GLI smeraLdI deLL’atLantIco - Azores · 2016-11-30 · a s ão migueL ci sono i grandi laghi -...

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ISOLE AZZORRE GLI SMERALDI DELL’ATLANTICO di Silvia Brugnara

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I S O L EA z z O r r E

GLI smeraLdIdeLL’atLantIco

di Silvia Brugnara

L’idea di fare un viaggio spesso nasce daL desiderio di conoscere e rapportarsi con una reaLtà nuova fatta di persone e di sapori diversi per provare sensazioni uniche: cogLiere Le miLLe sfumature di verde in un unico paesaggio, riconoscere un fiore speciaLe tra i tanti, distinguere un profumo nuovo e farLo un po’ tuo, sentire suLLa peLLe queLLa brezza che sa di Libertà. queste Le sensazioni che provo quando mi trovo in un posto così unico aL mondo. primo passo? Lasciarsi andare verso La natura più autentica rispettandoLa in tutto e per tutto. queste sono Le isoLe azzorre: gLi smeraLdi deLL’atLantico, nove pietre preziose incastonate neLLa Lava e immerse neLL’oceano.

L’arcipeLago è di origine vulcanica ed è diviso in tre zone geografiche. A Oriente troviamo Santa Maria e São Miguel e gli

isolotti Formigas; al centro Terceira, Gra-ciosa, São Jorge, Pico e Faial e poi a Occi-dente, Corvo e Flores. Le Azzorre, insieme agli arcipelaghi di Madeira, Canarie e Capo Verde, costituiscono la regione biogeografi-

ca della Macaronésia (nome di derivazione greca) che significa “isole beate” o “isole fortunate”, così chiamate da alcuni stu-diosi geografi perché poste oltre lo stretto di Gibilterra. Alcuni ritenevano fossero

“fortunate” perché le divinità accoglievano qui eroi con capacità e doti eccezionali. Con questi presupposti, l’entusiasmo sale ancor prima di partire!

IL cLImaAffrontiamo subito l’argo-mento. Quante volte, durante le previsioni meteo, abbiamo sentito il Colonnello Giugliacci dire con entusiasmo: “arriva l’anticiclone delle Azzorre!” Da bambina pensavo fosse una sorta di enorme mammifero dai poteri magici che con un soffio portava il bel tempo. Beh… l’idea di qualcosa di positivo, di base, c’era. Quest’area di alta pressione, a seconda degli spo-stamenti, condiziona il clima di tutta l’Europa. Nonostante porti sole sul Mare Nostrum, non vuol dire che le isole di per sé siano sempre assolate e calde. Il clima delle Azzorre pur essendo abbastanza mite, durante le stagioni autunnali e invernali, è caratterizzato da piogge molto forti. Ma questo è assolutamen-te un beneficio per i paesaggi, sempre verdi e fioriti. Tra tutte, l’isola di Flores è quella più piovosa. Vi consiglio, dunque, di andare durante la stagione estiva anche se qualche giorno di pioggia è da mettere in conto ma senza disperare… Dietro quei nuvoloni grigi, in un attimo esce il sole a sorprendervi! Le tempe-rature sono ottimali perchè non superano i 30 gradi, il bagno nell’Oceano è refrigerante (l’ac-qua è tra i 20 e i 23 gradi circa) e il solarium sulla costa vulcanica è assolutamente garantito!

SAO MIGUEL

Ponta Delgada

TErcEIrA

GrAcIOSA

SANTA MArIA

cOrvO

fLOrES fAIAL

PIcO

SAO jOrGE

fOrMIGAS

L O S M E r A L D O P I Ù G r A N D EbriLLante e seducente come una pietra preziosa fa restare

a bocca aperta. SãO MIGUEL, detta iLha verde,è una straordinaria espressione deLLa natura

La capitaLe è Ponta Delgada dove si trova l’A-eroporto Internazionale di João Paulo II, prima

t a p p a del nostro itinerario e… Che il viaggio abbia inizio! Ci tro-viamo sull’isola più estesa e popo-lata dell’arcipelago: lunga 62 km e larga 16 km. Considerate che più della metà degli abitanti delle Azzorre vive qui. È stata scoper-ta dai navigatori portoghesi tra il 1427 e il 1431 e dopo qualche anno iniziò a popolarsi di altre comuni-tà provenienti da diverse parti del Mondo. I rapporti con altre popo-lazioni favorirono, nel corso del tempo, lo sviluppo commerciale e l’introduzione di nuovi prodotti che, pur essendo originari di altre zone geografiche, hanno trovato le condizioni ottimali per esse-re coltivati in maniera cospicua come l’ananas e il tea, il tabacco e il lino neozelandese (phormium). Il paesaggio è qualcosa di incredi-bile, è come se qualcuno lo avesse dipinto a mano. Tra la vegetazio-ne densa e rigogliosa gli alberi di Criptomeria sono i più diffusi e saltano subito all’occhio. La spe-cie è originaria dal Giappone e può raggiungere grandi altezze (fino a 40 metri); poi ci sono le ortensie di tonalità che vanno dal bianco al blu e al violetto che fanno capolino sulle strade che collegano Ponta Delgada, la capi-tale, alle altre località turistiche. Ma la flora è costituita anche da specie endemiche quali l’erica, la Morella faya, l’alloro delle Az-zorre e l’agrifoglio che, oltre a dar vita ad una tavolozza di svariati tonalità di verde, offrono rifugio ad un uccello molto raro e spe-ciale: il priôlo (pyrrulla pyrrulla murina).

I S O L EA z z O r r E

sÃo mIGUeL

LUsItanIe crUzadoportoGhesII cavalli ci portano verso paesaggi di natura selvaggia alla scoperta di nuove emozioni. Pronti a montare in sella!

V E r S O I F U M ID I F U r N A S VA L L E Y

a ponta deLgada noLeggiamo una macchina per avventurarci verso la Furnas Valley. Siamo in quattro, scaltri come i Moschettieri e eroici come i Fantastici Quattro! Lungo il percorso ci fermiamo

a Lagoa, Vila Franca do Campo, Povoação fino a raggiungere Lagoa das Furnas. Fin da subito ci accorgiamo che l’ambiente è quasi fiabesco: le strade alberate, poco trafficate, ci portano in maniera agevole e leggera verso Furnas. Sul bordo meridionale del lago è stato realizzato il Centro di monitoraggio e di ricerca di Furnas (CMIF) che ha lo scopo di attuare e divulgare le attività di ripristino ecologico di Lagoa das Furnas (POBHLF). Qui, nel verde del bosco, è stata prati-cata una curiosa attività: Wood carving. Sono state scolpite nel legno alcune immagini di personaggi fiabeschi e animali, quasi a rappresentare i custodi-protettori della foresta. Andiamo oltre, seguendo i fumi che ci portano a Caldeiras das Furnas dove la terra sprigiona calore in grado di cuocere il fa-moso Cozido das Furnas. La città di Furnas, con le fumarole e le sorgenti termali rende la passeggiata sempre più surreale.

VeronettareUn giovane con il suo chiosco di legno vende succo di ananas… Lo prendiamo d’assalto! Dopo un paio di succhi a testa chiedo al ragazzo se posso acquistarne qualcuna… Non ne posso più fare a meno. Le mini-ananas sono dolcissime, le Cayenne Sao Miguel sono un vero e proprio nettare. Lui non si fa corrompere e mi suggerisce di andare in frutteria!

S E N T I E r I S E LVA G G IT r A F O r E S T E , L A G H I E V U L C A N I

a são migueL ci sono i grandi laghi - lagoas - delle Azzorre. Sete Cidades è quello che mi ha sorpreso di più: incantevole e ro-

mantico. Uno scenario da film! Dove mito e leggenda si fondono insieme. Dal belvedere Vista do Rei (vista del Re), mentre scattava-mo una foto dietro l’altra, ogni tanto resta-vamo incantati davanti a questo Paradiso naturale: due laghi, uno verde, l’altro azzur-ro, sono separati da un ponte ad archi dal quale ne deriva il nome. Abbiamo visitato Sete Cidades con due bravissime guide dello staff Futurismo, Laura e Emma, a bordo del-la loro jeep! Abbiamo circumnavigato le vie dei laghi soffermandoci molto spesso ad os-

servare panorami mozzafiato lungo la stra-da. Sui laghi “gemelli” ci hanno raccontato una storia che li lega ancor di più: una bellis-sima donna, promessa sposa ad un principe, si innamora di un contadino di Sao Miguel. Tra loro nasce un’intensa storia d’amore ma la donna è destinata a sposare un altro uomo per volere del padre. La notte prima delle sue tristi nozze, la ragazza si reca dal suo amato per dargli l’ultimo saluto. I due si stringono in un forte abbraccio versando un mare di lacrime. Le tante lacrime versate formeranno questi due laghi: quello azzurro, come gli occhi della giovane, e quello verde come gli occhi del ragazzo. E così per sem-pre vicini anche se divisi dal ponte.

LaGoa do FoGoIl lago di fuoco, è ancora più selvaggio. Questo lago si trova nel cratere vulcanico di Furnas che colpisce subito per la sua estensione e per le rive coperte da una vegetazione lussureg-giante ed esotica che rende giustizia alla denominazione di “Vale Formoso” attribuita a questa zona di São Miguel. Ma i laghi non sono finiti! Serra Devassa, situato nella parte centrale dell’isola, i laghi di Santiago, Rasa, Canário, Éguas, Empadadas, Congro, São Brás. Già che ci siamo… Perché non vederli tutti?Se siete amanti delle passeggiate nel totale relax della fauna più selvaggia allora saprete che le Azzorre è il posto giusto per voi e che Sao Miguel vi aspetta con i suoi sentieri incontaminati. La mia dote olfattiva qui ha la meglio! Sono riuscita a distinguere almeno una decina di fragranze: dal manto verde di criptomerie, i pitosfori australia-ni alla morella faya! Niente male eh?! Cosa mi direbbe Indiana Jones? Che la prossima volta… Si va alla ricerca di tartufi!

LaGoa das empadadasAnche questo sembra un set cinematografico esclusivo, silen-zioso e tranquillo. La vegetazione è fitta fitta e non lascia passare un rumore ma solo fasci di luce e tutto si riflette sull’acqua, quasi immobile ma densa di colore. Senza voler disturbare la quiete, ci muoviamo silenziosi: parliamo a bassa voce tra i click delle macchine fotografiche. Siamo entrati nel ruolo di veri esploratori! I quattro famosi eredi di Indiana Jones!

I S O L EA z z O r r E

sentIerIseLVaGGI

C H À . . . C H À . . . C H À !

iL chà non è un baLLo tradizionaLe e nemmenoun curioso intercaLare ma è iL purissimo tea deLLe azzorre

I S O L EA z z O r r E

chÀ… chÀ… chÀ!

I MULINIDELLE AZZORRE

IsoLadI GracIosae IsoLa dI pIco

Se dico Mulino? Dico farina o vento, oppure bianco, o forse Banderas! Olè! E invece alle Azzorre è un alloggio curioso e atipico quanto emozionante poiché circondato dal verde con vista sull’oceano. Il mulino è un’esperienza stravagante e inedita, tutta da provare! Ci sono piccoli appartamenti da 2 e 4 persone, vivaci e pittoreschi. Noi, i fantastici 4, lo abbiamo fatto per voi e, credetemi, è come vivere nel bel mezzo di un racconto assolutamente fantastico!

P I Ù D I U N S E M P L I C E T E A

prendiamo un’auto con au-tista-guida che ci porterà alla sco-perta del fantastico mondo del tea delle Azzorre. Lungo la strada

è facile distrarsi: dagli spettacolari miradou-ros (i punti panoramici) alle folte mandrie di mucche, quindi ci fermiamo spesso per dar modo ai fotografi di catturare qualche emozionante immagine. Le mucche sono abbastanza irrequiete e ci degnano di po-chissimi sguardi… Molti i tentativi da parte nostra per richiamare la loro attenzione… Ma questi particolari ve li risparmio! Da Ponta Delgada ci vuole poco più di mezz’ora di viaggio per raggiungere le Piantagioni Gorreana… O meglio di Chà, le uniche in Europa. Uno stabilimento attivo dal 1883 che ha tramandato la sua attività di generazione in generazione e dove sono prodotti quattro tipi di tea: tre di nero e una di verde. Passeggiamo tra le piantagioni, un labirinto “scolpito” nel verde, una serie di linee che sfumano dal verde chiaro a quello più scu-ro. Scopriamo che dalla tonalità di verde

dipende anche il tipo di tea. La prima foglia, la più giovane e tenera, è di colore chiaro e si chiama Orange Pekoe dalla quale ne de-riva un tea leggero e aromatico; la seconda foglia è la Pekoe che ha un sapore pieno e meno aromatico; dalla terza foglia invece si ha un tea dal un gusto più intenso, il Broken. Queste sono le tre tipologie di tea nero che si ottengono attraverso la tritura delle foglie e poi il naturale processo di ossidazione, fer-mentazione e lavaggio. Le tre classificazioni si acquisiscono tri-turando delicatamente le foglie essiccate, mentre l’Hysson, il tea verde, si ottiene at-traverso una “delicata” lavorazione a vapore e altre antiche metodologie. Dopo aver seguito le varie fasi, arriva il mo-mento fondamentale: la degustazione. Li assaggiamo tutti e quattro… e ci divertiamo a cogliere le diverse sfumature che li distin-guono. Abbiamo provato a fare anche la prova “bendati” … Vi chiederete se siamo dei veri intenditori? Sì, il nostro è stato un divertimento da veri intenditori! Ogni eroe avrà il suo tea!

U N S A LT O I N C I T T Àquando abbiamo visitato iL centro di ponta deLgada

siamo rimasti coLpiti daLL’ordine e daLLa curadei particoLari di ogni vicoLo e piazza

I S O L EA z z O r r E

Un saLtoIn cIttÀ

I L F A S C I N O D E L L O S T I L E M A N U E L I N O

in questa isoLa Le persone rispettano

L’ambiente che Le circonda e Lo

fanno in maniera deL tutto naturaLe. non hanno L’aria di

coLoro che Lo fanno per “obbLigo” o per forma, Lo fanno e

basta, è La Loro prassi e fiLosofia di vita.

Gli abitanti di São Miguel sono, di norma, riservati e si-lenziosi. Non intraprendono conversazioni senza essere coinvolti direttamente. La-

sciano ai turisti quella libertà di godersi la città ma con un

semplice sguardo ti fanno intuire che sono persone

disponibili e socievoli. Risto-ratori, negozianti e tassisti in primis raccontano della città

e di come si muove.

Lo stile manuelino, detto anche tardo gotico portoghese, è lo stile architettonico tipico del Porto-

gallo risalente al XVI secolo e che va a rappresentare le scoperte fatte dai navigatori portoghesi come Vasco da Gama e Pedro

Álvares Cabral. Il primo esempio lo abbiamo trovato subito, al cen-tro di Ponta Delgada. Il secondo a Ribeira Grande, Igreja Matriz de São Sebastiao per trovare poi

anche Portas da Cidade.

Viviamo la piazza principale mentre si colora di folklore grazie ad un gruppo di giovani (e giovanissimi) con i tamburi che suonavano ad un ritmo deciso e incalzante. Ci fanno venir voglia di proseguire veloci e determinati in marcia verso il porto.

N E L P r O F O N D O b L UL’ESCURSIONE ChE CI ASPETTA è DAVVERO SPECIALE.

TENETEVI FORTE PERChÉ STO PARLANDO DI whALE wATChING, L’AVVISTAMENTO DELLE BALENE

iL brief, anche in questa occasione, è d’obbligo. Ci ri-uniamo in una sala dove Ida ci descrive cosa troveremo

nell’oceano. La barca ci aspetta e capitan Harlock pure. Pronti a salpare. Il primo avvistamento: il delfino di Risso, detto Michael Jackson. È un delfino particola-re, maculato di bianco e grigio con la fronte bombata. Ripartia-mo e dopo qualche minuto il mio fidanzato avvista un altro delfino richiamando l’attenzione di tut-ti: lo riconosciamo, è la stenella maculata atlantica, una specie nota per la sua socievolezza. Infatti ci segue e piano piano in-sieme a lui tanti altri, un branco vivacissimo inizia a tuffarsi qua e là per giocare tra la scia della barca… Da non sapere più dove guardare! Anche se non eravamo in acqua con loro la sensazione è stata davvero bellissima.Ma il momento che tutti aspet-tavamo forse stava per arrivare. Le balene, durante la loro migra-zione, passano al largo delle Az-zorre dove c’è molto pesce: il ca-podoglio, la balenottera boreale e i misticeti frequentano questa zona durante il periodo estivo. In inverno, invece, è facile avvistare la balena azzurra.I biologi ci dicono che c’è un ca-podoglio con il suo cucciolo nei dintorni. Siamo in trepida atte-sa. Ad un tratto ci indicano dove guardare, è lei con il suo cucciolo: nuotano lentamente in superfi-cie e poi con uno spruzzo d’acqua e l’elegante colpo di coda torna-no ad immergersi. Il capodoglio è il più grande tra gli odontoceti (i cetacei con i denti) e si immerge in grandi profondità per cacciare i calamari, tra cui il leggendario calamaro gigante. Quando assi-sto a questa scena penso che sto vivendo un docu-reality... Presa diretta dalle Azzorre!

adesso è arrivato il mo-mento di pensare a quel bellis-simo sogno ricorrente che vi fa svegliare con un grande sorriso

stampato sul viso. Ecco il mio è successo davvero nella realtà e l’ho realizzato pro-prio qui alle isole Azzorre. Una mattina al suonare della sveglia faccio un balzo in piedi dal letto e mi preparo svelta, eccita-ta al pensiero di uscire. Scosto le tende e vedo che ancora è buio… Ma che ore sono? Non prendetemi in giro… Sto per farvi una confessione: ho lasciato l’ora italiana sul cellulare (2 ore indietro), quindi erano più o meno le 5.30 del mattino. Ok, no problem, mi rimetto a letto e punto la sveglia con l’o-rario giusto. Dopo un’oretta circa squilla il telefono ed era Cristiana: “ciao Silvietta

L’ E M O z I O N ED I U N A V I TA

buongiorno! Sei pronta? Non ti ho vista in sala colazione, hai già mangiato?”. Ora, do-vevo un po’ capire se avessi fatto male i con-ti io con gli orari oppure era una cosa diffu-sa. Faccio una piccola pausa e lei aggiunge: “T’ho svegliata?” Io: “Cri, veramente io mi sono svegliata circa un’ora fa scoprendo che avevo puntato la sveglia con l’orario italiano…”. Svelo l’arcano: anche Cristiana aveva puntato male la sveglia ma con l’ora di Lisbona (1 ora indietro). Bene, gli unici ignari di ciò che stava accadendo erano gli uomini, Marco e Massimiliano, beati e svegli all’ora giusta. Come potete notare i quattro moschettieri erano perfettamente sincronizzati!Detto ciò ci rechiamo al porto per la nostra missione numero uno, la missione delle missioni, la mission impossible dell’anno: nuotare con i delfini.La nostra escursione, organizzata da Fu-turismo, è guidata dalla bravissima biolo-ga marina Mariana che ci accompagnerà in questa fantastica avventura. Prima di salire a bordo del gommone, un brief per

evitare di far danni. Sì, perché qui la regola numero uno è il rispetto per l’ambiente e per coloro che ci vivono. Usciti dal porto ci dirigiamo verso Vila Franca do Campo, dove scorgiamo una piccola isola paradi-siaca, cratere di un vulcano sommerso. È considerata una delle maggiori attrazioni turistiche dell’isola di São Miguel, grazie anche alle gare del Red Bull Cliff Diving, il campionato mondiale di tuffi dagli scogli. All’interno di questo cratere c’è una piscina naturale e una spiaggetta.Procediamo lungo la costa vulcanica di Sao Miguel e d’un tratto il gommone fa una cur-va per tornare indietro: un avvistamento? Tutti pronti con le macchine fotografi-che. Si tratta, purtroppo, di un rifiuto che il mare sta portando verso la costa, è una bottiglia di plastica ricoperta dalle alghe e va recuperata perché, oltre l’inquinamen-to, potrebbe causare danni ai pesci che pro-verebbero a morderla.  Qualcosa che c’è da tempo ma che sta venendo fuori solo ora. Una volta un’esperta navigatrice mi disse che per quanto si riesca a mantenere puli-

Prof. Arronaux: “Voi amate il mare, capitano?”Nemo: “Sì! L’amo! Il mare è tutto. Copre i sette decimi del globo terrestre. Il suo respiro è puro e sano. È l’immenso deserto dove l’uomo non è mai solo, poiché sente fremere la vita accanto a sé”.

 jULES vErNE, ventimiLa Leghe sotto i mari

to il mare a volte qualche rifiuto si perde a largo ma alla fine, col tempo, torna sempre a riva e lì si può facilmente recuperare. Così dopo aver tolto al mare quello che non gli appartiene, continuiamo la nostra rotta costeggiando Ribeira Quente.Ci fermiamo perché ci troviamo in una zona molto frequentata dai nostri amici cetacei.Vediamo avvicinarsi una grande tartaru-ga… È caretta caretta, la tartaruga perfetta! Marco si tuffa e nuota con lei. Massimilia-no mentre riprende la scena dal gommo-ne nota che le sue zampe posteriori fanno fatica a muoversi e la nostra esperta Ma-riana si tuffa per soccorrerla e le toglie al-cuni granchietti che le si erano aggrappati. Mentre vediamo caretta caretta riprendere il suo nuoto spedita nel blu dipinto di blu, scorgiamo da lontano qualche pinna fare su e giù dalla superficie… Sono loro e stanno arrivando! In realtà non sono loro a venirci incontro ma noi. Quando immaginiamo di nuotare con i delfini, il primo pensiero è di incontrare Flipper, il beniamino di tutti. In

realtà i delfini che vediamo venire verso di noi sono proprio della sua razza: un gruppo di Flipper grandi e piccoli ma la sostanziale differenza è che non sono addestrati, sono liberi. Nessun condizionamento “innatu-rale” da parte dell’uomo. Infatti non si of-fre cibo per trattenerli con noi, sono loro a decidere se restare o meno. Tremo e ho la muta intera quindi non è per il freddo (dato che il sole splende) è l’emozione perché sto per tuffarmi. Per evitare di farli scappare, scendiamo due alla volta senza fare troppo rumore.Io e Cristiana scendiamo insieme. La pri-ma volta non riesco a vederli poiché ini-zio a nuotare dalla parte opposta alla loro (sigh!), la seconda volta passiamo accanto ad un piccolo gruppo che va velocissimo; la terza volta, invece, sono vicinissimi a noi e uno del branco ci passa sotto la pancia. Riemergiamo entusiaste in un abbraccio come due bambine.Un momento magico. Pochi secondi ma densi di emozione in mezzo all’immensità dell’oceano.

I deLFInI deLLe azzorre,I maGnIFIcI cInqUe!

Il grandeIl Tursiope. è il delfino che vedia-mo nei delfinari ma vederlo libero nell’Oceano è un’altra storia!

Il MIchael Jacson dell’atlantIcoLa Stenella macu-lata che giunge in queste zone con i suoi piccoli.

l’ InconfondIbIle Il delfino comune. Lungo i fianchi sfoggia una cles-sidra grigio chiaro e poi una striscia gialla. Nuotano in gruppi di centinaia di individui.

Il tondoIl Grampo. Più o meno grande come il Tursiope, il Grampo ha un muso arrotondato diverso da tutte le altre specie.

Il tIMIdoLa Stenella striata. Più o meno grande come il Delfino comune, le Stenelle striate delle Az-zorre sono spesso schive.