Gli Aracnidi

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Gli aracnidi Gli aracnidi PREFAZIONE I ragni, inquilini indesiderati delle nostre abitazioni, non suscitano l’attrazione che la gente prova per molti altri animali. Nonostante ci sia un moderato gruppo di ricercatori che ha realizzato studi approfonditi sulla materia, le opere da loro realizzate sono scarsamente disponibili a causa del minimo livello di richiesta da parte del pubblico. Soprattutto in Italia, lo studio di questi animali è particolarmente scarso, e l’unico lavoro che tratti la fauna aracneologica italiana è l’ormai ultracentenario “Catalogo sistematico degli Araneidi italiani” (Canestrini & Pavesi, 1868). Validi contributi alla conoscenza di faune regionali si ebbero verso la fine del secolo scorso ed all’inizio dell’attuale ad opera degli stessi G. Canestrini (Trentino) e P. Pavesi (Lombardia), di E. Caffi (Calabria) e A. Garneri (Sardegna), ed ancor più notevole fu l’incremento di dati fornito da L. Di Caporiacco con diversi saggi pubblicati fra il 1922 e il 1981. I dati così accumulati costituiscono tutt’ora l’ossatura principale delle conoscenze sulla fauna araneologica italiana, anche se in molti casi non sono pienamente attendibili, sia per la difficile interpretazione della nomenclatura usata dagli autori più antichi, sia per l’eccessiva disinvoltura con cui Di Caporiacco assegnava nomi a ragni immaturi che non era possibile determinare con precisione. INTRODUZIONE AGLI ARACNIDI Quello dei ragni o Araneidi (Araneae) è uno degli undici ordini che costituiscono la classe degli Aracnidi, la quale appartiene al Filum degli Artropodi. Questo raggruppamento numericamente è il più importante di tutto il regno animale, dal momento che comprende l’ 80% delle specie viventi. Una traduzione letterale del termine sarebbe “piedi articolati” o “piedi con giunzioni”; da intendere come zampe articolate; naturalmente anche i

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ricerca sui ragni

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Gli aracnidiGli aracnidi

PREFAZIONE

I ragni, inquilini indesiderati delle nostre abitazioni, non suscitano l’attrazione che la gente prova per molti

altri animali. Nonostante ci sia un moderato gruppo di ricercatori che ha realizzato studi approfonditi sulla

materia, le opere da loro realizzate sono scarsamente disponibili a causa del minimo livello di richiesta da

parte del pubblico. Soprattutto in Italia, lo studio di questi animali è particolarmente scarso, e l’unico lavoro

che tratti la fauna aracneologica italiana è l’ormai ultracentenario “Catalogo sistematico degli Araneidi

italiani” (Canestrini & Pavesi, 1868). Validi contributi alla conoscenza di faune regionali si ebbero verso la

fine del secolo scorso ed all’inizio dell’attuale ad opera degli stessi G. Canestrini (Trentino) e P. Pavesi

(Lombardia), di E. Caffi (Calabria) e A. Garneri (Sardegna), ed ancor più notevole fu l’incremento di dati

fornito da L. Di Caporiacco con diversi saggi pubblicati fra il 1922 e il 1981. I dati così accumulati

costituiscono tutt’ora l’ossatura principale delle conoscenze sulla fauna araneologica italiana, anche se in

molti casi non sono pienamente attendibili, sia per la difficile interpretazione della nomenclatura usata dagli

autori più antichi, sia per l’eccessiva disinvoltura con cui Di Caporiacco assegnava nomi a ragni immaturi

che non era possibile determinare con precisione.

INTRODUZIONE AGLI ARACNIDI

Quello dei ragni o Araneidi (Araneae) è uno degli undici ordini che costituiscono la classe degli Aracnidi, la

quale appartiene al Filum degli Artropodi. Questo raggruppamento numericamente è il più importante di

tutto il regno animale, dal momento che comprende l’ 80% delle specie viventi.

Una traduzione letterale del termine sarebbe “piedi articolati” o “piedi con giunzioni”; da intendere come

zampe articolate; naturalmente anche i nostri arti presentano giunzioni ma queste interessando lo scheletro

osseo interno non sono evidenti. Negli artropodi, al contrario, il corpo è sorretto da un rivestimento esterno,

detto appunto esoscheletro, in cui sono evidenti le giunzioni che collegano i vari articoli e segmenti, e che

consentono il movimento.

L’esoscheletro, che nel caso di insetti, aracnidi e miriapodi è composto principalmente di chitina, non ha solo

la funzione di sostegno, ma protegge l’organismo dalla disidratazione ed è sede di alcuni organi sensoriali.

Questa cuticola, malgrado i vantaggi che consente, è poco estensibile e deve essere eliminata e riprodotta più

volte (ecdisi o muta) durante l’accrescimento. Inoltre una simile cuticola ben si adatta a piccoli esseri viventi,

ma sarebbe incompatibile con la vita in animali di grandi dimensioni perché una simile protezione dovrebbe

essere molto più robusta e massiccia e l’aumento di peso che questo comporterebbe non sarebbe

proporzionale alla forza muscolare dell’animale.

Al di fuori dei trilobitomorfi, che scomparvero verso l’Era secondaria, il fylum degli Artropodi si suddivide

in questo modo:

1° - Mandibolati o Antennati, che possiedono antenne e tre paia di

appendici masticatori (classi dei Miriapodi, dei crostacei e degli insetti);

2° - Chelicerati, che non possiedono antenne ma hanno dei cheliceri,

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(classi dei Merostomi, dei Pantopodi e degli Aracnidi).

Gli autori antichi (Carl Von Linnè, Carl Clerck e Pierre Latreille) non avevano ancora distinto gli Aracnidi

dagli Insetti; i primi a separare le due classi furono Lamarck (1801) e Carl Ludwig Koch che scrisse tra il

1836 e il 1848 “Die Aracniden” in sedici volumi.

Le caratteristiche principali degli Aracnidi sono: la presenza di quattro paia di zampe, l’assenza di ali o

antenne e la suddivisione del corpo in due regioni. Gli Araneidi si distinguono dagli altri Aracnidi per la

presenza di un peduncolo sottile che collega i due blocchi (prosoma e opistosoma), e per la presenza di filiere

addominali.

Gli Aracnidi formano una classe piuttosto eterogenea. Comprendono 10 ordini attuali e 4 estinti. Compaiono

nel Siluriano, hanno lasciato l'ambiente acquatico per colonizzare la terraferma in tempi diversi risolvendo in

modo opportunistico e divergente i problemi che pone tale ambiente. Ciò lo si desume dal modo in cui

utilizzano l'ossigeno gassoso (trachee, polmoni a libro, sacchi polmonari) dal modo in cui trasferiscono i

gameti maschili per inseminare le uova (spermatofore, fecondazione interna mediante meccanismi diversi),

nonché dalla maniera in cui proteggono gli stadi giovanili (viviparità, cure parentali). Per quanto riguarda la

locomozione essi si servono tutti delle ultime quattro paia di appendici del capotorace, poiché il primo paio

dopo i cheliceri è trasformato in palpi che hanno funzioni sensorie, oppure terminano in chele.

Gli Aracnidi sono privi di occhi composti, sono predatori e muniti di veleno - ma molti Acari e

Opilioni si nutrono di materiale vegetale o di detriti. Ne esamineremo qui gli ordini più importanti.

Gli aracnidi sono una classe di artropodi del subphylum dei chelicerati. Strutturalmente il loro corpo è

suddiviso in due tagmata, quello anteriore detto cefalotorace e quello posteriore detto opistosoma o addome.

Hanno un primo paio di appendici, dette cheliceri, composte da due o tre articoli e con funzioni relative

all'alimentazione e alla difesa e da un secondo paio, dette pedipalpi, composte da sei articoli e con funzioni

sensoriali, locomotorie, fossorie e riproduttive a seconda degli ordini.

Le appendici dell'opistosoma tendono a scomparire (ne troviamo qualche traccia solo in alcuni ordini), ed in

questa classe si nota la tendenza alla fusione dei segmenti di prosoma prima ed opistosoma poi, e nei più

evoluti (gli Acarina volgarmente noti come acari) a fondere le due regioni.

Le altre paia di appendici costituiscono le zampe ambulatorie, composte da sette articoli di diversa forma e

lunghezza, adatte principalmente alla locomozione.

Gli ordini più conosciuti sono quello degli scorpioni, e degli Araneidi, che comprende i ben noti ragni.

Furono i primi animali che colonizzarono le terre emerse. Molti aracnidi sono predatori.

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Struttura macroscopica degli Aracnidi:

(1) quattro paia di zampe

(2) il prosoma con i pedipalpi

(3) l'opistosoma o addome.

Gli Arachnida si suddividono nei seguenti ordini:

Trigonotarbida: aracnidi estinti da circa 280 milioni di anni, simili a ragni, con resti fossili

in Europa e Nordamerica.

Amblypygi: sono simili nell'aspetto a ragni, ma non secernono seta e hanno il primo paio di zampe

particolarmente robusto; sono note un centinaio di specie.

Araneae: sono i comuni ragni, cosmopoliti, rappresentano l'ordine più cospicuo con oltre 41.000

specie classificate.

L’ordine dei Ragni; aracnidi carnivori con mandibole provviste di appendici ad uncino (cheliceri)

con ghiandole velenifere, le mascelle portano un palpo sottile ed allungato (pedipalpo), avente

funzione principale di trattenere l’eventuale preda. I ragni hanno aspetto e dimensioni variabili, la

femmina è in genere più grossa del maschio, hanno quattro paia di zampe, e il corpo diviso in due

sezioni, una anteriore detta prosoma, ed una posteriore detta opistosoma. Nella parte estrema

posteriore presentano delle ghiandole (filiere) da cui fuoriesce un liquido viscoso che all’aria forma

fili setosi, che servirà al ragno per tessere la tela e catturare le sue prede, tela che osservandola, in certi

casi è meravigliosa, quasi un’opera d’arte. Tutti i ragni producono seta, sebbene non tutti tessano la

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tela, tutti cacciano insetti che paralizzano coi denti (appendici ad uncino) avvelenati. Infatti, tutti i

ragni sono velenosi, il loro veleno contiene sostanze neuro-tossiche che possono avere effetti sensibili

anche sull’uomo, ma pochissimi possono avere effetti gravi, se non un effetto paragonabile ad una

puntura di una vespa o un calabrone, a parte su individui con problemi allergici, cui puntura può

rilevarsi letale per shock anafilattico, ma per tali individui vale qualsiasi puntura, sia di ragno sia

d’insetto. Comunque in generale i ragni non sono pericolosi, ma se non si conosce la specie e meglio

non infastidirli, perché anche se rari esistono ragni molto velenosi specialmente nei paesi caldi o

tropicali. Molti ragni hanno abitudini notturne, in pratica restano nascosti di giorno per uscire e

cacciare di notte.

Vi cito alcuni ragni: il ragno comune o casalingo (Tegenaria domestica), tutti credo l’abbiano

incontrato almeno una volta, è innocuo ma il morso può provocare arrossamento e gonfiore;

la tarantola (Lycosa tarentula), molto diffusa in Italia meridionale, non è letale, ma da non

sottovalutare, il morso è molto doloroso, provoca gonfiore e possono verificarsi sintomi di febbre,

nausea, vomito e malessere generale. Alcune specie giganti, (false tarantole), hanno anche peli

urticanti, toccandoli possono provocare forte prurito come l'ortica (pianta). Spesso le tarantole giganti

es. le “migale”, sono allevate da appassionati, in questi casi, specie se si è neofiti, maneggiarle con

delicatezza e cautela, non sono cricèti;

la vedova nera (Latrodectes tredecimguttatus) presente anche in Italia, detta “malmignatta”, è

potenzialmente pericolosa, in caso di morso recarsi subito al pronto soccorso, senza farsi prendere dal

panico, per un controllo, generalmente è raro essere morsi, ed è raro che sia letale, anche se in Italia si

sono verificati alcuni incidenti letali. Oltre alla Latrodectus tredecimguttatus, in Italia, ci sono altri

ragni la cui pericolosità è da non sottovalutare, in primis la Tegenaria agrestis, poi la Steatoda

paykulliana, e il Loxosceles rufescens.

Un ragno molto pericoloso, che fortunatamente non si trova in Italia è il ragno dei cunicoli (Atrax

robustus), presente in Australia, è in grado col suo morso di causare la morte di un uomo in poche ore,

l’Atrax viene considerato il ragno più pericoloso al mondo.

I ragni sono tantissimi, di varie dimensioni e variopinti, molti tessono tela sferica, altri tele irregolari,

altri ancora predano senza tessere tele, come: i ragni-granchi che si muovono con andature laterali

simile a quella dei granchi (crostacei), vivono e cacciano nella vegetazione e sui fiori; i ragni-lupo che

assalgono le loro prede sul terreno e sulla vegetazione bassa; i ragni-saltatori che vivono sui muri e

sulle rocce, si avvicinano il più possibile alle prede per poi saltagli addosso e immobilizzarle; i ragni-

sputacchini che catturano le prede lanciando dalle mandibole materiale vischioso di rapido

indurimento; oppure i ragni-palombari e molte altre specie.

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Phalangiotarbida: i resti fossili rinvenuti di questi aracnidi non consentono di discriminare se si

tratta di antenati degli opilioni o degli acari; anch'essi estinti da circa 280 milioni di anni e finora

rinvenuti nelle rocce dell'Europa e del Nordamerica.

Opilionidi: sono aracnidi con cefalotorace e opistosoma fusi insieme e gambe lunghissime;

cosmopoliti, ne sono state finora classificate oltre 5.000 specie.

L’ordine degli Opilionidi; aracnidi dall’aspetto molto simile ai ragni, differiscono da loro per il corpo

composto di un solo elemento (capo-torace) e per le lunghissime e sottili zampe, non sono in grado di tessere

tele perché non hanno filiere, e non posseggono nemmeno di ghiandole di veleno, infatti, non sono predatori

veri e propri, ma hanno abitudini spazzine, in genere divorano carogne. Questi animaletti sono generalmente

attivi nelle ore notturne li possiamo trovare sui muri sui tronchi degli alberi, nella fitta vegetazione ecc. Un

esempio di quest ’ordine è il Falangio Opilio

Palpigradi: sono aracnidi di dimensioni molto piccole e con un flagello nella parte finale

dell'opistosoma; attualmente se ne conoscono circa 70 specie.

Pseudoscorpionidi: sono aracnidi di dimensioni molto piccole, più strettamente imparentati con

isolifugi che con gli altri ordini; ne sono note oltre 2.500 specie.

Ricinulei: aracnidi di dimensioni ridotte, meglio noti come ragni zecche, diffusi in Africa e nelle

Americhe; ne sono note circa 75 specie.

Schizomida: questi aracnidi sono molto simili agli Uropygi, ne differiscono per lo scudo del

prosoma diviso in due parti; comprendono circa 220 specie.

Scorpioni: sono aracnidi caratterizzati da un corpo allungato e segmentato e dal primo paio di

zampe più grande delle altre, adatto ad afferrare la preda; sono cosmopoliti e comprendono oltre 2000

specie.

L’ordine degli Scorpioni; gli scorpioni hanno il corpo formato da più segmenti, capo-torace, addome

segmentato e post-addome, pure segmentato, ha sei occhi, due sopra la testa che non è distinta dal

torace, e quattro ai lati, otto zampe e i pedipalpi sono trasformati in chele, all’estremità del post-

addome sono presenti le ghiandole velenifere e un aculeo ad uncino che inietta il veleno. Gli scorpioni

sono degli aracnidi con abitudini notturne, carnivori e predatori come i ragni, catturano vari insetti e

altre prede con le loro chele. Alcune specie possono arrivare a 20 cm di lunghezza circa, con il loro

veleno sono in grado di uccidere l'uomo, in particolare il genere Butus. Lo Scorpione è presente anche

in Italia (l’Euscorpius italicus e l’Euscorpius flavicaudis, ecc.) ma è innocuo per l’uomo perché di

dimensioni molto piccole, 4,5 o 5 cm al massimo. In genere la puntura dalla punta della coda dove

inietta il veleno è usata principalmente a scopo di difesa, raramente per offesa, solo in casi particolari

quando deve immobilizzare prede di grandi dimensioni, infatti, per cacciare in genere usa le sue

potenti chele. Dalle nostre parti lo possiamo trovare nelle fessure delle rocce, nei vecchi muri ecc.

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Molte specie di scorpioni come le tarantole vengono allevati, anche in questo caso, prestare

attenzione, non sono giocattoli.

Solifugi: aracnidi diffusi nelle zone tropicali e in quelle aride, molto veloci sul terreno, hanno un

potente morso, anche se non velenoso; comprendono attualmente circa 1000 specie.

L’ordine dei Solifugi; aracnidi d’aspetto che si avvicina ai cugini ragni, oppure un misto tra un ragno

ed uno scorpione, possiedono, 8 zampe con le quali corrono molto velocemente (sono gli aracnidi più

veloci), e pedipalpi privi di chele simili a zampe, dando l’impressione di possedere 10  zampe, nonché

cheliceri a pinza molto sviluppati in modo sproporzionato rispetto al resto del corpo, utilizzati come

organi di difesa di accoppiamento ma anche di attacco per alimentarsi. Non hanno filiere come i ragni

e non hanno nemmeno ghiandole velenifere, non sono velenosi ma il loro morso può essere molto

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doloroso. Sono aracnidi carnivori e spietati predatori, non essendo velenosi bloccano e mangiano la

preda ancora viva, le prede principali sono vari insetti, ragni, scorpioni, piccoli rettili e carcasse di

animali morti, molte specie sono in grado di effettuare piccoli salti, infatti, spesso balzano sulla preda.

L’ordine dei solifugi include varie famiglie di aspetto, dimensioni e forma diversa, le dimensioni

vanno da 20 mm a 16-20 cm circa comprese le zampe. Il loro nome proviene dal latino “fuggire dal

sole” anche se molte specie sono notturne, le specie diurne tendono ad evitare il sole diretto cercando

l’ombra, con movimenti rapidissimi, seguendo anche l’ombra di un uomo o un animale in movimento,

dando l’impressione di inseguire in modo minaccioso, ma assolutamente innocui per l’uomo.

Sono conosciuti sotto altri vari nomi, come: ragni del sole, ragni del cammello, scorpioni del

vento oppure taglierine della barba e dei capelli ecc., nomi legati per lo più a leggende popolari,

infatti, ragni del sole perché evitano il sole, del cammello perché seguono l’ombra dei cammelli,

scorpioni del vento per la eccezionale velocità nel correre, ed infine taglierine dei capelli perché si

narra che di notte tagliano i capelli umani o peli di animali per rivestire il loro nido, ma trattasi di

leggende, sicuramente le femmine amano raccogliere peli o capelli vaganti per rivestire il nido, dove

vi deporranno le uova. Un esempio di questo ordine sono i Galeodes Arabas, specie molto comune

nell’ Africa del nord e Medio Oriente.

Haptopodida: ordine attualmente noto da una sola specie fossile, dalle fattezze simili a quelle di un

ragno, anche se con il primo paio di zampe sproporzionatamente lungo.

Uropygi: sono aracnidi dall'addome molto piatto e dal tratto terminale a forma di flagello; sono state

finora descritte circa 100 specie.

Acari: sono gli aracnidi che hanno maggiori contatti con la specie umana, dal punto di vista sanitario

ed economico; cosmopoliti, contano circa 40.000 specie descritte

L’ordine degli Acari; aracnidi in maggioranza adattati alla vita parassitaria a spese di animali e piante, ma

troviamo anche acari predatori, altri ancora vivono tra i detriti vegetali, l’humus, ecc. Hanno corpo unico

senza suddivisioni, generalmente globoso e piuttosto molle, sono di aspetto vicino hai cugini ragni o gli

opilionidi, infatti, inizialmente formavano un unico ordine, l’apparato boccale è adattato alla loro vita da

parassiti, con i cheliceri ed i pedipalpi fusi insieme formando la bocca dettarostro. Le zampe articolate sono

ambulatorie, in numero di quattro paia anche se in alcune specie se ne trovano tre o solo due. Sono

generalmente di dimensioni piccolissime o piccole tranne alcune specie come l’Ixodes (zecca), sono

numerosissimi e si possono trovare ovunque, molte specie possono essere portatori di pericolose malattie,

quindi molto dannosi per i mammiferi e l’uomo stesso sia per le malattie che possono portare, che per i

danni che arrecano all’agricoltura. Si dividono in più sottordini: Tetrapodili, Notostigmati, Parasitiformi,

Olotiroidei, Trombidiformi, Sarcoptiformi. Gli acari più conosciuti, sono l’Acaro della scabbia (Sarcoptes

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scabiei) parassita dell’uomo, la Zecca (Ixodes ricinus) parassita dei mammiferi sia selvatici che domestici, il

Ragnetto rosso (Metatetranychus ulmi) e Ragnetto giallo (Eotetranychus carpini) tra i parassiti delle piante.

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Ragni, che senso

Sulla vista degli animali vi abbiamo detto tutto in uno speciale, corredato da multimedia in cui ci

siamo messi nei loro panni e in cui vi abbiamo sfidato a riconoscere l’animale dal suo occhio. 

Così, giocando, abbiamo scoperto che i ragni in genere hanno 8 organuli fotorecettori proprio degli

invertebrati, gli ocelli, che hanno una struttura più semplice di quella dell’occhio. Incapaci di percepire i

colori, gli ocelli sono molto sensibili alle differenze di intensità della luce. Per il resto i ragni si servono del

loro sistema di setole che ricoprendo tutto il loro corpo permettono di "sentire" il mondo esterno.

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Il ragno con la super tela

Nel mondo dei ragni le sorprese sono quotidiane, ma questo aracnide è straordinario: Caerostris darwini vive

infatti in Madagascar, e con la sua seta fortissima è in grado di costruire tele che possono tranquillamente

superare un piccolo fiume e catturare tutto ciò che vi si imbatte. Una ragnatela era larga quasi 25 metri, e

aveva almeno 30 insetti intrappolati. La seta è forte almeno il doppio di quelle prodotte da altri ragni, e

sembra essere 10 volte più volte più forte di un filo di Kevlar delle stesse dimensioni.

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Non si butta via niente

Poveri ragni tanta fatica per costruire la tela (qui al microscopio gli organi - detti fusuli - attraverso cui passa

il "filo"). E poi basta un colpo di vento per vedersela distruggere.

Ma questi membri della famiglia degli Araneidae non si danno quasi mai per vinti. Anzi. Quando la ragnatela

è inutilizzabile, molti di loro la riciclano. O meglio la mangiano. La tela è, infatti, composta da alcune

sostanze altamente proteiche utili per la produzione di nuova seta da "tessere".

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Ragni da centrotavola

A qualche amante degli arredi di una volta potrebbe sembrare un curioso centrotavola di pizzo

ricamato. E invece no, quello che vedete qui è la tela di un ragno. Per l’esattezza un esemplare di

ragno tigre (Argiope savignyi), fotografato in Costa Rica, in mezzo alla sua complessa tela. 

Ma perché questi ragni non fabbricano tele semplici come i loro cugini nostrani? Ancora non si sa e

gli scienziati fanno solo delle ipotesi. Una recente spiegazione vuole che gli Argiope "decorino" le

loro ragnatele per "esercitare" le ghiandole produttrici di seta aciniforme, un materiale molto

resistente che serve anche per immobilizzare le prede. Secondo uno studio del 2007 invece

sarebbero usati come trappole per gli insetti. I malcapitati pensano di trovarsi di fronte ad

abbeveratoi - l'acqua piovana infatti si raccoglie nei "ricami" - inconsapevoli di essere finiti

invece nella tela del ragno.

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Occhio al predatore!

Immaginate di essere un’ape. Di individuare questo bel fiore e di “leccarvi i baffi” all’idea del nettare

disponibile. Ma all'improvviso una brutta sorpresa: un ragno granchio è lì in agguato che aspetta ben

mimetizzato tra i petali pronto a mangiarvi. E non mollerà la presa visto che siete una delle sue prede

preferite e le sue zampe anteriori, alle quali deve il nome, sono davvero poderose. La vera forza di questo

aracnide (Misumena vatia), però - che vive in America del nord e in Europa e che è stato scelto nel 2006

come ragno dell’anno dalla European Society of Arachnology - sta nel fatto di poter diventare giallo o bianco

in base al fiore sul quale si posiziona. Questa capacità è tutta femminile; solo le femmine di questa specie,

infatti, trasferendo nella cuticola un liquido pigmentato, nel giro di qualche giorno possono diventare da

bianche a gialle. Per cui, occhio ai fiori di questi due colori, potrebbero nascondere il temibile ragno

predatore!

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Ragni salterini

I variopinti ragni saltatori (Portia fimbriata), cruccio di ogni aracnofobico (aracnofobia è la paura dei ragni)

che si rispetti, sono degli abilissimi predatori. La ragione del loro nome piuttosto inquietante è presto detta:

assicurati a un filo di seta, compiono balzi incredibili per afferrare gli insetti in volo, per poi atterrare

nuovamente sulla tela. Le sfortunate prede non hanno molte possibilità di sfuggire al loro destino: questi

ragni sono dotati di una vista a 360°, garantita da due occhi frontali e sei laterali molto piccoli. Ma come si

suol dire: prima il dovere, poi il piacere: tra una caccia e l’altra, questi aracnidi trovano anche il tempo di

cimentarsi in sensuali danze di corteggiamento.

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Nella tela del ragno

La tela del ragno bagnata dalla rugiada mattutina si colora delle sfumature dell'arcobaleno. Nel caso della

foto però si tratta di un'iride del tutto particolare, visto che è la stessa seta della trama a produrlo.

Il ragno infatti tesse una fibra formata da molecole lunghe che vengono stirate e arrotolate, in modo da

rendere la "struttura" forte, ma elastica. Queste molecole in modo misterioso diffrangono la luce del sole in

una miriade di colori.

La diffrazione è un fenomeno per cui per cui le onde elettromagnetiche (come la luce) e acustiche,

incontrando un ostacolo le cui dimensioni siano equiparabili alla loro lunghezza d'onda, non si propagano in

linea retta.

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Ci incontriamo sott'acqua

Aracnofobia? Suvvia, il ragno d’acqua europeo (Argironeta acquatica) non supera il centimetro e mezzo di

lunghezza e non farebbe male a una mosca. La maggior parte del tempo lo trascorre infatti in acqua, dove

caccia piccoli pesci e girini di cui nutrirsi. 

La trappola in cui vengono attirati è una campana che l’insetto crea con una tela, che attacca alla vegetazione

sommersa e che riempie d’aria. Rimane così, in questa bolla d’aria, tenendo le zampe a penzoloni per

percepire il passaggio della preda. 

Questa speciale tenda diventa anche il rifugio in cui passa l’inverno.

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Ma che caldo fa?

Se non rabbrividite all'idea di tenerne una in mano, potete sempre usarla come "termometro": la tarantola

come tutti gli animali ectotermi - o a sangue freddo - usa l'ambiente esterno per regolare la propria

temperatura corporea. Ecco perché il ragno e il suo "padrone", visti attraverso un termogramma, hanno colori

così diversi. 

La tarantola sta adeguando il suo corpo all'alta temperatura esterna (il fucsia indica le temperature più

elevate, intorno ai 45 gradi °C, mentre il blu scuro quelle più fredde, intorno ai 25 gradi). Il termogramma

mostra le variazioni di temperatura della superficie di un oggetto: è una specie di mappa ottenuta tramite

la termografia, una tecnica di acquisizione di immagini nel campo dell'infrarosso.

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Corna salvavita

Non datele della cornuta. Se la natura l'ha dotata di un bel paio di "protuberanze" non è certo per farne lo

zimbello della foresta. 

Ma per dare a questa femmina di ragno - lunga una decina di millimetri - un aspetto più temibile

contro eventuali predatori. Una specie di assicurazione sulla vita. 

Sembra comunque che nascere "appuntiti" sia una catteristica comune a tutta la sua famiglia, quella

dei Gasteracantha. Un clan allargato di aracnidi, dotati di corna o anche di variopinte corazze decorate da

spine di ogni forma e dimensione. 

Quindi se vi dovesse mai capitare di trovarvi un giorno in una selva del Sud Est Asiatico, dove vivono, fate

attenzione a dove mettete le mani.

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Ragno con la coda

Non è una specie nuova alla scienza, ma la femmina di Micrathena cyanospina è probabilmente uno dei ragni

più eleganti al mondo: si tratta di un ragno spinoso di grosse dimensioni caratterizzato dalla presenza di due

lunghissime spine blu metallescenti.