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GLOBALIZZAZIONE E DIRITTO

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Direttore

Fabio MIstituto di studi giuridici internazionali (ISGI)

Comitato scientifico

Bill BBirkbeck College London

Andreas FUniversität Bielefeld

Paolo P“Sapienza” Università di Roma

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GLOBALIZZAZIONE E DIRITTO

La collana “Globalizzazione e diritto”, diretta da Fabio Marcelli nel-l’ambito dell’Istituto di studi giuridici internazionali del CNR, si pro-pone di fornire materiali di riflessione sull’attuale fase storica dellacomunità internazionale e sul ruolo del diritto al suo interno. La realtàdella globalizzazione nei suoi vari aspetti offre al diritto numeroseoccasioni di intervento, ma va colta una profonda e pericolosa con-traddizione fra l’emergere dei problemi collegati alla globalizzazione,da un lato, e la gracilità dell’apparato giuridico destinato a regolamen-tarli dall’altro. Vanno peraltro identificate le opportunità esistenti edanalizzati gli sforzi volti a fornire un quadro normativo adeguato.

Quindi la collana si propone di fornire documentazione e spuntiper il dibattito e l’iniziativa, scientifica e di altro genere, in ordine alleprincipali problematiche vissute dalla comunità internazionale nell’at-tuale complesso e decisivo momento della sua esistenza. Proprio lacomplessità delle tematiche vissute dalla comunità internazionale nel-l’ora attuale, impone l’abbandono di ogni pretesa di autoreferenzialitàdel diritto internazionale. La globalizzazione, infatti, attua un intrecciosempre più stretto tra l’ordinamento internazionale e quelli nazionali,imponendone la complementarietà e la cooperazione, mentre al tem-po stesso esalta le connessioni fra la scienza giuridica e gli altri ramidella conoscenza, rendendo sempre più utile e valido un approccio ditipo interdisciplinare ai problemi.

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Fabio Marcelli / Irene Romualdi / Marianna Stori

Bolivia

Nuove frontiere del diritto e della politica

con un contributo diRené Orellana Halkyer

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I edizione: marzo

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Indice

9 Capitolo I Bolivia.Una politica estera volta alla realizzazione dei dirittiumani e all’affermazione del diritto internazionaleFabio Marcelli

1. La Costituzione boliviana del 2009 e i suoi principi fondamentali: beni comuni, vivir bien, diritti umani, 9 – 2. Diritti umani e trasformazione sociale, 12 – 3. L’originalità della politica estera boliviana nei suoi vari aspetti, 15 – 4. Aspetti della politica estera boliviana: appello alla società civile, pace e multiculturalità, 18 – 5. Tutela della Pacha Mama come priorità: basi ideologiche, 21 – 6. Segue: conseguenze sul piano politico e normativo, 24 – 7. Migrazioni, 29 – 8. Integrazione regionale e difesa della sovranità nazionale contro le ingerenze imperialistiche, 31 – Bibliografia, 34

35 Capitolo II Terra e diritti: l’esperienza boliviana

Irene Romualdi

Introduzione, 35 – 1. La questione indigena nel diritto internazionale odierno, 38 – 1.1. Introduzione, 38 – 1.2. La terra: una questione cruciale, 43 – 1.2.1. Risorse naturali, ambiente e meccanismi decisionali come corollari ai diritti sulle terre, 46 – 1.3. Strumenti internazionali, 49 – 1.3.1. La Convenzione n. 169 dell’OIL, 49 – 1.3.2. La Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti dei popoli indigeni, 52 – 1.4. Conclusioni, 58 – 2. Il panorama giuridico latinoamericano, 60 – 2.1. Introduzione, 60 – 2.2. Lo sviluppo normativo nel sistema interamericano, 64 – 2.3. La giurisprudenza della Corte interamericana dei diritti umani e della Commissione interamericana dei diritti umani, 66 – 2.4. Conclusioni, 73 – 3. L’esperienza boliviana, 77 – 3.1. Introduzione, 77 – 3.2. Breve evoluzione storica, 78 – 3.3. Riforme agrarie nel tempo, 87 – 3.3.1. La riforma agraria del 1953 e le sue conseguenze, 88 – 3.3.2. Verso una nuova stagione: la Costituzione del 1994 e la legge INRA, 98 – 3.3.3 La legge di Reconducción Comunitaria del 2006, 107 – 3.4. Due realtà a confronto:

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tierras altas e tierras bajas, 111 – 3.5. La nuova Costituzione politica dello Stato, 123 – 3.6. Cosmovisione e vivir bien per un nuovo sviluppo, 128 – 3.7. Il rovescio della medaglia, 134 – Conclusioni, 140 – Bibliografia, 145

147 Capitolo III El agua es nuestra! Pratiche di gestione di un diritto universale in BoliviaMarianna Stori

Introduzione, 147 – 1. Le risorse idriche nell’agenda della comunità internazionale, 150 – 1.1. L’acqua come problema internazionale, 150 – 1.1.1. L’acqua nelle Conferenze internazionali degli anni Settanta, 151 – 1.1.2. Gli anni Novanta, la Conferenza di Rio e i suoi seguiti, 000 – 1.1.3. Il Vertice del Millennio e gli Obiettivi di sviluppo del Millennio, 157 – 1.1.4. I primi eventi internazionali sull’acqua del Terzo Millennio, 160 – 1.1.5. I Forum mondiali dell’acqua, da Marrakech a Marsiglia, 165 – 1.1.6. La Conferenza delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile, 166 – Il diritto umano all’acqua, 168 – 2. Lo Stato Plurinazionale di Bolivia: le risorse idriche nel nuovo contesto giuridico istituzionale, 174 – 2.1. Contesto boliviano, 174 – 2.2. Cosmovisione andina e gestione comunitaria dell’acqua, 178 – 2.2.1. Cosmovisione andina, 178 – 2.2.2. Visione andina dell’acqua, 181 – 2.2.3. Usi e costumi nella gestione comunitaria dell’acqua, 183 – 2.2.4. Norme e istituzioni consuetudinarie nella gestione comunitaria dell’acqua, 187 – 2.3. La Guerra dell’acqua, 191 – 2.3.1. Prodromi, 191 – 2.3.2. Il conflitto, 195 – 2.3.3. Impatto della Guerra dell’acqua nella politica mondiale e boliviana, 197 – 2.4. Diritto all’acqua: risorsa fondamentale e norma costituente, 199 – 2.4.1. Nascita e articolazione di uno Stato Plurinazionale, 200 – 2.4.2. Processo di riforma delle norme e delle istituzioni dell’acqua, 209 – 2.4.3. Conclusioni, 221 – 3. Differenti pratiche di gestione dell’acqua a Cochabamba, 224 – 3.1. Contesto, 224 – 3.2. La fornitura del servizio idrico in città, 225 – 3.2.1. Effetti della Guerra dell’acqua e ricostruzione del servizio pubblico, 225 – 3.2.2. Servicio Municipal de Agua Potable y Alcantarillado (SEMAPA), 227 – 3.2.3. Gestione comunitaria dell’acqua a Cochabamba, 233 – 3.3. Quale pratica per il diritto umano all’acqua, 241 – 3.4. Progetti e prospettive, 244 – Conclusioni, 249 – Bibliografia, 252

255 Capitolo IV Cambiamenti climatici e sviluppo. Un bilancio delle decisioni delle Nazioni Unite e del loro impatto sullo sviluppoRené Orellana Halkyer

1. La diciannovesima Conferenza delle Parti (COP 19). Bilancio e

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prospettive, 255 – 2. Le proposte della Bolivia alla COP19, 256 – 3. I risultati della COP19, 258 – 4. Problemi e questioni in sospeso, 258 – 5. La proposta boliviana: il Meccanismo congiunto di mitigazione e adattamento nell’ambito della gestione integrata delle foreste, 259 – 6. Il Meccanismo internazionale per le perdite e i danni, 260 – 7. Equità e distribuzione del bilancio di carbonio, 261 – 8. Riduzione delle emissioni e soluzioni alla crisi climatica, 265 – 9. I mercati del carbonio, 266 – 10. Sviluppo e cambiamenti climatici. Un processo con inseparabili legami, 268 – 11. Crescita economica o sviluppo in equilibrio con la Madre Terra, 277 – 12. La costruzione di un nuovo orizzonte di civiltà, 281 – Bibliografia, 284

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Capitolo primo

Bolivia. Una politica estera volta alla realizzazione dei diritti umani e all’affermazione

del diritto internazionale

di Fabio Marcelli∗ 1. La Costituzione boliviana del 2009 e i suoi principi fondamentali: beni comuni, vivir bien, diritti umani

La nuova Costituzione boliviana del 2009 rappresenta un fatto nuovo e importante nel panorama mondiale delle leggi fondamentali. Essa infatti afferma l’esistenza, nel panorama della comunità interna-zionale, di uno Stato contrassegnato dalla multi-nazionalità e dall’impegno a promuovere la democrazia partecipativa e i diritti so-ciali.

Tale Costituzione si situa nell’ambito del vero e proprio “rinasci-mento latinoamericano”, dopo i decenni delle dittature militari dell’adesione piena ai principi del neoliberismo, che comportò un for-te immiserimento delle popolazioni e l’asservimento degli Stati ai cen-tri del potere finanziario internazionale1. Un carattere abbastanza pe-culiare di tale rinascimento è la riscoperta delle radici indigene del continente. Carattere che si manifesta in modo particolarmente forte e significativo proprio nel caso della Bolivia, uno dei pochi Stati al mondo ad avere una maggioranza della popolazione indigena. Alcuni dei concetti portanti presenti all’interno di tale Costituzione sono per l’appunto il riferimento alla “nazione indigena e contadina”, che di-venta soggetto costituente emergendo da secoli di oppressione e di re-

∗ Dirigente di ricerca dell’Istituto di studi giuridici internazionali del CNR. 1 Cfr. F. MARCELLI, La tutela dell’ambiente e la partecipazione democratica come ele-

menti di una nuova identità latino-americana emergente, in Cataldi e Papa (a cura di), Am-biente, diritti ed identità culturale, Napoli, 2006, pp. 251-268.

BoliviaISBN 978-88-548-7101-4DOI 10.4399/97888548710141pag. 9-34

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sistenza2, la nozione di Stato plurinazionale, in cui convivono culture diverse, la partecipazione democratica e i diritti sociali. In quanto tali essi costituiscono il diretto risultato di lotte secolari, culminate nella vera e propria rivolta rispetto al tentativo di privatizzare le risorse idri-che3. Il nuovo sistema politico e costituzionale nasce quindi all’insegna del necessario rispetto dei beni comuni.

Un altro principio molto importante è quello del vivir bien, che ri-fiuta la logica competitiva e quantitativa imperante nel mondo capita-listico, ponendo l’accento sulla qualità della vita4. Si tratta di un’esperienza di fondamentale importanza perché concetti analoghi orientano settori sempre più ampi di opinione pubblica in tutto il mondo. La relativa ideologia, ispirata a una concezione forte del ri-spetto dei diritti umani e dell’ambiente, identificato con la Madre Ter-ra, consente infatti di elaborare scelte in certa misura valida per con-trastare le varie dimensioni della crisi esistente, che si dispiega su vari terreni, oltre che su quello meramente economico e finanziario5. Essa al tempo stesso identifica una prospettiva, che molti sentono oggi ne-cessaria in modo crescente, di superamento dell’ottica limitata e della dinamica per molti versi distruttiva ed autodistruttiva del vigente si-stema economico. Il presente libro è dedicato ad alcuni aspetti fonda-mentali delle politiche adottate da parte del governo boliviano, met-tendone in luce i fondamenti sociali e normativi, come pure quelli cul-turali. È altresì importante coglierne, in prospettiva globale ed interna-zionalista, le valenze e il significato universale. A tale riguardo, il primo riferimento che viene immediato è quello ai diritti umani.

Si parla molto di diritti umani nel mondo d’oggi, ma la mole delle parole pronunciate e scritte non sembra corrispondere ai risultati effet-tivamente conseguiti. Le ragioni di tale profondo squilibrio attengono da un lato all’astrattezza del discorso, sia politico che giuridico, relati-

2 Sui popoli indigeni cfr. F: Marcelli (a cura di), I diritti dei popoli indigeni, Aracne, Ro-

ma, 2009. 3 Vedi infra il contributo di Marianna Stori. 4 Vedi infra il contributo di René Orellana. Cfr. al riguardo inoltre L. Vasapollo, I. Farah

(a cura di), Pachamama. L’educazione universale al Vivir Bien, vol. 1, Natura Avventura E-dizioni, Roma, 2010; G. DE MARZO, Buen vivir, Ediesse, Roma, 2009. Vedi anche L. Vasa-pollo, C. Lazo Vento (a cura di), Alerta che cammina…, Natura Avventura Edizioni, Roma 2009.

5 Sulla crisi finanziaria cfr. F. Marcelli, I. Tagliamonte (a cura di), Il diritto contro la crisi, Aracne, Roma. 2012.

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vo ai diritti umani e alla conseguente incapacità di produrre, nella so-cietà, quei cambiamenti che si rivelano indispensabili per goderne ef-fettivamente. Abbiamo assistito qualche anno fa, in occasione del ses-santesimo anniversario della Dichiarazione dei diritti umani, a una se-rie di celebrazioni, le quali, se sincere, non potevano fare a meno di constatare il sostanziale fallimento del progetto di società mondiale in esso contenuto e successivamente meglio specificato dai Patti delle Nazioni Unite sui diritti umani.

Il riferimento ai diritti umani rischia in effetti di risultare del tutto vacuo in un mondo segnato e orientato da ben altri criteri ed interessi, se non si mettono a punto ed attuano trasformazioni profonde nel mo-do di essere della società, dell’economia e della politica, all’insegna della democrazia partecipativa e di un certo sostanziale egualitarismo nella fruizione dei beni essenziali per la vita. A meno che non si vo-glia credere, con i neoliberisti, che la soddisfazione dei diritti umani costituisca l’inevitabile risultato del “normale” funzionamento dell’economia e del mercato abbandonati a se stessi. Un punto di vista ingenuamente ottimistico o furbescamente mistificatorio, ad ogni mo-do abbondantemente smentito dalla storia mondiale degli ultimi cin-que anni e dall’esplosione della crisi finanziaria ed economica globale.

Un altro insegnamento fondamentale da trarre sui diritti umani, a oramai ben oltre cinquant’anni dall’adozione della Dichiarazione uni-versale, riguarda la pratica impossibilità di distinguere, nella prassi, i diritti umani dell’uno o dell’altro tipo. Questa classificazione, figlia in buona parte della Guerra fredda e della divisione del mondo in bloc-chi, pare oggi definitivamente superata. Uno dei nessi decisivi da tale punto di vista è probabilmente costituito da quello fra diritti alla parte-cipazione democratica e diritti sociali, nesso che è appunto nel cuore stesso dell’esperienza boliviana. L’esperienza di lotta dei popoli indi-geni dimostra del resto come i diritti civili e politici siano indissocia-bili da quelli alle risorse naturali, prime fra tutte terra ed acqua, dato soprattutto che la repressione costituisce la premessa alla negazione di questi ultimi6 e che, d’altro canto, non è pensabile godere dei diritti civili e politici se non sono garantite le basi primarie dell’esistenza.

6 V. COORDINADORA ANDINA DE ORGANIZACIONES INDÍGENAS, ¿Preso por defender a la

Madre Tierra?, 2008.

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2. Diritti umani e trasformazione sociale Concretezza, trasformazione sociale, unità dei diritti umani. Da tut-

ti e tre i punti di vista il contributo della Bolivia appare importante. Lo dimostrano i tre saggi che, insieme a questo, fanno parte di questo li-bro. Due di essi risultano dedicati a due presupposti fondamentali del-la vita individuale e collettiva, e quindi dei diritti umani che da essa traggono la propria motivazione, linfa e funzione.

Si tratta dell’acqua e della terra. La loro importanza potrebbe diffi-cilmente essere sopravvalutata, specie nell’attuale momento di globa-lizzazione, per i connessi negativi fenomeni di degrado ambientale e di appropriazione da parte di soggetti economici che si muovono a li-vello mondiale.

Entrambe, anche se il loro ruolo appare per molti versi ideologica-mente svilito per effetto dei processi di trasformazione capitalistica con la ben nota crescita sproporzionata della sfera finanziaria, che at-tribuisce da ultimo funzione centrale, con i noti nefasti effetti, al “vile denaro”, costituiscono presupposti ineliminabili della vita individuale e collettiva su questo pianeta. Entrambe sono a rischio per effetto dei noti processi di degrado ambientale.

Entrambe sono assoggettate a regimi di sfruttamento intensivo do-ve ai sistemi spesso iniqui, basati sulla proprietà latifondista, da lungo tempo impiantati sui territori, specie quelli soggetti a processi di colo-nizzazione, si sommano oggi interventi di imprese multinazionali, fondi sovrani e altri soggetti esterni, dando vita a fenomeni inquietanti come il land-grabbing e l’appropriazione di risorse idriche strategiche da parte di enti privati o comunque estranei alle comunità tradizional-mente insediate sulle terre e che utilizzano tali risorse.

Acqua e terra, del resto, costituiscono due terreni fondamentali di sperimentazione per la nuova teoria e prassi dei beni comuni, che pro-prio in Bolivia presenta aspetti particolarmente avanzati. Essi rientra-no nella “serie empedoclea” opportunamente rievocata da Giovanna Ricoveri, la quale ha svolto la seguente considerazione:

I beni comuni naturali, legati ai quattro elementi di Empedocle – acqua, aria, terra e fuoco – possono esprimere, riletti alla luce del presente, un modello sociale e produttivo alternativo, ma non sostitutivo, a quello capitalistico. Hanno questa valenza perché mettono in discussione il capitalismo da tre an-

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golature essenziali: l’economia di mercato e quindi la mercificazione delle cose e delle persone; la proprietà privata e quindi lo sfruttamento del lavoro e della natura; la democrazia rappresentativa, che nella globalizzazione neoli-berista non garantisce la partecipazione e il controllo dei cittadini, neanche in misura limitata7. Il terzo saggio è invece opera di autore che opera nel contesto in-

ternazionale nel quale si situa la lotta del popolo boliviano e di tutti gli altri popoli per la soddisfazione dei propri diritti umani e sociali. In ta-le contesto, proprio in virtù delle novità contenute nel suo approccio ai problemi interni e delle nuove possibilità offerte dal quadro di integra-zione latinoamericano in rapido movimento, la Bolivia ha assunto un ruolo di leadership specie in relazione alle problematiche del cam-biamento climatico e dello sviluppo sostenibile più in generale. Non a caso autore del saggio che pubblichiamo è René Orellana, che è amba-sciatore plenipotenziario ad honorem della Bolivia presso le Nazioni Unite su tali questioni.

Nella prassi boliviana si coniugano quindi suggestioni ancestrali, legate al recupero delle tradizioni indigene, e pulsioni critiche ben at-tuali nei confronti del modello vigente di sfruttamento della natura e delle persone, che i Boliviani ben conoscono per esserne stati fra le vittime principali, fino alla Guerra dell’acqua, con la quale la popola-zione si ribellò all’esclusione dal bene fondamentale del quale era in corso un tentativo di privatizzazione, che non solo fallì, ma portò an-che alla cacciata del governo esistente e successivamente all’insediamento di quello di Evo Morales, alla radice delle innova-zioni costituzionali e sociali attuali.

L’impianto costituzionale e la prassi sociale della Bolivia odierna si rivelano davvero rivoluzionario per quanto riguarda la gestione della terra e dell’acqua, anche se ovviamente non mancano problemi nell’attuazione concreta degli indirizzi stabiliti. Nei saggi contenuti in questo volume, Marianna Stori ed Irene Romualdi ne danno conto in modo esaustivo, così come i dati forniti da René Orellana attestano in modo più generale gli avanzamenti compiuti sul piano sociale in Boli-via negli ultimi sette anni.

7 G. RICOVERI, Il bene comune e l’alternativa al capitalismo, ne il manifesto del 2 novem-

bre 2012.

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È importante sottolineare come le normative e le prassi che si stan-no sviluppando nel Paese a proposito di questi due beni essenziali ri-flettano in buona misura l’impostazione culturale ed ideologica pro-pria dei popoli indigeni. È propria di questi ultimi, infatti, una critica e una resistenza millenaria che nascono da una fondamentale estraneità culturale rispetto ai modelli imposti oramai su scala planetaria dal ca-pitalismo finanziario e dalle multinazionali. L’adozione della Dichia-razione sui diritti dei popoli indigeni da parte dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha un significato importante perché segna il mo-mento d’ingresso ufficiale delle ideologie e dei valori dei popoli indi-geni sulla scena internazionale, dando così vita a una nuova fase della decolonizzazione8. L’insegnamento dei popoli indigeni può rivelarsi oggi più che mai estremamente utile, se non indispensabile, a un’umanità che sembra aver definitivamente smarrito il suo cammino. Il governo della nuova Bolivia è in condizione di esercitare al riguardo un ruolo fondamentale traducendo tale impostazione anche sul piano dei rapporti internazionali classici, vale a dire limitati ai soggetti tradi-zionali del diritto internazionale (Stati e organizzazioni internazionali) e di nuovo tipo, allargati cioè alla partecipazione di movimenti sociali ed organizzazioni non governative.

Ben si può intendere come la Bolivia possa svolgere questo ruolo di raccordo, a partire dall’affermazione costituente, al suo interno, del-le istanze portate dalle organizzazioni, movimenti e popoli indigeni. Come accennato, la disciplina dell’utilizzo di acqua e terra, in quanto beni comuni dimostra come solo attraverso profonde trasformazioni sociali sia possibile pervenire a un effettivo godimento dei diritti uma-ni, come tale godimento sia legato a presupposti estremamente concre-ti e tangibili, e come sia artificiosa la suddivisione tra diritti umani di vario genere. Infatti, l’accesso ad acqua e terra è parte di un meccani-smo di democrazia partecipativa più complessivo, il che dimostra co-me sia abbastanza inutile distinguere tra diritti economici, sociali e culturali, da un lato e diritti civili e politici, dall’altro. Ma l’elemento più profondamente originale dell’esperienza boliviana, a sua volta in buona parte legato alle origini indigene, è la valorizzazione dell’elemento ambientale.

8 Cfr. F. Marcelli (a cura di), I diritti dei popoli indigeni, Roma, Aracne, 2009.

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3. L’originalità della politica estera boliviana nei suoi vari aspetti Proprio la recente prassi boliviana evidenzia in effetti l’emergere di

una nuova categoria di diritti che finisce per inglobare tutte quelle pre-cedenti: il diritto della Madre Terra. Quest’ultima va considerata come soggetto a se stante. La considerazione dei diritti della Pacha Mama consente l’acquisizione della necessaria prospettiva olistica in cui si inseriscono in modo armonico quelli di tutti gli esseri viventi compresi gli esseri umani.

Voglio soffermarmi, in queste pagine, su come la nuova Bolivia, a partire dai progetti di partecipazione democratica interna strutturati in buona misura proprio sull’attribuzione dei diritti sociali ai beni comu-ni ed essenziali, si collochi, con un contributo innovativo, nell’ambito della comunità internazionale. Il contributo innovativo apportato dalle posizioni boliviane è molteplice ed esprime l’approccio tipico della cultura indigena che rappresenta un notevole arricchimento nella vi-sione della comunità internazionale.

Per altri versi, occorre considerare come la politica estera boliviana e lo sforzo teso alla modifica delle norme internazionali mirando all’accoglimento dei fondamentali postulati espressi dai Paesi in via di sviluppo, di cui quelli latinoamericani si atteggiano in qualche modo, negli ultimi decenni, ad avanguardia consapevole, riguardi alcune questioni di fondo sulle quali si svolge oggi la dialettica delle forze in-ternazionali, che comprendono, oltre agli Stati e alle organizzazioni internazionali, anche altri attori, come le multinazionali e i poteri della finanza privata da un lato e i movimenti sociali e le coalizioni delle organizzazioni di vario genere che da essi emanano dall’altro.

Le questioni di cui si parla sono quelle relative proprio alla gestio-ne e al controllo delle risorse: risorse naturali, sia minerarie che agri-cole che energetiche, delle quali i Paesi in via di sviluppo e quelli lati-noamericani e soprattutto la Bolivia sono estremamente ricchi e sulle quali intendono oggi affermare una propria sovranità il cui esercizio sia compatibile con i diritti della Madre Terra. Ma anche risorse di al-tro genere, ad esempio risorse finanziarie, nel cui ambito si colloca la problematica molto ampia e tuttora irrisolta del debito estero e della finanza internazionale. Risorse infine anche umane, con preciso rife-rimento alla questione migratoria, che va risolta in uno spirito di coo-perazione e solidarietà tra Paesi di origine e Paesi di destinazione del

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relativo flusso, tenendo conto del fatto che i lavoratori migranti da un lato contribuiscono con il loro sforzo ad alimentare le economie dei secondi, fungendo da manodopera troppo spesso priva di diritti e de-qualificata, e, mediante le loro rimesse che rappresentano un’importante voce nelle bilance dei pagamenti dei primi, ne sosten-gono l’economia ben più e meglio degli “aiuti allo sviluppo” sempre più scarsi e discussi.

Ma, come insegna molto bene la storia della comunità internaziona-le, l’emergere di nuovi ordinamenti autenticamente democratici, volti a ritrovare le proprie radici originarie in quei popoli indigeni martoria-ti, esiliati e quasi sterminati dalla penetrazione coloniale europea nelle sue varie forme, comporta la necessità di rimettere in discussione gli schemi e i modelli di potere esistenti, segnati fortemente, specialmente nell’area geopolitica latinoamericana, dalla prevalenza storica dell’imperialismo statunitense, nonché dallo strapotere delle multina-zionali e della finanza su scala mondiale.

La ricerca di nuovi rapporti di cooperazione solidale fra i vari Paesi latinoamericani, che come vedremo si sta esprimendo concretamente sul piano istituzionale, conferendo nuova vitalità ad organizzazioni come il MERCOSUR o il Patto andino, che contano già alcuni decen-ni di storia, e creandone di nuove, a raggio ed intensità variabile, dall’ALBA, ad UNASUR, al CELAC, costituisce un passaggio storico fondamentale verso nuovi equilibri sul piano regionale e globale. Da questo punto di vista, è evidente come alla volontà di recuperare a pieno il recupero delle proprie risorse si accompagni alla progettazio-ne di un nuovo ordine internazionale, sia sul piano economico9, sia su quello politico10.

Date le attuali condizioni di globalizzazione e di profondo intreccio fra gli ordinamenti interni e quello internazionale, nessuna politica meramente nazionale pare suscettibile di produrre cambiamenti signi-ficativi se non si accompagna a uno sforzo progettuale parallelo nell’ambito della comunità internazionale. Ambito caratterizzato da un lato da un proseguimento e irrobustimento della dialettica tra Paesi in-

9 In tale ambito alle rivendicazioni espresse da tempo in termini di sovranità permanente sulle risorse naturali si congiungono le nuove preoccupazioni e sensibilità di tipo ambientale.

10 Laddove l’opzione delle nuove democrazie latinoamericane è quella per un mondo ef-fettivamente multipolare e non soggetto all’egemonia di alcuna Potenza in particolare.

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dustrializzati e Paesi cosiddetti in via di sviluppo e dall’altro dall’emergere di nuovi attori regionali importanti.

Anche da questo punto di vista possiamo cogliere importanti e sti-molanti elementi di novità nella Costituzione boliviana e nella prassi svolta dallo Stato sul piano dei rapporti internazionali. È questo il ri-sultato, estremamente positivo, dell’uscita da una condizione di pesan-te subalternità, sia nei confronti di altri Stati che degli attori economici privati multinazionali. Dalla riconquista di una sovranità effettiva sca-turiscono risultati positivi e importanti anche e soprattutto sul piano del recupero di un’intensa e proficua propositività a livello regionale e internazionale.

Il senso profondo della politica estera della Bolivia è quello di un’attività volta all’affermazione dei diritti fondamentali della Terra, dell’ambiente, dei popoli e degli individui. In questo senso, ben si può dire che si tratta di una politica estera che intende radicare maggior-mente, nella prassi nazionale e internazionale, i principi più innovativi dell’ordinamento internazionale nell’attuale fase storica. Fase nella quale è all’ordine del giorno la salvaguardia stessa delle condizioni della vita nel pianeta, pesantemente messe a repentaglio dall’attuale modello di sviluppo dominante che, nonostante qualche tentativo di contromisura, continua a produrre effetti devastanti, in termini di cambiamento climatico, desertificazione, inquinamento di mari, fiumi ed atmosfera, distruzione delle foreste, diminuzione della biodiversità e sotto molti altri aspetti.

Tale situazione assolutamente eccezionale invoca a gran voce un cambiamento qualitativo dell’ordinamento internazionale, che si sta dimostrando purtroppo incapace di far fronte in modo efficace a que-ste sfide vitali. Un passaggio importante in questo senso è costituito dal tentativo di ampliare il novero dei soggetti che partecipano alle re-lazioni internazionali, riconoscendo ad organizzazioni non governati-ve e movimenti sociali nazionali e transnazionali un ruolo importante nella messa a punto e nella realizzazione dei programmi. L’attenzione rivolta dal governo boliviano a tali soggetti non tradizionali delle rela-zioni internazionali è degna di nota e costituisce un aspetto importante della sua iniziativa politica e normativa.