GLI ADOLESCENTI E LA RETE DEL BULLISMO dott.ssa Serena ... · La vittima si viene così a trovare...

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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI BARI “A. MORO” Dipartimento di Scienze della Formazione, Psicologia, Comunicazione Pedagogia della marginalità Scienze pedagogiche a.a. 2017/2018 GLI ADOLESCENTI E LA RETE DEL BULLISMO dott.ssa Serena Caramia

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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI BARI “A. MORO”

Dipartimento di Scienze della Formazione,

Psicologia, Comunicazione

Pedagogia della marginalità – Scienze pedagogichea.a. 2017/2018

GLI ADOLESCENTI E LA RETE DEL BULLISMO

dott.ssa Serena Caramia

Luciana Neglia
A.A 2018/2019
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BULLISMO: ETIMOLOGIA E DEFINIZIONE

Il termine bullismo deriva dall’inglese bullying la cui traduzione letterale in lingua

italiana è bullismo; in Norvegia e in Danimarca, invece, si usa il termine mobbing

mentre in Svezia e in Finlandia si usa la parola mobbning; questo perché

l’etimologia della parola inglese mob indica un gruppo di persone coinvolte in azioni

di molestie.

Il precursore di questi studi è stato il norvegese Dan Olweus in seguito alla

reazione dell’opinione pubblica dinanzi al suicidio di due bambini incapaci di

sopportare le continue offese da parte dei compagni.

Da qui nasce la definizione di bullismo di Olweus: << Uno studente è prevaricato

o vittimizzato, e quindi è oggetto di azioni di bullismo, quando viene,

ripetutamente nel corso del tempo, esposto ad azioni offensive messe in atto

da uno o più compagni >>.

Ne deriva che il bullismo è un comportamento aggressivo, ripetuto e perpetrato da

uno o più ragazzi, che mira in modo deliberato a danneggiare e fare del male.

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Il bullismo è una forma di devianza minorile che si sviluppa maggiormente

nell’adolescenza poiché quest’ultima costituisce una fase di vita connotata da

cambiamenti, sia fisici che psicologici, che non permettono al giovane di riconoscersi e

lo inducono alla ricerca della propria identità; la crisi di identità porta l’adolescente ad

assumere atteggiamenti negativi verso chi tenta di modellarli.

Il bullismo non è più relegato ai quartieri periferici o a certe categorie di ragazzi, ma

coinvolge indistintamente tutti i ceti sociali.

Il bisogno di infrangere le regole e contestare gli altri al fine di costruire la propria

identità si verifica nei vari contesti di vita: dalla famiglia alla scuola, fino al gruppo dei

pari.

Da un punto di vista statistico, infatti, emerge che la scuola è il luogo preferito per

assumere comportamenti bullistici in quanto vi è un contatto fisico e duraturo tra colui

che prevarica e colui che viene prevaricato.

Emerge, inoltre, che il bullismo è diffuso soprattutto nelle scuole elementari, diminuisce

nelle scuola media e poi la curva si rialza nelle scuole superiori dove diventa anche a

sfondo sessuale e aumenta l’aggressività.

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I TRE ASPETTI DEL BULLISMO:

Affinchè si possa parlare di

bullismo, si devono avere tre

elementi rilevanti:

1. INTENZIONALITA’

2. PERSISTENZA

3. ASIMMETRIA

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INTENZIONALITA’

Il prevaricatore o bullo, intenzionalmente pone in atto dei comportamenti

fisici o verbali finalizzati ad arrecare danno o ad offendere l’altro.

Il bullo agisce con l’intento determinato di umiliare, di ferire e su questo

fronte nessuna giustificazione è sostenibile.

«Il bullismo non è solo una ragazzata, non è una fase fisiologica della

crescita e dello sviluppo, non è la naturale espressione di una normale

intemperanza giovanile; il bullismo non è nulla di tutto questo, bensì è un

atto della volontà che un bambino o un adolescente sceglie o non sceglie di

compiere» (Carla Pisano)

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PERSISTENZA

La ripetizione della prevaricazione nel corso del tempo cioè per

mesi o addirittura per anni.

Affinchè si possa parlare di comportamenti bullistici, gli episodi

devono essere sistematici e protratti nel tempo; l’occasionale

manifestazione di aggressività messa in atto da un bambino o da

un adolescente, i giochi turbolenti o le lotte, non sono

annoverabili tra le forme di bullismo e, allo stesso modo, non

rientrano nel fenomeno in oggetto, quelle condotte

evidentemente antisociali che si avvicinano per gravità e

contenuto a veri e propri reati.

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ASIMMETRIA

Il disequilibrio di forza tra colui che prevarica e colui

che viene prevaricato in quanto quest’ultimo non può

o non riesce a difendersi.

La relazione bullo-vittima è di tipo asimmetrico e

complementare; il bullo è in posizione up, detiene il

potere ed esercita incontrastato il suo vile dominio, la

vittima, in posizione down, subisce indifesa e inerme.

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I bulli assumono comportamenti persecutori per il

desiderio deliberato di dominare il coetaneo e di fargli del

male, sotto l’aspetto sia fisico che psicologico, attraverso

botte, angherie, minacce, prepotenze, umiliazioni,

richieste di denaro ecc.

In linea di massima, scelgono come vittime individui

fragili, isolati, sensibili, facili al pianto e non in grado di

ribellarsi; di conseguenza, le vittime vivono un forte

sentimento di paura e impotenza che può portarli ad una

svalutazione della propria identità, all’emarginazione dal

gruppo, nonché ad una profonda sofferenza.

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LE DUE FORME DI PREVARICAZIONE

La prevaricazione può assumere due differenti forme:

- diretta: chiaramente evidente e riconoscibile e comporta siauna forma fisica che verbale. Quella fisica consiste in attacchirivolti alla vittima che fanno ricorso alla forza come picchiare,spingere, prendere gli oggetti altrui. Quella verbale si avvale diatti quali la minaccia, l’offesa, le smorfie facciali o le ideerazziste.

- indiretta: agisce a livello emotivo e psicologico ed è, pertanto,più difficile da individuare. Le modalità di cui si avvale sononascoste e subdole e mirano all’esclusione intenzionale dellavittima dal gruppo dei pari e all’isolamento sociale attraversola diffusione di pettegolezzi e calunnie. La vittima si viene cosìa trovare in una situazione difficile da sostenere.

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Il bullismo può essere attuato da un singolo

individuo o da un gruppo; così come il bersaglio

può essere un singolo individuo o un gruppo

pertanto la prevaricazione può essere di tipo:

- uno a uno

- uno a molti

- molti a uno

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LE TIPOLOGIE DI BULLO

È possibile distinguere quattro tipologie di bullo:

1. bullo aggressivo: colui che si mostra spavaldo, insensibile e sicuro

1di sé, è fisicamente ed emotivamente forte, indifferente ai sentimenti

altrui; solitamente assume il ruolo del leader all’interno del gruppo in cui

suscita timore e ammirazione. È circondato da amici e riscuote

popolarità tra i coetanei. È un soggetto molto difficile da gestire e

necessita di essere seguito da vicino, sia in famiglia che a scuola, in

modo tale da insegnargli quali sono le regole da rispettare e i limiti da

non superare. Il suo comportamento negativo deve essere punito da

familiari e insegnanti mentre quello positivo deve essere lodato e

premiato affinchè lui capisca quali sono i comportamenti accettati e

tollerati;

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2. bullo passivo: colui che risulta meno sicuro e popolare degli altri e

svolge il ruolo di gregario in quanto non prevarica la vittima in prima

persona perché non è interessato a sopraffare gli altri ma si aggrega al

gruppo per paura di essere una vittima. Assiste alle violenze e tende a

sentirsi in colpa dopo aver agito e, di conseguenza, è portato alla

confessione della violenza perpetrata;

3. bullo ansioso: colui che è sia vittima che bullo e che commette atti di

bullismo che gli permettono di attirare l’attenzione su di sé ma che gli

procurano anche ansia e paura. È caratterizzato da un andamento

negativo a scuola e da poca popolarità tra i pari. È psicologicamente

fragile, insicuro, poco amichevole, aggredisce ragazzi più forti e provoca

attacchi di altri bulli. Rappresenta la tipologia più problematica;

4. bullo temporaneo: colui che è vittima di un disagio personale che

traduce in atteggiamenti aggressivi. Il suo è un bullismo temporaneo

perché tende a scomparire quando vengono meno le emozioni che lo

hanno provocato. Richiede l’aiuto di un adulto che gli faccia comprendere

le ragioni del suo errato comportamento.

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LA VITTIMA

La vittima è colei che subisce la prevaricazione da parte del bullo e può essere:

- passiva: caratterizzata da scarsa autonomia, ansietà, incapacità di difendersi edebolezza sia fisica che mentale. È facile preda dei bulli perché è incapace diaffermare i propri bisogni senza l’uso della violenza e senza violare quelli altrui;

- provocatrice: caratterizzata da iperattività derivante dalla necessità di esserecontinuamente al centro dell’attenzione e di essere elogiata. È tanto irrequieta dacreare situazioni di conflitto che infastidiscono il bullo e lo inducono ad unareazione;

- collusiva: colei che per attirare l’attenzione è disposta a rendersi ridicola agliocchi dei compagni o a nascondere le sue qualità intellettuali per integrarsi in ungruppo;

- falsa: caratterizzata da un disagio che la induce a fingere di aver subito delleprevaricazioni solo per ricevere attenzioni. È una vittima che necessita di unaiuto particolare.

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LE REAZIONI DELLA VITTIMA

La vittima può porre in atto diverse reazioni:

- controattacco: ricambiare l’attacco offendendo il bullo e

sminuendolo davanti ai compagni. Questa reazione è tipica

dei maschi perché non vogliono essere considerati

codardi;

- indifferenza: restare calma e far finta di niente; tipica delle

ragazze; anche se molte volte è un’arma a doppio taglio

che può essere interpretata come accettazione passiva;

- impotenza: incapacità di reagire con parole, gesti o

lacrime perché bloccata dalla paura.

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GENERE ED ETA’

Sopraffazione, aggressione e prepotenze assumono forme differentia seconda del genere e dell’età dei soggetti coinvolti.

Tendenzialmente le differenze di genere appaiono significative inrelazione all’uso delle due forme di bullismo: le femmine si rivolgonoin prevalenza ad altre femmine utilizzando forme indirette mentre imaschi utilizzano per lo più forme dirette e si rivolgono in modoindifferente sia al loro genere che alle femmine.

Le diverse modalità variano, invece, a seconda dell’età dei soggetticoinvolti: ad esempio, nella scuola primaria assistiamo per lamaggioranza dei casi a situazioni di prevaricazione fisica e di insultoverbale con modalità diretta, mentre, nella scuola secondaria di primogrado, si conta una diminuzione del ricorso alla forza fisica a favore diquella verbale.

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IL PALCOSCENICO DEL BULLISMOAttorno alla coppia bullo-vittima vi sono altri protagonisti; alcuni aiutano e

rinforzano il persecutore, altri si limitando ad osservare, altri ancora

solidarizzano con la vittima.

Osserviamo il ruolo che i differenti membri del gruppo assumono:

- bullo: chi prende in modo attivo l’iniziativa nel fare prepotenze ai

compagni per essere al centro dell’attenzione;

- aiutante del bullo: chi agisce in modo prepotente ma con una posizione

secondaria nel gruppo cioè di seguace del bullo;

- sostenitore del bullo: chi agisce in modo da rinforzare il comportamento

del bullo attraverso segnali di condivisione ed approvazione, ad esempio

ridendo, incitandolo o semplicemente restando a guardare;

- vittima: chi subisce le prepotenze;

- difensore della vittima: chi interviene attivamente in difesa della vittima,

consolandola o cercando di interrompere la prepotenza;

- spettatore esterno: chi rimane al di fuori della situazione non prendendo

parte né verso il bullo né verso la vittima.

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LE CAUSE DEL BULLISMO

- ostilità nei confronti dell’ambiente e errate considerazioni socialimaturate nell’ambiente familiare inadeguato;

- violenze subite o comportamenti familiari aggressivi;

- bisogno di potere e di dominio a cui segue una piacevolesensazione di controllo e di sottomissione degli altri;

- stili educativi sia dei genitori che degli insegnanti chedeterminano confusione e disagio, in particolare quello coercitivoe permissivo;

- componenti personologiche (impulsività, attitudine allaprepotenza, ansietà, insicurezza);

- caratteristiche esteriori che vengono prese come spunto perprevaricare coloro che le posseggono perché costituiscono delleparticolarità diverse da quelle che i media propongono (obesità,colore dei capelli, uso degli occhiali).

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IL CYBERBULLISMOIl bullismo ha subito un nuovo impulso a causa dell’utilizzo dei telefoni

cellulari dotati di video camera, utilizzati da parte di quasi tutti i ragazzi, con

i quali vengono riprese le scene di soprusi e violenze perpetrati nei

confronti delle vittime e poi immessi nel circuito telematico di internet.

In tal modo, il numero di spettatori non è più relegato ai pochi compagni

presenti o ad un gruppo limitato, ma ottiene una diffusione amplissima.

Questa forma di bullismo è detta cyberbullismo.

I mezzi telematici, poi, sono utilizzati dai cyberbulli con lo scopo di

minacciare le vittime riprese in un momento di intimità, che la loro vita

diventerà di dominio pubblico. Al contempo, la vittima viene ancora più

umiliata dalla consapevolezza che un numero indiscriminato di persone

potrà vedere le violenze subite.

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Il termine cyberbullismo è stato coniato dall’educatore

canadese Bill Belsey e si riferisce ad una serie di

comportamenti lesivi della reputazione, della privacy e, in

generale, della serenità psico-fisica della persona che ne

diviene vittima.

I cyberbulli sono generalmente preadolescenti o adolescenti

che si illudono di non essere rintracciabili e quindi punibili

solo perché manca il contatto diretto con la vittima. Si tratta

di giovani esperti nell’utilizzo delle nuove tecnologie, che

sono spinti dal desiderio di intimidire, dominare e acquisire

notorietà.

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LE PECULIARITA’ DEL CYBERBULLISMO- Il cyberbullo, entrando nel web, può indossare una maschera

virtuale detta nickname che gli conferisce l’illusione dell’anonimatooppure può decidere di non avvalersi della maschera virtuale peravere visibilità tra il pubblico. La convinzione di non essere visto e,quindi, scoperto, incentiva la deresponsabilizzazione del bullo;

- l’azione si svolge nell’ambiente virtuale: il cellulare ed il webconsentono di moltiplicare l’offensiva della condotta, ciò avvienenell’ipotesi di un semplice invio di messaggio o filmato che puòprodurre un danno enorme alla vita relazionale di una personapoiché gli spettatori divengono innumerevoli;

- Il rapporto tra autore e vittima è diverso: non è necessario, infatti,l’uso della forza fisica o psicologica dal momento che un semplicegesto, nel buio di una stanza ed in un qualsiasi luogo, consente diprovocare grandi sofferenze senza un contatto diretto con lavittima. Tale distanza favorisce certamente quello che Banduradefinisce disimpegno morale; in altri termini, il bullo non percepiscela presenza umana del suo destinatario, pertanto, le sue capacitàempatiche sono fortemente ridotte.

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Il cyberbullismo include:

- flaming: diffusione di messaggi violenti destinati a suscitareantagonismo ed odio nelle piazze virtuali inquinando la realtàrelazionale di coloro che le frequentano. Un flame può avere elementi diun messaggio normale ma si distingue per il suo intento; non ègeneralmente concepito per essere costruttivo, o per chiarire megliouna discussione, o per persuadere le alte persone, ma solo perprovocare la loro reazione;

- harrasment: spedizione ripetuta e molesta di messaggi col fine dicreare disagio e sofferenza al destinatario. A differenza di quantoaccade nel flaming, sono qui riconoscibili le proprietà della persistenzae dell’asimmetria di poter; si tratta, dunque, di una relazione sbilanciatanella quale la vittima subisce passivamente le molestie o, al massimo,tenta, generalmente senza successo, di convincere il persecutore aporre fine alle aggressioni. In alcuni casi, il cyberbullo, per rafforzare lapropria attività offensiva, può coinvolgere anche i propri contatti online(mailing list) che magari, pur non conoscendo la vittima in questione, siprestano a partecipare alle aggressioni online; tale fenomeno si puòdefinire «harrassment con reclutamento volontario»;

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- impersonation: azione di sostituirsi ad altri utilizzandone l’identità e dandone

un’immagine negativa attraverso messaggi, testi o immagini. Se il cyberbullo

viola l’account di qualcuno perché ha ottenuto consensualmente la password o

perché è riuscito, con appositi programmi, ad individuarla, può sostituirsi a questa

persona, inviare messaggi o e-mail con l’obiettivo di dare una cattiva immagine

della stessa, crearle problemi o metterla in pericolo, danneggiarne la reputazione;

- exposure: pubblicazione di informazioni private ed imbarazzanti su un’altra

persona (video o foto) che mirano a ledere la dignità di quest’ultima;

- trickery: carpire con l’inganno la fiducia e la confidenza altrui per rendere

pubbliche informazioni attinenti alla sfera intima. Si intende una forma di

cyberbullismo attraverso la quale, il cyberbullo, dopo aver salvato, registrando i

dati, confidenze spontanee, immagini, chat o sms della vittima, decide, in un

secondo momento, di pubblicarle su un blog e/o diffonderle attraverso e-mail.

In altri casi, il cyberbullo può sollecitare la vittima a condividere online segreti o

informazioni imbarazzanti su se stesso o su un’altra persona per poi diffonderle

agli utenti della rete o minacciarlo qualora la vittima non si renda disponibile ad

esaudire le sue richieste;

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- exclusion: isolamento relazionale di una persona. Il cyberbullo decide di escludere

intenzionalmente un coetaneo da un gruppo online, da una chat, da un game

interattivo o da altri ambienti protetti da password. È bene precisare che la leadership

di un giovane studente è attualmente determinata non solo dai contatti che ha nella

vita reale ma anche dal numero di amici che raggiunge online; l’exclusion è, allora,

una severa punizione, impartita dai coetanei, che riduce la popolarità, determinando

una netta riduzione di collegamenti amicali;

- cyberstalking: molestie o minacce ripetute e finalizzate a turbare la serenità altrui. È

facile riscontrare il cyberstalking nell’ambito di relazioni fortemente conflittuali con i

coetanei o nel caso di rapporti sentimentali interrotti. In questo caso, il cyberbullo, oltre

a minacciare la vittima di aggressioni fisiche, può diffondere in rete materiale riservato

in suo possesso, ad esempio, fotografie sessualmente esplicite, videoclip intimi o

manoscritti personali;

- cyberbashing: un ragazzo o un gruppo di ragazzi picchiano un coetaneo mentre

altri riprendono l’aggressione con il videotelefonino. Le immagini vengono poi

pubblicate su internet e visualizzate da utenti ai quali la rete offre, pur non avendo

direttamente partecipato al fatto, occasione di condivisione online. Gli utenti, infatti,

possono commentare, aprire discussioni, votare il video preferito o quello più

divertente e, consigliarne, addirittura, la visione ad altri.

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Viviamo in una società digitale in cui le nuove tecnologie garantiscono

forme di visibilità ancora più spettacolari e una diffusione quasi simultanea

di immagini, suoni e video, infatti, rispetto ai mezzi tradizionali, i nuovi media

si distinguono per caratteristiche che implicano nuove potenzialità.

In tale prospettiva, partendo dal presupposto che si è in presenza di un

nuovo sistema che si estendo dalla comunicazione al consolidamento di

una vera cybercultura, la soluzione obbligata è quella di portare in quello

spazio l’educazione, considerandolo un nuovo terreno dove stringere

alleanze per la formazione.

A fronte di tutto questo, con animo attento ai bisogni di bambini, ragazzi,

adolescenti, giovani, adulti, dobbiamo sforzarci di essere sempre più

preparati, addestrati, consapevoli che nulla è più importante dell’educare,

cioè dell’entrare in sintonia con chi ci chiede, in modo più o meno

consapevole, aiuto per crescere in autonomia, responsabilità e libertà.

Non possiamo, dunque, dimenticare un’emergenza educativa che oggi, in

una società che risente di profonde criticità, ci interpella con sempre più

impellente urgenza.