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GLI OROLOGI MECCANICI E LA MISURAZIONE DEL TEMPO TRA TRADIZIONE E INNOVAZIONE SIMONE RASPAGNI LICEO DELLE sCIEnzE sOCIaLI “FabIO bEsta” mILanO Anno scolastico 2013-2014

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GLI OROLOGI MECCANICI E LA MISURAZIONE DEL TEMPO

TRA TRADIZIONE E INNOVAZIONE

SIMONE RASPAGNI

LICEO DELLE sCIEnzE sOCIaLI “FabIO bEsta” mILanO Anno scolastico 2013-2014

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L'orologio non è solo uno strumento per fissare la traccia delle ore che

passano, ma un mezzo per sincroniz-

zare le azioni degli uomini.

L'orologio, non la locomotiva, è lo strumento chiave della moderna età

industriale ... In rapporto alle quanti-

tà determinabili di energia, alla stan-dardizzazione, agli automatismi e, in-

fine, al suo prodotto peculiare, la mi-

surazione accurata del tempo, l'orolo-

gio è stato la macchina di gran lunga più importante della tecnica moderna.

Esso è sempre restato in testa alla

classifica, perché raggiunge una per-fezione alla quale tendono tutte le al-

tre macchine.

(LEWIS MUMFORD, Tecnica e civiltà)

Ogni buona automobile dovrebbe du-

rare quanto un buon orologio.

(Henry Ford)

Perdere tempo è una significativa

forma di protesta contro l'inesorabilità

di una vita scandita dagli orologi.

(VITTORIO DERIU, “Giuro di dire la

verità”, 2009)

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Premessa

Ho deciso di trattare quest’ argomento in quanto l’orologeria meccanica fin da piccolo mi ha sempre incuriosito.

E la curiosità si è trasformata prima in interesse e poi in passione quando la mia pro-zia mi regalò il suo orologio meccanico da tavolo, le cosiddette “parigine”, ovvero un

orologio dotato di un treno per il movimento e di un treno per la suoneria.

Il meccanismo era pieno di polvere e tutto sporco e l’orologio non funzionava, ma lo volevo sentire suonare! Non possedendo le capacità tecniche ne gli strumenti per revi-

sionarlo, lo portai al mio orologiaio di fiducia, che me lo consegnò dopo tre mesi, per-

fettamente funzionante.

Non potete immaginare la mia gioia. Ogni momento udire il tic tac dell’ oscillazione del

pendolo che metteva in moto tutti gli ingranaggi, sentire il clic di preparazione della

suoneria e allo scoccare dell’ora o della mezza ascoltare il cristallino rintocco del mar-tello sulla campana.

Un giorno decisi di revisionare una pendola, solo movimento. Sapevo già come smon-tarlo correttamente, come effettuare la pulizia dei pezzi e la successiva asciugatura, la

lucidatura, la lubrificazione e il montaggio. Ma avevo dei dubbi. Uno di questi era co-

me lubrificare perfettamente i rotismi.

Decisi quindi di iscrivermi a un forum on line di orologeria dove, oltre a ricevere una marea di consigli e precauzioni nello smontaggio (es: scaricare sempre le molle del

bariletto prima di smontare il meccanismo) che comunque avevo già preso in conside-

razione, ottenni la risposta al mio problema: è inutile lubrificare gli ingranaggi, poiché col passare del tempo l’olio evapora e attira polvere e sporcizia, creando una sorta di

colla. Bisogna lubrificare invece i pivot (fori dove entra l’asse dell’ingranaggio).

Ho quindi iniziato a revisionare meccanismi di orologi che funzionano grazie al pendolo

sia solo movimento sia movimento e suoneria e meccanismi con sveglia.

Ma gli orologi meccanici non appartengono solo al passato. Ieri, possedere il tempo

significava padroneggiare il corso del destino. Per questo motivo i potenti si assicura-

vano i servigi dei più brillanti orologiai. Poi la scena è cambiata con l’avvento dell’era

industriale. Costumi e abitudini si sono modificati , il tempo è diventato universale, personale e funzionale, e condiziona paesi e continenti. L’avvento del quarzo ha se-

gnato il trionfo della precisione e del calcolo rigoroso.

Oggi, passata la tempesta, gli amanti del bello riscoprono la tradizione senza però rin-

negare il presente. Una nuova generazione di orologiai sta spostando una volta ancora

gli estremi limiti delle possibilità concesse alla mano e alla macchina. Ogni nuovo suc-cesso fa pensare che le frontiere del possibile siano ormai raggiunte. Ma, simile in

quanto all’universo, l’orologeria ha forse dei limiti?

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INDICE

Premessa pag 3

PARTE PRIMA: Le mie revisioni e le fasi pag 5

PARTE SECONDA: La questione del tempo pag 6

1. Introduzione pag 6 2. Il tempo nella filosofia: Eraclito, Hegel, Bergson, Nietzsche pag 6

3. La questione del tempo pag 7

a. L’eternità del tempo pag 7 b. La percezione del tempo pag 7

c. Lo scorrere del tempo pag 8

d. La spirale del tempo pag 8

e. Il rapporto tra tempo e storia pag 8 f. Tempo coscienza universo pag 9

PARTE TERZA: La Storia del tempo pag 10

1. La misurazione del tempo pag 10 2. Storia dell’orologeria pag 10

a. I primi metodi di misurazione del tempo pag 10

i. I Calendari pag 10

ii. Lo gnomone pag 10 iii. Le meridiane pag 11

iv. Le clessidre ad acqua pag 11

v. Le clessidre a sabbia pag 12 b. Verso gli orologi meccanici pag 12

i. Il carattere tecnico dell’innovazione pag 12

ii. Breve storia pag 13 c. Orologi al quarzo pag 14

d. Orologi digitali pag 15

3. Le tipologie di orologi pag 15

a. Orologi da torre pag 15 i. Orologio astronomico di Praga pag 15

b. Orologi da salotto e pendoleria pag 16

c. Orologi da tasca e sveglie pag 16

PARTE QUARTA: L’interpretazione del tempo in arte e letteratura pag 17

1. Il concetto di tempo nel surrealismo e gli “orologi molli” di Dalì pag 17 2. Il tempo per Gabriele d’Annunzio: “La sabbia del tempo” pag 18

3. Il tempo per Charles Baudelaire: “L’horloge” pag 19

BIBLIOGRAFIA; SITOGRAFIA; ICONOGRAFIA pag 20

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Parte Prima

Le mie revisioni

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Per tutte le revisioni dei meccanismi ho agito secondo differenti fasi:

- Pulizia generale: tutti i meccanismi erano coperti da molta polvere. Ho quindi ef-

fettuato una prima pulizia per rimuovere la polvere e la sporcizia in eccesso.

- Smontaggio del meccanismo: catalogando i differenti pezzi in base alle funzioni

svolte ed effettuando fotografie e disegni.

- Pulizia sommaria dei componenti: effettuando la pulizia sommaria per eliminare

residui di polvere o sporcizia e precedenti grassi e oli di lubrificazione, immergendo i

componenti i una soluzione di acqua, detersivo, sgrassatore e alcool. I pezzi rimango-no in ammollo per circa dieci minuti e mescolati ogni minuto.

-Pulizia specifica dei singoli componenti: pulizia specifica dei singoli componenti del meccanismo immergendoli in una nuova sostanza di detersivo, sgrassatore e ac-

qua e spazzolandoli con spazzola sottile una prima volta e successivamente con spaz-

zolino. Eventuali segni di ruggine sono stati rimossi con la paglietta fine di ferro.

- Lavaggio finale: immergendo tutti gli elementi del meccanismo in una soluzione di

alcool e detersivo e “centrifugandoli” a mano per cinque minuti.

-Lucidatura: utilizzando prodotti specifici per lucidare l’ottone.

-Asciugatura: con il phon tiepido.

-Montaggio e lubrificatura: montaggio degli ingranaggi lubrificando con appositi oli

i punti di maggior attrito

- Controllo della marcia o messa in battuta: consiste nel controllare che l’orologio

rimanga perfettamente in “battuta”, effettuando correzioni e regolazioni alla lunghezza

del pendolo, evitando quindi che l’orologio accumuli ritardi o anticipi.

Ho fino ad ora revisionato una pendola Jungans, una parigina Japi Freres e una sveglia

Franche Comtè

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Parte seconda

Le questioni del tempo

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Introduzione

Gli stereotipi sul “tempo” paiono proliferare senza soluzione di continuità:“Ammazzare il tempo”, tanto per citare uno dei casi più dozzinali, è un modo di dire quantomeno

sciocco perché non significa nulla se non che si uccide la propria esistenza.

La persona che “ammazza il tempo” è colui che impiega malamente il proprio tempo vitale, non sapendo cosa fare, non avendo interessi gratificanti, né occupazioni di tipo

mentale (come leggere e scrivere) o di carattere fisico (come gli sport).

Invece, il vero valore del tempo esistenziale emerge da un punto di vista più propria-

mente estetico-spirituale, che comprende la sfera del piacere, della bellezza, del go-dimento, della cultura, dell’arte, dell’amore, dell’immaginazione, della felicità, cioè la

dimensione creativa, ludica e libidinosa della vita.

Il concetto stesso di “tempo”, nella fattispecie quello climatico, è frequentemente cita-

to quale insulso e comodo oggetto di conversazione; questa è talvolta una spie ine-quivocabili che tradisce la soggezione emotiva, la goffaggine e l’imbarazzo personale,

l’incapacità e l’ingombrante difficoltà di comunicare, il conformismo esistenziale e cul-

turale, oppure indicano un atteggiamento di astuzia, di falsità, di “temporeggiamen-

to”.

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Il tempo nella filosofia

Eraclito con la sua celebre frase “panta rei” (tutto scorre) ha una visione dell’inarrestabile e perpetua trasformazione di tutte le cose, per cui nulla è “sacro”,

immortale o eternamente immutabile, neanche Dio. Il “tempo” è visto come ordine

misurabile del “divenire”.

Hegel (1770-1831) considera il “tempo” come “divenire intuito”, cioè come intuizione

del movimento, e non lo identifica con la “coscienza”, bensì con qualche aspetto par-

ziale o astratto della coscienza medesima.

Bergson (1859-1941) parte dalla considerazione di quanto sia insufficiente l’idea che

la scienza ha del tempo, inteso come un tempo privo di “durata”, cioè proprio quella

nozione che definisce la sua essenza profonda. Il tempo della scienza infatti è un tem-po spazializzato, una successione misurabile e omogenea di istanti. Questo tempo, os-

serva Bergson, ha una grande utilità pratica, perché è grazie al suo carattere di “misu-

rabilità che è possibile l’organizzazione della vita sociale. Ma il tempo della scienza non è l’unico: esiste anche il tempo della coscienza che è concepito come un flusso conti-

nuo, incessante movimento degli stati di coscienza in cui passato, presente e futuro si

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fondono e si compenetrano. Il tempo interiore è fondamentale per la nostra identità di

uomini, il cui passato è costantemente conservato tramite la memoria e il futuro è

“anticipato” attraverso la progettualità.

Nietzsche (1844-1900) ha una concezione ciclica del tempo, nonché l’idea dell’eterno ritorno che deve essere sopportata dall’oltreuomo per liberarsi dal nichilismo. Per il fi-

losofo tedesco ogni istante contiene in se il proprio fine e va vissuto all’istante. Com-

porta la piena assunzione di responsabilità nei confronti della vita e comporta il pas-

saggio dal “così fu” (passato) in “così volli che fosse” (eterno presente).

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La questione del tempo

La questione del tempo è davvero di cruciale importanza. La funzione del tempo è quella di favorire una progressiva autoconsapevolezza della propria umanità e l'essere

umano è soggetto a un limite di tempo, che però generalmente non viene accettato.

Se si avverte il tempo come eternità ci si adatta meglio a essere quello che si è.

L’eternità del tempo

Il solo fatto che la nascita dell'universo sia avvenuta in un

tempo così remoto da risultare all'uomo praticamente insi-gnificante, può essere considerato un indizio della grandezza

che ci sovrasta. Noi misuriamo il tempo ma oltre un certo

limite diventa una sorta di eternità: è talmente indefinito da risultare sovratemporale. Infatti l'uomo percepisce l'eternità

del tempo in qualità di soggetto appartenente a una specie.

Gli animali sono lontanissimi da questa percezione delle co-

se. Insomma, non è il tempo un aspetto dell'eternità, ma il contrario, nel senso che l'uomo può riscoprire il senso dell'eternità nello scorrere del

tempo e può farlo proprio perché il significato ultimo del tempo sta nell'umanità

dell'uomo.

La percezione del tempo

La percezione che abbiamo del tempo determina profondamente il nostro modo di agi-

re. La nostra percezione del tempo si pone a diversi livelli:

Astronomico: è il sistema solare che dà un concetto oggettivo dello scorrere del tempo al nostro pianeta; e questo è su base annuale, mensile, giornaliero. Il nostro

calendario del tempo può essere solare, lunare, lunisolare; possiamo avere mesi divisi

in settimane o in decine di giorni; possiamo avere misurazioni quotidiane del tempo molto diverse (per ore, per gruppi di ore ecc.), ma non si può in alcun modo calcolare

il tempo in maniera indipendente dal sistema solare (anche quando si usa il calendario

lunare, dopo un certo periodo bisogna fare un aggiustamento per evitare le sfasatu-

re). Fisico: ogni essere umano è soggetto inevitabilmente a morire. Noi possiamo anche

non sapere quando siamo nati, chi ci ha messo al mondo e dove l'ha fatto, ma non

possiamo sottrarci all'esperienza della morte. Sappiamo cioè, guardando i nostri simili, che, oltre una certa età, si moltiplicano vistosamente le possibilità di morire.

Figura 1 L'eternità del tempo

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Psicologico: il tempo che viviamo è in funzione delle nostre aspettative. Questa è

una caratteristica tipicamente umana, sconosciuta al mondo animale. Noi abbiamo la

percezione che il tempo sia lungo o corto, leggero o pesante, intenso o noioso, a se-conda di come ci poniamo nei confronti della vita.

Quanto più forti sono i nostri desideri, tanto più un tempo breve ci apparirà lunghissi-

mo; quanto meno sono intensi, tanto più accadrà il contrario. E l'età che abbiamo si-curamente ci condiziona nell'avere differenti atteggiamenti.

Ci è dato da vivere un tempo proprio per soddisfare le esigenze identitarie dell'io, nel

rispetto di quelle altrui.

Logico: spazio e tempo vengono costantemente usati nelle scienze esatte (matemati-ca, geometria, fisica, astrofisica, chimica ecc.). Sono forme computabili, calcolabili,

proprietà dell'intelletto - direbbe Hegel -Qui lo spazio e il tempo non vengono usati per

scoprire la vera essenza delle cose, ma solo le forme in cui metterle tra loro in rela-zione.

Metafisico: spazio e tempo sono categorie usate per interpretare le cause ultime del-

la nostra esistenza, dell'origine del nostro pianeta, del suo sistema solare e di tutti gli altri infiniti sistemi solari dell'universo. E' questo - dicono i filosofi - il campo della ra-

gione e della la filosofia.

Lo scorrere del tempo

Da che cosa ci è dato lo scorrere del tempo? Noi possiamo calcolare il tempo della no-

stra vita contando non solo gli anni, ma anche soltanto i mesi o i giorni o le ore o i

minuti o persino solo i secondi. Se contassimo i millesimi di secondo verrebbero fuori cifre astronomiche. Ma il fluire del tempo lo avvertiamo anche in rapporto alla nostra

condizione fisica. Il tempo ci dà un senso di eternità perché non ne conosciamo l'inizio

preciso, né, tanto meno, possiamo prevederne la fine.

Eppure è indubbio che avvertiamo il bisogno di coltivare una qualche memoria del tempo che passa, anche se non possiamo spingerci oltre un certo limite, neppure

quando desideriamo qualcosa per il futuro. Forse dovremmo dire che il tempo che

maggiormente c'interessa è quello umano. Il tempo ci trasforma continuamente.

Mutano le nostre fattezze e anche dentro di noi avvengono continui cambiamenti. Non c'è nulla di statico in questo mondo, nell'universo. La statica è solo una percezio-

ne dinamica in un lasso di tempo molto piccolo, infinitesimale. Quanto più è piccolo il

tempo, tanto più le cose ci appaiono ferme, immobili.

La spirale del tempo

Perché abbiamo bisogno che tutto ritorni da dove era iniziato? E' forse una forma di nostalgia per ciò che si è perduto, oppure è il bisogno di credere, magari illudendosi,

che tutte le scelte fatte nella propria vita non sono state apertamente in contrasto con

la condizione iniziale di partenza?Si rivivono le cose del passato con una consapevo-

lezza più matura, basata su esperienze molto diverse da quelle iniziali. E' come se la natura volesse farci capire che per esercitare al meglio questa importante consapevo-

lezza (che forse più che altro è un "sentire"), abbiamo bisogno di vivere una nuova

dimensione.La spirale del tempo ci indica che si ripropongono gli stessi problemi, ma

in forme e modi diversi, in quanto mutano le dimensioni in cui viverli

Il rapporto tra tempo e storia

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Il problema si pone proprio per l'esserci e avere non solo consapevolezza dello scorre-

re del tempo, cioè del fluire di una memoria storica, ma anche la percezione di un

tempo non-finito, ciclico, ripetitivo, con variazioni dal contenuto significativo, nella sua reiterazione. Il trascorrere del tempo incide sulla tipologia delle forme in cui lo si vive

come esperienza. L'esperienza del tempo come valore storico ed esistenziale è assolu-

tamente tipica dell'esserci, definisce l'essere umano in quanto tale.

Tempo, coscienza, universo

Se nel tempo cosmico ogni cosa si trasforma perennemente, deve per forza farlo an-che la nostra percezione del tempo. Con Einstein abbiamo capito la relatività del tem-

po, l'importanza del punto di vista dell'osservatore e soprattutto la necessità di stabili-

re delle coordinate spaziali, prima di dare una qualunque definizione di "tempo".

Noi terrestri stiamo vivendo in un tempo ristretto, limitato, non solo in relazione a

quello che ci ha preceduto, ma anche in relazione a quello che ci attende. Ma questo non ci spaventa, proprio perché ne siamo consapevoli, e in ciò la differenza tra noi e

gli animali, che vivono soltanto per se stessi.

Quindi appare in un certo senso giusto sostenere che il tempo è un prodotto dell'esse-

re umano, almeno da un punto di vista esistenziale: siamo infatti noi che decidiamo

quando è giunto il tempo per vivere con una diversa coscienza.

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Parte terza

La storia del tempo

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La misurazione del tempo

La misurazione del tempo è stata la prima scienza esatta dell'antichità.

Per i primi esseri umani era infatti assolutamente necessario sapere quanto era lunga

la notte per conoscere quanto tempo si doveva aspettare prima di riprendere l'attività alla luce del giorno; tanto più, quando l'uomo da cacciatore divenne agricoltore, ebbe

il bisogno di imparare a conoscere l'alternanza delle stagioni.

Le uniche certezze provenivano da fenomeni astronomici.

Il primo modo per mettere un argine al tempo fu individuato nel giorno : a un periodo

di luce seguiva inevitabilmente un periodo di buio.

Questa misurazione bastò fino a quando l'uomo non divenne sedentario, e realizzò che senza riuscire a predire i cambiamenti stagionali era impossibile seminare e fare i rac-

colti. Ma come sapere quando sarebbe avvenuto il passaggio fra due stagioni e quanto

queste avrebbero durato? Un modo era quello di tenere conto dei giorni trascorsi, ma non era certo quello più

pratico. Ci si accorse invece che la Luna, con le sue forme mutevoli, scandiva il passa-

re del tempo con altrettanta regolarità dell'alternarsi della luce e delle tenebre. La Lu-na fu così la chiave del primo sviluppo di molti calendari.

Ma il satellite non fu l'unico astro di cui si tenne conto, anche perché non seguiva per-

fettamente l'alternanza delle stagioni. Si scrutarono così anche gli agglomerati di stel-

le, i pianeti, e sopratutto il Sole.

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Storia dell’orologeria

---I primi metodi di misurazione del tempo---

I Calendari

Quando gli uomini hanno voluto misurare il tempo, in tutte le epoche e in tutte le parti del mondo il giorno è stato utilizzato come unità di riferimento. Per le origini del ca-

lendario si deve in primo luogo osservare che mentre nelle società ‘colte’ la periodicità

fu uno strumento al quale si ricorse per tenere il computo del tempo, concepito come

durata profana illimitata, nelle società arcaiche essa fu il centro dell’attenzione in sé e per sé e fu scandita con l’istituto della festa.

Lo gnomone

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Lo gnomone, è probabilmente il più antico strumento di misurazione del tempo. È co-

stituito da un’asta verticale, la cui ombra si proietta su una superficie piana. Il pas-

saggio del tempo si misura con dei sassi che delimi-tano l’ombra; poi, ponendo i piedi uno davanti

all’altro, misurandone la lunghezza e così si conosce

quanto tempo manca al tramonto. L’uomo primitivo teneva conto però che a parità di ora l’ombra variava

di lunghezza a seconda delle stagioni. Il giorno in cui

a mezzogiorno si proiettava l’ombra più lunga corri-

spondeva al solstizio d’inverno; quello d’estate era caratterizzato dalla proiezione più corta.

Le meridiane

Strumento che fornisce l’ora del giorno in base alla posizione dell’ombra proiettata da

uno stilo di ferro che è disposto parallelamente all’asse ter-restre su di un piano verticale detto quadrante; normalmen-

te costruito secondo la latitudine del luogo, è costituito da

una superficie piana su cui sono tracciate semirette corri-

spondenti alle ore. Quando l’ombra dello stilo coincide con la linea meridiana perpendicolare ad esso, l’ora segnata è

mezzogiorno. Principale svantaggio della meridiana è che è

in grado di mostrare l’ora solamente per il periodo dell’anno e del giorno in cui l’ideale muro è direttamente illuminato

dal sole (come dice un antico proverbio “la meridiana segna

solo le ore liete” quindi non è possibile simulare lo scorrere

delle stagioni.

La meridiana necessita di artigiani che la costruiscano e che sappiano regolarla con sufficiente precisione: infatti l’indicazione oraria non può che

essere imprecisa soprattutto a causa della penombra creata dall’indicatore stesso. Si

cercò di porvi rimedio collocando sulla sua sommità una corona forata che proietta una piccola macchia chiara sul quadrante.

Pur essendo imprecisa, la meridiana impose nuovi ritmi di vita comuni a tutti, impo-

nendo un “ritmo” differente da quello biologico, e ciò provocò in alcuni del malconten-to. Infatti in questa poesia di Plauto

“Gli dei maledicano colui che primo imparò/Come suddividere il tempo. Sia maledetto/ Anche colui che costruì una meridiana in questi/Luoghi, miseramente in piccoli fram-

menti/Riducendo i miei giorni! Quando Ero ragazzo, la mia meridiana era il mio sto-

maco,/Più sicuro strumento e più esatto, più certo/Di tutti gli altri. Quello mi dava il tempo/Giusto della cena, quando dovevo mangiare mi/Avvertiva. Ma ora, ahimè!, non

so perché/Quand'anche io senta i morsi, non posso/Andare a tavola senza il permesso

del sole,/Tanto la città e zeppa di queste maledette meridiane ..”

Le clessidre ad acqua

La clessidra ad acqua, come quella a polvere, è tellurica in quanto funziona in virtù della forza di gravità. L’invenzione della clessidra ad acqua, meglio conosciuta come

orologio ad acqua, viene attribuita ad un astronomo di nome Amenemhet, contempo-

raneo del faraone Amenophi I (inizio XVIII dinastia). Lo strumento serve principal-mente per segnare una porzione di tempo limitato che in ogni modo garantisce tempi

costanti; è costituito da un recipiente aperto superiormente e graduato, contenente

Figura 3 Esempio di meridiana con motto religioso

Figura 2 Riproduzione di uno gnomone solare

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acqua, dal quale il liquido fluisce lentamente attraver-

so un forellino praticato alla base. I successivi livelli

dell’acqua segnano le ore sull’asta graduata.

L’uso delle clessidre ad acqua si diffuse rapidamente

in Grecia (secondo alcuni introdotto da Platone nel 400 a. C.), nell’impero romano ed in tutto l’Occidente.

Ad Atene e a Roma l’orologio ad acqua era utilizzato

soprattutto per limitare gli oratori troppo prolissi, ma il flusso si poteva anche interrompere per inserire

nell’arringa dei documenti o l’esclusione dei testi. Da

qui le espressioni “Mi ruba l’acqua” o “Perdo la mia

acqua”

Le clessidre ad acqua, insieme alle meridiane, ebbero

un ruolo importante nei monasteri, scandendo le preghiere dei monaci fino alla fine del XIII secolo, quando fu introdotto l’orologio meccanico.

La clessidra a sabbia

La clessidra che fin da piccoli ci incuriosiva e ci affascinava con lo scorrere

regolare della sabbia. La clessidra a sabbia è composta da due ampolle di

vetro, separate da un collo stretto, contenenti sabbia o polvere di marmo. La sabbia fluisce con regolarità dal bulbo superiore a quello inferiore in un

tempo preciso per la forza di gravità, il più delle volte, attraverso una pia-

stra di metallo forata. Al termine è sufficiente capovolgere lo strumento per iniziare un altro periodo. La durata del ciclo dipen-

de dalla quantità e qualità di sabbia, dalla dimensione del collo e

dalla forma dei bulbi.

---Verso l’orologio meccanico---

Il carattere tecnico dell'innovazione

1. L'orologio meccanico era regolato all'inizio dai pesi. Questo lo rese (al contrario dell'

orologio ad acqua) impermeabile al gelo, elemento non dei pili trascurabili in climi

nordici, e gli permise (al contrario della meridiana) di funzionare anche la notte e nelle giornate di cielo coperto, un vantaggio immenso in regioni dove non e raro imbattersi

in intere settimane senza un raggio di sole. Certamente i pesi erano già stati usati in

precedenti congegni segnatempo, soprattutto come forza motrice di funzioni seconda-

rie, come i meccanismi della suoneria. Ma questa era la prima volta in cui i pesi veni-vano usati come energia per l'orologio stesso, nel quale la loro forza costante costitui-

va una condizione necessaria, anche se non sufficiente, per una esatta misurazione

del tempo.

2. L'orologio meccanico trasmetteva l'energia gravitazionale dei pesi attraverso un as-

se di ingranaggio (ruote e pignoni), che le generazioni successive avrebbero chiamato meccanismo a orologeria. Tali ingranaggi erano già noti agli antichi ed erano stati im-

piegati occasionalmente, soprattutto nel Medioevo, come supporti degli orologi ad ac-

qua; ma ora, per la prima volta, il meccanismo a ruota era divenuto il motore vero e

proprio del segnatempo. L'asse di ingranaggio rese possibile un saldo legame tra la sorgente di energia e il resto del meccanismo, con il risultato di una trasmissione di

Figura 4 Schema del funzionamento generale della clessidra ad acqua

Figura 5 Clessidra in ferro del XVII secolo

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energia più efficace e di una traduzione pili precisa della misurazione del tempo in in-

dicazione del tempo.

3. Tutto questa era nulla, naturalmente, senza il meccanismo di misurazione in se. E

fu questa la Grande Invenzione: l'uso di un movimento per fissare il flusso temporale.

Breve storia

L’orologio meccanico nasce come già accennato, in un medioevo europeo creativo e innovativo, più precisamente quando fu inventato quel meccanismo che è conosciuto

col nome di scappamento a verga con foliot. Subito si diffuse rapidamente in tutta Eu-

ropa e presto gli orologi furono dotati di meccanismi per suonare le ore.1 Nonostante il

costo relativamente elevato, grazie a una combinazione di orgoglio cittadino, di utilita-rismo e di interesse per i marchingegni meccanici, si favorì la diffusione dell’orologio.

La crescente domanda di orologi stimolò a sua volta il progresso tecnologico, e alla fi-

ne del Trecento si fabbricavano orologi che battevano le ore le mezze e i quarti. Ma questi orologi erano ancora poco precisi, tanto che il popolo di Parigi alludeva

all’orologio del palazzo reale col verso “l’horloge du palais, elle vas comme il lui plait”

(l’orologio del palazzo va come gli piace). Il fatto più peculiare della storia dei primi tempi dell’orologeria è che mentre non si fecero sensibili progressi per quanto riguar-

da la precisione (molti orologi hanno solo la lancetta delle ore e questo è dovuto an-

che al fatto che non vi è ancora bisogno di un’idea precisa del tempo), si costruirono

però orologi dai movimenti più strani e complessi (vedi per esempio le complicazioni dell’orologio di Praga): un cronista del tempo, con evidente senso di distinzioni delle

classi sociali, disse che questi nuovi congegni indicavano le ore “al popolo” e la posi-

zione della luna “agli intelligenti”.

Un importante svolta nella tecnica dell’orologeria si ha attorno ai primi decenni del

1400, con l’utilizzo della molla come forza motrice (in precedenza veniva usato solo un peso) e ciò permise lo sviluppo dei primi orologi privati e domestici. E possedere un

orologio privato, un orologio da tasca completo in tutte le sue parti, “aumentava” sim-

bolicamente il potere del re che ne era proprietario.

In questo primo periodo la figura dell’orologiaio non è così distinta da altre mansioni

come oggi: ai tempi colui che costruiva, che fabbricava gli orologi era il fabbro-ferraio,

che divenne poi fabbro-orologiaio fino alla specializzazione in orologiaio. Orologiaio che lavorava da solo ed era aiutato solo da un aiutante (che dopo il periodo di ap-

prendistato col maestro, sarebbe diventato orologiaio solo attraverso la costruzione di

un proprio meccanismo, una specie di rito di passaggio); e inizialmente è l’orologiaio (in quanto artigiano) che si sposta, non la sua merce. Gli orologiai non sono infatti an-

cora uniti in una corporazione; ciò avverrà solamente tra il 1500 e il 1600 grazie ad

un forte aumento della domanda di orologi da persona (l’Italia, che nel Medioevo era

all’avanguardia,grazie anche al complicatissimo orologio di Giovanni de’Dondi, nell’età moderna non sviluppò alcun centro notevole di produzione) che portò a una netta di-

stinzione tra i costruttori di grandi orologi pubblici (fabbri armaioli) e costruttori di

piccoli orologi, da muro e da tasca, che portò a uno sviluppo delle arti decorative. Gi orologiai vendono solo il loro lavoro e la loro abilità, in quanto i materiali costano po-

co, e in più hanno livello superiore di cultura rispetto agli altri artigiani in quanto de-

vono saper leggere, scrivere, disegnare e far di conto. In generale quello dell’orologiaio era un mestiere considerato artigianale e poco remunerativo.

1 Alcuni degli orologi più antichi non avevano né quadrante né lancette e consistevano essenzialmente in meccanismi in grado di suonare le ore. Tale era il primo “orologio” installato sul campanile di Gand (città del Belgio, capoluogo delle Fiandre Orientali) nel 1377. L’intero meccanismo era costruito interamente in legno

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L’orologio inteso come “macchina” attirò l’attenzione e la curiosità intellettuale di uo-

mini di cultura, come il Brunelleschi che ne studiò attentamente il movimento.

Un’importante svolta si ebbe nel 1600 con l’avvento della rivoluzione scientifica che

diffuse una visone meccanicistica2 dell’orologio. Nel 1600 molti personaggi si interes-

sarono attraverso speculazioni filosofiche all’orologio meccanico:

-per Keplero “l’universo non è simile a un essere vivente ma a un orologio”

-per Robert Boyle “l’universo è come un gioiello dell’orologeria” -per Sir Kenelm Digby “l’universo è come un gioiello d’orologeria”

-per Cartesio “l’universo è come un sistema meccanico dove i corpi degli animali e de-

gli uomini sono automatici”

Il 1600 porta l’innovazione tecnologica dell’introduzione del pendolo che mette in pra-

tica le scoperte teoriche di fisica e meccanica. Nel 1670 circa si hanno due nuove in-

venzioni:lo scappamento ad ancora, grazie al dr. Hooke (1635-1703), che permise di ridurre notevolmente l’usura dei componenti e consentiva l’impiego di un lungo pen-

dolo ad arco limitato, con maggior precisione nella misura del tempo, e l’invenzione

del meccanismo della suoneria tramite ripetizione (anche per far fronte alla lettura al buio delle ore). Poco più tardi venne utilizzata la molla spirale per gli orologi da tasca.

Sul finire del XVIII secolo, con l’ascesa di Londra e Ginevra come centri importanti di

manifattura, emersero metodi proto industriali di produzione. Specialmente dopo la metà del Seicento si manifestò la tendenza alla specializzazione nella produzione di

singole parti. La struttura corporativa, con la sua distinzione tra maestri, lavoratori, e

apprendisti, continuò ad esistere, ma al di sopra di queste tre categorie emerse un nuovo gruppo numericamente esiguo ma economicamente importante: il gruppo dei

mercanti orologiai, imprenditori proto capitalistici che passavano ordini ai maestri, an-

ticipavano capitali e organizzavano la vendita della merce all’interno o all’estero. Que-sti sviluppi raggiunsero piena maturazione nel corso del Settecento e sfociarono nella

produzione di massa.3 L’orologio fatto di pezzi intercambiabili, prodotto in serie e co-

struito da operai specializzati preannunciava l’avvento della Rivoluzione Industriale.

L’idea di dar vita a un’industria dell’orologio solleticava i gusti sia dei governi che dei filosofi dell’Illuminismo.

A poco a poco, quasi ineso-rabilmente, l’artigiano la-

scia il posto all’Orologiaio-

Meccanico industriale. La macchina sostituisce gra-

dualmente la mano

dell’uomo e a partire dal

1880 circa rende possibile la fabbricazione in serie di

orologi e pendole sempre più preci-

si e sempre meno cari. Gli orologiai

ora sono altamente specializzati e “perdono” la visione globale del prodotto finito.

Orologi al quarzo

2 meccanicismo Ogni concezione che consideri l’accadere, tanto fisico quanto spirituale, come il prodotto di una pura causalità meccanica e non preordinato a una superiore finalità. 3 Nei primi anni del Settecento Cristhoper Polhem aprì a Stjarnsund (Svezia) una fabbrica di orologi che producevano automaticamente ruote dentate e altre parti di meccanismi per orologi

Figura 6 Orologiai al lavoro nella fabbrica JAEGER-LECOULTRE a fine '800

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L'orologio al quarzo è un tipo di orologio in cui la misura dello scorrere del tempo è

determinata dalle oscillazioni di un cristallo di quarzo. Venne utilizzato per la prima

volta agli inizi del 1900, ma fu solo dopo il 1950 che gli oscillatori al quarzo furono uti-lizzati per la produzione di orologi commerciali.

Orologi digitali

L’orologio digitale è un orologio che segna lo scorrere del tempo attraverso segmenti

che riproducono i numeri, ma le cifre ritenute “fredde” furono da sostituite da seg-menti che riproducevano lancette.

3

Le tipologie di orologi

Orologi da torre

Nell’Alto Medioevo, la società era prevalentemente contadina ed il tempo era scandito

dallo scorrere delle stagioni e, quindi, dai diversi lavori che si svolgevano nei campi

nel corso dell’anno. Una misurazione del tempo più precisa era, invece, quella effet-

tuata nei conventi, dove la misurazione del tempo era fondamentale per la vita reli-giosa. Le masse contadine seguivano anche il rintocco delle campane.

Tutto cambiò sensibilmente nel Basso Medioevo: nell’ambiente cittadino i mercanti e gli artigiani per svolgere il loro lavoro, per calcolare le retribuzioni, per prevedere la

durata di un viaggio, per raggiungere le fiere al momento giusto, dovettero basarsi su

unità di misura ben precisa e uguale per tutti. Tale sviluppo delle attività mercantili fe-ce sorgere nelle città la necessità di misurare il tempo con maggiore precisione. Sulle

torri municipali vennero, pertanto posti i primi orologi meccanici: nel 1309 a Milano,

nel 1325 a Firenze, nel 1344 a Padova. Questi suonavano soltanto le ore, successiva-

mente fu aggiunto un quadrante unico, poi quattro per essere leggibili da ogni lato. Piccola curiosità:In alcuni casi l’artigiano che costruiva l’orologio veniva nominato go-

vernatore dell’orologio stesso.

Nacque la necessità di conoscere in modo autonomo il tra-

scorrere del tempo. Per questi motivi, nel successivo perio-

do del Rinascimento, non bastava più solo l’orologio del campanile o da torre, rimpicciolitosi nel frattempo, ma si

ebbe l’orologio da muro o da tavolo. Si sentì anche

l’esigenza di un orologio personale, un orologio da portare

durante i viaggi.

L’OROLOGIO ASTRONOMICO DI PRAGA

L'Orologio Astronomico di Praga è montato sul lato sud

del municipio della Città Vecchia.

Composizione: Il meccanismo è composto da tre elementi

principali: il quadrante astronomico, sul quale, oltre all'ora,

sono rappresentate le posizioni in cielo del Sole e della Luna, insieme ad altre infor-

mazioni astronomiche; il "Corteo degli Apostoli" che si muove allo scoccare di ogni o-ra; accanto a questi le figure simboliche che si trovano vicine ai quadranti cominciano

ad animarsi: sono la Vanità, raffigurata da un uomo con lo specchio, il turco invasore,

Figura 7 Orologio, calendario, e figure animate

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la morte con la clessidra e l'avarizia con un borsello di monete in mano. Quando gli

apostoli finiscono il loro giro, il gallo d'oro canta e batte le ali e le campane suonano.

Sotto vi è un quadrante composto da 12 medaglioni raffiguranti i mesi dell'anno.

Storia: L’orologio è stato installato nel 1410 e fu completato degli altri due elementi

nel 1490.L’orologio fu seriamente danneggiato dai tedeschi nel 1945 e, grazie allo sforzo della popolazione locale, tornò a funzionare nel 1948.

Orologi da salotto e pendoleria

I primi orologi furono naturalmente orologi pubblici sistemati su torre o torrette; di

struttura senz’altro monumentale ma di qualità piuttosto scadente. I primi orologi

domestici fecero la loro comparsa nei palazzi dei nobili e dei ricchi attorno al XIV seco-

lo, ed erano quasi altrettanto brutti.

L’orologio domestico non derivò da un’invenzione: fu probabilmente un effetto collate-

rale delle attività degli ecclesiastici, degli astrologi e astronomi e dei tecnici del me-dioevo, impegnati ad approfondire la loro conoscenza degli astri o a rafforzare la di-

sciplina delle comunità religiose. Ma con lo sviluppo della tecnologia e grazie alle con-

tinue scoperte di grandi orologiai, l’orologio trova un altro impiego oltre a quello di se-gnare l’ora: nascono sempre più complicazioni: sveglia, suoneria, ripetizione della

suoneria, calendario, calendario delle fasi lunari, cronometro,…

La maggior parte degli orologi da salotto o da tavolo (come le “parigine”) funziona grazie al pendolo ma è diffuso anche l’utilizzo dello scappamento.

Orologi da tasca e sveglie

Si crede che gli orologi da tasca siano stati pensati nel XV secolo, ai tempi di Carlo V.

Inizialmente erano fabbricati in maniera assai grossolana: l’azione della molla si tra-

smetteva al rotismo mediante una corda di minugia, lo scappamento era imperfetto e le parti non erano ben proporzionate. Ne risultava quindi una macchina grossa e che

forniva indicazioni di tempo assai imperfette. Poco per volta si perfezionò la tecnica di

costruzione, raggiungendo una precisione formidabile ( l’orologio in un anno non va-

riava nemmeno di un minuto) e riducendo enormemente le dimensioni dei meccanismi (alcuni si possono incastrare negli anelli che si portano alle dita).Anche il prezzo di

questi orologi variò notevolmente: inizialmente erano privilegio dei ricchi e abbienti

signori delle città ora li posseggono anche i contadini delle campagne.

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Parte Quarta

L’interpretazione del tempo in arte e letteratura

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1

Il concetto di tempo nel surrealismo e gli orologi molli di Dalì

Il surrealismo

Fondamentale per il Surrealismo è l’attività psichica dell’inconscio e in particolare il sogno, attraverso il quale quest’ultimo si rivela in tutta la sua essenza. Andrè Breton,

fondatore del movimento, constata che per ogni uomo il sonno e il sogno costituiscono

una sorte di parentesi all’interno dell’attività quotidiana. Che il surrealismo permette

di unire i due stati del sogno e della realtà in una specie di realtà assoluta, di una sur-realtà. Secondo Breton il surrealismo è un automatismo psichico che si propone di e-

sprimere in funzionamento reale del pensiero. Dai qui, la bellezza surrealista nasce dal

trovare assieme due oggetti reali, veri, esistenti (l’ombrello e la macchina a cucire) che non hanno nulla in comune, in uno stesso luogo ugualmente estraneo per enrambi

Gli “orologi molli” di Salvador Dalì

Sullo sfondo il paesaggio di Port Lligat, con gli

scogli della Costa Brava, in primo piano un u-

livo secco posto su un tavolo, il tutto visto

dall’alto. A terra è rappresentato un feto (l’artista diceva di avere ricordi intrauterini) a

simboleggiare il momento drammatico della

nascita, che egli stesso definì “l’orribile trau-ma”. Da qui il titolo dell’opera, in riferimento

appunto alla persistenza dei suoi ricordi dei

momenti precedenti alla nascita. La luce pro-veniente da destra crea ombre profonde sugli

oggetti, e per quanto riguarda il colore si ha

una presenza sia di colori caldi che di colori

freddi. Ma quello che sicuramente colpisce di più l’attenzione sono gli orologi molli in primo piano (Dalì illustra la dimensione del tempo deformando gli orologi, simboli di

una dimensione fluida e impenetrabile, che sfugge agli strumenti di percezione legati

alla razionalità): essi sembrano sciogliersi al sole allungandosi e deformandosi, se-guendo la forma dei rispettivi supporti. In basso a sinistra un quarto orologio ancora

chiuso è assediato dalle formiche. Possiamo immaginare che vi sia uno stretto legame

tra questi orologi molli e la crisi seguita alla pubblicazione nel 1905 della teoria della relatività ristretta (e in seguito, nel 1916, della teoria della relatività generale). Il

tempo è relativo, non possiamo perciò parlare di un tempo assoluto, uguale per tutti.

Gli orologi, la cui precisione è notevolmente migliorata proprio nella prima metà del

Novecento (grazie all’introduzione degli orologi al quarzo), paradossalmente non indi-

Figura 8 "La persistenza della memoria", Salvador Da-lì,1931

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cano più un’ora universale come si credeva fino ai primi anni del secolo (gli orologi si

allungano o accorciano in base ai punti di vista).Naturalmente può essere data anche

un’altra interpretazione dell’opera: il tempo degli orologi molli indica in questo caso il tempo soggettivo, quello che Bergson definirebbe “tempo della vita”. Così gli orologi

molli rappresenterebbero la differenza tra il “tempo della scienza” e quello “della vita”:

quest’ultimo ha una velocità diversa a seconda del momento, degli stati d’animo, delle situazioni in cui ci si trova ed è dunque impossibile misurarlo con gli orologi. In en-

trambi i casi la precisione dello scorrere meccanico delle lancette dell’orologio è messa

in dubbio da Dalì che in questo modo sembra voler mettere in dubbio l’intero mondo

scientifico. La rivoluzione apportata dalla relatività e la crisi che ne è seguita tra i fisici è apparsa ai più come la dimostrazione del fatto che la scienza non è infallibile. Ma

Dalì probabilmente non ci vuole dire questo, ma intende farci comprendere che è ne-

cessario cambiare punto di vista, che l’approccio alla scienza deve avvenire in modo diverso. In questo modo la relatività può essere vista non come una scoperta negati-

va, che limita la validità del sapere scientifico, ma anzi come una teoria necessaria

che permette alla scienza di porsi molti nuovi obiettivi per il futuro, da quelli più reali-stici a quelli più fantascientifici.

2

Il tempo per Gabriele d’Annunzio: “La sabbia del tempo”

Come scorrea la calda sabbia lieve Per entro il cavo della mano in ozio, Il cor sentì che il giorno era più breve. E un'ansia repentina il cor m'assalse 5 Per l'appressar dell'umido equinozio Che offusca l'oro delle piagge salse. Alla sabbia del Tempo urna la mano Era, clessidra il cor mio palpitante, L'ombra crescente d'ogni stelo vano 10 Quasi ombra d'ago in tacito quadrante.

Compresi che veniva più velocemente sera, perché la sabbia calda scorreva più facilmente nel cavo della mia mano, mentre riposavo. Diventai improvvisamente ansioso perché era vicino il giorno dell'equinozio di autunno, e con esso la fine dell'estate. Mi sentivo come se la mia mano fosse il conte-nitore della sabbia e il mio cuore la clessidra; vedevo il tempo profilarsi anche nell'ombra di ogni stelo d'erba, quasi ago di un quadrante di orologio.

Analisi testuale

La Sabbia del tempo è un titolo assai significativo che fa immediatamente ricordare un

oggetto legato ad entrambi i sostantivi, la clessidra. Sono riassunte l'idea del tempo che passa, la vista materiale dello scorrere dell'esistenza e la nostalgia del passato,

ma anche la ciclicità del rapporto vita/morte e l'interscambiabilità fra l'alto e il basso

perché, per funzionare, la clessidra deve essere continuamente rovesciata.

La poesia insiste infatti su intense analogie: mano/urne; clessidra/cuore; l’ombra dell’albero/lancette sul quadrante della meridiana. La stessa presenza del verbo esse-

re senza elementi di comparazione (la mano ora…) ci conferma in questa impressione

di inconsueta forza analogica. E la sabbia diviene la sabbia del tempo.

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3

Il tempo per Charles Baudelaire: “L’horloge”

Horloge! dieu sinistre, effrayant, impassible, dont le doigt menace et nous dit: Souviens-toi! Les vibrantes Douleurs dans ton coeur plein d'effroi se planteront bientôt comme dans une cible;

ainsi qu'une sylphide au fond de la coulisse; chaque instant te dévore un morceau du délice à chaque homme accordé pour toute sa saison. Trois mille six cents fois par heure, la Seconde

chuchote: Souviens-toi! - Rapide, avec sa voix d'insecte, Maintenant dit: le suis Autrefois, et fai pompé ta vie avec ma trompe immonde!

Remember! Souveniens-toi! prodigue! Esto memor! (Mon gosier de métal parte toutes les langues). Les minutes, mortel folâtre, sont des gangues

qu'il ne faut pas lâcher sans en extraire l'or! Souviens-toi que le Temps est un joueur avide qui gagne sans tricher, à tout coup! c'est la loi. Le jour décrôit; la nuit augmente; souviens-toi! Le gouffre a toujours soif; la clepsydre se vide.

Tantôt sonnera l'heure où le divin Hasard, où l'auguste Vertu, ton épouse encor vierge, où le Repentir même (oh! la dernière auberge!), où tout te dira: Meurs, vieux lâche! il est trop tardI

L'orologio, il dio sinistro, spaventoso e im-

passibile, ci minaccia col dito e di-

ce: Ricordati! I Dolori vibranti si pianteran-

no nel tuo cuore pieno di sgomento come in

un bersaglio;

il Piacere vaporoso fuggirà nell'orizzonte

come silfide in fondo al retroscena; ogni i-

stante ti divora un pezzo di letizia concessa

ad ogni uomo per tutta la sua vita.

Tremilaseicento volte l'ora, il Secondo

mormora: Ricordati! - Rapido con voce da

insetto, l'Adesso dice: Sono l'Allora e ho

succhiato la tua vita con l'immondo succhia-

toio!

Prodigo! Ricordati! Remember! Esto memor!

(La mia gola di metallo parla tutte le lin-

gue). I minuti, mortale pazzerello, sono

ganghe da non farsi sfuggire senza estrarne

oro!

Ricordati che il tempo è giocatore avido:

guadagna senza barare, ad ogni colpo! È

legge. Il giorno declina, la notte cre-

sce; ricordati! L'abisso ha sempre sete; la

clessidra si vuota.

Presto suonerà l'ora in cui il divino Caso,

l'augusta Virtù, la tua sposa ancora vergine,

lo stesso Pentimento (oh, l'ultima locanda!),

ti diranno: Muori, vecchio vile! È troppo tar-

di!

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20

Bibliografia, Sitografia, Fonti iconografiche

BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA

PARTE SECONDA: LA QUESTIONE DEL TEMPO

http://www.homolaicus.com/teoria/tempo/

“Il pensiero che conta”, volume 3 tomo A, Domenico Massaro, Paravia, pag 256,257,279.

Domenico Massaro, Il Pensiero che conta –volume 3 tomo A-,Paravia, pag 256,257,279.

PARTE TERZA: LA STORIA DEL TEMPO

http://www.orologimeccanici.com/perche.asp http://gaiarinaldelli.it/siti/progetto%20storia/intro.html “Il tempo: dalla meridiana all’orologio atomico”, E.Angelotti, F.Cordara, Torino 1984,

pagg 12 e segg. http://www.treccani.it/enciclopedia/calendario/ vedere “Prima degli orologi-Gli antichi misuratori del tempo” a cura di Rossella Giuntoli

(“Museo della scrittura”, San Miniato Basso, PI) pag 11,12,14,16 “Il libro dell’orologio a polvere”, Ernest Junger “Le macchine del tempo-L’orologio e la società (1300-1700)”, Carlo M. Cipolla, pagg

15-42 “L’orologiaio, mestiere d’arte”, Dominique Flèchon, ed. il Saggiatore http://www.orologidatorre.eu/museodegliorologi/storiaorologi2.htm

http://it.wikipedia.org/wiki/Orologio_astronomico_di_Praga http://www.viaggero.it/europa/repubblica-ceca/praga/orologio-astronomico-praga.html “Storia degli orologi”, Istituto Geografico De Agostini Novara, pag 47; “Orologi rari e

preziosi”, Istituto Geografico De Agostini Novara, pag 6 PARTE QUARTA: L’INTERPRETAZIONE DEL TEMPO IN ARTE E LETTERATURA

“Il Cricco Di Teodoro. Itinerario nell'arte- Dall’Art Noveau ai giorni nostri” Terza Edizio-

ne, Versione Gialla, Giorgio Cricco, Francesco Paolo Di Teodoro, pag 1836-1838,1856-1858

“Profili di storia dell’arte”, figura 2, Emma Bernini e Roberta Rota, Laterza, 2000, Bari “Arte nella Storia- L’età contemporanea”, Electa, Bruno Mondadori, 1997, pag 147

http://www.letteratour.it/analisi/A02dannuG01.asp

FONTI ICONOGRAFICHE

Figura 1 http://planet.racine.ra.it/testi/univers.htm

Figura 2 http://www.orologimeccanici.com/storia2.asp (modificata) Figura 3 http://www.nisalfe.it/PAGINE/Pagina_Gnomonica/gnomonica1.htm

Figura 4 http://it.wikipedia.org/wiki/Ctesibio

Figura 5 http://www.museocasagiorgione.it/index.php?area=1&menu=42

Figura 6 http://www.hausmann-co.com/2013/09/13/jaeger-lecoultre-la-grande-maison-dellorologeria-letteralmente-la-grande-casa/ Figura 7 http://it.wikipedia.org/wiki/File:Prague_-_Astronomical_Clock_Detail_3.JPG

Figura 8 http://it.wikipedia.org/wiki/File:Schema_Orloj_OrologiodiPraga.png Figura 9

http://thesurrealism.altervista.org/Salvador%20Dali%20Biografia/Persistenza%20della%20memoria.htm