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Numero 62—Anno IV settimanale fraccarotto 28 febbraio 2008 http://www.collegiofraccaro.it/vdc [email protected] punto di partenza di quest’ultima è lo stadio matricolare: si definisce “matricola” chi, per la prima volta, si avvicina ad una collegialità con l’intenzione di farne parte, pur essendo completamente estraneo all’ambiente. “Matricola”, o “culo”, che dir si voglia, è anche il termine con cui si designa il com- plesso di rituali e vessazioni a cui costoro vengono sottoposti nell’arco dell’anno acca- demico: una sorta di rito iniziatico prolunga- to, dopo il quale si è finalmente degni dell’attributo di “collegiale”. Non è semplice essere una buona matricola, nel rispetto delle definizioni soprascritte, in quanto pres- soché nessuno ha la più pallida idea di cosa significhi la parola “collegialità”, e desiderare ciò che non si conosce, soprattutto se si è “oppresso”, è comprensibilmente impossibi- le. segue a pag. 2 NATALE SPORT FUMETTI LE PAGELLE DEL PRESEPE Monto & Splendid a pagg.3-4 INTERVISTA A FRANZ Goran a pag.6 IL CANGURO Gesù a pag.10 L’ULTIMO EDITORIALE di Monto & Splendid Prima che il 2009 finisca, il Fraccaro si avvia bene al torneo di Basket ed allestisce un’ottima edizione del Presepe vivente: due punti di forza del collegio, messi in crisi da un autunno turbolento. Eppure, senza alcuna certezza di finanziamento, la grande squadra biancorossa di cestisti e questuanti si è pre- sa le sue soddisfazioni. Le matricole sono arrivate al Presepe senza la rituale esperien- za della cena, ma han dato comunque buona prova di coinvolgimento. Gli organizzatori hanno incespicato un po’ sui tempi, ma il risultato finale ha premiato tutti, complice un cielo azzurro che non si vedeva da anni. In cantiere per il 2010 varie iniziative, tra cui un cineforum — ACERSAT permettendo — e l’annuale concerto, per una volta non natali- zio. Tra di esse, non annoveriamo purtroppo Voci di Corridoio, che con questo numero termina infine la sua corsa, non senza il rammarico dei redattori. Per l’ultima volta da queste colonne, felice Natale a tutti voi. Cari Fraccarotti, sono ormai quasi tre mesi dacché la prima matricola ha messo piede tra queste sacre mura: il passo incerto, l’aria stranita di chi suppone, ragionevolmente, che la propria vita stia per cambiare, benché non conosca affatto gli strumenti a cui il fato si è compiaciuto di ricorrere. Momenti indi- menticabili, concedetemi un po’ di sentimen- talismo nostalgico, in cui si prende coscienza che una seconda vita, così mi sento di defi- nirla, sta prendendo lentamente forma: lon- tani da casa, sconosciuti a tutti, indipendenti come forse non si è mai stati, ci si avvia ad affrontare una fase fondamentale della pro- pria esistenza, quella in cui termina l’adolescenza e ha inizio l’età adulta. Paralle- lamente a essa, ha luogo un altro processo di “crescita”, altrettanto importante per noi collegiali e incomprensibile per coloro che vengono definiti “esterni”. Come è noto, il Voci di Corridoio Colonna in progress… di Cazza WINTER WINTER PARTY PARTY

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Numero 62—Anno IV settimanale fraccarotto 28 febbraio 2008

http://www.collegiofraccaro.it/vdc [email protected]

punto di partenza di quest’ultima è lo stadio matricolare: si definisce “matricola” chi, per la prima volta, si avvicina ad una collegialità con l’intenzione di farne parte, pur essendo completamente estraneo all’ambiente. “Matricola”, o “culo”, che dir si voglia, è anche il termine con cui si designa il com-plesso di rituali e vessazioni a cui costoro vengono sottoposti nell’arco dell’anno acca-demico: una sorta di rito iniziatico prolunga-to, dopo il quale si è finalmente degni dell’attributo di “collegiale”. Non è semplice essere una buona matricola, nel rispetto delle definizioni soprascritte, in quanto pres-soché nessuno ha la più pallida idea di cosa significhi la parola “collegialità”, e desiderare ciò che non si conosce, soprattutto se si è “oppresso”, è comprensibilmente impossibi-le.

segue a pag. 2

NATALE SPORT FUMETTI

LE PAGELLE DEL PRESEPE

Monto & Splendid a pagg.3-4

INTERVISTA A FRANZ

Goran a pag.6

IL CANGURO

Gesù a pag.10

L’ULTIMO EDITORIALE di Monto & Splendid

Prima che il 2009 finisca, il Fraccaro si avvia bene al torneo di Basket ed allestisce un’ottima edizione del Presepe vivente: due punti di forza del collegio, messi in crisi da un autunno turbolento. Eppure, senza alcuna certezza di finanziamento, la grande squadra biancorossa di cestisti e questuanti si è pre-sa le sue soddisfazioni. Le matricole sono arrivate al Presepe senza la rituale esperien-za della cena, ma han dato comunque buona prova di coinvolgimento. Gli organizzatori hanno incespicato un po’ sui tempi, ma il risultato finale ha premiato tutti, complice un cielo azzurro che non si vedeva da anni. In cantiere per il 2010 varie iniziative, tra cui un cineforum — ACERSAT permettendo — e l’annuale concerto, per una volta non natali-zio. Tra di esse, non annoveriamo purtroppo Voci di Corridoio, che con questo numero termina infine la sua corsa, non senza il rammarico dei redattori. Per l’ultima volta da queste colonne, felice Natale a tutti voi.

Cari Fraccarotti, sono ormai quasi tre mesi dacché la prima matricola ha messo piede tra queste sacre mura: il passo incerto, l’aria stranita di chi suppone, ragionevolmente, che la propria vita stia per cambiare, benché non conosca affatto gli strumenti a cui il fato si è compiaciuto di ricorrere. Momenti indi-menticabili, concedetemi un po’ di sentimen-talismo nostalgico, in cui si prende coscienza che una seconda vita, così mi sento di defi-nirla, sta prendendo lentamente forma: lon-tani da casa, sconosciuti a tutti, indipendenti come forse non si è mai stati, ci si avvia ad affrontare una fase fondamentale della pro-pria esistenza, quella in cui termina l’adolescenza e ha inizio l’età adulta. Paralle-lamente a essa, ha luogo un altro processo di “crescita”, altrettanto importante per noi collegiali e incomprensibile per coloro che vengono definiti “esterni”. Come è noto, il

Voci di Corridoio

Colonna in progress… di Cazza

WINTER WINTER PARTYPARTY

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Alla fine di lunedì avevo un’unica certezza ri-guardo al fatidico giorno seguente: ci sarà dav-vero tanto da fare. Col senno di poi posso con-fermarlo. Sono le sei di sera, il presepe vivente è andato, il lavoro di pulizia è finito da circa due ore e la mia grande tentazione sarebbe gettarmi sotto le coperte e salutare il mondo per quattor-dici ore, anche non amo dormire di giorno. Co-munque devo riappropriarmi della mia vita dopo che per un giorno intero tutti i miei pensieri e i miei sforzi sono stati assorbiti dal PRESEPE. Seduto sulla scomoda sedia della mia scrivani-a, sento gli occhi stan-chi e le mani ancora un po’ infreddolite, memori della prolungata esposi-zione al rigido clima pavese a cui sono state sottoposte da stamatti-na presto. Certo, sento la fatica, ma che espe-rienza ho vissuto! An-che se mi sono già tro-vato coinvolto nella preparazione di eventi del genere, questa è la prima grande prova dell’entusiasmo fracca-rotto. Stamattina, ore 7,30: una sala comune in-gombra di paglia, legna, coni per le castagne e palline decorative ospita già i collegiali più pun-tuali. Tempo cinque minuti per la colazione e il lavoro di allestimento del cortile comincia, tra collegiali super impegnati e incazzosi e altri che seguono alla lettera la regola secondo cui meno lavori più vivi. Puntualmente ogni volta che fini-sco un lavoro, ma a volte anche prima, mi viene posta dall’anziano più vicino la domanda “Non stai facendo niente?” e immediatamente vengo investito di un nuovo incarico. Per mezz’ora compio un’esplorazione completa del collegio alla ricerca di un arcano bandierone del Fracca-ro, missione da cui alla fine desisto, ma che mi permette di scandagliare luoghi che non avevo ancora scoperto.

BASTA UN GIORNO COSÌ A CANCELLARE 120 GIORNI STRONZI…Si giunge pertanto, tra tovaglie rosse e stelline, all’ora X e noi matricole veniamo cordialmente obbligate a vestirci mentre in cortile cominciano a giungere i primi curiosi. In realtà nella camera accanto alla mia già dalle 10,30 un clan di esper-te truccatrici e costumiste sta compiendo un’operazione di conversione del corpo di Sbiru-lino, al fine di trasformare l’immancabile latin lover (NDR: sì, come no) in una puttana di bassa leva. Una volta pronti scendiamo, visibilmente

imbarazzati. Lo Striscione “BRIGATA PLINIO” do-mina sul cortile appeso alle finestre del lato Vetrate. Tutto è pronto. Il Presepe Vivente Frac-caro 2009 è ufficialmente iniziato! Io e gli altri due Re Magi, Alvaro e Adrian, giunti da molto lontano come la tradizione vuole (Australia e Calabria), veniamo mandati in Corso Strada Nuo-va a fare l’ultima pubblicità del presepe, e a quel punto il mio egocentrismo può essere dav-vero saziato dagli sguardi stupiti o complici dei passanti; intanto abbiamo anche l’occasione per parlare con qualche tipa/topa! Quando torniamo in collegio il cortile è ormai zeppo di visitatori e il freddo viene combattuto da bicchieri di vin brulè, bombardino o cioccola-ta densissima per i kg di burro gettati nel cacao dagli esperti Toz e Turker. Proprio Toz dimostra che la temperatura esterna è di suo gradimento

quando decide di togliersi la maglietta e di rimanere a torso nudo, unicamente coperto da un grembiule. In poco tempo noi matricole entriamo perfettamente nella parte: il pastore Trapani bastona le pecore Zorro, Provenzano e McGyver, la puttana Sbirulino si fa fotografare continuamente in posizioni hard con giovanot-ti coraggiosi, Gesù Giozzi rimane teneramente sdraiato nella culla a ricevere doni e il pesca-tore Edo cerca in ogni modo di attirare

l’attenzione di tipe/tope mo-lestandole con l’amo della sua canna da pesca. I visita-tori dimostrano di apprezzare gli stand culinari sbaffandosi le scorte fraccarotte tanto che il banchetto del salame e del formaggio finisce in tempo record. Mi improvviso cameriere e riempio il mio cestino di pez-zi di panettone e pandoro dispensando sorrisi e battute in giro. “Cacchio che clima” comincio a pensare! Con i nostri costumi siamo i prota-gonisti del momento e le foto si sprecano. Alla fine la colle-g i a l i t à s i l a n c i a nell’esecuzione dell’inno a piena voce e ad altri cori urlati davanti ai pochi visita-tori ancora presenti. Per san-cire la buona riuscita dell’evento alcuni tra cui Toz,

Esselunga, Adrian e Cazza finiscono di peso in fontana. Esce persino un applauso per il no-stro lavoro. In quel momento mi sento soddi-sfatto, ma nella mia testa riappare l’ombra del lavoro che ancora ci attende: armandoci delle energie residue smontiamo la Betlemme pavese supervisionati dall’economa e da Emi-lio, pronto a offrire consigli utili e “pacati” ai collegiali at work. Ultima perla della giornata: andiamo a pren-dere in centrale Trameri, che si è appena lau-reato e anche a lui tocca seguire il rituale dell’ “I love you baby” e del bagno in fontana. Max Pezzali dice “Basta un giorno così a can-cellare 120 giorni stronzi”: in questo caso non posso che concordare con lui.

Meneguzzi m.q.m.

segue Cazza dalla prima Di conseguenza, altrettanto difficile, più di quan-to si possa pensare, si è rivelato il compito di colonna. Rompere le scatole alle matricole, ordi-nare loro di fare le cose più improponibili, ri-chiede un certo talento, di matrice prettamente sadica, certo, ma dal mio punto di vista questa è la parte minore del “lavoro”: la vera difficoltà è avviare, prima di tutto, e costantemente man-tenere, in seguito, un dialogo con le m.q.m.; cercare il più possibile di risolvere i loro dubbi, le loro perplessità circa una realtà in cui sono state prepotentemente proiettate. Soprattutto, seguirle nel manifestarsi di espressioni della loro individualità, come l’intelletto e la persona-

lità; aiutarle a crescere non solo come collegiali, ma come uomini. Tanto più che un simile com-portamento non può che dettare influssi positivi sulla nostra personalità e sul nostro modo di intera-gire con gli altri, permet-tendoci di imparare a cogliere ciò che è vera-mente essenziale nelle relazioni interpersonali. Mi sembra, quindi, un’ottima occasione per mettersi alla prova, che deve essere sfruttata. Tutto sommato, lo sforzo potrebbe essere più

foriero di soddisfazioni di quanto non si possa pensare! Ultimamente, guardando le matrico-

le, mi sono spesso trovato a chiedermi quale fosse veramente il mio ruolo, e credo che la risposta giusta alle mie domande sia questa: usare la matri-cola nel modo più costruttivo possibile. Questo, a mio giudizio, è il momento giusto per cominciare. Buon Natale e buone vacan-

ze a tutti voi.

Presepe

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Presepe Vivente 2009: le pagelle Gesù bambino (Margiozzi) 5+: Placido e pa-

cioccone, ma apatico. La sua faccia inespressiva da vecchio cinese non convince nessuno: ottie-ne questo ruolo grazie a un gioco di nepotismo, ma non sfrutta appieno l’eredità. PRUGNA SECCA

Maria (Juara) 5-: Lascia a desiderare. Sguardo apparentemente mistico, in realtà perso nel vuoto, e abito macchiato di vino: un po’ trop-po per la Ma-donna, persino al Fraccaro. GE-STAZIONE G i u s e p p e (Tommi) 6-: Il costume funzio-na, ma si mo-stra un po’ im-preparato, e nel corso della rappresentazione commette i se-guenti anacronismi: fuma, porta la croce al collo, divorzia. ASTORICO

Bue (Sceccuduru) 4+: La mate-ria prima c’è. La materia gri-gia, per fare il bue, è appena sufficiente. Riesce a strappare il vestito da fermo, celando ogn i sospet to d ie t ro l’immutabile e languido sguar-do bovino. INSACCATO

Asino (Cremona) 4+: Fa rimpiange-re la scuola di Raffadali. Raglia bene, ma non è abbastanza asino per fare l’asino, e rattrista il bue, un tempo giulivo. MANCANZiA D’IGNORANZiA

Stella (Ciolla) 2-: Inaffidabile anche come stella, che non tiene mai in testa. Più che una stella, anzi, sembra un mendicante: non è mai al suo posto perché elemosina cibo, alcool e fumo. STELLA SCADENTE

Angelo (Santo) 5-: Il nostro Santo Assunto Beato Angelico Laganà sembrava calzante per il ruolo dell’angelo, ma è fin troppo pacifico, tanto da risultare insipido. “CAPELLI D’ANGELO IN BRODO SCIALBO” di Lina Wertmüller

Pastore (Trapani) 4½: Chi cazzo è Trapani? Gregge (Banti, P rovenzano , Madia) 4: Pri-ma del prese-pe, Banti si lamenta per-ché vuol fare il montone; poi si sveste per-

ché ha caldo. E non monta le altre pecore per divertire il pubblico. STRONZO DI UN CAPRONE. Provenzano è cordiale e sorride molto, ma con la faccia di chi non capisce dove si trova. Zorro, che almeno si impegnava a belare, risente delle cattive compagnie. SMARRITI Pecora nera (Talio) s.v. : Doveva essere una rivalsa; invece arriva in ritardo, non fa il giro della fontana e non aiuta a smontare il Prese-pe. Esami? Problemi di salute? In ogni caso, anche se in buona fede, un collegiale dovrebbe sempre avvisare. FAGIOLO? Falegname (Patrick) 5: Il Marchigiano suscita reazioni incerte: del resto va in giro sorriden-do, con un accetta in mano. Chi lo conosce lo saluta, come al solito, con tene-re carezze o cef foni . DA SCHIAFFI L a v a n d a i a ( R o c c o ) 5 : L’unica matrico-la che abbia usato vestiti propri per la rappresentazione, brilla solo a tratti. Nonostante ampie credenziali, non su-pera la puttanaggine (non richiesta) di Loffa. HIPS DON’T LIE

Pescatore cieco (Edo) 6: La crisi di astinenza deforma orribilmente questo perso-naggio, che molesta persi-no i collegiali: va bene approfittare del proprio ruolo per rimorchiare, ma qui non si distingue più nemmeno tra uomini e donne. MIOPE

Centurioni (Pietro, Esselunga) 6½: Uno grande e grosso con ghigno da mercena-rio; l’altro meno corputo, ma autenti-co Romano de Roma. Si mettono anche a petto nudo per i revival di Tonucci. Una coppia che non annoia; anzi, frizzan-te. GIANNI E PINOTTO Fornai (La Cosa, Moviola) 8½: Colpo di genio di Uzzino che inventa questi personaggi di grande carica folkloristica: li affida a due matrico-le che n o n avrebbe-ro potu-to rive-s t i r e a l t r o ruolo. La Cosa, col suo faccione bonario, è una rivela-z i o n e , i l p a n e t t i e r e g i o v i a l e dell’immaginario collettivo. Moviola invece, ex-pizzaiolo dal look meno comune, sembra un omaggio al personaggio di Abatantuono in “Fantozzi contro tutti”. Tra uno sfilatino e l’altro, si fanno notare dal pubblico fem-minile. SO’DDIABOLICO Re Magi (Negro, Adrian, Alvaro) 7: Matricole passa-bili, ma il re magio austra-liano, Rap-Pappone, parla più di loro (meglio) e salva la faccia al terzetto con stile e simpatia, oltre all’inconfondibile accento. MAGI…STRALI Cammello (Budino), Ubriacone (Vizzini) 4½: Altri personaggi plasmati da Uzzino, secon-do gusti personali e qualche suggestione cinematografica. Vizzini non sa come fare l’ubriaco per paura della sua ragazza ONNI-PRESENTE e ripiega un po’ sul lebbroso. Potenzialmente validi, ma da istruire meglio sulle proprie mansioni. COMPARSE

Puttana (Sbirulino) 8½: Per l’esattezza: un transessua-le travestito da universita-rio che si traveste da put-tana. Sbirulino è pronto per qualsiasi attività nel campo: battere la Vigenti-na, strip allo Scorpion, serata con Marrazzo. Rac-coglie a pieni voti il testi-mone e lo usa in modo improprio. Le stesse abilità

gli valgono un buon voto d’esame, il giorno successivo. TRANS

Presepe

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Storia di una partenza da delirio. Entro in camera di Uzzino e lo trovo mezzo fatto/totalmente ubriaco: mio il compito, con qual-che perplessità, di accompagnarlo entro breve in aero-p o r t o . Solo le me l od i e dei Doors r iescono a tirarlo giù dal l e t t o , anche se con qual-che be-stemmia. Poi, una v a l i g i a fatta alla cieca, le s a g g e indicazio-ni di Ga-telli e via: prendiamo il largo lungo le strade inne-vate di Pavia. Nell'auto di Nadal siamo io, Rocco-Shaki e, da onorevoli passeggeri, Uzzi-no e Juara: sono le 4:30 a.m., poche ore dopo la festa di laurea di Yoghi e Gotta, con tutte le conseguenze del caso. Il viaggio, pur breve,

si preannuncia arduo e denso di immani peri-gli: quattro terroni sotto la neve, di cui tre matricole e un anziano inservibile, destinazio-ne Milano Linate, senza conoscere la strada. Sembra l'inizio di un film. La nostra vettura è un fiero destriero dalle sconsiderate attitudini rallistiche, indomabile come se nella marmit-

ta avesse del peperon-cino calabrese ingeribi-le solo dal purosangue Bathista. Poco prima dell'imbocco della tan-genziale, infatti, il de-stino ci regala l'emo-zione più grande della lunga nottata: imbizza-rita, la Nadal-mobile, sguizzando a destra e a manca, pone fine al durello mattutino di Juara e, per antitesi, dà vita a quello di Rocco. Successi-vamente, mentre gli u l t i m i

neuroni sani/sobri di Uzzino vanno a farsi fottere, riusciamo a sbagliare strada per ben due volte: molta era la neve scesa ieri notte, ma altrettante erano le imprecazioni volate via dal finestrino! Ora, come

solo il santo protettore degli ubriachi sa, arrivammo nei pressi dell'aeroporto con un ultimo brivido (un'indecisione nella direzio-ne da prendere a un bivio maledetto), che ci permette di scendere dal veicolo con la giusta dose di adrenalina: alle ore 6.00! (Mezz'ora prima del decollo verso quella terra che in tempo di semina, cioè di ven-demmia, generò la famiglia Maragliano.) Il ritorno invece, ricco di ***... poiché in com-pagnia del noto porno-attore, nonché fede-le amico Rocco...

m.q.m. Pietro (In collaborazione col neolaureato, neogol-giano, presente con lo spirito alcolico al momento dei fatti, Yoghi.)

Polluzioni notturne

Il Drugo (Gian-cazzetto) ventordici: Avete visto il Grande Lebowski? Dopo averlo girato coi Coen, è tornato a trovarci l’ex Angelo più fradicio (di vino e acqua piovana) che il Presepe ricor-di. CAMMEO

Economa (Bormio) 9: La classe non è acqua. Un fagiolo si ripete a grande richiesta, perché altri sosia non esi-stono. Nuovo abito e nuovo trucco, e gli avventori si mettono in coda per una foto con lui; anzi, con lei.

L’anno prossimo però vogliamo i jeans coi tacchi e soprattutto un’imitazione più fedele. SOSIA

Monto & Splendid

Al Presepe c'era anche la ragazza che non vuole comparire su VdC! In questa foto, "rubata"... la vediamo

mentre si accosta a un infelice Fraccarotto.

- Scuse -

La redazione di VdC si scusa con gli abbonati per il ritardo sulla con-segna degli arretrati in formato piccolo.

Se siete stati dei bravi fraccarotti, li troverete sotto l'albero, impacchettati dai nostri folletti (che poi sono tutti parenti di Montolivo).

Adrian e Uzzino in un momento di solidarietà prima dei rispettivi decessi.

Presepe

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FRACCARO - don boskov : 46 - 31 Ostrega: 7 e 1/2 Teso. Percepisce difficol-tà nella squadra, per una partita – li aveva avvertiti – meno soft della precedente, e ne risente psicologicamen-te. Ricopre comunque più ruoli (può giocare da lungo e sa dare il

cambio alle guardie) e infonde una spinta morale importante ai compagni. CASSANDRA Adrian: 7 e 1/2 Nonostante gli acciacchi fisici, si dimostra fondamentale per la squadra: difesa, rimbalzi e 8 punti che aiutano. Deve migliorare la con-centrazione nei momenti importanti (il pas-saggio no-look sotto canestro è una vera leg-gerezza) e rendersi conto che non avrà mai regali dagli arbitri. JET-LAG

Rizzi: 8 e 1/2 Pur non essendo in grande spolvero, va in doppia cifra (e già que-sto la dice lunga). Man-tiene la lucidità durante tutto l’arco della gara, ed è sua la lavata di capo che scuote lo spo-gliatoio nell’intervallo. BRAVEHEART

Esselunga: s. v. Gli vengono regalati i minuti finali, a risultato ormai assicurato: utile esperienza per un’m. q. m. La sua permanenza in campo è comun-que più breve dell’amplesso di Sacha. COITUS INTERRUPTUS Pietro: 3 Ingiudicabile. Un gesto che non merita ulterio-ri commenti. Rimangono le potenzialità tecni-che e atletiche, ma a quanto pare bisogna ancora lavorare sulla testa. (RI)FLETTI P. s.: aspettiamo la birra.

Franz: 9- Ovvero, IL RITORNO DEL CYBORG. Entra subito in partita, a differenza del re-sto della squadra; punti pesanti quando ce n’è più bisogno e tanto carisma ne fanno il leader in campo. Persino la difesa violenta del Don Bosco trema davan-

ti a lui. FRANZENSTEIN Gugu: 7- Gioca pochissimi minuti, durate i quali porta in campo la sua esperienza; entrato nel mo-mento più critico, dimostra di non temere il parziale disa-stroso rime-diato in poco tempo dal Plinio, e svol-ge egregia-mente il suo compito. Es-senziale per allungare le rotazioni della squadra. BENZINA

Big Jim: 6- Anche per lui poco tempo giocato, anche a causa del numero 7 avversario, che a più riprese gli fa vedere la Madonna (del Duo-mo?). Tecnicamente ci siamo, ma a volte per-de la concentrazione in fase difensiva.

TROTTOLA Igor: 8 Alla sua seconda partita migliora sia l’approccio mentale che quello tattico. Arma strategica importante, viene sfoderato nel primo tempo per tenere a bada i Boscaioli e nel secondo per dare la spallata finale: 4 pun-ti ed entusiasmo da vendere. SEQUOIA

Denver: 8 Il Ronaldinho del parquet (anzi del linoleum) gioca sia da guardia che da play – ruolo a cui deve ancora abituarsi. Ritrova il feeling col canestro e i due liberi che mette (finalmente!) segnano il momento di svolta del match. CHIAVE DI VOLTA

Marcone: 8 Investito del ruolo all’ultimo momento, alla vigilia di una partita non facile, il Dott. Piacentini si dimostra un valido coach: carica la squadra, gestisce bene i cambi, pretende birra dai gioca-tori indisciplinati. GEORGE KARL Pubblico: 5 Qualcuno urla come un dannato, ma non bastano gli ultrà a fare la curva. Il resto del pubblico arriva in ritardo o canta poco, comprese alcune matricole, letteralmente da linciare. La partita si gioca anche sugli spalti: lo confermano i risultati, dal secondo tempo in poi. ASTANTI

Splendid & Ostrega

Voci di Corridoio

Mega Direttore Galattico Simone Pellegrin

Direttore Responsabile Giorgio Montolivo

Caporedattore Carlo De Grazia

Art Director Marco Rossi

Redazione Francesco Guida

Goran Derpini Marcobelli Eleno Tagliabue

Io sottoscritto Lorenzo Gotta, alias Ivan Ramiro, alias l'eclettico della scopata, alias Abate “Farina”, ringrazio tutto il popolo fraccarotto (oltre che per aver pulito il mio imbarazzante sbocco a spruzzo) per aver preso parte alla mia festa di laurea: grazie per avermi fatto fare due andate e ritorno (Alarico figlio di puttana). Non mi aspettavo una così grande affluenza, sono commosso (o forse sono ancora le lacri-me per le randellate di sessanta e più perso-ne). Ancora grazie a tutti [Rilasciata in evidente stato di ebbrezza.]

Basket

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Intervista con il Cyborg Il nostro cyborg-capitano è finalmente tornato a giocare. Ne approfittiamo per scambiare quattro chiacchiere sul torneo, i giocatori e il sostegno collegiale al basket. D: Come è stato il ritorno in squadra? Come ti sembra sia cambiato l’equilibrio del Frac-caro Basket? R: Non hai idea di che voglia avevo di tornare. Allenare è bello, ma giocare è anche meglio. Sostanzialmente si sono rafforzati tutti. Tutti possono portare punti: è un bel gruppo, an-che se c’è il rischio di basarsi troppo sulle individualità in partita. Se devo fare una criti-ca, c’è poco sforzo negli allenamenti, anche da parte mia. Dobbiamo lavorare di più sul gioco di squadra. D: Cosa mi dici delle matricole? R: Hanno molta voglia di giocare bene e di allenarsi. Stasera Esselunga ha trovato poco spazio, mentre Pietro si è inserito di più nel gioco, anche se l’episodio della spinta e dell’espulsione non parla certo a suo favore. Non è così che si comporta, specialmente da matricola, nemmeno per “soccorrere” un compagno. Gli anziani hanno stabilito che per tornare in squadra dovrà portare dieci casse di birra, una per ogni membro della squadra. Mi sembra un ottimo modo per insegnargli l’autocontrollo. D: Con il Golgi abbiamo dato spettacolo, quella di oggi è stata una vittoria ottenuta con più fatica. Che cosa pensi del nostro prossimo avversario, il Ghislieri? R: Stasera abbiamo preso l’avversario sotto-Gambalf. Nel secondo tempo il vero valore dei nostri si è fatto sentire e ci siamo portati a casa la partita. Il Ghislieri non dovrebbe esse-re un avversario irresistibile, ma dobbiamo

cercare di non ripetere lo stesso errore: più concentrazione e determinazione potranno evitare figuracce. Anche se siamo i migliori non possiamo concedersi distrazioni. D: Senza un capo, il tifo è stato meno acce-so del solito. Pensi che questo abbia influito sulle pre-stazioni della squa-dra? R: Il tifo di sicuro è una fonte di motiva-zione. La forza del collegio è unire chi è fuori e dentro al campo. Di sicuro un t i f o m e n o “ignorante” del soli-to non è una buona scusa per il nostro primo tempo, anche se quando i cori sono più frequenti si g i o c a i n un’atmosfera miglio-re. D: Qual è, quindi, lo scontro che, almeno sulla carta, ti preoccupa di più? R: Sono gli altri ad avere paura di noi: siamo la squadra da battere (e i risultati lo confermano). Il Maino è, probabil-mente, il migliore fra i nostri avversari di girone. Poi c’è l ’ormai stor ico “derby” con il Borromeo, a cui consigliamo amichevolmente un po’ di vaselina. Sarà co-munque un bel torneo, e non dobbiamo mon-tarci troppo la testa.

D: Quest’anno abbiamo l’incognita di due giocatori importanti che potrebbero non partecipare alla finale. Che cosa dici, senza Adrian e Rizzi siamo lo stesso in grado di fare un bel gioco?

R: Certo, due assenze del genere sono mol-to pesanti (sempre che non si riesca a trovare un modo per averli in squadra), ma sono sicuro che potremo rimediare, magari faticando un po’ di più. Il talento individuale conta ma è lo spirito di squa-dra la nostra arma vincente. D: Per finire, c’è un appello che da capi-tano vorresti fare ai giocatori e ai tifosi? R: Per i ragazzi, fuori i coglioni. Giocando convinti spacchiamo il culo a tutti. Per i tifosi: siete anche voi parte della squadra. Mi raccomando, par-tecipate numerosi alle partite, anche a quelle il cui esito potrebbe sembrare scontato. Ricordate che il motto del colle-gio è “Idem Velle”: una sola volontà. Mostriamolo anche ai nostri avversari.

Goran

Cronaca della partita Il Fraccaro infila la seconda vittoria consecuti-va al termine di una partita ricca di luci e ombre grazie a una strepitosa rimonta nel secondo tempo, dopo aver chiuso sotto di 5 i primi 15’. Il punteggio finale è ingannevole e non rende del tutto merito alla buona presta-zione del Don bosco, che fino agli ultimi mi-nuti è rimasto in partita mostrando una gran-de grinta, una buona organizzazione di gioco e alcune interessanti individualità. Doti che in ogni caso non sono state sufficienti a fer-marci. Il Fraccaro, guidato da un coach d’eccezione (Marcone), scende in campo con un quintetto leggero e parte in vantaggio, guidata dai rimbalzi e dalla fisicità di Adrian.

Il Don Bosco, però, non si scompone. Grazie a molta grinta e a qualche colpo di fortuna ri-mane in partita e opera il sorpasso, sfruttan-do alcuni nostri errori di confusione e qualche imprecisione tattica. Nonostante alcuni cambi la situazione non cambia e il primo tempo si chiude sul punteggio di 18-23 per i giallo-verdi. Il parziale sfavorevole non abbatte però i Fraccarotti che, guidati da un immenso Franz, autore di ben 15 punti, riescono a ribal-tare il punteggio alzando il ritmo in difesa e sbloccandosi in attacco grazie ai canestri di Rizzi e Franz e ai contropiedi guidati da Den-ver. I nostri resistono alla reazione avversaria e non si scompongono nonostante alcuni mo-menti di tensione con un giocatore avversario. Il punteggio finale è di 46-31 a nostro favore, frutto di un clamoroso parziale di 28-8 nella ripresa: merito di uno scatto d’orgoglio e te-stimonianza del talento di questo splendido gruppo. Sicuramente questa non è stata una delle nostre prestazioni migliori: era possibile vincere la partita con più tranquillità, mentre

numerosi momenti di confusione, qualche amnesia in difesa e troppe forzature in at-tacco ci hanno fatto rischiare la sconfitta. Alla grande reazione della squadra ha con-tribuito senza dubbio il tifo della Brigata Plinio, che nel secondo tempo si è fatto sentire. Una menzione speciale va al nostro capitano che, nonostante i colpi subiti dagli avversari, si è caricato la squadra sulle spalle nei momenti di difficoltà. Non è sta-ta una partita perfetta, ma tutto sommato è una vittoria importante arrivata, ottenuta contro una squadra nettamente più forte del Golgi e che sicuramente farà strada nel torneo.

Esselunga m.q.m.

GRAZIE! La redazione di VdC ringrazia Ostrega

per la chiavetta USB che ci ha regalato.

Basket

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collegial-popolare più fa-mosa di Pavia. Più che per l’effettiva carenza di risor-se per come sia maturata questo taglio.Alle avversità la nostra collegialità è abituata a rispondere con l’unità, l’ingegno, la passione che dimorano da anni tra le mura. Abbiamo vinto tor-nei senza avere la squadra più forte. Succederà anco-ra, noi abbiamo qualcosa

in più. Con poco riuscia-mo a fare molto, e questa è una prerogativa dei puri di spirito. C’era chi con il fango…Però come in tutte le cose, oltre all’ingegno serve qualcos’altro. Nel nostro

caso servivano fondi, con-tributi, soldi, offerte, aiuti, chiamateli un po’ come vi pare. Ma per fare qualcosa all’altezza del nostro nome quelli servono più o meno sempre. Mi sono trovato personalmente ad organiz-zare insieme ad altri cari amici, in primis quell’an-no fu Giuliano, il presepe vivente. E so bene quali siano le entrate: questua, fondo di riserva collegiali (quando c’è) e contributo ISU (ora Edisu). Quante lettere scrissi per chiede-re soldi all’ente. Prima di me tanti altri, dopo di me idem. Solito iter: si scrive,

Il presepe povero

Dalle foto pubblicate sulla rete, sembra proprio che sia stato un bel presepe vi-vente quello di quest’anno al Fraccaro. Non pioveva, come l’anno passato, e questo è già un dato po-sitivo. Sul cielo dentro le mura brillavano come tese tra invisibili fili le stelle della notte nata-lizia. Le statuine erano al loro posto, con qual-che new entry davvero avulsa dalla realtà (pa-nettiere nel presepe? Beh, sempre meglio di quell’anno in cui Spon-geBob mqm interpretò l’albero di Natale da autogrill, qello che si muove a tempo di mu-sica). Ho intravisto an-che le solite scene di giubilo miste ad ormoni impazziti che solo le ma-tricole dopo pochi mesi di Fraccaro sanno interpreta-re. E così il classico della Maria vergine in atteggia-menti poco consoni con il centurione di turno. Gli stand sembravano davve-ro all’altezza dei presepi migliori, con qualche ex che non si ri-sparmiava e si adoperava per cucinare roba scura in una pentola (letame?).Ci sono anche tante foto di fanciulle interessate e leggermente mosse a com-passione dai personaggi più vessati, come stella e pecore. Non conosco pur-troppo i nomi di queste mqm ma da qui pare che abbiano saputo interpre-tare ancora una volta lo spirito del Natale goliar-dico made in Fraccaro. Naturalmente la comunità ex era rimasta decisamen-te scossa dalla notizia del mancato finanziamento Edisu alla manifestazione

E X V O C I D I C O R R I D O I O

constatare il livello a cui siamo arrivati. Qualche mi-nuto dopo il fattaccio si era già impegnati a gioire ed ad accusare. Si gioiva per aver visto la smorfia di dolore sul volto di un uomo considera-to male assoluto. Si accusa-va di aver caricato quella mano con le dichiarazioni contro la persona fioccate nell’ultimo periodo. Che schifo, lasciatemelo dire.Stiamo parlando di uno squilibrato che ha agito con istinto, come un animale; uno psicolabile. Non c’è giustificazione che si pos-sa dare invece per coloro i quali lo hanno eretto ad eroe della patria, felici per il suo gesto. Stiamo vera-mente scivolando verso un baratro in cui si perde ogni contatto con la realtà e si gode nel vedere il sangue misto al dolore sul volto di un’altra persona? Siamo veramente arrivati al punto in cui l’odio verso un avver-sario politico ci dia la sod-disfazione di vederlo colpito fisicamente, nel mezzo della folla che lo applaude? Se questa è la situazione in cui siamo oggi vuole dire che abbiamo perso ogni contat-to con la realtà.Una volta vidi dei maiali in un recinto: quando arrivò il mangime si morsicavano a vicenda per averne un po’ di più per loro. Io sono si-curo che volevano mangia-re di più, ma non provavano piacere nel vedere gli altri soffrire sotto i loro colpi. I porci no, noi ormai sì.

Pampa

“Abbiamo vinto tornei senza avere la squadra più forte. Succederà ancora.”

Anno 1 - N. 4 Settimanale ex-fraccarotto17 dicembre 2009 - Anno IV dell’era VdC

CAROGNATE NATALIZIEEstratto di PURO VdC a cura di: Elia Ferrari, Giovanni Ferrari, Giovanni Mason e Simone Pellegrin

Arriva il natale e come da tradizione il collegio da vita al presepe vivente. Peccato per il mancato finanziamento da parte del Rettore Panella, mentre uno con le palle, riceve una sonora batosta (questa volta non elettorale)

La goia dell’altrui

doloreEx VdC non è come VdC. Quando lo abbiamo pensa-to, ci siamo ripromessi di fare qualcosa di leggermen-te diverso. Un inserto che parli di collegio a trecento-sessanta gradi, tirando fuo-ri cose vecchie e commen-tando da spettatori, ahinoi assenti, le gioie ed i dolori del vecchio Plinio.Questa volta però urge uno strappo alla regola. Perché è successo un fatto grave, una notizia di quelle che sconvolgono le prime pagi-ne dei giornali: hanno at-taccato il capo. L’episodio del ferimento di Silvio Ber-lusconi è un brutto momen-to nella storia recente d’Ita-lia. L’attacco è un episodio grave, frutto della mente di un uomo psicolabile, isolato da ogni mandante. Un gesto individuale: Tartaglia ha lanciato una statuetta con-tro il Presidente del Consi-glio procurandogli ferite e fratture al viso e lo ha fatto, dice, perché esasperato da Berlusconi.La scena è agghiaccian-te, quell’oggetto però non rappresenta il Duomo di Milano, bensì l’odio di una grande parte della popola-zione addirittura felice di quel gesto. Un odio che tra-sforma un oggetto di trecen-tocinquanta grammi in un macigno da diverse tonnel-late. Qualcosa che fa male più di uno zigomo rotto è

si stampa, si da a Sarcinel-li (almeno nel mio caso) che la porta all’Edisu, non prima di aver detto tutto al Rettore Panella. Poi ar-rivava la comunicazione che ce ne davano la metà e noi via a comprare paglia, galline, salami e pandori. Quest’anno però “qual-cosa si è rotto” e siamo rimasti fregati. Questua confortante, per carità, ma mancano quelli grossi.

E non perché l’Edisu abbia deciso così; non perché il Rettore del pollaio Cairoli abbia dato la mazzata ai ne-mici più volte promessa dopo la cacca davanti al portone; non per la crisi economica. La stroz-zatura della canna era molto più vicina a noi. Quando la tragicom-media delle lagunatio ai dissidenti sardi finì, si era certi del fatto che qualche strascico l’avrebbe portato. Ma

non si pensava a questo. Perché un superiore sgri-da e non perdona. Ma un padre sgrida, magari urla addirittura più forte, ma perdona. Soprattutto quan-do il figlio chiede scusa, soprattutto quando il figlio

ha commesso la bravata che si fa quando si ha vent’an-ni. Invece qui non si è per-

donato un bel niente. Si è chiesto scusa al Rettore, ai dissidenti ma non è servito a niente. La strigliata a cal-do ci sta, la frustata a fred-do però fa più male. Perché serve a dare le dimensioni dell’abis-so che si è creato fra il gregge biancorosso e colui che dovrebbe essere il suo pastore. Colui che potrebbe essere il suo pastore e che invece, questa volta per la prima volta, i pastori li ha lasciati in mutande.

Pampanatale

Eine deutch Touristin dass unsere fetthaltiger süßer Frischkäse schätzt.

AI MIEI TEMPI……per il presepe vivente avevamo

così tanti soldi che facevamo anche la crema al mascar-pone per il pando-ro. Che sciccheria!

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Gente con le Palle

Ovvero persone riuscite nella vita

La Redazione ha intervi-stato questa settimana due ex-fraccarotti che negli anni hanno accumulato una no-tevole esperienza nell’or-ganizzazione del Presepe: Giorgio Davide Manzoni (M) e Ste-fano Berger (B).

Periodo in colle-gio: (B) Dicembre 1998-Giugno 2005 (approfittando di tutti gli stratagem-mi legali ed ille-gali per rimanervi ma non riuscendo a battere il record millenario di Di Liddo. La cara vecchia economa ed il Prof. Panella non potevano fare a meno di uno dei capri espiatori musicanti che in fondo credo amasse-ro alla follia)

(M) 1999-2006 (???) -vedi berger-

Nomignolo fraccarotto:(B) Geppetto (1998/2000)- Il Maestro (2000/2005)- Dottorberger (2005-...opp-plà!)

(M) Manzo

Occupazione attuale:(B) Direttore della Strada del Vino San Colombano e dei Sapori Lodigiani

(M) Ora occupo una sedia…nel tempo libero dottorando ed ingegnere.

1)Premettiamo che l’inter-vista è doppia. Il tuo Alter ego è Manzoni/Berger. Prima di cominciare, hai qualcosa da dirgli?

(B) Certo, mi fa piacere sen-tirlo, ci siamo persi di vista anni fa quando lo accompagnai in quel centro di recupero per ingegneri depressi/astemi ed una gentile Signora mi apostro-

fò così: “Ancora qui questo! Lo porti via, l’ultima volta si è bevuto tutti i de-tersivi per i pavimenti!”, - Ciao Manzo, a stasera -

(M) Anche se ti voglio bene, non ti considero il mio alter ego… preferisco una bella figa ovviamente…

2)Ci descrivi in tre aggettivi i tuoi ricordi del presepe vi-vente delle matricole (sia interpretato che diretto)?

(B) Mamma che domanda triste, complimenti! Allora, direi: evangelico, alcolico e catarifrangente.

(M) (Gallina) ammazza-ta, (pecora) c a v a l c a t a , ( v e c c h i a ) c o i n v o l t a . [Traduzione: un anno è sta-ta ammazzata e cucinata la gallina dopo averle fatto passare il po-meriggio nel-la mia stanza (manco mi sono accorto date le mie condizioni di cadavere!), un anno il “ricor-do” migliore rimane legato alla gran ca-valcata (con

equilibrio precario) di una matricola pecoriforme, un anno per avere coinvolto ed intortato una vecchietta mezza matta…] direi che stile!!!

3)Cosa interpretavi nel tuo anno da matricola? Qual-che ricordo di quella giornata?

(B) Mi pare il pastore ma non ci giurerei. Mi ricordo

solo che dal prese-pe successivo mi sono messo a di-spensare vino e da allora, come vede-te dal mio lavoro attuale, non ho più smesso (ma smetto quando voglio eh!). Sicuramente il caro Giorgio potrà esse-re più di aiuto (spe-ro siate in possesso e pubblichiate la sua foto a caval-lo della pecora, vi prego, giusto per educare le nuove leve al bere respon-sabile).

(M) San Giuseppe…che voleva far limonare a tutti i costi il figlio…

4)Negli anni da anziano a cosa eri preposto durante lo svolgimento della manifestazione?

(B) Potrei rispondere “Sten-dere strategie e progetti di impatto, dotandomi di po-teri decisionali ed esecutivi in coesione con i principali soggetti operanti nel conte-sto andando ad implemen-tare i canali di marketing, accoglienza e feedback.” In realtà tutti facevano tutto, ed io cercavo di fare il meno possibile ottimizzando le energie delle matricole che sono preposte per loro na-tura a soddisfare con gioia ogni educato voler del ma-turo Fraccarotto.

Grazie per lo spazio CON-CESSOmi, complimenti per l’elegante progetto edi-toriale (Giuro che non sono ironico, saluti dal grillo par-lante).

Un caro saluto a tutti, Augu-ri e figli manzi ;)

(M) Tutto…a seconda de-gli anni…comunque dai manifesti a dispensiere, da ingegnere collaudatore del-la capanna a consumatore finale…

Grazie a graziella! E buona natale a tutti i fraccarotti

Anno 1 - N. 4 Settimanale ex-fraccarotto17 dicembre 2009 - Anno IV

Si stava meglio quando si stava peggio

Il collegio ai tempi in cui non c’era il wireless

2000

2002

20032005

2004

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PRESÈNTATI Mi chiamo Francesco Madia (pronuncia aspirata) e sono nato a Imperia il 6 luglio 1990. Attualmente però risiedo a San Giovanni in Fiore e, di questo, sono particolarmente fiero perché sono TERRONE nell’anima!!! Il mio soprannome, Zorro, deriva dal fatto dal fatto che, quando sono entrato nel Colle-gio, sfoggiavo dei baffi degni del miglior Diego de la Vega! Mi sono diplomato al Liceo Scientifico sta-tale (e basta!!! È l’unica scuola in Italia a non avere un nome …) con la valutazione di 80/100. Ora tento di studiare “Tecniche di radiologia”: sembrerà strano a qualcuno (me compreso!), ma ho già dato e passato qualche esame. I miei hobby sono: la ficahhh (marchiandola indelebilmente con la mia inconfondibile Z e cavalcandola come faccio con il mio fedele Tornado), lo sport (che non pratico da molto tempo, ma che guardo assiduamente in TV), il computer (o meglio … porno). Così se avete bisogno di qualche consiglio e/o informazioni per passare delle bollenti serate solitarie davanti ad uno schermo, potete rivolgervi alla stanza n°40. Che non si creda però che io sia un infimo pippaiolo … Infatti anche se sto attraversando un periodo di carestia (e ci siamo intesi!) sono comunque riusci-to a rimediare nu golgiano sucune (e anche questa volta ci siamo intesi, almeno con gli “amici” sici-liani …). I miei ossequi al Collegio

Mi chiamo Francesco Alvaro e sono nato il 22 Maggio 1989 a Reggio Calabria. Il mio soprannome è Alvaro e vengo additato come il mafioso del Colle-gio (cos'è la 'ndrangheta??? Qualsiasi cosa sia NON ESISTE!!! ). Vivo a Sinopoli (RC). Mi sono di-plomato al Liceo Scientifico Enrico Fermi con la valutazione di 80/100 e ora tento di frequentare Farmacia. Il mio sogno non è quello di aiutare il prossimo (roba da “poveri” sfigati) ma più concretamente vorrei diventare “legalmente” chinu i sordi (trad: pieno di soldi). I miei hobby sono: u sticchjiu (soprattutto a pagamento... vero Violenza?!?), chiedere il pizzo (per pagarmi u sticchjiu), bruciare i negozi (quando non pagano il pizzo) e giocare a calcio. Anche se in questo periodo non sto frequentando spesso gli allenamenti per mancanza di tempo (impegni di “sacra famiglia”) prometto che al rientro dalle vacanze di Natale sarò più costante e diligente (insomma... davvero una brava matricola!!!). La mia stanza è la... la... penso sia la 74. Scrivo penso perché è da un po' che non ci torno e quindi non ne sono poi così sicuro! Essendo abitu-ato a farmi i cazzi miei (come dovrebbero fare tutti... e ci siamo capiti!) il mio motto è NON VEDO, NON SENTO, NON PARLO!!!

Mi chiamo Enrico Cioce e sono nato il 2 Gennaio 1990 ad Andria. Il mio “fantasioso” soprannome è Ciolla, per una presunta assonanza col cognome. Sono residente a

Trani che non è più in provincia di Bari, come comunemente si crede, bensì di BAT (Barletta-Andria-Trani). Mi sono diplomato al Liceo Scientifico V. Vecchi con la valutazione di 63/100 (meritatissimi e sudati!!!) mentre ora tento di frequentare la facoltà di Economia, sperando di laurearmi con al mas-simo due anni di ritardo. I miei hobby sono la figa, andare in disco con gli amici, bere (in particolar modo la Tennent's, birra a doppio malto), giocare a calcio (ma non allenarmi). Spero di entrare a far parte, dimostrando più impegno, della squadra collegiale di calcio e di vincere in primis la Coppa Cairoli e quindi il Torneo Intercollegiale. Non sono molto presente in Collegio, come si può notare dalla mia stanza (n°86) sporca e spoglia, perché sono sempre nella biblioteca della mia facoltà a... fumare!!! Questo si ripercuote sulla mia quotidiana espressione... sto squagliato!!! (come si dice dalle mie parti). Comunque a stimolarmi nello studio ci pensa Uzzino (… mi vuole tanto bene!), che vedendomi sempre in tutt'altro affare indaffarato, ha pensato finemente di incentivarmi così: «Se a Gennaio non passi anche un solo esame ti spacco il culo... porca puttana!»

Vuoi permettere che questo qui ti soffi il premio?

L’ULTIMO DEI MUSTACCHI

HAI TEMPO FINO A NATALE PER MANDARCI UNA FOTO!

I baffi possono essere regolati.

Per chiarimenti, rivolgersi ai giudici di gara: Guida,

Polo & Cazza. Regolamento completo

su VdC n. 104

m. q. m.

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FRAMMENTI DEL TUTTO MANCANTI a cura di Eleno

giocare con il destino della mia vita distratta

Se io potessi vedere la luna disegnare notti chiare

non avrei sempre bisogno di un amore sincero

***

***

Se io potessi vedere la luna così come la senti tu arrossire tutta tonda

di fronte ai tuoi respiri

Se io potessi vedere la luna tramite i tuoi occhi

Articolo VII L'utilizzo degli spazi comuni di un collegio, quali sono le cucine, richiede l'osservanza di alcuni basilari principi di

civiltà. In seguito a svariati richiami da parte del Rettore, per via dello stato di disordine e sporcizia in cui le cucine sono state abbandonate da utenti forse distratti (e di certo negligenti), vorrei portare la vostra attenzione sui buoni propositi più volte espressi in assemblea (e che, comunque, si presumo-no di buona educazione), traducendoli in regole alla portata di tutti. Oltre ai rapporti tra noi collegiali, non va dimenticato il rispet-to per gli estranei, quali sono gli ospiti che pernotta-no in collegio e legittima-mente si aspettano la dispo-nibilità di cucine pulite ed attrezzate, dipendente non solo dal Rettore, ma anche alla nostra comunità. Il se-guente regolamento è frutto

di tutto l’occorente. Visto il gradimento, e grazie all’aiuto di Bormio e di qualche ma-tricola, l’iniziativa è divenuta prassi, soste-nuta economicamente da due o tre contri-buzioni all’anno di circa due euro ciascuno. Siccome a finanziarla sono solo gli “abitanti” del Piano, sarebbe meglio che gli

altri non si servissero sistematicamente di queste cose, a meno di versare spontane-amente la stessa quota quando richie-sto, o di organizzarsi

nello stesso modo per la cucina di sotto. Recentemente sono stati sottratti strofinac-ci, flaconi di detersivo e alcune spugne, che gli accattoni di turno sono pregati di restitu-ire. Chi fosse nuovamente sorpreso ad ap-profittarsi del denaro altrui per risparmiarsi la fatica di comprarsi una spugna, sarà let-teralmente sputtanato, anche a mezzo stampa. Buon Natale a tutti!

di riflessione su una lunga ed appassionante esperienza di fruizione delle cucine, quale la si augura a tutti. Art. 7 - La cucina è periodicamente riforni-ta di sale, spugne e detersivo per piatti. Gli utenti abituali sono invitati a servirse-ne e, su richiesta, a rimborsare, per quote uguali, le anticipazioni versate dal responsabile

o chi per esso. COMMENTO Da due anni a questa parte (da quando sono state sostituite le piastre), mi preoccupo di rifornire periodicamente la cucina del Piano di alcuni utensili. Si tratta di cose non predisposte dal collegio, ma utili a tutti per cucinare: strofinaccio, presine, sale grosso, detersivo e spu-gne per piatti. Lasciati in cucina anche per accoglienza verso gli ospiti occa-sionali, che si trovano ad utilizzarle, naturalmente senza essere provvisti

Sono stati SOTTRATTI stro-finacci, detersivo e spugne,

che gli accattoni di turno so-no pregati di restituire.

REGOLAMENTO delle CUCINE a cura di Monto

Ritorna finalmente (?) a grande ri-chiesta dei lettori (grazie Spank, gra-zie Eleno...i vostri assegni vi saranno recapitati fra poco) e delle lettrici (che preferiscono rimanere anonime, anche se molto numerose) la rubrica che cerca di dare un taglio culturale e sofisticato al giornalino più apprezza-to dalle spogliarelliste (Emil, le cento copie per le tue amiche del Burlesque sono in arrivo, ma dovrebbero venire di persona a ritirarle nella camera 76). Senza bisogno di ulteriori presenta-zioni, tuffiamoci nel mondo oscuro del nuovo romanzo di Riccardo Coltri, “La corsa selvatica” (brutto titolo per un ottimo romanzo; sarebbe stato meglio intitolarlo “La caccia selvag-gia”). Nei primi anni del Regno d’Italia, vicino al confine con il Tirolo Asburgi-co, accadono fatti strani, inspiegabili, oltre ogni umana comprensione. Qualche cosa di indefinibile è arriva-to, o forse solo ritornato. In un paesaggio incantevole e incan-tato sembrano materializzarsi certe storie di lontane leggende, in un’atmosfera cupa, di tensione, nella quale orrore, disperazione e brama di conoscenza riescono a convivere per-fettamente. “La corsa selvatica” è un romanzo dalla trama continuamente in bilico

fra realtà e mondo oscuro, fra le fatiche del giorno e gli ancestrali timori notturni. E’ am-bientato alla fine del Diciannovesimo Secolo, età del trionfo della scienza, ma è un dicianno-vesimo secolo oscuro, incomprensibile. L’illuminismo non è arrivato nei boschi alpini, né sono scomparsi i riti magici delle popolazio-ni locali. Non prevale la razionalità: sono vere bestie infernali quelle che avviano la corsa selvatica, ma anche gli uomini, cacciatori di mostri o vittime, sono figure tormentate dai turbamenti dell’inconscio, e non di rado sia prede che cac-ciatori. In questo romanzo, si ritrovano così le atmosfere di certe narrazioni dei vecchi nonni ai nipotini, echi delle favole sanguinarie dei Grimm e suggestioni dei racconti di Kafka: sto-rie di lupi mannari, di streghe e di bestie dia-boliche, tutti specchi delle nostre paure, di quei timori latenti che il buio fa risvegliare.

E’ l’incapacità di comprendere che fa nascere gli spettri ed è l’umana debolezza che li evoca, eppure, la “Katertempora”, la caccia selvaggia del Tirolo, è tutt’altro che spettrale o leggendaria in questo romanzo: le vittime sono fin troppo reali, i ca-daveri fatti a pezzi non spariscono se si recita uno scongiuro. Ne sono consapevoli l’Esercito Regio e la corte, che mobilitano un vero e pro-prio esercito di soldati, di stregoni e di medium per fermare l’invasione sovrannaturale, che potrebbe nascondere le trame di una forza oc-culta ostile al nuovo Regno. La corsa selvatica ha inizio; fortunato è chi non ne è preda, ma anche il lettore, che può final-mente godersi un buon romanzo horror-fantasy sul folklore italiano, che esce dagli schemi del romanzo del terrore contemporaneo per affron-tare orrori psicologici e leggende nazionali. Un genere poco apprezzato che meriterebbe più opere di questo livello.

CARTA CANTA a cura di Goran Marcobelli

Rubriche

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CAPITOLO IV - ANCORA UN PO' DI MITOLOGIA

Ed ecco per voi seguaci di BACCO e di VENERE la storia dei vostri dei (fonte “Dizionario di mitologia greca e latina” di A. Ferrati). BACCO (da cui deriva il termine “baccano”) detto anche Dioniso, era figlio di Zeus e Semele. Quest'ultima, sotto consiglio di Era, chiese a Zeus di apparire a lei e di unirsi a lei come era solito fare con la sua consorte Era, cioè tra tuoni e ful-mini. La perfida Era le consigliò male apposta, infatti il bambino concepito nacque prematuro e Zeus decise co-munque di farlo vivere e se lo cucì nella coscia. Arrivato il momento op-portuno, Apollo venne alla luce com-pletamente formato. Venne allevato dalle Ninfe, che poi andarono in cielo come Iadi e crebbe bello e perfetto sotto ogni aspetto. Era, se prima era innervosita per l'attrazione di Zeus per Semele, ora era inferocita per le varie doti di Apollo e lo portò alla follia. Apollo iniziò a vagabondare senza meta. Andò in Egitto, in India e in altre terre dell'Asia. Al ritorno si fermò in Tracia e poi a Tebe. In questa città indusse le donne a festeggiare il suo arrivo e il suo culto divenne proprio in quella città uno dei più noti. Poi si recò ad Argo e poi ancora a Nasso. Per arrivarvi salpò da Icaria e l'equipaggio della nave aveva intenzione di venderlo come schiavo. Il Dio allora si trasfor-

mò in leone, fece diventare gli alberi ed i remi della nave dei serpenti (ovviamente non gli stessi del caduceo!!), parecchia edera venne fatta crescere ovunque e un suono di flauto divenne la colonna sonora della scena fanta-stica. I marinai furono così portati anch'essi alla follia e finirono in mare diventando delfi-ni. Queste vari episodi ed altri ancora furono

la dimostrazione della sua natura divina. Fece allora un salto nell' Ade, dove prese sua ma-dre e la portò nell'Olimpo, cambiandole il no-me in Tione. Forse per tutti i suoi spostamenti che il culto di Apollo si diffuse, infatti è uno degli dei più osannato. Scrittori su scrittori

narrano le sue prodezze (ma non Omero). Il suo ruolo fondamentale era quello di dif-fondere il culto del vino e le varie tecniche di coltivazione della vite. Era anche simbolo della forza riproduttiva, dell'ebrezza, ma anche dello sviluppo delle forze civili e del-la pace. Insomma, in parte può essere la giusta divinità per il Collegio Plinio, anche

perché è quasi sempre circondato da donne, quali le Grazie e le Baccanti. L'altra divinità fraccarotta è VENERE, ossia l'Afrodite dei Greci. Per alcuni era figlia di Zeus e di Dione, per altri nacque dalla schiuma che si creò quando il membro di Urano venne gettato in mare. Altra versione è quella che la vede nata da una con-chiglia (Botticelli docet). Sposò Efesto che tradì con Ares (secondo Omero). Da loro nacque Armonia, Fobo, Dei-mos, Eros e Anteros. Molti furono i flirt con dei e uomini a lei attribuiti, tra cui al nostro caro BACCO. Ovun-que andava Venere faceva innamora-re e suscitava anche invidia tra le altre donne. Ed ecco, a tale proposi-to, che ritorna ancora Era, che ovvia-mente bruciava di invidia per la no-stra dea. Paride infatti diede a Vene-

re e non ad Era il pomo della bellezza. Ve-nere era quindi dea della bellezza e della femminilità, della femminilità, della provo-cazione (con la sua socia Elena) ed è pun-tualmente invocata da collegio Plinio.

LA PAROLA ALLA SORELLA rubrica a cura di Elena

Ecco la camera fraccarotta, per eccellenza, addobbata per il culto di Bacco e di Venere, con tanto di altarini.

PER CAZZA: Mio caro...di solito leggo VDC in sala comune, quindi in bianco e nero! Come potevo notare il colore della croce??? In ogni caso sono fiera del mio passato da farmacista e del simbolo della mia rubrica!

PER TRAM: Ho passato parte del mio week-end a rintracciare le fonti delle varie versioni dell'episodio mitologico di Asclepio. Fonte primaria è stato il “Dizionario della mitologia greca e latina” di A. Ferrari (edizione UTET). Sotto il nome “Asclepio” ho trovato la conferma che i serpenti attorno al bastone sono il simbolo dell'arte medica e il serpente indicherebbe il rinnovamento,il legame con la terra, la capacità intuitiva ed istintiva di sapere distinguere tra le varie erbe medicinali. Sotto la voce “Caduceo” è narrata la leggenda del simbolo stesso, il bastone era un dono di Apollo per Ermes in cambio della famosa lira, inventata da quest'ultimo. Ermes vide due serpenti in lotta ,vi gettò in mezzo il basto-ne e le serpi vi si attorcigliarono. Le ali che lo sormontano simboleggiano, invece, la velocità di Ermes messaggero. Il bastone potrebbe simboleggiare anche la vita, le serpi la forza oscura del male che la disciplina medica è in grado di domare, anche trasformando il rimedio in

farmaco. Sotto “Serpente” è narrato che Gluacio, figlio di Minosse e di Pasifae, morì annegato e venne fatto resuscitare da Pollido grazie all'aiuto di una serpe che gli mostrò l'arte medicinale. La serpe quindi simboleg-gia il mutamento e la guarigione. Altra fonte è VDC, in un numero dove io e Betty, infatti, siamo state sopran-nominate “serpi in seno” solo per esserci recate una sera al collegio Cairoli, ma questa è tutta un altra sto-ria!!! Come vedi, mio caro compagno di studi bibliotecari, anche in una sola fonte sono presenti più versioni e più interpretazioni, quindi non vedo perché escludere quella dei bastoni usati per estrarre degli elminti!

NOTA ALLA RUBRICISTA ovvero SE SI È ALLA FRUTTA È SEMPRE MEGLIO TACERE: In primo luogo, l’art director si permette di far notare alla “gentile” signorina Tagliabue che l’esimio grecista A. Trameri può essere chiama-to confidenzialmente Tram solo dai suoi amici: siffatto privilegio non è concesso alla prima sciacquetta che si aggiri per il collegio. In secondo luogo, si vorrebbe palesare il fatto che il giornalino concede alla signorina in questione gli spazi per la propria rubrica, e non per continui e fastidiosi interventi nei confronti dei membri della redazione, nella fattispecie quando questi sono di una futilità assoluta, come quello riportato nel pre-sente numero. Nonostante il suo snobismo da studentessa del classico e, soprattutto, la sua arroganza inop-portuna, nell’esercizio della quale lei è una riconosciuta esperta, l’art director è fortemente perplesso circa le sue qualità intellettuali, e, pertanto, la ritiene indegna di sostenere un diverbio qualsiasi con il soprascritto: la si invita, perciò, al silenzio. In conclusione, è evidente che la redazione lavori sulla copia a colori, che peraltro è disponibile in Internet sul sito del Collegio Fraccaro. Le sue abitudini ci risultano di scarso interesse, così come il suo orgoglio di farmacista.

Rubriche

Page 12: Numero 62—Anno IV settimanale fraccarotto 28 febbraio 2008 ... · IL CANGURO Gesù a pag.10 L’ULTIMO EDITORIALE di Monto & Splendid Prima che il 2009 finisca, il Fraccaro si avvia

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Salve Signori! Oggi per voi c’è un quesito sulla rimessa dalla linea laterale che potrebbe far venire non pochi grattacapi a qualcuno di voi…ecco la mia domanda: “ Una rimessa dalla linea laterale è effettuata dalla squadra attaccante ed il pallone si dirige verso il portiere della squadra avversaria. Il portiere manca clamorosamente il pallone che così entra in porta.” Bene…la rete è valida??? Cosa fareste??? E se succede la medesima cosa, con effettuazione però della rimessa laterale da parte della squadra difendente verso il proprio portiere, il quale “liscia” il pallone, provocando così un’autorete??? SIGNORI A VOI LE RISPOSTE…IO LA SO GIA’… ☺ ☺ ☺ (la risposta qui sotto)

ARBITRO O ALBITRO ?!

Un classico esempio di rimessa

RISPOSTA: Innanzitutto una rete non può essere segnata direttamente su rimessa dalla linea laterale. Questa è la risposta di base. Quindi non potendo esserci un gol, il pallone entrato in porta viene considerato come se fosse uscito fuori; così nel primo caso il “gol” viene annullato e il giuoco si riprende con una rimessa da fondo campo. Nel secondo caso non c’è alcun “auto-gol” e il giuoco si riprende con un calcio d’angolo.

Prosegue l’appassionante saga delle strisce a fumetti più seguite dalle donne nude.

I FUMETTI DI CAMINITI VERY NERD FRACCAROTTI

La presente rubrica è stata TERMINATA.

Da questo momento, Voci di Corridoio invita i suoi lettori a

sopprimere i Nerd, una realtà u-mana inadatta alla riproduzione.

Un Fraccarotto non può essere Nerd.

AIUTACI A CANCELLARLI DALLA FACCIA DELLA TERRA

Perché Natale è il 25 dicembre? Come tutti sanno a Natale i cristiani festeggia-no la nascita di Gesù. In realtà non si conosce con esattezza la data della nascita di Gesù, e nemmeno esiste un passo della Bibbia o altri scritti che indichino e-splicitamente tale data. L’ipotesi più valida è che i primi cristiani abbiano deciso di collocare la festività della nascita di Gesù in un periodo in cui si accumulavano altre feste pagane. Più in par-ticolare, verso la fine di dicembre veniva festeg-giato (soprattutto nel nord Europa) il Solstizio d’Inverno che cade il 21 o il 22 dicembre; dopo il Solstizio le giornate iniziano ad allungarsi, e questo era considera-to un segno propizio tra le popolazioni germa-niche. Tra il 17 e il 23 dicembre i Romani fe-steggiavano i Saturnali, festività in onore del

dio Saturno. Esattamente il 25 dicembre cade-va poi la festa del Dies Natalis Sol Invictus, “il giorno di nascita del Sole Invitto”, festa di origine Medio Orientale, in cui si celebrava la rinascita del sole, non sconfitto dalle tenebre, che fino a pochi giorni prima (cioè fino al

solstizio) accorciava-no sempre di più la durata delle giorna-te. Ipotesi più moderne sembrano ricondurre la scelta della data del 25 dicembre a origini interne al cristianesimo, basa-te sul fatto che in-terpretando alcuni eventi descritti nella Bibbia, si riesce a ricondurre la data

della nascita di Gesù proprio verso la fine di dicembre. Tali ipotesi sembrano però essere più difficilmente sostenibili. Alla prossima!!!

I PERCHÉ DEL SOMA OGGI LAUREA DI

D’ANTUONO

Dame ed eroi! Gentiluomini! Collegialità tutta!

Nell'anno di nostra vita, io, Daniele D’Antuono, fra voi Frac-carotti col nome di Camoranesi,

mi faccio vanto d'invitarvi al grande evento della mia laurea.

La cerimonia avrà luogo

venerdì 18 dicembre verso le 15, in Dipartimento di Fisica

(Cravino).

Si auspica la presenza massiccia, compatta, e ignorante, di tutti voi.

Interrogativi