% di Syngenta era infatti di circa 43,1 mld euro. E anche meno problematica sul fronte della soddisfazione di criteri antitrust. Il matrimonio ChemChina-Syngenta com-porterebbe la necessità di dismettere un numero minore di beni rispetto a quello Monsanto-Syngenta.

Michela Achilli

Su Syngenta ChemChinasupera in corsa Monsanto

RAGGIUNGERÀ LE 200 MILA BOTTIGLIE (quattro volte tanto quella del 2014) la produzione 2015 di Prosecco extra brut da parte dei produttori aderenti al Consorzio vini Asolo Montello. A fronte di un crescente gradimento da parte dei consumatori di vini secchi, lo scorso anno il consorzio ha appro-vato una modifi ca al disciplinare per poter produrre prosecco Asolo Docg Extra brut.

QUELLA DEL SOAVE È LA PRIMA DOC italiana a ottenere il riconoscimen-to di Paesaggio rurale d’interesse storico. È infatti entrata a far parte del Registro nazionale dei paesag-gi rurali d’interesse storico, delle pratiche agricole e delle conoscenze tradizionali, istituito dal Mpaaf con un apposito dm del 2012: il n.17070 del 19 novembre.

EATALY, LA CATENA PORTABANDIERA della tradizione gastronomica made in Italy progetta il raddoppio negli Usa. Nei piani di sviluppo del grup-po nei prossimi 48 mesi rientrano l’apertura di un secondo store a New York e lo sbarco a Boston e Los Angeles.

SEGAFREDO ZANETTI DEUTSCHLAND, controllata di Massimo Zanetti Beve-rage Group è stata condannata dalla Corte d’appello regionale di Düssel-dorf a un’ammenda di 3,7 mln euro per la partecipazione a uno scambio di informazioni che si è tradotto in una condotta concertata nel mercato tedesco.

CASCINA TRIULZA, l’unico padi-glione di Expo Milano 2015 che ha continuato le attività anche dopo la chiusura dell’esposizione universale, ha lanciato una call per iniziare a costruire il calendario degli eventi pubblici da programmare nei primi mesi del 2016. L’obiettivo della call «100 giorni, 100 proposte», è racco-gliere proposte per incontri, dibattiti, workshop, spettacoli, performance artistiche e laboratori in coerenza con le nuove funzioni e attività previste per Cascina Triulza, lab-hub per l’innova-zione sociale e lo sviluppo sostenibile. Cooperative, imprese sociali, startup, istituzioni, enti locali, fondazioni, associazioni non profi t e cittadini di tutte le età, potranno continuare a lavorare insieme in Cascina Triulza nella ricerca di solu-zioni innovative alle future sfi de sociali e ambientali.

REGIONE UMBRIA, IL COOR-DINAMENTO REGIONALE CIT-TÀ DELL’OLIO, l’Associazio-ne nazionale Città dell’Olio, Unioncamere Umbria e l’Associazio-ne regionale Strada Olio Dop Umbria hanno sottoscritto un protocollo d’in-tesa per la valorizzazione dei territori e della cultura dell’olio. Tra le attività previste, ci sono la defi nizione d’un piano strategico condiviso di valoriz-zazione del patrimonio olivicolo regio-nale e l’organizzazione di convegni e momenti d’approfondimento sull’olio extra vergine d’oliva e sui suoi terri-tori d’origine a sostegno della fi liera

olivicola e dei consumatori.

VALFRUTTA FRESCO CONSOLIDA la partnership commerciale con Colle D’Oro, azienda di Ispica-Ragusa spe-cializzata nella produzione d’ortaggi, in serra e in pieno campo. In questi giorni Valfrutta Fresco ha infatti as-sunto l’incarico di distribuire in Italia e all’estero, per conto di Colle D’Oro, anche la linea di pomodorini gialli, rossi, arancioni e verdi che quest’ulti-ma produce in zone particolarmente vocate delle province di Ragusa e Siracusa.

LA COOPERATIVA TERREMERSE (174,4 mln euro) vara il progetto noci da

frutto, diversifi cazione colturale adatta agli areali del Nord Italia con un interessante

ritorno economico. Poiché il periodo di pre-produ-zione è di circa 5 anni e

l’investimento abbastanza elevato (25 mila euro/ha) la cooperativa ha studiato con alcuni istituti di credito

soluzioni ad hoc che consentano ai soci di limitare l’impatto fi nanzia-rio pre-produzione.

A FINE DICEMBRE BIOLOGICA 2006 (11 mln euro), società del gruppo Brio (braccio commerciale della coopera-tiva veneta La Primavera e di quella faentina Agrintesa per l’ortofrutta biologica), ha inaugurato a Pomezia una nuova piattaforma distributiva di 1.600 mq, con uno spazio refrige-rato per la conservazione, un’area

picking, una zona di confezionamento e dieci rampe di carico, per un investi-mento di 1,5 ml euro. La nuova piat-taforma, oltre a costituire un punto di riferimento per il biologico del Centro-Sud Italia, intende favorire il processo d’aggregazione dei produttori locali e il conferimento da parte di oltre 100 aziende agricole della zona.CONAD, CENTRALE DELLA COOPE-RAZIONE tra dettaglianti (12,2 mld euro previsti per il 2015 per oltre 3 mila punti vendita), per il 2016 ha pianifi cato investimenti per 188 mln euro per potenziare e ampliare la rete con 88 nuovi punti vendita per una superfi cie complessiva di 78.800 mq e la creazione di 1.300 posti di lavoro, 880 dei quali rappresentati da nuove assunzioni.

LA SOCIETÀ AMERICANA DI PRIVATE EQUITY LONE STAR ha acquisito per 690 mln euro N&W Global Vending, società bergamasca del settore dei distributori automatici per bevande e snack (300 mln euro). L’azienda era controllata da Equistone e Inve-stcorp.

IL GRUPPO DISTRIBUTIVO VÉGÉ (3,4 mld euro previsti nel 2015) si rafforza in Lombardia con l’ingresso, a partire dal 1° gennaio prossimo del nuovo socio mantovano Asta (oltre 50 mln euro) attivo tramite due centri di di-stribuzione di 22 mila mq complessi-vi, un negozio al dettaglio di proprietà e 12 negozi somministrati operanti nel mantovano e nel bresciano.

Luisa Contri

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23Mercoledì 6 Gennaio 2016MercoleM E R C AT O A G R I C O L OL’obiettivo dell’azienda milanese è quadruplicare il fatturato, per competere in Europa

Il risiko dei fratelli CardazziF.lli Pagani duplica ricavi e diversifi ca con due acquisizioni

DI LUISA CONTRI

Quadruplicare il fattu-rato, raggiungendo nel medio periodo ricavi per 100 mln euro. E compe-

tere così ad armi pari in Euro-pa con le aziende di riferimento nelle spezie, aromi, insaporitori & Co. È questo il disegno dei fratelli Marco e Francesco Cardazzi, quarta generazio-ne alla guida dell’azienda di famiglia, la milanese Fratelli Pagani. Disegno che lo scorso anno ha fatto un deciso passo in avanti. Grazie all’acquisi-zione, a marzo 2015, di una partecipazione di minoranza (46%) in Col-lina Tosca-na, società aretina

controllata dall’imprenditore Alberto Ricci, che sviluppa un fatturato di 17 mln euro e, a dicembre scorso, del 93% delle quote della Cerreto di Gatta-tico-Re, che fa capo a Gianni Fontana e che vanta ricavi per 10 mln euro, Fratelli Pagani ha di fatto raddoppiato la sua taglia, raggiungendo un giro d’affari aggregato di 50 mln di euro. E ha differenziato l’offer-ta e il presidio dei diversi canali di distribuzione. «Il 2016», di-chiara a ItaliaOggi Marco Car-dazzi, «sarà per Fratelli Pagani

un anno di consolida-mento del gruppo, di svilup-po delle vendite

sui mercati europei e statu-nitense e di ricerca e sfrutta-mento delle possibili sinergie commerciali che individuere-mo insieme a Ricci e Fontana. La capacità produttiva non ci manca. L’ulteriore crescita sarà il frutto del potenziamento del-la rete commerciale in termini di risorse umane».

Va detto che Fratelli Paga-ni si rivolge principalmente all’industria con la sua offer-ta di spezie, aromi naturali e ingredienti funzionali, realiz-zando in Italia il 70% del suo business. Collina Toscana pre-sidia invece il canale dei negozi di regalistica alimentare, oltre a quello horeca e in parte alla distribuzione moderna, con erbe e spezie mediterranee e condimenti premium, svilup-pando già oggi il 70% del suo fatturato all’estero. Cerreto è invece uno specialista nelle erbe, spezie, semi, insaporitori, legumi e cereali anche in mix, tutti da agricoltura biologica, che fi nora ha commercializzato quasi esclusivamente in Italia presidiando il canale retail e specializzati.

DUE ESPONENTI DI SPICCO DELLA FONDAZIONE EDMUND MACH-IASMA sono stati designati dal cda della fondazione a coordinare altrettanti centri di ricerca, dei sei che compor-ranno, nel progetto attuale, l’Human technopole Italy 2040, il polo internazionale di ricerca e tecnologia applica-ta dedicato alla longevità, agli stili di vita e all’alimenta-zione che sorgerà presso l’ex sito di Expo Milano 2015, a cui partecipano anche l’Istituto italiano di tecnologia di Genova e l’Institute for international interchange di Torino. Roberto Viola, attuale dirigente del Centro ricerca e innovazione della fondazione di San Michele all’Adige, sarà il coordinatore del Centro cibo e nutrizione dell’Uti 2040. Andrea Segrè, presidente della fondazione, coordinerà invece il Centro impatto sociale ed economico. In sostituzione di Viola alla direzione del Centro ricerca e innovazione della Fondazione Edmund Mach è stata chiamata ad interim, in attesa di un bando di selezione, Annapaola Rizzoli, fi nora responsabile del gruppo di ricerca ecologia animale.

L’ASSEMBLEA DEI SOCI DI CANTINA TOLLO (37,5 mln euro, poco meno di 13 mln bottiglie) per la terza volta consecu-tiva ha confermato Tonino Verna alla presidenza della cooperativa per un triennio. Con lui sono stati eletti membri del cda: Giuseppe De Clerico, Mauro De Donatis, Franco De Lutiis, Gabriele Di Clerico e Matteo Di Giulio. Confermati i consiglieri: Vittorio Di Carlo, Luciano Gagliardi, Giovanni Lombardi, Antonio Palombaro, Tommaso Tatasciore, Lore-dana Verna e Pantaleone Verna.

L’ASSEMBLEA DEI SOCI DEL DISTRETTO AGRUMI DI SICILIA ha confermato il mandato al presidente Federica Argentati, alla guida del consorzio dal 2010. Argentati, consigliere di Fedagri-Confcooperative Sicilia, si occupa di marketing e rapporti con la pubblica amministrazione per conto dell’Op Rosaria.

NASCE A CUNEO IL CONSORZIO «QUALITÀ PLUS!» per la valorizzazione della fi liera avicola cuneese. A guidare il consorzio sarà Giancarlo Simoni della Ora Agricola di Che-rasco, mentre la Confagricoltura di Cuneo è rappresentata al suo interno da Oreste Massimino, presidente nazionale, regionale e provinciale della sezione Avicola. [email protected]

NASCE UFFICIALMENTE LA NUOVA CIA CHIETI PESCARA, pre-sieduta da Nicola Antonio Sichetti, presidente Cia Chieti, affi ancato dal vicepresidente Beatrice Tortora presidente della Cia Pescara. Fanno parte della nuova giunta Nicola Gabriele Falasca, Domenico Bomba, Claudio Pracilio, Pal-miro Carota, Nicoletta Ranieri, Corrado D’Angelo, Valterio Paolucci, Giovanni Rosa e Arduino Pierdomenico. Il diret-tore è Alfonso Ottaviano. [email protected]

QUATTRO NUOVE NOMINE IN HYPOR, gruppo di genetica ani-male, parte del gruppo olandese Hendrix Genetics. José Francisco Sánchez è stato nominato direttore commerciale della fi liale spagnola, con responsabilità anche per il mer-cato portoghese, mentre Gregoria Puga de Granada, César Llorente de Zaragoza e Antonio Martín de Segovia entrano a far parte del team commerciale e servizio tecnico.

IL BRASILIANO DIRCEU VIANNA JUNIOR è il nuovo direttore del grossista inglese di vini di qualità Enotria World Wine. Già direttore di Coe Group, società acquisita da Enotria ad agosto scorso, Vianna, che è master of wine dal 2008, sarà responsabile d’integrare il portafoglio marchi delle due aziende.

CAROLINE DASSIÉ è il nuovo segretario generale della catena francese di supermercati Intermarché (gruppo Les Mousquetaire). Dassié proviene dal gruppo Danone, dove ha lavorato negli ultimi 10 anni arrivando a ricoprire l’incarico di direttore commerciale.

IL MINISTRO DELL’AGRICOLTURA DEGLI STATI UNITI TOM VIL-SACK ha proceduto alla nomina di quattro nuovi membri del Lamb Promotion, Research, and Information Board, che resteranno in carica per 3 anni. Sono Tom Colyer, Gwendolyn Kitzan, Martin Auza e Jeffrey Oatman.

Michela Achilli e Arturo Centofanti

GIRI DI POLTRONE

Marco e Francesco Cardazzi

LIQUORI

Ora Campari cede Casoni per 5,3 mln

Gruppo Campari (oltre 1,14 mld euro nei primi nove mesi del 2015; 1,56 mld euro nel 2014) ha sigla-to un accordo per la cessione di Casoni Fabbricazione Liquori, società attiva nel-la produzione di alcolici a marchio privato e nell’imbot-tigliamento per conto terzi, controllata al 100% dalla Fratelli Averna ed entra-ta nel perimetro di Gruppo Campari nel giugno del 2014 a seguito dell’acquisizione dell’azienda liquoristica si-ciliana. A rilevare Casoni, che dispone di due stabili-menti produttivi, uno a Mo-dena e il secondo a Pribenìk (Slovacchia), sarà una cor-data d’imprenditori locali, che sborserà 5,3 mln euro. Il closing dell’operazione è pre-visto entro fi ne marzo pros-simo. Quella di Casoni non è la prima dismissione di at-tività entrate nel perimetro di Gruppo Campari con l’ac-quisizione di Fratelli Averna considerate non strategiche. Esattamente un anno fa era stato infatti ceduto per 7 mln di euro il brand Limoncetta. La multinazionale milanese si sta insomma concentran-do sugli spirit di marca a elevato margine.

Michela Achilli

FUSIONE

Asse lattiero tra la Caplace latte Soligo

Accordo per la fusione socie-taria tra Caplac-San Ginese (Lu) e Latteria Soligo (Tv). Anche la cooperativa di Capan-nori che produce e distribuisce i prodotti a marchio S. Ginese prova la strada dell’aggrega-zione per crescere. Il primo ef-fetto dell’unione sarà quello di equiparare il prezzo del latte dei produttori toscani a quello degli allevatori trevigiani. Un prezzo ben più alto di quanto percepito finora e del prezzo medio toscano. «La fusione con Lattiera Soligo rappresenta un punto di svolta per il settore lat-te e per gli allevatori di Lucca e della Garfagnana. L’ingresso del nuovo socio porterà stabilità economica e funzionale alla coo-perativa e al panorama agrico-lo toscano», commenta Mauri-zio Fantini, direttore Coldiretti Lucca. Latteria Soligo ha chiu-so anno con fatturato di circa 70 milioni di euro, in crescita. Circa 200 i soci conferitori tra Veneto e Friuli-Venezia Giulia. Il nuovo colosso lucchese-tre-vigiano varrà, a regime, circa 100 mln di euro di fatturato. Nel cda della nuova Caplac-S.Ginese-Latteria Soligo, entrano anche due rappresentanti della Garfagnana, Graziano Tardelli e Vittorio Rocchiccioli, entram-bi allevatori.

Andrea Settefonti

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JOINT-VENTURE

Gluten free, Roncadin va con Appetais

Debutto nel gluten free per il gruppo friulano Ron-cadin (95 mln euro previsti nel 2015, realizzati per il 70% all’estero commercia-lizzando 65 mln di pizze surgelate e snack). Grazie a una joint-venture paritetica, siglata col produttore di piat-ti pronti Appetais Italia, e a un investimento di oltre 1 mln euro, lo stabilimento di Sant’Olcese (Genova) di quest’ultima è stato appena riconvertito alla produzione di pizze senza glutine, la cui commercializzazione è par-tita in questi giorni con en-trambi i marchi: Roncadin e Appetais. Nei piani dei due soci rientra la produzione di 10 mln di pizze senza glutine l’anno, destinate principal-mente ai mercati esteri: Uk, Germania e Stati Uniti. Il gruppo Roncadin, sostenu-to dalla fi nanziaria Friulia, che da giugno scorso è entra-ta nel capitale dell’azienda con una quota del 30% e un investimento di 3 mln euro, sta perseguendo una politica di sviluppo produttivo, che l’ha portato a inaugurare, sempre a giugno, la prima di due linee di produzione di pizze nello stabilimento di Meduno (Pordenone).

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24 Mercoledì 6 Gennaio 2016 TECNOLOGIE & INNOVAZIONEIl colosso del B2C registra il boom delle vendite online di prodotti rurali: +268% nel 2005

Alibaba punta sui campi cinesiIl gigante dell’e-commerce investe 1,4 mld nell’agricoltura

DI MAICOL MERCURIALI

Il gigante cinese del com-mercio online investe in agricoltura. Alibaba scom-mette sul settore primario

del Dragone calando una fi che da dieci miliardi di yuan (circa 1,4 miliardi di euro). L’obiet-tivo? Migliorare le condizioni degli agricoltori, anche nelle province più remote della Cina, collegandoli a una rete di vendita attraver-so le piattaforme di Ali-baba, in modo che i loro prodotti possano trovare spazio sui mercati delle città. «La modernizzazione del settore agricolo è fonda-mentale per la crescita eco-nomica della Cina nei prossi-mi due decenni», ha detto Jack Ma, presidente di Alibaba. «Con il pieno utilizzo di In-

ternet, compresi i big data, è possibile aiutare gli agricol-tori ad uscire dalla povertà». Secondo il numero uno di Ali-baba, attraverso il programma di investimenti del colosso dell’e-commerce, un milione di lavoratori che hanno la-sciato le campagne per cercare un’occupazione in città potrà

far ritorno nei propri villaggi e lì avviare un proprio busi-ness. Non è la prima volta che Alibaba

investe

nell’agricoltura: il gruppo di Jack Ma vede nelle popolazioni rurali sia potenziali acquirenti che venditori e per questo sta fi nanziando un vero e proprio piano di sviluppo rurale. Sun Lijun, vice presidente di Aliba-ba, spiega che gli investimenti sono su tre settori: costruzioni di infrastrutture (come centri servizi), logistica e formazione. Le reti di vendita al dettaglio di Alibaba sono già state svi-luppate in 23 province cinesi. Anche per questo l’e-commer-ce rurale sta avendo un vero e proprio boom in Cina: 780 villaggi hanno la possibilità di vendere on-line e nel 2015 si sono registrate vendite per circa 1,5 milioni di euro (per un aumento del 268% a livello annuo) secondo un rapporto pubblicato da AliResearch, il braccio operativo di Aliba-ba nel campo delle ricerche.

ITALIA /SCIENZIATI DEL CENTRO DI RICERCA PER LA CE-REALICOLTURA DEL CREA e delle università di Verona e di Parma hanno messo a punto una pasta funzionale ad alto tasso di polifenoli e arricchita con probiotici e prebiocici. Il prodotto, non ancora in commercio, è a base di grano duro naturalmente ricco di polifenoli, con l’aggiunta di beta-glucani dell’orzo, che aiutano a ridurre il colesterolo e la risposta glicemica, e di bacillus coagulans GBI-30, 6086, un ceppo che sopravvive durante il processo produt-tivo della pasta e la successiva fase di cottura e che, fra gli altri effetti, contrasta la sindrome dell’intestino irritabile e migliora la risposta immunitaria. Il quantitativo di fermento benefi co rilevato nella pasta cotta è di circa 9.0 log CFU/100 g, suffi ciente perché abbia un effetto benefi co per l’organismo umano.

EUROPA /NELL’AMBITO DEL PROGETTO BIOFOS, fi nanziato dal VII programma quadro dell’Ue, un consorzio formato da dieci entità fra atenei, istituti di ricerca e imprese eu-ropei specializzati nell’R&D ha sviluppato un apparecchio portatile che, combinando più tecnologie (fotonica, biochi-mica, ingegneria elettronica, ecc.) consente d’analizzare in modo semplice e in tempi rapidi, oltretutto a basso costo, i contaminanti presenti in alimenti come l’olio, il latte e la frutta secca e disidratata. Il dispositivo sviluppato utilizza biosensori in grado d’individuare contemporane-amente fi no a sette contaminanti: dal pesticida fosmet al rame per quanto riguarda l’olio, dall’afl atossina M1 alla penicillina nel latte, dall’afl atossina B1 all’ocratossina nella frutta secca.

IRLANDA /LA SOCIETÀ IRLANDESE OCULER ha messo a punto un innovativo sistema di rilevazione della presenza di batteri termodurici nel latte crudo. La nuova tecnologia consentirebbe di misurarne la presenza con una maggiore precisione, in tempi tre volte più rapidi (24 ore contro le 72 oggi necessarie) e a costi contenuti. L’industria casearia potrebbe risparmiare fi no a 200 mln euro l’anno utilizzan-do questa nuova tecnologia. I batteri termodurici non sono normalmente nocivi per la salute umana, ma una loro presenza massiccia nel latte crudo o pastorizzato riduce sensibilmente i tempi di conservabilità del prodotto e dei suoi derivati.

SPAGNA /PARTENDO DALLA CONSTATAZIONE che nei campi di girasole si riscontra una limitata quantità di malerbe, ricercatori di chimica organica e ingegneria chimica dell’università di Cadice stanno lavorando alla messa a punto d’erbicidi naturarli a base di composti chimici pre-senti sul rovescio delle foglie di questa pianta all’interno di ghiandole dette tricomi. I ricercatori hanno caratterizzato gli erbicidi naturali secreti dai tricomi. Hanno proceduto alla loro estrazione naturale con la tecnica della CO2 supercritica e, applicando in vivo i composti così ottenuti sia su semi di pomodoro sia su piantine appena germinate, hanno verifi cato la loro effi cacia erbicida. La ricerca è ora nello stadio di formulazione dell’erbicida naturale.

SVIZZERA /LA MULTINAZIONALE SVIZZERA NESTLÉ sta studiando un nuovo tipo di caffè a lento rilascio di caffei-na. La ricerca è ancora in uno stadio iniziale e il gruppo non riesce ancora a prevedere in che modalità questo innovativo caffè potrebbe essere consumato e se avrà un gusto diverso dal prodotto tradizionale. Quest’innovazione potrebbe avere impieghi in campo farmaceutico, oltre che nutrizionale.

USA /RICERCATORI DELLE UNIVERSITÀ DEL KANSAS E DEL MISSOURI e della società di biotecnologia agraria Genus pare siano riusciti a selezionare, utilizzando tecniche di editing dei geni, suini resistenti al virus Prrs (sindrome riproduttiva e respiratoria del suino) in quanto privi della proteina CD163 indispensabile per la propagazione del vi-rus. Test preliminari avrebbero dimostrato che gli animali immuni venuti a contatto col virus non si ammalano e continuano a crescere normalmente. I ricercatori esegui-ranno ulteriori verifi che prima di mettere in commercio questa nuova linea di suini prevedibilmente dopo il 2020. Il medesimo approccio può risultare utile nella lotta ad altre malattie veterinarie.

Luisa Contri

RICERCANDO

Dal Sud, il negozio online per prodot-ti biologici. Aida Green è una società di e-commerce di Molfetta (Ba) con prodotti italiani, artigianali, 100% biologici che non vengono venduti nella grande distribuzione. L’offerta comprende 800 referenze di 55 pro-duttori da 18 regioni italiane. Aida Green nasce nel gennaio 2014 dall’idea di valo-rizzare le eccellenze artigianali locali bio, come contraltare alle grandi produzioni bio di massa. La maggioranza è di Cattolica Partecipazioni spa e quote di minoranza sono di tre soci individuali tra cui l’ad, Mi-chele De Trizio, e il Cfo-Coo, Antonello Pisani e Beniamino Francesco Azzolini. Attraverso il canale dell’e-commerce, Aida Green rende accessibile ai piccoli produttori artigianali di alta qualità quel mercato na-zionale e internazionale che altrimenti non potrebbero affrontare in quanto non hanno i volumi per poterlo fare. Oltre alla Certi-fi cazione Bio europea dei prodotti, sul sito (www.aidagreen.it) si trova anche la scheda descrittiva dell’azienda produttrice.

Dal Sud Aida GreenNegozio web del bio

Progetto Zuegg AgriCultura per il re-cupero di terreni abbandonati, un tempo produttivi ma oramai resi selvatici e in stato di abbandono. L’idea di Zuegg pas-sa attraverso strumenti come l’acquisto o l’affi tto e ribonifi ca di terreni agricoli per la coltivazione, il controllo, la coltivazio-ne e la fornitura della frutta, la ricerca e selezione delle migliori varietà di frutta. Già nel 2015 solo in Irpinia sono stati coltivati 37 ettari di terreni di proprietà o in affi tto e ben 700 ettari di campi sotto controllo diretto. Sempre nel 2015 Zuegg ha riqualifi cato direttamente 20 ettari di terreno, il 10% in più rispetto al 2014. Due agronomi specializzati hanno supportato 174 agricoltori, il 7% del 2014. Questo ha permesso di coltivare complessivamente 20 milioni di chilogrammi di frutta, tra albicocche, pere, pesche, mele, ciliegie, fi -chi, agrumi, amarene, fragole e cotogne, di cui il 30% lavorata dalla fi liera diretta dell’azienda.

Andrea Settefonti

Zuegg recuperaterre abbandonate

Sconcerto del mondo scientifi co per il bloc-co dell’estirpazione delle piante di olivo affette da Xylella. «Società italiana di patologia vegetale e Società entomologica italiana non comprendono il senso del decreto di seque-stro preventivo delle piante di olivo destinate all’estirpazione nel quadro degli interventi di contenimento del patogeno da quarantena Xylella fastidiosa», commentano i presidenti delle due società, rispettivamente Giovan-ni Vannacci, ordinario al Dipartimento di Scienze agrarie, alimentari e agro-ambientali dell’Università di Pisa, e Francesco Pennac-chio. Per i due professori non esistono altre «evidenze sperimentali, validate dalla comu-nità scientifi ca, tali da modifi care le linee guida già espresse nel documento rilasciato al termine del Convegno nazionale, organiz-zato dalle medesime società, dal titolo “Xylella fastidiosa - una nuova sfi da per l’agricoltura italiana”, che si è tenuto a luglio scorso». Le

motivazioni «degli interventi di contenimento originano dal solo riscontro della presenza di un organismo da quarantena qual è Xylella fastidiosa, e non dal nesso di causalità tra Xylella fastidiosa e la sindrome di Dissecca-mento rapido dell’olivo». La diffusione della Xylella «sul territorio nazionale ed europeo aprirebbe prospettive drammatiche per l’agri-coltura. La misura del suo potenziale impatto economico può essere stimata dal confronto con episodi precedenti, quale la diffusione in Brasile di questo patogeno, dove è ritenuto responsabile di danni per circa 100 milioni di euro l’anno». Dal convegno è emerso che «devono essere messe in atto misure di dife-sa integrata che permettano una convivenza con la malattia, anche attraverso l’adozione di buone pratiche agronomiche». Ma alla fi ne non rimane che «l’estirpazione e la distruzione delle piante infette».

Andrea Settefonti

Xylella, scienziati contro lo stop ai tagli

Jack Ma

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25Mercoledì 6 Gennaio 2016

con

OSTAOX

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CREDITI D’IMPOe PATENT BODiritto

& Fisco

Dopo il decreto sullo scambio automatico, avviato il censimento tra gli intermediari

Dati fiscali, la rete tra 53 statiAppuntamento al 30/4/17. Ma la raccolta è iniziata

DI VALERIO STROPPA

È fi ssato al 30 aprile 2017 il termine per il primo scambio automatico di informazioni ai fi ni fi -

scali. Entro tale data, banche e intermediari fi nanziari do-vranno trasmettere all’Agen-zia delle entrate i dati relativi ai rapporti detenuti nel 2016 da propri clienti che, a seguito della procedura di «due diligen-ce» effettuata, risultano essere fiscalmente residenti in uno degli altri 53 stati che si sono impegnati a partire con la coo-perazione già nel 2017 (si veda tabella in pagina). È quanto prevede il dm Economia che introduce nell’ordinamento do-mestico il Common reporting standard, lo strumento elabo-rato dall’Ocse e divenuto il ri-ferimento globale per garantire un’effi cace azione di contrasto all’evasione fi scale avente ca-rattere transnazionale, pubbli-cato sulla G.U. dello scorso 31 dicembre (si veda ItaliaOggi del 1° gennaio 2016).

In sede di prima applicazio-ne, tuttavia, lo scambio con i 53 partner «early adopters» non riguarderà tutte le posizioni: nel 2017, infatti, saranno tra-smessi i dati riguardanti i conti aperti nel corso del 2016 (c.d. «conti nuovi») e quelli già attivi alla data del 31 dicembre 2015 con saldo superiore al milione di dollari (c.d. «conti preesi-

stenti di importo rilevante»). In questi casi le attività di va-lutazione e schedatura da par-te degli intermediari dovranno chiudersi entro la fi ne del 2016. Per i conti preesistenti ma di importo non rilevante, invece, le banche avranno un anno in più di tempo e lo scambio au-tomatico partirà solo dal 2018. Anno, quest’ultimo, nel quale la collaborazione internazionale abbraccerà anche ulteriori 23 giurisdizioni, tra le quali Sviz-zera e Montecarlo, con «fotogra-fi a» sull’anno 2017.

Il 1° gennaio 2016 sono scattati gli adempimenti per banche, Poste (limitatamente all’attività di BancoPosta), as-sicurazioni, sim, sgr, Oicr e fi -duciarie. Un’attività di monito-raggio fi nalizzata a individuare quali, tra tutti quelli detenuti, sono i rapporti oggetto di comu-nicazione. Si tratta cioè di conti correnti, depositi, dossier titoli, quote di Oicr, polizze vita unit linked o di capitalizzazione che sono intestati o riconducibili a contribuenti fi scalmente resi-denti in un paese estero.

Come già previsto in ambito Fatca per lo scambio dati con gli Stati Uniti, buona parte delle procedure sui vecchi conti è basata su ricerche in-formatiche di eventuali indizi «esterofi li». Ma il dm prevede adempimenti rafforzati per i conti preesistenti di persone fisiche di importo rilevante

(ossia, come detto, quei rap-porti che presentano un saldo in euro pari almeno a 1 milione di dollari).

I conti identifi cati come og-getto di segnalazione saranno considerati tali per tutte le annualità successive, a meno che il titolare non cessi di es-sere una persona oggetto di comunicazione (per esempio perché trasferisce la propria residenza fi scale in Italia o in uno stato estero che non ha adottato il Crs). Per i rappor-ti accesi da persone fi siche a far data dal 1° gennaio 2016, invece, gli obblighi di due dili-gence prevedono che l’interme-diario italiano debba acquisire dal cliente un’attestazione di residenza fi scale. L’autocerti-fi cazione, precisa la relazione al dm, «deve in ogni caso essere valutata nel contesto di tutte le informazioni acquisite in sede di apertura del conto fi nanzia-rio, ivi compresa la documen-tazione raccolta ai sensi della procedura antiriciclaggio».

Laddove la banca ipotizzi che il cliente sia residente all’este-ro, potrà chiedere approfondi-menti o comunque considerare il conto come oggetto di comu-nicazione.

Ai fi ni Iva la previsione per cui il cessio-nario di un bene, o il committente di un servizio, è tenuto a regolarizzare l’ope-razione imponibile posta in essere dal ce-dente, o dal prestatore, senza emissione di fattura, o con fattura irregolare, im-plica il solo obbligo di verifi carne la re-golarità formale, con riferimento al dato cronologico della ricezione della fattura nei termini di legge e alla sussistenza dei requisiti essenziali, come individua-ti dall’art. 21 del dpr 26 ottobre 1972, n. 633, e non esige invece il controllo sostanziale della corretta qualifi cazio-ne fi scale dell’operazione. Così ha deci-so la Commissione tributaria provinciale di Reggio nell’Emilia, con la Sentenza n. 486/3/15 del 02/12/2015, rilevando che la conferma di tale conclusione derive-rebbe anche dal fatto che l’esenzione del cessionario/committente dall’irro-gazione della sanzione pecuniaria è su-bordinata al pagamento della «maggiore imposta eventualmente dovuta» proprio in base ai dati risultanti dallo stesso do-

cumento (aliquota, ammontare dell’im-posta e dell’imponibile) e non a quello dell’intera imposta dovuta in base alla corretta valutazione della qualifi cazione fi scale dell’operazione. Nel caso di spe-cie, a seguito di una verifi ca effettuata presso una società che svolgeva per la ricorrente un servizio di spedizione della corrispondenza, ad avviso della Guardia di Finanza la società aveva dunque inde-bitamente emesso fatture senza addebito Iva, per i corrispettivi dei servizi postali versati alle Poste Italiane, considerando tali importi anticipazioni fatte in nome e per conto dei clienti. Secondo l’Ammini-strazione, però, tali importi non avreb-bero potuto essere così qualifi cati, non essendovi un mandato con rappresentan-za relativo a tale specifi ca anticipazio-ne. La Società avrebbe pertanto dovuto applicare l’Iva con aliquota ordinaria e la ricorrente avrebbe comunque dovuto regolarizzare le fatture, ai sensi dell’art 6, comma 8, dlgs 471/97.

Giovambattista Palumbo

Fatture Iva con controllo formale

Scambio automaticosenza confi ni

Avvio scambio con l’Italia nel 2017 (dati

riferiti al 2016)

1. Anguilla

2. Argentina

3. Austria

4. Barbados

5. Belgio

6. Bermuda

7. Bulgaria

8. Cipro

9. Colombia

10. Corea del Sud

11. Croazia

12. Curacao

13. Danimarca

14. Estonia

15. Finlandia

16. Francia

17. Germania

18. Gibilterra

19. Grecia

20. Guernsey

21. India

22. Irlanda

23. Islanda

24. Isola di Man

25. Isole Cayman

26. Isole Far Oer

27. Isole Turks e Caicos

28 . I s o l e Ve r g i n i Britanniche

29. Jersey

30. Lettonia

31. Liecthenstein

32. Lituania

33. Lussemburgo

34. Malta

35. Mauritius

36. Messico

37. Monserrat

38. Niue

39. Norvegia

40. Paesi Bassi

41. Polonia

42. Portogallo

43. Regno Unito

44. Repubblica Ceca

45. Repubblica Slovacca

46. Romania

47. San Marino

48. Seychelles

49. Slovenia

50. Spagna

51. Svezia

52. Sudafrica

53. Ungheria

Avvio scambio con l’Italia nel 2018 (dati

riferiti al 2017)

1. Albania

2. Andorra

3. Antigua e Barbuda

4. Aruba

5. Australia

6. Belize

7. Canada

8. Cile

9. Costa Rica

10. Ghana

11. Giappone

12. Grenada

13. Indonesia

14. Isole Cook

15. Isole Marshall

16. Principato di Monaco

17. Nuova Zelanda

18. Cina

19. Saint Lucia

20. Saint Vincent e Gre-nadines

21. Samoa

22. Sint Maarten

23. Svizzera

Il decreto sul sito www.italiaoggi.it/documenti

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26 Mercoledì 6 Gennaio 2016 GIUSTIZIA E SOCIETÀUna circolare dei Trasporti: la decorrenza non scatta dalla commissione del reato

Guida alterata, a piedi a lungoRevoca patente dalla data della sentenza in giudicato

DI STEFANO MANZELLI

Chi incorre nelle ipote-si più gravi di guida alterata dall’alcol o dalla droga rischia

di restare a piedi a lungo. La revoca triennale della paten-te scatta infatti dalla data di passaggio in giudicato della sentenza e non dal momento della commissione del reato. Lo ha ribadito il ministero dei trasporti con la circolare n. 29675 del 21 dicembre 2015. La legge di riforma stradale n. 120/2010 ha inasprito le con-seguenze della guida alterata dall’alcol e dalla droga preve-dendo all’interno degli articoli 186, 186-bis e 187 del codice la revoca di tre anni per i condu-centi più negligenti. E’ il caso per esempio degli autotraspor-tatori professionali trovati in cabina gravemente alterati dall’alcol o sotto l’infl uenza di sostanze stupefacenti. Oppure più semplicemente di chiun-que provochi un incidente con una quantità elevata di alcol nel sangue o sotto l’effetto di droghe. L’indicazione letterale

dell’art. 219/3-ter però ha aper-to dubbi sulla data di concreta applicazione della revoca da

parte della motorizzazioni. Da una parte alcune interpretazio-ne giurisprudenziali (in ultimo

Tar Piemonte, sez. II, sentenza n. 1415 del 14 ottobre 2015) ri-tengono che la revoca trienna-

le della licenza di guida parta dalla data dell’accertamento stradale. A parere del ministe-ro dei trasporti, invece, la data di accertamento del reato, da cui decorre il triennio di inibi-zione alla guida, va intesa con riguardo al passaggio in giudi-cato della sentenza e non già con riferimento al momento in cui l’organo di vigilanza conte-sta l’infrazione. Questa inter-pretazione, sostenuta con forza in due precedenti circolari del 7 luglio 2014 e del 18 giugno 2015, torna di stretta attuali-tà, a parere del Mit, a seguito dell’ordinanza n. 19572/2015 del tribunale di Firenze. La decisione toscana, specifi ca la circolare, avvalora la posizio-ne assunta dal ministero. Sul piano logico, specifi ca la nota, appare derimente il fatto che i tre anni per il riconseguimento della patente devono decorre-re dalla revoca e non possono precederla. Conseguendo la revoca alla sentenza penale passata in giudicato anche i tre anni per il riconseguimen-to devono decorrere dalla det-ta data.

Sono valide le multe accertate dalla polizia municipale con le telecamere che riprendono il traffi co dall’automobile di servizio. Purché l’agente verifi chi attentamente l’assenza del trasgressore a bordo di ogni singolo veicolo trovato in divieto di sosta. Lo ha chiarito il ministero dei trasporti con l’inedito parere n. 4851/2015. L’uso di strumentazione elet-tronica in ausilio all’attività della polizia locale diventa sempre più attuale anche in considerazione dell’evoluzione tecnologica degli strumenti di accertamento. Da qualche anno per contrastare i furbetti della sosta per esempio le pattuglie dei vigili hanno a disposizione un dispositivo chiamato Stre-et control utilizzato tra l’altro nella capita-le anche per verifi care la rispondenza dei veicoli al rigoroso rispetto delle limitazio-ni antismog (targhe alterne). In pratica si tratta di una sistema di videoregistrazione georeferenziato che permette alla pattuglia di immortalare la sosta selvaggia dei mezzi e spedire per posta la multa al conducente trasgressivo. Il codice della strada infatti prevede espressamente la possibilità di non

contestare immediatamente l’infrazione in caso di assenza del trasgressore. Per questo motivo la telecamera utilizzata dai vigili non è altro che un ausilio di lavoro, una sorta di taccuino elettronico, specifi ca il mi-nistero, «che facilita l’acquisizione dei dati identifi cativi del veicolo, rimanendo compito dello stesso operatore garantire l’effettiva essenza del trasgressore, legittimando così la contestazione differita». In buona sostan-za se il sistema di video sorveglianza viene utilizzato direttamente dall’agente non serve alcun tipo di omologazione o approvazione. Del resto, conclude il ministero, non sarebbe neppure possibile omologare un dispositivo per l’accertamento automatico dei divieti di sosta perché attualmente il codice stradale non ammette questa tipologia di infrazioni tra quelle automatizzabili completamente. Quindi ben venga l’uso di nuovi sistemi tec-nologici che facilitano l’attività degli organi di polizia stradale. Ma se non sono stati omo-logati per l’impiego automatico sarà sempre necessaria la presenza dell’operatore.

Stefano Manzelli

Sosta selvaggia, multe a strascico valide

Retromarcia solo per pochissimi metri. Ter-za corsia in autostrada riservata ai veicoli che possono circolare a una velocità supe-riore a 100 km/h. Stop al tasto «sport» sulle nuove auto. Biciclette con rimorchio o a tre ruote anche sulle piste ciclabili. Maggiore attenzione agli oggetti trasportati. Sono queste alcune delle nuove regole stradali in vigore in Svizzera dal 1° gennaio 2016. La novità che sta facendo discutere di più gli automobilisti svizzeri è rappresentata dalla limitazione delle manovre di retro-marcia. Infatti, ora non sono più possibili le retromarce lunghe, mentre sono tollerate solo quelle per brevissimi tratti (per esempio per parcheggia-re o per agganciare il rimorchio) op-pure quando non è altrimenti pos-sibile proseguire la marcia o fare l’inversione. Lo scopo della norma è quello di tutelare gli utenti de-boli, in particolare i bambini, poco visibili dagli specchietti retroviso-ri. Qualche perplessità, però, è sta-

ta espressa dall’Automobil Club svizzero, che avrebbe preferito azioni di prevenzio-ne anziché vedere imposta una regola già dettata dal buon senso. Altra importante novità è rappresentata dalla regolamen-tazione della circolazione nelle autostrade con almeno tre corsie nello stesso senso di marcia: con lo scopo di snellire il traffico e aumentare la sicurezza, dal 1° gennaio la corsia più a sinistra è riservata ai veicoli cui è consentito superare la velocità di 100 km/h, dunque con l’esclusione di autobus e mezzi pesanti. Novità anche per i veloci-

pedi: ora sulle piste ciclabili possono cir-colare anche le bici-clette con rimorchio e quelle a tre ruote; inoltre, non è più sanzionabile chi, tenendo le mani sul manubrio, stacca i piedi dai pedali. Viene vietato sulle nuove auto il tasto «sport», cioè la fun-zione che consente una migliore ac-celerazione, mo-dificando anche

il rumore del motore. Gli oggetti con spigoli o punti taglienti dovranno esse-re trasportati coperti con una protezione. Infine, è stata poi abolita una nor-ma ritenuta anacronistica, che imponeva, in presen-za di pedoni incolonnati sul margine stradale, di effettuare il sorpasso len-tamente e a distanza late-rale di almeno un metro.

Enrico Santi

LE NUOVE REGOLE STRADALI IN VIGORE DAL 1° GENNAIO

Svizzera, retromarcia al bando

MODIFICA CLASSAMENTOImportante sentenza (n. 2995/’15)

della Cassazione. «In tema di clas-samento d’immobili», ha deciso il Supremo Collegio, «il contribuente può domandare, in ogni momento, all’Amministrazione la correzione dei dati dichiarati e la rettifi ca della rendita proposta, quando la situazione di fatto o di diritto denunciata non corrisponde al vero, trattandosi di un procedimen-to di accertamento, e, in caso di diniego, avendo diritto ad una defi nizione mirata e specifi ca della sua proprie-tà, può ricorrere, senza necessità di prospettare un interesse generale, al giudice tributario, che procederà alla valutazione dell’immobile, tenendo conto delle sue mutate condizioni ed eventualmente disapplicando i criteri elaborati dall’Amministrazione».

a cura dell’Uffi cio legale della Confedilizia

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27Mercoledì 6 Gennaio 2016MercoledGIUSTIZIA E SOCIETÀIn Gazzetta Ufi ciale il dlgs 212/2015 che attua disposizioni dell’Unione europea

Vittime di reato più tutelateAtti del processo (e denunce) nella propria lingua

DI GIOVANNI GALLI

In caso di delitti commessi con violenza alla persona, la vittima avrà la possi-bilità di essere informata

della scarcerazione o dell’eva-sione dell’imputato o del con-dannato. Qualora la persona offesa sia deceduta in conse-guenza di un reato, le facoltà e i diritti previsti dalla leg-ge possono essere esercitati, oltre che dal coniuge, anche dalla persona legata da re-lazione affettiva e con essa stabilmente convivente. La vittima potrà conoscere e ri-cevere, nella propria lingua, gli atti essenziali per una sua migliore e consapevole parte-cipazione al processo sin dal primo contatto con l’autori-tà. E anche proporre esposti e denunce nella propria lin-gua. Sono alcune delle molte disposizioni contenute nel decreto legislativo di attua-zione della direttiva 2012/29/Ue che istituisce norme in materia di diritti, assisten-za e protezione delle vittime di reato e che sostituisce la

decisione quadro 2001/220/Gai (dlgs 15 dicembre 2015, n. 212, apparso sulla Gazzetta Uffi ciale n. 3 di ieri e in vigo-re dal 20 gennaio prossimo). Il decreto (si veda ItaliaOggi del 12 dicembre scorso) si ri-volge in modo particola-re a chi, vittima di un reato, si dovesse trovare in condizione di parti-colare difficoltà come, ad esempio, le donne, i minori, gli stranieri con diffi coltà con la lingua italiana e a chi ha subito violenza.

Il provvedimento at-tua la delega normati-va prevista dalla legge 96/2013 con riferimento alla direttiva 2012/29/Ue che istituisce nor-me minime in materia di diritti, assistenza e protezione delle vittime di reato e si colloca nel più am-pio contesto della legislazione Ue che, in materia, introduce disposizioni comuni per i vari Stati membri.

Il decreto legislativo, spiega una nota diffusa dalla presi-

denza del consiglio dei mini-stri dopo la riunione dell’11 dicembre scorso che diede il via libera defi nitivo al prov-vedimento, apporta parziali modifi che al sistema norma-tivo vigente. Interviene anche

in materia di interpretariato e traduzione, rafforzando i di-ritti della vittima a conoscere e ricevere, nella propria lin-gua, gli atti essenziali per una sua migliore e consapevole partecipazione al processo sin dal primo contatto con l’auto-

rità. Viene anche garantita la facoltà di presentare, alla pro-cura della Repubblica presso il tribunale del capoluogo del distretto, la denuncia o que-rela nella propria lingua e di ottenere gratuitamente la

traduzione della relativa attestazione. Introdotta la defi nizione di vulnerabili-tà della vittima, che ora è desunta, oltre che dall’età e dallo stato di infermità o di defi cienza psichica, dal tipo di reato, dalle moda-lità e circostanze del fatto per cui si procede. Nella valutazione della condi-zione della persona offesa si terrà conto quindi se il fatto risulta commesso con violenza alla persona o con odio razziale, se è ri-conducibile a criminalità organizzata, terrorismo o

tratta degli esseri umani, se ha fi nalità di discriminazio-ne e se la vittima è affetti-vamente, psicologicamente o economicamente dipendente dall’autore del reato.

In caso di delitti commessi con violenza alla persona, la

vittima avrà la possibilità di essere informata della scarce-razione o dell’evasione dell’im-putato o del condannato. Viene inoltre consentito al giudice di estendere alle persone offese particolarmente vulnerabili le particolari cautele oggi pre-viste solo per i procedimenti penali relativi a specifi che ti-pologie di reato: l’obbligo della riproduzione audiovisiva delle dichiarazioni anche al di fuori delle ipotesi di assoluta indi-spensabilità; l’assicurazione che la persona particolarmen-te vulnerabile non abbia con-tatti con la persona sottoposta ad indagini e non sia chiamata più volte a rendere sommarie informazioni; la previsione che l’esame della persona of-fesa particolarmente vulnera-bile, in incidente probatorio e in dibattimento, sia condotto con modalità protette.

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La banca deve provare il proprio credito a prescindere dalla data di accensione del conto corrente. Il tribunale di Lanciano, nella sentenza del 14 dicembre 2015, ha stabilito che la banca agente in giudizio per l’accer-tamento del proprio credito, se non fornisce le prove in ordine alla certezza del saldo indicato nel primo estratto conto tale saldo iniziale deve essere conside-rato pari a zero. La banca è tenuta «a dimostrare l’en-tità del proprio credito, mediante la produzione degli estratti del conto corrente a partire dall’apertura del conto stesso per consentire, attraverso l’integrale ricostruzione del dare e avere con l’applicazione del tasso di interesse, di determinare il credito stesso, ove sussistente».Secondo il tribunale la produzione parziale degli estratti conto non consente di escludere l’esistenza di poste contabili illegittime (per capitalizzazione di interessi, tassi ultralegali, commissione di massimo scoperto ecc.) e ciò rende necessario l’annullamen-to di tutte le voci non verifi cabili e la conseguente applicazione del «saldo zero» a carico dell’istituto di credito. La sentenza evidenzia che sulla banca ricor-rente grava l’onere della prova a prescindere dalla data di accensione del conto corrente. Nella giurisprudenza di merito si sono formati due orientamenti sull’applicabilità del saldo zero. Un primo orientamento, più favorevole al cliente, ri-tiene che il principio generale dell’onere della prova deve essere temperato avendo riguardo al principio della vicinanza alla fonte della prova. In altri ter-mini l’onere della prova viene posto a carico della parte prossima alla fonte di prova, cioè l’istituto di credito.Un secondo indirizzo, cui aderisce anche la Cassazio-ne, ritiene, invece, che non si debba derogare alla regola generale secondo la quale incombe su chi fa valere in giudizio un diritto l’onere di provare i fat-ti che ne costituiscono il fondamento e, pertanto, la mancanza di una completa documentazione ine-rente all’andamento del rapporto di conto corrente non comporta l’azzeramento del saldo a favore del correntista.

Lucia Prete© Riproduzione riservata

La banca deve sempre provare il proprio credito

Pronte le nuove check list sui bilanci 2015. In vista dell’approssimarsi della chiusura dell’esercizio 2015, revisori e redattori di bilancio sono tenuti sin da subito a iniziare l’analisi delle problematiche e delle criticità che potrebbero profilarsi in fase di chiusura dei conti. Operazione, quest’ultima, ancora più delicata visto che dal 2016 entreranno in vigore le rilevanti novità apportate in materia dal dlgs 139/2015 (nuova disciplina in materia di derivati, costo ammortizzato, avviamento, spese di ricerca e pubblicità ecc.) delle quali è assolutamente consigliabile va-lutarne gli effetti già nel bilancio 2015. In tale prospettiva le check list predisposte a dicembre scorso da Assirevi (scaricabili gra-tuitamente in formato Word dal sito www.as-sirevi.it) costituiscono un utile supporto non solo per i revisori, che dovranno sottoporre a test i redigendi bilanci, ma anche per tutti coloro i quali sono impegnati nella redazione dei documenti.

Le check list AssireviIl quaderno n. 17 è composto da quattro bloc-chi di check list relative a: - società ai cui bilanci d’esercizio sono appli-cabili le disposizioni degli artt. 2423 e segg. del c.c. e i principi nazionali Oic; - società ai cui bilanci consolidati sono appli-cabili le disposizioni del dlgs 127/1991;- società che redigono il bilancio d’esercizio secondo i principi contabili internazionali (Ias/Ifrs) così come omologati dalla Ue, per la parte «Disclosure» (informazioni integrative da fornire nelle note al bilancio);- società che redigono il bilancio d’esercizio secondo i principi contabili internazionali (Ias/Ifrs) così come omologati dalla Ue, per la parte delle informazioni integrative da fornire nelle note al bilancio in accordo con le norme di legge, regolamenti, raccomanda-zioni, delibere e comunicazioni Consob o di altre autorità.

Il voluminoso quaderno (370 pagine) contie-ne una serie di domande che agevolano la verifica della conformità dell’informativa di bilancio rispetto ai principi contabili di rife-rimento e alle norme di legge nonché della corretta applicazione dei criteri e dei metodi di valutazione delle diverse voci di bilancio. Come precisato nella introduzione alle liste di controllo, le stesse, avendo carattere gene-rale, non includono necessariamente tutti gli aspetti significativi che possono emergere nel corso di un lavoro di revisione come, d’altro canto, potrebbero contenere aspetti non rile-vanti in tutte le fattispecie.Viene, inoltre, precisato che il contenuto e l’ampiezza delle liste di controllo dipendono da diversi fattori la cui valutazione è rimessa al giudizio professionale del revisore che deve adattarle alle specifiche circostanze tenendo in considerazione le dimensioni della socie-tà, la natura dell’attività svolta, i rischi di revisione valutati e le eventuali modifiche normative, regolamentari o nei principi con-tabili nel mentre intervenute.In merito alle novità intervenute rispetto alle liste di controllo 2014: mentre, di fatto, nessuna di rilevo è annoverabile per lo socie-tà che redigono il bilancio secondo i principi nazionali, per gli Ias adopters bisogna tener conto che nella corrispondente check list del bilancio 2014 era riportata la possibilità di applicazione anticipata dell’ Ifric 21 - Tribu-ti e dei Miglioramenti agli Ifrs (ciclo 2011-2013). Dal 2015 non si è più di fronte a una facoltà di applicazione bensì a un obbligo di informativa conseguente all’adozione del documento. Si è, invece, di fronte a un’applicazione antici-pata facoltativa nell’esercizio 2015 delle mo-difiche apportate al principio internazionale Ias 19 - Piani a benefici definiti: contributi dei dipendenti e dei Miglioramenti agli Ifrs (ciclo 2010-2012).

Ermando Bozza

QUADERNO ASSIREVI

Bilanci 2015, pronte le check list

Il testo del decretosul sito www.italia-oggi.it/documenti

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28 Mercoledì 6 Gennaio 2016 I M P O S T E E TA S S ECommissione tributaria individua il regime i scale nel momento di stipulazione dell’atto

Demolizioni con dato catastaleLe imposte sulla riqualifi cazione guardano al contratto

DI STEFANO FILIPPI

Ai fi ni delle imposte di-rette, per riqualifi ca-re o meno il contratto di cessione di fabbri-

cato (da demolire) in cessione di area fabbricabile occorre verificare il dato catastale dell’immobile correttamente censito e dichiarato in atto al momento della vendita, indipen-dentemente dall’in-tenzione delle parti. La Commissione tri-butaria provinciale di Verona (sentenza 517-1-15) si uni-forma all’insegna-mento della Corte di cassazione se-condo cui il regime fi scale applicabile è quello al momento della stipulazione dell’atto.

Il caso. Un privato contri-buente cedeva a una società immobiliare con un unico atto di vendita due aree edi-fi cabili e un fabbricato di ci-vile abitazione con garage e

giardino di pertinenza collo-cato su un terreno adiacente alle due aree. Relativamente alle aree edifi cabili il contri-buente aveva provveduto a effettuare la rivalutazione dei terreni con il versamen-to dell’imposta sostitutiva ex legge 448/2001. Non così, invece, per il fabbricato. L’acquirente, ancora prima

de l rog i to , p resentava in Comune un permesso a costruire. Successiva-mente all’at-to procedeva con la demoli-zione del fab-bricato e la costruzione di nuovi alloggi ut i l izzando tutte le aree a disposizio-

ne. L’Agenzia delle entrate, su segnalazione del Comune interessato, faceva scattare un avviso di accertamento volto al recupero delle im-poste sulla plusvalenza de-

rivante dalla cessione del fabbricato.

Secondo l’Uffi cio, sulla base della risoluzione ministeriale n. 395/E del 2008 e del per-messo a costruire presenta-to in comune dall’acquirente, la vera causa del negozio era invece una cessione di area edifi cabile e quindi anche il trasferimento del fabbrica-to andava sostanzialmen-te equiparato a quello di un’area fabbricabile ai sensi dell’art. 67, comma 1, lett. b) per la quale la plusvalenza è, in ogni caso, tassabile, a prescindere dal periodo di possesso. Il contribuente im-pugnava l’avviso davanti alla competente commissione tri-butaria eccependo, tra l’altro, che la cessione aveva a og-getto, come indicato nell’atto, un fabbricato regolarmente iscritto in Catasto, perfet-tamente abitabile e abitato fi no alla data della vendita dal contribuente e dalla sua famiglia, indipendentemente dalle intenzioni e dal compor-tamento adottato in seguito dall’acquirente. La Commis-

sione tributaria provinciale di Verona, chiamata a deci-dere, con la sentenza deposi-tata il 23 novembre scorso ha accolto nel merito il ricorso del contribuente.

Nonostante l’at-tività intrapresa dal l ’acquirente impresa di co-struzioni potesse far pensare che la sua vera intenzio-ne fosse quella di acquisire un’area da poter poi edi-fi care, i giudici di prime cure non hanno riscontrato la mede-sima intenzione anche in capo al privato venditore in considerazione del fatto che sull’immobile ceduto lo stes-so non aveva compiuto alcu-na attività e soprattutto che oggetto dell’atto di cessione era comunque un fabbricato urbano correttamente censito al catasto fabbricati, abitabi-le e abitato fi no al momento della vendita (e quindi non un fabbricato privo di valore economico, destinato necessa-

riamente alla demolizione).Conformandosi con l’in-

segnamento della Suprema Corte di Cassazione, la Ctp di Verona ha ritenuto irrilevan-

ti le intenzioni delle parti sul-la demolizione e ricostruzione del fabbrica-to ed erronea l’applicazione del l ’art . 67 , co.1, lett. b) del Tuir a un terre-no già edifi cato sui cui sorgeva un fabbricato.

La Corte di Cassazione in materia di imposte dirette ha infatti stabilito che non costi-tuiscono redditi diversi le plu-svalenze realizzate a seguito di cessioni a titolo oneroso di terreni su cui insiste già un fabbricato, in quanto da rite-nersi terreni già edifi cati.

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29Mercoledì 6 Gennaio 2016Mercoledì 6I M P O S T E E TA S S ELEGGE DI STABILITÀ 2016/ Il nuovo intervento sui beni posseduti nell’impresa

Rivalutazione ad ampio raggioChance anche con i principi contabili internazionali

DI FABRIZIO G. POGGIANI

La rivalutazione dei beni posseduti nell’ambito dell’impresa può essere eseguita anche dai sog-

getti che redigono il bilancio utilizzando i principi conta-bili internazionali, anche con riferimento alle partecipa-zioni costituenti immobiliz-zazioni fi nanziarie, ai sensi del comma 3-bis, dell’art. 85 del Tuir. Per questi sogget-ti, l’importo corrispondente al maggior valore oggetto del riallineamento, al netto dell’imposta sostitutiva dovu-ta, è vincolato in una riserva in sospensione d’imposta che può essere affrancata, con il pagamento di un’imposta so-stitutiva pari al 10%.

La legge di Stabilità 2016 (208/2015) interviene nuo-vamente sui beni d’impresa, risultanti nel bilancio chiuso al 31/12/2014, e ripropone la rivalutazione fiscale degli stessi (si veda ItaliaOggi del 17/10/2015) con effetti diffe-riti.

La detta rivalutazione è possibile per i soggetti giu-ridici indicati nelle lettere a) e b), comma 1, art. 73, dpr 917/1986 (Tuir), che non ap-plicano i principi contabili internazionali, in deroga a quanto prescritto dall’art. 2426 c.c. e dalle leggi vigenti in materia, e per i beni iscritti nelle immobilizzazioni, com-prese le partecipazioni, con esclusione dei beni alla cui produzione o scambio è di-retta l’attività d’impresa (per esempio, gli immobili costru-iti e/o acquistati e destinati alla vendita).

Di conseguenza, possono ri-valutare tutti i soggetti (indi-viduali e/o collettivi), nonché gli enti non commerciali, in tal caso per i beni inseri-ti nell’ambito delle attività d’impresa eventualmente esercitate, e le società e gli enti non residenti ma con sta-bili organizzazioni collocate sul territorio nazionale.

La rivalutazione, di natura «volontaria», deve essere ese-guita sul bilancio successivo a quello del 2014 (per i solari, al 31/12/2015), deve riguardare tutti i beni inseriti nella me-desima categoria e la stessa deve essere riportata sul libro degli inventari e menzionata nella nota integrativa di detto esercizio, oltre a essere indi-cata nel modello dichiarativo, in apposito prospetto di ricon-ciliazione dei valori fi scali e civilistici.

Con riferimento al costo, si rende necessario versare un’imposta sostitutiva delle imposte dirette (Ires/Irpef e Irap), pari al 16% per i beni ammortizzabili (in genere i beni strumentali) e pari al 12% per quelli non ammor-tizzabili (terreni e partecipa-

zioni), entro il termine pre-scritto per il pagamento delle imposte dei redditi riferibile al periodo in cui la rivaluta-zione è stata eseguita (2015), con possibile applicazione dell’istituto della compensa-

zione e utilizzo della delega «F24». La riserva di rivaluta-zione potrà essere rivalutata soltanto con l’ulteriore paga-mento dell’imposta sostitu-tiva pari al 10%, da versarsi con le medesime modalità

previste per il riallineamento dei valori dei beni.

Con riferimento agli effetti (ammortamenti), la legge di Stabilità 2016 dispone il dif-ferimento degli stessi al terzo periodo d’imposta successivo

(2018) a quello con riferimen-to al quale la rivalutazione è stata eseguita (2015), mentre la rilevanza fi scale dei valori, ai fi ni della determinazione delle minusvalenze e/o plu-svalenze da cessione, decor-rerà dal 2019, stante il fatto che tale effetto è differito al quarto periodo d’imposta suc-cessivo (1/1/2019).

Se l’imprenditore cede a ti-tolo oneroso, assegna ai soci o destina i beni a fi nalità estra-nee all’esercizio dell’impresa, o al consumo personale, i beni rivalutati in data anteriore a quella di inizio del quarto esercizio successivo a quello nel cui bilancio la rivaluta-zione è stata eseguita (2019), perde gli effetti tributari per i maggiori valori e determina le plusvalenze e/o le minusva-lenze e deve utilizzare il costo fi scale dello stesso bene, pri-ma della rivalutazione.

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Le dichiarazioni dell’emittente, rilasciate nel corso di una verifi ca a suo carico, non sono suffi cienti a dimo-strare la fi ttizietà delle operazioni dichiarate dall’uti-lizzatore. Le dichiarazioni di terzi, se rimangono l’uni-co l’elemento di prova, non possono, da sole, adempiere all’onere probatorio che incombe all’Agenzia, anche considerato che hanno valore meramente indiziario e che devono essere confortate da altri elementi di prova. Questo il decisum della Commissione tributaria provinciale di Reggio nell’Emilia, con la sentenza n. 503/03/15 del 9/12/2015. Nel caso di specie, a seguito delle dichiarazioni dell’emittente di avere emesso fat-ture per operazioni inesistenti, l’Agenzia aveva pro-ceduto a una verifi ca nei confronti di uno degli utiliz-zatori, riscontrando duplicazioni di numerazione di fatture, differenze nell’oggetto tra la copia detenuta dall’emittente e quella detenuta dall’utilizzatore, l’as-senza di un contratto scritto e il pagamento sempre per contanti. Il ricorrente, però, evidenziava che le dichiarazioni rilasciate presentavano diverse con-traddizioni, che ne dimostravano l’inattendibilità. La Ctp rilevava dunque che la numerazione delle fatture era regolare, la fattura che doveva contenere diffe-renze di descrizione rispetto alla copia dell’emit-tente appariva integra e regolarmente registrata e il ricorrente svolgeva attività di gestione di super-mercati, che gli consentiva di utilizzare il contante della cassa per i pagamenti. Ne conseguiva quindi che l’impianto accertativo si fondava solo sulle di-chiarazioni di terzo, rispetto alle quali doveva essere allora verifi cata la sussistenza dei caratteri di gravi-tà, precisione e concordanza. Caratteri però che, ad avviso dei giudici, non sussistevano, dato che, tra le altre, non ne era stata provata la natura confessoria e quali conseguenze negative, in concreto, avessero provocato al suo autore (dato che in tal caso sarebbero state prove processualmente autosuffi cienti). L’affer-mazione poi che l’emittente non avrebbe avuto motivi per mentire, era, secondo i giudici, sostanzialmente

qualifi cabile come un tenta-tivo di inversione dell’onere della prova.

Giovambattista Palumbo© Riproduzione riservata

Operazioni fi ttizie, serve più della dichiarazione

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La rivalutazione dei beni d’impresa in pillole

Destinatari Titolari di reddito d’impresa (società di persone, di capitali, cooperative, enti pubblici e privati e persone i siche).

Oggetto Immobilizzazioni materiali, ammortizzabili e non e le partecipazioni costituenti immobilizzazioni i nanziarie.

Sostitutiva L’imposta sostitutiva è applicabile nella misura:• del 16% per i beni ammortizzabili• del 12% per i beni non ammortizzabili• del 10% per affrancamento della riserva in sospensionePagamento in un’unica soluzione entro il termine di versamento delle imposte sui redditi dovute per il periodo d’imposta, con riferimento al quale la rivalutazione è eseguita (2015) e possibile utilizzo dell’istituto della compensazione.

Effetti Dall’1/1/2018 per il valore i scale (ammortamenti).Dall’1/1/2019 per la rilevanza di minusvalenze e plusvalenze.

Norme applicabili

Si rendono applicabili le disposizioni di cui agli artt. 11, 13, 14 e 15, legge 342/2000, dm 162/2001, dm 86/2002 e commi 475, 477 e 478, art. 1, legge 311/2004.

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30 Mercoledì 6 Gennaio 2016 I M P O S T E E TA S S EIl chiarimento fornito dall’Agenzia delle entrate con la circolare n. 38 del 2015

Mediazione, 90 giorni di stopLa sospensione decorre dalla ricezione del ricorso

DI SERGIO TROVATO

Il termine di sospensione di 90 giorni per le contro-versie soggette a reclamo e mediazione decorre dalla

ricezione del ricorso notifi cato a mezzo posta all’ente impositore e non dalla data di spedizione. Se il ricorso viene notifi cato dal contribuente a mezzo posta, dunque, i 90 giorni di sospen-sione imposti ex lege prima che possa essere depositato presso la segreteria della commissione tributaria adita, come avviene per l’ordinaria costituzione in giudizio, decorrono dalla data di ricezione del ricorso. È questa la presa di posizione espressa dall’Agenzia delle entrate con la circolare 38/2015 (si veda Ita-liaOggi del 30 dicembre scorso), con la quale ha commentato le novità introdotte dal decreto delegato di riforma del proces-so tributario (156/2015), che ha apportato modifi che di rilievo anche all’istituto del reclamo e della mediazione.

I chiarimenti della circolareNella circolare, corretta-

mente, viene posto in rilievo che i termini per la costitu-zione del ricorrente «restano sospesi durante il procedi-mento», che si colloca tra «l’avvio dell’azione giudizia-ria (coincidente con la notifi -ca del ricorso)» e l’eventuale successiva costituzione in giudizio. Mentre si ritiene del tutto infondata la tesi che il termine dilatorio dei 90 gior-ni decorra dalla ricezione del ricorso da parte del fi sco in caso di spedizione a mezzo del servizio postale. Secondo l’Agenzia, «il termine di 90

giorni va computato dalla data di notifica del ricorso all’ente impositore. Se la no-tifi ca del ricorso è effettuata a mezzo del servizio postale, il predetto termine decorre dal-la data di ricezione del ricorso da parte dell’ente destinata-rio, in analogia con quanto accade per la decorrenza del termine per la costituzione in giudizio del ricorrente, alla luce del prevalente indirizzo della giurisprudenza della Corte di cassazione». A con-forto di questa tesi vengono citate, poi, alcune pronunce

della Cassazione che sono state superate da interpre-tazioni più recenti. Con l’or-dinanza 18125/2015, infatti, modificando il precedente orientamento, la Cassazione ha sostenuto che i termini per la costituzione in giudizio de-corrono dalla spedizione del ricorso a mezzo posta.

Per i contribuenti che si dovessero allineare alla tesi dell’Agenzia, in effetti, si po-trebbe profi lare la dichiara-zione d’inammissibilità del ricorso, se depositato tardi-vamente, poiché i 90 giorni decorrono dalla sua data di spedizione e nei successivi 30 giorni va depositato a pena d’inammissibilità. Natural-mente anche questi termini sono soggetti a sospensione nel periodo feriale che va dal 1° al 31 agosto di ogni anno. Va ricordato che il rispetto del termine dilatorio dei 90 giorni, prima del deposito in commissione tributaria nei successivi 30 giorni, è impo-sto per tutti i ricorsi soggetti alla procedura di reclamo e mediazione, vale a dire per tutte le controversie il cui

valore non sia superiore a ventimila euro.

La tesi della CassazioneLa Cassazione (ordinanza

18125/2015) ha di recente af-fermato che per i ricorsi tri-butari conta la data di spedi-zione. Per i giudici di piazza Cavour, la rituale costituzio-ne in giudizio del ricorrente è «ancorata alla spedizione e non alla ricezione del ricorso da parte del resistente». Sia in primo grado che in appello i ricorsi devono essere depo-sitati in commissione tributa-ria entro 30 giorni, che decor-rono dalla data di spedizione e non dalla data di ricezione da parte del destinatario. Non a caso è richiesto il deposito presso la segreteria del giudi-ce adito del ricorso unitamen-te alla copia della ricevuta di spedizione inviata per racco-mandata a mezzo del servizio postale.

In realtà, sul momento a partire dal quale decorre il termine di 30 giorni per la costituzione in giudizio non c’è stata uniformità di ve-dute nella giurisprudenza sia di legittimità sia di me-rito e questo ha contribuito a ingenerare dubbi sulla correttezza degli adempienti processuali. E, come eviden-ziato, ha indotto in errore anche l’Agenzia delle entrate. Negli anni scorsi sempre la Suprema corte aveva assunto una posizione diversa, soste-nendo che il termine entro il quale la copia del ricorso spedito per posta deve esse-re depositata nella segreteria della commissione tributaria adita decorre non già dalla data della spedizione, ben-sì da quella della ricezione dell’atto. Per la decorrenza del termine dalla ricezione del ricorso si era espressa la Cassazione con le pronun-ce 12185/2008, 9173/2011, 16565 e 18373/2012). Allo stesso modo, per esempio, aveva preso posizione la com-missione tributaria regionale di Napoli, sezione VII, con la sentenza 96/2015. Per i giu-dici campani, il dies a quo decorre dal momento in cui il ricorso giunge alla contro-parte, tenuto conto della data dell’avviso di ricevimento, che è onere del contribuente pro-durre qualora sorgano dei dubbi sulla tempestività o meno del deposito in segre-teria. Questo orientamento giurisprudenziale, al quale ha fatto riferimento l’Agen-zia nella circolare 38, è però ormai da ritenere superato.

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730 precompilata fase due: l’Agenzia fa luce sulle cor-rette tempistiche. Attraverso un apposito comunicato stampa le Entrate hanno infatti ritenuto di dover fornire chiarimenti in merito alla corretta scadenza per l’invio dei dati relativi ai rimborsi delle spese sanitarie alla luce dell’articolo pubblicato su ItaliaOggi di ieri dal titolo «730 fase 2, c’è più tempo». Il comunicato stampa delle en-trate conferma che le scadenze per l’invio dei dati relativi alle spese sanitarie 2015 è regolato come segue:- entro il 31 gennaio (per il 2016 entro il 1° febbraio visto che il 31 è domenica), le strutture sanitarie ed i medici devono trasmettere al Sistema Tessera Sanitaria i dati relativi alle spese sanitarie e ai rimborsi effettuati nel 2015 per prestazioni non erogate o parzialmente erogate;- entro il 28 febbraio (per il 2016 entro il 29 febbraio visto che il 28 è domenica), gli enti e le casse aventi esclusivamente fi ne assistenziale e i fondi integrativi del Servizio sanitario nazionale inviano all’Agenzia delle entrate i dati relativi alle spese sanitarie rimborsate nell’anno 2015 per effetto dei contributi versati dai contribuenti iscritti a tali enti e casse.Sempre entro il suddetto termine del 28 febbraio do-vranno essere inviate anche le comunicazioni relative alle spese universitarie, la previdenza complementare e le spese funebri. Resta pertanto fermo, conclude il co-municato stampa di ieri, l’obbligo di trasmissione entro il 31 gennaio al Sistema Tessera Sanitaria dei dati relativi ai rimborsi effettuati dalle strutture sanitarie e dai me-dici per prestazioni non erogate o parzialmente eroga-te. La puntualizzazione dell’Agenzia delle entrate è più che opportuna. La pubblicazione sul sito internet della bozza delle specifi che tecniche per la trasmissione dei dati aveva innescato negli operatori del settore più di un dubbio circa l’esatta tempistica dei nuovi adempimenti. Dubbi scaturiti soprattutto dalla frase che accompagna la pubblicazione delle bozze sul sito internet delle Entrate: «Di seguito vengono riportate le bozze delle specifi che tecniche per la trasmissione delle comunicazioni delle spese e dei rimborsi (i cui dati saranno utilizzati nella dichiarazione precompilata 2016) da inviare entro il 28 febbraio 2016, in attesa che siano defi niti i relativi prov-vedimenti di approvazione.», dopo il comunicato stampa di ieri, non ci sono più dubbi.

Spese sanitarie e rimborsi I dati entro il 1° febbraio

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31Mercoledì 6 Gennaio 2016MePUBBLICA AMMINISTRAZIONELo prevede lo schema di decreto legislativo di riordino delle società pubbliche

Tornano i controlli preventiviAlla Corte conti la verifi ca sulle nuove partecipate

Pagina a cura DI LUIGI OLIVERI

Tornano i controlli esterni preventivi di legittimità, sia pure limitati alla sola fatti-

specie della costituzione di nuo-ve società partecipate. Il dlgs di riordino delle società pubbliche, in dirittura in consiglio dei mi-nistri (sai veda ItaliaOggi di ieri), rispolvera i controlli pre-ventivi, modifi cando in parte il ruolo delle sezioni regionali della Corte dei conti, affi dando loro per la prima volta ed in via espressa una funzione di vera e propria verifi ca preventiva del-la legittimità delle delibere fi -nalizzate alla costituzione delle società. Si prevede, infatti, che le amministrazioni pubbliche prima di adottare il provvedi-mento destinato a far sorgere una società dovranno inviare lo schema dell’atto e la relazione tecnica allegata alla sezione della Corte dei conti competen-te. La magistratura contabile verifi cherà la congruenza delle motivazioni sulla necessità del-la società per il perseguimento

dei fi ni istituzionali dell’ente, degli obiettivi gestionali e del-la convenienza economica e so-stenibilità fi nanziaria, anche confrontando la scelta dell’en-te con modalità alternative di gestione, come la gestione in via diretta o l’esternalizzazione (tramite appalti o concessioni). Inoltre, la Corte dei conti veri-fi cherà la coerenza della costi-tuzione di nuove società con i piani di razionalizzazione delle partecipate, se adottati. Come per ogni vero e proprio proce-dimento di controllo, la sezione competente entro 30 giorni do-vrà formulare rilievi, altrimenti l’accertamento si intenderà po-sitivo. La Corte dei conti potrà chiedere una volta sola chiari-menti, sospendendo il termine per il controllo e l’ente inte-ressato dovrà rispondere con specifi co riferimento ai rilievi mossi dalla sezione. Le diffu-sissime violazioni delle molte-plici norme che da anni, ormai, indicano alle amministrazioni pubbliche locali di rivedere l’assetto delle società parteci-pate devono aver convinto il legislatore che i soli controlli

interni o l’esercizio di un’auto-nomia decisionale «responsabi-le» non bastino ad assicurare il rispetto delle norme. Da qui la scelta, da considerare inevita-bile, di ripristinare i controlli preventivi, che probabilmente andrebbe estesa a moltissime altre materie. C’è, tuttavia, un’incongruenza. L’attività di controllo non è di natura giuri-sdizionale, ma amministrativa. Affi dare, dunque, i controlli ad un giudice signifi ca coinvolgerlo in una funzione di amministra-zione, il che non è perfettamen-te in linea con la Costituzione e l’indipendenza dei giudici. Per altro, se si qualifi cassero gli atti di controllo della Corte alla stregua di provvedimenti amministrativi si arriverebbe al paradosso della possibilità che gli enti ricorrano al Tar contro provvedimenti del giu-dice contabile.

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Reclutamenti e mobilità del personale delle società parte-cipate seguiranno i modelli operativi vigenti nelle pubbliche amministrazioni, sia pure con rilevanti peculiarità. Lo sche-ma del decreto attuativo della riforma Madia riguardante le partecipate fa il punto sulla disciplina dei rapporti di lavoro dei circa 1 milione di dipendenti delle società pubbliche.Regole generali. Poiché le società sono persone giuridiche di diritto privato, ai rapporti di lavoro dei loro dipendenti si applicano le disposizioni previste dal codice civile, dalle leggi sul rapporto di lavoro subordinato nell’impresa e dai contratti collettivi. A tale disciplina generale derogano le specifiche disposizioni contenute nel decreto legislativo di riforma delle partecipate.Reclutamento. Lo schema riprende le indicazioni contenu-te nell’art. 18 del dl 112/2008. Le società a controllo pubblico sono obbligate ad adottare regolamenti interni, con i qua-li fissare criteri e modalità delle assunzioni, rispettosi dei principi, anche di derivazione comunitaria, di trasparenza, pubblicità ed imparzialità, nonché dei principi di cui all’art. 35, co. 3, del dlgs 165/2001. In poche parole, il reclutamento dovrà avvenire mediante concorsi. Occorre ricordare che le società dovranno applicare anche le regole anticorruzione, particolarmente rigorose per il rischio specifico connesso pro-prio ai reclutamenti. In assenza dei regolamenti interni, o laddove le assunzioni non abbiano rispettato le procedure viste prima, le assunzioni saranno nulle. Spetterà al giudice ordinario la giurisdizione sia sulla validità dei regolamenti, sia sulle procedure di assunzione.Obiettivi di contenimento. Ciascuna amministrazione partecipante dovrà definire obiettivi specifici annualmente, per indicare alle società gli strumenti di contenimento dei costi del personale, anche facendo riferimento alle norme che impongono vincoli alle amministrazioni stesse. Le direttive delle amministrazioni dovranno essere recepite dalle società, attraverso la contrattazione di secondo livello.Mobilità. Alle società è data facoltà di stipulare accordi tra loro, per attivare processi di mobilità obbligatoria, senza il consenso dei dipendenti, dovute a comprovate ragioni tecni-che, organizzative e produttive. Tali mobilità avverranno nel raggio di 50 km (art. 30, co. 2, primo periodo, dlgs 165/2001). Tuttavia, gli accordi collettivi stipulati dalle organizzazioni sindacali possono ampliare il raggio territoriale dei trasfe-rimenti. Le p.a. dovranno adottare atti di indirizzo, per indi-care alle società di esperire le procedure di mobilità, prima di attivare procedure finalizzati a nuovi reclutamenti. La mobilità tra le società partecipate e le amministrazioni pub-bliche, partecipanti o meno al capitale, è vietata.Esuberi. La mobilità obbligatoria potrà essere utilizzata anche per favorire il riassorbimento di eventuali esuberi, dovuti a ragioni economiche o organizzative. In questo caso, le società a controllo pubblico potranno farsi carico per un periodo massimo di trre anni di una quota non superiore al 30% del costo del personale trasferito, purché le proprie disponibilità di bilancio lo consentano. In questo caso, le ri-sorse che le società cedenti trasferiscono alle cessionarie non concorrono alla formazione dell’imponibile per le imposte sul reddito e l’Irap. Per favorire i processi di razionalizzazione, fusione o soppressione delle società (anche mediante loro liquidazione), al personale delle società soppresse andato in esubero si potrà applicare la disciplina di tutela prevista nel caso di cessione d’azienda, in deroga all’art. 29 del dlgs 276/2003. In questo modo, il personale potrà essere trasferito all’aggiudicatario della prima gara successiva alla chiusura delle attività delle società.Reinternalizzazione. Fermo restando il divieto della mobilità dalle società alle amministrazioni pubbliche, lo schema di dlgs attribuisce alle amministrazioni la facoltà di reinternalizzare proprio personale, a suo tempo trasferito alle società partecipate, prima di procedere a nuove assun-zioni dall’esterno. Ciò sempre laddove le società debbano ridimensionarsi. La reinternalizzazione (per la prima volta espressamente consentita dalla legge) potrà essere effettuata esclusivamente nei limiti dei tetti del turn over.Regole privatistiche. Come ultima ratio, laddove i dipen-denti delle società non siano ricollocati mediante le mobilità o le rinternalizzazioni, per loro si applicano le norme in tema di mobilità regolata dalla legge 223/1991 e gli ammortizzatori sociali (Naspi e Asdi) previsti dal dlgs 22/2015.

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LE DISPOSIZIONI SUL PERSONALE

Reclutamenti doc

Cos’è il bail in e come funzionerà

Quali investimenti sono aggredibili

Come si valuta la solidità

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di credito

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Con il testo delle norme che entreranno

in vigore dal primo gennaio 2016

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32 Mercoledì 6 Gennaio 2016 DIRITTO E IMPRESALo Sviluppo economico apre alla semplii cazione nel Registro imprese

Aumenti di capitale faciliUna sola notifi ca in Cdc per le diverse tranche

DI CINZIA DE STEFANIS

Il ministero dello Sviluppo economico apre alla sem-plificazione nel caso di avvenuto aumento di ca-

pitale a pagamento. Renden-do possibile il deposito presso il Registro delle imprese di un’unica attestazione di avve-nuto aumento di capitale con riferimento alle azioni emesse in diverse tranche nel corso del periodo di offerta. Trattandosi di società quotate, infatti, non interessa agli uffi ci del registro delle imprese conoscere quan-te azioni sono sottoscritte, di volta in volta, dai soci durante le due, tre o più «fi nestre» di emissione delle nuove azioni. Questo è l’importante principio espresso dallo Sviluppo econo-mico - divisione VI - Registro delle imprese, con il parere del 3/11/2015 prot. n. 222196 di ri-sposta alla Consob. Quest’ulti-ma infatti evidenziava che nei periodi di offerta delle azioni

rivenienti dalle suddette ope-razioni di aumento di capitale sono state rilevate anomalie nell’andamento dei prezzi dei titoli azionari che, soprattutto nei primi giorni, sono risultati fortemente sopravvalutati. I tecnici Mise per semplifi care

gli adempimenti presso il Re-gistro imprese all’avvenuta sottoscrizione delle azioni di nuova emissione ritengono basti il deposito di un’unica attestazione (entro i 30 giorni previsti dall’art. 2444 c.c.) con cui l’amministratore dichia-

ra l’ammontare del capitale sociale sottoscritto alla data dell’invio telematico al registro delle imprese. Analogamente, si considera suffi ciente un’uni-ca attestazione anche per gli altri casi di aumento di capi-tale realizzato in più «fi nestre» di emissione delle nuove azio-ni, quali, per esempio, l’eser-cizio dei diritti inoptati offerti ai sensi dell’articolo 2441 c.c., e l’esecuzione in più tranche di piani di stock option o stock grant. Il tutto va compiuto en-tro 30 giorni dalla prima sot-toscrizione cui l’attestazione si riferisce. È suffi ciente che l’at-testazione trasmessa le riuni-sca in un solo dato aggregato, segnalando l’ammontare del

capitale sottoscritto alla data dell’invio on line.

PER LE ISTANZE

Restauratori, più tempo alla qualificaViste le oltre 10 mila do-mande presentate per l’ac-quisizione della qualifi ca di collaboratore restauratore il termine dei lavori è pro-rogato al 29 febbraio 2016. È con l’avviso del ministe-ro dei beni culturali del 22 dicembre 2015 che la com-missione per la valutazio-ne dei requisiti dei candi-dati all’acquisizione della qualifi ca di collaboratore restauratore - tecnico del restauro, ha richiesto una proroga di 60 giorni per il termine dei lavori, così come previsto dall’artico-lo 1, comma 3, del decreto direttoriale 23 aprile 2015 di istituzione della com-missione stessa. Con «inse-gnamento tecnico-pratico» si fa riferimento ad attività tecnico didattiche di con-servazione e restauro svol-te in aula, in laboratorio e in cantieri didattici su beni culturali mobili e superfi -ci decorate di beni archi-tettonici, aventi carattere eminentemente pratico e fi nalizzate all’acquisizione delle conoscenze tecnico-manuali necessarie per affrontare il restauro di detti beni. Sono comprese nelle ore di insegnamento tecnico-pratico le ore dei tirocini formativi svolti durante il percorso di for-mazione.

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APPARECCHIATURE

Estetisti, il 12 gennaio parte la riforma

Dal 12 gennaio 2016 en-trerà in vigore la nuova di-sciplina sulle apparecchia-ture utilizzabili nell’attività estetica. Laddove le schede delle singole apparecchiatu-re prevedano raccomanda-zioni o valutazioni anche di condizioni patologiche e il soggetto non disponga di informazioni certe si rende-rà necessario il coinvolgi-mento del medico di fi ducia. Questo è quanto si legge nel decreto 15 ottobre 2015 n. 2016 del ministero dello svi-luppo economico con il qua-le è stata aggiornata, alla luce del progresso tecnico e delle esigenze di mercato, la disciplina delle apparec-chiature elettromeccaniche utilizzabili per l’attività di estetista, ampliando, da un lato, la gamma delle ap-parecchiature utilizzabili in condizioni di sicurezza e, dall’altro, meglio preci-sando le condizioni del loro corretto utilizzo. Le stru-mentazioni necessarie per le attività estetiche vengono utilizzate su soggetti con-senzienti adeguatamente informati sulle procedure cui vengono sottoposti, le fi -nalità delle strumentazioni che verranno utilizzate, le modalità di utilizzazione, i possibili risultati attesi e le eventuali controindicazioni e rischi.

DI MARCO OTTAVIANO

Entro gennaio dovreb-be partire il fondo anti dissesto. Finanziato con 100 milioni, sarà

alimentato da risorse del fondo di sviluppo e coesione, riservato per l’80% al Sud. La legge (col-legato ambiente) è stata appe-na approvata dalla camera, ma l’unità di missione di Palazzo Chigi è già al lavoro per met-tere il denaro a disposizione delle regioni. Servirà un dpcm, da presentare insieme al mini-stero dell’ambiente, che di fatto è già quasi pronto. A gennaio è atteso per la pubblicazione. Queste le parole, all’indomani dell’approvazione del Collega-to ambiente, del direttore della struttura di missione contro il dissesto idrogeologico e per lo sviluppo delle infrastrutture idriche, Mauro Grassi, in me-rito al fondo anti dissesto. Con l’approvazione del collegato ambientale, infatti, è stato istituito un fondo per la pro-gettazione degli interventi di mitigazione del rischio idroge-ologico, che avrà l’obiettivo di fi nanziare l’avanzamento della progettazione delle opere per il contrasto al dissesto. Il fondo - dotato di 100 milioni di euro assegnati dal Cipe con la de-libera n. 32/2015 - funzionerà con un meccanismo di rotazio-ne che consentirà di rifondere quanto anticipato al momento del fi nanziamento dell’opera.

La struttura di missione #Ita-liasicura sta già lavorando con il ministero dell’ambiente alla predisposizione del regolamen-to per garantire in breve tempo l’operatività del fondo, che si pone l’obiettivo di recuperare il ritardo nella progettazione delle opere contro frane e al-luvioni che rappresenta uno degli ostacoli all’apertura dei cantieri. Con lo stesso collega-to ambientale risultano raffor-zati, inoltre, i vincoli a tutela dell’assetto idrogeologico, con particolare riferimento all’at-tività edilizia e alla disciplina del silenzio assenso, mentre, per la prima volta in Italia, una dotazione pari a 10 milio-ni di euro è stata destinata a interventi di rimozione o de-molizione di immobili abusivi realizzati in aree soggette a rischio idrogeologico eleva-to. Una scelta che conferma come la migliore prevenzione possibile sia quella di rispetta-re i vincoli di pericolosità che è la natura stessa a imporre: le case e le infrastrutture non devono essere più costruite in aree esposte al rischio di frane o di alluvione. Importanti no-vità anche per il settore idrico, con l’istituzione di un fondo di garanzia per il potenziamento delle infrastrutture idriche, comprese le reti di fognatura e depurazione, la cui realizza-zione risulterà essenziale per il superamento delle procedure di infrazione comunitaria.

Budget da 100 mln operativo da gennaio

Contro il dissestoun fondo ad hoc

Riqualifi cazione e riu-so di beni pubblici, a par-tire dalle case cantoniere dell’Anas, a supporto di nuovi piani di valorizza-zione turistico-culturali del territorio italiano e al servizio della cliente-la stradale. Si tratta di immobili di particola-re interesse presenti in prossimità di specifi che reti e circuiti turistici e di mobilità: la via Fran-cigena e il tracciato dell’Appia antica. Il pro-getto pilota sarà pronto entro il 30 giugno 2016 e subito dopo partiranno i relativi bandi. Queste le fi nalità del protocol-lo d’intesa sottoscritto lo scorso 16 dicembre, alla presenza del mini-stro delle infrastrutture e dei trasporti, Grazia-no Delrio, del ministro dei Beni e delle attività culturali, Dario France-schini, del presidente di Anas, Gianni Vittorio Armani, e del direttore dell’Agenzia del dema-nio, Roberto Reggi, per la riqualificazione e il riuso di beni pubblici, a partire dalle case can-toniere dell’Anas Suc-cessivamente saranno compresi il cammino di Francesco (La Verna-As-sisi), il cammino di San Domenico, il circuito del barocco in Sicilia, la ci-clovia del Sole (Verona-Firenze), la ciclovia Ve-nezia-Torino. L’accordo sottoscritto defi nirà le linee guida per l’attua-zione di un progetto pi-lota che partirà dall’ana-lisi delle potenzialità di un primo portafoglio di 30 case cantoniere indi-viduate su tutto il ter-ritorio nazionale, che sarà progressivamente integrato con ulteriori beni pubblici dismessi, appartenenti allo stato, agli enti territoriali e ad altri enti pubblici. Nei prossimi mesi saranno quindi definiti i piani di utilizzo (turismo, cul-tura, accoglienza, risto-razione, ospitalità ecc.) delle case cantoniere inserite nel progetto, la tipologia dei servizi che offriranno e che andran-no ad ampliare quelli a supporto delle attività di esercizio e manuten-zione della rete stradale mantenendone la dispo-nibilità. Su tutto il ter-ritorio nazionale l’Anas possiede 1.244 case can-toniere (di cui 607 sono utilizzate a vario titolo – uso istituzionale o di supporto alle attività di esercizio).

RIQUALIFICAZIONI

Case Anas a supportodel turismo

rivenienti dalle suddette ope- gli adempimenti presso il Re-

L’Uffi cio europeo dei brevetti (Epo) ha completato i prepa-rativi per il lancio del brevetto unico Ue che prevede una pro-cedura unica di registrazione di un’invenzione in tutti i 26 Paesi Ue facenti parte dell’accordo, Italia compresa. L’Epo ha portato a termine le procedure legislative, inclusi gli atti dele-gati, economici e fi scali al lancio del brevetto. «Adesso siamo legalmente, tecnicamente e operativamente pronti per lanciare il brevetto europeo», ha confermato Benoit Battistelli, presidente Epo. «Mancano solo l’apertura del tribunale unico sul brevetto e la ratifi ca fi nale da parte dei paesi membri», ha aggiunto. L’Italia ha aderito al brevetto unico nell’ottobre 2015 dopo una lunga querelle legale che ha visto Roma cercare di aggiungere l’italiano alle tre lingue uffi ciali previste per il brevetto unico - inglese, francese e tedesco. Il brevetto unico permetterà pro-tezione semplifi cata delle invenzioni su tutto il territorio Ue e un taglio dei costi di traduzione e deposito.

Il brevetto Ue ai nastri

Il parere sul sito www.italiaoggi.it/documenti

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33Mercoledì 6 Gennaio 2016MercoLAVORO E PREVIDENZAIl ministero del lavoro spiega che si applicano anche le norme su iscrizione e status

Patto di servizio per i disabiliPer il collocamento mirato valgono le regole generali

DI DANIELE CIRIOLI

Per iscriversi al colloca-mento disabili occorre sottoscrivere il patto di servizio persona-

lizzato, dichiarare la propria immediata disponibilità a svolgere attività lavorativa e partecipare alle misure di politica attiva del lavoro. Una volta iscritti, inoltre, la per-manenza nel collocamento è assicurata anche se si svol-ge un lavoretto che dà basso reddito (8.000 se dipendente, 4.800 se autonomo), mentre si decade dall’iscrizione per la durata di due mesi (e non più sei) se per tre volte (e non più due) non ci si presenta alla convocazione degli uffici. A stabilirlo, tra l’altro, è il mini-stero del lavoro nella circola-re n. 34/2015, equiparando la disciplina dei «collocamenti» (ordinario e disabili o mira-to) in conseguenza del dlgs n. 150/2015 (decreto semplifi ca-zioni nell’ambito della rifor-ma Jobs act).

Più uguaglianza. La con-

clusione del ministero è rag-giunta mediante interpreta-zione del comma 3 dell’art. 18 del dlgs n. 150/2015, non presente nella prima ver-sione del decreto di riforma (anzi stabiliva esattamente il contrario). Stabilisce che le norme del Capo II del dlgs (principi generali e comuni in materia di politiche attive del lavoro) «si applicano al collocamento dei disabili, di cui alla legge n. 68 del 1999, in quanto compatibili». Per il ministero, la compatibi-

lità sussiste prima di tutto riguardo alle norme sulle attività di politica attiva del lavoro (art. 18 del dlgs n. 150/2015) che, pertanto, vanno svolte anche ai fini del collocamento mirato.Parimenti sussiste per le disposizioni sull’iscrizione al collocamento e sul requi-sito dello «stato di disoccu-pazione» (art. 19). Pertanto, può iscriversi nell’elenco del collocamento mirato dove ha la propria residenza o in altro elenco del territorio

nazionale, la persona pri-va d’impiego che dichiara l’immediata disponibilità a svolgere attività lavorativa e a partecipare alle misure di politica attiva del lavoro. Ancora, la compatibilità sus-siste per gli artt. 9 e 10, per cui la permanenza nell’elen-co del collocamento mirato è compatibile con il rapporto di lavoro subordinato e al-tra attività lavorativa nei termini indicati in tabella.

Patto di servizio. Sem-

pre per il ministero, inoltre, la persona iscritta al collo-camento mirato è tenuta a stipulare il patto di servizio personalizzato (art. 20) ed è soggetta alla disciplina sul «rafforzamento dei mecca-nismi di condizionalità e li-velli essenziali delle presta-zioni relative ai benefi ciari di strumenti di sostegno al reddito» (art. 21). In tal caso, tuttavia, si tratta di condizioni di miglior favore rispetto a quelle previste dalla legge n. 68/1999. In-fatti, mentre quest’ultima prevede «la decadenza dal diritto all’indennità di di-soccupazione ordinaria e la cancellazione dalle liste di collocamento per un perio-do di sei mesi del lavoratore che per due volte consecuti-ve senza giustifi cato motivo non risponda alla convoca-zione», in base alle nuove norme la decadenza dalla prestazione scatta alla terza assenza alle convocazioni e la decadenza dallo stato di disoccupazione è per due mesi soltanto.

La valutazione del rischio inerente alla presenza di ordigni bellici inesplo-si è dovuta sempre, per ogni attività di scavo, quale che sia la profondità e la tipologia. La valutazione va fatta dal co-ordinatore per la sicurezza ed è inutile rivolgersi alle strutture amministrative pubbliche (il ministero della difesa, per esempio), in quanto non esistono map-pature uffi ciali sui territori interessa-ti dalla presenza di ordigni bellici. Lo precisa la commissione per gli interpelli sulla sicurezza del lavoro nella nota n. 14/2015.

Tre quesiti. I chiarimenti sono arrivati a risposta di tre quesiti del consiglio nazionale degli ingegneri:

1) se, appunto, la valutazione del ri-schio di presenza di ordigni bellici ine-splosi sia da intendersi relativa ai rischi derivanti dalle attività di scavo ovvero limitatamente ai rischi derivanti dalla specifi ca attività di bonifi ca da eseguir-si da parte di impresa specializzata in bonifi che di ordigni bellici;

2) se la valutazione di tale rischio, che deve essere effettuata dal coordinatore per la sicurezza, sia sempre necessaria (cioè in ogni cantiere in cui sia prevista un’attività di scavo) oppure soltanto a seguito di specifi ca richiesta da parte del committente, motivata sulla base di dati storici oggettivi che testimonino la possibilità di rinvenimenti di ordigni bellici inesplosi;

3) quale sia il ruolo e le forme di col-laborazione previste e consentite dalla normativa con il ministero della difesa e/o Stato maggiore della difesa, soggetti che presumibilmente sono in possesso di mappature uffi ciali in tema di ordigni bellici inesplosi.

Tre chiarimenti. Rispondendo al primo quesito, la commissione precisa che la valutazione del rischio inerente alla pre-senza di ordigni bellici inesplosi «deve

intendersi riferita alle attività di scavo, di qualsiasi profondità e tipologia, come espressamente previsto dall’art. 28 del dlgs n. 81/2008», il T.u. sicurezza.

In merito al secondo quesito, la com-missione precisa che la predetta valu-tazione «deve essere sempre effettuata dal coordinatore per la sicurezza, in sede progettuale, qualora in cantiere siano previste attività di scavo». Ad esempio, la valutazione, nell’ambito del Piano di sicurezza e di coordinamento (Psc), può essere effettuata sulla base di dati disponibili per via di:

• analisi storiografi ca;• fonti bibliografi che di storia loca-

le;• fonti conservate presso gli Archivi

di Stato, archivi dei comitati provincia-li protezione antiaerea e archivi delle prefetture;

• fonti del ministero della difesa (uf-fi ci Bcm di Padova e di Napoli rispet-tivamente per l’Italia settentrionale e l’Italia meridionale e le isole);

• stazioni dei carabinieri;• aerofototeca nazionale di Roma;• vicinanza a linee viarie, ferroviarie,

porti o comunque infrastrutture strate-giche durante il confl itto bellico;

• eventuali aree precedentemente bo-nifi cate prossime a quelle in esame.

In alternativa o a integrazione dell’analisi documentale (specie qualo-ra questa risulti di scarsa entità) può essere effettuata anche un’analisi stru-mentale.

Infi ne, in merito al terzo quesito la commissione precisa che «non esiste al-cuna mappatura uffi ciale comprensiva di tutte le aree del territorio nazionale interessata dalla presenza di possibili ordigni bellici» e che il ministero della difesa ha avviato un progetto di realiz-zazione di un database geografi co.

Daniele Cirioli

In ogni scavo il rischio di ordigni bellici

Ammortizzatori sociali in deroga verso il capoli-nea. Il 2016, infatti, è l’ultimo anno per cassa inte-grazione e mobilità concesse in deroga alla norma-tiva vigente, grazie al rifi nanziamento (250 milioni di euro) della legge n. 208/2015 (Stabilità 2016). A ricordarlo è il ministero del lavoro in una nota pubblicata ieri sul sito internet.

Principale misura «anti crisi» a favore delle picco-le aziende, gli ammortizzatori in deroga sono stati abrogati dalla riforma Fornero (legge n. 92/2012). In base al decreto n. 83743/2014, la concessione è possibile in presenza di contrazione o sospensione dell’attività lavorativa per le seguenti situazioni: eventi transitori non imputabili a imprenditore o lavoratori; temporanee crisi di mercato; crisi azien-dali; ristrutturazione o riorganizzazione.

Per favorire la transizione verso il nuovo sistema degli ammortizzatori sociali in costanza di rapporto di lavoro (decreto legislativo n. 148/2015 – riforma Jobs act), la legge di Stabilità 2016 (articolo 1, comma 304) ha rifi nanziato gli interventi in deroga per l’anno 2016 per 250 milioni di euro e ha previsto che:

a) la cig in deroga può essere concessa o proro-gata, dal 1° gennaio e fi no al 31 dicembre 2016, per un periodo non superiore a tre mesi nell’arco di un anno;

b) l’indennità di mobilità in deroga non può essere concessa ai lavoratori che hanno già fruito di pre-stazioni di mobilità in deroga per almeno tre anni, anche non continuativi;

c) per i restanti lavoratori il trattamento può essere concesso per non più di quattro mesi, non ulterior-mente prorogabili, più ulteriori due mesi nel caso di lavoratori residenti nel Mezzogiorno (aree individuate dal Testo Unico di cui al dpr n. 218/1978).

La parola passa ora a regioni e province che pos-sono disporre la concessione dei trattamenti (cassa integrazione e mobilità) in misura non superiore al 5% delle risorse attribuite, ovvero in eccedenza a tale quota disponendo autonomamente alla coper-tura degli ulteriori oneri. In ogni caso, gli effetti dei trattamenti non possono prodursi oltre la data del 31 dicembre 2016.

Carla De Lellis

Ammortizzatori in derogaall’ultima proroga

prla castipeso«rniveziodial cacorisdafa

I limiti del collocamento

Decadenza Lavoro dipendente oltre 8.000 euro annui

Conservazione• Lavoro dipendente i no a 8.000 euro annui• Lavoro autonomo o di impresa i no a 4.800 euro annui

SospensioneLavoro dipendente oltre 8.000 euro annui di durata i no a sei mesi

Esempi

A) lavoro dipendente per 9.000 euro e durata sette mesi = decadenzaB) lavoro dipendente per 9.000 euro e durata cinque mesi = sospensione

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34 Mercoledì 6 Gennaio 2016 PROPRIETÀ EDILIZIA Risultati dello sgravio del 25% su Imu e Tasi sancito dalla legge di Stabilità per i canoni concordati

I risparmi dell’affitto detassato Gli effetti per i contribuenti nei capoluoghi di regione

Confedilizia diffonde i dati relativi agli effetti sui singoli contribuenti della

riduzione del 25%, disposta con la legge di Stabilità, dell’Imu e della Tasi sugli immobili locati attraverso i contratti «concordati».

I risparmi sono stati calcolati su immobili-tipo situati in tutti i capo-luoghi di regione.

Sono interessate a que-sto sgravio tre tipologie di contratti di locazione: i contratti agevolati, della durata di tre anni più due di rinnovo; i contratti per studenti universitari, di durata da sei mesi a tre anni; i contratti transitori (di durata da 1 a 18 mesi), se stipulati nei comuni nei quali il canone deve essere stabilito dalle parti appli-cando gli accordi territo-riali (aree metropolitane di Roma, Milano, Venezia, Ge-nova, Bologna, Firenze, Na-poli, Torino, Bari, Palermo, Catania; comuni confinanti con tali aree; altri comuni capoluogo di provincia).

La norma dispone che

l’imposta, determinata ap-plicando l’aliquota stabili-ta dal comune, «è ridotta al 75%». La conseguenza è che la riduzione di un quar-to dell’Imu e della Tasi si applicherà nel 2016 all’im-posta dovuta sulla base delle aliquote stabilite per il 2015 dai singoli comuni. Ciò, perché la stessa legge di stabilità vieta alle am-ministrazioni locali, per il prossimo anno, di modifica-re in aumento le aliquote stabilite per quest’anno.

«Si tratta», ha dichiara-to il presidente di Confe-dilizia, Giorgio Spaziani Testa, «di una misura im-portante, che rappresenta quell’inversione di tenden-za nella tassazione degli immobili locati che Confe-dilizia chiedeva da tempo. La consideriamo, insieme con le altre misure di ridu-zione delle imposte sulla casa previste dalla legge di stabilità, un ottimo punto di partenza per un cammi-no, che dovrà proseguire, di graduale ma continua cor-rezione degli errori compiu-ti sull’immobiliare a partire dalla manovra Monti».

© Riproduzione riservata

Immobili locati con contratti «concordati»

(a canone calmierato)

Fonte: Confedilizia* Rendita media per immobili di categoria catastale A/2 tratta dalle statistiche catastali dell’Agenzia delle Entrate NB: Gli importi relativi alle città di Aosta, L’Aquila, Milano, Potenza e Roma sono stati depurati della quota parte dovuta dal conduttore Importi espressi in euro

Legge di Stabilità 2016

• Eliminazione della Tasi sull’abitazione principale (eccetto A/1, A/8 e A/9)• Riduzione del 25% di Imu e Tasi sugli immobili locati sulla base degli Accordi territoriali (contratti agevolati, per studenti universitari e transitori)• Riduzione del 50% di Imu e Tasi sulle abitazioni concesse in comodato come abitazioni principali a i gli o genitori (eccetto A/1, A/8 e A/9)• Blocco degli aumenti dei tributi regionali e locali (Tari esclusa)• Rinnovo delle detrazioni rafforzate per interventi di ristrutturazione (50% - Irpef) e di risparmio energetico (65% - Irpef/Ires), oltre che per acquisto mobili (50% - Irpef)• Assegnazione agevolata di immobili ai soci di società

Quelle riportate qui sopra sono alcune fra le misure sull’immobiliare contenute nella legge di Stabilità per il 2016. Confedilizia guarda ad esse con un duplice sguardo: con soddisfazione, per avere fi nalmente ottenuto interventi in favore di un comparto reduce da quattro anni di ipertassazione, ma anche con fi ducia, considerando queste misure come l’inizio di un’opera di correzione degli errori compiuti in passato.

«Come preannunciato tempo fa dal sottosegretario all’economia, Paola De Micheli, il governo ha stan-ziato 1,5 miliardi per il risarcimento, anche attraverso finanziamenti agevolati, dei danni provocati ai privati dalle calamità naturali.

È questa la strada per affrontare il problema, non certo quella di imporre ai proprietari di casa una nuova tassa, sotto forma di polizza obbligatoria, che sarebbe il modo migliore per vanificare l’effetto fiducia che si propone il presidente del consiglio attraverso la detas-sazione Imu-Tasi della prima casa». L’ha dichiarato il presidente della Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa che ha aggiunto: «Non va dimenticato, poi», ha detto, «che gli italiani pagano già, ogni anno, quasi 600 mi-lioni di euro ai consorzi di bonifica proprio per essere difesi dagli eventi calamitosi (200 dei quali a carico dei proprietari urbani). Per non parlare del tributo per l’esercizio delle funzioni di tutela, protezione e igiene dell’ambiente, che ancora viene corrisposto alle province per circa 300 milioni di euro».

«Inoltre», ha proseguito il presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa, «deve ricordarsi che la polizza obbligatoria anticalamità è già stata sonoramente boc-ciata dall’Antitrust.

«Una copertura assicurativa generale contro le calamità naturali, secondo l’Autorità garante della concorrenza e del mercato, comporta rilevanti e inevita-bili limitazioni alla regola della concorrenza» (Parere 12 aprile 1999).

«Non si può dimenticare, ha sottolineato ancora l’An-titrust, che l’imposizione di un obbligo assicurativo contri-

buisce a irrigidire la domanda dei consumatori, che saranno indotti ad accettare le condi-zioni praticate dalle imprese, anche quando le considerano particolarmente gravose (Pa-rere 20 novembre 2003)».

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LA POLIZZA SAREBBE UNA NUOVA TASSA

Fondi per risarciredanni da calamità

Questa pagina viene pubblicata ogni primo mercoledì del mese

ed è realizzataDALL’UFFICIO STAMPAdella CONFEDILIZIA

L’ORGANIZZAZIONE DELLA PROPRIETÀ IMMOBILIARE

www.confedilizia.it - www.confedilizia.eu

«L’allarme lanciato da Confesercenti circa l’enorme numero di locali commerciali sfitti ci trova completa-mente d’accordo», ha dichiarato il presidente di Confedi-lizia, Giorgio Spaziani Testa. «Si tratta di un fenomeno che la Confedilizia denuncia da tempo, osservandolo e vivendolo dal punto di vista dei tanti proprietari locato-ri. Altrettanto concordi ci trova la proposta di prevedere sgravi fiscali per i proprietari che affittano locali commerciali, e in particolare l’estensione an-che a questi im-mobili del regime della cedolare secca, che sta ben funzionando nel comparto abita-tivo. Basti pensa-re, infatti, che le imposte statali e locali sugli immo-bili non abitativi locati arrivano a mangiarsi fino all’80% del cano-ne, anche per via della ridicola deduzione Irpef per le spese, pari al 5%. Ciò che non vediamo nell’analisi di Confesercenti è la segnalazione di un’altra causa, de-cisiva, dell’alto numero di locali vuoti: una legislazione sugli affitti commerciali fuori dal tempo, che impedisce a proprietari e inquilini di concordare liberamente gli elementi essenziali del contratto e che quindi, soprat-tutto in un periodo di crisi, non consente l’incontro di domanda e offerta, in particolare in caso di apertura di nuove attività da parte di giovani. Confesercenti compia un passo ulteriore e apra a un intervento di moder-nizzazione del settore. Se ne avvantaggerebbe l’intera economia».

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SULL’ALLARME DI CONFESERCENTI

Norme e meno fiscocontro i negozi sfitti

Giorgio Spaziani Testa

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35Mercoledì 6 Gennaio 2016

Dopo il crollo di lunedì. Milano +1,20%. Euro in calo a 1,0715 $

Borse, prove di rimbalzoDenaro su Fca (+2,64%) e Ferrari (+2,11%)

Prove di rimbalzo per le borse europee dopo il tonfo di lunedì. A Milano il Ftse Mib

è terminato in progresso dell’1,20% a 20.983 punti e l’All Share dello 0,74% a 22.704. In Europa sopra la parità Londra (+0,72%), Pa-rigi (+0,34%) e Francoforte (+0,26%). Gli indici america-ni si mantenevano invece in territorio negativo: intorno a metà seduta il Dow Jones cedeva lo 0,43% e il Nasdaq lo 0,41%. Lo spread fra Btp decennali e Bund tedeschi è sceso a 96.

Sul fronte macroeconomico, il dato sulla disoccupazione in Germania a dicembre non ha sorpreso i mercati, ponendo-si in linea con le aspettative al 6,3%, invariato rispetto al mese. L’inflazione nell’area euro, secondo la lettura preli-minare, è salita dello 0,2% su base annua, stabile rispetto a novembre. In Italia il tas-so di infl azione medio annuo nel 2015 è stato pari a +0,1%, il livello più basso dal 1959. Negli Stati Uniti le vendite al dettaglio delle catene nazio-nali nella quinta settimana di dicembre sono calate del-lo 0,3% su base mensile, ma sono cresciute del 2,2% su base annua.

A piazza Affari denaro su Fiat Chrysler (+2,64%) all’in-domani dei buoni dati sulle immatricolazioni in Italia e dopo gli ottimi numeri degli Usa. Positive anche Ferrari (+2,11%) e Exor (+0,52%). Sugli scudi Finmeccanica (+3,96%): positivi i giudizi de-gli analisti dopo che il gruppo ha annunciato che l’ammon-

tare del contratto siglato il 31 dicembre con il ministero dell’interno è pari a 450 mi-lioni. In particolare Banca Imi, Banca Akros ed Equita sim hanno confermato le rac-comandazioni buy. In luce an-che Poste italiane (+3,37%),

Telecom Italia (+1,33%), Terna (+1,74%), Enel G.P. (+2,37%), Enel (+1,9%), Cnh I. (+2,6%) e Unipol (+2,32%).

In ordine sparso i banca-ri, dove spicca la fl essione di B.Mps (-2,74%). Bene, inve-ce, B.P.E.Romagna (+1,25%),

Intesa Sanpaolo (+1,95%), Unicredit (+0,62%), Ubi B. (+0,59%), B.P.Milano (+0,11%) e B.Popolare (+0,74%). Debole Mediobanca (-0,12%). Lette-ra su B.Mediolanum (-1,7%), che ha registrato in dicembre una raccolta netta di 956 mi-lioni.

Sull’Aim in gran spolvero Gala (+12,59%), che ha an-nunciato l’acquisizione del ramo d’azienda Soluzione ef-fi cienza casa dalla controllata Gala Tech.

Nei cambi, chiusura in calo per l’euro sotto 1,08 dollari a 1,0715. Euro-yen a 127,74. L’effetto Cina sui mercati azionari tende a deprimere la moneta unica e il biglietto verde e a favorire la valuta giapponese.

Per le materie prime, ancora in discesa il petrolio: a Londra il Brent arretrava di 88 cente-simi a 36,33 dollari e a New York il Wti era scambiato a 35,95 dollari (-80 cent).

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La Banca centrale cine-se è corsa ai ripari dopo il tracollo dei listini azionari e dello yuan avvenuto lu-nedì. L’istituto di Pechino ha innanzitutto iniettato nel sistema fi nanziario del paese 130 miliardi di yuan (18,6 mld euro) attraver-so operazioni di rifinan-ziamento a sette giorni con un tasso di interesse del 2,25%. L’iniziativa è finalizzata a calmare gli investitori dopo il sell-off, con lo Shanghai Composi-te che era sprofondato del 7%. People’s Bank of Chi-na sta quindi cercando di segnalare ai mercati che manterrà un atteggiamen-to accomodante. Secondo alcune indiscrezioni, inol-tre, il governo ha avver-tito a voce, attraverso la Consob locale, i manager delle maggiori società pub-bliche che l’acquisto coatto di azioni non scadrà a fi ne settimana.

L’istituto sta intervenen-do anche sul mercato valu-tario per sostenere lo yuan, che due giorni fa aveva perso parecchio terreno nei confronti del biglietto verde. La Pboc sta utilizzando al-cune delle principali banche statali per comprare valuta cinese e vendere dollari.

Gli analisti di Barclays osservano che le autorità dell’ex Celeste impero «han-no contribuito a stabilizzare il sentiment in mattinata», anche se sui mercati fi nan-ziari «prevale la cautela».

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IN CINA

Dalla Pboc liquidità anticrisi

Il real brasiliano ha accusato una brusca ca-duta nella prima sessione di contrattazioni del 2016, a causa delle preoccupazioni riguardanti un aggravamento della recessione. Il cambio con il dollaro è salito a quota 4,06 dopo che la scorsa settimana aveva chiuso a 3,9584. Han-no pesato negativamente i dati sul comparto manifatturiero cinese, che lunedì avevano fat-to crollare i mercati azionari di tutto il mondo. «I dati dal-la Cina ostacolano gli sforzi del governo brasiliano volti a stimolare l’economia», ha commentato Reginaldo Gal-

hardo, commodity manager per l’agenzia di in-termediazione Treviso Corretora, come riporta il Wall Street Journal. Galhardo ha ricordato che Pechino è il principale partner commercia-le del Brasile, soprattutto per quanto riguarda il mercato delle commodity, come il minerale ferroso. «A questo punto nessuno scommette su una ripresa», ha aggiunto l’esperto.

In caduta libera il real brasiliano

CambiDivisa Valuta/ U.i.c. Var. Cross Euro prec. ass. su $

Quotazioni indicative rilevate dalle banche centrali

LEGENDA TASSI Prime rate. Il prime rate Abi è la media dei tassi ai migliori clienti rilevati tra gli istituti bancari. È rilevato ogni quindici giorni, all’inizio e alla metà del mese. Pil. I tassi di crescita del prodotto interno lordo riportati nella tabella sopra sono rilevati con periodicità trimestrale. Infl azione. È la variazione dell’indice dei prezzi al consumo rilevato ogni mese dall’Istat.

Tassi e dati macro Ultima Prece- Variaz. rilevazione dente assoluta

Tassi EuroE.O.N.I.A. E.O.N.I.A. Scadenza Scadenza

Preziosi e metalli Den. Let. Den. Let.

Il primo quotidiano

i nanziario italiano

Corona Ceca 27,022 27,023 -0,0010 25,1461

Corona Danese 7,4605 7,462 -0,0015 6,9426

Corona Norvegese 9,588 9,6475 -0,0595 8,9224

Corona Svedese 9,2235 9,1696 0,0539 8,5832

Dollaro Australiano 1,4982 1,5153 -0,0171 1,3942

Dollaro Canadese 1,4976 1,5172 -0,0196 1,3936

Dollaro N Zelanda 1,6001 1,6146 -0,0145 1,4890

Dollaro USA 1,0746 1,0898 -0,0152 -

Fiorino Ungherese 315,2 315,39 -0,1900 293,3184

Franco Svizzero 1,0847 1,0891 -0,0044 1,0094

Rand Sudafricano 16,7643 16,9558 -0,1915 15,6005

Sterlina GB 0,73235 0,7381 -0,0058 0,6815

Yen Giapponese 127,88 129,78 -1,9000 119,0024

Zloty Polacco 4,3084 4,2955 0,0129 4,0093

Tasso uffi ciale di riferimento 0,05 0,15 0,10

Rendistato Bankitalia(lordi) 1,03 1,02 0,01

Tasso Infl azione ITA 0,10 0,10 0,00

Tasso Infl azione EU 0,10 0,00 0,10

Indice HICP EU-12 120,10 120,20 -0,10

HICP area EURO ex tobacco 117,22 117,40 -0,18

Tasso annuo crescita PIL ITA 0,84 0,57 0,27

Tasso di disoccupazione ITA 10,57 12,18 -1,61

1 sett -0,236

1 mese -0,235

2 mesi -0,236

3 mesi -0,245

4 mesi -0,252

5 mesi -0,259

6 mesi -0,265

7 mesi -0,270

8 mesi -0,276

9 mesi -0,281

10 mesi -0,285

12 mesi -0,291

Preziosi ($ per oncia)Oro 1077,93 1078,26Argento 13,97 14,02Palladio 535,47 536,55Platino 884,9 888,3Metalli ($ per tonn.)Aluminium 1463 1462,5Rame 4645 4644Piombo 1714 1713,5Nickel 8525 8500

Stagno 14155 14150Zinco 1573 1572Monete e Preziosi (quote in €)Sterlina (v.c) 223,73 245,88Sterlina (n.c) 225,17 265,71Sterlina (post 74) 225,17 265,71Marengo Italiano 173,86 203,95Marengo Svizzero 172,39 201,52Marengo Francese 171,86 197,42Marengo Belga 171,34 196,25

EuriborEuriborScadenza

1 Sett. -0,230

2 Sett. -0,226

1 M -0,199

2 M -0,162

3 M -0,131

6 M -0,040

9 M 0,004

12 M 0,060

BtpBtpScadenza Rendimento

2Yr BTP -0,009

3Yr BTP 0,054

5Yr BTP 0,528

10Yr BTP 1,499

30Yr BTP 2,634

dati macroUltima Prece- Variaz.

rilevazione dente assoluta

Tassi EuroE.O.N.I.A. E.O.N.I.A. Scadenza Scadenza

TA S S I E VA L U T EIrs

Int. Rate Swap (Euro) Scad. Denaro Lettera

1 anno -0,095 -0,055

2 anni -0,091 -0,051

3 anni -0,014 0,026

4 anni 0,106 0,146

5 anni 0,239 0,279

6 anni 0,376 0,416

7 anni 0,515 0,555

8 anni 0,650 0,690

9 anni 0,776 0,816

10 anni 0,888 0,928

12 anni 1,084 1,124

15 anni 1,294 1,334

20 anni 1,470 1,510

25 anni 1,510 1,550

30 anni 1,515 1,555

Fonte: EMMI Valori al 04/1/2016

$)37,9,0 +3&56,50 (, %655, , 13)99, (, &9,0/,! *0/(,! 4,'&7! .&5)3,)

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Page 31: Goffredo Pistelli a pag. 7 - Regione Abruzzo Goffredo Pistelli a pag. 7 RESISTETTE ALL’URSS Una sostenitrice di Solidarnosc in una giunta Pd ... da Angela Merkel, bisogne-rà prendere

36 Mercoledì 6 Gennaio 2016 MERCATI E FINANZA

Valori al 05/01/2016

Ivy Gl.Investors Asset Strat.A EUR 1469,40

POLAR CAPITAL FUNDS

www.polarcapital.co.uk

Comparto Classe NAV Valori aldi Azioni

Global Technology EUR 23,51 04/01/2016 GBP 17,2900 04/01/2016 USD 25,4000 04/01/2016

Healthcare Opportunities EUR 24,07 31/12/2015 GBP 17,7400 31/12/2015 USD 26,1500 31/12/2015

Polar Japan Fund USD 21,70 05/01/2016 GBP 14,7700 05/01/2016 JPY 2585,4600 05/01/2016

UK Absolute Return EUR 12,22 18/11/2013 GBP 10,2523 18/11/2013 USD 16,5042 18/11/2013 EUR 12,5050 18/11/2013 GBP 10,4927 18/11/2013 USD 16,8911 18/11/2013

Class AClass AClass AClass IClass IClass I

www.metlife.it

MetLife Europe Limited

Rappresentanza Generale per l’Italia

Via Andrea Vesalio n. 6

00161 Roma

Valorizzazione al:

MetLife Protezione in Crescita 70% 1,353

MetLife Protezione in Crescita 80% 1,238

Alico Monet. Protetto 04/01/16 1,107

Alico P.P. Eur 2015 31/12/15 1,000

Alico P.P. Eur 2016 04/01/16 0,992

Alico P.P. Eur 2017 04/01/16 1,025

Alico P.P. Eur 2018 04/01/16 1,066

Alico P.P. Eur 2019 04/01/16 1,103

Alico P.P. Eur 2020 04/01/16 1,121

Alico P.P. Eur 2021 04/01/16 1,161

Alico P.P. Eur 2022 04/01/16 1,164

Alico P.P. Eur 2023 04/01/16 1,201

Alico P.P. Eur 2024 04/01/16 1,141

Alico P.P. Eur 2025 04/01/16 1,157

Alico P.P. Eur 2026 04/01/16 1,391

Alico P.P. Eur 2027 04/01/16 1,188

Alico P.P. Eur 2028 04/01/16 1,073

Alico P.P. Eur 2029 04/01/16 1,211

Alico P.P. Eur 2030 04/01/16 1,217

Alico P.P. Eur 2031 04/01/16 1,273

Alico P.P. Eur 2032 04/01/16 1,194

Alico P.P. Usa 2015 31/12/15 1,053

Alico P.P. Usa 2016 04/01/16 1,063

Alico P.P. Usa 2017 04/01/16 1,080

Alico P.P. Usa 2018 04/01/16 1,140

Alico P.P. Usa 2019 04/01/16 1,189

Alico P.P. Usa 2020 04/01/16 1,203

Alico P.P. Usa 2021 04/01/16 1,277

Alico P.P. Usa 2022 04/01/16 1,245

Alico P.P. Usa 2023 04/01/16 1,289

Alico P.P. Usa 2024 04/01/16 1,186

Alico P.P. Usa 2025 04/01/16 1,266

Alico P.P. Usa 2026 04/01/16 1,521

Alico P.P. Usa 2027 04/01/16 1,260

Alico P.P. Usa 2028 04/01/16 1,182

Alico P.P. Usa 2029 04/01/16 1,121

Alico P.P. Usa 2030 04/01/16 1,318

Alico P.P. Usa 2031 04/01/16 1,396

Alico P.P. Usa 2032 04/01/16 1,318

Alico P.P. Global 2015 31/12/15 1,004

Alico P.P. Global 2016 04/01/16 0,999

Alico P.P. Global 2017 04/01/16 0,962

Alico P.P. Global 2018 04/01/16 1,082

Alico P.P. Global 2019 04/01/16 1,176

Alico P.P. Global 2020 04/01/16 1,139

Alico P.P. Global 2021 04/01/16 1,184

Alico P.P. Global 2022 04/01/16 1,155

Alico P.P. Global 2023 04/01/16 1,204

Alico P.P. Global 2024 04/01/16 1,151

Alico P.P. Global 2025 04/01/16 1,195

Alico P.P. Global 2026 04/01/16 1,434

Alico P.P. Global 2027 04/01/16 1,161

Alico P.P. Global 2028 04/01/16 1,077

Alico P.P. Global 2029 04/01/16 1,232

Alico P.P. Global 2030 04/01/16 1,196

Alico P.P. Global 2031 04/01/16 1,289

Alico P.P. Global 2032 04/01/16 1,201

Alico Prot.Trim. Eur 04/01/16 1,083

Alico Prot.Trim. Usa 04/01/16 1,089

Alico Gest.Bilanc.Glob 04/01/16 1,413

Alico Gest.Azion.Glob 04/01/16 1,482

Alico Gest.Bilanc.Eur 04/01/16 1,405

Alico Gest.Azion. Eur 04/01/16 1,437

Alico Aper.Indiciz.Eur 04/01/16 1,063

Alico Aper.Indiciz.Usa 04/01/16 1,725

Alico Aper.Indiciz.Glo 04/01/16 1,397

Alico Aper.Indiciz.Ita 04/01/16 0,876

Alico Liquidita’ 04/01/16 1,059

Alico R. Prudente 04/01/16 1,245

Alico R. Crescita 04/01/16 1,182

Alico R. Multi Comm. 04/01/16 0,380

Alico Multi Comm. 04/01/16 0,400

Alico R. Peak Usa 2015 31/12/15 1,050

Alico R. Peak Usa 2020 04/01/16 1,150

Alico R. Peak Usa 2025 04/01/16 1,250

Alico R. Peak Usa 2030 04/01/16 1,271

Alico R. Peak Usa 2035 04/01/16 1,276

Alico R. Peak Eur 2015 31/12/15 1,088

Alico R. Peak Eur 2020 04/01/16 1,179

Alico R. Peak Eur 2025 04/01/16 1,266

Alico R. Peak Eur 2030 04/01/16 1,330

Alico R. Peak Eur 2035 04/01/16 1,264

Alico R. Peak Asia 2015 31/12/15 1,139

Alico R. Peak Asia 2020 04/01/16 1,270

Alico R. Peak Asia 2025 04/01/16 1,416

Alico R. Peak Asia 2030 04/01/16 1,497

Alico R. Peak Asia 2035 04/01/16 1,481

Alico Sec. Acc. 2016 04/01/16 1,053

Alico Sec. Acc. 2017 04/01/16 1,069

Alico P.P. Asia 2015 31/12/15 1,157

Alico P.P. Asia 2020 04/01/16 1,291

Alico P.P. Asia 2025 04/01/16 1,409

Alico P.P. Asia 2030 04/01/16 1,429

Alico P.P. Asia 2035 04/01/16 1,482

Alico Long Investment 04/01/16 0,794

Alico Agriculture 04/01/16 0,410

Alico Metals 04/01/16 0,376

04/01/16

Il resto,scopritelo da voi.

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UNIDESIO 760071 12,186 28/12/2015

UNIDESIO 760072 12,232 28/12/2015

UNIDESIO 760073 12,251 28/12/2015

UNIDESIO 760075 12,977 28/12/2015

UNIDESIO 760078 11,6310 28/12/2015

UNIDESIO 760080 11,7430 28/12/2015

UNIDESIO 760082 11,7450 28/12/2015

UNIDESIO 760085 10,789 28/12/2015

UNIDESIO 760088 12,3980 28/12/2015

UNIDESIO 760091 12,5330 28/12/2015

UNIDESIO 760095 10,556 28/12/2015

UNIDESIO 760096 11,1420 28/12/2015

UNIDESIO 760098 12,390 28/12/2015

UNIDESIO 760099 11,7470 28/12/2015

UNIDESIO 760102 11,232 28/12/2015

UNIDESIO 760104 11,1660 28/12/2015

UNIDESIO 760105 10,7000 28/12/2015

UNIDESIO 760106 12,0800 28/12/2015

UNIDESIO 760109 11,6070 28/12/2015

AZZOAGLIO CONSERVATIVO 6,830 28/12/2015

AZZOAGLIO DINAMICO 5,779 28/12/2015

AZZOAGLIO EQUILIBRATO 6,917 28/12/2015

UNIDESIO PRUDENTE 11,576 28/12/2015

UNIDESIO MODERATO 11,973 28/12/2015

UNIDESIO ATTIVO 12,437 28/12/2015

UNIDESIO VIVACE 12,496 28/12/2015

OBBLIGAZIONARIO MISTO 10,731 28/12/2015

AZIONARIO EURO 9,553 28/12/2015

AZIONARIO GLOBALE 12,404 28/12/2015

BILANCIATO 12,045 28/12/2015

CONSERVATIVE 10,341 28/12/2015

DUAL INDEX - 2012 104,888 30/12/2015

DUAL INDEX - 2013 101,466 30/12/2015

INDEX EURO DIVIDEND - 2013 106,737 30/12/2015

INDEX EuroCrescita 2014 97,476 30/12/2015

INDEX TOP DIVIDEND 2013 108,534 30/12/2015

EUROSTOXX 50 - 2012 110,567 30/12/2015

PREVIMISURATO 13,745 17/12/2015

PREVIBRIOSO 13,950 17/12/2015

PREVIDINAMICO 14,313 17/12/2015

LINEA 1 12,178 30/11/2015

LINEA 1 - FASCIA A 12,631 30/11/2015

LINEA 1 - FASCIA B 12,634 30/11/2015

LINEA 2 13,436 30/11/2015

LINEA 2 - FASCIA A 13,748 30/11/2015

LINEA 2 - FASCIA B 13,892 30/11/2015

LINEA 3 13,599 30/11/2015

LINEA 3 - FASCIA A 13,822 30/11/2015

LINEA 3 - FASCIA B 14,912 30/11/2015

UNIDESIO 760125 12,224 28/12/2015

UNIDESIO 760129 12,108 28/12/2015

UNIDESIO 760130 10,8410 28/12/2015

UNIDESIO 760139 11,903 28/12/2015

UNIDESIO 760140 11,9290 28/12/2015

UNIDESIO 760147 12,0390 28/12/2015

UNIDESIO 760149 11,9610 28/12/2015

UNIDESIO 760150 11,934 28/12/2015

UNIDESIO 760156 10,306 28/12/2015

UNIDESIO 760157 12,5850 28/12/2015

UNIDESIO 760159 12,0500 28/12/2015

UNIDESIO 760160 11,724 28/12/2015

UNIDESIO 760163 10,0680 28/12/2015

UNIDESIO 760169 13,108 28/12/2015

UNIDESIO 760170 11,988 28/12/2015

UNIDESIO 760174 12,2140 28/12/2015

UNIDESIO 760179 11,781 28/12/2015

UNIDESIO 760180 11,9600 28/12/2015

UNIDESIO 760182 8,3390 04/12/2015

UNIDESIO 760183 11,382 28/12/2015

UNIDESIO 760185 11,3460 28/12/2015

UNIDESIO 760186 11,3140 28/12/2015

UNIDESIO 760187 11,8390 28/12/2015

UNIDESIO 760189 11,9150 28/12/2015

UNIDESIO 760191 10,443 28/12/2015

UNIDESIO 760192 11,7840 28/12/2015

UNIDESIO 760193 12,0510 28/12/2015

UNIDESIO 760198 8,0290 04/12/2015

UNIDESIO 760201 11,414 28/12/2015

UNIDESIO 760202 12,156 28/12/2015

UNIDESIO 760203 13,1460 28/12/2015

UNIDESIO 760205 10,9230 28/12/2015

UNIDESIO 760206 10,8450 28/12/2015

UNIDESIO 760210 12,349 28/12/2015

UNIDESIO 760216 10,981 28/12/2015

UNIDESIO 760229 11,245 28/12/2015

UNIDESIO 760234 10,055 28/12/2015

UNIDESIO 760235 10,023 28/12/2015

UNIDESIO 760243 9,695 28/12/2015

BOND MIX 10,730 28/12/2015

BALANCED 11,815 28/12/2015

GLOBAL EQUITY 14,549 28/12/2015

UNIDESIO OBBLIGAZIONARIO BREVE TERMINE 10,276 28/12/2015

UNIDESIO OBBLIGAZIONARIO MEDIO TERMINE 11,074 28/12/2015

UNIDESIO AZIONARIO AREA EURO 11,813 28/12/2015

UNIDESIO AZIONARIO INTERNAZIONALE 15,368 28/12/2015

OBBIETTIVO 03/2021 9,708 28/12/2015

OBBIETTIVO 05/2021 10,117 28/12/2015

HIGH DIVIDEND 8,694 28/12/2015

MEGATREND 8,418 28/12/2015

HELVETIA EUROCRESCITA 94,946 30/12/2015

HELVETIA MULTIMANAGER FLESSIBILE 12,490 29/12/2015

HELVETIA MULTIMANAGER EQUITY 13,420 29/12/2015

HELVETIA WORLD EQUITY 160,430 29/12/2015

HELVETIA EUROPE BALANCED 215,890 29/12/2015

HELVETIA WORLD BOND 243,530 29/12/2015

HELVETIA GLOBAL BALANCED 175,480 29/12/2015

HELVETIA GLOBAL EQUITY 132,530 29/12/2015

LINEA GARANTITA 12,441 30/11/2015

LINEA BILANCIATO 14,038 30/11/2015

LINEA OBBLIGAZIONARIO 13,405 30/11/2015

LINEA AZIONARIO 10,986 30/11/2015

Obbiettivo 5/2021 10,1170 30/12/2015

HELVETIA QUATTRO.10 97,949 30/12/2015

HELVETIA THESAURA - Ed. 04-2013 104,734 30/12/2015

HELVETIA THESAURA - Ed. 04-2014 96,276 30/12/2015

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Quality 23/12/2015 7,613Progress 23/12/2015 6,9710Maximum 23/12/2015 5,6190Global Equity 23/12/2015 6,2280Global 100 23/12/2015 5,4240Flex Equity 100 23/12/2015 12,105Opportunità Reddito 23/12/2015 4,943Opportunità Reddito Plus 23/12/2015 4,764Opportunità Crescita 23/12/2015 4,987Opportunità Crescita Plus 23/12/2015 4,784

CNP Alpenbank Aggressive 101,75 18/10/2015

CNP Alpenbank Balanced 95,49 18/10/2015

CNP Alpenbank Balanced 2 100,60 18/10/2015

CNP Alpenbank Dynamic 125,10 18/10/2015

CNP Alpenbank Substance 108,78 18/10/2015

CNP CIIS Aggressivo 93,67 18/10/2015

CNP CIIS Dinamico 94,67 18/10/2015

CNP CIIS Equilibrato 94,31 18/10/2015

CNP CIIS Moderato 96,42 18/10/2015

CNP CIIS Prudente 98,46 18/10/2015

CNP CIIS Total Return 97,81 18/10/2015

CNP CIIS Essential -

CNP CIIS Advanced -

CNP Crescita 94,82 18/10/2015

CNP Equilibrato -

CNP Fondo Interno Certius IV 87,08 18/10/2015

CNP Fondo Interno Certius V 71,31 18/10/2015

CNP Linea Conservativa 95,30 18/10/2015

CNP Dinamico -

CNP Moderato 97,33 18/10/2015

CNP Protezione 97,93 18/10/2015

CNP Prudente 98,43 18/10/2015

CNP Reddito 99,21 18/10/2015

CNP Sviluppo -

MetLife Protezione in Crescita 90% 1,108

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37Mercoledì 6 Gennaio 2016Mercoledì 6MERCATI E FINANZAL’a.d. è stata nominata all’unanimità anche presidente del cda

Gm, Barra si fa in dueL’ex Solso tutelerà le esigenze degli azionisti

Mary Barra, l’ammi-nistratore delegato di General Motors, stringe la presa

sulla gestione del costruttore americano: il cda l’ha nomi-nata all’unanimità presidente. Un riconoscimento alla capa-cità di leadership della prima donna che ha raggiunto i ver-tici di una grande casa auto-mobilistica. Barra, 54 anni, nei suoi due anni di mandato ha guidato Gm in un periodo di grande turbolenze per colpa dei maxi-richiami riguardanti il blocchetto di accensione dei vecchi modelli. Ora succede nel ruolo di presidente a Theodore Tim Solso, che rimarrà all’in-terno del consiglio in qualità di lead independent director.

General Motors aveva diviso i due incarichi due anni fa, pro-prio con la promozione al ruolo di amministratore delegato di Barra, entrata nel produttore di Detroit nel lontano 1980 e da allora capace di scalare tutta la gerarchia fi no ad arrivare al vertice. Fino a quel momento i due ruoli erano stati ricoper-ti in contemporanea da Dan

Akerson, il manager protagoni-sta dell’uscita dalla procedura di amministrazione control-lata, ai sensi della legge falli-mentare del Chapter 11. «In un momento di cambiamenti del settore senza precedenti, il consiglio ha stabilito che è nel migliore interesse della società combinare i ruoli di presidente e a.d. al fi ne di guidare in modo più effi ciente l’implementazio-ne del nostro piano», ha com-

mentato Solso.La decisione del cda potrebbe

tuttavia suscitare critiche tra alcuni investitori, in particola-re quelli che preferiscono nel ruolo di presidente un consi-gliere indipendente. Secondo alcuni studi, le aziende con un unico manager alla guida ten-dono ad avere una governance non amichevole nei confronti degli azionisti. Circa metà delle aziende appartenenti all’indi-

ce S&P 500 ha ruoli separati, stando alla società di consulen-za Institutional Shareholder Services. Solso ha comunque promesso un elevato impegno nel suo ruolo di lead indepen-dent director, per esempio at-traverso l’organizzazione di un maggior numero di incontri fra i consiglieri chiave e i principali investitori.

© Riproduzione riservata

Akerson il manager protagoni- mentato Solso

Prosegue il boom di vendite di Fiat Chrysler negli Stati Uniti: in dicembre ha messo a segno un aumento del 13% su base annua a 217.527 unità. Si tratta, per l’ex Chry-sler, del miglior dicembre nei suoi 90 anni di storia e del sessantanovesimo mese consecutivo di crescita grazie in particolare a Jeep, balzata del 42%. Fca Us ha chiuso il 2015 con 2.243.907 veicoli commercializzati. «Abbiamo superato la soglia dei 2 milioni di veicoli venduti negli Stati Uniti per il secondo anno consecutivo, segnando il sesto anno consecutivo di crescita», ha commentato il responsabile commerciale Usa, Reid Bigland. Le vendite di nuove auto oltreoceano sono tornate sui livelli massimi dopo 15 anni di magra.

Chrysler, miglior dicembre in 90 anni di storia

Eurizon Capital (gruppo Intesa Sanpaolo) è al secon-do posto in Europa per la raccolta netta nel 2015 nella classifi ca dei fondi di inve-stimento. La graduatoria è stata elaborata da Ignites Europe, la pubblicazione elettronica del Financial Times. Con 19,7 miliardi di euro Eurizon è stata supera-ta solo da BlackRock a quota 21,1 mld.

Banca di Pisa e Fornacet-te, in base al preconsuntivo, ha chiuso il 2015 con un utile netto di circa 4 milioni, in linea con quello dell’anno precedente, e una raccolta da clientela di circa 1,6 miliar-di (+2%).

Aksia Group. Con l’acqui-sizione di Contacta e Visiant Contact da parte della socie-tà di private equity indipen-dente Aksia Group, è nato il terzo operatore nel settore dei contact center con un fatturato di 115 milioni.

Microsoft. La Saic (auto-rità antitrust di Pechino) ha chiesto a Microsoft di fornire ulteriori informazio-ni nell’ambito dell’indagine iniziata più di un anno fa. La lente è posta, in par-ticolare, su «alcuni gravi problemi che riguardano i dati digitali».

Alphabet, holding di con-trollo di Google, ha pagato 380 milioni di dollari per

rilevare Bebop Technologies, start-up fondata dal mana-ger Diane Greene.

Smith & Wesson ha ri-visto al rialzo le guidance su ricavi e utili per il terzo trimestre e l’intero eserci-zio fiscale corrente, nella scia delle forti performance commerciali. Per il trimestre al 31 gennaio sono attesi ricavi tra 175 e 180 milioni di dollari, mentre la stima di utile per azione adjusted è stata alzata da 27-29 a 39-41 centesimi.

Cti Biopharma e Baxal-ta Incorporated hanno completato la procedura di richiesta per l’autorizza-zione di un nuovo farmaco (pactrinib) alla Food and Drug Administration, l’au-torità sanitaria Usa.

Huawei ha registrato nel 2015 una crescita dei ricavi generati dalla vendita di smartphone e altri dispositi-vi di elettronica di consumo del 70% su base annua, grazie alle performance commerciali in Cina, Euro-pa e America Latina.

Toyota punta per quest’an-no a vendere in Cina 1,15 milioni di autoveicoli, il 2,7% in più rispetto al 2015. Il dato conferma la pruden-za nei confronti di un mer-cato, come quello cinese, in fase di rallentamento negli ultimi mesi.

BREVI

Le conseguenze dello scandalo Dieselgate tornano ad affossare il titolo Volkswagen

dopo un periodo di relativa calma. Ieri le azioni della casa tedesca hanno ceduto poco meno di quattro punti percen-tuali (-3,96% a 121,40 euro), recuperando in parte terreno dopo un tonfo iniziale. Colpa delle reazioni alla decisione del Dipartimento di giustizia Usa di depositare una causa civile contro Vw per presunta violazione della legge sulla protezione ambientale Clean Air Act, con l’installazione del software per la manipolazione delle emissioni inquinanti.

Non è chiaro il valore della contestazione, ma la violazio-

ne potrebbe portare a una san-zione superiore a 18 miliardi di dollari (16,8 mld euro). La speculazione sull’ammontare della multa, con alcuni trader e analisti che si spingono a sti-mare un impatto fi nanziario di 90 mld di dollari, ha creato incertezza fra gli investitori. Inoltre l’incertezza sull’econo-mia cinese, che rappresenta il principale mercato del gruppo tedesco, sta aggiungendo pres-sioni sul titolo.

Intanto Volkswagen ha chiesto alla Commissione Ue più tempo per fornire i dati in-tegrali sulle emissioni di ani-dride carbonica delle proprie autovetture. Il costruttore non è riuscito a rispettare la sca-denza di fi ne anno.

Causa civile del Dipartimento giustizia

Titolo Vw a -4% Pesano gli Usa

Mary Barra

Telefono 02/58219.1 - e-mail: [email protected]

I fatti separatidalle opinioni

Direttore ed editore:

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Class Pubblicità SpADirezione Generale: Milano, via Burigozzo 8 - tel. 02 58219522Sede legale e amministrativa: Milano, via Burigozzo 5 - tel. 02 58219.1Class Roma: Roma, Via C. Colombo 456 - tel. 06 69760887 Presidente: Angelo Sajeva. Vicepresidente: Gianalberto Zapponini. Vicedirettore Generale New Business Iniziative & Eventi Speciali: Francesco Rossi. Vicedirettore Generale Stampa e Web Business & Luxury: Stefano Maggini; Vicedirettore Generale TV Indoor & Moving TVConsumer: Giovanni RussoPer informazioni commerciali: [email protected]: Erinne srl - via Marco Burigozzo 5 - 20122 Milano, tel. 58219283.Tariffe abbonamenti ItaliaOggi: Euro 320,00 annuale, estero euro 900 annuale: Abbonamento estero via aerea.ItaliaOggi - Registrazione del tribunale di Milano n. 602 del 31-7-91 - Direttore responsabile: Paolo Panerai.Testata che fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990 n. 250.

Accertamento Diffusione Stampacertifi cato n. 7397 del 10/12/2012

COMUNE DI GENOVASTAZIONE UNICA APPALTANTE del COMUNE

Via Garibaldi 9 Genova 16124mail [email protected] DI AVVISO DI GARA

Si rende noto che il giorno 04/02/2016 dalleore 9,30 avrà luogo procedura perl’affidamento del servizio di rimozione etrasporto di veicoli da aggiudicarsi ai sensidell’art. 82 del D.Lgs. 163/2006 e smi, perl’importo complessivo di Euro 398.360,66 oltreIVA. Le offerte dovranno pervenire entro02/02/2016 ore 12.00; il bando integrale èscaricabile dai siti internetwww.comune.genova.itwww.appaltiliguria.itwww.serviziocontrattipubblici.it

IL DIRIGENTEDott.ssa Cinzia MARINO

Estratto

Procedura sanzionatura della Banca d’Italia nei confronti di Mauro Luisi

Amministratore Delegato della Lucanfin Spa con sede in Lavello (Pz) delibera

Banca d’Italia n. 568/2015. Nel corso della verifica mirata in materia di

trasparenza condotta presso la Lucanfin Spa il 21 e 22 ottobre 2014 è stata

rilevata la seguente irregolarità per la quale l’art 144 del TUB prevede

l’applicabilità di sanzioni amministrative: inosservanza delle disposizioni

in materia di trasparenza e di correttezza nei rapporti con la clientela da

parte dell’amministratore delegato (art. 116,117,119,123,124,125-bis

del d.lgs 385/93. Viene comminata la sanzione amministrativa ai sensi

dell’art.144 a Mauro Luisi di euro 7.500 con l’obbligo di pubblicazione

dell’estratto su due quotidiani a diffusione nazionale di cui uno economico.

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38 Mercoledì 6 Gennaio 2016 MERCATI E FINANZANuova trattativa per l’acquisizione del terzo operatore francese di tlc

Orange rivuole BouyguesE punta al business bancario di Groupama

Il mondo delle tlc fran-cesi è nuovamente in subbuglio: Orange è in trattativa per rilevare

Bouygues Telecom. L’ex mo-nopolista transalpino, con l’ultimo passo di un proces-so di consolidamento che si sta intensificando, ha con-fermato le indiscrezioni sul riavvio delle trattative per acquisire il terzo operatore di telefonia mobile del pae-se, attualmente controllato dal conglomerato Bouygues Group. Le discussioni sono ancora in una fase prelimi-nare.

«Le trattative non sono vincolate a una qualsiasi tempistica particolare e non implicano alcun impegno a un qualsiasi esito predefi -nito», ha osservato Orange. Dal canto suo, Bouygues ha evidenziato che per il momento non è stata presa alcuna decisione e non vi è alcuna garanzia su un esito positivo o negativo delle di-scussioni in corso.

Le due società, nel conte-sto di un accordo di riser-

vatezza, non hanno fornito indicazioni sui valori e sui termini dell’eventuale tran-sazione, anche se un setti-manale francese aveva rife-rito che Orange fosse pronta a lanciare un’offerta da 10 miliardi di euro, di cui 2 mld in contanti e 8 in azioni. L’ac-quisto di Bouygues Telecom consentirebbe all’ex France Telecom di riconquistare peso in Europa e di ottene-re una dimensione tale da

poter migliorare la propria posizione competitiva nei confronti degli operatori del-la Silicon Valley, sempre più attivi nell’offerta di servizi gratuiti di tlc.

I dirigenti di Orange ave-vano più volte espresso ti-mori per una dimensione che pone il gruppo in condizione di essere preda di concorren-ti più forti. La società france-se ha una capitalizzazione di mercato di circa 41 miliardi

di euro, contro i 54 mld del-la spagnola Telefonica e i 76 della tedesca Deutsche Te-lekom. Una transazione con Bouygues non risolverebbe comunque il problema, visto che il valore di borsa salireb-be a circa 50 miliardi. Oran-ge e l’intero settore delle tlc transalpino potrebbero però benefi ciare del venir meno di un’estenuante guerra dei prezzi che negli ultimi tre anni ha messo a rischio la redditività degli operatori.

Orange non si ferma co-munque al solo comparto delle tlc, avendo avviato una trattativa esclusiva per il 65% del business bancario della compagnia assicurati-va Groupama. Orange, che non ha fornito indicazioni sull’ammontare del possi-bile investimento, intende puntare sull’offerta di servi-zi bancari attraverso i dispo-sitivi di telefonia mobile in Francia nei primi mesi del 2017 e, in un secondo tempo, in altri mercati come Belgio e Spagna.

© Riproduzione riservata

Entra nel vivo la pro-cedura per la cessione dei complessi aziendali che fanno capo a Ilva in amministrazione straor-dinaria e ad altre società del gruppo. Dopo il via libera del ministero del-lo sviluppo economico, è stato pubblicato il bando contenente l’invito a ma-nifestare interesse. L’ope-razione avvia l’iter della cessione delle aziende, in base al decreto legge del governo dello scorso 4 dicembre. Oltre a Ilva, le aziende per le quali po-trà essere avanzata una proposta sono Ilva servizi marittimi, Ilvaform, Inn-se cilindri, Sanac, Taranto energia, Socova e Tillet.

Gli operatori e i grup-pi interessati hanno 30 giorni di tempo, dal 10 gennaio al 10 febbraio, per avanzare la loro can-didatura attraverso mani-festazione di interesse da inviare presso lo studio di un notaio milanese. Entro giugno dovrà essere esple-tato l’iter del passaggio dell’Ilva al mercato, ma il programma di cessio-ne messo a punto dai tre commissari straordinari avrà durata quadrienna-le. Quanto alla cessione dei diversi asset, l’ope-razione riguarda il tra-sferimento dei complessi aziendali facenti capo alle società in amministrazio-ne straordinaria e potrà essere perfezionata con il partner - anche tramite società di nuova costitu-zione - mediante cessione o concessione in affitto, con opzione d’acquisto, dei medesimi complessi aziendali. L’obiettivo è preservare la continuità operativa dei complessi aziendali con idonee ga-ranzie di mantenimento di adeguati livelli occu-pazionali, sviluppare la relativa produzione si-derurgica in Italia e con-sentire lo sviluppo delle misure e delle attività di tutela ambientale e sani-taria e degli altri investi-menti necessari. Possono manifestare interesse im-prese individuali o in for-ma societaria di qualsiasi nazionalità, sia singolar-mente sia congiuntamen-te ad altre imprese.

Sul fronte sindacale è arrivato però un duro attacco dalla Uil, che per bocca del segretario gene-rale dei metalmeccanici, Rocco Palombella, sostie-ne che il governo intende «solo liberarsi dello stabi-limento e non investirci risorse».

© Riproduzione riservata

BANDO

Al via le offerte per l’Ilva

Ansaldo Sts si è aggiudicata un contratto del valore di 31,5 milioni di dollari (29,4 mln euro) per la progettazione, fornitura, collaudo e consegna di un sistema di Signaling and Train Control fi nalizzato all’estensione occidentale della metropolitana della Los Angeles County Metropolitan Tran-sportation Authority (Autorità per il trasporto metropolitano della contea di Los Angeles). Si tratta di 3,9 miglia, dall’at-tuale capolinea di Wilshire-Western Station fi no alla nuova stazione Wilshire-La Cienega, che comprendono tre nuove stazioni. «L’ulteriore aggiudicazione di questo contratto», ha commentato l’a.d. Stefano Siragusa, «simbolizza la posizione competitiva di Ansaldo Sts sul mercato americano».

Ansaldo Sts, commessa da 29 mln € a Los Angeles

È uscita l’edizione 2015 dell’opuscolo Cambi & Tassi della Banca popolare di Sondrio.

Esso offre una selezione di dati statistici riguardanti i mercati valutari e finanziari. In particolare, i lettori posso-no trovare informazioni utili sull’andamento dei cambi delle principali divise e di molte mi-nori, con rilevazioni a cadenza mensile. Vi sono anche prospetti e grafici sull’evolu-zione dei mercati valutari in un arco temporale lungo: una tabella prende in conside-razione un secolo di cambi in Italia, dal 1915 al 2015. Non mancano al-cune schede che illustrano i rapporti di conver-sione fra lire-euro e un buon numero di monete mondiali non ricomprese fra quelle più comuni.

Le rilevazioni sui cambi sono arricchite da dati sulle serie storiche dei tassi inter-bancari e dei rendimenti dei titoli pubblici, sugli scosta-menti registrati dagli indici dei maggiori mercati borsistici internazionali, sull’andamento delle commodities (prezzi futu-

re sulle principali merci) e dei metalli preziosi, sull’evoluzio-ne degli indicatori economici e fi nanziari relativi ai paesi svi-luppati. La pagina degli indici Istat permette di calcolare il valore di acquisto della lira o dell’euro negli anni che vanno dal 1861 al 2014.

L’istituto bancario precisa che Cambi & Tassi 2015 «co-stituisce un valido ausilio sia

per gli operatori sia per coloro che desiderino approfondire la conoscenza dei mercati va-lutari e fi nanziari». Esso può essere richiesto al Servizio internazionale della Popolare di Sondrio, oppure ritirato gra-tuitamente presso tutte le di-pendenze. I dati contenuti nel fascicolo saranno disponibili anche sul sito Internet della banca all’indirizzo http://pop-so.it/estero.

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È uscita l’edizione 2015 dell’opuscolo

Pop.Sondrio spiega i cambi

La comunità finanziaria apprezza l’operazione siglata fra Tod’S e Roger Vivier alla fine

di novembre, ma il patron Diego Della Valle chiede che, in nome della trasparenza, tutti gli azionisti del gruppo marchigiano si esprimano in proposito nel corso di un’ap-posita assemblea: è questo il contenuto della lettera che il patron di Tod’S ha indirizzato ai soci.

«Come saprete», ha sottoli-neato l’imprenditore, «è sta-to raggiunto un accordo che prevede la possibilità per il gruppo Tod’s di assicurarsi la proprietà del marchio Roger Vivier e del suo fl agship sto-re di Parigi». L’iniziativa, che Della Valle defi nisce «di gran-de importanza strategica per il gruppo», è stata impostata «per assecondare una forte e precisa richiesta del mercato finanziario; gli investitori e gli analisti che abbiamo sen-tito concordano sull’opportu-nità di rendere definitivo il legame che unisce il marchio Roger Vivier al gruppo Tod’s acquistandolo, eliminando così tutte le incertezze sui rappor-ti futuri che caratterizzano tutti i contratti di licenza». Tuttavia, continua il numero uno di Tod’s, pur «non avendo

nessun obbligo tecnico-legale che lo richieda, abbiamo deci-so volontariamente di adotta-re una procedura cosiddetta di “white-wash” che permette agli azionisti di minoranza di determinare con il loro voto la decisione fi nale. Riteniamo in questo modo di dare ai nostri azionisti e al mercato un mes-saggio coerente con la nostra storia di società quotata, che lavora sempre con l’obiettivo di fare il meglio per il grup-po e per gli interessi di tutti i suoi azionisti, grandi e piccoli. Vi invito quindi con piacere a partecipare all’assemblea e a esprimere con il voto il vostro pensiero, che è la cosa che più ci interessa e che deciderà l’esito dell’operazione».

Due mesi fa Gousson, con-trollata dall’imprenditore marchigiano, aveva comuni-cato la cessione della griffe Roger Vivier a Tod’s per 415 milioni. L’operazione sarà por-tata a termine attraverso un aumento di capitale di Tod’s riservato a Gousson e le nuo-ve azioni saranno sottoscritte a 83,53 euro ciascuna. Della Valle, a quel punto, si troverà in portafoglio il 60,66% di Tod’s contro il 57,47% attuale, men-tre gli altri azionisti subiranno una diluizione del 7,51%.

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Della Valle: un’assemblea sul deal

Tod’s, su Vivier la parola ai soci

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