Gli di sostegno familiare per la schizofrenia nei DSM ... · IPF nelle psicosi Di dimostrata...
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Gli interventi di sostegno familiare per la schizofrenia nei DSM:
utilità pratica e requisiti minimi organizzativi
Dipartimento di Medicina SperimentaleSeconda Università di Napoli
Interventi Psicoeducativi Familiari (IPF)
Caratteristiche
• Adesione al modello stress‐vulnerabilità
• Orientamento cognitivo – comportamentale
• Scambio di informazioni su manifestazioni,
decorso e cura del disturbo mentale
• Lavoro sulla comunicazione
• Focus su come affrontare problemi pratici
• Valorizzazione e sviluppo di interessi sociali, reti di sostegno e obiettivi personali
IPF nelle psicosi
Di dimostrata efficacia
Ritenuti utili da utenti e familiari
Raccomandati da numerose linee‐guida
Con possibilità di formazione in tempi medio‐brevi
Usati bene dal personale non medico
In linea con i principi della psichiatria di comunità
Impegnativi per il personale
Motivanti per il personale
Poco usati in condizioni di routine
Il contesto familiare nella schizofrenia
Gli studi sulle Emozioni Espresse
Tasso medio di ricadute su 23 studi:
a 12 mesi: HEE 48% vs. LE 21%
a 24 mesi: HEE 61% vs. LEE 27%
Il contesto familiare nella schizofrenia
Le difficoltà legate all’assistenza e alla convivenza con un congiunto affetto da una malattia di lunga durata
Difficoltà pratiche: lavorativeeconomichenelle attività ricreativenei rapporti socialinelle relazioni familiari
Problemi psicologici: senso di colpa sentimenti di perditaansiadepressionetensionedisturbi psichiatrici minoridisturbi fisici da stressstigma
Morbilità associata all’assistenza familiare
• Maggiore prevalenza di disturbi fisici e mentali nei caregivers rispetto alla popolazione generale
• Frequenti disturbi da stress quali insonnia, cefalea, irritabilità, affaticamento, dolori muscolari
• Maggiore utilizzo di servizi sanitari di base e specialistici
• Necessità di interventi specialistici nel 38% dei familiari dei pazienti con schizofrenia
• Elevata prevalenza di disturbi depressivi
Carico nei minori di persone con disturbi mentali
difficoltà pratiche: nelle relazioni sociali e nella vita
scolastica
problemi psicologici: sensi di colpa, difficoltà a
comunicare con i congiunti ammalati
difficoltà a comprendere la natura dei disturbi dei genitori
sostegno psicologico disponibile solo nella metà dei casi
in cui sarebbe utile
Carico familiare
Fattori di rischio familiari di sesso femminile familiari con basso livello di istruzione utenti con alta disabilitàlunga durata del disturbosintomi negativi e comportamenti disturbantiospedalizzazioni
Fattori di protezionesaper affrontare le difficoltà con spirito di adattamento avere una buona rete socialeavere un adeguato sostegno professionale
I‐709
Carico familiare oggettivo (N=709)
Sempre/spesso
%
Ho dovuto svegliarmi di notte 22
Ho dovuto trascurare i miei hobby e le cose che mi piace fare nel tempo libero
45
Ho avuto difficoltà a fare gite di domenica 38
Ho avuto difficoltà ad invitare amici a casa 31
Ho avuto difficoltà ad incontrare i miei amici e le persone con cui mi piace passare il tempo libero
33
Ho avuto difficoltà a svolgere il mio lavoro, le faccende di casa o lo studio
22
Ho dovuto trascurare altri familiari 21
Ho avuto difficoltà ad andare in vacanza 47
I‐709
Carico familiare soggettivo (N=709)
Sempre/spesso
%
Sento di non riuscire a reggere questa situazione ancora a lungo
38
Ho pianto o mi sono sentito depresso 45
Sono preoccupato per il futuro di altri familiari 40
Quando sono in un luogo pubblico con P, sento che tutti ci guardano
21
Mi sento in colpa per aver trasmesso la malattia a P 9
Penso che se P non avesse questi problemi, tutto andrebbe bene nella nostra famiglia
62
Quando penso a come P era prima e come èadesso, provo un grande dolore
83
Sostegno professionale e sociale ai familiari (N=709) Sempre/spesso
%
Sostegno del social network in emergenza
Quando le cose vanno proprio male, posso chiedere ad altre persone (amici o parenti) di aiutarci
59
In una situazione di emergenza, sono sicura che amici e parenti ci aiuterebbero
49
Aiuto professionale
Ho avuto informazioni su cosa fare se P si comporta male o in modo pericoloso
43
In una situazione di emergenza, sono sicuro che il servizio ci aiuterebbe subito
66
I medici che si prendono cura di P, lo stanno aiutando 74
Gli infermieri e gli altri operatori che si prendono cura di P, lo stanno aiutando
55
I‐709 In Italia, il carico è più pesante nei familiari
• con meno aiuto pratico e affettivo dalla rete sociale
• con minor aiuto dai SSM
• che vivono al Sud
• di pazienti con molti sintomi, più disabilità e senza lavoro
I‐709 Interventi psicosociali per la schizofrenia nei SSM
Pazienti (N=709) (%)
• nessuno 19
• psicoterapia 46
• riabilitazione 35
Familiari
• nessuno 20
• colloqui 13
• informazione 59
• psicoeducativa 8
SIEP‐DIRECT’S (2008) Attività per le famiglie di utenti con schizofrenia (19 SSM)• almeno un colloquio famiglia‐staff SSM, (16)
<10%‐50%51%‐75%
>75%
%62.512.525.0
• % media di famiglie che hanno ricevuto IPF (11 SSM) 23.0
• % SSM con IPF a non più di ¼ di famiglie (11) 63.6
• % SSM con nessun IPF fornito (11) 18.2
• SSM con linee‐guida per IPF, % 26.3
• psichiatri in grado di effettuare IPF 36.0
• psicologi in grado di effettuare IPF 34.0
• assistenti sociali in grado di effettuare IPF 23.0
• infermieri in grado di effettuare IPF 21.0
Gli studi sul contesto familiare nella schizofrenia
Coping: come una persona affronta un evento emotivamente e praticamente
Dipende:Dalla situazione
Dal significato che per una persona ha un eventoDalla reazione del contesto di riferimento
Dal periodo di vita della personaDalle risorse
Dalle esperienze precedenti
Dunque, può cambiare nel tempo
Teoria stress‐vulnerabilità alla schizofrenia
La schizofrenia si rende evidente in individui vulnerabili (per motivi ereditari e/o acquisiti) a manifestare sintomi psicotici quando lo stress sopravanza le loro possibilità di farvi fronte. Essa tende a manifestarsi ad episodi e può cronicizzarsi soprattutto per effetto di fattori socio‐ambientali.
Modello stress – vulnerabilità nella schizofrenia
Soglia di vulnerabilità dopo l’intervento
Intervento sociale
Intervento biomedico Vulnerabilitàdi base in un dato periodo
Eventi acuti stressanti
Stress “quotidiano” (familiare, lavorativo, sociale)
IPF per la cura della schizofrenia
A cosa può servire?
Ad aumentare le capacità individuali e familiari di affrontare le situazioni problematiche
Ad aumentare la comprensione dell’esperienza di un disturbo mentale attraverso la conoscenza delle sue caratteristiche e delle possibilità di cura e guarigione
A facilitare il riequilibrio dei correlati biologici
Ad aumentare i punti di forza familiari e sociali su cui un individuo vulnerabile può contare
A ridurre le tensioni nell’ambiente di vita
IPF nelle psicosi
In condizioni sperimentali (RCT)
A 1 anno: ricadute 6‐12% vs. 41‐53%
A 2 anni: 17‐40 % vs. 66‐83%
Meta‐analisi: ricadute dimezzate a 2 anni vs. routine
In condizioni ordinarie
Riducono sintomi e la disabilità a medio termine
Hanno effetto sul carico familiare a breve termine
IPF – Informazioni da RCT L’IPF sia multifamiliare che unifamiliare diminuisce le ricadute della
schizofrenia, ma la prima modalità si associa ad una minore adesione a fronte di costi più contenuti.
Suggerimenti per la routine
IPF in due fasiUnifamiliare ‐ rafforzare il rapporto tra utenti e servizioMultifamiliare – ampliare la rete sociale e ridurre l’impiego di personale
Presa in carico della famiglia in due fasiInformazione per un’utenza ampia, per aumentare la fiducia del paziente nelle cure e la comprensione dei familiari verso le difficoltà che la schizofrenia può dareIPF per famiglie “a rischio” con lavoro specifico su comunicazione e capacità di affrontare le situazioni quotidiane.
Le famiglie “a rischio” (Leff, 2000)
Con frequenti litigi
Con contrasti fisici o verbali e intervento di forze dell’ordine
Di utenti che, pur seguendo regolarmente un’appropriata terapia, hanno più di una ricaduta all’anno
Che chiedono interventi inappropriati al SSM
Trasferimento delle competenze per l’IPF agli operatori dei servizi
Dagli anni 90, soprattutto nei Paesi anglosassoni, sono stati avviati programmi di formazione all’IPF per le equipe.
Dal 7 al 27% dei partecipanti completavano la formazione e meno di 2 famiglie per operatore ricevevano l’intervento.
Proposta per la routine
Formazione a tre fasisensibilizzazione all’IPF per tutta l’equipeformazione più intensiva per numero ristretto di operatoritrasmissione delle competenze dalla microequipe al resto del personale ‐ unità di formazione interna al servizio.
Criteri di selezione degli operatori per equipes IPF
Interesse al lavoro con le famiglie
Ruolo professionaleInfermieri ed assistenti sociali più inclini all’acquisizione delle tecniche di base dell’IPF
Medici figure strategiche per l’accesso delle famiglie all’IPF
Background professionaleFormazione precedente
Opinioni sul ruolo della famiglia nella schizofrenia, e sulle cause e le conseguenze di questo disturbo.
La diffusione degli IPF nei DSM italiani
‐ È possibile che le famiglie delle persone con
schizofrenia ricevano un IPF nei SSM?
‐ Quali vantaggi e difficoltà incontrano gli
operatori nell’usare l’IPF?
‐ L’IPF nei nostri SSM può incidere positivamente
sulla qualità della vita di utenti e familiari?
Metodologia dello studio
• invito a partecipare rivolto a 23 CSM selezionati in maniera
randomizzata tra quelli senza personale formato all’IFP
• formazione all’intervento di due operatori per centro
• presentazione dello studio nei CSM a cura degli operatori
• uso dell’intervento con almeno 5 famiglie di pazienti con
schizofrenia in carico (3 + 2 in lista d’attesa per 6 mesi)
• valutazione a sei mesi dell’effetto dell’intervento a cura
degli operatori
Caratteristiche della formazione
• coinvolgimento degli operatori nella valutazione del IFP
• struttura modulare (tre moduli formativi di due
giornate ciascuno)
• messa in pratica delle tecniche “in prima persona”
• non un manuale, ma schemi di lavoro integrati dalla
propria esperienza
• consulenza telefonica tra i moduli formativi
• 4 supervisioni nei successivi 10 mesi
Caratteristiche degli operatori (n=46)
Sesso, M, % 35
Età, m ± sd 43.7 ± 7.3
Stato civile, single, % 37
Ruolo professionale
Medici
Infermieri
Psicologi
Educatori professionali/ riabilitatori
Assistenti sociali
42%
30%
13%
9%
6%
Anni in psichiatria, m ± sd 12.5 ± 7.7
Compliance al corso, % 83
Compliance all’IPF, % 77
Compliance alle supervisioni, % 92
Vantaggi e difficoltà riportati dagli operatori
Supervisioni
I IV
Vantaggi % diversi ‐molti
Scambio di informazioni 47 43
Competenza professionale a 32 56
Risultati clinici b 15 77
Rapporti con gli utenti a 53 91
Rapporti con i familiari a 50 96
Difficoltà % diversi ‐molti
Integrazione con altri carichi di lavoro 85 74
Lavorare fuori orario 37 26
Lavoro troppo faticoso 33 39
Familiarità con le tecniche CBTa 30 4
Esperienzaa 18 4
Sostegno dai colleghi / responsabile 18 30
Caratteristiche dei pazienti e dei familiariTrattati In attesa
Pazienti (N=42)
Familiari(N=76)
Pazienti (N=29)
Familiari(N=50)
Sesso, % M 69 35 83 44
Età,m (SD) 36.9 (8.2) 56.3 (16.5) 34.1 (7.8) 56.8 (16.0)
Scolarità, %ElementareMedia inf.Media sup. /Università
72952
222022
242735
203018
Single, % 93 22 93 10
Occupazione, % sì 25a 31 4 35
Età all’esordio,m (SD) 21.7 (6.0) ‐ 21.9 (6.5) ‐
Disabilità,media (SD) 3.5 (0.9) ‐ 3.7 (0.9) ‐
Genitori dell’utente, % ‐ 71 ‐ 80
a = p<05
IPF – effetti su utenti e familiari T0 vs. T 6
Pazienti Trattati (N= 36) In attesa (N= 26)
T 0 T 1 T 0 T 1
Disabilità,m (SD) 3.5 (0.9) 3.0 (0.8) c 3.7 (0.9) 3.4 (1.0)
Sostegno pratico,m (SD) 3.0 (0.8) 3.3 (0.7) a 3.0 (0.8) 3.1 (0.8)
Familiari Trattati (N= 57) In attesa (N= 43)
Carico oggettivo, m (SD) 1.9 (0.7) 1.8 (0.6)a 2.0 (0.7) 1.7 (0.6)a
Carico soggettivo 2.4 (0.6) 2.2 (0.6)c 2.2 (0.6) 2.0 (0.5)b
Contatti sociali 2.2 (0.6) 2.4 (0.5)a 2.4 (0.7) 2.4 (0.6)
Aiuto sociale 2.1 (0.8) 2.3 (0.8)a 2.5 (0.8) 2.5 (0.8)
Aiuto professionale 2.9 (0.5) 3.2 (0.5)d 2.8 (0.7) 3.0 (0.6)
a = p<.05; b = p<.01; c = p<.001; d = p<.0001
Risultati su tutti i casi trattati per sei mesi
T 0 T 1
Pazienti (n=48) M (sd) M (sd)
BPRS ansia/depressione 2.6 (1.0) 2.3 (0.9) b
BPRS sintomi negativi 2.5 (1.0) 2.2 (0.9) a
BPRS sintomi positivi 2.4 (1.0) 2.2 (1.0) a
DISABILITA’ 3.5 (0.9) 3.0 (0.8) c
SOSTEGNO PRATICO 3.0 (0.8) 3.3 (0.7) a
Familiari (n=56)
Carico oggettivo 2.0 (0.7) 1.8 (0.6)a
Carico soggettivo 2.4 (0.6) 2.2 (0.6)b
Aiuto sociale 2.1 (0.8) 2.2 (0.8)a
Aiuto professionale 2.9 (0.5) 3.2 (0.5)c
a = p<.05; b = p<.01; c = p<.001
Perché l’IPF?
Prendersi cura di una persona cara ammalata può essere gratificante ma anche praticamente e psicologicamente impegnativo
I familiari impegnati nell’assistenza a un congiunto con disturbi mentali hanno più spesso disturbi fisici e mentali e utilizzano più risorse sanitarie
Tra il 40 e l’80% delle persone con disturbi mentali sono a contatto o vivono in famiglia
In Italia, 2/3 delle persone che sono state ricoverate per un disturbo psichiatrico vive in famiglia
Metà delle persone con schizofrenia ha contatti con almeno un familiare, 1/3 li incontra almeno 1 volta alla settimana
Perché l’IPF?
Sostenere le famiglie contribuisce a rinforzarne le risorse psicologiche e pratiche
Il rinforzo della famiglia si associa a un miglioramento dei sintomi e delle disabilità
Una cura che valorizza le diverse competenze presenti in un DSM può contribuire anche al benessere degli operatori