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Luigi Paternostro GLI ALTI BRUZI E IL LORO LINGUAGGIO Dizionario etimologico del dialetto di Mormanno Quinta edizione riveduta e ampliata Mormanno 2014

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Luigi Paternostro

GLI ALTI BRUZI

E IL LORO LINGUAGGIO

Dizionario etimologico del dialetto di

Mormanno

Quinta edizione riveduta e ampliata

Mormanno 2014

Riproduzione vietata.

Luigi Paternostro Dizionario etimologico del dialetto di Mormanno.

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Lucentes, mea vita, nec smaragdos

Beryllos, mihi, carissime, nec nitentes

Nec percandida margarita quaero

Nec quos Thynica lima perpolivit

Anulos neque iaspios lapillos.1

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luigi.paternostro@teletu,it

Foto in copertina: Mormanno, La Costa.

1 O carissimo, mia vita, io non ho cercato per me n i lucenti smeraldi, n

gli splendidi berilli, n le candidissime perle, n gli anelli levigati dalla

tinia lima, n le pietruzze di diaspro.

Endecasillabi faleci diretti da Mecenate al suo caro amico Orazio.

mailto:luigi.paternostro@teletu,it

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A mia moglie Vittoria

Ai miei figli Ferdinando, Emilia e Maria Ai nipoti Alice, Ivan e Maristella

Ai miei ex alunni di Mormanno e Firenze

A tutti i concittadini . A quanti ho conosciuto e hanno ascoltato miei suoni

a volte incomprensibili.

Agli studiosi del fenomeno linguistico.

Un particolare ringraziamento va Allamico prof. Michele De Luca

esimio studioso ed appassionato cultore della dialettologia calabrese

per avermi incoraggiato e soprattutto aiutato a trascrivere

foneticamente il linguaggio esaminato.

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Legenda:

gr.

lat.

sp.

cat.

port.

fr.

ar .

grecit antica e bizantina

latinit antica e medievale

influenze dello spagnolo

influenze del catalano

influenze del portoghese

influenze del francese

parole di origine araba

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Presentazione. Bisogna riconoscere a Luigi Paternostro il merito daver condotto una ricerca assidua sul dialetto del suo paese natio, Mormanno. Unindagine a tutto campo, protrattasi negli anni con aggiunte e revisioni, fino alla presente edizione, la quinta! E, se vero, che la Calabria detiene il primato invidiabile della regione con un maggior numero di dizionari areali (oltre 150, comprese le ristampe), motivo per cui i linguisti, studiando i dialetti calabri, non di raro vanno, come si suol dire, in un brodo di giuggiole, pur vero che Paternostro, nellambito di questa vasta produzione, occupa un posto di tutto rilievo. Il suo Dizionario, infatti, nellambito regionale, quello che ha avuto un maggior numero di edizioni! Chi ingenuamente pensasse che redigere un dizionario in dialetto voglia dire impegnarsi alla stregua di un qualsiasi altro lavoro letterario (romanzo, raccolta di poesie, o altro) deve ricredersi, perch limpegno per una simile impresa notevole e sottopone il malcapitato ad un vero e proprio letto di procruste, come ci tramanda la tradizione greca che, parlando del bandito Damaste (o Polipemone) dice che sottoponeva i malcapitati viandanti, dopo averli stesi su un letto, allallungamento delle gambe, se troppo corti, e al taglio desse se troppo lunghi! Scrive BRUNO DE CRIA, autore di un dizionario di Vallelonga: Il dialettologo Tristano Bolelli osservava, nellintroduzione al suo Dizionario etimologico che mettersi a lavorare ad un dizionario come entrare in galra (quella di un tempo). Bisogna essere ben persuasi che non ci saranno pi domeniche, ferie estive, passatempi. Se non si lavora a tempo pieno, non si finir mai e lo storico della lingua Bruno Migliorini annotava che quelli che non vi hanno lavorato non hanno unidea della quantit straordinaria di lavoro che si nasconde in un vocabolario. Anche noi non abbiamo risparmiato tempo, pazienza e strumenti di studio, convinti che il dizionario non fosse unopera per soddisfare superficiali curiosit, ma una sorta di autobiografia indiretta di un Paese, perch un popolo senza storia e senza voce, facesse sentire il suono della sua voce e raccontasse la sua storia. Unopera che fosse anche uno strumento di lavoro utile per le scuole, un ausilio per lapprendimento dellitaliano offerto ai figli dialettofoni degli emigranti, un punto di riferimento per i glottologi [p. 19]. Pur condividendo a pieno questa considerazione, ci preme sottolineare anche un altro aspetto della questione, ovvero che chi si appresta a redigere un dizionario lo fa, generalmente, per spirito di emulazione, perch influenzato da altri che hanno condotto una simile indagine e a sua volta come spesso avvenuto condiziona altri ancora, in una specie di meritevole catena di SantAntonio! Lo stesso Gerhard Rohlfs fu oggetto di uningiustificata campagna denigratoria da parte di taluni glottologi che disconoscevano il merito di questo illustre studioso:

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Ricompare dopo oltre settatanni, con la puntualit di un orologio svizzero, lantica e inopportuna osservazione che unico merito del noto linguista tedesco, che tanto si prodig per far conoscere i nostri vernacoli, sia stato quello daver stimolato gli studi sui dialetti calabri. Attribuire a Gerhard Rohlfs questa sola circostanza come riconoscere a Cristoforo Colombo lunico merito daver varcato loceano! Quando nel 1932 il nostro glottologo, gi famoso in ambito accademico per le sue ricerche, si adoper di pubblicare procacciando editore e sostenitori il primo fascicolo, chiamato con modestia dispensa, del suo Dizionario dialettale delle Tre Calabrie, opera unica nel suo genere, la stampa internazionale laccolse con soddisfazione. Non altrettanto avvenne in Italia, dove il saggio fu, per sciatteria, accusato di non apportare alcunch di nuovo. Capostipite di questo orientamento fu Vincenzo Longo, che si prodig nel sostenere questa tesi, pubblicando, in due riprese, una lista di annotazioni e glosse al Dizionario rohlfsiano, giustificando quella compilazione con queste parole: dobbiamo (a Rohlfs) molta riconoscenza per aver promosso un rifiorire di studi sui nostri dialetti questo primo volume ci ha dato invece un semplice lavoro di compilazione in cui si limitato a fondere, insieme coi materiali che gi figuravano nei varii lessici a stampa, quelli di raccolte inedite messe a sua disposizione e pochi vocaboli raccolti da lui. Un lavoro siffatto, mentre offre ai dialettologi ben poco di nuovo, si pu dire che non risponda neppure a scopi pratici per le molte lacune e inesattezze che contiene (1937). Senonch quelle che sarebbero dovuto essere utili correzioni, apportate da Longo, si rivelano puntigliose precisazioni, ma di scarso rilievo in rapporto allingente materiale raccolto da Rohlfs, per lo pi riguardanti la fonetica (refusi tipografici, una desinenza scambiata con unaltra, una vocale chiusa, anzich aperta, ecc.): avire (Rohlfs), anzich aviri avere; ddici, anzich dddici dodici; coddarozzu, anzich caddarozzu paiuolo, ecc., di cui Rohlfs tenne conto nelledizione successiva. Inesattezze, peraltro, dovute spesso alla pronunzia variabile di molti informatori [Gerhard Rohlfs spartiacque nella dialettologia calabrese, in: La Radice, Badolato, Associazione culturale La Radice, A. XVIII, n. 1 (30 aprile 2012), p. 6]. Certamente, nel redigere un vocabolario areale, linteresse e la predisposizione fanno il resto, ma ci piace pensare che lincontro con Rohlfs, avvenuto nel 1975, possa, in un certo qual modo, aver condizionato le scelte future di Paternostro, altrimenti troveremmo difficolt a spiegare al benevolo lettore un impegno cos assiduo e tanta lena, mostrata dal Nostro, verso il dialetto di Mormanno! Michele De Luca

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DOVE CI TROVIAMO2.

Siamo allestremo nord della Calabria.

In tempi arcaici la regione ebbe pochi abitanti tutti

dislocati lungo le coste o nelle loro prossime vicinanze3.

I ritrovamenti pi antichi sono resti delle industrie

dellhomo sapiens ascrivibili al paleolitico superiore, al

2 Brevissima ed incompleta carrellata storica 3 Vedi gli insediamenti nelle varie grotte: del Romito e della Manca a Papasidero, della Madonna a Praia a Mare, di Torre Talao a Scalea, di S. Angelo a Cassano

Ionio e altre.

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neolitico medio, alleneolitico, alla cultura protoap-

penninica ed appennica della media et del bronzo.

Le prime autoctone manifestazioni umane vanno

riferite allhomo fluvialicolus del paleolitico inferiore

come rivelano le amigdale4 di contrada Rosaneto di

Tortora tutte riportabili alla facies acheuleana.

Il primo geografo dellantichit, Ecateo di Mileto,

vissuto nel VI sec. a.C., ci parla di vari popoli: i

Morgeti collocati, come ci ricorder dopo lo storico

Antioco, nella zona di Reggio (vedi oggi S. Giorgio

Morgeto), i Coni, gli Enotri dei quali enumera ben

nove citt, tutte ignote, tranne Cossa, i Vituli, i

Lucani e i Bruzi, sistemati al nord, gli Osci e gli

Ausoni della vicina Campania 5.

Solo nel secolo VIII a.C. la Calabria entra

definitivamente nella storia a seguito della

colonizzazione greca da parte dei Dori.

Prima sinsediarono nella Calabria meridionale,

poi, risalendo le valli, colonizzarono anche i distretti

montani.

Sullo Jonio sorse Sibari, centro di potere e di

cultura. I Sibariti sfondando lo sbarramento

rappresentato dalla cordigliera bruzia e risalendo il

fiume che portava il loro nome, Sibaris, attuale

Coscile, incontrarono il Lao, seguendo il quale

4 Selci paleolitiche forgiate a mandorla (dal gr.amiugdale). 5 Del linguaggio di tali popoli resta qualche relitto onomastico. La documentazione archeologica si riduce a pochi sepolcri con tomba a fossa che richiama la civilt del

ferro.

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simbatterono in tante piccole etnie che andarono

presidiando.

Tale fiume segnava il confine settentrionale

dellItalia arcaica. Alla sua foce incontrarono o

fondarono Laos6 . Incamminandosi poi verso il nord,

raggiunsero il Silaros (Sele) e fondarono, sul mare,

Posidonia, in onore di Nettuno.

A sud crearono altri due scali: Scidro, nella zona di

Belvedere e Clampetia, in quella di Amantea.

Dalle varie gemmazioni e assoggettamenti ebbero

vita le citt di Pandosia, nella zona di Rogliano,

Crimisia, Cir, Petelia, oggi Strongoli, Kroton,

Crotone, Thurioi, Turio, Temesa o Tempsa, Nocera

Tirinese, Skjlletion, Squillace, Hipponion, Vibo

Valentia, Kaulonia, Monasterace Marina, Lokroj,

Locri, su un antico sito preellenico, Metauros, Gioia

Tauro.

Verso la fine del IV secolo a. C. questa civilt che fu

la pi luminosa della storia calabra decadde per

linvasione di popolazioni italiche formate maggior-

mente dai Bruzi o Brettii, affini ai Lucani, che

esaurita la foga del brigantaggio e del saccheggio (vedi

Diodoro Siculo) finirono per crearsi un piccolo stato

fondando centri urbani come Argentanum, S. Marco

Argentano, Besidiae, Bisignano, Consentia, Cosenza

6 A circa 8 km a sud di Scalea e a 3 km dalla costa, tra i fiumi Lao e Abatemarco, e' stato identificato il sito dove sorgeva l'antica Laos. Trattasi della localit San

Bartolo di Marcellina, frazione di S. Maria del Cedro. Vedi in Archivio Storico per

la Calabria e la Lucania, A. LXXIV (2007) di Biagio Moliterni: LAOS: fiume e

citt nella Geografia di Strabone.

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che ne divenne la capitale. La loro aspirazione fu il

completo controllo della regione.

Lucani inter se discordant, a propriis filiis,

servisque exulibus vincuntur, qui Terinam,

Arponium, Thurium occupant, quare ipsi etiam

Brutii dicti sunt (Plinio, Storie, Libro III).

Lungo fu il guerreggiare. Crotone fu assediata nel

320 e Thurio nel 288 a. C. Questi avvenimenti

richiamarono i Romani. I Bruzi chiesero allora aiuto a

Pirro, ma furono sconfitti, 275 a.C.

Met della Sila fu adibita dai vincitori a demanio

pubblico.

Per diversi anni morsero il freno. Per vendicarsi di

Roma si allearono con Annibale. Furono ancora vinti e

umiliati.

Subirono poi una massiccia azione latinizzante, pi

mirata e rapida nei loro insediamenti che nel resto

della Regione.

Riapparvero poi, insieme ad avanzi di Greci e torme

di schiavi per dare appoggio a Catilina, 63 a.C., ma

non si risollevarono. Nella ripartizione augustea, il

Brutium fu incluso nella III Regio.

Larea dei paesi considerati in questo studio si

estende in parte da Sibari a Cerilli, Cirella, passando

poi per Blanda Julia, Tortora, e Nerulum, Rotonda7 .

Il territorio racchiude anche Laino. Nella riforma

dioclezianea, 297 d.C., lager brutium fu aggregato

alla Lucania e costitu la IX provincia.

7 Il fiume Lao ad occidente il Crati ad oriente e il confine con la Lucania segnarono per gli antichi il Bruzio, che oggi forma la parte estrema della moderna Calabria.

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Alla fine del VI secolo d.C. Lucania e Bruzio erano

ancora la decima delle quindici diocesi dellImpero.

Agli inizi del Medio Evo, dopo i Visigoti, Ostrogoti e

Goti, la Calabria fu invasa dai Bizantini. Per loro

merito rifiorirono attivit umane caratterizzate da

scambi commerciali e da nuove culture (gelso e baco da

seta).

Intorno al secolo VIII il conflitto tra la chiesa di

Bisanzio e quella di Roma contribu allalleggerimento

della dipendenza delle diocesi calabre dal Papato e di

conseguenza vi fu un dilagare dei riti orientali.

Poich nella parte meridionale della Regione alcune

popolazioni avevano ancora conservato l'originale

lingua coloniale greca, richiamati da questa realt, qui

giunsero folte schiere di monaci basiliani che col

tempo non rimasero solo nellarea ove si conosceva

lidioma greco (zona ionica, vedi Patirion di Rossano)

ma si spinsero anche allinterno del Bruzio ove

crearono gruppi monastici interessanti (Mercurion,

valle del Lao). Nei dintorni di Mormanno fu fiorente

un monastero ad Avena. Qui visse lungamente S.

Leoluca da Corleone insieme al suo igumeno

Cristoforo, dopo un periodo trascorso in algore

montium miromanorum8.

Molti furono i cenobi, le laure e gli eremi.

Proprio in questo periodo di grande ritorno

allellenismo, si perde il nome di Terra dei Bruzi o di

Brutium e si comincia a parlare di Calabria. 8 Tra il freddo dei monti di Mormanno.

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Siamo giunti al secolo VIII. La pressione longobarda

si fa sentire.

Avanzando da Salerno attraverso la valle del Lao e

la vecchia Popilia i nuovi arrivati, schivando il Pollino,

raggiunsero Cosenza che divenne, fino al IX secolo,

sede di un loro attivo gastaldato9 .

Verso la met dello stesso 800, ai Bizantini e

Longobardi si sovrapposero gli Arabi.

Questi rimasero pi a sud dellarea pedemontana

del Pollino.

I Bizantini, con uno sforzo notevole, riuscirono, fine

del IX secolo, a cacciarli da Amantea, loro fortezza, e

respinsero contemporaneamente a nord del Crati i

Longobardi, 885-887.

La Calabria ridivenne un loro thema (provincia) che

fu efficiente per tutto il X secolo.

Ma i paesi posti tra il Lao e il Crati non furono difesi

dai Bizantini.

La discesa dei Normanni avvenuta tra il 1048 e il

1060 pose fine alla egemonia di Bisanzio.

Dopo un lungo periodo di baronaggio e di guelfismo

(1250-1450) caratterizzato da lunghe guerre interne e

dal dilagare della povert, assistiamo ad una serie di

sforzi aragonesi (1450-1550) che sfociano alla fine nella

pi fosca dominazione spagnola. Troviamo nobili

indebitati e plebe oppressa.

Lesasperazione contadina diventa moto sociale che

si risolve nel brigantaggio.

9 Probabilmente questo il periodo della nascita di Mormanno.

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La restaurazione borbonica fece sperare in una vaga

nascita di una borghesia rurale.

La conquista natoleonica alla fine vide poi il

formarsi di due nuove classi: i galantuomini e i

contadini.

Tra queste realt apparve timidamente qualche

industria sostenuta da un artigianato autoctono,

chiuso e rudimentale, che entr subito in crisi dopo

lunificazione nazionale.

Una nuova storia (se vogliamo poco diversa) inizi

solo a met agosto del 1860 quando Giuseppe

Garibaldi sbarc a Melito.

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PERCH OCCUPARSI DI UN DIZIONARIO DIALETTALE ETIMOLOGICO

Scrivere e parlare di dialetto vuol

dire imbattersi inevitabilmente in Gerhard Rohlfs10. Lo conobbi nel

gennaio del 1975 a Laino Borgo allora

mia sede di servizio. Il 22 febbraio dello stesso anno

Lo rividi a Mormanno nei locali del Circolo Cittadino. Al termine di un lungo e

piacevole e per me istruttivo

10 Con la morte di G. Rohlfs lItalia ha perduto un grande studioso della sua lingua oltre che un caro amico del nostro Paese. Venuto in Italia nel 1921 (aveva 29 anni)

con alle spalle un grosso bagaglio scientifico e culturale, si diresse in Calabria e

poi nel Salento ponendosi la questione delle parlate dialettali, in quegli anni pi

usate che oggi, che volle far derivare allantica Grecia e dalle sue colonie. Questa

sua ipotesi non fu accettata da molti studiosi italiani che attribuivano la grecit a

poche isole linguistiche dellItalia meridionale e soprattutto alla colonizzazione

bizantina. (Vedi Carlo Battisti autore fra laltro di un Dizionario Etimologico

Italiano Firenze 1950-57, e O. Parangeli). Tuttavia lattivit dello studioso fu tale

che nessuno, credo, pu fare a meno della sua opera paragonabile a quella di altri

autorevoli etimologi quali, solo per citare i pi rappresentativi, Friedrich

Christian Diez, creatore della filologia romanza, (1794-1876) o Wilhem Meyer-

Lubke (1861-1936). Nellottobre del 1974 una giuria designata dal Prof.

Alessandro Faedo allora Rettore dellUniversit di Pisa assegn al Prof. G. Rohlfs

il Premio Forte dei Marmi anno III per la sezione Storia della Lingua Italiana. Il

14 luglio del 2002, in occasione dei 110 anni dalla nascita del grande linguista

(Berlin Lichterfelde, 1892 Hirschau,1986), il Comune di Badolato, con una

solenne e suggestiva cerimonia cui ha partecip la figlia Ellen, intitol allo

studioso la piazza antistante le scuole elementari. In Calabria G. Rohlfs

cittadino onorario di Bova (1966), Candidoni (1979), Tropea e Cosenza (1981).

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colloquio, mi regal, con memori ricordi, una sua pubblicazione11. Il dono era molto interessante e stimolante ma gli

impegni mi soffocavano.

Appena libero, ritornato alla vita interrotta, ai volti, ai vincoli sociali, ho cominciato la ricerca lessicale per testimoniare lesistenza di un

patrimonio di civilt espresso da una realt ove le parole sono pensieri e sentimenti che hanno fatto e

fanno tuttora muovere persone vive. Strada facendo incontravo il Tedesco, nome con

cui ancor oggi qualcuno ricorda il Professore,

maestoso, incombente, posto ad unaltitudine tale che ti stordisce, tanto somma. Ipsa enim altitudo attonat summa, diceva Mecenate. Conosceva tutte le parole. Erano quelle stesse che noi Gli avevamo suggerito

e per le quali ci aveva ricordato e ringraziato12 . Guidato da tanto Virgilio ho ripercorso con

estrema attenzione i sentieri pi impervi, riuscendo ad attaccarmi a radici solide e sicure frugando anche nel mio vissuto da cui sono riaffiorate gioie

11 Dizionario Dialettale delle Tre Calabrie, Hoepli, Milamo, 1939. 12 Tutti corregionali aiutarono il prof. Rohlfs. Ad essi Egli dedic il seguente pensiero riportato sul frontespizio del Nuovo Dizionario Dialettale delle Tre

Calabrie A Voi / fieri Calabresi / che accoglieste ospitali me straniero / nelle

ricerche e indagini / infaticabilmente cooperando / alla raccolta di questi

materiali / dedico questo libro / che include nelle pagine / il tesoro di vita del

vostro nobile linguaggio. Negli ultimi anni del suo peregrinare in Calabria si

faceva accompagnare da una gentile Signora, sua figlia Ellen, che lo aiutava nella

revisione e ricatalogazione dei termini e nella ricerca e registrazione di nuovi

lemmi.

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ed emozioni che, mi auguro, provi anche lattento e benevolo lettore.

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Il linguaggio esaminato quello usato fino agli anni cinquanta del XX secolo.

Oggi alcune espressioni sono note solo ai vecchi, a gente nata tra gli anni 20 e 40 del secolo scorso. Dalla lettura del presente Dizionario traspare un

mondo in cui predomina la sofferenza, la miseria e la rassegnazione ad un destino che sembra abbia

segnato per sempre limiti e confini dellesistenza. E lo stesso destino della plebe romana, del

vassallaggio medievale, delle tirannie borboniche ed

infine delle trascuratezze dello Stato incapace di risolvere la questione meridionale. Sarebbe certamente segno destrema miseria,

daccentuato sottosviluppo e di doloroso isolamento pensare, oggi, alluso esclusivo del dialetto.

Per credo che anche la mania di massificazione collettiva realizzata attraverso un linguaggio molte

volte completamente estraneo al cuore e alla mente, pure segno di grave degenerazione. Entrambi sono mali che portano allappiattimento

e alla perdita irrecuperabile dei valori. Le due esigenze, quella del possesso della lingua

ufficiale comune e quella della conoscenza e del

rispetto dellindividualit locale, devono trovare unequilibrata compenetrazione affinch si realizzi

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laspirazione ad essere, prima, tutti uguali e poi, in virt di ci, tutti liberi13 .

E questo lo spirito che anima questo lavoro. Il linguaggio, lo annoto timidamente, si colloca su

di un'originaria lingua di probabile derivazione osco-lucana14 o, quantomeno, brettio-lucana, su cui si sono poi innestate la grecit antica, la

latinit15 e, in seguito, il bizantinismo a lungo conservato nella zona per il perdurare del fenomeno

mercuriense16. In questo crogiolo si sono poi mescolati

spagnolismi e francesismi, effetto di una marcata

e continua dipendenza napoletana, e quellitaliano meridionale mediato e dal volgare e, da ultimo, dalla lingua ufficiale17.

13 E solo la lingua che fa uguali. Uguale chi sa esprimersi e intendere lespressione altrui (Don Lorenzo Milani, Lettera ad una Professoressa, Firenze,

LEF, 1976). 14 Sesto Pompeo Festo, glossografo del II secolo in De verborum significatu, a proposito dei Bruzii scriveva: bilingues Brutantes Ennius dixit, quod Brutii

et Osco et Graece loqui soliti sunt (gi Ennio consider i Bruzi un popolo

bilingue poich parlavano solitamente losco che il greco). 15 I vincitori del mondo, bramosi dimperare alle genti, non solo, ma anco di sottoporle alle fogge, alle voci, alle condizioni di Roma, imposero alle calabre genti

non solo il giogo, ma lobbligo di parlare la loro lingua, ordinando che solo con il

latino si rendesse ragione ai vinti, si pubblicassero le risposte dei principi, gli

editti dei proconsoli e dei pretori. S. Maffei, Storia Letteraria Libro I. 16 B. Cappelli, Medioevo Bizantino nel mezzogiorno dItalia., Castrovillari, Ed. Il

Coscile1993. 17 Ma la classica lingua dei Quiriti, non potendosi alle calabre genti comunicare col dialetto proprio, cominci, di tempo in tempo a corrompersi prima nella

pronuncia e poscia nelle voci. Corruzione che saccrebbe allorquando lItalia, non

che le Calabrie, furono preda dellinvasione di popoli di diverso sermone, dei

normanni, degli svevi, dei longobardi ed altri barbari che vi scesero per mietere le

umane generazioni come le biade nei campi e dare tutto a ruba, e a fuoco le terre,

le citt, i templi, le castella. In mezzo di tanti popoli di vario linguaggio e di vari

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Va altres ricordato che Mormanno inserito nella zona Lausberg che presenta una marcata

ibridazione linguistica tipica delle aree di confine, che sono, come si sa, molto permeabili18.

Questo dizionario dialettale etimologico ha la presunzione di recuperare tale linguaggio e, suo tramite, anche quegli aspetti socio-economico-

culturali che sono stati, per secoli, alla base della convivenza e della sopravvivenza della comunit

esaminata.

costumi concentrati nellItalia ed in parte nelle nostre Calabrie chi non avesse

antiveduto una universale metamorfosi del sermone greco e latino che risuonava

sul labbro dei nostri padri? Vivendo in comune tal mischianza di popoli, per

addimostrarsi alternativamente la comune bisogna, gli estranei popoli sforzandosi

a cinguettare il calabro idioma, lo sozzarono con mille barbare voci. I nostri avi in

pari tempo, avendo a bisogno accomunare il linguaggio di loro con quello di coloro

dai quali erano signoreggiati, allora ogni parola alternandosi e diversi modi e

cadenze prendendo, in progresso di tempo s il nostro sermone che quello degli

stranieri, venne a tralignare in un terzo linguaggio non somigliante n alluno n

allaltro: il linguaggio che ancora risuona tra noi mescolato di voci sicule, greche,

spagnole, franche; s vario di voci, di cadenze, di pronuncia, di dialetto, in modo

che, chi udirebbe favellare varie genti di diverse calabre terre, durerebbe fatica

crederle genti che vivono sotto un medesimo governo, moderati dalle stesse leggi.

Vedi Della Magna Grecia e delle Tre Calabrie di Nicola Leoni, cap.37, 338. 18 La zona, che geograficamente si estende dalla Lucania meridionale al nord della Calabria fu studiata per la prima volta nel 1939 da H.Lausberg, il quale avvert le

diversit linguistiche presenti al suo interno. Con il passare degli anni altri

dialettologi hanno intrapreso lunghi studi su questa area.

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Cappella di San Michele. Scena di caccia. Affresco

LuPa

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A

a cc cchi (ad quoad ) = fintantoch, fino a che; a cc cchi vnisi fino a che vieni. a ppcchi a ppcchi (rumeno pic goccia, oppure da una base espressiva pikk che significa poco) = poco a poco. abbac,-tu (gr. ) = passare il tempo, trastullarsi. abbacc,-tu (lat. ad vacare) = mettersi daccordo al fine di truffare. abbad,-tu (lat. batare) = aver cura, custodire. abballatru (lat. bellatorium) = corridoio scoperto o coperto costruito in aggetto dal muro di sostegno per uso di disimpegno o di comunicazione. abbllu (gr. ) = ballo. I balli pi noti a Mormanno erano la polca, la tarantella, la mazurca, il valzer, la quadriglia (sp. cuadrilla). Venivano diretti da un maestro di ballo, regista e coreografo u mabbllu: Un ballo tradizionale: una tarantella paesana. Abblla abballa zz Pppi Jramu si e mm smu stti E ssi non abbllasi bbnu No tti dngu u mustazzlu! Balla. Balla, zio Peppe, eravamo sei ed ora siam sette Se non balli bene Non ti dar il mostacciolo!

A Zio Peppe, nome comunissimo, si pu associare chiunque. Il mustazzlu

mormannese, il nome di un dolce natalizio fatto di farina e miele avente la forma di un baffo, fr. mustache pi che da mosto e mostacea. Zio Peppe si era presentato senza invito ad un ballo familiare ed era stato accolto con lesortazione a ben comportarsi prima di ricevere il guiderdone ambito rappresentato dal mielato dessert. Il proverbio si applica anche a chi, propostosi come capace di risolvere

situazioni, dovr in ogni modo districare le matasse e dimostrare con i fatti le dichiarate abilit e competenze abbamb,-tu (lat. vampa) = accendersi in modo rapido, infiammarsi. abbannun,-tu (lat.bandum) = desistere abbandonare, lasciarsi andare. abbarruc,-tu (ebr. barukh-habba) = far le cose in modo abborracciato; essere stordito, frastornato. abbasci,-tu (sp. bajar) = abbassare. abbsciu (sp.abajo, fr. en bas) = gi, sotto. abbsta ca (lat.ab extra) = purch. abbast,-tu (gr. ) bastare. abbauz,-tu (lat. balteare) = levare dalla vite o da altre piante i getti provenienti dalla parte non innestata del fusto o quelli privi di frutto nati sui tralci. abbavazz,-tu (forse dal lat. baba) = arruffare, far le cose in modo impreciso. abbinnti (lat. ad venientem) = veniente. abbint,-tu (lat. adventare) = riprendere fiato, riposarsi. abbis,-tu (fr. aviser) = accorgersi, notareavvertire ren-dersi conto. Scoprire e re-gistrare una situazione dalla quale poter trarne vantaggio. abbiss,-tu (lat. abyssus) = sprofondare. abbitu (lat. habitus) = sacchetto di stoffa che custodisce reliquie o sacre immagini portato al collo in segno di devozione; abitino. abbittim,-tu (lat. victima) = percuotere da far male: Giunto fino a noi dopo aver oltrepassato secoli di storia del costume, labitu, deriv dallantica bulla, un globetto aureo che i giovanetti patrizi o liberi romani portavano appeso al

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collo fino al 17 anno quando lo deponevano insieme alla toga praetexta ed indossavano quella virile. Tale borchia conteneva alcuni oggetti come il fascinum, un amuleto fallico che riproduceva i genitali, il sucinum, ambra vegetale, i surculi, piccoli ramoscelli del corallo, gli oscilla, piccoli dischi a rilievo su cui erano incisi volti, (da os, oris), ed altri pezzi di varie forme da essi ritenuti possessori di una forza impersonale detta mana capace di proiettarsi su cose e persone per combatterle o attirarle. Tutto questo materiale venne sostituito fin dal medioevo con reliquie dei santi o presunte tali come piccoli pezzetti di sai monacali e successivamente da figure di santini di cui si era particolarmente devoti. Rest appeso al collo anche degli adulti e fu oggetto di particolari riti devozionali e soprattutto di baci seguiti da preghiere tendenti ad ottenere miracoli o particolari favori. abbittun,-tu (fr. boton) = abbottonare. abbivir,-tu (lat. bibere) = abbeverare. abbivsci,-scitu (lat. ad vivere) = rinascere. abblitt,-tu (lat. ablego) = agire in fretta e fare cose prive di connessione e di rigore logico. abbgghja (lat. volo, o dallit. voglio) = parecchio, molto, a volont. abbragtu (gr. ) = afono. abbram,-tu (provenzale bramar) = desiderare. abbrancic,-tu (lat. brachi-um) = raccogliere quanto pi possibile. abbrucul,-tu (cat. abroque-rar) = stare intorno facendo ressa. abbrugn,-tu (fr. embronc) = imbronciarsi. abbrucultu (lat. bruscum) = secco, evaporato: abbruculte sono le foglie per il troppo calore o per il gelo come pure le labbra per il freddo o la febbre. abbucc,-tu (cat. abocar) = 1. aggiungere, riempire fino allorlo (se trattasi di vasi). abbuff,-tu (lat. bufo,onis) = ingozzarsi, rimpinzarsi, man-giare avidamente. abbufun,-tu (lat. bufo, onis) = 1. gonfiarsi come un rospo; 2. essere edematoso per malattia.

abbul,-tu (lat. ad volare, gr. ) = agitarsi, affaccendarsi, essere in uno stato di continua apprensione. abbummul,-tu (gr.) = esser gonfio per disfunzioni organiche o diventarvi per colpi ricevuti. abbun,-tu (lat. ad bonus) = metter lacqua nei tini in modo da far gonfiare le doghe bagnando il legname provo- candone gonfiezza. abbunnnzia (lat. abundantia) = agiatezza, abbondanza. abburrtu (lat. abhorrere) = scocciato. abbuca,-tu (sp. buscar) = cercare, buscare, trovare. abbcu = utile, profitto. Va tabbca pani = vai a lavorare abbutt,-tu (lat. botta rospo; anche dal lat. ad buttem) = pieno come una botte) abbottarsi, rimpinzarsi, mangiare a crepapelle, saziarsi. Vedi pure il proverbio: U szziu no credi a llu dijnu. Chi gode ed in buono stato non pensa alle miserie di chi stenta. abbuttatna = gonfiezza cau-sata dal troppo mangiare. accalivacc,-tu = cavalcare accalivaccni (fr. achevan-chions) = a cavalcioni. accamp,-tu (lat. ad campus) = raccogliere ed ordinare. accann,-tu (sp. acanar) = accatastare, misurare. accap,-tu (lat. ad caput) = accordarsi, intendersi. accapp,-atu (turco kapac mantello) = coprirsi con un mantello a ruota detto cppa. accappi,-tu (lat. ad capere contenere) = colmare. Dicesi di piatti abbondanti o di tutto ci che si colma avendo la forma di cappello o di cupola. accarizz,-tu = carezzare: Quannu u diavulu taccarizza vo lnima Quando il diavolo ti accarezza, vuole lanima. accas,-tu = sposarsi.

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accasini = occasione. accatarrtu (gr. ) chi produce catarri; raffreddato. accatt,-tu (lat. ad captare, gr. ) = compra-re. accattatru = compratore. accttu = acquisto. accavagghjun,-tu (sp. aga-villar) = abbicare. acchjan,-tu (lat. ad planum letteralmente allontanarsi dal piano) = salire, ascendere. acchjanta = salita rapida e faticosa, scalata: Acchjna acchjna fra Giuvanni Vi ca n clu ti v Ggis. Prima acchjna a cscia mgna e ppo acchjanatnni tu. Sali sali, Frate Giovanni, sali che in cielo ti vuole Ges. Prima porta la cassa preziosa e poi ascendi pure tu La strofetta riportata si riferisce ad un racconto ove si narra che in casa di una bella signora il suo drudo per evitare di farsi scoprire dal marito si travestiva da frate. Un giorno per stava per essere sorpreso quando intervenne la fedifraga esortandolo a sparire indicandogli come strada la cappa del camino e consi-gliandogli di portar via anche una cassa di preziosi. La sola frase acchjna acchjna fa pensare ad uno sforzo non indifferente per affrontare una salita aspra e ripida. Acchjna acchjna! si dice pure quando si affronta la vita e i suoi casi, specialmente quelle situazioni difficili che mettono a dura prova azioni, comportamenti forze fisiche e morali, in definitiva tutto lessere. acchjpp,-tu (sp. atipar) = ingordarsi, mangiare a cre-papelle, saziarsi. ccia (lat. apium) = sedano: Lccia ed altri ortaggi ben si accompagnano al vino. Quando si frequentavano le cantine, dette cappe a m di luoghi sacri, i bevitori, accompagnavano la serie delle libagioni, recitando come una preghiera, la filastrocca che segue: Dssi lccia: chi bbllu vinu chi scciu! Risposi lu fincchju: j pra mi cc(i)acccchju! Dssi lu rafanu: ci sngu pra jju, fraticu... E ddssi a pastinca: add j cummri cannta? Il disse, disse dava alla cantilena quella solennit (ipse dixit!) che faceva regola, e giustificava le varie alzate di gomito. accialrdu (lat. aciarium punta o filo tagliente + lardo) = tagliere. accialni (pat. arx roccia) = persona robusta, ben piantata.

acciapptu (chapa) = 1. ripiegato 2. costipato 3. pieno di malanni. accdi,-su (lat. occidere) = uccidere acci gmu, acci mu (ecce homo) = 1. malandato, pove-ro 2. chi patisce soprusi d'ogni genere senza reagire. accinic,-tu (gr. lett. cane) = concentrarsi in qualcosa; perseguire un fine, come fa il cane che segue la pista senza distrarsi. accinictu = concentrato, attento. accit,-tu (port. chitao) = zittire, calmare. cciulu (lat. acilus) = uccello di rapina; sparviero (nome scient. accipiter nitus : Parti inferiori barrate di rossiccio; coda lunga, vagante. Nei libri di lettura dello scorso secolo, tra i tanti racconti moraleggianti e, sdolcinati di deamicisiana memoria, ricordo, non interamente perch riferitomi dal nonno, un dialogo tra un agnello ed un uccellino, che si lamentavano dei pericoli del mondo. Cos luccellino concludeva il suo dire: tu che agnello sei, sai quanto il lupo fiero, se fossi augel sapresti che cosa lo sparviero! accgghj (lat. colligere) = 1. infettarsi 2. raccogliere. accor,-tu (lat. ad cor, lett. presso il cuore) = sentirsi venir meno come se si fosse colpiti al cuore. Accorare in Toscana trafiggere il cuore. Il verbo antico e fu usato anche da Dante che scriveva accuora. acctu = infettato. acctu acctu = messo insieme, messo nello stesso posto, nello stesso recipiente; racchiuso in se stesso. accracantu = (gr. ) = che non ha pi forza, estenuato, debole, fiacco. accranc,-tu (lat. cancrum) = 1. indurirsi, rattrappirsi 2 essere assiderato 3. essere indolenzito per aver mantenuto a lungo una stessa posizione. ccua (lat. aqua) = acqua: Accua e mrti, areri a prta. Acqua e morte dietro la porta. Nel proverbio lacqua assimilata alla morte che arriva allimprovviso e spazza tutto via.

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Un altro detto. Tre qui a mrzu, di ad aprli e gna a maju, si li. Nqua u msi i gignu po ruin mnu mnnu Tre giornate piovose a marzo, due ad aprile e una a maggio, se viene. Se piove a giugno pu andare tutto in rovina. accunnu accunnu = dal momento che. accuru (lat. aquarium) = canale. accuasantra = acquasanti-era. accuatna = brina. accucchj-tu (lat. ad copu-lare) = 1. sposarsi, unirsi a q. 2. accoppiarsi 3. accumulare: Acccchjati cu lu mgghju di ta e fli i spsi. Unisciti con chi migliore di te anche a costo di fargli le spese. Il proverbio si pu anche tradurre: non importa se ci rimetti ma sappi che trarrai vantaggio da chi pi saggio. Du li fa e Du l'acccchia: Iddio li crea e Iddio li unisce. Ogni simile ama il suo simile. accu,-tu (lat ad collum) = addebitarsi, farsi carico, attri-buirsi. accudi-tu (lat.ad caudam lett. achiappare per la coda) = inseguire. accufuntu (lat.ad fundus) = lett. che ha raggiunto il fondo quindi rannicchiato, curvato, accasciato, invecchiato accntu (lat. accognitus, non noto, sconosciuto) = 1. avven-tore, cliente 2. fatto o imprevisto del quale bisogna subito liberarsi. Spicci laccntu liberarsi da una situazione disagevole accurm,-tu = colmare. accurt,-tu (sp. acortar) = raccorciare. accurtatru = scorciatoia. accussnti,-tu (lat. cum sen-tio) = assentire, approvare. accustumbrtu (sp. acostum-brado) = abituato, avvezzo, educato, addestrato. accuzz,-tu = accordarsi. cina (lat. acinus) = uva in genere; grappolo. cina spna = uva spina: Qui alcune variet di uve un tempo coltivate a Mormanno: cuagghjna, uva nera dal chicco turgido e rotondo; lunguvrdu, uva bianca dai chicchi

oblunghi e color doro; sangina, uva rossiccia e simile alla fragola; ducicu, uva bianca dai chicchi piccoli e dorati; ngria, uva nera dai chicchi grossi e consistenti, addurca (cfr). cu (lat. acus) = ago Cu t puntu? Lacu! Vati trova cu i statu. In una cerchia di persone consorziate ad azioni riprovevoli, difficile individuare colui che ne ha commessa una perch protetto dalla omert altrui. acuss (lat. sic) = cos. a ddu = dove: A dd pnni, cchj rnni. Dove pende, pi rende Se una pianta carica pende verso il terreno questa sua posizione facilita la raccolta dei frutti; il sentimento delluomo rivolto verso la sua famiglia, accresce i benefici dellamore; la stima e la comprensione facilitano lamicizia ecc. a ddu va? = dove va?: A ddu va la ma sputzza C n bllu matarzzu Cu li crci e cu li vrzzi La Madnna mi pgghja mbrzza Dove va la mia saliva C un bel materasso Con le croci e con le braccia La Madonna mi abbraccia La sequenza era cantata dai bimbi nel momento in cui si accingevano a saltare da un muretto, da uno scalino o altro, per scongiurare le conseguenze della caduta. Individuata larea in cui sarebbero presumibilmente finiti, vi indirizzavano uno sputo che per divina virt si trasformava in un bel materasso dove si trovava la Madonna con le braccia allargate che li avrebbe cos protetti. adacci,-tu (lat. ad aciarium lett. portare sotto lacciaio) = spezzettare, lardellare. adaccialrdu = coltello per lardellare. adaccu,-tu (lat. adaquo) = irrigare. adanz,-tu (lat. ad antas) = affacciarsi. adarm,-tu (lat. armare) = preparare. adarttu = istruito nelle arti; ammaestrato. adimp,-tu (lat. adimplere) = adempiere, eseguire con cura. adimpscu = adempio. aducchj (lat.ad oculare) = guardare, oppure dare il malocchio, stregare adugghj,-tu (lat. oleum dare) = oleare.

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aduv,-tu (port. ovar) = fare le uova. adumuli,-tu = ammorbidire (anche con liquidi); da humilis, a sua volta da humus, terra che sta gi, in basso, sotto. Dmulu, o mulu si-gnifica morbido, maneg-gevole, duttile, docile. addimssu (lat. admissus) = mal messo, avvilito, abbas-sato. addirizz,-tu = 1. raddrizzare 2. ordinare e pulire a fondo e zelo. addirrci,-ttu (fr. en deronte) = andare in rotta, in rovina, immiserire, intristire, fallire aum,-tu (ant. ital. reg. allumare) = accendere, dar fuoco. addu?, a ddu? (lat.unde) = dove, addu vai? = dove vai? addubb, -tu (fr. adober) = adornare, abbellire. addobbi,-tu = (lat. ad opi-um) anestetizzare. adduc,-tu = raddolcire, miti-gare, calmare. zuccherare addun,-tu (sp. adonarse) = accorgersi, rendersi conto, avvedersi addnga (lat.de unquam) = dovunque. addur,-tu (lat audorare) = odorare addurca = frutto delle viti dorache portate da Damasco dai frati francescani calabresi di ritorno dalla terra santa. Il vocabolo potrebbe pure derivare da dorato per indicare il particolare colore che il frutto, noto anche come zibibbo, assume a maturazione completa. addurnu = emanazione pun- gente e sgradevole di escrementi oppure di sudore o di orina. addru (lat. odor) = odore. affalupp,-tu cfr. falppa = mangiare con avidit. affscinu (sp. fascinar) = malia, laffatturare: Il detto fra affscinu, che deriva dalla formula romana prae fiscine, senza fascino cio senza incantesimo, ancora in uso. A volte accompagnato facendo le corna.

affat,-atu (lat. fata, fatorum) = ricevere dalle fate poteri magici e chiaroveggenza. fficu (lat. ad figere) = dispnea. affi,-tu (lat. ad findere) = affettare. affilagtu (lat. ad filum) = alto, magro, allungato, sottile. affin,-tu (lat. finis) = render sottile, ridurre in dimensioni, appuntire. affttu (lat. ad fictus) = fitto, pigione. afflusci,-tu (sp. aflojar) = allentare, sgonfiare. affratt,-tu (lat. ad fratem) = fraternizzare, aver legami o dimestichezza con qualcuno. affrissiun,-tu (radice frig, lat. frigidus) = raffreddarsi. affrissini = raffreddore. affrttu (lat. ad fligere) = afflitto, sconsolato. affrci, affrucitu (lat. fulcio) = rimboccarsi le maniche, i pantaloni (fr. affront) = insultare. affrunt,-tu, = ingiuriare, trovarsi di fronte, incontrarsi, scontrarsi: Sangiuvnni affrunttu quel vincolo che unisce due famiglie diverse i cui membri hanno scambievolmente battezzato o cresimato loro componenti. Tale situazione determina un legame affettivo, uno stretto rapporto confidenziale detto sangiuvnni, in ricordo di Giovanni Battista che battezz Ges nelle acque del Giordano. Un detto: Cumpri sangiuvnni, spartmuni li pnni; li pnni s spartti e sangiuvnni c astu. I panni da spartire sono tutte le confidenze, le ansie le preoccupazioni, le gioie ed i dolori del vivere. La divisione delle vesti richiama lepisodio pi saliente della vita di San Martino di Tours che divise il suo mantello dandone met ad un povero. A proposito di San Martino ricordo che invocato come il santo che protegge e cura i raccolti, i frutti della terra, gli animali e gli stessi uomini. In questa sua azione benefica vince ed allontana il malocchio e tutti gli scunuvrii (lett. scontri avversi, avversit, sventure, disastri) che impediscono la crescita e lo sviluppo e dei prodotti della terra e della salute, fisica o mentale, dello stesso uomo. Alcuni detti e motti in cui appare lespressione Sntu Martnu. 1 Tngu na vgna ligta a Sntu Vtu

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Sntu Martnu cum caricta. 2 Si ciabbisi lcciulu e la gana. 3 Pvira vgna ma cumdda i? Ho una vigna che ho messo sotto la protezione di San Vito; per merito di San Martino oltremodo carica di uva. Fu scoperta dagli uccelli e dai polli che la distrussero. 1. Qui il termine che deriva dal diritto romano non un vero negozio giuridico ma sta per disposizione devozionale al Santo per il cui bene si chiede protezione. 2. Qui traduco uccelli, in genere. Acciulu invece lo sparviero, lat acilus. 3. Adda deve. In lat. debeo, composto da de e habeo. Nel dialetto riappare la doppia d dopo vari passaggi linguistici; i linfinito apocopato di ire, andare. Quindi letteralmente: come deve andare! C chjavtu Santu Martnu! Che raccolto abbondante! Sntu Martnu cmi crsci bllu ss piccinnnu! Che bello sviluppo ha questo bimbo! affrntu = offesa, insulto. affuc,-tu (lat. ad faucem) = annegare, strozzare. affurn,-tu = infornare. affurmic,-tu (lat. parl. ad formicare) = intorpidire, addormentare. afra (lat. aforis, Plauto) = fuori. aggarb,-tu = dare una forma idonea e gradevole. aggarbtu = bene educato. aggatt,-tu = da gatto. Nascondersi per prudenza. agghjiai,-tu = sedere sulla ghiaia, o comunque, per terra in attesa di recuperare le forze. agghjiatt,-tu (lat. ad iactare) lett. agitarsi = labbaiare del cane che corre. agghjiazz,-tu (lat. ad iacere) = 1. mettere tutto il gregge nellovile, jzzu 2. dormire insieme nello stesso letto stando uno sullaltro. agghjiprru = aglio montano; inferiormente foglie non care-nate; stami senza denti pi lunghi dei petali. gghjiu (lat. habeo) = ho: Io ho = gghju; tu hai = tu i; egli,lei ha = du ; noi abbiamo = ni avmu; voi avete = voi avsi; essi, esse

hanno= di nu. Ebbi = appi; tu avesti = appsti; egli ebbe = ppi; noi avemmo = appimu; voi aveste = appstivu; essi ebbero = appinu, o ppiru. gghjiu (lat.allium) = aglio. gghjiu = prima colazione dei contadini consumata dopo un paio dore di lavoro. Forse perch i cibi erano conditi con aglio che era considerato un vero farmaco. agghjiuc,-tu (da gioco) = giocare con qualcuno. agghjiocc,-t; anche agghjiucc,-t (fr. jucher) = appollaiarsi; rif. a persone: adagiarsi in posti stretti. aggorig,-tu = piegare a forma di grondaia; curvare. aggorigtu = incurvato come una griga. Voce con cui si indicano gli anziani. Vd. griga. aggraff,-atu (fr. graffer) = afferrare, prendere. aggrang,-tu (sp. agarrar) = artigliare, acchiappare. aggrat,-tu lett. render grato = adattare, adeguare. aggrizz,-tu (da grinza; o dal verbo regionale aggricciare) = raggrinzire, aver sensazione di freddo, di paura o di ribrezzo tali da far accapponare la pelle: Taggrzzanu i crni. ti viene la pelle doca. aggrufun,-tu (radice latina fun, da cui fundus che vuol dire basso) = accoccolarsi, piegarsi su se stesso. aggrume,-tu (da grumo) = coagulare. aggrunn,-tu (lat. grunda; sic. grunna) = fare il broncio. agguacchj,-tu (fr. agaiter) = guardare quasi spiando, guardare attentamente. aggual,-tu = da uguale; livellare, equilibrare. agunnu = (lat. hoc anno, hoque anno, it. antico uguanno) = questanno; lanno in corso: Spermu ca agunnu li csi ssiru

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mgghju di innu passtu. Speriamo che questanno le cose funzionino meglio dellanno scorso. agguant,-tu (cat. aguantar) = afferrare, tirare, sostenere ag!, anche: a gg! (gr sp. agu!) = son qui, eccomi! Comandami! Cummri Ro, ag! Comare Rosa, sono pronta! aimmna! = ohim! i = 1. seconda persona del verbo avere; 2. preposizione articolata: i fttu u culri d spartiparnti Hai fatto il colore del dividi parenti Chi cerca di dividere i parenti in contesa tra di loro fatica molto e si esaurisce fino a perdere il naturale colore i vstu mi zngari mti? Hai mai visto zingari mietere? (o lavorare?) Il detto evidenzia il natura degli sfaticati. agrstu = agro, acerbo. agrvulu (lat. acrivulus) = agrifoglio agrmi (lat. med. acrumen) = prugne. agulva, aulva (gr.) = oliva (frutto). agulivra, aulivra = olivo (pianta). aguna (gr. spingere, muovere) = eretismo umano e degli animali: I pcuri agunanu. Le pecore sono in calore. agstu = agosto: Ad agstu si pganu dbiti I debiti si pagano ad agosto. Il proverbio mette in evidenza che in agosto, quando ormai si provveduto a vendere i prodotti della terra, possibile pagare i creditori. aietnu = abitante di Aieta. imu (gr. -) = azzimo, privo di lievito. anru (lat. intra) = dentro. inu (gr. lat. agnus) = agnello. aingi,-aintu (lat. ad iungere) = congiungere, riunire. alrta (fr. alerte) = in piedi : Sccu vacntu non si ri alrta. Sacco vuoto non sta in piedi. alis (lat.alias) = altrimenti detto. alci (lat. (h)allex, alecis; alecula, lett. piccolo pesce) = acciuga.

a lla = alla. a llabbavntu (lett. in balia del vento) = posto allo scoperto e senza riparo. a lla muccini = di nascosto. a lla vivnzia (lat. vivens) = da vivo. allam,-tu (ar. lahhama, lett. aver fame di carne) = aver fame. allamtu = affamato. allamp,-tu (cat. llamp) = esser colpito dal fulmine. allanz,-tu (ar. anzar, hangar belvedere, terrazza) = affac-ciarsi da una sporgenza, dalla finestra, far capolino dalla porta di casa. allapp,-tu (lat. alapa) = dare uno schiaffo. allapp (gr ) = man-giare e succhiare come fa il cane. allarig,-tu = allargare. allasca,-tu (sp. laxar) = diminuire la tensione, allentare. allattum,-tu (lat. ad lactem) = florido, ben nutrito. allazz,-tu = allacciare. allicc,-tu (ted. lekkon) = accogliere offrendo doni e ospitalit. alliff,-tu = (gr.) vestirsi con cura, imbel-lettarsi, lisciare, lisciarsi. allint,-tu = dimagrire. allipp,-tu (lat. lippa) = inta-sare; lngua allippta quella lingua sulla quale si produce leffetto che deriva dal man-giare cose molto acerbe o quella lingua patinosa dopo o durante la febbre. allisci,-tu (sp. alisar) = ca- rezzare, lisciare. alliss,-tu (celtico issa) = spingere il cane a mordere. alliziun,-tu (lett. dar lezioni) = insegnare, ammaestrare. alloll,allull,-tu (sp. alojar, ado) = 1. compiacersi di es-sere ben trattato 2. disten-dersi, crogiolarsi nel letto 3. spianare la pasta con il matterello.

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a llu = al = a + il ove il diventa lu forma dialettale di lo che deriva a sua volta dallac-cusativo latino di illum per aferesi della prima sillaba e scomparsa della desinenza m. allum,-tu (fr. allumer) = accendere, illuminare. allung,-tu (lat. ad longum) = tendere, allungare, tirare. allup,-tu = esser famelico come un lupo. allurd,-tu (lat. lurdus) = insudiciare, lordare. Alja (Sant), o Santalja dal gr. Eligio: Nel Comune di Santa Cesarea Terme, provincia di Lecce, esiste un casale di nome Cerfignano, forse fondato dai greci, in cui trovasi una chiesa dedicata a SantEligio. Il nome lo troviamo poi in Francia dove diventa, passando per una volgarizzazione, Aloy, Aloya e Loya. Ed proprio a Chaptelat, presso Limonges, che tra il 588 e il 590 nasce un Eligio che diventato poi vescovo muore in Olanda forse nel 660. Per le sue particolari attitudini di orafo con le quali in giovent si era distinto, oggi venerato come patrono dei numismatici oltre che dei maniscalchi e veterinari. In Italia tale Santo adorato in Napoli ove gli dedicata appunto la Chiesa di SantEligio Maggiore, in stile gotico, zona Mercato, risalente al 1270 che la pi antica dellepoca angioina. Di essa ne parl anche Benedetto Croce in Storia e leggende napoletane. Per concludere la panoramica mi piace ricordare che SantEligio onorato anche: a Roma, Chiesa di SantEligio degli Orefici; ad Ancora in Napoli, Chiesa di SantEligio dei Chiavettini: ad Altopascio, Chiesa dei Santi Jacopo, Cristoforo ed Eligio. A Mormanno lesclamazione: I nu Santalja ha il significato di persona ingegnosa ed attiva la frase mannggia a Santalja significa invece disappunto, rammarico, dispiacere, contrariet, disagio, fastidio. amarsticu (lat. amaror, oris) = amaricante. amru (lat. amarus) = piccante; riferito a persone: iroso. amarri = sensazione di cibo pepato dovuta allingerimento di sostanze piccanti. amnna = cos sia; lamen delle preghiere. amnta = menta.

amist (sp. amistad) = bene-vole amicizia; perdono. amizta = alfabeto ricamato:

Amizta trae il nome dai segni A, M e Z che sono la prima, la decima e la ventunesima lettera della serie dei caratteri esprimenti i suoni della lingua italiana. Le ragazze imparavano a ricamare lalfabeto in caratteri diversi tra i quali il maiuscolo, il minuscolo, il corsivo, il rotondo, il gotico, lo stampatello, usando la tecnica del punto a croce. Il lungo e paziente tirocinio consentiva loro di esercitare la mano per lavori di pregio e bravura che si concludevano con la preparazione del corredo nuziale. Alcune ricamatrici lavoravano anche su commissione. ammacardju! (gr. ) = magari!, volesse il cielo! ammacc,-tu (sp. machar) = pestare, batter forte su un corpo in modo da schiacciarlo. ammaccatna = contusione, deformazione dei profili o delle superfici dovuta a colpi. ammag,-tu = da mago; ammaliare, incantare. ammaj,-tu (lat. majus) = zappare polverizzando il ter-reno e collocarlo intorno alla pianta. Tale operazione si fa-ceva in maggio. ammamm,-tu (lat. mam-mare) = 1. essere legato alla madre, affezionarsi 2. coprire con terra una piantina per proteggerne le radici 3. incollare, unire, legare. ammari,-tu (lat. amarus, gr. ) = sentire in bocca il sapore piccante dovuto alle spezie o al peperoncino. ammarmurtu = da marmo; intorpidito.

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ammarr-tu (lat. marra) = che ha perduto il filo del taglio: Ammrranu nnanti . Si parano davanti. ammasun,-tu (fr.maison) = appollaiarsi. ammatt,-tu (lat. ad mitto) = nascondersi. ammatund,-tu (sp. magul-lar) = contundere, schiac-ciare. ammnti ca = non importa che, anche se, bench, seb-bene: Ammnti ca la snasi ss campna ca cu non i divtu no nci vni! E inutile che suoni la campana: chi non devoto non viene! ammicci,-atu (fr. mcher) = incastrare, far combaciare, unire. ammiltu = che contiene miele. amminazz-tu (sp. amena-zar) = minacciare. amminnculi (lat. classico adminiculum, o anche pendi-culum) = appendici, cianfru-saglie, cose minute, piccoli sostegni, cose secondarie. ammint,-tu (lat. mentior) = dire bugie, inventare. ammul,-tu (lat.mola) = affilare. ammolafrbici = arrotino. ammucci,-tu (fr. muchier) = nascondere. ammur,-tu = (lat, mollis); render molle. ammuntun,-tu (da monto-ne) = stipare, stare luno su laltro, stringersi come fanno le pecore. ammunzir,-tu (latino parlato ammonticulare) = accu-mulare, ammonticchiare. ammurb,-tu (lat.morbus) = infettare, rendere malsano, appestare, diffondere il mor-bo. ammurt,-tu = da morto, (sp. amortar) estinguere, spegnere, distruggere, dimi-nuire vigore a luce o calore: Ammrta a luci, u fcu. Spegni la luce, il fuoco. ammusc,-tu (lat.musca) = il correr dei bovini verso

cespugli cui strofinarsi per liberarsi dal fastidio delle mosche che li infestano. ammusci,-tu (lat. mucidus) = affievolirsi, appassire. ammuscul,-tu = seccarsi. ammuss,-tu (da muso prov. mus) = adombrarsi, imbron-ciarsi. ammustatru (lat. ad mu-stum) = corbello usato per filtrare il mosto. ammutt,-tu (lat. ad mitto) = il mettere il mosto nel tino dopo la spremitura. ammuzz,-tu (ted. mutzen) = comprare a cottimo ammzzu, anche a mmzzu = acquisto a cottimo. amra (port. amora) = mora selvatica. amri (p) = per amore di, in considerazione del fatto. nda (lat. ambitus) = solco tracciato dai buoi o dagli sterratori. Percorso. Mangiare a llnda mangiare sul posto di lavoro. Stare a llnda di Crstu significa avere assicurata la mercede e il cibo. neu (lat. anellus) = anello. anguna (gr. -) = agonia. nici (gr. ) anice. anima (lat.animula) = persona priva di coraggio, debole, emotiva, facilmente influenzabile. anta (lat. anethum, Virgilio) = anice selvatico: No mmli mncu anta! Non ha alcun valore! annac-tu (gr. ) = cullare, dondolare. annsca-tu (lat.ad nasicare) = annusare. annnti (lat. ad nec entem) = niente, nulla. anncchiu (lat. anniculus) = vitello di un anno. annitt,-tu (port. netejar) = pulire. nnitu (lat. anditus) = impal-catura a corridoio. annivuric,-tu = annerire. annumin,-tu (nominare) = indovinare, profetizzare. annumingghjiu = indovi-nello:

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Annumna annumingghju, cu fa lvu na la pagghja? Indovina, indovinello, chi fa luovo nel cestello? nta (lat. antae, antarum) = stipite della porta. nti (lat. antes, antium) = estre-mo filare delle viti. anticri (lat. ante cor, lett. davanti al cuore) = afflizione, preoccupazione, tormento, af-fanno: Tngu u cri e lanticri . Sono nel pi assoluto dilemma. anticrii, o anticr = cose vecchie, anticaglie, cianfrusaglie. anticriu (lat. antiquorum) = chi ragiona in modo anti-quato. anrastta (ad transactum, o anche da un ant. provenzale atrazach) = allimprovviso. nzu u bccu (ar. angar) = nome di una contrada di Mor-manno ai piedi del monte Poio. Il territorio ha la forma di una terrazza pianeggiante che si affaccia sul Pantano. Noti anche altri -anzu come Capulanzu, contrada di Laino Borgo, e la stessa citt di Catanzaro. aptu = abete. appanntu (lat. pannus, lett. bendato) = portico. appapagn,-tu (lat. papaver) = essere in dormiveglia o per farmaci o per stanchezza; appisolarsi; cfr. papina. appappugghj,-tu (gr. - ) = coprirsi ben bene per il troppo freddo, ripararsi nei panni, cautelarsi: Pappu, maschera della commedia atellana, era raffigurato come un vecchio avvolto in molti panni. appar,-tu (lat. ad parare) = 1. stender bene, 2. far tornare i conti, pareggiare; 3. siste-mare, zappare, spianare la ter-ra 4. appianare controversie. appassulitu = lat. passus, appassito: I pssuli dun tempo (chicchi duva moscata) giungevano a Mormanno da Orsomarso o comunque da paesi della limitrofa cosa tirrenica. Erano avvolti in profumate foglie di cedro, dette panati, piccolo pane.

Pure in foglie di fico si avvolgeva altra frutta secca tra cui pesche, albicocche e gli stessi fichi. appatim,-tu (latino parlato ad-pactumare) = calmare, acquietare i morsi della fame. appedic,-tu (lat. appetere pedes) = camminare sfor-zandosi. appnnici (lat. appendix) = grappoli di uva appesi. appic,-tu = (lat. ad picare) = attaccare con la pece. Altri significati: appendere, impic-care, sospendere per la gola. appicapnni = appendiabiti. appicatru = appiglio. appicci-tu (lat. ad piceare) = bruciare, dar fuoco. appcciu (ma) = abborrac-ciatore di poca competenza che si propone come sapiente e tuttofare. appi, appsti, appvi (lat. habui, habuisti, habuit) = ebbi, avesti, ebbe. appil,-tu (lat. oppilare, cat. apilar) = essere intasato, ostruito, essere pieno di peli: Tnisi u cri appiltu. Hai poca compassione. appinnic,-tu (lat. pendicu-lare) = fare un breve sonnel-lino; a Roma: la pennichella. appirmuntu (da polmone) = congestionato, paonazzo. appittatru (da petto) = salita assai ripida e faticosa. appizz,-tu = spendere per migliorare, per comprare, per ripararee o ripagare un danno. appizzic,-tu (lat. volg. ad piceare) = abbarbicare, salire con sforzo. appizzint,-tu (lat. ad petentem) = diventar povero. Cfr. pizznti. appizzut,-tu (ted. spitzig) = appuntire, rendere acuto: Appizzta u lbbisi fai la punta alla matita Un altro significato di appizzut quello riferibile alla compravendita nella fase di contrattazione del prezzo per otte-nerne una consistente riduzione. Appizzuta lcchji. Guarda pi attentamente. applacchj,-tu (lat. ad planctare) = incollare; dare addosso; appiccicare.

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applitt,-tu (gr. -) = colpire, schiacciare. appsta (lat. ad positus) = con intenzione, a bella posta. appraj-tu (lat.plaga) = sdraiarsi, distendersi. apprssu (lat. ad pressum) = dietro a, di dopo, accanto, vicino, dietro. apprett,-tu (fr. apreter) = provocare, molestare, dar fastidio, stuzzicare, pressare. apprttu = noia, molestia. appunti,-tu = puntellare. appur,-tu (lat. purus) = accertare. appirmun,-tu (lat. pulmo-nem) = essere paonazzo e gonfio come un polmone. appust,-tu (lat. appositare) = tendere un agguato ad una persona o un animale. appuzza,-tu (lat. putidus) = infettare, imputridire. aprli (lat. aperire) = aprile: Aprli scscia varlri Aprile rompe i barili Quu brillnti, giorni quarnta. Qui la parola brillnti deve leggersi aprilante per dar senso al proverbio che assimila le condizioni metereologiche del quarto giorno di aprile ai quaranta giorni successivi. A Firenze: Tre aprilante, quaranta durante. arma (lat. ramen) = rame aramtu = solfato di rame che serviva per irrorare la vigna. aram,-tu (lat. ramus) = affastellare per portar via arangi,-tu (lat. rancidus) = diventar rancido. rburu (lat. arbor) = albero. arciprviti (gr, -) lett. pri-mo tra i vecchi = arciprete. arcssimu (lat. arceo) diavolo. arcmu (ar. al qba) = alco-va. rcu = arco. rcu e pa = essere magri; esser rimasti con le sole ossa, assimilate ad una arco sostenuto dalla sola pelle. ardtu = certamente da ardito: A Mormanno si designa anche con tale termine un tipo di grano che matura in anticipo rispetto agli altri.

In molte famiglie di mezzadri a maggio erano gi finite le riserve cerealicole. Si aspettava con ansia la fine di giugno per mietere questo ardtu, farlo essiccare, batterlo anche con bastoni e raccogliere quei preziosi chicchi che rappresentavano la fine di unangustia e la speranza di una nuova vita. Anche altri frumenti, ne ricordo alcuni, il fagopiro grano saraceno, la carusea e la jirmna, maturavano nella prima met di luglio: troppo lunga sarebbe stata lattesa!. Mi piace ricordare le angherie che subivano i gualni dai signuri pauni. Questi assistevano alla mietitura e successiva trebbiatura o delegavano loro rappresentanti. Contavano quasi tutte i grgni e soprattutto i cavagghjuni mettendovi misteriosi segnali per evitare che venissero manomessi. La pisatura cominciava al mattino presto e finiva a tarda sera. Erano impegnati due buoi, u paricchju; tiravano un giogo, u jgu, cui era attaccata una grossa pietra di

tufo. Se laia aveva una superficie maggiore o vi venivan posti pi numerosi mannelli, simpaiavano tre buoi. Si usava allora u ijgu e le pietre erano due. E li vi trnu trnu e Zz Rsa nra lu frnu Jmmu bllu,

jmmu bllu cantava il giovane che li menava per laia agitando un bastone alla cui punta era stato conficcato un chiodo che serviva da pungolo. Agli animali poi era applicata sul muso la panarea, una specie di paniere di vimini che impediva loro di rubare qualche spiga di grano affiorante dalla calpestata paglia. Questa salzava per laria insieme alla pula penetrando su tutto il corpo protetto da poveri vestiti, arrossando gli occhi e inaridendo la gola. Porta lacqua, si sentiva gridare! Appariva allora una galtta alla quale tutti bevevano avidamente. Quando tutto questo pandemonio era terminato, a volte non bastava una sola giornata se non si era riusciti a ventuli, sullaia restava un mucchio di grano ed uno di paglia. Allora compariva il padrone che aveva seguito loperazione stando al fresco della nucara e insieme a lui u menzu tummulu per spartire la pruvidnzia in parti eguali. Si discuteva se adoperare il criterio della curma o della rasa. Alla fine si addiveniva ad un accordo. U parsunli poi avrebbe dovuto provvedere a conservare il grano destinato alla semina, la simenta, togliendola dalla sua spettanza perch il proprietario non intendeva farlo, per prassi diceva. La prassi dellarroganza! Era un grosso aggravio se si pensa che tale fondo incideva per un quinto sulla mezza

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porzione della lunga annua fatica. Solo intorno agli anni cinquanta il proprietario concorse a fornire met del grano occorrente per la semina. Oggi fornirebbe anche lintera quantit ma i mezzadri si sono estinti. Ma non finiva qui. Vera unaltra forca caudina. I mulinari, che applicavano gravose asseste (lat.ad sextum) cio pagamenti in grano o in farina, corrispondenti ad uno o due stuppedri (lo s. corrisponde a litri 2,250) ogni tmmulu di grano macinato. arna = rena. arri (lat. ad retro ) = die-tro. argntu (lat. argentum, anche dallosco aragtom) = ar-gento. Gli alchimisti lo chiamavano luna perch credevano fosse della stessa sostanza di quel pianeta. argintna (in riferimento al colore argenteo che la ma-lattia conferisce alle foglie) = la peronospora. ria (area) = aia. ria = aria. ria ammurbta = aria irre-pirabile, piena di morbo. ria pisnti (sp. pesado) = aria pesante, afa. ara (lat. aridulus) = vinacciolo. arfici (lat. artifex) = maestro in cattive arti, furfante: Qualis aritifex pereo, quale artista muore in me, Cos esclam Nerone morente. arganu (gr. origa-non) = origano: Arganu e pulju gnu tntu e l uu pju. cfr. puleju, pi avanti. Il proverbio significa che i due arbusti presi in esame e riferibili a persone vive e reali, in termini valutativi, non valgono nulla essendo luno tinto cio diverso e laltro peggio del primo. arsta (lat. arsta) = resta, parte terminale filiforme del glume di molte graminacee. aru (gr. aria ) elce. armggiu (lat. armus, lett. parte alta del braccio e delle spalle) = corporatura, costi-tuzione fisica. armniu (lett. che ha armi in mano) = essere assimilato al demonio o a qualche animale che incute paura. arpagni (gr. lat. harpago) = arnese simile ad

un uncino usato dai falegnami carrai che serviva per montare le ruote dei traini; rampone. arrabbatt,-tu (cat. arrab-bassar) = far le cose alla men peggio; agire con fretta. arracan,-tu (gr. ) = ridurre in bran-delli. arragatt,-tu = 1. inarcare il corpo e sollevare il pelo in atto di difesa come fanno i gatti; 2. il miagolare dei gatti in estro venereo; 3. arron-cigliarsi; 4. litigare. arraggi-tu (rage) = 1. adirarsi 2. non star mai fermo. arramb,-tu (cat. arrambar long. rampf, germ. rampa) = raccogliere con fretta, raf-fazzonare. arranc, o arrang,-tu (dalla radice greca che indica naso e quindi fiuto; provenzale ranc ; gotico wranchs) = listinto che hanno i cani nello scovare e inseguire la selvaggina emet-tendo guaiti per indicare al cacciatore la loro posizione. arrangi,-tu (fr. arranger) = 1. adattare 2. raffazzonare. arrap,-tu (cat. arraparse) = eccitarsi sessualmente. arrapp,-tu (gr. o dal lat. rapum) mettere pi cose insieme con fretta, aggrinzare, increspare come le foglie della rapa, da cui il vocabolo. arrapptu = riferito al tessuto, lo qualifica come raggrinzato, rugoso increspato, plissettato: Stirla ssa cammsa, i ttta arrappta. Stira questa camicia, tutta pieghettata. arras,-tu anche arrass,-tu (cat.rasa) = appartare. arrassusa! (lett. che sia messo da parte rsa) = il demonio! arrazz,-tu (ar. raz) = allevare e promuovere lo sviluppo di una determinata razza. arregl,-tu (sp.arreglar) = aggiustare, ordinare. arrri (fr. arriere) = indietro.

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arribb,-tu (sp.arribar) = accostarsi a qualcosa per sostenersi; socchiudere. arribbiic-tu = arrossire per il caldo, per il freddo, la vergogna. arricchj-tu (lat. auriculare) = origliare. arricctu = arricchito: Di ti libberi da pveri arriccti e da li rcchi mpovirti. Dio ti preservi da poveri arricchiti e da ricchi impoveriti. E una summa filosofica basata su consolidata esperienza ed osservazione di atteggiamenti. Il proverbio, di notoriet nazionale, presente anche a Firenze . Carlo Lorenzini che lo recitava spesso cps: liberami da un usuraio, dagli equivoci dei farmacisti, da coloro che ascoltano messa tutti giorni e da quelli che giurano sulla loro coscienza e sul loro onore. (Pinocchio a Firenze, Firenze Libri, 2011, p. 172). arri,-tu (lat. ad aridare, lett. seccare) = tremare per il freddo pungente. arripicchj,-tu (lat. replicare) = corrugarsi, raggrinzarsi: A vcchja, quann vcchja, no si fda di camin; a vni sarripcchja e la catrra no po sun. Si chiva nu ttaru mmnu e va sunannu a napilitna. Oltre alle difficolt di deambulare la vecchia non pu fare allamore per via della pancia raggrinzita e della chitarrina stonata. Prende un bastone tra le mani e va suonando la napoletana. arrisic,-tu (cat. arriscar) = rischiare. arriul,-tu (lat. regillus) = stringere i cerchi delle botti o dei tini. arrivitt,-tu (sp. enripetar) = ornare, guarnire (riferito per lo pi a calzature). Da cui rivttu = orlo. arrobailu = da roba o rubare 1. ladro; 2. gioco dellasso sbarazzino. arroccul,-tu (fr. roucouler) = far le cose in fretta; parlare confondendo le parole; rife-rito alla farina lindurirsi, al latte il rappigliarsi; laggru-marsi. arrocculatna = confusione.

arroll,-tu (fr. enroller) = mettersi insieme, unirsi ad altri, far gruppo. arrommul,-tu (fr. roller) = 1. rotolarsi; 2. infagottare, impacchettare senza preci-sione. arrubb,-tu = rubare. arrunz,-tu (cat. arronzar) = abborracciare, arruffare. arrusci,-tu (sp. chamusciar) = 1. abbrustolire il pane 2. esporsi al sole per abbron-zarsi. arrussic,-tu (lat. russus) = 1. arroventare 2. diventar rosso per lemozione, la vergogna, per aver detto bugie. arrsti, (forma infinita), arrostire. arrusttu = arrostito. arrut,-tu da ruota = sedersi in cerchio. arsa = 1. arsura 2. maestria: Santarsa, o SantArsa Il vocabolo deriva dal lat. ars, artis, arte, maestria, mestiere, disciplina, scienza in senso lato. Il termine nella parlata usuale ha assunto due significati contrastanti. Il primo, negativo, di persona instabile, inaffidabile, faccendiere, millantatore, intrallazzatore, imbroglione, volubile, frega prossimo a proprio ed esclusivo tornaconto. No lascut, i nu Santarsa! Non dargli retta, inaffidabile. Il secondo, positivo, di uomo abile, esperto, competente e valido a risolvere ogni e qualsiasi situazione. Nicla ti nni cccia cpu: inu santarsa! Nicola capace di dipanare la matassa:, valente, bravo ingegnoso! arttica (cat. artigar) = fare movimenti continui e scom-posti corrispondenti ad impul-si vivaci ed improvvisi. rti = arte: L rti di tta i mna mparta Il mestiere, la professione o larte del genitore si impara facilmente . arcula (sp. arruga) = rughetta. Riferito a persona indica chi senza scrupoli e spregiudicato. asciutt,-tu = asciugare. asprini = specie di cardo selvatico commestibile. spru (lat. asper) = acerbo, acre. ssa st!, ssa i! = lascia stare, lascia andare.

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assaggi,-tu = saggiare. assnzia (basso latino essen-tia) = estratto per fare i liquori. assquia = esequie. Apprssu a llu mrtu Si cnta lassquia. Le litanie ed i lamenti bisogna dirle dietro il morto. Prima bisogna che si verifichi lavvenimento e poi si agisce conseguenza. asssta (lat. ad sextum) = parte di granaglia che veniva data al mugnaio per pagare in natura il servizio della molitura: Il prelievo corrispondeva alla met di una misura (cfr. tummulu). assimigghj,-tu (lat. simulare) = sembrare, somigliare. assitazz,-tu da setaccio = passare la farina al setaccio. assitt,-tu (dal lat. volg. asse-ditare, sp. sentar) = sedere. assulicchi,-tu = stare al sole, specie dinverno, per scal-darsi: Ricordo che a Mormanno andavamo ad assulicchirci o a Pusllicu, dove vi erano poggiate delle travi che servivano da sedile, o alla carcra che era posta ai piedi della Costapiana ove si svolgeva ogni 10 agosto la fiera di S. Lorenzo. La gita era pomeridiana e si effettuava nei mesi dei gennaio e febbraio, quando il sole era pi desiderato. A Pusllicu venivano anche i vecchietti. Si scappvanu (si toglievano la cppa) e si mettevanoncra sli. assungir,-tu (lat. sincerus) = 1. risciacquare bene i panni eliminando ogni residuo di sporco fino a farli diventare sine cerus cio puliti, puri. 2. essere liberi dai fumi dellalcool. 3. vedere il cielo sereno e sgombro di nuvole: Sungru di vrnu, cuma pputtna i Salrnu! Il cielo sereno nelle sere dinverno inaffidabile come la puttana di Salerno. asssu (fr. dessus) = sopra, in alto. sta (lat. hasta) = asta, bastone astett,-tu (lat. expectare) = aspettare.

ricu (lat.astracum) = pavimento, lastricato. a spa = sopra nel senso di essere collocato, stare, rimanere, sostare. a stta (fr.dessous) = sotto. atrumnti (fr. autrement) = altrimenti, in altro modo. attacc,-tu (rad. germ. tac) = legare saldamente: Attcca u cicciu a ddu vo u paoni. Lega lasino ove vuole il padrone. Non contraddire i potenti; non prendere iniziative. attagn,-tu (sp. atajar) = tamponare, coagulare attauri,-tu (lat. ad taurus) = eretismo dei bovini attimpagn,-tu (lat. tympa-num, Plinio; che significa piatto piamo e rotondo da tavola) qui nel senso di di essere sazio per aver mangiato molte pietanze: Il termine pure usato per indicare loperazione di piombatura e del coperchio della botte detto timpagnu e delle fenditure degli assi di legno di cui si compone dette doghe, vd. doga. attipp,-tu (sp.tapar) = otturare. attppulu = tappo turacciolo. attirant,-tu = tirare con forza, tendere, allungare. attizz,-atu (sp.atizar) = metter tizzi al fuoco. attrnu (tardo lat. ad tornus) = attorno, in giro. attupp,-tu (cat. atupar) = acchiappare, impossessarsi di qualcosa, afferrare con forza. attrass,-tu (lat. attrahere, sp. atrasar) = 1. spaventarsi, impaurirsi; 2. restare indietro nel lavoro. attrssu = spavento, paura. attroppic,-tu (sp. atropellar) = urtare in un ostacolo rischiando di perder lequili-brio e cadere: Spa u plu cciappicasi e spra u plu ci pssasi . Passi pi facilmente su un palo che su un pelo (di donna). Plu, pelo, qui inteso come attrazione sessuale. attupp,-tu (sp. atupar) = 1. attaccarsi 2. acchiappare. aulva = oliva.

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a nci a nci (forse da oncia oppure voce onomatopeica) = stare in cagnesco, sulle difensive, render pan per focaccia. autru (altare) = altare. uu anche vuu (fr. autre lat. uter) = altro. avant,-tu (provenzale vantar) = vantarsi, esaltarsi, gloriarsi: Cu savnta slu no mmli nu faslu. Chi si elogia vale meno di un fagiolo. avrti (fr. avertir) = avvisare, avvertire. averttu = avvisato. ava, avanu (sp. havia, havian) = aveva, avevano. azzaccan,-tu = 1. riunire e chiudere il gregge nel zccanu Cfr. separando i figli dalle madri; 2. stare pigiati uno sullaltro. azzang-tu (sanscrito pan ka) = infangare, sporcare. azzari-tu (sp. acerar) = acciaiare. azzru (acero) = acciaio. azzicc,-tu (got. tekan) = andare ad hoc, azzeccare, appioppare. azziccsu = appiccicaticcio. azzinn,-tu (lat. cinnus) = far cenno, indicare, additare. azznnu = cenno. azzippuntu (lat. cippus) = star fermo ed immobile come un ceppo. azzriu (gr. -) = stramiero non amalgamato nel posto in cui risiede; persona inaffidabile. azzorrit! (ingl. all right) = va bene! zzu! = caspita! azzupp,-tu, da zoppo = imbattersi in qualcosa, in una persona; scontrarsi; diventare zoppo.

(Continua)