Gli eccessi della ragione

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DIOGENE 76 N. 28 Settembre 2012 QUESTIONI CHE CONTANO crive Erasmo da Rotterdam in Elogio della Follia: “Anzitutto è ormai stabilito che tutte le pas- sioni appartengono al regno della Follia. Questa è del resto la caratteristica che distingue il savio dal pazzo, giacché questo obbedisce alle sue passioni, quello alla ragione, tanto che gli stoici si tengono lontani da ogni passione, come da una malattia. Ciò no- nostante, le passioni non soltanto fanno da piloti per il porto della saggezza, ma si trovano anche in tutte le azioni se- condo virtù, come degli sproni stimo- lanti a fare il bene. Perché chi non fuggirebbe inorridito, come davanti ad un mostro o ad un fantasma, alla vista d’un uomo simile, sordo ad ogni voce della natura, insensibile alle passioni e all’amore, che neppure la pietà potesse commuovere, qual s’ei fosse di sasso o di dura marpèsia roccia, onnisciente, infal- libile, investigatore, a mo’ di Linceo, su ogni minima cosa, irremovibile al per- dono? Giacché un essere simile sarebbe contento soltanto di sé, crederebbe ricco, sano, potente, libero, insomma fornito di tutte le qualità soltanto sé, ma naturalmente non sarebbe l’unico a crederlo. Degli amici non si cura, e quindi non ne ha; crede di poter co- mandare persino gli dèi, e schernisce tutto ciò che si fa nella vita come una giostra di folli. Poiché questo è il ritratto compiuto di quel saggio sciolto da ogni passione”. Tre domande sulla follia 1) L’ipotesi espressa nel testo di Erasmo è riconducibile allo stile di vita degli uo- mini nella società di oggi? 2) Pensi che sia possibile per l’uomo mettere in atto la “follia” nella vita quo- tidiana? Se sì, come? A cosa potrebbe condurre? 3) Spesso si parla nel ventunesimo se- colo di insoddisfazione e di mancata realizzazione delle aspirazioni perso- nali. Se l’uomo non seguisse la ragione, ma le passioni, durante il suo percorso formativo e nella vita lavorativa e pri- vata, sarebbe in grado di raggiungere la felicità e la serenità interiore con la con- sapevolezza di aver realizzato i propri sogni? Qualche possibile risposta Sicuramente sarà capitato a ognuno, al- meno una volta, di pensare a come può essere facilmente schematizzata la vita di ogni individuo: nascita, studio, lavoro, matrimonio, figli. Tutti, generazione dopo generazione, hanno seguito, chi più chi meno, questo preimpostato per- corso. Ma se si domandasse a chiunque se durante tutta la sua vita è stato in grado di realizzare i propri sogni e se si ritiene soddisfatto totalmente delle scelte fatte e delle strade intraprese, quanti risponderebbero sì? È difficile immaginare di potersi sentire soddisfatti se si è stati, o si è, solo parte di un gregge abituato a percorrere ogni giorno lo stesso sentiero. Ogni genera- zione è nata assuefatta all’idea di avere già un futuro prestabilito e che oltre questo non si possa andare, poiché al- trimenti sarebbe come attraversare le Gli eccessi della ragione Nel suo Elogio della follia, Erasmo da Rotterdam mette in evidenza come condurre la vita con estrema razionalità porti all’insensibilità verso ciò che ci circonda e alla sopravvalutazione di se stessi, così oscurando e limitando la “essenza pura” dell’uomo. S K Marta Bencivenga Classe IVC, Liceo Scientifico Enrico Fermi, Brindisi.

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di Marta Bencivenga Classe IVC, Liceo Scientifico Enrico Fermi, Brindisi. Vincitrice del primo premio del premio di filosofia "Le questioni che contano" indetto da Loescher Editore.

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DIOGENE76N. 28 Settembre 2012

Q U E S T I O N I C H E C O N T A N O

crive Erasmo da Rotterdam inElogio della Follia: “Anzitutto èormai stabilito che tutte le pas-sioni appartengono al regnodella Follia. Questa è del resto

la caratteristica che distingue il savio dalpazzo, giacché questo obbedisce allesue passioni, quello alla ragione, tantoche gli stoici si tengono lontani da ognipassione, come da una malattia. Ciò no-nostante, le passioni non soltanto fannoda piloti per il porto della saggezza, masi trovano anche in tutte le azioni se-condo virtù, come degli sproni stimo-lanti a fare il bene. Perché chi nonfuggirebbe inorridito, come davanti adun mostro o ad un fantasma, alla vistad’un uomo simile, sordo ad ogni vocedella natura, insensibile alle passioni eall’amore, che neppure la pietà potessecommuovere, qual s’ei fosse di sasso o didura marpèsia roccia, onnisciente, infal-libile, investigatore, a mo’ di Linceo, suogni minima cosa, irremovibile al per-dono? Giacché un essere simile sarebbecontento soltanto di sé, crederebbericco, sano, potente, libero, insommafornito di tutte le qualità soltanto sé,ma naturalmente non sarebbe l’unico acrederlo. Degli amici non si cura, equindi non ne ha; crede di poter co-mandare persino gli dèi, e scherniscetutto ciò che si fa nella vita come unagiostra di folli. Poiché questo è il ritrattocompiuto di quel saggio sciolto da ognipassione”.

Tre domande sulla follia

1) L’ipotesi espressa nel testo di Erasmo

è riconducibile allo stile di vita degli uo-mini nella società di oggi?2) Pensi che sia possibile per l’uomomettere in atto la “follia” nella vita quo-tidiana? Se sì, come? A cosa potrebbecondurre?3) Spesso si parla nel ventunesimo se-colo di insoddisfazione e di mancatarealizzazione delle aspirazioni perso-nali. Se l’uomo non seguisse la ragione,ma le passioni, durante il suo percorsoformativo e nella vita lavorativa e pri-vata, sarebbe in grado di raggiungere lafelicità e la serenità interiore con la con-sapevolezza di aver realizzato i proprisogni?

Qualche possibile risposta

Sicuramente sarà capitato a ognuno, al-meno una volta, di pensare a come puòessere facilmente schematizzata la vitadi ogni individuo: nascita, studio, lavoro,matrimonio, figli. Tutti, generazionedopo generazione, hanno seguito, chipiù chi meno, questo preimpostato per-corso. Ma se si domandasse a chiunquese durante tutta la sua vita è stato ingrado di realizzare i propri sogni e se siritiene soddisfatto totalmente dellescelte fatte e delle strade intraprese,quanti risponderebbero sì? È difficile immaginare di potersi sentiresoddisfatti se si è stati, o si è, solo partedi un gregge abituato a percorrere ognigiorno lo stesso sentiero. Ogni genera-zione è nata assuefatta all’idea di averegià un futuro prestabilito e che oltrequesto non si possa andare, poiché al-trimenti sarebbe come attraversare le

Gli eccessi della ragioneNel suo Elogio della follia, Erasmo da Rotterdam mette in evidenza comecondurre la vita con estrema razionalità porti all’insensibilità verso ciò che ci circonda e alla sopravvalutazione di se stessi, così oscurando e limitandola “essenza pura” dell’uomo.

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K Marta BencivengaClasse IVC, Liceo Scientifico Enrico Fermi, Brindisi.

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colonne d’Ercole per un antico greco,ovvero porterebbe alla disfatta dellapropria vita. L’uomo presentato da Era-smo, invece, è in grado di tradurre in re-altà i desideri e le aspirazioni anchegrazie al suo coraggio; è una personache sceglie di non frequentare una fa-coltà perché questa gli potrà dare unfuturo condiviso dalla società, è un ra-gazzo che non sceglie il lavoro in base alguadagno. È sicuramente possibile mettere in attola “follia” giorno per giorno, oltrepassaregli schemi imposti da questa societàsenza morale. Immaginiamo l’esistenzadi un uomo che rispecchia quello ipo-tizzato da Erasmo e ammettiamo chequesto si dedichi a un particolare am-bito. Quest’uomo studierà tutto ciò cheriguarda la sua passione e farà di essa ilsuo stile di vita. Un individuo che fa diuna sua attitudine lo scopo della suaesistenza, sarà necessariamente ripagatodei suoi sacrifici e sforzi. Se quest’uomo, ad esempio, fosse de-dito alla musica, egli sarebbe sicura-mente in grado di realizzare la propriavita degnamente, facendo sì che essaruoti intorno alla musica. Non gli pese-rebbe studiare, lavorare, molte volteanche di più di una qualsiasi altra per-sona magari riuscendo a malapena a so-stenere economicamente la propriafamiglia, perché ricambierebbe e sa-rebbe ricambiato con amore, serenità esperanza con la consapevolezza chequesta sarebbe comunque stata la mi-gliore delle vite possibili. Mettiamolo a confronto, invece, con unuomo della società moderna. Un uomodiviso tra un lavoro, cercato e voluto mache non soddisfa i suoi desideri, e unafamiglia a cui, molto probabilmente,non dedica le attenzioni necessarie. Ocon un ragazzo che frequenta la facoltàdi ingegneria, ad esempio; questo ar-rancherà esame per esame sino alla lau-rea e sarà, agli occhi di tutti, un modelloda seguire. Qual è la differenza sostan-ziale quindi? Il primo mette passione inogni cosa, si impegna al massimo perottenere i risultati migliori ed è la suapropensione nel fare ciò in cui si ci-menta che gli permette di eccellere. Gli altri anche se si impegnassero contutte le loro forze non riuscirebberomai a raggiungere risultati eccellenti,

perché ciò che fanno risulterebbemolto meccanico e indotto, non natu-rale. In fin dei conti ponendo sul piattodella bilancia i due tipi di uomini,quello passionale e istintivo sarebbe si-curamente in grado di raggiungere e su-perare quello eccessivamente razionale,perché, nonostante tutti gli impedi-menti e i pregiudizi, la forza di volontàche un sogno ti dà è illimitata e per-mette di attualizzare qualcosa conside-rato quasi utopico. Seguire le passioni non assicura una vitaagiata o in discesa, anzi così facendo

essa si prospetta come un sentiero tor-tuoso e scosceso, ma la “follia” ovvero lepassioni dell’uomo lo riportano alla suavera natura, allontanandolo dall’insen-sibilità e dal menefreghismo e ricondu-cendolo alla saggezza, all’amore,all’interesse verso chi lo circonda e allasemplicità. Queste sono le peculiaritàdi un essere felice e soddisfatto dellasua esistenza. K

Hans Holbein il Giovane, Ritratto di Erasmo da Rotterdam, 1523, Museo del Louvre, Parigi.