Gli Amministratori locali per riaffermare i valori e l’identità popolare › luli › fondazione...

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Edizioni TRAGUARDI SOCIALI srl - Poste Italiane S.p.A. - Sped. A.P. - D.L. 353/2003 (conv.in L.27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1 DCB - Roma - Taxe percue - Tassa riscossa - Roma - Italy - 2,00 NOVEMBRE - DICEMBRE 2008 ISSN 1970-4410 N. 33 SERIE 2008 Carlo Costalli (*) L a comunità locale è, immediatamente dopo la famiglia, il fondamento primo della società civile. E’ da qui che bisogna ricominciare per rico- struire una società civile fondata su valori veri. Proprio noi che rivendichiamo con forza la nostra identità cristiana non possiamo non renderci conto che uno sviluppo sano e positivo a livello na- zionale, implica un rafforzamento delle comunità fondamentali e interme- die nella loro autonomia e nella loro identità. Innanzitutto la famiglia, sulla cui solidità si fonda, comunque, anche la più laica società civile, e a seguire, immediatamente, le comunità locali di diverso genere e grado. La difesa della identità culturale, storica, civile e politica delle comu- nità locali, che nei fatti in Italia significa, anche, la difesa dell’identità popolare con le sue radici cristiane, è il primo passo verso il superamento della crisi della politica. E’ un impegno prioritario, la cui pietra angolare è la più intransigente, tenace difesa dei valori irrinunciabili della famiglia e della vita. Noi questa identità intendiamo difenderla e rivendicarla, in termini forti, con lucida consapevolezza. Richiamare l’identità cristiana del nostro impegno a livello della base della società non significa, infatti, solo fare un elenco di diligenti programmi ispirati al “buonismo” o al “moralismo amministrativo” che possono, a parole, tutti condividere. Significa calare questa identità nella storia e nell’attualità del dibattito politico culturale di oggi, sottolineare l’assoluto antagonismo con cui si contrappongono questa nostra identità e l’evoluzione della cultura illuministica nella sua dimensione post-borghese. Dobbiamo misurarci con una cultura dirompente rispetto alla nostra identità cristiana e popolare. Una cultura, sostenuta da lobby minoritarie ma potenti e determinate, che è chiaramente antagonista rispetto all’iden- tità cristiana. Antagonista nel senso più profondo, nel senso che intende, semplicemente, distruggerla. Distruggerla, certo non con i gulag o le per- secuzioni cruente, ma sicuramente con l’imposizione, graduale, ma non per questo meno sistematica, di un’egemonia culturale, capace - attraver- so il condizionamento dei mass media, gli interventi legislativi, i modelli comportamentali imposti e legalizzati, con il rovesciamento dei valori - di recidere totalmente le radici cristiane della nostra identità popolare. La nostra resistenza di fronte a tutto questo deve essere intransigente e deve prendere corpo soprattutto a livello della società. Cioè tra la gente. Per questo gli enti locali, senza dubbio più vicini alla gente e alle sue problematiche di tante altre istituzioni, sono un punto fondamentale di questa resistenza. Sono uno dei punti principali da cui questa resistenza de- ve prendere l’avvio. Deve prendere l’avvio tenendo conto di quella che è la reale situazione storica, culturale e politica in cui concretamente dobbia- mo agire. La crisi della politica è crisi di identità, crisi di partecipazione, caduta verticale della capacità delle forze politiche di esprimere idealità e propo- ste in cui la gente possa riconoscersi. Se compito primario dei partiti in una democrazia sana è, al di là di quella che è la lotta per il potere e la sua ge- stione, produrre politica, cultura e partecipazione, noi possiamo oggi ben Gli Amministratori locali per riaffermare i valori e l’identità popolare Nell’interno: A COLLOQUIO CON FRANCO PASQUALI COORDINATORE DI RETINOPERA L’ASSEMBLEA DEGLI AMMINISTRATORI LOCALI MCL VERSO LA CONFERENZA DEI CIRCOLI MCL GIORNATA DEL RINGRAZIAMENTO UNA RISPOSTA ALLA CRISI GLOBALE Intervista al Sottosegretario Carlo Giovanardi Dare fiducia a famiglie e imprese per contrastare la crisi a pag 8 e 9 segue a pagina 4

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Edizioni TRAGUARDI SOCIALI srl - Poste Italiane S.p.A. - Sped. A.P. - D.L. 353/2003 (conv.in L.27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1 DCB - Roma - Taxe percue - Tassa riscossa - Roma - Italy - € 2,00

NOVEMBRE - DICEMBRE 2008 ISSN 1970-4410 N. 33 SERIE 2008

Carlo Costalli (*)

La comunità locale è, immediatamente dopo la famiglia, il fondamentoprimo della società civile. E’ da qui che bisogna ricominciare per rico-

struire una società civile fondata su valori veri.Proprio noi che rivendichiamo con forza la nostra identità cristiana non

possiamo non renderci conto che uno sviluppo sano e positivo a livello na-zionale, implica un rafforzamento delle comunità fondamentali e interme-die nella loro autonomia e nella loro identità. Innanzitutto la famiglia,sulla cui solidità si fonda, comunque, anche la più laica società civile, e aseguire, immediatamente, le comunità locali di diverso genere e grado.

La difesa della identità culturale, storica, civile e politica delle comu-nità locali, che nei fatti in Italia significa, anche, la difesa dell’identitàpopolare con le sue radici cristiane, è il primo passo verso il superamentodella crisi della politica. E’ un impegno prioritario, la cui pietra angolareè la più intransigente, tenace difesa dei valori irrinunciabili della famigliae della vita.

Noi questa identità intendiamo difenderla e rivendicarla, in terminiforti, con lucida consapevolezza. Richiamare l’identità cristiana del nostroimpegno a livello della base della società non significa, infatti, solo fareun elenco di diligenti programmi ispirati al “buonismo” o al “moralismoamministrativo” che possono, a parole, tutti condividere. Significa calarequesta identità nella storia e nell’attualità del dibattito politico culturaledi oggi, sottolineare l’assoluto antagonismo con cui si contrappongonoquesta nostra identità e l’evoluzione della cultura illuministica nella suadimensione post-borghese.

Dobbiamo misurarci con una cultura dirompente rispetto alla nostraidentità cristiana e popolare. Una cultura, sostenuta da lobby minoritariema potenti e determinate, che è chiaramente antagonista rispetto all’iden-tità cristiana. Antagonista nel senso più profondo, nel senso che intende,semplicemente, distruggerla. Distruggerla, certo non con i gulag o le per-secuzioni cruente, ma sicuramente con l’imposizione, graduale, ma nonper questo meno sistematica, di un’egemonia culturale, capace - attraver-so il condizionamento dei mass media, gli interventi legislativi, i modellicomportamentali imposti e legalizzati, con il rovesciamento dei valori - direcidere totalmente le radici cristiane della nostra identità popolare.

La nostra resistenza di fronte a tutto questo deve essere intransigente edeve prendere corpo soprattutto a livello della società. Cioè tra la gente.

Per questo gli enti locali, senza dubbio più vicini alla gente e alle sueproblematiche di tante altre istituzioni, sono un punto fondamentale diquesta resistenza. Sono uno dei punti principali da cui questa resistenza de-ve prendere l’avvio. Deve prendere l’avvio tenendo conto di quella che è lareale situazione storica, culturale e politica in cui concretamente dobbia-mo agire.

La crisi della politica è crisi di identità, crisi di partecipazione, cadutaverticale della capacità delle forze politiche di esprimere idealità e propo-ste in cui la gente possa riconoscersi. Se compito primario dei partiti in unademocrazia sana è, al di là di quella che è la lotta per il potere e la sua ge-stione, produrre politica, cultura e partecipazione, noi possiamo oggi ben

Gli Amministratorilocali per riaffermarei valorie l’identità popolare

Nell’interno:

A COLLOQUIO CON FRANCO PASQUALICOORDINATORE DI RETINOPERA

L’ASSEMBLEA DEGLI AMMINISTRATORILOCALI MCL

VERSO LA CONFERENZA DEI CIRCOLI MCL

GIORNATA DEL RINGRAZIAMENTO

UNA RISPOSTA ALLA CRISI GLOBALE

Intervista al SottosegretarioCarlo Giovanardi

Dare fiducia a famiglie e impreseper contrastare la crisi

a pag 8 e 9

segue a pagina 4

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TRAGUARDI SOCIALI NOVEMBRE - DICEMBRE 2008

A T T U A L I T A ’

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Presso la Commissione Igiene e Sanità del Senatoha preso avvio il cammino parlamentare teso a

normare le “dichiarazioni anticipate di trattamento”più conosciute come “testamento di vita o biologico”.

La Presidenza del Movimento Cristiano Lavorato-ri, fedele ad una consolidata e convinta linea di di-fesa e tutela della vita e della sua dignità dal conce-pimento fino alla naturale conclusione, ribadisce lacontrarietà all’introduzione surrettizia di forme dieutanasia attraverso la legge in gestazione. Riguardoal dibattito che è seguito alle parole del Presidente

della Cei, Card. Angelo Bagnasco, ritiene non soste-nibile la posizione di chi è radicalmente contrario aduna legge specifica e giudica più opportuno e plau-sibile che il Parlamento licenzi una norma tesa adimpedire che pronunciamenti della Magistratura,quale quello della Corte di Cassazione sul noto epietoso caso di Eluana Englaro, avviino di fatto unanon controllabile deriva eutanasica.

Il MCL considera molto pericoloso e contro iprioritari principi di legge naturale introdurre il co-siddetto “testamento biologico” perché significhe-

rebbe affermare il diritto a rifiutare il sostegno fina-le derivante dalla alimentazione e idratazione, di fat-to il diritto alla eutanasia.

Ciò che la legge potrebbe prevedere, al contrario,è il ricorso a cure palliative, alle terapie antidoloreed il rifiuto a terapie sproporzionate e ad accanimen-ti terapeutici.

Il MCL, dunque, si batterà per una legge che “di-fenda” la persona dall’eutanasia e che non accolga il“testamento biologico” considerato attacco alla sa-cralità della vita, bene indisponibile alla scelta del-le singole persone in nome di una presunta “libertà”e non sottomettibile a manipolazioni, costrizioni,condizionamenti di una pressione determinata daben individuabili gruppi e soggetti che tutto hanno acuore ma non certo la dignità della persona stessa.Nell’occasione il MCL rivendica con forza, ancorauna volta, alla Chiesa ed ai cattolici, il pieno dirittoad inserirsi nel dibattito, contribuendo ad orientare,per quanto possibile, le coscienze dei cittadini e deilegislatori.

La Presidenza MCL, riunitasi a Roma il 16 ottobre 2008 (muovendosi cioè con un anticipo di cir-ca un mese sulla nota sentenza della Cassazione sul caso di Eluana Englaro), ha approvato un do-cumento - il cui testo riportiamo integralmente - in cui si ribadisce con forza la necessità che ven-ga al più presto approvata una legge anti-eutanasia.

MCL per una legge anti-eutanasia

“Come italiano provo vergogna, comecattolico amarezza e sconcerto”: è

questo il durissimo commento del presidentedel Movimento Cristiano Lavoratori, CarloCostalli, alla sentenza pronunciata dalla Cas-sazione sul caso Eluana Englaro. “Lasciarmorire di fame e di sete un essere umano è unfatto di gravità inaudita, un comportamentoincivile che non può trovare alcuna giustifi-cazione: siamo di fronte a un omicidio di Sta-to, e con l’aggravante della crudeltà”.

“Dove sono tutti quegli animalisti, pronti aoccupare le piazze a difesa dei diritti, pur le-gittimi, degli animali? Non provano indigna-zione di fronte a uno Stato che uccide persentenza una persona?”.

“Spero solo che il Parlamento prenda attodella vergogna cui stanno assistendo impo-tenti gli italiani, che certo per storia e tradi-zioni non meriterebbero questa pseudo-giu-stizia, e proceda in tempi brevissimi all’ap-provazione di una legge sul fine vita”, haconcluso Costalli.

Costallisul caso Englaro“Come italianoprovo vergogna,come cattolicoamarezza e sconcerto”

EmmausMons. Francesco Rosso

È ancora la parola diDio a stimolare la nostra

riflessione e a svegliare la nostra attenzione.Nutrirci della Parola che “esce dalla bocca diDio” significa qualificare la nostra appartenen-za, scoprire la nostra identità, indirizzare i no-stri propositi, significa soprattutto agire in no-me e per conto del Signore, nell’impegno chesiamo chiamati a vivere nella nostra quotidia-nità, sia come cristiani a livello personale, siacome cristiani nel MCL.

Forse è necessario scuotere il torpore chepervade la nostra vita; evitiamo “l’abitudinarie-tà” per avviarci con gioia ad un processo checostruisca un progetto di impegno al serviziodelle povertà che incontriamo, sia culturali chesociali. Questo progetto sarà completo se avràfatto la scelta della “Parola” quale cardine por-tante dell’impegno da predisporre e dei valorida trasmettere.

L’ascolto della Parola, del Signore cheparla, dovrebbe essere lo stesso di Samueleche, svegliato più volte nel cuore della notte,non riuscendo ad individuare la voce del Si-gnore, si rivolge ad Elia per chiedere spiega-zione. Elia, che aveva compreso la presenza,dopo averne fatto esperienza personale, con-siglia il giovane Samuele a rispondere “parlaSignore che il tuo servo ti ascolta”. Un atteg-giamento di totale disponibilità che segue lachiamata: “Samuele, Samuele…”. Ma il Si-gnore chiama anche noi. Anche noi ognigiorno siamo sollecitati da questa presenza;ma anche noi qualche volta non riusciamo adindividuare il Signore, altre volte purtroppolo confondiamo con voci superflue e lontanedai nostri obiettivi di impegno. Ma il Signoreè lì! Occorre riuscire a sentire la Sua voce.Dobbiamo sentire che parla. Per questo è ne-cessario darci dei tempi di silenzio. Nel si-lenzio troviamo Dio.

“Parla Signore che il tuo servo ti ascolta”.

Don Checco

La Presidenza Nazionale del Mcl ha delibera-to, insieme alla Casa Alpina Tonezza srl, di

costituire una Fondazione internazionale chesarà intitolata ai due soci fondatori del MCLOn.le Michelangelo Dall’Armellina e a VittoriaRubbi.

La Fondazione avrà sede presso la struttura diCamposilvano di Vallarsa (Trento): un complessostorico per il Movimento, che ha avuto un’impor-tanza determinante per la formazione di tanti giova-ni e quadri dirigenti del MCL. La struttura, adegua-tamente ristrutturata, sarà sede di iniziative di for-mazione, di convegni, di soggiorni per turismo so-ciale ed anche un centro di riferimento nell’ambitodi iniziative che potranno essere veicolate dalle re-ti nazionali ed internazionali promosse dal MCL.

L’obiettivo principale è quello di ricostituire uncentro per la formazione, un centro di ricerche e di

studi per la divulgazione del pensiero e della figu-ra storica, sociale e politica di Michelangelo Dal-l’Armellina e di Vittoria Rubbi. Nonché per l’ap-profondimento dei problemi del lavoro e dell’espe-rienza sindacale, per la formazione, per i lavorato-ri e per favorire la diffusione e l’attuazione dei ri-sultati. Presso la Casa Alpina di Camposilvano diVallarsa verrà istituito anche un archivio storicodell’attività sociale e politica di Michelangelo Dal-l’Armellina e Vittoria Rubbi.

A presiedere la Fondazione è stata designa-ta Lidia Cavestro; vicepresidente Alfonso Luz-zi; Consiglieri: Tonino Inchingoli, PiergiorgioSciacqua, Mauro Palma. Nel Comitato scienti-fico della Fondazione entreranno a far parteanche il Presidente Nazionale Mcl Carlo Co-stalli, l’on.le Giovanni Bersani, il prof. VittorioBenedetti.

Costituita la Fondazione Dall’Armellina-Rubbi

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TRAGUARDI SOCIALI NOVEMBRE - DICEMBRE 2008 3

V I T A E S O C I E T À

A colloquio con il Coordinatore di Retinopera Franco Pasquali

Al via un laboratorio a più vociFiammetta Sagliocca

Franco Pasquali, una laurea in Scienze agrariecon lode, dal 1994 è segretario generale della Col-diretti, organizzazione nell’ambito della quale findal 1980 ha ricoperto vari ruoli di responsabilità.Dal 2008 è coordinatore di Retinopera, nonchécomponente del Comitato scientifico delle Settima-ne Sociali. A lui abbiamo rivolto alcune domandesul mondo dell’associazionismo cattolico.

È passato quasi un anno dall’inizio delnuovo corso di Retinopera. Cosa possiamo di-re che essa rappresenta, oggi, nel panoramasocio-ecclesiale del nostro Paese e cosa invecedovrebbe, o potrebbe, essere?

C’è un filo conduttore importante, un fermentopositivo che oggi attraversa gran parte del mondoassociativo cattolico, che ci fa ben sperare, e chedobbiamo valorizzare sempre di più. Da qui sca-turisce l’impegno che Retinopera sta portandoavanti dalla sua nascita, ma particolarmente oggiche tutti siamo chiamati ad affrontare sfide socia-li ed economiche quanto mai delicate in un mo-mento di transizione confusa e spesso per moltidolorosa, ma anche premessa per una forte rige-nerazione.

Come responsabili di associazioni in generale,ma ancor più come responsabili di associazioni omovimenti cattolici che operano nel nostro Paese,dobbiamo quindi moltiplicare iniziative tali darealizzare un progetto in grado di dare coordinatenuove per il futuro, di ridisegnare un modello disviluppo che veda al centro un nuovo umanesimo.E’ questa la grande sfida di Retinopera, la cuiesperienza è stata caratterizzata, e ancor più do-vrà esserlo in futuro, da un forte senso di passio-ne e di condivisione tra le varie associazioni perdare, insieme, una declinazione condivisa delladottrina sociale della Chiesa dove il bene comunee la dignità dell’uomo possano essere i cardinidello sviluppo del nostro Paese.

Qual è la sua valutazione del Seminarionazionale di Assisi, soprattutto con riguardoai contenuti e al coinvolgimento delle Asso-ciazioni?

Si è trattato certamente di un passo importantenel lessico comune tra le grandi associazioni cat-toliche. Un’azione sinergica volta a declinare e at-tualizzare gli stimoli della dottrina sociale dellaChiesa raccolti in quel prezioso contenitore che èil Compendio. Ad Assisi abbiamo inteso affronta-re, in un quadro di riferimento internazionale, lavera questione del momento, riflettendo sulle con-dizioni di sviluppo del nostro Paese e soprattuttosull’idea stessa di sviluppo, intesa come questio-ne morale e come quel processo di cambiamentoin cui ogni comunità si muove per migliorare leproprie condizioni sociali, economiche, culturalie morali. Un’idea di sviluppo che, come ci ricor-da l’enciclica “Populorum Progressio” a quaran-t’anni dalla sua pubblicazione, “non si riduce al-la semplice crescita economica”, perché “per es-sere sviluppo autentico, dev’essere integrale”,

cioè “volto alla promozione di ogni uomo e di tut-to l’uomo”.

Nelle tre intense giornate del Seminario si èpotuto apprezzare il contributo dei leader dellegrandi associazioni cattoliche nel farsi parte atti-va nel costruire il seminario e nel gestire alcuniappuntamenti. Non posso non ricordare, a taleproposito, il prezioso contributo dato dal presi-dente del Mcl Carlo Costalli che ha introdotto i la-vori sul tema “Povertà emergenti, ricchezze nega-te, sussidiarietà e solidarietà”, uno dei momentiforti delle risposte che noi dobbiamo consolidare.

Quali sono le prospettive di Retinopera e isuoi impegni futuri?

Il mio primo anno in qualità di coordinatore diRetinopera è stata una gran esperienza anche per-ché in questo momento di impegno e di grande re-sponsabilità l’Associazione ha lavorato con quelpiacere della parteci-pazione che è un ele-mento caratterizzanteper chi fa rappresen-tanza, una chiave in-dispensabile per ren-dere meno pesante edifficile il lavoro cheabbiamo davanti. C’èun grande impegno diconsolidamento delrapporto tra le asso-ciazioni da proseguireper creare capacitàcomuni di lettura apiù voci in modo daarricchire le sugge-stioni e le opportunitàdi risposta ai richiamidella dottrina socialedella Chiesa. Retino-pera deve quindi crea-re in modo vivace efermentare il grandesentire comune chedeve caratterizzarel’associazionismo cat-tolico, pur garantendo le peculiarità delle singoleassociazioni. E’ questo un dualismo particolar-mente importante: ricercare il filo comune che va-lorizza le peculiarità, senza farne elementi di di-spersione.

Alla luce di ciò, operativamente, Retinoperasta mettendo a regime una serie di seminari di ap-profondimento che partiranno già all’inizio del-l’anno prossimo e che coinvolgeranno esponentidell’associazionismo cattolico, politici, laici, stu-diosi, rappresentanti di forze sociali. Il loro obiet-tivo sarà quello di sviluppare un confronto su te-mi di attualità letti alla luce della dottrina socialedella Chiesa. Il primo seminario - come deciso inConsiglio - dovrà riguardare l’analisi della crisiattuale come elemento di rigenerazione che mettaal centro il valore della dignità dell’uomo.

Nell’attuale situazione socio-politica che ilPaese sta vivendo, pensa che Retinopera pos-

sa essere un nuovo laboratorio di elaborazio-ne per una cultura politica dei cattolici?

Retinopera ha la responsabilità di far dialogare,di far ritrovare l’associazionismo del mondo cattoli-co sulle tematiche della dottrina sociale della Chie-sa. L’ambizione è quella di fermentare e alimenta-re il rapporto interassociativo. Nella misura in cuiquesto rapporto cresce si crea una opportunità peril Paese. In ciò, nel corso dell’ultimo Consiglio del-l’Associazione, siamo stati confortati dalle parolestimolanti del nuovo segretario della Conferenzaepiscopale italiana mons. Mariano Crociata.

Non dobbiamo dimenticare che all’interno diRetinopera ci sono 18 associazioni che possiamodefinire popolari che rappresentano nel loro in-sieme oltre cinque milioni di aderenti che costi-tuiscono più del 10% della popolazione italiana.E’ una massa di elaborazione di contributo, dipatto associativo importante che possiamo mette-

re in campo per il nostro Paese, ma senza mai ri-nunciare alle nostre responsabilità, senza caderenella tentazione di considerarci insignificanti opoco incisivi. C’è tutto un lavoro importante da fa-re all’interno della base associativa e anche perquesto motivo ci siamo avvalsi delle nuove tecno-logie che ci aiutano a fare “rete”: ed ecco il sitoInternet, i seminari come quello di Assisi, regi-strati e trasmessi in diretta su Internet, ma anchediffusi in DVD come hanno fatto, in modo eccel-lente, anche le “Settimane sociali”.

Una grande parte della nostra incisività dipendeda noi stessi, perché noi siamo un pezzo della poli-tica italiana. L’associazionismo non è terzo rispettoalla politica, è fare politica nel nostro Paese. Essoha la grande responsabilità di portare un contribu-to nel costruire il futuro, nel progettare quello chedomani, tra due o tre anni pensiamo di essere comeassociazioni, nella loro singolarità, come Retinope-ra, e anche come singole persone.

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V I T A E S O C I E T À

4 TRAGUARDI SOCIALI NOVEMBRE - DICEMBRE 2008

dire di vivere in una “partitocrazia senza partiti”in cui si ha, appunto, una gestione ed amministra-zione del potere da parte dei partiti che non sonoin alcun modo tali, in quanto appunto non produ-cono né politica, né partecipazione, né cultura, néidealità in cui la gente possa identificarsi. Perchéai partiti, ai gruppi dirigenti politici, ai leader po-litici, è richiesto qualcosa di più e di diverso dellacapacità di trovare le parole e i toni giusti per co-gliere fino in fondo quanto si apprende ascoltan-do, dialogando e confrontandosi, e cercare di tra-sformarlo in consenso.

E’ richiesta, in una parola, quella “politica”(con la P maiuscola) che continua a latitare. Ecioè: visione, intuizione del modo, voglia e capaci-

tà di leggere il proprio tempo, il proprio Paese; maanche passione e sforzo quotidiano per individua-re soluzioni realistiche ai problemi aperti e perchéno, pure organizzazione, perché le idee cammina-no con le gambe degli uomini: il tutto ancorato adidentità e valori. Il Novecento, è vero, ce lo siamolasciato alle spalle. Ma è difficile immaginare chepartiti nuovi possano nascere, e mettere radici,ignorando questi problemi.

Anche il tema del federalismo fiscale può avereil fiato corto se non inserito in una strategia di piùampio respiro che rinnovi (e rinforzi) tutto il nostrosistema politico-istituzionale. Il progetto di rifor-ma istituzionale sta partendo proprio dal federali-smo e, nella fattispecie, dal federalismo fiscale. Edeve introdurre con chiarezza il principio di re-sponsabilità: la solidarietà fra le Regioni deve tra-sformarsi in una solidarietà responsabilizzante.Fino ad adesso lo Stato ha finanziato la spesa sto-rica - che contempla sia la spesa per i servizi che ilcosto dell’inefficienza -; bisogna superare que-st’imposizione attraverso il meccanismo dei costistandard. Questo può significare superare le “ren-dite” e liberare le risorse per la crescita.

Bisogna stare molto, molto attenti, soprattuttoin questa fase, a lanciare messaggi ideologici: nonc’è alcuna democrazia senza responsabilità. Solorendita, corruzione e malavita. Il disegno di legge

delega in discussione introduce nell’ordinamentoil principio della solidarietà responsabilizzanteche, insieme alla sussidiarietà orizzontale previstanell’articolo 2, è uno dei fondamenti del provvedi-mento.

Federalismo significa una concezione delloStato che, superato l’apice di accentramento buro-cratico tipico delle concezioni illuministiche, recu-pera una maggiore attenzione al territorio (che anoi sta particolarmente a cuore: approfondiremoancora questo tema preparando la Conferenza na-zionale dei Circoli), per i valori che in esso si radi-cano. Sotto questo aspetto il federalismo è parte in-tegrante della storia del Movimento cattolico inItalia, e per parte nostra, non possiamo che guar-

dare con simpatia e con attenzione a questa pro-spettiva di riforma dello Stato.

E’ dalla società, dal basso, che bisogna comin-ciare a ritessere le fila di un consenso politico, perquella che credo possa definirsi una mobilitazioneper difendere l’identità popolare italiana. Unaidentità che, anche sotto la scorza di una dilagan-te secolarizzazione, resta fortemente ancorata allesue radici cristiane. E credo che per far questo sianecessario rivolgersi a tutti gli amministratori lo-cali che in questa identità si riconoscono a pre-scindere da quella che può essere la loro militanzanell’uno e nell’altro partito.

La crisi della politica, come dicevo, ha ridottospesso i partiti a meri contenitori nei quali ci sipuò trovare a militare a seguito delle più svaria-te vicende personali o locali, o ad esigenze tatti-che che talora, magari, possono avere anche po-co a che vedere con quelle che restano le convin-zioni più profonde di ognuno. Allora il nostrocompito è di rivolgerci a tutti coloro che impe-gnati nella politica di base, nelle amministrazio-ni locali, dalle più grandi alle più modeste, con-tinuano a riconoscersi in quei valori che definia-mo irrinunciabili ed in quella identità popolareitaliana così radicata nella cultura e nei valoridel cristianesimo. Non gli chiediamo certo di ab-bandonare i loro partiti per convincerli a milita-

re in un unico partito (che peraltro non c’è comenoi lo vorremmo, non ancora, almeno) ma glichiediamo di mettere un punto fermo, intransi-gente, a difesa dei valori irrinunciabili, a difesadella nostra identità popolare.

Per questo credo che un Movimento come il no-stro, un grande Movimento, ecclesiale e sociale,non possa e non debba sottrarsi a questo impegnoe a questa, lasciatemelo dire, “lotta”, in un mo-mento così cruciale per il futuro della società ita-liana. Fin dalle prossime settimane il nostro Mo-vimento, assieme alla Fondazione Italiana Euro-pa Popolare, si impegnerà per dar vita ad un pro-getto, intorno al quale radunare tutti gli ammini-stratori locali che sono disponibili a riconoscersinella identità popolare del nostro Paese e nellesue radici cristiane.

Chiediamo un’adesione, questo sia ben chiaro,per i nostri valori e per la nostra identità, non cer-to per un partito politico. Perché la nascita, a de-stra e a sinistra, di soggetti politici a “vocazionemaggioritaria” pone il problema della convivenzadi diverse anime all’interno della stessa forza po-litica. Anime diverse non possono che avere sensi-bilità culturali e opinioni diverse sui valori che anoi, in quanto cattolici stanno particolarmente acuore, tra cui innanzitutto (l’abbiamo detto piùvolte): la vita, la famiglia, la libertà di educazio-ne, la centralità della persona, la solidarietà, lagiustizia sociale. L’attuale maggioranza di gover-no ha, senza dubbio, contraddizioni meno lace-ranti sui valori fondamentali, ma pensare che so-lo questo fatto possa ridurre ed abbassare la guar-dia sarebbe un errore fatale.

L’obiettivo che ci prefiggiamo è senza dubbioambizioso. E per questo ci stiamo attrezzando an-che dal punto di vista organizzativo. D’altro can-to, qualcuno nella società civile, pur senza pretesedi egemonia, di primogenitura o di esclusivismodeve comunque compiere il primo passo. Il nostroMovimento fin dalla sua, ormai lontana, corag-giosa nascita porta nel suo DNA l’essere Movimen-to di frontiera: la capacità di collocarsi nell’ “oc-chio del ciclone” del dibattito religioso, culturale,sociale, politico; la capacità di mettere punti fermiladdove entrano in discussione i “valori irrinun-ciabili”. Siamo una parte importante del popolo evogliamo aiutare il popolo ad esprimersi: il popo-lo cristiano.

Diamo dunque il via a questo progetto con undibattito, un confronto, una ricerca capillare diconsenso tra gli amministratori locali, alla basedella società civile, nella consapevolezza e nellapiena coscienza che la nostra storia, e l’ormai ri-conosciuto radicamento del nostro Movimento neltessuto sociale, ci legittimano pienamente a farcipromotori di una impresa ambiziosa, ma ancheimportante per il futuro della società italiana.Creiamo, insieme, una grande rete che possa al-l’occorrenza trasformarsi (per ora solo su temi spe-cifici, per ora…) in una grande alleanza demo-cratica e popolare e “foriera”, chissà di più gran-di e più larghe convergenze… nuove costruzioni.Perché coltivare la nostra identità è una necessitàdella Storia.

(* Presidente Movimento Cristiano Lavoratori)

segue dalla prima pagina

Gli Amministratori locali per riaffermare i valori e l’identità popolare

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TRAGUARDI SOCIALI NOVEMBRE - DICEMBRE 2008 5

V I T A E S O C I E T À

Icattolici guardino con attenzione al federalismofiscale, ma soprattutto si organizzino meglio e

collaborino fra loro per recuperare l’identità, la vi-ta, la cultura popolare cristiana delle comunità lo-cali, messi in pericolo dalla deriva della politicasenza ideali, e dalla cultura dominante e relativi-sta. Questo il messaggio della due giorni promossaa Roma dalla Fondazione Italiana Europa Popolaree dal Movimento Cristiano Lavoratori, che si è te-

nuta venerdì 28 e sabato 29 Novembre a Roma, cuihanno partecipato oltre 300 amministratori localiappartenenti a partiti diversi, ma uniti dalla comu-ne ispirazione cristiana.

Non il solito convegno per parlare di politica, odelineare alleanze di partito. Ma una riflessione atutto campo sul ruolo che le comunità locali e le lo-ro rappresentanze esprimono oggi nel contesto po-litico e sociale. Lo ha sottolineato nel corso dei la-vori il Presidente del MCL e della Fondazione Ita-liana Europa Popolare, Carlo Costalli (Ndr: perl’intervento del presidente Costalli rimandiamo al-l’editoriale pubblicato nelle prime pagine di questonumero di Traguardi Sociali).

Due giorni intensi di dialogo su riforme e va-lori, scanditi dagli interventi dei molti ammini-stratori locali che hanno animato le tavole ro-tonde tematiche: fra questi, solo per citarne al-cuni, i sindaci: di Alessandria, Piercarlo Fab-bio, di Viareggio, Luca Lunardini, di PonzanoRomano, Enzo De Santis. Gli assessori: MarcoBelluardo (Catania), Marco Boleo (Avezzano); iconsiglieri comunali: Dino Gasperini (Comunedi Roma) e Stefano Palomba (Comune di Napo-li). Infine, i consiglieri regionali Raffaele Bal-dassarre (Puglia), Margherita Peroni (Lombar-dia), e Fortunato Romano (Sicilia). Tutti insie-me, al di là delle connotazioni politiche - coor-dinati da Guglielmo Borri, responsabile dell’Uf-ficio enti locali MCL e consigliere comunale diArezzo - per un dibattito significativamente in-titolato: “Verso la riforma dello Stato: gli ammi-

nistratori locali per la riaffermazione dei valori ela difesa dell’identità popolare”.

“Il Governo varerà la riforma della spesa pub-blica, riarticolandola e modificandola per miglio-rarne quantità e qualità, con un ddl collegato allafinanziaria”, ha detto il Ministro per le Regioni,Raffaele Fitto, intervenuto in apertura dei lavori.Fitto ha precisato che il testo è quasi pronto ed èfrutto di un lungo confronto con gli amministratorilocali. Il provvedimento servirà, ha spiegato il Mi-nistro, anche a introdurre con forza il principio del-la responsabilità nei meccanismi di spesa: “L’ono-re della spesa deve essere collegato all’onere dellatassazione e, dunque, della responsabilizzazione”.

Secondo Fitto, inoltre, la riforma incantiere ha anche l’obiettivo di “ridise-gnare un sistema di perequazione vertica-le all’insegna della solidarietà e dell’equi-librio, per garantire le Regioni deboli;creare uniformità di prestazioni nelle va-rie Regioni del Paese e, ultimo ma non ul-timo, passare dalla spesa storica a costistandard per evitare, ad esempio, che unastessa prestazione abbia costi diversi neivari luoghi del Paese”.

Anche il Presidente della Regione Sici-lia, Raffaele Lombardo, si è detto convin-to sostenitore della svolta federalista: “chepoi tale non è - ha precisato - in quanto diuna vera e propria scelta federalista si sa-rebbe potuto parlare nel 1860. Oggi in re-altà stiamo assistendo a una ‘devoluzionedi poteri’ dal centro alle Regioni, una devolu-zione che potrà funzionare a patto che non si risol-va unicamente in un trasferimento di spese, ma chesi vada avanti fino in fondo, trasferendo sempre piùpoteri alle autonomie locali”.

“Se la devoluzione sarà portata fino al livello co-munale, allora sì che il controllo diretto dei cittadi-ni sull’operato degli amministratori determinerà unreale miglioramento dell’efficienza nei servizi e, in-sieme, una diminuzione dei costi”. Per Lombardo,quindi “federalismo e sussidiarietà sono le chiaviche porteranno a rivoluzionare la classe degli am-

ministratori locali: questi dovranno essere, per for-za di cose, competenti e moralmente rigorosi”.

Dunque disco verde alla riforma federalista, macon un occhio attento ai valori: lo ha precisato il vi-cepresidente del MCL, Antonio Di Matteo, sottoli-nendo che “ le amministrazioni locali rappresenta-no le comunità in cui concretamente le persone na-scono, vivono, operano; sono la prima frontiera perla ricerca di soluzioni di sviluppo sostenibile, ca-paci di coniugare il progresso tecnologico e scien-tifico con il rispetto dei valori essenziali e perennidella vita, della famiglia, della persona, della liber-tà, della solidarietà e dell’ambiente. E’ in questeamministrazioni locali che avviene il primo mo-

mento di confronto e di scontro con la cultura delrelativismo etico e con le sue pretese, che conside-rano i valori essenziali una variabile dipendente dacui prescindere e, comunque, da superare”.

Per il Sindaco di Roma Gianni Alemanno, “Lariforma federale è la vera rivoluzione italiana, il ve-ro cambiamento. L’opportunità di legare lo svilup-po, anche economico, al territorio, è la vera rispo-sta alla crisi mondiale, un modo per dare nuovoruolo alle autonomie locali, valorizzando il genioitaliano che da sempre ha espresso le sue miglioripotenzialità nella cultura dei cento campanili”.

Per Alemanno le riforme federaliste “sono tut-tavia portatrici di un equivoco e di un’insufficien-za: il primo riguarda il timore che il federalismoimplichi divisioni, distruzione dell’unità naziona-le; la seconda si riferisce invece al principio disussidiarietà. In realtà - ha spiegato il Sindaco diRoma - non si tratta di distruggere l’unità naziona-le, né di indebolirla ma, al contrario, di ricostruir-la e potenziarla partendo dal basso. E’ necessarioinoltre rifiutare la logica della mancanza di solida-rietà fra territori come pure quella di un egualita-rismo che soffoca e appiattisce, per dare spazio in-vece alla centralità delle culture locali: in un cer-to senso è un cambiamento che ricalca il passag-gio dal comunismo alla cultura della dottrina so-ciale della Chiesa, alla valorizzazione della cen-tralità delle persone”. TS

A Roma l’assemblea degli Amministratori Locali MCL

Valori e riforme al centrodel mondo cattolico

Raffaele Fitto

Raffaele Lombardo

Gianni Alemanno

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TRAGUARDI SOCIALI NOVEMBRE - DICEMBRE 20086

S P E C I A L E C O N F E R E N Z A M C L

Tonino Inchingoli

“Verso la Conferenza dei circoli MCL”, vuolesignificare che ci stiamo incamminando e

preparando ad un grande evento che la PresidenzaNazionale del Movimento ha voluto fortemente e sirealizzerà nei giorni 20 e 21 febbraio 2009.

È la prima volta che il MCL indice una Confe-renza delle Unità di Base (Circoli e Nuclei) e sonocerto che sarà veramente un grande evento, comelo sono state le tante iniziative, che si sono inter-corse negli ultimi tempi. E’ ancora viva l’immagi-ne della Conferenza Nazionale Programmatica delfebbraio scorso.

In tanti anni di vita ed impegno di Movimento -

come già detto - mai però, si è data voce ai circolie nuclei e quindi immagino le loro ansie e le lorosperanze. Sono certo che non andranno deluse.

Nel numero precedente di Traguardi Sociali,Noè Ghidoni ha voluto richiamare l’attenzione deilettori principalmente sugli aspetti valoriali fonda-mentali (vita, famiglia, educazione e lavoro) e sul-l’esigenza, allo stesso tempo, di incrementare ipercorsi di formazione sui quali il MCL, a partiredalle Unità di Base, deve fondare un primario im-pegno.

Nel prosieguo delle considerazioni fatte proprioda Noè Ghidoni e dal Presidente, Carlo Costalli,nel documento presentato ai componenti il Comi-tato Esecutivo e diffuso nei vari livelli di respon-sabilità, personalmente cercherò di dare un contri-buto per incentrare l’attenzione su un ulterioreaspetto valoriale che è rappresentato dalle Unitàdi Base del MCL, come del resto ho sempre soste-nuto. Ritengo, e con me tutta la Presidenza Nazio-nale, che i livelli di base siano le colonne portantidi tutto il MCL così come devono essere conside-rati gli Enti di Servizio per il tramite delle sedi zo-nali e sedi periferiche. I circoli sono diventati neltempo “luoghi di incontro” - e se ancora non lo fos-sero lo devono diventare - e, nello specifico, devo-

no tramutarsi in laboratori di formazione sociale,spirituale e culturale, ma anche laboratori di dialo-go, di socialità, di proposta di servizio verso gli as-sociati e non, anche perché noi siamo promotori edemanatori di servizi che, pur risultando privati,hanno valenza di diritto pubblico.

Le strutture di base devono quindi operare unarinnovata dimensione, ed in questa rinnovata di-mensione che le caratterizza e contraddistingue, le

unità di base devono essere sempre più valorizzate,anche se con alcuni cambiamenti strutturali e ope-rativi, varcando con determinazione i confini dellapresenza e della partecipazione, con un coinvolgi-mento più significativo degli stessi enti di servizidei relativi operatori responsabili.

Sicuramente vanno anche cercate e trovate nuo-ve forme di aggregazione proprie - ed anche per iltramite degli enti di servizio - per far emergereun’addizionale al fine di realizzare un nuovo climacarico di motivazioni ideali e di entusiasmo.

Quindi la prossima conferenza deve promuove-re e realizzare una chiara fisionomia delle unità dibase, quali strumenti vivi di operatività, di anima-zione e crescita spirituale, culturale e sociale.

La considerazione e la valorizzazione dell’ap-porto delle unità di base - che da anni hanno as-sicurato al Movimento, attraverso il lavoro, l’im-pegno sociale, le azioni ricreative, sia pure nelladiversità, una ricchezza valoriale e di esperienza

- è un nostro compito primario. Oggi, mentre sia-mo prossimi a celebrare il primo quarantennio divita del MCL, credo siano maturi i tempi per ri-vendicare l’opportunità e l’utilità consapevole diogni singola struttura di base, esortandola ad unmaggior senso di partecipazione attiva, non soloalla vita del Movimento ma alla vita della Chiesain comunione con le rispettive comunità parroc-chiali, per poi calarsi nella vita pubblica e socia-le e, quindi, testimoniare il Vangelo nei vari am-biti territoriali.

“Verso la Conferenzadei circoli MCL”

Logo Città di Viareggio

Il Centro Congressi di Viareggio

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TRAGUARDI SOCIALI NOVEMBRE - DICEMBRE 2008 7

S P E C I A L E C O N F E R E N Z A M C L

Il patrimonio dei circoli e nuclei MCL, fatto diesperienze accumulate nel corso dell’esistenza, èuna risorsa che deve essere valorizzata e armoniz-zata con un’operatività degli enti di servizio - comegià accennato - per far sì che risulti un’unica sog-gettività e, in ogni caso, il ruolo primario deve ri-manere al Movimento.

Il questo momento storico va tenuto conto, ov-viamente, che dobbiamo misurarci con una societàfragile, che vive una crisi notevole e che deve peròrigenerarsi, nonostante si vedano crescere semprepiù le disuguaglianze, e vi sia un incremento sen-sibile delle persone in condizione di povertà.

Quello che vediamo e registriamo è che la no-stra società è fortemente bloccata, che fa del lavo-ro precario una dimensione di vita che penalizza ilmerito e che abbandona al proprio destino molteintelligenze, senza alcun investimento sul capitaleumano e sociale.

Ma noi, come Movimento, dobbiamo essere pro-positivi perché accompagnati dalla speranza: pro-prio perché noi abbiamo Cristo che ci guida e ci in-

segna che se abbiamo fede i nostri percorsi sonopiù sereni.

Dobbiamo dare un contributo di fiducia, e dob-biamo farlo già con la conferenza del febbraio pros-simo, nel dibattito che ne scaturirà, a partire dagliambiti regionali: pur trovandoci in una società glo-balizzata e tra mille falle dobbiamo seminare lasperanza.

È necessario rimettere al centro dell’elaborazio-ne “politica” il rapporto tra bisogni e risorse, traetica ed economia, tra sviluppo economico e socia-le, tra ricchezza e salute, tra domanda e offerta, travalori di uso e valori di scambio, in un lavorio con-tinuo, instancabile, sulle relazioni e non sulle con-trapposizioni.

Noi come Movimento dobbiamo avere la capaci-tà, la sensibilità di mettere in rete le varie realtà dibase, valorizzando i concetti concreti e senza dub-bio alcuno le nuove generazioni.

Per concludere voglio richiamarmi al Compen-dio della Dottrina Sociale della Chiesa, al punto 6dell’introduzione: “l’amore cristiano spinge alla de-

nuncia, alla proposta e all’impegno di progettazio-ne culturale e sociale, ad una fattiva operativitàche sprona tutti coloro che hanno sinceramente acuore la sorte dell’uomo ad offrire un proprio con-tributo”.

È quello che noi del MCL miriamo a mettere inatto. È un compito importante, forte, che richiededa parte di noi tutti una profonda consapevolezzadella responsabilità che ci siamo assunti quandosiamo entrati a far parte del Movimento CristianoLavoratori.

Facciamo parte di un Movimento che si estende- come già accennato - in tutto il territorio naziona-le e anche all’estero, per il tramite dei nostri con-nazionali.

Alcuni associati sono entrati a far parte degli or-gani sociali statutari del MCL. A questo tipo di in-carichi deve corrispondere un impegno notevole,coerente e coeso, profondamente unito nella condi-visione dei valori e delle prospettive.

L’impegno deve essere sostenuto dalla parteci-pazione assidua e generosa di tutti.

A Viareggio il 20 e 21 febbraio 2009il MCL riparte dalla “base”

UN DECALOGO PER UNA BUONA PARTECIPAZIONE AL PROGETTO MCL

Il metodo da seguire per fare del Circolo laboratorio di formazione:1) Stare insieme e fare socialità nel nome del Signore.2) Imparare nel silenzio con la capacità dell’ascolto.3) Osservare, prestare attenzione nell’ambito territoriale, partire dalla Parrocchia.4) Riflettere sulla Dottrina Sociale della Chiesa. 5) Prendere coscienza e saper guardare la realtà alla luce degli indirizzi dei Pastori.6) Accettare ed esercitare la responsabilità e non cercare rinvii e deviazioni.7) Mai illudersi e non ingannarsi né ingannare, perché questo significherebbe tradire il progetto del MCL.8) Comunicare sempre ciò che realmente si pensa anche a costo di esporsi e lasciandosi verificare.9) I soci devono essere interessati alla vita del Movimento, fino ad essere coinvolti dal vissuto proprio del

MCL e dagli altri - che sono, che furono, e che saranno.10) Coltivare la memoria storica e farsi storia partecipando appieno al progetto del MCL.

Viareggio: il canale Burlamacca

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8 TRAGUARDI SOCIALI NOVEMBRE - DICEMBRE 2008

V I T A E S O C I E T À

Ne ha di esperienza da vendere, Carlo Giovanar-di. Modenese, classe 1950, avvocato, è in poli-

tica sin dal 1969 - con la DC prima, col CCD el’UDC poi -. Da ultimo lo troviamo col movimentodei Popolari Liberali, da lui stesso fondato, aderireal Pdl perché, dice, “con la nostra storia vogliamoessere una componente della costola del Ppe che na-scerà in Italia”. Attualmente Sottosegretario allaPresidenza del Consiglio con delega alla Famiglia,alla Droga e al Servizio civile, Giovanardi ha man-tenuto intatta negli anni la passione per una politi-ca concreta, dei fatti, unita all’abitudine del buonemiliano a parlar chiaro.

A lui abbiamo rivolto alcune domande su temi‘forti’ per l’attualità del nostro Paese, come l’immi-grazione, le tossicodipendenze, le politiche del Go-verno a sostegno delle famiglie.

Il nuovo decreto sui flussi migratori dovreb-be aprire a 170mila nuovi ingressi, con unapriorità per colf e badanti. Vi è una ragione so-ciale alla base?

Certo. La corsia preferenziale per le colf e le ba-danti risponde a una forte esigenza di carattere so-ciale. La trasformazione della composizione tradi-zionale della famiglia, il diffuso ingresso delle don-ne nel mercato del lavoro, i nuovi moduli lavorati-vi che costringono a rimanere con un lungo orarionei luoghi di lavoro, ha causato il venir meno deltradizionale ammortizzatore sociale: la Famiglia.Questa garantiva anche il lavoro di cura agli anzia-ni e ai bambini, essenzialmente grazie al lavoro do-mestico svolto dalle donne. Nel frattempo il nostrosistema di welfare non si è adeguato a queste tra-sformazioni sociali. Infatti per gli anziani non auto-sufficienti le strutture di ricovero si sono rivelateuna risposta inadeguata e troppo costosa anche

perché la maggioranza delle persone rifiuta l’istitu-zionalizzazione e preferisce, anche in condizioni diprecarietà fisica, continuare a vivere nella propriacasa e nel proprio ambiente di vita e di relazionesociale. Peraltro, una maggiore disponibilità direddito, soprattutto in alcune aree del Paese, hapermesso agli anziani e ai loro familiari di accede-re a un mercato, quello delle colf, un tempo appan-naggio solo delle famiglie più agiate.

La grave crisi economica che stiamo attra-versando rischia di penalizzare in primis le fa-miglie, che sono la parte più debole ed esposta,con conseguenti concreti rischi per il tasso dinatalità - già ai minimi storici -. Quali provve-dimenti ha in cantiere il Governo per sostenerele famiglie? Ed è realista parlare ancora oggi di‘quoziente familiare’?

L’impegno del Governo, partendo dalla consape-volezza del disagio sociale ed economico nel qualeversano oggi le famiglie italiane, è sempre stato ri-volto all’attuazione di misure idonee, da un lato, asostenere economicamente e finanziariamente ilreddito familiare, dall’altro, al miglioramento deiservizi. Il Governo, ancor prima che questa crisieconomico-finanziaria disegnasse il suo reale peri-metro e portata, nei primissimi giorni del suo man-dato, ha varato una serie di provvedimenti di con-creto e immediato favore per le famiglie. Mi riferi-sco innanzi tutto alla totale eliminazione dell’ICIsulla prima casa. Questa misura, è bene ricordarlo,ha riguardato più dell’80% delle famiglie italiane,proprietarie della casa in cui abitano, consentendoloro di allocare diversamente e al meglio le risorsereddituali così liberate. Con lo stesso provvedimen-to con cui si è eliminata l’ICI sulla prima casa, si èresa possibile la rinegoziazione dei mutui sulla pri-ma casa, il cui onere è diventato particolarmentegravoso per numerosissime famiglie. Anche la de-tassazione degli straordinari è una misura che va asostenere il reddito dei lavoratori e, quindi, dellefamiglie. Con il decreto legge 112/2008, la cosid-detta manovra finanziaria, si è prevista l’istituzionedi una carta acquisti (social card). Ormai si cono-sce ampiamente il profilo e la finalizzazione di que-sta carta acquisti. Essa è volta a sostenere le fami-glie e le persone anziane nella spesa alimentare eper le spese domestiche di luce e gas. I destinatarisaranno circa 1 milione e 300mila persone: spettaai cittadini ultrassessantacinquenni e alle famigliecon figli di età inferiore ai tre anni che abbiano unreddito ISEE fino a 6.000 euro, proprietari di unasola casa di abitazione. Per chi ha più di 70 anni lasoglia di reddito ISEE aumenta a 8.000 euro. Inol-tre si proseguirà con lo sforzo finanziario da partedello Stato - anche se contestualmente a soluzionidiverse - per i servizi di cura per l’infanzia. A taleriguardo, si manterrà l’impegno di preservare lesomme necessarie, pari a 100 milioni di euro, peril finanziamento della terza annualità dei servizisocio-educativi (cosiddetto “Piano nidi”).

Infine il decreto legge anticrisi, appena varatodal Governo, prevede numerosi altri interventi vol-ti a sostenere il reddito familiare e a dare fiduciaalle famiglie e alle imprese in un momento di gra-

ve crisi internazionale. Mi riferisco al bonus straor-dinario tra i 200 e i 1.000 euro, parametrato al nu-mero dei componenti del nucleo familiare e a se-conda che in famiglia vi siano portatori di handi-cap; ai mutui per l’acquisto della prima casa chenon potranno superare il 4% e, per i mutui già sti-pulati, lo Stato si accollerà l’eventuale parte ecce-dente; alle tariffe che vengono bloccate o ridotteper tutte le forniture abituali. In pratica dal 1° gen-naio 2009 le famiglie economicamente svantaggia-te e le famiglie numerose con quattro o più figli econ un ISEE non superiore a 20mila euro hanno di-ritto all’applicazione di tariffe agevolate per la for-nitura di energia elettrica ed avranno anche dirittoalla compensazione della spesa per la fornitura digas naturale; ai lavoratori pendolari, con il bloccodei pedaggi autostradali e delle tariffe ferroviariesulle tratte regionali. Inoltre, proprio per sostenerela natalità, abbiamo previsto un prestito (a tassoparticolarmente agevolato) alle famiglie nel cuiambito avvengano nuove nascite, al fine di suppor-tare le spese connesse alle esigenze dei primi anni

di vita. Riguardo alla questione del quoziente fami-liare è un impegno di legislatura che dovrà passareattraverso fasi intermedie come, in primis, il pas-saggio dal sistema delle detrazioni a quello dellededuzioni. Ovviamente il quoziente familiare dovràessere studiato e costruito calibrandolo con la spe-cificità della struttura delle famiglie italiane.

Parliamo di droga: cosa sta facendo il Gover-no oggi per salvaguardare l’integrità dei nostrigiovani, sempre più fragili e, conseguentemen-te, facili prede di droghe sempre più pericolose?

Fin dall’inizio di questa legislatura ho caratte-rizzato il mio impegno nel settore delle tossicodi-pendenze con uno slogan volutamente positivo: “Labattaglia si può vincere” e i dati esposti nella rela-zione in Parlamento per l’anno 2007 dimostrano

Intervista al Sottosegretario Carlo Giovanardi

Dare fiducia a famiglie e imprese per contrastare la crisi

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TRAGUARDI SOCIALI NOVEMBRE - DICEMBRE 2008 9

V I T A E S O C I E T À

che questo mio approccio al problema non è deltutto sbagliato.

Il fenomeno delle tossicodipendenze in Italia ècertamente grave ma voglio dire ad alta voce che nonsiamo di fronte ad una situazione irreparabile, né sot-to il profilo educativo e sociale, né per quanto riguar-da le dimensioni del problema non così numerica-mente drammatico come si sente ripetere ogni giorno.

Desidero, insomma, dare un segnale forte al-l’opinione pubblica, cui va detto che non tutto èperduto e che, in realtà, il fenomeno deve esse va-lutato nelle giuste dimensioni ricordando che ci so-no tante persone che non usano la droga, conside-rano riprovevole farlo e sono consapevoli di terribi-li rischi per la salute che tale pratica comporta.

Quanto alla lista delle “cose da fare” segnaloche, appena insediato, ho immediatamente riattiva-to il Dipartimento per le politiche antidroga dellaPresidenza del Consiglio, l’organo di coordinamen-to soppresso dal precedente esecutivo, mettendoimmediatamente mano a numerose iniziative da av-viare con precedenza sulle altre.

Alcune sono già in porto. Penso, per esempio: a)alla predisposizione, dopo oltre 18 anni dall’entra-ta in vigore del testo unico in materia di sostanzestupefacenti, del documento contenente le proce-dure per gli accertamenti sanitari di assenza di usodi sostanze stupefacenti o psicotrope nei lavoratoria rischio, in maggior parte, come è noto, operatoridell’autotrasporto; b) ad alcune modifiche agli artt.186-187 del codice della strada, con cui è statosensibilmente inasprito il regime sanzionatorio percoloro che guidano in stato di ebbrezza e dopo averassunto droghe. Altre sono in itinere, e qui cito: c)i progetti sperimentali in quattro città pilota perl’inserimento dei cosiddetti drugs test nell’istrutto-ria volta al conseguimento del patentino e della pa-tente di guida per i neo-patentati, in fase avanzatadi studio di fattibilità con tutti gli altri co-gestori;d) le iniziative sperimentali, come ad esempio il

progetto “Drugs on street” del Dipartimento delledipendenze dell’Ulss 20 di Verona, a cui il Dipar-timento ha da tempo aderito, per lo svolgimentocon particolari modalità degli accertamenti alcol-droga “su strada”, anche con l’intento di arrivare acolmare la lacuna tecnico-giuridica rappresentatadalla mancanza di strumenti omologati analoghi al-l’etilometro nel settore del contrasto alla guida sot-to l’effetto degli stupefacenti; e) a un interventoemendativo che renderà finalmente operativo ilFondo per l’incidentalità notturna previsto dallanormativa vigente ma, per problemi di natura tec-nico-giuridica, utilizzato per il contrasto delle co-siddette “stragi del sabato sera”.

Tra le sue deleghe vi è quella per il Serviziocivile, il cui finanziamento oggi è sottoposto apesanti tagli, conseguenza delle ristrettezzeeconomiche. Qual è, a suo parere, l’importan-za del Servizio civile? E quali le prospettive?

Effettivamente le risorse destinate al Fondo na-zionale per il servizio civile hanno subito una for-te contrazione che ha reso indispensabile interve-nire lungo due direzioni: la prima, quella di rive-dere il regime previdenziale dei volontari avviatial servizio civile. Mi spiego meglio. Il costo deglioneri previdenziali, dal 1° gennaio 2006, è stato acarico del Fondo nazionale per il servizio civile,comportando - di fatto - una forte riduzione dellerisorse che altrimenti sarebbero state destinate to-talmente all’avvio dei giovani, con ciò finendo divanificare le capacità operative di questo strumen-to. Perciò, con una modifica normativa, inseritanel decreto legge anticrisi, abbiamo prevista unadiversa copertura previdenziale per i volontari,non più a carico del Fondo, ma mediante un siste-ma di contribuzione volontaria a carico dei sogget-ti che hanno prestato il servizio stesso. I volontari,in altri termini, potranno riscattare il periodo di

servizio civile secondo le norme vigenti previsteper analoghi casi di riscatto, con la possibilità dirateizzare il relativo onere in 120 rate, senza l’ap-plicazione degli interessi. Così facendo liberiamoadeguate risorse da destinare esclusivamente al-l’avvio dei volontari e, quindi, a mantenere un ele-vato standig di partenze. La seconda direttrice haun orizzonte un po’ più esteso e, cioè, quello di ri-vedere lo strumento del Servizio civile nazionale,alla luce anche dei cambiamenti della nostra so-cietà che impongono anche un riadeguamento delnostro sistema di welfare. Tutto ciò nella consape-volezza dell’estrema importanza di tale istituto. E’innegabile, infatti, che le attività di servizio civilecontribuiscono fortemente a sostenere gli interven-ti di assistenza alle famiglie con gravi problemati-cità, trasformandosi, di fatto, in un prezioso soste-gno - non solo umano e psicologico ma anche ma-teriale ed economico -. Le migliaia di giovani vo-lontari che dedicano, infatti, un anno della loro vi-ta al volontariato, sono soprattutto impegnati inprogetti di assistenza a soggetti disabili e, più ingenerale, operano in situazioni di forte disagio so-cio-familiare. La loro presenza è, dunque, fonda-mentale e spesso sussidiaria, se non addiritturasostitutiva, rispetto agli interventi e alle misureche dovrebbero essere garantite dallo Stato.

TS

tario Carlo Giovanardi

prese per contrastare la crisi

SERVIZIO CIVILENAZIONALE

Il Servizio Civile Nazionale, istituitocon la legge 6 marzo 2001 n° 64, - che

dal 1° gennaio 2005 si svolge su baseesclusivamente volontaria - è un modo didifendere la patria, il cui "dovere" è san-cito dall'articolo 52 della Costituzione;una difesa che non deve essere riferita alterritorio dello Stato e alla tutela dei suoiconfini esterni, quanto alla condivisionedi valori comuni e fondanti l'ordinamen-to democratico.

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TRAGUARDI SOCIALI NOVEMBRE - DICEMBRE 200810

V I T A E S O C I E T À

Alfonso Luzzi

Si è tenuta a Roma nei giorni 8 e 9 novembre laGiornata nazionale del Ringraziamento promos-

sa dall’Ufficio nazionale della CEI per i problemidel lavoro e organizzata dalle principali organizza-zioni italiane di lavoratori agricoli di ispirazionecattolica: Federagri-MCL, Coldiretti, FAI- CISL,UGC-CISL e ACLITerra. Vi hanno partecipato piùdi trecento dirigenti provenienti da tutta Italia. LaFederagri è stata presente con una folta delegazio-ne di quasi cento persone venute da Puglia, Lazio,

Toscana, Abruzzo, Campania, Calabria, Basilicatae Sicilia, oltreché con i dirigenti nazionali. Ha par-tecipato inoltre Carlo Costalli insieme a una rap-presentanza della Presidenza nazionale del MCL.

La manifestazione, improntata sul tema “Avevofame e mi avete dato da mangiare”, si è svolta in trefasi. La mattina di sabato si è tenuto un seminarionella suggestiva aula magna della Pontificia Uni-versità Lateranense, coordinato da Mons. AngeloCasile, neo direttore dell’ufficio CEI, che dal 1° ot-tobre scorso ha preso il posto di Mons. Paolo Tar-chi. Si sono poi susseguiti gli interventi di Mons.Renato Violante, osservatore permanente dellaSanta Sede presso la FAO e l’ONU, che ha relazio-nato su diritto al cibo e dottrina sociale della Chie-sa, del prof. Vincenzo Buonomo, ordinario di dirit-to internazionale alla P.U.L., e di Camillo Baccari-ni Bonelli, responsabile della rete nazionale ruralepromossa dal Ministero delle politiche agricole.Hanno inoltre presentato le loro proposte sul temaMassimo Gargano, presidente vicario Coldiretti,Michele Zannini, presidente AcliTerra, AugustoCianfoni, segretario generale FAI-CISL, FrancescoVerrascina, presidente UGC-CISL, e Alfonso Luzzi,segretario generale Federagri-MCL.

Il pomeriggio dello stesso giorno si è tenuto unincontro di preghiera nella splendida cornice del-

l’Abbazia delle Tre Fontane, edificata nel luogo incui San Paolo subì il suo martirio.

La manifestazione si è conclusa la domenicacon la celebrazione eucaristica officiata presso laBasilica di San Giovanni in Laterano dal card.Agostino Vallini, Vicario Generale per la Diocesi diRoma, e trasmessa in diretta da Rai Uno.

Sua Eminenza l’Arcivescovo Angelo Comastri,in una meditazione pronunciata nell’aprile del2006 in occasione della prima Via Crucis di Bene-detto XVI, disse “Viviamo in due stanze: in una sispreca, nell’altra si crepa; in una si vive nell’ab-

bondanza, nell’altra simuore nell’indigenza”.L’esempio è perfetta-mente calzante a ciòche succede ogni gior-no.

In Italia lo sprecoannuo di prodotti ali-mentari ancora perfet-tamente consumabiliammonta a 15 milionidi tonnellate (alcunefonti parlano addirittu-ra di 25 milioni di ton-nellate di cibo), pari al15% degli acquisti dipane e pasta ed al 18%della carne, per un va-lore di mercato di 4miliardi di euro. Vistoda un altro angolo vi-suale, ogni anno ogni

famiglia italiana butta nelcassonetto una cifra pari a 561 euro (Fonte Adoc)e allo stesso tempo 7 milioni di cittadini italianinon possono permettersi una dieta equilibrata ri-spetto ai loro basici fabbisogni nutritivi. Dati cheassumono, per noi, un aspetto ancora più negativoin quanto è dimostrato che l’aumento degli sprechialimentari cresce inoccasione dei grandiappuntamenti e dellegrandi festività religio-se (Natale, Pasqua,Capodanno, etc).

In Gran Bretagna,nei mesi scorsi è statopubblicato il RapportoThe food we wast (Il ci-bo che sprechiamo),che è stato ripreso daiprincipali giornali nelmondo (quest’estate ilCorriere della Sera viha dedicato ampio spa-zio), a seguito del qua-le si è scoperto che ol-tre 1/3 della spesa de-gli inglesi, comprese 5milioni di mele e

700.000 tavolette di cioccolata, finisce nel casso-netto. Più esattamente 1/3 della spesa significa 20milioni di tonnellate, cifra corrispondente alla me-tà delle importazioni alimentari dell’intero conti-nente africano. Cifra che corrisponde a cinque vol-te quanto lo stesso Paese destina agli aiuti interna-zionali e che potrebbe combattere la fame di 150milioni di africani.

Purtroppo siamo in buona compagnia, infatti lecifre sono simili a quelle di tutti gli altri Paesi occi-dentali ritenuti maggiormente sviluppati e gli spre-chi sono la conseguenza naturale degli eccessiviconsumi. Ma viviamo in una società consumistica,nella quale, come dice un noto pensatore modernovale il motto: “Ciò che conta è la velocità, non la du-rata”. La sfrenata corsa al consumo è proporzionaleall’incremento del peso dei rifiuti e va a scapito deiPaesi più popolosi o più poveri che pagano un’ ini-qua distribuzione delle ricchezze della Terra.

Ci troviamo sicuramente schiacciati in una di-cotomica contrapposizione tra gli eccessivi consu-mi e sprechi da un lato e l’indigenza assoluta dal-l’altro. Infatti è in aumento il numero degli affama-ti nel mondo, malgrado il piano strategico dellaFAO, e malgrado la FAO stessa stimi che la produ-zione agricola mondiale potrebbe nutrire sufficien-temente 12 miliardi di esseri umani, quindi il dop-pio dell’attuale popolazione mondiale.

Ovviamente le politiche commerciali modernepuntano sempre più sulle tecniche pubblicitarie perfar acquistare un prodotto anche alimentare per lasua immagine o confezione, invece che per il suo rea-le valore o consumo; inoltre la sempre maggiore di-minuzione dei piccoli negozi al dettaglio a vantaggiodelle grandi catene di distribuzione, comporta lascomparsa della vendita di prodotti alimentari al det-taglio non confezionati, costringendo a dover acqui-stare quantità di derrate diverse da quelle necessarie.

Gli stessi fenomeni sociali modificativi dellatradizionale strutturazione della famiglia tendonoad accentuare gli sprechi alimentari: ad esempio

Giornata del Ringraziamento

Fame e spreco,paradosso del nostro tempo

Alfonso Luzzi e alla sua destra Franco Pasquali della Coldiretti

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TRAGUARDI SOCIALI NOVEMBRE - DICEMBRE 2008 11

V I T A E S O C I E T À

l’aumento dei singles nelle società dei Paesi piùsviluppati porta a dover spendere e sprecare di piùrispetto alla classica famiglia di quattro persone, inquanto la scarsa diffusione, per motivi economici,delle confezioni di prodotti alimentari monodosedetermina lo spreco della parte non consumata.

Ma all’interno di questa forbice rappresentatadagli sprechi eccessivi da un lato e dall’indigenzaassoluta o latente dall’altra si è portati a pensareche, come per altre grandi problematiche mondialio globali, le soluzioni debbano passare solo attra-verso le scelte dei massimi sistemi decisionali,non più neanche nazionali, bensì solamente inter-nazionali e sovranazionali. Come Federagri-MCLpensiamo, invece, che un ruolo fondamentale han-no e devono continuare ad avere i singoli individui,siano essi consumatori o piccoli produttori, e i cor-pi intermedi attraverso i quali essi possono portarele loro istanze. Singoli e stake holders i quali han-no una responsabilità etica nei confronti della spe-cie umana meno fortunata e che devono muoversinei confronti degli apparati e al loro interno perspingerli verso l’adozione di politiche etiche.

Riteniamo che debba essere nostro dovere, qua-le associazione agricola di ispirazione cristiana,pubblicizzare e favorire l’applicazione della Legge155/2003, che prevede la possibilità di distribuireai poveri le grandi quantità di cibo inutilizzato ne-gli ipermercati per i prodotti non più commercializ-zabili, nelle catene di ristorazione per i pasti nonsomministrati e ancora commestibili, nelle attivitàcommerciali al dettaglio per i freschi non venduti afine giornata, svolgendo un’azione di sensibilizza-zione verso le Regioni ed i Comuni che ancora nonhanno adottato politiche di intervento contro la po-vertà, attraverso la promozione dell’attività di recu-pero e distribuzione dei prodotti alimentari ai finidi solidarietà sociale oppure spingendo affinché ri-muovano le infinite pastoie burocratiche rappre-sentate dalla molteplicità di certificazioni, autoriz-zazioni, controlli ed esami che ne impediscono lapiena, migliore e più diffusa applicazione.

Riteniamo altrettanto che sia fondamentaleadottare politiche che favoriscano gli investimentiin agricoltura, come dice anche la FAO, per rag-giungere la sicurezza alimentare, sia se la intendia-mo dal punto di vista quantitativo, che è il proble-

ma dei popoli affamati, sia se la intendiamo sotto ilprofilo qualitativo, che è il tema sentito soprattuttonei Paesi sazi.

Ma siamo anche convinti che, per l’acquisizionedi coscienza alimentare, etica e consapevole, perun’educazione al risparmio e ad evitare gli sprechialimentari sia fondamentale il ruolo che ricopronoi grandi formatori: la scuola e la famiglia. Bisognaripartire dalla base di un’organizzazione sociale.

Siamo diventati tutti spreconi. Terribilmentespreconi. E lo siamo divenuti per i motivi più sva-riati: alcuni sono quelli che ho anzidetto, altri sonole abitudini, l’indifferenza, la distrazione. O anchela miopia e l’ignoranza. Abbiamo cancellato dal no-stro vocabolario, in generale, e dalla nostra tavola,nello specifico, la parola sobrietà. Di fronte allospreco alziamo le mani. Ci arrendiamo. Un tempoc’era il rito del pranzo della domenica e le nostremamme ci tormentavano con la solita cantilena“Mangia tutto, non lasciare avanzi nel piatto, pen-sa ai bambini dell’Africa che muoiono di fame”.Oggi nessuno educa più alla moderazione, alla so-brietà, alla conquista delle cose e non al loro pos-sesso scontato, a non confondere il desiderio con ilcapriccio, a qualche buona regola di comportamen-to quotidiano che poi, con l’esercizio e l’abitudine,potrebbe radicarsi nel ragazzo di oggi e nell’uomodi domani.

Il Movimento Cristiano Lavoratori insieme allaChiesa di Bologna, Cisl Bologna, Azione Catto-

lica, Acli, Coldiretti e Confcooperative - sabato1° novembre a San Giovanni in Persiceto (BO) -ha ricordato Giuseppe Fanin, in occasione del60° anniversario del suo sacrificio.

Giuseppe Fanin nacque a Lorenzatico di SanGiovanni in Persiceto, l'8 gennaio 1924, in unafamiglia numerosa di coltivatori diretti, trasferita-si nel 1910 dal vicentino alla località della “bas-sa bolognese”. Dopo un breve periodo trascorsoin Seminario, si diplomò all'Istituto TecnicoAgrario "Scarabelli" di Imola e, nel 1948, si lau-reò in agraria all'Università di Bologna.

Partecipò attivamente alla vita associativa de-gli universitari cattolici e dei lavoratori cristianibolognesi, operando per l'elevazione morale e so-ciale dei contadini e dei braccianti della "bassa"sulla base della dottrina sociale della Chiesa.

Fanin era impegnato nelle più importanti “ag-gregazioni cattoliche” del tempo: dai gruppi par-rocchiali alla FUCI, dall’Azione Cattolica alleACLI, dai Sindacati Liberi alla Democrazia Cri-stiana. Si potrebbe dire nel linguaggio odiernoche aveva sposato completamente la “causa” edera sempre presente là dove si poteva rendereconcreto il “bene comune”.

Per la corrente sindacale cristiana, si interes-sò in particolare dei patti agrari, mettendo a pun-to una particolare forma di contratto di comparte-cipazione, che avrebbe dovuto presentare a Moli-nella in un convegno indetto il 7 novembre 1948.Alle vicende agrarie si erano aggiunte le tensioniprovocate dal primo sorgere dei “liberi sindaca-ti”: Giuseppe Fanin era divenuto segretario delsettore terra.

Venne più volte minacciato e diffidato ma, innome della fede, rifiutò di portare con sé un'arma

di difesa, come gli suggerivano alcuni amici.La sera del 4 novembre 1948, dopo aver in-

contrato la fidanzata, mentre rincasava in bici-cletta venne aggredito e ucciso a colpi di sbarrada tre militanti comunisti.

Non fu l’unica vicenda tragica che colpì quel-la fascia di territorio ai confini fra le province diBologna, Ferrara e Modena; non a caso si parlò di“triangolo della morte”, la zona della “bassa pa-dana” era attraversata da fortissime tensioni. Indiverse occasioni si erano verificate aggressioni eviolenze nei confronti di sacerdoti e militanti diparte politica avversa alla sinistra.

Giuseppe Fanin aveva allora ventiquattro an-ni e gli amici lo descrivono come un giovane al-legro, pieno d’amore per la vita. Un giovane che“ci ricorda e ci suggerisce il modo giusto per uncristiano di essere dentro alla società” come hasottolineato il Card. Caffarra.

Il poliedrico impegno di Giuseppe Fanin testi-monia come il suo agire non era dettato solo damotivazioni sociali e politiche, ma soprattutto daprofonde sensibilità religiose; il Card. GiacomoBiffi, Arcivescovo di Bologna, il 1° novembre1998 ha aperto il processo canonico di beatifica-zione di Giuseppe Fanin.

Ma il ricordo della sua figura non è più legatosolo alla “vita ecclesiale”: il Comitato cittadinoMovimento Cristiano Lavoratori di Bologna, inuna lettera rivolta ai Sindaci italiani, ha lanciatola campagna “Ottomila strade per Giuseppe Fa-nin”. Questa azione-petizione ha lo scopo di arri-vare a intestare in ogni comune vie o edifici pub-blici al martire persicetano.

Se oggi in Italia è possibile vivere secondo iprincipi del rispetto reciproco, del pluralismo, diuna pacifica convivenza, lo dobbiamo anche alsacrificio di uomini come Giuseppe Fanin.

Giuseppe Fanin: ottomila strade nel suo nome

Una petizione del Mcl bolognesenel 60° anniversario del suo sacrificio

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TRAGUARDI SOCIALI NOVEMBRE - DICEMBRE 2008

A T T U A L I T A ’

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Pier Paolo Saleri

“Due sono i principali modelli di capitalismo:il modello “neoamericano”, fondato sui va-

lori individuali, la massimizzazione del profitto abreve termine, lo strapotere del mercato finanzia-rio, che ha negli Stati Uniti il suo punto di riferi-mento più forte e coerente; il modello “renano”fondato sulla economia sociale di mercato, il con-senso e le prospettive a lungo termine così come è

praticato in Germania e altri paesi del Nord Euro-pa e, con varianti, in Giappone.…Dal prevaleredell’uno o dell’altro modello dipenderanno l’istru-zione dei nostri figli, l’assistenza sanitaria dei no-stri genitori, l’aumento delle sacche di povertà neipaesi ricchi, le politiche nei confronti degli immi-grati, i nostri stipendi, i nostri risparmi e le tasseche pagheremo”.

È con questa frase, tratta dal libro Capitalismocontro capitalismo, edito in Italia da Il Mulinoquindici anni fa, nel 1993, che la Fondazione Ita-liana Europa Popolare, in collaborazione con laFondazione Nuova Italia, ha voluto presentare l’ini-

ziativa del convegno L’economia sociale di mercatocome risposta alla recessione globale. Convegnoche si è svolto a Roma, nell’auditorium del Palazzodella Cooperazione, lo scorso 29 ottobre.

Una frase forte, che esprime concetti chiari enetti e li sintetizza efficacemente, quasi provocato-riamente, ponendo in alternativa il modello di ca-pitalismo renano, dunque europeo, e quello neoa-mericano di matrice anglosassone. Ed in effetti la

scelta di questa presentazione voleva, in un certosenso, essere realmente quasi una provocazione.

Una provocazione positiva per dare vita ad unincontro nel quale fossero spalancate le porte al di-battito senza la preoccupazione di dover rendere“doveroso omaggio” agli “ idola tribus” dell’ideolo-gia del mercato; per determinare un’occasione edun “luogo”, in cui potessero trovar ampio spazio ilragionamento critico, e l’approfondimento sul temadella “crisi globale”.

Una crisi che coinvolge ed investe l’economia mache, in realtà, parte e si origina dalla crisi etica del-la nostra società: dal divorzio, che si è sempre piùaccentuato nel corso del ‘900, tra economia e valo-ri, tra economia ed etica, tra economia e finanza.

Una scissione così profonda che oggi ci porta adusare come fatto abituale, quasi senza renderciconto dell’enorme significato e delle enormi conse-guenze culturali e materiali che questo concettoimplica, il termine di “economia reale” in contrap-posizione ad “economia finanziaria”: quasi fossescontata l’esistenza di una economia che reale nonè, non fa riferimento al lavoro dell’uomo né alle sueconcrete necessità di vita. Una economia che pre-scinde dalla realtà socio-economica, ma è, tutta-via, in grado di sconvolgerla e metterla in crisi inbase a logiche che a quella realtà sono completa-mente estranee e che hanno come parametroesclusivamente il profitto quale misura assolutadel successo come realizzazione individuale.

Questa provocazione è, senza dubbio, riuscita,conseguendo importanti risultati. I lavori - che so-no stati rispettivamente aperti e conclusi dagli in-terventi dei presidenti delle due fondazioni, Co-stalli ed Alemanno - hanno registrato la partecipa-zione di alcuni dei più importanti protagonisti del-l’attuale impegno politico e culturale per fronteg-giare la crisi.

Al convegno, infatti, hanno partecipato come re-latori, il ministro del Tesoro Tremonti e quello delWelfare Sacconi; il direttore del Centro di Ateneoper la dottrina sociale della Chiesa dell’UniversitàCattolica Botto; Kellersmann in rappresentanzadella Cdu tedesca; il presidente di Italia LavoroForlani ed il senatore Castro per i problemi piùspecifici della tutela del lavoro. L’attenzione deimass-media, sia della televisione che della carta

stampata, è stata estremamente significativa, népoteva essere altrimenti vista la centralità che rive-ste in questo particolare momento storico l’argo-mento affrontato.

Il convegno è stato indirizzato efficacementeverso il tema della connessione tra crisi dei valorie crisi dell’economia globale sia dall’introduzionedel presidente Costalli che, citando l’economistaZamagni, ha ben sottolineato come le radici dell’at-tuale crisi siano da ricercarsi nel momento in cui“la finanza si è man mano staccata dall’economiareale, assumendo un ruolo autoreferenziale e sna-turandosi”; sia dal prof. Botto dell’Università Cat-tolica che ha ampliamente analizzato le stretteconnessioni ed i collegamenti che legano le strate-gie concrete dell’economia sociale di mercato aiprincipi essenziali della Dottrina sociale dellaChiesa.

Su questa linea si sono attestati tutti i relatori.Il ministro Sacconi ha ampliamente illustrato le

strategie che si stanno predisponendo per garanti-re la sostenibilità finanziaria del Welfare anche afronte della grave recessione determinatasi: “Ciispiriamo dichiaratamente alla economia socialedi mercato che appartiene a tutta la tradizione eu-ropea” ha affermato “le ragioni del mercato si deb-bono misurare con quelle della persona, della fa-miglia, della comunità”.

Il ministro Tremonti, nel suo intervento, ha gar-batamente puntualizzato come sarebbe stato più in-cisivo inserire nel titolo del convegno il concetto di

“crisi globale” piuttosto che quello di “recessioneglobale”- in quanto la crisi attuale va ben al di làdella recessione economica e coinvolge radical-mente il rapporto tra economia ed etica - ed ha af-fermato che nel governo italiano si è “cominciato aparlare di economia sociale di mercato perché nes-suno dei vecchi attrezzi funziona più per capire lenovità del presente”. Il problema ha precisato Tre-monti “non è capire i confini tra Stato e mercato,ma tra ciò che è etico e ciò che non lo è”.

L’intervento del sindaco Alemanno ha conclusoil convegno sottolineando, efficacemente, la neces-sità di proteggere e garantire le radici dell’econo-mia nel territorio in quanto la salvaguardia del rap-porto tra il territorio stesso e l’economia è la massi-ma garanzia contro le degenerazioni finanziariedella globalizzazione.

L’economia sociale di mercato

Una risposta alla crisi globale

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A T T U A L I T A ’

Michele Giusti

L’America ha scelto Barack Obama. Sara’ lui,da fine gennaio, a guidare la più potentenazione del mondo. Per l’America non è

stata la solita campagna elettorale, con democrati-ci e repubblicani a contendersi lo scettro del pri-mato. Queste elezioni hanno cambiato gli equilibriculturali dell’America e sconvolto quelli del mon-do, perché hanno portato un nero alla Casa Bianca.Impensabile fino a pochi anni fa. Non a caso le pri-me parole del presidente eletto sono state “io sonola prova che nulla in questo Paese è impossibile”.Insomma, ritorna il sogno americano.

E dire che fin dall’inizio delle primarie si disseche il colore della pelle poteva essere un handicapper il senatore dell’Illinois, lo è diventato inveceper l’avversario McCain. Non solo i programmi e leproposte di futuro governo, non solo le visioni delmondo, ma soprattutto il colore della pelle di Ba-rack Obama ha finito per imporsi sulle decisionidegli americani che, con una storia nazionale se-

gnata da molte ombre sul fronte del razzismo, han-no deciso di cogliere l’occasione per scrivere unapagina nuova, superando stupidi tabù e inutili stec-cati. Nulla sarà più come prima per gli americani.

Beninteso, ridurre la vittoria di Obama al solofattore pelle sarebbe miope. Obama ha molte qua-lità, parla bene, si muove con l’assistenza di unostaff di prim’ordine, ha tutti i titoli per primeggia-re, sicuramente interpreta il nuovo che avanza.D’altra parte, si è trovato di fronte un avversariovecchio e stanco, un guerriero quasi a riposo, eroe

del Vietnam, certo, ma ormai superato dal tempo.Il Vietnam appartiene alla storia, ma la ferita aper-ta oggi si chiama Iraq.

Poi c’è dell’altro, Obama ha schierato internetdalla sua, ha combattuto la battaglia del voto sug-gerendo agli americani di andare verso il nuovo, dirivolgere lo sguardo al futuro, invece di ripiegarsisul passato. McCain invece è rimasto al passato,avessero votato solo gli anziani avrebbe stravinto.Ma l’America è un popolo giovane, che non hapaura del suo futuro, nemmeno se a guidarlo è unnero.

Ora, a elezioni finite, sul tappeto restano i sogni,ma soprattutto i problemi reali, cioè il mondo fi-nanziario a pezzi e l’economia sottosopra. Non èpiù il tempo degli slogan, ma delle scelte. La pri-ma, sembra essere la nazionalizzazione dei colossimondiali dell’auto ormai a un passo dalla bancarot-ta (GM, Chrisler, Ford). Una scelta in assoluta con-trotendenza con l’intera storia degli Usa. Altrescelte dovranno venire in campo monetario e delladifesa dal terrorismo, sulla crisi in Iraq e in Afgha-nistan, sul dialogo con l’Europa. L’era di Obama ècominciata.

Gli Usa scelgonoPresidente Barack Obama, un nero alla Casa Bianca

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TRAGUARDI SOCIALI NOVEMBRE - DICEMBRE 2008

E S T E R O E M I G R A Z I O N I

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Giovanni Gut

Holodomor è una parola ucraina che significa“infliggere la morte attraverso la fame” ed è il

termine usato per indicare il genocidio del popoloucraino agli inizi degli anni ‘30. Tra il 1932 e il1933 sull’Ucraina, il granaio del mondo, si abbattéuna carestia che uccise sette milioni di persone.Una carestia pianificata dal potere sovietico e uti-lizzata come mezzo per lo sterminio deliberato diun popolo: la fame come nuova arma di distruzionedi massa. Un'altra tragica storia della violenza del-le ideologie assassine e un’altra triste storia di oc-cultamento delle vicende storiche.

Le radici di questa tragedia risalgono alla piani-ficazione centralizzata dell’economia sovietica, in-trodotta da Stalin nel 1929, che aveva come cardi-ni la creazione forzata di un’industria pesante e lacollettivizzazione dell’agricoltura. Il primo luogo incui applicare i nuovi principi economici sull’agri-coltura era l’Ucraina, quell’immenso granaio che sitrova nel cuore dell’Europa.

In Ucraina era presente, sin dalle riforme di ini-zio secolo della Russia imperiale, la figura del ku-lak, contadini che erano piccoli o piccolissimi pro-prietari, identificati dall’ideologia sovietica comenemici del popolo, e contro i quali si scatenò la lot-ta di classe conosciuta come dekulakizzazione.

Agli assassinii e alla deportazione dei kulaki -da allora un termine dispregiativo utilizzato nelgergo comunista - e dei contadini, si sommaronol’attacco alla cultura e alla fede ucraine, la collet-tivizzazione delle terre, la requisizione dei generialimentari. In breve, sotto la supervisione del futu-ro ministro degli esteri Molotov, attraverso una se-rie di durissimi provvedimenti fu pianificata unaterribile carestia volta allo sterminio di un popoloche non si allineava alla nuova politica sovietica.

All’eliminazione fisica, come avviene nei regimitotalitari, si affiancò l’occultamento degli eventi, lacancellazione della memoria, per impedire che ve-nisse alla luce la vera natura dell’aberrazione co-munista. Solo nel tempo la disinformatia sovietica,anche grazie alle pubblicazioni clandestine deidissidenti (samizdat), ha ceduto il passo alla veritàstorica facendo conoscere al mondo la portata deltragico destino degli ucraini. Oggi molti Stati rico-noscono il genocidio della popolazione ucraina e ilparlamento europeo riconosce l’holomodor comecrimine contro l’umanità. Anche presso il parla-mento italiano giace dal 2004 una risoluzione per ilriconoscimento dell’olocausto del popolo ucraino,un riconoscimento che la numerosa comunitàucraina in Italia chiede come semplice gesto di ve-rità storica. Non è certo possibile lenire i dolori, ri-parare gli scempi perpetrati, ma è possibile rende-re un atto di giustizia alle vittime di tanta efferataviolenza, ricordando il loro nome, facendo diventa-re la loro sofferenza patrimonio delle nostre comu-nità. Ed è certamente possibile preservarle dall’ul-timo sfregio, lo sfregio dell’oblio.

Al popolo ucraino e a quanti sono vittime ditanta ferocia sono dedicate le commoventi parole diGiovanni Paolo II nel 70° anniversario del holodo-mor: “La doverosa memoria del passato acquista,infine, una valenza che travalica i confini di una na-zione, raggiungendo gli altri popoli, che sono stativittime di eventi ugualmente funesti e possono trar-

re conforto dalla condivisione. Sono questi i senti-menti che il 70° anniversario delle tristi vicendedell’holodomor ispira al mio animo: milioni di per-sone hanno subito una morte atroce per la nefastaefficacia di un’ideologia che, lungo tutto il XX seco-lo, ha causato sofferenze e lutti in molte parti delmondo. (...) Si trattò di un disumano disegno attua-to con fredda determinazione dai detentori del pote-re in quell’epoca (…). Come non pensare, a questoproposito, alla distruzione di tante famiglie, al dolo-re degli innumerevoli orfani, al dissesto dell’interacompagine sociale? Mentre mi sento vicino a quan-ti hanno patito per le conseguenze del triste dram-ma del 1933, desidero riaffermare la necessità di farmemoria di quei fatti, per poter ripetere insieme,ancora una volta: Mai più! La consapevolezza delleaberrazioni passate si traduce in un costante stimo-lo a costruire un avvenire più a misura dell’uomo,contrastando ogni ideologia che profani la vita, ladignità, le giuste aspirazioni della persona”.

Il Movimento Cristiano Lavoratori muove i suoiprimi passi anche in Ucraina. L’avvio della

nuova esperienza è stato sancito dalla Presiden-za Nazionale MCL, che ha deciso di costituire ungruppo MCL in Ucraina, e precisamente nellacittà di Leopoli. Coordinatrice dell’iniziativa sa-rà la giovane ucraina Eugenia Kudelych, già piùvolte incontrata dagli esponenti della presidenzaMCL, nel corso delle sue visite in Italia. EugeniaKudelych avrà compiti di coordinamento e im-pulso del gruppo MCL ucraino almeno fino allacostituzione di organismi regolari.

Nei prossimi mesi verrà organizzata la visitadi una delegazione MCL in Ucraina, da tenersientro il 2009.

Al via il Mcl in Ucraina

Il ricordo di una tragedia

La questione Ucraina

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T A C C U I N O

Direttore:Carlo Costalli

Direttore Responsabile:Vincenzo Conso

Comitato di Redazione:Antonio Di MatteoTonino InchingoliNicolò PapaGuglielmo BorriNoè GhidoniAlfonso LuzziNicola NapoletanoPiergiorgio Sciacqua

In Redazione:Fiammetta Sagliocca

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Finito di stampare: dicembre 2008

Registrazione al Tribunaledi Roma n° 243 del 3-5-1997Spedizione in abbonamento postaleD.L. 353/2003 (conv. in L.27/02/2004 n. 46 - art. 1 comma. 1)

Edito da EDIZIONI TRAGUARDI SOCIALI srl

ISSN 1970-4410

Questo periodico è associatoalla Unione StampaPeriodica Italiana

TRAGUARDI SOCIALI NOVEMBRE - DICEMBRE 2008 15

COSTALLI A SARAJEVOAL CONGRESSO DI NAPREDAKIl presidente nazionale del Movimento CristianoLavoratori, Carlo Costalli, si è recato a Sarayevoper il Congresso nazionale di Napredak: l’associa-zione culturale con la quale il MCL, da anni, haavviato rapporti di collaborazione.Nel suo saluto al Congresso Costalli ha conferma-to l’impegno del MCL per proseguire lungo la stra-da della collaborazione sui vari progetti in corso e,in particolare, per la costruzione del Centro multi-mediale sul Monte Trebevic (a 7 km. dal centro diSarajevo), dove avrà sede l’Istituto per il Dialogo -centro che sarà finanziato con i contributi del 5 permille -.Al Congresso è intervenuto il Primo Ministro dellaBosnia Brankovic, il Sindaco di Sarajevo, i rap-presentanti di tutte le etnie presenti nella Regione:croati, musulmani, serbi e un rappresentante dellacomunità ebraica.A conclusione dei lavori il Congresso ha conferma-to alla presidenza, per i prossimi quattro anni, ilprof. Franjo Topic.

FEDERALISMO FISCALEE SOLIDARIETÀ AD ASTI Federalismo fiscale e solidarietà: questi i temi alcentro di un’iniziativa organizzata dal MovimentoCristiano Lavoratori di Asti, il 15 novembre scor-so, nel salone della Camera di Commercio.Nutrita la schiera dei rappresentanti del mondopolitico ed ecclesiale che hanno accettato l’invito aconfrontarsi: oltre al Vescovo di Asti Mons. Fran-cesco Ravinale, erano presenti il Sindaco di Ales-sandria, Piercarlo Fabbio, quello di Asti, GiorgioGalvagno, i parlamentari Maria Teresa Armosino,Roberto Rosso, Sebastiano Fogliato, il vicepresi-dente del GruppoPpe On. Vito Bon-signore.Commentando iltema scelto dagliorganizzatori del-l’evento, un temaa metà strada fral’economia socia-le di mercato e ilfederalismo - ar-gomenti al centrodi due analogheiniziative del Mo-vimento a livellonazionale, chehanno preso corpofra ottobre e no-vembre - il vice-presidente nazio-nale del Mcl, An-tonio Di Matteo,ha sottolineato:“E’ incoraggiantevedere come an-che nelle sedi pe-riferiche del no-stro Movimentoquesti argomenti,che la presidenzaMCL da sempreconsidera centra-li, comincino fi-nalmente a prendere consistenza animando un di-battito serio e un confronto partecipato anche tragli amministratori locali, in prima fila nella co-struzione di politiche vicine al territorio e alla gen-te”.“E’ un buon segnale - ha concluso Di Matteo - chelascia ben sperare per il futuro”.

COSTALLI A LISBONA:“CONTRO LA CRISI INTERVENTISTRAORDINARI UE PER SALVAREIL MODELLO SOCIALE EUROPEO”Lisbona, 24 novembre 2008 - “Sono indispensabi-li interventi straordinari che debbono essere coor-dinati a livello europeo”: è quanto ha affermato ilpresidente del Movimento Cristiano Lavoratori,Carlo Costalli, intervenendo a Lisbona ad un’as-semblea di oltre cinquanta organizzazioni di lavo-ratori cristiani dei Paesi UE, presenti anche diver-si parlamentari del PPE. Costalli si è detto preoccupato per l’evolversi dellacrisi economica e per le implicazioni sulla tenutadella coesione sociale: “l’Europa politica deve con-certare uno sfondamento temporaneo dei vincoli diMaastricht per salvare il modello sociale europeo.La drammaticità della situazione richiede ancheall’Ue interventi straordinari, svincolati dalle lo-giche burocratiche dei tecnici di Bruxelles”.“E’ inoltre indispensabile che ci siano rispostechiare anche da parte del governo italiano, soprat-tutto per le famiglie - in particolare per quelle conpiù figli -, e per tutti coloro che hanno i redditi piùbassi, compresi i pensionati. Necessitano poi inter-venti su mutui, tariffe, detassazione del lavoro,nuovi ammortizzatori sociali”.“E’ inoltre necessario - ha concluso Costalli - ri-lanciare gli interventi pubblici nelle grandi opere,ma studiando al tempo stesso meccanismi che va-lorizzino sia le procedure sia l’esecuzione dei lavo-ri, superando pastoie burocratiche, veti ideologici,corruzione e malavita”.

IL MOVIMENTO CRISTIANOLAVORATORI ‘SBARCA’ IN AUSTRALIARoma, 20 novembre - Il Movimento Cristiano La-

voratori ‘sbarca’in Australia: ladecisione è statapresa dalla Pre-sidenza Naziona-le MCL - nellariunione del 19novembre scorso- che ha deciso,anche alla lucedi una serie diincontri tenuti aRoma nelle setti-mane precedenti,di avviare unapresenza delMCL in Austra-lia e, particolar-mente, nella cit-tà di Sidney.La signora Tere-sa Todaro Restifasarà la responsa-bile-coordinatri-ce di questa pri-ma esperienzaaustraliana: alei la Presidenzanazionale MCLha affidato l'in-carico di costi-tuire un gruppopromotore, verifi-cando l'opportu-

nità di aprire una sede nella lontana terra austra-liana, analizzando al tempo stesso la situazionesocio-economica della comunità italiana di Sid-ney, al fine di verificare se sussistano le condizio-ni, nei prossimi mesi, per avviare anche un'espe-rienza di Patronato Sias.

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TRAGUARDI SOCIALI NOVEMBRE - DICEMBRE 200816

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A.I.CO.L. Associazione Intersettoriale Cooperative Lavoratori

C.A.A. Centro Assistenza Agricola

C.A.F. Centro di Assistenza Fiscale

C.E.F.A. Centro Europeo di Formazione Agricola

E.F.A.L. Ente Formazione Addestramento Lavoratori

E.N.Te.L. Ente Nazionale Tempo Libero

F.P. MCL Federazione Pensionati MCL

Feder.Agri. Federazione Nazionale per lo sviluppo dell’Agricoltura

S.I.A.S. Servizio Italiano Assistenza Sociale

S.N.A.P. Sindacato Nazionale Autonomo Pensionati

U.N.Am.A. Unione Nazionale Ambiente e Agricoltura

Servizio Civile

Servizio Immigrazione

I S E R V I Z I M C L

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