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GLI ALBERI DEL FIUME ZERO La gestione della vegetazione lungo il fiume e la protezione delle barene nella Laguna di Venezia

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GLI ALBERIDEL FIUME ZEROLa gestione della vegetazione lungo il fiume e la protezione delle barene nella Laguna di Venezia

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Coordinamento editorialeCarlo BendoricchioPaolo CornelioKatia SignoriAntonio Torricelli

Editing e graficaMarina Pistorello

IllustrazioniDaniele Bonesso | Cubotondo

FotografieArchivio Acque RisorgiveNelle pagine 8, 9 e 53le fotografie sono di Dario Smania

StampaGrafiche Carrer snc

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GLI ALBERI DEL FIUME ZEROLa gestione della vegetazione lungo il fiume

e la protezione delle barene nella Laguna di Venezia

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LIFE VIMINE è un progetto che si propone di definiree applicare un nuovo tipo di approccio integrato alla gestionedel territorio, finalizzato a proteggere dall’erosione le barenee le paludi più interne della Laguna nord di Venezia. Questi ha-bitat unici stanno subendo una rapida riduzione delle loro su-perfici, soprattutto a causa dell’impatto di attività umane, qualilo scavo di grandi canali, le modifiche eseguite alle bocche diporto, il transito di natanti a motore, le tecniche di pesca cherisospendono i sedimenti. Per far fronte alla perdita di un ha-bitat così rilevante per la Laguna, il progetto realizza interventidi ingegneria naturalistica a basso impatto ambientale, conun’ottica di prevenzione che si basa su attività continuative dipianificazione, monitoraggio e manutenzione. Elemento fon-dante di questi interventi è il coinvolgimento delle comunitàlocali e dei portatori di interesse, nella convinzione che soloattraverso il legame delle persone con il territorio, e grazie ailoro saperi, si possano proporre interventi di tutela dell’am-biente che risultino efficaci e duraturi nel tempo. Il progetto

vuole essere di carattere dimostrativo e sta sperimentandol’efficacia di questo tipo di approccio nel comprensorio delleisole di Burano, Mazzorbo, Torcello e della Palude dei Laghi.

Il progetto LIFE VIMINE è cofinanziato dall’Unione Europeaattraverso il Programma LIFE, lo strumento finanziario a sup-porto degli interventi per la salvaguardia della natura e dellabiodiversità, per la protezione dell’ambiente e per la mitiga-zione e l’adattamento al cambiamento climatico.

Le bareneLe barene sono isole basse, in grado di ospitare esclusiva-mente una vegetazione di tipo erbaceo, che è composta perlopiù da specie rare che hanno sviluppato forme di adatta-mento agli ambienti salmastri. Le quote delle barene sonocomprese in un intervallo ristretto, tra i 20 e i 50 cm sopra illivello medio del mare, questo da un lato impedisce l’insedia-mento di specie arboree e arbustive e dall’altro porta ad averefenomeni di sommersione solo nei periodi di alta marea

Il progetto LIFE VIMINE(LIFE 12/NAT/IT/001122)

realizzato con il contributo dello strumento finanziario LIFE dell’Unione Europea.

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pronunciata, contribuendo in questo modo a creare condizioni ambien-tali uniche. Una barena è quindi in grado di dare vita ad habitat digrande interesse naturalistico, inseriti in un mosaico di ambienti con-nessi tra loro, che comprendono le velme (i fondali poco profondi cheemergono in particolari condizioni di bassa marea), i bassifondi sempresommersi, il reticolo di canali interni alla barena, i chiari (vale a dire ledepressioni dove l’acqua salmastra accumulatasi a seguito delle som-mersioni si mescola con l’acqua meteorica, formando dei piccoli laghi).Oltre al loro valore naturalistico, le terre emerse svolgono un ruolo im-portante anche nel regolare le dinamiche delle acque interne della La-guna e nel definirne l’evoluzione idrogeologica. Le barene sono adesempio penetrate da un fitto reticolo di canali principali, secondari eminori (i "ghebi" in dialetto veneziano), fino a una trama minuta dimicro-alvei: un sistema articolato e complesso che è in grado di atte-nuare l’energia delle correnti di marea, di ridurre l’erosione e di favorirela circolazione di flussi d’acqua di diversa salinità, temperatura e den-sità. A queste funzioni fondamentali nell’equilibrio ambientale dellaLaguna e al valore paesaggistico delle barene, si aggiungono inoltre

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benefici di più immediata percezione, legati sia ad attività economicheche ricreative, come la pesca, la caccia, lo svago, la possibilità di unafruizione lenta e sostenibile.

Le cause dell’erosioneL’erosione della Laguna di Venezia e delle sue barene non è dovutasolo a processi naturali, come le maree e le onde generate dal vento,ma va imputata soprattutto all’intervento dell’uomo. La deviazione deifiumi, al di fuori della Laguna, ha ridotto l’apporto di sedimenti utilialla conservazione naturale delle barene, mentre la costruzione deimoli alle bocche di porto e lo scavo di profondi canali (per consentireil passaggio di grandi navi commerciali e turistiche) hanno aumentatola perdita di sedimenti in mare. A queste si aggiungono cause legatealla frequentazione della Laguna, in particolare al moto ondoso gene-rato da imbarcazioni a motore troppo veloci e alla pesca delle vongole,che ara i fondali distruggendo l’ambiente e favorendo la perdita di se-dimenti. Il fenomeno dell’erosione delle barene ha ormai assunto en-tità così rilevante da aver modificato in maniera significativa e visibile

Le barene sono isole basse, in grado di ospitare esclusivamente unavegetazione di tipo erbaceo, composta perlopiù da specie rare chehanno sviluppato forme di adattamento agli ambienti salmastri.Le barene sono penetrate da un fitto reticolo di canali principali,secondari e minori (i "ghebi" in dialetto veneziano), fino a una trama minuta di micro-alvei: un sistema articolato ecomplesso che è in grado di attenuare l’energia delle correnti di marea, di ridurre l’erosione e di favorire la circolazione di flussi d’acqua di diversa salinità, temperatura e densità.

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il paesaggio lagunare: superfici sempre più estese di zonebarenali scompaiono con un processo a cascata che si autoa-limenta e che determina un progressivo e generale impove-rimento del territorio.

Gli interventi di ingegneria naturalisticaIl progetto life VIMINE vuole proporre un approccio nuovo nellaprotezione delle barene e delle paludi più interne, quelle lon-tane dai canali principali. Questi ambienti delicati e di grandepregio sono contornati da bassi fondali, che risultano spessoinaccessibili per i mezzi meccanici utilizzati abitualmente, senon al prezzo di interventi molto invasivi. Interventi che fini-rebbero per alterare in modo irrimediabile proprio gli ambientiche si volevano proteggere. La soluzione proposta è invecequella di realizzare piccoli ma numerosi interventi di ingegne-ria naturalistica, come ad esempio la posa di fascine di ramilegati assieme per proteggere le sponde delle barene dalleonde. Si tratta di interventi di dimensioni ridotte, che vanno a

interessare solo i punti che risultano strategici nel fermarel’erosione sul nascere. Opere realizzate prevalentemente conlavoro manuale, o con mezzi meccanici leggeri, e che preve-dono l’utilizzo di materiali biodegradabili, in grado di durare iltempo necessario al riconsolidarsi della sponda. Il modulobase delle opere di protezione è una fascina di rami di 2 m dilunghezza e 35-40 cm di diametro, avvolta in una rete di coccoe stretta con cordame di fibra vegetale o con filo di ferro. Lefascine vengono poste lungo il bordo delle barene in due o trefile sovrapposte, ancorate con pali di legno infissi e legature.In questo modo si costruiscono delle barriere (le fascinate)che proteggono il margine della barena dalle onde ma che allostesso tempo non impediscono che si verifichi uno scambiovivificante con le acque della laguna. Le superfici erose, com-prese tra la sponda della barena e la fascinata, vengono poiriempite di sedimento prelevato dalle aree limitrofe, così che,una volta saturate di fango, le fascine risultino solidali con labarena e la loro biodegradazione sia più lenta. La vegetazione

L’erosione della Laguna di Venezia e delle sue barene non è dovuta solo a processi naturali. Tra le cause legate alla frequentazione della Laguna,incidono in modo particolare il moto ondoso generato daimbarcazioni a motore troppo veloci e la pesca dellevongole, che ara i fondali distruggendo l’ambiente efavorendo la perdita di sedimenti.

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Il modulo base delle opere di protezione è una fascina di rami di 2 m di lunghezza e 35-40 cm di diametro, avvolta in una rete di cocco e stretta con cordame di fibra vegetale.

Le fascine vengono poste lungo il bordo delle barene

in due o tre file sovrapposte, ancorate con pali di legno infissi

e legature. In questo modo si costruiscono delle barriere (le fascinate) che proteggono

il margine della barena dalle onde ma che allo stesso tempo

non impediscono che si verifichi uno scambio vivificante

con le acque della laguna.

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Le superfici erose, comprese tra la sponda della barena e lafascinata, vengono poi riempite di sedimento prelevato dalle areelimitrofe, così che, una volta saturate di fango, le fascine risultinosolidali con la barena e la loro biodegradazione sia più lenta.

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spontanea colonizza rapidamente questi sedimenti e con losviluppo degli apparati radicali le piante offrono un contributoulteriore alla protezione della sponda dall’erosione. L’efficacianel tempo di queste opere viene inoltre garantita da un moni-toraggio continuo e da un’attività di manutenzione ordinariache permette di prevenire i fenomeni erosivi con costi limitati.L’uso di tecniche di ingegneria naturalistica negli interventi diprotezione delle barene più interne è quindi indispensabile, inun approccio alla tutela del territorio che si prefigga di asse-condare le dinamiche naturali, con interventi che siano fles-sibili, facilmente reversibili, modificabili e biodegradabili.

La filiera locale del legnoIl legno utilizzato nelle opere di ingegneria naturalistica pro-viene da attività di gestione forestale dei boschi della terra-ferma veneziana (es. parchi urbani e vegetazione lungo i corsid’acqua) e delle aree boschive delle isole lagunari. La crea-zione di una filiera corta del legno porta a vantaggi sia am-

bientali che economici: gli scarti della gestione della vegeta-zione arborea diventano una risorsa, da trasportare solo perbrevi distanze, con riduzione dei costi e dell’inquinamento. Ilmateriale viene infatti fornito gratuitamente sia da enti pub-blici, come Acque Risorgive e l’Istituzione Bosco e Grandi Par-chi del Comune di Venezia, che da aziende agricole locali. Perlo stoccaggio del legno e la produzione delle fascine, il progettoutilizza due cantieri: uno in terraferma, presso l’impianto idro-voro Zuccarello di Acque Risorgive, e uno in Laguna, nell’Isoladei Laghi a nord di Mazzorbetto. Il Cantiere Zuccarello si trovaalla confluenza del fiume Zero con il fiume Dese, in Comunedi Marcon, e gran parte del materiale legnoso fornito da AcqueRisorgive proviene dagli interventi di gestione della vegetazionearborea presente lungo gli ultimi 10 km del fiume Zero.

Gran parte del materiale legnosofornito da Acque Risorgiveproviene dagli interventi di gestionedella vegetazione arborea presente lungo gli ultimi 10 km del fiume Zero.

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Gli interventi di riqualificazione ambientaledel basso corso del fiume Zero

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14 | basso corso del fiume Zero

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Nell’ambito del “Piano per la prevenzione dell’inquina-mento e il risanamento delle acque del bacino idrografico

immediatamente sversante nella laguna di Venezia” (Piano Direttore), Acque Risorgive, tra il 1999 e il 2003, ha progettatoe realizzato una serie di interventi di riqualificazione ambien-tale del basso corso del fiume Zero, su finanziamento dellaRegione Veneto.

I lavori hanno interessato in modo diffuso gli ultimi 10 kmdel fiume e hanno perseguito diversi obiettivi, che possono es-sere così sintetizzati:• la riduzione dei carichi inquinanti di nutrienti trasportati

verso la Laguna di Venezia, ottenuta attraverso l’aumentodella presenza di vegetazione all’interno e in prossimitàdell’alveo, in modo da favorire i processi naturali di fitode-purazione nelle aree golenali, nelle zone umide e nellefasce tampone di nuovo impianto;

• la riduzione del rischio di fenomeni di esondazione, attra-verso l’allargamento della sezione dell’alveo e l’aumento

dei volumi di invaso delle acque;• l’incremento della biodiversità e della valenza naturalistica

e paesaggistica delle sponde e dell’alveo del fiume, recu-perando come pertinenza del fiume aree destinate fino aquel momento all’uso agricolo;

• la valorizzazione delle possibilità ricreative e della fruibilitàdel corso d’acqua, nel pieno rispetto della complessitàecologica dell’area interessata.

Di seguito vengono segnalate le aree dove Acque Risorgiveha realizzato interventi che potessero incrementare la biodi-versità lungo il corso d’acqua, e in particolare le zone interes-sate dall’introduzione della vegetazione arborea e arbustiva,un tipo di vegetazione che prima dei lavori risultava del tuttoassente lungo il basso corso del fiume Zero. Il materiale di ri-sulta dell’attività di gestione di questi impianti arborei vienerecuperato per realizzare opere di ingegneria naturalistica, aprotezione delle barene della Laguna di Venezia.

Nell’ambito del “Piano per la prevenzionedell’inquinamento e il risanamento delle acque del bacinoidrografico immediatamente sversante nella laguna diVenezia”, tra il 1999 e il 2003, Acque Risorgive ha progettatoe realizzato una serie di interventi di riqualificazioneambientale del basso corso del fiume Zero.

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16 | durante

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Le formazioni arboree presenti lungo il fiumeA nord del centro abitato di Marcon

A nord del centro abitato di Marcon,lungo la sinistra idraulica del fiumeZero e all’interno dell’Azienda Dianadi Veneto Agricoltura, è presenteuna Zona Tampone arborea di 30ettari. Si tratta di un’area boscatanata dalla collaborazione tra AcqueRisorgive e Veneto Agricoltura, alloscopo di avere degli impianti arboreiirrigati, che attraverso processinaturali di fitodepurazionepotessero limitare gli apporti diazoto alla Laguna di Venezia. L’areaè conosciuta anche come SitoNicolas, per essere stata oggetto distudio nell’ambito del Progetto diRicerca Europeo NICOLAS(acronimo di Nitrogen Control byLandscape Structures inAgricultural Environment).

Quarto d’Altino

Laguna di Venezia

Marcon

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In corrispondenza del Sito Nicolas,nelle aree comprese tra il fiume Zeroe il Collettore Acque BasseCarmason, sono stati piantati diversifilari di alberi, che oggi occupanointeramente le ampie banchineesterne all’argine del fiume. All’interno dell’alveo, nella parte disponda più prossima all’acqua, èstato invece lasciato crescere unfilare di specie arboree e arbustivespontanee.

Tra il fiume Zero e il Collettore Acque Basse Carmason

Quarto d’Altino

Laguna di Venezia

Marcon

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Tra il fiume Zero e l’estremità norddella Tangenziale di Mestre, è statorealizzato un bosco di 2 ettari che haprevalentemente una funzionenaturalistica.

Tra il fiume Zero e l’estremità nord della Tangenziale di Mestre

Quarto d’Altino

Laguna di Venezia

Marcon

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Lungo il confine dell’Oasi Cave diGaggio Nord, gestita dalla LIPU (LegaItaliana Protezione Uccelli onlus), glialberi sono presenti anche all’internodell’alveo del fiume, con un filarecontinuo in cui si riscontra una buonaprevalenza di piante di Ontano nero(Alnus glutinosa (L.) Gaertn.).

Lungo il confine dell’Oasi Cave di Gaggio Nord

Quarto d’Altino

Laguna di Venezia

Marcon

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L’Oasi Cave di Gaggio nord occupaun’area a ridosso dell’argine delfiume Zero ed è una zona umida diparticolare pregio naturalistico, tantoda fare parte della rete dei Siti Natura 2000 del Veneto(codice IT3250016), come Sito diImportanza Comunitaria (SIC) e Zona di Protezione Speciale per l’avifauna (ZPS). Nell’ambito della collaborazione conla Sezione di Venezia della LIPU,Acque Risorgive ha realizzato alcuniimboschimenti a breve distanza dalfiume, per una superficiecomplessiva di 5 ettari.

Nell’area dell’Oasi Cave di Gaggio Norda ridosso dell’argine del fiume Zero

Quarto d’Altino

Laguna di Venezia

Marcon

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Dove il fiume Zero sottopassa la lineaferroviaria Venezia-Trieste, la sezione dell’alveo è statanotevolmente allargata, realizzandoun bacino di 2.5 ettari checontribuisce ad aumentare i volumi di invaso e a rallentare i deflussi, in modo da migliorare la sicurezza idraulica e favorire i processi naturali di fitodepurazionedelle acque. Il bacino, denominato “Lago Pojan”, è stato completato con un impianto di specie arboree che ha permesso di avere una vegetazione folta e varialungo tutto il perimetro.

Dove il fiume Zero sottopassa la linea ferroviaria Venezia-Trieste

Quarto d’Altino

Laguna di Venezia

Marcon

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Subito a valle della strada provincialeche collega San Liberale a Quartod’Altino, in prossimità dell’arginesinistro del fiume Zero, sono staterealizzate tre golene connesse alCollettore Acque Basse Carmason,per una superficie di 5.000 mq.All’interno delle bassure sono statirealizzati dei piccoli boschi igrofili chevengono allagati sia durante gli eventidi piena che nel periodo irriguo.

A valle della strada provinciale che collega San Liberale a Quarto d’Altino

Quarto d’Altino

Laguna di Venezia

Marcon

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Nel corso degli interventi diffusi diriqualificazione ambientale del fiume,alcuni tratti del vecchio argine sonostati conservati all’interno dell’alveo eutilizzati per formare delle isolealberate e incrementare così labiodiversità.

I tratti del vecchio argine conservati all’interno dell’alveo

Quarto d’Altino

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Marcon

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Presso l’impianto idrovoro Carmasondi Quarto d’Altino, in prossimità dellaparatoia del fiume Zero, sonopresenti formazioni arboree siaall’interno dell’argine che all’esterno;queste ultime sono state realizzate inparte da Acque Risorgive e in parte daprivati.

Presso l’impianto idrovoro Carmason di Quarto d’Altino

Quarto d’Altino

Laguna di Venezia

Marcon

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Lungo gli ultimi 3 chilometri delfiume, l’allargamento dell’alveo hareso possibile la realizzazione diffusadi golene allagabili. La sagomatura delle golene a diversequote ha portato ad avere unamaggiore presenza e una maggiorevarietà di vegetazione in alveo, sia trale specie elofitiche (piante erbaceepalustri) che tra quelle arboree.All’esterno dell’argine sono inoltrepresenti diversi impianti arboreiprivati, realizzati comecompensazione obbligatoria perl’utilizzo di impianti di sub-irrigazionecon drenaggio tubolare.

Lungo gli ultimi 3 chilometri del fiume

Quarto d’Altino

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Marcon

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Alla foce del fiume Zero nel fiumeDese, un’area di forma triangolare,esterna all’argine, è statainteressata da impianti arborei percirca mezzo ettaro. A questo piccolo bosco si collega unfilare di alberi che, seguendo ilpercorso ciclo-pedonale, proseguelungo il fiume Dese e il canaleSanta Maria per un’estesa di pocopiù di un chilometro.

Alla foce del fiume Zero nel fiume Dese

Quarto d’Altino

Laguna di Venezia

Marcon

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L’utilizzo del materiale legnoso per la realizzazione

di opere di ingegneria naturalistica

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La presenza di piante ad alto fusto vicino alla sommità dell’argineviene facilmente evitata trinciando regolarmente la vegetazionedella parte superiore della scarpata (1 o 2 interventi all’anno).

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La gestione della vegetazione arborea:i tagli selettivi

Interventi annuali localizzati

Sono interventi che vengono eseguiti su segnalazione del per-sonale di Acque Risorgive che percorre gli argini durante il ta-glio periodico della vegetazione erbacea.In questo caso si individuano:

• Piante che impediscono il transito dei mezzi di manuten-zione lungo l’argine del fiume.La presenza di piante ad altofusto vicino alla sommità dell’argine viene facilmente evitatatrinciando regolarmente la vegetazione della parte supe-riore della scarpata (1 o 2 interventi all’anno). L’argine delFiume Zero, in alcuni tratti, raggiunge e supera i 10 metri dilarghezza alla sommità ed è completato da una sottobancaesterna di dimensioni variabili, che arrivano a 30 metri. Que-sto porta ad avere dei filari di alberi anche in zone adiacentiai percorsi utilizzati da Acque Risorgive. Lungo i filari che sitrovano più vicini alle piste di manutenzione, la crescita

scomposta del tronco di alcune piante può creare un impe-dimento al transito e richiedere il taglio di singoli esemplari.

• Rami che interferiscono con il passaggio di persone emezzi meccanici. La potatura dei rami viene eseguita construmenti da taglio, evitando per quanto possibile di utiliz-zare il trinciasarmenti. Il problema dei rami si presentaquando piante d’alto fusto cominciano ad avere dimensioniimportanti ma non ancora sufficienti da consentire il tran-sito dei mezzi sotto la chioma. In questo caso vengono ese-guiti interventi mirati e preventivi su singole piante, inmodo da alzare la chioma ed evitare in futuro il taglio dirami di grandi dimensioni. Il trinciasarmenti viene inveceutilizzato quando non si ha l’opportunità di recuperare iltagliato per la realizzazione di fascine o di altri interventidi ingegneria naturalistica, e al contempo risulti necessa-rio contenere filari continui di specie arbustive a rapido accrescimento. Si tratta in genere di piante che sviluppano

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Individuazione di piante molto inclinate verso l’acqua ecespugli che tendono a ostacolare il regolare deflusso delleacque, creando accumuli di materiale galleggiante.

grandi quantità di rami sottili e che sono in grado di sop-portare bene questo tipo di intervento (es. Rovi – RubusSp., Salici - Salix sp., Sanguinella – Cornus sanguinea).

• Piante molto inclinate verso l’acqua e cespugli che ten-dono a ostacolare il regolare deflusso delle acque, cre-ando accumuli di materiale galleggiante.L’intensità di questi interventi varia a seconda della lar-ghezza dell’alveo. Dove il corso d’acqua è ampio, la pre-senza di arbusti che si sviluppano verso l’acqua nonrappresenta un problema.

• Piante d’alto fusto morte in piedi, polloni seccati, tronchie rami di grosse dimensioni che sono stati spezzati daeventi atmosferici.

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Individuazione di piante d’alto fusto morte in piedi, polloniseccati, tronchi e rami di grosse dimensioni che sono statispezzati da eventi atmosferici.

Diradamenti periodici (ogni 8-12 anni)

Sono diradamenti diffusi e pianificati, con cadenze che vengonorimodulate nel tempo sulla base delle necessità di intervento.In questi diradamenti vengono selezionate le piante da tagliare,individuando:

• Piante di specie poco longeve, di legno tenero (es. Salici -Salixsp., Pioppo nero - Populus nigra), che abbiano raggiuntodimensioni ed età tali da poter risultare pericolose in caso dischianto, anche in rapporto alla sezione del corso d’acqua.

• Piante messe a dimora con sesti di impianto fitti, per ga-rantire una più rapida copertura del suolo. Con lo sviluppo delle piante ad alto fusto, e con il contattodi chiome che anche a maturità andrebbero a occupare lastessa altezza, può rendersi necessario qualche interventodi diradamento.

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• Piante e polloni con problemi sanitari o di senescenza.

• Piante di sviluppo stentato o scomposto che interferi-scono con la crescita di piante più promettenti.

• Rami che con il tempo potrebbero creare impedimenti aldeflusso delle acque o al transito sulla sommità dell’ar-gine.

• Piante di specie alloctone (es. Robinia - Robinia pseudoa-cacia, Platano - Platanus sp., Acero americano - Acer ne-gundo, Falso indaco - Amorpha fruticosa, Ailanto -Ailanthus altissima, specie ornamentali). Le specie alloc-tone sono specie introdotte dall’uomo, in modo accidentaleo intenzionale, in aree geografiche diverse da quelle di ori-gine. Le specie più invasive hanno uno sviluppo molto ra-pido, tendono a formare ampi popolamenti monospecificie spesso, anche una volta tagliate, sono in grado di ricac-ciare con vigore. Si tratta di specie che impoveriscono labiodiversità del fiume e che minano l’equilibrio delle tipicheconsociazioni vegetali degli ambienti ripari. Il contenimento

di queste specie può non essere semplice, ma evitare il ta-glio a raso (vale a dire il taglio completo di tutta la superfi-cie), salvaguardando le singole piante autoctone, permettedi ridurre nel tempo lo sviluppo delle specie indesiderate,anche attraverso l’ombreggiamento e la competizione.

• Piante di specie che provengono da altri ambienti. Si in-tendono qui le specie che appartengono alla flora italianama che non si inseriscono nelle formazioni vegetali degliecosistemi ripari di pianura, a causa di condizioni ambien-tali lontane da quelle degli ecosistemi a cui appartengonoin natura (diversità di clima, umidità del suolo, altitudine,ecc.). Un esempio tipico di queste specie è rappresentatodalle conifere, come gli abeti (Picea sp. e Abies sp.) e i pini(Pinus sp.). Non si tratta in genere di specie invasive e pe-ricolose per la biodiversità, ma sono comunque piante chenon potranno svilupparsi in modo ottimale e che rischianodi alterare localmente le condizioni di equilibrio delle tipi-che consociazioni presenti lungo il fiume.

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Sopralluogo

Viene svolto per individuare:• i criteri generali di intervento• l’intensità dei tagli nelle singole aree• la presenza di specie non autoctone e la densità dei loro

popolamenti.

I° intervento manuale con motosega

Con il primo intervento manuale vengono eseguite:• potature leggere• diradamenti in zone non accessibili ai mezzi meccanici (a

tutela di formazioni di pregio naturalistico)• aperture per consentire l’accesso alla cesoia forestale.

L’organizzazione degli interventi di diradamento e le attrezzature

Intervento manuale con motosega in cui si effettuano potature leggere, diradamenti in zone non accessibili ai mezzi meccanici, aperture per consentire l’accesso alla cesoia forestale.

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La cesoia è dotata di una pinza che permette di agganciaresia un singolo tronco che più polloni insieme

(arbusti e ceppaie), e di eseguire successivamente un taglio netto. Una volta completato il taglio la pianta può

essere sollevata, spostata e posizionata a terra,sempre con l’ausilio della pinza e con la possibilità

di eseguire anche movimenti di rotazione.

Tagli con cesoia forestale

Per il taglio di singole piante d’alto fusto, singoli polloni o ricaccidella stessa ceppaia, così come per il taglio di arbusti cespitosi(con rami che nascono alla base del fusto principale), Acque Risorgive utilizza una cesoia forestale montata su un escavatore.La cesoia è dotata di una pinza che permette di agganciare siaun singolo tronco che più polloni insieme (arbusti e ceppaie), e dieseguire successivamente un taglio netto. Una volta completatoil taglio la pianta può essere sollevata, spostata e posizionata aterra, sempre con l’ausilio della pinza e con la possibilità di ese-guire anche movimenti di rotazione. Le capacità di taglio dei di-versi modelli di cesoie forestali variano da pochi cm fino a 40-50cm, a seconda delle specie (a legno tenero o a legno duro). Sitratta quindi di attrezzature versatili che riducono l’impiego dimanodopera e permettono il taglio e il posizionamento rapidodel materiale, con l’ulteriore vantaggio di poter preservare inmolte occasioni le piante circostanti e di limitare di molto i danniche si avrebbero con l’abbattimento manuale.

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Una volta che le piante sono state abbattute e posizionatesulla scarpata dell’argine, vengono sramate e depezzate,per ricavare pali di 3-4 m di lunghezza e di diversi diametri,da un minimo di 7-8 cm fino a un massimo di 20 cm.

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La ramaglia che viene ricavata dalla preparazione dei pali e dagli interventi di sfoltimento e potatura, viene separatadalla paleria.

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II° intervento manuale con motosega

Una volta che le piante sono state abbattute e posizionate sullascarpata dell’argine, vengono sramate e depezzate, per rica-vare pali di 3-4 m di lunghezza e di diversi diametri, da un mi-nimo di 7-8 cm fino a un massimo di 20 cm. I pali hanno lafunzione di fissare le fascine ai bordi delle barene e il loro dia-metro può variare a seconda delle esigenze: le fascinate pos-sono infatti avere diversa consistenza (es. essere costituite dapiù strati di fascine uno sopra l’altro), o essere soggette a sol-lecitazioni di diversa intensità. In modo analogo, si possonoutilizzare pali di diversa dimensione anche in funzione dellenecessità di trasporto, delle difficoltà di infissione o delle con-dizioni di accessibilità alle aree di intervento in Laguna. I casi più frequenti rimangono quelli in cui si utilizzano pali didiametro intorno ai 12/14 cm, ma la varietà di impieghi e di di-mensioni consente di ridurre lo scarto e di minimizzare lospreco di materiale.

La ramaglia che viene ricavata dalla preparazione dei pali, cosìcome quella che deriva dagli interventi di sfoltimento e pota-tura, viene separata dalla paleria e trasportata presso il can-tiere dell’Impianto idrovoro Zuccarello (San Liberale di Marcon),dove può essere lavorata per la realizzazione delle fascine.

La ramaglia che viene ricavata dalla preparazione dei pali,viene trasportata presso il cantiere dell’Impianto idrovoro

Zuccarello (San Liberale di Marcon), dove può esserelavorata per la realizzazione delle fascine.

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Il materiale da recapitare al cantiere delle fascine viene caricato e trasportato da un camion con cassone da 200 quintali, dotato di gru a braccio di 12 m (portata a massimo sbraccio 15 quintali), su cui può essere montata sia una forca per la raccolta della ramaglia che una pinza per i tronchi.

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Organizzazione del carico e del trasporto

Al momento del taglio la paleria e la ramaglia viene distribuitalungo le scarpate dell’argine in cumuli distinti. Il materiale darecapitare al cantiere delle fascine viene caricato e trasportatoda un camion con cassone da 200 quintali, dotato di gru a brac-cio di 12 m (portata a massimo sbraccio 15 quintali), su cui puòessere montata sia una forca per la raccolta della ramaglia cheuna pinza per i tronchi. Si tratta di un mezzo che per le dimen-sioni dei corsi d’acqua in gestione ad Acque Risorgive permettenella maggior parte dei casi di eseguire le operazioni di caricorimanendo sulla sommità dell’argine. Nei casi in cui il camionabbia problemi a transitare sopra l’argine, come avviene neiperiodi seguenti a forti precipitazioni, o quando il materiale le-gnoso sia stato tagliato e accumulato in aree umide golenali didifficile accesso, si può valutare l’opportunità di utilizzare mezzipiù piccoli, da caricare a mano. Questa soluzione viene adottatasolo in casi particolari, come quando si ha la necessità di darecontinuità ai lavori di cantiere delle fascine, o quando non si hala possibilità di modificare il calendario dei lavori programmati.Una volta deciso di utilizzare un mezzo più piccolo, si potrà va-lutare, sulla base della convenienza e delle distanze, se tra-sportare in questo modo tutto il materiale al cantiere, o seinvece possa essere più vantaggioso accumulare paleria e ra-maglia in un punto di raccolta di facile accesso per il camion(es. al bordo della strada asfaltata più vicina).

Trasporto del materiale tal quale

In alcune circostanze il materiale di risulta dei diradamentinon viene lavorato in campo, subito dopo il taglio delle piante,ma viene trasportato tal quale al cantiere delle fascine. Questomodo di procedere si fa preferire quando il taglio selettivodegli alberi interessa aree che sono facilmente raggiungibilidal camion ma che allo stesso tempo non dispongono dellospazio sufficiente per organizzare la sramatura e la depezza-tura sul posto (es. scarpate arginali molto ripide o boschidensi, con poco spazio di movimento anche ai margini). In que-sto caso, si esegue solo una depezzatura grossolana al mo-mento del carico, una volta che le piante sono state agganciatedalla gru del camion, con l’unico scopo di ridurre il materialea dimensioni trasportabili. Il taglio dei rami, la cernita del ma-teriale e la produzione di pali avviene quindi successivamente,presso il cantiere delle fascine, e in genere viene eseguitodallo stesso personale che produce e posiziona le fascine inLaguna.

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Una volta deciso di utilizzare un mezzo più piccolo, si potrà valutare, sulla base della convenienza e delle distanze, se trasportare in questo modo tutto il materiale al cantiere, o se invece possa essere più vantaggiosoaccumulare paleria e ramaglia in un punto di raccolta di facile accesso per il camion (es. al bordo della strada asfaltata più vicina).

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In alcune circostanze il materiale di risulta dei diradamenti non viene lavorato in campo, subito dopo il taglio delle piante, ma vienetrasportato tal quale al cantiere delle fascine. . In questo caso, si esegue solo una depezzatura grossolana al momento del carico, una volta che le piante sono state agganciate dalla gru del camion, con l’unico scopo di ridurre il materiale a dimensioni trasportabili

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Le specie utilizzate

Farnia

Frassino ossifillo

Pioppo nero

Salice bianco Salice cinerino

Sanguinella

Olmo campestre

Pioppo bianco

Ontano nero

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Nome italiano: ONTANO NERO Nome latino: Alnus glutinosa (L.) Gaertn

Forma: albero alto fino a 25 m.

Distribuzione: presente in tutta Italia, forma boschi e cespuglieti lungo i corsi d’acqua, su terreni ricchi di sostanza organica. Altitudine: 0–800 m.

Foglie: vischiose (soprattutto da giovani), di diametro 6–10 cm, con margine dentato e apice tronco o ottuso.

Fiori: si sviluppano già in inverno, prima delle foglie. Fiori maschili in amenti penduli di 6–12 cm, fiori femminili in amenti più brevi di 1–3 cm, entrambi raggruppati in 3–8 amenti.

Frutti: piccoli pseudo strobili (simili a pigne) di 2 cm, che contengono semi con ali strette e che permangono sulla pianta per mesi.

Longevità: 50–60 anni, raramente 100.

Produzione di:

Pali I pali prodotti con legno di Ontano possono essere di ottima qualità, a condizione che vengano totalmente infissi sott’acqua, il legno di questa specie quando è esposto all’aria risulta infatti molto più leggero e fragile. Le palificate di fondazione del Ponte di Rialto (quasi 12.000 pali), così come quelle di una buona parte degli edifici di Venezia, sono state realizzate con pali di Ontano.

Fascine Come per i tronchi, anche la ramaglia è più utile se impiegata nel realizzare fascine destinate a rimanere costantemente sommerse.

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Nome italiano: SANGUINELLANome latino: Cornus sanguinea L.

Forma: arbusto a cespuglio, con i rami più giovani arrossati, più raramente piccolo albero di altezza 2–6 m.

Distribuzione: presente in tutta Italia, in boschi misti di latifoglie, in zone umide e in formazioni arboree e arbustive lungo i corsi d’acqua. Si tratta di una specie pioniera, tra le prime a occupare i terreni abbandonati.

Altitudine: 0–1.300 m.

Foglie: opposte e di forma ellittica, lunghe 6–8 cm, con caratteristiche nervature arcuate, di colore rosso in autunno.

Fiori: di colore bianco, portati all’apice dei rami raggruppati in ombrelle (corimbi) di 4–5 cm di diametro.

Frutti: sferici, di 5– 8 mm, di colore nerastro, eduli ma di sapore amaro.

Longevità: 30–50 anni.

Produzione di:

Pali Pianta a portamento arbustivo o piccolo albero con tronchi spesso contorti e di diametro contenuto, da cui in genere non è possibile ricavare pali utili a realizzare fascinate. Il legno di questa specie è comunque molto duro, il nome scientifico Cornus deriva da questa caratteristica.

Fascine Le piante giovani formano molti rami che partono dal suolo e che per la loro elasticità si prestano bene a essere impiegati sia per la realizzazione di fascine che per eventuali legature. In età adulta la pianta sviluppa una chioma più irregolare, con rami più contorti e meno adatti a formare fascine compatte.

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Nome italiano: FRASSINO MERIDIONALENome latino: Fraxinus angustifolia Vahl

Forma: albero alto fino a 15 m (raramente fino a 25 m).

Distribuzione: presente in tutta Italia ma più raro e talvolta assente nelle regioni settentrionali. Cresce in boschi umidi, anche paludosi, e lungo i corsi d’acqua. Altitudine: 0–1.000 m.

Foglie: composte, imparipennate, formate da 5–7 (13) segmenti (“foglioline”) strettamente lanceolati e con margine seghettato.

Fiori: poco appariscenti, riuniti in pannocchie dense, compaiono prima della fogliazione e hanno antere di colore porpora o viola.

Frutti: achenio (samara) con una lunga ala e con un unico seme. I frutti rimangono a lungo sulla pianta anche nel periodo invernale.

Longevità: fino a 100–150 anni.

Produzione di:

Pali Il legno di questa specie è di alta qualità (duro, resistente, elastico) e consente di produrre ottima paleria.

Fascine I rami non sono sempre dritti e possono presentare sinuosità anche accentuata, per questa ragione non sempre si prestano bene a realizzare fascine compatte.

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Nome italiano: PIOPPO BIANCONome latino: Populus alba L.

Forma: albero alto fino a 30–35 m.

Distribuzione: presente in tutta Italia, in aree umide e allagabili lungo i corsi d’acqua, e anche in zone costiere. Altitudine: 0–1.000 m.

Foglie: con la pagina superiore verde scuro e la pagina inferiore bianca e lanosa. Il picciolo è lungo e la lamina ha lobi grossolani.

Fiori: maschili e femminili portati su piante differenti (specie dioica). Amenti maschili di 8–10 cm, amenti femminili molto più brevi.

Frutti: a capsula, con numerosi semi dotati di lunghi peli cotonosi.

Longevità: fino a 200 anni.

Produzione di:

Pali Da una singola pianta di questa specie è possibile ricavare diversi pali diritti e di dimensioni variabili ma il legno è tenero e meno resistente di altri.

Fascine Si tratta di una specie molto comune lungo i corsi d’acqua, ma che è ben rappresentata anche all’interno della Laguna di Venezia, grazie a una buona capacità di adattamento agli ambienti salmastri. Le piante di Pioppo bianco formano chiome molto ampie e molto ramose, soprattutto negli esemplari giovani, e sono quindi in grado di fornire grandi quantità di ramaglia di buona qualità.

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Nome italiano: PIOPPO NERO Nome latino: Populus nigra L.

Forma: albero alto fino a 30 m.

Distribuzione: presente in tutta Italia, lungo corsi d’acqua e zone umide, anche su terreni ghiaiosi. Altitudine: 0–1.200 m.

Foglie: ovato–triangolari, acuminate, glabre e regolarmente dentellate sul bordo.

Fiori: maschili e femminili portati su piante differenti (specie dioica). Amenti femminili di 10–15 cm, amenti maschili più grossi e più corti (4–9 cm).

Frutti: a capsula, con semi molto piccoli, provvisti di pappo cotonoso bianco che favorisce la disseminazione con il vento.

Longevità: fino a 90–100 anni.

Produzione di:

Pali Come per il Pioppo bianco, una singola pianta di questa specie può fornire diversi pali diritti. Il legno tenero e leggero facilita il trasporto lungo le barene di più difficile accesso ma i pali risultano meno duraturi rispetto a quelli realizzati con altre specie.

Fascine Il Pioppo nero forma una chioma molto larga e ramificata. I rami sono elastici e permettono di realizzare fascine di buona qualità.

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Nome italiano: FARNIANome latino: Quercus robur L.

Forma: albero alto fino a 50 m (più comunemente fino a 30–35 m).

Distribuzione: presente in tutte le Regioni dell’Italia centro settentrionale, in zone fertili di pianura, con falda freatica elevata, dove le colture agrarie hanno sostituito i boschi di quercia e la specie è rappresentata perlopiù da esemplari isolati. Altitudine: 0–800 m.

Foglie: lunghe 12–13 cm, con apice arrotondato e 4–6 lobi arrotondati per lato. Picciolo non più lungo di 1cm.

Fiori: maschili in amenti penduli formati da 10–12 fiori, femminili in brevi spighe portate all’apice dei rametti.

Frutti: ghiande portate a gruppi di 2–3 da un peduncolo lungo 2–5 cm.

Longevità: può superare i 500 anni.

Produzione di:

Pali Questa quercia produce legno di ottima qualità: compatto, pesante e di lunga durata anche in acqua, per l’elevata presenza di tannini che lo rendono resistente alla putrefazione. I pali prodotti con questo legno sono tra i migliori in assoluto. Il legno di farnia utilizzato nella realizzazione delle fascinate non proviene dalla manutenzione del Fiume Zero, dove i pochi esemplari presenti vengono preservati, ma dalle cure colturali di querceti di recente impianto.

Fascine Il legno di farnia è pesante ma presenta una buona elasticità, quando i rami non sono troppo contorti vengono utilizzati anche nella realizzazione delle fascine.

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Nome italiano: SALICE BIANCONome latino: Salix alba L.

Forma: albero alto fino a 20 m.

Distribuzione: presente in tutte le Regioni d’Italia, lungo i corsi d’acqua e in zone umide, anche frequentemente sommerse. Altitudine: 0–1.200 m (raramente 1.600m).

Foglie: lunghe 5–15 cm e larghe 1–2 cm, seghettate, con pagina inferiore di colore grigio/argento per la presenza di fitti peli sericei.

Fiori: maschili e femminili portati su piante differenti (specie dioica). Amenti maschili lunghi 6–7 cm, con 2 stami e antere gialle, amenti femminili lunghi 4–5 cm.

Frutti: capsula conica, lunga fino a 6 mm, con semi cotonosi.

Longevità: raramente supera i 50 anni.

Produzione di:

Pali Legno leggero, di facile trasporto ma poco durevole, da cui è comunque possibile ricavare pali per fascinate di discreta qualità.

Fascine Il Salice bianco è una specie a rapido accrescimento, con elevata capacità di ricaccio, che si presta bene a realizzare fascinate vive. I rami più piccoli sono fragili e poco adatti anche per le legature, mentre quelli di maggiore dimensioni sono generalmente più flessibili e possono essere utilizzati anche per realizzare fascinate morte.

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Nome italiano: SALICE CENERINONome latino: Salix cinerea L.

Forma: arbusto alto fino a 6 m.

Distribuzione: presente in tutta Italia, lungo i corsi d’acqua e in boschi umidi, che possono essere sommersi anche per lunghi periodi. Altitudine: 0–1.000 m.

Foglie: ovali-lanceolate, con margine irregolarmente dentato, lunghe 5–10 cm, la pagina superiore di colore verde opaco, la pagina inferiore pubescente e di colore grigio.

Fiori: maschili e femminili portati su piante differenti (specie dioica). Fiorisce prima della fogliazione, amenti maschili inizialmente argentati e lunghi 5 cm, amenti femminili lunghi 6–9 cm.

Frutti: capsula lunga fino a 1 cm, con semi cotonosi.

Longevità: specie poco longeva.

Produzione di:

Pali Questa specie ha in genere un portamento cespitoso, con i fusti principali che partono dalla radice e che di rado raggiungono dimensioni tali da poter essere utilizzati per ricavarne pali.

Fascine I cespugli di salice cenerino sono spesso molto folti e rigogliosi, con un’ampia chioma, ramosa e irregolare, che diventa più rada solo in età avanzata. Da questa pianta è possibile ricavare grandi quantità di ramaglia che si presta bene alla realizzazione di fascine. Il legno è leggero e non molto duraturo ma abbastanza robusto.

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Nome italiano: OLMO CAMPESTRENome latino: Ulmus minor Mill.

Forma: albero alto fino a 30 m (in condizioni ottimali anche 40 m).

Distribuzione: presente in tutta Italia, dai boschi collinari e asciutti di roverella ai boschi planiziali di farnia, ma sempre dove le condizioni di umidità del suolo sono migliori. Predilige i terreni argillosi e si può adattare discretamente anche agli ambienti salmastri. Altitudine: 0–1.200 m.

Foglie: lunghe 5–8 cm, con la pagina superiore ruvida, il margine profondamente dentato e la base al picciolo fortemente asimmetrica. Le foglie apicali sono sempre di dimensioni maggiori.

Fiori: ermafroditi, in glomeruli di colore rosso porpora, compaiono prima delle foglie, da fine febbraio a inizio aprile a seconda dell’altitudine.

Frutti: samare alate tondeggianti, di 2–2.5 cm. Seme contenuto nella metà superiore della samara.

Longevità: può raggiungere i 400–500 anni.

Produzione di:

Pali Specie a rapida crescita, molto diffusa anche lungo i corsi d’acqua, fornisce pali di ottima qualità che una volta sommersi garantiscono una lunga durata. L’Olmo campestre è una delle specie che viene preservata e favorita lungo il Fiume Zero ma la tendenza a formare gruppi fitti può in alcuni casi portare alla necessità di eseguire dei diradamenti.

Fascine Le piante di Olmo hanno accrescimenti annuali notevoli, formano chiome folte e ramose e hanno la capacità di emettere numerosi polloni radicali. Da questa specie è possibile ricavare grandi quantità di ramaglia e ottenere fascine di legno elastico e resistente.

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BibliografiaBischetti G.B., Chiaradia E.A., Conti M., Di Fidio M., Morlotti E., Cremascoli F. (a cura di) (2008).

La riqualificazione dei canali agricoli. Linee guida per la Lombardia. Regione Lombardia -Agricoltura. Quaderni della ricerca n.92 – settembre 2008.

Bonometto L., 2003. Ecologia applicata e ripristino ambientale nella Laguna di Venezia: analisi eclassificazione funzionale delle “barene” e delle tipologie di intervento sulle barene. CPM,Comune di Venezia.

Buisson, R. S. K., Wade, P. M., Cathcart, R. L., Hemmings, S. M., Manning, C. J. & Mayer, L.(2008). The Drainage Channel Biodiversity Manual: Integrating Wildlife and Flood RiskManagement. Association of Drainage Authorities and Natural England, Peterborough.http://www.broads-authority.gov.uk

D'Alpaos L., 2010. Fatti e misfatti di Idraulica Lagunare. La laguna di Venezia dalla diversione deifiumi alle nuove opere alle bocche di porto. Istituto Veneto di scienze, lettere ed arti,Venezia.

Pignatti S. (1997). Flora d’Italia 1-3. Edagricole, Bologna.

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Indice

61 Gli alberi del fiume Zero.La gestione della vegetazione lungo il fiume e la protezione delle barene nella Laguna di Venezia

63 Il Progetto LIFE VIMINE (LIFE12/NAT/IT/001122)63 Le barene66 Le cause dell’erosione67 Gli interventi di ingegneria naturalistica11 La filiera locale del legno

13 Gli interventi di riqualificazione ambientale del basso corso del Fiume Zero

18 Le formazioni arboree presenti lungo il fiume

43 L’utilizzo del materiale legnoso per la realizzazione di opere di ingegneria naturalistica

45 La gestione della vegetazione arborea: i tagli selettivi49 L’organizzazione degli interventi di diradamento e le attrezzature58 Le specie utilizzate

68 Bibliografia

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Questa pubblicazione è stata prodotta con il contributo dellostrumento finanziarioLIFE dell’Unione Europea(Grant Agreement LIFE12NAT/IT/001122).