Gli Zingari in Europa. Pratiche di inclusione lavorativa e sociale

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Pratiche di inclusione lavorativa e sociale GUIDA TRANSNAZIONALE Gli zingari in Europa Iniziativa Comunitaria EQUAL - II fase

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Pratiche di inclusione lavorativa e sociale

GUIDA TRANSNAZIONALE

Gli zingari in Europa

Iniziativa Comunitaria EQUAL - II fase

Pratiche di inclusione lavorativa e sociale - Guida transnazionale

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Hanno collaborato alla stesura della Guida

Per le schede relative al Progetto Equal “Il lungo cammino dei Sinti e dei Rom: percorsi verso il lavoro”:Cecilia Vicentini - IAL Emilia Romagna

Si ringraziano, per la raccolta dei materiali: Fausto Amelii e Elve Ghini - Comune di BolognaSauro Avanzi e Vito Verracina - Comune di ParmaAlfa Strozzi, Lucia Gianferrari e Yucca Reverberi - Comune di Reggio Emilia.

Per le schede relative al Progetto Equal “Rom: cittadini d’Europa”:Elisabetta Burlotto - Cooperativa StranaideaStefania Catalano - Cooperativa StranaideaElisa De Paulis - Gruppo SogesFrancesca Ghisio - A.I.Z.O. Associazione Italiana Zingari OggiCarla Osella - A.I.Z.O. Associazione Italiana Zingari OggiIbrahim Osmani - SRF Società Ricerca e FormazioneAndrea Porcellana - Cooperativa LiberituttiRoberto Samperi - Comune di TorinoAntonio Sucamiele - DaseinSergio Tosato - Cooperativa Animazione Valdocco

Si ringrazia, per la traduzione di alcuni testi:Luca MolinariIl Melograno Servizi

Per le schede relative al Progetto Equal “Roma employment center”:

Meta Gaspersic - Centro educativo e di ricerca di Novo Mesto Primoz Gjerkis - AliantaJanja Gramac - Papilot, Istituto per lo sviluppo della qualità di vitaDarja Praprotnik - psicologo, Papilot, Istituto per incoraggiare lo sviluppo della qualità della vitaMateja Softic - AliantaLilijana Stefanic - docente, Istituto per l’Istruzione degli Adult KocevjeMag. Nada Zagar - Istituto per l’Istruzione e la Cultura di CrnomeljStanislav Zagar - Ufficio per l’Impiego della Repubblica Slovena, Ufficio Regionale di Novo MestoUrska Zelic - Alianta

Si ringrazia, per la traduzione dei testi:Brina Beskovnik

finito di stampare nel mese di dicembre 2007 presso Comlito, Torino (Italia)

1 Obiettivi della guida

2 La situazione degli zingari nelle tre realtà territoriali del progetto transnazionale

2.1 La realtà emiliano-romagnola2.2 La realtà torinese2.3 La realtà slovena

3 I progetti della partnership “Gli Zingari in Europa”

3.1 Il Progetto Centro per l’Impiego Rom3.2 Il Progetto Il lungo cammino dei Sinti e dei Rom - percorsi verso il lavoro3.3 Il progetto Rom cittadini D’Europa

4 Le fonti normative nelle tre realtà territoriali

5 Le tappe dei percorsi verso il lavoro: esperienze a confronto

5.1 Accoglienza/presa in carico5.2 Bilancio delle competenze e rilevazione delle esperienze5.3 Orientamento 5.4 Formazione5.5 Tirocinio/stage5.6 Consulenza per la creazione e allo start up d’impresa5.7 Inserimento lavorativo

6 Inclusione sociale

6.1 Istruzione/formazione6.2 Integrazione abitativa6.3 Servizi alla salute6.4 Tutela della cultura

7 Verso un pieno esercizio della cittadinanza

Note

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Obiettivi della guida

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“L’iniziativa EQUAL fa parte della strategia dell’Unione europea che mira alla creazione di un maggior numero diposti di lavoro, di migliore qualità e a fare in modo che a nessuno sia negato l’accesso a queste possibilità.In quanto iniziativa comunitaria del Fondo sociale europeo, EQUAL costituisce una piattaforma di apprendimentoal fine di reperire nuovi mezzi per raggiungere gli obiettivi della strategia europea per l’occupazione e delprocesso di inclusione sociale. L’iniziativa EQUAL differisce dai principali programmi del Fondo sociale europeoper il fatto che funge da laboratorio per lo sviluppo di nuovi mezzi di lotta contro la discriminazione e ledisuguaglianza nel mercato del lavoro e poiché fornisce esempi di buone prassi in materia di approcci innovatori,con particolare attenzione per la cooperazione attiva fra Stati membri, al fine di garantire che i risultati piùpositivi vengano adottati e condivisi in tutta Europa.” (Comunicazione 840 della Commissione al Consiglio, alParlamento Europeo, al Comitato Economico e Sociale Europeo e al Comitato delle Regioni, 2003).

Ecco da dove nascono i progetti delle realtà che insieme hanno pensato di lavorare con gli Zingari, persone chenon possono essere ignorate, abitano nelle nostre città e si incontrano tutti i giorni. Esistono e dobbiamo fare i conti con questa presenza. Sono spesso considerati un “problema” per “noi”; vivono in condizioni igienico-sanitarie pessime, spesso hannocomportamenti devianti e “pare” non intendano integrarsi.È necessario affrontare la questione e provare a ricercare strade che consentano, nel rispetto della cultura Rom,di intervenire sull’integrazione sociale e lavorativa nella consapevolezza che il modo per ridurre il “fastidio” cheprovoca la presenza di un nomade non è il suo isolamento ma il conoscerlo e farlo conoscere nei quartieri, nellescuole e sul posto di lavoro.Si scopre così che, in molti casi, uno zingaro può non essere così diverso, che desidera abitare in un luogo pulitoe dotato di servizi, può mandare i figli a scuola e può svolgere un’attività di lavoro “normale”.

Non a caso la Commissione Europea nel documento Orientamenti per la seconda fase dell’iniziativa comunitariaEQUAL - RISPOSTA ALLE SFIDE EMERGENTI scrive:“L’allargamento a 25 paesi determinerà l’inclusione di milioni di Rom, che diventeranno la minoranza etnica piùrappresentata nell’Unione europea. La povertà, l’emarginazione e la discriminazione che caratterizzano i Romrappresentano una sfida e una fonte di preoccupazione per tutti gli Stati membri. Gli attuali Stati membri hannomesso a punto strategie e programmi per sostenere e integrare i Rom che vivono già nel territorio dell’UnioneEuropea. Con l’allargamento, l’Unione dovrà affrontare queste sfide su una scala molto maggiore”.

Questo volume raccoglie esperienze e buone pratiche progettate e sperimentate in Italia e Slovenia, finalizzateall’integrazione sociale e lavorativa delle popolazioni Rom e Sinte; alcune di queste sono frutto del lavoro svoltodalle partnership di tre progetti EQUAL che insieme hanno dato vita alla partnership transnazionale “Gli Zingariin Europa”:• Romsky Zaposlitveni Center - Slovenia (Lubiana)• Il lungo cammino dei Sinti e dei Rom: percorsi verso il lavoro - Italia (Bologna, Emilia-Romagna)• Rom Cittadini d’Europa - Italia (Torino, Piemonte).

I tre soggetti, con differenti modalità e in contesti diversi, hanno sperimentato percorsi per l’inserimentolavorativo dei Rom e dei Sinti. Attraverso la descrizione del lavoro svolto e la pubblicazione degli strumenti utilizzati si desidera offrire uncontributo per ampliare la riflessione sulle azioni da intraprendere per ottenere una reale promozione sociale deiRom e dei Sinti nell’Unione Europea.

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La situazione degli zingari nelle tre realtà territorialidel progetto transnazionale

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2.1 La realtà emiliano-romagnola

Sono tre i principali gruppi di comunità zingare presenti in Emilia Romagna:- I Sinti e i Rom abruzzesi, entrambi cittadini italiani, discendenti dagli zingari che tra il 1300 e il 1400

iniziarono a popolare l’Europa Occidentale provenienti dall’area balcanica;- I Rom provenienti dai paesi dell’ex Yugoslavia a causa del conflitto bellico degli anni Novanta e delle

conseguenti persecuzioni;- I Rom di recente provenienza dalla Romania che spesso sono passati dal gennaio 2007 da una condizione

di clandestinità all’acquisizione della cittadinanza europea.

Questi gruppi vivono un’analoga condizione abitativa: i campi sosta o i campi nomadi.Anche chi è arrivato recentemente provenendo da una situazione di stanzialità è stato visto come nomade“bisognoso” e “capace” di vivere solo ai margini delle città nei campi sosta.Negli ultimi anni gli interventi sociali delle istituzioni locali volti alla loro integrazione prevedono percorsiabitativi presso l’edilizia popolare o attraverso la creazione di micro-aree, soluzioni che migliorano la dignitàumana e facilitano l’interazione con il mondo non-zingaro.È difficile dare un’indicazione circa la presenza numerica in regione non disponendo di una recente rilevazionestatistica: una stima può indicare in circa 3.000 i Rom italiani e in altrettanti quelli stranieri.Un dato significativo è l’alta scolarizzazione dei bambini e dei ragazzi Rom fino alla scuola media inferiore, allaquale si affianca, però, generalmente uno scarso rendimento scolastico e un numero esiguo di percorsi nellascuola media superiore o nella formazione professionale.Altro elemento significativo è la presenza del lavoro. Da un’indagine svolta nel 2002 presso 10 campi nomadidell’Emilia Romagna all’interno della fase I del progetto Equal emerge che circa il 30% dei sinti e dei Rom ha unlavoro più o meno stabile o regolare. Gli ambiti lavorativi dove i Rom sono maggiormente presenti sono:facchinaggio, pulizie, raccolta del ferro, meccanica, ristorazione.

2.2 La realtà torinese

I primi nomadi di cui si ha notizia sul territorio cittadino risalgono a circa 400 anni fa.Da allora iniziò a formarsi una minoranza con caratteristiche più o meno stabili nel territorio torinese. Il rapporto di convivenza con la popolazione stanziale è stato spesso problematico, anche se gli esempi dipacifica coesistenza non mancano. Tuttavia, il rapporto con le autorità è sempre stato prevalentemente di naturaconflittuale. Nel tempo non sono mancate politiche di esclusione, discriminazione e a volte di persecuzione, eanche, a partire dal XVIII secolo, di assimilazione forzata. Con il nazismo si manifestano le politiche di sterminioin quanto i nomadi venivano considerati geneticamente “asociali”.Gli attuali riferimenti legislativi, sia regionali che internazionali (alcune raccomandazioni), prevedono norme perla tutela del nomadismo e delle specificità culturali delle minoranze che lo praticano. Continuano peraltro asussistere molti stereotipi negativi nel sentire comune di parte della popolazione stanziale.Nei sondaggi, i nomadi sono ai primi posti fra i gruppi sociali maggiormente disprezzati e/o temuti dal restodella popolazione, sia italiana che immigrata.La Regione Piemonte, con la Legge n. 26 del 10/6/1993, ha disciplinato gli interventi a favore delle popolazioninomadi allo scopo di salvaguardarne l’identità etnica e culturale e facilitarne, nel rispetto della reciprocaconoscenza e convivenza, il progressivo inserimento nella comunità regionale, affermando che “... la RegionePiemonte riconosce ai gruppi zingari il pari diritto al nomadismo ed alla stanzialità e a tal fine si propone dirispettare e garantire le loro libere scelte in ordine a tali possibili opzioni”.Il Comune di Torino, in un’ottica di accoglienza e di controllo del fenomeno, ha organizzato uno specificoservizio e ha realizzato alcune aree sosta attrezzate, la prima delle quali risale al 1979.

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La sistemazione di Sinti e Rom di origine slava Kanjarija e Korahkané nei campi nomadi si realizzò compiutamentenegli anni ottanta, quando si riconobbe la presenza stabile di gruppi di cittadini italiani, i Sinti, che sostavano sulterritorio metropolitano da decenni.Infatti, l’insediamento di Via Lega 50 - sia pure non istituzionalizzato - preesisteva dal secondo dopoguerra. Maanche gruppi di Rom provenienti dall’allora Repubblica Federativa Socialista Jugoslava, datavano la loro presenza,in decine d’insediamenti spontanei sparsi nella città, dagli anni sessanta.Un primo effetto di rilievo conseguente alla stabilizzazione fu l’ingresso dei bambini delle famiglie ospitate neicampi nelle scuole.Oggi le aree di sosta per nomadi attrezzate nella città sono 4: - Sangone: Corso Unione Sovietica 655;- Le Rose: Via Silvestro Lega 50;- Germagnano: Via Germagnano 10;- Aeroporto: Strada dell’Aeroporto n. 235/25.

Il campo nomadi Sangone costituisce la prima area sosta attrezzata dalla Città sorta nel 1978 sulla spondadell’omonimo torrente. Nell’area sosta sono ospitati solo Sinti piemontesi - cittadini italiani - con l’eccezione diuna famiglia di “Romuni” Jugoslavi.Il campo nomade Le Rose è la più vecchia area di sosta; nata in maniera spontanea circa cinquanta anni fa, furegolarizzata ed autorizzata solo nel 1991 ed è abitata solo da Sinti piemontesi.Il campo nomade Aeroporto è l’area sosta che, nel 1988, ha accolto i nomadi trasferiti dal campo di Strada Druento155 (ove è stato costruito lo stadio delle Alpi) e da quello di Via Reiss Romoli 306 (area ex Paracchi), ospita RomKorahkané, Rom Kanjarija e qualche famiglia (talvolta mista) di Romuni, Arlija e Rom Gadjikané.Il campo nomade Germagnano è il più recente, costituito da piazzole con strutture d’appoggio in muraturaidonee ad essere abitate e fornite di servizi. In esso sono state trasferite nel 2004 gran parte delle famiglieprecedentemente insediate in strada dell’Arrivore.

Da qualche anno, un fenomeno in progressivo incremento caratterizza il nomadismo cittadino, rappresentando unproblema per numero di persone coinvolte e stili di vita. L’arrivo di un consistente numero di persone dallaRomania sta modificando il quadro cittadino disegnando sul territorio una realtà fortemente eterogenea,costituita da un lato appunto dai Rom e dall’altro dai cittadini romeni di origine Rom, che amano distinguersi daiprimi. L’origine Rom è quindi comune, ma le abitudini e lo stile di vita sono diversi: nell’abbigliamento, nello stiledi abitazione e anche nelle aspettative e attitudini nei confronti del lavoro. Vivono lungo le sponde dei fiumi edei torrenti, in edifici industriali dismessi e in spazi urbani non utilizzati, trovando riparo e nascondiglio nellavegetazione. I luoghi abitati da queste popolazioni non sono solo inospitali e precari ma spesso anche insicuri emolto pericolosi.

La presenza di questa popolazione aumenta costantemente e sensibilmente ed è difficilmente quantificabile inquanto mobile; questa popolazione si spostava di città in città per sfuggire all’espulsione quando la Romania nonfaceva ancora parte dell’Unione Europea; si sposta ora per ricercare migliori possibilità di sopravvivenza o perritornare, anche se non definitivamente, nel paese di origine. Questi nuovi cittadini comunitari vivono in condizioni molto dure, sono sprovvisti di acqua, luce e riscaldamentoe abitano in baracche molto piccole costruite con materiali di fortuna, riscaldate con bombole a gas o stufe direcupero a legna costruite con bidoni, illuminate da gruppi elettrogeni o da vecchie batterie d’auto.Vi è un elevato il numero di donne e bambini - molti dei quali nati in Italia - e negli ultimi tempi, anche di anzianiche vivono situazioni di indigenza e di degrado sia ambientale che sanitario, oltre che una condizione dideprivazione culturale.

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2.3 La realtà slovena

I riferimenti storici indicano la presenza dei Rom sul territorio della odierna Repubblica Slovena già nel XVsecolo. Ma dal XVII secolo in avanti le informazioni riguardanti i Rom si intensificano e li troviamo menzionati indiversi Registri. Le ricerche dimostrano che i Rom arrivarono sul territorio sloveno da tre diverse direzioni: gliantenati dei Rom che attualmente vivono nella regione di Prekmurje arrivarono in Slovenia attraverso l’Ungheria,quelli della regione di Dolenjska dalla Croazia e i piccoli gruppi di Sinti che vivono nella Gorenjska arrivarono dalnord attraverso il territorio che corrisponde all’attuale Austria. Sebbene tali gruppi fossero in prevalenza di tipo nomade e nel passato vi siano stati frequenti spostamenti deiloro insediamenti, oggi in Slovenia possiamo chiaramente parlare di 4 distinte regioni in cui i Rom si sonostabiliti in modo permanente: la regione a nord est di Prekmurje, la regione a nord est di Dolenjska a Bela Krajinae vicino al fiume Sava in Posavje.In queste regioni i Rom vengono considerati come una comunità tradizionalmente stanziata e che ha mantenutoin modo più o meno stabile i propri insediamenti. La comunità Rom nella Repubblica Slovena non ha lo status giuridico delle minoranze, ma quello di comunitàetnica speciale o di minoranza etnica, a cui vengono riconosciute caratteristiche etniche specifiche, quali unapropria lingua e altre connotazioni di tipo culturale che costituiscono le caratteristiche dell’etnia.Lo posizione giuridica dei Rom in Slovenia ha iniziato a definirsi nel 1989, data in cui fu presa la decisione ditrovare una soluzione alla condizione dei Rom da un punto di vista legislativo. La base legislativa per definire lostatus della comunità Rom è espressa nell’articolo 65 della Costituzione della Repubblica Slovena, che recita:“La condizione o i diritti speciali della Comunità Rom che vive in Slovenia sono regolati dalla legge”, e a partiredal marzo 2007, questo viene sancito anche attraverso l’Atto legislativo sui Rom della Repubblica Slovena cheregola lo status e definisce le aree di diritto speciale della Comunità Rom. Questa legge costituisce il terrenolegale per attivare misure protettive e ha indicato che i Rom, per le loro caratteristiche, non possono essereequiparati alle minoranze italiane o ungheresi presenti nella Repubblica Slovena.Il numero dei Rom in Slovenia è andato via via aumentando negli ultimi anni. Nel censimento del 2002 si èrilevato un incremento del 30%, della popolazione Rom, mentre si è registrato un incremento del 28% delnumero di persone che aveva dichiarato la lingua Rom come propria madre lingua. Comunque, se prendiamocome riferimento i dati dei Centri di Lavoro Sociale, il numero dell’attuale popolazione Rom è circa del 50% piùalto di quello dichiarato nel censimento statistico.1

Il motivo di questa discrepanza è dovuto al fatto che molti Rom non vogliono dichiarare di fare parte dellacomunità Rom a causa della connotazione negativa che essa possiede. Quindi, nonostante i dati del censimento,si pensa che vi siano dai 7.000 ai 10.000 Rom che vivono in Slovenia suddivisi in 90 insediamenti.Il quadro generale mostra una concentrazione di Rom in diverse aree, specialmente nel nord-est (Prekmurje) enella parte sud-orientale della Slovenia (Dolenjska con Bela Krajina e Posavje), questo fa sì che vi sia unproblema di carattere regionale.2

Una larga maggioranza della comunità Rom vive ancora in insediamenti isolati dal resto della popolazione o aimargini delle aree urbane, in condizioni al di sotto degli standard minimi di abitabilità. I dati a nostradisposizione dimostrano che circa il 40% dei Rom vive in costruzioni indipendenti, metà delle quali costruitesenza la necessaria licenza e relativi permessi e solo il 12% dei Rom vive in appartamenti. Il resto dei Rom vive insistemazioni provvisorie - baracche, container, roulottes e simili. Solo una piccola parte della comunità Rom si èintegrata con il territorio e la società Slovena e vive insieme al resto della popolazione. Condizioni di vita regolari e decenti sono requisiti essenziali per una buona integrazione dei Rom nella vitasociale (scuola, lavoro, ecc.). Ultimamente, si tende a dare a questo aspetto un’attenzione sempre maggiore; diconseguenza, la Repubblica Slovena si sta occupando del co-finanziamento del piano urbano degli insediamentiRom. Le comunità che ospitano i Rom hanno la possibilità di migliorare gradualmente le condizioni degliinsediamenti in cui essi vivono attraverso contributi pubblici. In questo modo, possiamo assicurare ai Romcondizioni di vita decenti necessarie per ottenere un risultato positivo anche in altri ambiti (scuola, lavoro,socializzazione ecc.).3

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I progetti della partnership “Gli Zingari in Europa”

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3.1 Il Progetto Centro per l’Impiego Rom

Il progetto di sviluppare il Centro per l’Impiego Rom fa parte del Fondo Sociale Europeo - ed è inseritonell’iniziativa comunitaria EQUAL per la Slovenia dal 2004 al 2006 - diretto dal Ministero del Lavoro, dellaFamiglia e degli Affari Sociali. Il titolare della partnership è il Comune di Skocjan che coordina il progetto assiemeall’azienda Alianta projektno svetovanje, d.o.o. La partnership di sviluppo è formata da 26 organizzazioni, le qualipromuovono il miglioramento della condizione della Comunità Rom a livello locale, regionale e nazionale.L’obiettivo principale del partenariato per lo sviluppo del Centro per l’Impiego Rom (REC) è l’insediamento di unCentro pilota per l’Occupazione Rom, il quale funzionerà come servizio pubblico in Novo Mesto, una regionedella Slovenia in cui questo lavoro è particolarmente adatto. Il Centro per l’Impiego Rom sarà l’istituzioneombrello per rispondere ai potenziali bisogni dei datori di lavoro e della forza lavoro Rom, essendovi datori dilavoro Rom e Rom alla ricerca di un’occupazione. L’idea di un Centro per l’Impiego Rom si è sviluppata dalla specifica situazione dei Rom in Slovenia. A causa delbasso livello di scolarità, una larga maggioranza di Rom è ancora senza occupazione, mentre il lavoro regolaree a tempo pieno è una rarità, laddove si registrano una varietà di lavori irregolari e non organizzati.Le ricerche hanno dimostrato che i Rom se confrontati ad altri disoccupati alla ricerca di lavoro sono incondizione di svantaggio, non solo a causa della bassa scolarità, dell’analfabetismo e per la scarsa conoscenzadella lingua slovena, ma anche per un atteggiamento negativo largamente diffuso tra i datori di lavoro e nel restodella popolazione. Quindi, i Rom richiedono particolare attenzione e aiuto per l’integrazione nel mercato dellavoro. Ecco perché il Centro per l’Impiego Rom sarà l’istituzione che si farà carico di aiutare i Rom per un piùveloce e attivo inserimento nel mondo del lavoro.

All’interno del progetto, i partner si concentreranno sui metodi e sulle azioni per l’integrazione dei Romattraverso corsi di formazione scolastica e professionale. Le organizzazioni che collaborano a questo progetto(l’Ufficio del Lavoro Sloveno, organizzazioni non-governative, enti pubblici per l’istruzione degli adulti, comuni,enti e aziende) hanno già esperienza di lavoro con i Rom. Sulla base di queste esperienze positive e sulle buoneprassi sviluppate, si organizzeranno nuovi programmi motivazionali, corsi di formazione e training rivolti ai Romoltre che corsi di motivazione per i datori di lavoro per inserire i Rom nel mondo produttivo.Le attività del Centro per l’Impiego Rom includono:• Assistenza ai Rom che possono entrare nel mondo del lavoro;• Organizzazione di Corsi per i Rom e per i loro mentori in collaborazione con le aziende;• Assistenza ai giovani Rom fuoriusciti dal circuito scolastico e sostegno tramite programmi di recupero

in collaborazione con gli istituti scolastici;• Consulenza e sostegno dei Rom per l’orientamento verso lavori adeguati;• Assistenza dei Rom sul lavoro;• Monitoraggio continuo dei risultati del lavoro e dei temi che riguardano il lavoro dei Rom occupati

attraverso l’Ufficio del Lavoro.

Lo scopo principale del Centro per l’Impiego Rom sarà l’implementazione e lo sviluppo dei programmi chedovranno aumentare i livelli occupazionali e l’integrazione dei Rom nel mondo del lavoro oltre che analizzare ibisogni per l’impiego della forza lavoro Rom.Il Centro per l’Impiego Rom si propone di stabilire un ponte tra i Rom che cercano un lavoro e i datori di lavoroche credono che i Rom possano diventare dei buoni dipendenti. L’ente non si occuperà della supervisione dellavoro, ma si propone di trovare soluzioni per aumentare le possibilità di impiego dei Rom e quindi migliorare lacondizione sociale ed economica della popolazione Rom in Slovenia.

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3.2 Il Progetto Il lungo cammino dei Sinti e dei Rom - percorsi verso il lavoro

L’ambito di intervento è comune a tutti i soggetti, che compongono il mondo dei Sinti e dei Rom dell’Emilia-Romagna:è una condizione di esclusione e discriminazione che segna l’intera esperienza di vita dei soggetti che di questomondo fanno parte e che si manifesta attraverso un quadro composto da dati allarmanti quali marginalitàeconomica, deprivazione culturale, disagio, devianza, microcriminalità. Oltre a condizioni materiali e di privazione culturale spesso drammatiche, si riscontrano complessi di inferiorità euna tendenza ad individuare la propria identità in contrapposizione alla cultura circostante e, quindi, almeno inalcuni casi, una tendenza all’autoesclusione come forma di rivendicazione negativa dell’identità. Sono i Sinti e iRom, in altre parole, a pagare le conseguenze di entrambi i complessi di stereotipi e pregiudizi: quelli dellasocietà circostante verso di loro e quelli, speculari, che loro stessi nutrono verso questa società. E ciò in quantoquesti due complessi di stereotipi e pregiudizi si alleano nell’ostacolare la costruzione di un dialogo tra i duemondi e, quindi, nel perpetuare la contrapposizione tra un mondo sinti e rom ripiegato sulla sua culturatradizionale, e una società circostante nella quale l’oscillazione emotiva tra idealizzazione romantica e ostilitàprevale su una progettualità concreta, derivante da una un’attenzione approfondita e fattiva.Scopo dell’intervento è lavorare al superamento della condizione di esclusione e discriminazione in cui, sia dal puntodi vista lavorativo che da quello sociale, si trovano gli appartenenti alle comunità Sinti e Rom dell’Emilia-Romagna.Tenendo conto di questa duplicità di aspetti, lo scopo dell’intervento si articola in due obiettivi:- Migliorare ed ampliare l’accesso dei Sinti e dei Rom alla rete dei servizi offerti dal territorio;- Facilitare il loro accesso al Mercato del Lavoro.

Il primo obiettivo sarà conseguito attraverso interventi di sistema tali da rendere i servizi pubblici e privatipresenti sul territorio maggiormente integrati e facilmente accessibili ai Sinte e ai Rom; mentre il secondo verràraggiunto attraverso percorsi formativi individualizzati e in situazione finalizzati all’inserimento lavorativo.Per questo ultimo obiettivo il Progetto propone di far acquisire ad alcune imprese la funzione di “imprese per latransizione”. Queste imprese, oltre al profitto, avranno tra i loro scopi un’azione educativa e formativa chepermetterà ai Sinti e ai Rom di acquisire la professionalità necessaria per collocarsi nel Mercato del Lavoro.Inoltre, il Progetto prevede attività di sensibilizzazione che consentiranno di diffondere presso la cittadinanzainformazioni sulla situazione dei gitani e consapevolezza del percorso che è necessario seguire per superare lacondizione di esclusione in cui essi si trovano a vivere.

Per intervenire in modo concreto sulla condizione di discriminazione ed esclusione nella quale si trovano gliappartenenti alle comunità Sinti e Rom, non è sufficiente opporsi all’esclusione, sforzarsi di rimuovere gli ostacoliche si frappongono ad un rapporto fattivo e proficuo tra questi soggetti e la società circostante. Se pure ciòcostituisce indubbiamente un obiettivo preliminare irrinunciabile, per giungere a questo risultato, cherappresenta un’esigenza indifferibile per una società democratica, è necessario promuovere azioni capaci di darvita a un concreto percorso di incontro e di collaborazione. Solo in questo modo i due monologhi intessuti dipregiudizi e stereotipi con cui questi due soggetti parlano oggi l’uno dell’altro, si convertiranno in un dialogoche porrà le basi per un’effettiva collaborazione da realizzare in un’ottica autenticamente interculturale.Un’ottica cioè, costruita sulla rinuncia di entrambi i soggetti alla pretesa di egemonizzare la relazione e sulladisponibilità all’ascolto reciproco. Per lavorare al conseguimento di questo risultato, la partnership opererà allarealizzazione di un complesso di interventi incentrati essenzialmente sui due obiettivi sopra richiamati: migliorareed ampliare l’accesso dei Sinti e dei Rom alla rete dei servizi offerti dal territorio dell’Emilia-Romagna e facilitareil loro accesso al Mercato del Lavoro attraverso appositi percorsi formativi.Azioni principali: • integrazione dei servizi rivolti ai Sinti e ai Rom presenti sul territorio attraverso sportelli integrati che

potranno svolgere un doppio ruolo nel facilitare i rapporti tra i Sinti e i Rom e la società circostante;• formazione dei Sinti e dei Rom nell’ottica dell’inclusione sociale grazie ad interventi finalizzati a migliorare

l’inclusione sociale dei Sinti e dei Rom. Per conseguire questo obiettivo si provvederà a compiere interventiche tengano conto delle esperienze maturate nel precedente Progetto Equal e delle buone prassi da questescaturite;

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• inserimento lavorativo dei Sinti e dei Rom nell’ottica dell’inclusione sociale mediante interventi che assumanol’inserimento lavorativo dei Sinti e dei Rom come via per l’inclusione sociale. Per conseguire questo obiettivosi provvederà ad individuare realtà imprenditoriali interessate a collaborare all’inserimento lavorativo dei Sintie dei Rom;

• diffusione dei risultati.

Beneficiari prioritari:• minoranze etniche disoccupate Sinti e Rom.

Al termine dell’intervento le persone coinvolte nei percorsi formativi avranno:• acquisito o migliorato la loro conoscenza della lingua italiana (orale e scritta);• migliorato la loro conoscenza del contesto urbano nel quale vivono attraverso le attività promosse dagli

sportelli informativi;• migliorato la loro comprensione del funzionamento della società circostante e la loro capacità di entrare in

relazione con essa e con i soggetti che la costituiscono: istituzioni, associazioni, rete dei servizi, scuola,formazione, mercato del lavoro;

• migliorato la loro percezione della società circostante e dei soggetti che la costituiscono, superandoprevenzioni e pregiudizi;

• acquisito competenze di natura tecnico - professionale in specifici campi (produzione pasti, gestione aree verdi, moto - autoriparazione, sartoria, produzione di prodotti artigianali, raccolta differenziata dei rifiuti),effettivamente spendibili sul mercato del lavoro;

• acquisito gli strumenti e appreso le tecniche necessari per la ricerca del lavoro;• acquisito maggiore consapevolezza del mondo del Lavoro e delle sue richieste.

Al termine dell’intervento, rispetto alle strutture coinvolte si rileverà:• un miglior coordinamento e una maggiore integrazione tra i servizi pubblici e privati che si occupano dei

diversi aspetti della condizione dei Sinti e dei Rom (casa, sanità, minori, lavoro, condizione femminile,permessi di soggiorno, ecc.);

• una migliore conoscenza della reale condizione dei Sinti e dei Rom, dei loro problemi, delle loro necessità,dei loro fabbisogni formativi da parte dei soggetti sociali che intervengono su di loro;

• la presenza sui territori coinvolti di “imprese di transizione” che facilitino l’accesso al mercato del lavoro deiSinti e dei Rom attraverso la loro permanenza al fine di acquisire in un ambiente lavorativo “protetto” lenecessarie competenze professionali.

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3.3 Il progetto Rom cittadini d’Europa

Il progetto Rom cittadini d’Europa finanziato dal Fondo Sociale Europeo, nell’ambito dei progetti Equal II Fase,ha come obiettivo principale l’accompagnamento al lavoro rivolto alle popolazioni nomadi (in particolare Rom eSinti). Il territorio di intervento è costituito da Torino Città e i Comuni di Collegno, Moncalieri, Orbassano eRivalta. Lo scopo è di intervenire sulle difficoltà di rapporto tra popolazione nomade e cittadini italianigenerando le condizioni per un miglioramento dei rapporti esistenti con un’azione rivolta in particolare aiterritori dove sono presenti i campi e nei quartieri ERP dove sono residenti nuclei zingari.

Poiché una delle cause che rendono difficile tale rapporto è generata anche dallo scarso inserimento dei nomadisul Mercato del lavoro si vuole agire sulle cause che ostacolano l’inserimento al lavoro intervenendo:- sulle barriere culturali, presenti sia tra gli zingari che tra gli italiani;- sull’incremento delle competenze necessarie allo svolgimento di lavori di servizio e manutenzione

nei campi di sosta; - sulla emersione di attività già oggi svolte, riportandole alla regolarità/legalità e rendendole compatibili con

la necessità di salvaguardare l’ambiente;- sulla flessibilizzazione delle opportunità di impiego per renderle compatibili con le “usanze” dei Rom;- sulla qualificazione di operatori che facilitino il rapporto con i cittadini nomadi, anche con l’impiego di

mediatori culturali di etnia Rom o Sinti.Il risultato atteso è un miglioramento dei rapporti sociali, una maggiore capacità di inserimento al lavoro deicittadini zingari in forme “emerse”, la predisposizione di servizi di orientamento, formazione e inserimentocompatibili con le caratteristiche del popolo rom e sinto.

Gli obiettivi dell’intervento sono delineabili come segue:- superare le “barriere culturali”, sia da parte dei nomadi che da parte degli italiani, che rendono difficoltoso

l’inserimento lavorativo e/o l’emersione del lavoro autonomo svolto;- fornire opportunità concrete di impiego ed autoimpiego ai nomadi partendo dalla logica di individuare

attività lavorative che siano compatibili a livello di consuetudini, comportamenti e cultura anche attraversola valorizzazione le potenzialità presenti;

- creare servizi di formazione orientamento e supporto alle creazione d’impresa accessibili ai nomadiadeguando le metodologie di erogazione dei servizi.

Per raggiungere gli obiettivi si condividono le attività con gruppi Sinti e Rom coinvolti e loro rappresentanti, perottenere strategie di intervento attivamente assunte e condivise dai destinatari finali e dal loro contesto socio-familiare. Sin dalla progettazione, si è voluto pensare ad uno strumento valido che diventasse la parte operativa erealizzatrice dell’intero percorso. Lo strumento immaginato e messo in campo è l’équipe, composta da 10 tutored un coordinatore, formatasi attraverso la partnership di sviluppo.I tutor sono stati scelti tra le realtà del privato sociale che avevano già maturato esperienza sull’etnia Rom indiversi aspetti: chi attraverso un lavoro di volontariato affiancato alle associazioni che in città si occupano dellaquestione dei Rom (Opera Nomadi e AIZO); chi attraverso un intervento professionale sia nei campi nomadi chesui nuclei famigliari che attualmente risiedono nelle case ERP attraverso integrazione con il territorio, mediazioneabitativa, educativa territoriale (progetto CROMIE - Cooperativa Animazione Valdocco, Servizio Sociale Autoromia;Educativa Territoriale StranaIdea, Cooperativa Liberitutti, GPL, Comitato per lo Sviluppo della Falchera);più componenti dell’équipe inoltre hanno svolto attività di ricerca e un percorso di studio in materia.Sin dall’inizio è prevalsa tra i tutor la convinzione che una delle peculiarità fondamentali sarebbe stata lacoesione e lo stretto lavoro di gruppo dell’équipe, al di là della provenienza dalle diverse agenzie: attraverso lacondivisione delle strategie si può raggiungere l’obiettivo di creare nuovi scenari dove poter agire, e prassireplicabili in futuro.

Uno dei punti di partenza che ha formato la coesione dell’équipe è stata la partecipazione ad uno stageformativo condotto da CFPP(Centro di Formazione Professionale Piemontese), pensato e costruito ad hoc per ilprogetto, che prevedeva nei suoi moduli l’approfondimento degli elementi chiave nella costruzione del percorso

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da attuare: le leggi in materia di immigrazione; riflessioni sulle passate esperienze di equal; il coinvolgimento deirom; la necessità del lavoro di rete; il mercato del lavoro; il bilancio di competenze; la mediazione interculturale.Unire le diverse esperienze e pratiche già sperimentate dagli enti con l’etnia, permette di riutilizzare ciò che inpassato ha dato dei frutti, costruendo una metodologia unica, efficace e ad hoc per Equal-Rom cittadini d’Europa,volta al coinvolgimento attivo dei beneficiari finali.Questa parola, “beneficiari finali”, può essere considerata come una nuova impostazione mentale, che vuoleaffiancare i Rom non in maniera assistenziale, considerandoli quindi “utenti”, ma attori e protagonisti di unpercorso che porti sì all’inserimento lavorativo, ma che unito all’acquisizione di competenze efficaci acquisitedurante l’intero percorso, sia finalizzato all’autonomia. L’intero percorso è stato pensato e definito dai tutor.Dare la possibilità alla parte operativa di definire autonomamente gli step da percorrere, ha dato ampio respiroad Equal-Rom, e si può considerare una delle innovazioni del progetto stesso.

Il primo step del percorso operativo è stato quello di esaminare una lista di nominativi dei beneficiari utilizzandola banca dati dell’Ufficio Nomadi del Comune di Torino. La lista avrebbe dovuto rispondere a determinatiparametri individuati dall’équipe e finalizzati a creare un primo gruppo che avesse funzione trainante nel restodelle Comunità, e che coinvolgesse le fasce più emarginate dalla loro stessa realtà sociale, come le donne ed igiovani. Questa scelta si è confermata durante i colloqui, nel corso dei quali è emerso che proprio questatipologia di beneficiari esprime una alta motivazione ad intraprendere percorsi lavorativi, nata dalla voglia diemergere, di autonomizzarsi, di emanciparsi. Tra i parametri utilizzati per la scelta, ci si è soffermati sul rapporto che il beneficiario ha con il suo nucleofamiliare. Proprio per questa struttura familiare complessa ed allargata, si è preferito non coinvolgere nello stessogruppo troppi componenti dello stessa famiglia, permettendo ai beneficiari la partecipazione al progetto senzadover rinunciare alle mansioni quotidiane che avrebbero potuto influenzare negativamente il percorso, portandoall’abbandono dello stesso. Inoltre si è cercato di creare un gruppo eterogeneo che comprendesse Rom siaprovenienti da campi nomadi siti sul territorio di Torino (Aeroporto; Germagnano) sia provenienti da nucleiabitativi. Anche la provenienza etnica è stata valutata, scegliendo le diverse micro etnie presenti sul territoriodella provincia di Torino: Rom slavi di religione ortodossa/cattolica; Rom slavi di religione musulmana.Dall’elenco originale, ricevuto dall’Ufficio Nomadi, abbiamo dovuto “congelare” alcuni nominativi chepresentavano problemi con i documenti, in particolare con il permesso di soggiorno. Senza rassegnarci a negarea priori a chi non fosse in regola la possibilità di partecipare al progetto, si è avviato in questo senso un contattocon i partner di rete, Provincia e Questura, per individuare se e con quali margini fosse stato possibilecoinvolgere anche coloro la cui condizione relativa ai permessi di soggiorno risultasse più critica.Al momento i contatti sono appena all’inizio. Per inciso ciò ha fatto sì che l’équipe elaborasse, per le future presein carico, l’ipotesi di evitare, fino a che non ci fossero stati sviluppi positivi, la presa in carico di beneficiari consituazioni particolarmente critiche in questo senso.

L’équipe ha elaborato, per il contatto con i beneficiari una metodologia che consiste in una serie di colloqui: ilprimo di questi, realizzato da una coppia di operatori dell’équipe a rotazione, ha avuto due funzioni: la prima, dicarattere informativo, per presentare ai beneficiari il progetto nei suoi molteplici aspetti, tra cui citiamo lapresentazione della figura del tutor che li accompagnerà per tutto il percorso e l’ambizione del progetto aproporre un’esperienza sperimentale che auspichi il superamento della logica delle “borse lavoro” intesa comepassaggio senza sbocchi duraturi nel mercato del lavoro. La seconda funzione del primo colloquio è stata laraccolta da un lato di dati oggettivi di carattere anagrafico, legale, giuridico, dall’altro dei dati soggettivi, quali lepregresse esperienze nel mondo del lavoro, il bagaglio di competenze trasversali acquisite con la quotidianità, lamotivazione, i desiderata.

La parola “desiderata”, è un’espressione diventata anch’essa chiave all’interno del percorso. Con tale termine sivogliono definire i desideri, i sogni nel cassetto, le aspirazioni, i progetti di vita, le aspettative rispetto al mercatodel lavoro. Deve definirsi concetto chiave perché accade spesso, nell’esperienza e nell’abitudine dei Rom, didover ripiegare, nel contatto con il mondo del lavoro, su una scelta non tanto basata sul proprio volere, mapiuttosto sulle risorse disponibili; questo sistema sovente non comprende “i desiderata” dei beneficiari.Il nuovo sistema che si sta sperimentando con Equal-Rom ha portato a stupire i beneficiari, ma allo stesso tempo

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a metterli in crisi di fronte alla possibilità di poter scegliere.Attraverso il primo colloquio si è ridefinito il gruppo dei beneficiari e con i primi dati raccolti si è cominciato acompilare la Cartella del Cittadino, un database realizzato dal Sistema Informativo della Città di Torino, oggi nonancora procedura definita, ma che in futuro servirà come strumento per gli operatori sociali. Si è verificatal’eventuale iscrizione dei beneficiari ai Centri per l’Impiego e in assenza di questa, li si è invitati ad attivarsi in talsenso, proponendo eventualmente il tutor come accompagnatore ove necessario.L’équipe ha in seguito creato le coppie tutor/beneficiario ed effettuato il secondo colloquio, necessario perconcludere i passaggi rimasti in sospeso dal primo, per sondare più in profondità le vere motivazioni, perstringere la relazione beneficiario/tutor in vista della sottoscrizione del patto formativo che si costituirà nelmomento dell’inserimento in azienda o nell’avvio dell’impresa.Svolto il secondo colloquio, i beneficiari hanno conseguito lo step formativo, partecipando al corso diformazione, divisi in due classi - gruppo.

Il corso, tenuto da CFPP ed AIZO, comprende una panoramica sugli aspetti del mondo del lavoro in Italia e leabilità sociali: diritti e doveri del lavoratore e del datore di lavoro, leggi sella sicurezza, compilazione erestituzione del curriculum vitae.Un’altra parte del corso approfondisce invece le differenze e le analogie riguardo ai valori e disvalori tra lacultura Italiana e quella Rom.Durante il corso i tutor hanno svolto lavoro di monitoraggio affrontando i problemi del singolo,presenze/assenze, difficoltà di gestione e di inserimento in aula e mediazione con l’equipe dei formatori.La presenza del tutor in questo passaggio ha contribuito a rafforzare il lavoro di relazione. Un’ultima parte delcorso ha permesso ai frequentanti di approfondire la conoscenza rispetto alla costruzione di un’impresa.In parallelo al percorso di inserimento lavorativo, il progetto Equal-Rom prevede l’opportunità di avviare unpercorso di costituzione di impresa (mettersi in proprio).Durante i colloqui si è individuato chi dei beneficiari fosse interessato, avendo mezzi propri e le competenzenecessarie, a perseguire tale percorso, avviando immediatamente i primi contatti con l’agenzia parte dellapartnership di sviluppo che si occupa di ciò: il CNA.Affiancato al lavoro con i beneficiari una serie di altri interventi sono stati posti in essere.Sono stati attivati i contatti con alcuni altri attori della rete:

la Questura, il Centro per l’Impiego ecc.Si è attuato un lavoro di promozione del progetto presso altri comuni limitrofi inseriti nella rete:

i Comuni di Orbassano e Moncalieri.Si sono coinvolti gli enti locali interessati dalla presenza dei nomadi sul territorio:

Circoscrizioni e Agenzie di Sviluppo.Sono stati promossi una serie di incontri con le agenzie che si occupano di inserimento lavorativo:

le cooperative sociali, i consorzi, le aziende private, le agenzie interinali.

Parallelamente al lavoro formativo che il beneficiario svolge attraverso il corso, il tutor effettua le primeesplorazioni delle risorse lavorative presenti sul territorio, cercando di individuare quella che più si avvicini ai“desiderata” espressi durante i colloqui.La ricerca ha come obiettivo l’individuazione di aziende potenzialmente interessate a cui viene proposto untirocinio di avviamento al lavoro, di tre mesi rinnovabile di altri tre, di tipo lavorativo e non formativo, in sintoniacon la natura del progetto.Lo strumento della rete costruita con le agenzie già citate, è risultato fondamentale nell’individuazione di canaliefficaci.Alcuni dei beneficiari sono stati accompagnati ai primi contatti con la ricerca dell’impiego attraverso veri e propricolloqui di lavoro.

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Le fonti normative nelle tre realtà territoriali

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Legge della Repubblica Slovena sulla Comunità Rom, del 30 marzo 2007

Il primo tentativo di dare un assetto legale alla condizione Rom risale al 1989, anno in cui nella RepubblicaSlovena venne adottata una misura di tipo legislativo. Le basi per definire i Rom come Comunità etnica dellaRepubblica Slovena si trovano nell’art. 65 della Costituzione che recita: “la condizione e i diritti speciali dellacomunità Rom che vive in Slovenia sono regolati dalla legge”. Questa legge è alla base delle misure di tutela deiRom e indica che, proprio per le loro caratteristiche, i Rom non possono essere equiparati alle minoranze italianeo ungheresi che vivono nella Repubblica Slovena.Nel 1995, il Governo Sloveno ha poi stabilito che la comunità etnica Rom doveva avere una normativa specifica. La tutela speciale della Comunità Rom è stata recentemente regolata nei 12 articoli specifici della leggeapprovata nel marzo 2007. In futuro, ciò che riguarda i Rom sarà regolato dalle due normative specifiche e dalla legge base sulla ComunitàRom, legge quest’ultima che dovrebbe contribuire a migliorare le condizioni dei membri della comunità etnicaRom che vivono nella Repubblica Slovena.La legge sulla Comunità Rom della Repubblica Slovena regolamenta e definisce gli ambiti dei diritti speciali dellaComunità Rom. Inoltre, la legge definisce la giurisdizione dei dipartimenti governativi e delle comunità localie la collaborazione con i membri della comunità Rom che esercitano così i loro diritti e doveri, come previstodalla legge. L’obiettivo fondamentale della legge è una regolamentazione complessiva della minoranza etnica Rom.La legge sulla Comunità Rom, definisce i diritti speciali dei Rom a livello nazionale e locale e organizza ifinanziamenti e si occupa anche di migliorare le condizioni di vita negli insediamenti Rom oltre che del lavoroe dell’istruzione. La Repubblica Slovena, sta costruendo con queste leggi le condizioni per integrare i componenti della comunitàRom nel sistema educativo e scolastico e per aumentare il loro livello di istruzione, e si occupa di attuare dellepolitiche educative efficaci.Inoltre un’attenzione particolare viene data all’occupazione, ai corsi e ai training professionali rivolti aicomponenti della Comunità Rom. La legge favorisce la tutela e lo sviluppo della lingua Rom quale attività formativa culturale e di sviluppo dellaloro Comunità. La Legge indica i Dipartimenti del Governo e gli enti locali quali Autorità designate a garantire che vi siano ipresupposti necessari ad attuare i programmi speciali rivolti ai Rom e per migliorare le loro condizioni di vita.I fondi necessari per finanziare gli obiettivi e le misure per assicurare i diritti speciali ai Rom proverranno dalbilancio della Repubblica Slovena.La Legge sulla Comunità Rom è uno dei primi documenti base attraverso cui il Governo pensa di contribuire inmodo importante e complessivo alla soluzione della questione Rom in Slovenia, al fine di favorire una miglioreintegrazione dei Rom all’interno della società Slovena.

Legge Regionale del Piemonte 10 giugno 1993, n. 26: Interventi a favore della popolazione zingara; LeggeRegionale Emilia-Romagna del 23-11-1988 n. 47: Norme per le minoranze nomadi in Emilia-Romagna; LeggeRegionale 6 settembre 1993, n. 34 modifiche della L.R. 23 novembre 1988, n. 47 “Norme per le minoranzenomadi in Emilia-Romagna” e della L.R. 12 gennaio 1985, n. 2 “Riordino e programmazione delle funzioni diassistenza sociale”

I Destinatari delle presente leggi regionale sono Comuni, loro Consorzi, Comunità Montane, in rapporto agliinterventi da operare nei territori di competenza, Enti, associazioni e organismi pubblici e privati che operino conil coinvolgimento degli utenti zingari.Gli obiettivi che si intendono raggiungere sono di salvaguardare l’identità etnica e culturale delle popolazionizingare e facilitarne, nel rispetto della reciproca conoscenza e convivenza, il progressivo inserimento nellacomunità regionale. La leggi prevedono l’erogazione di finanziamenti a progetti di miglioramento delle condizionidelle popolazioni nomadi.

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Le tappe dei percorsi verso il lavoro:esperienze a confronto

I tre progetti si sono confrontati sulle reciproche esperienze di sperimentazione pratica di percorsi diinserimento ed hanno sintetizzato gli stessi in sette tappe corredata ognuna da una scheda sinteticasull’esperienza pratica di una partnership del progetto.

Il percorso verso l’inserimento al lavoro può quindi essere analizzato attraverso:

Accoglienza/presa in carico

Bilancio delle competenze/rilevazione delle esperienze

Orientamento

Formazione

Tirocinio/stage

Consulenza creazione e allo start up d’impresa

Inserimento in azienda

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5.1 Accoglienza/presa in carico

A livello generale con il termine accoglienza si intende quell’insieme di processi, di azioni, di ambienti e distrumenti, finalizzati a costruire, fin dal primo contatto, una disposizione al dialogo e al confronto tra pari inmodo da rendere il soggetto protagonista consapevole e motivato nei confronti del processo formativo o diinserimento lavorativo.Le teorie dell’organizzazione, di psicologia del lavoro, di pedagogia, e la legislazione di supporto allaprogettazione di percorsi di formazione individualizzata e flessibile mettono in luce la necessità di creare un climapositivo all’atto di ricevere l’utente al fine di introdurlo all’ambiente e di facilitare il riconoscimento delle sueesperienze passate e delle sue prospettive future.Questa fase costituisce il primo momento di contatto (tecnicamente di “filtro”) tra le persone in cerca di lavoroe le strutture di erogazione che operano nel territorio.L’accoglienza ha come finalità principale la lettura della domanda dell’utente e una prima analisi del suofabbisogno d’orientamento.Le altre finalità possono essere riassunte in 4 punti:• far conoscere e promuovere i servizi disponibili presso la struttura di erogazione e più in generale nel

territorio;• identificare e analizzare il tipo di bisogno professionale e lavorativo della persona che si rivolge al servizio;• fornire risposte adeguate e informazioni utili per la ricerca del lavoro;• indirizzare la persona al servizio considerato più adeguato ai bisogni espressi.

Il servizio si realizza normalmente attraverso un colloquio, condotto da un operatore qualificato, la cui durata puòvariare a seconda del tipo di problematica da affrontare. Dal punto di vista operativo si deve immaginare unasituazione in cui il soggetto che sostiene un colloquio di accoglienza è ricevuto con cortesia e disponibilitàdall’operatore; dopo essersi presentato egli può acquisire informazioni sui servizi disponibili e sulle loro finalità ecaratteristiche, può esporre il suo problema in condizioni di riservatezza con la certezza di essere ascoltato, einfine può definire con l’operatore un percorso ottimale di fruizione dei servizi per il lavoro.Ai soggetti interessati può essere garantita la possibilità di reperire informazioni di rilevante interesse non soloattraverso il contatto diretto con un operatore, ma anche via internet o attraverso l’accesso a spazi informativiappositamente attrezzati.Quando si ha a che fare con gruppi Rom e Sinti l’accoglienza è una fase che deve essere curata particolarmentein quanto sorgono diversi ostacoli legati alle peculiarità che li caratterizza, come ad esempio lo scarso livello distudi, la mancanza di mobilità e di accesso alle informazioni, la scarsa conoscenza della lingua nazionale ecc.L’accoglienza viene realizzata attraverso servizi e sportelli specifici. Attraverso colloqui mirati con gli interessati, gli operatori cercano di individuare i loro interessi e dispensanoinformazioni basilari sui progetti, sui corsi che saranno attuati e sui criteri di inserimento. Essi avviano una attivitàdi ricerca finalizzata all’acquisizione di dati e di informazioni utili e attendibili per la prosecuzione del processo diformazione o di inserimento lavorativo danno nozioni generali su come compilare e dove consegnare ilcurriculum, sulla tipologia dei servizi offerti e sugli iter da seguire per l’accesso ai corsi. Inoltre essi avranno ilcompito di rilevare ad esempio:- i dati anagrafici;- la situazione dei documenti, se stranieri; - se sono già iscritti a centri per l’impiego;- se sanno leggere/scrivere e titolo di studio; - le eventuali precedenti esperienze lavorative;- la situazione familiare;- il recapito telefonico.

Infine, gli operatori avranno anche il compito di incentivare gli utenti a iscriversi ai centri per l’impiego e aregolarizzare i propri documenti.

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L’esperienza del Progetto Equal Rom: cittadini d’Europa

Temi affrontati Accoglienza/presa in caricoOrientamento

Territorio Comune di Torino - ItaliaComuni in Rete di Progetto - Piemonte - Italia

Destinatari Rom e Sinti in inserimento lavorativoObiettivi Creare uno standard utile ai tutor per selezionare in modo chiaro,

oggettivo e univoco i beneficiari del progettoFigure professionali coinvolte 11 tutor provenienti dagli enti partners di progettoPeriodo di realizzazione Gennaio 2006 - Settembre 2007 delle attività

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Schema primo colloquio con l’eventuale beneficiario del progettoPresentazione progetto EqualÈ un progetto europeo (finanziato dall’Unione Europea) per favorire l’inserimento lavorativo (adatto epossibilmente duraturo) o la creazione di un’azienda propria.Nei prossimi mesi i passaggi fondamentali saranno: - dopo questo altri 2 colloqui per capire interessi- stesura di un primo Curriculum- percorso formativo generico (stesura curriculum, tipi di contratto, regole di base mondo del lavoro come

orari, ecc.) contemporanea ricerca da parte del tutor della risorsa- inserimento in azienda attraverso un tirocinio detto passaggio al lavoro o costituzione di una propria impresa.La differenza con le altre borse lavoro è che in questa esperienza è previsto un tutor che sostiene e accompagnail percorso formativo e lavorativo.

Compilazione informazioni - Dati anagrafici- Situazione dei documenti/Permesso di soggiorno- Iscrizione centro per l’impiego - Livello di istruzione (sa leggere-scrivere; eventuali titoli scolastici ecc.)- Precedenti esperienze lavorative

Motivazione al lavoro e Spiegazione tempi e criteri di inserimento nel progetto - Rilevare la motivazione reale- Spiegare i criteri di inserimento:

Permesso soggiornoNon più di 2 per famiglia in ciascun turnoEvitare l’esclusione delle donne

N.B.Se qualcuno non si presentasse si prevede un altro momento per eventuali riconvocazioni.

Schema secondo colloquioPresentazione corso di formazioneÈ parte di Equal, progetto europeo per favorire l’inserimento lavorativo (adatto e possibilmente duraturo) o lacreazione di un’azienda propria.Informazioni su orari e date di svolgimento:40 ore di formazione in aula più eventuali altre 20 per formazione specifica.

Informazioni sui Contenuti: abilità sociali (saper comunicare e gestire relazioni lavorative, conflitti, ecc.),il mercato del lavoro (stesura curriculum, tipi di contratto, regole di base mondo del lavoro come orari, ecc.),valori e disvalori della cultura Rom e Gagè.Informazioni sulle regole del corso: frequenza obbligatoria, con un max di 12 ore di assenza.I tutor non saranno presenti al corso, ma continueranno a mantenere i contatti con i cittadini inseriti.

Vengono inoltre rilevate nel colloquio:- Disponibilità oraria: preferenze mattino/pomeriggio, impegni improrogabili, ecc.- Eventuali conflitti con altre famiglie per evitare copresenza nei corsi. - Scolarizzazione: verificare il livello/abilità.- Carichi pendenti: sciogliere eventuali dubbi.- Iscrizione al centro per l’impiego: verificare che siano andati altrimenti prendere l’appuntamento accompagnandoli.- Verificare un eventuale progetto di costituzione di impresa per adeguare eventualmente il contenuto

della formazione;_ Valutare e rilevare la motivazione e l’interesse rispetto ad un inserimento in azienda.

Schema terzo colloquio- Verifica su andamento del corso di formazione. - Ricapitolare gli step effettuati e quelli da fare. Capire se dalla formazione sono emersi altri possibili

desiderata e dichiarare che si entra nel momento della ricerca delle aziende. Per tale operazione il riferimentosarà sempre il tutor e con lui si porterà avanti la ricerca. (Se qualcuno ha già dei contatti vanno riferiti altutor in modo da concordare un appuntamento. In ogni caso i tutor si impegnano a cercare altro).

- Possibilità di iscrizione al CPI per biglietto mensile autobus (per chi ha il permesso valido e ce l’hafisicamente) a discrezione del tutor.

- Bilancio di competenze. Resta in ogni caso un documento aperto e aggiornabile a discrezione del tutortenendo conto della conoscenza diretta che ha del beneficiario.

- Il curriculum vitae sarà prodotto da CFPP. Si può comunque pensare di compilare anche quello in formatoeuropeo e lasciarne una copia al beneficiario.

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5.2 Bilancio delle competenze e rilevazione delle esperienze

Il bilancio delle competenze è uno strumento che permette a persone adulte, occupate o alla ricerca di unlavoro, di fare il punto sulla propria competenza professionale: sapere, saper apprendere, saper essere, saperfare, saper agire e voler agire.È quindi una metodologia attiva di orientamento in cui il soggetto, con l’aiuto del consigliere di bilancio, elaboraun progetto personale e professionale basato sia sull’analisi delle competenze (trasversali, tecnico-professionali edi base) sia sulle motivazioni e sulle aspettative.Attualmente si rivolge in larga misura ad un numero crescente di disoccupati che desiderano acquisire unamaggiore chiarezza circa la spendibilità del proprio profilo professionale e intendono definire un loro progetto dicrescita e inserimento lavorativo.

Gli obiettivi principali di un percorso di bilancio delle competenze sono:• favorire l’inserimento e/o il reinserimento dei disoccupati, sostenendo la necessità di un eventuale percorso

di crescita e formazione;• promuovere lo sviluppo professionale degli occupati; • avvicinare i bisogni delle imprese e quelli delle persone.

Tali obiettivi vengono perseguiti principalmente attraverso:• l’approfondimento della conoscenza del profilo personale e professionale del partecipante; • la valorizzazione dell’autonomia decisionale degli individui; • la definizione di un progetto personale-professionale.

Il percorso di bilancio si sviluppa essenzialmente con attività individuali, ma può prevedere l’integrazione consessioni di gruppo, finalizzate, ad esempio, a chiarificare le possibilità di sviluppo professionale e/o a migliorarela conoscenza delle opportunità e delle richieste provenienti dal mondo del lavoro.Per quanto riguarda il bilancio delle competenze e la rilevazione delle esperienze dei soggetti Rom e Sintivengono attivati sportelli di segretariato in grado di attivare innanzitutto un monitoraggio costante dellecompetenze lavorative comuni ai soggetti interessati, a cui segue e si intreccia un monitoraggio delle opportunitàlavorative che la società può offrire loro; il fine è quello di mettere in rapporto questi due fattori e produrre realiopportunità lavorative che superino politiche di esclusione/emarginazione sociale, e/o semplice ed inefficaceassistenzialismo.

Dato che i Rom e i Sinti sono scarsamente consapevoli delle loro competenze e della richiesta che esse hannosul mercato del lavoro, diventa indispensabile avviare un percorso di individuazione delle loro attitudini e delleloro competenze affinché vengano individuate le opportunità di tirocinio lavorativo più congeniali all’interessato;attraverso un colloquio mirato si individuano si mettono dettagliatamente per iscritto le precedenti esperienzelavorative e le abilità acquisite svolgendole. Inoltre, data l’importanza, si cerca di individuare anche le varie attitudinipersonali e le competenze trasversali, come ad esempio l’abilità di lavorare in gruppo, di problem solving, ecc.).Infine, vengono rilevate e annotate anche le capacità linguistiche ed eventuali situazioni di disagio rilevanti al finedel progetto.

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5.3 Orientamento

L’orientamento è un’attività di supporto e sostegno alle persone “in transizione” scolastica, formativa eprofessionale. Si tratta quindi di un’attività che si pone obiettivi differenziati e molteplici: sostenere la personanella fase di identificazione dei propri obiettivi personali e professionali e aiutarla nelle scelte e ad affrontare latransizione. L’orientamento professionale è un’attività realizzata con quei soggetti alla ricerca di occupazione o diricollocazione/riqualificazione professionale che necessitano di aiuto per identificare le proprie risorse ecompetenze al fine di definire un progetto professionale coerente con i propri obiettivi personali e professionali.In Italia, nell’attuale riforma del collocamento, l’orientamento professionale è fortemente coinvolto nei nuoviservizi per l’impiego e presuppone lo sviluppo e la razionalizzazione di una rete di servizi sul territorio.Ogni provincia ha attivato una fitta rete di servizi per l’orientamento, la cui attività si esercita soprattuttoriguardo a: percorsi formativi; stage/tirocini formativi; orientamento al lavoro (sia per l’inserimento che per il re-inserimento lavorativo).In base alle modalità di erogazione e alle finalità poste, l’orientamento può essere svolto secondo diversemodalità, distinguendosi, principalmente in:• Informazione orientativa: fornisce un facile e qualificato accesso alle informazioni sulle opportunità di

istruzione, formazione e lavoro su scala locale, nazionale ed europea mediante sistemi informativi cartacei omultimediali consultabili dalle persone individualmente o con l’assistenza di un esperto.

• Consulenza orientativa: riguarda una serie di interventi differenziati - dal colloquio a percorsi più articolatiquali il bilancio di competenze - finalizzati a favorire la conoscenza di sé, la scoperta delle proprie attitudini,capacità, interessi e motivazioni per arrivare a definire un proprio progetto professionale ed individuare le vieper attuarlo.

• Formazione orientativa: si esplicita tramite tirocini o brevi percorsi formativi destinati a gruppi di utenti conomogenei fabbisogni su particolari aree tematiche (tecniche e strategie di ricerca di lavoro, nuove forme dilavoro, conoscenza del mercato del lavoro e delle professioni locali).

Gli strumenti dell’orientamento sono il colloquio individuale, le attività informative e formative, erogate siaindividualmente che in un contesto d’aula e di gruppo.Relativamente agli interventi di orientamento i cui destinatari sono Sinti o Rom e partendo dall’ipotesi che: lesituazioni di transizione rappresentano “potenziali esperienze di disorientamento in virtù dei cambiamenti chepossono comportare o dell’aumento di complessità che introducono rispetto a una situazione precedentementesperimentata”, e che per i rom questi cambiamenti sono ulteriormente amplificati dalle diverse abitudini culturali,l’azione orientativa deve essere in grado di inserirsi efficacemente nel contesto aiutando questi individui atrasformare tale fase di passaggio da situazione di potenziale stress e disorientamento dovuto all’impatto con ununiverso culturale differente, a capacità di affrontare, gestire e superare la situazione di cambiamento.In generale, l’azione orientativa risponde secondo tre macroaree di intervento:• L’informazione orientativa, finalizzata a mettere a disposizione dei rom materiale che potrà poi essere usato in

modo autonomo.• Il sostegno formativo, in cui il soggetto necessita di una guida presente che lo accompagni durante il

processo di scelta.• Il couselling orientativo o consulenza individuale, che si basa su un rapporto individuale proprio perché

indaga aspetti della personalità; in questo senso non si tratta solo di mediare o facilitare il rapporto tral’utente e il problema che ha davanti, ma anche di intervenire sul soggetto con finalità di indagine psicologica.

Negli interventi di orientamento rivolti ai Sinti e ai Rom possono essere individuate due tipologie di colloquioindividuale, che vengono presidiate e condotte da operatori dell’orientamento:• Il colloquio esplorativo, utilizzato soprattutto con i più giovani, ma anche con qualche adulto interessato

all’inserimento lavorativo diretto;• Il colloquio per la ricerca attiva del lavoro e/o la rielaborazione dell’esperienza lavorativa, colloquio che si

colloca nei percorsi di inserimento lavorativo ed è rivolto a quei rom desiderosi di acquisire gli strumentinecessari per gestire la propria esperienza di ricerca del lavoro. È molto utile nei casi di soggetti che non sirendono disponibili a frequentare un corso di formazione professionale.

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Con il colloquio esplorativo si intende, appunto, esplorare la fase di transizione che il rom si appresta a viveredalla scuola al lavoro o dalla formazione al lavoro per sostenerlo, anche attraverso una serie di informazioni, nellascelta formativa e/o professionale. Esso prevede tre livelli di azione:• il primo è finalizzato ad aiutare il Sinto o il Rom a chiarire ciò che sa e ciò che pensa “a proposito di” un

determinato lavoro. Nella ricostruzione del proprio vissuto si vuole aiutare il rom a mettere a fuoco le proprierappresentazioni sociali, aumentando il suo livello di consapevolezza rispetto agli aspetti e alle variabili cheentrano in gioco nelle decisioni future;

• il secondo è diretto a ampliare le conoscenze del rom e a migliorare la capacità di lettura della realtà,potenziando le capacità di analisi e valutazione critica;

• il terzo mira ad aiutarlo a elaborare strategie per affrontare positivamente un nuovo evento o situazionicomplesse; per perseguire questo obiettivo si tende al potenziamento di atteggiamenti flessibili e dellecapacità proattive.

Le informazioni acquisite dall’orientatore durante il colloquio esplorativo vengono elaborate in funzione dellaprogettazione del percorso formativo da proporre al Rom.Nell’impostare il colloquio esplorativo occorre prendere in considerazione quattro fattori determinanti, ovvero:• il livello di intervento: informazione, consulenza, empowerment;• le azioni: ricostruzione, allargamento, strategie di coping;• gli argomenti/oggetti dell’orientamento: le proprie risorse, gli sbocchi professionali, o i percorsi formativi, il

mercato del lavoro;• le condizioni/vincoli: personali, sociali e strutturali.Infine vengono sintetizzati in una scheda: l’anamnesi del percorso scolastico (scelte, valutazioni, competenzeacquisite ecc.), l’anamnesi del percorso lavorativo (ricostruzione di esperienze, vissuto personale,rappresentazioni) e l’anamnesi dell’esperienza personale (interessi, situazioni positive, momenti critici,condizionamenti, ostacoli).

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L’esperienza del progetto SlovenoIl mio percorso verso l’impiego - Mro drom i poklico e Centro per l’impiego Rom

Temi affrontati OrientamentoFormazione

Territorio Slovenia, regione SE, unità amministrativa di Novo MestoEnti coinvolti Centro educativo e di ricerca di Novo MestoTitolo del progetto Il mio percorso verso l’impiego - Mro drom i poklicoDestinatari del progetto Allievi Rom delle scuole elementari

Giovani adulti RomOperatori nella scuola elementare e in programmi di scuola elementare per adulti

Obiettivi Preparazione di una guida per l’orientamento professionale degli allievi Romdelle elementari e dei giovani adulti

Azioni realizzate Preparazione e pubblicazione della guida Il mio percorso verso l’impiego.Preparazione di un volantino di presentazione delle professioni.Stabilire un numero di seminari motivazionali per la promozione delleprofessioni e un progetto pilota Presentazione del materiale agli operatori pubblici e ai destinatari

Figure professionali coinvolte Meta Gaspersic, Tina Krzisnik, Barbara Ivanez, Andrej Ferkolj,Ksenia Berkopec, Romna Podobnik, Ana Granda Jakse

Periodo di realizzazione Maggio - Dicembre 2006delle attività

Autore Meta Gaspersic, Centro educativo e di ricerca di Novo Mesto

Il progetto Il mio percorso verso l’impiego nasce sulla base dell’esperienza del Centro di ricerca e d’Istruzione diNovo Mesto nella formazione degli adulti Rom e dalle osservazioni del progetto Phare d’informazione eorientamento professionale per i Rom. All’interno delle attività del programma Phare, sono stati svolti due studi sugli interessi professionali e formatividei Rom nelle zone di Dolenjska, Bela Krajina, Kocevje, Posavje e Grosuplje. Il 40% delle persone intervistate haespresso interesse verso un’occupazione mentre il 55% ha dichiarato di essere disponibile a iscriversi aprogrammi educativi e di cultura generale. Le donne Rom hanno spesso dichiarato di voler partecipare a corsi dicucina, cucito e giardinaggio. Gli uomini Rom invece vogliono imparare a guidare un mezzo e a riparareautoveicoli. Le professioni più richieste fra gli uomini Rom sono meccanico e autista, seguite da quelle di cuoco eparrucchiere, mentre per le donne sono la sarta e donna delle pulizie. La ricerca ha evidenziato che si deve lavorare soprattutto alla motivazione dei Rom per favorire un’inclusioneattiva nell’istruzione e nella formazione professionale. Nell’ambito del progetto abbiamo condotto una ricercaper verificare se il lavoro di orientamento e informazione professionale svolto nelle scuole elementari e ilcounselling stesso soddisfa le esigenze dei destinatari. I risultati della ricerca hanno evidenziato che nellamaggioranza dei casi uno standard minimo di informazioni viene comunque acquisito. Al tempo stesso, si è vistoche lo standard raggiunto dipende dal modo in cui si danno le informazioni, questo perché i Rom hanno carenzenella comprensione dello sloveno. Le informazioni ai Rom vengono date soprattutto verbalmente, mentre lapercentuale di informazioni scritte e verbali rivolte i bambini non Rom è praticamente identica. La ragione diquesto si trova nel fatto che i Rom hanno dei problemi con la lingua slovena e quindi riscontrano difficoltàancora maggiori nel comprendere le informazioni scritte. Le comunicazioni vengono adattate dagli operatori chelavorano nell’ambito dell’orientamento ad un livello di comprensione dello sloveno accessibile agli allievi Rom edai loro genitori e vengono mediate da un counsellor in una percentuale pari al 16%. La maggior parte deglioperatori dei servizi di orientamento che lavora nelle scuole, ritiene che le informazioni vadano adattate al livellodi comprensione dei Rom e che vadano ampliate con argomenti che sarebbero di aiuto alla motivazione (peresempio storie di Rom che hanno avuto successo, l’importanza dell’istruzione, l’opportunità di completare lascuola elementare in programmi di licenza elementare per adulti, presentazioni di professioni adeguate ecc.). Al di là della nostra esperienza di informazione e counselling sulle possibilità educative rivolta agli adulti Rom, leverifiche del progetto sono state per noi un ulteriore incoraggiamento e ci hanno confermato la necessità diprodurre materiale per gli allievi Rom e per i loro genitori sulle diverse professioni e che servirà anche permotivare i bambini Rom a proseguire negli studi. La formazione professionale è una delle attività incluse nel sistema educativo tradizionale e nell’istruzione degliadulti Rom. Siamo giunti alla conclusione che i genitori Rom hanno bisogno di esser coinvolti in queste attivitàper conoscere gli interessi dei propri figli e anche per conoscere le opportunità di formazione e di lavoro.È importante che i genitori Rom conoscano le opportunità di formazione e gli interessi dei propri figli, così dapoterli sostenere nel processo educativo. Il progetto Il mio percorso verso l’impiego è stato realizzato nel quadro delle attività del Centro di orientamentoprofessionale di Novo Mesto e delle attività del programma Informazione Mobile e Servizio di orientamentoprofessionale per i Rom, all’interno del progetto del Centro di Formazione nella regione Dolenjska, co finanziatodal Fondo Sociale Europeo e dal Ministero per l’Educazione, delle Scienze e dello Sport.Partendo dai temi inerenti l’informazione e l’orientamento professionale, dagli esempi di buone pratiche e dalleesperienze con i giovani Rom nei programmi di licenza elementare per adulti e sulla base degli interessiprofessionali e educativi dei Rom, il nostro obiettivo principale è stato quello di realizzare il manuale Il miopercorso verso l’impiego. Il manuale sarebbe servito per l’orientamento professionale dei giovani Rom che avevanoportato a termine i loro studi con successo. Il nostro secondo obiettivo era produrre un pieghevole con lapresentazione di sei professioni (tre scelte dalle donne e tre scelte dagli uomini) verso le quali i Rom nelleregioni SE, Posavje, Central Slovenia avevano dimostrato maggiore interesse. All’interno del progetto:• abbiamo elaborato il piano per la preparazione di un servizio mobile di orientamento professionale per i Rom,

il servizio mobile nel settore dell’educazione dei Rom viene invece svolto nel progetto dal Centro diformazione di Dolenjska,

• abbiamo progettato il contenuto del manuale sulle professioni, a cui è stato dato il titolo:Il mio percorso verso l’impiego - Mro drom i poklico,

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• abbiamo preparato il contenuto del pieghevole con la presentazione delle singole professioni, • abbiamo presentato tutto il materiale all’operatore pubblico, agli opinion leader dei Rom e ai media.La maggior parte del tempo è stata dedicata a raccogliere materiale e a comporre il testo, cercando di usare unlinguaggio facilmente comprensibile sia dai giovani che dagli anziani utilizzando un vocabolario sloveno semplice.Il gruppo di orientatori della scuola elementare Brsljin di Novo Mesto ci è stato di grande aiuto. Nel manualevengono indicate alcune professioni, le modalità di compilazione di una domanda di lavoro, la durata dei diversilivelli di formazione e le opportunità di lavoro, per consentire a tutti di farsi un’idea di base sui vari tipi diprofessione. Si è scelto l’utilizzo di un linguaggio semplificato e la descrizioni delle professioni è stata pratica eesaustiva quanto più possibile, sottolineando quali sono le cose essenziali e importanti nella vita quotidiana.L’importanza dell’istruzione viene confermata anche dai Rom, i quali quando ne riconoscono l’importanzaprendono la decisione di iscriversi ai corsi.

Il manuale Il mio percorso verso l’impiego contiene i seguenti capitoli:• introduzione motivazionale,• breve presentazione dei programmi di scuola superiore,• storie di Rom che hanno vissuto esperienze positive nel sistema educativo • indirizzi degli uffici per l’impiego e dei centri di orientamento dove si possono ottenere informazioni utili,• esercizi per imparare a conoscere meglio se stessi ed i propri interessi per scegliere più facilmente il

percorso formativo,• breve descrizione di comportamenti da rispettare nello studio.

Caratteristiche principali del manuale: • scelta del formato A5,• descrizione globale ed esaustiva degli argomenti trattati e descrizione delle professioni,• testo chiaro, semplice e divulgativo,• linguaggio semplice,• linguaggio Rom - parte del testo è tradotto in lingua Rom.

Il manuale è stato redatto soprattutto per i Rom, ma può tranquillamente essere usato da tutti coloro chedesiderano acquisire maggiori conoscenze sulle varie professioni.È anche disponibile sul portale web www.cvzu-dolenjska.si.Il manuale verrà utilizzato anche dal servizio mobile d’informazione e orientamento. Attraverso un’operazionesperimentale - inclusa nei programmi del Centro di Formazione permanente - che prevede il servizio diorientamento mobile presso i campi Rom, desideriamo che i giovani e i loro genitori acquisiscano una maggioreconsapevolezza sull’importanza dell’istruzione e sulla necessità di completare gli studi per entrare nel mondo dellavoro. A questo proposito riteniamo che sia importante la formazione professionale per adulti, avvalendosi diapprocci differenziati per favorire l’integrazione dei soggetti più deboli della nostra società.I percorsi formativi rivolti agli adulti svolgono una funzione importante per sostenere le persone nella loro lottacontro la povertà, la disuguaglianza, lo sfruttamento, la discriminazione nel mondo del lavoro.L’istruzione aiuta i Rom a sviluppare nuove capacità, ad acquisire nuove informazioni e a raggiungere unamaggiore integrazione sociale. Va ricordato che l’istruzione diventa utile soprattutto quando entra nella vitaquotidiana e soddisfa i bisogni dell’individuo. Non sempre le persone si iscrivono ai corsi in modo autonomo,spesso hanno bisogno di sviluppare un dialogo con un esperto in grado aiutarli a definire bisogni ed obiettivi, ecapace di offrire un sostegno adeguato per aiutarli a cambiare stile di vita.A causa della mancanza di titoli di studio di base, dell’analfabetismo funzionale e anche del pregiudizio da partedei datori di lavoro, i Rom vengono spinti ai margini dell’integrazione sociale.La loro attività lavorativa è più bassa di quella della maggior parte della popolazione Slovena, l’occupazione atempo pieno è rara e prevalgono forme di lavoro irregolari (su questo non vi è alcun dato certo, sono disponibilisoltanto delle stime).La percentuale di bambini Rom che termina la scuola elementare sta comunque aumentando, anche se è ancorabassa. Anche fra i giovani adulti l’interesse a terminare gli studi elementari sta aumentando, ma pochi pensano diacquisire una qualifica professionale.

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I Rom dimostrano un maggiore interesse verso le scuole professionali - di solito con durata triennale o anchemeno -, preferiscono le scuole vicino alla loro residenza e per lo più dimostrano interesse verso i corsi permeccanici, di ingegneria meccanica, di lavorazione del metallo, corsi di agricoltura, di ristorazione, sullalavorazione del legno e corsi per venditori/rappresentanti. I dati evidenziano che la maggior parte dei bambini abbandona la scuola in quinta elementare e in prima o inseconda media, per cui riteniamo che sia importante focalizzare l’attenzione sull’orientamento professionale giànelle prime classi. I bambini infatti sono più disponibili ai cambiamenti, ma sarebbe necessario coinvolgere anchei genitori a collaborare su questo aspetto.

Una buona percentuale degli esperti in orientamento professionale del progetto Phare - orientamento einformazione professionale per i Rom - pensa che sia importante svolgere l’attività di orientamento professionalesin dai primi anni di scuola e realizzare all’interno dei villaggi Rom ulteriori laboratori motivazionali e diinformazione sui mestieri; abbiamo così progettato una serie di seminari motivazionali Io voglio diventare... voltiall’orientamento professionale dei giovani Rom. I seminari riguardano soprattutto l’identificazione delle proprie attitudini e delle proprie aspirazioni, specialmentequelle che riguardano il lavoro (imparare a conoscere se stessi, scoprire i propri interessi, scoprire obiettiviprofessionali, desideri, attitudini, capacità personali, qualità, abilità) le professioni (descrizione dei compiti dasvolgere nelle diverse professioni, lavoro in generale, scuole e corsi), il sistema scolastico e i fattori chedeterminano o condizionano la scelta di una professione. Al termine del corso, i partecipanti possono compilare la propria la scheda professionale lavorando in piccoligruppi o anche individualmente. In questo modo, il giovane Rom può conoscere meglio alcune professioni quali sarta/sarto, cuoco o pasticcere,cameriere/cameriera, estetista, parrucchiere, venditore/rappresentante, fioraio, giardiniere, autista, poliziotto emeccanico. Abbiamo realizzato i seminari in alcuni villaggi Rom (Smihel e Belokranjska Cesta a Novo Mesto, ed aSentjernej) in collaborazione con scuole elementari e opinion leaders. I seminari organizzati nei campi(soprattutto quando sono frequentati da adulti e bambini) sono efficaci per far conoscere le opportunità delleprofessioni, motivano i Rom a continuare il percorso scolastico e formativo e favoriscono la costruzione deirapporti sociali con l’ambiente circostante, che spesso ha un’influenza negativa sui bambini Rom e sul lorointeresse verso lo studio e il lavoro.

In un’epoca di veloci e continui cambiamenti in tutti gli ambiti, l’unico modo per restare al passo con i tempi ecompetere nel mercato del lavoro è quello di possedere un adeguato bagaglio culturale. In passato, la culturaveniva praticamente incanalata dall’alto, ora invece è necessario che ognuno sappia orientarsi per poterne fruire.Dobbiamo però chiederci se la società moderna garantisce pari opportunità affinché tutti possano acquisire lestesse conoscenze, competenze, capacità professionali e lo stesso potenziale occupazionale. La risposta ènegativa se ci soffermiamo su un gruppo discriminato come quello dei Rom. Non solo recentemente, ma dadiversi anni ormai, i Rom godono di particolari attenzioni e, soprattutto, vi sono molte discussioni sui loroproblemi e “grandi” prese di coscienza sul fatto che il tema dei Rom va affrontato in modo globale, sistematico ecostruttivo, che va affrontato in collaborazione con le istituzioni sia a livello locale che nazionale.Sfortunatamente, possiamo tutti vedere che i risultati di queste grandi azioni sono piuttosto limitati e sonoraggiunti troppo lentamente. Risulta inoltre difficile concordare con l’affermazione che questa situazione èinteramente causata dai Rom. Dobbiamo renderci conto che in ambito educativo ed occupazionale, questogruppo ha bisogno di attenzioni specifiche e di un’assistenza attiva da parte delle istituzioni.Abbiamo incontrato i Rom nel servizio di Orientamento professionale di Novo Mesto già durantel’implementazione di questo servizio e nella fase di costruzione del modello operativo; la nostra scelta è statadeterminata dalle specifiche caratteristiche che avevano evidenziato questi Rom come gruppo destinatariobisognoso di particolare attenzione.

Il servizio di Orientamento di Novo Mesto si occupa di organizzare informazioni e orientamento professionaleper gli adulti, fondamentali nel sostegno educativo e nell’apprendimento in tutte le fasi della formazionescolastica. La principale attività del centro è quella di aiutare i Rom adulti ad entrare nei programmi formativi, nelsistema educativo, nel mondo del lavoro e in generale, nel tessuto sociale. Per un adulto che decide di

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intraprendere il percorso educativo, è inoltre importante potere accedere alle informazioni in un unico posto. Tra le attività realizzate a Novo Mesto va segnalata quella di orientamento, che può essere svolta: prima discegliere il percorso educativo/formativo, nel corso di un programma di studi, in caso di insorgenza di problemi,alla fine di un percorso formativo, quando si manifesta il desiderio di proseguire negli studi, quando si desideracambiare lavoro o semplicemente per valorizzare al meglio le proprie qualifiche. L’attività di orientamento professionale e il lavoro di rete svolgono un ruolo importante nel motivare gli adultiRom ad intraprendere un ciclo di studi.

Durante il lavoro di orientamento per adulti sia individuale che di gruppo, vengono erogate informazioni sullepossibilità di formazione e sulle diverse forme di sostegno durante l’inserimento educativo/formativo, vengonovalutati gli interessi e le abilità individuali, si offre consulenza sulle reali opportunità di formazione, si valutano lecapacità di apprendimento e si affrontano le problematiche inerenti lo studio e gli eventuali ostacoli chepossono condizionare l’apprendimento; vengono decisi con i partecipanti gli studi da intraprendere e i lavori cheportano più facilmente all’impiego. Le sette attività, di seguito indicate, vengono utilizzate per l’orientamentoprofessionale dei destinatari di cui sopra, in quanto tutte concorrono all’offerta di un servizio globale e di qualità(informazione, consulenza, orientamento, attività di formazione, feed-back e valutazione).Nel programma annuale del Centro di Orientamento, si definiscono linee d’intervento e obiettivi che riguardanoanche la comunità Rom che dovranno essere realizzate durante l’anno. L’attività è partita nel 2004 attraverso l’implementazione di un servizio pianificato di orientamento professionalee di informazione per i Rom. Le attività principali sono state: rapporto e collaborazione con i media locali perl’informazione professionale dei Rom, motivare i Rom ad entrare nel sistema educativo, informazioneprofessionale e attività di consulenza individuale. L’esperta in orientamento del Centro di Novo Mesto è stata inserita nel programma di licenza elementare peradulti - corrispondente all’ottavo grado - dove un gruppo di ragazzi stava concludendo gli studi. Il nostroobiettivo era quello di motivare gli allievi a perseverare nello studio e a terminare la scuola elementare e nelcontempo fornire informazioni su altre opportunità formative per il futuro. Oltre al lavoro sui singoli individuirealizzato attraverso i piani di studio individuali, l’esperta ha lavorato con il gruppo a cadenza settimanale. Illavoro agli inizi è stato davvero difficile: la maggior parte del tempo fu dedicato a convincere, discutere,dimostrare e spiegare il ruolo della cultura/formazione nella vita di un individuo. Sembrava inoltre che le loroconvinzioni negative non dovessero cambiare in tempi rapidi. I Rom erano radicalmente convinti di non riuscire aottenere un impiego neanche nel caso in cui avessero concluso la scuola elementare ed erano certi che tutti iloro sforzi sarebbero stati vani. Proseguire negli studi per acquisire maggiori titoli era per loro inaccettabile. Laconsulente si trovava quindi davanti a due sfide: la prima: è vero che un giovane Rom non può ottenere il lavorodopo aver concluso gli studi elementari solo perché è Rom? La seconda sfida era rappresentata dal fatto chedoveva convincere almeno uno dei partecipanti a proseguire negli studi.

Per raggiungere questo obiettivo, il nostro lavoro con il gruppo è diventato ancora più dettagliato e specifico.Abbiamo inoltre coinvolto un esperto del Centro di assistenza sociale di Novo Mesto nel processomotivazionale. Nelle riunioni settimanali i ragazzi hanno acquisito maggiori competenze sulle procedure peracquisire un impiego (ricerca di lavoro tramite annunci economici, selezione degli annunci adeguati, imparare ascrivere un curriculum vitae e a compilare i moduli di assunzione, prepararsi ai colloqui di lavoro. ecc.), sulleopportunità di lavoro e soprattutto si sono evidenziati i vantaggi che si ottengono sia continuando gli studi cheattraverso il lavoro.

Durante il partenariato con il progetto del Centro per l’Impiego dei Rom, l’Ufficio per l’Impiego della RepubblicaSlovena di Novo Mesto lavorava in partenariato anche in un progetto d’informazione e orientamentoprofessionale. Abbiamo collaborato attivamente per completare il lavoro sugli Standard operativi dei CoordinatoriRom e grazie alle loro indicazioni abbiamo organizzato le attività professionali sulla base delle competenzeacquisite attraverso il percorso educativo. Si è inoltre svolto un lavoro congiunto per reclutare i Rom disoccupatinel primo programma (pilota) di formazione per coordinatori Rom. Poiché era nostra intenzione implementare e verificare il modello di lavoro del coordinatore Rom, l’ufficioregionale per l’Impiego di Novo Mesto indisse una gara d’appalto pubblica nel 2006 all’interno del programma

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nazionale del pubblico impiego, offrendo in questo modo l’opportunità di inserire questa figura professionale intutte le zone del paese con un’alta densità abitativa di Rom. Si è quindi organizzato e pubblicato il programmanazionale per aumentare le opportunità di lavoro dei Rom che presentava i seguenti contenuti.A causa del basso livello di istruzione e di conoscenze linguistiche, i Rom hanno scarse possibilità di formazionee quindi di lavoro. Inoltre la scarsa familiarità con le istituzioni non aiuta a superare questi problemi.Le ricerche svolte fino ad oggi sulla condizione Rom evidenziano che la chiave per migliorare questo stato dicose va ricercata nei settori della formazione e del lavoro. L’obiettivo è quello di assicurare un migliore livello d’inclusione dei Rom nella società e il superamento deipregiudizi e degli stereotipi sulle comunità Rom per favorire l’accettazione dei Rom da parte della popolazione.Questo sarà possibile garantendo una migliore comunicazione fra i Rom e le comunità locali e fornendo specificaassistenza nella soluzione di problemi relativi alla loro formazione e al loro impiego.È necessario aumentare le possibilità di impiego dei Rom tramite la loro inclusione nelle Politiche di occupazioneattiva e nel mercato del lavoro, svolgendo attività di monitoraggio durante l’inserimento lavorativo. Il programmacomprende il coordinamento e la collaborazione con gli enti che lavorano soprattutto nel settore dellaformazione e dell’educazione.

Le attività includono: • Assistenza per l’inclusione dei Rom disoccupati nelle Politiche di Occupazione Attiva stabilendo una rete di

informazione sulle diverse attività, sui doveri e sulle opportunità di lavoro, l’organizzazione di attivitàmotivazionali e di incoraggiamento, attività di monitoraggio sul livello di inserimento e assistenza per lasoluzione di potenziali conflitti.

• Collaborazione con i datori di lavoro per cercare nuove opportunità di lavoro per i Rom in posizionioccupazionali adeguate, offrendo assistenza nelle comunicazioni e nel rapporto con i datori di lavoro.

Risultati attesia. Per gli implementatoriStabilire un flusso di comunicazione biunivoco promuovendo la tolleranza e la collaborazione fra i Rom e il restodella popolazione. Inserire persone con scarse prospettive di impiego e creare nuove opportunità di lavoro per iRom nella comunità locale facilitando l’acquisizione di nuove conoscenze e competenze per i disoccupati.b. Per la comunità locale Il coordinatore Rom è un importante anello di collegamento fra la comunità Rom e il resto della popolazione,può contribuire in modo significativo a riconoscere i bisogni della comunità, a creare le premesse e le condizioniper una migliore inclusione dei Rom nella comunità locale e facilitare la ricerca di opportunità lavorative.c. Per i partecipantiAumentare le competenze e le qualifiche funzionali, acquisendo nuove esperienze di lavoro e conoscenze, nuovecapacità di comunicazione e di gestione dei conflitti, sviluppando capacità organizzative e di coordinamento.

Calendario delle attivitàIl programma (che dura sette mesi) prevede le seguenti attività:- Primo mese: inserimento nei programmi delle Politiche per l’Occupazione Attiva, acquisizione di competenze

nel settore lavorativo stabilito e training professionale. Formazione organizzata per gruppi. - Dal secondo al settimo mese: una volta definiti i bisogni dei Rom, bisogna impostare una rete per la

comunicazione con gli insediamenti Rom, cooperando alla pianificazione e alla realizzazione di attività perl’inclusione dei Rom nei programmi delle Politiche per l’Impiego Attivo e nella ricerca di un lavoro regolare.

Per l’implementazione del programma, l’Ufficio per l’Impiego della Repubblica Slovena ha previsto sette operatoriesterni che avevano già lavorato in queste zone nei seguenti uffici regionali: Kranj, Ljubljana, Maribor, MurskaSobota, Novo Mesto e Sevnica. Nel complesso vi sono 11 persone che ricoprono i seguenti livelli: due al primolivello, quattro al secondo livello, due al quarto livello, due al quinto livello e uno al sesto. I programmi di lavoro pubblico realizzati si sono conclusi con successo alla fine del 2006. Confidiamo nel fattoche i Rom che vi hanno partecipato, grazie all’esperienza acquisita, possano essere delle risorse umane adeguateper l’ente pubblico - Centro per l’impiego dei Rom - quando questo verrà attivato.

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5.4 Formazione

La formazione professionale è un elemento indispensabile per la crescita delle persone e per lo sviluppo delsistema sociale, economico e produttivo. Essa permette di sviluppare un’offerta di percorsi di apprendimento chesoddisfino le esigenze di tutte le persone lungo l’intero arco della vita:- dei ragazzi, a partire dalla fine della scuola media fino ai 18 anni, permettendogli di conseguire un diploma o

una qualifica e di avere l’opportunità di formulare decisioni consapevoli sul piano educativo e professionale esuccessivamente di attuarle;

- dei giovani, consentendogli di acquisire competenze nel momento dell’ingresso nel mercato del lavoro; - dei disoccupati, permettendogli di reinserirsi nel sistema economico-produttivo; - delle fasce deboli e a rischio di esclusione, consentendogli di acquisire competenze di base e professionali

e di integrarsi successivamente nel mercato dei lavoro; - delle donne, permettendo loro l’accesso, la partecipazione e i percorsi di carriera nel mercato del lavoro; - dei lavoratori adulti, consentendogli di mantenersi aggiornati rispetto ai nuovi saperi e all’innovazione

tecnologica. La formazione professionale soddisfa inoltre i fabbisogni formativi espressi dalle aziende e dal sistemaeconomico-produttivo, perché promuove una forza lavoro competente, qualificata e adattabile, sostienel’innovazione e l’adattabilità nell’organizzazione del lavoro, favorisce lo sviluppo dello spirito imprenditoriale, perla creazione di nuovi posti di lavoro, persegue la qualificazione e il rafforzamento del potenziale umano nellaricerca, nella scienza e nella tecnologia.Le diverse tipologie di interventi formativi professionali, anche individualizzati, vengono progettati e attivati sullabase delle informazioni desunte dai fabbisogni del mercato del lavoro e dall’analisi dei fabbisogni socio-formatividei destinatari della formazione. Relativamente ai Sinti e ai Rom la progettazione della proposta formativa viene preceduta dai colloqui diorientamento effettuati con esperti e dalla raccolta di informazioni sui soggetti interessati da parte deglioperatori sociali del campo e dall’eventuale mediatore sinto o rom presente nel campo. Le principali tipologieformative utilizzate per la formazione dei Sinti e dei Rom sono lo stage orientativo, il corso sulle competenze“trasversali”, il corso di formazione di base, il corso professionalizzante, il corso di autoimprenditorialità e lostage applicativo. In parecchie esperienze l’articolazione di un percorso formativo per ogni Sinto e Rom coinvolto viene definitaper step successivi di breve durata che prevedono un mix delle diverse tipologie formative precedentementeelencate. Ciò consente di prefigurare percorsi il più possibile individualizzati e flessibili che tengano inconsiderazione le esigenze di ogni singolo individuo e facilitino la ritaratura o la modifica in itinere degli obiettiviinizialmente prefigurati. La definizione di percorsi individualizzati non significa che i sinti e i rom partecipinosingolarmente ai diversi percorsi, ma può prevedere che in alcuni casi il Rom venga inserito in gruppi giàprecostituiti comprendenti destinatafri eterogenei, o in altri casi, in piccoli gruppi con altri Sinti e Rom chedall’analisi dei fabbisogni e dai colloqui di orientamento manifestino gli stessi interessi e bisogni; infine possonoessere anche previsti percorsi ad hoc progettati ed organizzati per il singolo. È importante che durante ilpercorso formativo, il Sinto o il Rom affronti contesti e gruppi diversi, situazioni e problematiche differenti,connesse sia all’ambiente che agli obiettivi formativi differenziati.

Le tipologie formative più significative e rappresentative sono:- i corsi di formazione di base: comprendono sia percorsi di recupero scolastico finalizzati al raggiungimento

della licenza media inferiore, sia percorsi di alfabetizzazione alla lingua italiana, sia corsi per l’acquisizione diconoscenze di base;

- i corsi sulle competenze “trasversali”: riguardano l’acquisizione delle competenze sociali e relazionalinecessarie per l’inserimento nel modo del lavoro;

- i corsi professionalizzanti, prevedono un attività di aula (input teorici e laboratori pratici) per l’acquisizione diconoscenze di base e tecnico-specialistiche in settori specifici (ad esempio la meccanica, la ristorazione, iservizi alla persona ecc) e un’attività di stage applicativo in una realtà lavorativa attinente;

- i corsi di auto imprenditorialità, comprendono corsi finalizzati alla creazione e alla gestione di attività autonome.

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L’esperienza del Progetto Equal Rom: cittadini d’Europa

Temi affrontati FormazioneTerritorio Comune di Torino - Italia

Comuni di Rete di Progetto - Piemonte - ItaliaEnti coinvolti AIZO

CFPPTipo di documento Progetto modello formativo Progetto Equal IT-G2-PIE-023Titolo del progetto Rom: cittadini d’EuropaDestinatari Rom e Sinti in inserimento lavorativoObiettivi La proposta di corsi di abilità sociali ed, eventualmente, di formazione

professionale, è determinata dalla necessità di offrire ai beneficiari unpercorso breve, agile, finalizzato alla comprensione della normativa che regolail mercato del lavoro, la ricerca delle risorse, la preparazione soggettiva,l’adempimento di doveri e la fruizione di diritti.Il corso intende mettere a disposizione del beneficiario alcuni contributiconoscitivi per evitare pregiudizi e contrapposizioni, per facilitareatteggiamenti improntati alla tolleranza, all’integrazione, per riuscire a farconvivere le differenze etniche e culturali, per sperimentare e consolidare modalità di accesso ad opportunità di inserimento lavorativo e sociale.In considerazione delle caratteristiche e delle variabili presenti nei beneficiarifinali riferibili alla diversità di genere, all’età, alla scolarizzazione, alle pregresseesperienze lavorative, alle attitudini, alle competenze professionali, allacomposizione familiare e al ruolo esercitato, la proposta di formazione e diprogramma di corso di abilità sociali non può evidenziare una struttura rigidae svilupparsi adottando una metodologia didattica impostata secondoriferimenti esclusivamente razionali e logico-deduttivi.

Azioni realizzate Corso flessibile, capace di adattarsi a percorsi personalizzati che privilegianole modalità operative ed esperienzali.L’estensione, l’approfondimento, l’articolazione e la successione degliargomenti sono strettamente dipendenti dalla composizione e dall’ampiezzadei gruppi, dagli interessi, dalle prospettive di inserimento lavorativo, dallecapacità di comprensione. La ripartizione del corso ha una scansionemodulare che, nell’ipotesi di corso più breve, prevede 2 moduli didattici delladurata di 20 ore, e in situazione (c/o azienda o impresa di inserimento) unmodulo della durata di 20 ore con gli strumenti che faciliterannol’esposizione e la comprensione degli argomenti trattati sono:- audiovisivi (lucidi, documentari);- i giochi di ruolo: simulazioni per la ricerca lavoro, per il colloquio con il datore

di lavoro, per l’accesso ad opportunità di assimilazione lavorativo;- trattazione interattiva degli argomenti impostata sul dialogo e sulla

comunicazione di andata e ritorno e sulla circolarità della stessa.Figure professionali coinvolte Formatori AIZO

Formatori CFPPPeriodo di realizzazione Gennaio 2006 - Settembre 2007del progetto

Programma e argomentiPresentazione del corso Costituzione del gruppoAlfabetizzazione - Lingua e civiltà italiana (6 ore)Personalizzazione dei percorsi con valorizzazione delle conoscenze di base individualiINTERVENTO SULLA COMUNICAZIONE (3 ore)- Saper comunicare- Saper gestire i conflitti - Soluzione negoziata dei conflitti- Saper risolvere problemi- Saper prendere decisioniBILANCIO DELLE RISORSE (3 ore)- Conoscenze ed esperienze professionali passate- Analisi delle caratteristiche personali- Identificazione del sistema di valoriIL MERCATO DEL LAVORO (3 ore)- Legislazione in materia di mercato del lavoro- Il mondo del lavoro in Italia:

lavoro indipendente, lavoro autonomo e cooperative;contratti;diritti e prestazioni nei confronti di disoccupati;borse lavoro, cantieri lavoro, lavori socialmente utili, mobilità, incentivi al lavoro autonomo, invaliditào inabilità al lavoro.

SOSTEGNO ALLA RICERCA ATTIVA DEL LAVORO (3 ore)- Simulazioni del colloquio di lavoro; Role-playing.- Motivazione e comunicazione nei percorsi di occupabilità:

tecniche di motivazione nella ricerca del lavoro;intervista;la comunicazione; cercare un lavoro; Job-club.

VALORI E DISVALORI DEL MIO POPOLO E DELLA CULTURA GAGÈ (18 ore)- Le culture: il valore del confronto e delle convivenze possibili nella diversità

La storia del popolo Rom;Racconto della storia del singolo partecipante;La storia del singolo in relazione alla storia del popolo Rom;Concetto di valore e disvalore: trasposizione e traduzione nelle due lingue;Concetto di valore e disvalore: diacronia e sincronia;Riconoscimento e rafforzamento dei valori che caratterizzano la cultura zingara;Conoscenza di ciò che della mia cultura è percepito come disvalore dai gagè;Identificazione di ciò che accomuna le due culture e modalità di rafforzamento;Identificazione di ciò che separa le due culture ed individualizzazione di possibili ponti comunicativi.

- Il Lavoro: diritto e/o dovere?Riconoscere le differenze e i punti di contatto sul significato del lavoro nella cultura Rom e in quella Gagè;Mutuare una cultura del lavoro che sia più “canonica” (pause stabilite rispettate, puntualitànell’espletamento del lavoro, precisione nell’esecuzione dei compiti)Raccolta e discussione di alcune esperienze positive e negative; Verbalizzazione delle sensazioni e impressioni relativamente alla propria esperienza lavorativa,evidenziando anche aspetti nascosti o elementi negativi difficili da esplicitare;Raccolta desideri/aspettative e obiettivi dei singoli partecipanti rispetto alle esperienze lavorative future(anche in relazione al corso) e loro, eventuale, ritaratura - regole comportamentali nel contesto lavorativoo analisi delle modalità di comunicazione nelle relazioni sul luogo di lavoro.La creazione d’impresa: requisiti individuali, contesto normativo, procedure e prassi

RESTITUZIONE

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5.5 Tirocinio/stage

Il tirocinio è un periodo di formazione pratica presso un’azienda che ha la finalità di arricchire il curriculumpersonale e di agevolare le scelte professionali mediante la conoscenza diretta del mondo del lavoro; il tirocinionon comporta l’obbligo di retribuzione e di assunzione da parte dell’azienda, la quale al termine dello stesso puòrilasciare al tirocinante una dichiarazione sulle competenze acquisite.Il tirocinio è un’esperienza formativa che non prevede un contratto di lavoro e che è finalizzata all’acquisizione diuna esperienza pratica e alla crescita professionale e personale del tirocinante. Inoltre con la riforma dell’ordinamento didattico delle università italiane, imperniata sul sistema dei creditiformativi, il tirocinio rientra a pieno titolo nel percorso didattico degli studenti universitari. Attraverso la conoscenza diretta del contesto lavorativo, esso permette la socializzazione reciproca tra mondo dellavoro e persone impegnate in processi educativi-formativi o di ricerca di occupazione, contribuisceall’acquisizione di nuove competenze e favorisce l’inserimento o il reinserimento lavorativo di soggetti in difficoltàrispetto al mercato del lavoro.In Italia il tirocinio può essere attivato per: studenti che frequentano la scuola secondaria, studenti universitari,allievi di corsi di formazione professionale, neodiplomati o neolaureati, lavoratori inoccupati o disoccupati iscrittinelle liste di mobilità e soggetti svantaggiati.

La durata di uno stage dipende dalla tipologia dei soggetti coinvolti: - studenti che frequentano la scuola secondaria: massimo 4 mesi; - lavoratori inoccupati o disoccupati iscritti nelle liste di mobilità, allievi degli istituti professionali di Stato,

studenti che hanno frequentato attività formative post diploma o post laurea: massimo 6 mesi; - studenti universitari o laureati da non più di diciotto mesi, studenti che frequentano dottorati di ricerca o

scuola di specializzazione anche nei diciotto mesi successivi il termine degli studi, persone svantaggiate:massimo 12 mesi;

- portatori di handicap: massimo 24 mesi.

Per attivare un tirocinio presso aziende pubbliche e private occorre rivolgersi ad un ente promotore, cioè ad unodei seguenti soggetti: agenzie per l’impiego, centri per l’impiego, università ed istituti di istruzione universitaria,aziende per il diritto allo studio universitario, provveditorati agli studi, istituzioni scolastiche, enti di formazioneprofessionale e/o di orientamento, comunità terapeutiche e cooperative sociali, servizi di inserimento lavorativoper disabili.Il tirocinio non è considerato rapporto di lavoro subordinato.Quando si ha a che fare con i Sinti e con i Rom l’insegnamento pratico negli stage e nei tirocini è soggetto agrosse difficoltà: per la maggioranza degli zingari, il tirocinio è una forma di lavoro e deve perciò esserenecessariamente remunerato. Per molti di loro piccole quantità di denaro che si ottengono partecipando aitirocini rappresentano una risorsa da non sottovalutare. Ulteriori problemi sono legati alla lontananza delle sedidi lavoro dai loro campi, alle spese degli spostamenti, alle abitudini e ai problemi famigliari e culturali (vasottolineata a questo proposito la diversa e limitante condizione sociale delle donne rispetto agli uomini che, adesempio, non dispongono spesso della patente di guida, condizione fondamentale per poter lavorare).Per la risoluzione dei diversi problemi è indispensabile ricorrere ai mediatori o facilitatori Sinti o Rom nel casosiano presenti nel campo; essi sono figure adulte che provengono dall’ambiente di vita del Rom e il cui ruolo èduplice: facilitare ai tirocinanti la comprensione delle regole del tirocinio e, inoltre, intervenire in caso di conflittonei gruppi, con le famiglie o con l’azienda. La mediazione si situa a diversi livelli e coinvolge le diverse figure che intervengono nell’inserimento lavorativo.Occorre pertanto distinguere tra facilitatore sinto o rom, operatore del campo (che è coinvolto nei processi diintegrazione messi in atto dalle strategie istituzionali locali) e il tutor formativo (che per molti sinti e rom è uninterlocutore nuovo che facilita il loro coinvolgimento in percorsi scolastici, formativi e lavorativi).Queste tre figure, che interagiscono con il tutor aziendale, sono indispensabili per creare un clima favorevoleall’interno del luogo di lavoro e intervengono nella definizione e nel monitoraggio del percorso formativo,agendo sulla motivazione e sul grado di coinvolgimento della persona.

5.6 Consulenza per la creazione e allo start up d’impresa

La formazione per la creazione d’impresa è rivolta a giovani e adulti occupati, in cerca di prima o di nuovaoccupazione finalizzata alla creazione di lavoro autonomo o imprenditoriale.Le attività, che tendono alla realizzazione di veri e propri laboratori d’impresa, possono prevedere:• percorsi finalizzati all’acquisizione di competenze relative alla gestione d’impresa; • percorsi finalizzati a consentire la valorizzazione delle precedenti esperienze di lavoro/formazione/istruzione

e l’acquisizione di competenze professionali specifiche e funzionali all’avvio di un’attività automa o imprenditoriale; • servizi di consulenza ed assistenza tecnica nella fase di avvio dell’attività imprenditoriale.

L’accompagnamento alla creazione d’impresa rappresenta un’attività strategica nell’ambito dei nuovi servizi per illavoro in Europa in quanto favorisce lo sviluppo della cultura imprenditoriale e del lavoro autonomo soprattuttoin contesti caratterizzati da un interesse prevalente per il lavoro dipendente.

Le principali finalità del servizio sono:• diffondere la cultura imprenditoriale attraverso interventi di animazione territoriale e di orientamento

all’imprenditorialità;• sostenere il neo-imprenditore nella predisposizione e nella attuazione di un progetto imprenditoriale

realistico e di successo.

Il servizio si realizza normalmente attraverso strategie e interventi diversificati di tipo individuale o di gruppo checomprendono:• l’analisi della domanda espressa dal neo-imprenditore;• l’erogazione di tutte le informazioni utili ai fini della creazione d’impresa;

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L’esperienza del Progetto Equal Rom: cittadini d’Europa

Temi affrontati Tirocinio/stageTerritorio Comune di Torino - Italia

Comune di Rete di Progetto - Piemonte - ItaliaDestinatari Rom e Sinti in inserimento lavorativoObiettivi 1) Reperimento risorse disponibili ad accogliere i beneficiari per un periodo di

tirocinio formativo in vista di un inserimento lavorativo duraturo;2) condivisione delle risorse lavorative contattate e della loro disponibilità

relativa al progetto;3) mappatura della disponibilità delle aziende ad accogliere lavoratori rom per

monitorare il livello di discriminazione lavorativa che subiscono;4) valutazione della percentuale di aziende disponibili ad ospitare cittadini

rom come tirocinanti e la percentuale di aziende disponibili a fornire unapossibilità di inserimento lavorativo duraturo.

Azioni realizzate Creazione di uno strumento (database) che contenga le informazioni relativealle aziende contattate da ciascun tutor (nome, indirizzo, contatti, settore diappartenenza, disponibilità inserimento, disponibilità tirocinio, disponibilitàassunzione diretta, data del contatto, tutor che ha preso il contatto).

Figure professionali coinvolte 11 tutor provenienti dalle agenzie partners di progettoPeriodo di realizzazione attività Gennaio 2006 - Settembre 2007Documenti realizzati Database ricerca risorse

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• la valutazione della spendibilità dell’idea imprenditoriale in relazione alle risorse personali e professionalidel soggetto;

• l’attuazione di interventi formativi necessari a sviluppare competenze per una efficace gestione imprenditoriale;• l’eventuale assistenza tecnica in tutte le fasi di attuazione del progetto imprenditoriale fino alla nascita

dell’impresa e anche oltre.

Quando i destinatari della consulenza sono Sinti e Rom quest’ultimo aspetto è fondamentale, poiché permette dicapire gli errori, di correggerli e quindi di superare con successo le difficoltà. Relativamente agli interventi formativi per i Sinti e i Rom in Italia sono interessanti i corsi finalizzati siaall’acquisizione di un patentino per l’esercizio di un’attività autonoma (ad esempio nella ristorazione), sia corsi dibase per l’esercizio di attività autonome (ad esempio per la commercializzazione e l’allevamento di cavalli).Il percorso di accompagnamento di un Sinto o di un Rom verso la creazione d’impresa può essere organizzato in 3 fasi.L’obiettivo della prima fase è quello di introdurre il partecipante alla gestione economica d’impresa e di fornirealcuni strumenti per la tenuta di un bilancio di gestione delle attività.Nel dettaglio alcuni dei principali contenuti che devono essere sviluppati in questo step sono:• introduzione alla gestione economica d’impresa;• definizione delle attività lavorative da realizzare;• individuazione degli elementi da tenere sotto controllo;• registrazione delle entrate e delle uscite;• analisi consuntivo bilancio gestionale di verifica.Nella seconda fase del percorso, progettata in accordo con l’operatore sociale del campo, il facilitatore sinto orom, il tutor formativo e il docente, prende in considerazione gli esiti derivanti dalla prima fase, nonché leesigenze ed i bisogni scaturiti in itinere.All’intervento formativo segue una terza fase finalizzata alla costituzione vera e propria dell’impresa,accompagnata e monitorata dalle figure mediatrici coinvolte nelle fasi precedenti.L’accompagnamento verso l’elaborazione, la maturazione e la realizzazione di un progetto di creazione di impresaper questo pubblico si basa su una dinamica culturale: le popolazioni gitane non cercano subito la sicurezza, nelsenso della continuità nel lavoro. Sono più disposte di altre ad assumere il rischio della creazione d’impresa, avivere nell’instabilità e nella precarietà della situazione di chi crea un’azienda.Riutilizzare saperi ancestrali (panieraio, ramaio, lavorazione dei tessuti, ecc.) per creare un’attività autonoma puòessere un’alternativa lavorativa che va però sostenuta con una fase di consulenza e di accompagnamento.In Italia queste esperienze purtroppo non prevedono delle facilitazioni o dei sostegni economici specifici per iSinti e per i Rom, in presenza dei quali la creazione d’impresa sarebbe maggiormente sviluppata. Nel corso dei vari monitoraggi che si effettuano nel periodo successivo a quello di start up d’impresa si rilevaspesso che le maggiori difficoltà vengono registrate da parte delle imprese femminili; tali difficoltà il più delle voltederivano da problematiche collegate alla famiglia e alla conciliazione del ruolo di imprenditrice con i tempi di cura.

5.7 Inserimento lavorativo

L’inserimento lavorativo rappresenta l’ultima fase del processo, in cui l’operatore deve innanzitutto assisterel’utenza nella ricerca attiva del lavoro e nel primo periodo di inserimento in azienda.L’accompagnamento all’inserimento lavorativo rappresenta un’attività strategica nell’ambito dei nuovi servizi per illavoro nella comunità europea in quanto può facilitare l’inserimento e la ricollocazione di soggetti deboli ocomunque in difficoltà nella ricerca autonoma di un lavoro.La principale finalità del servizio è quella di sostenere le persone nella ricerca di una occupazione attraversol’incremento della capacità di ricerca attiva del lavoro, l’assistenza nella predisposizione e attuazione di unprogetto professionale coerente e realistico, la sensibilizzazione del contesto socio-produttivo di riferimento peraccrescere l’efficacia delle politiche per l’occupazione.

Il servizio si realizza normalmente attraverso strategie e interventi diversificati sia individuali che di gruppo checomprendono: l’analisi della domanda del soggetto e del tipo di problematica da affrontare, la valutazione dellasua effettiva spendibilità professionale nel mercato del lavoro, il sostegno allo sviluppo di capacità di ricercaattiva del lavoro (ad esempio stesura del curriculum vitae, lettura critica delle inserzioni di lavoro, svolgimento diun colloqui di assunzione), il sostegno nella definizione e attuazione di un percorso efficace di ricerca del lavoro(anche attraverso il rinvio ad altri servizi) e il tutoraggio all’inserimento lavorativo per favorire l’adattamento alruolo professionale.L’accompagnamento al lavoro prevede anche il servizio di tirocinio formativo e di orientamento, attraverso ilquale l’utente viene seguito nell’acquisizione e/o potenziamento delle competenze di base, professionali, didiagnosi, di relazione mediante la permanenza in realtà economico produttive. Una volta inserito nel contesto lavorativo, il soggetto viene seguito per un determinato periodo di tempo da untutor aziendale che ha il compito di sostenerlo nelle sue attività e di far emergere i punti di forza e gli ambiti dimiglioramento, al fine di aumentare la possibilità di un’effettiva riconferma lavorativa.L’inserimento lavorativo dei Sinti e dei Rom può avvenire sia come tappa successiva a un percorso formativofrequentato e concluso, sia attraverso un passaggio diretto al mondo del lavoro per coloro che durante l’analisidei bisogni e i colloqui di orientamento hanno chiesto un lavoro senza prevedere un momento formativo.

L’inserimento vero è proprio è la fase finale di un percorso standard che prevede le seguenti tappe:1. colloquio per la ricerca attiva del lavoro e/o la rielaborazione dell’esperienza lavorativa, 2. elaborazione dei dati emersi dai colloqui e individuazione delle aziende,3. invio dei curriculum dei soggetti alle aziende individuate,4. riscontro con le aziende rispetto alle opportunità di inserimento e alla possibilità di effettuare un colloquio

con il Sinto o il Rom,5. incontro con il Sinto o il Rom per la preparazione al colloquio di selezione,6. pianificazione ed organizzazione dei colloqui individuali tra giovani ed impresa, 7. colloquio/i del giovane con le imprese segnalate che prevede l’accompagnamento dell’operatore delle

istituzioni quando il Sinto o il Rom ha bisogno di essere fisicamente accompagnato in azienda,8. presentazione del contesto di vita del Sinto o del Rom all’azienda che può svolgere l’operatore sociale al fine

di trasferire ulteriori informazioni alle aziende sulle condizioni di vita della persona,9. socializzazione dell’esito del colloquio sia da parte del Sinto o del Rom che del referente aziendale,

10. definizione delle azioni di accompagnamento da attivare durante il primo periodo dell’inserimento lavorativoche possono prevedere colloqui e incontri di monitoraggio tra il Sinto o il Rom e le figure coinvoltenell’azione di accompagnamento (operatore sociale del campo, tutori formativo, mediatore/facilitatore sintoe rom) secondo modalità che verranno concordate anche con l’azienda.

Nella fase di inserimento lavorativo l’azienda definisce un contratto di lavoro regolare.Le reazioni più comuni alle proposte di lavoro dei sinti o dei rom sono:• rifiuto della proposta lavorativa (per motivi economici, di orario di lavoro non concilianti con impegni familiari

o con i loro tempi di vita, ecc.);• accettazione di un lavoro non coerente con il percorso formativo intrapreso (per motivi legatiall’ottenimento/mantenimento del permesso di soggiorno, per motivi economici ecc.);Quando il Sinto o il Rom accetta l’offerta di lavoro e questa è coerente con il percorso formativo intrapreso, sirilevano in questi casi esperienze positive sia per la persona che per l’azienda. Inoltre risulta buona la suaintegrazione all’interno delle organizzazioni e dei gruppi di lavoro.A lungo andare le difficoltà che si riscontrano più frequentemente, soprattutto nei casi di accettazione di unlavoro non coerente al percorso formativo, sono legate:• alla mancanza di mobilità e alla scarsa disponibilità ad “uscire dal proprio campo”,• all’instabilità familiare,• a una scarsa regolarità della presenza in azienda,• alla paura dei datori di lavoro;• a una rappresentazione negativa dell’azienda e dei datori di lavoro;• a una scarsa motivazione.

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L‘esperienza il Progetto Equal Centro per l’Impiego dei RomSlovenia - Regione Prekmurje

Temi affrontati Inserimento lavorativoTerritorio Slovenia, Regione Prekmurje Enti coinvolti Ministero del Lavoro, della Famiglia e degli Affari Sociali

Ministero dell’istruzione, della Scienza e dello Sport Ufficio per l’Impiego della Repubblica Slovena

Titolo del progetto L’impiego dei Rom a PrekmurjeDestinatari del progetto I RomObiettivi Verificare il settore dell’occupazione dei Rom a Prekmurje, l’atteggiamento

dei datori di lavoro verso i Rom ed anche l’atteggiamento degli stessi Romverso l’impiego

Azioni realizzate Migliorare la situazione relativa all’occupazione dei Rom Autore Primoz Gjerkis, Alianta, projektno svetovanje, d.o.o.

L’inserimento dei Rom nel mondo del lavoro è essenziale per migliorare la loro posizione sociale ed economicaed è utile per favorire anche la loro integrazione nella società. Secondo i dati a nostra disposizione, lapercentuale di Rom occupati in Slovenia è soltanto pari al 2%, mentre il restante 98% Rom è disoccupato. Lamaggioranza dei disoccupati riceve un sostegno dall’assistenza sociale, e alcuni di loro cercano di aumentare ilproprio reddito tramite il lavoro nero, raccogliendo e vendendo prodotti di scarto. In Slovenia i Rom vivono in condizioni di deprivazione economica, ultimamente però, soprattutto a Prekmurje, siregistra un miglioramento dei livelli di occupazione. A Prekmurje, alcune aziende assumono i Rom senzapregiudizi né restrizioni di sorta, ma è bene ricordare che, a causa dei pregiudizi dei datori di lavoro, per i Rom èancora difficile ottenere un’assunzione. Spesso i datori di lavoro ritengono che i Rom non siano ancora preparatia lavorare e che quindi non possano essere dei buoni dipendenti. Ciononostante vi è un miglioramento del lorostato occupazionale. I Rom stanno diventando dei lavoratori con caratteristiche sempre più simili al resto della popolazione; questo liporta ad essere presi in considerazione dal datore di lavoro sulla base delle proprie referenze e a non esserediscriminati solo per il fatto di essere Rom. Comunque, per via della loro scarsa istruzione, i Rom a Prekmurjevengono impiegati soprattutto come manodopera nel settore dell’edilizia, dell’industria metallica e nel ramotessile. Una percentuale significativa di Rom di Prekmurje trova anche lavoro all’estero, soprattutto in Austria.Anche secondo alcuni datori di lavoro che hanno assunto dei Rom, ultimamente il loro atteggiamento verso illavoro sta migliorando. I Rom si sono resi conto che solo con un atteggiamento positivo verso il lavoro - esserepuntuali, essere corretti, avere un atteggiamento positivo verso i colleghi e la direzione, cercare di lavorare per ilsuccesso dell’azienda - può far sì che gli altri acquisiscano fiducia in loro e assicurargli un futuro migliore tramiteun lavoro regolare.In generale, l’atteggiamento dei Rom verso i colleghi e i propri responsabili è accettabile; vi sono ancora problemidi carattere motivazionale, ma i datori di lavoro dimostrano di avere un atteggiamento comprensivo e cercano dirisolvere questi problemi insieme a loro. Anche i lavoratori Rom giudicano il lavoro regolare in modo positivopoiché oltre al benessere economico li porta ad essere più rispettati nella società e li aiuta a superare i pregiudizisul fatto che i Rom non siano dei grandi lavoratori e che non siano disposti a lavorare. L’impiego dei Rom è ancora un problema a causa del loro basso livello di istruzione, infatti il 95% dei Rom hafrequentato solo la scuola elementare. Nella maggior parte dei casi, i Rom vengono impiegati in lavori dimanodopera o come aiutanti nei cantieri edili, nell’industria del legno o del metallo. Un’alta percentuale di Rom svolge lavori stagionali, oppure vende souvenir, vestiti e gioielli. I Rom vengono inseriti in numerosi progetti di formazione e istruzione di secondo livello realizzati dall’Ufficio perl’Impiego della Repubblica Slovena.

Fra le altre attività, il Ministero dell’Educazione, della Scienza e dello Sport ha co-finanziato la formazione degli adultiRom a Murska Sobota, nei settori dell’alfabetizzazione, dell’informatica, delle tradizioni e delle professioni Rom.Nonostante questi sforzi, vi sono ancora pochi Rom che s’iscrivono ai programmi di formazione professionale.5

A questo proposito un’esperienza interessante è quella del comune di Sentjernej che è uno dei comuni dellaregione di Dolenjska in cui si sono stanziati i Rom. Le famiglie Rom in questo comune vivono in campi vicino alresto della popolazione. I Rom registrati all’anagrafe sono circa 150. Ma, poiché non tutti si sono regolarmenteregistrati, non possediamo dati ufficiali circa il numero reale di Rom.I Rom in questo comune lavorano soprattutto nella manutenzione di strutture e infrastrutture comunali e nellamanutenzione di superfici e spazi pubblici. I Rom vengono assunti attraverso il programma di lavoro pubblico nella EDS, d.o.o, un’azienda pubblica aSentjernej, fondata dal Comune di Sentjernej, che possiede il 100% dell’azienda stessa. Questa azienda èun’impresa senza scopo di lucro che lavora nel campo della manutenzione delle superfici pubbliche. Il suo statogiuridico permette all’azienda di assumere persone attraverso un programma di lavori pubblici. Questi programmi,di durata annuale sono regolamentati dalla normativa nazionale. Ogni anno all’inizio di gennaio si svolge unagara d’appalto per questi programmi, che durano fino alla fine dell’anno. Sia le modalità di lavoro che leretribuzioni sono regolamentate dalla legge. L’azienda pubblica JP EDS, d.o.o. si occupa dei servizi di utilità pubblica relativi ai bisogni del comune diSentjernej, esclusa la raccolta di rifiuti che è di compito del servizio pubblico di Novo Mesto. Gli impiegati dellaazienda pubblica JP EDS, d.o.o. si occupano della manutenzione delle superfici pubbliche e delle strade comunalidi Sentjernej, della pulizia dei marciapiedi e delle strade, della raccolta differenziata, e della manutenzione delverde pubblico durante la stagione estiva ecc. Nel 2006, le persone occupate in questa azienda erano 17. Cinque di loro erano assunti in modo regolare,mentre gli altri 12, di cui 8 Rom, lavoravano nel programma di lavori pubblici. Nel 2007, tramite questoprogramma si prevede l’assunzione di altre 13 persone.

Nel corso degli ultimi due anni, il comune di Sentjernej ha svolto due programmi di lavoro pubblico: - manutenzione delle superfici pubbliche e delle strade comunali; - manutenzione delle superfici pubbliche nei campi Rom.Questi lavori sono di primo livello e per l’assunzione non viene richiesto alcun titolo di studio, e sono quindiparticolarmente adatti ai Rom, che nella maggior parte dei casi non possiede neppure la licenza elementare.Inoltre, l’assunzione dei Rom nei servizi di pubblica utilità permette di riequilibrare il rapporto tra l’alto tasso didisoccupazione dei Rom e l’elevato livello occupazionale del resto della popolazione di Sentjernej, la quale nonfarebbe comunque questo tipo di lavoro. Infatti l’alto livello di occupazione fa sì che non vi siano molte personedisposte a lavorare nel settore dei lavori pubblici di primo livello. D’altro canto questi lavori ben si adattano alleesigenze dei Rom, che per via del loro stile di vita preferiscono lavorare all’aria aperta piuttosto che in spazichiusi, come per esempio in fabbrica o alla catena di montaggio (altri lavori che potrebbero svolgere).I Rom disoccupati del territorio municipale vengono registrati presso l’ufficio regionale per l’Impiego dellaRepubblica Slovena sotto la voce “alla ricerca di lavoro”.

L’azienda pubblica JP EDS, d.o.o. in caso di bisogno, espone presso l’Ufficio per l’Impiego le richieste dimanodopera e da qui i potenziali lavoratori vengono indirizzati direttamente all’azienda. Oltre a questa proceduraformale, il contatto tra i Rom alla ricerca di un lavoro e le aziende che richiedono manodopera, avviene anche inmodo informale. Per esempio molti Rom, conoscendo la JP EDS, d.o.o., prendono direttamente contatto conl’azienda per sapere se vi sono posti disponibili. Anche gli impiegati della JP EDS, d.o.o. spesso conoscono i Romche sono disposti a lavorare, e quindi le parti comunicano tra loro direttamente e non tramite i canali ufficiali,dopodiché viene formalizzata l’assunzione. I Rom impiegati presso l’azienda JP EDS, d.o.o. sono giovani - hanno dai 18 ai 30 anni - e per lo più sono quelliche hanno lavorato attraverso il programma dei lavori pubblici per un certo numero di anni, cosa che indica chesono lavoratori affidabili. Negli anni passati le ore di lavoro settimanali erano 40, da quest’anno sono 30 ed ilvenerdì è libero. La giornata lavorativa inizia alle sette di mattina e termina alle tre del pomeriggio. Ogni mattina il responsabile dell’azienda di servizio di pubblica utilità organizza il lavoro suddividendo le

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mansioni sulla base delle attività da svolgere. Stando a quanto dichiara il signor Janez Horvat del comune di Sentjernej, i Rom non hanno nessuna difficoltà arispettare l’autorità e a seguire le indicazioni ricevute, lavorano duro e obbediscono alle regole, svolgono lemansioni che vengono loro assegnate in modo corretto e con precisione, volendo, anche più degli altri lavoratori.Il livello di soddisfazione dei Rom all’interno di quest’azienda è espresso chiaramente dalla seguentedichiarazione del signor Jurkovic: «Ho ventisei anni e lavoro da sei anni nell’azienda di pubblica utilità diSentjernej. Ci occupiamo della manutenzione degli spazi e delle aree comunali: spazziamo le strade, manteniamole superfici stradali, tagliamo l’erba in estate, raccogliamo la spazzatura e svolgiamo altri servizi di pubblicautilità. Al momento stiamo facendo lavori di manutenzione e pulizia all’interno del campo Rom nel comune diSentjernej. Andiamo d’accordo con il nostro responsabile che ogni mattina ci dice che cosa fare e seguiamo lesue indicazioni. La paga è piuttosto bassa ma sono contento, specialmente perché posso lavorare fuori.»

Nonostante ciò, organizzare il lavoro dei Rom richiede attenzione per la presenza di diversi stanziamenti nelcomune e bisogna mantenere una certa equità. Quando si organizzano gruppi di lavoro, bisogna tener presenteche possono esserci al massimo due o tre Rom dello stesso campo, altrimenti potrebbero insorgere dei conflitti. I Rom a volte si assentano dal lavoro, soprattutto il lunedì e il venerdì; semplicemente non si presentano al lavoroe non danno alcun preavviso al datore di lavoro. Nell’azienda JP EDS, d.o.o. sono consapevoli di questo ètollerano l’occasionale inaffidabilità dei lavoratori Rom e solitamente queste giornate vengono detratte dai giornidi ferie. Succede anche che i Rom si assentino dal lavoro in particolari momenti della stagione, per esempio nelperiodo dei funghi o nei periodi di raccolta di alcune piante medicinali che raccolgono e successivamenterivendono (per esempio i germogli dell’albero di lime).

I responsabili del Comune di Sentjernej e dell’azienda JP EDS, d.o.o. conoscono delle caratteristiche peculiaridella cultura Rom e accettano questa diversa mentalità e queste diversità. Così facendo, i problemi e i conflittiche insorgono assumendo dei lavoratori Rom possono essere risolti con un approccio umano. Possiamo quindi concludere in modo ottimististico: il fatto che nel comune di Sentjernej i Rom abbiano lavoratonell’azienda di pubblica utilità per così tanto tempo è molto positivo. Desideriamo sottolineare il fatto che accettare le differenze culturali dei Rom conduce a stabilire un contatto fra ibisogni dell’azienda di pubblica utilità da un lato (i bisogni dei datori di lavoro) e i desideri di alcuni Rom dall’altra(bisogno di lavorare), e questo, è un dato incoraggiante per l’occupazione dei Rom anche in altri ambiti lavorativi.

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Inclusione sociale

L’inclusione sociale tocca aspetti culturali di individui che stanno avvicinando i rispettivi confini, a partire daculture (locali/di gruppo/di appartenenza) anche molto diverse. Frequentemente l’inclusione di un tipo dicultura in un’altra implica uno o più processi che portano anzitutto gli individui a interagire (ad esempio peri bambini zingari che “cominciano” a frequentare la scuola) e poi, in talune situazioni, arrivano a comunicare(scambiano reciprocamente significati sull’esperienza co-condotta con i coetanei e con gli adulti).Inclusione può essere intesa come un risultato di processi che portano a estendere i campi della interazione esoprattutto della comunicazione tra zingari e popolazione stanziale. Le politiche abitative ne sono un esempioeclatante: nella “nicchia ecologica” del quartiere, del condominio, l’alterità si presenta come un dato delquotidiano, nel quale la comunicazione è obbligata e contingente, e per questo - spesso - occorrono risorseper la mediazione. Inclusione, infine, è una fenomenologia che va declinata nel vasto campo del diritto/possesso di cittadinanza.Su questo aspetto le politiche di inclusione si scontrano con un conflitto sociale molto sentito (“risentito”),dove sempre meno la città costituisce un luogo di risarcimento dei meno adattati e dei più poveri, e dove sottouna sottilissima patina di valorizzazione delle differenze interculturali (valorizzazione ampiamente delegata adeventi artistici), prevale un diffuso marketing d’opinione orientato alla garanzia di sicurezza individuale.

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6.1 Istruzione/formazione

DefinizioneL’integrazione scolastica di bambini e ragazzi è, tra gli interventi a favore della popolazione nomade, uno di quelliche si è sviluppato da più lungo tempo.Questo anche perché si ritiene che la scuola possa essere il centro del reale processo di integrazione che, apartire dai più giovani, possa coinvolgere le famiglie e la comunità.Il tentativo è quello di favorire l’inserimento scolastico di minori di etnia Rom in normali classi delle scuoleelementari e medie inferiori, cercando di superare lo svantaggio rispetto ai loro coetanei italiani e sloveniattraverso l’attivazione di progetti di rete interistituzionale con le scuole che accolgono questi alunni.Primo obiettivo da raggiungere per i progetti e il sostegno della frequenza, considerata necessaria per potere poipromuovere l’interculturalità e quindi l’incontro e lo scambio tra bambini. Sempre in quest’ottica si inserisce laproposta d’insegnamento della lingua nazionale come seconda lingua: si intende cioè valorizzare la lingua madree, al contempo, dotare i bambini dello strumento per comunicare verbalmente con i compagni in un processo diintegrazione attiva.La metodologia di lavoro prevede spesso che i progetti di intervento siano definiti nell’ambito di un lavoro di reteche coinvolge anche i Servizi sociali e le associazioni/organizzazioni e cooperative impegnate in servizi ointerventi nei campi sosta.Anche il tema dell’inserimento scolastico ha bisogno di nuove sperimentazioni che tengano conto deicambiamenti avvenuti all’interno della cultura zingara; tentativi che prendano in considerazione il fatto che moltinomadi sono ormai stanziali sul territorio da molti anni e che le generazioni che oggi si affacciano alla scuolasono figli di genitori (anche molto giovani) già scolarizzati. Tutto ciò rende necessario valutare in modo diversogli aspetti cognitivi, gli aspetti relazionali e gli aspetti organizzativi che i bambini nomadi e le loro famiglieincontrano entrando nella comunità scolastica.È inoltre importante cominciare a prevedere forme di accompagnamento di giovani nomadi all’inserimentoscolastico nei settori dell’istruzione superiore e della formazione professionale; pur non essendo ancorafrequente il proseguimento degli studi oltre il conseguimento della licenza elementare o media inferiore stainiziando ad essere un percorso che alcuni giovani nomadi iniziano ad intraprendere.

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La Città educativa del Comune di Reggio Emilia

Temi affrontati Istruzione - FormazioneTerritorio Reggio Emilia - ItaliaEnti coinvolti Città Educativa - Comune di Reggio EmiliaTipo di documento Progetto e report delle attività fino al 2005Titolo del progetto Progetto nomadi: sperimentazione di azioni positive rivolte ai ragazzi e alle

ragazze presenti nel Comune di Reggio EmiliaDestinatari Ragazzi e ragazze sinti residenti nei campi gestiti dal ComuneObiettivi a) Costruzione di relazioni educative con i minori sinti allo scopo di poter

elaborare insieme percorsi finalizzati alla riduzione dello stato di disagio, allavalorizzazione degli interessi personali dei singoli ragazzi pensandomicroprogetti individualizzati e attivando le risorse del territorio come i G.E.T.(Gruppi Educativi Territoriali), il Progetto Orientamento e Avviamento alLavoro, le associazioni sportive, giovanili e hobbistiche e del volontariatosociale, gli oratori, le ludoteche, ecc. e ponendosi come stimolo e punto diriferimento per la nascita di nuove risorse.b) Orientamento all’utilizzo corretto dei servizi del territorio per un migliorapproccio ai problemi ed in funzione di una maggior autonomia.

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c) Attivazione di una rete di risorse che possa offrire proposte educative eformative extrascolastiche per fornire risposte concrete allo stato diabbandono attualmente riscontrabile e per integrare in un contesto coerenteil lavoro scolastico.d) Interventi per la rimozione degli ostacoli che si possono frapporre allafrequenza scolastica ed alla partecipazione ad attività extrascolastiche(trasporti, materiali didattici, progetto libri di testo, ecc.).e) Costruzione di percorsi volti a favorire gli apprendimenti e lasocializzazione in collaborazione con gli istituti comprensivi della città.Questo avviene attraverso percorsi educativi sviluppati all’interno di alcunescuole in collaborazione con gli insegnanti e attraverso lo sviluppo di iniziativepomeridiane, alcune rivolte in particolare al bambini sinti e cogestite con altrisoggetti promotori, è il caso del Centro Pomeridiano di Rivalta. Altre iniziative,complementari alle prime, sono volte a costruire relazioni significativeall’interno dei campi sosta con le famiglie dei bambini e dei ragazzi sinti percostruire alleanze e condivisione su micro progetti sia individualizzati sia dipiccolo gruppo.g) Sensibilizzazione delle famiglie dei ragazzi nomadi per favorire unacollaborazione delle stesse alle iniziative scolastiche ed extrascolastiche, alfine di facilitare la conoscenza reciproca e ridurre, di conseguenza, ladiffidenza e il pregiudizio, con la consapevolezza che avviando esperienzecentrate sul contatto e la conoscenza si facilita il cambiamento.h) Raccogliere dati e informazioni sui bisogni emergenti per aggiornare lamappa dei bisogni esistente e aggiornare gli interventi in accordo al diveniredelle problematiche tenendo presente la necessità di conciliare una lettura deibisogni specifici con la lettura generale dei fenomeni in cambiamentoall’interno del sistema sociale.i) Documentare le attività svolte con i bambini e i ragazzi in accordo con ireferenti del Progetto per mettere a disposizione dell’AmministrazioneComunale i dati e le riflessioni necessarie a progettare nel cambiamento inmodo consapevole e adeguato ai mutamenti sociali in corso.

Azioni previste 1. Mappatura e analisi delle specifiche situazioni all’interno dei campi e distudio del contesto entro cui sono inseriti attraverso colloqui periodici nonstrutturati con gli attori (di volta in volta significativi) di ogni campo-sosta.

2. Attivare un percorso di coinvolgimento a tappe che tenga conto dellesituazioni di vita reali dei ragazzi ed adolescenti all’interno di ogni campo.Questo per favorire un processo graduale di consolidamento delle relazioni edi conquista della fiducia reciproca. La costruzione di questo climapermetterà all’educatore di progettare l’intervento educativo mirato rispettoalle valenze sia “formative” che “sociali”.

3. Progettare e operare nell’ottica della ricerca/azione dando rilevanza allavalenza formativa delle proposte e delle iniziative che si mettono in campo.

4. Costruire e consolidare le collaborazioni con gli altri soggetti che operanoin campo sociale ed educativo sul territorio, con le famiglie sinte, con leorganizzazioni di rappresentanza del mondo sinto (Opera Nomadi).Il lavoro di rete sul territorio è centrale nell’assunto metodologico.

Rispetto alla “rilevanza sociale” ci poniamo interrogativi e proponiamoriflessioni del tipo:- quali dinamiche di gruppo interne si attiveranno e quali conseguenze

avranno sull’equilibrio o lo squilibrio preesistente,

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- quali dinamiche familiari si metteranno in moto - quanto il compitomodificherà o contribuirà a modificare l’immagine di sé del ragazzo/a el’immagine sua agli occhi degli altri, degli amici, dei familiari,

- quali ricadute potranno avvenire nel suo contesto, nella scuola,nell’ambiente sociale circostante,

- quali atteggiamenti potranno attivarsi nel ragazzo/a in seguito all’avercompiuto determinate operazioni.

La scelta delle attività non può dunque essere casuale all’interno di unprocesso formativo, ma deve tener conto delle riflessioni e delle dinamicheosservate in relazione a quanto detto.

Figure professionali coinvolte 1 Coordinatore2 Educatori

Periodo di realizzazione 2004-2006del progetto

Nel periodo 2004-2005 il progetto è volto a dare continuità alle azioni avviate negli anni precedenti, ed haprivilegiato in modo particolare alcuni ambiti relativi a nodi problematici rilevanti. Agli interventi in questi ambitiabbiamo dato continuità sviluppando una progettazione in itinere che s’interroga sia sotto il profilo dell’efficaciache dell’efficienza. La finalità è quella di incidere sulle singole problematiche con interventi mirati e costruiticome micro progetti, all’interno di una lettura complessa e consapevole del contesto generale con il qualeinteragiscono e dal quale sono influenzati. Una progettazione dunque che attiva interventi orientati alle singolesituazioni, contesti, storie di vita, valorizzando al contempo le connessioni e tenendo in considerazione lericadute trasversali che l’impatto di una azione può determinare sulle altre parti del progetto.L’idea del cambiamento passa attraverso una serie di azioni concrete che concorrono, nel loro specifico, a operareall’interno di un quadro più vasto di riferimento, quadro che è rappresentato principalmente dai processid’interazione tra bambini/e e ragazzi/e sinti e gagi nel Comune di Reggio Emilia, dai processi d’integrazione daavviare e sostenere, dai processi di marginalizzazione da individuare, comprendere e sui quali ri-progettare e lavorare.Il lavoro di questi anni rappresenta, come abbiamo detto, un continuum del lavoro precedentemente avviato e diquello che si svilupperà nel prossimo futuro. Il lavoro in favore dell’integrazione, che è lavoro di comprensione,decodifica, mediazione, confronto, ricerca di idee, spazi, tempi e azioni condivisibili e poi condivise nelquotidiano (dove si annidano contraddizioni, ostacoli, spinte in avanti inattese, ecc.) richiede tempi lunghi,continuità e verifiche costanti per riprogettare gli interventi con il modificarsi delle condizioni sociali, culturali,politiche. È un lavoro che assume la promozione del benessere come parametro verso cui orientarsi, all’interno diun progetto più ampio di prevenzione che comprende anche altri interventi del Comune di Reggio Emilia rivolti aibambini/e e agli adolescenti.Un’ultima considerazione riguarda i dati quantitativi del progetto: non sono dati numericamente rilevanti inassoluto. In campo educativo il lavoro con le persone, qualsiasi sia l’obiettivo, si concretizza solo attraverso lacostruzione di una relazione interpersonale significativa attraverso la quale è poi possibile un progetto personalecondiviso. Progetto che richiede non solo la condivisione del soggetto interessato, ma anche del suo nucleofamiliare e di quelle persone che nella propria area relazionale di riferimento rivestono un ruolo importante.Questa rete complessa di persone con le quali mediare qualsiasi percorso costituisce una importante risorsa peril buon esito dell’intervento, ma può anche costituire un vincolo insormontabile se si procede senza uncoinvolgimento e una mediazione adeguata. Dietro ogni intervento, anche il più piccolo, si nasconde dunque unamole di lavoro molto grossa e dispendiosa, sia in termini di energie e tempo che di competenze professionali.Ma questo significa perseguire obiettivi di qualità. Questo è lavoro di rete, una rete concreta che si tesse andando nei campi sosta di campina in campina, adialogare e confrontarsi con le famiglie sinte, a conoscere e parlare direttamente con i bambini, le bambine, iragazzi e le ragazze; che si tesse entrando nelle scuole, nei luoghi di aggregazione, attivando interventi che

coinvolgono il sanitario o il sociale, o altri ambiti nei quali è difficile muoversi o anche solo orizzontarsi per chi,come la maggioranza dei sinti, sa a malapena o non sa proprio leggere e scrivere. Per svolgere questo lavoro direte sono necessari degli educatori, degli operatori di strada che conoscano il territorio, che abbiano unaformazione di base adeguata, che sappiano reggere le contraddizioni trasversali ai sistemi di idee, di valori, dimodelli così diversi, educatori disponibili ad accogliere in sé la diversità attraverso l’ascolto dell’altro, lacomprensione, l’orientamento, la mediazione.

Tre educatrici hanno lavorato sia all’interno delle scuole con interventi educativi attraverso la conduzione dilaboratori espressivi e cognitivi e la gestione di piccoli gruppi di lavoro, sia nel tempo extrascolastico coninterventi fondati sulla socializzazione, l’integrazione tra bimbi sinti e gagi e il sostegno scolastico. Rispetto al territorio ed all’extrascuola si è operato per consolidare l’opera di sensibilizzazione e di stimolo voltaa favorire la partecipazione ad attività rivolte a bambini e ragazzi appartenenti alla fascia d’età 6-14 anni, inparticolare ci riferiamo alle attività di sostegno nei compiti, di laboratori e di tempo libero che le associazioni ele strutture deputate organizzano in città e che sono rivolte a tutti i minori di quella fascia d’età (ludoteche,associazioni sportive, doposcuola, gruppi educativi pomeridiani). È stato inoltre consolidato il centropomeridiano di Rivalta che svolge azioni sia di sostegno nei compiti che di laboratorio, è aperto due pomeriggisettimanali ed è rivolto ai bambini delle scuole elementari di Rivalta e in modo particolare ai bambini sinti deicampi di via Strozzi. Questo progetto è costruito e gestito in collaborazione con l’istituto Comprensivo DonBorghi e con l’associazione Comunità Educante e con Gancio Originale. Si avvale delle volontarie cheprovengono dall’Istituto Matilde di Canossa, dall’istituto don Z. Jodi e dall’istituto del Tricolore. Le attività sonocondotte da due educatrici del Progetto nomadi.All’interno dei progetti dell’extrascuola è spesso necessario costruire progetti individualizzati che tengano contodi situazioni specifiche, sia in termini di contesto, che di bisogni, che di risorse personali: questa attenzione cipermette di ricomprendere nelle attività anche bambini e bambine che altrimenti rimarrebbero escluse per laparticolarità delle problematiche o per le difficoltà legate alla loro specifica situazione di contesto.Durante l’estate abbiamo investito molto sull’inserimento dei bambini sinti nei campi gioco (in particolare quellidell’Oratorio di Pieve, dell’Oratorio Don Bosco e di S. Rigo); essi rivestono particolare importanza come luogo disocializzazione, rappresentano l’unica opportunità per i bambini e le bambine sinte di vivere esperienze diamicizia, di gioco, di gita, di scoperta del territorio, ecc. fuori dal campo sosta. In questo modo pensiamo difacilitare la conoscenza e la relazione. Attraverso la conoscenza si incrina il pregiudizio reciproco e si creanoconsuetudini di vicinanza che attutiscono la diffidenza nell’età successiva quando, terminato il periododell’obbligo scolastico le strade dei ragazzi e delle ragazze sinte tendono di nuovo a separarsi rispetto ai normalipercorsi seguiti dai coetanei gagi. Per quanto riguarda la scuola, già da anni collaboriamo per fornire agli scolari sinti i libri di testo attraverso unsistema di monitoraggio/raccolta/ridistribuzione dei testi in uso e acquisto dei nuovi testi. Questa iniziativapermette a tutti gli studenti sinti di partecipare alle attività scolastiche muniti del materiale di base necessario,eliminando così a monte una delle prime cause di discriminazione, ma ciò non è ancora sufficiente. Sottolineiamo poi l’attivazione di trasporti sia scolastici che extrascolastici volti a favorire la scolarizzazione e lapartecipazione alle attività pomeridiane. Questi trasporti sono quasi sempre uno strumento indispensabile pergarantirsi la presenza dei bambini/e sinti, poiché i tempi e le modalità di autogestione dei trasporti da parte deigenitori spesso non tengono conto dei tempi dei servizi e risultano inoltre assai irregolari a causa di eventi il piùdelle volte imprevedibili. È necessario, in generale, un lavoro di rete quotidiano per garantire l’accesso ai servizi e la continuità dellefrequenze con colloqui e verifiche con le famiglie dei ragazzi, l’analisi dei problemi e l’attivazione di strategie attea superarli, incontri con gli educatori del campo di Roncocesi e con gli operatori dell’Assessorato Immigrazione,con gli educatori dei centri pomeridiani che hanno accolto i ragazzi per concordare l’accoglienza, i percorsi e icontenuti sui quali lavorare, la ricerca di volontari da affiancare agli educatori, l’attivazione dei trasportinecessari, l’intervento a sostegno del personale educativo dentro e fuori la scuola ogni qualvolta si presentanoproblemi che rischiano di rallentare il progetto, la fornitura di materiale didattico, ecc.

Relazione redatta dal coordinatore del progetto alla fine del 2005.

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Il Corso di formazione per insegnanti addetti a bambini nomadi e stranieriCittà di Torino

Temi affrontati Istruzione - FormazioneTerritorio Torino - ItaliaEnti coinvolti Città di TorinoTitolo del progetto Didattica dell’italiano L2 - Corso di formazione per Insegnanti addette a

bambini nomadi e stranieri.Destinatari Insegnanti comunali distaccati su progetti per l’inserimento di nomadi e

stranieri in scuole elementari e materne.Obiettivi - Acquisizione di strumenti per la prima alfabetizzazione in lingua italiana agli

alunni stranieri;- Formazione degli insegnanti per l’accoglienza degli alunni stranieri e per

l’insegnamento dell’italiano come lingua seconda;- Approfondire e consolidare un processo di lavoro integrato di rete per

tentare di ottenere una ricaduta realmente incisiva e di cambiamentorispetto ai problemi legati alla scolarità dei bambini nomadi, attraverso lavalorizzazione delle risorse, delle conoscenze e delle competenze e latrasmissione delle esperienze di quanti lavorano su progetti, interventi oservizi rivolti ai nomadi.

Azioni previste Incontri e focus group su quattro argomenti specifici:1. La gestione della vita scolastica in relazione ai problemi quotidiani che gli

zingari devono affrontare misurandosi con risposte e procedure spessostandardizzate.

2. La cultura della scuola: regole esplicite e implicite. Confronto traeducazione italiana e zingara. Le classificazioni generalizzanti degli alunni.

3. Quali stereotipi e pregiudizi accompagnano l’esperienza scolastica delbambino zingaro, nella scuola e nella sua comunità. Come si forma e qualè l’identità dello scolaro.

4. Progetti di formazione e di vita: il passaggio dall’elementare alla mediacome investimento del ragazzo e della famiglia. Punti in comune edestraneità rispetto ai ragazzi italiani e alle tappe di crescita.

Figure professionali coinvolte - Insegnanti comunali e alcuni insegnanti statali impegnati sui progetti per inomadi delle scuole che accolgono i bambini del campo dell’Arrivore;

- operatori dell’ufficio Mondialità (Divisione Servizi Educativi del Comune),mediatori culturali e operatori dei Servizi Sociali di circoscrizione e degliuffici centrali;

- rappresentanza degli operatori del servizio di Pediatria di Comunitàdell’ASL 4.

Periodo di realizzazione Anno scolastico 2004 - 2005del progetto

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Corso di Formazione per Insegnanti - Addette a bambini nomadi e stranieriDIVISIONE SERVIZI EDUCATIVI SCOLASTICISETTORE INTEGRAZIONE EDUCATIVA - UFFICIO PROGETTAZIONEDIDATTICA DELL’ITALIANO L2

Anno scolastico 2004/05

Il corso è finalizzato all’acquisizione di strumenti per la prima alfabetizzazione in lingua italiana agli alunni stranieri.MotivazioniFrequenza di allievi stranieri e probabili nuovi inserimenti nei prossimi anni.DestinatariInsegnanti Comunali distaccati su progetti per l’inserimento di Nomadi e Stranieri in scuole elementari e materne.ObiettiviFormazione degli insegnanti per l’accoglienza degli alunni stranieri e per l’insegnamento dell’italiano come lingua seconda.ContenutiRealtà cognitiva, affettiva e relazionale dell’alunno migrante.Rilevazione dei bisogni educativi e linguistici.La valutazione in ingresso e in itinere. Apprendimento della lingua seconda; proposte per attività orali.Apprendimento della lingua scritta; proposte di lavoro differenziate. Raccordi con l’attività della classe: spunti esemplificativi.Indicazioni particolari Monte ore complessivo: 24 ore di docenza + 6 di preparazione del materiale.3 incontri nella prima settimana: fase teorica.4 incontri a cadenza mensile: fase operativa.Durata di ciascun incontro: ore 3,30. Materiali richiesti: videoproiettore per PC, lavagna luminosa.Modalità di verifica e di valutazioneIl progetto si presenta flessibile a proposte diverse da parte degli insegnanti.Ogni fase della realizzazione del progetto sarà documentata e la correttezza della procedura sarà verificabile inogni momento: saranno redatte le opportune relazioni finali, con la sintesi dei risultati. Sviluppo dei contenuti1a parte intensiva: teorico-metodologicaAccoglienza. Rilevazione dati iniziali. Formazione dei gruppi. Progetto educativo. Apprendimento della lingua.Proposte per attività orali. Attività propedeutiche alla lettoscrittura. Valutazione in itinere.2a parte: operativa e di monitoraggioDalla teoria alla pratica:- Rilevazione dati iniziali. - Formazione dei gruppi.- Programmazione delle attività. Puntualizzazioni e proposte:- Attività integrate.- Monitoraggio degli apprendimenti.Dalla teoria alla pratica:- Esempi di attività integrate.- Monitoraggio degli apprendimenti.Puntualizzazioni e proposte:- Utilizzo di materiali autentici nell’attività didattica.- Differenziazione delle proposte di lavoro.Dalla teoria alla pratica: - Analisi dei materiali raccolti.- Ideazione di attività differenziate a gruppi.Analisi delle attività realizzate con i ragazzi.Considerazioni finali.

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La Strategia per l’istruzione e la scolarizzazione dei Rom nella Repubblica Slovena

Temi affrontati Istruzione e formazioneTerritorio SloveniaIstituzione Ministero dell’Istruzione, Scienza e Sport della Repubblica SlovenaTitolo del progetto Strategia per l’Istruzione e la Scolarizzazione dei Rom nella Repubblica SlovenaDestinatari del progetto I RomObiettivi Migliorare il livello d’istruzione dei Rom Azioni realizzate - Favorire l’inclusione precoce dei bambini Rom nella scuola materna.

- Incoraggiare l’apprendimento delle lingue Rom e Slovena con conseguentesocializzazione precoce.

- Formare assistenti Rom per classi con bambini Rom. - Apprendimento della lingua Rom non-obbligatorio. - Formazione professionale continua degli insegnanti. - Nessuna segregazione degli allievi Rom.

Periodo di realizzazione Questa strategia è stata adottata nel 2004 dal Ministero per l’Istruzionedel progetto la Scienza e lo Sport

La Slovenia si sta impegnando per inserire bambini Rom nella scuola materna e dell’obbligo e per favorire la lorointegrazione nella società. I bambini Rom vengono inclusi nelle scuole materne slovene in tre modi. La maggior parte viene integrata nelle sezioni regolari. La situazione comune è che vi sia una bassa percentualedi bambini Rom che frequentano la scuola materna. Lo Stato riconosce agevolazioni aggiuntive alle scuole che offrono istruzione e scolarizzazione agli allievi Rom:fornisce loro ulteriori mezzi finanziari per il lavoro individuale e di gruppo con gli allievi Rom che frequentano lascuola; concede facilitazioni per le sezioni con allievi Rom, provvede ai pasti, ai libri, sovvenziona le gitescolastiche ecc. Lo Stato elargisce borse di studio agli studenti Rom in tutti i corsi di studio e ha anchefinanziato la realizzazione del primo libro di testo per insegnare la lingua Rom. All’interno delle attività svoltedall’Istituto per l’Istruzione della Repubblica slovena, c’è un gruppo di studio di insegnanti dedicati agli allieviRom. Sfortunatamente, una percentuale molto alta di allievi Rom abbandona la scuola già alle elementari. Il loroprimo problema è rappresentato dalla scarsa conoscenza della lingua slovena e, a seguire, dalla frequenzairregolare dei corsi, con il conseguente fallimento negli studi. Il basso livello d’istruzione dei Rom, le diverse abitudini e le differenti condizioni di vita, fanno sì che non vi sianosoluzioni semplici per favorire la loro scolarizzazione e istruzione. La percentuale di bambini che completa lascuola elementare è ancora bassa e ciò aumenta i bisogni formativi degli adulti Rom.I problemi chiave che devono ancora essere risolti sono: l’inclusione/inserimento contro l’emarginazione, lingua,cultura, identità; l’organizzazione del lavoro non adatta; le basse aspettative di successo dei bambini Rom nellescuole (predisposizione verso la scuola) per via delle condizioni sociali, culturali o altro; l’integrazione deibambini Rom nelle scuole con un programma adattato.Le pari opportunità sono alla base di questo documento; perseguiamo inoltre i seguenti principi:• garantire l’istruzione e la scolarizzazione, per il raggiungimento degli obiettivi e del livello di istruzione

indicati nei programmi pre-scolastici e scolastici (situazioni in cui vi siano delle deviazioni da questiprogrammi sono inaccettabili, soprattutto quando nell’inclusione dei bambini Rom come gruppo etnico gliobiettivi sono tarati verso il basso);

• promuovere il diritto a mantenere la lingua e la cultura Rom;• integrazione nella società attraverso l’istruzione e la scuola che deve fornire gli strumenti culturali adeguati, e

accettare le loro differenze e la loro identità;• integrazione nella società facendo in modo che la scuola garantisca nei suoi programmi i principi e i valori di

uguaglianza e di giustizia sociale (combattere i pregiudizi, imparare ad accettare valori universali, rispettarealtre culture e lingue).

Inoltre, questo documento persegue i seguenti obiettivi:• “curriculum aperto”,• autonomia e responsabilità professionale dei lavoratori,• pari opportunità e riconoscimento delle differenze fra i bambini nel rispetto della multi culturalità

(rispettando la specifica natura della cultura Rom),• collaborazione con i genitori,• assicurare condizioni per il raggiungimento di obiettivi e conoscenze di base, nel settore dell’educazione degli

adulti: formazione continua, rendimento, democrazia, volontariato, diversità, integrità morale, partecipazione attiva.

I Provvedimenti più importanti sono:• Integrazione precoce nei processi scolastici ed educativi, inclusione dei bambini Rom nell’educazione

prescolare almeno due anni prima della scuola elementare (al più tardi all’età di quattro anni). L’inserimentonelle scuole materne è importante soprattutto per l’apprendimento delle lingue (Sloveno e Rom) e per lasocializzazione che facilita l’inclusione successiva dei bambini nella scuola elementare.

• Assistenti Rom: la scarsa conoscenza della lingua Slovena e gli insuccessi nell’inclusione scolastica deibambini Rom si possono risolvere, o migliorare, attraverso un assistente Rom che aiuti i bambini a superare lebarriere linguistiche ed emotive, e che faccia da ponte fra la scuola materna o scuola e la comunità Rom.

• Adattamento dei programmi: nella scuola elementare, introduzione di lezioni in cui la lingua Rom non è l’unicalingua, lezioni di lingua Slovena, identificazione di obiettivi (per esempio la multiculturalità) o di programmi dibase che trattano di cultura Rom, della loro storia e della loro identità.

• Formazione professionale e programmi di formazione continua per Rom occupati.• Organizzazione e aspetti finanziari: garantire almeno gli standard minimi educativi, sostegno finanziario

continuo e assistenza da parte del Ministero per l’Istruzione, della Scienza e dello Sport.• Riduzione dell’emarginazione con classi eterogenee che prevedano programmi personalizzati come da

normativa, differenziazione, flessibilità e lezioni aperte a tutti. • Diversificazione del sostegno per l’apprendimento, lavorando per favorire la fiducia nella scuola e per

superare i pregiudizi (per es. attraverso una programma speciale di attività di comunicazione e collaborazionecon i genitori Rom, e un programma per riconoscere e superare gli stereotipi e i pregiudizi del resto dellapopolazione nei confronti degli allievi Rom).

• Gli allievi Rom come gruppo etnico devono essere considerati alunni con bisogni speciali (l’insuccessoscolastico, che deriva dalla scarsa conoscenza della lingua slovena e dalle proprie abitudini, non può esserela ragione per proporre ai bambini programmi con bassi standard educativi).

• Formazione degli adulti: il punto di partenza per definire gli obiettivi educativi degli adulti Rom è ilProgramma Nazionale per l’Istruzione e la Formazione degli adulti della Repubblica Slovena fino al 2010(aumentare il livello generale di istruzione fra gli adulti - l’istruzione professionale di quattro anni è unostandard educativo fondamentale - aumentare la possibilità di impiego e la partecipazione degli adulti aicorsi di formazione continua). Particolare attenzione verrà dedicata alla formazione degli adulti Rom: peraumentare sia il livello di istruzione, che la forza lavoro, verranno sviluppati i centri di orientamentoprofessionale, le reti (nelle zone dove vivono i Rom) e l’Istituto di coordinamento dei Rom. Verranno stabilitispeciali standard per i programmi rivolti ai Rom, garantendo loro la partecipazione e il sostegno gratuiti.

Inoltre, bisogna dire che la qualità dell’istruzione e le opportunità educative dei bambini Rom sono entrambeinfluenzate dalla società in cui si sviluppano, e anche dalle condizioni in cui vivono i bambini Rom, sulle quali lascuola materna e più in generale la scuola, non possono influire direttamente.Pertanto il coinvolgimento e il lavoro coordinato con le istituzioni è importante sia per implementare unastrategia educativa e di scolarizzazione, che per migliorare la situazione attuale. Per risolvere i problemi che non sono prettamente scolastici, ma che hanno un impatto sull’istruzione, ilMinistero della Pubblica Istruzione, della Scienza e dello Sport (di seguito il Ministero) collaborerà con altriministeri, soprattutto quello del Lavoro, della Famiglia e degli Affari Sociali e con quello della Salute.La collaborazione con il Ministero del Lavoro riguarderà soprattutto: le possibilità di ottenere il sostegno familiaree sociale, il finanziamento di borse di studio, l’organizzazione di programmi di lavoro pubblico collegati al mondodella scuola e della formazione professionale.

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La collaborazione con il Ministero della Salute invece riguarda le seguenti aree: organizzazione di programmi diprevenzione; di corsi per infermieri e assistenti sanitari; co-finanziamento di ricerche sul rapporto fra stile di vita,salute e livello d’istruzione. Al fine di consentire l’implementazione di azioni concrete, il Ministero ha attivato collaborazioni anche con altrienti (l’Istituto Sloveno per l’Istruzione, il Centro Sloveno per l’Istruzione Professionale, il Centro AndragogicoSloveno, l’Istituto di Salute Pubblica, l’Istituto Sloveno per la Tutela della Salute, l’Ufficio per l’Impiego dellaRepubblica Slovena, la Camera di Commercio Slovena), sostenendo la ricerca e lo sviluppo di progetti in lineacon gli obiettivi sopra elencati. L’associazione dei Rom sloveni ha collaborato alla redazione del progetto. Collaborerà anche nell’insegnamentodella lingua, della storia e della cultura Rom, nella preparazione del materiale didattico e nelle attività educative.

La scuola materna Rom di Murska Sobota

Temi affrontati Istruzione e formazione Territorio Slovenia, regione di PrekmurjeEnti coinvolti Ministero dell’Istruzione Pubblica, della Scienza e dello Sport della

Repubblica Slovena Titolo del progetto Programma per il sostegno nelle Scuole Materne dl lavoro con i bambini Rom

esperienza di un’insegnante nella scuola materna per bambini Romdi Murska Sobota

Destinatari del progetto I bambini Rom della scuola materna Obiettivi Assistenza agli insegnanti e ai dirigenti della scuola materna per creare le

condizioni necessarie a garantire ai bambini Rom il diritto alle pari opportunità.Azioni realizzate - Intensificare la collaborazione con i genitori Rom

- Favorire la fiducia delle famiglie Rom verso le istituzioni scolastiche - Presentare il valore dell’istruzione e della scolarizzazione ai Rom - Incoraggiare i vantaggi del bilinguismo e del bi culturalismo - Importanza di preservare la cultura Rom

Autore Primoz Gjerkis, Alianta, projektno svetovanje, d.o.o.

Durante la 54a sessione della Commissione per l’Istruzione del 19 dicembre 2002, il Ministero dell’Istruzione,della Scienza e dello Sport ha inserito misure per le scuole materne che lavorano con i bambini Rom.6

Scopo di queste misure è assistere i direttori e gli insegnanti delle scuole materne affinché si creino le condizioniper garantire il diritto alle pari opportunità ai bambini Rom. Il lavoro con i bambini Rom richiede strategie specifiche: si tratta di integrare due culture che da secoli cercanodi convivere e che non hanno molte caratteristiche in comune. È una forma di educazione multiculturale chenecessita dell’incontro di entrambe le culture - quella Rom e quella del resto della società - per raggiungere ilnecessario compromesso che conduca all’elaborazione di un programma multiculturale di base. Dobbiamolavorare sulle caratteristiche che le due culture hanno in comune senza dimenticare che il diritto dei Rom adessere diversi, di comunicare nella loro lingua e di preservare la propria identità deve essere rispettato. I Rom chevivono in Slovenia, a causa di evidenti carenze economiche, sociali e culturali non hanno particolare rispettodelle proprie tradizioni e della propria cultura. Quindi, la scuola si deve occupare dell’integrazione dei bambiniRom nella cultura slovena senza però dimenticarsi quella Rom; anche i genitori, i fratelli maggiori e gli adulti dellacomunità Rom vanno coinvolti nelle attività a partire dalla scuola materna.Quando si inseriscono bambini Rom nella scuola materna, la collaborazione con i genitori è molto importante.Le famiglie devono imparare a fidarsi delle istituzioni scolastiche e capire che inserire i loro bambini a scuola non

Le madri e le donne Rom in generale, hanno scarse competenze su come allevare ed educare i figli, cosapiuttosto ironica se consideriamo che tra i Rom vi è un tasso di natalità più alto rispetto al resto dellapopolazione. Il programma di formazione per donne Rom Educazione e cura del bambino Rom organizzato nel comune di Kocevjedall’Istituto per l’istruzione degli adulti di Kocevje è stato realizzato nel mese di giugno 2004 nel campo Rom diZeljne vicino a Kocevje.Il programma formativo durava di 11 giorni, tre volte alla settimana in lezioni di tre ore. Nei seminari svolti, abbiamo affrontato diversi temi su argomenti sociali, familiari e sanitari che ritenevamo diattualità per la popolazione Rom. Alle donne sono state presentate varie misure educative, i metodi contraccettivi, l’importanza dell’igienepersonale, l’importanza di un’alimentazione sana e corretta e nozioni per la cura dei bambini.Abbiamo parlato della prevenzione di malattie, anche di quelle contagiose, del problema delle dipendenze -particolarmente droghe e alcol - e abbiamo fornito nozioni di primo soccorso in caso di incidenti checoinvolgono i bambini.Le donne hanno seguito tutto ciò che riguarda la cura e l’educazione dei bambini con grande interesse.Ciò è positivo, poiché i bambini Rom sono spesso esposti alle influenze negative dell’ambiente in cui vivono,soprattutto per il fatto che i loro genitori non conoscono le basilari norme igieniche ed educative.

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significa cambiarli o “rubarli”. Devono riconoscere l’importanza dell’istruzione e della scuola per la vita futura deiloro bambini, i vantaggi del bilinguismo e del biculturalismo, e l’importanza di mantenere la loro identità culturalenel processo d’integrazione con la cultura in cui vivono.I bambini Rom - in ogni settore - possono imparare, progredire e raggiungere obiettivi importanti come gli altribambini. Devono essere sicuri di potersi iscrivere ai programmi, hanno bisogno di essere sostenuti nei settori incui hanno più problemi - a causa delle loro differenze, culturali e linguistiche - e devono avere l’opportunità diesprimersi nei settori in cui dimostrano più talento, che sono: la musica, la danza e la socializzazione.

L’attività di formazione e alfabetizzazione agli adulti in Slovenia

Temi affrontati Integrazione sociale. Istruzione e formazione. Sanità Territorio Slovenia, regione SE Dolenjska, area di Kocevje Enti coinvolti Istituto per l’istruzione degli adulti di Kocevje Tipo di documento Relazione di valutazione Titolo del progetto Integrazione dei Rom, attività di formazione e alfabetizzazione Destinatari del progetto I RomObiettivi Formare componenti femminili della comunità etnica Rom a collaborare con la

maggioranza della popolazione, ampliare la loro conoscenza sull’igiene, lacontraccezione, la cura dei bambini e sui diversi tipi d’istruzione e scolarizzazione

Azioni realizzate Azioni realizzate nei settori: igiene personale di base, lavori domestici,igiene dell’ambiente in cui si vive, prevenzione delle malattie, educazionee cura di un bambino Rom

Figure professionali coinvolte Lilijana Stefanic, docente.Marionet Adamic

Periodo di realizzazione 11 giorni dal 7 giugno, 2004 - 30 giugno 2004del progetto del progetto

Autore Lilijana Stefanic, docente, Istituto per l’istruzione degli adulti Kocevje

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Le unità tematiche del seminario erano:• Cura del neonato. • Preparazione del cibo per il bambino. • Come trattare un bambino malato - andare dal dottore. • Il ruolo dei genitori nell’educazione. • Lo sviluppo della parola e delle abilità dei bambini. • Ruolo dell’educazione sullo sviluppo e sul comportamento sociale di un bambino.I nostri obiettivi erano quelli di allargare gli orizzonti delle donne Rom nei seguenti ambiti: igiene,contraccezione, cura dei bambini, informazione sulla scuola e sui corsi formativi, oltre che aiutare un gruppo dibambini Rom a rischio e favorire la loro integrazione graduale in un ambito più ampio della comunità.Obiettivi che abbiamo raggiunto.

Il lavoro non sarebbe stato possibile se non vi fosse stata la collaborazione e la motivazione delle donne Rom.Ancora oggi siamo felici di vedere che le donne Rom hanno un grande desiderio d’imparare cose nuove percostruirsi una vita migliore sia in famiglia che in società. Alcuni partecipanti al programma sopra descritto hanno persino deciso d’iscriversi alla scuola elementare peradulti dell’Istituto per l’Istruzione degli adulti di Kocevje, il che sottolinea che le donne ed i bambini Rom sonosulla buona strada per migliorare le proprie condizioni di vita e, conseguentemente, quelle del proprio gruppoetnico e di tutto il comune di Kocevje.

6.2 Integrazione abitativa

DefinizioneIl tema abitare e insediamenti è un cardine dell’integrazione sociale della popolazione nomade. Infatti la solapresenza di insediamenti abitativi Rom, siano sotto forma di campo permanente che come campo sosta di brevedurata, o in termini di assegnazione di alloggi di edilizia popolare, crea inevitabilmente tensioni sociali presso lapopolazione residente.La qualità degli insedianti inoltre influisce pesantemente sull’occupabilità della popolazione nomade, infatti lamancanza di servizi minimi (acqua corrente fognatura, presenza di servizi igienici), genera difficoltà spessodifficilmente sormontabili all’atto non solo dell’inserimento lavorativo, ma anche semplicemente per sostenere unprimo colloquio di lavoro. La nostra esperienza si è concentrata su quelle persone, e di conseguenza su queinuclei famigliari, che sono risultate titolari di una assegnazione di un alloggio di edilizia popolare. In primo luogoè necessario premettere che la famiglia nomade inserita in alloggio, ha sostenuto all’atto dell’assegnazione alcuniincontri con gli uffici cittadini preposti, in primo luogo per valutare il gradimento dell’ipotesi (non è infrequenteche nuclei famigliari rifiutino l’appartamento perché porta ad allontanarsi troppo dallo stile di vita tradizionale edai legami sociali caratteristici del campo), in seconda battuta per dare un quadro esaustivo degli adempimenticollegati (pagamento di affitto e utenze, uso degli spazi comuni, regolamento condominiale). L’azione di accompagnamento all’abitare insiste su tre livelli:1. relazioni con l’ente gestore per i vari adempimenti (utenze affitti ecc.),2. mediazione verso il nucleo rom inserito finalizzato al corretto uso degli spazi, e al rispetto del regolamento condominiale,3. mediazione con il vicinato e in termini più ampi con il territorio.

Il primo livello è finalizzato alla manutenzione del patto stipulato all’inserimento in alloggio, agisce verso lafamiglia Rom spiegando mano a mano che si presentano le problematiche relative ai vari adempimenti (ad es. ladifferenza delle varie bollette e alcuni suggerimenti per il loro contenimento). Molte di quelle che appaionobanalità non lo sono per chi ha vissuto la maggiore parte della sua vita in un campo; quando si parla di affittospesso il nucleo lo intende come unico adempimento riassuntivo di ogni onere, d’altronde le manutenzioniordinarie sono difficilmente quantificabili con precisione ab initio. In secondo luogo l’azione si pone di mediare

con l’ente gestore non in termini di advocacy, ma con l’obiettivo di chiarire agli inquilini l’origine delle richieste, edi utilizzare di concerto con l’ente gestore gli strumenti utili alla soluzione delle crisi che si vengono a creare(dilazioni; accesso al fondo morosità, ecc.).Il secondo livello è orientato al nucleo famigliare per il corretto uso di tutte le attrezzature disponibili.La maggiore parte dell’attenzione è però rivolta agli spazi comuni. La popolazione nomade da sempre utilizza inmodo molto intenso gli spazi all’aperto, sia in occasione di festività particolari (matrimoni, funerali, ricorrenzetradizionali), sia per ragioni di lavoro: si pensi ai mezzi, i furgoni decisamente più ingombranti delle automobili, oallo spazio necessario per la divisione dei vari metalli quando è praticata la raccolta dei rottami. I numeri deinuclei famigliari inoltre sono consistenti soprattutto se si pensa alla famiglia allargata che può arrivare anche a60 persone. È facile immaginare la difficoltà di comprendere e rispettare un regolamento condominiale sull’usodegli spazi comuni durante una riunione di 50 persone e relativi mezzi. Tale problema spesso si ripropone con iregolamenti di polizia urbana e occupazione del suolo pubblico, visto che gli spazi condominiali spesso nonsono comunque sufficienti. Tale azione è finalizzata, da un lato a limitare tali comportamenti, su altro fronte aricercare soluzioni condivise alle esigenze anche interpellando gli enti preposti per ottenere le autorizzazioni.Tali risultati spesso vengono raggiunti in modo autonomo dai nuclei Rom mantenendo la vita sociale al campo diprovenienza, e spostando quindi in questi luoghi le attività.Tale atteggiamento però può risultare di ostacolo ai processi di integrazione perché mantiene la famiglia inrelazione esclusiva con la comunità di provenienza.Il terzo fronte di intervento, verosimilmente il più ampio, è quello del territorio. Certamente l’inserimentoabitativo di nuclei nomadi comporta disagi per la popolazione residente visti i numeri della famiglia allargata e ladifficoltà di comprensione immediata delle regole, ma si rileva che la reazione è spesso più emotiva che legata adeffettivi disagi, dettata dal pesante stigma che colpisce queste popolazioni. L’intervento viene articolato inmomenti di confronto pubblico, momenti di mediazione su singole questioni tra vicini, organizzazione di eventipubblici di festa, e organizzazioni di azioni di volontariato che coinvolgano nomadi e residenti.

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Bozza del regolamentoArticolo 1 - DefinizioneIl residence, di via Argine Po a Guastalla, è denominato Sucar Plaza (bella piazza, traduzione dal sinto italiano).Il residence è di proprietà comunale, atto ad offrire alle famiglie sinte di antico insediamento, residenti aGuastalla, un’abitazione in cui vivere con stabilità, tranquillità e sicurezza, offrendo il proprio contributoculturale, sociale e lavorativo alla comunità guastallese. I sei lotti che compongono il residence sono a tutti glieffetti legali e giuridici l’abitazione delle famiglie assegnatarie.

La Gestione e utilizzo del residence “Sucar Plaza” a Guastalla

Temi affrontati Integrazione abitativaTerritorio Comune di Guastalla (Reggio Emilia) - ItaliaEnti coinvolti Regione Emilia Romagna

Comune di Guastalla (Reggio Emilia) - ItaliaTipo di documento ProgettoTitolo del progetto Gestione e utilizzo del residence “Sucar Plaza”Destinatari Sei famiglie sinte di GuastallaObiettivi Realizzare una microarea residenziale per sinti italianiFigure professionali coinvolte Ufficio Tecnico del Comune di Guastalla,

Facilitatore culturale sinto di Guastalla,Operatori dell’Associazione Sugar Drom

Periodo di realizzazione 2000-2005del progettoDocumenti realizzati Bozza del regolamento (dicembre 2005)

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Articolo 2 - StrutturaIl residence è composto da sei lotti indipendenti.Ogni lotto, abitato da una singola famiglia, è dotato di una struttura abitativa diurna, di uno spazio per ilposizionamento di strutture abitative notturne di proprietà delle stesse famiglie e uno spazio verde. Le seistrutture abitative diurne sono strutturate con un soggiorno/cucina e un bagno. Ogni struttura abitativa diurnaha propri allacciamenti indipendenti all’energia elettrica, all’acqua potabile, al gas metano ed è provvista di unapropria rete fognaria.Ogni spazio per il posizionamento delle strutture abitative notturne è pavimentato e dotato di un punto dierogazione dell’energia elettrica indipendente.Ogni spazio verde privato è dotato di un punto di erogazione dell’acqua da pozzo in comune.Il residence è dotato di un parcheggio auto comune e di un servizio igienico ad uso delle famiglie ospiti.

Articolo 3 - Assegnazione lottiI sei lotti sono assegnati alle sei famiglie sinte guastallesi, attualmente domiciliate sul territorio del comune.Ogni lotto, identificato da proprio numero civico, è occupato da una singola famiglia che acquisirà la residenzaanagrafica in via Argine Po, presso il residence.Ogni famiglia firmerà un singolo contratto con il Comune di Guastalla, dove dovranno essere descritte, oltre alleprincipali caratteristiche dell’immobile concesso in locazione, anche le tipologie delle strutture abitativenotturne, di proprietà dell’assegnatario, che potranno essere installate nella piazzola annessa all’unità abitativa,solo se a norma con l’impianto elettrico.Una famiglia, qualora decida di recedere il contratto di assegnazione, lo comunicherà preventivamente alSindaco, all’Ufficio Tecnico e all’Assessorato ai Servizi Sociali del Comune di Guastalla.

Articolo 4 - OspitiOgni famiglia potrà ospitare nel proprio lotto, per periodi limitati, una o più famiglie ospiti, comunicandopreventivamente al Sindaco la durata delle permanenze delle stesse. Ogni famiglia si assume la responsabilità dieventuali danni materiali causati dalle famiglie ospitate.

Articolo 5 - Responsabilità delle famiglie assegnatarieOgni famiglia è direttamente responsabile della corretta gestione, pulizia, igiene e manutenzione ordinaria dellotto e delle strutture assegnate, dell’eventuale riparazione dei danni causati alle stesse e/o anche da personeestranee alla famiglia. Eventuali nuove costruzioni, anche se precarie, dovranno essere preventivamenteautorizzate dall’Ufficio Tecnico del Comune di Guastalla. Sono vietate le costruzioni non autorizzate di qualsiasigenere. Gli automezzi dovranno essere parcheggiati negli appositi spazi adibiti a parcheggio. La velocità degliautomezzi all’interno del residence deve essere moderata per garantire la sicurezza dei presenti. Ogni famigliadeve provvedere alla raccolta differenziata dei propri rifiuti, utilizzando gli appositi contenitori.Lo smaltimento dei rifiuti ingombranti dovrà avvenire a cura e spese dei residenti direttamente nelle isoleecologiche. Le famiglie sinte sono collettivamente responsabili della conservazione delle strutture e delleattrezzature presenti, nonché del corretto utilizzo e pulizia di tutti gli spazi comuni e del servizio igienicoriservato agli ospiti. Chiunque sia sorpreso a scaricare rifiuti sull’area o sul terreno circostante sarà sanzionatoconformemente alla normativa vigente. Le famiglie residenti dovranno comunicare all’Amministrazione Comunaleil nominativo di un responsabile del residence che avrà le funzioni e i compiti assegnati dal presente regolamentoe dalle norme vigenti. Nel caso di danni per i quali non sia individuabile l’autore materiale, la spesa per lariparazione sarà addebitata a tutte le famiglie presenti nel residence.

Articolo 6 - Oneri a carico delle famiglie assegnatarieOgni famiglia stipulerà singoli contratti per le diverse forniture (energia elettrica, acqua potabile e gas) presentisu ogni singolo lotto. La commissione (articolo 8) verificherà, ogni bimestre il primo anno e semestralmentenegli anni successivi, le capacità economiche delle singole famiglie a sostenere gli oneri derivati dai contrattisottoscritti per le diverse forniture.

Articolo 7 - Ruolo dell’Associazione Sucar DromL’Associazione Sucar Drom, costituita dall’Ente Morale Opera Nomadi Sezione di Mantova, sosterrà il Comune diGuastalla e le singole famiglie sinte, attraverso le metodologie della mediazione culturale, nella gestione del

residence e segnalerà l’eventuale sussistenza di problemi ai Settori competenti del Comune di Guastalla con iquali collabora ai fini della risoluzione degli stessi. L’associazione partecipa ai lavori della Commissione diGestione del Residence.

Articolo 8 - Ruolo e onori del Comune di GuastallaIl Comune di Guastalla riconosce le Minoranze Etniche Linguistiche dei Sinti di cui tutela il patrimonio culturale e favoriscela fruizione dei servizi pubblici, privati e del privato sociale per una migliore tutela della loro salute, per la promozione deiloro benessere sociale nonché per agevolare il perseguimento della loro autonomia economica e della libertà sociale.Considera la mediazione culturale fondamentale attività diretta all’agevolazione dei contatti ed alla costruzione di relazionitra gli appartenenti alla cultura sinta ed i soggetti, pubblici e privati, della restante comunità guastallese, per larealizzazione di una cultura della conoscenza reciproca, del dialogo e della comprensione fondata sull’acquisizioneresponsabile dei diritti e dei doveri. Il Comune di Guastalla istituisce la Commissione di Gestione dei Residence,presieduta dal Sindaco o da un suo delegato, formata da un Responsabile dell’Ufficio Tecnico e da un Responsabile deiServizi Sociali del Comune di Guastalla, dal Rappresentante dell’Associazione Sucar Drom e da un rappresentate dellefamiglie sinte che verificherà la gestione del residence. Il Comune di Guastalla potrà supportare economicamente lefamiglie in difficoltà nel pagamento delle utenze, previo parere della Commissione. Nella gestione del residence sonocoinvolti i seguenti Settori Comunali: Servizi Sociali e Lavori Pubblici. Il Settore Lavori Pubblici garantirà la manutenzionestraordinaria del residence e della viabilità di accesso. Il Comune si farà carico delle sole spese di energia elettrica relativeal funzionamento dell’impianto di illuminazione pubblica presente all’interno del residence e dell’impianto fognario. IlComune supporta le famiglie nella manutenzione ordinaria (in particolare per la rete fognaria) e nelle migliorie alresidence. Fornisce, anche tramite altre aziende e servizi convenzionati, la disinfezione e disinfestazione da insetti e animalinocivi alla salute pubblica. Il Comune di Guastalla si impegna a creare un nuovo accesso stradale per lo stesso da via RosaLuxemburg. Il Comune di Guastalla ha facoltà, in qualsiasi momento, di eseguire verifiche per costatare lo stato d’uso dellestrutture ed il rispetto delle disposizioni del presente regolamento.

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I Progetti Dove porta il vento e Cromie a Torino

Temi affrontati Integrazione abitativaTerritorio Comune di Torino - ItaliaEnti coinvolti Comune di Torino (circoscrizione VI)

ATCCooperativa StranaideaCooperativa Animazione Valdocco

Tipo di documento Relazione di progettoTitolo del progetto Dove porta il vento e CromieDestinatari 15 famiglie RomObiettivi - Fornire assistenza alle alle famiglie Rom insediate negli alloggi ATC;

- Mediazione sia tra i servizi e le risorse del quartiere (scuola, sanità, servizisociali) e gli abitanti.

Azioni realizzate - Accompagnamento agli sportelli, ricerca e fornitura di informazioni,monitoraggio delle condizioni di salute di individui particolarmente sensibilicome gli anziani, mediazione e dialogo tra le strutture sanitarie e gli utentiRom (orari, somministrazione farmaci, controlli sanitari periodici ecc.);

- “Agganciare” i giovani e gli adolescenti che hanno compiuto il percorsodelle 150 ore e conseguita con successo la licenza media.

Figure professionali coinvolte 1 assistente sociale del Comune di Torino1 educatore del Comune di Torino2 educatori della Cooperativa Animazione Valdocco1 Assistente Domiciliare e Servizi Tutelari della Cooperativa Animazione Valdocco

Periodo di realizzazione Marzo - Dicembre 2003

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I Progetti Dove porta il vento e Cromie a TorinoL’assegnazione di alloggi di edilizia popolare a numerosi nuclei familiari rom provenienti dal campo sostadell’Arrivore e l’imminente trasferimento del campo sosta dell’Arrivore in via Germagnano avrà conseguenzerilevanti sul piano sociale e ricadute significative sull’operato dei servizi sociali. L’ingresso nelle case e laprospettiva di una nuova collocazione abitativa hanno infatti ampliato i confini dell’interazione tra la comunitàRom e il territorio cittadino, modificato l’entità e la qualità dei rapporti con il resto della cittadinanza e con iservizi, cambiato la tipologia dei bisogni e delle richieste e condizionato l’operatività sia in termini di definizioneche di modalità d’intervento. Attualmente il conflitto sociale è alto a causa di forme di degrado sempre più evidenti, quali i fuochi prodottidalla fusione dei materiali di scarto e dagli incendi di automobili e furgoni abbandonati nella zona limitrofaall’area sosta. A differenza del passato, per la disgregazione dei clan familiari al campo e per le trasformazionisociali avvenute nel quartiere, non esistono da entrambe le parti riferimenti riconosciuti e capaci di interfacciarsipositivamente, di conseguenza il ruolo di mediazione è del tutto delegato alle istituzioni e alle associazioni disettore. Inoltre dal 1998 ad oggi, con l’assegnazione degli alloggi di edilizia popolare (ERP), la realtà dei Rom siè estesa dall’area sosta a tutto il territorio circoscrizionale con una maggiore concentrazione nei quartieri diFalchera e di Regio Parco. Questi ultimi avvenimenti stanno trasformando in modo significativo gli spazi di vita, le caratteristiche socio-culturali e l’identità di questa comunità, di conseguenza anche il contatto, il confronto, la comunicazione, lerelazioni con la realtà esterna. Per questi motivi abbiamo pensato ad un intervento in continuità con il ProgettoDove porta il vento (aprile-novembre 2003) e con Cromie, organizzazione degli eventi estivi (giugno-settembre2003) realizzati dalla nostra cooperativa.Questa nuova progettualità prevede infatti un ampliamento della funzione di “mediazione abitativa” a tutti i Romresidenti nelle case della VI Circoscrizione mantenendo gli obiettivi (macro e micro) definiti nel progetto Doveporta il vento che sono:- Supporto e potenziamento della rete di servizi formali ed informali.- Sostegno delle famiglie per il mantenimento delle condizioni di regolarità.- Consulenza abitativa.- Mediazione dei conflitti.- Monitoraggio dei percorsi scolastici.- Inserimento all’asilo nido e nella scuola materna.- Inserimenti sportivi, ricreativi e iscrizioni ai soggiorni estivi.- Iscrizioni al CPT.- Monitoraggio comportamenti devianti.- Connessione con i servizi e le agenzie di territorio per facilitarne la conoscenza e l’utilizzo da parte dell’utenza.- Definizione di progetti di presa in carico per i nuclei maggiormente problematici.In riferimento al nuovo campo sosta di via Germagnano riteniamo necessaria una progettualità che preveda unlavoro di integrazione e mediazione tra i Rom residenti al campo e il nuovo territorio che li ospita, sia per quantoriguarda la rete dei servizi (strutture sanitarie, scuole, ecc) che per il territorio (associazioni, volontariato e lapopolazione residente).Sarà necessaria una mappatura del territorio per individuare le aree sia urbane sia della popolazione toccate avari livelli dal nuovo insediamento dei Rom; in seguito sarà necessario individuare i “bersagli” e di conseguenza lestrategie comunicative che permettano di attenuare i conflitti e favorire la conoscenza e la comunicazione tra ilterritorio e il nuovo campo sosta.Per bersagli si intendono quelle fasce di popolazione che frequentano abitualmente il territorio in oggetto e chein vario modo verranno in contatto con i Rom che si insedieranno nel nuovo campo.Pensiamo soprattutto a persone non dichiaratamente “razziste e xenofobe” (con cui risulterebbe difficile entrarein comunicazione) ma a quel grosso bacino di “società civile” che “non ama gli zingari” soprattutto perpregiudizio e scarsa conoscenza.Bersagli informali

- vicini di casa- genitori dei bambini che frequentano le scuole dove sono inseriti i bimbi Rom- negozianti, gestori di attività produttive e commerciali

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- donne che frequentano abitualmente mercati, negozi ecc.- giovani e adulti che frequentano abitualmente piazze, giardini, bar e oratori.

Bersagli formali- maestre e insegnanti- operatori del servizio sociale territoriale- operatori dei consultori - operatori delle associazioni- operatori del canile- parroci, operatori di oratorio.

Oltre naturalmente alle stesse famiglie Rom che si insedieranno nel nuovo campo.Per questa doppia opera di mediazione e integrazione (Rom nelle case e Rom nel nuovo campo) abbiamoindividuato una serie di azioni:

- mappatura e individuazione dei bersagli;- mediazione Rom-Servizi (scuole, strutture sanitarie, servizi sociali);- costituzione di uno sportello sul territorio per i Rom nelle case;- programmazione di visite domiciliari periodiche con le famiglie Rom residenti nelle case;- realizzazione di una serie di eventi culturali da svolgersi nel nuovo campo e sul territorio (concerti,

spettacoli di teatro/danza, mostre fotografiche, cineforum);- realizzazione di materiali informativi sulla cultura Rom (musica - cucina - tradizioni) e sulle

opportunità formative, sportive, ricreative della circoscrizione;- utilizzo di pratiche di peer-education per il coinvolgimento esteso ad altri soggetti a seguito di esperienze

positive di singoli Rom;- formazione alla cultura e alla realtà dei bisogni e delle caratteristiche dell’infanzia Rom a corpo docente

delle scuole interessate a seguito del trasferimento nuovo Campo Sosta.Interventi previsti per la promozione dell’iniziativa e l’integrazione dei destinatari.Prevediamo la pubblicazione di materiali informativi sulla cultura rom e sulle opportunità formative sportive ericreative, inoltre prevediamo la stampa di materiali che pubblicizzino gli eventi culturali previsti nel progetto.Individuazione dei percorsi e dei processi che consentano l’evoluzione e la continuità dell’iniziativa.L’evoluzione e la continuità delle iniziative correlate alle attività previste trovano la loro naturale collocazione neldispiegamento delle strategie di Autoromia. L’impulso dato dal presente progetto è indispensabile allacostruzione delle reti di relazioni con gli attori maggiormente interessati (insegnanti che avranno alunni rom,condomini, operatori dei servizi non ancora attivi con utenza Rom) che, a partire dall’insediamento del nuovoCampo sosta, necessitano di supporti “culturali” e operativi specifichi per la relazione e la decodifica dei bisognie delle risposte congrue. Risultati previstiI risultati previsti sono stati principalmente proiettati ad un reciproco rapporto di conoscenza, mediazione escambio di informazioni tra l’équipe, gli utenti ed il territorio:

- Impostare un lavoro di promozione del servizio all’interno della circoscrizione, contattando il maggiornumero di famiglie e sensibilizzando le risorse formali ed informali del quartiere sull’esistenza di unosportello “virtuale” a cui poter accedere;

- Dare risposte personalizzate agli utenti, attivando percorsi di aiuto ma anche di autonomia,l’accompagnamento non ha come obiettivo quello di “farsi carico” delle loro esigenze ma di seguirli neiprimi passi di acquisizione di informazioni e competenze per poi stimolarli a proseguire autonomamente ilpercorso;

- Aumento dell’integrazione nei rapporti con la popolazione residente e nel mondo del lavoro;- Ottenere un visibile miglioramento nelle situazioni socio-economiche più compromesse;- Agire una mediazione in grado di sensibilizzare le famiglie ed i singoli su alcuni aspetti della nostra società

che presentino proposte interessanti ed utili per migliorare il proprio percorso di integrazione/convivenzanel nostro mondo;

- Fornire alla popolazione residente in quartiere, conoscenze sulla cultura e sulle tradizioni del popolo Rom.Risultati ottenutiLe risorse formali ed informali del territorio hanno cominciato a conoscere il nostro servizio, e a ricorrere a noi in

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alcuni casi, di fronte a richieste di aiuto da parte di famiglie Rom del quartiere; inoltre abbiamo sensibilizzato iServizi Sociali di quartiere sulla necessità di un impegno più forte e mirato, soprattutto di fronte a situazionisommerse di disagio.Circa il 90% delle famiglie Rom con cui siamo entrati in relazione ha riconosciuto e utilizzato il lavoro disupporto, aiuto e mediazione, fornito dall’équipe.Abbiamo sensibilizzato un gruppo di circa 10 adolescenti Rom sui vantaggi e le opportunità di un percorso diformazione professionale.Attraverso la mediazione abbiamo favorito un adeguato e più consapevole utilizzo di uffici, servizi e risorse delquartiere (ufficio di igiene, AEM, scuole, ISI, Asl di zona etc.) con la maggior parte delle famiglie Rom contattate.Abbiamo raccolto e condiviso con i Rom, dati ed informazioni sulla vita e sulle opportunità offerte dallacircoscrizione, questo ha portato a un positivo utilizzo delle stesse da parte di un significativo numero di famiglie.Modalità di verificaLa verifica del lavoro svolto, dei nostri dubbi, delle difficoltà come dei successi è stato costantemente monitoratodai due supervisori, con i quali ogni settimana ci siamo incontrati durante le riunioni di équipe.Aspetti qualificanti e innovativi del progettoÈ sicuramente aspetto qualificante del progetto la possibilità per i servizi della VI Circoscrizione di avere unosservatorio privilegiato della situazione di un gruppo etnico particolarmente significativo nel suo insediarsi nelquartiere - significativo non in termini numerici ma sicuramente per l’impatto socio-culturale - come lo è lapopolazione Rom. I problemi affrontati dagli operatori in rapporto con i nuclei famigliari e gli individui, infatti, vengono riportati informa di relazione e documentazione che da una parte certificano del lavoro svolto, dall’altra offrono strumentidi lettura della situazione sociale e culturale delle famiglie coinvolte, dei rapporti che si vengono a creare con lapopolazione già residente nel quartiere, della capacità dei servizi sociali di prendersi carico delle situazioni piùbisognose di attenzione, di fornire a chi opera nel quartiere, oratori, scuole, servizi sanitari una competenzaacquisita sul campo ed una capacità, anch’essa maturata con il tempo, di comprendere dinamiche eproblematiche degli “zingari” con cui si trovano ad avere rapporti professionali e formali, ma anche umani edinformali. In taluni casi e/o situazioni di lavoro nel sociale è particolarmente utile ed efficace poter contare suoperatori “di strada”, in certa misura più agili della struttura dei servizi, in grado di poter affrontare e/omonitorare aspetti che altrimenti sarebbero sconosciuti o resterebbero irrisolti e inascoltati.Il rapporto con le persone contattate viene impostato, non soltanto negli uffici dei servizi, ma soprattutto inluoghi non formali che rendono più agevole il confronto, la conoscenza reciproca, la relazione, soprattutto daparte degli utenti, sempre ed ancora evidentemente intimoriti e diffidenti nei confronti delle strutture ufficiali.Per esempio entrare nelle abitazioni, fermarsi al bar insieme, trovarsi per una merenda nel parco o al mercato,valorizzando i momenti del quotidiano favorendo la comunicazione del disagio, dei problemi, delle richieste diaiuto. D’altronde servizi di “mediazione di strada” sono nati in questi anni un po’ dappertutto come progettipilota. Ciò dimostra che sovente la pesantezza burocratica o la carenza di risorse e ancora il numero di richiestee problematiche che i servizi devono affrontare fanno sì che alcune fasce di popolazione, quelle deboli, glistranieri, non abbiano a disposizione uno “sportello” anche se solo virtuale, o una figura professionale in gradodi potersi fermare per ascoltarli.Particolarmente utile la presenza nel gruppo di lavoro di una mediatrice culturale che conosce la lingua, chequindi è in grado di decifrare ed ascoltare anche quelle persone che, nel loro percorso di vita, non hannoimparato ad esprimersi nella nostra lingua, o hanno difficoltà, nella nostra lingua, ad esprimere ciò che pensano,le loro esigenze, i loro bisogni e difficoltà.Prospettive di sviluppo dell’iniziativa successiva alla sua realizzazioneSviluppare questo progetto significa realizzare nel quartiere e nella circoscrizione un efficace sistema dimonitoraggio della situazione sociale del gruppo preso in carico, nell’insieme di problemi, di disagio, di bisogni,di potenzialità e di ricchezza.Non solo però gli aspetti di assistenza ed aiuto devono essere presi in considerazione: accanto alla necessariaopera di ascolto e di sostegno si ritiene necessaria un’attività “promozionale” degli aspetti della cultura Rom.Ciò per costruire una rete di relazioni, ascolto e dialogo con la comunità del quartiere.Un vantaggio per i Rom, che imparano a conoscere, relazionarsi e dialogare con gli abitanti, ed un vantaggio pergli abitanti che elaborano un’altra opinione della cultura Rom non più relegata nell’ambito del pregiudizio e della

paura della diversità. Lo sviluppo in questo senso potrebbe realizzarsi con un aumento del monte ore deglioperatori, che potrebbero in tal modo contattare ed “agganciare” più famiglie e/o individui. Ciò consentirebbe inoltre la possibilità di realizzare più efficaci attività promozionali riguardo la presenza sulterritorio di un simile progetto, con il vantaggio che la totalità degli operatori sociali del quartiere potrebberocontattare un’équipe di lavoro competente qualora venissero contattati dai Rom del quartiere.Indispensabile sarebbe la costituzione sul territorio di uno sportello fisico, riconoscibile e frequentabile in oraristabiliti e divulgati, sia per i Rom che per chi, abitante del quartiere o operatore dei servizi, dovesse avernenecessità. Lo sportello sarebbe quindi luogo di ascolto, luogo di raccolta di informazioni, luogo di dialogo emediazione. La possibilità di avere più ore a disposizione, insieme a una maggiore disponibilità economicadarebbe al gruppo di lavoro la possibilità di realizzare una serie di eventi, quali concerti, rassegnecinematografiche, mostre ecc. con lo scopo di avvicinare gli abitanti del quartiere a quegli aspetti della culturaRom che solitamente restano dietro le quinte, nascosti dall’ignoranza, dalla paura, dall’incomprensione.Più risorse potrebbero inoltre contribuire ad allargare il progetto oltre i confini della circoscrizione, allargando illavoro di accompagnamento e sostegno ma anche di promozione e mediazione culturale agli altri territoricittadini.

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Nelle zone di Kocevje e Ribnica la maggior parte della popolazione Rom è disoccupata ed è priva di conoscenzeriguardo ai lavori domestici elementari, alla cura dei bambini e degli adolescenti, e conosce molto pocol’organizzazione statale slovena e le sue politiche occupazionali. Come esempio di buone pratiche, desideriamo evidenziare i programmi di formazione per i Rom svoltidall’Istituto per l’Istruzione degli adulti di Kocevje nei comuni di Kocevje e Ribnica.I programmi sono stati suddivisi in unità formative differenziate, prendendo in considerazione la popolazionemaschile e quella femminile. Nell’aprile 2006 abbiamo organizzato gruppi di formazione per Rom disoccupatidell’area di Ribnica. Sedici persone parteciparono a questi corsi: 8 uomini e 8 donne.La prima unità formativa si poneva come obiettivo l’importanza di un corretta alimentazione e di uno stile di vitasano. Gli argomenti delle lezioni riguardarono la conoscenza dei cibi, l’importanza delle vitamine, dei minerali,

L’Integrazione abitativa in Slovenia

Temi affrontati Integrazione Sociale Territorio Slovenia, regione SE Dolenjska, aree di Kocevje e Ribnica Istituzione Istituto per l’Istruzione degli Adulti Kocevje Tipo di documento Relazione di valutazione Titolo del progetto Integrazione e socializzazione dei Rom Destinatari del progetto I RomObiettivi Introdurre i concetti relativi alla sistemazione e alla manutenzione delle aree

abitative e dell’ambiente in cui vivono i Rom, incoraggiare le famiglie a tenerein ordine i propri spazi abitativi, svolgere i lavori domestici e condurre unavita sana, oltre che motivarli all’uso del computer

Azioni realizzate Attività realizzate nei seguenti settori: educazione alimentare e sanitaria, lavoridomestici, pronto soccorso, concetti base di convivenza civile, elementi based’informatica

Figure professionali coinvolte Lilijana Stefanic, docenteMirjana Lilic Juznic Damjana Derzek

Durata del progetto 4 aprile, 2006 - 21 giugno, 2006 Autore Lilijana Stefanic, docente, Istituto per l’Istruzione degli Adulti Kocevje

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della frutta e della verdura nell’alimentazione e i cibi dietetici. Durante le lezioni abbiamo visitato un supermercato di Ribnica, dove abbiamo presentato alcuni alimenti e laBiblioteca Miklova House dove abbiamo presentato alcuni libri sull’alimentazione. La formazione è stataprincipalmente pratica e si è svolta presso il campo Rom Gorica vas di Ribnica. I Rom hanno imparatol’importanza dell’igiene e di uno stile di vita sano, hanno seguito un corso di pronto soccorso sui seguentiargomenti: ustioni, ferite, fratture, incidenti, asfissia, annegamento, morte clinica. Hanno cucinato e cotto alforno diversi piatti sotto la supervisione dell’esperto.Durante le lezioni sull’integrazione e la socializzazione dei Rom, i partecipanti hanno presentato la loro famiglia ehanno parlato delle loro idee e dei loro desideri per la formazione. Abbiamo visitato diversi campi, conoscendo iRom che vivono in altre zone della Slovenia, abbiamo visto un film sulla vita nel campo di Pusca nella regione diPrekmurje (regione a NE della Slovenia ), che è un esempio di campo Rom bene organizzato. I Rom hanno avutomodo di confrontarsi e di imparare molte cose, oltre a quelle previste nei programmi formativi, ed alla fine hannoconsiderato questa esperienza positiva e di aiuto per comprendere meglio il loro stile di vita e le loro abitudini;tutto questo si è svolto in un clima rilassato e rispettoso del loro modo di pensare e di vivere. I Rom hannoimparato alcuni princìpi base di buone maniere, dal salutare al rendersi conto che devono venire a scuola puliti eordinati - cosa che dovrebbero fare ogni giorno - ma soprattutto quando devono relazionarsi con servizi e con ilpersonale pubblico. Hanno anche imparato i tempi e i modi per gestire meglio una conversazione, gli argomentibase di educazione civica e hanno consolidato le modalità e il significato di comunicare con i referenti/espertipubblici (per esempio, gli è stato presentato il lavoro che svolgono i poliziotti, soprattutto con la popolazioneRom). Hanno imparato le diverse competenze e responsabilità degli addetti ai servizi pubblici e dove potererichiedere le informazioni su specifici argomenti di loro interesse.Mentre le donne cucinavano, gli uomini erano nella sede centrale dell’Istituto di istruzione per adulti di Kocevjeal corso di alfabetizzazione informatica. Tramite questo corso abbiamo voluto evidenziare le peculiarità e le principali tematiche della comunità Rom permigliorare la loro integrazione sociale a partire dalla famiglia. Questo obiettivo è stato raggiunto ancora megliodel previsto. I Rom hanno collaborato con molto interesse, dimostrando una grande forza di volontà e desideriodi migliorare le loro condizioni di vita. La metà dei Rom che ha partecipato a questo progetto si è iscritta a corsidi livello superiore presso l’Istituto per l’Istruzione degli adulti di Kocevje. Grazie alle conversazioni, al film,all’attenzione e all’ascolto reciproco - che ha consentito di sviluppare un rapporto alla pari fra noi e i Rom -siamo riusciti ad avere l’autorevolezza e costruire il rispetto reciproco. Il risultato di questa buona collaborazione è che i Rom hanno capito la necessità di un lavoro anche a causa dellariduzione dei fondi sociali. E che, per ottenere un impiego che possa assicurare loro un salario minimo di base,hanno bisogno di acquisire competenze (almeno il completamento della scuola elementare), oltre alle specificheconoscenze necessarie per svolgere alcuni lavori - abbiamo quindi accolto positivamente il loro desiderio di re-iscriversi a scuola. Dei 16 Rom che hanno preso parte al corso, 8 si sono si iscritti al programma di scuolaelementare dell’Istituto per l’istruzione degli adulti di Kocevje.

6.3 Servizi alla salute

DefinizioneLe difficili condizioni di vita in cui vive la maggior parte della popolazione di etnia Rom condizionano pesantemente lostato di salute di questi cittadini. Gli interventi di carattere sanitario ad oggi sono stati indirizzati soprattutto a garantirecampagne di vaccinazione (polio, difterite, tetano, pertosse DTP, epatite B HBV, Hib, morbillo, parotite, rosolia MPR) chehanno coinvolto in particolare i soggetti al di sotto dei 14 anni. La vaccinazione della popolazione nomade rappresentauna priorità di sanità pubblica perché, data la mobilità (anche se non più elevata) e lo scarso accesso ai servizi sanitari,questo gruppo di popolazione presenta un elevato rischio di trasmissione delle malattie infettive.Invece meno frequenti e basate su iniziative non sistematiche sono gli interventi sanitari sulle patologie che

frequentemente colpiscono giovani e giovani adulti e che peggiorano con l’avanzare dell’età. Le condizioni abitativespesso pessime sono la causa dell’insorgere di malattie che frequentemente diventano croniche.Altro tema importante è quello degli interventi sulle dipendenze (in particolare da consumo di bevande alcoliche) cheincidono negativamente sulle condizioni di salute di questi cittadini rendendo difficoltose anche le azioni tendenti arealizzare un’integrazione da altri punti di vista (sociale, lavorativi, ecc).

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Il Progetto Autoromia a Torino

Temi affrontati Servizi alla saluteTerritorio Comune di Torino - ItaliaEnti coinvolti Comune di Torino (circoscrizione VI)

Servizi SocialiCooperativa Animazione Valdocco

Tipo di documento Schede di Progetto e verificaTitolo del progetto AutoromiaDestinatari Minori e adulti Rom residenti nel campo nomadi dell’Arrivore

e di via GermagnanoObiettivi Assolvere alla necessità di decentrare territorialmente le competenze di

Servizio Sociale relative ai minori Rom autorizzatiFigure professionali coinvolte 1 assistente sociale del Comune di Torino

1 educatore del Comune di Torino2 educatori della Cooperativa Animazione Valdocco1 Assistente Domiciliare e Servizi Tutelari della Cooperativa Animazione Valdocco

Periodo di realizzazione Dall’autunno 1995del progetto Documenti realizzati Schede di progetto e verifica scaricabili dal sito:

http://www.comune.torino.it/autoromia/index.htm

6.4 Tutela della cultura

DefinizionePer integrazione sociale nei confronti del popolo Rom e Sinto si intende, come per tutti gli altri cittadini,l’applicazione degli articoli della Costituzione e dunque la possibilità di vivere come tutti, di essere riconosciutinella propria dignità di persone, dimorare in un’abitazione dignitosa, conseguire un lavoro stabile, parteciparealla vita sociale, culturale e politica, avere la possibilità di accedere alle risorse e ai servizi territoriali con gli stessidiritti ed opportunità. Si potrebbe aggiungere “poter esprimere una cittadinanza attiva nei luoghi del loro vivere”, pertanto ottenere unriconoscimento del proprio ruolo sociale, consentire loro di effettuare o quantomeno prendere parte alle scelteche concernono la loro condizione, ma soprattutto il diritto di esprimere al meglio la loro identità culturalericordando che l’accattonaggio, il furto non fanno parte del loro patrimonio intrinseco. Dobbiamo tener presente che il diritto di cittadinanza è un concetto che non implica la tutela culturale in quantoriguardo al primo tutti lo possono rivendicare, differente invece è poter vivere una cultura “diversa” come quellaromanì. La tutela del loro patrimonio culturale è citata molte volte sia nelle leggi regionali che sulla normativaeuropea, “la loro cultura e lingua fanno parte da oltre cinque secoli di un patrimonio culturale e linguistico dellacomunità”. Per la comunità romanì l’integrazione non ha un valore arricchente bensì rappresenta una perdita diciò che considerano importante e che li caratterizza e li differenzia dalla società maggioritaria.

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Il progetto Ponte Rom

Temi affrontati Tutela della culturaTerritorio Slovenia, comune di Crensovci Istituzioni Comune di Crensovci Titolo del progetto Ponte Rom Destinatari del progetto - Donne, giovani bambini e altri disoccupati a lungo termine Rom;

- Giovani disoccupati con il quarto e sesto livello di istruzione e studenti; - Operatori del turismo;- Associazioni e Organizzazioni della società civile;- Artisti e scultori;- Popolazione locale;- Turisti.

Obiettivi - Sviluppare talenti naturali, abilità sociali e abitudini lavorative. - Formare i Rom a eseguire attività concrete (coltivare, raccogliere e vendere

erbe medicinali, produrre e vendere souvenir turistici tipici deiRom, dimostrazioni di artigianato tradizionale Rom per turisti, ecc.)

- Costruire le basi per lavori atipici, quindi impegno imprenditoriale dei Rom,adattato alle caratteristiche del loro stile di vita

Periodo di realizzazione Un annodel progettoAzioni previste - Realizzazione di due nuovi tipi di souvenir Rom per turisti

- Pieghevole promozionale sull’offerta turistica dellinsediamento Rom Klemenci;- Arte, sculture e fotografie prodotte dai Rom)- 3-5 sculture sistemate nella sede del centro di salute del villaggio Kamenci - Creazione di un centro per la salute Rom - Elaborazione di un’immagine grafica completa e di un logo del villaggio Rom

Kamenci, oltre che di un attestato e del packaging per souvenir Rom - Ricerca: identificazione dei principali bisogni e desideri dei gruppi

destinatari relativi all’istruzione e alla formazione - Una lettera d’intenti firmata per stabilire una permanente (istituzionale)

forma di “partnerariato di sviluppo delle regioni di confine Rom” - 3500-4000 turisti e partecipanti agli eventi di Kamenci- Acquisto di un tendone per ospitare gli eventi e di computer - Realizzazione dei programmi d’istruzione e formazione per i Rom,

gita all’estero per una mostra di scultura, serate letterarie internazionali ecampo internazionale Rom Kamenci 2006

Autore Primoz Gjerkis, Alianta, projektno svetovanje, d.o.o.

Nel 2003, è stato aperto il primo museo Rom nel villaggio di Kamenci nel comune di Crensovci. Nello stessovillaggio è stato realizzato il progetto intitolato Ponte Rom. Grazie al museo e al progetto, i Rom si sonoimpegnati a presentare la cultura Rom a un più ampio pubblico rappresentato dai turisti. A Prekmurje, una delleassociazioni più attive in questo ambito è la Rom Romni Pejtausago. Nel 2006, il villaggio Rom di Kamenci èstato visitato da più di 5.000 turisti provenienti dalla Slovenia e dall’estero, i quali hanno assistito allapresentazione della cultura Rom o partecipato ad uno degli altri eventi organizzati dall’associazione.L’associazione sta anche preparando una presentazione della storia Rom per il settore del turismo organizzato,una visita agli insediamenti e al museo, una dimostrazione di artigianato tradizionale e un programma artistico-culturale con musiche e danze Rom.

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Verso un pieno esercizio della cittadinanza

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Con l’allargamento dell’Unione Europea il problema delle popolazioni Rom è diventato più urgente. L’enormedifferenza di livello di vita tra le popolazioni dei paesi membri e le minoranze Rom dei paesi dell’est sta creandouna forte pressione migratoria verso l’ovest. Tale fenomeno si va aggiungendo alla già complicata situazione deiRom presenti nei vecchi paesi dell’UE. Alcune famiglie Rom sono nei paesi comunitari ormai da decenni e le generazioni giovani sono già nate in questipaesi, nonostante ciò, per quanto riguarda i diritti di cittadinanza, ai Rom vengono applicate le stesse regole e glistessi criteri usate per gli altri immigrati.Parlare di integrazione vuol dire consentire alle persone di entrare a far parte della società moderna ed essernecoinvolte senza perdere la propria identità. I Rom sono spesso considerati degli intrusi i cui diritti di cittadinanzasono inesistenti. Malgrado siano passati ormai molti secoli si continua a parlare delle loro origini indianenegando loro qualunque forma di appartenenza al territorio in cui vivono.Al momento non esistono azioni di tutela e aiuto in questo senso, forse si potrebbe iniziare a pensare nuovestrategie per questa popolazione così particolare e che ormai non è più nomade.

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Guida transnazionale di pratiche di inclusione lavorativa e sociale

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Note

1Governo della Repubblica Slovena, Ufficio per le Minoranze Nazionali.Dati disponibili su: http://www.uvn.gov.si/si/manjsine_oziroma_narodne_skupnosti/romska_etnicna_skupnost/(20 dicembre 2006)

2Governo della Repubblica Slovena, Ufficio per le Minoranze Nazionali.Dati disponibili su: http://www.uvn.gov.si/si/manjsine_oziroma_narodne_skupnosti/romska_etnicna_skupnost/(18 Maggio 2007)

3S.W.O.T. Analisi dell’inserimento lavorativo nel progetto Equal. Stato dell’arte in Grecia, Ungheria, Italia, Portogalllo e Slovenia, 2006.Accordo di Cooperazione Transnazionale Nr. 4456 - Diverse Culture per un Uguale Sviluppo.

4Governo della Republica Slovena, Ufficio per le Minoranze.Consultabile sul sito: http://www.uvn.gov.si/si/manjsine_oziroma_narodne_skupnosti/romska_etnicna_skupnost/(18 May 2007)

5Governo della Repubblica Slovena, Ufficio per le Minoranze Nazionali.Disponibile su: http://www.uvn.gov.si/si/manjsine_oziRom_narodne_skupnosti/romska_etnicna_skupnost/(18 Dic 2006)

6Allegato al programma delle scuole materne che lavorano con i bambini Rom, Ministero dell’Istruzione, la Scienza e lo Sport della RepubblicaSlovena.Disponibile su: http://www.mss.gov.si/fileadmin/mss.gov.si/pageuploads/podrocje/vrtci/pdf/vrtci_Dodatek_-_ROMI.pdf(20 Dic 2006)