Gli Aracnidi
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Gli aracnidiGli aracnidi
PREFAZIONE
I ragni, inquilini indesiderati delle nostre abitazioni, non suscitano l’attrazione che la gente prova per molti
altri animali. Nonostante ci sia un moderato gruppo di ricercatori che ha realizzato studi approfonditi sulla
materia, le opere da loro realizzate sono scarsamente disponibili a causa del minimo livello di richiesta da
parte del pubblico. Soprattutto in Italia, lo studio di questi animali è particolarmente scarso, e l’unico lavoro
che tratti la fauna aracneologica italiana è l’ormai ultracentenario “Catalogo sistematico degli Araneidi
italiani” (Canestrini & Pavesi, 1868). Validi contributi alla conoscenza di faune regionali si ebbero verso la
fine del secolo scorso ed all’inizio dell’attuale ad opera degli stessi G. Canestrini (Trentino) e P. Pavesi
(Lombardia), di E. Caffi (Calabria) e A. Garneri (Sardegna), ed ancor più notevole fu l’incremento di dati
fornito da L. Di Caporiacco con diversi saggi pubblicati fra il 1922 e il 1981. I dati così accumulati
costituiscono tutt’ora l’ossatura principale delle conoscenze sulla fauna araneologica italiana, anche se in
molti casi non sono pienamente attendibili, sia per la difficile interpretazione della nomenclatura usata dagli
autori più antichi, sia per l’eccessiva disinvoltura con cui Di Caporiacco assegnava nomi a ragni immaturi
che non era possibile determinare con precisione.
INTRODUZIONE AGLI ARACNIDI
Quello dei ragni o Araneidi (Araneae) è uno degli undici ordini che costituiscono la classe degli Aracnidi, la
quale appartiene al Filum degli Artropodi. Questo raggruppamento numericamente è il più importante di
tutto il regno animale, dal momento che comprende l’ 80% delle specie viventi.
Una traduzione letterale del termine sarebbe “piedi articolati” o “piedi con giunzioni”; da intendere come
zampe articolate; naturalmente anche i nostri arti presentano giunzioni ma queste interessando lo scheletro
osseo interno non sono evidenti. Negli artropodi, al contrario, il corpo è sorretto da un rivestimento esterno,
detto appunto esoscheletro, in cui sono evidenti le giunzioni che collegano i vari articoli e segmenti, e che
consentono il movimento.
L’esoscheletro, che nel caso di insetti, aracnidi e miriapodi è composto principalmente di chitina, non ha solo
la funzione di sostegno, ma protegge l’organismo dalla disidratazione ed è sede di alcuni organi sensoriali.
Questa cuticola, malgrado i vantaggi che consente, è poco estensibile e deve essere eliminata e riprodotta più
volte (ecdisi o muta) durante l’accrescimento. Inoltre una simile cuticola ben si adatta a piccoli esseri viventi,
ma sarebbe incompatibile con la vita in animali di grandi dimensioni perché una simile protezione dovrebbe
essere molto più robusta e massiccia e l’aumento di peso che questo comporterebbe non sarebbe
proporzionale alla forza muscolare dell’animale.
Al di fuori dei trilobitomorfi, che scomparvero verso l’Era secondaria, il fylum degli Artropodi si suddivide
in questo modo:
1° - Mandibolati o Antennati, che possiedono antenne e tre paia di
appendici masticatori (classi dei Miriapodi, dei crostacei e degli insetti);
2° - Chelicerati, che non possiedono antenne ma hanno dei cheliceri,
(classi dei Merostomi, dei Pantopodi e degli Aracnidi).
Gli autori antichi (Carl Von Linnè, Carl Clerck e Pierre Latreille) non avevano ancora distinto gli Aracnidi
dagli Insetti; i primi a separare le due classi furono Lamarck (1801) e Carl Ludwig Koch che scrisse tra il
1836 e il 1848 “Die Aracniden” in sedici volumi.
Le caratteristiche principali degli Aracnidi sono: la presenza di quattro paia di zampe, l’assenza di ali o
antenne e la suddivisione del corpo in due regioni. Gli Araneidi si distinguono dagli altri Aracnidi per la
presenza di un peduncolo sottile che collega i due blocchi (prosoma e opistosoma), e per la presenza di filiere
addominali.
Gli Aracnidi formano una classe piuttosto eterogenea. Comprendono 10 ordini attuali e 4 estinti. Compaiono
nel Siluriano, hanno lasciato l'ambiente acquatico per colonizzare la terraferma in tempi diversi risolvendo in
modo opportunistico e divergente i problemi che pone tale ambiente. Ciò lo si desume dal modo in cui
utilizzano l'ossigeno gassoso (trachee, polmoni a libro, sacchi polmonari) dal modo in cui trasferiscono i
gameti maschili per inseminare le uova (spermatofore, fecondazione interna mediante meccanismi diversi),
nonché dalla maniera in cui proteggono gli stadi giovanili (viviparità, cure parentali). Per quanto riguarda la
locomozione essi si servono tutti delle ultime quattro paia di appendici del capotorace, poiché il primo paio
dopo i cheliceri è trasformato in palpi che hanno funzioni sensorie, oppure terminano in chele.
Gli Aracnidi sono privi di occhi composti, sono predatori e muniti di veleno - ma molti Acari e
Opilioni si nutrono di materiale vegetale o di detriti. Ne esamineremo qui gli ordini più importanti.
Gli aracnidi sono una classe di artropodi del subphylum dei chelicerati. Strutturalmente il loro corpo è
suddiviso in due tagmata, quello anteriore detto cefalotorace e quello posteriore detto opistosoma o addome.
Hanno un primo paio di appendici, dette cheliceri, composte da due o tre articoli e con funzioni relative
all'alimentazione e alla difesa e da un secondo paio, dette pedipalpi, composte da sei articoli e con funzioni
sensoriali, locomotorie, fossorie e riproduttive a seconda degli ordini.
Le appendici dell'opistosoma tendono a scomparire (ne troviamo qualche traccia solo in alcuni ordini), ed in
questa classe si nota la tendenza alla fusione dei segmenti di prosoma prima ed opistosoma poi, e nei più
evoluti (gli Acarina volgarmente noti come acari) a fondere le due regioni.
Le altre paia di appendici costituiscono le zampe ambulatorie, composte da sette articoli di diversa forma e
lunghezza, adatte principalmente alla locomozione.
Gli ordini più conosciuti sono quello degli scorpioni, e degli Araneidi, che comprende i ben noti ragni.
Furono i primi animali che colonizzarono le terre emerse. Molti aracnidi sono predatori.
Struttura macroscopica degli Aracnidi:
(1) quattro paia di zampe
(2) il prosoma con i pedipalpi
(3) l'opistosoma o addome.
Gli Arachnida si suddividono nei seguenti ordini:
Trigonotarbida: aracnidi estinti da circa 280 milioni di anni, simili a ragni, con resti fossili
in Europa e Nordamerica.
Amblypygi: sono simili nell'aspetto a ragni, ma non secernono seta e hanno il primo paio di zampe
particolarmente robusto; sono note un centinaio di specie.
Araneae: sono i comuni ragni, cosmopoliti, rappresentano l'ordine più cospicuo con oltre 41.000
specie classificate.
L’ordine dei Ragni; aracnidi carnivori con mandibole provviste di appendici ad uncino (cheliceri)
con ghiandole velenifere, le mascelle portano un palpo sottile ed allungato (pedipalpo), avente
funzione principale di trattenere l’eventuale preda. I ragni hanno aspetto e dimensioni variabili, la
femmina è in genere più grossa del maschio, hanno quattro paia di zampe, e il corpo diviso in due
sezioni, una anteriore detta prosoma, ed una posteriore detta opistosoma. Nella parte estrema
posteriore presentano delle ghiandole (filiere) da cui fuoriesce un liquido viscoso che all’aria forma
fili setosi, che servirà al ragno per tessere la tela e catturare le sue prede, tela che osservandola, in certi
casi è meravigliosa, quasi un’opera d’arte. Tutti i ragni producono seta, sebbene non tutti tessano la
tela, tutti cacciano insetti che paralizzano coi denti (appendici ad uncino) avvelenati. Infatti, tutti i
ragni sono velenosi, il loro veleno contiene sostanze neuro-tossiche che possono avere effetti sensibili
anche sull’uomo, ma pochissimi possono avere effetti gravi, se non un effetto paragonabile ad una
puntura di una vespa o un calabrone, a parte su individui con problemi allergici, cui puntura può
rilevarsi letale per shock anafilattico, ma per tali individui vale qualsiasi puntura, sia di ragno sia
d’insetto. Comunque in generale i ragni non sono pericolosi, ma se non si conosce la specie e meglio
non infastidirli, perché anche se rari esistono ragni molto velenosi specialmente nei paesi caldi o
tropicali. Molti ragni hanno abitudini notturne, in pratica restano nascosti di giorno per uscire e
cacciare di notte.
Vi cito alcuni ragni: il ragno comune o casalingo (Tegenaria domestica), tutti credo l’abbiano
incontrato almeno una volta, è innocuo ma il morso può provocare arrossamento e gonfiore;
la tarantola (Lycosa tarentula), molto diffusa in Italia meridionale, non è letale, ma da non
sottovalutare, il morso è molto doloroso, provoca gonfiore e possono verificarsi sintomi di febbre,
nausea, vomito e malessere generale. Alcune specie giganti, (false tarantole), hanno anche peli
urticanti, toccandoli possono provocare forte prurito come l'ortica (pianta). Spesso le tarantole giganti
es. le “migale”, sono allevate da appassionati, in questi casi, specie se si è neofiti, maneggiarle con
delicatezza e cautela, non sono cricèti;
la vedova nera (Latrodectes tredecimguttatus) presente anche in Italia, detta “malmignatta”, è
potenzialmente pericolosa, in caso di morso recarsi subito al pronto soccorso, senza farsi prendere dal
panico, per un controllo, generalmente è raro essere morsi, ed è raro che sia letale, anche se in Italia si
sono verificati alcuni incidenti letali. Oltre alla Latrodectus tredecimguttatus, in Italia, ci sono altri
ragni la cui pericolosità è da non sottovalutare, in primis la Tegenaria agrestis, poi la Steatoda
paykulliana, e il Loxosceles rufescens.
Un ragno molto pericoloso, che fortunatamente non si trova in Italia è il ragno dei cunicoli (Atrax
robustus), presente in Australia, è in grado col suo morso di causare la morte di un uomo in poche ore,
l’Atrax viene considerato il ragno più pericoloso al mondo.
I ragni sono tantissimi, di varie dimensioni e variopinti, molti tessono tela sferica, altri tele irregolari,
altri ancora predano senza tessere tele, come: i ragni-granchi che si muovono con andature laterali
simile a quella dei granchi (crostacei), vivono e cacciano nella vegetazione e sui fiori; i ragni-lupo che
assalgono le loro prede sul terreno e sulla vegetazione bassa; i ragni-saltatori che vivono sui muri e
sulle rocce, si avvicinano il più possibile alle prede per poi saltagli addosso e immobilizzarle; i ragni-
sputacchini che catturano le prede lanciando dalle mandibole materiale vischioso di rapido
indurimento; oppure i ragni-palombari e molte altre specie.
Phalangiotarbida: i resti fossili rinvenuti di questi aracnidi non consentono di discriminare se si
tratta di antenati degli opilioni o degli acari; anch'essi estinti da circa 280 milioni di anni e finora
rinvenuti nelle rocce dell'Europa e del Nordamerica.
Opilionidi: sono aracnidi con cefalotorace e opistosoma fusi insieme e gambe lunghissime;
cosmopoliti, ne sono state finora classificate oltre 5.000 specie.
L’ordine degli Opilionidi; aracnidi dall’aspetto molto simile ai ragni, differiscono da loro per il corpo
composto di un solo elemento (capo-torace) e per le lunghissime e sottili zampe, non sono in grado di tessere
tele perché non hanno filiere, e non posseggono nemmeno di ghiandole di veleno, infatti, non sono predatori
veri e propri, ma hanno abitudini spazzine, in genere divorano carogne. Questi animaletti sono generalmente
attivi nelle ore notturne li possiamo trovare sui muri sui tronchi degli alberi, nella fitta vegetazione ecc. Un
esempio di quest ’ordine è il Falangio Opilio
Palpigradi: sono aracnidi di dimensioni molto piccole e con un flagello nella parte finale
dell'opistosoma; attualmente se ne conoscono circa 70 specie.
Pseudoscorpionidi: sono aracnidi di dimensioni molto piccole, più strettamente imparentati con
isolifugi che con gli altri ordini; ne sono note oltre 2.500 specie.
Ricinulei: aracnidi di dimensioni ridotte, meglio noti come ragni zecche, diffusi in Africa e nelle
Americhe; ne sono note circa 75 specie.
Schizomida: questi aracnidi sono molto simili agli Uropygi, ne differiscono per lo scudo del
prosoma diviso in due parti; comprendono circa 220 specie.
Scorpioni: sono aracnidi caratterizzati da un corpo allungato e segmentato e dal primo paio di
zampe più grande delle altre, adatto ad afferrare la preda; sono cosmopoliti e comprendono oltre 2000
specie.
L’ordine degli Scorpioni; gli scorpioni hanno il corpo formato da più segmenti, capo-torace, addome
segmentato e post-addome, pure segmentato, ha sei occhi, due sopra la testa che non è distinta dal
torace, e quattro ai lati, otto zampe e i pedipalpi sono trasformati in chele, all’estremità del post-
addome sono presenti le ghiandole velenifere e un aculeo ad uncino che inietta il veleno. Gli scorpioni
sono degli aracnidi con abitudini notturne, carnivori e predatori come i ragni, catturano vari insetti e
altre prede con le loro chele. Alcune specie possono arrivare a 20 cm di lunghezza circa, con il loro
veleno sono in grado di uccidere l'uomo, in particolare il genere Butus. Lo Scorpione è presente anche
in Italia (l’Euscorpius italicus e l’Euscorpius flavicaudis, ecc.) ma è innocuo per l’uomo perché di
dimensioni molto piccole, 4,5 o 5 cm al massimo. In genere la puntura dalla punta della coda dove
inietta il veleno è usata principalmente a scopo di difesa, raramente per offesa, solo in casi particolari
quando deve immobilizzare prede di grandi dimensioni, infatti, per cacciare in genere usa le sue
potenti chele. Dalle nostre parti lo possiamo trovare nelle fessure delle rocce, nei vecchi muri ecc.
Molte specie di scorpioni come le tarantole vengono allevati, anche in questo caso, prestare
attenzione, non sono giocattoli.
Solifugi: aracnidi diffusi nelle zone tropicali e in quelle aride, molto veloci sul terreno, hanno un
potente morso, anche se non velenoso; comprendono attualmente circa 1000 specie.
L’ordine dei Solifugi; aracnidi d’aspetto che si avvicina ai cugini ragni, oppure un misto tra un ragno
ed uno scorpione, possiedono, 8 zampe con le quali corrono molto velocemente (sono gli aracnidi più
veloci), e pedipalpi privi di chele simili a zampe, dando l’impressione di possedere 10 zampe, nonché
cheliceri a pinza molto sviluppati in modo sproporzionato rispetto al resto del corpo, utilizzati come
organi di difesa di accoppiamento ma anche di attacco per alimentarsi. Non hanno filiere come i ragni
e non hanno nemmeno ghiandole velenifere, non sono velenosi ma il loro morso può essere molto
doloroso. Sono aracnidi carnivori e spietati predatori, non essendo velenosi bloccano e mangiano la
preda ancora viva, le prede principali sono vari insetti, ragni, scorpioni, piccoli rettili e carcasse di
animali morti, molte specie sono in grado di effettuare piccoli salti, infatti, spesso balzano sulla preda.
L’ordine dei solifugi include varie famiglie di aspetto, dimensioni e forma diversa, le dimensioni
vanno da 20 mm a 16-20 cm circa comprese le zampe. Il loro nome proviene dal latino “fuggire dal
sole” anche se molte specie sono notturne, le specie diurne tendono ad evitare il sole diretto cercando
l’ombra, con movimenti rapidissimi, seguendo anche l’ombra di un uomo o un animale in movimento,
dando l’impressione di inseguire in modo minaccioso, ma assolutamente innocui per l’uomo.
Sono conosciuti sotto altri vari nomi, come: ragni del sole, ragni del cammello, scorpioni del
vento oppure taglierine della barba e dei capelli ecc., nomi legati per lo più a leggende popolari,
infatti, ragni del sole perché evitano il sole, del cammello perché seguono l’ombra dei cammelli,
scorpioni del vento per la eccezionale velocità nel correre, ed infine taglierine dei capelli perché si
narra che di notte tagliano i capelli umani o peli di animali per rivestire il loro nido, ma trattasi di
leggende, sicuramente le femmine amano raccogliere peli o capelli vaganti per rivestire il nido, dove
vi deporranno le uova. Un esempio di questo ordine sono i Galeodes Arabas, specie molto comune
nell’ Africa del nord e Medio Oriente.
Haptopodida: ordine attualmente noto da una sola specie fossile, dalle fattezze simili a quelle di un
ragno, anche se con il primo paio di zampe sproporzionatamente lungo.
Uropygi: sono aracnidi dall'addome molto piatto e dal tratto terminale a forma di flagello; sono state
finora descritte circa 100 specie.
Acari: sono gli aracnidi che hanno maggiori contatti con la specie umana, dal punto di vista sanitario
ed economico; cosmopoliti, contano circa 40.000 specie descritte
L’ordine degli Acari; aracnidi in maggioranza adattati alla vita parassitaria a spese di animali e piante, ma
troviamo anche acari predatori, altri ancora vivono tra i detriti vegetali, l’humus, ecc. Hanno corpo unico
senza suddivisioni, generalmente globoso e piuttosto molle, sono di aspetto vicino hai cugini ragni o gli
opilionidi, infatti, inizialmente formavano un unico ordine, l’apparato boccale è adattato alla loro vita da
parassiti, con i cheliceri ed i pedipalpi fusi insieme formando la bocca dettarostro. Le zampe articolate sono
ambulatorie, in numero di quattro paia anche se in alcune specie se ne trovano tre o solo due. Sono
generalmente di dimensioni piccolissime o piccole tranne alcune specie come l’Ixodes (zecca), sono
numerosissimi e si possono trovare ovunque, molte specie possono essere portatori di pericolose malattie,
quindi molto dannosi per i mammiferi e l’uomo stesso sia per le malattie che possono portare, che per i
danni che arrecano all’agricoltura. Si dividono in più sottordini: Tetrapodili, Notostigmati, Parasitiformi,
Olotiroidei, Trombidiformi, Sarcoptiformi. Gli acari più conosciuti, sono l’Acaro della scabbia (Sarcoptes
scabiei) parassita dell’uomo, la Zecca (Ixodes ricinus) parassita dei mammiferi sia selvatici che domestici, il
Ragnetto rosso (Metatetranychus ulmi) e Ragnetto giallo (Eotetranychus carpini) tra i parassiti delle piante.
Ragni, che senso
Sulla vista degli animali vi abbiamo detto tutto in uno speciale, corredato da multimedia in cui ci
siamo messi nei loro panni e in cui vi abbiamo sfidato a riconoscere l’animale dal suo occhio.
Così, giocando, abbiamo scoperto che i ragni in genere hanno 8 organuli fotorecettori proprio degli
invertebrati, gli ocelli, che hanno una struttura più semplice di quella dell’occhio. Incapaci di percepire i
colori, gli ocelli sono molto sensibili alle differenze di intensità della luce. Per il resto i ragni si servono del
loro sistema di setole che ricoprendo tutto il loro corpo permettono di "sentire" il mondo esterno.
Il ragno con la super tela
Nel mondo dei ragni le sorprese sono quotidiane, ma questo aracnide è straordinario: Caerostris darwini vive
infatti in Madagascar, e con la sua seta fortissima è in grado di costruire tele che possono tranquillamente
superare un piccolo fiume e catturare tutto ciò che vi si imbatte. Una ragnatela era larga quasi 25 metri, e
aveva almeno 30 insetti intrappolati. La seta è forte almeno il doppio di quelle prodotte da altri ragni, e
sembra essere 10 volte più volte più forte di un filo di Kevlar delle stesse dimensioni.
Non si butta via niente
Poveri ragni tanta fatica per costruire la tela (qui al microscopio gli organi - detti fusuli - attraverso cui passa
il "filo"). E poi basta un colpo di vento per vedersela distruggere.
Ma questi membri della famiglia degli Araneidae non si danno quasi mai per vinti. Anzi. Quando la ragnatela
è inutilizzabile, molti di loro la riciclano. O meglio la mangiano. La tela è, infatti, composta da alcune
sostanze altamente proteiche utili per la produzione di nuova seta da "tessere".
Ragni da centrotavola
A qualche amante degli arredi di una volta potrebbe sembrare un curioso centrotavola di pizzo
ricamato. E invece no, quello che vedete qui è la tela di un ragno. Per l’esattezza un esemplare di
ragno tigre (Argiope savignyi), fotografato in Costa Rica, in mezzo alla sua complessa tela.
Ma perché questi ragni non fabbricano tele semplici come i loro cugini nostrani? Ancora non si sa e
gli scienziati fanno solo delle ipotesi. Una recente spiegazione vuole che gli Argiope "decorino" le
loro ragnatele per "esercitare" le ghiandole produttrici di seta aciniforme, un materiale molto
resistente che serve anche per immobilizzare le prede. Secondo uno studio del 2007 invece
sarebbero usati come trappole per gli insetti. I malcapitati pensano di trovarsi di fronte ad
abbeveratoi - l'acqua piovana infatti si raccoglie nei "ricami" - inconsapevoli di essere finiti
invece nella tela del ragno.
Occhio al predatore!
Immaginate di essere un’ape. Di individuare questo bel fiore e di “leccarvi i baffi” all’idea del nettare
disponibile. Ma all'improvviso una brutta sorpresa: un ragno granchio è lì in agguato che aspetta ben
mimetizzato tra i petali pronto a mangiarvi. E non mollerà la presa visto che siete una delle sue prede
preferite e le sue zampe anteriori, alle quali deve il nome, sono davvero poderose. La vera forza di questo
aracnide (Misumena vatia), però - che vive in America del nord e in Europa e che è stato scelto nel 2006
come ragno dell’anno dalla European Society of Arachnology - sta nel fatto di poter diventare giallo o bianco
in base al fiore sul quale si posiziona. Questa capacità è tutta femminile; solo le femmine di questa specie,
infatti, trasferendo nella cuticola un liquido pigmentato, nel giro di qualche giorno possono diventare da
bianche a gialle. Per cui, occhio ai fiori di questi due colori, potrebbero nascondere il temibile ragno
predatore!
Ragni salterini
I variopinti ragni saltatori (Portia fimbriata), cruccio di ogni aracnofobico (aracnofobia è la paura dei ragni)
che si rispetti, sono degli abilissimi predatori. La ragione del loro nome piuttosto inquietante è presto detta:
assicurati a un filo di seta, compiono balzi incredibili per afferrare gli insetti in volo, per poi atterrare
nuovamente sulla tela. Le sfortunate prede non hanno molte possibilità di sfuggire al loro destino: questi
ragni sono dotati di una vista a 360°, garantita da due occhi frontali e sei laterali molto piccoli. Ma come si
suol dire: prima il dovere, poi il piacere: tra una caccia e l’altra, questi aracnidi trovano anche il tempo di
cimentarsi in sensuali danze di corteggiamento.
Nella tela del ragno
La tela del ragno bagnata dalla rugiada mattutina si colora delle sfumature dell'arcobaleno. Nel caso della
foto però si tratta di un'iride del tutto particolare, visto che è la stessa seta della trama a produrlo.
Il ragno infatti tesse una fibra formata da molecole lunghe che vengono stirate e arrotolate, in modo da
rendere la "struttura" forte, ma elastica. Queste molecole in modo misterioso diffrangono la luce del sole in
una miriade di colori.
La diffrazione è un fenomeno per cui per cui le onde elettromagnetiche (come la luce) e acustiche,
incontrando un ostacolo le cui dimensioni siano equiparabili alla loro lunghezza d'onda, non si propagano in
linea retta.
Ci incontriamo sott'acqua
Aracnofobia? Suvvia, il ragno d’acqua europeo (Argironeta acquatica) non supera il centimetro e mezzo di
lunghezza e non farebbe male a una mosca. La maggior parte del tempo lo trascorre infatti in acqua, dove
caccia piccoli pesci e girini di cui nutrirsi.
La trappola in cui vengono attirati è una campana che l’insetto crea con una tela, che attacca alla vegetazione
sommersa e che riempie d’aria. Rimane così, in questa bolla d’aria, tenendo le zampe a penzoloni per
percepire il passaggio della preda.
Questa speciale tenda diventa anche il rifugio in cui passa l’inverno.
Ma che caldo fa?
Se non rabbrividite all'idea di tenerne una in mano, potete sempre usarla come "termometro": la tarantola
come tutti gli animali ectotermi - o a sangue freddo - usa l'ambiente esterno per regolare la propria
temperatura corporea. Ecco perché il ragno e il suo "padrone", visti attraverso un termogramma, hanno colori
così diversi.
La tarantola sta adeguando il suo corpo all'alta temperatura esterna (il fucsia indica le temperature più
elevate, intorno ai 45 gradi °C, mentre il blu scuro quelle più fredde, intorno ai 25 gradi). Il termogramma
mostra le variazioni di temperatura della superficie di un oggetto: è una specie di mappa ottenuta tramite
la termografia, una tecnica di acquisizione di immagini nel campo dell'infrarosso.
Corna salvavita
Non datele della cornuta. Se la natura l'ha dotata di un bel paio di "protuberanze" non è certo per farne lo
zimbello della foresta.
Ma per dare a questa femmina di ragno - lunga una decina di millimetri - un aspetto più temibile
contro eventuali predatori. Una specie di assicurazione sulla vita.
Sembra comunque che nascere "appuntiti" sia una catteristica comune a tutta la sua famiglia, quella
dei Gasteracantha. Un clan allargato di aracnidi, dotati di corna o anche di variopinte corazze decorate da
spine di ogni forma e dimensione.
Quindi se vi dovesse mai capitare di trovarvi un giorno in una selva del Sud Est Asiatico, dove vivono, fate
attenzione a dove mettete le mani.
Ragno con la coda
Non è una specie nuova alla scienza, ma la femmina di Micrathena cyanospina è probabilmente uno dei ragni
più eleganti al mondo: si tratta di un ragno spinoso di grosse dimensioni caratterizzato dalla presenza di due
lunghissime spine blu metallescenti.