Gli italiani nella società peruviana _ Una visione storica _ Bonfiglio 1999 [inclui Carrara]...

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  • Popolazioni e culture italiane nel mondo

  • Gli italiani nella societ peruvianaUna visione storica

    EdizioniFondazione Giovanni Agnelli

    Giovanni Bonfiglio

  • Copyright 1999 by Edizioni della Fondazione Giovanni Agnellivia Giacosa 38, 10125 Torino

    e-mail: [email protected] Internet: http://www.fga.it

    Traduzione dalla lingua spagnola di Fiorella Negro

    Glossario e Cronologia sono stati compilati dallautore

    ISBN 88-7860-124-1

    Gli italiani nella societ peruviana. Una visione storica / GiovanniBonfiglio XV, 341 p.: 21 cm

    1. Emigrazione italiana Per2. Rapporti internazionali Italia-Per

    I. Giovanni Bonfiglio

  • Introduzione p. XI

    Capitolo primoGli italiani in Per durante il periodo coloniale

    Premessa 11. Il primo periodo coloniale (secolo XVI) 12. La presenza italiana durante i secoli XVII e XVIII 12

    Conclusioni 17

    Capitolo secondoGli inizi dellemigrazione italiana in Per1. Continuit della matrice coloniale 192. Crescita dellimmigrazione durante il primo periodo repubblicano

    (i fattori di attrazione) 232.1. Maggiore stabilit politica e primi tentativi di colonizzazione 26

    3. Provenienza degli immigrati italiani in Per (i fattori di espulsione) 293.1. Marinai, mercanti, equipaggi e contadini 303.2. Lemigrazione della popolazione rurale 353.3. La renitenza al servizio militare 383.4. Lemigrazione politica 403.5. Le provincie liguri di provenienza 41

    Capitolo terzoGli italiani in Per durante lepoca del guano, 1840-18801. Espansione della presenza italiana in Per 452. Occupazioni degli immigrati italiani nelleconomia peruviana 51

    2.1. Altre occupazioni 602.2. Gli emigranti italiani e la marina mercantile 642.3. Formazione delllite imprenditoriale italiana in Per 67

    Indice

  • 3. Diramazioni della colonia italiana 713.1. Una colonia ricca 713.2. Unimmigrazione spontanea 753.3. Le catene migratorie 803.4. Esempi di catena migratoria 83

    Capitolo quartoIl contesto istituzionale e ideologico1. Prime relazioni diplomatiche 89

    1.1. Rappresentanza diplomatica italiana in Per 922. Contesto istituzionale e giuridico 94

    2.1. La crisi del 1879-1880 1003. Le prime istituzioni fondate dagli italiani 104

    3.1. La Societ Italiana di Beneficenza di Lima 1043.2. Le compagnie dei pompieri 1053.3. La Societ Italiana di Istruzione 1073.4. Il Comitato Italiano 107

    4. Il contesto ideologico: gli italiani e il Risorgimento 1084.1. Conflitti fra repubblicani e monarchici 1114.2. Le ripercussioni della presa di Roma e lanticlericalismo 1244.3. Gli italiani e il Civilismo 128

    Capitolo quintoTendenze dellimmigrazione italiana, 1880-19401. Tendenze generali 1312. Le cause del calo immigratorio 1373. Caratteristiche dellimmigrazione italiana in Per 1464. Limmagine dellimmigrazione italiana in Per nei resoconti consolari 150

    Capitolo sestoLa colonia italiana nella societ peruviana, 1880-19401. Gli italiani nelleconomia peruviana, 1880-1940 162

    1.1. Diversificazione economica ed evoluzione occupazionale 1641.2. Crescita economica 1681.3. Levoluzione del piccolo commercio 1691.4. Levoluzione delle pulperas: dallitaliano dellangolo al cinese

    dellangolo 1721.5. Altre attivit economiche 174

    VIII Indice

  • 1.6. La classe imprenditoriale italiana (i capitani dindustria) 1801.7. Il Banco Italiano 186

    2. Aspetti istituzionali e processo di integrazione 1912.1. Aspetti ideologici e culturali 1962.2. Il caso di Emilio Sequi e de La Voce dItalia 1972.3. Ruolo sociale della colonia italiana, 1920-1940 2002.4. Evoluzione delle catene migratorie 203

    Capitolo settimoCasi regionali1. Il caso di Chincha 210

    1.1. I primi italiani nella valle di Chincha 2101.2. Espansione e diversificazione economica alla fine del secolo scorso 2151.3. Diversificazione economica 2221.4. Gli immigrati italiani nella societ di Chincha 2261.5. Il contesto sociale nella valle di Chincha 228

    2. Il caso di Ica e gli assi commerciali delle regioni meridionali 2392.1. Il dipartimento di Ayacucho 2452.2. Lasse commerciale Lomas-Cuzco 2482.3. Il dipartimento di Cuzco 2512.4. Lasse commerciale Mollendo-Puno 2532.5. Il caso di Puno 259

    3. Il caso di Tacna 2613.1. Le catene migratorie 270

    Conclusioni 277Recenti tendenze demografiche e culturali 282

    Cronologia 287Principali avvenimenti della storia peruviana, 1500-1940 287La presenza italiana in Per, 1535-1940 294

    Glossario 301

    Bibliografia 307

    Indice dei nomi 323

    Indice dei luoghi 335

    Nota sullautore 341

    Indice IX

  • La presenza di italiani in Per ha origini lontane. Risale agli alboridella conquista spagnola e prosegue per tutto il periodo coloniale. Sol-tanto nellOttocento, peraltro, il processo di immigrazione italiana inPer acquist una certa consistenza. In quel periodo gli italiani costitui-rono il gruppo immigrante pi numeroso tra quelli provenienti dallEu-ropa; mentre nel Novecento la presenza italiana si mantenuta a livelliinferiori. quindi indispensabile inserire limmigrazione in prospettivastorica, per poterne studiare gli effetti, levoluzione e limpatto che haesercitato sulla societ peruviana. Si delinea, pertanto, lesigenza di fon-do di dare una spiegazione dinsieme a un fenomeno che ha contribuitoalla formazione della societ peruviana attuale, laddove lo studio del-linserimento dei diversi gruppi immigrati pu aiutare a capire la for-mazione della societ ricevente.

    In tal senso, il presente lavoro non verte solo sullimmigrazione ita-liana in Per, intesa come elemento esterno ed estraneo alla nazione,bens giunge sino alla societ peruviana contemporanea, di cui la po-polazione di origine italiana parte costitutiva. Bench infatti non siamai stata frutto di unimmigrazione massiccia, la presenza italiana interritorio peruviano ha avuto un importante ruolo nei processi socialied economici1.

    Le mie prime ricerche bibliografiche in merito, avviate nel 1984, in-dicano lesistenza di numerose pubblicazioni, sebbene insufficienti sulpiano scientifico; ancora recenti ricerche mostravano di non conoscerei risultati di altre indagini effettuate in precedenza sugli stessi casi, pro-

    Introduzione

    1Basadre cos si esprime al riguardo: Il contributo di una parte della popolazione di ori-gine paterna o materna europea non spagnola in questo paese non deve essere osservato daun punto di vista numerico, relativamente scarso, bens in funzione alla sua facilit di adatta-mento e di sviluppo nel conglomerato sociale; si veda Jorge Basadre, Historia de la Repbli-ca del Per, Lima, Editorial Universitaria, 19837, t. XVI, p. 235.

  • XII Introduzione

    babilmente in quanto realizzate con criteri assai distanti tra loro e da ri-cercatori di formazione diversa2. Di conseguenza la constatazione delcarattere disorganico del materiale esistente ancor pi sollecitava lin-tenzione di affrontarne la ricerca secondo una prospettiva dinsieme,tesa a cogliere il fenomeno complessivo e la sua evoluzione storica con-siderando alcune domande ricorrenti: perch gli emigranti italianigiunti in Per venivano in prevalenza dalla Liguria? Qual era il pesospecifico degli immigrati arrivati in Per, allinterno del generale flussomigratorio italiano? Perch i resoconti consolari di inizio secolo affer-mavano insistentemente che la colonia italiana in Per era diversa ri-spetto a quelle radicate in altri paesi? Come si sviluppato il processodintegrazione nella societ peruviana? Come si spiegano le numerosetracce di italiani, presenti perfino nelle regioni pi remote di questopaese? Quale fu levoluzione di quellimmigrazione e quale ruolo as-sunse nella societ peruviana?

    Nel corso della ricerca stessa, emersero poi alcuni fattori che mi sug-gerirono di modificare lo schema iniziale e di risalire alle radici profon-de del fenomeno migratorio, radici che si rifacevano praticamente alperiodo della conquista spagnola; nello stesso tempo apparve con evi-denza come la massiccia presenza di liguri in Per non fosse stata fruttodi circostanze fortuite, ma avesse costituito il nucleo essenziale di taleimmigrazione. Non si possono comprendere le caratteristiche dellim-migrazione italiana in Per, se non si capisce la circostanza particolaredellimmigrazione ligure. Ho cos dato ampio spazio a tale aspetto, cer-cando i moventi specifici di un caso regionale unico nellinsieme delmovimento migratorio italiano.

    2Basti dire che alcuni studi monografici effettuati negli anni ottanta non utilizzarono icontributi delle tesi di Janet Worral, gi esposte nel 1972, poich la versione spagnola dello-pera stata pubblicata negli ultimi anni. Alcuni ricercatori peruviani hanno dimostrato inte-resse al tema, concentrandosi su alcuni casi particolari: si vedano i lavori di Ral Porras Bar-renechea e, pi recentemente, quelli di Julia Alfaro Vallejos, Manuel Zanutelli e Jorge Reyes.Daltra parte, alcuni ricercatori italiani che sono stati per un breve periodo in Per (PaolaCorbella e Gabriella Chiaramonte) hanno svolto, a loro volta, interessanti relazioni, che persono poco conosciute nellambito accademico peruviano. Un ricercatore residente negli Sta-ti Uniti ha scritto due interessanti saggi in lingua inglese su casi riferiti agli italiani in Per: siveda Orazio Ciccarelli, The Economic Impact of the War of the Pacific (1879-83) on theItalian Colony in Peru in Studi emigrazione, 73, XXI, 1984 e Fascist propaganda and theItalian community during the Benavides regime, 1933-39 in Journal of Latin American Stu-dies, novembre 1988, senza essere mai stato in Per. Riassumendo, esistita una certa atten-zione sul tema, considerato per da punti di vista diversi, senza che sia mai stata attivata unacomunicazione efficace tra i vari circoli interessati (accademici e non). Il risultato statoquello di una produzione rilevante ma non cumulata n tale da consentire una valutazionedel fenomeno nel suo insieme.

  • Introduzione XIII

    Il soggiorno in Italia, nellambito di questo lavoro, stato deter-minante per unulteriore elaborazione dellipotesi e per la compren-sione del fenomeno. Studi recenti realizzati in Italia sul processo migra-torio e le sue peculiarit regionali hanno fornito elementi sostanzialiper lindagine; alcune nuove ricerche, realizzate in Liguria, sono statedi particolare rilevanza per la definizione del caso peruviano.

    Buona parte dellimmigrazione italiana in Per stata effettiva-mente costituita da quelli che i ricercatori italiani definiscono i pionie-ri liguri, mentre, nel contempo, il Per non stato toccato dal massic-cio flusso di emigranti che abbandonarono altre regioni italiane tra lafine del secolo scorso e gli inizi del Novecento.

    Data lampiezza del periodo storico considerato si concentrata lamaggiore attenzione nella spiegazione di processi e tendenze. Gli episo-di personali e aneddotici vengono presentati solamente in quanto esem-plificativi. In nessun momento si voluto mostrare limmigrazione ita-liana come un insieme di casi, anche se sullargomento sono state rac-colte abbondanti informazioni empiriche3. La pi grande difficolt af-frontata stata quella di mettere insieme il rompicapo, partendo dauna quantit voluminosa dinformazioni che ha fatto sorgere una seriedi problemi teorici, in parte ancora in via di soluzione.

    Lo schema generale del volume segue una sequenza storica in cui sipossono individuare i tre periodi che, a nostro parere, costituiscono letappe cruciali del processo dimmigrazione italiana in Per: le origini,dal XVI al XVIII secolo; la cosiddetta epoca del guano, dal 1840 al1880 (che coincide praticamente con linizio della repubblica; i primidecenni del secolo scorso possono essere considerati come un momen-to intermedio tra la matrice coloniale e la moderna immigrazione); ildeclino del processo immigratorio e il consolidamento dellinserimentodegli immigrati nella societ peruviana, dal 1880 al 1940. Ciascuno deitre periodi indicati offre risposte diverse a interrogativi costanti, relativi

    3Il carattere relativamente ridotto di tale immigrazione permette di fornire notizie suinumerosi casi personali, sebbene gli archivi storici non siano esaurienti. Come prodotto in-termedio di lavorazione di questa ricerca stata elaborata una base di dati empirici, che rac-coglie i riferimenti alle singole persone (pi di quattromila). Queste informazioni non sonoriportate nel presente studio, ma hanno offerto interessanti prospettive allanalisi globale.Inoltre rimangono come fonte utilizzabile per future ricerche sui casi pi specifici; gran par-te del materiale raccolto offre dati su luogo di origine, legami di parentela, profilo occupa-zionale e luoghi di residenza degli immigrati italiani. In linea generale, questo studio statorealizzato combinando fonti primarie e secondarie e utilizzando contemporaneamente le in-terviste a immigrati e ai loro discendenti, nella misura in cui servivano a chiarire aspetti de-terminati od offrivano informazioni complementari a quelle delle fonti scritte.

  • al numero, allidentit e alla qualificazione professionale degli immi-granti, ai fattori di espulsione e di attrazione, ai processi dintegrazionesociale e dinfluenza sulla societ peruviana.

    Lultimo aspetto, il processo dintegrazione, non ha potuto essereesplorato in profondit, per la sua complessit e anche per la sua spe-cificit, come oggetto di studio, che richiede necessariamente unap-profondita analisi degli aspetti culturali. Per questo motivo tale pro-blematica rimanda a ricerche future, anche se qui abbiamo cercato distabilire i termini per la sua discussione. Lanalisi affrettata del pro-cesso dintegrazione, infatti, potrebbe portare allapplicazione acriti-ca di concetti e teorie desunti da altre realt e indurre a errori di in-terpretazione: questo a mio parere il problema della tesi di JanetWorral, che pretende di aver dimostrato lintegrazione degli italianiin Per, applicando gli stessi concetti teorici utilizzati per il caso nor-damericano.

    In questo ambito, come in molti altri, la realt peruviana oppone re-sistenza a essere analizzata con categorie e teorie elaborate per altri pae-si. Come parlare dintegrazione degli immigrati, quando sussiste unproblema dintegrazione sociale nel paese ricevente, dovuto altres allaforte segmentazione della societ locale, con cui i nuovi venuti entraro-no in contatto? Alla valutazione di tali problemi, tuttora in discussione,il presente lavoro intende offrire un contributo.

    Debbo ringraziare le numerose persone che hanno collaborato, di-rettamente o indirettamente, alla realizzazione di questopera: in primoluogo i numerosi immigrati e discendenti di italiani in Per, che hannoofferto una grande quantit di informazioni, sia attraverso interviste siaattraverso documenti di archivi familiari. Nellambito di questopera-zione sono state realizzate pi di trenta interviste, che rimangono a di-sposizione per lavori futuri. Vorrei ricordare tre intervistati, morti re-centemente: il professor Donato di Malio, Carlos Costa Elice e Gerva-sio Melofilo. Tre esponenti della vecchia guardia della colonia italia-na a cui rendo omaggio, con riconoscenza e affetto.

    In Italia sono stati di aiuto i consigli e le raccomandazioni ricevutida Gianfausto Rosoli, direttore del Centro Studi Emigrazione di Ro-ma, e dai ricercatori Marco Porcella e Antonio Gibelli del Centro Li-gure di Storia Sociale. In Per ho ricevuto validi suggerimenti da FlixDenegri Luna, che ringrazio per avermi dato la possibilit di consulta-re la sua biblioteca. Ho ricevuto anche indicazioni utili da Jos Can-ziani, Jaime Urrutia e Marco Del Mastro. Vorrei esprimere la mia gra-titudine al Grupo de Estudios para el Desarrollo (Gredes) di Lima,istituzione che mi ha accolto per la realizzazione dellopera: al suo di-

    XIV Introduzione

  • rettore, il dottor Luis Sobern, a Diana Bazn per la sua collaborazio-ne come assistente di ricerca e a Cecilia Garca per la sua efficientecollaborazione di segreteria. Un grazie, infine, alla Fondazione Gio-vanni Agnelli di Torino per lappoggio offerto, senza il quale questostudio non sarebbe stato possibile.

    Introduzione XV

  • Premessa

    Durante il periodo coloniale (secoli XVI-XVIII) della dominazionespagnola, gli italiani furono presenti in Per, cos come negli altri terri-tori conquistati dalla Spagna. Ricostruirne i movimenti pu aiutarci acapire le caratteristiche dellimmigrazione italiana sviluppatasi nel pae-se nel XIX secolo, poich, come vedremo pi avanti, esistito un rap-porto di continuit tra i due periodi.

    1. Il primo periodo coloniale (secolo XVI)

    Anche se durante il periodo coloniale non era permesso il libero ac-cesso alle colonie spagnole in America, innegabile la presenza di citta-dini dei diversi stati che allora componevano la penisola italiana. Nelsecolo XVI, soprattutto durante il regno di Carlo V, lingresso di nonspagnoli nelle Indie fu permesso con una certa elasticit, specialmentese provenienti da territori gravitanti nellorbita imperiale spagnola, tracui vi erano diversi stati italiani. noto che per la corona spagnola esi-stevano due classi di sudditi: quelli chiamati naturali (che erano glispagnoli) e quelli imperiali. Tra questi ultimi si trovavano gli abitantidei territori spagnoli in Italia, considerati come sudditi di sovrani amicio alleati della Spagna. Erano trattati come stranieri di eccezione, perdifferenziarli dagli stranieri sospetti, quali ad esempio gli inglesi, gliolandesi e i francesi. La dominazione spagnola in Italia si era consolida-ta nel Regno di Napoli e nel Regno di Sicilia e alla fine del Cinquecentosi estese anche al Ducato di Milano.

    Gli italiani che si imbarcavano per le colonie dAmerica lo facevanodai porti spagnoli e, generalmente, dopo aver soggiornato in Spagna.Nella maggioranza dei casi si trattava di mercanti e avventurieri, tolle-

    Capitolo primoGli italiani in Per durante il periodo coloniale

  • rati dal potere coloniale; alcuni, poi, simbarcavano clandestinamente,eludendo le disposizioni che proibivano il libero ingresso degli stranierialle colonie spagnole. In realt la maggior parte era costituita da emi-grati italiani, che partivano successivamente per lAmerica, mentre solopochi arrivarono direttamente dallItalia. Non mancarono inoltre sol-dati arruolati nelle truppe coloniali, sacerdoti e artigiani.

    Fu cos che nel gruppo di conquistatori, da cui fu accompagnato ini-zialmente Pizarro, si trovavano almeno due italiani: Simon Genovs ePedro Milans. Tra i soldati dellisola del Gallo che protestarono con-tro Pizarro, inviando una lettera al governatore di Panama nel 1520, silegge il nome di un certo Antonio Rovaldi, probabilmente italiano. Traquelli che catturarono Atahualpa a Cajamarca incontriamo Juan de Ni-za (citt che allora apparteneva a Genova) e Martn de Florencia, il cuipadre era mercante in Aragona. Di origine italiana era anche il conqui-statore Pedro Martn de Sicilia, anche se nato in Estremadura, a cuitocc una delle zone in cui fu divisa Lima e che, successivamente, di-venne sindaco della citt1.

    Nel memoriale dei condannati dallavvocato Cianca, giudice al pro-cesso della ribellione di Gonzalo Pizarro, si citano vari italiani: Anto-nio Romn (napoletano), Juan Baptista (genovese), Pedro de Niza,Francisco Bonifacio (savoiardo), Antonio Lipay (napoletano). Vi fu in-fine il caso del milanese Vincenzo del Monte, nobile gentiluomogiunto in Per nel 1544 dopo essere stato diversi anni a Siviglia al se-guito dellarmata delladelantado2 Orellana. Partecip alle guerre inte-stine tra i conquistatori e fu alfiere agli ordini di Gomez de Solis primadi stabilirsi in Cile3.

    Se analizziamo la provenienza degli italiani che raggiunsero il Perin questo periodo, vediamo come predominassero i genovesi, nono-stante lallora Repubblica di Genova non facesse parte dei territori im-periali spagnoli4. Questo si spiega in quanto Genova era una repubblicamarinara che aveva strettissime relazioni con la Spagna: i suoi marinaierano infatti reclutati nellarmata spagnola perch abili cartografi e na-vigatori. Peraltro, la presenza di mercanti genovesi nelle colonie spa-

    2 Giovanni Bonfiglio

    1 Ral Porras Barrenechea, Los viajeros italianos en el Per in Instituto Italiano deCultura, Presencia italiana en el Per, a cura di Bruno Bellone, Lima, Editorial Ausonia,1984, pp. 1-97.

    2 Si veda la voce adelantado nel Glossario.3 Ermenegildo Aliprandi e Virgilio Martini, Annuario italo-peruviano, Guayaquil, Ali-

    prandi y Martini, 1935.4 Lantica Repubblica di Genova occupava il territorio dellattuale Liguria, di cui Genova

    il capoluogo. Per questo il termine genovesi qui impiegato come sinonimo di liguri.

  • gnole dAmerica era la conseguenza della loro attivit in Spagna, so-prattutto nei porti. Dopo il Cinquecento i genovesi avevano un proprioquartiere a Siviglia e godevano di concessioni speciali per commerciarenei territori imperiali spagnoli.

    I marinai genovesi, grazie allesperienza accumulata in secoli di traf-fici nel Mediterraneo, svilupparono abilit non comuni per lepoca nel-le tecniche di navigazione. Rispetto ai marinai spagnoli possedevanouna migliore tradizione nautica, inoltre avevano perfezionato strumenticome la bussola e le carte nautiche. Per questo, numerosi genovesi par-teciparono alle scoperte geografiche durante i secoli XV e XVI, mentrelItalia era frammentata in piccoli stati.

    La Repubblica di Genova si estendeva su una stretta frangia costiera,senza possibilit di sviluppo agricolo, a causa dellaccidentata conforma-zione dellesiguo territorio. Llite economica genovese, quindi, si de-dic fin dai tempi antichi al commercio e alla navigazione, a differenzadi altre classi dirigenti italiane, formate da proprietari terrieri, che gode-vano di privilegi feudali. Lassenza, o la debolezza, del feudalesimo agra-rio in alcuni stati italiani come Genova spiega in ultima analisi la preco-cit del suo sviluppo mercantile e finanziario fin dal Medioevo.

    Le diverse vocazioni delle unit politiche che componevano la peni-sola italiana nei secoli XV e XVI, pi o meno direttamente sottoposteallegemonia spagnola, determinarono la composizione dei gruppi diimmigranti italiani in America. Gli stati italiani centro-meridionali Sta-to Pontificio, Regno di Napoli e Regno di Sicilia avevano uno scarsosviluppo mercantile e le loro classi dominanti mantenevano una strut-tura di tipo feudale, con una modesta tradizione marinara; di conse-guenza, durante il periodo coloniale, la presenza dei loro sudditi nel-lAmerica del Sud fu ridotta, nonostante lalleanza con la corona spa-gnola. In tal modo, mentre i naviganti genovesi, reclutati in buon nu-mero come marinai nellarmata spagnola, diventavano mercanti unavolta scaduti i loro contratti, siciliani e napoletani (sudditi italiani delre di Spagna) giunsero soltanto come soldati o funzionari della cortedel vicereame5.

    Quando nel 1539 Carlo V eman unordinanza sullingresso dei suoisudditi nelle Indie, menzion esplicitamente i genovesi, ai quali conce-

    Gli italiani in Per durante il periodo coloniale 3

    5 Durante il periodo della dominazione spagnola, i primi italiani giunti in Per erano li-guri, con poche eccezioni (...) I genovesi, cio i liguri, popolazione essenzialmente marinara,abituati, grazie alla libert della loro repubblica, a viaggiare per ogni rotta marittima, tantoda offrire i migliori naviganti alle navi di tutte le nazioni, avevano sempre aperta la via dellaemigrazione; Emilio Sequi ed Enrico Calcagnoli, La vita italiana nella repubblica del Per:storia, statistica, biografia, Lima, Tipografia La Voce dItalia, 1911, pp. C-127.

  • deva lautorizzazione a trasferirsi nelle colonie dAmerica. Lordinanzarecitava testualmente: Diamo permesso ai sudditi naturali di tutti i no-stri regni e signorie, cos come a tutti i sudditi dellimpero, inclusi i ge-novesi, affinch possano passare alle cosiddette Indie e vivere e contrat-tare in esse6.

    Approfittando del permesso loro concesso dalla corona spagnola,alcuni commercianti genovesi organizzarono una spedizione con duenavi, la Santa Mara e la Concepcin, che partirono da Cadice per ilPer nel 1537. Limpresa era comandata da Len Pancaldo, navigatoreitaliano che conosceva la rotta, poich aveva gi navigato con Magella-no nei suoi viaggi di esplorazione. Nonostante ci, le navi non giunseroa destinazione: una si aren sulla costa argentina e laltra non oltrepasslo stretto di Magellano; Pancaldo rimase a Ro de la Plata7.

    Questo non fu lunico tentativo di spedizione commerciale genoveseverso le coste del Pacifico; diversi indizi indicano la presenza di marinailiguri in Per, che commerciavano con il permesso del potere coloniale.Tra il 1532 e il 1560 vissero tra Lima e Callao circa cinquanta liguri checostituivano, gi allora, il gruppo europeo non spagnolo pi numeroso8.

    Il caso pi noto quello di Juan Bautista Pastene, nato a Genova nel1507, da una nobile famiglia di marinai e mercanti; egli si imbarc a Si-viglia nel 1534 con una spedizione spagnola diretta in Venezuela, sotto ilcomando di Ortel. Nel 1535 fu nominato pilota in capo dei mari delsud dalla Real Audiencia de Panam. Gli venne assegnato il coman-do di navi per esplorare le coste del Pacifico meridionale e appoggiare laconquista del Per; fu anche a Lima, dove partecip alle lotte tra i con-quistatori e fu testimone della morte di Francisco Pizarro. Nel 1544 ven-ne inviato in Cile, dove si stabil per dedicarsi alla navigazione e alle-splorazione delle coste del Pacifico del Sud, fino ad allora poco cono-sciute. L fu reggente del cabildo9 di Santiago del Cile per diversi anni.

    Insieme a Pastene si trovavano in Cile diversi capitani genovesi, cheerano stati in Per e che pare fossero stati inviati al confino in quei ter-ritori sconosciuti, poich il potere coloniale voleva mantenere a Lima il

    4 Giovanni Bonfiglio

    6 Carlos Radicati di Primeglio (a cura di), Antonio Ricardo Pedemontanus. Nuevos apun-tes para la biografa del introductor de la imprenta en la Amrica Meridional, Lima, InstitutoItaliano de Cultura, Ausonia, 1986.

    7 R. Porras Barrenechea, Los viajeros italianos en el Per cit. I commercianti genovesiche organizzarono questa spedizione erano: Vivaldi, Pozobonello, Pietro Antonio, GiovanniBattista e alcuni nobili come Pier Antonio di Aquino, Tommaso Rezzo e Battista Troce.

    8 James Lockart, Spanish Peru 1532-1560, A Colonial Society, Madison (Wi.), The Uni-versity of Wisconsin Press, 1968.

    9 Si veda la voce cabildo nel Glossario.

  • lignaggio spagnolo. Tra di loro si ricordano i capitani Giustiniani e Vin-cenzo Pasquale, che fondarono imprese di navigazione e di commerciotra Valparaso e Callao. Anche Juan Ambrosio Giustiniani era giunto inPer via Panama la rotta pi utilizzata a quellepoca per arrivare alPacifico poich lo stretto di Magellano era ancora poco conosciuto.Giustiniani nacque a Genova nel 1515 e fu in Spagna, prima di giunge-re in Per nel 1552 con la sua nave Juan Antonio che poi vendette al pa-rente Juan Antonio Justiniano. A Lima, nel 1556, spos JuanaGutierrez de Torquemada e avvi un attivo commercio marittimo traCallao e Valparaso, prima di stabilirsi in Cile.

    Questi casi dimostrano che gi allora i marinai genovesi avevano da-to inizio a un tipo dimpresa marittimo-commerciale, destinata a essereperfezionata nei secoli successivi; lattivit consisteva nel navigare tra idiversi porti del Pacifico meridionale trasportando mercanzie e passeg-geri (a volte truppe), tra i porti maggiori (Panama, Callao, Arica e Val-paraso), dove installavano depositi commerciali, e pulperas10 che stabi-livano contatti con i porti minori (Huacho, Islay, Pisco, Paita e cos via).

    In effetti, numerosi cognomi liguri compaiono fra quelli dei mercantiimpegnati nelle pulperas, il tipico negozio commerciale che nei secolisuccessivi, soprattutto nellOttocento, fu molto diffuso sulle coste del Pa-cifico proprio a opera dei genovesi. Questo genere di commercio, svilup-pato principalmente dai marinai genovesi, precursore di un tipo di traf-fico marittimo che in seguito fu chiamato di cabotaggio e che si espan-se nel XIX secolo, quando scomparve il monopolio spagnolo nellAmeri-ca del Sud11. Sembra che Giustiniani sia stato il primo marinaio-affaristagenovese a inaugurare il commercio di cabotaggio sulle coste del Pa-cifico, riproducendo lattivit che i marinai liguri svolgevano nel Mediter-raneo. Giustiniani anticip i marinai liguri, che sarebbero giunti nei seco-li successivi, anche nella consuetudine di stabilire alleanze matrimonialicon i propri compatrioti. In effetti, una delle sue figlie si spos in Cilecon Vincenzo Pasquale, un altro marinaio genovese giunto in Cile nel1569, dove si dedic agli scambi di porto in porto tra Valparaso e Callao.I discendenti di Giustiniani si imparentarono anche con i Pastene12.

    Gli italiani in Per durante il periodo coloniale 5

    10 Si veda la voce pulpera nel Glossario.11 Indizi sicuri dimostrano i rapporti tra alcuni di quei mercanti e antiche famiglie ebree

    sefardite, stabilitesi a Genova e in Spagna; ad esempio, i Pinelo erano unantica famigliaebreo-genovese che emigr in Spagna nel XIII secolo, da cui discesero i Len Pinelo giuntiin America. possibile che diverse famiglie ebree, espulse dalla Spagna alla fine del XV se-colo, siano emigrate a Genova; pare che questa fosse lorigine dei Campodonico di Chiavari,arrivati in Per nel secolo scorso.

    12 Ettore Lacquaniti, Gli italiani in Cile, Santiago de Chile, 1904.

  • Altri marinai italiani presenti in quegli anni sulle coste del Per fu-rono Giovanni di Malta, Nicols da Bonfiglio, Alvaro Perestrello (cherisiedeva ad Arica nel 1540), Giovanni Gaetano (proprietario del galeo-ne che port La Gasca da Callao a Panama). Tra i mercanti menzionatinei registri dellepoca (dal 1546 al 1550) figurano Enrique Porri, origi-nario di Milano; Lucas de Asta, genovese; Nicoroso e Marcos Corso(provenienti dalla Corsica)13.

    Alla fine del secolo XVI, come dichiara Vincenzo Dagnino nel suoCorregimiento de Arica, si erano stabiliti diversi italiani in questa citt,tra i quali Esteban Forrofino, Pedro Antonio Macchiavello, EstebanSanguinetti (mercante), Guillermo Virgilio, Camilo Bonafante, Pedrodel Pino, Simn Romn, Pedro Alejandro Malerba, Bernardo del Pino,Jorge Inverto, Bernardino Arnaldo, Antonio Genovs, Juan Angel cheha una fregata con cui svolge il commercio del guano, Francisco Ca-taldo (pulpero e salumiere), Guillermo e Juan Baptista (pulperos).

    Carlos Radicati di Primeglio, che ha realizzato unesaustiva indaginesulla presenza di italiani in Per durante il primo periodo coloniale (inbase alla consultazione di atti notarili, verbali dei consigli comunali diLima e archivi parrocchiali), ha trovato testimonianza della presenza ditrecentoquarantatr italiani in Per, nel periodo compreso tra liniziodella conquista e la met del Seicento. Per tutti questi casi, Radicati for-nisce importantissime informazioni su luoghi dorigine, occupazioni eattivit sviluppate. Rispetto ai casi presentati si hanno notizie del luogodi nascita per duecentotrentuno di essi che confermano come i genove-si fossero il gruppo pi numeroso (centoventiquattro individui, pari al53 per cento del totale). Li seguivano ventotto veneziani (il 12 per cen-to), ventotto corsi, quindici napoletani, undici milanesi, dieci romani,cinque siciliani e, per i casi restanti, individui appartenenti ad altri statiitaliani. Tra i genovesi la categoria occupazionale pi numerosa eracomposta da commissari di bordo e capitani di navi, che al tempostesso erano mercanti dediti al trasporto di passeggeri e mercanzie lun-go la costa del Pacifico, da Panama a Valparaso14.

    6 Giovanni Bonfiglio

    13 R. Porras Barrenechea, Los viajeros italianos en el Per cit.14 Carlos Radicati di Primeglio, Sealejas biogrficas de italianos en el Per hasta me-

    diados del siglo XVII in Id., Antonio Ricardo Pedemontanus cit., pp. 51-77. Senza dubbio ilnumero di italiani presente in Per era maggiore, poich alcuni erano clandestini o i loro no-mi non vennero registrati nei documenti dellepoca (atti del cabildo, atti notarili, archivi par-rocchiali e altri). Nellultima pagina dellopera, Radicati annuncia la presentazione di unostudio pi ampio sulla presenza italiana nel periodo coloniale: Queste semplici note biogra-fiche sono, come le precedenti, lanticipo di unopera completa sulla tematica (...). Il caratte-re di questi cenni ci ha impedito le giuste collocazioni bibliografiche, che saranno registrate

  • Tra i casi citati da Radicati, ricordiamo naviganti come Juan BautistaGenovs e Rostn Genovs, rispettivamente commissario di bordo ecarpentiere della nave Santiago, di propriet dei Pizarro. Li seguivanoAntn Corso, commissario della nave Todos los santos nel 1537, MarcosVeneciano, pilota della galera di Gaspar de Espinoza, di Panama. Tra imercanti si distinse Francisco Neri, che diede inizio allimportazione dimercanzie da Panama a Lima, grazie a un permesso speciale concessodal Cabildo di Lima il 20 marzo 1535. interessante osservare come giin quellepoca le attivit commerciali sviluppate dai mercanti italiani (inmaggioranza genovesi), fossero simili a quelle che si intensificarono nel-lOttocento: conducevano pulperas e si dedicavano al commercio tra iporti, che successivamente fu chiamato commercio di cabotaggio.

    Andrs Barbaza, risiedeva a Lima nel 1543 ed era commissario dibordo della nave San Juan, ancorata a Callao. Proprietario della naveera Antonio Genovs, residente in Nicaragua. A nome del padrone,Andrs Barbaza vendette limbarcazione a un abitante di Lima e a tal fi-ne present una delega, chiedendo che fosse testimone dellatto JuanBautista Genovs.

    Non pochi di questi mercanti genovesi appartenevano ad antiche fa-miglie di commercianti; i loro cognomi sono comparsi anche nella mo-derna migrazione indirizzatasi in Per nellOttocento. Valga comeesempio il cognome di Marco Antonio Costa, originario di Genova, re-sidente a Lima nel 1595: il suo nominativo appare negli annali del Tri-bunale della Santa Inquisizione. Un altro negoziante genovese, dal co-gnome simile a quello dei marinai giunti nellOttocento, Juan di Ne-gro, che mor a Lima nel 1605. Cognome tipicamente genovese portaPedro De Gregori, un mercante che si trovava a Lima nel 1580. Franci-sco Groso (o Grosso) era originario di Sanremo e mor a Lima nel 1631lasciando come erede la sua unica figlia; nel testamento design comeamministratore dei suoi beni il cugino Antonio Cansino, di nobile fami-glia andalusa.

    Jacom Lomellini, nativo di Genova, si spos a Lima con Brigida diNegro, anchessa genovese; la loro figlia, Clara, si spos a Lima nel1584. I Lomellini appartenevano a unantica famiglia che commerciavafin dal secolo XIII nel Mediterraneo, forse la stessa dalla quale proveni-vano i Lomellini che, alla fine del secolo scorso, si stabilirono a Puno ea Cuzco. Juan Merlo era di Camogli, piccolo porto presso Genova, da

    Gli italiani in Per durante il periodo coloniale 7

    nella predetta opera di carattere generale. Disgraziatamente Radicati morto prima di po-ter pubblicare il lavoro in progetto, per il quale aveva accumulato notevoli informazioni, lestesse che attualmente si trovano custodite dalla sua vedova, Ella Dumbar Temple.

  • dove arrivarono numerosi imprenditori alla met dellOttocento. Ilmercante genovese Esteban Sanguineto una probabile derivazione daSanguinetti visse per molti anni ad Arica e in seguito si trasfer a Li-ma, dove mor nel 1617.

    A titolo daneddoto, Radicati cita il caso del soldato Antonio Solar,uno dei primi conquistatori a stabilirsi a Lima. Nonostante fosse natoin Spagna, a Medina del Campo, era figlio di un genovese chiamato So-laro o Solari, forse un antenato dei Solari di Chiavari che arrivarono inPer nel 1840, allinterno di una catena migratoria che si mantenutaattiva fino al Novecento: al conquistatore Antonio Solar fu affidata lacittadina di Surco, a sud di Lima. Da lui deriva il nome dato al promon-torio situato a sud della citt, tuttora indicato come Morro Solar.

    Un caso di cui Radicati fornisce unampia documentazione quellodi Jacom Espin, nativo di Voltri, nella Repubblica di Genova, che vissenella valle di Huaura, stabilendosi a Carquin. Partito da Genova nel1540, dopo aver dimorato alcuni anni in Spagna, giunse in Per. Qui sidedic alla navigazione lungo le coste del Pacifico meridionale, con unanave propria, chiamata San Cristobal. Dal suo testamento, redatto nelladimora di Carquin il 21 agosto 1571, Radicati ricava alcune utili infor-mazioni: Dalla menzione che fa dei suoi debitori e creditori, si viene asapere che era in contatto con gli altri italiani che esercitavano il suostesso mestiere: Francisco Genovs, Bartolom Genovs e JeronimoCorso. Conosceva anche Bautista Genovs, che doveva avere numerosepropriet a Huaura, perch ne affittava una a Jacom Espin. Vi fu poi ilcaso di Lorenzo Genovs, commissario di bordo e proprietario dellanave San Lazaro; dai documenti conservati sappiamo che nel 1551 trattil trasporto di Pedro Miralla da Callao a Valparaso, accettando di rice-vere il relativo compenso trenta giorni dopo larrivo a destinazione dellanave. Non firm la carta di noleggio perch non sapeva scrivere.

    I fratelli Esteban, Pablo, Honorato e Martn Ojeda erano originaridi Villefranche, un porto vicino a Nizza, citt che a quei tempi ap-parteneva alla Repubblica di Genova. I fratelli Ojeda furono piloti divascello in Per nella prima met del secolo XVII e probabilmente ca-stiglianizzarono il loro cognome dopo essere stati in Spagna. DomingoFinale, nativo di Finale, in provincia di Savona, era capitano di vascelloe mor a Lima nel 1629. Jacom Fragoso, originario di Recco, era unmercante che si dedic al commercio tra Lima, Arequipa e Puno. Oltrealle mercanzie vendeva gli schiavi procuratigli da Camilo Bonafante,anchegli genovese, residente prima a Callao e poi ad Arica. Fragosomor a Lima nel 1621; si presume fosse analfabeta, poich il suo testa-mento fu firmato da un frate dellordine dei Predicatori.

    8 Giovanni Bonfiglio

  • Questi dati biografici dimostrano come i commercianti italiani fos-sero presenti non solo a Lima, ma in molte citt della provincia. AdArica diversi di loro erano anche proprietari di pulperas, come JuanAndr Genovs nel 1648. Nella stessa citt di Arica nel 1648 il genove-se Palabesn (possibile derivazione da Pallavicini) possedeva un nego-zio. Il negoziante Antonio Genovs abit prima a Huamanga (1571) epoi a Cuzco dal 1578 al 1583; da l si trasfer ad Arica.

    Pochi genovesi sintegrarono nella burocrazia coloniale spagnola efurono probabilmente quelli che avevano legami pi stretti con le fami-glie spagnole; il caso di un Paravicino, anchegli discendente dai Pal-lavicini di Genova, che fu tesoriere governativo ad Arequipa tra il 1631e il 1650. Dei centoventiquattro genovesi, la cui presenza venne docu-mentata da Radicati, pochissimi erano soldati o sacerdoti, quasi tuttierano commercianti e navigatori; tra gli artigiani si trovavano armieri,bottai e coniatori di monete15.

    Anche alcuni marinai veneziani furono presenti fra i primi colo-nizzatori del Per. Nondimeno Venezia, laltra grande potenza ma-rinara italiana, fu poco presente nelle colonie spagnole dAmerica, inprimo luogo perch la sua politica commerciale era indirizzata princi-palmente verso lOriente, e in secondo luogo perch le sue relazionicon la Spagna non erano buone.

    Si suppone che il conquistatore Pedro de Candia fosse veneziano, inquanto lisola di Candia appartenne a Venezia dal 1204 al 1669. Franci-sco de Cipre, che era a Lima alla fine del Cinquecento, dichiar di esse-re veneziano, e infatti lisola di Cipro in quegli anni era sotto il dominiodi Venezia. Altro veneziano, di cui Radicati trov notizie negli archividellepoca, fu Miguel Adorno, un bottaio dellarmata spagnola, resi-dente a Lima nel 1595. Pi che di veneziani, si trattava in realt di mari-nai provenienti dalle isole del Mar Egeo, come Cipro, Candia, Malta, odalle coste del mare Adriatico, come la Dalmazia, territori che in quelperiodo appartenevano a Venezia. Il loro profilo occupazionale in Perera simile a quello dei genovesi. A parte marinai e commercianti, cera-no alcuni artigiani e pochissimi sacerdoti.

    Un altro gruppo consistente di italiani fu quello proveniente dallaCorsica, isola che appartenne alla Repubblica di Genova fino al 1768.Anche i corsi erano per lo pi marinai arruolati nellarmata spagnola.Non appartenevano a famiglie nobili, poich quasi tutti avevano percognome il soprannome di Corso. In maggioranza erano piloti di va-

    Gli italiani in Per durante il periodo coloniale 9

    15 Secondo lusanza dellepoca, gli stranieri ricevevano il cognome dal luogo di pro-venienza, con ci dichiarando anche implicitamente di non appartenere a famiglie nobili.

  • scello che, scaduti i loro contratti di navigazione, si stabilivano nei por-ti del Pacifico, navigando e commerciando.

    Un caso tipico fu quello di Antonio Corso, nativo di Trelo. Antonioabit a Siviglia prima di trasferirsi in Per, prima a Lima e poi a Cuzco:Proprietario di un vascello e pilota esperto, fu uno dei primi navigato-ri dei mari del sud a coprire il tragitto tra la Spagna e le Indie. Nel1537 trasport con la sua nave Todos los Santos, passeggeri e mercanziesulla rotta Panama-Callao e ritorno; nel 1547 lo troviamo nel porto diMadre de Dios, mentre si prepara a un viaggio in Spagna. Nel 1581 fe-ce testamento a Cuzco, lasciando tutti i suoi beni ai numerosi figli.

    Gli archivi dellepoca riportano notizie anche su Nicols Corso, cheriusc a diventare il pi importante mercante del Per della secondamet del Cinquecento. Fece una tabella di quante mercanzie si tratta-vano in tutto il mondo e per tutte si impose a venderle per quei prezzi.Giunse a possedere una fortuna considerevole, poich morendo lasciottantamila pesos al monastero di Santo Domingo di Lima16.

    Sebbene diversi italiani avessero preso parte alla conquista e alle di-spute tra le fazioni dei conquistatori spagnoli, le attivit principali a cuisi dedicarono furono la navigazione, il commercio e lartigianato, oltre aquella ecclesiastica. In linea generale si pu affermare che esistesse unasorta di specializzazione occupazionale rispetto agli spagnoli, nel sensoche questi ultimi si dedicarono maggiormente ad attivit burocratiche emilitari. Ci fu determinato non solo dal controllo politico e militareche gli spagnoli si riservarono con grande cura, ma anche dalle differen-ze culturali. Gli italiani in realt erano tollerati nella misura in cui met-tevano a disposizione della corona la loro abilit nelle tecniche di navi-gazione, nella cartografia e la loro esperienza artigianale e artistica, chenella Spagna dellepoca scarseggiava. Una volta conclusi i contratti o gliaccordi preliminari di lavoro, potevano stabilirsi definitivamente nellecolonie. In sostanza fu questa lorigine della presenza italiana nelle colo-nie ispano-americane: non si trattava di un flusso migratorio vero e pro-prio, poich gli italiani facevano parte dellamministrazione coloniale,anche se non rientravano fra i detentori del potere politico.

    Quei primi italiani lasciarono i loro eredi in Per. Nei vecchi archiviparrocchiali di Lima sono registrati molti figli di italiani, alcuni dei qua-li meticci. Il primo discendente di un italiano in Per di cui si hanno no-tizie documentate fu Catalina, figlia di Bautista Genovs e di una indiadel Nicaragua di nome Marina. Catalina fu battezzata nella cattedrale di

    10 Giovanni Bonfiglio

    16 C. Radicati di Primeglio, Sealejas biogrficas de italianos en el Per hasta mediadosdel siglo XVII cit., p. 57.

  • Lima l11 gennaio del 1540, appena cinque anni dopo la fondazionedella citt. Il padre di Catalina si dedicava alla navigazione insieme alsuo connazionale Antn Genovs, padre anchegli di una meticcia, natadallunione con una india de la tierra, cio peruviana, chiamata Fran-cisca17, che fu battezzata il 31 marzo del 1543 con il nome di Beatriz.Sebbene in maggioranza fossero naviganti e commercianti, non manca-rono gli artigiani, gli artisti e anche i cronisti. Tra gli artigiani italiani,emigrati in quella prima fase coloniale, si ricorda Antonio Ricardo, unodei pochi piemontesi presenti in Per, nella cui tipografia si stamparonoi primi libri di Lima e di tutto il Sudamerica. Anche Ricardo provenivadalla Spagna e, dopo un primo soggiorno in Messico, si stabil definiti-vamente a Lima, dedicandosi al lavoro di editore; mor nel 1606.

    Alcuni viaggiatori e mercanti italiani lasciarono preziose cronache,dove narrato quanto osservarono in Per. Nicolao Del Benino, adesempio, nato a Firenze nel 1514 e giunto in Per dopo un breve sog-giorno a Siviglia, visse a Lima, a Cuzco e a Potos dove si dedic allosfruttamento delle miniere dargento e diresse i lavori di scavo del fa-moso cerro18 della citt. Porras Barrenechea considera Del Benino unprecursore dei coloni italiani che giunsero successivamente in America,in quanto si integra completamente con lambiente fino a fare dellecolonie spagnole la propria patria come scrisse in una delle sue lettere.Porras evidenzia inoltre la disposizione danimo di questo personaggio,che: si dedica a studiare gli strati geologici di Potos, mentre i capitanispagnoli si ammazzano tra loro. Del Benino scrisse diverse relazioni,una, nel 1548, sulla guerra civile di Gonzalo Pizarro e unaltra sul cerrodi Potos, indirizzata al vicer Toledo, nel 1573. Entrambi i documenticostituiscono preziose testimonianze dellepoca.

    Altro cronista italiano fu il milanese Gerolamo Benzoni, che si im-barc clandestinamente in Spagna per le colonie dAmerica, a met delsecolo XVI. Inizialmente soggiorn in Centroamerica, quindi pass inPer, negli anni in cui La Gasca pacificava le diverse fazioni di conqui-statori coinvolte nella guerra civile. Benzoni dovette abbandonare lecolonie spagnole in quanto perseguitato per la sua fede calvinista. Do-po un avventuroso ritorno in Italia sopravvisse a un naufragio scris-se, nel 1565, la Storia del mondo nuovo, dove narr le proprie avventuredi viaggio criticando duramente gli spagnoli, per i maltrattamenti a cuisottoponevano la popolazione indigena.

    Gli italiani in Per durante il periodo coloniale 11

    17 C. Radicati di Primeglio (a cura di), Antonio Ricardo Pedemontanus cit., p. 37.18 Si veda la voce cerro nel Glossario; si veda inoltre R. Porras Barrenechea, Los viajeros

    italianos en el Per cit.

  • Il fiorentino Francesco Carletti (1541-1600) giunse in Per nel 1593con una spedizione commerciale proveniente da Siviglia, citt in cuiaveva vissuto per alcuni anni. Al suo ritorno a Firenze compose loperaRagionamenti sopra le cose vedute nei viaggi dellIndie Occidentali e altripaesi che fu pubblicata per la prima volta nel 1671. Secondo Porras,Carletti rappresenta la figura di viaggiatore pi autentica tra quelle chevisitarono il Per alla fine del Cinquecento19.

    2. La presenza italiana durante i secoli XVII e XVIII

    Durante il secolo XVII prevalse un atteggiamento pi rigido nellaproibizione del commercio e dellimmigrazione nelle colonie spagnole;furono inasprite le pene per coloro che viaggiavano senza permesso,compresi gli stessi spagnoli. Era il tempo in cui il potere nel vicereameandava consolidandosi e predominava lo spirito conventuale e monasti-co. Durante quel periodo la persecuzione intrapresa dai funzionari delvicer contro gli stranieri che tentavano di infiltrarsi, o che erano gi re-sidenti, fu pi forte che in passato. Molti di loro, per nascondere la pro-pria origine straniera, giunsero a camuffare il proprio nome castiglia-nizzandolo, come fece il pittore e incisore romano Mateo Pedro Ales-sio, che modific il suo nome in Mateo Perez de Alesio. Questa mag-giore rigidit nella proibizione del libero accesso alle colonie spagnoledAmerica contribu a modificare la composizione del gruppo italianoin Per. In effetti, dopo la seconda met del secolo XVII, insieme ai na-viganti, ai commercianti e agli avventurieri, cominciarono ad arrivaregli italiani al seguito dellaristocrazia di corte e del clero. Numerosi vi-cer e funzionari erano imparentati con famiglie aristocratiche italianeo avevano soggiornato nei domini spagnoli in Italia, da dove poi si spo-stavano con il proprio seguito di familiari e cortigiani; ad esempio, il vi-cer Pedro Fernandez de Castro, Conte di Lemos, condusse con s lamoglie Ana Francisca de Borja, che era figlia del duca di Candia e diDoria Colonna, nata a sua volta dal nobile genovese Andrea Doria. Il vi-cer Melchor de Navarra y Rocafull, duca della Palata, port come vice-regina del Per donna Francisca Tovalto y Aragn, principessa di Mas-sa. Teodoro Giulio Rospigliosi giunse in Per nel 1647 in qualit di alfiere del re di Spagna. Era membro della famiglia dei principi Rospi-gliosi di Roma e nipote del papa Clemente IX. Visse e mor a Lima, do-ve lasci alcuni discendenti.

    12 Giovanni Bonfiglio

    19 R. Porras Barrenechea, Los viajeros italianos en el Per cit.

  • Attraverso laristocrazia del vicereame linflusso italiano penetrnella letteratura, nella pittura religiosa, nella musica e nellarchitettura.Il pittore romano Mateo Pedro (o Perez) de Alesio, che era stato allievodi Michelangelo, giunse a Lima nel 1588 dopo aver lavorato a Siviglia.Apr una bottega, con numerosi apprendisti, e diffuse la tecnica pittori-ca rinascimentale. Dipinse molti quadri per la corte del vicer e per lechiese di Lima. Si dedic, inoltre, ad attivit di lucro, sfruttando alcuneminiere doro e dargento a Vilcabamba e a Huancavelica e cercando,insieme con i suoi allievi, tesori nelle huacas20 di Lima. Rientr in Italianel 1606.

    Un altro pittore fu il napoletano Angelino Medoro, che realizz di-verse opere a sfondo religioso: la pi famosa fu la prima tela di SantaRosa di Lima. Il gesuita italiano Bernardo Bitti, originario delle Mar-che, giunse in Per nel 1575, adorn di quadri numerose chiese in tuttoil paese e mor a Lima nel 161021.

    Il Seicento fu un periodo di esaltazione religiosa che richiam inPer molti sacerdoti fra i quali numerosi italiani, in prevalenza gesuiti.Alcuni lasciarono importanti testimonianze scritte sugli aspetti geogra-fici e linguistici del paese. Tra di loro ci fu il napoletano Anello Oliva,cui si devono numerosi manoscritti, redatti nel 1630. Ludovico Berto-nio, di Ancona, studi laymara22 e pubblic nel 1612 il primo vocabo-lario di questa lingua indigena. Quando i gesuiti furono espulsi dai ter-ritori dominati dalla Spagna, si ritirarono in Italia, dove pubblicaronoimportanti opere che ancor oggi costituiscono un prezioso materiale diconsultazione per la storia etnografica dellAmerica del Sud23. Fra tuttiva ricordato il frate carmelitano Csar Passani Benivoli, nativo di Mo-dena (sua madre era cugina di Niccol Machiavelli).

    Durante il periodo di consolidamento del potere coloniale, fu pi ri-gido il monopolio del commercio da parte spagnola. Tuttavia non ces-sarono di essere presenti i mercanti italiani, come il genovese AntonioBollo, che divulg le propriet febbrifughe della china. Con queste co-gnizioni, il medico genovese Sebastin Bado scrisse nel 1663 uno studiointitolato Anastasis corticis peruviana24.

    Oltre ai nobili, agli artisti e ai sacerdoti vi furono personaggi menoillustri, dei quali si trovano notizie nella cronaca nera del SantUffizio,

    Gli italiani in Per durante il periodo coloniale 13

    20 Si veda la voce huaca nel Glossario.21 Ibid. Si veda anche C. Radicati di Primeglio, Antonio Ricardo Pedemontanus cit.22 Si veda la voce aymara nel Glossario.23 Miguel Battlori, La cultura Hispano-Italiana de los Jesuitas expulsos. Espaoles-Hispa-

    noamericanos-Filipinos (1767-1814), Madrid, Gredos, 1966.24 R. Porras Barrenechea, Los viajeros italianos en el Per cit.

  • dove appaiono i nomi di Domingo de Npoles, Horacio Camilo Bene-roso e Juan Bautista de Mazay, processati per bestemmia.

    Sotto linfluenza dei Borboni di Spagna, nel secolo XVIII le misureproibizionistiche rivolte al commercio e alla navigazione verso le colo-nie americane furono allentate. I Borboni avevano forti interessi e vin-coli con lItalia: Filippo V, il primo Borbone spagnolo, era sposato conla duchessa di Parma; Carlo III prima di ascendere al trono di Spagnaera stato duca di Parma e Toscana e re di Napoli; Carlo IV era napole-tano di nascita. Molti vicer, prima di giungere in Per, avevano sog-giornato in Italia, specialmente a Napoli e in Sicilia, e il loro gusto neera rimasto inevitabilmente influenzato, tanto che, spesso, al loro segui-to viaggiavano artigiani italiani. Uno di essi fu il vicer Amat, che fececostruire a Lima una piazza a somiglianza di Piazza Navona di Roma, ilPaseo de Aguas di Lima. Il caso di italofilia pi evidente fu, per, quellodel vicer Carmine Nicola Caracciolo che, nato a Napoli, ostentava tragli altri il titolo di Principe di Santo Buono e Grande di Spagna. Pri-ma di giungere in Per, era stato ambasciatore di Spagna a Roma e aVenezia. Secondo Porras Barrenechea, il suo viceregno segn lacmedella penetrazione culturale italiana nellermetico ambiente della cortespagnola (prima met del secolo XVIII). Al seguito di Caracciolo giun-se a Lima il medico siciliano Federico Bottoni, di Messina. Qui pub-blic nel 1723 un trattato sulla Evidenza della circolazione del sangue,divulgando i progressi della medicina dellepoca e dando inizio allin-fluenza dei medici italiani in Per25.

    Oltre ai nobili, vi furono anche avventurieri, artisti, missionari e, adifferenza del secolo precedente, cominciarono ad arrivare anche uo-mini di scienza, viaggiatori naturalisti e medici. Nel 1787 litaliano Giu-seppe Rossi fond lAccademia Filarmonica di Lima, dalla quale derivla Sociedad Amantes del Pas che, nel 1791, diede vita al giornale Mercu-rio Peruano. Tra i naturalisti possiamo citare il siciliano Alessandro Ma-laspina, di Milazzo, che viaggi al comando di una spedizione scientifi-ca spagnola, nel 1789, lungo le coste del Pacifico, su incarico del reCarlo IV.

    Per spiegare la crescita della presenza italiana nellultimo periododella colonizzazione, bisogna considerare che diverse famiglie ari-stocratiche italiane emigrarono in Spagna alla fine del secolo XVIII pertimore delle rivolte antimonarchiche scoppiate in diverse citt dItalia inseguito alla Rivoluzione francese. Si trattava di famiglie che temevano la

    14 Giovanni Bonfiglio

    25 Hermilio Valdizn, Los mdicos italianos en el Per, Lima, Tipografia R. Varese, 1924.

  • caduta della monarchia borbonica nellItalia del Sud. Si rifugiarono inSpagna, da dove alcuni furono inviati nelle colonie americane per svol-gere incarichi amministrativi e militari. In Per arrivarono le famiglieBandini e Marabotto, che emigrarono dallItalia alla Spagna nel 1795.Altro caso fu quello di Gennaro Aggiuro, nativo di Sorrento, che giunsein Per alla fine del Settecento; anchegli ritenne di ispanizzare il pro-prio cognome come risulta dalla firma Ayulo in calce al proprio testa-mento, poco prima della morte avvenuta a Lima, nel 180926.

    Alla fine del secolo XVIII, con linizio della crisi dellimpero spa-gnolo e linvasione napoleonica, si indebol il monopolio commercialedella Spagna nelle colonie dAmerica. In quel periodo i genovesi seppe-ro aumentare la propria presenza sulle coste del subcontinente. Gi dal1771, durante il regno di Carlo IV, i genovesi usufruivano del permessodi transitare liberamente nello stretto di Magellano, concesso alle navidegli stati alleati con la Spagna. La maggioranza di questi trafficanti siimbarcava da Siviglia o da Cadice, porti dove i genovesi avevano quar-tieri propri e godevano di franchigie speciali per i loro commerci. Nu-merosi mercanti genovesi avevano alcuni familiari nei porti che eranoutilizzati come punto di partenza per le colonie spagnole in America. Sipossono ricordare in questo senso i Doria, i Barbieri, i Costa, i Di Ne-gro e altri ancora, che giunsero ad avere diramazioni familiari in Spa-gna, in seguito alla loro secolare presenza commerciale in tale paese.Come nel Cinquecento, la composizione degli stranieri presenti a Limamostrava una maggioranza relativa di commercianti, tra i quali prevale-vano ancora i genovesi.

    Un censimento di stranieri residenti a Lima nel 1775 conferma lanetta prevalenza degli italiani rispetto agli immigrati da altre zone delcontinente europeo (si veda la tabella 1).

    Secondo tale censimento, i francesi e gli italiani erano in prevalenzaproprietari di locande, taverne e caff a Lima, ma cerano pure artigia-ni, orefici, orologiai e gioiellieri. In maggioranza erano tratantes27, ovve-ro piccoli impresari, che svolgevano molteplici attivit, quali la venditadi stoffe o la gestione di taverne e caff, non di rado esercitate congiun-tamente28. Queste caratteristiche si ritrovano anche tra i discendentidegli italiani che erano emigrati in Spagna. Diversi commercianti spa-gnoli giunti in America in quegli anni, infatti, erano discendenti di

    Gli italiani in Per durante il periodo coloniale 15

    26 Revista del Instituto Peruano de Investigaciones Genealgicas, 1990, 17, p. 59.27 Si veda la voce tratant nel Glossario.28 Len Campbell, The Foreigners in Peruvian Society during the Eighteenth Century

    in Revista de Historia de Amrica, 73-74, gennaio-dicembre 1972, p. 154.

  • famiglie italiane, quasi sempre genovesi, come il commerciante JosefBarberi, nato a Cadice da genitori genovesi, che arriv in Per alla finedel Settecento e si stabil ad Arequipa, dove si imparent con le fami-glie locali latifondiste. Anche alcuni ufficiali spagnoli erano dorigineitaliana, come Juan Joseph Juliani, che era nato a Baretola in Corsica,prima che questisola fosse ceduta dai genovesi alla Francia nel 1768.Juliani era capitano nel reggimento dei dragoni di Ica, citt dove si spo-s e dove una delle figlie si un in matrimonio con un altro corso, JuanFernandini, nel 178729.

    Larrivo degli italiani, di prima o seconda generazione, nella fase fi-nale del periodo coloniale interess anche altri paesi dellAmerica Lati-na. Alcuni immigrati si diressero verso lArgentina, come Giovanni Ca-stelli, che prese parte allinsurrezione per lindipendenza di Buenos Ai-res nel 1810 e poi alla campagna dellAlto Per nel 1812. Il generaleBelgrano era figlio di un commerciante originario di Oneglia, come pu-re Enrico Pallardelli, il patriota argentino che partecip alle lotte di in-dipendenza dellAlto Per nel 1812 e che nel 1813 promosse un tentati-vo insurrezionale a Tacna, sotto la bandiera argentina. Questi casi, seb-

    16 Giovanni Bonfiglio

    Tabella 1. Luogo di provenienza della popolazione straniera in Per, 1775 (valori assoluti).

    Italia (da aree non specificate) 7Genova 40Milano 1Venezia 1Piemonte 1Roma 1Napoli 2Corsica 3Malta 1Francia 31Portogallo 21Irlanda 6Germania 5Inghilterra 1Cadice 1Galizia 3

    Fonte: Censimento degli stranieri residenti a Lima, 1775.

    29 Si veda Revista del Instituto Peruano de Investigaciones Genealgicas cit.

  • bene non numerosi, possono essere considerati come i diretti prece-denti della successiva emigrazione italiana in America Latina, cos co-me indicano i legami che si intensificarono una volta eliminata la dipen-denza coloniale dalla Spagna.

    I primi commercianti italiani che arrivarono allinizio del secoloXIX in Per, e che possono essere considerati come i pionieri dellim-migrazione italiana nel paese, giunsero anchessi dalla Spagna. il casodel genovese Dagnino, giunto nel 1802, e quello di Flix Valega, che ar-riv con la stessa nave da cui sbarc lultimo vicer, Amat y Len, nel1806. Flix Valega era originario di Spotorno, in Liguria. Pu essereconsiderato come un pioniere del commercio genovese moderno, ante-signano dellimmigrazione in Per, poich negli anni seguenti facilitlingresso di altri commercianti genovesi, attratti dallapertura commer-ciale e immigratoria che si ebbe con lavvento della repubblica. Valegafu liniziatore della prima catena migratoria di liguri verso il Per di cuisi abbiano notizie, con cui si stabil il primo nucleo della colonia ita-liana alla met del secolo XIX.

    Conclusioni

    La presenza di italiani in Per fu una costante durante tutto il pe-riodo coloniale. Nel secolo XVI prevalsero i marinai (navigatori e car-tografi), oltre ai soldati e agli avventurieri, che formarono parte delleforze di conquista. Alcuni dei marinai, in maggioranza liguri, che si de-dicarono al commercio tra i diversi porti del litorale del Pacifico meri-dionale, riprodussero il tipico commercio tra porti che si svolgeva nelMediterraneo. La chiave di quella presenza commerciale era la cono-scenza delle tecniche di navigazione.

    Durante il secolo XVII prevalse una tendenza pi rigida nella re-strizione dellimmigrazione e la monopolizzazione del commercio daparte degli spagnoli costrinse i mercanti italiani a trasferirsi in Cile; inquel periodo, pi che una presenza migratoria, vi fu una presenza cul-turale, dovuta ai cortigiani giunti al seguito dei vicer. Altro elementodella presenza italiana in Per durante quel periodo fu quello religioso,grazie ai numerosi sacerdoti, specialmente gesuiti giunti dallItalia. Ver-so la fine del Settecento gli italiani incrementarono la loro presenza incampo commerciale, soprattutto in seguito al lento deterioramento delcontrollo monopolistico spagnolo sul commercio con le Indie.

    Denominatore comune della presenza italiana nel periodo colonialefu il filtro esercitato dalla Spagna, ovvero non si trattava di unemigra-

    Gli italiani in Per durante il periodo coloniale 17

  • zione diretta, ma a pi tappe, a volte con una o due generazioni di tran-sizione, favorita dal fatto che molti italiani erano sudditi della coronaspagnola. Altro aspetto rimarchevole che, dopo quel periodo, nacqueun sistema marittimo-commerciale nel quale i genovesi ebbero il prima-to: si trattava degli scambi tra i diversi porti del litorale del Pacifico, cheprefiguravano il commercio di cabotaggio, molto praticato durante tut-to il secolo XIX e linizio dellattuale. Al termine del periodo colonialetale meccanismo commerciale si ampli, ponendo le basi della modernaemigrazione italiana in Per.

    18 Giovanni Bonfiglio

  • 1. Continuit della matrice coloniale

    Come abbiamo visto nel capitolo precedente, nellultima fase deldominio coloniale spagnolo si ebbe un lento incremento della presenzaitaliana in Per reso possibile dalla crisi del monopolio commercialespagnolo nelle colonie americane iniziata alla fine del secolo XVIII eacutizzatasi con linvasione napoleonica della Spagna. Anche durante iprimi decenni dellOttocento gli italiani in Per erano in maggioranzagenovesi, arrivati sulle orme dei loro antenati. Questi, partiti soprattut-to da Siviglia, il principale porto spagnolo legato al commercio dol-treoceano, per tutto il periodo coloniale avevano percorso le rotte com-merciali e marittime dellAmerica del Sud, grazie a rapporti privilegiaticon la Spagna.

    Quando il controllo coloniale spagnolo venne a cessare, i primicommercianti genovesi diventarono il fulcro dellemigrazione dalla Li-guria; anche in quella regione infatti, dopo lannessione al Regno diSardegna, era iniziato un lento processo di espulsione della popola-zione, da cui ebbe origine la moderna emigrazione dallItalia. In questosenso possiamo affermare che la presenza di italiani nei primi decennidel periodo repubblicano fu una conseguenza, e in un certo modo laprosecuzione, di quanto avvenuto nei secoli precedenti.

    La continuit della matrice coloniale spiega perch gli italiani furo-no allora il gruppo europeo non spagnolo pi numeroso in Per. Secon-do il censimento di Lima del 1810 (escludendo il porto di Callao e i sob-borghi della capitale), su una popolazione totale di ventimila abitanti, ri-siedevano in citt cinquantuno stranieri (europei non spagnoli) dei qualiquaranta erano italiani, sei portoghesi, tre inglesi e uno tedesco1. Tale

    Capitolo secondoGli inizi dellemigrazione italiana in Per

    1 Alejandro Reyes, Italianos en la Lima del siglo XIX in Caballo Rojo, Lima, 15 marzo1985.

  • presenza, sebbene ridotta, permise negli anni successivi il verificarsi diun vero e proprio fenomeno migratorio. Durante i primi decenni delsecolo scorso la presenza italiana aument lentamente e si liber dallaconnessione spagnola: non fu pi cio unemigrazione di secondo gra-do, dovuta allo spostamento di italiani gi residenti in Spagna, magiunse direttamente dallItalia (per la precisione da Genova). La ma-trice coloniale spiega questa presenza iniziale e, come vedremo piavanti, condiziona il tipo dimmigrazione italiana che arriv in Per inquanto la maggioranza dei nuovi venuti continu a essere composta damercanti e marinai. In effetti, le fonti sullimmigrazione italiana indi-cano che il nucleo centrale era composto da commercianti genovesi, aiquali si un un gruppo pi ridotto composto da artigiani e altri lavora-tori manuali.

    Il nucleo di commercianti, di cui era in prevalenza composta la co-munit italiana a quei tempi, non era economicamente omogeneo: fraloro troviamo ricchi impresari e piccoli bottegai, tavernieri e locandieri.Tra i primi mercanti che possono essere considerati i pionieri della mo-derna immigrazione italiana in Per vi sono due liguri, giunti nel primodecennio del secolo scorso: Antonio Dagnino, stabilitosi a Callao nel1802 e Flix Valega che arriv nel 1806. Valega, originario di Spotorno,giunse in Per con la stessa nave da cui sbarc Abascal, lultimo vicerdel Per2. Da ci si deduce che Valega si imbarc in Spagna e che il suoarrivo in Per fu preceduto da un soggiorno spagnolo, dove organizzle sue future attivit di compravendita. Il caso di Dagnino e Valegaspiega il tipo di inserimento dei mercanti genovesi nella societ peru-viana dellepoca. Essi fondarono imprese commerciali nei porti,principalmente a Callao dedicandosi non solo allimportazione di ma-nufatti, ma anche al traffico di cabotaggio tra le diverse stazioni maritti-me della costa. Valega giunse a possedere una fortuna notevole e si pre-sume che abbia finanziato la costruzione della chiesa principale di Cal-lao, fatto che indubbiamente gli valse lingresso nei circoli economicipi importanti della societ peruviana. Valega e Dagnino strinsero rap-porti non solo commerciali, in qualit di soci dimpresa, ma anche ami-cali; celebrarono i loro rispettivi matrimoni con donne spagnole conuna cerimonia religiosa congiunta il 22 dicembre 18113. interessante

    20 Giovanni Bonfiglio

    2 Emilio Sequi ed Enrico Calcagnoli, La vita italiana nella repubblica del Per: storia, sta-tistica, biografia, Lima, Tipografia La Voce dItalia, 1911, p. C-130.

    3 Dagnino si spos con Andrea Bayeto, di Piura, mentre Flix Valega si spos con JosefaIribar, di Lima; si veda Teodoro Hampe M., Inmigrantes Italianos in El Comercio, 26luglio 1983.

  • osservare che Dagnino castiglianizz il cognome in Daino4. Data labuona posizione economica raggiunta, Valega divent un punto di rife-rimento per tutti i marinai liguri che arrivarono in Per dopo di lui. Ilfatto che tre sue figlie si sposassero con commercianti genovesi, indicacome Valega svolgesse un ruolo aggregante in questo settore commer-ciale in Per. I tre generi di Valega erano Jos Canevaro, Pedro Denegrie un certo Di Negro; navigatori di origine genovese, essi occuparonoposti di rilievo nel settore commerciale, a partire dalla met degli annitrenta e nei decenni successivi, facendo parte della prima lite impren-ditoriale italiana in Per.

    In realt, questi casi rappresentano un esempio di commercianti cheriuscirono ad arricchirsi e integrarsi nei settori economici pi impor-tanti della societ peruviana; mentre il grosso degli immigrati italianisvolgeva mansioni molto pi modeste: generalmente erano piccoli ne-gozianti (tavernieri, locandieri, pulperos5) o artigiani. Nonostante le po-che notizie esistenti al riguardo, possibile ricostruire per sommi capile attivit sviluppate dai piccoli commercianti. Angel Carmelino, natonella citt di Baserba (Genova), al momento di sposarsi a Lima nel1813 dichiar un capitale di soli mille pesos (cifra modesta anche perquellepoca). Il piccolo commerciante Risoto mor solo e in condizionidi indigenza. Il genovese Icardo, che aveva gestito una taverna in viaMalambo, a Lima, morendo lasci uneredit di soli duecentottanta pe-sos. Altri imprenditori, che cominciarono con attivit modeste, giunse-ro ad avere propriet immobiliari, come il gi nominato Carmelino, chequando mor possedeva a Lima una casa in via Pescaderia (vicino allaPlaza de Armas), valutata ventimila pesos; Carmelino era anche pro-prietario di un albergo e di cinque schiavi.

    I sette italiani che si sposarono nel 1813 nella parrocchia di Lima si

    Gli inizi dellemigrazione italiana in Per 21

    4 La tendenza alla castiglianizzazione dei cognomi italiani fu molto frequente durantetutto il periodo coloniale e, in alcuni casi, anche durante lOttocento. Sebbene allinizio diquel periodo la castiglianizzazione dei cognomi obbedisse al desiderio di passare inosservati(era una sorta di camuffamento imposto dalle persecuzioni che gli spagnoli esercitavanocontro gli stranieri), dopo la fine del periodo coloniale e durante lOttocento, corrispose perlo pi alla difficolt di scrittura e di pronuncia dei cognomi. Abbiamo gi potuto vedere ilcaso degli Aggiuro che divennero Ayulo. In altri casi la gn diventava come nel cogno-me Dagnino e in quello Bolognesi (il padre delleroe di Arica), che in diversi documentifirm come Boloesi, anche se in seguito questo cognome recuper la sua grafia italiana.In altri casi, gi durante il periodo repubblicano, la castiglianizzazione dei vari cognomi fudovuta agli errori ortografici commessi e mai corretti, o al fatto che numerosi immigrati inquel periodo erano analfabeti. Altri casi conosciuti di castiglianizzazione di cognomi sonoquelli di Massera diventato Macera; Benvenuto, Benvenutto; Sciutto, Suito; Tocce,Toche e altri.

    5 Si veda la voce pulpera nel Glossario.

  • unirono a donne peruviane di estrazione non agiata6. Alcuni di questiprimi immigrati giunsero in Per dopo aver visitato altri paesi sudame-ricani poich allepoca la costa peruviana era il punto darrivo delle rot-te mercantili dellAmerica del Sud, come si deduce dal fatto che diversidei nuovi arrivati avevano mogli straniere; ad esempio il commerciantegenovese Jos Rodulfo era sposato con una donna panamense. Anchese non conosciamo lorigine di questi immigrati, possiamo ipotizzareche si fossero stabiliti in Per dopo aver disertato dagli equipaggi dellenavi con cui erano arrivati poich a quei tempi imbarcarsi rappresenta-va lunico modo per viaggiare. Come vedremo pi avanti, questo fu ilmeccanismo di integrazione di un buon numero di immigrati in Perlungo tutto il secolo scorso.

    Oltre ai mercanti, vi fu anche un gruppo ridotto di italiani dediti al-le libere professioni e ad attivit artistiche e artigianali: musicisti, medi-ci, orafi, fabbri, pittori, tipografi di cui abbiamo maggiori informazionigrazie alla pi ampia notoriet dei personaggi. Fra questi possiamo ri-cordare il musicista genovese Andrea Bolognesi, che prima di arrivarein Per, verso il 1810, aveva soggiornato in Portogallo lavorando comemusicista nella cappella della cattedrale di Lisbona. Anche a Lima, Bo-lognesi fu musicista nella cappella della cattedrale e suon alla cortedel vicer Abascal. Lo si considera il primo insegnante italiano di musi-ca in Per, dove fond una valente scuola filarmonica lasciando vari al-lievi. Si spos con Juana Cervantes Pacheco, di Arequipa, da cui ebbedue figli, uno dei quali, Francisco, fu colonnello dellesercito peruvianoed eroe della guerra del Pacifico del 1879. Bolognesi si stabil in segui-to ad Arequipa dove, nel 1821, fu uno dei firmatari dellAtto dIndi-pendenza7. Lorafo Jos Boqui (o Bochi), nato a Parma, giunse in Perallinizio del secolo XIX dopo aver vissuto in Spagna e a Rio de la Pla-ta. Qui lavor come orafo e partecip anche alla cosiddetta Conspira-cin de los porteos, per questo fu espulso dal Per, dove torn nel1816. Nel 1821 fu nominato direttore della Casa de la Moneda di SanMartn; in seguito, per sfuggire ai disordini causati dalla riconquistatemporanea di Lima da parte delle forze spagnole di Canterac, torn in

    22 Giovanni Bonfiglio

    6 Gli italiani sposatisi a Lima nel 1813 furono: Angelo Carmelino, Pedro Nocheto,Cayetano Bacarrera, Juan Monasn, Jos Gambini, Antonio Benzano, Pedro Icardo; si vedaA. Reyes, Italianos en la Lima del siglo XIX cit. Un altro italiano, Antonio Mara Sacio (oSazio), si spos nel 1811 con Gertrudis Poleo. Sacio, che rimase vedovo due volte e sempresi rispos con donne peruviane, mor nel 1841; si veda T. Hampe M., Inmigrantes Italia-nos cit.

    7 Si veda E. Sequi ed E. Calcagnoli, La vita italiana nella repubblica del Per cit.; si vedainoltre Revista del Instituto Peruano de Investigaciones Genealgicas, 17 ottobre 1990.

  • Italia8. Altro personaggio italiano che visse in Per in quel periodo fu ilmedico Giuseppe Caffare di Barge, nativo di Pinerolo. Giunse in Peralla fine del primo decennio del secolo scorso come profugo politico,per sottrarsi alla reazione assolutista, scatenatasi in Italia in seguito allasconfitta napoleonica in Europa. Oltre a esercitare il lavoro di medico,Caffare partecip attivamente alla cospirazione dei patrioti peruviani.Per questo motivo fu perseguitato dal governo del vicereame e costret-to a lasciare il Per. Si rifugi in Venezuela, dove conobbe Bolvar e siarruol nellesercito del Libertador, con lincarico di ufficiale medico.Torn in Per al seguito dellesercito di Bolvar e prese parte alla cam-pagna finale dellindipendenza. Quando Bolvar si ritir dal Per, Caf-fare rimase a Lima dove continu a esercitare la professione di medico,fino alla morte, avvenuta a Callao nel 18789. Un altro medico italianoprotagonista delle lotte politiche per lindipendenza fu Flix Devotti,amico personale di Riva Aguero che segu fino a Trujillo dove questi, al-larrivo di Bolvar, form un governo provvisorio10.

    Anche nel periodo di transizione tra la colonia e la repubblica, dun-que, la presenza italiana in Per, sebbene ridotta, era la pi numerosafra quelle europee.

    2. Crescita dellimmigrazione durante il primo periodo repubblicano (ifattori di attrazione)

    Dopo lindipendenza dalla Spagna, leliminazione degli ostacoli po-litici allimmigrazione rese possibile lingresso di un numero sempremaggiore di immigrati in Per, anche se la depressione economica e idisordini politici durante i primi decenni del periodo repubblicano nonfacilitarono lingresso degli immigrati nel paese. In quegli anni vennepromulgata una serie di disposizioni legali e amministrative sullimmi-grazione: il 17 ottobre 1821 si concesse per decreto libert dingressoagli stranieri. Un altro decreto, datato 19 aprile 1822, autorizzava ognistraniero in possesso di scienza o arte a stabilirsi nel paese, e concede-va la cittadinanza peruviana con il permesso di avviare imprese com-merciali a chi prestava giuramento di fedelt allindipendenza. Negli

    Gli inizi dellemigrazione italiana in Per 23

    8 Batres Milla, Diccionario Biogrfico, Lima, Milla Batres Editores,1986, tomo II, p. 135.9 Caffare fu il primo profugo politico italiano ad arrivare in Per; a Lima era considerato

    il patriarca dei repubblicani italiani e nella sua casa di Callao (detta giardino Schiantarelli)ospit Garibaldi quando questi arriv in Per nellottobre del 1851.

    10 T. Catanzaro in El Comercio, Lima, 2 giugno 1954.

  • anni trenta furono promulgate leggi per favorire linsediamento di im-migrati europei nella foresta: nel 1832 (21 novembre) uno degli articolidella legge che creava il dipartimento dellAmazzonia offriva terre a chifosse disposto a colonizzare la zona. Latteggiamento pi liberale trovespressione nel proclama del poeta Carlos Salaverry del 14 marzo 1835,in cui si affermava che ogni individuo, di qualsiasi punto del globo, cittadino del Per, dal momento che, mettendo piede sul territorio, de-sidera iscriversi nel registro civico; si escludevano solo coloro che nonesercitavano alcun mestiere. Nel 1845 si diedero disposizioni per asse-gnare terre agli stranieri disposti a colonizzare la zona di Ucayali11.

    Tuttavia laumento di immigrati italiani in Per non fu soltanto ilprodotto delle agevolazioni giuridiche, ma anche della spinta mi-gratoria in generale. Allinizio si tratt di unemigrazione spontanea,che si increment nella misura in cui le condizioni economiche del pae-se permettevano lo sviluppo di attivit commerciali autonome. Basadreenfatizza il fatto che gli stranieri entrati nel paese in quegli anni, agiro-no praticamente ai margini della legislazione varata per attrarre gli im-migrati:

    Le reiterate disposizioni costituzionali, legislative e amministrative perassimilare gli stranieri rimasero, come tante altre disposizioni dellepoca,sul piano teorico. Fu soprattutto in relazione al commercio che si sviluppa-rono le colonie di cittadini di altri paesi. Il loro numero, piccolo in princi-pio, poco a poco acquist maggiore importanza; senza penetrare negli stra-ti sociali pi alti, tuttavia gli stranieri cominciarono silenziosamente a pren-dere posizione nella vita economica del paese.12

    Ci che contribu definitivamente a incrementare la presenza degliimmigrati europei, in particolare italiani, fu lespansione delleconomiaperuviana seguita allespansione del traffico di guano, a partire dal1840. Il moltiplicarsi delle attivit commerciali fu il principale fattore diattrazione per gli emigranti italiani che si diressero in Per. Lintensifi-carsi del commercio marittimo permise a numerosi marinai e commer-cianti genovesi di stabilirsi definitivamente in Per, dopo un periodo dicompravendita sulle coste del Pacifico. A loro si un parte degli equi-paggi delle imbarcazioni che trasportavano mercanzie e guano tra i por-ti del Pacifico e lEuropa. Il trasporto del guano fu un rilevante fattore

    24 Giovanni Bonfiglio

    11 Abraham Padilla Bendez, Historia de la inmigracin en el Per in Aa.Vv., La inmi-gracin en el Per, Lima, Academia Diplomtica del Per, 1971, p. 242.

    12 Jorge Basadre, Historia de la Repblica del Per, Lima, Editorial Universitaria, 19837,tomo 1, p. 187.

  • di attrazione per molti dei marinai genovesi che arrivarono sulle costeperuviane alla ricerca di carico per i loro velieri. In quegli anni i velieriliguri competevano con quelli di tutte le altre potenze marittime neltrasporto transoceanico. I capitani di lungo corso (cio quelli cheattraversavano lOceano) furono sempre pi presenti nei porti delPer. Alcuni vi rimanevano per periodi alquanto lunghi, durante i qua-li cercavano di inserirsi nelle attivit mercantili locali.

    Nella seconda met del secolo scorso lintroduzione delle navi a va-pore di maggiore tonnellaggio spiazz i velieri tradizionali ma, fino aglianni sessanta dellOttocento, i marinai genovesi rimasero competitivinel trasporto marittimo tra lEuropa e lAmerica. Sebbene infatti gli in-glesi avessero introdotto le navi a vapore, il loro noleggio era pi costo-so rispetto a quello dei velieri: il guano era un carico voluminoso e la ri-duzione del tempo di traversata dato dalle navi a vapore non giustifica-va il costo del pi elevato noleggio. La convenienza dei velieri armatidai genovesi era accresciuta non solo dalla loro perizia di navigatori maanche dai bassi salari che ricevevano gli equipaggi. Ci spiega la facilitcon cui i marinai genovesi fuggivano per imbarcarsi su navi di bandieraperuviana molte delle quali gi di propriet di marinai italiani o perdedicarsi ad attivit commerciali autonome. La diserzione degli equi-paggi fu in effetti il canale principale attraverso il quale gli italiani si sta-bilirono in Per durante quel periodo. Mentre le navi italiane sostavanonei porti, i loro equipaggi entravano in contatto con conterranei, i qualili reclutavano per le attivit commerciali locali. I commercianti genove-si residenti a Callao e negli altri porti del litorale peruviano reperivanocos gli uomini necessari alle loro imbarcazioni di cabotaggio e per iltrasporto marittimo.

    Laltro fattore che convinse numerosi marinai liguri allinsediamentoin Per fu la possibilit di impiantare unattivit autonoma come picco-li commercianti13. La diserzione del personale di bordo nella met delsecolo scorso rappresent unemorragia tale da assottigliare gli equi-paggi delle navi genovesi, talvolta al punto di creare difficolt nellintra-

    Gli inizi dellemigrazione italiana in Per 25

    13 Secondo J. Von Tshudi, che visit il Per tra il 1838 e il 1842, gli italiani a Lima eranoex marinai che avevano disertato dalle loro navi; in generale cominciavano a costruirsi unanuova vita dedicandosi alla vendita al dettaglio nelle pulperas e chinganas (si vedano le vocinel Glossario). Poco a poco ampliavano i loro stabilimenti e non pochi riuscivano ad accu-mulare piccole fortune per tornare nei paesi di origine. Quelli che avevano pi successo, so-lo in qualche caso decidevano di rimanere in Per; laffermazione di Tshudi citata in Cristi-na Hunefeldt, Insercin socioeconmica de los extranjeros en el Per: una interpretacinde los datos censales entre 1840 y 1870 in Aa.Vv., Primer Seminario sobre poblaciones inmi-grantes, Lima, Concytec, 1986.

  • prendere il viaggio di ritorno14. I marinai delle navi italiane cominciava-no lattivit commerciale vendendo paccottiglia, spesso beni perso-nali che i capitani permettevano di portare nella traversata. Partendoda questo piccolo commercio si convertivano generalmente in pulperos,iniziando unattivit al dettaglio pi stabile, preludio allinserimento eallascesa nella societ daccoglienza.

    Oltre allo sviluppo della marina mercantile, lespansione com-merciale delleconomia peruviana seguita al commercio del guano pro-dusse un incremento notevole degli scambi locali, fenomeno che rap-present un ulteriore fattore di attrazione per i marinai delle navi italia-ne. Numerosi genovesi si dedicarono a questo tipo di commercio utiliz-zando imbarcazioni pi piccole. Lespansione della marina mercantileperuviana a sua volta gener una forte richiesta di marinai che vennesoddisfatta per lo pi dagli equipaggi che disertavano dalle imbarcazio-ni di altri paesi.

    2.1. Maggiore stabilit politica e primi tentativi di colonizzazione

    A partire dal 1845, con il primo governo di Castilla, il Per entr inuna fase di relativa stabilit politica rispetto ai decenni precedenti, ca-ratterizzati da lotte interne volte a stabilire i limiti definitivi del nuovostato e a risolvere i contrasti fra i diversi caudillos15 militari. Le maggio-ri entrate fiscali, risultanti dal commercio del guano, generarono unanotevole prosperit che permise ai governi peruviani dellepoca di atti-vare un proprio corpo diplomatico nei principali paesi europei e di ela-borare progetti di colonizzazione. Il maggiore strumento legale a sup-porto di questo programma fu la legge per limmigrazione del 17 no-vembre 1849, con cui si stabilivano ricompense per gli impresari cheavessero fatto arrivare coloni in Per. Per sostenere tale legge, il gover-no peruviano diede disposizioni ai propri consoli in Europa affinchsollecitassero la diffusione degli incentivi offerti ai coloni che si fosserodiretti in Per. Nel 1853 il console peruviano a Genova ricevette undispaccio del presidente della Repubblica del Per (11 maggio 1853),in cui lo si informava dei progetti di colonizzazione del Rio delle Amaz-zoni. Il console fece pubblicare il piano su vari giornali italiani e rice-

    26 Giovanni Bonfiglio

    14 Lettera di Migliorati al ministro italiano degli Esteri, Lima, 13 gennaio 1865 in Ar-chivio Mae. Nella lettera Migliorati dice che i capitani delle navi italiane si lamentavano perla diserzione dei loro equipaggi e si vedevano obbligati ad assumere marinai con poca espe-rienza, correndo grandi rischi nella traversata di ritorno.

    15 Si veda la voce caudillo nel Glossario.

  • vette numerose richieste di ulteriori informazioni16. In quegli anni iconsoli dei paesi europei accreditati a Lima ricevettero lincarico di ela-borare progetti di emigrazione verso il Per. Jos Canevaro, console delRegno di Sardegna a Lima, present una proposta per insediare colonigenovesi nelle isole Galapagos e si valse dei suoi contatti a Torino perinteressare Cavour al progetto17. Il console della Santa Sede a Lima,Taurel, cerc di coinvolgere il granduca di Toscana in uniniziativa perinviare coloni in Per18. Nessuna di tali proposte per ebbe attuazionesia per il carattere improvvisato di esse sia perch il governo peruvianonon appariva concretamente in condizioni di attrarre i coloni, soprat-tutto per la cronica carenza di terre da distribuire19.

    Da parte del governo peruviano cera un interesse reale ad attirarecoloni europei, che tuttavia non coincideva con gli interessi dei latifon-disti locali, per nulla disposti a cedere le proprie terre, ma soltanto inte-ressati a disporre di manodopera poco costosa. Furono loro i principalisostenitori della legge sullimmigrazione del 1849, in base alla quale sipermise larrivo dei braccianti cinesi (coolies)20, reclutati per lavorarenelle tenute.

    I pochi progetti che si rivolsero a coloni europei, grazie a questa leg-ge, furono attuati da quegli impresari che stipularono contratti per fargiungere coloni tedeschi e irlandesi. Il peruviano Juan Rodulfo contattbraccianti tedeschi e Juan Gallagher contadini irlandesi per le sue tenu-te di Callao; questi tentativi di colonizzazione non ebbero per buonirisultati, in quanto i nuovi venuti non trovarono condizioni di lavorodignitose21. Dal 1850 al 1853 entrarono in Per 3.932 coloni: 2.516 ci-

    Gli inizi dellemigrazione italiana in Per 27

    16 Lettera di Baratta al ministro peruviano degli Esteri, Genova, 25 luglio 1853 in Ar-chivio Mae.

    17 Canevaro era stato in Ecuador prima di risiedere in Per e sicuramente conosceva leisole Galapagos, grazie ai suoi viaggi; si veda E. Sequi ed E. Calcagnoli, La vita italiana nellarepubblica del Per: storia, statistica, biografia cit.

    18 R. M. Taurel, Notice sur la situation politique et commerciale de la Republique du P-rou, rapporto a Leopoldo II, Granduca di Toscana, Firenze, 1852.

    19 Quando il diplomatico peruviano Bartolom Herrera fu inviato in Italia nel 1853,chiese al governo peruviano lautorizzazione a stimolare linteresse dello Stato Pontificio perlemigrazione italiana in Per. Gli risposero negativamente, poich lo stato peruviano nonpoteva disporre di terre adeguate dove stabilire i coloni; J. Basadre, Historia de la Repblicadel Per cit., tomo IV, p. 81.

    20 Si veda la voce coolie nel Glossario.21 Juan de Arona, La Inmigracin en el Per (Monografia Histrico-Critica), Lima, Tipo-

    grafia del Universo, 1891, Academia Diplomtica del Per, 1972, p. 57. In realt il fallimen-to di questi tentativi di colonizzazione europea era dovuto allassenza di terre da distribuirefra i coloni i quali, daltra parte, non accettavano le condizioni di lavoro esistenti nelle tenu-te peruviane, per i bassi salari che vi si pagavano.

  • nesi, 320 irlandesi e 1.096 tedeschi. Di fronte allimpossibilit di trova-re loro un lavoro, i tedeschi furono inviati nella colonia di Pozuzo, gliirlandesi espatriati a causa della grave carestia che in quegli anni colplIrlanda furono imbarcati per altre nazioni22.

    La legge sullimmigrazione del 1849 serv in pratica a permetterelingresso dei lavoratori cinesi, che venivano messi sotto contratto diret-tamente dai possidenti o da impresari ai quali spettava una quota perogni operaio giunto in Per. In base a questa legge (che successivamen-te fu conosciuta come legge cinese), arrivarono circa novantamila la-voratori cinesi nellarco di trentanni (1850-1880). In tal modo lo scopoiniziale attrarre coloni europei fu trasformato nel richiamo di coloniasiatici: questi effetti di un forzato e cattivo sistema fecero s che lim-migrazione, principalmente europea, sparisse quasi totalmente, sia per-ch molti abbandonarono il paese, sia perch molti morirono23.