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GLI ITALIANI IN VENEZUELA: DALL’INDIPENDENZA AL SECONDO DOPOGUERRA F ABIO CASSANI PIRONTI La presenza italiana in Venezuela è conosciuta principalmente attraverso lo stereotipo dell’emigrante partito alla ricerca di miglior fortuna, senza una specifica preparazione e con un modesto bagaglio culturale, in tempi relativamente recenti. Cristoforo Colombo scopre l’America

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GLI ITALIANI IN VENEZUELA:DALL’INDIPENDENZA AL SECONDO DOPOGUERRA

FABIO CASSANI PIRONTI

La presenza italiana in Venezuela è conosciuta principalmente attraverso lo stereotipo dell’emigrante partito alla ricerca di miglior fortuna, senza una specifica preparazione e con un modesto bagaglio culturale, in tempi relativamente recenti.

Cristoforo Colombo scopre l’America

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Senza smentire questa realtà che, anzi, deve essere esaltata, visti i risultati ottenuti da tanti operosi lavoratori, non di meno bisogna completarla con quella parte d’italiani che, fin dagli albori del periodo coloniale, ha partecipato alla formazione del popolo venezuelano, con apporti d’elevato grado intellettuale, dove l’ingegno italico si è unito alle altre componenti del mosaico variegato costitutivo della razza venezuelana.

La storia del Venezuela è tutta tinteggiata dal genio italico. Un genovese scoprì il paese ed un fiorentino gli assegnò il nome. Cristoforo Colombo, giunto di fronte alle sue coste nel terzo viaggio (1498), pensa di trovarsi nell’Eden e lo definisce Terra di Grazia. Per contro, Amerigo Vespucci, l’anno dopo, nel vedere le palafitte sul lago di Maracaibo, le associa alle primitive costruzioni della città lagunare e chiama il luogo piccola Venezia, Venezuela per l’appunto.

Il genovese Giacomo Castiglione, il milanese Luigi Lampugnani e altri due genovesi, i fratelli Tommaso e Giovanni Ponte, sono solo alcuni degli italiani radicati in Venezuela nei primi anni del 500. Il Castiglione fonda, nel 1522, la prima città del continente sudamericano, Nuova Cordoba oggi Cumaná, e ne sarà il suo primo sindaco; il Lampugnani ottiene, nel 1528, la “Real Cédula” dal Re di Spagna per costruire ed utilizzare un marchingegno per la raccolta delle perle; egli è il primo di una serie di arditi italiani che, con il loro ingegno, contribuiranno allo sviluppo del paese. Nel 1567, nell’elenco dei fondatori di Caracas, la capitale del paese, vi sono Agostino d’Ancona, Francesco Genovese e Bernardo Italiano. Nell’Elenco degli Stranieri, redatto dal Governatore Sancho de Alquiza nel 1607, vi sono a Caracas Giovanni Cesaro, siciliano, ed i genovesi Benito Boccaccia e Gerolamo Costa. Nel Tocuyo Francesco Donato, napoletano.

Negli anni successivi l’elenco prosegue con il genovese Giovanni Battista della Croce, orefice, residente in El Tocuyo nell’anno 1766. Il nobile siciliano Don Giuseppe del Pozzo, di Trapani, figlio di Don Pietro e di Serafina Onesto, giunto in Venezuela prima del 1750 come “Contador Oficial Real”, coniugatosi con Isabel Sucre ebbe numerosa discendenza. Don Giovanni Francesco Calcagno, altro genovese giunto nel paese verso la fine del secolo XVIII e stabilitosi nella città di La Guaira, si sposò con la venezuelana Juana Urayn de Castilla y Méndez, ed ebbero un solo figlio, Giovanni Battista che, coniugatosi con Josefa Antonia Paniza de Ayos, procreò dieci figli, tutti poeti o musicisti, tanto che la famiglia era nota come il nido degli usignoli.

Ma gli italiani enumerati sommariamente finora costituiscono soltanto una piccola parte, coloro dei quali abbiamo potuto costatare l’origine certa. Soffermiamoci ora su alcuni di quelli che dal 1811, data dell’indipendenza del paese dalla Spagna, hanno avuto un ruolo preminente nella vita politica, sociale e culturale del Venezuela. Esamineremo soltanto i personaggi che, nati nella penisola e trasferitisi nella Piccola Venezia di Vespucci, ebbero rilevanza nella storia del paese. Tralasceremo i figli e i discendenti d’italiani, seguendo la consuetudine dei tempi della Colonia che considerava i figli degli spagnoli nati nel Nuovo Mondo come “criollos”, cioè non più europei.

Senz’alcun dubbio il primo italiano di questa serie è il piemontese Francesco Isnardi. Il 5 luglio 1811, data della firma dell’Atto d’Indipendenza, egli è il

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Segretario del Congresso Costituente delle Province del Venezuela e, in questa veste, redige in parte il documento e lo sottoscrive. Perciò, possiamo affermare che il testo che dà fondamento legale alla nascita del Venezuela - senza dubbio il più importante della sua storia - è stato materialmente scritto e firmato da un italiano. Ogni commento è superfluo!

Certificato di battesimo del Generale Carlo Maria Luigi Castelli

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Isnardi era nato a Torino nel 1750, da un’antica famiglia piemontese, marchesi di Caraglio, titolo oggigiorno nella famiglia Asinari, fra i cui membri troviamo Maurizio Isnardi, Governatore di Torino, e il sacerdote Lorenzo Isnardi, precettore di Vittorio Emanuele II. La vita di Francesco è alquanto avventurosa, e il cammino che lo conduce alla remota provincia dell’Impero spagnolo è tortuoso ma certo non casuale.

Il Generale Carlo Maria Luigi Castelli è un altro degli italiani che ebbe un ruolo rilevante nella storia del Venezuela, nei primi anni della sua indipendenza. Nato a San Sebastiano Po il 18 dicembre 1790, da Giovanni e da Rosalia Goffi, partecipò alle battaglie per l’indipendenza venezuelana. Generale di Divisione, fu poi Governatore della Provincia di Carabobo, Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, Inviato Straordinario e Ministro Plenipotenziario, varie volte Ministro della Guerra e della Marina. Decorato del cavalierato dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro dal Re di Sardegna Vittorio Emanuele II, le sue spoglie riposano nel Pantheon Nazionale di Caracas, insieme con quelle di Simón Bolívar.

Atlante fisico e politico della Repubblica del Venezuela

Molti altri italiani parteciparono alle lotte che portarono all’indipendenza dalla Spagna. Antonio Pareto, d’antica e nobile famiglia genovese, Visconde de Rodrigo, Capitano dei Carabinieri, fu il primo italiano morto per questa, il 15 giugno 1813; Cristoforo Pallavicini, di Luigi, Tenente Colonnello di Cavalleria, deceduto nel 1817; Gaetano Cestari, Tenente Colonnello, incaricato della redazione del “Diario di operazioni dell’Esercito Liberatore”; Giovanni Battista dalla Costa, nato a Verona nel 1791, divenuto Sindaco, Governatore, Membro e Presidente della Deputazione Provinciale di Guayana.

Uno degli esempi più luminosi dello spirito italiano fu Giovanni Battista Agostino Codazzi, nato a Lugo l’11 luglio 1793, figlio di Domenico e di Costanza Bertolotti. Se Colombo lo scoprì, Vespucci gli assegnò il nome, ed Isnardi ne scrisse l’Atto

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d’Indipendenza, fu Codazzi a far conoscere ai venezuelani - e al mondo - com’era fatto il Venezuela. Uomo d’azione, con trascorsi avventurosi, partecipa alle Campagne liberatrici, dopo le imprese europee. Ma il suo nome è legato all’Atlas e Geografia del Venezuela, iniziato nel 1830, che sarà, ancora agli inizi del novecento, l’unica mappa attendibile del paese. Anche le sue spoglie riposano nel Pantheon Nazionale di Caracas.

Un personaggio insolito è il Conte Antonio Gastone Francesco Giuseppe Luigi Wenceslao Cattaneo di Sedrano, nato a Pavia il 23 novembre 1882 dal Conte Giovanni Maria e da Ifigenia Colli. Allievo del Collegio Reale Carlo Alberto di Moncalieri, laureato in Scienze Politiche e Sociali, cadetto nell’Accademia Militare di Modena, dopo aver percorso mezzo mondo, in Russia dov’è Addetto Militare, partecipa alla Guerra Russo/Giapponese e sarà decorato dell’Ordine dell’Aquila Bianca. Visita quasi tutti i paesi dell’America Latina e, nel 1907, l’allora Presidente del Venezuela lo invita a stabilirsi nel paese. Poco dopo è Capo dell’Artiglieria della Goletta “Libertador”. Successivamente Ispettore Generale delle Frontiere Orientali e Meridionali dello Stato Bolívar, Capo di Stato Maggiore, Direttore delle Opere Pubbliche e di Salute, Governatore del Distretto Miranda dello Stato Zulia, Governatore Militare di Maracaibo, infine responsabile dei rapporti diplomatici fra l’Italia e il Venezuela durante la Seconda Guerra Mondiale. Muore a Caracas, alla veneranda età di 90 anni.

Simón Bolívar

Uomo di cultura, Edoardo Crema, era nato a Montagnana (Padova) il 20 agosto 1892. Scrittore, pedagogo e critico letterario, laureato in Lingua e Letteratura Francese all’Università di Padova, partecipa alla Prima Guerra Mondiale. Nel 1927 giunge in Venezuela e si stabilisce a Caracas, dove è nominato professore di Filologia nell’Istituto Pedagogico Nazionale. Fondatore delle Facoltà di Estetica, Letteratura Moderna, Greca, Latina e Italiana, ha introdotto in Venezuela un metodo di critica letteraria, influenzata dalle teorie di Benedetto Croce, basata sui valori dell’estetica come essenza della creazione artistica. È deceduto in Caracas il 18 dicembre 1974.

Dopo questa breve rassegna che, naturalmente, non è esaustiva ma che conferma la tesi iniziale secondo la quale la presenza italiana in Venezuela è stata, anche, una presenza qualitativamente

elevata, concludo con le parole di Simón Bolívar, El Libertador del 20 settembre 1813: “Caracas desidera vedere entrare, dal suo porto, tutti gli uomini utili che cerchino asilo e che vogliano aiutarci con il loro lavoro e le loro conoscenze, senza indagare quale sia la regione del mondo che ha dato loro i natali”. Gli italiani lo hanno fatto.

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Agostino Codazzi - Mappa del Venezuela

BIBLIOGRAFIA

RAFAEL PINEDA, Italo-venezolano (notas de inmigración), Caracas 1967.GUSTAVO SANTANDER LAYA - RAFAEL SANTANDER GARRIDO, Los italianos forjadores de la nacionalidad y del desarrollo económico en Venezuela, Valencia 1978.MARISA VANNINI DE GERULEWICZ, Italia y los italianos en la historia y en la cultura de Venezuela, Caracas 1980.MARISA VANNINI DE GERULEWICZ, Carlos Luis Castelli, Documentos, Caracas 1988.Archivo General de la Nación, Sección Ilustres Próceres de la Independencia, varios tomos.