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  • Incipit

    Inchieste

    Commissario

    Maigret

  • 1929 Maigret e il Lettone

    Il commissario Maigret, della prima squadra mobile, alz la testa,

    ebbe l'impressione che il ronzio della stufa di ghisa sistemata in

    mezzo al suo ufficio e collegata al soffitto da un grosso tubo nero si

    indebolisse. Respinse il telegramma, si alz pesantemente, regol la

    chiavetta e gett nel fuoco tre palate di carbone. Dopo di che, in

    piedi, la schiena rivolta al fuoco, riempi la pipa, si tir gi il colletto

    che, bench molto basso, gli dava fastidio. Guard l'orologio: segnava

    le quattro. La sua giacca pendeva da un gancio attaccato dietro la

    porta. And lentamente verso il tavolo, rilesse il telegramma e

    tradusse sottovoce: "Commissione internazionale di polizia criminale a

    Suret Gnrale) Parigi: Polizia Cracovia segnala passaggio e

    partenza per Brema di Pietro il Lettone." La commissione

    internazionale di polizia criminale (C.I.P.C.) ha sede a Vienna e

    1930 Maigret e il castellano Il primissimo contatto che il commissario Maigret ebbe con il morto, assieme al quale avrebbe passato intere settimane nella pi sconcertante intimit, avvenne il 27 giugno 1930, in circostanze nel contempo ordinarie, ingrate e indimenticabili. Indimenticabili soprattutto perch, da una settimana, la Polizia giudiziaria riceveva una nota di servizio dietro l'altra in merito al passaggio da Parigi del re di Spagna, annunciato per il 27, e alle misure di sicurezza da prendere in casi simili. E nel frattempo il capo della Polizia giudiziaria si trovava a Praga ad assistere a un congresso di polizia scientifica, e il vicedirettore era stato chiamato d'urgenza nella sua villa sulla costa della Normandia a causa della malattia di uno dei suoi ragazzi. Maigret era il pi anziano dei commissari e doveva occuparsi di tutto, con un caldo soffocante e con gli effettivi che le ferie avevano ridotto al minimo. Per di pi fu sempre il 27 giugno, all'alba, che in me Picpus

    venne scoperta una merciaia assassinata. Per farla breve, alle nove di quella mattina tutti i funzionari disponibili erano gi andati alla stazione del Bois-de-Boulogne ad attendere l'arrivo del re di Spagna. 1930 Maigret e il viaggiatore di terza classe Nessuno si accorse di quello che avveniva. Nessuno sospett che si svolgesse un dramma nella sala d'aspetto della stazioncina dove

  • c'erano soltanto sei viaggiatori, dall'aria malinconica. Erano le cinque

    del pomeriggio e calava la notte. Le lampade erano state accese ma, attraverso i vetri, si scorgeva ancora nella penombra l'andirivieni dei funzionari tedeschi e olandesi, della dogana e della ferrovia. La stazione di Neuschanz sorge infatti all'estremit settentrionale dell'Olanda, sulla frontiera tedesca. Una stazione di poca importanza. Neuschanz non che un piccolo paese, attraversato da linee secondarie. Vi sono soltanto dei treni per gli operai tedeschi che, attirati dalle grosse paghe, lavorano nelle officine dei Paesi-Bassi. E ogni volta si ripete la stessa cerimonia. Il treno tedesco da una parte della stazione. Il treno olandese aspetta dall'altra parte. I ferrovieri

    col berrettino arancione e quelli in uniforme verdognola o blu di Prussia si riuniscono, e passano insieme l'ora di intervallo destinata alle pratiche doganali. Dato che su ogni convoglio vi sono appena una ventina di viaggiatori, sempre gli stessi, che chiamano i doganieri per nome, si fa presto a sbrigare le formalit. E la gente va a sedersi al buffet, simile a 1930 Maigret si commuove I fatti erano stati ricostruiti nei minimi particolari, ma senza alcun risultato: la scoperta dei due carrettieri di Dizy rimaneva avvolta nel pi fitto mistero. La domenica - era il 4 di aprile - la pioggia cadeva a rovesci fin dalle tre del pomeriggio. In quel momento si trovavano nel

    porto, sopra la chiusa 14, che congiunge la Marne a un canale laterale, due chiatte a motore e un battello che scaricava. Un po' prima delle sette, quando calava il crepuscolo, un battello-cisterna, l'''Eco III!'', si era annunciato con la sirena ed era entrato in porto. Il guardiano della chiusa se ne era mostrato infastidito, perch aveva dei parenti ospiti in casa sua. Rivolse un cenno negativo a un battello-scuderia che arriv un momento dopo, al passo lento dei suoi due cavalli. Tornato a casa, non tard a vedere entrare il carrettiere, che conosceva. Posso passare? Il padrone vorrebbe dormire domani notte a Juvigny ...

    1931 Maigret al "Convegno dei Terranova" .... il miglior ragazzo del paese e sua mamma, che non ha che lui, capace di morirne. Ho la certezza, come tutti qui, che sia innocente. Ma i marinai ai quali ne ho parlato affermano che sar condannato perch i tribunali civili non hanno mai capito nulla delle cose di mare ... Fa' tutto ci che puoi, come se fosse per te stesso ... Ho appreso attraverso i giornali che sei diventato un'alta personalit della polizia

  • giudiziaria e ... Era un mattino di giugno, la signora Maigret,

    nell'appartamento di boulevard Richard Lenoir, di cui tutte le finestre erano aperte, terminava di riempire delle grandi valigie di vimini, e Maigret senza colletto, leggeva a mezza voce. Di chi quella lettera? . Di Jorissen ... Eravamo a scuola insieme ... Ora fa l'insegnante a Quimper... Senti un po': ci tieni tanto a passare i nostri otto giorni di vacanza in Alsazia? La signora Maigret lo guard senza comprendere, tanto la domanda era inattesa. Da vent'anni trascorrevano invariabilmente le loro vacanze in casa di parenti, sempre nello stesso villaggio dell'est. Se andassimo piuttosto al mare? ... Rilesse a mezza voce certe frasi della lettera.

    1931 Maigret e il cane giallo Venerdi 7 novembre. Concarneau deserta. L'orologio luminoso della citt vecchia che si scorge al di sopra dei bastioni, segna le undici meno cinque. La marea al massimo e una libecciata da sud-ovest fa sbattere le barche nel porto. Il vento si ingolfa nelle strade, dove si vedono a tratti turbinare dei pezzi di carta. In quai de l'Aiguillon, non c' una luce. tutto chiuso. Tutti dormono. Soltanto le tre finestre dell'Hotel de l'Amiral, all'angolo della piazza, sono ancora illuminate. Esse non hanno persiane ma, attraverso i vetri verdi, si indovinano a stento le figure. E il doganiere di guardia, rintanato nella sua garitta, a meno di cento metri, invidia quella gente che si attarda al caff.

    Davanti a lui, nel bacino, c' un piccolo battello che nel pomeriggio venuto a mettersi al riparo. Non c' nessuno sul ponte. Le pulegge cigolano e una trinchettina mal legata sbatte nel vento. E poi c' il frastuono continuo della risacca e uno scatto dell'orologio, che sta per suonare le undici. La porta dell'Hotel de l'Amiral si apre. Si intravede un uomo che continua a parlare per un momento attraverso il vano della porta alla gente rimasta dentro. La tempesta lo ghermisce, 1931 Maigret e la ballerina del Gai Moulin Chi ?... Non lo so! la prima volta che viene disse Adle soffiando con lentezza il fumo della sigaretta. Stese pigramente le

    gambe, sino a quel momento accavallate, si aggiust i capelli sulle tempie, si guard in uno degli specchi che circondavano la sala per accertarsi che il suo trucco non si fosse sciupato. Era seduta su un panchetto ricoperto di velluto color granata, davanti a un tavolo sul quale stavano tre bicchieri di porto. Aveva alla sua destra un giovanotto e un altro alla sua sinistra. Permettete, miei cari? Rivolse loro un sorriso gentile, confidenziale, si alz e, ancheggiando,

  • attravers la sala per accostarsi al tavolo del nuovo venuto. I quattro

    musicisti, a un cenno del padrone, aggiunsero le loro voci a quelle degli strumenti. Cera una sola coppia che danzava: una donna che frequentava abitualmente il locale e il ballerino di professione. Come quasi tutte le sere, si aveva una impressione di vuoto. La sala era troppo grande. Gli specchi appesi ai muri approfondivano le prospettive interrotte soltanto dal rosso dei sedili e dal marmo biancastro dei tavoli. I due giovanotti, tra i quali non sedeva pi Adle, si avvicinarono l'uno all'altro. Com' graziosa! sospir Jean Chabot, il pi giovane, che ostentatamente lasciava vagare lo sguardo sulla sala attraverso le ciglia socchiuse. E che temperamento!

    aggiunse il suo amico Delfosse, che si appoggiava a un bastone dal pomo d'oro. Chabot poteva avere sedici anni e mezzo. Delfosse pi magro, malandato, dai li- 1931 Maigret e la casa delle tre vedove Quando Maigret, con un sospiro di stanchezza, respinse la sedia dal tavolo a cui stava appoggiato, l'interrogatorio di Carl Andersen durava esattamente da diciassette ore. Dalle finestre senza tende si erano viste di volta in volta le ragazze e gli impiegati in frotta prendere d'assalto le latterie di place Saint-Michel, poi l'animazione affievolirsi, la corsa delle sei verso le stazioni della metropolitana, il movimento nei bar all'ora dell'aperitivo ... La Senna si era avviluppata di nebbia.

    Un ultimo rimorchiatore era passato, con luci verdi e rosse, trainando tre battelli. Ultimo autobus. Ultimo metr. Il cinema, di cui si chiudevano i cancelli, dopo aver staccato i cartelli pubblicitari. E la stufa che pareva ronfare pi forte nell'ufficio di Maigret. Sul tavolo c'erano bicchieri vuoti di birra e resti di sandwich. Dovette scoppiare in qualche luogo un incendio, perch si udirono passare le rumorose macchine dei pompieri. Poi ebbe luogo una retata. Il cellulare usci verso le due dalla prefettura, e ritorn pi tardi attraverso il cortile del Dpot dove scaric il suo bottino. 1931 Maigret e l'ombra cinese

    Erano le dieci di sera. I cancelli del giardino pubblico erano chiusi, place des Vosges deserta, con l'asfalto segnato dalle lucide tracce dei pneumatici e il canto continuo delle fontane. Si stagliavano contro il cielo gli alberi spogli e il profilo monotono dei tetti tutti uguali. Sotto i portici che circondano stupendamente la piazza, poche luci. Appena tre o quattro negozi. In uno di essi, ingombro di corone mortuarie, il commissario Maigret vide una famiglia che cenava. Cercava di leggere

  • i numeri dei portoni, ma aveva appena superato il negozio di corone,

    quando una figura usci dall' ombra. Ho parlato con lei al telefono, poco fa? Doveva essere in attesa da parecchio tempo. Nonostante il freddo di novembre non si era infilata un cappotto sopra il grembiule. Aveva il naso rosso, gli occhi inquieti. A meno di cento metri, all' angolo di rue de Barn, era in servizio un agente in uniforme. Non l'ha avvertito? borbott Maigret. No! Per riguardo alla signora de Saint-Marc che sta per partorire ... Guardi! Quella la macchina del dottore che hanno chiamato d'urgenza ... C'erano tre macchine lungo il marciapiede, con i fari accesi. Il cielo, con nuvole vaganti su uno sfondo inondato dalla luce lunare, appariva qua e l stranamente

    pallido, come se la prima neve fosse gi nell' aria. La portinaia entr nell'androne dell'edificio, illuminato da una lampadina da venticinque candele coperta di polvere. Ora le spiego ... Qui c' il cortile. Bisogna attraversarlo per andare in qualun- 1931 Maigret e l'Osteria dei due soldi Un tramonto straordinario. Nelle sonnolenti strade della ''rive gauche" s'infila un sole quasi sciropposo, mentre dai visi, dai mille rumori familiari della strada traspare la gioia di vivere. In giorni come questi l'esistenza sembra meno monotona e i passanti, i tram, gli autobus paiono muoversi come in un incantesimo. Era il 27 giugno. Quando Maigret giunse all'entrata della Sant, la sentinella guardava

    intenerita un gattino bianco che giocava col cane del lattaio. Si, vi sono giorni nei quali anche il selciato emette suoni pi profondi. I passi di Maigret sollevarono infatti una lunga eco nell'immenso cortile. Giunto in fondo a un corridoio, chiese a una guardia carceraria: Ha saputo? ... Non ancora. Un giro di chiave. Lo stridere di un catenaccio. Una cella molto alta e un uomo che si alzava mentre il viso sembrava cercare un' espressione. Come va, Lenoir? domand il commissario. L'uomo pareva stesse per sorridere, ma d'un tratto un pensiero improvviso gli aveva indurito i lineamenti e le sopracciglia s'erano aggrottate sospettosamente. Per qualche secondo

    mostr una faccia stizzita, quindi alz le spalle e porse la mano. Capito! sillab. Capito che cosa? Adesso c'era sulle sue labbra un sorriso canzonatorio. A me non la fa! Se lei qui... Perch domani mattina vado in vacanza e ... 1931 Maigret e una vita in gioco La campana suon due colpi. Il prigioniero era seduto sul suo letto e con le grandi mani nodose si stringeva i ginocchi. Rimase immobile

  • forse per un minuto, come incerto, poi d'improvviso, con un sospiro,

    stese le membra, si drizz nella cella, enorme, sgangherato, la testa troppo grossa, le braccia troppo lunghe, il petto incavato. Il suo viso non esprimeva altro che istupidimento, o una disumana indifferenza. Tuttavia prima di dirigersi verso la porta dallo spioncino chiuso, tese i pugni verso una delle pareti. Al di l c'era una cella uguale, una cella del reparto "Grande Sorveglianza" della Sant. Anche l, come in altre quattro celle, un condannato a morte attendeva o la grazia o il gruppo solenne che, senza parlare, sarebbe venuto una notte a svegliarlo. Da cinque giorni, ad ogni ora, ad ogni minuto quel prigioniero gemeva, ora in maniera sorda, monotona, ora con grida, lagrime, urli di rivolta.

    L'11 non l'aveva mai veduto, non sapeva niente di lui. Dalla sua voce, poteva solo indovinare che il suo vicino era un uomo giovane. In quell'istante il lamento era fiacco, meccanico, e negli occhi dell'uomo che s'era alzato stringendo i pugni dalle nocche sporgenti passava un lampo d'odio. 1931 Maigret in Olanda Arrivando a Delfzijl quel pomeriggio di maggio, Maigret non aveva a sua disposizione che pochi elementi sul caso che lo portava nella piccola citt situata all'estremo nord dell'Olanda. Jean Duclos, professore dell'Universit di Nancy, stava tenendo una serie di conferenze nei paesi del nord. A Delfzijl, mentre era ospite del signor

    Popinga, professore alla Scuola Navale, Popinga veniva assassinato. Il professore francese, nonostante non fosse formalmente accusato, era stato pregato di non lasciare la citt e di tenersi a disposizione delle autorit olandesi. Era tutto, o quasi tutto. Jean Duclos aveva avvertito l'Universit di Nancy e questa aveva ottenuto che un agente della Polizia Giudiziaria fosse mandato in missione a Delfzijl. L'incarico era stato affidato a Maigret. Si trattava di un incarico pi ufficioso che ufficiale e Maigret lo aveva reso il meno noto possibile evitando d'avvertire i colleghi olandesi del proprio arrivo. Tramite Duclos, Maigret aveva ricevuto un rapporto alquanto confuso, seguito da una

    lista di nomi delle persone che erano pi o meno implicate nel fatto. 1932 Maigret al Liberty Bar L'inchiesta ebbe inizio in un'aria di vacanza. Quando Maigret scese dal treno, met della stazione di Antibes era inondata da un sole cos luminoso che le persone vi si muovevano come ombre. Ombre che portavano cappelli di paglia, pantaloni bianchi, racchette da tennis. L'aria era piena di mille rumori. Palme e alberi di cactus

  • fiancheggiavano il quai, al di l di un magazzino di lampade si

    scorgeva un lembo di mare azzurro. Ad un tratto qualcuno si precipit verso di lui. Il commissario Maigret, immagino? L'ho riconosciuta grazie ad una fotografia apparsa sui giornali ... Ispettore Boutigues ... Boutigues! Niente pi di questo nome poteva far pensare a una farsa! Boutigues s'era gi caricato le valigie di Maigret, lo precedeva verso il sottopassaggio. Indossava un abito grigio perla, aveva un garofano rosso all' occhiello e scarpe con le ghette. E' la prima volta che viene ad Antibes? Maigret, asciugandosi il sudore, cercava di seguire la guida che si infilava tra la folla e oltrepassava tutti. Finalmente si trov davanti ad una carrozza sormontata da una tenda

    di tela color crema, ornata tutt'intorno di piccole nappine saltellanti. Ancora una sensazione dimenticata: le molle della vettura che si schiacciavano sotto il loro peso, il colpo di frusta del cocchiere, il leggero rumore degli zoccoli del cavallo sull'asfalto morbido... Andiamo prima a bere qualcosa... Ma s... Ma s... Cocchiere, al Caf Glacier... Il caff era a due passi. L'ispettore spiegava: 1932 Maigret e il caso Saint-Fiacre Una mano buss timidamente alla porta; si ud il rumore di un oggetto posato sul pavimento e una voce furtiva disse: Sono le cinque e mezzo! La prima campana della messa gi suonata. Maigret fece cigolare le molle del letto sollevandosi sui gomiti e,

    mentre guardava con stupore l'abbaino che si apriva nel tetto spiovente, la voce riprese: Fa la comunione? Adesso il commissario Maigret era in piedi, scalzo sul gelido impiantito. Si diresse alla porta che si chiudeva per mezzo di uno spago avvolto a due chiodi. Si udirono dei passi che si allontanavano, e quando arriv nel corridoio, Maigret ebbe il tempo di scorgere una figura di donna in camiciola e sottoveste bianca. Allora raccolse la brocca d'acqua calda che Marie Tatin gli aveva portato, chiuse la porta e cerc un pezzo di specchio davanti al quale farsi la barba. La candela sarebbe durata ancora pochi minuti. Al di l dell' abbaino era ancora notte fonda, una notte

    fredda di primo inverno. Alcune foglie morte sembravano indugiare sui rami dei pioppi della piazza principale. A causa del doppio spiovente del tetto, Maigret poteva star ritto solo al centro mansarda. Aveva freddo. Tutta la notte uno spiffero del quale non era riuscito a scoprire l'origine, gli aveva gelato la nuca. Ma era proprio quel genere di freddo a turbarlo, tuffandolo in un' atmosfera che credeva di aver ormai dimenticata. La prima campana della messa ... Le campane sul

  • villaggio addormentato ... Quando era ragazzo, Maigret non si alzava

    cosi presto ... Aspettava il secondo rintocco, alle sei meno un quarto, perch a quei tempi non aveva bisogno di sbarbarsi ... Ma il viso, almeno, se lo lavava? 1932 Maigret e il pazzo di Bergerac Il caso, sempre il caso! Il giorno prima, Maigret non sapeva che avrebbe intrapreso un viaggio. Eppure era la stagione in cui Parigi cominciava a pesargli: era un mese di marzo in cui si sentiva gi la primavera nell' aria, con un sole chiaro, acuto, quasi tiepido. La signora Maigret era in Alsazia per quindici giorni, da una sorella che aspettava un bambino. Dunque il marted mattina, il commissario

    ricevette una lettera di un suo collega della polizia giudiziaria che era andato in pensione due anni prima e si era stabilito in Dordogna. "...Soprattutto, se un buon vento ti porta nella regione in cui abito, ricordati di venire a passare qualche giorno a casa mia. Ho una vecchia domestica che non contenta se non quando vi sono ospiti. E' la stagione del salmone comincia ..." Un particolare fece sognare Maigret: la carta da lettera era intestata. Vi era stampato lo schizzo di un palazzotto di campagna, fiancheggiato da due torri rotonde. E sotto le parole: "LA RIBAUDIRE DE VILLE FRANCHE EN DORDOGNE" A mezzogiorno la signora Maigret telefon dall' Alsazia, comunicando che il parto era previsto per la notte e aggiungeva: Qui sembra di

    essere in estate! Ci sono gli alberi in fiore! Il caso ... il caso ... Poche ore pi tardi, Maigret era nell'ufficio del suo capo, intento a chiacchierare. A proposito. Non mai stato a Bordeaux, per fare quelle verifiche delle quali 1932 Maigret e il porto delle nebbie Quando, verso le tre, erano partiti da Parigi, la folla formicolava ancora nel pallido sole autunnale. Poi verso Mantes si erano accese le luci nello scompartimento. Dopo Evreux, fuori, il buio era completo. Adesso, attraverso i vetri gocciolanti di denso vapore, si vedeva una fitta nebbia che avvolgeva in un alone le luci della ferrovia.

    Rincantucciato nel suo angolo, la nuca appoggiata alla sponda del sedile, Maigret, con gli occhi socchiusi, non perdeva d'occhio i due personaggi, tanto diversi l'uno dall' altro, che sedevano di fronte a lui. Il capitano Joris dormiva, con la parrucca di traverso sul famoso cranio, l'abito sgualcito. Julie, con le mani intrecciate sulla borsetta di finto coccodrillo, fissava un punto qualunque nello spazio, cercando, nonostante la stanchezza, di mantenere un atteggiamento composto.

  • Joris! Julie! Per il commissario Maigret della polizia giudiziaria non era

    una novit che gente sconosciuta penetrasse nella sua vita come un colpo di vento, imponendo la propria presenza durante giorni, settimane o mesi, per essere poi di nuovo inghiottita dalla folla anonima. Il rumore del treno scandiva le sue riflessioni, sempre uguali all'inizio di ogni inchiesta: come sarebbe stata questa? Appassionante, banale, disgustosa o tragica? Maigret guardava Joris e un sorriso indefinibile errava sulle sue labbra. Che strano uomo! Per cinque giorni, al Quai des Orfvres, non potendo dargli altro nome l'avevano chiamato "l'uomo". Un personaggio raccolto sui grands boulevards, mentre si muoveva in maniera

    1932 Maigret nella casa dei Fiamminghi Quando Maigret arriv alla stazione di Givet, la prima persona che vide, proprio di fronte allo scompartimento da cui era sceso, fu Anna Peeters. Come se avesse previsto che si sarebbe fermato esattamente in quel punto della banchina! Il suo viso non esprimeva n stupore, n orgoglio. Era come l'aveva vista Parigi, come doveva essere sempre, con un tailleur grigio scuro, le scarpe nere, un cappello di cui, in un secondo tempo, sarebbe stato impossibile ricordare forma e il colore. Nella stazione spazzata dal vento, sul marciapiede dove si aggiravano pochi viaggiatori, appariva pi alta e pi robusta. Aveva il naso rosso e teneva in mano un fazzoletto. Ero sicura che sarebbe venuto,

    commissario ... Sicura di s o sicura di lui? Lo accoglieva senza un sorriso. Domand subito: Ha altri bagagli? No, Maigret aveva soltanto la borsa da viaggio a soffietto, di grosso cuoio logoro e la portava da solo, nonostante pesasse. Dal treno erano scesi soltanto alcuni viaggiatori di terza classe che erano gi parsi. La ragazza porse il biglietto d'ingresso all'impiegato che la guard insistenza. Quando furono fuori dalla stazione, prosegu con tono disinvolto: In un primo tempo ho pensato di metterle a disposizione una stanza in casa nostra, poi ho riflettuto. Credo sia meglio che lei vada in albergo. Quindi ho prenotato per lei la miglior camera all'Hotel de la Meuse ...

    Non avevano percorso nemmeno cento metri per le piccole strade di Givet che gi tutti si voltavano a guardarli. Maigret camminava lentamente, reggendo la 1933 Maigret e la chiusa n. 1 Quando si osservano dei pesci attraverso uno strato d'acqua che impedisce ogni contatto tra loro e noi, li vediamo stare a luno immobili, senza motivo, poi con un fremito delle pinne cambiare di

  • posto per non fare altro che aspettare di nuovo. In una simile placida

    atmosfera, il tram numero 13, l'ultimo "Bastille-Crteil", andava con le sue luci giallastre lungo il quai des Carrires. All' angolo di una strada, vicino a un lampione verde sembr fermarsi, ma il fattorino suon il campanello e la vettura si avvi verso Charenton. Dietro di lui, il quai restava vuoto e stagnante come un paesaggio sottomarino. A destra, alcune chiatte ondeggiavano sul canale, illuminate dalla luna. Un filo d'acqua che scivolava attraverso una saracinesca male agganciata della chiusa, era l'unico rumore che si udisse sotto il cielo pi immobile e pi profondo di un lago. Due bettole una di fronte all'altra, ciascuna a un angolo di strada, erano ancora illuminate. Nella

    prima, cinque uomini giocavano a carte, lentamente, senza parlare. Tre di loro avevano il berretto da marinaio o da pilota e il padrone, seduto al tavolo con loro, era in maniche di camicia. Nell'altra bettola non si giocava: c'erano soltanto tre uomini seduti intorno a un tavolo, che guardavano distrattamente i bicchierini di grappa. La luce era grigia e sonnolenta. Il padrone, che aveva i baffi neri e indossava un maglione blu, ogni tanto sbadigliava prima di stendere il braccio per prendere il proprio bicchiere. Di fronte a lui stava un ometto dal viso pieno di peli spessi e gialli come fieno secco. Era triste, intorpidito, ubriaco forse? Le pupille chiare vagavano torbida- 1934 Maigret e il nipote ingenuo

    Prima di aprire gli occhi Maigret aggrott le sopracciglia, come se dubitasse di quella voce che gli aveva gridato in pieno sonno: Zio!. .. Sospir, le palpebre sempre chiuse, tast il lenzuolo e si rese conto di non sognare; qualcosa stava succedendo, poich la sua mano non aveva incontrato, l dove avrebbe dovuto essere, il corpo caldo della signora Maigret. Finalmente apr gli occhi. La notte era chiara. La signora Maigret, in piedi presso la finestra a piccoli vetri, scostava la tendina mentre, a pianterreno, qualcuno scrollava la porta con un rumore che si ripercuoteva in tutta la casa. Zio! Sono io ... La signora Maigret continuava a guardar fuori e i capelli arrotolati sulle

    forcine le facevano una strana aureola. Philippe disse, sapendo benissimo che Maigret era sveglio e aspettava girato verso di lei. Ti alzi? Maigret scese per primo, coi piedi nudi nelle pantofole di feltro. Si era infilato in fretta un paio di pantaloni e, imboccando la scala, indossava la giacca. All'ottavo scalino doveva abbassare la testa, per via della trave, cosa che di solito faceva automaticamente, ma stavolta se ne dimentic e picchi la fronte. Brontolando e

  • imprecando, lasci il vano gelido della scala per la cucina dov' era

    rimasto un po' di calore. La porta era sprangata. Dall' altra parte Philippe diceva a qualcuno: Non ne ho per molto. Saremo a Parigi prima dell'alba. 1936 Maigret in rue Pigalle (in Maigret in rue Pigalle) Chi fosse entrato per caso da "Marina", avrebbe notato soltanto il fuoco. Lucien, il padrone, con un grosso maglione avana che lo faceva sembrare pi basso e pi grasso, maneggiava le sue bottiglie dietro il banco, travasava, tappava di nuovo, cambiava meticolosamente il cuoio del rubinetto. Se era di cattivo umore ci lo si poteva far risalire all'ora e al tempo. Perch era una mattina grigia e pi fredda delle

    altre, una mattina che poteva portare la neve, una mattina da trascorrere a letto. Erano appena le nove e rue Pigalle non era molto animata. Il cliente di passaggio si sarebbe indubbiamente domandato chi fosse quel grosso signore dal cappotto pesante che fumava la pipa, con le spalle volte alla stufa, scaldando in una mano un bicchiere di cognac e certo non avrebbe pensato al commissario Maigret, della Polizia Giudiziaria. China a terra, avrebbe visto una domestica bretone, Julie, dall'aria sempre smarrita, col viso punteggiato di lentiggini, vestita come una sguattera, che puliva il piede dei tavoli. Nei ristoranti di Pigalle raramente si comincia a lavorare di buon' ora. Le pulizie non erano ancora state fatte. C'erano

    in giro molti bicchie- 1937 La vecchia signora di Bayeux Si segga, signorina sospir Maigret togliendosi a malincuore la pipa di bocca. E diede un'occhiata al biglietto del magistrato: Affare di famiglia. Ascoltare Ccile Ledru, ma non agire che con la massima circospezione. Questo succedeva a Caen, all'epoca in cui Maigret era stato mandato laggi per riorganizzare la brigata mobile. Non era ancora abituato a quella provincia aspra e segreta e vi si sentiva le mani molto meno libere che nel suo ufficio del Quai des Orfvres. Anche quella annotazione lo sconcertava: Affare di famiglia ... la

    massima circospezione ... Significava che sarebbe finito, una volta di pi nella famiglia di qualche alto funzionario o di qualche personaggio importante della regione? Inaudito quanti cugini, cognati e cognate finiti male avesse la gente nei paesi! L'ascolto, signorina Ledru. Aveva un aspetto decoroso, la signorina Ccile, favorito, bisogna dire, da un vestito nero che poetizzava il suo colorito pallido e opaco. 1938 La stella del Nord (in Due giorni per Maigret)

  • Un brontolio indistinto, al telefono, fu la causa di tutto, e comunque

    della partecipazione di Maigret a quest'avventura sconcertante. Egli non apparteneva gi quasi pi alla Polizia Giudiziaria. Ancora due giorni e si sarebbe messo ufficialmente in pensione. Quei due giorni, contava di passarli, come i giorni precedenti, a mettere in ordine i suoi archivi e a toglierne le sue carte personali e le sue note. Erano trent'anni che viveva al Quai des Orfvres, dove gli angoli pi lontani gli erano pi familiari di quelli del suo appartamento. Non aveva mai pensato con impazienza alla pensione. E ora, a quarantotto ore dalla libert, si trovava l'anima di un soldato di seconda classe, contava le ore, evocava incessantemente la casa sulla riva della Loira che lo

    aspettava e dove la signora Maigret preparava tutto per il suo arrivo. Per lavorare in pace, aveva passato la notte nel suo ufficio, che adesso era tutto azzurro per lo spesso fumo della sua pipa. Il giorno appena iniziato gli mostrava la pioggia sui marciapiedi dove i lampioni erano ancora illuminati e questa atmosfera gli ricordava molti interrogatori che, cominciati al principio del pomeriggio, si erano conclusi, in quell'ufficio, all'alba, con la confessione di un col pevole estenuato mentre chi in 1938 L'amico della signorina Berthe (in Due giorni per Maigret) Signor Commissario, mi rendo conto dell'audacia di turbare la sua

    quiete e tanto pi me ne rendo conto, in quanto ho sentito parlare della sua deliziosa casa sulle rive della Loira. Spero tuttavia che mi scuser quando sapr che si tratta per me di una questione di vita o di morte. lo a Parigi sono sola. La folla si agita intorno a me. Vado e vengo, come le altre ragazze e tuttavia da un momento all'altro pu succedere una tragedia, una pallottola, capitata Dio sa da dove, o forse una coltellata nella schiena ... La folla mi vedr cadere porteranno il mio corpo in una farmacia e poi all'obitorio. I giornali dedicheranno alla vicenda qualche riga, ammesso che si degnino di parlarne. E invece io voglio vivere, signor commissario, capisce? Sono

    giovane! Sono vigorosa! Sono assetata di tutte le gioie dell'esistenza! Sar senza dubbio stupito di ricevere questa lettera nel suo ritiro, del quale cosi difficile procurarsi l'indirizzo. Sappia comunque che sono la nipote di un uomo che stato a lungo suo collaboratore alla Polizia Giudiziaria, un uomo che morto accanto a lei poco prima che andasse in pensione. La scongiuro, signor commissario, risponda al mio appello: mi sacrifichi

  • 1938 L'innamorato della signora Maigret

    In casa Maigret, come nella maggior parte delle famiglie, c'era un certo numero di tradizioni che finivano per prendere la stessa importanza che hanno, per altri, i riti religiosi. Cos, da anni e anni che abitavano in place des Vosges, il commissario aveva l'abitudine, d'estate, quando cominciava a salire la scala che dava sul cortile, di sciogliere la sua cravatta scura, cosa che gli dava il tempo di raggiungere il primo piano. La scala dell'edificio che come tutti quelli della piazza era stato un tempo una sontuosa palazzina, da quel momento cessava di innalzarsi con maest lungo una balaustra di ferro battuto e dei muri in falso marmo, diventava stretta e ripida e

    Maigret, che ansimava un po', raggiungeva il secondo piano col colletto aperto. Seguiva poi un corridoio male illuminato fino alla sua porta, la terza a sinistra e, quando intro-duceva la chiave nella serratura, la giacca sul braccio, lanciava un tradizionale: Sono io! E annusava l'aria, indovinando dall'odore quello che c'era a colazione, entrava nella sala da pranzo, la cui finestra era spalancata sullo spettacolo abbagliante della piazza dove cantavano quattro fontane. 1938 Stan l'assassino (in Due giorni per Maigret) Maigret, con le mani dietro la schiena, e la pipa tra i denti, camminava lentamente, spingendo a fatica il suo grosso corpo nel frastuono di rue Saint-Antoine che viveva la sua vita di tutte le

    mattine, col sole che splendeva in un cielo chiaro sui carretti carichi di frutta e verdura e sulle bancarelle che ingombravano quasi tutto il marciapiede. Era l'ora delle massaie, dei carciofi soppesati e delle ciliegie provate, delle scaloppine e delle bistecche che si succedono sulle bilance. Qui i begli asparagi a cinque franchi il mazzo!. .. Naselli freschi, sono arrivati adesso! ... Commessi in grembiule bianco, macellai in tela a quadretti, odori di formaggio davanti a una latteria e pi lontano un odore di caff; tutto il piccolo, agitato commercio dei cibi e la sfilata delle massaie diffidenti, il rumore dei registratori delle casse e il pesante passaggio degli autobus ...

    Nessuno poteva sospettare che era il commissario Maigret quello che s'aggirava l intorno, n che si trattasse di uno dei casi pi angosciosi che fosse possibile immaginare. Quasi di fronte a rue de Birague, c'era un piccolo caff, il Tonnelet Bourguignon, che aveva 1938 Tempesta sulla Manica (in Due giorni per Maigret) Sembrava che un caso malizioso volesse approfittare del recente pensionamento di Maigret per dargli ironicamente una prova flagrante

  • della fragilit delle testimonianze umane. E, questa volta, il famoso

    commissario, o piuttosto colui che portava questo titolo tre mesi prima, era dall'altra parte del tavolo, dalla parte dei clienti, se si pu dire casi, poich era a lui che veniva chiesto con sguardo insistente: sicuro che erano pi o meno le sei e mezzo, e che era accanto al caminetto? Ora, Maigret si rendeva conto, con un' evidenza spaventosa, che un grappolo di esseri umani, mettiamo una dozzina, potevano essere bruscamente paralizzati da questa semplice domanda: Che cosa faceva tra le sei e le sette? E ancora si fosse trattato di avvenimenti tumultuosi, o drammatici, o commoventi Ma no! Si trattava semplicemente di una mezza dozzina di persone che, a

    causa del cattivo tempo, si erano aggirate, aspettando l'ora di pranzo, nelle due o tre stanze di soggiorno di una pensione per famiglia! E Maigret-cliente, Maigret-interrogato esitava come un cattivo scolaro o come un falso testimone. 1939 Maigret e il sergente maggiore Il portone batt. Quello era sempre il primo rumore della giornata. Fuori il motore rest acceso. Evidentemente Charlotte dava la mano all'autista. Poi il taxi si allontan. Risuonarono dei passi. La chiave nella serratura e lo scatto dell'interruttore della luce. Si senti un fiammifero accendersi in cucina e il fornello a gas accendendosi emise un sibilo. Charlotte sal lentamente le scale troppo nuove, come una

    che ha passato la notte in piedi. Entr in camera senza far rumore. Un altro interruttore. Si accese una lampada con un fazzoletto rosa, ornato da quattro ghiande ai lati, che fungeva da paralume. Prosper Donge non apr gli occhi. Charlotte si spogli guardandosi allo specchio dell'armadio. Quando arriv al busto e al reggiseno sospir di sollievo. Era grassa e rosea come un Rubens, ma aveva la mania di stringersi, perci, una volta nuda si strofinava la pelle dove erano rimasti i segni. Aveva un modo sgradevole di entrare nel letto, mettendosi prima in ginocchio su di esso e facendolo pendere da un lato. Tocca a te, Prosper! Egli si alz. Charlotte si ficc in fretta

    nell'incavo caldo che lui lasciava nel letto, e con le coperte tirate fin sopra gli occhi non si mosse pi. Piove? chiese l'uomo, facendo correre l'acqua nel bagno. 1940 Un'ombra su Maigret La pipa che Maigret accese sulla soglia di casa in boulevard Richard- Lenoir, era gi pi gustosa delle altre mattine. La prima nebbia era una sorpresa piacevole, come per i bambini la prima neve, tanto pi

  • che non era la brutta nebbia giallastra di certi giorni d'inverno, ma un

    vapore lattiginoso nel quale erravano aloni di luce. Faceva fresco. Si sentiva un pizzicore alla punta delle dita, alla punta del naso e le suole delle scarpe risuonavano con un rumore secco sul selciato. Con le mani affondate nelle tasche del pesante cappotto dal collo di velluto, celebre al Quai des Orfvres, e che puzzava ancora un po' di naftalina, con la bombetta ben calcata sulla testa, Maigret s'incammin verso la sede della Polizia Giudiziaria, senza fretta, divertendosi ogni qual volta, all'improvviso, una ragazzina schizzava fuori di corsa dalla nebbia e andava ad urtare la massa scura della sua persona. Oh! Scusi, signore ... E ripartiva di scatto per non

    perdere l'autobus o la sotterranea. Sembrava che quel giorno tutta la Parigi mattiniera godesse della nebbia come ne godeva il commissario, e soltanto i rimorchiatori sulla Senna, invisibili, urlavano la loro inquietudine con voce roca. Un ricordo che doveva rimanergli impresso, senza un motivo particolare 1941 Maigret e l'affare Picpus Le cinque meno tre minuti. Un disco bianco si illumina nell'immensa pianta di Parigi che copre tutta una parete. Un impiegato posa sul tavolo il suo sandwich, infila una spina in uno dei mille fori di un centralino telefonico. Pronto! Quattordicesimo? ... uscito il vostro autocarro? ... Maigret, che vorrebbe tanto avere un'aria indifferente,

    in piedi, al sole, e si asciuga il sudore. L'impiegato borbotta qualcosa, toglie la spina, riprende il suo sandwich e mormora, rivolto al commissario della Polizia Giudiziaria: Un ubriaco! agosto. Parigi odora di asfalto. Il rumore della citt penetra, attraverso le finestre spalancate, in quella stanza che come il cervello di Police-Secours. Dabbasso, nel cortile della Prefettura di Polizia, si vedono due autocarri pieni di agenti pronti a muoversi al primo segnale. Si accende un altro disco, questa volta nel XVIII arrondissement. Di nuovo il sandwich viene posato sul tavolo, la spina infilata. Pronto!... Guarda! Grard ... Di guardia?... Che succede

    dalle tue parti, vecchio? ... Va bene ... Qualcuno si buttato dalla finestra. Il suicidio dei poveri, dei vecchi in particolare, e, Cosa stra- 1942 La ragazza di Maigret Fu un momento assolutamente straordinario, e non dur che un momento, come i sogni che ci sembrano pi lunghi. Maigret, molti anni dopo, avrebbe potuto mostrare il luogo esatto in cui ci era avvenuto, il tratto di marciapiede in cui camminava, la pietra sulla

  • quale si profilava la sua ombra. Avrebbe potuto non soltanto

    ricostruire i minimi particolari della scena, ma ritrovarne l'atmosfera, le vibrazioni dell'aria che avevano il sapore di un ricordo d'infanzia. Quell'anno era la prima volta che usciva senza soprabito, la prima volta che si trovava in campagna alle dieci del mattino. Anche la sua grossa pipa aveva un gusto di primavera. Faceva ancora fresco. Maigret camminava pesantemente, con le mani in tasca. Flicie camminava accanto a lui, appena un poco pi avanti, costretta a fare due passi precipitosi quando lui ne faceva uno solo. Passavano davanti a una facciata nuova, in mattoni rosa. Nella vetrina si vedeva della verdura, due o tre formaggi, qualche torta su un piatto di

    maiolica. Flicie si precipit, tese il braccio, spinse la porta a vetri e fu allora, senza dubbio a causa del campanello che cominci a suonare, che si produsse il fenomeno. 1943 Maigret e la ragazza di provincia Maigret si guardava intorno accigliato, assumendo, involontariamente, quell'aria di finta dignit, quell'importanza che si ostenta dopo le ore vuote trascorse in uno scompartimento ferroviario. Capita di vedere, molto prima che il treno rallenti per entrare in stazione, uomini avvolti in enormi cappotti, sgusciare da ogni scompartimento, con una borsa di cuoio o una valigia in mano, per rimanere, con l'aria di non preoccuparsi gli uni degli altri, in piedi nel corridoio, con una mano

    negligentemente posata sulla sbarra di ferro che attraversa il finestrino. Il vetro del finestrino era rigato orizzontalmente da grosse gocce di pioggia. In quell'acqua trasparente, il commissario vide prima splendere, in mille raggi aguzzi, la luce di un posto di scambio, perch era notte. Poi, subito, apparvero pi in basso, strade rettilinee lucenti come canali, case del tutto simili nell'aspetto, finestre, porte, marciapiedi e, in quell'universo, una sola figura umana, un uomo che indossava un impermeabile ed era diretto chiss dove. Maigret riempi la pipa lentamente, accuratamente, poi si volt per accenderla. Quattro o cinque viaggiatori che, come lui, aspettavano che il treno si

    fermasse per slanciarsi verso le strade deserte o per infilarsi nel buffet della stazione, 1945 La collera di Maigret La signora Maigret, che sbucciava piselli in una zona di ombra calda - il blu del grembiule e il verde delle bucce creavano forti macchie di colore - la signora Maigret - le cui mani non erano mai oziose, fossero le due del pomeriggio nella pi calda giornata d'un agosto

  • insopportabile - la signora Maigret che sorvegliava il marito come un

    bambino, si inquiet: Scommetto che ti alzi gi! Eppure la poltrona da transatlantico nella quale Maigret era sdraiato non aveva cigolato. L'ex commissario della Polizia Giudiziaria non aveva il pi lieve sospiro. Senza dubbio, abituata com'era, la moglie aveva visto passare un fremito impercettibile sul suo volto bagnato di sudore. Perch era vero che egli stava per alzarsi. Ma per una specie di rispetto umano, Maigret si costrinse a rimanere disteso. Era la seconda estate che passavano nella loro casa di Meung-sur-Loire, da quando si era ritirato dal servizio. Da neanche un quarto d'ora, egli si era sdraiato beatamente nella comoda poltrona-amaca, e la sua pipa

    fumava con dolcezza. L'aria attorno era fresca, e tanto pi apprezzabile in quanto, appena due metri pi in l, oltrepassata la frontiera d'ombre e di sole, 1946 Maigret a New York La nave probabilmente era arrivata alla Quarantena verso le quattro del mattino e la maggior parte dei passeggeri stava dormendo. Alcuni si erano vagamente svegliati nel sentire il frastuono dell'ancora, ma pochi fra loro, malgrado le promesse che si erano fatte, avevano avuto il coraggio di salire sul ponte per contemplare le luci di New York. Le ultime ore della traversata erano state le pi difficili. Ancora adesso, nell'estuario, a pochi chilometri dalla statua della Libert, una

    forte mareggiata sollevava la nave ... Pioveva. Piovigginava, o meglio, una fredda umidit calava da tutte le parti, impregnava ogni cosa, rendeva neri e scivolosi i ponti, laccava i parapetti e le paratie metalliche. Quanto a lui, Maigret, nel momento in cui si fermavano le macchine aveva infilato il pesante cappotto sopra il pigiama ed era salito sul ponte dove qualche ombra andava e veniva a grandi passi, zigzagando, la si intravedeva talvolta in alto sopra la propria testa, talvolta gi in fondo, per via del beccheggio. Aveva guardato, fumando la pipa, le luci e le altre navi che aspettavano l'arrivo dell'ufficio d'igiene e dei doganieri. Non aveva scorto Jean Maura. Era

    passato davanti alla sua cabina, dove la luce era accesa, ed era stato tentato di bussare alla porta. A che pro? Era rientrato nella sua 1947 Ben tornato Maigret Mi scusi, signora ... Dopo molti pazienti tentativi, Maigret riusc finalmente ad interrompere la sua interlocutrice. Ora, mi sta dicendo che sua figlia l'avvelena lentamente ... la verit. Prima per ha affermato con non minore convinzione che suo genero faceva in

  • modo d'incontrare la cameriera nel corridoio per versare del veleno o

    nel suo caff o in qualcuna delle sue numerose tisane. la verit. Tuttavia ... ed egli consult o finse di consultare gli appunti che aveva preso nel corso del colloquio, che durava ormai da pi di un'ora ... mi ha detto, all'inizio, che sua figlia e suo marito si detestano ... sempre la verit, signor commissario. E ci nonostante, se la intendono per ucciderla? Ma no! Dio santo ... Tentano di avvelenarmi ognuno per suo conto. Capisce? E sua nipote Rita? Anche lei per conto suo ... Si era di febbraio. La temperatura era mite e nel cielo, lucente di un pallido sole, passava di tanto in tanto qualche nuvola carica di pioggia.

    1947 Le vacanze di Maigret Era una via stretta, come tutte le vie del vecchio quartiere di Les Sables d'Olonne, con il lastricato ineguale e i marciapiedi da cui bisognava scendere ogni volta che si incrociava un passante. Il portone all'angolo era un bellissimo e imponente portone a due battenti, d'un color verde profondo, sontuoso, lucidissimo e con i battagli di rame splendenti come se ne vedono solo in qualche casa di procuratore di provincia o nei conventi. Proprio di fronte stazionavano due lunghe automobili lucenti, che davano la medesima sensazione di decorosa agiatezza. Maigret le aveva viste altre volte e sapeva che appartenevano a due chirurghi. "Anch'io avrei potuto essere chirurgo"

    pens. E possedere un'automobile simile. Probabilmente, chirurgo no, ma era un fatto che avrebbe potuto essere medico, che aveva iniziato gli studi di medicina e che qualche volta ne aveva nostalgia. Se suo padre non fosse morto tre anni troppo presto ... Prima di avvicinarsi alla soglia, tir fuori di tasca l'orologio: segnava le tre. Nello stesso istante si ud la campana un po' acuta della cappella, poi, oltre i tetti delle piccole case, quella pi grave di Notre-Dame. Maigret sospir e suon il campanello. Sospirava 1948 La prima inchiesta di Maigret Una balaustra di legno nero divideva la stanza in due. Dalla parte

    riservata al pubblico c'era solo un lungo sedile senza schienale addossato al muro imbiancato a calce e ricoperto di affissi amministrativi. Dall'altra parte scrivanie, calamai, scaffali pieni di enormi registri polverosi, neri anche questi, in modo che tutto li dentro era nero e bianco. Al centro della stanza troneggiava una stufa di ghisa, come se ne vedono oggi solo nelle stazioni delle piccole citt, col tubo che saliva al soffitto, poi si piegava attraverso tutto lo spazio

  • prima di perdersi nel muro. L'agente dal viso paffuto che

    sonnecchiava con l'uniforme sbottonata si chiamava Lecoeur. L'orologio incorniciato di nero segnava l'una e venticinque. Ogni tanto il becco della luce a gas sputacchiava. Anche la stufa, senza ragione apparente, si metteva ogni tanto a sbuffare. Fuori, il rumore sempre piu raro dei petardi o il canto di un ubriaco turbavano di quando in quando la calma della notte. Davanti a una delle scrivanie il segretario del commissario del quartiere Saint-Georges muoveva le labbra come uno scolaro, chino su di un piccolo libro di recente pubblicazione: "Corso di segnaletica descrittiva ad uso dei funzionari e ispettori di polizia".

    1949 Il mio amico Maigret Stava sulla porta del suo locale? Si, commissario. Era inutile correggerlo. Quattro o cinque volte, Maigret aveva tentato di fargli dire: "signor commissario". Ma poi, che importanza poteva avere? Che importanza aveva, tutto questo? Una macchina grigia, da gran turismo, si fermata un istante, un uomo ne uscito fuori, con un salto, proprio cosi che lei ha detto? Si, commissario. Per entrare nel suo locale, ha dovuto venirle quasi addosso, lo ha anche urtato leggermente. Ora, sopra la porta c' un'insegna luminosa al neon. viola, commissario. E allora? Allora niente. E, perch l'insegna viola, lei non capace di riconoscere l'individuo

    che, scansata la tenda di velluto, ha scaricato la sua pistola addosso al suo barman? Quell'uomo si chiamava Caracci, o Caraccini (Maigret doveva consultare ogni volta il fascicolo). Era piccolo, coi tacchi alti, una testa da crso (assomigliano tutti un poco a Napoleone) e portava al dito un immenso brillante paglierino. 1949 L'amica della signora Maigret La gallina era in pentola, con una bella carota rossa, una grossa cipolla e un mazzetto di prezzemolo i cui gambi sporgevano. La signora Maigret si chin per accertarsi che il gas, acceso al minimo, non rischiasse di spegnersi. Poi chiuse le finestre, tutte tranne quella

    della camera da letto, si domand se non avesse dimenticato nulla, si guard di sfuggita allo specchio e, soddisfatta, usc. Chiuse la porta dell'appartamento e mise la chiave nella borsetta. Erano passate da poco le dieci del mattino, di un mattino di marzo. L'aria era frizzante e su Parigi scintillava il sole. Se fosse andata a piedi fino a place de la Rpublique, l avrebbe potuto prendere l'autobus che l'avrebbe condotta fino al boulevard Barbs e sarebbe arrivata in place d'Anvers

  • perfettamente in orario per il suo appuntamento delle 11. A causa

    della piccola signora scese invece le scale del metr Richard-Lenoir, a pochi metri da casa sua, e fece tutto il tragitto sottoterra, guardando distrattamente a ogni stazione le pubblicit ormai familiari affisse sui muri unti. Maigret l'aveva presa in giro, ma nemmeno tanto perch da circa tre settimane lo assillavano gravi preoccupazioni: 1949 Maigret dal giudice Ehi, dico a lei! Maigret si gir sulla panca, come uno scolaro, per vedere chi chiamavano. Si, proprio lei, laggi ... E l'ossuto vegliardo dagli enormi baffi bianchi, che sembrava uscito dalle pagine della Bibbia, allung un braccio tremante. Verso chi? Maigret guard il

    suo vicino, poi la sua vicina. Infine, pieno di confusione, si accorse che tutti erano girati proprio verso di lui, compreso il coroner, il sergente d'aviazione che subiva l'interrogatorio, il procuratore, i giurati, gli sceriffi. Io? domand facendo l'atto di alzarsi, stupito che avessero bisogno di lui. Adesso sorridevano tutti con aria divertita. Solo lui non capiva. Si disse il vecchio che somigliava a un tempo a Ezechiele e Clemenceau. Vuole spegnere immediatamente quella pipa? Maigret non ricordava nemmeno di averla accesa. Si rimise a sedere imbarazzato balbettando delle scuse, mentre i suoi vicini ridevano guardandolo con simpatia. Non stava sognando. Era ben sveglio. Era proprio lui, il commissario Maigret

    della Polizia Giudiziaria, che assisteva, a pi di diecimila chilometri da Parigi, all'inchiesta di un giudice se- 1949 Maigret e la casa del giudice Cinquantasei, cinquantasette, cinquantotto ... contava Maigret. E non voleva contare. Lo faceva macchinalmente. Aveva la testa vuota, le palpebre pesanti. Sessantuno, sessantadue ... Dava un'occhiatina fuori. I vetri del "Caf Franais" erano smerigliati fino a met altezza. Al di sopra del tratto smerigliato si scorgevano soltanto gli alberi spogli sulla piazza, e la pioggia, sempre la pioggia. Ottantatr, ottantaquattro ... Se ne stava in piedi, con la stecca da

    biliardo in mano, e si vedeva riflesso in tutti gli specchi che tappezzavano il caff. E il signor Le Flem, il padrone, continuava la serie, senza schiudere i denti, con aria disinvolta, come se fosse una cosa naturalissima. Passava da una parte all'altra del panno verde, si chinava, si raddrizzava, seguiva le bilie con sguardo assente. Centoventidue ... centoventitr ... La sala era ampia. Vicino alla finestra, una cameriera di mezza et cuciva. Non c'era altro. Soltanto

  • loro tre! E un gatto seduto vicino alla stufa. Ed erano soltanto le tre! E

    appena il 13 gennaio. Maigret vedeva la data su un grande calendario appeso 1950 Maigret al night-club All'agente Jussiaume, che ogni sera alla stessa ora prestava servizio notturno nei medesimi paraggi, quell'andirivieni era diventato ormai cosi familiare ch'egli ne prendeva nota macchinalmente, pressappoco come chi abitando vicino ad una stazione ferroviaria registra gli arrivi e le partenze dei treni. Veniva gi un'acquerugiola gelata e Jussiaume si era riparato un momento contro un portone all'angolo di rue Fontaine con rue Pigalle. L'insegna rossa del "Picratt's" era una di

    quelle poche ancora accese in quel rione e disegnava delle macchie color sangue sul selciato bagnato. Era luned, un giorno calmo a Montmartre. Jussiaume avrebbe potuto dire in quale ordine la maggior parte dei ritrovi si erano chiusi. Vide l'insegna al neon del "Picratt's" spegnersi a sua volta e subito dopo il proprietario del locale, piccolo e corpulento, con un impermeabile nocciola buttato sopra lo smoking, uscire sul marciapiede per chiudere le imposte. Un'ombra, che sembrava quella di un ragazzo, scivol rasente i muri e discese per rue Pigalle in direzione di rue Blanche. Poi due uomini, uno dei quali portava sottobraccio un sassofono, risalirono verso place Clichy. Quasi contemporaneamente un altro uomo, con

    1950 Un Natale di Maigret Ogni volta era la stessa cosa. Forse nell'andare a letto aveva sospirato: Domattina rimango a crogiolarmi fin tardi. E la signora Maigret l'aveva preso alla lettera come se tutti quegli anni non le avessero insegnato nulla, come se non sapesse che, quando diceva una cosa cosi, non bisognava badarci. Avrebbe potuto farsi un bel sonno anche lei; non aveva un motivo al mondo per alzarsi presto. Eppure baluginava appena, che l'aveva sentita muoversi con precauzione tra le lenzuola. Lui fece le viste di nulla. Si sforz a respirar profondo, regolarmente, al modo di chi dorme. Era come un

    gioco. Lo inteneriva sentirla avanzare verso la sponda del letto con delle precauzioni da animale, immobilizzandosi dopo ogni movimento per accertarsi che non si era svegliato. Un momento che lui aspettava sempre con un po' di batticuore era quello in cui le molle del letto, liberate dal peso della moglie, si rilassavano con un rumore lieve che assomigliava a un sospiro. Lei allora raccoglieva la sua roba di sulla sedia, metteva un tempo infinito a far girare la maniglia della porta

  • del bagno, e finalmente, nelle lontananze della cucina, si permetteva

    dei movimenti normali. Maigret si era riaddormentato. Non profonda- 1951 Maigret e i gangster D'accordo ... D'accordo ... Sissignore ... Ma s... Ma s... Le prometto di fare tutto il possibile ... Proprio cosi. La saluto. Come? Ho detto: La saluto. Non se ne abbia a male ... Buongiorno, signor ... Per la decima volta almeno, aveva rinunciato a contarle, Maigret pos la cornetta, riaccese la pipa e rivolse uno sguardo di rimprovero alla pioggia che scendeva lunga e fredda dietro i vetri, poi, afferrata la penna, si chin sul rapporto incominciato pi di un'ora prima e del quale non era ancora arrivato a mezza pagina. Che fosse la noia a

    farli telefonare? Su otto o dieci telefonate quasi consecutive, neanche tre che fossero utili. Ed ecco che la soneria ricominciava a trillare, Maigret guardava l'apparecchio con una mezza voglia di polverizzarlo con un pugno, e alla fine ringhiava: Pronto? La signora Lognon insiste per parlare personalmente con lei. La signora ... chi? Lognon. 1951 Maigret e la spilungona La scheda che l'usciere aveva fatto riempire e consegnato a Maigret portava scritto testualmente: Ernestine (ex Micou, ora Jussiaume), detta la Spilungona, che lei ha arrestato diciassette anni fa in rue de la Lune e che si era completamente denudata per farla arrabbiare, la

    prega di riceverla urgentemente perch si tratta di una questione della massima importanza. Maigret diede una sbirciatina al vecchio Joseph per vedere se avesse letto il messaggio, ma l'usciere dai capelli bianchi rimase impassibile. In tutti gli uffici della Polizia Giudiziaria era probabilmente l'unico, quella mattina, a non essere in maniche di camicia, e, per la prima volta in tanti anni, il commissario si chiese per quale aberrazione si obbligava un uomo quasi venerando a portare al collo una pesante catena con un'enorme medaglia. Ci sono giorni in cui ci si pone domande assurde, e questo era uno di quelli. Forse per via della canicola. O forse era l'atmosfera delle

    vacanze che impediva di prendere le cose troppo sul serio. Le finestre erano spalancate e il frastuono di Parigi penetrava nell'ufficio in cui, prima che arrivasse Joseph, Maigret era intento a seguire con gli occhi il volo di una vespa che girava in tondo e che continuava a sbattere sul soffitto sempre nel medesimo punto. 1951 Maigret e l'affittacamere Perch non viene a mangiare con noi? Il bravo Lucas aveva

  • probabilmente aggiunto: Le assicuro che mia moglie ne sar felice.

    Povero vecchio Lucas! Non era affatto vero, perch sua moglie, che si agitava per ogni nonnulla e detestava avere ospiti a pranzo, l'avrebbe certamente sommerso di rimproveri. Avevano lasciato insieme Quai des Orfvres verso le sette, quando il sole non era ancora tramontato, si erano diretti alla Brasserie Dauphine e avevano preso posto nel loro angolo. Avevano bevuto un primo aperitivo con quell'aria un po' as-sorta delle persone che hanno finito la loro giornata. Poi Maigret aveva picchierellato disinvolto una moneta sull'orlo del piattino per chiamare il cameriere e ordinargli un altro aperitivo. Sono cose senza importanza, d'accordo. Cose a cui si d un

    peso esprimendole, ma che in realt sono appena percettibili. Tuttavia Maigret era convinto che Lucas avesse pensato: " perch non c' sua moglie, che il capo beve cos." Da due giorni, infatti, la signora Maigret si trovava in Alsazia, chiamata al capezzale di sua sorella che doveva essere operata. 1952 La rivoltella di Maigret Quando, in futuro, Maigret avrebbe ripensato a quell'inchiesta, l'avrebbe paragonata a una di quelle malattie che non si manifestano chiaramente, ma cominciano con dei malesseri vaghi, dei doloretti, dei sintomi troppo lievi perch vi si presti attenzione. Non vi furono, da principio, n reclami alla polizia giudiziaria, n chiamate alla

    Volante, n denunce anonime; ma, risalendo il pi lontano possibile, ci fu soltanto una banale telefonata della signora Maigret. La pendola di marmo nero, sul caminetto, segnava mezzogiorno meno venti, il commissario rivedeva nettamente l'angolo delle lancette sul quadrante. La finestra era spalancata, poich era giugno, e sotto il sole caldo, Parigi aveva preso la sua atmosfera estiva. Sei tu? Evidentemente, la moglie aveva riconosciuto la sua voce, ma gli domandava sempre se era proprio lui all'apparecchio, non per diffidenza, ma soltanto perch di fronte al telefono si sentiva impacciata. Anche nel boulevard Richard-Lenoir le finestre dovevano

    essere aperte. A quell'ora, la signora Maigret aveva certo finito la maggior parte delle sue faccende domestiche. Era un fatto raro che lo chiamasse. Ti ascolto. Volevo domandarti se conti di venire a colazione. Era ancora pi raro che gli telefonasse per fargli quella domanda. Maigret aveva aggrottato la fronte, non contrariato, ma sorpreso: Perch? . Niente. O meglio, c' qualcuno che ti aspetta. La sentiva imbarazzata, come colpevole. Chi? Nessuno di tua

  • conoscenza. Non niente. Soltanto, se tu non dovessi rincasare, non

    lo farei attendere. 1952 Le due pipe di Maigret Per Maigret era facile ricordare la data grazie al compleanno di sua cognata che cadeva appunto il 19 ottobre. Era un luned, e anche di questo si sarebbe ricordato, perch era riconosciuto come vero, al Quai des Orfvres, che solo raramente la gente si fa ammazzare di luned. Infine, era la prima inchiesta, quell'anno, che avesse un sapore invernale. Aveva piovuto per tutta la domenica: una pioggia fredda e leggera, i tetti e i selciati erano di un nero luccicante, e una nebbia giallastra sembrava insinuarsi attraverso gli interstizi della

    finestre, tanto che la signora Maigret aveva detto: Bisogner che pensi a far mettere un'imbottitura alle finestre . Da cinque anni almeno, ogni autunno, Maigret prometteva di metterla la domenica prossima. meglio che tu ti metta il soprabito pesante. Dov'? Vado a prenderlo. Alle otto e mezzo le luci nelle case erano ancora accese e il soprabito di Maigret odorava di naftalina. Durante la giornata non piovve. Per lo meno la pioggia non fu visibile, ma i marciapiedi restarono bagnati e divennero sempre pi sudici a mano a mano che la folla li calpestava. Poi, verso le quattro del pomeriggio, poco prima che cadesse la sera, la stessa nebbia giallastra del mattino scese su Parigi, appannando le luci delle strade e delle vetrine. N

    Lucas, n Janvier, n il piccolo Lapointe si trovarono in ufficio quando squill il telefono. Rispose Santoni, un crso, nuovo della squadra, che aveva lavorato dieci anni alla sezione giochi d'azzardo, poi alla buon costume. l'ispettore Neveu, del III Distretto, capo. Chiede di parlare personalmente Sembra urgente. 1953 Maigret ha paura All'improvviso, tra due stazioncine di cui non avrebbe saputo dire il nome e di cui non vide, a causa dell'oscurit, che righe di pioggia contro un grosso fanale e figure umane che spingevano delle carrette, Maigret si chiese che cosa mai facesse in quel luogo. Forse si era

    assopito un istante nello scompartimento surriscaldato? Non doveva aver perso del tutto coscienza perch sapeva di essere in un treno; ne udiva il rumore monotono; avrebbe giurato di aver continuato a vedere, sempre pi lontano, nella distesa oscura dei campi, le finestre illuminate di una fattoria isolata. Tutto ci, e l'odor di fuliggine che si mescolava a quello dei suoi abiti bagnati, rimaneva reale, insieme a un mormorio regolare di voci nello scompartimento vicino, ma in

  • qualche modo non apparteneva al presente e non poteva essere

    giustamente collocato nello spazio, n, soprattutto, nel tempo. Avrebbe potuto essere altrove, in un qualunque trenino che traversava la campagna avrebbe potuto essere un Maigret quindicenne che tornava dal collegio, il sabato, con un treno esattamente simile, dai vecchi vagoni cigolanti ad ogni sforzo della locomotiva. Con le stesse voci, nella notte, ad ogni fermata gli stessi uomini af- 1953 Maigret ha un dubbio Ci sono immagini che noi registriamo senza averne coscienza, con la minuziosit di una macchina fotografica, e poi, quando un giorno ce le

    ritroviamo nella memoria, ci rompiamo il capo per sapere dove mai le abbiamo viste. Maigret, dopo tanti anni, arrivando sempre un po' affannato in cima alla scala ripida e polverosa della polizia giudiziaria, non si accorgeva pili di fare una brevissima sosta per dare macchinalmente un'occhiata verso la gabbia a vetri che serviva da sala d'aspetto, e che alcuni chiamavano l'acquario, altri il purgatorio. Forse tutti facevano cos, si trattava di una specie di tic professionale. Anche quando, come quella mattina, un sole chiaro e leggero, allegro quanto un mughetto, brillava su Parigi, e faceva scintillare sui tetti gli steli rosei dei camini, una lampada restava accesa tutto il giorno nel purgatorio, che non aveva finestre e riceveva luce soltanto

    dall'immenso corridoio. A volte, nelle poltrone e sulle sedie ricoperte di velluto verde, si vedevano certi figuri pi o meno patibolari, vecchi clienti che un ispettore aveva rastrellato durante la notte e che aspettavano di essere interrogati, o anche informatori, testimoni convocati dal giorno avanti; alzavano la testa con aria accigliata ogni volta che passava qualcuno. Chiss per qual misterioso motivo, proprio l dentro venivano appese, in due cornici nere col filetto dorato, le fotografie dei poliziotti uccisi nell'adempimento del loro dovere. Altre persone passavano nel purgatorio, uomini, donne, che appartenevano a quel che si chiama il mondo per bene. Costoro da

    principio restavano in piedi, come se si aspettassero di esser chiamati da un momento all'altro e fossero li solo per una visita senza importanza. Trascorso un tempo pi o meno lungo, si avvicinavano a una sedia su cui finivano per sedere, e non era raro ritrovarli ancora li dopo tre ore, ripiegati su se stessi, lo sguardo cupo, avendo perduta ogni coscienza della loro importanza sociale. 1953 Maigret si sbaglia

  • Erano le otto e venticinque del mattino, quando Maigret si alz da

    tavola terminando di sorseggiare l'ultima tazza di caff. La giornata di novembre era grigia e caliginosa e nella stanza brillava la luce del lampadario. La signora Maigret guardava fuori dalla finestra, attraverso i vetri, osservando la gente che passava. Sar meglio che tu metta il cappotto pesante disse. Immaginava che il tempo fuori fosse orribile dall'aspetto dei passanti, che quella mattina quasi correvano. Molti uomini sporgevano soltanto il naso dalla sciarpa di lana nella quale si erano imbacuccati e battevano forte i piedi in terra cercando di scaldarsi. Si vedeva in continuazione un gran spiegarsi di fazzolettoni e conseguenti soffiate di naso. nell'armadio. Adesso te

    lo vado a prendere aggiunse la signora Maigret. Il commissario aveva ancora la tazzina in mano quando suon il telefono. Mentre staccava il ricevitore guard fuori a sua volta. Le case di fronte erano quasi invisibili per la nebbia giallastra che era calata sulle strade durante la notte. 1954 Maigret e la giovane morta Maigret sbadigli spingendo i fogli verso l'estremit della scrivania. Firmate qui, ragazzi, e poi potete andarvene a dormire. I "ragazzi" erano probabilmente i tre elementi pi duri da cucinare che fossero passati per le mani della polizia giudiziaria da un anno a questa parte. Uno di loro, quello che chiamavano Dd, sembrava un gorilla e il pi

    mingherlino, che aveva uno sguardo da pesce morto, avrebbe potuto guadagnarsi la vita come lottatore da fiera. Janvier pass loro i fogli e una penna avevano sputato l'osso, i tre non si presero pi la briga di discutere , non lessero neppure il verbale del loro interrogatorio e firmarono con aria disgustata. L'orologio di marmo segnava le tre e qualche minuto e quasi tutti gli uffici del Quai des Orfvres erano piombati nell'oscurit. Da molto tempo non si udiva altro rumore che quello lontano di un clacson o dei freni di un tass che slittava sull'asfalto bagnato. Anche al loro arrivo, il giorno prima, gli uffici erano deserti, dato che non erano ancora le nove del mattino. Pioveva

    gi, una pioggerella melanconica e insistente. 1954 Maigret solo Come ogni sera, tornando a casa, nello stesso punto del marciapiede, un po' dopo il lampione a gas, Maigret alz lo sguardo verso le finestre illuminate del suo appartamento. Non se ne rendeva pi conto. Gli avessero domandato a bruciapelo se la luce era accesa o no, probabilmente avrebbe esitato a rispondere. Inoltre, come per

  • una specie di mania, fra il secondo e il terzo piano cominciava a

    sbottonarsi il soprabito per prendere la chiave nella tasca dei pantaloni, e, invariabilmente, la porta si apriva nel momento stesso in cui lui posava il piede sullo stuoino. Erano consuetudini vecchie di anni, alle quali il commissario teneva pi di quanto avrebbe ammesso. Quella sera era bel tempo, ma quando pioveva, per esempio, sua moglie aveva un gesto tutto particolare per prendergli dalla mani l'ombrello bagnato, mentre, contemporaneamente, piegava la testa e lo baciava su una guancia. Maigret fece la domanda tradizionale: Nessuna telefonata? . Chiudendo la porta, la moglie rispose: S. Forse meglio che non ti tolga nemmeno il soprabito . La giornata

    era stata grigia, n fredda n calda, con un temporale verso le due del pomeriggio. Al Quai des Orfvres, Maigret non aveva fatto altro che sbrigare pratiche d'ordinaria amministrazione. Hai pranzato bene? La luce, nel loro appartamento, era tenue, pi intima che in ufficio. Maigret guardava i giornali preparati accanto alla sua poltrona e le sue pantofole. Ho pranzato con il capo, Lucas e Janvier alla Brasserie Dauphine. Poi erano andati tutti e quattro all'assemblea della Mutua della polizia, di cui Maigret veniva eletto da tre anni vicepresidente, bench lui non ci tenesse molto. Hai il tempo di bere una tazza di caff. Levati pure il soprabito. Ho detto che non saresti rientrato prima delle undici.

    1955 La trappola di Maigret A cominciare dalle tre e mezzo, Maigret prese ad alzare la testa di tanto in tanto per guardare l'ora. Alle quattro meno dieci, sigl l'ultimo foglietto sul quale aveva appena finito di scrivere appunti, spinse indietro la poltrona, si asciug la fronte, esit tra le cinque pipe che si trovavano nel grande portacenere e che aveva fumato senza prendersi la pena di vuotarle dopo. Il suo piede, sotto il tavolo, aveva premuto un campanello e qualcuno bussava alla porta. Seguitando ad asciugarsi col fazzoletto, borbott: Entri! Era l'ispettore Janvier che, come Maigret, si era tolto la giacca, ma aveva tenuto la cravatta

    mentre Maigret si era sbarazzato anche di quella. Fa' battere questo a macchina. Voglio firmarlo appena pronto. Bisogna che Comliau lo riceva stasera. Era il 4 agosto. Le finestre, bench aperte, non davano alcuna frescura: anzi, facevano entrare un'aria calda che sembrava salire dall'asfalto molle, dalle pietre infuocate, dalla stessa Senna che pareva sul punto di fumare come una pentola al fuoco. I tass, gli autobus sul ponte Saint-Michel, camminavano pi lenti del

  • solito, sembravano trascinarsi, e non era solo alla Polizia Giudiziaria

    1955 Maigret e il corpo senza testa Il cielo incominciava a impallidire quando Jules, il maggiore dei due fratelli Naud, apparve sul ponte del battello, prima la testa, poi le spalle, e infine la lunga figura dinoccolata. Passandosi le mani fra i capelli color lino ancora in disordine, egli guard la diga, la banchina di Jemappes a sinistra, la banchina di Valmy a destra; quindi si arrotol una sigaretta e rimase li a fumarla nell'aria fresca del primo mattino aspettando di veder luce nel piccolo bar all'angolo di rue des Rcollets. Il tempo incerto faceva apparire d'un giallo ancor pi crudo del solito la facciata. Popaul, il padrone, senza colletto e anch'egli non

    ancora pettinato, usci sul marciapiede per togliere le imposte. Naud sal sulla passerella e attravers la banchina arrotolandosi una seconda sigaretta. Quando suo fratello Robert, lungo e magro quasi quanto lui, emerse a sua volta da un boccaporto, pot distinguere nel bar rischiarato Jules coi gomiti appoggiati sul banco e il padrone che gli versava un po' di grappa nel caff. Si sarebbe detto che Robert aspettasse il suo turno. Si prepar una sigaretta con gli stessi gesti del fratello, e quando il maggiore usci dal bar, il mi- 1956 Uno scacco di Maigret Joseph, l'usciere, buss alla porta cos leggermente da produrre il rumore di un topo in fuga. Socchiuse l'uscio senza farlo scricchiolare,

    apparve nell'ufficio di Maigret, col cranio calvo cinto di capelli bianchi, quasi immateriali, silenzioso come un fantasma. Il commissario, chino su alcuni incartamenti, la mascella stretta sulla cannuccia della pipa, non alz la testa e Joseph rest immobile. Gi da otto giorni Maigret era di umore nero e i suoi collaboratori non entravano nel suo ufficio che in punta di piedi. Del resto non era l'unico, in quelle condizioni, a Parigi n altrove in Francia, perch non si era mai visto un marzo cos piovoso, cos freddo e lugubre. Alle undici del mattino, negli uffici, la luce era quella di un'alba da esecuzione capitale; a mezzogiorno le lampade erano tutte accese e alle tre scendeva la sera. Non si poteva

    pi dire che piovesse: si viveva letteralmente nelle nubi, con acqua ovunque, rigagnoli attraverso la pavimentazione e gente che non riusciva a dire tre parole senza soffiarsi il naso. I giornali pubblicavano fotografie della periferia, i cui abitanti tornavano a casa in barca lungo strade trasformate in autentici fiumi. Il mattino, appena arrivato, il commissario domandava: 1957 Gli scrupoli di Maigret

  • Accade soltanto una o due volte l'anno al Quai des Orfvres, e a volte

    dura cosi poco che non si ha il tempo di accorgersene: all'improvviso, dopo un periodo febbrile, durante il quale i casi giudiziari si susseguono senza tregua, quando magari non capitano a tre o quattro alla volta, mettendo a cosi dura prova le forze di tutti, che gli ispettori, per mancanza di sonno, finiscono per avere un'aria stravolta e gli occhi rossi, all'improvviso, alla Polizia Giudiziaria regna una calma assoluta, si potrebbe dire il vuoto, appena punteggiato da qualche telefonata senza importanza. Cosi era stato il giorno prima, un luned, a dire il vero, giorno sempre pi vuoto degli altri e, alle undici del mattino, l'atmosfera del marted era ancora la stessa. Il

    grande corridoio era quasi deserto: vi si muovevano, a disagio, solo due o tre miseri informatori che venivano a fare il loro rapporto e, nell'ufficio degli ispettori, tranne i malati, tutti erano al loro posto. Mentre, nei casi urgenti, Maigret, di solito, mancava di effettivi e doveva penare terribilmente per trovare un numero sufficiente di uomini da impegnare in un'inchiesta, quel giorno avrebbe potuto disporre della squadra quasi al completo. 1957 Maigret viaggia Le storie pi maledettamente complicate sono quelle che sembrano, all'inizio, casi banali che non si d loro nessuna importanza. Un po' come certe malattie che si annunciano in maniera subdola, con

    qualche malessere indefinibile: quando ci si decide a prenderle sul serio spesso troppo tardi. Maigret aveva detto queste cose, una volta, all'ispettore Janvier mentre di sera tornavano insieme al Quai des Orfvres attraverso il Pont- Neuf. Ma quella notte Maigret non andava ragionando sugli avvenimenti in corso perch dormiva profondamente, nel suo appartamento del boulevard Richard-Lenoir, a fianco della signora Maigret. Se avesse dovuto immaginare possibili grane non avrebbe certo pensato all'Hotel George V, un posto di cui generalmente si occupa piuttosto la rubrica mondana dei giornali che la cronaca nera, ma forse alla figlia di un deputato che l'ispettore

    aveva dovuto convocare nel suo ufficio per raccomandarle di rinunciare a certe eccentricit. Malgrado il tono paterno usato nei suoi confronti, la giovane si era vivacemente risentita. 1958 Maigret e i testimoni reticenti Hai dimenticato l'ombrello? No. La porta stava per chiudersi e Maigret aveva gi voltato la testa verso le scale. Faresti bene a metterti la sciarpa. . Sua moglie corse a cercarla, senza sospettare

  • che quella piccola frase l'avrebbe punto sul vivo e gli avrebbe ispirato

    dei pensieri malinconici. Era soltanto novembre - il tre novembre - e non faceva particolarmente freddo. Ma, da un cielo basso e uniforme, cadeva una di quelle piogge che, soprattutto di prima mattina, sembrano pi fluide e traditrici del solito. Era stato lui, poco prima, scendendo dal letto, a fare una smorfia perch gli doleva il collo, girando la testa. Non si poteva parlare di torcicollo ma piuttosto di una certa rigidit, di una esagerata sensibilit. Il giorno prima, uscendo dal cinema, avevano camminato a lungo sui boulevards e la pioggia cadeva gi. Tutto ci non aveva importanza. Eppure, a causa di quella sciarpa, forse anche perch era una grossa sciarpa che sua

    moglie aveva lavorato a maglia, si sentiva vecchio. Scendendo le scale, dove si vedevano orme bagnate, poi camminando al riparo dell'ombrello, ripens a ci che essa gli aveva detto il giorno prima. Tra due anni, sarebbe andato in pensione. 1959 Maigret alle assise Era stato li duecento, trecento volte? O ancora di pi? Non aveva voglia di contarle, n di ricordare ogni caso in particolare, neppure i pi celebri, quelli che erano entrati nella storia giudiziaria, perch era l'aspetto pi penoso della sua professione. Tuttavia la maggior parte delle sue inchieste non finivano in corte d'Assise, come oggi, o davanti al tribunale penale? Avrebbe preferito ignorarlo, e in ogni modo

    restare lontano da quegli ultimi riti ai quali non si era mai del tutto abituato. Nel suo ufficio del quai des Orfvres, la lotta che spesso si concludeva all'alba, era sempre lotta da uomo a uomo, per cos dire una lotta in parit. Ma, percorsi pochi corridoi e qualche scala, ci si trovava di fronte a una scena diversa, in un altro mondo, dove le parole non avevano pi lo stesso senso, un universo astratto, ieratico, solenne e nello stesso tempo assurdo. Aveva abbandonato, insieme ad altri testimoni, la pretura dalle pareti in legno scuro dove si mescolavano la luce delle lampade elettriche e il grigiore di un pomeriggio piovigginoso. L'usciere, che Maigret avrebbe giurato di

    aver visto sempre cos vecchio, li conduceva verso una stanza pi piccola, come un maestro di scuola guida i suoi alunni e indica loro i banchi. 1960 Maigret e gli aristocratici Era un maggio eccezionale, come capita di vederne due o tre volte nella vita, con la luminosit, il sapore, l'odore dei ricordi d'infanzia. Maigret l'aveva definito un maggio da cantico, poich gli ricordava

  • nello stesso tempo la sua primavera a Parigi, quando tutto era nuovo

    e meraviglioso. Per strada, in autobus, in ufficio, gli capitava di rimanere incantato, colpito da un suono lontano, da un soffio d'aria tiepida, dalla macchia chiara di una blusa che lo riportavano indietro di venti o trent'anni. La sera prima, al momento di andare a cena coi Pardon, sua moglie gli aveva domandato, quasi arrossendo: Non sono troppo ridicola, alla mia et, con questo vestito a fiori? I loro amici Pardon, quella sera, avevano tirato fuori una novit. Invece di invitarli a casa loro, avevano portato i Maigret in un ristorantino del boulevard Montparnasse, dove avevano cenato sulla terrazza. Maigret e sua moglie, senza aprire bocca, si erano scambiati sguardi complici

    poich proprio su quella terrazza, quasi trent'anni prima, avevano pranzato per la prima volta a quattr'occhi. 1961 Maigret e il ladro pigro Ud un gran fracasso vicino alla testa, e cominci a muoversi di malumore, un po' spaventato, sbattendo l'aria con un braccio fuori del lenzuolo. Aveva coscienza d'essere nel proprio letto, e che c'era anche la mo-glie, pi sveglia di lui, che aspettava al buio, senza osare aprir bocca. La cosa su cui si sbagliava, almeno per qualche secon-do, era la natura di quel rumore insistente, aggressivo, imperioso. D'inverno, quando faceva molto freddo, gli capitava sempre di sbagliarsi a quel modo. Gli pareva che fosse la sveglia a suonare, mentre non esisteva

    pi sveglia sul suo comodino dal giorno che s'era sposato. Si trattava di qualcosa che risaliva a prima ancora dell'adolescenza, all'infanzia, quando era chierichetto e serviva la messa delle sei. La stessa messa l'aveva servita in primavera, d'estate e in autunno. Perch il ricordo che gliene era restato, e che gli ritornava automaticamente, era un ricordo di buio, di gelo, di dita intirizzite, di scarpe che facevano scricchiolare una pellicola di ghiaccio sulla strada? Rovesci il bicchiere cosa che gli accadeva spesso. Mentre la sua mano si posava sul telefono, la moglie accese la lampada del comodino. 1961 Maigret e la famiglia felice

    Quando in piena notte squill il, telefono, Maigret, anzich brontolare come sempre cercando il ricevitore nel buio, ebbe un sospiro di sollievo. Non ricordava bene cosa stesse sognando, ma gli era rimasta la sensazione di un sogno spiacevole: cercava di spiegare a una persona importante, di cui non vedeva il volt e che pareva molto scontenta di lui, che non era colpa sua, che dovevano avere pazienza nei suoi confronti, solo qualche giorno di pazienza ancora, perch non

  • era pi allenato e si sentiva stanco, a disagio. Che gli dessero fiducia

    e tutto si sarebbe risolto in breve tempo. E soprattutto che non lo guardassero con biasimo e con ironia ... Pronto ... Mentre il commissario portava il ricevitore all'orecchio, la signora Maigret, appoggiandosi al gomito, accese la lampada sul comodino. Maigret? chiese qualcuno. S. Non riconosceva quella voce, sebbene avesse qualcosa di familiare. Parla Saint-Hubert ... Si trattava di un commissario di polizia che aveva pi o meno la sua et e che conosceva fin dai suoi inizi 1962 Maigret e il cliente del sabato Alcune immagini, senza ragione, senza che ce ne accorgiamo,

    penetrano in noi, rimangono ostinatamente nella nostra memoria bench siamo appena coscienti di averle fissate nella mente e non corrispondano a niente d'importante. In tal modo, molti anni dopo Maigret avrebbe potuto con certezza ricostruire minuto per minuto gesto per gesto quella insignificante fine di giornata al Quai des Orfvres. Anzitutto il pendolo di marmo nero, dagli ornamenti di bronzo, sul quale il suo sguardo si 'era posato nel momento in cui segnava le sei e diciotto minuti, il che voleva dire che erano passate le sei e mezzo. In dieci altri uffici della Polizia Giudiziaria, nell'ufficio del direttore, come in quello degli altri funzionari, c'erano dei pendoli identici che da tempo immemorabile andavano indietro. Perch questo

    pensiero lo colpiva proprio quel giorno? Per un momento si chiese in quanti uffici amministrativi, in quanti ministeri, un tale F. Le Dente, il cui nome figurava sul quadrante bianco, avesse fornito un tempo un blocco di quei pendoli e pens alle trattative, agli intrighi, alle mediazioni che avevano preceduto un affare cos importante. 1962 Maigret e il vagabondo Ci fu un istante, tra il Quai des Orfvres e il ponte Marie in cui Maigret segn una battuta di arresto, talmente breve che Lapointe, che gli camminava accanto, non se ne accorse. Eppure, per qualche secondo, forse per meno di un secondo, il commissario si era ritrovato alla

    stessa et del suo compagno. Ne era certamente motivo l'aria primaverile, con la sua luminosit, col suo profumo, col suo sapore. C'era stata una mattina identica, anzi molte mattine identiche, al tempo in cui Maigret giovane ispettore appena nominato alla Polizia Giudiziaria che i parigini chiamavano ancora la Suret, faceva parte del servizio della polizia della strada e dalla mattina alla sera camminava per le vie di Parigi. Sebbene si fosse gi al 25 marzo,

  • quella era la prima vera giornata di primavera tanto pi limpida

    perch quella notte c'era stato un ultimo temporale accompagnato in distanza da rombi di tuoni. Per la prima volta in quell'anno, Maigret aveva lasciato il cappotto nell'armadio a muro del suo ufficio e, di tanto in tanto, la brezza gli sollevava la giacca sbottonata. Pensando al passato, Maigret senza rendersene conto aveva ritrovato il suo passo di un tempo, n lento, n veloce, che non era n l'andatura 1962 Maigret e l'affare strip-tease Era mezzogiorno e un quarto, quando Maigret attravers l'androne sempre fresco e il portone fiancheggiato da due agenti in uniforme, che stavano appoggiati al muro per godere un po' d'ombra. Li salut

    con la mano e rimase fermo un momento, indeciso, guardando prima verso il cortile, poi verso Place Dauphine, poi di nuovo verso il cortile. Lass nel corridoio e sulle scale polverose, si era fermato due o tre volte, facendo finta di riaccendere la pipa, con la speranza di veder spuntare uno dei colleghi o degli ispettori. Era raro che la scala a quell'ora fosse deserta, ma quell'anno, il 12 giugno, la Polizia Giudiziaria era gi in atmosfera di vacanza. Certi per evitare la ressa di luglio e di agosto erano partiti all'inizio del mese e altri si preparavano all'esodo annuale. Quel mattino, improvvisamente, dopo una primavera umida e malsana, era arrivato il caldo e Maigret aveva lavorato con le finestre aperte, in maniche di camicia. Salvo il

    rapporto al direttore e un paio di visite nell'ufficio degli ispettori, era rimasto solo 1963 Maigret e il fantasma Era gi passata l'una, quella notte, quando si spense la luce nell'ufficio di Maigret. Il commissario, con gli occhi gonfi per la fatica, spinse la porta dell'ufficio degli ispettori dove il giovane Lapointe e Bonfils restavano di guardia. Buona notte, ragazzi bofonchi. Nel vasto corridoio, le donne delle pulizie spazzavano ed egli rivolse loro un piccolo cenno con la mano. Come sempre a quell'ora, c'era corrente d'aria e la scala che egli discendeva in compagnia di Janvier era

    umida e gelida. Si era a met novembre, era piovuto tutto il giorno. Dalle otto del mattino del giorno prima, Maigret non aveva lasciato l'atmosfera surriscaldata del suo ufficio e, prima di attraversare il cortile, sollev il bavero del soprabito. Vuoi che ti lasci da qualche parte? Un taxi, chiamato per telefono, aspettava davanti al portale del Quai des Orfvres. In qualsiasi stazione di metr, capo. Pioveva a dirotto. La pioggia rimbalzava sul selciato. L'ispettore

  • discese a Chatelet. Buona notte, capo. Buona notte, Janvier. Era

    un istante come ne avevano vissuti assieme a centinaia, provando la stessa soddisfazione un po triste. 1964 Maigret sotto inchiesta Mi dica, Maigret... Un inizio di frase di cui il commissario si sarebbe ricordato pi tardi ma che, al momento, non l'aveva colpito. Tutto era familiare: la scena, i visi e anche i gesti dei personaggi, tutto cos familiare da non prestarvi pi attenzione. Ci si svolgeva In rue Popincourt, a poche centinaia di metri dal boulevard Richard-Lenoir, in casa dei Pardon, dove i Maigret avevano l'abitudine, da molti anni, di cenare una volta al mese. E, sempre una volta al

    mese, il dottore e sua moglie andavano a cena a casa del commissario. Era una buona occasione per le due donne per dedicarsi ad un'amichevole gara di cucina raffinata. Come sempre, si erano attardati a tavola. Solange, la figlia dei Pardon, era incinta per la seconda volta, e aveva l'aria di scusarsi di essere cos sgraziata. Era venuta a passare qualche giorno in casa dei genitori mentre il marito, ingegnere, assisteva a un congresso a Nizza. Si era in giugno. La giornata era stata soffocante e la sera era tempestosa. Attraverso la finestra aperta si intravedeva ogni tanto la luna tra due nuvole nere che essa orlava per un istante di bianco. Le due signore, secondo una tradizione stabilita fin dalla prima cena, avevano servito il

    1965 La pazienza di Maigret La giornata era incominciata come un ricordo d'infanzia, smagliante e gustoso. Senza una ragione, soltanto perch la vita era bella e buona, gli occhi di Maigret sorridevano, mentre faceva colazione, e quelli della signora Maigret, seduta davanti a lui, riflettevano la stessa gaiezza. Le finestre dell' appartamento erano spalancate e lasciavano entrare gli odori della strada, i rumori familiari del boulevard Richard Lenoir. L'aria gi calda vibrava. Un vapore. sottile filtrava i raggi di sole, rendendoli quasi palpabili. Non sei stanco? chiese la signora Maigret. Perch dovrei essere stanco? rispose lui, sorpreso,

    gustando il caff che gli sembrava particolarmente buono. Dopo tutto il lavoro che hai fatto ieri in giardino ... Da mesi, non prendi in mano una zappa o un rastrello. Era il 7 luglio. Il sabato sera si erano recati in treno a Meung-sur-Loire, nella piccola casa che stavano restaurando da tempo, per il giorno in cui Maigret, in forza dei regolamenti, sarebbe dovuto andare in pensione. Tra due anni pochi mesi! A cinquantacinque anni, come se un uomo di cinquantacinque

  • anni, che si poteva dire non fosse mai stato malato e che nessuna

    infermit indeboliva, dovesse diventare improvvisamente incapace di dirigere la brigata criminale. 1966 Maigret e il ladro Scusi, signore ... Prego ... Era gi la terza volta, dall'angolo di boulevard Richard-Lenoir, che la donna perdeva l'equilibrio, lo urtava con la sua spalla ossuta, e gli premeva contro la coscia la borsa della spesa. Si scusava a fior di labbra, n confusa, n eccessivamente dispiaciuta, poi si rimetteva a guardar diritto davanti a s con aria tranquilla e risoluta insieme. Maigret non ce l'aveva con lei. Quasi quasi, quegli spintoni lo divertivano; era disposto a prendere tutto a

    cuor leggero, quella mattina. Aveva avuto la fortuna di vedersi arrivare un autobus con piattaforma esterna, il che costituiva gi motivo di soddisfazione per lui. Vetture di quel tipo diventavano sempre pi rare perch, un po' per volta, venivano ritirate dalla circolazione, e presto anche lui sarebbe stato costretto a vuotare la pipa e andarsi a rinchiudere in uno di quegli enormi veicoli moderni nei quali ci si sente come in prigione. Quando era arrivato a Parigi, quasi quarant'anni prima, c'erano proprio quegli stessi autobus con piattaforma esterna, e, le prime volte, non si stancava mai di percorrere i Grands Boulevards sulla linea Madeleine-Bastille. Era stata

    1966 Maigret e il libanese Si dibatteva, costretto a difendersi perch quello gli agguantava una spalla, a tradimento. Tentava anche di sferrare dei pugni, e aveva l'avvilente sensazione che il braccio non gli obbedisse pi, che fosse inerte, come anchilosato. Chi ? grid, rendendosi vagamente conto che quella domanda era assurda. Jules ... Il telefono ... Aveva udito, infatti, un rumore che, nel sonno, sembrava minaccioso, ma nemmeno per un attim0 aveva pensato che si trattava della suoneria del telefono, che lui era nel suo letto, in preda a un incubo del quale non si ricordava gi pi, e sua moglie lo stava scrollando. Mentre

    apriva gli occhi e si alzava a sedere, tese meccanicamente la mano per staccare il ricevitore. Anche la signora Maigret era seduta sul letto, e la lampada da capezzale, accesa accanto a lei, diffondeva una luce morbida, intima. Pronto? Per poco, non chiese, come nel sonno: "Chi ?". Maigret? Qui Pardon ... Il commissario riusc a leggere l'ora sulla sveglia che sua moglie teneva sul comodino. L'una e mezza. Loro si erano congedati dai Pardon poco :dopo le undici.

  • Avevano pranzato insieme, come facevano sempre, una sera al mese,

    e questa 1967 Maigret a Vichy Li conosci? domand sottovoce la signora Maigret vedendo il marito seguire con l'occhio una coppia che avevano incr