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GLI ALBERI POETI/CI UN DIARIO E UNA NOTA DI SEBASTIANO AGLIECO

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GLI ALBERI POETI/CI

UN DIARIO E UNA NOTA

DI

SEBASTIANO AGLIECO

NARCYSO

libri donati a manonarcyso.wordpress.com

CollanaL'ALBERO VIOLA

I sensi sulle cose per la prima volta: didattica, progetti.

E adesso, prima che la parolafinisca e ritorni al suo alberoprima del fiore che spunterà

sui balconi delle finestree in ogni prato che si sveglia

al desiderio, io ritornoall'attesa di un nuovo inverno

alla promessa che una casa verrànel silenzio degli alberi.

(Sebastiano Aglieco, Inedito)

Nel silenzio degli alberinel deserto

c'era un alberolui era solo

lui chiedeva aiutolui stava in silenzio.

Conoscere le cose con il loro vero nome…

Ma qual è il vero nome delle cose?In realtà le cose sono innominabili e il loro nome è misterioso. Il nomeè piuttosto una parola che risuona in noi per necessità dispecchiamento, perché abbiamo bisogno di conoscere noi stessirispecchiandoci nelle cose. Dare un nome per ciò che pensiamo lacosa sia, la sua struttura universale, fatta di una successione di numeri,di un posto preciso nel casellario del tempo e dello spazio:tulipifera….Ma non basta: chi è, questa cosa, per me? Come si specchia e risuonain me? Rispecchia e risuona, appunto, per somiglianza, e ho bisognodella parola “come” per poterla dire nella risonanza delle altre cose,nella cui casa questa parola abita. E così il bambino comincia a dire,senza saperlo, “questa cosa assomiglia all’altra”. La sua è una menteche cerca due nomi: il nome che tutti dicono, uguale per tutti; il nomeche si cerca perché una parte della materia della cosa è misteriosa.Questi i miei pensieri passeggiando per il parco a riconoscere le fogliedegli alberi… Questa è la foglia della Tulipifera, l’albero deitulipani…Ecco: tulipifera è il nome scientifico dell’albero, l’altro è quellocercato per somiglianza con un fiore di terra che sboccia sui rami. Masono necessari questi due nomi: uno e l’altro insieme, vicini, perché ilbambino possa mettere a posto le cose, nel tempo e nello spazio cheuna forza misteriosa ha concesso loro, e l’altro, quello suo, quello piùintimo e più fragile e più meraviglioso che appartiene alla lingua dellapoesia. Del suo sguardo.Incomincia da qui il laboratorio con loro: con una doppia scoperta.Tutti gli uomini chiamano questo albero Ailanto, ma per me è comeun aquilone che sfreccia le sue code nel cielo, come un vento che sichiama Ailanto, ed è veloce e secco, porta lontano. La lingua ci portalontano, ma vicinissimi alle cose.

***

Nel silenzio degli alberibrillano mille farfalle

insieme alle fogliefanno volteggi e volteggi.

Sotto il silenzio degli alberisono tutti felici.

Piove piove piove... ultime foglie, ultime passeggiate nel parco

prima che gli alberi si spoglino definitivamente. Eppure le foglie sembrano resistere, le calpestiamo sotto i piedi comecarta che si macera... abbiamo raccolto una cesta di foglie secche e nefaremo farina di foglie per dipingere.Nel corso di una di queste passeggiate, nella zona degli aceri - ce nesono di diversi e bellissimi - una bambina alza gli occhi e vede unalbero scheletrico, una sola foglia attaccata a un ramo. "E' la fogliadella poesia di Livia Candiani!". "A tenermi il peso"... comincia questa poesia - la sanno a memoriasenza che abbia detto di impararla a memoria - . Ci mettiamo sottol'albero. La urlano in coro.

Seguo, nella lettura, le tracce dei testi che si diramano, in modomisterioso, secondo il tempo delle stagioni. Sono poesie scritte inautunno in effetti, e ne conservano tracce. Così, oggi, "La foglia rossa"di Luigi Cannillo, forse per il fuoco bruciante contenuto in un verso,accende improvvisamente dei versi inediti. Oggi le poesie sono fattedi un solo verso.

Non tutti scrivono, no. Non tutti sentono. Ecco la parola "diversità".Ecco il muro di gomma da rompere. Ecco lo specchio.Guarda qui, ti faccio vedere: "Scrivere è come disegnare. Mi devepiacere, mi devo divertire. La parola è come una linea, una matitacolorata." Uso un vecchio gioco con i bigliettini nascosti. Funziona...

Ma altri ancora non scrivono. La parola non ha ancora battuto allaporta di una parte del loro corpo - che ancora non sanno quale sia -.

Un altro mi dice spesso: "ho scritto una poesia!" e tutto ciò che scrive,anche se non lo è, è per lui poesia.

A volte bisogna cominciare da qualche gioco. Funzionano le paroleche hanno un suono forte: i puledri di Annamaria Di Pietro, lafilastrocca non banale e concretissima di Maurizio Gramegna, diAntonio Devicienti. Basta una sola immagine, focalizzata. Poche

parole: l'ombrello, il vento, la pioggia, il buio, il vento d'estate comeun puledro che corre... Concretezza. Qualcuno, invece, corre, e come corre! Gioco preferito:gli incipit della poesia infinita di Paul Eluard.

Vieni. Io incomincio, tu continui. Forse ha capito. Per adesso è ungioco, un bel collage di parole colorate, e secche, e grasse, o storpie.Parole che avranno un'anima. Non lo sa ancora. Sarà la sua.

***

Nel silenzio degli alberi frondosiil vento che soffia ha ghiacciato di nuovo e

fa cadere tutte le foglie.Ma una sola foglia

sta ancora sospesa sull'albero.

Olmo, acero, quercia, frassino, ontano, ailanto, tiglio, tamerice,

albero di Giuda, sofora, robinia, magnolia, ulivo, albicocco, nespolo, gelso, noce...Gli alberi ora hanno un nome. Sono quelli che fra poco siaddormenteranno. Gli altri, i sempreverdi, la tuia, il cedro, il pino,l'abete, l'albero della morte, riceveranno visite invernali. Intanto lefoglie si seccano, appese alla parete, ma il loro nome no. Il nome èormai dato, consegnato alla memoria. Posso copiarle, le foglie, capirecome sono fatte con un gesto della mia mano. E intanto gli alberi crescono sui fogli. Nessun albero ha il troncoperfettamente dritto. Ogni tronco è fatto di tempo che lo attraversa.Saremo tutti così...Tutti così come?Vecchi, pieni di storie...Ma la quercia centenaria del parco ha mantenuto la posizione eretta.Una quercia non può piegarsi. Deve reggere il peso dei suoi anni.Il cedro dell'Himalaya, il custode dei giochi dei bambini, invece, habraccia lunghissime che fanno la casa dei bambini. Sotto non crescel'erba. Sotto è il luogo dove ci si nasconde.Del bagolaro adesso riconoscono i frutti. E' l'albero dell'infanzia delmaestro. Si mangiano i frutti, e si sputano per fare a gara. Il maestro èun campione, becca sempre il palo della luce.Se sputi con la testa alzata, il seme ti casca sopra i piedi. E anche losputo di saliva...come la pipì sui pantaloni ...

***

Nel silenzio degli alberiil sole non dorme nel cielo azzurro e bianco

ma canta con una voce bianca e verde.

Gli alberi hanno dei soprannomi e i loro soprannomi dicono come

sono, chi sono.Per esempio la parola CARPINO vuole dire "testa di pino". E alloraogni tanto, per dire "testa dura", mi rivolgo a qualcuno e gli dico "testadi pino!". E' un modo per non scordarsi del Carpino.Le radici del BAGOLARO sono profonde e fortissime. S'intrufolanotra le pietre e le spaccano addirittura. E così il soprannome delbagolaro è, appunto, "spaccapietre".Cosa vuol dire il tuo nome? Ancora non lo sanno. Una volta unabambina si mise a piangere perché le dissi che il suo nomeCLAUDIA, vuol dire "claudicante". FRASSINO ricorda il rumore del vento; ci si può giocare con delleonomatopee. E infatti è l'albero del mondo, l'albero del dio Odino, o diThor, il dio del tuono. FRRRRRRASSSSSSINO! Ecco detto.QUERCIA vuol dire "robusto"; un altro albero per un dio.Il TASSO lo sanno tutti, ormai, che è l'albero della morte.Velenosissimo, come la linfa dell'OLEANDRO, che vedremo fiorirequesta estate. Col veleno del Tasso ci impregnavano le punte dellefrecce e col suo legno ci facevano gli archi.ACERO vuol dire "acre". Sapete cos'è lo sciroppo d'acero?No.E poi c'è il CEDRO DELL'HIMALAYA, "deodara", l'albero degli dei,e non è mica di tutti i giorni poter immaginare che i bambini giochinosotto la protezione degli dei!AILANTO, "albero del cielo". E in effetti senti come suona il suonome, come ti spinge in alto come un aquilone.Oggi scuotiamo il tronco di un albero sottile ma altissimo, perché tra isuoi rami spogli si è impigliato il sottofondo di cartone di una torta.Maestro ci aiuti?Ma com'è che è andato a finire sopra un albero?E' un frisby!Ah, ecco, l'avete usato come un frisby...Ce l'hai messo nel cesto dei giochi!Ridono.Lo faccio cadere solo se mi dite che cos'è quest'albero.

E' una sofora!Giusto.Ma il frisby non cade.Se vi azzardate a tirare pietre per farlo cadere vi riporto in classe!E quell'altro albero, altissimo, magrissimo, come si chiama?E' un pioppo.

Gli ultimi giorni dell'anno che se n'è andato, abbiamo misurato, a passilunghi, l'altezza che può raggiungere una sequoia, l'albero più alto delmondo: 100 metri! Ne ho trovata una, con mio grande stupore, in ungiardinetto di Pavia, esattamente di fronte all'orto botanico, e vi hoportato la foglia e la pigna per farvela vedere. Più che misurare i passisembravate misurate la vostra stessa distanza dal confine di voi cheancora non conoscete. Però, dalla porta della scuola, siamo arrivatifino alla casa della tamerice!

Abbiamo raccolto i grossi noccioli del GINKGO. Erano ancora avvoltida una polpa rosa - Ginkgo vuol dire, appunto, albero dalle susinerosa - . Puzzano maledettamente di gorgonzola e se le tocchi vai afinire come nella palude dell'eterno fetore. Così ho mandato duebambini nel giardino, muniti di guanti di plastica, a raccogliere questifrutti e a liberarli della polpa sotto l'acqua corrente, per farli seccaresui caloriferi. Chiaramente hanno tolto i guanti, così le loro manipuzzavano di gorgonzola...Si mangiano, i semi, dicono, abbrustoliti. Ho rotto un nocciolo e ne ho mangiato uno. Puah! Ma tu mangi tutto, maestro!

Per la festa della scuola abbiamo venduto semi e sacchetti di plasticaper piantarli. E semi segreti, senza nomi, per vedere che cosa viene su.Come la rosa del piccolo principe, quando ancora il piccolo principenon lo sa che quella piantina schizzinosa è proprio una rosa!Ah! Questa non ve l'ho letta a proposito del ginkgo:

"La foglia di quest’albero, dall’oriente affidato al mio giardino,segreto senso fa assaporare così come al sapiente piace fare.

"È una sola cosa viva, che in sé stessa si è divisa? O son due, chescelto hanno, si conoscan come una?"

In risposta a tal domanda, trovai forse il giusto senso. Non avverti neimiei canti ch’io son uno e doppio insieme?"

(Goethe)

***

Nel silenzio degli alberic'è una realtà che ghiaccia: bianca brina.

Sugli aghi brinatisono sbocciati tutti i fiori

ma la neve non sgelaquando gli alberi rinascono in primavera.

L'altra settimana si sono schiuse molte uova. La scrittura è così: chi

prima, chi dopo.Sono stato cattivo perché ho alzato un poco più in alto l'asticella. Untesto ciascuno senza spiegazioni. Scrivi così, partendo da un verso.Ma la poesia si conclude con un altro verso. Mezza classe fuori, l'altra metà con me. Perché queste uova si devonoancora schiudere, le altre sono state già mangiate dai pulcini ancorabagnati. E questi testi in autonomia sono bellissimi, e devo chiedermi, tutte levolte: cos'è questo che facciamo? A nome di chi? Quando scrivono i loro occhi sono illuminati. Sono assetati. Dopo nevogliono ancora di questa piccola luce. No. Adesso c'è pausa. Adessosi fa merenda. Ma per questi già schiusi, lo scrivere è ormai un gioco.Giocano a scrivere anche durante la pausa.E così nell'altra classe. Uova schiuse anche lì. Un monellaccio con gliocchiali rossi sgridato sotto la neve, mi porta questa cosa bellissima. Edove l'ha presa, mi chiedo? Da dove è venuta? Però questo lo so perme, l'ho imparato per sempre: la poesia è, prima di tutto, un modo diessere. Le parole vengono dopo, prima c'è essere. Anche,semplicemente, un modo di vedere, di alzare le mani che non è comequando alzi le mani. Facciamo a gara a chi mangia di più chicchi di neve. Dopo un po' sistufano. Vogliono dare aria al vento, alla loro lava che non siraffredda. E allora tutti in classe. Ora il maestro è arrabbiato. Ora siscrive e attenti tutti! Attenti bene! Avrebbero scritto senza questa voce alzata? Senza questo mio esseredi adesso? Questa cacciata via delle anime di un'aria gelata?Poi consegno questi testi alla loro maestra di italiano. Manuela liguarda e li leggiamo. Si commuove. Tirali, gli dico, sono pronti.Cominciano a farsi vedere per come sono. Cominciano a sentire glielfi.

Oggi giornata brutta. Neve e acqua. Un pantano. Come siete unpantano di forze vischiose voi, in classe. Un albero è precipitato, ungrande tiglio. Lo portano via, lo taglieranno. Ma perché è caduto,maestro?

Perché era stanco, vorrei dire, ma non lo dico. Poi qualcuno si sente male. Chiamo l'autombulanza. Ilrespiro...sempre il respiro... E dopo. Sarei stato capace, se fosse stato necessario, io, da solo, farlorespirare? Come avrei fatto con le mani sul suo torace? E mentre me ne torno a casa sento le lacrime.

***

Nel silenzio degli alberi mi perdoe il mio albero mi guarda negli occhi

pieni d'acqua e lacrimed'oro e d'amore.

Cari alberi poetici,

vi scrivo da Aquileia, ove c'è una chiesa bellissima circondata da unmucchio di cipressi.E ho scoperto, guardandoli da vicino, che i cipressi sono albericomplicati, nascondono vene frastagliate dentro la forma liscia dellachioma, come un segreto. Se ti avvicini, si lasciano scrutare come dauna finestra socchiusa e così puoi vedere capelli intricatissimi, lasciatia seccare come abbandonati mentre la chioma li avvolge,ordinatissima, quasi vergognandosi di tutto quel disordine. Se li metti vicini, i cipressi, condizionano il colore del cielo, comechiazze compatte di un verde che si adombra di nero. E infatti questonero giunge dai rami interiori, come pensieri ombrosi che non sipossono dire e che l'albero ha nascosto in se stesso. Chissà che cosa ci vogliono dire veramente i cipressi!

Il nostro lavoro è quasi terminato. Sono finite le poesie da leggere perquest'inverno, ora che gli alberi ricominciano, e anche le fogliolinegracili e informi che, per adesso, sembrano tutte uguali. Voi avete datoi vostri frutti precoci, la parola si è fatta gioco, desiderio di esprimersiper la sola voglia di desiderare, come tutte le cose che nascono per ilsolo motivo di vivere.Mi sono portato con me tutti i vostri quaderni lilla, i vostri foglietti, itaccuini personali. Non so da che parte cominciare, quale ordine dare atutti questi frutti acerbi, queste parole preziose. Leggo e a volte micommuovo, altre volte mi rimane come un'eco della stagione che èpassata, i giorni di secca e i giorni di piena. Soprattutto gli ultimigiorni in cui qualcuno di voi ha rotto la paura del silenzio e si èlanciato nello spazio vuoto della scoperta, come un velocista che,negli ultimi metri, non misura più la forza. Qualche giorno fa uno di voi mi ha portato un rametto trovato nelviale che il vento ha staccato dall'albero. Un bellissimo grumo si èaperto mostrando un cono di piccoli fiori e foglioline pelose attaccatea grappolo. Dalla forma della foglia abbiamo capito che si trattadell'ippocastano. L'ho appeso a un filo, in modo che una leggera spintapotesse farlo oscillare per osservarlo da tutte le parti. L'avetedisegnato con precisione, scegliendo poi uno sfondo colorato perché laforma risaltasse di più.

...E siamo andati a vedere la fioritura della forsizia e del crespino,aspettando quella del glicine, del melograno e dell'oleandro.Abbiamo raccolto furtivamente due rametti e li abbiamo portati inclasse. Ora il corridoio è tappezzato dei vostri disegni, il rosa anticodel crespino e il giallo acceso della forsizia. E tutti i rami colorati eprecisi dell'ippocastano.Vi ho detto che bisogna raccogliere i frutti nella stagione giusta,perché dopo verranno le foglie e la festa dei fiori sarà già svanita.Dura poco la festa della vita e noi non ritorniamo come le foglie e ifiori. O se ritorniamo, come dice qualcuno, non ce lo ricordiamo.

Dimenticavo: la resina dei cipressi è rossa come il sangue, sa divernice e mi ricorda la mia infanzia perché mio nonno faceva ilciabattino e quando verniciava le scarpe, la vernice aveva quasi lostesso odore della resina dei cipressi. Allora ho pensato che il sanguedei cipressi è amaro e forse è questo il motivo per cui questi alberisono stati piantati a custodia delle ombre delle persone che non cisono più.

***

Nel silenzio degli alberitrovo una fogliolina d'oro

che mi riflette il corpoe mi incanta lo sguardo

e subito mi perdo nell'oscurità.L'albero del vero

parla in me e ascoltala musica degli spiriti ritmici.

Cari alberi poeti/ci bagnati dalla pioggia di Milano. Anche qui c'è

pioggia, adesso, e il cavallo bianco che bruca in mezzo all'erba èplacido e fiacco. Chissà che nome ha lui per pioggia sulle spalle; forse

carezza del cielo che fa piacere sentire sulle grandi orecchie con labocca piena di fiori gialli e bianchi.

Oggi, proprio mentre chiudevo il diario delle nostre poesie, mi hascritto un mio amico poeta che vive tra l'America e l'Italia, LuigiFontanella. Lo avevo invitato a regalarvi un testo sugli alberi ma se neera dimenticato. Ora mi scrive così:

Caro Sebastiano,poco fa ho improvvisamente pensato a te...guardando questi fortiroveri dalla mia finestra che mi tengono compagnia. E così mi sono dicolpo ricordato della tua iniziativa sugli alberi per i tuoi dolcissimiscolari... Ti allego dunque questo mio testo (non so quanto della suadisperata allegria o gioiosa malinconia i tuoi ragazzini potrannocogliere).

Gli ho risposto che coglierete ciò che potrete e vorrete, come deveessere quando si leggono le poesie. Perché, del resto, gli insegnantidevono avere la presunzione di spiegare tutti i misteri delle cose? Ormai, credo che l'abbiate capito: la poesia ci avvicina per mano a unpaesaggio che non conosciamo, e poi, quando apriamo gli occhi, nonci dice dove ci troviamo veramente. Lo dobbiamo capire da soli.E scopriamo vicino a noi un albero, l'albero guida che ci ha scelti perla scrittura, e che abbiamo imparato a riconoscere mentre si preparavaa dormire, mentre abbandonava tutte le foglie per nutrire la terra,foglie come pensieri di una trascorsa stagione della vita. Questi alberiche ora ci sono fratelli perché ne conosciamo il nome, sono semprerimasti distanti da noi, non ci hanno mai rivelato veramente quale siail loro vero nome, perché il nome vero delle cose, e di noi tutti, èsegreto. Noi sappiamo solo che sono abitati da spiriti, da una parolache li dice per noi, solo per noi, perché possiamo parlare con loro:come "protezione", la parola del grande cedro, e tutte le altre, che lecarte degli alberi ci hanno rivelato. Perché abbiamo bisogno di una parola per ogni misteriosa giornatadella nostra vita, una parola che dica quale umore ci sta attraversando,o per quale strada ci dobbiamo incamminare nei giorni futuri.

Così, alla fine, noi siamo stati scelti dagli alberi, dalla parola che portalo spirito che li abita. E' in questo modo che abbiamo imparato il nomedel nostro albero guida.Volete che ve la legga, allora, questa poesia che ci ha donato il mioamico Luigi Fontanella?Eccola qui, ascoltatela bene. Voi, però, volate come uccelli frettolosisulle parole che non conoscete, e fermatevi invece a guardare le parolecolorate, le parole che hanno un suono. E da questo suono trovate levostre giuste parole.

***

Nel silenzio degli alberi gli alberi dicono quando c'è il silenzio

allora noi riusciamo a pensaree io riesco a scrivere poesie.

Una nota esplicativa

Molti mi chiedono il procedimento di questi esperimenti checompiono da anni con i bambini. E cioè la didattica, il metodo.Didattica e metodo sono parole che non amo perché evocano leritualità della scuola mentre questi esperimenti - che io definiscoesperienze nel senso vero della parola - sono condotti un po' dentro lascuola e un po' fuori. E per vari motivi:- Non esistono "manuali" validi che affrontino la questione per lecorna, e cioè come si debba intendere la pratica e la fruizione dellapoesia a scuola. In genere si tratta di eserciziari della peggior specie,che utilizzano lo stereotipo della lingua/filastrocca, sostenendo che lapoesia per l'infanzia debba costituire un genere; da qui, per spirito diresistenza e per orgoglio, la necessità di inventarsi una didatticapropria, che attinga dalle migliori esperienze sul campo e, soprattutto,dal contatto personale con la lingua poetica. - Il secondo motivo riguarda proprio la scuola, la totale sfiducia diquesta verso la poesia, sia per mancanza di una formazione seria, siaper lo strapotere di una didattica che definisce la poesia unlinguaggio, mentre essa è, a tutti gli effetti, una lingua. Ora: un linguaggio è una tecnica e la si impara più o menomeccanicamente; la poesia è, invece, una lingua, connessa allestratificazioni di un tessuto dentro cui abita la persona, con tutta la suastoria presente e passata e con la complessità del suo sentire.Leggendo questi testi dei bambini si possono, in effetti, avvertirealcune cose; il bambino spesso parla di se stesso, della sua esperienzadi vita dentro al testo del poeta rispetto al quale inventa sue variazioni.

Quattro cose, fra le tante, mi colpiscono in questi testi: - La ricorrenza di parole come gioia, splendente, colori, brillante...tutti termini che indicano un sostanziale ottimismo, uno star bene. - La presenza di "ermetismi" che evidentemente hanno a che fare conl'origine stessa della poesia, e cioè con una parola che non si puòspiegare del tutto e va lasciata nel suo buio. Mi sono chiesto, leggendoqueste poesie, in effetti, che senso abbia tutto il discorso sull'esistenzadella Voce e se essa non sia da intendere come una qualche forzabiologica in gradi di agire indipendentemente da cultura, formazione,

età anagrafica delle persone; a patto che le si permetta, in qualchemodo, di esprimersi, di essere evocata. In effetti essa appare anche nei risvolti del testo confuso, anchequando occorra mettere ordine alla fiamma improvvisa e scoordinatache colpisce alcuni bambini, oltre le esigenze della grammatica, dellasintassi e dell'ortografia. - La terza cosa che mi colpisce è il fatto che il bambino non siainteressato alla cantilena della filastrocca ma al ritmo e alla sonoritàinterna. Questi sono, a mio parere, elementi biologici, quindiantecedenti, mentre la cantilena è costruzione culturale eantropologica. Ecco perché non amo leggere cantilene ai bambini mami interessa che loro avvertano le assonanze e le consonanzeall'interno del testo.- L'ultima annotazione ha a che fare col fatto che, l'esercizio intorno aun testo non proprio, realizza nei bambini più sensibili, unamaturazione del pensiero, una tendenza a riflettere, a farsi domandeassai profonde e a trovare risposte. A volte questi versi sembranointuizioni filosofiche, magari non espresse in modo chiaro, maevidentemente abbozzi di pensiero. Il pensiero agisce sul mondo, lotrasforma. Per questo credo fermamente che FARE POESIA con ibambini rappresenti uno straordinario esercizio di educazione allaLIBERTA', al raggiungimento di un'idea originale sulle faccende delmondo e degli uomini.

Come sono nati questi testi? Espongo qui, brevemente, alcuniprocedimenti, sapendo che un procedimento non è un esercizioricorrente ma, piuttosto, uno strumentario intercambiabile,un'occasione a seconda del colore della giornata e dell'umore. Maanche un depistamento volutamente praticato quando si tratti diportare il bambino fuori dagli stereotipi delle prime scoperte einvenzioni:- L'uso della parola "come", cioè l'esercizio all'utilizzo di unasimilitudine semplice, pratica fondamentale, indissolubilmente legataall'apparizione dell'homo e alle sue strategie biologiche di conoscenza.- Lettura e scrittura legati indissolubilmente; educazione del lettore,dunque, attraverso l'autorizzazione a frequentare il genere dellavariazione per tornare, infine, al testo originale.

- La considerazione che non bisogna mai trattare un bambino da"bambino", ma dargli occasioni, anche piuttosto alte quando necessiti,di esercitare la sua fantasia, la sua intelligenza e i suoi vissuti interiori.- La parola è una formula, un geroglifico complesso ma rimaneessenzialmente un geroglifico; è necessario quindi che l'esperienzadella scrittura sia affiancata da esperienze a tutto campo legate aisensi, alla trasposizione di immagini che abbiano una corrispondenzanel segno simbolico: fonema e grafema, per dirlo con una certaterminologia. Si può arrivare alla scrittura direttamente dal "fare",dalla musica, dall'arte, dall'osservazione dei cambiamenti stagionalietc... - L'insegnante osserverà, leggendo queste poesie, la presenza disottotesti e legami con le esperienze fatte dai bambini nel corsodell'anno: molte immagini provengono infatti dall'ascolto di Turandot,dal travaso di versi che si sono fissati nella memoria enell'immaginario, da piccoli episodi quotidiani passeggiando per ilparco, dagli stimoli della corrispondenza con gli abitanti magici delparco: gli elfi. Infatti il rapporto con il testo poetico si attua nellalibera scelta del bambino ad appropriarsi di parole, immagini, versi, edi farli propri. Dalle suggestioni di films visti, per esempio "La volpee la bambina", o di canzoni ascoltate e cantate sul tema degli alberi...- Non chiedo a un bambino di capire il testo, di vivisezionarlo vivo,come purtroppo è uso, ma di entrare in una qualche relazione emotivacol esso; mai, e dico mai, fare la PARAFRASDI DEL TESTO! Questaverrà dopo, come un procedimento conclusivo che è passato dalletappe della libera lettura, della libera comprensione, della liberatrasposizione.- La correzione non è da intendere nel senso rituale dell'uso dellamatita rossa o blu. Questa, piuttosto, è una forma di editing cheprevede una ridiscussione a freddo del prodotto dal bambino,cercando, insieme a lui, di attuare piccoli spostamenti semantici distruttura e di senso, in modo che, ciò che c'è già nel testo, appaia piùevidente e splenda di una luce propria. Se il testo non funziona deltutto, non si corregge, lo si accantona.- Di conseguenza la valutazione non va esercitata attraverso un voto,in quanto il testo si valuta da sé, a causa del livello di consapevolezzache il bambino ha via via raggiunto dopo l'editing e come

conseguenza del rinforzo affettivo ed emotivo ricevutodall'insegnante.

Si sta sempre accanto al bambino, perché egli possa avvertire che siscrive vicini, accanto. Anche quando siamo soli, avvertiamo lapresenza di una voce che già ci conosce.

Sebastiano Aglieco

Nel silenzio degli alberic'è il colore del tasso blu e arancione

che salta tra l'erba verde del parco Trotter.Uccelli volano nell'aria.

Magari domani sapranno volareliberamente verso le isole.

Nel silenzio degli alberisento il vento che striscia nella terra

e con l'aria la fa alzarefin quando volano le foglie

e diventano perlee i tronchi diventano fili

e con tanta magia diventano, infinebracciali magici.

Nel silenzio degli alberiinizia a crescere un bambino piccolino

e un po' bassinoe un po' grassino

uguale a una foglia di gelsoappena nata

uguale a un elfo magico.

*

Nel silenzio, gli alberi creano un cuscino d'oroche sventola con l'abbraccio nell'aria

che sussurra alla nebbia.Diventa il mio cuscino d'oro

e mi cresce dalla mano e mi abbracciasotto la crosta del prato.

*

Nel silenzio degli alberic'è un nido di foglie e colorie di piccoli petali più mossi

di vento che cantae cervi strillanti

col lago di cigni festeggiantiproseguono flauti volanti

alberi di facce colorate, e improvvisate!

Io sono un tiglio in alberosono piantato bene

ho degli amicima quando è notte

i miei amici dormonoe io sono solo.

*Nel silenzio degli alberi

gli alberi parlanti cantanouna canzone melodiosae, con tutti gli animali

formano una banda musicale.

*Il silenzio degli alberi

sotto la crosta del parco invernale e ghiacciato...Il ghiaccio sembra la neve che cadedolcemente di notte, in luna piena.

La luna gialla sta nel cielopieno di comete nere

che cadono negli abissi spaventosi.Il silenzio circonda le poesie invernali.

Le farfalle colorateattraversano il corpo con calore

dentro di noi.

*

...Il cuore della foresta era più forte ...

Testi originali di:

Christian Tito, Carla Bariffi, Antonio Devicienti, Adriana GloriaMarigo, Luigi Cannone, Massimiliano Magnano, Corrado Bagnoli,

Paolo Pistoletti, Gian Ruggero Manzoni, Rita Pacilio, Roberto Cogo,Luigi Cannillo, Pancrazio Luisi, Maurizio Casagrande, Marco

Munaro, Maurizio Gramegna, Livia Candiani, Edoardo Zuccato,Vincenzo Luciani, Luciano Benini Sforza, Alberto Bertoni, Adam

Vaccaro, Alessandra Giappi, Patrizia Sardisco, Marco Bellini, LuigiFontanella, Rosa Salvia, Francesco De Girolano, Aki Vetere,Annamaria Ferramosca, Annalisa Manstretta, Mia Lecomte,

Annamaria De Pietro.

donati a titolo gratuito per il progetto:

GLI ALBERI POETI/CI

a cura di Sebastiano Aglieco

con gli alunni e gli insegnanti delle classi seconde

Scuola Casa del SoleMilano

anno scolastico 2014/2015

Stampato in proprio in numero limitato di copie

copia N....

I diritti di proprietà dei testi sono dei rispettivi autori

I disegni sono dei bambini.Tecnica mista: carbone, carta da pacco, vernice acrilica.Sono dei bambini anche le variazioni intorno al verso "Nel silenzio degli alberi".