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1 Documento Gladio Memoriale di un Gladiatore Missioni Segrete Estere Missioni Estere Gladio 1974-1991 1) - Nel Maggio 1970 ... 2) - Primavera dei Garofani. 3) - Operazione Tet. 4) - Primavera dei Garofani di Luanda. 5) - I Giornali Italiani. 6) - Operazione Beirut. 7) - Operazione Aden. 8) - Operazione Stefano. 9) - Operazione Alexandria. 10) - Operazione Leningrado. 11) - Operazione Costanza. 12) - Operazione Speranza. 13) - Modulo Kennedy. 14) - Operazione Tripoli. 15) - Operazione Akbar Maghreb. 16) - Operazione A.M.: Guerra del Pane. 17) - Cancellazione. 18) - Morte del Generale Manuel Ochoa "Silverado". 19) - Diffamazione e Calunnia. 20) - L'Ultima Missione. 21) - Antenati

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Documento Gladio

Memoriale di un Gladiatore

Missioni Segrete Estere

Missioni Estere Gladio 1974-1991

1) - Nel Maggio 1970 ...2) - Primavera dei Garofani.3) - Operazione Tet.4) - Primavera dei Garofani di Luanda.5) - I Giornali Italiani.6) - Operazione Beirut.7) - Operazione Aden.8) - Operazione Stefano.9) - Operazione Alexandria.10) - Operazione Leningrado.11) - Operazione Costanza.12) - Operazione Speranza.13) - Modulo Kennedy.14) - Operazione Tripoli.15) - Operazione Akbar Maghreb.16) - Operazione A.M.: Guerra del Pane.17) - Cancellazione.18) - Morte del Generale Manuel Ochoa "Silverado".19) - Diffamazione e Calunnia.20) - L'Ultima Missione.21) - Antenati

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Premessa al memorialeNel 1997 un certo Antonio Arconte registra un sito internet su cui pubblica pochi giorni dopo la

sua travagliata storia sotto forma di memoriale. Non è una storia come tante, si tratta del vero eparticolareggiato racconto della vita di un gladiatore, sin dagli inzi del reclutamento (appena

sedicenne), fino alle più rischiose operazioni militari segrete, e la cancellazione finale da partedello stato che cerca di insabbiare più in fretta che può questa scomoda organizzazione.Arconte racconta dell’addestramento durissimo nella base di Poglina, le prime missioni

atlantiche, cita sotto riconoscibili pseudonimi i più alti vertici dello stato militare dell’epoca:Santovito, Miceli, Maletti, Hanke, Borghese. Per la prima volta viene alla luce che Gladio hasvolto operazioni militari all’estero: in Vietnam durante la guerra coi vietcong (a cui afferma

partecipò addirittura il “terrorista di stato” Nardi), in Portogallo, in Libia per rovesciare Gheddafi,in quasi tutto il corno d’Africa, persino a Leningrado. Ma ci sono cose che Arconti non dice, senon dopo un tentativo di omicidio che subisce e lo spinge a rivelare al periodico GQ elementi

nuovi e eclatanti: il rapimento Moro, Ustica, il caso Raul Gardini, i falsi “suicidi-omicidi” dei suoicommilitoni, il tentativo di zittirlo con le buone (una “persecuzione giudiziaria” riconosciuta

persino secondo il Tribunale dei diritti dell’uomo di Bruxelles) e con le cattive (minaccie di mortee un tentato omicidio), le lettere di Craxi e parla dei suoi superiori senza più usare pseudonimi.

Arconte dice di essere stato un fedele servitore della Nato e della democrazia, e probabilmenteè in buonafede, ma aggiunge (con buon fegato) di aver operato per l’affermazione di unasocietà dal modello Ateniese, ed è convinto che le missioni a cui ha partecipato siano stateattuate solo in chiave anti-comunista. Non si accorge o forse finge di non sapere, di averoperato per un’organizzazione militare clandestina in mano ai servizi segreti deviati e allamassoneria golpista (come è stato appurato in sede giudiziaria, parlamentare e storiografica).Allora perché Arconte viene perseguitato? Perché Arconte è uno che sà. Non le rivela maevidentemente è in possesso di informazioni ancora più segretissime soprattutto di operazionimilitari “interne” (quelle più legate alla strategia della tensione e alla loggia p2) che potrebberorenderlo pericoloso agli occhi di quegli altissimi “mandanti” militari e politici che in quegli stessianni tessevano le loro trame eversive golpiste e che ora cercano frettolosamente e brutalmentedi nascondere quegli inequivocabili scheletri dall’armadio del loro passato nient’affatto remoto.Invece con chi se la prende Arconte? Se la prende coi soliti comunisti. Arconte è un militare, diquelli vecchio stile da Guerra Fredda, ha combattuto per quindici anni (rischiando la vita ognivolta) contro il Comunsimo e oggi non riesce a capire che il Muro è crollato, che il KGB hainesorabilmente chiuso i battenti e che se c’è qualcuno che ha avuto e ha tuttora interesse aducciderlo è proprio quella elitè politico-militare che per anni lo ha addestrato, pagato e infinecongedato senza prevedere che un giorno lui disobbedisse al primo comandamento Gladio (mairivelare la propria identità e far menzione ad alcuno delle missioni militari).Come militare però non scherza, partecipa a tutte le missione estere segrete e ne esce semprevivo. Si tratta di missioni suicida, dove il rischio di morire in battaglia è elevatissimo, forse èproprio questo che rende il memoriale dell’Arconte ancora più prezioso e valido. Infine viene dachiedersi, perché Arconte parla? perché non tace come fanno gli altri veterani di Gladio? Forseperché l’Arconte più di altri ha pagato a caro prezzo il peso della doppia identità, ha visto quasitutti i suoi compagni di Decuria morire sui campi di battaglia di mezzo mondo, e proprio non cistà a vedere i soliti comunisti (che all’epoca erano entrati al governo) screditare i gladiatori dallepagine dei giornali. O più semplicemente ha bisogno di contanti. Infatti dopo la chiusura diGladio, lo stato ha secretatato le schede delle migliaia di gladiatori del secondo, terzo e quartolivello, e automaticamente ha annullato i buoni del tesoro con cui venivano in gran parte pagati,poiché costituivano la prova del legame tra stato e “stato occulto” e provava che nonostanteGladio fosse un’apparato militare costosissimo al di fuori delle regole delle democrazieoccidentali, in realtà veniva finanziato democraticamente da tutti gli italiani.N.B.: Segnaliamo al lettore di non prendere come verità assolute ogni rivelazione dell’Arconte,soprattutto quelle rivelazioni a cui Arconte è venuto a conoscenza in maniera indiretta.Informazioni che gli giungevano a volte palesemente false, a volte parzialmente vere, dai suoi

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superiori (il piano di Disinformazione era sistematicamente applicato a tutti i gladiatori perrenderli più “malleabili” agli ordini e rientrava nei piani di addestramento psicologico). Quel tipodi informazioni escludeva infatti qualsiasi tipo di coinvolgimento degli Usa, dei servizi segretiitaliani, della P2, di Gladio, negli affari sporchi internazionali, scaricando ogni volta tutte leresponsabilità sul dittatore comunista di turno: Castro, Gheddafi, Bourghiba, Kruschev…

Simone Falanca

Memoriale di un GladiatoreScrivo questa storia ad Ajaccio, in Corsica, in questo 10 Febbraio 1997, anniversario del Tetdell'anno della Tigre di legno, (1975), per evitare che, con la mia morte, la cancellazione mia edei miei commilitoni giunga a compimento e di noi non restino altro che le diffamazioni e lecalunnie che ci sono state riservate in questi anni di infamie. Se morirò prima di essere riuscitoa portare a termine la mia ultima missione, affido a Voi, popolo di Internet, la nostra storia,quella vera !. La storia delle tre Centurie dei Gladiatori di Stay-behind Italia. I Gladiatori del S.I.D: ciò che furono e ciò che ne è stato¨!!

Dio perdoni chi ci ha cancellato ... io non posso ! La storia che vi racconto è incompleta, nonposso raccontarvi ciò che non so. Posso narrare, per filo e per segno, le operazioni della II°Centuria di Gladio detta "Lupi" e più dettagliatamente della IX° Decuria di cui facevo parte e ...la vita di G.71 VO 155 M (G.stava per Gladiatore ed M per Marina Militare Italiana) . Ciò perchéio ero Lui ... prima di essere cancellato, con tutti noi!. Perdonate qualche errore di grammatica,noi eravamo addestrati a combattere dietro le Linee nemiche e ad imparare presto ad usarequalsiasi tipo di arma, anche e soprattutto quelle del nemico. Ma, del nostro addestramento,non faceva parte lo scrivere !, non veniva considerata un arma e, ancor meno, un arma delnemico !. Con la Nostra storia Vi dimostrerò, invece, che mai arma fu più subdola e mortale. Sisbagliavano quanti ci addestrarono ... avrebbero dovuto insegnarci a scrivere o, perlomeno,garantirci scrittori amici. Cosa che non si preoccuparono mai di fare. Io, ultimo (e forse unico)sopravvissuto di Gladio, ho dovuto imparare a farlo e, credetemi, mai un compito mi fu piùarduo, mai un impresa fu più disperata, mai le forze più impari !. Ho dovuto anche imparare iCodici della Legge e dei Diritti per i quali ci siamo battuti con Onore sui campi di battaglia dimezzo mondo ... e scoprire che coloro per i quali ci siamo battuti non li conoscono, li umilianoviolandoli sistematicamente e vendendo la Patria al miglior offerente ! Ho imparato tutto questo.Ho dimostrato a me stesso, facendo Onore a chi non c’è più, che per Noi nessuna impresa eraed è impossibile ... e del ritorno chi se ne frega ! Solo ... se morirò anch’io ... cosa resterà di Noi! ? Solo quello che "Loro" hanno scritto ! ? Per questo ho imparato ad usare il Computer. Perquesto ho imparato ad usare Internet. Per questo, come potrete leggere, ho denunciato l’Italia,ai sensi degli Artt.13 e 25 della Convenzione Europea per i Diritti e le Libertà fondamentalidell’Uomo di Strasburgo, per la violazione dei miei Diritti e per tutti gli abusi commessi daiPubblici Ufficiali di questa Italia che non riconosco certo come mia Patria, ma come "Loro"Patria. Leggerete che questa mia ultima missione dura ormai da anni, ... da quando fuicancellato. Cancellazione certo più comoda e conveniente, ... piuttosto che pagare gli arretrati ele liquidazioni spettanti !. Tuttavia, non ebbi motivi provati per denunciare il saccheggio delleNostre spettanze. Ma, dice il proverbio : "il Lupo perde il pelo, ma non il vizio !"."Quei Lupi" ... non hanno perso il vizio del sacche ggio ed hanno continuato con i miei benidi famiglia. Ormai vittoriosi, non si sono preoccupati nemmeno di non lasciare tracce dei Lorodelitti. "Questo Lupo" ... non ha perso il vizio di battersi a morte contro i Tiranni ed i loro servi ...e così sia ! Ma se morirò prima di aver vinto ottenendo Giustizia, i traditori codardi ed assassinidella Patria, li avrai conosciuti anche Tu ! ! !. La somma che ti viene richiesta è un contributoalle spese. Nessuno mi aiuta in questa guerra, gli Avvocati mi sono costati un occhio e ancorane avrò bisogno ed anche Internet ha i suoi costi ed io ...Non ho nessuna intenzione diarrendermi ! ! !Inoltre, vorrei costruire un monumento funebre alla Nostra memoria e di tutti i caduti per laLibertà e la Democrazia! Se ce la farò ... ad Alghero!

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Del S.I.D, durante i corsi, ci fu detto che suo compito Istituzionale era :"Assolvere ai compitiinformativi (III° Centuria "Colombe") e di sicurezz a per la difesa, sul piano Militare (I° Aquile e II °Lupi), dell’Indipendenza e dell’integrità dello Stato da ogni pericolo, minaccia o aggressione. Leattività principali sono l’offensiva e la difensiva ..." (e non è ciò che abbiamo fatto ! ?). Nellepagine che seguono, leggerai che è proprio ciò che Noi abbiamo fatto : il nostro dovere verso laNostra Patria e ... ci è costato caro !.Della N.A.T.O "North Atlantic Treaty Organization", durante i corsi, ci fu detto che era statacostituita allo scopo di assicurare, in conformità e a integrazione delle finalità e dei principi dellaCarta delle Nazioni Unite, la sicurezza internazionale e il benessere dei rispettivi Paesi. Insostanza, si mirava a fronteggiare, con l'aiuto Americano e attraverso una preordinatacollaborazione soprattutto militare, l'eventuale espansione della potenza Sovietica versol'Europa Occidentale. Ci fu anche detto che, la "Guerra fredda", per Noi, sarebbe stata calda,anzi caldissima! e negli anni che seguirono ci fu dimostrato quanto erano veritiere questeparole. Nelle pagine che seguono, leggerai che, anche in questo, sui campi di battaglia dimezzo mondo, Noi facemmo il nostro dovere verso la Nostra Patria e ... ci è costato altrettantocaro!.

Nel Maggio 1970, compiuti 16 anni, come tutti i primogeniti maschi della mia famiglia, miarruolai volontario nell’Esercito Italiano. Nell’Estate dello stesso anno, nella scuola MilitareS.A.S di Viterbo, nell’Aula Magna della Scuola, ci fu un concorso, ed io fui selezionato daUfficiali del S.I.D. (Servizio Informazioni Difesa) per i "Reparti Speciali". Non mi fu detto quali,ma accettai. Mi si fece concludere il corso di addestramento in quella scuola. Trasferito, dopo ilcorso, alla Cittadella Militare della Cechignola a Roma, caserma Trasmissioni, dove imparai adusare i mezzi di radio comunicazione dell’epoca, mi fu ordinato da un alto Ufficiale del S.I.D. difare domanda di proscioglimento dalla ferma volontaria, la quale, anche se non prevista dairegolamenti, sarebbe stata accolta. Avrei dovuto presentare domanda di arruolamentovolontario in Marina Militare, dove si sarebbe completato il mio addestramento conl’apprendimento della qualifica di Macchinista Navale. Non mi fu spiegato perchè, ma obbedii.Furono accettate, contemporaneamente, le mie domande di proscioglimento dalla fermavolontaria nell’Esercito e quella con la quale chiedevo l’arruolamento volontario a Maripers.Nell’Estate 1971, dopo una visita all’Ammiragliato di La Spezia "dall’Ammiraglio Henke" , fuiinviato alle scuole C.E.M.M. della Maddalena, in Sardegna, dove iniziai il corso da Motorista eMacchinista Navale. Fui iscritto anche alle matricole della Gente di mare della Marinamercantile al n.16200 CA . Durante quel Corso, periodicamente, venivo condotto in un campoMilitare sui monti intorno alla base di Poglina , vicino ad Alghero . Iniziava così un corso diaddestramento parallelo ed una doppia identità anche all’interno delle forze Armate Italiane.Insieme ad altri miei coetanei frequentavo corsi di perfezionamento alle tecniche di guerriglia esabotaggio in azioni da commandos, ipoteticamente, condotte dietro le linee nemiche. La partepiù dura, ma anche quella che veniva definita "fondamentale" al superamento delle varie fasidel corso, consisteva nell’essere lasciati nel territorio montuoso tutt’intorno al campo con l’unicopossesso di un "Gladio", così veniva chiamata la baionetta, più lunga e robusta di quelle indotazione alle forze Armate Italiane. Ci venivano date 24 ore di vantaggio, dopo di chevenivamo cercati dai gruppi cinofili ed elicotteristi che, "contemporaneamente", ignari,svolgevano addestramenti ed operazioni Anti-sequestri. Non dovevamo essere ritrovati e/osegnalati, nè chiedere aiuto ... acqua e viveri ad alcuno, nè rientrare al campo prima chefossero trascorsi dieci giorni. Dovevamo temprare il corpo alla resistenza e ci immergevamod’inverno nelle acque del mare sotto le scogliere. L’unico sistema concesso per non gelare erala lotta tra noi ... e lottavamo per ore, anche dimostrando la nostra abilità nel riuscire adimpedire che le onde, sempre molto forti in quelle scogliere, ci sfracellassero sugli scogli. Nonsuperare queste prove significava essere considerat i "non idonei" e rientrare neirispettivi reparti. Ci era fatto divieto di identificarci tra noi in maniera diversa dal numero dimatricola e di fornire gli uni agli altri, notizie utili all’identificazione. Io ero G.71 VO 155 M (G.stava per Gladiatore, 71 era l’anno del corso, M. per Marina Militare, VO stava per Volontario e155 era il mio numero personale, ma, essendo il "cucciolo ", cioè il più giovane dell'ultimo

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corso, per tutti fui G.71). Superai quei corsi ed anche quello da Macchinista Navale. Fui inviatoa La Spezia per il tirocinio sulle navi della Squadra (dovevo imparare a fare il macchinistanavale e lavorare in sala macchine). Lo feci ... e feci anche molti giorni di C.P.R. (cella di rigore)perchè la Spezia era piena di belle ragazze ed io dimenticavo spesso (ogni volta che capitaval'occasione! ) di rientrare a bordo!(Tre Donne: Tre Colombe?)

Nel mese di Novembre 1973 , dovevo essere impiegato in una Missione all’Estero, la prima.Dovevo presentarmi alla base di Aviano dove avrei avuto Ordini sulla destinazione e gli obiettividella Missione. Da indiscrezioni su ... radio G. (Gladio), seppi che dovevamo raggiungere unabase nel Sud della Sicilia in aereo. Da lì la II° Centuria avrebbe dov uto raggiungere, con mezzinavali, il Golfo della Sirte fino al limite delle acque Internazionali, poi, con i gommoni, la spiaggiadi Bengasi ed una pista d’atterraggio con aeroporto militare e stazione radar, alle spalle dellacittà (un altro obiettivo era una pista d'atterraggio circa 5 Km. alle spalle di Sirte, ma era unobiettivo delle Aquile e non ne sapevo di più). Saremmo stati aiutati dai ribelli Libici che stavanotentando di rovesciare il regime del dittatore Libico ed instaurare una Democrazia. Una voltapreso l’aeroporto, saremmo stati raggiunti dalla I° Centuria ed avremmo dovuto convergere suTripoli, più precisamente, verso un campo nomadi dove, i ribelli, ci avrebbero guidato verso latenda di Muhammar Gheddafi. Il tutto nel massimo silenzio !. Pare che il numero 1 (il Generale,nostro Comandante) volesse fare un improvvisata al Colonnello Gheddafi che, in quel periodo,si diceva che avesse bisogno di una "pettinata !" (queste però erano spacconate ... o no !?). Eravero, però, che in quegli anni, Gheddafi lanciava continue minacce di atti terroristici control’Italia ed era opportuno che capisse, secondo il nostro Comando, che nessuno avevaintenzione di tollerare le sue aggressioni. Ricevemmo un contrordine : l’aereo sul quale cisaremmo dovuti imbarcare era stato "abbattuto ". Così ci fu detto dal Generale Comandante, ilnumero 1, quello che dava gli ordini, (di persona o al telefono, dopo avermi identificatorecitando il mio numero di Matricola) a me come a tutti i miei commilitoni. Ci disse cheeravamo stati traditi, che dovevamo essere tutti mo rti su quell’aereo e che solo uncontrattempo dell’ultim’ora ci aveva salvati !. Infatti, il primo ordine ci voleva imbarcati suquell’aereo a Napoli, e poi diretti ad Aviano, per imbarcare l’equipaggiamento ed altropersonale. Altri ancora, le Aquile, le avremmo imbarcate a Pisa sulla rotta verso la base inSicilia (forse Augusta). Sentii dire in quei giorni che la nostra Missione era necessaria perimpedire che il Regime filo Sovietico della Libia di Gheddafi, portasse a termine l'Unione con laTunisia di Alì Ben Bourghiba. Pare che questa Unione (disastrosa per il quadrante Sud dellaDifesa del Mediterraneo) fosse preparata per i primi mesi del 1974 e che, la stessa, fosseorganizzata e seguita passo dopo passo dai migliori agenti del K.G.B. Sovietico che avevanoanche già scelto l'ubicazione di alcune nuove basi aeronavali sulle rive del Mediterraneo Libico-Tunisino.In seguito a questa infausta vicenda mi fu detto che sarei stato "congedato" (previa la miasolita richiesta) con il contingente di leva del I° ‘52, che si congedava a Dicembre del 1973.Obiettai che: "se fossi stato di leva, essendo nato il 10 febbraio 1954, sarei stato del I° ‘54 cheancora non era stato nemmeno "chiamato". Mi fu ordinato di attenermi alle disposizioniimpartitemi e così feci. Fui congedato con il I° co ntingente del 1952 il 14 Dicembre 1973 a LaSpezia. Dovetti recarmi a Roma, al Ministero della Difesa Ufficio X° al Primo piano. Lì, ilGenerale, "numero 1", mi presentò gli altri componenti della II° Centuria di Gladio detta "Lupi":70 ... 69 ... 68 ... etc. Conoscevo di vista solo quelli della IX° e X° Decuria perché ci eravamoaddestrati insieme. Ero inserito nella IX° decuria. Le Centurie erano : la I° detta delle Aquile ,perché era composta da Aviatori, Elicotteristi, Paracadutisti e roba simile ; la II° detta dei Lupi ,perché composta da uomini provenienti dalla Marina e dall’Esercito; la III°, detta delle Colombe,perché composta anche da donne e non veniva impiegata in operazioni di combattimento inprima linea o oltre le linee, ma per informazioni ed assistenza logistica. Ci fu consegnata inquella occasione una piastrina d’acciaio (con i primi soldi me la feci rifare di platino, ci tenevamomolto!) sulla quale era incisa la Matricola ed il gruppo sanguigno di ognuno e ci furono impartitele istruzioni: il numero di telefono era di una segreteria telefonica e mediamente ogni settimana,

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se non impegnati in missioni, bisognava chiamare per ricevere istruzioni. Solitamente unindirizzo dove presentarci "ovunque fosse!". Prima di partire per le Missioni si salutava:"AVE ITALIA MORITURI TE SALUTANT " (per questo venivamo chiamati Gladiatori). Questo civeniva insegnato fin dalle prime lezioni dei corsi sui monti di Poglina, per ribadire che, dalleMissioni, il ritorno era un imprevisto e, Noi, lo avevamo accettato!. Ci fu insegnato che gli ordinisbagliati non si eseguono e che sono sbagliati tutti gli ordini che violano le leggi di guerra e dipace, i Diritti Umani ed il codice d’Onore di Gladio. Il Codice d’Onore di un Gladiatore vieta laresa, il saccheggio, lo stupro ed ogni azione infamante di questo genere. Impone di combatterea morte la Tirannia e chiunque la serva, ovunque e comunque. I Gladiatori hanno giuratofedeltà all’Occidente Democratico ed all’Italia mem bro della NATO. Nessuno può violare omodificare questo Giuramento. In nessun caso è permesso di farsi identificare per chiedereaiuto, nemmeno ai Consolati ed Ambasciate Italiane all’Estero. Chi cade prigioniero durante unaMissione, in nessun caso deve rivelare la sua identità. Ogni Gladiatore è Ufficiale Comandantedi se stesso. Durante le operazioni si obbedisce a chi è stato designato per il comando. Cadutoquesto, assume il Comando il più anziano. A Missione compiuta, se è necessario prenderedecisioni dalle quali dipendono la vita e il destino di ognuno, si indirà un Assemblea deiGladiatori durante la quale, assunte tutte le informazioni necessarie e disponibili, e sentito ilparere di ognuno, si metterà ai voti per alzata di mano. La Decisione, così assunta, avràvalenza di ordini sul campo come da Leggi di guerra. Detto questo, il numero Uno ci diedeappuntamento per il giorno dopo in Piazza Venezia, sulle scalinate dell’Altare della Patria alleore 09.00. Fummo tutti puntuali, c’era la IX e la X Decuria al completo : venti Gladiatori ... tutti inborghese. Presumo tutti "congedati" come me, ma nessuno lo disse ed io nemmeno. Ricordoche mi venne da ridere pensando al divieto di farsi identificare anche per ciò che riguarda laprovenienza : c’erano tre Italo- Eritrei, quattro Italo- Somali e, per quanto riguarda gli Italiani"Italiani", bastava che aprissimo bocca per farci riconoscere. Dissi a G.70 : Infilaci almeno un"ostregheta ciò" tra tutti quei "minchia e bedda matri !". Ridemmo tutti a crepapelle ... l’accento ele espressioni dialettali erano un problema di tutti. Il numero Uno arrivò qualche minuto dopo dinoi, in abiti civili, salì le scale senza guardarci e lo seguimmo fino in cima. Tra le colonne sifermò. Attese in silenzio che ci raggiungesse un altro, in Borghese anche lui, dimostrava circa60 anni, non aveva niente che lo identificasse, ma sembrava esattamente quello che era : uncappellano militare. Lo dimostrò, infatti, iniziando a recitare il "Requiem aeternam " in Latino.Era la preghiera per le anime dei morti, la conoscevo perché mio Padre, da bambini, era l’unicapreghiera che ci faceva recitare, ogni sera, prima di addormentarci. Per le anime dei morti -diceva il mio vecchio, ma non la ricordavo più ! . Il numero Uno la stava recitando ed anche noiiniziammo a farlo. Per chi morirà senza conforto - disse - ha avuto qui il suo funerale ...requiem stat in pax. Amen - dicemmo tutti in coro. (Come mi insegnò il mio povero Babbo,...però, non trascurai di toccare ferro agguantandomi le palle). "E’ una sana abitudine ! , iosono scampato così alla guerra d'Etiopia ed alla pr igionia in Kenia, sul Lago Vittoria " -diceva sempre il mio vecchio. Colpimmo il petto col pugno destro e tendendo il bracciosalutammo :Ave Italia Morituri te salutant . (...Sarà per questo che ci definivano fascisti ?. Unabella sciocchezza, era il saluto Romano dei Gladiatori a Cesare, prima di iniziare icombattimenti e la Repubblica Romana , a cui ci ispiravamo, era Democratica , non fascista!.Rituali, forse sciocchi, ma sulle tradizioni si reggono tutti gli eserciti, anche i reparti piccolicome il nostro e ... noi ci credevamo grandi, grand issimi ! ). Alla fine il cappellano cibenedisse e ci salutammo tutti stringendoci la mano. Mi fu detto in quell’occasione che, inassenza di ordini, dovevo svolgere la mia attività di Macchinista Navale presso la MarinaMercantile e che, di volta in volta, all’occorrenza, mi si sarebbe indicata qualche compagnia diNavigazione "Amica" e la nave diretta verso il "teatro delle operazioni".

Nella Primavera del 1974, la mia Centuria ricevette la prima Missione. Nome in codice :Primavera dei Garofani."Primavera dei Garofani" . La metà delle decurie raggiunsero Lisbona per garantire il successodella "Primavera dei Garofani di Lisbona " che doveva rovesciare la Dittatura degli Oligarchi diCaetano Marçelo , ostili alla Politica dell’Europa Occidentale e della Nato, oltre che avversari

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delle politiche di Democratizzazione delle Colonie Africane(nel 1974, ci fu una grave crisiinterna all'Alleanza culminata con l'uscita della Grecia dopo l'attacco Turco a Cipro ed anche ilRegime di Caetano, viste le insistenze della Nato per l'attuazione di Riforme sulle politicheverso le colonie Africane, minacciava di uscire dall'Alleanza). In caso di insuccesso dovevanoproteggere la vita del Generale de Spinola . La VI° VII° VIII° IX° e X° decuria furono inviate inAngola per la "Primavera dei garofani di Luanda ", Missione: Organizzare la resistenza edaddestrare alla Guerriglia volontari Angolani in previsione della caduta dell’Impero colonialePortoghese e delle mire espansionistiche Sovietiche in Africa Occidentale. Truppe Cubane edIstruttori Sovietici avevano tentato più volte di prendere il potere in Africa Sud Occidentale.(Volontaria Portuguesa:Rita )Il numero Uno era certo che non si sarebbero fatti sfuggire l’occasione della smobilitazionedell’esercito coloniale Portoghese per tentare di nuovo. Durante tutto quell’anno la Missione fueseguita con successo. Circa 2.000 Volontari Angolani (tra ragazzi e ragazze) formarono unaColonna unitaria con l’appoggio sul territorio di forze politiche Democratiche e Liberal-SocialisteAnti Sovietiche. Fummo inviati lì come Istruttori militari . Quel periodo è una storia troppolunga ed io non sono certo di saperla descrivere in maniera comprensibile e non noiosa. Infatti,si trattò per lo più di insegnare ad operai, contadini, studenti ed intellettuali, ( in una parola : allapopolazione civile), a non spararsi nei piedi ; a non farsi cadere addosso le bombe a mano ; anon abbattere (per sbaglio) a fucilate il vicino, a non aver paura degli scoppi ! ? ... ed un minimodi Arti Marziali. Non fu davvero un compito facile, ma il loro entusiasmo era contagioso.Avevano molta fede nella possibilità di riuscire, finalmente, a mantenere Libera e Democraticala loro Patria, l’Angola. Ricordo sempre la prima volta che vidi l'altopiano del Bihe in tutto il suosplendore. La volta lussurreggiante della Jungla, fitta e verdissima, si estendeva sotto un cieloche iniziava a ribollire di colori, mentre il sole annunciava un nuovo giorno. Uno strato pesantedi nebbia grigia, come una corona di cemento sospesa, cingeva le cime delle montagne che, diquando in quando, interrompevano l'altipiano del Bihè. Presto il sole avrebbe cominciato adiffondere il suo calore in tutto l'altopiano. L'umidità sarebbe diventata soffocante come unacoperta calda e bagnata, avvolta intorno alla testa. Eppure, in quei giorni felici, durantel'addestramento , tutto sembrava calmo, tranquillo e straordinariamente bello. Niente lasciavapresagire che, presto, molto presto, tutte quelle armi sarebbero servite per la guerra più lunga eferoce che quella parte d'Africa ricordi. Terminato l’addestramento misero ai voti il nome daassegnare alla loro formazione e la chiamarono : "Colonna Libertad ". (In Onore di non so chi,... forse un Portoghese-Brasiliano.)(Volontaria Portuguesa)Lasciammo l’Angola nel Dicembre di quell’anno a bordo di un Mercantile che ci portò a CapeTown in Sud Africa, prima di fare rotta per Genova (ero rientrato in Italia solo una volta, inaereo, per una breve licenza di 20 giorni, nel mese di ottobre, perchè mia madre stava male). Cipresentammo a Roma a fare rapporto (ed a ritirare gli stipendi arretrati, per la parte che nonaccantonavano in Titoli di Stato ... "per gli eredi eventuali". Facemmo baldoria sapendo cheanche la parte "Portoghese" della missione era pienamente riuscita. L’Oligarca CaetanoMarçelo era riparato in Brasile e le truppe dei giovani Ufficiali dell’esercito Portoghese, con ungarofano rosso infilato nelle canne dei fucili (una trovata per non spaventare la popolazionecivile e fargli capire che era un colpo di stato per instaurare la Democrazia in Portogallo e noncontro il popolo) erano entrate a Lisbona, esattamente il 25 Aprile del 1974. Era la nostraprima Missione ed avevamo tutti paura di sbagliare.L'"Isola sul Me-Kong Hau-Giang

Passai il Natale ed il capodanno 1974-75 con mia Ma dre e mio Padre. Fui libero fino a fineGennaio 1975. Fui chiamato all’Ufficio X° a Roma . Là fummo informati che in Vietnam era incorso una grande offensiva contro l’Armata Americana che stava già smobilitando e ritirandosida Saigon in seguito agli Accordi di pace. Secondo le informazioni raccolte dalla III° Centuriadelle "Colombe", alcune Divisioni Corazzate Viet-Kong, attraverso la Cambogia, al riparo dagliattacchi aerei Americani, spostandosi di notte, si dirigevano verso una serie di ponti di barche,preparati da tempo e nascosti tra le rive di diversi bracci del Mekong ; ed alcune Divisioni di

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fanteria, attraverso la catena dell’Annam, sfruttando Ponti di corde sospesi tra le gole di queimonti, stavano marciando a tappe forzate verso Saigon e la retroguardia Americana. LeColombe avevano procurato mappe molto precise degli obiettivi, ma non era possibileidentificarli e colpirli dal cielo. Da ricognizioni aeree Americane effettuate, infatti, non risultavaniente, ed il comando Americano, sotto un pesante attacco, giudicò inattendibili le informazionidelle Colombe. Loro, invece, erano sicure che i Viet-kong, arrivando in Viet-nam dallaCambogia e potendo utilizzare quei ponti di barche già pronti, sarebbero piombati su Saigoncon centinaia di Carri T-54 e centinaia di migliaia di uomini con i quali fare strage dellaretroguardia U.S.A. Questo piano lo avevano chiamato :"offensiva del Tet " e l’attacco in forze,su Saigon, contemporaneamente, da W-SW, Nord ed E-NE, sarebbe stato sferrato il diecifebbraio 1975. Era l'ultimo giorno dell'anno della "Tigre di legno" , poi, sarebbe iniziato l'annodel Gatto di legno e, Vò Nguyèn Giap, era nato nell'anno del "Topo d'Acqua" il più astuto,avventuroso e agile, di movimento e di pensiero, de i segni dell'Oroscopo Cinese, di cuiGiap era fanatico conoscitore!(Annam: Aquile?)...non avrebbe mai iniziato un offensiva nell'anno del Gatto! ...Ma gli Americani nonconoscevano l'Oroscopo Cinese!!!Era stata scelta quella data personalmente dal Gene rale Vò Nguyèn Giap, membro delVietminh e Capo dell’Armata Viet-kong, anche perché portò fortuna ai Viet-Kong in tutte leprecedenti offensive iniziate in corrispondenza del capodanno Viet, a partire da Dien Bien Phu ,contro i Francesi, nel ’54, e ... nessuno è superstizioso quanto Loro ! Io la ricordo conprecisione perché era il mio compleanno, 10 Febbraio 1954 , anno del Cavallo di Legno Yang .L’America si stava già ritirando da Saigon, stava e vacuando gli ultimi reparti ed i civili .L’attacco Viet-kong aveva solo scopo dimostrativo. Volevano dare una lezione agli U.S.A edimostrare tutta la Potenza del blocco Comunista in Asia. Se fosse riuscito, per tuttol’Occidente Democratico sarebbe stato un colpo mortale, forse la storia avrebbe avuto unaltro finale. Questo almeno era ciò che pensava il numero 1.Aveva informato il capo della C.I.A a Roma di quant o ci aveva detto , ma non era statocreduto e la C.I.A si atteneva ai rapporti delle ricognizioni aeree che davano esito negativo. Ildisinteresse mostrato, verso le nostre informazioni, era tale che il numero uno pensava che"qualcuno" desiderasse una strage di Marines, in trappola a Saigon, che avrebbe avutonell’opinione pubblica Americana, da sempre poco propensa all’intervento militare in Vietnam,gli stessi effetti che ebbe l’attacco giapponese a Pearl Harbour. Nessuno aveva autorizzato lamissione che ci proponeva e ce lo disse. Ma avendo, Lui, la certezza assoluta, data dalmateriale fotografico in nostro possesso, di quanto preparavano i Viet-Kong e preoccupato perl’effetto che, una simile disfatta, avrebbe avuto in tutto l’Occidente Democratico, chiese volontaridisposti a partire. Assicurò un viaggio comodo stavolta, addirittura in aereo ... e nessuno potèdire di no! Questa missione fu chiamata in Onore al Generale Gi ap : operazione TetArrivammo in Viet-nam dopo due scali , era la prima volta che facevo un viaggio così lungo inaereo. Durante il volo ci furono mostrate Mappe e fotografie degli obiettivi. Era incredibile quelloche avevano escogitato e realizzato i genieri Viet-Kong : soprattutto era impressionante il"dove" avevano costruito quei ponti sull’Annam che, fotografati dal basso, parevano costruiti trale nuvole. Senza considerare che erano "mobili", nel senso che, per non farli identificare dallericognizioni aeree, erano costruiti in maniera da poterli far scendere lungo i crepacci e renderlicompletamente invisibili, mimetizzandoli con muschi e cespugli vari, quando non dovevanoessere utilizzati. Che dire poi delle "Tane ?" Erano gallerie scavate sotto la Jungla, con ingressiinvisibili a chi non ci cade dentro ! ; di quelle avevamo le coordinate geografiche, altrimenti nonle avremmo potute trovare mai. Ci fu spiegato che quello che ci veniva mostrato era tutto ciòche chiamavano : la Pista Ho-Chi-Minh . Ci fu detto che i Servizi Americani cercavano la PistaHo-Chi-Minh da anni senza successo, a parte qualche spezzone di galleria (Tana) checredevano secondaria e che, invece, secondo le "Colombe", era parte di quella pista chepermetteva alle truppe Nord Vietnamite di spostarsi indisturbate in territorio Sud Vietnamentrando ed uscendo dal territorio occupato dalle forze Americane ed attaccandoli dietro le lorolinee per poi sparire nel nulla ("giustiziando", spesso, chi accusavano di collaborazionismo !).

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Il fattore che aveva impedito, agli Americani, di s coprire la "pista Ho-Chi-Minh" era,secondo i nostri servizi, che loro ne cercavano una mentre, in realtà, ... erano quattro !. Duescendevano a Sud attraverso la catena montuosa dell’Annam ed erano un obiettivo della I°Centuria Aquile. Due scendevano in Cocincina sul filo del confine Cambogiano, lungo la rivasettentrionale del Me-Kong, nel territorio occupato dai Khmer rossi. Attraversavano il fiume suiponti galleggianti che erano il nostro obiettivo e poi si dividevano su ulteriori quattro direttrici dimarcia, (uscendo in superficie solo al coperto della jungla o della macchia), che si coprivano efiancheggiavano a vicenda per disorientare i Marines, che non capivano mai da dove arrivaval’attacco. Non era solo ingegnoso ... era diabolico ! Chi si veniva a trovare lì in mezzo, nonsapendo di che si trattava, non aveva scampo ... era come un tiro al piccione ! e se lo avessesaputo, ma ci fosse finito dentro lo stesso, non avrebbe avuto scampo comunque !Sulle mappe era tutto chiaro . In certi punti le tane correvano in maniera parallela a distanza dicirca trecento metri l’una dall’altra e, sulle mappe, appariva il disegno con cui si coprono conlistelli di legno i ponti delle navi oppure, per capirci, quella posa di parquet’s (pavimento inlegno) chiamato a "tolda di nave". Non osservai con troppa attenzione la cartografia sulle tane,non erano un nostro obiettivo, ma notai che, per permettere alla fanteria di spostarsi alloscoperto della Jungla, alcune gallerie erano indicate sotto le dighe che separavano le acquedelle risaie. Anzi, per l’esattezza, le "tane" più lunghe erano v ere e proprie galleriecostruite in bambù, rivestite di stuoie e ricoperte di terra in maniera da apparire dighe trale risaie. Come detto, con questo incredibile sistema, il Generale Giap, era in grado dimanovrare la sua fanteria, dalla Cambogia fin quasi a Saigon, senza mai uscire,completamente, allo scoperto.Un altra cosa che notai era che , sulla carta, sia le "Tane" che venivano dal Me-Kong chequelle che venivano dall’Annam, dirigevano su Saigon e vi appariva il disegno di una tenagliache stringeva la città da Ovest e NW e Nord-NE. Pensai che questo Generale Giap era ungrande stratega ,... lo ammirammo tutti !. Il viaggio trascorse così. Negli intervalli ci passavanofotografie di trappole, di cui la jungla era piena, escogitate da quei "buontemponi" Viet-Kong eche ... erano assolutamente da evitare. Ricordo che, seduto in fondo, riuscii a farmi un caffè conla mia moka ed il fornelletto da campo. Lo bevemmo insieme ad uno delle Aquile, non ricordo ilsuo numero ... ricordo la sua faccia.( Non lo vidi più fino al 1996, (quindi aveva ottenuto anchelui "l’imprevisto" ritorno dal Viet-nam), ma solo per sapere che era morto in un incidente d’autoin spagna, nel ’77, come un fesso ... o forse no ?. Lo vidi in televisione in una foto di venti annifa, per questo lo riconobbi. Ma è una storia incomprensibile, dove una certa Signora Donatelladi Rosa diceva di averlo conosciuto vivo, mentre tutti dicevano che era morto, che trafficavaarmi e cose di questo genere. Ormai, in Italia, è meglio non stare a seguire tutte questechiacchere perché è tutto immerso nella follia più totale .Mi addormentai nonostante gli scricchiolii ed il rumore insopportabile che facevaquell’aereo. Pensai che avrebbero potuto prenderne uno un pò più recente. Era un cargo estavamo sistemati tra casse e pacchi di non so che, ma non era roba nostra. Alla finearrivammo, era l’alba e non atterrammo a Saigon, pare che tutte le piste fossero occupate perl’evacuazione di militari e civili e che l’avanguardia (o gruppi di guerriglieri) Viet-kong stesse giàcombattendo in alcuni quartieri della Città (sembrava che i guerriglieri Viet saltassero fuori dallefogne e nessuno capiva come facessero e da dove venissero !) . Atterrammo a Nord Ovest diSaigon in una specie di ex-pista d’atterraggio. Ci dissero che eravamo tra Son-Nhut e Long-Xuyen a circa 65 Mls. (100 Km.) da Saigon ed a 40 Mls. dal confine Cambogiano, (ed a 55 Mls.da Kien-Thanh , la costa più vicina, ... già, non mi dispiaceva studiare una possibilità di"imprevisto ritorno"). Eravamo anche più vicini agli obiettivi e ci andava meglio così. Sulle carteavevo visto che gli obiettivi delle Aquile erano alcune croci segnate in rosso tra il confineCambogiano e due città sui monti dell’Annam: Da Lat e Di Linh. Mi sembrò di vedere anche unaferrovia, ma non ne sono certo. Scendemmo dall’Aereo protestando per la mancanza diragazze tra il comitato di ricevimento. Qualcuno si era convinto che, prima di partire per il Me-Kong, avrebbe avuto il tempo di fare due salti in Discoteca, ... un pò di luci rosse, come si vedenei film ! . Scaricando il nostro "nécessaire de voyage ", (come lo chiamava uno dei nostri, unItalo-Eritreo che, prima di arruolarsi in Italia, era stato nella Légion étrangèr, a Djibouti, nella

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Somalia Francese) scherzavamo con le Aquile che proseguivano in aereo : "... i solitiraccomandati - dicevamo - ... i signorini vanno sui monti in aereo a ... sssciare e noi, invece,sempre nel fango o nella polvere, con la merda fino al collo !", ... ma era per ridere un pò.Secondo gli ordini non dovevamo ingaggiare combattimento, solo distruggere quei ponti dibarche (avevo chiesto, durante il volo, cosa avremmo dovuto fare se i Viet-Kong avessero avutoda ridire e, anziché rispondermi, risero tutti, ... ma la mia era una domanda seria !).Possibilmente gli obiettivi dovevano saltare tutti, più o meno, nello stesso momento, per evitaredi segnalare la nostra presenza troppo presto a chi, sicuramente, quei ponti li proteggeva. Ilnostro "nécessaire de voyage" erano una ventina di Kg. di esplosivo e 100 metri di micciadetonante a testa (più l’innesco a lenta combustione), cinque bombe a mano, fucile F.A.L - 7,62lungo N.A.T.O., gladio, beretta cal.9, munizioni quanto basta, toscanelli e fiammiferi (perl’innesco delle micce), gallette e, per contorno, come al solito, ... secondo capacità e fantasia !Ci separammo. La marcia per giungere sui nostri obiettivi durò circa due giorni. Ci spostavamostando al coperto e a parte Truppe Americane che, sulla strada o su piste tra macchie e risaie,dirigevano su Saigon e qualche agglomerato di capanne di risicoltori, non incontrammo"nessuno !". Le mappe erano davvero precise e le Colombe avevano fatto proprio un buonlavoro. C’erano sentinelle, ma non furono un problema (se si escludono i problemi di portafoglioperchè, fattili prigionieri, i Kong, per ingannare il tempo, ci sfidarono ad ogni gioco d'azzardopossibile ed immaginabile e ci stavano ripulendo come gonzi!). Anche i genieri Viet-Kongavevano fatto un buon lavoro, le barche usate erano solide, potevano reggere i GiganteschiCarri sovietici che, ormai non avevamo dubbi, sarebbero dovuti passare da lì. Il ponte erapronto sulla riva opposta alla nostra, era ancorato sotto gli alberi, ricoperto di vegetazione esteso lungo la riva, impossibile vederlo se non da terra. Restammo letteralmente ammirati aguardare quell’opera di ingegno, a raccontarlo non ci si crede. Non sapevamo nemmeno se eragiusto chiamarlo "ponte di barche". In realtà si sarebbe dovuto chiamare : "Isola galleggiante ".Infatti, era una vera e propria isola costruita su Sampan (barche Viet) con bambù e ricoperta divegetazione del tutto identica a quella sulla riva. Era invisibile fino a che non ci si arrivava difronte. All’occorrenza, sarebbe bastato sganciare le cime d’ormeggio a monte e si sarebbeaperto da solo unendo le due rive e portando l’intera Armata Viet-kong ,in arrivo, a 98 Km daSaigon.Però, a dire il vero, guardando quella struttura, pensai che poteva essere usata proprio come"isola galleggiante", cioè ...cosa impediva, in effetti, a chiunque si fosse imbarcato là sopra, discivolare con la corrente verso Sud, verso il mare: navigando di notte ed ormeggiandosi lungola riva di giorno. Alle ricognizioni aeree Americane, sarebbe sembrato un agglomerato divegetazione fluviale, come ce ne erano tante, anche vicine alle risaie della Cocincina!Sarebbero potuti sbarcare fin oltre My Tho, 20 Mls circa a Sud di Saigon. Ce n'erano altre comequesta ...e se fosse stato proprio questo il piano di "Caesar" Giap? Spingerli tutti a Saigonattaccando Hue e poi prendere la città da tutte le direzioni, tagliando Loro anche la via al mare!Non era lo stesso piano che aveva realizzato con successo a Dien Bien Phu ? Gli Americani cistavano cadendo in pieno, proprio come i Francesi nell'offensiva del Tet dell'Anno del Cavallodi legno. ... Ma che genere di servizi informazioni avevano gli Americani? ... Cheimportava? tanto sarebbero saltate tutte in aria! Via radio le altre Decurie avevano già segnalatodi essere sugli obiettivi: eravamo quasi pronti ad innescare le mine!.Era "quasi" un peccato distruggerlo !. Minammo il ponte in più punti, in maniera che nonrestasse niente da poter riparare e ci mettemmo in contatto con gli altri per attendere chefossimo tutti pronti. Avevamo esplosivo in eccesso, ma non era previsto che arrivassimo tuttisugli obiettivi. (Invece avemmo fortuna e non incontrammo proprio nessuno a parte vedere, diquando in quando, in lontananza, sulle strade tra le risaie, colonne di mezzi militari Americani eSud Vietnamiti che ripiegavano verso Saigon e, in celo, gli aerei Americani che non potevanovedere alcunchè.)L’esplosivo che avevamo in dotazione (candelotti di dinamite) era antiquato anche per queltempo : una mistura preparata dai nostri artificieri a base di nitrato d’ammonio, nitroglicerina,dinitrololuolo e molta farina vegetale come assorbente d’urto. Le Aquile ne avevano di piùmaneggevoli ancora (...non perche erano raccomandati!, dovevano buttarsi sui monti con quella

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roba sulle spalle), erano stati preparati miscelando la nitroglicerina rispettivamente con materialiassorbenti solidi come la farina fossile o gelatinizzandola con nitrocellulosa e altri ingredienti econ opportuni agenti stabilizzanti. Però il peso maggiore era della cassetta protettiva, metallicaed imbottita !. I nostri specialisti si erano preoccupati di fornirci di materiale esplodentesufficientemente potente ma, nello stesso tempo, di permetterci i movimenti e di ingaggiarecombattimento, se necessario, senza esplodere come bombe umane al primo urto. Inoltre,aveva il pregio di non avere meccanismi a rischio di mal funzionamenti. Bastava il Toscanelloacceso e sistemate le micce a dovere, o il cavetto della dinamo per la scossa, non ci potevanoessere brutte sorprese. Il ponte era in mano nostra, dovevamo solo aspettare di essere tuttipronti. Ingannavamo il tempo pescando un pesce insipido (come tutti i pesci di fiume). La stessacosa che facevano le sentinelle Viet al nostro arrivo!. Due volte capitò che, il Comando Viet-Kong, chiamò il posto di guardia, chiunque si trovasse davanti alla radio in quel momento,aveva la consegna di miagolare qualcosa tappandosi il naso e raschiare con un chiodo ilbarattolo metallico sistemato vicino alla radio e, poi, spegnere. Sarebbe sembrato un guasto ouna banale interferenza. Insomma, niente di preoccupante da meritare un ispezione! Ora, lesentinelle Viet-Kong, stavano litigando furiosamente con i "vecchi" nella stiva del Sampang ditesta, ne avevano fatto una specie di bisca clandestina e ne approfittai per studiarmi la mappa.Eravamo in una zona che non è possibile descrivere brevemente : il Mekong, entrando inVietnam, si divideva in due bracci, uno era segnato con il nome di "Tien-Giang " e l’altro "Hau-Giang , ma, gli stessi, si dividono ancora in un insieme di nove rami e tutti con il loro nome"diligentemente" segnato sulla mappa dalle Colombe che ci informavano anche che, l’insiemedelle bocche era chiamato Cuu-Long (in Italiano : I nove Dragoni). Il risultato di tanta precisioneperò, è stato che non so dove accidenti ci trovavamo noi !. Secondo i miei calcoli eravamo più aNord, in territorio Cambogiano, sul braccio più settentrionale l’Hau-Giang e ... già inCambogia , ma il cartografo non ero io e poi, che differenza faceva ?. Speriamo che ilDragone mi porti fortuna - pensai, ricordandomi che mio Padre (secondo l’oroscopo Cinese)era del segno del Drago ... cercando di convincermi che fosse "Buon segno !".Passarono così alcuni dei giorni più lunghi della m ia vita . Alla fine però fummo pronti e ilponte saltò prendendo pure fuoco, doveva esserci anche un deposito di carburante sotterrato lìvicino (ben nascosto dal momento che non l’avevamo visto!) o, più probabilmente, era sotto ilpaiolato di Bambù, nella stiva dei Sampan. Forse c’erano bidoni di carburante per rifornire imezzi che sarebbero arrivati lì, attraverso il Laos e sicuramente a secco. Davvero ingegnosi,era quasi un peccato aver rovinato una simile festa !. La quantità di esplosivo usata era tale chesaltammo tutti per aria per il rinculo dell’esplosione nonostante le precauzioni di rito :"1) Staresdraiati e tenersi sollevati da terra, soprattutto il ventre, facendo leva sui gomiti. 2)Portare le mani sul viso, indice e medio a coprire gli occhi, i pollici a tappare le orecchie(per salvare i timpani), anulare a chiudere il naso e tenere la bocca aperta per lo stessomotivo. 3) Chi ci tiene alle palle, dicevano gli is truttori, farà bene a tenersi sollevatoanche sulle punte dei piedi !". Avevamo fatto sempre tesoro di questi consigli, si può morireper un esplosione ravvicinata e solo perché la depressione, provocata dall’esplosione, distruggegli organi interni ... esplodono !. Dopo l’esplosione, nonostante le precauzioni, restammo tuttisenza fiato, boccheggianti, ed io sperai che nessuno dei resti "dell’Isola" che stavano ripiovendogiù scegliesse proprio il mio pezzettino di foresta per atterrare ... perché ero rovesciato a panciaper aria, in cerca d’ossigeno, e non ero proprio certo di essermela cavata !... Forse avremmodovuto allontanarci ancora un pò ! ! ! . Anche i prigionieri Viet-Kong boccheggiavano, liavevamo legati, ma non per impedirgli di scappare ... La verità era che avevano letteralmenteripulito i vecchi e ... Loro non sapevano perdere, i Viet nemmeno, quindi, per far cessarel'"ammuina" ed avere finalmente un pò di silenzio, li legammo, sequestrammo: dadi, carte"Americain", dame cinesi, carte da Black jack, chemin de fer, Napoletane e Genovesi,bastoncini Shangai ed un mucchio di altri strumenti da biscazzieri! più, naturalmente, il maltolto... l'"argeant". Restituimmo Dollari e Lire ai nostri "poveri vecchi!" (... che figura però!) e Yuan,Rubli e quant'altro d'Orientale ai "prigionieri". Ed è proprio questo che li rese furiosi,sembravano gatti arrabbiati!. Ma che altro potevamo fare? se è vero che il rientro era unimprevisto, senza soldi era puro azzardo! Li bendammo prima di andarcene ... i loro

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compagni li avrebbero raggiunti presto e, visti i risultati del loro turno di guardia al ponte,avrebbero passato un brutto quarto d'ora davanti a Giap o a chi per Lui del Vietminh e Noi, nonvolevamo che sapessero la direzione che avevamo dec iso di prendere.Sentimmo le esplosioni delle Tane più vicine a noi, dovevano essere anche imbottite dimunizioni o non le avremmo potute sentire esplodere da quella distanza e sottoterra. Sullemappe avevo visto che le tane avevano in molti punti delle "camere", degli allargamenti,pensavo che fossero per gli alloggiamenti, evidentemente erano, anche loro, depositi dimunizioni. Noi della II° Lupi, eravamo tutti lì :"s ulla coda del Dragone", sparsi in un raggio dicirca 30 miglia tutt’intorno, su ponti e tane che saltavano una dietro l’altra. Ora veniva la partepiù difficile:"l’imprevisto ritorno". Il sole era appena tramontato, in quel punto della Jungla,Cambogiana, al confine col Vietnam, e la notte scendeva rapidamente. Lassù, sulla voltalussurreggiante della Jungla, faceva pensare ad un mondo senza conflitti. Nè rabbia, nèsofferenza. Nel labirinto fitto e aggrovigliato della boscaglia, nessuno che lottasse per lasopravivenza. Solo 20 uomini, stanchi e tesi, che si apprestavano a trascorrere la notte. Eracome se la terra si fosse spopolata e la natura potesse decidere del proprio destino.Improvvisamente, quel silenzio ovattato, irreale, venne rotto dal frastuono di dieci, centoKalashnikov, o erano mille? Vidi G-30, "Adamo", cadere accanto a me, dopo l'esplosione delsuo petto, colpito in pieno da una scarica. L'attimo successivo ero sdraiato a terra e scaricavo ilmio FAL in direzione dei lampi che intravvedevo proprio di fronte a noi. Furono attimi d'inferno.Rotolavo e sparavo. Mi ritrovai dietro un grosso tronco, ne intravvedevo la sagoma scura. Eraquello dove, un attimo prima ma sembrava che fosse passato un secolo, avevo poggiato il miozaino e preso la mia moka per preparare un buon caffè. Avevo tre bombe a mano e 2 razzianticarro nello zaino, di quelli che potevo lanciare innestandoli sul tromboncino lanciabombe.Avevo anche, sempre pronte alla bisogna, nel taschino laterale, cartucce a salve per l'innestodei razzi. Il tronco mi offriva riparo sufficente per le manovre necessarie e procedettifebbrilmente. In un attimo fui pronto a lanciare. Dovevo decidere dove e per questo dovevoosservare da dove arrivasse il maggior volume di fuoco. Presumevo che lì ci fosse un riparomaggiore sul quale far esplodere i razzi. Avrebbe avuto un effetto devastante: i razzi anticarrodel FAL potevano forare 40 cm di corazza d'acciaio, ma dovevano impattare su un ostacolorigido. Uno dei grossi tronchi di quella Jungla andava benissimo, ma era buio, il cielo siintravvedeva, tra il fogliame, ancora del colore violetto che precede la notte, ma quaggiù nonvedevo il mio naso. Non erano soldati del NVA (l'armata regolare del Nord). Quelli non ciavrebbero attaccati al buiocol rischio di spararsi addosso tra loro e senza poter vederel'oboettivo. Ci avrebbero circondato in silenzio e avrebbero aspettato pazientemente l'alba...facendoci fuori tutti! Erano sicuramente ragazzini, ...Vietkong! I miei commilitoni si eranosdraiati a ventaglio e rotolando rispondevano al fuoco. Strinsi il FAL sul fianco destro e, con unpasso in affondo a sinistra, lasciai il riparo facendo immediatamente fuoco. La scia del razzoilluminò la scena e un boato ci mostrò il gruppo principale Vietkong saltare in aria, poche decinedi metri davanti a noi. Fu sufficente per darci il tempo di sganciarci. Fui superato da G-47"Alvaro": "...Via, Via, Via!" - urlava. Ma non scappava, si fermò poco oltre per coprirci la ritirata epoi raggiungerci. ...Così si fa! Corremmo nel buio finchè avemmo fiato, inciampando erialzandoci e ricadendo ancora. Alla fine ci sentimmo al sicuro e ci predisponemmo per la notte.L'indomani avremmo dovuto riprendere la marcia. Mi assopii senza ricordare nemmeno di averappoggiato la testa sullo zaino. L'indomani mattina, alle prime luci dell'alba, fummo tutti in piedie pronti a muovere. Nemmeno il tempo di un caffè, ma eravamo tutti consapevoli di esserecercati. Eravamo noi, questa volta, la selvaggina della caccia. Gli anziani ci incitavano a correre,a far presto, ma per andare dove ! ?. Senza più il peso degli esplosivi eravamo più agili, cistavamo allontanando verso Est-SE. Attraversavamo tratti di jungla molto fitta e procedere erafaticoso, ma anche più sicuro. A volte procedevamo tra canne di Bambù altissime e cercavamodi non uscire mai allo scoperto.

(Me-Kong Hau-Giang '75)Correvo con gli altri, procedendo in fila, a qualche metro l’uno dall’altro e tenendo sempre sottotiro alla mia sinistra. Correvo e pensavo che stavamo sbagliando, ripiegavamo su Saigon, non

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ci saremmo mai arrivati. Ormai tra noi e gli Americani c’erano i Viet-Kong, tutti quelli cheaspettavano "l’Armata rossa" sulla pista Ho-Chi-Minh (che non c’era più) e che sapevano chenon era stata distrutta dai Phantom USA. Ero sicuro che non avevamo fatto la scelta giusta, chedovevamo ripiegare andando a Nord passando il confine Cambogiano (se già non c’eravamo) eda lì raggiungere Phnom Penh , ancora tenuta dalle truppe governative e filo Occidentali di LonNol . Eravamo ad appena 100 Km da quella Città, ed era un percorso da fare al riparo dellajungla, dicevo io. "Saigon è a quasi 200 Km da qui, ed è un percorso coperto solo per un tratto,dopo di che ci ritroveremo ad attraversare le risaie, a perdita d’occhio, che abbiamo vistovenendo qui", insistevo a dire. Ma, secondo le nostre Mappe, ci saremmo trovati in un"Santuario " Viet-Kong, che stava proprio davanti a noi (erano basi militari Nord Vietnamite interritorio Cambogiano, lungo la linea di confine col Sud Vietnam). Probabilmente era proprio lìche il Generale Giap stava concentrando le sue truppe da traghettare sulla "nostra isola ... chenon c’è più ! " per l’invasione del Tet !. Ce n’erano molti di questi "Santuari" e tutti lungo ilconfine ... in territorio neutrale, al sicuro ! ... evidentemente il Generale Giap era un uomomolto, molto religioso ! ... "Senza contare che la Cambogia è quasi del tutto in mano ai Khmerrossi di Pol Pot", ribattevano altri. "A Nord non si passa, per passare ci dovremmo battere ... in20 contro l’Armata Viet-Kong e, i vincitori ( ! ?), se la dovranno vedere con l’armata Khmer diPol Pot" . Chiusero la mia proposta ridendo ed io, che restavo contrario ad andare a Saigon, lifeci ridere ancora scattando sull’attenti alle parole di G.58 salutando :AVE ...! come se avessiaccettato il combattimento proposto, poi, ridendo anch’io, mi sedetti intorno alla carta dicendo:"due sole armate contro venti di noi ! ? ... troppo facile ! Avete ragione. Allora perché nonandare ad Ovest ?, è tutta foresta, passeremo i due bracci del Me-Kong e dirigeremo a Khien-Thanh, Golfo del Siam. Sono 100 Km di passeggiata da qui e se non è ancora caduta è fatta : cifaremo rimpatriare dagli Americani. Altrimenti ci procureremo un imbarcazione e lascer emoil Vietnam via mare, siamo la Marina ... o no ? ! ".Dissi questo perché ero davvero sicuro cheera l’unica via d’uscita per noi. Insistei : "Non capite che non si aspetteranno mai che abbiamopreso quella direzione ?. Ci cercheranno tutti e ci cercheranno da qui a Saigon". Ma non ci fuverso di fargli cambiare opinione ... votammo e, 19 a 1, andammo verso la rovina ... versoSaigon!! Ce li trovammo addosso all’improvviso! Non so come ci intercettarono, eravamo stati moltoprudenti, forse è stato solo che erano dappertutto ... lo sapevo che avremmo dovuto andareverso Ovest-SW verso il golfo del Siam e Kien-Thanh. Fu davvero dura, anche se le tane eranosaltate, ci attaccavano da tutte le parti e non finivano mai. Quelli tra noi che restavano feriti,come avevamo deciso in Assemblea, si fermavano a proteggere la nostra ritirata. Non c’eraalcuna possibilità di trasportare i feriti e poi ... per portarli dove ? !. Meglio una morte onorevole,da Gladiatore, in combattimento. Chi avrebbe potuto desiderare di meglio ?. Per noi eradavvero il massimo e lo si capiva con quell’ultimo saluto che "i Morituri" ci rivolgevano,consegnandoci le piastrine, prima di essere abbandonati sulla pista : Ave Italia Morituri tesalutant ! e furono molti i saluti che ricevetti su quella pista in quei giorni : Ave 60 ... Ave 59 ...Ave 58 ... AVE ! ! ! (Si, forse, eravamo un po’ esaltati, ma quando ci salutavamo così cisentivamo a Roma, tutti uniti su quell’altare di una Patria che era solo nei nostri sogni di ragazzi,a casa, e poi ... che altro ci restava ! ? ) Della IX° e X° decuria riportai in Italia 19 Pias trine.L’Armata Americana era lontana , forse aveva già ultimato l’evacuazione di Saigon e noi,"tanto per cambiare", eravamo di nuovo "Stay-behind" (dietro le linee). Rimasto solo e, vista lasituazione, feci una nuova Assemblea. Questa volta avevo la maggioranza e cambiai direzione... che diavolo ci sarei andato a fare a Saigon , a mar ciare con i Viet-Kong in parata ? ! .Non sapevo che stava accadendo tutt’intorno a me, ma non tanto da non capire che i Kong (irossi) avevano vinto. Anche il Vietnam era caduto ... o era stato Liberato ! ?, mah ! ... "Aiposteri l’ardua sentenza " disse un saggio. Io, adesso, avevo il solo dovere di tentare di esseretra quei posteri e, per riuscirci, tornai indietro, verso il fiume. L'odore di marcio della jungla e lapaura di essere catturato da un nemico invisibile mi convinsero a valutare meglio quella realtà.Non dovevo avere fretta. Ce l'avrei fatta, lo sentivo, ma non dovevo avere fretta. Avevo perso ilconto dei giorni, forse erano gli ultimi e preferivo ascoltare gli uccelli cantare al mattino ed allasera. Mi ricordavano che un nuovo giorno era nato, un altro era passato ... ed io ero ancora

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vivo ! . Il silenzio era rassicurante e, quando la stai per perdere, ogni attimo di vita lo assaporicon gioia. Anche immerso in un lurido fiume, tormentato da insetti e a rischio sanguisughe. Unastrada che conduceva a Saigon era un fiume in piena di Civili che fuggivano verso la direzioneopposta. Dovevo prendere anch’io quella direzione, ma da solo, non potevo certo passare per"civile Viet". Dopo essere stato immerso nel Me-Kong quasi due giorni per sfuggire ai Viet-kongche ci cercavano, la mia carta era quasi inservibile, ma ricordavo perfettamente quella cheavevo visto sull’aereo e la città sul mare : Kien-Thanh, dovevo dirigermi là. Scendere lungo ilMe-Kong, pattugliato com’era dai barchini Viet-Kong, era troppo pericoloso e poi, nessun civilefuggiasco lo faceva, significa che non era consigliabile. Inoltre, se i civili in fuga non vanno aSaigon, ma se ne allontanano, questa era un ulteriore conferma che "l’imprevisto ritorno",passava per Kien-Thanh !. Mi fu prezioso l’addestramento fatto sui monti intorno a Poglina, lìera molto più difficile nascondersi. Non feci l’errore di aver fretta di lasciarmi il V ietnam allespalle . Forse è proprio questo che portò i miei commilitoni a volersi dirigere a Saigon ... la frettadi rientrare, la speranza di arrivare in tempo per montare su un comodo aereo e ritrovarsi acasa in poche ore. Io no, non avevo fretta e non ne avrei avuta ! .Stavo immerso nel fiume, sotto una piccola zattera di rami e foglie dove stavano le mie armi, elentamente, molto lentamente, la pilotavo verso il centro del fiume, ma come se fosse lacorrente a farlo. Non c’era anima viva, ma la regola numero uno dell’addestramento era :muoviti come se tutto il mondo tenesse i riflettori su di te . Ero talmente immobile chepersino piccoli animaletti e dei pesci, attirati da l calore del mio corpo, trovavano rifugiosotto la mia tuta mimetica. Regola numero due : tutto quello che si muove sono "proteine"e quello che sta fermo sono "vitamine" . Non importa quanto ci avrei messo, ma sareitornato dal Vietnam e : "si accettano scommesse" ! - gridai col pensiero a me stesso, manon scommise nessuno contro di me. Mi ci vollero solo una decina di giorni per raggiungere ilmare. Dalla carta potei calcolare che facevo una media di sei o sette Km al giorno, ma nonavevo fretta. A volte mi avvicinavo al limitare della selva per spiare una strada dove colonne dicivili, come un fiume in piena che non scemava mai da giorni, si allontanavano da Saigon ! ! !Anche loro, come me, non avevano fretta, ciò che co ntava era riuscire ... non in quantotempo !.Interi villaggi di pescatori "emigravano" dal Vietn am ormai caduto . Raggiunta la costa,imparai a spostarmi dentro le foreste di mangrovie. Non fu affatto facile, non c’ è intrigo dirami e radici più fitto, ma mi sentivo al sicuro là in mezzo e poi, l’acqua era salata, ero dinuovo in mare ... un buon segno per me ! .

(Kien-Thanh: Mangrovie)Spostandomi così mi stavo allontanando da Kien-Thanh, ma, al mio arrivo nella periferia dellaCittà, avevo visto colonne di soldati Viet-Kong muoversi indisturbate sotto la bandiera rossa edavevo considerato che non era il caso di presentarmi al porto a cercare un imbarco. Stavano giàprocedendo con i "rastrellamenti di collaborazionisti", li avevo visti caricare sui camion diversedecine di persone, sicuramente colpevoli di non essere comunisti !. Raggiunsi il limitare diquella formazione di mangrovie a Sud di Kien-Thanh in circa tre giorni (me l’ero presa comoda,... non sapevo dove andare !). Quel tratto di foresta si interrompeva su una spiaggetta nascostatra gli alberi. Lì c’erano alcune imbarcazioni da pesca che, chiaramente, si preparavano asalpare. La presenza a bordo di donne, bambini ed animali mi diceva che erano profughi ...quindi non comunisti e stavano scappando, ... proprio come me !. Uscii allo scoperto e,camminando nell’acqua, li raggiunsi. Le donne ed i bambini che giocavano sulla spiaggiafuggivano, li spaventai, ... già dovevo essere impresentabile ! Erano gente pacifica ed io eroarmato fino ai denti, mi preparavo a vendere cara la pelle. Usai un linguaggio universale, andaiverso quello che sembrava il gruppo degli "anziani del villaggio" tenendo il Fucile alto sopra latesta. Mi fermai e dissi solo : I’m friend, ... were are you going ? . Vous n’est pas unAméricain ! - rispose il più anziano, in uno stentato Francese. Ouì, Monsier, je ne suis pas unAméricain, je suis un Italien - dissi io - ... en transit pour l’Italie ! Aggiunsi, alla loro sorpresa,facendoli ridere. Ma questo non cambiava la mia situazione. C’erano due Giunche Cinesi e treSampan ed, a colpo d’occhio, avrebbero affrontato il mare navigando al limite della linea di

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galleggiamento. (Giunche Cinesi e Sampan) Indovinando i miei pensieri, qualcuno avevaimpugnato vecchi fucili da caccia, ma non avevo alcuna intenzione di fare la guerra a donne ebambini per ... "fuggire ". Lo feci capire offrendo la mia borraccia vuota al capo villaggio. Laprese e me la riconsegnò, di li a poco, piena d’acqua ; una donna, nel frattempo, mi aveva datoda bere acqua di cocco (era bello essere di nuovo in mare, ma l’acqua del fiume la potevo bere,quella del mare no). Andai a sedermi all’ombra. Non so cosa avrei fatto, ma, di sicuro, non liavrei obbligati a portarmi con loro, avrei continuato verso Sud ... chissà ! e se no ... Ave!.Assistei a tutti i preparativi , avevano imbarcato anche i cani, (ma perché li mangiavano).Tentavano ormai da tempo di far partire i motori senza riuscirci, quando mi alzai perraggiungerli. Stando nell’acqua spiegai loro come fare, ma era inutile. Il capo mi fece cenno diprovarci io. Salii e riuscii a far partire il motore ... era un vecchio motore Francese dell’epocacoloniale (forse un Berliet ! ?) con avviamento a cartuccia esplosiva e manovella. Se non si dàun colpo deciso e preciso, al momento giusto, non esplode ... che Dio lo benedica !. Se lierano procurati chissà dove per lasciare il Vietnam. Per la pesca usavano le vele, ma pertraversare il Golfo del Siam fino alla penisola di Malacca gli anziani avevano "saggiamente"deciso di superare le bonacce (niente vento), attrezzando di motore le due Giunche cheavrebbero trainato i tre Sampan. Un bel convoglio di incoscienti non c’era che dire . Mi trovaiproprio a mio agio tra loro ! Sulla Giunca, ammassati come topi, fu fatto posto anche a me(avevo trovato imbarco da macchinista !).

(Sampan)Potei capire che erano tutti diretti nella penisola di Malacca dai loro Parenti. Seppi in seguitoche persino navi Italiane si trovavano in quelle acque per raccogliere i profughi, ma non fui cosìfortunato. Impiegammo sette giorni a traversare il golfo della Thailandia e raggiungere laPenisola di Malacca. Da lì, uno dei loro parenti mi aiutò a raggiungere la ferrovia del Sud EstAsiatico (era stata fatta dagli Inglesi e congiungeva Bangkok con Singapore). Feci un lungoviaggio di circa 500 Kilometri (il treno impiegò quasi due giorni!) attraverso la foresta Malesefino a Singapore dove potei darmi una ripulita in un buon Hotel. Vendetti le armi el’equipaggiamento e, con quello che avevo in tasca, trovai imbarco per l’Egitto e poi in Italia. ARoma feci rapporto al Generale , consegnai le piastrine "superstiti" dei miei commilitoni caduti(non erano 19, ne avevo perse alcune negli spostamenti e credo di ricordare che ne riportai inItalia 12) e seppi che anche altri erano rientrati.In Italia, Giornali e Telegiornali davano la notizia che Saigon non era ancora caduta o, piùprecisamente, dicevano che stava cadendo in quei giorni. Potei vedere le immagini alla TV,quindi era vero ... o no!?. Si vedevano sparatorie tra Marines e i Guerriglieri di Giap, strada perstrada, a Saigon. Gruppi di Guerriglieri stavano attaccando l'Ambasciata Americana ed iMarines resistevano per dare tempo alla Marina di evacuare completamente la Città ... Il pianodi Giap e del Vietminh! Ma, potendo disporre delle sole avanguardie, quelle da semprepresenti intorno a Saigon e, con il grosso dell'Armata impossibilitato ad attraversare il Me-Kong,nè a scendere dall'Annam, il grande assalto a Saigon del 10 Febbraio 1975 e l'offensiva delTet '75, il terribile piano che prevedeva il massac ro di tutte le forze Americane e SudVietnamite confluite su Saigon, non potè essere mes so in atto. Non avrei davvero volutoessere nei panni di quelle sentinelle (o dovrei dire: biscazzieri!?). Tuttavia, dalle notizie chevenivano diffuse, potei capire che "Caio Giap Cesare" (così lo chiamammo dopo aver visto dicosa era capace, anche nelle progettazioni delle opere dei suoi genieri ... proprio come il"nostro" Cesare) non si perse d'animo: le forze che dal Nord dovevano attaccare Huè, comediversivo all'accerchiamento di Saigon, furono, sicuramente, rinforzate dalle riserve dirette aSud; quelle presenti nei "Santuari", frattanto, dovevano essere state impiegate in una marciaforzata per risalire a Nord- Est e passare il confine nel tratto che costeggia l'Annam edattendere, fiduciosamente, la rotta dell'esercito Sud Vietnamita che, secondo Cesare Giap, nonsarebbe mancata ...oppure, erano una forza pronta ad essere impiegata per attaccare, "anche"alle spalle, l'Armata degli Nguyèn del Sud!. Non aveva più scampo nessuno laggiù! Come i Gallidel "de Bello Gallico " e Pompeo, dopo che l'altro Cesare lanciò quei dadi!. "Alea Iacta Est,Caesar Giap! " ... se avesse rallentato l'offensiva su Huè, per attendere di ripristinare la "via Ho-

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Chi-Minh ", sarebbe stato sconfitto: l'Armata Americana avrebbe lasciato, ai Sudisti, armi emezzi a sufficienza per contrattaccare ed il suo momento sarebbe passato, ma non fece errori... per questo vinse! Noi, comunque, portammo a termine la nostra missione e non ci fu alcunmassacro ...a parte il nostro! La guerra del Vietnam stava finendo nell'unico modopossibile!Fui lasciato libero solo pochi giorni, fino a fine Aprile ‘75 . In Angola la "Colonna Libertad",che avevamo addestrato l’anno prima, era impegnata in combattimenti con altre formazioniguerrigliere che si contendevano l’Angola dopo l’abbandono del Portogallo. La Missionericevuta voleva che tentassimo di formare un fronte comune con tutte le forze Anti Comunistepresenti in Angola, il nome in codice rimase: "Primavera dei Garofani di Luanda".

N.d.R.: Alcuni visitatori mi hanno scritto gradite lettere dicendomi che è incredibile quantohanno letto su The Real History of Gladio, in quanto nessun giornale Italiano ha mai riportatouna sola notizia di quanto hanno letto in questo sito. Devo dare atto che è così, ma, del resto,nella pagina "I giornali Italiani" Noi stessi ci meravigliavamo delle menzogne che leggevamo suigiornali!. Viene considerato incredibile soprattutto che i capi militari e politici del Nord Vietnamcomunista e "proletario" fossero, in realtà, Nobili feudatari della stirpe Imperiale degli Nguyèn,discendenti dell'Imperatore "Già Long" (il Dragone di Giada, Imperatore di Hue ed unificatoredel Vietnam). Noi, invece, ci meravigliavamo che tali situazioni che erano in evidenza, sotto ilnaso di tutti, passassero inosservate, come se fossero scontate. Era scontato che le"Rivoluzioni popolari", in Cina come in Vietnam, e dovunque in Asia, in realtà, erano gestite daMandarini, Principi e Duchi feudali che gestivano il potere "Rivoluzionario" con durezza e ferociadegna dei "Loro" Avi ...però, i Democratici, erano "Loro"!. Questa Nostra storia vera, giocoforzae per ovvii motivi, è un breve riassunto. Vorrei però aggiungere, per chi dovesse ancora averedubbi, che risulta noto che tutto il mondo era a conoscenza del fatto che a negoziare gli accordidi pace a Parigi, (nel gennaio 1973, poi perfezionati nel giugno '73, con il quale si volevanoeliminare le continue violazioni ai trattati precedenti), con Henry Kissinger, Segretario di StatoU.S.A., veniva inviato a rappresentare Hanoi un signore di circa sessanta anni, membro delPolitburo dal 1954 e poi segretario del Partito dei Lavoratori del Vietnam (ex partito ComunistaIndocinese), il quale rispondeva al nome di "Le Duc Tho". Sapete che significa? Significa "ilDuca di Tho"! (quale Tho? ...My-Tho, Can-Tho ...?), ma nessun giornalista ha mai fatto alcuncommento su questo ...come su tutto il resto! Io credo che tutto ciò si commenti da solo,non vi sembra?.I giornali Italiani non dicevano mai nulla delle no stre azioni, ma dell’Angola parlaronomolto.(La verità e la Stampa)Scoprimmo così che l’O.N.U. visti i massacri di popolazioni civili inermi (vero !), avevaautorizzato Cuba ad intervenire ... con una forza di pace ! ?. Che truppe Cubane con l’appoggiodi "Istruttori militari Sovietici " sarebbero presto sbarcate a Luanda chiamate dall’M.P.L.A eche, questo, era "attualmente" all’attenzione del Consiglio (... ! ?). Noi non avevamo dubbi che ipiloti degli elicotteri da combattimento Mi-24 che mitragliavano i nostri fossero Russi e nonCubani con le "mèche". Ma, a leggere il giornale sembrava che tutto dovesse ancora accadere !In quel bar in via Cavour, dove eravamo seduti a far colazione, era il mese di agosto '75 ! ! ! !.Ma non sono sbarcati a Maggio ? - dissi sorpreso. Era un allucinazione !, tu sei unallucinazione, ... noi siamo un allucinazione, ... loro sono un allucinazione ! - risposero glialtri ridendo. E questo feci anch’io ... mettendo via il giornale. Sentii spesso di giovani che,ingannati dalla stampa, partecipavano a cortei inneggiando ai Cubani e gridando lo slogan :M.P.L.A ... in Angola vincerà !, oppure Viet-Minh . .. Ho Chi Minh, ... Kmer Rossi ... Pol-Pot!. Capelloni in jeans ...come me, non somigliavano certo ai militari Sovietici, né le loro idee aquelle dei Marxisti del M.P.L.A o di quelli che, per me, risultavano essere dei criminali contro iDiritti Umani. Certo che se avessero saputo che la vittoria dell’M.P.L.A c’era già stata e che,questo, aveva significato la sconfitta della Libertà in cui credevano, avrebbero sicuramentegridato qualcos’altro !. Che potere immenso ha la stampa ! - pensavo. Con i miei commilitoniparlavamo dell’offensiva del Tet e di quella prima parte del 1975, davvero un anno caldo per noi

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!. Mezzo mondo stava cadendo per la Democrazia e diventava terra di conquista per i Tiranni.La popolazione civile vi veniva perseguitata e tiranneggiata, perdeva ogni diritto, veniva sfruttatain maniera bestiale : ... in nome della "rivoluzione proletaria ", naturalmente !Da uomini che, però, appartenevano sempre a famiglie aristocratiche, le quali dominavanoquei popoli con pugno di ferro, da feudatari : con diritto di vita e di morte sui loro sudditi, primadi perdere questi poteri a causa della colonizzazione che, certo, ha avuto i suoi torti, ma non erapeggiore dei poteri che rimuoveva.Non era un mandarino Mao tze Tung ? ; non continuò a vivere da Mandarino ?... e, dopo la"rivoluzione proletaria", con un potere che nessun Mandarino Cinese ha mai avuto!.

(L'uomo dei Cobra: L'incantatore di Serpenti)Anzi, nella magnifica e millenaria storia Cinese nessun Imperatore dinastico ha mai avuto tantopotere nelle sue mani né, credo, tanti morti sulla coscienza tra gli avversari perseguitati. Nonera forse un Patrizio Nguyèn ( Potente casato feudale che possedeva il Sud ed il NordVietnam prima della Colonizzazione Francese) Nguyèn Ai Quoc , noto con il nome di battagliadi Ho Chi Minh , con cui tanti ragazzi della mia età scandivano slogan sulle strade d’Italia ed’Europa ?. Non era forse vero che il Famoso Generale Giap , nome di battaglia delcomandante dell’Armata Viet-Kong, era lui stesso uno Nguyèn ed il suo vero nome era VòNguyèn? . Non era forse lui in persona ad ordinare la esecuzione dei "collaborazionisti ? ",ossia di chi non si sottometteva ai loro diktat ? . Non è forse vero che lo stesso Van Thieu,Presidente filo Americano del Vietnam del Sud dal 1965, era anche lui uno Nguyèn ? Avete maisentito o avete mai letto sui giornali, della Lotta intestina tra "Nguyèn del Sud Vietnam ",esattamente tra Nguyèn Cao-Ky (Vice Presidente del Sud) e Nguyèn Van-Thieu (Presidente)che, insieme, si "sbarazzarono" con un golpe, nel Novembre 1963, del Governo di Ngò-Dinh-Diem ... (contemporaneamente a Dallas, in Texas, il povero J.F. Kennedy veniva assassinato!...davvero non vi dice niente questo?) e si auto nominarono uno Capo delle forze aeree, l’altrodelle forze armate e poi Presidente del Consiglio. Avete mai saputo della "notte dei lunghicoltelli " del ’67, che portò all’uccisione di tutti gli Ufficiali Sud Vietnamiti fedeli a Nguyèn Cao-Ky ad opera di quelli fedeli a Nguyèn Van Thieu ? . Naturalmente a Nguyèn Cao-Ky non futorto un capello (tra Aristocratici si deve saper perdere sportivamente), dopo il bagno disangue si accontentò della Vice Presidenza ! e di tutti quei morti che importa : per gliNguyèn si trattava solo di servi ! . (Pensate che, alle successive elezioni Presidenziali del1971, il Nguyèn Cao Ky , ritirò la sua candidatura a causa delle "scorrettezze elettorali " delsuo avversario il Nguyèn Van Thieu ! ! ). Chissà se era stato detto, ai giovani Marines mortilaggiù, che morivano per la supremazia di un gruppo di feudatari Nguyèn sull’altro . Sonocerto di no, come nessuno lo disse a noi. Noi ci battevamo per la Democrazia, per la Libertà .Di alleanze con banditi, criminali contro i Diritti Umani, a noi nessuno disse mai niente . Ame, aprì gli occhi un vecchio capo villaggio del Sud Vietnam, in navigazione nel golfo del Siam :Mi disse anche che le "vieux renard " (vecchie volpi, un animale molto malefico in Indocina, sidice che la volpe riesca a trasformarsi in uomo rubandogli i pensieri ma, priva di anima, riesce afare solo il male... si dice di persone molto malvagie), ingannavano gli Americani facendoglicredere che gli aiuti finissero alla popolazione o per la difesa dagli Nguyèn del Nord. Invece, levieux renard si arricchivano sempre di più, e più durava la guerra, più aumentava il loro potere ela loro ricchezza. In realtà, il potentissimo Esercito che descrivevano agli Americani pergiustificare quei costi, era degno di loro. Corrotto e crudele era capace solo di fare la guerra aicontadini saccheggiando i villaggi e stuprando le donne !. E maintenant ils ont en train dearriver le Nguyèn du Nord. .... non, mon amì "en tr ansit pour l’Italie", ce n’est pas pluspossible la vie au Vietnam. Maintenant, ça suffit ! . Que deviendrons-nous ?, bien, quoiqu’il arrive, c’est finì ... voilà ! (Trad : ed ora stanno arrivando i Nguyen del Nord, no amicomio "in transito per l’Italia", non è più possibile la vita nel Vietnam. E’ ora di finirla ! ...Che nesarà di noi ?, bien, sia quel che sia , è finita ... voilà !). Ricordo queste parole, perché lepronunciò con tristezza, stando seduto vicino a me di lato al motore. Non si mostrava maipreoccupato davanti ai suoi ... un vero capo !.

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Pensavo a ciò che mi aveva detto sulla guerra Civile del Vietnam che proseguiva da secoli.Oggi coinvolgeva anche le super potenze, rischiavamo una guerra mondiale e tutto per unafaida tra volponi !? Era la sua visione delle cose, quella di un capo villaggio di pescatori dellaCocincina. Ma, forse, alla fine, si trattava davvero di una faida tra Aristocratici Latifondisti che sicontendevano il potere dal XVII secolo. Gli Nguyèn del Sud che, sconfitti i Trinh (altra DinastiaPatrizia Viet) del Nord, ora combattevano "tra loro" l’ultima battaglia. Già, l’ultima battaglia diuna storia secolare fatta di soprusi e prevaricazioni. Nessuno ha detto ai giovani ribellid’Occidente di quante volte il popolo del Vietnam s i è ribellato ai Tiranni della DinastiaNguyèn.Una tra le più sanguinose fu quella che vide Nguyèn Ahn scampare al massacro dei suoi,ad opera del popolo della Cocincina in rivolta : l’ insurrezione dei Tay-Son , già nel XVIIIsec., stava per riuscire a liberare il popolo del Vietnam dai Tiranni Nguyèn. Grazieall’intercessione del vescovo di Adran, l’ultimo sopravvissuto Nguyèn, (bis-nonno di tutti gli altri)riuscì ad avere l’aiuto dei Francesi di Re Luigi XVI e riconquistò la Cocincina. Riunificò ilTonchino (Nord) con la Cocincina (Sud) e, proclamatosi Imperatore con il nome di Gia-Long ,elesse la sua capitale a Hue, nell’Annam (centro, una bellissima Città sul golfo del Tonchino).Huè fu la prima Città che l'Esercito degli Nguyèn del Nord "Liberò", nell'Aprile '75, dopo aversconfitto gli Americani e l'Esercito degli Nguyèn del Sud , che difendevano fino allo stremo lacapitale del "Nonno Nguyèn Anh, alias Gia-Long ". Lo stesso Impero Cinese lo riconobbe qualelegittimo Sovrano e, da allora, quei territori da lui riunificati furono chiamati Vietnam. Larestaurazione feudale era fatta. La Storia del Viet nam non può scostarsi dalla storia dellafamiglia Nguyèn, un pò come i Savoia con l’Italia. Quello che dovrebbe far pensare è che iprotagonisti di entrambe le parti : quella Nordista filo Sovietica e quella Sudista filo Americana,si chiamassero tutti Nguyèn ! ! !.E perché mai, in Occidente, nessuno ha mai racconta to ai giovani ribelli la vita e la storiadi Huynth-Phu-So, detto il "folle Bonzo"?. Mi raccontò il capo villaggio che fu ucciso a calci epugni (come Matteotti in Italia) dai "prodi Vietminh " del "rivoluzionario " Nguyèn Ai Quoc(noto Ho Chi Minh ... il poeta guerrigliero ! ?). Vi dico io chi era Huynth-Phu-So, il folle Bonzodi Hoa-Hao ! : era figlio di poveri contadini Vietnamiti sfruttati dall’Impero feudale dei Trinhprima e dei Nguyèn poi, privi di ogni diritto e costretti a lavorare come bestie, per un pugno diriso, nelle terre dei feudatari dell’Impero Dinastico Vietnamita dei Nguyèn . Si ammalògravemente in giovane età e fu curato e guarito da un Bonzo Buddista, una specie di eremitaguaritore che divenne il suo Maestro spirituale (non ne ricordo il nome, ma si rifaceva alladottrina del Profeta Phat-Thay-Tay-An che, ai primi dell’800, predicava ai contadini oppressi lacaduta dell’Impero ad opera di forze del bene che sarebbero venute da Occidente a liberarli daifeudatari corrotti e avidi dell’Imperatore). Come da Profezia, i Francesi arrivarono qualchetempo dopo, ed i feudatari Trinh e Nguyèn persero tutto, potere e latifondi. Anche se, poi, iFrancesi, come sempre accade, non si comportarono molto meglio con il povero popolo Viet.Huynth-Phu-So iniziò a predicare la Liberazione dalla Tirannia e la caduta del crudele ImperoViet, andando tra i contadini sfruttati nelle campagne curandoli e confortandoli nella lorodisperazione parlando di speranza nell’avvento di un regno di pace e di Giustizia. Insegnava unBuddismo riformato, delle origini, senza i fasti dei rituali religiosi dei cortigiani e dei mercanti delTempio (! ?) e, attraverso le tecniche apprese dal suo Maestro, guariva gli ammalati dei poverivillaggi che visitava ... (non vi ricorda niente tutto questo?). Fu ucciso dai Vietminh nel 1947,all’età di 28 anni : un "figlio dei fiori" in meno ! Aveva avuto il pessimo gusto di nascere neltempo sbagliato e nel luogo sbagliato. Non so se fu ucciso per ordine di Vò Nguyèn alias Giapo di Nguyèn alias Ho Chi Minh, ma, "Loro ", non fanno mai niente che non gli venga ordinatodall’alto e, comunque, fu uno Nguyèn a dare l’ordine !. Ma perché nessun figlio dei fiori ogiovane ribelle occidentale ha mai saputo niente della storia di "Gesù Huynth-Phu-So " e delmovimento Hoa-Hao che predicava la liberazione e l’avvento del regno di pace e di Giustiziaper quelle povere genti oppresse dalla Tirannia?. Perché nessuno sa dei martiri del partitoSocial Democratico Vietnamita "DAN-XA" , fondato dai seguaci di So dopo la sua morte,perseguitati, catturati ed uccisi dagli eroici Vietminh dei "liberatori " Nguyèn ? . A me laraccontò, durante la navigazione verso Malacca, il vecchio capo del Villaggio ... aveva un nome

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lunghissimo e impronunziabile per me, che lo chiamavo semplicemente Long (Dragone).Raccontava queste storie la sera, al tramonto, passando di barca in barca, a rincuorare i suoi.Ebbe la pazienza di raccontarla anche a me un pò in Francese ed un pò a gesti ed espressionimute, con una mimica che era degna dei migliori teatri, credetemi. Capii che lui era uno deiseguaci di quel Bonzo folle e, a giudicare da dove eravamo e cosa stavamo facendo, devo direche era più folle del Bonzo. Glielo dissi una sera che eravamo fermi in una bonaccia per unguasto in "sala macchine". Quella sera erano tutti intorno a me che, dopo aver quasi smontato ilcircuito di alimentazione del motore, riparai il guasto tirando fuori dal serbatoio un grosso topomorto che aveva ostruito l’uscita della cannula di alimentazione. Long rise molto, annuendo etraducendo ai suoi. Tra le risate generali mi indicò dicendo in Francese : ouì je suis un fou,plus de le Bonze fou .. . " Monsier Italien en transit pour l’Italie ! ". Seppi che mi chiamavanocosì da quando ci incontrammo : Italien en transit pour l’Italie, e risi anch’io ... di me !.La loro antica saggezza popolare gli diceva che non erano liberatori quelli chearrivavano, ma gli oppressori di prima, gli oppress ori di sempre, che cambiano leinsegne, le parole, gli abiti, ma sono sempre loro, i restauratori, ... quelli che vivono allespalle del popolo che lavora!. Non è forse vero che erano tutti ricchi rampolli di nobili famiglie,viziati ed abituati a vivere alle spalle del prossi mo , tutti i principali capi comunisti di cui siabbia notizia ?. Non era un ricco Hidalgo Cubano Fidel Castro Ruz? . Non è forse vero che,catturato durante l'unica azione di guerriglia a cui partecipò personalmente, il 26 Luglio 1953 ,l'assalto alla caserma Moncada di Santiago de Cuba, fu condannato a 15 anni di carcere esubito graziato, dal Dittatore Batista, per intercessione della sua famiglia?; e che, la"Revolucion Cubana ", in realtà, fu combattuta sulla Sierra da "Cienfuegos Camillo "(precipitato con il suo aereo da turismo subito dopo la Vittoria del 1959) e da Ernesto Guevara ,detto el Che , il quale, dopo aver rinunciato ai suoi incarichi di Governo, "anche " ... per deidissensi avuti con Fidel Castro , partecipò alla guerriglia in Congo e in Bolivia. Catturatodall’esercito di La Paz, (venduto in Bolivia, nel 1967, con una "soffiata" a ... chi ? ... da chi ? ...boh ! nemmeno il corpo si è mai ritrovato) venne ucciso ; e da Manuel Ochoa , eroe di CubaLibre , combattente con El Che nel Congo di Lumumba e Kabila , "Libertador " dell'Angola,Colonnello di Castro. Ochoa sopravvisse agli incidenti che colpirono gli altri due Colonnelli della"Revolucion" grazie al prestigio che si conquistò in Angola (del tutto meritato secondo me). Ma,nel 1989, anche quest’ultimo eroico Colonnello della "Revolucion Cubana" ebbe un "incidente" :fu accusato di spacciare droga, prontamente processato e condannato ed altrettantoprontamente impiccato, per ordine di Castro Fidel ! . Ma già, il Leader Maximo ha rinunciato atutto per la "Revolucion"... ma a tutto che ! ?. Ha rinunciato a dirigere Haciende e pollai difamiglia per prendersi tutta Cuba , popolo compreso !. Chissà quanta sofferenza percotanto sacrificio!!Avete mai letto sui giornali questa versione della Revolucion Cubana? : Subito dopo lafuga del Dittatore Fulgencio Batista (Gennaio '59) e la caduta del suo Regime ad operadelle forze Democratiche progressiste Cubane , fu eletto Presidente il Giudice DemocraticoUrrutia Lleò. Pochissimi mesi dopo (credo quattro) Castro Fidel Ruz lo destituì ed insediò, insua vece, il Comunista filo-Sovietico Osvaldo Porticòs Torrado . Cienfuegos Camillo non fud'accordo, ma ebbe l'incidente aereo suddetto e... non potè farci nulla!. Fidel Castro Ruz ,diventò così Primo Ministro, mantenendo anche il titolo di "Leader Maximo della Revolucion ".Suo fratello, Raùl Castro, entrò al Governo e... non ne uscì più! . Anche Ernesto Guevaraentrò al Governo, come Ministro dell'Economia e, poi, come Ambasciatore, ma solo per unbreve periodo ...si dimise, come detto, per "contrasti col Leader Maximo ", o meglio ... percontrasti con i nuovi padroni della "Revolucion Cubana ", quelli a cui i Fratelli Castro l'avevanovenduta per restare al potere, per essere i "Leader Maximi" in eterno! e... sparì in Bolivia nel'67! Ma, secondo il copione del "Modulo Kennedy ", fu la CIA a farlo fuori. Anche l'incidenteaereo a Cienfuegos, il processo ad Ochoa, le migliaia di morti ammazzati (quelli ufficialmenteammessi e quelli "incidentati") ... tutta opera della CIA e delle potenze Imperialiste!!!Persino l'ultima lettera scritta da Guevara a Castro (quando capì che era stato condannato amorte e che non aveva scampo), nella quale si preoccupava che fossero risparmiati i figli e gliraccomandava di dar loro un futuro, in nome di ciò che aveva fatto per la "Revolucion":

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"Recuerdo quando te conoçio in casa de Antonia" ... Ed in cambio di quella lettera, che liscagionava tutti!, non fu capita da nessun altro che Noi! Eppure ci sembrava tutto chiaro: elChe non accettava, come Cienfuegos prima di lui, che la "Revolucion Cubana" fosse morta; nonaccettava i Diktat dei nuovi padroni, quelli a cui i fratelli Castro avevano venduto tutto e tutti incambio di protezione; voleva proseguire, e addirittura esportare la Revolucion! Nessuno di"Loro " glielo poteva impedire ufficialmente ..."erano tutti Rivoluzionari!!!" Per questo dovevamorire e... morire da Eroe della Revolucion, ucciso dal nemico della Revolucion . Questa è lasola cosa vera di tutta quella vicenda: Guevara fu ucciso, effettivamente, dai nemici dellaRevolucion, tradito come la Revolucion e come tutti i suoi leal i sostenitori. Naturalmente,come sempre accade, il Tradimento della "Revolucion Cubana", non fu un Atto indolore etrovò molti oppositori tra i veri Rivoluzionari . Infatti, ne seguì un bagno di sangue che Castro ela sua banda scatenarono per soffocare, con "Processi e fucilazioni di massa!", ogni residuaaspirazione di Libertà e Democrazia a Cuba. Non mancò nemmeno il solito esodo di profughivia mare a testimoniare che la Democrazia, nella REVOLUCION CUBANA, ... era MO RTA!!!Il Regime di Castro andò in crisi molte volte, ma c'era sempre pronto il solito"bagno di sangue"per rimettere a posto le cose. L'ultima grave crisi ci fu nell''89, alla caduta del muro di Berlino.Qualcuno a Cuba si illuse che anche il muro di Castro sarebbe potuto cadere e chiese leriforme, ma, dopo il "Processo ai Generali coinvolti nel traffico di Dr oga del 1989 (!?)" (allafine del quale ci fu, come detto, l'impiccagione, tra gli altri, di Ochoa), il fratellino del Dittatore,che non conosceva crisi dall'incidente occorso a Ci enfuegos e dal "precedente" bagno disangue del 1959, collocava i suoi uomini "Fidelissi mi" nei posti lasciati vacanti dagliimpiccati e... tutti ripresero a vivere felici e co ntenti ...anche il riconfermato LeaderMaximo! Nemmeno Adolf Hitler fu così bieco da far processare e condannare, per reati comunied infamanti, i Generali che attentarono alla sua vita, per salvare la Germania dalla sua follia!Vi chiedo: ma cosa ci può mai essere di eroico e ro mantico in una storia simile!?...persecuzioni, tradimenti, delazioni, assassinii, stragi, complotti, Crimini control'Umanità. Purtroppo, credo di potervelo dire io: . ..le menzogne della Stampa!!! già, maperchè ha mentito la stampa e... perchè continua a mentire?. Io l'ho capito, ma non vogliotogliere, a coloro che sono pronti a capire, il pia cere di scoprirlo da soli!Si riempivano la bocca di paroloni e coniavano slog an su slogan :"... EL PUEBLO UNIDOJAMAIS SERA' VENCIDO! ... "; edificavano Repubbliche Democratiche Popolari dappertutto,ma in quelle Repubbliche la Democrazia non sapevano nemmeno dove stesse di casa. Eranostati di polizia dove si praticava sistematicamente la violazione dei Diritti Umani e dove unpopolo di reietti doveva essere sfruttato in maniera bestiale e finiva affamato, per mantenereuna marea di inutili bighelloni in pompa e ... naturalmente, carichi di medaglie ! ! !. All’epoca noisapevamo soltanto che Pol Pot era il nemico ... la storia più recente ha detto a tutti chi era il"Liberatore della Cambogia" e che razza di pazzo criminale fosse !. Ma credete che puòesserci qualche Tiranno che sia migliore ? . Se per voi la gravità dei Crimini contro i DirittiUmani si misurano a numeri di morti ammazzati, allora ... non siete diversi da loro. Per noi, ilsolo fatto che erano Tiranni, era un crimine contro l’umanità, il resto erano dettagli buoni per unProcesso equo ed imparziale al quale anche loro avevano, ed hanno, Diritto !. Ma, il GeneraleOchoa, lo ebbe ?. Noi finivamo spesso a fare (tra noi) di questi discorsi e a chiederci comemai, dei ragazzi che, come noi, vogliono la Libertà e la Democrazia poi, invece, inneggiano adei Tiranni !. Perché, indipendentemente da ogni considerazione sugli uomini e sulla loro storiapersonale che, spesso, aveva delle motivazioni e giustificazioni profonde, restava il fatto chetutti costoro, di sicuro, non erano dei Democratici e non concepivano che qualcuno potesseavere il diritto di pensarla liberamente e diversamente da loro. (N.B. : E' notizia di questi giorni,16 Luglio 1997, che la rivista Americana "Forbes" (o simile) ha dichiarato che Fidel Ruz Castroè uno dei 100 Uomini più ricchi del mondo (!?). Niente da ridire ovviamente per gli altri, unaricchezza per un imprenditore è un chiaro segno dei suoi meriti e capacità!. Ma, quali meriti ecapacità ha dimostrato un Dittatore sanguinario come Castro?... lascio a Voi ogni ulteriorecommento. Ma, è accertato che il popolo Cubano è in miseria, come, del resto, tutti i popoli chesi lasciano governare da simili predoni!. Da parte mia mi spiego fin troppo bene, purtroppo,perchè certe canaglie vengano accolte da "certe autorità" come dei galantuomini e non li si

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processi per i loro crimini. Forse ... perchè pagano bene?! Davvero non importa a nessunoquanto sangue eroico ed innocente è costata quella ricchezza? ... non proviene certo da unalibera competizione sui mercati!? ...no?).I Patrizi Nguyèn , che guidarono la lotta di liberazione dal colonialismo del Vietnam, eranoidealisti che avevano sofferto le persecuzioni della Tirannia, espropriati di ogni bene, il carcere el’esilio, ... ma, poi, essi stessi si trasformarono in Tiranni, negando ad altri quegli stessi Dirittiche furono negati a loro : il Diritto di poter esprimere liberamente la propri a opinione, peresempio, e molti altri .Avete mai letto sui "Giornali Italiani" la vera sto ria delle stragi del 1980 e l'AffareMaltese? ...no vero? ...lo immaginavo! fate click q ui: "L'Affare Maltese"E avete mai letto su di Noi, a parte le "minchiate", la vera storia della nostra "vecchia guardiadi Gladio"?. Alcuni dei reduci superstiti dell'ARMIR, abbandonati dalla solita Patria ingrata, sullesteppe ghiacciate del Don, decimati dalla cavalleria Cosacca, traditi dai Tedeschi cheripiegavano a Stalingrado senza concordare una ritirata comune e lasciandoli soli di fronte alleDivisioni di Stalin!, sbandati dopo l'otto Settembre '43, furono arruolati dall'O.S.S. (l'OSS era ilServizio Segreto Anglo-Americano durante la II° Gue rra mondiale, precedente la CIA) percombattere dietro le linee Tedesche (...Stay-Behind), oltre la linea Gotica, con il nome di"Divisione Osoppo". Furono loro a studiare la struttura delle Centurie e delle Decurie così comele conobbi io: sconosciuti gli uni agli altri e suddivisi sul territorio nemico, solo il numero uno(stando al riparo, nella Roma liberata) era in grado di contattare tutti via radio. Attraverso talecriterio organizzativo nessuno dei Gladiatori, fatto prigioniero, poteva tradire ...nemmeno sottotortura, dal momento che non conosceva nessuno se non per il numero!. Fu G.37, (uno dellavecchia guardia "Osoppo") nel 1974, a Roma, a presentarmi una sera Charles Bernard Moses.Era stato membro del Governo Militare provvisorio di Roma durante l'occupazione Alleata eUfficiale di collegamento dell'OSS con i Gladiatori, oltre la cortina dell'epoca ...quella "Gotica".Dopo la guerra aprì una Galleria d'Arte, credo in Via Margutta, e continuò ad essere il NostroUfficiale di collegamento. Con G.37 ricordavano, seduti davanti al caminetto e con una bottigliadi Scotch whisky, quelle operazioni e quelle post-belliche, compiute negli anni cinquanta,durante la Guerra Fredda, oltre la Cortina di ferro, in Polonia ed Ungheria e nel '68 a Praga inCecoslovacchia. Dopo un paio di Scotch finivano per sembrare due vecchie comari!Diventammo molto amici con Charly: la sua casa in Via San Teodoro n.28 era accogliente esempre aperta per me. Charly era un bravo cuoco ed io ricambiavo spesso invitandolo alRistorante. Sceglieva Lui dove e sceglieva sempre una trattoria in Via Margutta. Quandorientravo dalle operazioni passavo sempre da Lui a fare un bagno caldo e due chiacchere conun amico ... fino a che non lo trovai più! forse morto anche Lui, di vecchiaia però, ...ma questaè un altra storia!Io, che ormai credo di essere sopravvissuto per vol ontà di Dio, solo per vedere e capire,anche per chi non c’è più ; che ho provato il carcere e la persecuzione (e ancora la stoprovando) ; che ho provato sulla mia pelle cosa significa subire gli abusi del potere, tipici delleTirannidi ... riuscirò a non perdere la mia fede Democratica! La Tirannia non vincerà con me,non riuscirà a trasformarmi in uno di loro. Tutti costoro, forse, erano stati sinceri quando siribellarono ai Tiranni che li opprimevano, ma troppo deboli per farcela. Lungo il cammino sisono persi !. Considerazioni, queste, che oggi come allora, finiscono sempre con le stesseconclusioni : hanno uffici di propaganda incredibili, capaci di convincere l’agnello adinneggiare al lupo gridandogli : scannami ... scann ami !. Che potere immenso ha lastampa ... ma non sapevamo ancora quanto ! ! !.Andai a casa, ma non feci quasi a tempo a poggiare le valige . Dovevo raggiungere Genovaper imbarcare sulla T/n Atria della società Garibaldi che avrei incontrato ad Aden nello Yemendel Sud, tra il mar rosso ed il golfo Persico. Da lì, poi, sarebbe rientrata in Italia. Una missionefacile, facile ... giusto ordini, denaro e passaporti, da consegnare a nostri agenti nello Yemendel Sud. E così la chiamarono : Operazione Aden . Visto che, "per combinazione", l’aereo chemi avrebbe portato ad Aden, faceva scalo a Beirut nel Libano, approfittavano per darmi ordini,denaro e documenti, anche per i nostri agenti a Beirut e quella consegna rientravanell’operazione chiamata :

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Operazione Beirut ’75Ebbi l’indirizzo di una profumeria di Beirut e di un bazar di Aden dove avrei trovato un Italo-Somalo che avrebbe preso in consegna quanto mi diedero : due buste da lettera, gialle echiuse. Il Somalo avrebbe dovuto dire nel nostro primo incontro, la terza cifra del mio codice. ABeirut, invece, avrei incontrato una ragazza Libanese sui vent’anni : avrebbe conosciuto lasesta cifra. Bene ! sono entrambi il numero 1, nessun pericolo di confondermi - dissi. Pensavoche a Roma fossero davvero fuori di testa con questi numeri in codice. Dopo tutti i casini che cimandavano a sciropparci, pretendevano che ci ricordassimo ... "la quinta lettera ... la nona cifra... e l’animaccia loro ! A me facevano un pò ridere quando giocavano agli agenti segreti, mafingevo di dargli retta seriamente, ... per non offendere. Mi presentai a Genova, alla compagniaGaribaldi, puntuale. C’erano parecchi altri marittimi, praticamente, tutto l’equipaggio della T/nAtria doveva essere sostituito ad Aden. Ci diedero i biglietti ed i documenti di imbarco eraggiungemmo l’aeroporto.Arrivammo in un paio d’ore a Beirut , non ricordo se era il 14 o il 15 Agosto del 1975, ma erail giorno in cui le autoblindo Musulmane occuparono l’aeroporto di Beirut, mentre i CristianiMaroniti occupavano il Porto. Lo so per certo perché la coincidenza del nostro volo per Aden cilasciava lì per una decina di ore. Il tempo sufficiente per recarmi alla profumeria dell’indirizzo eritrovarmi davanti alla più bella ragazza Araba che avessi mai visto ... una vera meraviglia ! nonso quanto tempo rimasi a guardarla.

(Beirut: Colombe?)Mi chiedeva qualcosa in francese ma non so cosa. Risposi come un idiota : parlèz vousFrancais ?. Si mise a ridere e disse annuendo : un ? ... un ? ... un !. Non capivo che stavadicendo 1 : la terza o "l’animaccia loro !" del mio codice. Da noi, nel Sud, detto in quel modo,sembra più una interrogazione ... una specie di : "che vuoi ?". Mi ero già dimenticato anche deidocumenti e del volo per Aden. Volevo uscire con lei e glielo dissi. Non aveva niente incontrario, ma chiudeva il negozio alle 13 e non poteva allontanarsi prima. Annuendo mi fececapire che aspettava la persona alla quale consegnare i documenti e che era meglio che ioandassi via. Mi impegnai a fare un giro lì intorno fino alle 13, c’era un mercatino ed andai avisitarlo. Scoppiò un finimondo e giuro che non ne sapevo niente. All’improvviso, alcuni gruppidi Arabi che stavano tra le bancarelle come me, tirarono fuori dei Kalashnikov e presero aspararsi furiosamente. Non gli importava nulla della folla terrorizzata che correva e mi spingevain una via in discesa come un fiume in piena. Non potevo fare altro che seguire la corrente,oltretutto la cosa degenerava, si sentivano anche delle esplosioni e delle sirene. Mi ritrovaivicino ad un taxì e lo presi al volo :... all’aeroporto - dissi. Non era più il caso di tornare allaprofumeria. Ero senza documenti personali, li aveva il capogruppo dell’equipaggio, e quelli cheavevo, destinati ad Aden, sicuramente era meglio non mostrarli !. Raggiunsi l’aeroporto, ci volleun bel pò . Il taxista trovava tutte le vie bloccate da autoblindo, era pieno di soldati. Conoscevabene la città e lo dimostrò riuscendo ad aggirare, passando nei vicoli di Beirut, tutti i posti diblocco. Mi lasciò davanti all’ingresso, era tardi e pieno di soldati, ed avevo sinceramente pauradi non fare in tempo a raggiungere i marittimi. Ero pratico di crisi ormai e, quella, non era unacosa che sarebbe durata poco. Passai dalle sale merci, correndo a fianco ad un carrelloportabagagli ... andava nella direzione giusta, la sala di transito. Erano tutti lì, in attesa chechiamassero il nostro volo, ma lo avrebbero chiamato ?. Avevo raggiunto la scala che miavrebbe portato dal piano bagagli al piano passeggeri. Imboccai la scala, mi trovai davanti adun soldato Libanese armato, era solo, disse : Passport !. Se mi fermavo a spiegare perchè nonce l’avevo avrebbe chiamato i suoi superiori, per lo meno mi avrebbero perquisito e sarei statofinito !. Decisi in un attimo, dopo aver visto con la coda dell’occhio che eravamo soli, di atterrarlocon un calcio di "Savate" allo stomaco ed una gomitata alla nuca. Mi cadde addosso e lo guidaiverso un mucchio di sacchi postali, vicini al sottoscala. Ce lo misi sdraiato e, per maggiorsicurezza, lo colpii ancora alla nuca con il calciolo del suo fucile. Non troppo forte ... noneravamo in guerra col Libano, ma volevo essere sicuro che non si svegliasse mentre ero ancoralì. Salii le scale d’un fiato. Raggiunsi il salone passeggeri, l’equipaggio dell’Atria era in fondo,

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vicino alle vetrate. Fui fermato da due soldati, anche loro volevano il Passport. Dissi in Italiano :ma tutti da me lo volete il passaporto, ma che vi sembro !?. Lo dissi ridendo, ma loro nonridevano. Mi puntarono le armi addosso, mi fecero alzare le mani e stavano cominciando aperquisirmi quando arrivò l’Ufficiale che aveva i documenti di viaggio di tutti. Mostrò il mioLibretto di navigazione e disse : "Crew member of Atria, Italian ship. We are in transit forAden".Smisero di perquisirmi e guardarono il Libretto. Non so se avevano capito l’Inglesedell’Ufficiale Italiano, ma avevamo assunto tutti un aspetto così innocuo che si rilassarono e siallontanarono. "Ma dov’eri finito ?" - disse l’Ufficiale - "Hanno già chiamato il volo, stannosgomberando l’aeroporto dai voli in transito, forse lo chiudono ... sta scoppiando una guerracivile. Abbiamo telefonato in compagnia ce l’hanno detto loro,... non ti allontanare che èpericoloso !". Sissignore. - risposi. Raggiunsi il gruppo e parlai con Angelo, era stato in MarinaMilitare con me, sulla stessa nave. Lui era un congedato "vero" del contingente I° ’52. All’epocami fece portare anche i tricolori da congedante. Come è strana la vita, chi si sarebbe maiimmaginato di ritrovarmelo tra l’equipaggio dell’Atria ?. L’altoparlante dell’aeroporto chiamò ilvolo per Jiddah (Saudi Arabia) e Aden indicandoci il Gate. Ci dirigemmo verso l’uscita indicata.Dalle vetrate vedevamo la pista e le autoblindo che ultimavano l’occupazione, ma il nostro voloera sicuro. Appena usciti dalla sala e prima di salire sul bus che ci avrebbe portato all’aereo, fuifermato di nuovo dai soldati, mi perquisirono in cerca di armi. La busta con i documenti però erain valigia, già sull’aereo. Considerata la simpatia che riscuotevo tra i soldati Libanesi, alla fine,era più al sicuro lì. Angelo rise di tutte queste "attenzioni". Hanno visto troppi film di guerra -disse ridendo, in fila dietro di me. Finalmente a bordo - pensai, sedendomi in una comodapoltrona (anche se ci sto sempre troppo stretto). Era un aereo della M.E.A. "Midle East Airlines,linee aeree Libanesi". Mi dedicai ad ammirare la bella hostess che mi svolazzava davanti ed ilpensiero tornò alla profumeria ed a quella bella ragazza. Mi colpì, improvvisamente, il fatto chenon gli chiesi nemmeno come si chiamava ... ma già, mi avrebbe dato un nome falso ... ed iopure !. A dispetto di tutte le dichiarazioni di certa stampa, in Libano, non si stava combattendouna guerra civile a "solo" sfondo religioso. La Religione era un alibi usato da "Loro" pernascondere il tentativo di colonizzare un altro pezzo di mediterraneo. Infatti, i Cristiani Maroniti,erano filo occidentali, per un sistema democratico e del libero mercato "capitalista !" ; iMusulmani Libanesi, compresi i rifugiati Palestinesi nel Libano meridionale, erano filo Sovietici,alleati dei Siriani di Assad. Il tutto, per noi, rientrava nel piano di accerchia mentodell’Europa Occidentale in atto : nel ’75 erano inf atti filo Sovietici (anche se, alcuni, eranosolo filo-Tiranno di turno!, erano comunque ostili alle Democrazie occidentali.) i paesimediterranei dell’Algeria, Tunisia, Jammairhiya-Lib ia, l’Egitto, la Siria ed i Balcani.Secondo noi, era in pieno atto un attacco del Cremlino che, partito dall’offensiva del TetVietnamita, proseguiva su tutti i teatri della guerra cosiddetta "fredda" che, però, per noi, fudavvero rovente !. Per non dire dell’Angola e dello Zaire, perduti alla Democrazia conMozambico, Somalia, Etiopia, Sudan ed altri piccoli stati Africani come il Dahomey che, con uncolpo di stato, erano entrati nell’orbita Sovietica. Dormii fino ad Aden, non mi accorsi nemmenodi essere arrivato a Jiddah. Arrivammo ad Aden alle prime luci dell’alba.

(Crocefixio naturae)Operazione Stefano. Ricevetti l’ordine di presentarmi all’Ammiragliato a La Spezia. In unUfficio fui ricevuto dal numero 1. Mi disse che non c’era il tempo di convocarmi a Roma, ilgiorno dopo dovevo imbarcare a Genova sulla M/N Fernanda Emme, un mercantile diretto aCittà del Capo in Sud Africa. Mi spiegò che si trattava di portare in Italia un Leader della lottaall’apartheid dell’African National Congress di Nelson Mandela . Non sapevo cos’eral’apartheid, non avevo mai sentito nominare Nelson Mandela e sapevo poco e nientedell’African National Congress, ma ero abituato a non fare domande ed ascoltai attentamente leistruzioni.Si tratta di un movimento di liberazione della popo lazione "nera" del Sud Africa -prese adirmi il numero 1- purtroppo è troppo legata all’URSS, l’Occidente non può aiutarla comevorrebbe. Eppure il blocco e le sanzioni al Sud Africa lo vorrebbero gli Americani, non l’URSS.Ma, fatto sta, che è così. Nostri agenti laggiù, approfittando di alcuni dissidi interni ai movimenti

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di liberazione Africani, hanno contattato tempo addietro un giovane leader dell’A.N.C. Tra loroc’è chi è insofferente al legame con l’URSS, vorrebbe creare un Movimento Democratico perl’autocoscienza nera, indipendente da tutti. Questo è molto interessante per noi, ma anche per"Loro" (diede un colpetto con la testa alle sue spalle, come faceva sempre quando volevaindicare il K.G.B. il servizio segreto dell’URSS). Hanno identificato il ragazzo e lo hanno vendutoalla polizia Africaans ... lo vogliono tutti morto !. proseguì il Generale - Non è una missionefacile, vogliamo salvarlo, ma non sappiamo dov'è e, se lo cerchiamo attraverso i nostri agenti inSud Africa, lo troverà anche chi li pedina. Perciò devi andare tu. Perché sono il più bravo - dissiaprendo le braccia. ... Perché sei un figlio di puttana e li fregherai tutti - disse lui ridendo edandomi una pacca sulla spalla, alzandosi dal divanetto e andando verso la scrivania. Mi fececenno di raggiungerlo per mostrarmi delle foto. Erano di un uomo di circa trent’anni che gridavaalla folla, in un comizio, circondato da altri. Altre lo ritraevano in un bar che leggeva il giornale,mentre saliva in un taxi, mentre passeggiava, mentre si grattava ... di spalle, di dietro, di profilo,in camicia, in giacca e cravatta, in jeans. Aveva una faccia simpatica, specie quando rideva. Incerte foto aveva un pizzetto non troppo folto, come cresce agli Africani, in altre foto no. Sichiama Steven, Stefano in Italiano - disse il numero uno - Non deve morire !. Sissignore ...non morirà Signore - risposi altrettanto seriamente. Avrai una cabina personale a bordo delFernanda, con due cuccette, una è per lui. Come portarlo a bordo sarà un problema tuo, dovraiconsultarti con i nostri laggiù ...Nessun problema signore - affermai io - nei porti, ed a bordo,non ci sarà alcun problema e, visto quel che mi ha detto ... (feci lo stesso cenno col capo chefaceva lui per indicare il K.G.B), sarà meglio limitare ogni contatto. Bravo ragazzo, è proprioquel che penso anch’io, infatti, - disse ridacchiando il Generale - incontrerai solo una persona,..."nera" e donna. Ha circa vent’anni, indosserà una giacca a disegni bianchi e blù e ti aspetterà,alle ore 13.00, del primo giorno, dopo quello di arrivo del Fernanda a Città del Capo, in Piazza...(non ne ricordo il nome), esattamente sotto la scritta :"Santam Gebou" che vedrai sulla paretedi un palazzo. Scegli un nome di donna. Sandra - dissi (era scritto su uno dei ritagli di giornaleche vedevo sul tavolo). Bene, - disse lui - la avvicinerai chiamandola Sandra e lei si identificheràcon la nona lettera del tuo codice. Questi sono i documenti di imbarco. Presentati a Genova,all’agenzia indicata lì, domattina e non tardare, la nave è in partenza. Prendi con te le foto,studiatele bene durante il viaggio ... avrai tempo ! disse ridendo. - Ma non devono arrivare inSud Africa - aggiunse seriamente. Sissignore, non ci arriveranno signore. Mi diede la mano edopo, facendo un passo indietro salutai : "Ave Italia morituri te salutant ".Mi accompagnò all’uscita dell’Ammiragliato , dandomi le ultime disposizioni : Appena sarairientrato in Europa, o da qualsiasi porto fuori dal Sud Africa, chiama l’Ufficio X° citando :operazione Stefano. Verremo a prenderlo. Per chi non c’è abituato, passare due settimanechiuso nella cabina di un vecchio mercantile non deve essere piacevole - disse salutandomiancora. No, non lo è Signore, ... nemmeno per chi ci è abit uato, specie quando si finisce agirovagare per i sette mari Signore ! - dissi io, acido, alludendo all’Atria. Lo guardai riderementre salivo sul taxi che, evidentemente, aveva chiamato (... ma quando !?). Non lo avreivisto mai più. Ma, all’epoca, non lo sapevo.

Imbarcai a Genova il 1 Giugno 1977 . Fu un viaggio più lungo del previsto, il Fernanda Emmeera tenuta bene, ma era una vecchia carretta che solo un duro lavoro, da parte dell’equipaggio,riusciva a far navigare ancora. Infatti, erano state talmente tante le soste in alto mare per avariain macchina (pistoni che fondevano, camice che bruciavano, testate che picchiavano), da farcicredere di aver preso un "autobus" per Cape Town, anziché una nave !. Eravamo sempre tutti lìintorno, noi macchinisti, a dare di mazza sui bulloni ed a issare sui paranchi pistoni più grandi dinoi. Col mare lungo dell’Atlantico al traverso che ci costringeva a fare anche gli equilibristi.Senza contare la difficoltà di impedire, contemporaneamente, il dondolio dei pezzi di ricambio,del peso di parecchie tonnellate, che ci potevano schiacciare come pulci ... "Dulcis in fundo" :il caldo equatoriale ! . Lo sapevo, quando mi danno missioni "facili, facili", è il momento didisertare - pensavo in quelle occasioni temendo di finire di nuovo smarrito chissà dove. Invece,anche se con molto ritardo : ... "ci avranno dati per dispersi" - scherzava l’equipaggio,arrivammo a Città del Capo in una bella giornata limpida di fine Giugno 1977. Vidi, per la prima

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volta, proprio davanti a noi, la montagna piatta che sta alle spalle della Città. Il porto era pulito epieno di aragostine, tutti si dedicarono a pescarle ed a cena : spaghetti all’aragosta. Il giornodopo mi recai all’appuntamento. Presi un taxi che mi lasciò proprio sotto la scritta indicatami :"Santam Gebou " (non ho mai saputo che cos’era e che significava). Sotto c’era una bellaragazza Africana, vestita con una gonna blù scuro e la giacca come da istruzioni. Mi avvicinai ela chiamai :"Sandra ? ". Annui dicendo : M ?. Si incamminò facendomi cenno di seguirla. Entròdentro dei giardini pubblici e si accomodò su una panchina. Sedetti anch’io. Credevo che tuttequeste precauzioni, alla fine, facessero apparire sospetto anche quello che sospetto non è.Invece, capii dopo che, in Sud Africa, essere presi assieme, un bianco ed una "nera", era punitocon sei mesi di reclusione. Una vera barbarie. Non avrei creduto possibile una cosa simile senon l’avessi vista con i miei occhi. Nei gabinetti pubblici c’era scritto :"for White only ". Nei localiper "neri" i bianchi non potevano entrare. Naturalmente me ne fregavo di tutti questi divieti,erano violazioni dei Diritti Umani per me e, per sua fortuna , nessun poliziotto razzista ebbe maia importunarmi durante la mia sosta lì.

(Sandra)Nei locali per "neri", dove andavo ogni volta che potevo, c’erano molti ragazzi bianchi. Si sentivadell’ottima musica e si stava in compagnie multietniche, come piaceva a me. All’ingresso, conSandra, agli sguardi sorpresi dicevo sempre : I’m not white, i’m discoloured in washingmachine ! . Finiva a ridere e mi facevano entrare a sentire un pò di James Brown , di Funky edi Disco-music come si deve !. In quelli del "for White only " c’erano solo bianchi ed anche lamusica "nera" non poteva entrare, immaginatevi che pizza !. Scoprii anche che NelsonMandela era un eroe per tutti gli abrogazionisti delle leggi razziali e che era chiuso in carcere,condannato all’ergastolo, da una decina d’anni, perché non voleva cedere ai razzisti. Un veroGladiatore - pensavo. Comunque, ero in missione e non me l' ero scordato, Sandra miaccompagnava ovunque e, oltre ad aver saputo che Stefano si trovava a Port Elisabeth, riusciianche ad organizzare un incontro. La nave era diretta a Durban, una città sulla costa orientale,nell’oceano Indiano. Da lì già sapevamo che il prossimo scalo sarebbe stato East London e poiPort Elisabeth. Io dovevo seguire la nave, Sandra avrebbe contattato Stefano, per lei sarebbestato più semplice e, per lui, meno rischioso. Si sarebbe fatta viva al mio arrivo a port Elisabeth.Arrivammo a Durban (... senza avarie) e ci restammo alcuni giorni. Una bellissima città, visitail’acquario, una meraviglia unica per quei tempi. Un lungomare stile "America da cartolina". Ma,una sera, divertendoci un pò in un parco giochi sul lungo mare, vidi dei bambini "neri" fuori,aggrappati alla rete, che guardavano tristi, tristi l’autoscontro. Era "for White only!" . Me neandai e non ci misi più piede .(Bambini al Luna Park di Durban, 1977)Il Sud Africa era un paese che violava i Diritti Umani e, cosa ancora più grave, avevaufficializzato le violazioni con le leggi razziali. Proprio come fecero Hitler e Mussolini. Maperché nessuno gli dichiarava guerra ? .A East London ci fermammo un giorno . Arrivammo a Port Elisabeth ai primi di Luglio .Sandra era salita a bordo insieme a delle ragazze che si prostituivano, un buon modo di nondestare sospetti, ma dovetti fare quasi a pugni con un marinaio che le aveva messo gli occhiaddosso (... l’aveva vista prima lui !). In cabina mi riferì di aver incontrato Stefano Biko (così sichiamava) e di avergli detto tutto. Ma lui non credeva affatto di essere in pericolo di vita. Loavevano arrestato altre volte e lo avevano dovuto rilasciare. Non gli dava motivi per trattenerlo,inoltre, in questo momento, non poteva lasciare il Sud Africa, stavano organizzando dellemanifestazioni e la sua presenza era indispensabile. Ci restai di sasso. -" Lo voglionouccidere ... glielo hai detto questo ? "- dissi. Yes, certain . - disse Sandra - Comunque vuoleparlare con te, mi ha dato un appuntamento. E’ per stanotte, puoi sempre tentare di convincerlotu. Si, ci proverò, la cuccetta è pronta, è tutto pront o, manca solo lui - risposi.Restammo in cabina fino all’ora dell’appuntamento. Uscimmo dal porto passando davantialla guardiola separatamente, ma il guardiano dormicchiava. Al ritorno, eventualmente Stefanosi fosse deciso, avrebbe russato come un orso. Attraversammo un ponte sotto una specie dicavalcavia ed entrammo in un vicolo tra due palazzi. Uno era in costruzione. Incontrammo

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quello che credevo un bambino di circa 10 anni, invece ne aveva trenta, era di una etnia cherestava piccolina (mi disse quale, ma non mi ricordo), era simpatico : ho 33 anni e due figli - midisse ridendo. Era lì per noi, al nostro arrivo, doveva andare ad avvertire Stefano. Sparì e,nell’attesa, guardai nella strada illuminata. Era una via commerciale, piena di negozi e di vetrineilluminate. Vedevo alcuni manichini in smoking e qualche gioielleria, oltre al fatto che eradeserta. Il "bambino" ritornò accompagnando due persone. Una la riconobbi subito, era l’uomodelle fotografie. Stemmo nell’ombra del vicolo, avevano paura della polizia, ma così poteivedere solo gli occhi ed i denti bianchissimi di chi mi parlava. Sandra mi aiutò a farmi capire almeglio, il mio Inglese non era perfetto. Ma alla fine sono certo che capì che non scherzavoaffatto. "So che i Russi, nonostante le apparenze ufficiali d i facciata, trafficano con il SudAfrica dell’apartheid, anche attraverso il Mozambic o, per questo vorrei allontanare ilnostro movimento da loro. Ma non credo che arrivera nno ad uccidermi, non gli conviene "- disse. Risposi che le nostre informazioni erano sicure e che, vivo e libero, in Europa o altrove,avrebbe potuto fare di più per la sua causa che non morto qui. Sorrise dicendo : "I don’t knowmy friend ". Mi diede la mano e mi disse di ringraziare chi mi aveva mandato e per l’interessemostrato alla loro causa, ma che non poteva lasciare il Sud Africa. "Vi chiedo di parlare di noie di far conoscere le nostre condizioni di vita e l a violazione sistematica dei Diritti Umaniqui in Sud Africa. - disse, aggiungendo - Come Nazione, potreste sollevare un incidenteall’O.N.U per l’ingiusta detenzione a cui viene cos tretto il nostro Leader Nelson Mandela ".Avevo capito che non serviva insistere, aveva scelto e già deciso. "Lo farò !. Per ciò che hovisto, la vostra causa è anche la mia, questi sono dei veri Tiranni!" - dissi salutando a miavolta anche il suo amico. Se ne andò passando dal vicolo buio, ma non abbastanza danascondere che aveva un fisico forte come il carattere ed il coraggio che mostrava. Passammoil resto della notte con Sandra in una discoteca "segreta" dove ci aveva guidato il "bambino".L’indomani dovevo ripartire, mi aspettava una nuova traversata di "tutto riposo", verso l’Europa.Nel viaggio di ritorno andò tutto "quasi" bene (ma, il "quasi", è una storia troppo lunga !).Telefonai al numero 1 da "El Aayoun" nel Sahara occidentale a fine Settembre. Riferii tutto inbreve, la linea cadeva continuamente. Mi disse poche parole : "Stefano è stato arrestato aPort Elisabeth (lui mi disse il 23 Luglio), da poco ho ricevuto notizia che è stato uccisomentre tentava la fuga, ... questa è la versione uf ficiale ! ". "Non è stata colpa mia - dissi -non ha voluto salvarsi, non potevo obbligarlo!" . "Lo so! " - rispose. Ed è tutto quello cheso dell’operazione Stefano. Riuscii a rientrare in Italia, al fine, il 15 Dicembre 1977 , ... unabella fortuna !. Fui libero fino al 6 Marzo 1978, dovetti imbarcare sul "Jumbo EMME" diretto inLibano, a Beirut, ma la missione si chiamò: Operazione Alexandria .Operazione Alexandria . Portai di nuovo documenti riservati ai nostri agenti laggiù, ma poidovevo entrare a far parte dell’equipaggio di una nave traghetto di linea con Alexandria d’Egitto,per questo quel nome. Cercai la profumeria del ’75, ma non c’era più ... nel senso che non c’erapiù il palazzo.

(Il terzo occhio della Medusa)Anzi, non c’era più l’intero quartiere e stava per non esserci più nemmeno la Città, ridotta ad uncumulo di rovine. Avevo sentito che si continuava a combattere dal ferragosto del ’75, ma noncredevo che fossero arrivati a questo punto. Io, in ogni caso, nonostante la tregua dichiarata,sentivo raffiche di mitra di quando in quando. Il mio compito consisteva nel fare abbandonare laCittà a persone che venivano accompagnate a bordo e che era pericoloso portare all’aeroporto.Le sbarcavo nel primo porto toccato dal traghetto, esterno al Libano : Tartus in Siria, Tarsus oMersina in Anatolia (Turchia), Damietta sul Nilo ed Alexandria in Egitto. Di tutta quellaoperazione, di noiosa "routine" per me, ricordo solo il nostro contatto ad Alexandria che, unasera che lo aspettavo davanti all’ingresso del porto, disse nel suo stentatissimo linguaggio :Andreotti Kaput , Andreotti Kaput !- meravigliandosi molto che io non riuscissi a capire quel chevoleva dire. Alla fine capii quel che voleva dire: "il Governo Andreotti era caduto poche oreprima !". Al che risposi col classico gesto universale che sta per :"chi se ne frega ? !". Dovevaaccompagnarmi da Mariouth, il negoziante che riceveva i documenti riservati provenienti daBeirut e, nei vicoli della Città vecchia, nel retro bottega di una fumeria dove il nostro contatto si

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ostinava a darmi appuntamento. Una volta mi convinse anche a fumare il narghilè : uninserviente ci fece sedere tra i cuscini, arrivò un altro con la pipa ad acqua, mise qualcosa cheaveva puzza di vino, sembrava mosto (! ?) sulla pipa. Sopra questo appoggiò un pezzo dihashish, (dopo averlo reso piatto masticandolo tra gli incisivi). Poi prese della carbonella accesae ce la mise sopra, passandomi la canna della pipa che dovevo aspirare. Lo feci e sentii l’acquagorgogliare ... sempre più forte, fino a che non mi sembro una musica. Mi sentii proprio bene,ma, dopo un pò, cominciai ad avere "paranoia", guardavo tutti con sospetto ... mi sembrava diessere in pericolo !, non ripetei quell’esperienza. In Africa provai la marijuana, era un medicinalenaturale: calmava i dolori delle ferite, calmava i morsi della fame, faceva sentire di meno il caldoe faceva ridere !. Inoltre, masticata, sembrava di avere pranzato ... forse conteneva vitaminebuone, chissà ?.

(Mariouth)Comunque a me, di Andreotti o di qualsiasi altro governo, non me ne importava niente e, se nonme ne parlava lui, non ne avrei sospettato mai nemmeno l’esistenza!. Ma lui insistette a cercaredi farmi capire che la missione era saltata, pare a causa della caduta del governo Andreotti ...boh ! ?.Continuai quei viaggi in attesa di ordini che non a rrivarono. Mi ero deciso a sbarcarequando, un ordine dell’Armatore, ci spedì tutti in Nigeria, Golfo di Guinea. E ti pareva che filassetutto liscio ! ... in Nigeria ... sul fiume Niger, in mezzo ai coccodrilli, a sbarcare furgoncini dellaPeugeot. Di nuovo un caldo infernale, su navi senza aria condizionata (almeno in cabina, perriuscire a dormire). Ero furioso, ma non potei farci niente. Riuscii a rimpatriare e sbarcare a LaSpezia il 3 Ottobre 1978. E questo è tutto quello c he so dell’operazione Alexandria.Fui inviato in diverse occasioni in U.R.S.S . Con la mia qualifica di Marittimo potevo entrare inqualsiasi paese, anche non riconosciuto dall’Italia, senza destare sospetti e controlli particolari.Sarebbe solo noioso raccontare del finto sbarco a Vladivostok in Siberia, poco prima del disgelo’79 (primavera), e della traversata dell’U.R.S.S. con la Transiberiana, di questo marittimo cheaveva perso la nave e doveva raggiungerla a Leningrado, sul Baltico. E così fu chiamata incodice quella missione : Operazione Leningrado

Operazione Leningrado : (Il Disgelo)Con la mia qualifica di Marittimo potevo entrare in qualsiasi paese, anche non riconosciutodall’Italia, senza destare sospetti e controlli particolari. Sarebbe solo noioso raccontare del fintosbarco a Vladivostok in Siberia, poco prima del disgelo ’79 (primavera), e della traversatadell’U.R.S.S. con la Transiberiana, di questo marittimo che aveva perso la nave e dovevaraggiungerla a Leningrado, sul Baltico. E così fu chiamata in codice quella missione :operazione Leningrado . Una storia incredibile vero ?, ma proprio per questo fu creduta ... epoi, perché non crederla ?. Non scendevo mai dal treno, ad ogni stazione saliva a bordo lapolizia, mi perquisiva accuratamente, mi controllava i documenti e gli mostravo la giustificazionedel viaggio verso Leningrado scritta in Russo (apparentemente) dalla stazione di poliziaportuale di Vladivostok che dichiarava in cirillico: "il qui presente marittimo, imbarcato sullabaleniera Norvegese T/n Tromsk diretta a Leningrado, ubriacatosi in compagnia, ha perso lanave e deve raggiungerla in treno. Si rilascia la presente dichiarazione perché il marittimo nonparla Russo". Chiudevano tutti il foglio commentando e ridendo in Russo .Feci 9.000 Km di treno , quindici giorni, fino a Mosca, senza scendere a terra. Nelle stazioni diUssurijsk, Habarovka, Cita, Ulan-Ude (ad Ulan ricevetti carte provenienti da Ulan-Bator"Mongolia"), Irkutsk, Novosibirsk, Omsk ed Ekaterinenburg venivano a bordo i nostri contatti, edappena soli trovavano il modo di pronunciare "in Italiano" chi la terza, chi la sesta, chi"l’animaccia loro !", del mio codice.

(Lupi Siberiani '79)Mi consegnavano mappe ed altri scritti in cirillico, sicuramente codici. Io le incollavo (rivoltate)con vinavil, sulle pareti interne della cassetta di legno (a mò di vecchia tappezzeria) contenentel’attrezzatura da marittimo di baleniera :"vecchia incerata, cappello para-acqua, stivali, ganci,

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arpioni personali, ami, mutande e calze sporche, fornello a gas e ... la mia moka con caffèItaliano e zucchero". Non so cosa riguardassero quelle mappe ma, sicuramente, postazionimilitari. Vi chiedete come mai non usammo i microfilm ?... roba che va bene per i film di 007 !.Quelli si che facevano la bella vita ! ...Grand-Hotels, caviale del Volga, Champagne. Ma chi glidava ai Kulaki, ed ai cacciatori di pellicce che venivano a bordo del treno e sembravano orsipolari, le micro camere ! ? e poi, non siete mai stati perquisiti fin dentro i tacchi delle scarpe sepensate così. I Russi non scherzavano mai. La cassetta la svuotavano, smontavano perfino lamia moka, il fornello, frugavano nel caffè, ma la "tappezzeria" mezza stracciata e sporca dellacassetta ... non li ha mai insospettiti !. So per certo che le mappe che mi consegnarono aMosca, prima di riprendere il treno per Leningrado, riguardavano un grande rifugio Atomico incostruzione sotto la Città. Qualcosa di enorme, gallerie per chilometri, una vera città sotterranea.. ! ?. I nostri contatti a Mosca mi dissero di informare il nostro comando che i Sovietici sistavano preparando ad un olocausto Nucleare. Ma, vista la mancanza di tempo a nostradisposizione per spiegarmi bene tutto, mi confermarono che, comunque, era tutto scritto neifogli che mi consegnarono e che finirono incollati sul fondo e sui fianchi della cassetta. IMoscoviti mi consegnarono anche dei negativi (erano meglio organizzati dei Siberiani) e li misicon il resto, sotto le mappe. Finì tutto incollato dentro la cassetta, al sicuro . A Mosca sparìtutta la documentazione Siberiana e partii in treno (...ancora ! ?) per Leningrado dove imbarcaisul traghetto Finlandese che mi aspettava in banchina (non aspettava me, i nostri mezzi eranoscarsi !, aspettava i passeggeri per Turku in Finlandia). Prima, però, mi feci accompagnare inPiazza Dzerdzinsky a Mosca, dove c'era la sede del K.G.B. "il nemico", per una soddisfazionepersonale! Mi sorprese, restandomi impresso nella memoria, vedere che tutte le finestre diquell'enorme Palazzo Imperiale Russo erano "vezzosamente" adornate ... con tendinericamate!? - ...Cos'è uno scherzo? - pensai e dissi ai Russi, non sapendo se dovevo ridere. -Niet "scherzo" Italiano, tutto là dentro è adornato di pizzi bianchi ricamati, poltrone dove sipoggia la testa ed i braccioli, anche le scrivanie davanti alle quali si interrogano i "sospetti" ...tutto è bianco e ricamato ... come per "funerale!"- mi dissero i Moscoviti. Mi venne un brivido difreddo ... eppure a Mosca era già Primavera. - Andiamo, è molto pericoloso sostare quì. -conclusero i Russi ed io, senza indugiare oltre, li seguii. A Leningrado, il Traghetto, Salpava lasera ed io, approfittai di un taxista che parlava un pò di Italiano, per farmi un "giro turistico" dellacittà ... davvero splendida, una Venezia del Nord ! Per pochi rubli mi portò tra ponti Imperialisulla Neva, il fiume di Leningrado, e le piazze più belle e maestose. Viali incredibili che lìchiamavano "prospettive ". Non ricordo i nomi di tutto ciò che vidi ... con troppa fretta purtroppo!Ma, non potrei mai dimenticare quelle meraviglie ... vidi le cupole d'oro di Palazzo Puskin , laProspettiva "non so cosa", la più bella di Leningrado secondo il Taxista, l'Ermitage (solol'esterno), il Palazzo dell'Ammiragliato , il Palazzo d'inverno , della Cattedrale e dellafortezza dei S.S Pietro e Paolo ... una vera meraviglia! Una Città che, come Venezia, era sortasu centinaia di canali ed Isole, in una Laguna del Baltico. Andate a visitarla Voi che potete, orasi chiama di nuovo San Pietroburgo e ne vale la pena!. Anche a me piacerebbe, ma sono statoLoro nemico, forse, per me, non sarebbe prudente andarci. Anche se, ormai, chi lo sa più chiè l'amico e chi il nemico?... ed io, ho ancora amic i?! e... dove? . I miei documenti(consegnatimi a Mosca) erano in regola : Ero un marittimo Italiano che doveva imbarcare suuna nave in arrivo a Leningrado e che aveva cambiato destinazione mentre ero già in viaggioper raggiungerla (... il marittimo di Vladivostok ? che ne so !, io non ci sono mai stato aVladivostok ... Dov'è ? !). Da Turku raggiunsi Stoccolma e, via aereo, Roma.Raggiunsi il Ministero in via XX Settembre, 8 una traversa di via Nazionale, poche centinaiadi metri a sinistra della stazione Termini. Consegnai la cassetta all’Ufficio X° e fui libero .Dall’arrivo a Vladivostok, al rientro a Roma, era passato circa un mese, quasi tutto passato"oltre la Cortina di ferro" come la chiamavamo allora. Forse fui l’unico Italiano a potersi vantare,(...solo tra noi, ed ora ... solo con me stesso!) e negli anni della guerra fredda, di aver navigatonel mare di Ohotska, traversato lo stretto dei Tartari sul delta dell'Amur, le grandi foresteSiberiane, costeggiato il lago di Bajkal, ammirato la luna di ghiaccio sulla steppa Siberiana equei gelidi giorni senza notte, passato gli Urali, Mosca, Leningrado e ... tutto questo, daGladiatore del S.I.D, militare di Stay-Behind - N.A.T.O-Italia, in missione operativa !. Almeno ...

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così sapevo io, che ancora ignoravo di essere solo un "allucinazione !" . A proposito, vi hannomai detto i giornali che leggete che Stay-behind significa : stare dietro le linee ? . Più "StayBehind" di così ! ? ... vi pare ? . E questo è tutto quello che so dell’operazioneLeningrado.

(Okhotska)Ragazzi ... che pena i Russi, in quel gelo, anche i soldati mi facevano pena. A volte, lungola ferrovia, si vedevano stazioni militari e stavano lì, in piedi ... come fantasmi semi sepolti dallaneve. Dovunque vedevo ritratti del Dittatore di turno Leonid Ilic Breznev ... ovviamentecoperto di medaglie . Che guerre avesse mai combattuto mi è rimasto un mistero, visto che eraentrato da chierichetto nel partito Comunista Sovietico e che, quindi, come politico, difficilmentepuò aver imbracciato qualcosa di diverso da penna e forchetta (se si esclude la suapartecipazione da politico alla repressione della Cecoslovacchia nel ’68). Ma, le medaglie, sonoun vezzo di tutti gli "eroici" Dittatori, non solo di quelli Comunisti !. E che squallore le Città, queiviali deserti, a volte magnifici ma, proprio per questo, più desolanti! che miseria ... una miseriaincredibile, senza fine. Eppure era una super potenza, aveva petrolio, metalli preziosi,andavano nello spazio, come spiegarsi questo degrado ?. La gente, invece, era simpatica. Ognitanto, nelle stazioni, saliva qualcuno che non era la polizia o soldati, ... scherzavano con me,specie le ragazze ... a volte bellissime! Ridevamo assieme di noi, solo guardandoci a vicenda.

(Colomba Siberiana)Erano gente alla buona, cacciatori di pellicce o boscaioli, a volte con famiglia al seguito. Mioffrivano sempre qualcosa da mangiare, cose semplici e buone. Capii perché si chiama insalataRussa quel cibo freddo che c’è anche da noi . Tutto, dalle carni alle verdure, era conservato ingelatina e salse buonissime. Ricordo una specie di "stufatino da viaggio" di miglio e semolino :lo chiamavano Kasa , e polpettine di ricotta e panna acida. Lungo la ferrovia potevo comprare,nei mercatini che si formavano sotto il treno in sosta, il "saslyk " : spiedini di montone cotti allabrace ; il besbarmuk : pezzi di carne di montone con pasta scotta ed immersi in una salsapiccante a base di cipolle (io ci aggiungevo dello yogurt acido... c’era da leccarsi i baffi ! ) e poiyogurt e panne acidule di tutti i tipi ... la mia passione !. Ricordo anche una bevandarinfrescante a base di cereali fermentati, la chiamavano "kvas "... con una punta di yogurt miportava a leccarmi anche le orecchie ! Poi, naturalmente, Vodka a fiumi , ma non mi ubriacaimai : il freddo era troppo e l’alcool fungeva da riscaldamento interno. Là, anche la lunasembrava dire : ... ho freddo ! Ricambiavo offrendo il caffè Italiano a tutti, che era gradito, mapreferivano il loro tè. Lo facevano alla maniera Uzbeka : mettevano le foglie fresche in unateiera fino quasi a colmarla e poi ci mettevano l’acqua bollente dentro, ripassandola più volte.Era buono perché era caldo, ma era troppo forte per me, mi legava la bocca ... come il tè chefacevano i Libici ... in un altro mondo ! Anche i miei contatti, quando mi salutavano, dicevanoqualcosa di incomprensibile e mi lasciavano pane e yogurt per il viaggio. Scendevano lontanidalle stazioni. In alcuni tratti, spesso a causa della neve, a volte solo perché i Macchinistiavevano bevuto troppa Vodka (...dicevano !), il convoglio procedeva così lentamente che saliree scendere era agevole e tutti lo facevano quando non c’era neve troppo alta. Correvamoappesi di fianco al treno come esquimesi dietro ai cani da slitta, ci sgranchivamo così le gambee riattivavamo la circolazione. Per due volte ci siamo "sgranchiti" spalando cumuli di neveammassata dalla tormenta sui binari e troppo alti per permettere al treno di passare, ... fortunache eravamo già nella stagione del disgelo, un pò ritardata quell’anno! Capii che anche sullaTransiberiana c'erano treni moderni con sedili comodi e riscaldamento efficente, ma il convogliosul quale viaggiavo era vecchio, un residuato della "Rivoluzione e della penetrazioneSiberiana", con panche in legno ed un riscaldamento che sembrava non ci fosse... la mia solitafortuna ! ? . Il pane che mi davano i contatti era integrale e senza sale, ma lo mangiavovolentieri, era buono lo stesso. Le prime vittime del regime comunista (inteso come dittatura)secondo me, erano loro ... poi i soldati !. L’estate del 1979 la passai a casa, in vacanza almare, sotto il nostro sole . Ne avevo proprio bisogno ! . Il 20 Settembre 1979 fui convocato a

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Roma e da lì inviato ad Istanbul , sullo stretto dei Dardanelli, là imbarcai sulla M/n MareTranquillo diretta in Romania, a Costanza, sul mar Nero. Di nuovo oltrecortina.

Settembre 1979 : Operazione Costanza . Fui inviato a Batumi in Georgia ed a Costanza inRomania, risalii il Danubio fino a Galati. Filo spinato e torrette a perdita d’occhio, per giorni egiorni, ... in tutta la mia vita non vidi mai tanto filo spinato come in quei pochi giorni. Si trattava diportare fuori dall’U.R.S.S. perseguitati politici, almeno così mi fu detto. Andavamo a prenderli,con i nostri contatti, lungo il Danubio, sulla riva orientale ... il confine dell’URSS. Era là checorreva tutto quel filo spinato, sembrava davvero che l’intero popolo Russo fosse rinchiuso in unenorme campo di concentramento. Era molto pericoloso, il Conducator manteneva il coprifuoco,come in tempo di guerra. Dopo le nove di sera io, come straniero, non potevo più circolare perstrada, dovevo rientrare a bordo, per i Romeni credo che fosse spostato più in là ... le undici omezzanotte. Dovevamo uscire dalla città nel pomeriggio e raggiungere il confine nel puntoconosciuto ai nostri contatti in Romania. Fortuna che era tutto coperto di alberi che cipermettevano di stare al riparo fino a che non faceva buio. A quel punto dovevamo attendere ilsegnale : tre lampeggi di una torcia elettrica a cui dovevamo rispondere con lo stesso numero dilampi. Significava che la via era libera ed andavamo verso il filo spinato. Le armi le trovavamo alnostro arrivo, nascoste tra gli alberi, e le lasciavamo là al rientro. Erano AK 47 di fabbricazioneSovietica. Dovevamo attraversare il confine Russo passando sotto il filo spinato ed era moltopericoloso, se ci intercettavano le pattuglie Russe al di là, o quelle Romene al di qua,intendevamo vender cara la pelle, non certo farci prendere vivi !. Passati al di là della Cortina diferro "spinato" (scommetto che neanche questo avete mai letto sui giornali : il perché lachiamavamo "cortina di ferro" ... non è così ?), ci guidavano i nostri contatti Ucraini (anchel’Ucraina aveva i suoi "Gladiatori", ribelli che desideravano la Democrazia e la Libertà !). Lanave era ferma a Galati, sul Danubio, caricava il carbone (50.000 tonnellate di carbone,avevamo tempo), prima dell’alba, però, dovevamo essere a bordo. Dovevamo prendere iricercati dalla polizia politica, a volte scienziati ... credo, lo capivo dall’aspetto, non dovevochiedere niente, non sapevo chi erano e loro non sapevano chi ero io, se qualcosa andavamale ... nessuno di noi era mai esistito !. Li trovavamo, "pronti a muovere", nei cascinali dellecampagne tra il confine e Kiliya, in Ucraina, li nascondevano i contadini in attesa di unpassaggio a Occidente. La mia Missione era quella di nasconderli a bordo e proteggerli fino allosbarco, il più delle volte ad Istanbul e Atene (pochi giorni di viaggio), dove qualcuno veniva aprenderli, recitava la Password e tutto è sempre filato via liscio. Una volta, l’intera nave fusottoposta ad ispezione di polizia. Ce la vedemmo davvero brutta, in cabina avevo la coppia diprofughi imbarcati a Costanza. Non ebbi il tempo di nasconderli altrove che nell’armadietto.Nella mia cabina entrò un poliziotto ed iniziò la perquisizione dalla scrivania. Vide i miei attrezzida ginnastica : sbarra a molla, manubri, pinze, pesi e ... si interessò a quelli, era uno sportivo ediniziò a scherzare in Romeno. Capivo che diceva di essere un lottatore e mi sfidava. Gli fecicapire che sarebbe stato troppo facile per me, lo guardavo e ridevo. In Romania sono moltotifosi per la lotta, si levò la giacca, voleva proprio lottare. Tirai fuori due bottiglie di Whisky e trestecche di Marlboro da sotto la cuccetta (proibitissime in Romania). "Contrabbando ! "- disse.Gli feci capire che ero disposto a lottare con lui, visto che insisteva, ma, se perdeva, mi lasciavail Whisky e le sigarette e se ne andava, se vinceva se le prendeva senza fare rapporto ai suoi.Accettò ed iniziammo a lottare. Era bravo, conosceva la lotta Greco-Romana, ma non eraallenato. Potevo batterlo facilmente, solo che avevo deciso di farlo faticare un pò ... per poi farlovincere e farlo andare via contento (dentro l’armadio si respirava male !). Ma il Romeno non siaccontentava di vincere, voleva farmi male, mi stava torcendo il braccio ed è stato più forte dime rovesciarmi, afferrarlo al collo e buttarlo a terra torcendoglielo. Batteva il palmo della mano aterra per dichiararsi sconfitto ... Sicuramente era un appassionato, conosceva questi segnali. Sialzò borbottando in Romeno, ma mi diede la mano ... uno sportivo. Gli diedi una bottiglia e unastecca di sigarette, ma dovetti insistere molto per fargliela prendere. Eppure da loro, al mercatonero, valevano quanto il suo stipendio di un mese. Era un simpaticone e se ne andò ridendo ebofonchiando nella sua strana lingua ... con il contrabbando sotto la giacca. I clandestini eranoterrorizzati, ma li tranquillizzai e non ci furono più problemi fino all’arrivo, sbarcarono sullo

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stretto dei Dardanelli. Vennero a prenderli sotto bordo con una lancia non so chi, da non sodove !. La mia Missione era quella di nasconderli a bordo e proteggerli fino allo sbarco, il piùdelle volte ad Istanbul e Atene (pochi giorni di viaggio), dove qualcuno veniva a prenderli,recitava la Password e tutto è sempre filato via liscio. Fui anche fermato e perquisito, sia daiRussi che dai Romeni del Conducator Ceausescu, ma recitavo bene la parte del Marinaioubriaco e tutto finiva a ridere. Quando andava male, tutt’al più, mi ritrovavo costretto a bere quelloro brucia-budella che chiamano Vodka. L’equipaggio non si accorse mai di nulla, a parte unAllievo Macchinista che scendeva a terra con me. Non me ne potei liberare nemmeno quellavolta che, a Costanza, in Romania, dovevo raggiungere il nostro contatto in una piazza centralenei pressi dei giardini pubblici. Era una bella biondina Romena e così non si insospettì del fattoche, pur essendo appena arrivati, io fossi atteso!, poteva pensare che c’ero già stato.

(Una Colomba ...!?)Venne con noi all’Hotel Internazionale, dove bevemmo vino Romeno e chiaccherammo tutta lasera in attesa che, "qualcuno" ci informasse che la persona da imbarcare e far espatriare fossepronta. Lo fece un cameriere in smoking, versandoci dell’altro vino rosso ... veramente buono ilvino Romeno !. Andammo, quindi, in taxi a prenderli. Erano in una casetta in periferia, unagglomerato di case popolari che più popolari non si può. Si trattava di marito e moglie, non soperché il comando era interessato a farli fuggire dall’Est Europeo, non parlavano altro cheRomeno e Russo ed in ogni caso ... non era affar mio !. La biondina (non me ne ricordo il nomeperché tanto era falso) parlava benissimo Italiano, tanto che pensai che fosse una "Colomba".Cercai di interrogarla in merito ... tra una risata e l’altra, ma si tradì come Romena,improvvisamente, con un accento non Italiano in una frase che non fece in tempo a correggere.Riusciva a imitare un accento del Nord Italia, non saprei quale ... io sono del Sud. Se l’AllievoMacchinista capì qualcosa, però, non mi fece mai domande, si limitò a chiedermi di insegnargliqualche colpo di savate durante i turni di guardia in sala macchine, dopo che mi scoprìallenarmi, in navigazione, dietro il locale depuratori ... e lo feci. In navigazione la vita è noiosaed il tempo non manca. Non so se, poi, abbia fatto pratica per imparare bene, sbarcai a Veneziae non lo rividi più. Fui impiegato così fino a tutto il 1979. Andai anche in centro America, inGuatemala, in Venezuela, a Panama, in Florida ... etc. ma solo perchè il mercantile dove eroimbarcato riceveva l’ordine di andarci per carico merci. In Guatemala , a Puerto Bàrrios ,incontrai un gruppo di Legionari Francesi (ex) che avevo conosciuto in Africa ai tempi dellaPrimavera dei Garofani . Erano diretti a Ciudad de Guatemala ; erano stati arruolati comespecialisti della guerriglia, andavano in Nicaragua . Pagati molto bene, mi proposero diarruolarmi con loro. C'era da simulare attacchi, da parte di guerriglieri filo Sovietici, per "Trairele lait a la Vache Americain " (Trad.: mungere la vacca Americana). Spiegandosi meglio mifecero capire che, in realtà, i Guerriglieri filo-Sovietici sarebbero stati Loro ... avrebberodovuto divertirsi un pò ad attaccare qualche caserma dell'esercito e qualcos'altro di ecclatante,tanto per smuovere un pò le acque. "La Guérilla, aux Antilles e là-bas (indicando l'interno),ronflé a la grande, il est notre devoir de faire le s choses comme il faut ... et tirer tous deson apathie! " (Trad.: La guerriglia nelle Antille e laggiù, russa alla grande, è nostro dovere difare le cose come si deve e risvegliare tutti dalla Loro apatia!). Jean era picchiatello e disse tuttoquesto ridendo,... ma non era una "boutade" per ridere! Non potei dirgli perché, ma gli dissi chenon mi interessava fare il mercenario. Ora ero un "Marinero mercante !". Risero facendomil’occhietto, non sapevano perché, ma erano sicuri c he mentivo, che non ero quel chedicevo di essere ! (già, noi eravamo condannati a non essere mai quel che dicevamo diessere). Passammo insieme un paio di giorni a fare "fiesta" mettendo a soqquadro PuertoBàrrios. La periferia di Puerto Barrios era identica a tutte le periferie delle città in quella parte dimondo, un unico sterminato Slum. In posti come quelli, la gente cerca di sopravvivere comepuò. baracche per case, bambini mezzi nudi che corrono di quà e di là, cani che frugano tra irifiuti, odore di fogna a cielo aperto e dappertutto spazzatura che marcisce fino al muro verde eimprovviso di vegetazione: La Jungla che appena subito oltre la periferia dell'ultima barracca siriappropria della sua terra. Il posto ideale per incontrare dei pazzi come loro. Erano

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completamente svitati, ma anche dei veri amici! poi partimmo : Loro per il loro destino ed io peril mio e non li vidi mai più.Operazione Speranza. Nel 1980, andai in Nigeria ed Angola.L’Angola era ridotto male, era allafame ... della serie: "il Socialismo non è una mercanzia che si compra al mercato!" per citareuna delle frasi ad effetto care ad Agostinho Neto.

(Forse ...è solo un sogno!)Ma già ... era anche Lui un poeta come Andreade e Senghor, grandi Uomini, ma l’economia e losviluppo economico non si intendono di poesia !. Chiedevano gli aiuti alimentari ed io eroimbarcato su quel mercantile, M/n Amanda della Medafrica Line, che doveva portare migliaia ditonnellate di grano a Luanda. Davano la colpa all’Imperialismo Americano ed al CapitalismoOccidentale, come sempre fanno i regimi Comunisti, per giustificare i disastri economici dovutialla loro incapacità ed alle loro idee strampalate. A Maggio 1980, si sarebbero dovuti imbarcaresull’Amanda, come passeggeri, alcuni politici tra cui Emma Bonino del partito Radicale Italiano.Avevano insistito per viaggiare con gli aiuti, per controllare meglio che arrivassero adestinazione correttamente. Il nostro comando voleva essere certo che non accadesseroincidenti, perciò, il 23 Gennaio 1980, fui inviato su quel mercantile e feci due viaggi nel Golfo diGuinea prima di quello che a Maggio avrebbe portato gli aiuti alimentari. In occasione di quelviaggio, la nave si sarebbe chiamata :"la nave della speranza". E questo fu il nome in codice diquella missione : operazione speranza. Io però, nei pochi giorni che potevo stare a Luanda, nonriuscii a rintracciare nessuno. Sicuramente chi non era morto era in prigione, oppure allamacchia, o espatriato chissà dove. Dove prendono il potere questi banditi è sempre così, uncopione visto fin troppe volte. Rientrai in Italia e feci rapporto sulla situazione in Angola. Andai acasa per qualche giorno di riposo, era il 20 Maggio 1980 circa. Avrei raggiunto la "nave dellasperanza", (dove già erano stati imbarcati gli aiuti alimentari ed i passeggeri) in aereo, dopo unasettimana di meritata licenza. Dopo pochi giorni, rientrando a casa a piedi, fui fermato dallaPolizia. Un certo Brigadiere L'aiola mi portò in Questura insieme a due ragazzi che mi avevanochiesto un informazione per uscire dalla Città poichè si erano persi. Avevano pochi grammi diMarijuana con loro, ma pare che, durante la notte, (che passai in una cella di sicurezza), in unachiesa abbandonata del loro paese, Tardara, (che mai avevo sentito nominare!), furonorinvenuti diversi chili di droghe leggere tra Marijuana ed hashish. Costoro, dopo un terzo gradodei Poliziotti ..."confessarono!?" di averli acquistati da me!. I poliziotti, specialmente questoBrigadiere L'aiola, mi chiedevano di confessare a mia volta: tanto ormai non potevo fare altroche tentare di avere le attenuanti confessando, dicevano. Naturalmente mi guardai bene dalfare una cosa simile. All’alba, però, in cella di sicurezza, fecero entrare mio Padre che mi disseche avevano perquisito casa nostra ed avevano trovato, dentro un armadietto chiuso a chiave (! ?), tre chili di piante di marijuana con fiori, foglie, rami e semi. Dissero che la droga o era lamia o era la sua, oppure di mia madre. Era lì per confessare che era sua . Naturalmente, aquel punto, confessai che era mia . Inventai una storia credibile ed andai in carcere. Uscitodall’isolamento di sei mesi, (nel quale ero stato tenuto per convincermi a confessare ... chierano i miei complici ! ?), alcuni compagni di prigionia mi diedero i vecchi articoli che parlavanodel mio arresto. Seppi così che "i giornali " diedero la notizia del ritrovamento di circa un chilo dihashish in una chiesa diroccata di un paese e che un altro quantitativo analogo di piante dimarijuana era stato rinvenuto a casa dei miei genitori (!?) ; che era esplosa una bomba nellastazione di Bologna e che fece molte vittime. Dai giornali seppi anche che la perizia balisticadiceva che era stato usato il Semtex, un esplosivo di produzione Cecoslovacca (un altro moduloKennedy ! ?); che poco prima era caduto un aereo civile ad Ustica con altre vittime e che,contemporaneamente, un MIG-21 Libico era atterrato nella Sila, in Calabria, ed il pilota sarebbestato ritrovato morto a bordo (ma queste sono cose lette sulla nostra stampa e "viste le mieesperienze con la stampa", chissà qual’era la verità !). Sentivo spesso in televisione che era la"strategia della tensione" e che, in qualche modo, c’entrava Gladio (!?). Nessuno teneva inconsiderazione le minacce del Dittatore Libico all’Italia che, in quel periodo, offriva protezioneMilitare a Malta, la quale era nelle mire espansionistiche di Gheddafi (eravamo pronti adintervenire in seguito alle notizie di un imminente sbarco Libico a Malta ... alcuni di noi erano già

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a La Valletta) e, soprattutto, era un ambita e magnifica base Navale nel Mediterra neo per laflotta Sovietica del mar Nero! ; Nè si teneva in nessun conto l’ipotesi che l’aereo abbattuto adUstica, il 27 Giugno 1980, poteva essere un macabro avvertimento all’Italia in risposta aidichiarati intenti di siglare quegli accordi di cooperazione con Malta ; Né fu rilevato che la Stragedi Bologna avvenne nello stesso giorno in cui veniva siglato quell’accordo tra Italia e Malta,"nonostante gli avvertimenti ricevuti !" Se poi sia stato effettivamente siglato, vista la miasituazione, non lo potevo sapere. Mi chiedevo il perché di tutto ciò che mi accadeva e cheaccadeva fuori di lì ma, allora, non seppi darmi una risposta. Rinchiuso in quelle celle micapitava spesso di pensare: Forse ... è solo un sogno! Un anno dopo l'arresto, fui trasferito inuna colonia penale. L'avevo chiesto io ... per non morire d'inedia in una cella : avrei lavorato icampi ed il tempo sarebbe passato prima. Avrei avuto anche un televisore in cella, insomma ...un lusso!. Sapevo guidare i Carri armati, perciò, fui messo alla guida di un cingolato Catterpillar,un aratro da montagna che si pilotava con un sistema di pedali-freno e leve-frizione ...esattamente come un Tank. Feci il trattorista, aravo i campi e, finita l'aratura, zappavo, tagliavola legna e facevo tutti i lavori agricoli di quella colonia penale ... il tempo passava prima. Miamadre e mio padre venivano a trovarmi ogni quindici giorni ed erano contenti, non ci eravamopiù visti così spesso da quando mi arruolai. Anche lì, però, a volte, mi svegliavo di soprassalto emi chiedevo: Forse ... è solo un sogno! Ma, abituati gli occhi al buio, vedevo la cella e icompagni di prigionia immersi in quello squallore con me: No, non è un sogno! - pensavo - ètutto vero, sono in prigione e ... dovrò restarci a ncora a lungo! mi prendeva sempre larabbia in queste occasioni, mi agitavo, imprecavo in silenzio, maledivo chi mi aveva fatto tuttoquesto ... ma a che serviva?. Se è davvero tutto un sogno mi sveglierò prima o po i! ... equesto era l'unico pensiero in grado di calmarmi.Modulo Kennedy.Fu una sera, guardando il telegiornale, che assistetti all'attentato a Papa Woitila e poi, a tuttoquello che ne seguì. Quando gli inquirenti presero Alì Agcà e seguirono la pista Bulgara,credevo che fossero in gamba: Dritti sull'obiettivo ... così si fa! - commentai in cella. Era unclassico per "Loro ", astuti e potenti, ma assolutamente privi di estro, di fantasia. Ripetevano,come scimmiette ammaestrate, sempre le stesse azioni. Il numero uno diceva che i grandivecchi della Lubianka , (il palazzo sede del K.G.B, andai a vederlo durante l'operazioneLeningrado, ... una soddisfazione personale!) se ne andavano, uno ad uno, lasciando dietro diLoro solo mezze tacche e ruffiani di partito, capaci solo di ripetere a "carta carbone" sempre lestesse operazioni, gli stessi complotti riusciti, ma studiati da altri ed in ben altri tempi: "Buon pernoi! " - chiudeva sempre. Infatti, a me sembrava di vedere in video quel "classico" che, durante icorsi, gli anziani ci insegnavano a riconoscere chiamandolo "modulo Kennedy " e che erariuscito perfettamente in occasione dell'assassinio del povero Presidente Americano, colpevoletra l'altro e soprattutto, per la Lubianka, di riscuotere troppe simpatie nel mondo, ...estremamente dannose per la "Propaganda del Politburo" e prima del "Presidium".Kennedy non riconobbe il Vietnam Comunista e la Cin a di Mao e appoggiò, invece,Formosa, che oggi si chiama Taiwan.Kennedy sfidò il Comunismo nella sua politica terzo mondista : aiuti economici ai paesipoveri dell'America Latina ; alleanza per il progresso e il G.A.T.T. che, risollevando l'economiadi quei paesi, dovevano creare i presupposti di nuovi rapporti di amicizia con quei popoli e:"prosciugare l'acqua di miseria e degrado in cui nuo tano i pesci rossi " - diceva il numerouno. Si impose duramente per sollevare il problema razziale e la condizione degli Afro-Americani ed il pieno rispetto delle leggi, contro la discriminazione razziale, degli Stati Uniti.Voleva sostenere la crescita di sistemi Democratici e non i Dittatori delle Repubbliche dellebanane di tutto il terzo mondo.Inoltre, comprese che, sul piano militare, il Terrorismo comunistapoteva essere combattuto efficacemente solo con l'impiego di reparti speciali e creò i "BerrettiVerdi" (imitando i Gladiatori Italiani). Essi erano Istruttori militari super addestrati in grado dipreparare al meglio truppe anti terrorismo e decise di utilizzarli per la difesa del Vietnam del Suddall'aggressione Comunista (non voleva cadere in trappola inviando la US Army insomma!).Durante il suo primo mandato ci fu lo sbarco Americano nella Baia dei porci , mirato arovesciare il regime Castrista e fallito nell'Aprile 1961. Certo, è una questione di opinioni, ma, se

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fosse riuscito, il popolo Cubano non sarebbe passato dalla Dittatura di Fulgenzio Battista aquella di Fidel Castro, con la miseria che ne seguì. Kennedy avrebbe instaurato un sistemaDemocratico che avrebbe portato Libertà vera, progresso e benessere al popolo Cubano. Il suoprogetto di riforme, quelle che voleva attuare con il suo secondo mandato, fu per la politicainterna, parzialmente realizzato da Lindon Jhonson, poi, per la politica estera, da Reagan eportò alla caduta dell'URSS, ...solo rimandata con quell'omicidio. Del resto, il buon programmapolitico dell'abile Presidente Clinton, che tanto successo sta portando all'America in campoeconomico, è palesemente la prosecuzione dello stesso progetto Kennedyano, di cui Clinton siè sempre dichiarato ammiratore.Kennedy pilotò con polso fermo e in maniera magistr ale la crisi del 1962 tra USA e URSSper i missili Atomici Sovietici fatti installare da Kruscev a Cuba che, grazie a Castro, (ed al suotradimento della Revolucion Cubana del '59) era totalmente in mano al Cremlino. Sapete che ilblocco navale Americano è dovuto al fatto che il Dittatore Cubano stava trasformando l'isolacaraibica in una portaerei atomica, puntata dritta al cuore dell'Occidente Democratico?. Cipensate se fosse riuscito? ora sareste tutti ridott i come i poveri popoli dell'ex URSS ...altro che settimane bianche, Discoteche e problemi di dieta ! ! !. Sapete che, in quegli anni,i Castristi , stavano procedendo ad epurazioni e fucilazioni di massa dei dissidenti che nonvolevano vendere la rivoluzione Cubana all'Imperialismo degli "amici" di Castro e che, la primavittima di ciò (ma non l'ultima) fu Cienfuegos Camillo ed un altra Ernesto Guevara dett o elChe?. Un altra delle ragioni è nella Nazionalizzazione dei beni di cittadini Americani, residenti aCuba, che non sono stati risarciti per l'esproprio subito. Ora, io non c'ero, come non c'eravateVoi, ma la Convenzione Internazionale per i Diritti dell'Uomo non permette queste cose.Lo stesso articolo 1 che ho invocato io contro l'It alia, impone agli Stati (tutti gli Stati delmondo) il rispetto e la tutela dei beni dei cittadi ni.Anche gli Italiani subirono cose di questo genere d a Gheddafi in Libia , e prima ancora daiTitini Yugoslavi in Istria e Dalmazia. Mi chiedo : "E’ stato giusto che l'Italia se ne sia fregata?"; ègiusto che ci sia in Italia chi fa affari e tiene rapporti con un Regime che viola i diritti umani che,"di quando in quando", fa strage di oppositori e che, "continuamente", minacciava di farciconoscere "il significato della parola terrore!?" (sono parole sue, di Muhammar Gheddafi)". Nonve lo ricordate più?. Io ci sono stato nella Libia di Gheddafi e vi posso dire che non è il Diavolo!.Il Popolo Arabo della Libia, sta molto meglio e vive con un tenore di vita molto migliore, diqualsiasi altro popolo Arabo della Regione ed io non sono un Tribunale equo ed imparziale chepossa fare un processo al Leader Libico. Per me non è Democratico e questo è tutto. Per Lui,come per altri Dittatori, vale la regola che, se ancora non avesse commesso crimini control'Umanità ... li commetterà. Lo impone il ruolo di Dittatore, è inevitabile! Per altro, invece, mi èdispiaciuto sapere del bombardamento a Tripoli e di tutti quei morti innocenti, ma anche su certiaerei, in una discoteca a Berlino, in una Stazione e chissà dove altro ... c'erano morti innocenti.Certi atteggiamenti, se non altro, portano a questo genere di cose e, comunque, quelbombardamento, produsse l'effetto di ridimensionare lo strapotere di Gheddafi in Libia ed intutto il mondo Arabo. Il Governo effettivo passò nelle mani di un moderato, un altro Colonnello(sic!), Abdessalam Jalloud, "cognato" di Gheddafi (di più non si poteva fare!). Il Governo Libicopotrebbe preoccuparsi di investire meglio gli introiti del petrolio per lo sviluppo del paese, lafertilizzazione del Sahara, le scuole ... il rispetto dei Diritti Umani. Non sono i soli a violarli, sonoin numerosa compagnia, io stesso accuso l'Italia di aver violato i miei , ma se la Libiafacesse un passo verso il Diritto, sarebbe un bene per tutti, anche e soprattutto per Loro.Era troppo amato Kennedy, dai giovani e dai Liberal ! Considerato anche amico del "PapaBuono" Giovanni XXIII°. Inoltre, era restio a cader e nella trappola Vietnam che doveva renderecosì tanto agli Nguyèn del Sud come del Nord ... "les vieux renard! "(Lee H. Oswald)Un avversario davvero pericoloso per l'URSS di Kruscev e, soprattutto, per il suo ufficiopropaganda e per le mire Latino-Americane di Cuba. Non poteva sopravvivere per un altromandato. Fu assassinato il 22 Novembre 1963 a Dallas in Texas. Il pesce-esca preparato daLoro era pronto. un Loro agente, (Americano, ma indottrinato in URSS), con un passatoricostruito in maniera da risultare sufficientemente ambiguo, ed abbastanza ingenuo da non

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capire il gioco al quale stava giocando. Soprattutto non doveva capire che, comunque andasse,lui non sarebbe sopravvissuto al Presidente. ...Era perfetto!Kennedy aveva carisma , qualcosa che non si inventa, nè si può falsificare. Era l'unicoostacolo vero al successo della propaganda Sovietica, la quale stava portando le massegiovanili Occidentali a chiedere la Libertà ...inneggiando ai Tiranni! ! ! A Dallas, il 22Novembre 1963, l’ostacolo era stato eliminato ...non solo, ma i sospetti di un complottocadevano sugli stessi Americani ! ! ! Contemporaneamente, in Vietnam, gli Nguyèn, su questoperfettamente d'accordo, deponevano e assassinavano vilmente, con un Golpe, il PresidenteNgò Dinh Diem che, con l'appoggio di Kennedy, stava trovando una soluzione pacifica allavertenza Vietnamita. Sia Dhiem che Kennedy erano Cattolici Liberali e, proprio per questo,considerati temibili avversari dei soliti folli piani di conquista del mondo dei Tiranni di turno!...davvero questo non vi dice niente?. Ed il fatto che cinque anni dopo (poco prima dell'iniziodella campagna propagandistica detta '68!?) fu eliminato il pericolo, per "Loro", che un altroCattolico Liberale Kennedyano venisse eletto e continuasse la politica di Kennedy è statoassassinato (questa volta da un Arabo fanatico Shiran-Shiran ...un Palestinese Giordano, sericordo bene!), ...anche questo non vi dice niente?. Non trovate significativo il fatto che l'unicasopravvissuta della famiglia Presidenziale legittimamente al potere nel Vietnam del Sud,Cattolica Liberale anche Lei, la vedova signora Ngò, rifiutando sdegnata l'Asilo Americano, daiquali si sentì tradita! trovò rifugio a Roma, presso la Santa Sede?E’ paradossalmente tipico,in chi complotta, riuscire a far ricadere su altri le proprie nefandezze : I Re dei complotti ,che di complotto in complotto si stavano eliminando anche tra di loro ad uno ad uno, ...non nesapevano nulla!!! . Avete mai sentito parlare delle "purghe di Stalin?", ... non sono certo mortecon Lui !. Senza contare le deportazioni di massa e le stragi di oppositori che, di quando inquando, venivano a nostra conoscenza : non sempre in U.R.S.S., a volte riuscivano adeliminare oppositori anche altrove ...se facevano "ombra" ai loro amici. Riguardo al centroAmerica poi, chiunque facesse ombra o potesse rappresentare un pericolo perCastro,"Fidelissimo" di Mosca, (ma "non allineato"!?), ebbe "strani incidenti". Non era lo stessocon l'attentato al papa del 1981?. "Loro " vissero l'elezione di un papa dell'Est, d'oltre cortina,nell'Ottobre 1978, come un atto di guerra, ma non potevano farci nulla. I fatti di Danzica poi, diquegli operai che scioperavano contro il Regime Comunista e pregavano davanti ai cantierinavali con Solidarnosc e tutto ciò che accadde, li convinse di essere in serio pericolo. Gliavvenimenti successivi dimostrarono che non si sbagliavano. Cominciò con l'elezione di quelpapa Polacco il declino del loro Impero : l'Impero del male!.Sapere che era stato arrestato l'attentatore e che i sospetti, per stessa ammissione di Agcà,cadevano sui servizi segreti Bulgari, cioè di Zivkov, Dittatore Comunista della Bulgaria dal 1954(non si muoveva foglia nell'Est Europeo senza che Lui non voglia ...!) e, da sempre, di strettaosservanza alla linea Sovietica, (soprattutto a quella dettata da Stalin), mi fece pensare che, gliinquirenti, erano stati bravi, avevano colto nel segno. Ma, poi, tutto è finito nel guazzabuglio chesapete e il Processo "stabilì" che organizzò tutto Alì Agcà, un pazzo squinternato, ... da solo(!?). E Voi ci credete?!Non ho capito se fa il pazzo perché ha capito che era un pesce-esca perfetto,miracolosamente sfuggito alla padella e che, questo, significava che non doveva sopravviverealla sua vittima (come da modulo Kennedy ). Il cadavere di un Lupo grigio, (organizzazioneterroristica di estrema destra Turca), sul piazzale di San Pietro, sarebbe stata una sorta di firmautile, unitamente alle campagne di certa stampa , a far ricadere i sospetti sui "gruppi eversividi estrema destra" ... i soliti della Stampa Italiana : P2, Gladio, Servizi Deviati, Massoneria, CIAetc.... Che interesse avrebbero potuto mai avere le "destre" a spararsi nelle palle non lo sisarebbe capito, ma tutto si sarebbe risolto con un altro degli insoluti "Misteri d’Italia !"... evissero tutti felici e contenti ;O fa il pazzo perché qualcosa andò storto ! Agca sbagliò il colpo, (forse non se la sentì o...chissà) ; forse chi era lì per uccidere lui ci ripensò o, più probabilmente, la folla impedì cheAgca fosse ucciso ;

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Oppure , una volta capito che era stato usato come pesce-esca, e confessando, perciò, quelche sapeva per punire chi lo voleva morto, non fu creduto e cerca, ancora adesso, facendosicredere pazzo, di salvarsi la vita perché teme di essere ucciso ... se parla !.Oppure, ancora ,convincendo tutti di essere pazzo, si accredita come innocuo : è pazzoadesso, era pazzo anche prima e ciò che ha detto, o ha da dire un pazzo, non può nuocere anessuno ! ;Probabilmente è salvo, ma solo perché il potere che lo ha usato non c’è più... almenoapparentemente ! Comunque, oggi, se ne fregano delle rivelazioni di Agca : non porterebberoad altro che a sospettare cariatidi inutili ed anche Zivkov è già stato arrestato (per chi sa qualedei suoi delitti da Tiranno), dagli stessi Bulgari che ha Tiranneggiato per quasi mezzo secolo. Achi volete che gliene freghi più, ormai ?. La partita con il papa, per salvare il Loro Impero,l’hanno persa !Tanto per capire quanto ci tenesse a quell’Impero, soprattutto Todor Zivkov di Bulgaria, vibasti sapere che fu l’unico "non Russo", dei vecchi membri del vecchio Presidium, (dopo i fattinoti con il nome di "Primavera di Praga " e che diedero vita in tutto l’Occidente Democratico allarivoluzione Democratica e "Liberal" chiamata 68), ad invocare ed approvare calorosamentel’intervento dell’Armata Rossa a Praga, in Cecoslov acchia, nell’Agosto 1968, ed i criminiche ne seguirono contro la popolazione ribelle. Ricordate Ian Palach ? . La vecchia guardia diGladio era lì a Praga in quei giorni e ci raccontava di quel popolo ribellatosi in massa ai Tirannied abbandonato al suo destino dal resto d'Europa e del mondo, ma... fu inevitabile, dicevano,per evitare un conflitto Nucleare con l'URSS. Ammiravano molto i Cecoslovacchi, qualcuno siera anche fatto la fidanzata ... tra una bottiglia Molotov e l'altra e... dopo l'invasione dell'ArmataRossa e l'ordine di rientrare, non ne seppe più nulla. In quegli anni nessuno, neanche per"Amore", poteva lasciare l'U.R.S.S., figuratevi se avessero saputo che si trattava di relazioni con"Gladiatori Italiani!?". Zivkov ebbe persino parole di Dura condanna contro Tito di Yugoslaviae Ceausescu, Conducator della Romania, i quali erano, notoriamente, "troppo Liberal " perZivkov , pensate un pò che elemento da sbarco poteva essere !Eppure, grazie al formidabile apparatcic della prop aganda Sovietica , i giovani ribellid’Occidente continuavano a sfilare nei cortei, inneggiando ai Tiranni che distrussero laPrimavera di Praga e molte altre "Primavere di Libertà" che seguirono quella, nel mondo. Cherazza di uffici di propaganda aveva l’U.R.S.S ! : d iabolici ed invincibili ;In ogni caso, Agca, capì quale era il suo ruolo nel "modulo Kennedy" (comunque lochiamassero i Lupi grigi) e, visto anche il risultato avuto dalla sua confessione, il "picchiatelloLupo grigio", pur essendo da solo, ed in mano "Loro", è riuscito a salvarsi giocandoli tutti !. Eraquesto il "modulo Kennedy" ! Per Noi, lo stesso modulo, con le dovute modifiche, fu usato perGuevara in Bolivia e Ochoa a Cuba e chissà quanti altri. La saggezza popolare Italiana abbreviadicendo : Butta la pietra e nasconde la mano ... ! "Loro" lo hanno perfezionato, reso piùsofisticato e funzionale, ma, in sostanza, è questo. Il fatto che nessuno accusò i Servizi DeviatiItaliani ... P2, Gladio e/o la solita CIA, mi diede la misura della decadenza dei complottardi. Inaltri tempi, sarebbero riusciti ad organizzare una "purga" anche quì da noi! ... tutti sospettati diaver attentato alla vita del Pontefice ... !?.Io, comunque, assistei a tutte queste azioni terroristiche da dietro le sbarre, condannato perspaccio di marijuana (... !?), o al più, sui campi della Colonia a zappare patate, sotto strettasorveglianza degli agenti di custodia: un alibi davvero di ferro! - pensavo all'epoca, ridendo trame e me. Durante quei due anni di prigionia, avevo anche sentito che, il numero 1, erasospettato di trame eversive e di essere un fascista ed un Piduista ! A me, il Giudice, fecesapere, attraverso il mio Avvocato (a suo dire !), che al processo (che si tenne un anno dopo ilmio arresto) avrebbe chiesto otto anni per traffico Internazionale di stupefacenti ! ! ! Rimasi inprigione, per quasi due anni, da innocente e non ca pii perchè mi fu fatto tutto questo . Inprigione, quei ragazzi, mi dissero che avevano confessato quelle assurdità in mio danno perchèi poliziotti li avevano "minacciati di picchiarli" se non lo avessero fatto. Si trattava solo di deboli,... non potevo certo prendermela con loro!. Appena libero, era il Natale 1981 (fu un condonogenerale, emanato con Decreto del Presidente Pertini a liberarmi, altrimenti ero statocondannato a tre anni !), mi presentai a rapporto all’Ufficio X°. Il numero 1 non c’era, lo

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sostituiva "momentaneamente" uno sconosciuto al quale, comunque, riferii l’accaduto e doveero stato tutto quel tempo. Mi disse che ero stato fortunato, c’era chi era finito in carcereaccusato di stragi e di terrorismo e rischiava di avere l’ergastolo!. Comunque, fui lasciato liberodi godermi la ritrovata LIBERTA’ per qualche mese. Andai in America, a New Orleans ed aBaton Rouge, sul Mississipi , con un mercantile, la M/n Maria Speranza della compagniaFermar, fino al 26 Luglio 1982. Al rientro, fui incaricato di imbarcare sul M/n Vento di ponente aLa Spezia per l’operazione Tripoli.

(Mu'ammar Qaddafi)Imbarcai sul Vento il 16 Ottobre 1982 e salpammo immediatamente, alla volta di Tripoli, inLibia. La missione, del tipo ... "facile, facile," consisteva nel portare (e ricevere) ordini edocumenti - da e per - la Libia, a volte a Tunisi, dove facevamo scalo a La Goulette. I nostricontatti venivano a bordo a riceverli, o darli, negli scali Italiani di La Spezia e/o Cagliari, oppurenel porto di La Valletta a Malta. Per non creare sospetti, con il loro andirivieni nel porto di Tripoli,i nostri contatti avevano organizzato, insieme a me, un piccolo contrabbando di alcolici(severamente proibiti in Libia). In questo modo, con qualche bottiglia di Scotch Whisky,ottenevamo il duplice scopo di corrompere le guardie e, nello stesso tempo, di non esseresospettati di spionaggio, ma solo di contrabbando. Io, inoltre, ottenevo lo scopo di arrotondarequalcosa per sopperire agli scarsi mezzi messi a disposizione dal comando : Taxi in Libia,spese locali, mance alle guardie portuali ... etc. Proprio di quelle "facili, facili," peccato che, inLibia, c’erano poliziotti e soldati dappertutto e che, se andava male, saremmo stati tutti fucilati !.Infatti, dei "contatti" a Tripoli, alcuni non li vidi più e, chiedendo di loro, mi fu risposto in manieraeloquente passando la mano a mò di lama, sotto la gola, dall’orecchio sinistro a quello destro !".Ciò che sapevo non era molto ... nell'eventualità che qualcosa andasse storto! Comunquedovevo prendere contatto con giovani Ufficiali dell'esercito Libico che, stanchi delle follie delColonnello Gheddafi : "Il pazzo di Tripoli " lo chiamava R.Reagan, avevano deciso di tentaredi liberarsi di Lui e della sua banda!. Anche l'Occidente Democratico aveva deciso di liberarsi diLui e degli atti di terrorismo che continuamente minacciava e, pare, finanziava.-Tutto molto, ma molto bene! - pensavo nella mia cabina, in navigazione continua tra Tripoli eBengasi e La Valletta (Malta), La Goulette (Tunisi) e La Spezia e Cagliari in Italia. Ma alloraperchè non ci fecero portare a termine la missione del Novembre 1973 ... Chi e perchè cifermò!?. - mi chiedevo. Ma non seppi mai darmi una risposta.I Giovani Ufficiali dell'esercito Libico volevano sapere se L'Occidente Democratico, l'EuropaOccidentale e, soprattutto, la vicina Italia, erano bendisposti verso la loro iniziativa. Comeavrebbero accolto la notizia che un colpo di Stato militare aveva destituito il Governo Libico diMuhammar Gheddafi? I nostri contatti a Tripoli, mi fecero incontrare con alcuni di questi Ufficialiin una sala da Te in centro a Tripoli. Erano 17, seduti in gruppi da quattro, in tavolini vicini, inmaniera da poter sentire tutti quel che dicevamo, ma senza insospettire il cameriere e laonnipresente polizia Libica e... non solo Libica (!?). Lasciando da parte i convenevoli, (eramolto pericoloso essere lì ed insieme ad uno straniero, anche se "Marinerò mercante!), suggerìsubito una soluzione per il primo dei loro problemi: "come avrebbe reagito l'OccidenteDemocratico ad un Golpe Militare in Libia?". Parlando al più alto in grado: un Colonnellodall'apparente età di 40 anni (dal nome impronunziabile... "baffo grigio ", lo chiamai in codice),ma, ben inteso anche dagli altri, dissi: "Vista la simpatia e la stima profonda che il "pazzo diTripoli" riscuote in tutto l'Occidente, sarete di certo ben accolti. Semmai i dubbi sorgono sul fattoche non ci sono garanzie che non si tratti semplicemente di una faida tra gruppi di potere... cheVoi siate veramente Democratici. Suggerisco di fare come i giovani Ufficiali dell'esercitoPortoghese nel '74, una bella Primavera dei Garofani di Tripoli" . Mi guardarono straniti ... nonsapevano cos'era!?.-"... Entrate in città con un garofano infilato nella canna dei fucili adimostrazione che si tratta di una rivoluzione Democratica e non di un golpe militare." - dissi,stupito del fatto che, davvero, non avevano mai sentito parlare della Primavera dei Garofani diLisbona e di Luanda. Vollero sapere tutto e mi ritrovai a fare il "Maestro" di storia. Ascoltavanoa bocca aperta le storie che raccontavo: "... il generale Spinola, la fuga dell'Oligarca CaetanoMarçelo, l'entrata a Lisbona delle Truppe Ribelli con un Garofano rosso infilato sulle canne dei

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fucili, la smobilitazione dell'esercito coloniale Portoghese in Africa, della Colonna Libertad inAngola, dell'invasione Sovietico-Castrista, del Generale Cubano Manuel Ochoa ..." Seppi che lacensura Libica, non permetteva di sentire notizie non gradite al Regime e, nel '74, la RAI TVItaliana non riusciva a riceverla nessuno. Seppi anche che, all'epoca, la maggior parte deipresenti, aveva poco più di dieci anni. Alla fine della "lezione di storia", il Colonnello Baffogrigio , voleva certezze su un eventuale appoggio Occidentale, perchè disse: il regime delPazzo, si regge sulla protezione Internazionale, ma anche interna, dell'URSS. Quì è pieno dispie Sovietiche, entrano come "Istruttori militari" e meccanici per riparare i nostri mezzi aerei(Mig21) e terrestri (carri T54), tutti di produzione Sovietica, ma, in realtà, fanno ben altro e, soper certo, concluse Baffo grigio, che si tratta degli uomini migliori di cui dispone il KGB.Concludemmo quella riunione che si era protratta troppo a lungo ...per un Te! e risposi che avreiriferito al Comando e, per il prossimo incontro ci sarebbe stata una risposta più precisa.Uscimmo alla chetichella, al porto ebbi problemi, era quasi mezzanotte ed il coprifuoco nonpermetteva ad uno straniero di far tardi fino a quell'ora: ma ero solo uno scemo che si era personei vicoli di Tripoli e non capiva una parola, ... mi lasciarono passare senza avvertire la"polizia speciale".In Italia ricevetti alla Spezia la visita dell'Uffi ciale di collegamento (uno nuovo, checonosceva il mio codice, ... erano quasi sempre "nuovi" ormai!) consegnai le carte di ritorno chemi avevano dato i nostri contatti a Tripoli ed a La Valletta e riferii il messaggio di Baffo grigio .Avrei avuto risposte certe nel prossimo scalo di Cagliari o di Palermo. Uscimmodall'Ammiragliato dove ero stato invitato per l'incontro e la consegna dei documenti: l'Ufficiale dicollegamento non mi era piaciuto ... non sembrava uno dei nostri, era tutto acchitato, profumavacome una puttana, aveva lo sguardo sfuggente ... non mi guardava mai negli occhi e, quando losalutai "stringendogli la mano", mi sembrava di aver preso la "zampetta di un gatto". L'Ultimavolta che ero stato lì, all'Ammiragliato, c'era il Numero 1 ... che fine aveva fatto? ... non potevochiederlo a quello lì, e nemmeno avrei voluto!.Rividi la mano morta (zampetta di gatto) dieci giorni dopo, a Palermo, eravamo diretti a Tunisie da lì a Bengasi e Tripoli. Mi diede due passaporti ed un carteggio, chiusi in un plico sigillato,da consegnare al nostro contatto a Tripoli e mi disse che nessuna decisione era stata presa per"Baffo grigio ". "Comunichi di attendere risposta"- furono le sue ultime parole scendendo dalTraghetto (mi raggiunse nella mia cabina per consegnarmi personalmente le carte).A Tripoli, dieci giorni dopo, riferii il messaggio al nostro contatto ... lo stesso dell'altra volta,buon segno! e gli consegnai il plico sigillato. Due ore dopo ritornò seduto al fianco delconducente del camion che era salito sullo scivolo del Traghetto per caricare i container chetrasportavamo sul ponte. Si fermarono con la cabina di guida davanti all'oblò che dava nellocale macchine, gli passai prontamente le casse di J.B & Jhonny Walker che fecero spariresotto la cuccetta e proseguirono verso il ponteggio di carico containers. Allo sbarco passaronodavanti alla polizia portuale ed alla "speciale" che non sospettò di nulla ed uscirono indisturbatidal porto con i documenti "riservati" e dieci casse di Scotch-Whisky dirette a Tripoli-città.Sbarcai "senza incidenti" a La Spezia, il 9 Marzo 1 983. Nessuna decisione mi era statacomunicata riguardante il Colonnello "Baffo grigio ", ma non posso escludere che altriabbiano svolto quell'incarico.Durante la Telefonata dei primi d’Aprile 1983, mi fu ordinato di presentarmi in un Hotel in Ruedu Maroc a Tunisi. Lì, al più presto, sarei stato contattato da attivisti di "Akbar Maghreb " equesto fu il nome in codice di quella missione : Operazione Akbar Maghreb.La missione consisteva nel prendere contatti con un movimento patriottico NordAfricano che si definiva Akbar Maghreb e che si prefiggeva di unificare il Nord Africa in unagrande Unione Democratica e federale del Maghreb, "Grande Maghreb " appunto. Ebbil’indirizzo dell’Hotel in Rue du Maroc a Tunisi e di un magazzino in Rue Sidi Mandri n. 8 aTetouan ai piedi del Rif, in Marocco . Là sarei stato avvicinato da esponenti del Movimento.

(Chez Younes)Volevano tentare di rovesciare il Regime del Dittatore Alì Ben Bourghiba di Tunisia (filosovietico, anche se moderato, cioè "non allineato", ... come la Cuba di Castro, la Jugoslavia di

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Tito e la Libia di Gheddafi, per esempio) e quello di Benjedid Chadli d’Algeria (anche Lui nonallineato, come gli altri!) e provocare la rivolta dei Berberi del Rif, in Marocco, per costringere ilRe, Hassan II del Marocco, alle aperture Democratiche di una Monarchia Costituzionaleassumendo, così, anche la guida del Movimento Akbar Maghreb. In sintesi un obiettivoambizioso, ma gli aderenti erano molti e tanti di più avrebbero aderito in una seconda fase. Anoi interessava la parte che riguardava il rovesciamento dei Regimi filo Sovietici dei Dittatorid’Algeria e di Tunisia, continuando così a spezzare l’accerchiamento Sovietico dell’U.E.O.Inoltre, Akbar Maghreb, avrebbe indebolito la posizione, nel mondo Arabo, del ColonnelloGheddafi e degli altri Tiranni filo Sovietici o Integralisti Islamici che finanziavano il terrorismo e laTirannia nel mondo. Il Comando era anche preoccupato dei Piani del Cremlino che, in appoggioa Muhammar Gheddafi e per farlo uscire dall'isolamento Internazionale in cui era tenuto,stavano organizzando unioni Anti-Occidentali tra paesi del Maghreb e la Libia. La prossima"Unione" in preparazione era di nuovo con la Tunisia di Ben Bourghiba, prevista esattamentedieci anni dopo il primo tentativo ... nei primi mesi del 1984 (ancora una volta rovinammo lafesta ai Sovietici, questa volta con la Guerra del pane Maghrebina). Ero autorizzato a riferire, adAkbar Maghreb, che avrebbero potuto avere, in una seconda fase, appoggio DiplomaticoInternazionale se avessero dimostrato di poter portare il Nord Africa verso le riformeDemocratiche.Gli incontri avvennero più volte in quel 1983 , fino allo scoppio della "Guerra del pane", nelcapodanno ‘83-84. Fu chiamata così perchè il pretesto per la rivolta popolare fu il raddoppio delprezzo della farina. Per troppi avrebbe significato la fame ... in tutto il Maghreb!.Organizzandomi per il viaggio, approfittai, per avere un aspetto il più innocuo possibile, diquanto, in quei giorni, mi chiedeva un amico d’infanzia. "Sto per diventare cieco. Una malattiaalla retina mi sta portando alla cecità. Ma, prima di perdere la vista del tutto, mi piacerebbevedere qualcosa di diverso, un pò di mondo ! "- mi disse. Pensai che Franco aveva un aspettoda ragazzo tranquillo ... proprio quello che faceva al caso mio. "Parto per il Nord Africa - gli dissi- una "vacanza" di qualche settimana. Prenderò il Traghetto per Tunisi, poi in treno fino inAlgeria e proseguirò con la visita del Marocco. Perché non vieni con me ?." Si dimostròentusiasta all’idea, ma aveva un problema : poco denaro !.Anche considerando solo i biglietti A/R ciò che aveva non bastava., ... e poi c’erano gli hotel,il vitto ... etc. Avrebbe proprio voluto farsi il viaggio e così dissi : Hai un guardaroba ben fornitose ricordo bene !, non c’è qualcosa di vecchio, nel senso di fuori moda, ma in buono stato, di cuiti potresti disfare ? Si -rispose Franco. Bene !, fammi vedere. A volte, trovandomi in difficoltàall’estero, me la sono cavata vendendomi la roba. Qualcosa si può ricavare e, se mancheràancora qualcosa ci penserò io. Passammo qualche ora a riempire una valigia di abiti smessi e,fatto questo, facemmo i biglietti per Tunisi ... la prima tappa dell’operazione Akbar Maghreb.A Tunisi, venduta rapidamente la "mercanzia di Franco" (grazie all’interessamento dei mieicontatti che scherzarono sul fatto che, di sicuro, non eravamo Americani ... con le spese !),prendemmo il treno per Algeri, dopo aver fatto visitare a Franco anche le rovine di Cartagine. Lapiccantissima cucina Tunisina non era stata di suo gradimento : "ormai, sento il peperoncinoanche nel cappuccino!" fu il suo ultimo commento, lasciando Tunisi. In Algeria non ci fupermesso il transito. La polizia ci perquisì a fondo e ispezionò anche il treno su cui eravamo.Trovarono persino una moneta da 100 lire e la riconsegnarono a Franco : gli era caduta dietro isedili ... ! ?. Non so come, ma sapevano qualcosa ed era il caso di fare marcia indietrosenza discutere troppo.Rifacemmo il viaggio verso Tunisi. Feci presente la cosa al comando che mi disse diproseguire in aereo verso Casablanca. Avrei avuto un altro appuntamento con gli emissariAlgerini di Akbar Maghreb, forse, ad Al Hoceima. Oppure, avrebbero mandato qualcun altro perl’Algeria. Franco fu ben felice di poter riprendere il viaggio verso Casablanca. La città glipiacque molto, anche il nostro agente a Casablanca gli riuscì simpatico, non facevano cheridere di tutto durante i trasferimenti. Ci spostavamo in autobus, davamo meno nell’occhio.Raggiungemmo Rabat, Meknès, Fès e ci fermammo qualche giorno ospiti di tribù Berbere sulRif, nell’Atlante. Presi i contatti richiesti e, a missione conclusa, rientrammo a Casablanca perqualche giorno di relax. Visitammo la città, la Casbah, la Nouvelle Medina, i ristoranti migliori e

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... le luci rosse dei "cafè Americain" di cui la Città era piena e dove si faceva la danza delventre. Rientrammo verso l’Italia dopo circa venti giorni. I soldi erano finiti e viaggiammo in treno: Casablanca-Tangeri, traghetto per Algesiras (in Spagna) e treno per Madrid-Barcellona-Montpellier-Genova. Era il mese di Maggio 1983. E questo è tutto ciò che sodell’operazione Akbar Maghreb.Tunisi era in fiamme nel capodanno ‘83-84, i ribelli di Akbar Maghreb si lanciavano sulleautoblindo con bottiglie molotov, incendiavano i carri armati e non ripiegavano anche se falciaticon le mitragliatrici dagli elicotteri. Costò migliaia di morti quella rivolta, ma anche il potere aBen Bourghiba. Ero nell'Avenue Alì Ben Bourghiba, quando i ribelli di Akbar Maghreb saltavanosulle autoblindo con le bottiglie molotov in pugno, ed ero ancora là quando, dopo la resa delGoverno, i ribelli saltavano sulle stesse autoblindo, con le bandiere rosse di Akbar Maghreb inpugno al posto delle bottiglie incendiarie (Rosso era il colore scelto da A.M per l'UnioneFederale degli Stati del Maghreb, niente a che vedere con i Sovietici, era il rosso della bandieraTunisina e Marocchina e della mezza luna Algerina). Il Governo cercò di salvarsi incolpando deimassacri il Ministro degli interni, ma di lì a poco fu costretto a dimettersi. In Algeria invece ilF.I.S (Fronte Islamico di Salvezza) dimostrò di essere più forte di A.M. ma questo fece fallire laGuerra del pane e non diede la vittoria al F.I.S. La stessa cosa avvenne in Marocco, dove iBerberi del Rif si ribellarono ad un aumento delle tasse doganali che, di fatto, li affamava e dopoalcuni scontri vittoriosi a Tetouan e Chefchaouen, ottenuta dal Re Hassan II° l’abrogazione delleNuove tasse, riposero le armi.

(Campo di addestramento Berberi e Tuareg di Akbar M aghreb ai piedi dell'Atlante:Tabelballah)Nel frattempo, nel 1984, fallito, ancora una volta, il tentativo d'Unione con la Tunisia, laLubianka, riuscì a portare a termine l'Unione tra la Libia di Gheddafi ed il Regno del Marocco diRe Hassan II°, ...ma non era ancora esecutiva! .Fu per questo che mi venne ordinato di continuare a tenere i contatti con gli attivisti di AkbarMaghreb anche dopo le battaglie di Tunisi ed Algeri e di organizzare la resistenza Democraticaanche addestrando, in tutto il Maghreb, gruppi di guerriglieri da impiegare "stay-behind " (dietrole linee), nel caso che il Maghreb, effettivamente, fosse divenuto una colonia Sovietica ostileall'Europa Occidentale. Tutta la storia di questo periodo si può riassumere in un pellegrinaggiotra campi Beduin e Tuareg (nomadi del Sahara) e Tribu Berbere dell'Atlante, durante il quale,accompagnato dai capi di A.M. insegnai le tecniche di guerriglia ed addestrai, così come potevo...dati i scarsi mezzi, i Volontari Democratici della Federazione Maghrebina a nonarrendersi alle Dittature prossime venture!.Io fui fatto prigioniero sul Rif, a Novembre ’85 (il 19-11-'95 ...credo) (Forse ... è solo unsogno!) e venni imprigionato nel Carcere di Tetouan con altri 700 Ribelli di Akbar Maghreb, maanche del F.I.S. Non rivelai la mia identità e fui accusato, come tutti gli altri, di aver violato leleggi doganali del Regno. Fui visitato in Carcere dal Console d’Italia a Tangeri al quale, certo,non rivelai la mia identità. Gli protestai le condizioni inumane in cui venivamo tenuti tutti e leviolazioni delle Convenzioni Internazionali sui Diritti dell’Uomo. In particolare la pratica dipunizioni corporali e torture praticate sui prigionieri: un cittadino Tedesco, di religione ebraica,"sospettato" di essere una spia Israeliana, era stato portato quasi alla follia attraverso la suachiusura, in isolamento, in una cella speciale chiamata "cascio" (una cella dove era impossibilestare sdraiati e, periodicamente, si veniva bagnati a secchiate d'acqua), ricordo che fu liberatograzie all'interessamento del Consolato di Germania, si chiamava Rainer P... ; un cittadinoSpagnolo, di Barcellona, che insieme ad altri pescatori di Malaga avevano sconfinato in acqueMarocchine, fu prelevato dalla cella che condividevamo insieme ad altri 12 prigionieri (... in unacella di cinque metri per quattro, dove dormivamo per terra, con una vecchia copertapidocchiosa per unico giaciglio), legato e frustato sotto la pianta dei piedi, non potè camminareper settimane; un giovane ribelle Maghrebino venne tenuto nel cascio così a lungo che persel'uso delle gambe divenendo paralitico e ... non fu rilasciato!; numerosi altri episodi di violazionidei diritti umani feci presente al Console d'Italia che venne a visitarmi in Carcere, ma non mipare che fece nulla. Tra le altre, denunciai le violazioni subite da me stesso, che venni tenuto

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per otto giorni in un "cascio", in riva al mare, senza mangiare e con l'unico riparo al freddo di unvecchio tappeto nel quale mi avvolgevo la notte ...senza però potermi sdraiare a causa dellamancanza di spazio. Fu durante quel periodo che mi si incarnirono le unghie dei piedi, ma nonpotei farci nulla : passerà - pensavo, come mi diceva il mio vecchio: Tutto passa nella vita,passerà anche questa! La stessa cosa che dissi quando mi ritrovai aggredito dalle cimici etormentato dalla scabbia, era un problema comune a tutti lì dentro: "Ti danno gli anticorpiItaliano! " - dicevano gli altri prigionieri - "senza i morsi delle cimici e delle pulci, chissà ch ealtra malattia da sporcizia potremmo buscarci quì d entro" . Eravamo tenuti nei sotterranei diuna vecchia fortezza Spagnola dell'epoca coloniale. Due (a volte tre) giorni alla settimana,venivamo condotti all'aperto per mezz'ora d'aria, eravamo talmente abituati al buio che teneregli occhi aperti era impossibile, lacrimavano abbagliati dalla luce e, certo, non potevo chiedereun paio di "Ray-ban" ad una di quelle guardie. Erano letteralmente demoniache! Devo dire,però, che a me mi rispettarono sempre. Anche quella volta che, non potendo davvero piùcamminare, chiesi ad uno di loro di strapparmi le unghie incarnite. Lo fece rapidamente e bene,un colpo secco con le pinze e volarono via entrambe le unghie dei pollici. Fecero male per unpò, ma dopo qualche giorno andò meglio e pensammo alle altre ... un vero amico! . In quelcarcere potei sopravvivere grazie all'aiuto dei prigionieri di Akbar Maghreb e delle loro famiglie.Gente povera, ma generosa, riuscivano a portare in carcere pane ed altre vivande e ledividevano con me e con quanti non avevano nessuno che potesse provvedere. Il vitto chepassava il carcere era da campo di concentramento delle SS. La mattina, per colazione, unbicchiere di acqua calda ... per chi aveva il bicchiere! ed io non ero tra questi: serviva ariscaldare lo stomaco e, dopo l'intirizzimento della notte, sembrava un caffè espresso (... con unpò di fantasia!). A volte per pranzo ci portavano un pentolone d'acqua calda dove potevacapitare di trovarci qualche legume e/o qualche pezzo d'ortaggio, altre volte la "besara", unapolenta fatta con la farina di fave, (quella era veramente buona ...quanto rara) e a volte niente!.Ogni Lunedì e Giovedì venivamo incatenati gli uni agli altri e trascinati nei sotterranei delTribunale, portati davanti alla Corte che parlava in Arabo e poi riportati nei sotterranei dellaFortezza di Tetouan. Così è stata la routin di quei giorni per circa due mesi. Già, tuttodiventa routin, anche le cose peggiori! Erano diventate una "routin di vicinato" anche le visitereciproche che una guardia ci permetteva con un cittadino della Federazione Elvetica, PhilipB..., un camionista arrestato, per non so più quale infrazione doganale, durante il transito inMarocco, e che era precipitato di colpo in quell'inferno, facemmo amicizia, ma non potevamostare nella stessa cella ... io ero nella cella "especial", con i prigionieri politici, gentepericolosa! Philip ne ebbe per poco, uscì il 6 Gennaio 1986, per tornare nella sua amataSvizzera. Ricordo con esatteza la data della sua Liberazione perchè mi promise che avrebbetelefonato a mia moglie in Italia (ci era vietato, a noi sospettati di appartenere ad AkbarMaghreb , di comunicare con chicchessia) e lo fece. Una volta Libero, Philip, tornò alla fortezzae disse ad una guardia di riferirmi che non aveva parlato con mia moglie, ma che qualcuno, inItalia, al numero che gli diedi, gli aveva detto che era all'Ospedale e che, il giorno prima, eranato mio figlio . La guardia mi disse, attraverso le sbarre: "Italiano tienes un Hijo macho, selama Marco ... como Marco Polo". E, da quel momento, tutto la fortezza-carcere di Tetouan, iprigionieri (non solo quelli di Akbar Maghreb) ed anche le guardie, mi fecero gli augurichiamando mio figlio Marco Polo per giorni e giorni. Ero molto popolare, tutti sapevano chiero, solo i Giudici non lo sapevano ... o si !?Il Tribunale del Marocco, riconoscendo la valenza politica delle azioni di Akbar Maghreb ,anche se non seppe mai con certezza se ne facevo parte e cosa ci facesse un "Marineromercante en Transito para l'Italia sulle montagne d el Rif ", ordinò la mia Liberazione dopodue mesi di Carcere, ma per poter lasciare il Marocco dovevo pagare una multa di Dieci milionidi lire italiane . Non avevo alcuna intenzione di pagarla. Ma, mia moglie, informata dal Consoledi quello che mi era capitato e di dove ero, senza chiedere il mio permesso, pagò quella sommacon un bonifico della nostra banca. (Mia moglie non sapeva altro di me se non che ero unmarittimo, ed in quella occasione sapeva che ero stato arrestato perchè, sbarcato nel porto diCeuta , - all’epoca porto franco Spagnolo sul lato Marocchino dello stretto di Gibilterra - fuitrovato in possesso di cinque orologi non dichiarati alla dogana Marocchina, mentre ero diretto

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all’aeroporto di Tangeri per rientrare in Italia). Mia moglie era incinta e le notizie che il consolatole dava la preoccuparono molto, per questo pagò ! Lasciai la fortezza di Tetouan e gli amici chetrovai anche lì: il piccolo Harmido , deforme perchè colpito dalla poliomelite da piccolo, che siarrampicava meglio delle scimmie sulle sbarre del carcere fino a raggiungere la luce del sole, inalto, dove stendeva, per tutti noi, il "bucato" che, nonostante tutto, riuscivamo a fare; il giovanetedesco Fritz F ... di Norinberga , arrestato perchè, dopo una vacanza in Marocco, pensò benedi guadagnarci vendendosi l'auto, una Mercedes fiammante, ad un prezzo doppio rispetto aquello pagato in Germania ... non facendo i conti con la durissima legge doganale Marocchinache gli sequestrò l'auto, il denaro ricevuto e gli impose una multa che non poteva pagare:duecento milioni di Dirham, mas o meno! ; Abdel Crim, Abdel Hafid, Boulima, Hakim,Ahmed e il vecchio Berbero del Rif, di cui non rico rdo il nome che, fermato dalle guardiedel Re mentre cavalcava tranquillo sulle sue montag ne, (aveva 82 anni!) fu trovato inpossesso di una borsa di "Kefe", il tabacco per la sua pipa! Gli fu detto che era droga,che si chiamava maryjuana e che era proibita... fu arrestato perchè oppose resistenza alsequestro del tabacco "per la sua pipa!". E tutti g li altri ... non li rividi mai più, nemmenoloro.Rientrai in Italia il 4 febbraio 86, col volo Tangeri-Madrid-Roma, e mi presentai subito a farerapporto al Ministero della Difesa Ufficio X°. Però non lo trovai più. Credendo di averesbagliato (mi era capitato altre volte) uscii e rientrai più volte ... ma non avevo sbagliato ! "ViaXX Settembre ,8 ... traversa di via Nazionale, ... è quì!" Chiesi ad un usciere, che mi sembravadi avere già visto lì in passato, notizie sull’Ufficio X° e sul Generale (che non vedevo da noveanni!). Mi svillaneggiò deridendomi in Romanesco e mi disse di provare a cercarlo in Sud Africa.Gli chiesi soddisfazione, ma si rinchiuse in un Ufficio e chiamò i Carabinieri che mi "intimarono"di lasciare il Palazzo. Non potendo fare altro andai via. Rientrai a casa, a conoscere mio figlionato il 5 Gennaio 1986, mentre ero in Carcere a Tetouan, sul Rif ... per ’Italia! Per fortuna miamoglie ... era mia moglie e si ricordava di me ! . Conobbi mio figlio, era bellissimo !Dopo qualche settimana , guarito dalla scabbia, dai pidocchi, dalle cimici e, superati i postumidell’operazione alle unghie dei piedi (dopo che me le estirparono nel carcere di Tetouan, miricrebbero incarnite, dovetti essere operato in Italia), il tutto dovuto alle dure condizioni delcarcere di Tetouan, volli capire cosa era accaduto. Tornai a Roma, al Ministero della Marina,Maripers, Divisione 1 ed altri Uffici. Riuscii a farmi aiutare dicendo che si trattava diricostruzione di carriera a fini pensionistici, diedi i miei dati ed il numero di matricola. Alla fine diuna accurata ricerca risultavo congedato di Leva il 14/12/ 1973 con il grado Comune di I°classe !? . Ero un Ufficiale di Gladio ... l'ultimo grado da me ricoperto è stato quello diCenturione che, per me, appartenente alla Marina, e quivaleva a Comandante di Vascello... non risultava più niente!!!CANCELLATO ! Cancellato tutto, cancellati tutti, co me bestie da macello, carne dacannone!

(Crocefixio Gladiatorium)Non mi ero mai sentito così. Non sapevo più che fare. Ci pensò il Guardia Marina che miaveva aiutato a "ricostruire la mia carriera". Viste tutte le "menzogne" che gli avevo raccontato,aveva chiamato i Carabinieri. Andai via prima che arrivassero ... che avrei potuto raccontare?.Tornai a casa, tentai anche di rintracciare qualcuno ma chi? ... come?. Quelli che avevoconosciuto personalmente li avevo anche visti morire e della mia Centuria, la II° Lupi , erorimasto solo. Della I° Centuria Aquile non avevo saputo più nulla dai tempi dell’offensiva delTet in Vietnam. Era una Centuria composta di Aviatori, elicotteristi, paracadutisti e simili.Sapevo, per averlo sentito dire su quell’aereo, che avrebbero proseguito il volo verso la catenadell’Annam, si sarebbero dovuti paracadutare a circa 100 Km a Nord Est di Saigon e sabotarestrade e ponti, esattamente come noi. Ma non ne seppi più nulla da allora. Anche la base diPoglina, ad Alghero, era stata chiusa, ma io, poi, non ci sono nemmeno mai entrato. Pensaiche, se ci fossi andato, avrebbero chiamato i Carabinieri anche lì. Da allora sentii spessoparlare di Gladio come di una associazione a delinquere con finalità di Terrorismo, composta dineo-fascisti. Io, invece, di fascisti tra i miei commilitoni non ne ho mai conosciuti e mi chiedevo

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di chi parlassero tutti!. Ripresi a fare il mio lavoro di "copertura", fortuna che avevo quello!. DelDenaro che mi veniva "investito in Titoli di Stato a Lungo Termine", fin dal 1973/74,naturalmente, non ne seppi più nulla !Quell'anno seppi anche di un bombardamento Americano su Tripoli, dovuto alle intimidazionidi terrorismo che il Colonnello Libico continuava a fare (adesso ha smesso!) e che, un migliaiodi giovani Ufficiali Libici erano stati fucilati, per ordine di Gheddafi, perchè stavano organizzandoun colpo di stato contro il suo Regime. Sono cose che leggevo sulla stampa e già vi ho dettoche attendibilità gli do ormai! Tuttavia pensai lo stesso a "Baffo grigio" ed a tutti quei ragazzi aTripoli ... mi augurai che non fossero notizie vere, ...anche perchè a nessuno sembravaimportare un gran che!Mi occupai anche di una cooperativa edilizia . Volevamo farci una casa con mia moglie, main Italia, se non ci si mette in cooperativa non si trova nemmeno un palmo di terra dove fare unabaracca. Le vigliaccate che ho subito dalle Autorità Italia ne anche in merito a quellavicenda, sono oggetto di ulteriore ricorso alla Com missione Europea per i Dirittidell’Uomo, Registrate al Ricorso n.31230/96 Procedu ra III°, le potrete conoscere"prossimamente quì ! " non appena la Commissione toglierà il riserbo su quegli Atti. Ma viposso anticipare che, sulla base di falsificazioni di prove , ottenute attraverso fotomontaggied un numero incredibile, quanto evidente, di false Testimonianze, fui condannato da simili"Loro" Autorità Giudiziarie Italiane a sei mesi di reclusione e spogliato di ogni avere ! ! ! .(Ciò anche in violazione di tutti i miei Diritti Processuali di cui all’Art.523/5 del C.p.p. "violazioni apena di nullità!"). Potete già da subito, però, farvene un idea leggendo la memoria difensivacorredata dei documenti, che provavano l'uso di falsificazioni di fotocopie e di falsetestimonianze da parte di chi mi accusò e derubò nel 1991, approfittando di quel "provvidenzialearresto!" cliccando su: Memoria 5-11-94 per leggere i documenti citati dovrete aspettare che iomi sia attrezzato di scanner, vedrete che razza di porcheria sono "certi Processi " in Italia!. Macirca la veridicità di quanto affermo, state tranquilli, io non mento ... non sono mica ungiornalista!!!Quest'altro Processo vergognoso, mi ha visto condannato sulla base di falsità documentali etestimoniali, come ho ampiamente dimostrato in Appello, dove il 10 Febbraio ’97 sono statoassolto perché il fatto non sussiste ... DOPO SEI ANNI ! ! ! . Non appena potrò disporre diuno scanner, come detto, potrete leggere tutti quegli Atti in questo web, vi renderete così contoin che mani siete tutti ! in che mani è l’Italia ! ! !. Dopo sei anni la corte d’Appello mi haassolto : perché il fatto non sussiste !. Ma il nostro denaro , sottrattoci dalla cooperativaedilizia con l’inganno ... non ci è stato ancora re stituito !. C'è stato un Ricorso inCassazione, da parte della Cooperativa e della Proc ura Generale, che aveva il solo scopodi permettere ai delinquenti di avere il tempo di c orrere da un Notaio e spartirsi i mieibeni prima che io chiedessi il sequestro ... esatta mente ciò che hanno fatto grazie a similicomplicità!. Una vergogna dietro l’altra, si compor tano come una vera banda di predoni.E, per quanto mi riguarda, ... lo sono!Nel 1989 lessi, sul Giornale, che il Generale Manuel Ochoa era stato arrestato a Cuba perordine di Fidel Castro ed accusato di trafficare Droga insieme al Generale Noriega, exPresidente della Repubblica di Panama, detto "Cara de Pina" (faccia d’ananas in Italiano)perché aveva la faccia rimasta butterata dal vaiolo, che aveva avuto da ragazzo. Non credettiad una sola parola di quello che leggevo. Pensai che un idealista come lui faceva ombra alLeader Maximo e, in una Dittatura, questo è inaccettabile. Inoltre, ricordai quello che diceva ilnumero uno, circa l’attenzione riservata dalla Lubianka alle "ombre" di Castro ed al "vizietto dacapitalista" di Ochoa di portare i Ray-ban . Senza contare che i suoi "Barbudos" lo adoravano, el’unico modo per eliminarlo era questo : la Diffamazione e la Calunnia. In questo "Loro" sonomaestri, potrebbero dare lezioni a Belzebù e, Noi, ... non escludevamo che lo avessero fatto,aprendo dei corsi apposta per questo! Tentai di essere ammesso al Processo per testimoniare,mi rivolsi alla loro Ambasciata. Senza nulla osta non potevo andare all’Havana, rischiavo direstarci come un pollo!. Non mi risposero nemmeno. Capii che era stato condannato a morteprima ancora che iniziasse il processo.

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Seppi in seguito che chiese di morire da soldato, f ucilato. Ma non gli fu concesso e fuimpiccato come un bandito. Forse Voi non capirete la gravità di questo, non siete militari, ma èstato un grave affronto !. Il classico Modulo Kennedy non poteva essere messo in atto con lui:non c’erano guerre, o progetti di guerriglia, dove inviare Ochoa "insieme ad una soffiata! "(come da Modulo Kennedy, modificato per Guevara). Ripescarono il prontuario "purghe diStalin " e ne fecero un’altra: un classico da manuale anche questo. Aveva proprio ragione ilnumero uno : non hanno più fantasia ... sono davvero in decadenza !Ma Voi, ditemi, avete mai sentito di uno spacciatore di droga che, anziché rimettersi allaclemenza della Corte, o tentare di avere la grazia, o qualsivoglia beneficio ... pensa, invece, alsuo Onore di soldato e chiede di essere fucilato, anzic hé impiccato ?.Questo era Manuel Ochoa "Silverado", Colonnello di "Cuba Libre" con Cienfuegos eGuevara Ernesto detto el Che. Generale Comandante della "Divisione corazzata Guevara"che, in Africa Occidentale, nella valle del Katanga, ci rese l’Onore delle armi, risparmiandoci lavita e rispettandoci certo di più di quanto non abbia mai fatto la nostra stessa Patria! Un Pusherda impiccare secondo Castro ed i suoi "amici". In realtà, Lui ed altri, caduto il muro diBerlino, si illusero che anche il Regime Castrista potesse cadere ... un'illusione che pagaronocara!Credo che in quei momenti abbia riflettuto sul suo passato di combattente per un Regimeper il quale era anche disposto a morire, ma in battaglia, non impiccato come un bandito.

(La Giustizia e la Legge)Io, comunque, saputo dell’avvenuta esecuzione, mi recai nella spiaggia di Poglina una sera,non visto, come un ladro che si deve nascondere e, anche a nome di tutti coloro che c’eranoe sono stati cancellati, gli resi l’Onore delle Armi. Nemmeno Lui si era mai arreso,nemmeno Lui lo aveva richiesto, ma anche Lui, a "Nostro" avviso, se lo era guadagna tosul campo!!!Sentivo di doverglielo a quel Generale Cubano a cui piacevano i Ray-ban ... mi ricordai che,laggiù nel Katanga, pensai proprio che non avrebbe avuto vita facile, ...nè lunga, oltre cortina,con quei "vizi da capitalista! ".Pochi mesi dopo seguii la stessa sorte di Ochoa, fui vigliaccamente accusato "di nuovo ",da un sedicente "collaboratore " (... collaboratore con chi? e perchè!?) di spaccio di pochigrammi di hashish ed arrestato, processato e condannato, da una banda di farabutti travestiti daPubblici Ufficiali della Repubblica Italiana, tra i quali lo stesso sottuff. L'aiola che mi arrestò nel1980. Ancora una volta falsificando prove e testimonianze e impedendomi di provare che diquesto si trattava!Io però, mi sono battuto per la Democrazia ed il Di ritto, non mi si è potuto assassinare, hopotuto rivolgermi alla protezione insita nel nostro codice leviatanico e tentare di ottenereGiustizia, anche se troppo lentamente e dopo tutte le indicibi li umiliazioni sofferte.Diffamazione e Calunnia.<< Io però, mi sono battuto per la Democrazia ed il Di ritto, non mi si è potutoassassinare, ho potuto rivolgermi alla protezione i nsita nel nostro codice leviatanico etentare di ottenere Giustizia, anche se troppo lent amente e dopo tutte le indicibiliumiliazioni sofferte. >>Il resto è storia recente e fa parte dei miei Ricorsi alla Commissione Europea per i DirittiUmani e delle Denunce alle Istituzioni Nazionali, ai sensi degli art.13 e 25 della ConvenzioneEuropea, per gli abusi e le umiliazioni che sono stato costretto a subire da Gaglioffi edimpostori. Ma, scrivere qui anche di questo, sarebbe troppo lungo, noioso e costoso.Forse, anzi sicuramente, in seguito, se questa iniziativa vedrà il vostro favore, vi metterò incondizione di poter entrare, attraverso Internet, fin dentro il ventre della bestia , pubblicandotutti gli atti dei numerosi procedimenti giudiziari di condanna in primo grado e di assoluzione inAppello, che costituiscono la persecuzione giudiziaria che ho denunciato alla CommissioneEuropea per i Diritti Umani di Strasburgo .Potrete assistere in maniera virtuale, in prima persona, alle simulazioni di reato ed allecalunnie, organizzate contro un cittadino inerme, da una cosca di farabutti ed i loro complici

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"traditori" insinuatisi nelle Istituzioni Repubblicane. Il tutto sarà provato dagli stessi attipubblici da "Loro" costruiti e falsificati. Ma, per fare questo, dovrò attrezzarmi di unoscanner e, soprattutto, imparare ad usarlo!Ve ne anticipo una per tutte : In data 2 Marzo 1991, alle ore 12:00, fui tratto in arresto inun bar sotto casa mia, mentre prendevo un caffè, da solo. Un "sedicente collaboratore" (inrealtà un noto spacciatore locale e confidente), colto in flagrante possesso di hashish, disse allapolizia di averla acquistata da me, poco prima del suo arresto, in una pineta vicina. Negai il tutto(non c’era pericolo, questa volta, che incriminassero mia madre, appena defunta, e/o mio Padreche, alla notizia della morte di mamma, fu colto da un ictus ed era in ospedale paralizzato, tra lavita e la morte) e, nonostante i sopralluoghi effettuati evidenziassero l’inattendibilità delleaccuse e l’impossibilità di commettere quelle azioni, così come il "sedicente collaboratore"aveva raccontato, fui portato in carcere. Il Commissario Malloni, il Brigadiere L'aiola ed altri treagenti di polizia, avevano firmato la relazione di Servizio, 2 Marzo 1991 , con la quale "DavanoAtto " di avermi visto, con la mia auto e con Carta Vincenzo (il collaboratore) a bordo,recarmi nella pineta (indicata dal pentito) passando da una strada che non era, in alcunmodo, transitabile ... come risultò agli stessi age nti, con i sopralluoghi !. Questo reseattendibili, per il Tribunale, le accuse del Delinq uente calunniatore .Pochi giorni dopo, esattamente il 6 Marzo 1991 , nella cella dove ero stato rinchiuso, poteileggere, sui giornali locali, Nuova Sardegna e Unione Sarda che ero stato arrestato in unapineta ; in flagranza di reato ; con la droga ancor a in tasca : ...mentre la spacciavo al"confidente", il quale, a quanto leggevo sui giorna li, ... non appariva più essere statocolto in possesso di alcunchè ! ! ! La droga (5 grammi di hashish) sarebbe stata addosso ame e sulla mia auto ! ? (ancora una volta la stessa trappola ... sono davvero in decadenza!!!).Protestai vivamente e denunciai per diffamazione a mezzo stampa i giornali e le TV locali,ma, a tutt’oggi, dopo sei anni, nulla è stato fatto , (alla faccia dell’obbligatorietàdell’azione penale !). Eppure, che quelle notizie erano false, lo sapevano bene anche iMagistrati che mi arrestarono e condannarono ! - .. . Davvero un potere immenso quellodella stampa ! ! ! - ripensavo in carcere.Nel Maggio 1994, esattamente il 16, presentai un Esposto sul comportamento di quei Giornaliall’Ordine Nazionale dei Giornalisti, ma non mi risposero nemmeno. Lo presentai in copiaper conoscenza anche al Capo dello Stato, al Minist ero di Grazia e Giustizia ed allaCommissione Europea. Le "Autorità Nazionali" rinvia rono a Giudizio me per Calunnia aRoma!?.La Commissione Europea, dopo aver ottenuto l'Archiviazione di uno dei due Procedimenti perCalunnia sul medesimo Esposto del 23 Luglio '93 : perchè era una chiara violazione dei mieiDiritti fondamentali di cui agli Art. 25 e degli ac cordi di Londra del Maggio 1969, staesaminando attualmente la violazione dei miei Diritti fondamentali di cui all'Art.13 dellaConvenzione. Tutta questa parte della vergogna (non certo la mia!) che vi racconto, la poteteleggere sul Collegamento ipertestuale che chiamo: Roma VI°Non vedendoci chiaro nel Rinvio a Giudizio per Calunnia, chiesto dal P. M. della Procura diRoma, Dr. Buchicchio, ed ottenuto il 17-11-94, dal G.I.P. di Roma Dr. Pazienti (in mia assenza,peraltro, come leggerete, giustificata), ho inviato un documentato Esposto (l'ennesimo!) allaProcura della Repubblica presso il Tribunale di Perugia (competente ad indagare sull'operatodella Magistratura Romana), chiedendogli di voler aprire un indagine finalizzata a verificarequali fossero le reali ragioni del rinvio a giudizio per calunnia del sottoscritto ... quando, con lestesse produzioni documentali e testimoniali allegate all'Esposto inviato alle massime autoritànazionali ed Europee, dimostravo che il calunniato ero io!. Calunniato da tutti coloro che,invece, la Procura di Roma, in persona del Dr. Buchicchio, identificava come parti offese ... dame!?. Inoltre, chiedevo di sapere che fine avessero fatto tutte le documentazioni probatorieallegate all'Esposto e delle quali non si faceva menzione nel rinvio a giudizio suddetto,ipotizzandosi perciò il reato omissione di Atti d'Ufficio e favoreggiamento nella simulazione deireati e delle calunnie che avevo subito e denunciato. Potrete capire meglio quest'altra vicendaleggendo il capitolo relativo nel collegamento ipertestuale riguardante Perugia

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Tutte le notizie riguardanti le mal'azioni dei Processi riguardanti il sedicente "Collaboratore"Carta Vincenzo le potete apprendere meglio nell’allegato "Revisione " e, quando sarà possibile,in tutti gli altri Ricorsi alle Autorità Europee. Non temo smentite in quanto si tratta di AttiGiudiziari dal tenore indubbio. Anche se, nell’ombra , certe "Loro " autorità, mi hannodimostrato di essere capaci di tutto.Fu Gesù Cristo a dire: "Chi fa il male teme la Luce e la sfugge ... perchè nella Luce siscoprono le sue opere!" Povero Cristo, Lui doveva s aperne qualcosa di certe canaglieche agiscono nell'ombra!In questi ultimi tempi poi, in televisione, vedo pe rsone mai viste che "convegnano" suGladio e chiedono al Presidente Scalfaro la riabili tazione per i Gladiatori (!?). Chi mail’avrebbe chiesta una cosa simile? ! Ancora insulti , ancora umiliazioni. Di che cosadovremmo essere riabilitati Noi, di esserci fatti u sare come bestie da macello? ! .Io mi batto da solo, contro tutti costoro, per riav ere il mio Onore. Offeso dagli abusi delPotere di certi mafiosi per i quali ci siamo battut i sui campi di battaglia di mezzo mondo,con l’unica attenuante che non sapevamo chi fossero !.Noi eravamo in buona fede! (... e siamo tutti morti! Nex Naturae)Preciso che io non lascerò l’Italia senza prima aver portato a termine questa mia ultimamissione. Ne va del mio Onore, ed io ci tengo.Ma per il mio futuro, spero più immediato, non vedo altra soluzione se non la richiesta di asilopolitico ad un paese ancora Democratico. Una volta dimostrata la persecuzione giudiziariaattraverso le giuste Sentenze della Commissione Europea che ormai non dovrebbero tardare,potrò usufruire di quanto è garantito dall’art. 14 della Convenzione di New York del 10Dicembre 1948 e cercare Asilo dalla persecuzione in un altro paese. Qui sono rimasto solo enon è più la mia Patria.Senza nulla togliere ai meriti di quei Magistrati che coraggiosamente mi hanno assolto, adispetto del linciaggio a cui ero sottoposto dagli organi d’informazione e dai corrotti e daicalunniatori che falsificarono prove e testimonianze per eliminarmi e derubarmi, affermo che ciòche ho vissuto e subito non si può dimenticare. Inoltre ... tutta la banda di farabutti io l’hodenunciata, già nel 1991 , documentando le mie accuse. Sapete il seguito che hanno avuto inItalia ? ...Il mio rinvio a giudizio per calunnia e per ben due volte sullo stesso Esposto, inviatoalla Commissione Europea ed al Presidente Italiano ai sensi dell’art.13 e 25 della ConvenzioneEuropea ! Uno, come detto, è stato Archiviato per Disposizioni della Commissione Europea il 18Aprile 1996, perché ledeva i miei Diritti fondamentali di denunciare abusi e corruttele ; per l’altrosi terrà l’ultima udienza a Roma, sesta sezione Penale, il 18 Giugno 1997 (N.d.R. è statorinviato su richiesta del P.M al 17 Novembre '97 e, il 17 Novembre, ancora una volta senzadarmi la possibilità di contestare in udienza e personalmente le accuse, come fatto obbligo apena di nullità dall'art. 523 -5 C.p.p. sono stato condannato, come potrete leggere al capitolo"Romavies.htm", in maniera non meno vergognosa delle altre!). Ciò nonostante le proveautentiche e le testimonianze a riprova che ho denunciato il vero, altro che calunnie ! ... Potreimai considerare, questa, ancora la mia Patria ? ! . .. e Voi?!Non cerco rifugio, nè protezione, solo una nuova Pa tria degna di questo nome. Per me èessenziale vivere secondo gli ideali in cui credo e tra persone che li condividano. Hoinfranto il Giuramento di non rivelare mai la mia identità, ma sono rimasto solo e ho presuntoche quel Giuramento, ora, non ha più senso.Inoltre, forse, quanto ho denunciato nei Ricorsi al la Commissione Europea per i Diritti ele Libertà fondamentali dell’Uomo di Strasburgo, po trebbe essere utile ad ottenere a miamoglie e mio figlio una nuova Patria in cui credere .Oltre servire lo scopo che vi ho dichiarato, di non permettere che di noi resti solo quelloche i corrotti servi dei Tiranni hanno scritto e de tto.Buona fortuna a tutti. In fede Vostro : G.71 VO 155 M.N.B : Questa è una storia vera, ma i nomi dei protagonisti e di alcuni luoghi sono stati modificatiin osservanza degli obblighi alla riservatezza di cui all’art.33 della Convenzione Europea .L’inosservanza di tali obblighi renderebbe irricevibili tutti i Ricorsi suddetti ! Quindi, ogniriferimento a fatti e persone esistenti è da consid erarsi omonimia puramente casuale. Le

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identità dei protagonisti saranno rese note prossimamente qui, pubblicando interamente tutti gliAtti dei Processi subiti, di condanna e di assoluzione, che provano la persecuzionedenunciata nei Ricorsi alla Commissione Europea per i Diritti Umani citati, di cui alpresente elenco :Ricorso n.31230/96 Procedura III°. 1 ) Ricorso riguardante la soc. cooperativa ediliziaTurrimanna e l’opera di saccheggio subita sui beni personali e familiari con perdita dell’alloggiogià assegnato grazie alle provate falsificazioni di Atti pubblici, nonché l'appropriazione delle miequote per £57.000.000 dal 1991: Violazione dell’art.6 Convenzione Europea e art.1 delprotocollo addizionale 1. L'Italia dovrà giustificare il suo operato entro il 13 Giugno '97 ... vi faròsapere! .Oggi, 25 luglio '97, Lo ha fatto ... dicendo che:" le violazioni ci sono state, ma lefacciamo a tutti, non solo a Lui!"... non ci credete? le leggerete, appena possibile, qui! ...anche io non volevo credere a quello che leggevo, ma è tutto vero purtroppo!. Il 10 Febbraio1997, come già detto, difeso dall'Avv. Concas Pier Luigi del Foro di Cagliari, sono stato assoltoanche di queste simulazioni perché il fatto non sussiste! Il 2 Ottobre, il Giudice Istruttore dellacausa Civile Arconte-cooperativa Turrimanna, attraverso la quale tento, dal 1991, di rientrare inpossesso dei miei beni sottrattimi dai lestofanti attraverso le calunnie e le simulazionidenunciate, mi ha concesso il sequestro di beni alla cooperativa a garanzia delle restituzionidovutemi spese e danni ...meglio tardi che mai!, ma nel frattempo, i lestofanti, aiutati dai rinviidel Tribunale, si sono assegnati le case in proprietà ...anche la mia! ed hanno prelevato ognidenaro dalla Banca!. -- Il 22 Ottobre '97 La Commissione Europea dei Diritti Umani ha accolto itre Ricorsi contrassegnati dal numero 31230/96 Procedura I° II° e III° dandomi tempo fino al 12Dicembre '97 per quantificare i danni materiali, morali e le spese sostenute per far correggerel'errore e la violazione sia davanti alle Autorità giudiziarie Italiane che sul piano Europeo, cheritengo equo richiedere in risarcimento. Sto procedendo in tal senso. Il 20 Maggio 1998, laCommissione Europea mi comunica di aver preso la definitiva decisione di fare rapporto alComitato dei Ministri del Consiglio d'Europa sulla violazione dei miei Diritti fondamentali sulle treprocedure suddette.Ricorso n.31230/96 Procedura II° 2 ) Ricorso riguardante la condanna di primo grado delProcesso 8 Marzo 1993, per le accuse di spaccio di hashish a C.V e di calunnia, fatti avvenutinell’Agosto 1991, ed assoluzione in corte d’Appello in data 14 Novembre 1995, per non avercommesso il fatto dal capo a ; e il fatto non sussiste dal capo b Violazione dell’art.6 dellaConvenzione Europea. L'Italia è stata invitata a giustificare il suo operato entro il 13 Giugno97... vi farò sapere! (La stessa Risposta come sopra!). Sono stato difeso in Appello dall'Avv.Concas Pier Luigi. In data 11 Agosto 1997, ho presentato Istanza di risarcimento danni allaCorte d'Appello di Cagliari, come previsto dalle nostre leggi all'Art. 542 e 427 C.p.p.,chiedendogli che i Carabinieri ed il loro collaboratore (collaboratore a fare che?!) CartaVincenzo, fossero condannati al risarcimento dei danni causatimi dalle loro simulazioni ecalunnie ...non ho ancora avuto alcuna risposta. Tale Istanza l'ho allegata anche agli Atti delRicorso alle Autorità Europee, ...Vi farò sapere! (Idem come sopra!) - In data 28 Ottobre 1997,La Corte d'Appello di Cagliari, 2° Collegio penale, riunita in camera di consiglio e composta daimagistrati: Presidente Dr. Pietro Corda; Consigliere Dr. Mario Biddau; Consigliere Dr. SalvatoreFundoni ha Deliberato che la legge Italiana non prevede risarcimenti a chi è stato Assolto inAppello dopo condanne di primo grado!? Ciò è falso, la Legge Italiana attualmente in vigoredice esattamente ciò che potete leggere sul Codice penale e di Procedura penale agli articolisuccitati. Così Deliberando, la Corte d'Appello di Cagliari, mi nega un Diritto al risarcimento deidanni subiti ad opera di chi mi ha perseguitato noncurante di quanto disposto dalle NostreLeggi e dalle Convenzioni Internazionali!Ricorso n.31230/96 Procedura I°. 3 ) Ricorso riguardante la Sentenza di assoluzione del 10Maggio 1994 per non aver commesso il fatto : spaccio di hashish, a V.V. reati che secondol’accusa avrei commesso nel 1984 e fino al 1986 ! ?. Violazione dell’art.6 CEDU. Anche perquesta procedura l'Italia deve giustificare il suo operato entro il 13 Giugno '97... vi farò sapere!(La stessa risposta come sopra, ... però, che vergogna!). Anche per questa ulterioresimulazione di reato sono stato difeso dall'Avv. Concas Pier Luigi. (Idem come sopra!). Perquesta Procedura di Assoluzione "per non aver commesso il fatto" già in primo grado, la Legge

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Italiana, effettivamente, non prevede alcuna forma di risarcimento se non c'è stata carcerazionepreventiva e, anche in quel caso risarcisce i danni in misura variante tra le "cinquanta e lesettantacinquemila lire" per ogni giorno di detenzione!?. Tanto vale la vita e l'onore di uncittadino Italiano per "Loro"; naturalmente questo non vale per "Loro" che si risarciscono danni,stipendi ed indennità, milionari ...quando non miliardari! ...Povera Italia!!!Ricorso 22873/93 per l’arresto e la condanna per le accuse di C.V del 2 marzo 1991. Dellavicenda è in corso anche il processo di Revisione su mia Istanza, cosa che posso allegareperché si legga di che altra vigliaccata si tratta. E’ all’attenzione della Cassazione Italiana.Violazione dell’art.6 CEDU . Puoi leggere tutta la vicenda al capitolo "Diffamazione eCalunnia " Le ultime notizie su questa Procedura di Ricorso (del 21 Giugno 97) dicono chela Commissione Europea ha ritenuto fare rapporto al Consiglio dei Ministri del Consigliod'Europa, attendo di riceverlo, ma non potrò Pubblicarlo fino a che la Corte Europea non loavrà esaminato "a pena di inamissibilità!" ... ed io ci tengo molto ad andare davanti alla CorteEuropea come controparte dell'Italia ... beninteso di questa Italia!. La Commissione Europea miha già fatto sapere che, in base al nuovo Protocollo n.9, mi verrà riconosciuta pari dignitàdell'Italia ed in quella sede ... parlerò, finalmente, anche a nome dei miei commilitoni caduti ecancellati, sarò anche la Loro rabbia, la rabbia di chi c'era ed è stato cancellato! In data 118Febbraio 1998, il Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa, in virtù dell'art. 32 dellaConvenzione Europea, ha definitivamente dichiarato che, nel Ricorso 22873/93 Arconte controItalia, l'Italia ha violato l'art. 6 della Convenzione Europea e proseguirà l'esame del presenteaffare, conformemente all'art. 32 in vista dell'adozione della risoluzione finale. Autorizzandone lapubblicazion, effettuata, l'8 maggio 1998, dall'Unione Sarda http://www.unionesarda.it incronaca di Oristano.Ricorso PX 0262 , con il quale protesto per il mancato rispetto di parte dei miei beni, da partedelle autorità giudiziarie Italiane, che hanno permesso con la loro inattività (recita la deliberadella Commissione Europea del 12 Aprile 1996) che i "voleurs" (ladri) sottraessero i miei beni.Violazione dell’art.6 CEDU e dell’art.1 del protocollo addizionale.Ricorso PX 0263 , con il quale protesto il mancato rispetto di un altra parte dei miei beni dallestesse autorità. Violazione dell’art.6 e dell’art.1. Ricorso PK 1551, con il quale protesto sempreper il mancato rispetto dei miei beni da parte delle stesse autorità. Il tutto, con il Ricorso PH9888 dimostra il saccheggio dei miei beni di famiglia.Ricorso n.34235/96 . Ricorso chiuso da un accordo, vista l’inattività delle autorità giudiziarieItaliane, per evitare che, in attesa di un intervento giudiziario, la mia famiglia finisse a vivere distenti. Tali Atti possono essere pubblicati da subito in quanto il riserbo di cui all’art.33 non c’èpiù. Ma ho chiesto che la Corte di Giustizia Europea proceda contro l'Italia per la persecuzionegiudiziaria che Le ho denunciato, esaminando insieme tutte queste vessazioni elencate.Affaire Arconte c. Italie (86/1997/870/1082) - In data 19 Settembre 1997, la Corte Europea(http://www.dhcour.coe.fr ) mi informa di aver Registrato il mio Ricorso per lapersecuzione giudiziaria ingiusta a Lei lamentata c onseguente a tutti i Ricorsi davantialla Commissione Europea succitati che, a loro volt a, sono conseguenti a tutte le azionigiudiziarie subite dalle Autorità Italiane che (rec ita la Decisione della CommissioneEuropea in data 12 Aprile 1996):" a causa della Lor o inattività hanno permesso ai voleur(ladri) di continuare a sottrarmi, indisturbati, i miei beni!!!". In data 10 marzo 1998, laCommissione Europea mi da atto ufficialmente, con una sua raccomandata a ricevuta diritorno,che nei numerosi ricorsi che mi riguardano esiste una "persecuzione" di cui èperfettamente informata, ma, essa, è compresa nelle precedenti pronunce a mio favore giàadottate dalla Commissione: "...Tuttavia, se richiedo una pronuncia specifica sul punto"persecuzione", dalla Commissione, La invito a farcelo sapere ..." scrive il Segretariato il 10marzo '98; naturalmente ho richiesto un pronunciamento ufficiale sul punto persecuzione e laviolazione dei Diritti garantiti dall'articolo 14 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo edella Convenzione Europea ed è stato accolto il Ricorso n. 40878/98 Arconte contro Italia,comprendente tutti quelli già accolti e per cui l'Italia è stata già condannata.

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Da tutti gli atti qui citati vi potrete rendere personalmente conto che fine ha fatto il Diritto e checosa si intende con : Impero del male ! ... così lo chiamava Ronald Reagan, Presidente U.S.Ae che , l’Impero del male , ha esteso i suoi confini ben oltre la vecchia "cortina di ferro ".La Civiltà Democratica Occidentale si regge sul Dir itto. Caduto questo ... tutto è perduto !Ma, non fu colpa delle nostre armi, bensì della cod ardia e della corruzione di un interopopolo che tollera tutto questo senza ribellarsi .. . o forse è solo per ignoranza, il che èpure peggio !.Atene: nasce la Democrazia.Millenni orsono, i nostri antenati, Padri fondatori dell’Occidente Democratico , siribellarono ai Tiranni che vivevano nel lusso tassando ed affamando il popolo e li cacciaronodalla loro città : Atene . Si diedero un governo scelto dal popolo e studiarono un codice di leggiche tutti dovevano rispettare. Roma proseguì su questa via e perfezionò quei codici e quelleleggi, che chiamarono Diritti . Il Diritto era, al fine, un sistema studiato per sconfiggere la miseriae portare l’Umanità fuori dalla barbarie, a non vivere da bruti, ad evolvere ed a progredire. Iniziòcosì la storia dell’Occidente Democratico che si fo ndava sul Diritto e sul Merito.

(Sogno di farfalle)Ma era un sistema tanto forte agli attacchi esterni, quanto fragile al suo interno. Infatti, bastavache, con la corruzione, il potere nella società Democratica finisse in mani "ingiuste " perchétutto crollasse e finisse di nuovo in miseria ! nell’abbrutimento dei primordi ... nella barbarie !Dicevano gli antichi : Chi lascia che l’ingiusto sieda nel posto che è del Giusto, merita disprofondare nell’abisso ...della Barbarie. Questo mi fece capire perché dove la società delDiritto cadeva, arrivava la miseria, il degrado morale e sociale ... la barbarie, e paesipotenzialmente ricchissimi in materie prime ... come l’Angola, finissero a distruggersi in odirazziali e guerre etniche e, nel giro di pochi anni, a dipendere dagli aiuti alimentari ... sempreOccidentali ! per non morire di fame.Ditemi, Voi che leggete , andò verso un futuro di "luminoso progresso", il popolo Cambogiano,con il "Rivoluzionario Maoista" Pol Pot?: noi lo combattemmo e, fin da subito, lo definimmo unTiranno e un criminale contro i Diritti Umani!

(Le Meduse e l'Abisso)Ditemi quanto "luminoso progresso" portò al popolo Vietnamita la rivoluzione dei Viet-Kong... e forse falso che, ridotto alla fame ... dopo venti anni di malgoverno, oggi chiede aiutoall'Occidente Democratico ed agli stessi Stati Uniti d'America?!Io spero che li avrà, lo merita. Ho conosciuto un popolo capace di grandi sacrifici per ottenereil Diritto di essere rispettato, in quanto popolo, e veder riconosciuto il suo Diritto all'Indipendenzaed all'autodeterminazione. Noi, però, combattemmo i nemici dei popoli, di tutt i i popoli,anche di quello Viet: i Tiranni, quei Tiranni capaci di ogni bassezza e di ogni travestimento,pur di ottenere lo scopo di sfruttare i popoli e di vivere alle loro spalle. Noi abbiamodenunciato il tragico inganno , ai danni del popolo Vietnamita, da parte dei suoi Tiranni disempre e la vera storia della guerra del Vietnam e della faida "Nguyèn ", fin dal 1975. Anche perconto di Capo Long , da sempre in fuga davanti ad uno Nguyèn in arrivo, ma senza maiperdere la fede e la speranza in un futuro di Libertà e di Giustizia che solo la Democrazia puògarantire. Auguro ai suoi discendenti che quel futuro sia giun to ... se lo sono guadagnato!Ed al popolo Cubano, quanto "luminoso progresso" ha portato la "Revolucion di Castro?". E'storia recente vedere come sono ridotti. Ma non poterono vederlo quanti si sono battuti perquest'altro grande inganno: Cienfuegos , Guevara , Ochoa e chissà quanti altri ignoti checapirono ... sono stati tutti uccisi, assassinati!!! Anche questo Noi lo avevamo detto ... forseè per questo che siamo stati cancellati?!Ed i popoli del Medioriente, quelli ingannati dai Marxisti e quelli ingannati dagli IntegralismiReligiosi, quale "luminoso progresso" hanno conosciuto dopo le Rivoluzioni che hannocombattuto?. Paesi ricchissimi in materie prime che mostrano un popolo denutrito che sitrascina la vita tra gli stenti. Quale luminoso progresso ha conosciuto l'Iran dello Scià di Persiacon l'avvento degli Ayatollah ?. Noi dicemmo fin da subito dopo l'operazione Aden che il

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Regime Tirannico a cui lo Scià costringeva il popolo Iraniano dal colpo di Stato del 1953(organizzato dalla CIA), avrebbe portato a conseguenze imprevedibili, ma quel rapporto eradatato '75.Quale progresso luminoso ha portato alla Corea del Nord la "Rivoluzione Proletaria"? Oggisono alla fame, mentre la Corea del Sud, stesso popolo e stessa cultura all'origine, è unapotenza economica.E la Cina del "Mandarino proletario" Mao Tsè Tung che, di pensierino in pensierino, hamacellato tutti coloro che non la pensavano come lui ... o forse, semplicemente, non capivano isuoi pensierini, quanto luminoso progresso ha avuto?. Prima delle riforme volute da Deng XiaoPing (sopravvissuto al macellaio, anche se più volte portato nel macello) erano ridotti a vivere dichicchi di riso. Ma la Cina di Formosa, con il nome di Taiwan, è una potenza economica come,del resto, Hong Kong ... stesso popolo e stessa cultura! La Storia più recente ci ha fatto sapereche, ancora una volta, sono stati minacciati di invasione dalla Repubblica popolare Cinese. Dasempre costretti a vivere l'incubo di un invasione da parte dei "Democratici" proletari dellaRepubblica Popolare, sono riusciti comunque a costruire, dalle rovine della guerra civile edell'esodo a cui li costrinse il "Grande Timoniere", una potenza economica ed industrialetecnologicamente avanzata. Da grande ammiratore della millenaria civiltà Cinese, non dovreicapire come sia potuto accadere che la Cina sia caduta dalla sua stessa civiltà. Ma, in realtà, locapisco benissimo! I motivi sono sempre gli stessi ... la corruzione, nessuno crede più nei valoricreativi, tutti sono in vendita, anche i voti! ... e giunge l a fine .Come dicevano gli Antenati : chi lascia che l'ingiusto sieda nel posto che è del giusto ...merita tutto quello che gli accadrà!. Io non smetto di sperare di poter vedere di nuovo, inquesta vita, la grande Cina in piedi e non solo come potenza militare. Chiederò al "Ching " sepensa che questo potrà accadere ... Lui lo sa!Ching ha risposto 37 "La Casata", un solo sei al se condo posto: "Ella non deve seguire ilsuo capriccio. Deve provvedere all'interno per il C ibo. Perseveranza reca salute!"...Auguri Grande Cina.E che dire dei popoli dell'Europa dell'Est? . La nostra stessa cultura, Europei come noi,perchè sono ridotti alla fame?; hanno un territorio molto più ricco in materie prime di noi; hannogiacimenti enormi di Petrolio, Oro, Diamanti, distese sconfinate di terre coltivabili ... perchèsono in miseria, perchè questo degrado?.Nel rapporto successivo alla operazione Leningrado denunciavamo la repressione brutaleda vera Tirannia a cui erano sottomessi i popoli, nostri fratelli, dell'Eurasia. Nello stessorapporto, i nostri contatti d'oltre cortina, denunciavano che, i Tiranni, si preparavanoall'Olocausto Nucleare costruendo un rifugio Atomico sotto Mosca nel quale trovare riparo perse e per i loro familiari ed accoliti, infischiandosene del popolo. Così come se ne infischiavanodel fatto che il popolo viveva di stenti, tra i ghiacci Siberiani, nelle fabbriche o nelle miniere, permantenere "l'apparatcic" di uno Stato sempre più enorme e sempre più inutile. ... Non viricorda niente questo? Non credete che, alla fine, la verità sia semplicemente che non cisono più di due sistemi di governo possibili: quello Democratico di un popolo maturo chepretende il rispetto dei suoi Diritti e, primo fra tutti, di non essere sfruttato oltre ogni limite permantenere inutili bighelloni impadronitisi con l'inganno dei pubblici poteri; e quello delleDittature, non importa travestite da cosa , che questi Diritti negano ad un popolo che non èmaturo per pretenderli, capire e ribellarsi alla Tirannia. Cioè la scelta di sempre: OccidenteDemocratico o Oriente Totalitario , Atene o Sparta ... Democrazia o Dittatura!Ma è una libera scelta, che si fa ogni giorno, ogni volta che si denuncia un abuso e non sitollerano soprusi e privilegi ... ed anche ogni volta che, invece, si fa finta di non vedere ... dinon sentire.Così si poterono approvare Leggi criminali contro i Diritti dell'uomo, nell'indifferenza dei più;così si poterono trasportare, su vagoni piombati, interi popoli diretti nei campi di sterminio;Così si potè andare, casa per casa, a raccogliere i dissidenti da deportare in Siberia per le"rieducazioni ", o deportare interi popoli, da un territorio ad un altro, sulla base delle follie e deicapricci del Tiranno di turno ... come dite?... storia vecchia!?... Pol Pot l'ho conosciuto anch'ioe l'annientamento del popolo Cambogiano è storia di non più di vent' anni orsono. Ma, è storia

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vecchia la Cecenia? , ... la Bosnia? Sono storie vecchie le notizie di eccidi efferati da parte diqualche Tiranno?.Io ne sento molti anche in questi giorni . Ma, elencarli quì, non mi sembra occorra e sarebberetorica, visto che nulla posso, ormai, per impedirli. Posso, invece, combattere efficacemente laTirannia per non sentirmene complice e lo faccio, con tutte le armi che la Democrazia in cuicredo mi consente: non tellerando abusi e soprusi, facendo quanto mi è possibile perscreditare i Tiranni o aspiranti tali. Tentando così, di impedire che crescano e si rafforzinofino al punto di poter ricommettere le efferatezze di sempre.Anche questo che stai leggendo è un modo di contras tarli!Il primo dei Diritti fondamentali che ha caratterizzato la differenza tra l’Oriente Totalitario el’Occidente Democratico è il rispetto della proprietà privata, di quell’art.1 del protocolloAddizionale della Convenzione Internazionale dei Diritti Umani che l’Italia ha più volte violatocontro di me, ... ma solo contro di me ? !.Solo il pieno ripristino dei Diritti Democratici e delle Libertà fondamentali dell'Uomo puòfermare il degrado Economico, Sociale, Morale e Pol itico a cui state assistendoindifferenti e restituirci il bene perduto!

(La cornucopia)Dalle vicende che ho vissuto, e che solo in parte h o potuto riassumervi, posso dire che hoassistito alla caduta del Diritto anche qui, in Italia e quel che è peggio, tra l'indifferenzagenerale.Per quelle che sono state le mie esperienze nel mon do posso dire : "La storia si ripete,Roma è caduta di nuovo, sarà di nuovo invasa dai ba rbari e, ancora una volta, a causadella sua corruzione !" . Ma, attenti Voi che pensate che non possa riaccadere, perchè sta giàriaccadendo e, nonostante la speranza che ancora, malgrado tutto, continuo a nutrire, forse, inrealtà ... è già troppo tardi!Nessuno prende lezioni dalla storia, ... queste cos e hanno perduto la mia Patria."O mia Patria si bella e perduta ... !"Io, però, non mi arrendo ne mi arrenderò mai !. Se tutto è davvero finito così, se non cisarà ritorno per Voi tutti da ... "oltre cortina", ancora una volta non sarà stata Nostra lacolpa. Io ho fatto tutto il mio dovere per la mia P atria, ... la Patria del Diritto !. Anchequello di non tollerare abusi e di denunciarli, con fede e coraggio ... anche da solo controtutti, come è sempre stato del resto ! ... Io torne rò anche da quest' ultima Missione,l’ultima, ... la più difficile ! AVE...! !

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STORIE DI GLADIATORI

Incontro ravvicinato con un ex soldato italiano di Gladio

G71, questo era il nome in condice di Antonino Arconte, un ex militare cheda anni lotta per il riconoscimento del servizio prestato nella "SecondaCenturia Lupi" ai tempi della Guerra Fredda. "L’Italia ci ha cancellati, comese non fossimo mai esistiti, per coprire I suoi misteri""PRONTO VACCARA? Sono Nino Arconte, ho già parlato con il suo direttore che mi ha dettoche si sarebbe occupato lei della mia storia. Le ha già detto chi sono e per che cosa chiamo,vero?". In una giornata afosa di giugno, di quelle in cui New York ti dà un assaggio dellabollente estate in arrivo tra i grattacieli, arriva una telefonata dove la cornetta scotta anchequando l’aria condizionata è al massimo. "Sì, Mantineo mi ha accennato e mi ha detto cheavrebbe chiamato. La ascolto". "Sì, ma non al telefono", dice la voce dal pronunciato accentosardo, "mi dia il suo indirizzo e sarò subito da lei. Ho un aereo che parte tra sei ore, è bene farein fretta, ho tanto da raccontarle e non posso al telefono perché ho delle carte da consegnarle".Poco prima il direttore mi aveva annunciato che un certo Antonino Arconte aveva chiamato inredazione qualificandosi come un "ex gladiatore", cioè un agente dei servizi segreti militariitaliani facente parte del corpo speciale conosciuto col nome di Gladio, operante durante laGuerra Fredda nell’ambito della struttura Nato chiamata "Stay Behind": "Dice che è qui a NewYork per consegnare una documentazione alle Nazioni Unite, sta facendo ritorno in Italia maprima di partire vuole raccontare la sua storia al giornale. Stefano, vedi di che si tratta, potrebbevenirne fuori qualcosa di interessante".La storia che leggerete è il risultato di due ore di conversazione registrate con AntoninoArconte, di pagine e pagine di documentazione consegnatemi da lui a New York prima della suapartenza, il tutto integrato da una corrispondenza via internet in cui l’ex gladiatore ha accettatodi chiarire ancora al cronista alcuni punti del suo racconto. Ho letto le carte e i documenti da luiconsegnati. Le vicende sono ricostruite così come riportate da Arconte. Alla fine la decisione dipubblicare la sua storia non deriva dalla certezza che quello dichiarato da un ex gladiatorecorrisponda alla verità accertata di un pezzo di storia italiana, ma dalla constatazione che, unavolta ragionevolmente convinti che Antonino Arconte abbia fatto parte dell’apparato dei servizisegreti della difesa italiana (il famoso SID), la sua storia personale e la sua ricostruzione di certiavvenimenti possano mettere in rilevanza certi aspetti delle vicende, o meglio dei "misteri"italiani, rimasti in ombra o non considerati del tutto. Stragi di Ustica e Bologna, rapimento Moro,attentato al Papa, suicidio Gardini, ecco come la storia di un ex gladiatore si intreccia conalcune delle pagine più nere della Repubblica.Arconte arriva nel mio ufficio con la valigia già pronta. "Sto partendo, ho compiuto la mia ultimamissione. Ho fatto tutto quello che era nelle mie possibilità, ora finalmente sono in pace con mestesso." Nino, così si presenta quest’uomo di 44 anni che ha l’aspetto di un ventenne e oltre aportare lo stesso nome assomiglia proprio al pugile Nino Benvenuti, con in più il corpo di ArnoldSwartznegger. "Nell’articolo mi chiami G71, è il mio nome in codice. Noi gladiatori ciriconoscevamo soltanto per il codice. A chi ha lavorato con me leggendo questa storia il nomeArconte non dice nulla, ma G71 lo riconoscerà."Accendo il registratore e G71 inizia a parlare e mentre lo fa, senza interruzione per 120 minuti,rovistando tra le sue carte e mostrandomele freneticamente, nel suo saltare da un argomentoad un altro non si percepisce soltanto la fretta di chi deve partire, ma anche la preoccupazionedi chi teme di non essere compreso o non creduto affatto. "Forse non sono stato chiaro"ripeterà più volte G71, "ma troverà tutto in queste pagine intitolate ‘La vera storia di Gladio’.Sono molte ma le legga, capirà tutto"."La vera storia di Gladio", così ha intitolato il suo memoriale G71. "Ho messo tutto sull’internet,ho creato un sito apposta (htpp://www.geocities.com/pentagon/4031). Così facendo credo di

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essermi salvato la vita". Così parte la prima pagina del sito internet di G71: "Scrivo questa storiaad Ajaccio, in Corsica, in questo 10 Febbraio 1997, anniversario del Tet dell'anno della Tigre diLegno (1975), per evitare che, con la mia morte, la cancellazione mia e dei miei commilitonigiunga a compimento e di noi non restino altro che le diffamazioni e le calunnie che ci sonostate riservate in questi anni di infamie. Se morirò prima di essere riuscito a portare a termine lamia ultima missione, affido a Voi, popolo di Internet, la nostra storia, quella vera! La storia delletre Centurie dei Gladiatori di Stay-behind Italia. I Gladiatori del S.I.D : ciò che furono e ciò chene è stato".

LE TRE CENTURIEG71 spiega come erano devise le tre centurie: "La Prima Centuria era chiamata Aquile, eranocioè aviatori, alcuni paracadutisti della Folgore. La Seconda Centuria era chiamata Lupi, ioappartenevo a quella, composta da quelli provenienti dalla Marina e dall’esercito. Poi c’era laTerza Centuria detta Colombe. Non era composta da militari ma da civili, anche donne, chedovevano fare da supporto per le informazioni. Alcuni di loro sono stati poi accusati di averpartecipato a stragi, ma non era vero e alla fine sono stati assolti. Noi eravamo una strutturasegreta della Nato. Ora delle Aquile e i Lupi non è rimasto niente. O siamo morti o siamo staticancellati, spariti, mai esisititi per lo Stato italiano"."Quando ho scritto a Cossiga, Craxi e Andreotti, perché allora loro avevano incarichicostituzionali, mi ha risposto solo Cossiga con due righe generiche. Così mentre tutti ciattaccavano e venivamo inquisiti dai magistrati i politici facevano a scarica barile. Nessunovoleva saper niente di noi, sembravamo tutti banditi, nessuno ci ha arruolato, nessuno ci haordinato niente, nessuno ci ha pagato. Solo adesso escono le interviste dove Cossiga eAndreotti dicono che noi eravamo costituiti in ambito Nato, che non eravamo unaorganizzazione illegale ma soldati ben addestrati che compivano il loro dovere.Così io potevo essere sbattuto in galera con false accuse costruite e dalle quali poi sono statoassolto con formula piena, e nessuno del governo interveniva per dire chi ero, chi era in realtàla persona che avevano arrestato ingiustamente."Ma perché G71 è venuto a New York, in cosa consiste questa "ultima missione"?"Noi siamo stati cancellati, capisce, cancellati oppure siamo stati ‘suicidati’. Quando siamodiventati gladiatori, dopo aver ricevuto un finto congedo da militari e avuto lavori di coperturaper le nostre missioni, ci sono state date le istruzioni di cosa avremmo dovuto fare se fossimostati annientati, se il nostro Paese fosse caduto in mano al nemico. Dovevamo denunciare iltutto alle Corti internazionali dei diritti umani di Strasburgo e all’Onu. E così ho fatto. Ho portatole prove della persecuzione in atto nei miei confronti e di quelle che hanno colpito i mieicommilitoni, ancora più sfortunati perché hanno perso la vita in missione o sono stati poi‘suicidati’. Io ho subìto un ‘tentato suicidio’, il 28 febbraio del ‘93.

IL FALSO SUICIDIODurante uno degli allenamenti che per passione ancora pratico, risalendo dalla scogliera traCapo Marrargiu e Poglina, in Sardegna, fui afferrato da due uomini che tentarono di farmiprecipitare sugli scogli sottostanti: riuscirono solo a cadere con me, ma io risalii anche questavolta. Raggiunsi Alghero per procurarmi disinfettante per le escoriazioni, alcune abbastanzaprofonde, e per giorni attesi di leggere qualche notizia sul giornale sull'’incidente’, ma nessunanotizia fu pubblicata, nemmeno sul rinvenimento della loro auto che pure era rimasta benvisibile dalla strada. Dopo una decina di giorni andai a vedere personalmente e ogni tracciadell'accaduto era stata rimossa e l'auto non c'era più!".Non ha fatto denuncia alla polizia?"E a chi, a quelli che mi accusavano di essere uno spacciatore e costruivano prove false neimiei confronti? Ai magistrati che mi condannavano? Io capivo che mi perseguitavano per il miopassato e pensavo soltanto a come difendermi".Arconte è stato arrestato nel 1991 con l’accusa di spaccio di droga. Dopo diversi appelli esentenze, è riuscito a dimostrare come fossero false le testimonianze firmate dai poliziotti che loavrebbero visto consegnare 5 grammi di hashis. "Lo hanno poi dovuto ammettere che avevano

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firmato un documento senza sapere cosa ci fosse scritto. In un altro Paese, anche se poliziotti,sarebbero stati puniti, insomma qualcuno avrebbe pagato per queste false accuse, no? Inveceniente, a loro non è successo niente". Sempre nello stesso periodo, mentre era presidente diuna cooperativa per costruire villette familiari, viene accusato di appropriazione indebita econdannato. Anche lì Arconte ricorre in appello per dimostrare che le accuse erano costruite."Hanno utilizzato anche fotomontaggi. Ma io tutto questo lo sono andato a denunciare anchealla Corte di Strasburgo, con tutto il resto delle persecuzioni riguardo alla cancellazione del miopassato di gladiatore. Sa come chiamano il mio caso? Arconte contro l’Italia. Ma io non sonocontro l’Italia, sono contro coloro che se ne sono impossessati, coloro che ne hanno corrotto leistituzioni. A Strasburgo mi hanno dato ragione, nel sito internet c’è tutto, potete vedere lesentenze con i rispettivi numeri di protocollo. Proprio in questi giorni mi è stato comunicato dallaCommissione europea che l’Italia deve versarmi un primo ‘equo risarcimento entro tre mesi’,certo è una cifra simbolica rispetto ai danni che ho subìto, ma è sempre meglio di niente. Dellamagistratura italiana non si ci può più fidare, continuare a sperare che sono in buona fede miviene proprio difficile. Parlo di alcuni suoi elementi, non di tutti per fortuna, perché altrimenti aquest’ora starei ancora in galera. Ma ci sono molti magistrati che sono venduti a chi hainteresse che l’Italia finisca in certe mani. Non sto parlando di politica, sto parlando di gente chepolitica non ne fa. Qui non si parla di persone che possono essere elette. Sono poteri occulti,sotterranei".

GLADIATORI ECCELLENTI"Così uno come Raul Gardini (il presidente della Ferruzzi sparatosi nel luglio di cinque anni fadurante le inchieste di Tangentopoli) può essere ‘suicidato’, grazie a una magistratura chearchivia come suicidio un caso dove non si trova polvere da sparo sul braccio, la pistola, senzale sue impronte, viene trovata su un tavolino opposto al letto dove viene trovato il corpo. E lostesso era avvenuto pochi giorni con Cagliari, il presidente dell’Eni, anche lui ‘suicidato’ incarcere con un sacchetto in testa. Io Gardini l’ho conosciuto, non era il tipo che si potessesuicidare, assolutamente non era il tipo".Come l’ha conosciuto?"Per una missione. Anche lui era un gladiatore. Faceva parte della terza centuria, ‘Le Colombe’,quella composta da civili".Gardini un gladiatore?"Che era uno di noi l’ho saputo dal nostro comando nel momento in cui dovevamo svolgere unaoperazione assieme".Gardini un gladiatore?"Che era uno di noi l’ho saputo dal nostro comando nel momento in cui dovevamo svolgere unaoperazione assieme".E quale sarebbero state le funzioni di Gardini all’interno di Gladio?"Non posso dire per certo quello che non sapevo allora e posso intuire adesso. Preferisco direquello di cui sono sicuro al 100%. Gardini aveva contatti in certi ambienti e, come tutti quellidella Terza, raccoglieva informazioni utili e le forniva al nostro comando. Le nostre operazioni sibasavano sulle informazioni raccolte, elaborate e verificate dalla terza centuria. In quel tempo,come imprenditore, Gardini aveva ricevuto richieste di denaro alle quali dichiarò di non poter farfronte. Probabilmente si trattava di richiesta di tangenti da una parte politica o di potere che eraostile per noi, o meglio, così la considerava il nostro comando... però, questo, lo intuisco solooggi. Da costoro, chiunque essi fossero, Gardini ricevette minacce e intimidazioni di attentati aipropri personali interessi e di azienda. Presumo che c'entrassero dei silos negli Stati Uniti dovemi recai nell’aprile del 1982 con altri tre gladiatori a bordo di una nave della Ferruzzi, la MariaEsperanza, più precisamente sul Mississippi, tra Baton Rouge e New Orleans, esattamente aMirdle Grove. Non fu niente di particolare: si trattò di convincere alcuni sabotatori che erameglio che... sparissero dai dintorni di Raoul Gardini e di quanto faceva in qualche modo capo alui. Un'operazione abbastanza noiosa, per questo, come altre di quel genere, per brevità non ladescrissi nei particolari, su ‘The Real History of Gladio’. Due mesi dopo fummo di ritorno...missione compiuta, ancora una volta. Incontrai altre volte Gardini, in compagnia di Charlie

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Bernard Moses, il nostro ufficiale di collegamento a Roma con gli Stati Uniti, in casa sua, in viaS. Teodoro a Roma, o nei pressi della galleria d'arte di Charly in via Margutta. Ad ogni buonconto, la nostra rovina fu anche la sua rovina!".Ma perché Gardini sarebbe stato "suicidato"?"Gardini è stato assassinato perché ha creduto che quelle mani fossero davvero pulite e volevadire tutta la verità circa i finanziamenti illeciti elargiti come imprenditore, non come gladiatore!Bisognava fermarlo ed impedirlo a tutti i costi! Così come bisognava fermare ed impedire che laverità venisse rivelata agli italiani.Di Cagliari non ho la certezza che fosse un gladiatore, l'ho pensato solo dopo perché anche luivoleva dire tutto ai procuratori sui i soldi versati a tutti i partiti... E poi anche lui è stato suicidatonegli stessi giorni del '93, due giorni prima di tanti altri miei commilitoni ‘suicidati’ e a quattromesi di distanza del tentativo del mio suicidio andato a male. Come si può archiviare persuicidio il ritrovamento di una persona robusta come me, appeso alla maniglia della porta delsuo bagno, come nel caso di un mio commilitone? Chi erano gli assassini? I poteri occulti che inItalia sono stati creati dal Patto di Varsavia".Che non esiste più da quasi dieci anni..."Sì, ma le persone che in Italia hanno operato con la Stasi, con i servizi bulgari, con il Kgb veroe proprio, che erano al servizio dei libici, dove sono adesso? Sono state scoperte, per caso?Nel 1980, durante le stragi di Ustica e Bologna, i dissidenti libici che noi avevamo portato inItalia e che ci fornivano informazioni venivano ammazzati per strada come cani. Sono stati forseindividuati i responsabili di questi omicidi?"Potrebbe essere più preciso con le accuse? Chi sono i responsabili?"No, non sono stati i comunisti italiani, loro facevano politica. Ma questi poteri occulti hannospianato loro la strada perché faceva loro comodo, perché all’interno di quel gruppo politico sinascondevano i loro uomini.

L’OMBRA DEL KGB"Chi dava gli ordini al comandante di Gladio era Aldo Moro, ed è stato ammazzato, ma pochimesi prima di farlo hanno destituito il nostro generale Miceli. Solo una coincidenza? E a noi, unavolta entrati in possesso dei nostri codici, proprio in quel periodo ci mandavano in giro inmissioni senza senso, solo per farci ammazzare, per eliminarci. Hanno detto che le BrigateRosse sono state manovrate dalla Cia che non voleva il compromesso storico, tutte cazzate.Aldo Moro si era già messo d’accordo con Enrico Berlinguer, brava persona, che ho votato piùvolte perché era più liberale degli altri. Ora, è risaputo che il giorno del rapimento, Moro avrebbeannunciato in Parlamento il nuovo governo con l’appoggio dei comunisti, ma a sua voltaBerlinguer avrebbe dovuto annunciare lo strappo dall’Unione Sovietica e dal comunismointernazionale. Questi erano gli accordi che noi sapevamo e che conoscevano anche gliamericani. Altro che infiltrate dalla Cia. Le Brigate Rosse erano composte sì da studenti esaltatiche sinceramente credevano nella rivoluzione attraverso la lotta armata, ma nella loro strutturacomposta di cellule a immagine del modello sovietico, ecco, in ognuna di queste cellule c’era unreferente direttamente in contatto con il Kgb, all’insaputa degli altri. Noi questo lo sapevamo.Da Mosca hanno voluto interrompere l’accordo Moro-Berlinguer, ma quest’ultimo, che da buonsardo aveva la testa dura, quando ha capito come stavano cercando di fermarlo è andato avantilo stesso e con più convinzione".

"MODULO KENNEDY""Nel maggio scorso ‘suicidano’ la guardia svizzera del Papa, Alois Estermann. Chi eraEstermann? Una spia della Stasi, i servizi segreti della Germania Est. La notizia è stata riportatadai giornali, ma quello che non vedono è quello che noi riconosciamo subito, il cosiddetto‘Modulo Kennedy’, come lo chiamavano nelle scuole militari. Era una tecnica usata da sempredal Kgb sovietico e che prese il nome proprio dal modo in cui uccisero il povero presidenteamericano. E’ un sistema perfezionato da Beria, il capo del Kgb ai tempi di Stalin. Funziona inquesto modo: la prima regola è che i morti non parlano; ora, se devo ammazzare qualcuno

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prima devo cercare un colpevole, me lo costruisco, lo preparo e poi lo ammazzo insieme a chivolevo morto".Secondo lei quindi il caporale Tornay sta a Estermann come Oswald sta a Kennedy?"Esattamente, entrambi ammazzati per non risalire ai veri mandanti."Ma perché adesso, nel 1998, si deve voler morto un ufficiale delle guardie del Papa, anche sequesto era stato al servizio della Stasi?"Come perché? Adesso è stata riaperta l’inchiesta sull’attentato al Papa. Alì Agca era la stessacosa, ‘Modulo Kennedy’ per coprire i mandanti sovietici. Doveva morire Agca, già in Piazza S.Pietro. Invece si è salvato e poi è stato bravo, ha fatto il matto. Ora Estermann era lì quelgiorno, si vede proprio nella foto durante l’attentato. Si vede che sapeva troppo sui mandanti,dato che lavorava per loro".Ma anche se fosse provato che l’ordine arrivò da Mosca, adesso l’Unione Sovietica non esistepiù, insomma chi compierebbe oggi questi omicidi?"E’ ovvio che la Russia di adesso non c’entri niente. Viva Yeltsin, ma è chiaro che quando crollaun regime durato settanta anni, quanto è durato quello sovietico, all’interno dell’apparato statalerimangono quelli che lo hanno servito. Chi è implicato con l’attentato al Papa non ènecessariamente scomparso, magari qualcuno di loro oggi fa il liberale. Attentare al Papa nonera un’azione di guerra, ma un crimine. Chi lo ha compiuto ha interesse a coprirlo per sempre".Torniamo alla sua storia, dal suo racconto voi gladiatori venivate impiegati fuori dall’Italia.Insomma una storia diversa da quella che invece si sospettava al momento della scopertadell’esistenza di Gladio..."Mai avuto a che fare con cose interne, sempre missioni all’estero. Sono stato in tutto il NordAfrica, in Sud Africa, in Russia e altri Paesi oltre cortina, in Viet Nam. Per tutte queste missioni,che per i particolari rinvio al sito internet, usavo la copertura di ufficiale di Marina mercantile.Venivo imbarcato su navi dirette ai porti dove poi svolgevo le missioni. Si trattava per lo più diaddestrare milizie di conbattenti, ribelli che si opponevano ai regimi filo sovietici, di dare erecuperare informazioni, di aiutare alla fuga i dissidenti."Così ho fatto in Angola durante e dopo la rivoluzione dei garofani, quando alla caduta delleultime colonie portoghesi quel Paese diventò facile preda dei cubani mandati da Mosca. Oppurein Sud Africa, quando fui mandato per portare via Steven Biko, del quale voleva sbarazzarsi nonsolo il regime dell’apartheid, ma anche i sovietici perché lui voleva far tagliare all’Anc i rapporticon Mosca, dal momento che questa flirtava con il governo razzista sudafricano. Purtroppo Bikonon volle fuggire. Morì pochi giorni dopo che avevo tentato inutilmente di portarlo con me".Ma chi decideva queste operazioni?"Il comando".Cioè Vito Miceli?"Fino a quando Miceli è stato il numero uno, poi c’è stato Gian Adelio Maletti che poi è statocondannato a 14 anni e ora vive in Sud Africa. Loro rispondevano al governo italiano. Miceli aMoro, Maletti a chi venne dopo di lui. Il nostro era un servizio svolto all’interno della Natodurante la Guerra Fredda. Dei risvolti interni, della strategia della tensioni, di tutte queste coseio non sapevo nulla."Quando leggevo certe cose nei giornali pensavo che scherzassero, poi quando sono arrivati gliarresti allora ho capito che facevano sul serio. Ma io non ho mai operato in Italia. Noi eravamomilitari e anche fanatici, nel senso che per noi l’Italia rappresentava un feticcio, non avremmomai potuto fare stragi contro la nostra gente, contro nessuna popolazione civile perché noieravamo militari, non terroristi e ubbidivamo ad un codice d’onore. Sono stati altri a fare certecose. Come ad Ustica e alla stazione di Bologna".

L’OPERAZIONE MALTESEDel lungo racconto di G71, la parte che ci è sembrata più coerente con la realtà internazionaledel momento, riguarda i rapporti, alla fine degli anni Settanta, tra l’Italia, Malta e la Libia. Tra tuttigli argomenti toccati da Arconte, ci sembra che questo sia quello che meriti più spazio.Facciamo un passo indietro.

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Nel mese di novembre del 1973 per Arconte, o meglio identificato come G71 VO 155 M (G.stava per gladiatore, 71 era l’anno del corso di addestramento, M. Per Marina militare, VO stavaper Volontario, e 155 il suo numero personale, ma essendo stato "il cucciolo", cioè il più giovanedel suo corso, per tutti era G71) arrivò la prima missione all’estero. L’obiettivo: il regime libicodel colonnello Gheddafi, da tre anni al potere."Dovevo presentarmi alla base di Aviano dove avrei avuto ordini sulla destinazione e gli obiettividella missione. Dovevamo raggiungere una base nel Sud della Sicilia in aereo. Da lì la IICenturia avrebbe dovuto raggiungere, con mezzi navali il Golfo della Sirte fino al limite delleacque internazionali, poi, con i gommoni, la spiaggia di Bengasi e quindi un aereoporto militarealle spalle della città."Avremmo dovuto aiutare alcuni ribelli libici che stavano tentando di rovesciare il colonnelloGheddafi e instaurare una democrazia. Una volta preso l’aeroporto, saremmo stati raggiuntidalla prima Centuria e quindi avremmo dovuto convergere su Tripoli e lì i ribelli ci avrebberoguidato in un campo nomadi verso la tenda di Gheddafi. Ma poco prima della partenzaricevemmo un contrordine dal nostro numero uno, il generale Miceli: l’aereo sul quale cisaremmo dovuti imbarcare era stato abbattuto da un missile. Aggiunse che eravamo stati traditie che dovevamo essere tutti morti su quell’aereo ma un cambio di ordini all’ultimo momento ciaveva salvato. Infatti il primo ordine ci voleva già imbarcati sull’aereo diretto ad Aviano, perimbarcare l’equipaggiamento e altro personale."Quell’aereo abbattuto era Argo16, di cui poi si occupò la magistratura veneziana. Ma ritorniamoai rapporti negli anni Settanta tra Italia, Malta e Libia. L’isola, da secoli una testa di ponteimportantissima nel Mediterraneo, negli anni Settanta completa l’indipendenza dalla GranBretagna. Londra aveva cercato una trattativa per mantenere la disponibilità del porto per la suaflotta ma il governo laborista maltese di Dom Mintoff aveva dettato condizioni inaccettabili.Riprendiamo quello che ha scritto Sergio Romano nella sua "Guida alla politica estera italiana":"Mintoff si dedicò principalmente, con grande irritazione inglese, a una diplomazia mercantileche consisteva nel vendere a caro prezzo la posizione geopolitica del suo Paese."Mentre negoziava con Londra la sorte delle basi inglesi nell’isola, accettò una proposta diGheddafi che offriva assistenza economica a condizione che da quelle basi non partisserorifornimenti per Israele. Quando fu chiaro che gli inglesi erano poco inclini ad accettare i ricatti diMintoff, l’Italia si inserì nel negoziato per evitare che Malta scivolasse nel campo avversario efinì per ereditare di fatto le responsabilità che la Gran Bretagna, in quelle condizioni, non era piùdisposta ad assumersi... Mintoff accolse i servigi dell’Italia, ne prese gli aiuti e accettò nel 1980che il governo italiano garantisse la neutralità dell’isola, ma si considerò libero di continuare atrattare dietro le sue spalle con altri paesi fra cui principalmente la Libia e l’Unione Sovietica....Ma l’Italia" conclude Romano, "non era più in grado di esercitare tutele ‘imperiali’ né di resisterefermamente alla politica mercantile del primo ministro maltese. Con Mintoff come con Gheddafi,la diplomazia italiana adottò uno stile che escludeva pregiudizialmente l’uso della fermezza epoteva ottenere soltanto risultati mediocri".L’ex Gladiatore G71, nella sua ricostruzione intitolata "L’Affare Maltese", mette pure in risaltocome in Italia, dov si stava attraversando una dura crisi economica e che oltre al petrolio dalregime di Gheddafi riceveva generose commesse per le sue aziende e anche finanziamenti (laBanca di Stato libica acquistò una quota azionaria importante della Fiat, che faceva di Gheddafiil secondo azionista della più grande industria privata italiana) "esistesse allora, e probabilmenteesiste ancora oggi, una robusta lobby filo-libica legata a questi interessi... La Libia era il maggiorfornitore di petrolio dell’Italia e l’Italia il primo partner commerciale della Libia".A questo punto gli interessi economici dell’Italia per tenere buoni i rapporti con la Libia vanno ascontrarsi con gli interessi strategici suoi e della Nato per evitare che Malta diventi un satellite diGheddafi e quindi di Mosca."I sovietici erano alla ricerca di una base per la loro flotta nel Mediterraneo" ricorda G71. "Dopola guerra dello Yom Kippur tra Egitto e Israele, Sadat nel 1974 cambiò alleanze, schierandol’Egitto con l’Occidente. La flotta sovietica del Mediterraneo (SOVMEDRON) era ancora allaricerca di una base. Chiunque avesse occupato militarmente Malta avrebbe potuto installarebatterie di missili antiaerei a lungo raggio che minavano la credibilità dell’aiuto Usa a Israele, e

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più in generale la capacità dell’intervento Usa in Medio Oriente in difesa dei campi petroliferivitali per l’economia occidentale. Se la Libia fosse riuscita a portare le sue armi a Malta, ilprestigio di Gheddafi nel mondo arabo sarebbe cresciuto enormemente".Ma il governo italiano andò avanti fino a siglare il trattato di assistenza politico militare cheprevedeva la difesa dell’integrità territoriale maltese ad opera delle forze armate italiane, uncospicuo aiuto finanziario e la disponibilità a fornire mezzi per la ricerca petrolifera (ricerca chevedeva Gheddafi contendere a Malta le acque territoriali) in cambio di una politica di neutralità.L’Italia riuscì così a tenere nel campo occidentale Malta. Ma, ecco la tesi di Arconte, pagò uncarissimo prezzo per il suo intervento.

UN’ESTATE BOLLENTEQuesti i tasselli di quella bollente estate del 1980 messi insieme da G71:"L’11 giugno inizia la mattanza degli esuli libici presenti in Italia. Il 27 giugno viene abbattuto sulcielo di Ustica il DC9 Itavia, partito da Bologna per Palermo con due ore di ritardo, mentre èseguito ad una distanza pari a meno di dieci minuti di volo da un Boeing 707 della Air Malta(volo KM153). Il 10 luglio vengono sequestrati dalla Libia due pescherecci italiani con 19marinai a bordo (verranno rilasciati due anni dopo). Il 18 luglio viene ritrovato un Mig 23 libicosui monti della Sila, era stato abbattuto il 27 giugno da due gladiatori delle Frecce Tricolori,Mario Naldini e Ivo Nutarelli (I Centuria Aquile), poi morti nel 1988 durante una esibizione inGermania, a Ramstein, in un incidente che causò la morte di oltre 80 persone.Il 2 agosto prende posizione, sui banchi di Medina, la nave da ricerche petrolifere dell’EniSaipem, a dimostrazione, soprattutto ad uso interno maltese, della giustezza della politica filo-italiana di Mintoff contro l’area politica filo libica molto forte nell’isola. Sempre il 2 agosto l’on.Zamberletti per conto del governo italiano firma il protocollo d’intesa relativo al trattato cheesclude la Libia dal controllo dell’isola. Lo stesso giorno salta la stazione di Bologna. Il 6 agostouna parte dell’esercito libico si ribella e tenta un colpo di stato contro Gheddafi. I congiuratisaranno sconfitti dall’intervento di unità militari della Germania Orientale (guidate dagli uominidel Kgb), che salvano il colonnello Gheddafi. Di questo colpo di stato Gheddafi accuserà l’Italia,arrestando tre imprenditori italiani ritenuti fiancheggiatori degli insorti (III Centuria ‘Colombe’,verranno rilasciati dopo sei anni). Il 24 agosto una nave da guerra libica intima, con la minacciadi prenderla a cannonate, alla nave italiana Saipem-2 di interrompere le ricerche petrolifere suibanchi di Medina ed andarsene. Si sfiora la battaglia fra le navi italiane intervenute a difesadella Saipem e le navi libiche. Gli aerei F104 di Trapani Birgi pattugliano il cielo di Malta. Il 2settembre l’Italia si impegna a garantire l’integrità territoriale di Malta e il giorno dopo il premiermaltese vola a Roma per approfondire l’intesa. Il 9 settembre si ratifica l’accordo fra Italia eMalta, che prevede fra l’altro l’esclusione delle navi americane e sovietiche dai porti dell’isola".Dopo aver elencato questi episodi, Arconte ci mostra una E-mail da lui ricevuta in tedesco e poitradotta in inglese, del 23 marzo 1998, che recita: "Mi chiamo Alexj Pavlov, ex colonello delKgb. Ero di base alla stazione radar di Tripoli negli anni Ottanta. Ho letto ‘The Real History ofGladio’... so che è tutto vero, soprattutto l’Affare Maltese. Dovrei dire chi mi ha ordinato diaccusare gli Stati Uniti di quell’abbattimento, ma adesso non posso, mi sento in pericolo. Potròparlare solo se riuscirò ad ottenere asilo politico negli Usa. Spero che anche tu riesca a salvartila vita. Buona fortuna, mio ex nemico. Alexj Pavlov".La pista libica per la strage di Ustica è stata sicuramente battuta, il mig libico trovato nella Silanon può essere ignorato. Ma è possibile che anche dietro la strage di Bologna ci sia statoGheddafi? E se voi di Gladio lo sospettavate, perché il governo italiano non ha reagito?"Nessuno voleva la guerra con la Libia. E poi, come ho detto, in Italia c’era e c’è una forte lobbypro Libia che lavorò e lavora a favore della normalizzazione dei rapporti. Quelli che sono finiti incarcere per la strage Bologna, i neofascisti Fioravanti e Mambro, non c’entravano nulla, sonostati soltanto un comodo capro espiatorio".Non sappiamo quanto forte sia la supposta "lobby libica" in Italia di cui parla Arconte, vale peròla pena di ricordare che proprio due settimane fa il governo Prodi ha ulteriormente avvicinatol’Italia alla normalizzazione dei rapporti con la Libia, firmando un documento d’intesa che rompein Occidente la cortina di isolamento costruita intorna al regime di Gheddafi.

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I fatti dell’estate del 1980 portano G71 a formulare un teorema: dietro la strage di Bolognapotrebbe esserci la mano del dittatore di Tripoli. Il governo italiano, così come la magistraturainquirente, hanno mai considerato lo stesso teorema? Hanno mai esplorato la pista indicatanell’"Affare Maltese"? E se non lo hanno fatto, perché? Esisterebbero ancora, a distanza diquasi vent’anni, gli elementi per aprire una indagine verso questa direzione?Alla fine della sua storia a G71, alias Antonino Arconte nato a Oristano, chiediamo: ammettendoche l’Italia sia veramente in mano al ‘nemico’ come dice lei, tornando in Sardegna non ha pauraper l’incolumità sua e della sua famiglia?"Ho rivelato tutto quello che sapevo. Adesso uccidermi non avrebbe senso, significherebbedimostrare che quel che ho denunciato è vero. Dal 1993 ho smesso di subire attentati. Io hocompiuto la mia ultima missione. Ho vinto la mia battaglia".

Articolo da GQ Novembre 2000 N.14

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ESCLUSIVONINO ARCONTE, SPIA OPERATIVA DEL SUPERSID, SVELA I SEGRETI NASCOSTIDIETRO A GLADIO. E RACCONTA A GQ DEL GOLPE IN TUNISIA, DI GHEDDAFI, CRAXI EMORO, DEL GLADIATORE RAUL GARDINI: "PER SALVARMI LA VITA DEVO VUOTARE ILSACCO". I MISTERI DELL'AGENTE G-71-VO di Marco Gregoretti

GladioLa storia che raccontiamo spiega che per oltre 15 anni ha operato, in Italia e all'estero, sumandato dei nostri governi, un gruppo di 280 superagentisegreti. Tutti appartenenti alcosiddetto Supersid. Una Gladio segreta sempre smentita, ancora più clandestina di quellaGladio "stay behind", dietro le linee, di cui, creando un caso nazionale, scrisse nel 1990, suPanorama, l'inviata Marcella Andreoli. Sullo sfondo il potere dei servizi segreti italiani, dei qualiGladio era una diretta derivazione, civile e militare. Fino al 1970, il servizio segreto si chiamavaSifar (Servizio informazioni forze armate). Poi nacque il Sid (Servizio informazioni difesa), a cuifaceva capo la prima Gladio, che fu sciolto nel 1977. Furono istituiti il Sisde (servizioinformazioni per la sicurezza democratica) civile, e il Sismi (servizio informazioni per lasicurezza militare), militare. li coordina il Cesis (Comitato esecutivo servizi d'informazione esicurezza), oggi diretto da Fernando Masone, ex capo della Polizia di Stato.

Il caratteristico suono metallico e l'icona che raffigura un postino volante colorato annunciano:you have a new message. Il computer, in redazione, ha appena ricevuto una comunicazioneelettronica. Mittente: Nino, agente membro della Gladio segreta, operativo dal 1971 nelcosiddetto Supersid, comandato dal generale Vito Miceli e attivo in operazioni autorizzate dalgoverno italiano. Cognome: Arconte. Sigla: G-71-VO-155-M (G sta per Gladio, ''71 è l'anno diinizio corso, VO significa Volontario, M è Marina militare). Nino ha fatto scappare dissidenti, hafatto viaggiare carte segrete, ha addestrato guerriglieri, ha fatto saltare ponti. Ha vissuto per 15anni da infiltrato in Unione Sovietica, Libia, Tunisia, Marocco, Vietnam, Cina, Portogallo, Angola(dove scriveva il proprio nome sul muro con il mitragliatore MG 42). Ora ha deciso di mettersi incontatto con GQ. Ha accettato di raccontare un elenco di verità scomode, eclatanti e paurose,che vanno dalla appartenenza di Raul Gardini alla struttura supersegreta "civile" di Gladio alcoinvolgimento di Gheddafi nella strage alla stazione di Bologna e nel dramma di Ustica; daoperazioni in Nordafrica per rovesciare i regimi filosovietici a strani ordini ricevuti a Beirut, chehanno a che fare con il rapimento di Aldo Moro. Fino a quello che è successo a lui: nel 1986,tornato da una missione, durante la quale era stato arrestato restando due mesi in un carceredel Marocco, scopre che lo Stato lo ha cancellato. Gladio è stata sciolta e nessuno glielo hadetto. L'ufficio di via XX Settembre n.8, a Roma, dove Nino andava a rapporto, è sparito. Tornaa casa sua, in Sardegna. Ma non si rassegna. Scrive lettere chiedendo spiegazioni. Nessuno glirisponde. Tranne Bettino Craxi. Cinque anni più tardi, Giulio Andreotti, alla Camera, legge ilfamoso elenco di Gladio: 622 persone. "Era falso, ridicolo, e lo sapevano tutti. La vera Gladioeravamo noi: 280 persone del cosiddetto Supersid e 20 istruttori del vecchio Sifar". Un giorno,mentre Nino si sta allenando arrampicandosi su una scarpata a picco sul mare, tra Oristano eAlghero, quattro braccia cercano di spingerlo giù. E' troppo forte: non ce la fanno e finiscono inmare. Dopo qualche tempo vengono ripescati due cadaveri: skipper non identificati, scrivono igiornali. Nessuno reclama quei morti, G71VO155M va fermato. Intimidito. Mentre il Paesediscute sul falso elenco di Gladio, non può esserci qualcuno che racconti la vera storia.Costruiscono una falsa accusa di spaccio. Nino ha subìto 27 processi per cinque presuntigrammi di hashish e 21 di olio di Hashish. Perfino la Corte europea dei diritti dell'uomo, il 19marzo 1998, dopo aver letto e studiato tutti i documenti processuali, scrive che nei suoiconfronti è stata messa in atto una vera persecuzione. E che però, per risolvere, dovrebberivolgersi alla magistratura italiana. "Pazzesco", dice Arconte. "Per ottenere giustizia contro la

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persecuzione dovrei rivolgermi ai miei persecutori". Era ed è incazzato nero. Uno dei dei suoipiù cari amici. Tano Giacomina, gladiatore della marina, muore in uno strano incidente mentre sitrova a Capoverde. "E dopo aver subito intimidazioni giudiziarie simili alla mia. Eravamo soldati,è vero. E la guerra era finita: il muro di Berlino non c'era più. Non bastava congedarci?". Moltesue verità, come risulta a GQ, le conoscono il coordinatore dei servizi, Franco Frattini, e ilpresidente della Commissione stragi, Giovanni Pellegrino. Inoltre, sono rintracciabili in un sitoInternet: http://www.geocities.com/Pentagon/4031 ; oppure digitare The Real History of Gladio,su virgilio.it). Queste sono pillole della sua vita avventurosa. "Ho preso le mie informazioni.Marco, sei pulito.Quando vuoi venire da me in Sardegna? Ti aspetto".La sua prima e-mail.Da brivido lungo la schienaGrazie dell'invito. E speriamo in bene, visto il suo primo messaggio elettronico:"Marco, nonvorrei intasare l'e-mail, ma ritengo che essere informato su ciò di cui lei si vuole occupare sia lacosa migliore. Io ho reso pubblica la mia storia (con il sito, ndr) per salvarmi la vita, non ho piùsegreti per nessuno, ma l'accanimento con il quale "Loro" vogliono tenere nascosta la verità dicui sono testimone per avvertirla che sta entrando a piedi uniti nel gran verminaio dellaRepubblica. Le invio anche le lettere di Craxi, era semplicemente il presidente del Consiglio cheordinò le operazioni di Akbar Maghreb (cioè, favorire un colpo di Stato che portasse alladeposizione del dittatore tunisino Bourghiba: fatto che si verificò, ndr) tra l"82-'83 e il 1986". Nonc'è niente da fare: occorre andare in Sardegna. A conoscere Nino, di persona.Scrivi giornalista,scrivi prima che puoiNino Arconte ha due spalle enormi, braccia tozze e gambe toste. E' silenzioso come un puma.Infatti, alle 10,30 di un sabato mattina di settembre, entra nel Bar del pescatore di Cabras enessuno se ne accorge. E' vestito come un turista americano: bermuda, camicia a fiorisvolazzante, Nike. Te lo immagini con la macchinetta fotografica infilata al polso. Uno dei tantitravestimenti per non dare nell'occhio. "Se qualcuno mi osservava insistentemente, facevo fintadi fotografare il paesaggio". La sua casa è a pochi metri dalla piazza. In pieno centro storico."L'ho costruita con le mie mani". Nel senso letterale: prendeva mattoni e li metteva unosull'altro... La villetta è su tre piani. In quello sotterraneo ci sono panche per gli addominali, pesi,bilancieri. E una mensola di legno che corre lungo il muro. Praticamente, una lunga scrivania.Dove poggia il computer di Nino: la cassaforte dei suoi segreti. Lui continua a ripeterlo:" Magari,chissà, fra cinque minuti una sventagliata di mitra alla schiena, e io non ci sono più. Forseneanche tu. Accetta un consiglio: scrivi prima possibile questa storia. Più passa il tempo,più sei in pericolo. Continua a morire gente in strani incidenti e incredibili suicidi". E chi sarebbeil mandante?! "Lo sai che il Kgb ha ancora delle foto che mi fecero in Romania, sul Danubio,durante l'operazione Costanza? Mi hanno immortalato a Galaty, vicino ai fili spinati, al confinecon l'Ucraina, dove facevamo passare persone e documenti. Me lo ha confermato una amicaserba dell'Otpor (movimento vicino a Kostunica, il nuovo presidente serbo, ndr)Quel giorno Vito Miceli,Antonio La Bruna e gli altri...Nino entra nell'esercito come volontario, a 15 anni: allievo sottufficiale. Corre l'anno 1970. IlSifar, l'allora servizio segreto, è appena stato sciolto. Il generale Vito Miceli sta cercando civili emilitari da arruolare nel Sid, il nuovo servizio segreto. Durante il corso a Viterbo, Nino eccelle inogni specialità fisica e con le armi: da 100 metri colpisce un carro armato sotto la torretta. Nellesue note caratteristiche, già allora, c'è scritto:"Naturale e grande attitudine al comando.Punteggio da uno a 10: 10". Un giorno d'estate di quell'anno, mentre si sta esercitando in unfaticoso percorso di guerra, Nino nota alcuni uomini in borghese che lo osservano. Li incontra dinuovo più tardi, al poligono di tiro. Infine gli chiedono di seguirlo nell'aula magna della caserma:deve compilare un questionario. Solo a quel punto Nino chiede:" Cosa state facendo?" "Laselezione per il Sid". Uno di quegli uomini, ricorda oggi Nino era l'allora tenente La Bruna (poicoinvolto in tante vicende italiane:piazza Fontana, P2, ndr). Circa un mese dopo viene chiamataalla palazzina di comando. "C'erano mio padre Augusto, decorato in Africa come carabiniere a

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cavallo, e il generale Renzo Zambonini della Polizia (allora la Polizia era militare e non civile,ndr), amico di mio padre dai tempi di Africa. Di nuovo La Bruna. E un altro signore che diventòpoi il mio capo: Vito Miceli, un grande uomo dei servizi segreti". E' il padre, Augusto, a dirgli:"Seistato selezionato per il Sid. Sei d'accordo a essere arruolato?" Certo che lo è. Ogni anno diservizio vale il doppio. Lo stipendio è ottimo. "E potevo passare da sottufficiale alla carriera diufficiale. Oggi, infatti, sono capitano di vascello". La vita di Nino, a quel punto, cambia. Percoprire l'esistenza della vera Gladio, ufficialmente viene congedato dall'esercito nel dicembre1973. In realtà entra in Marina: diventa un Lupo, gladiatore di mare. La sua attività di coperturaè quella di macchinista navale. "Con le navi civili entravamo in qualsiasi porto senza destaresospetti. E nella mia cabina, che aveva due letti, potevo tranquillamente nascondere chi volevo.Dissidenti dell'est, rifugiati politici...". Dal 1976 fa anche parte del nucleo speciale di Gladio,Comsubmin. "Ero uno dei 280 gladiatori "stay behind" del Supersid. Missione: proteggerel'Italia, almeno così credevo, dentro e fuori i confini. Da chi? Soprattutto dal Kgb, il migliorservizio segreto del mondo. Il più fantasioso, estroso, deciso e abile. Altro che Cia:ricca estupida"Alla ricerca della prigione di Moro.Prima che lo rapiscanoDa un cassetto, Nino tira fuori un quadretto con la copertina verde rigida. Dentro ci sono tantepagine piene di date, luoghi di partenza, destinazioni, firme, timbri. Sono le missioni a cui, divolta in volta, il macchinista o fuochista Arconte era comandato. Sfoglia alcune pagine, poi siferma. "Ecco qui ! cercavo proprio questo. Leggi, leggi, Marco" C'è scritto che il 6 marzo 1978 èpronto a La Spezia un imbarco per lui: destinazione Libano. Beirut. "Il contatto a Beirut era unitaliano vestito da arabo. Mi consegno una busta contenente, credo, alcuni passaporti, che avreidovuto consegnare ad Alessandria d'Egitto". Ma c'era una seconda parte della missione, cheNino racconta per la prima volta a GQ. "Avrei dovuto prendere contatti con i miei informatori.Seguendo la solita procedura: vicino all'aeroporto c'era una profumeria. La commessa, in realtà,era il tramite per le mie fonti. Una volta stabilito il contatto, secondo le disposizioni, avrei dovutoattivare la mia rete affinché fornisse la possibilità di una mediazione per liberare Aldo Moro. Labusta con quegli ordini di prendere contatti con guerriglieri islamici o terroristi palestinesi perliberare Moro, o almeno per cercare la sua prigione, ordini nascosti tra alcuni passaporti senzafotografia che avevo portato dall'Italia, li consegnai a un uomo che avevo già incontrato unavolta. Seppi dopo che era un colonnello della Folgore, un gladiatore che si chiamava MarioFerraro. E' stato suicidato nel 1995, impiccato alla porta del suo bagno. Un marcantonio di unmetro e novanta! (vedi più avanti a pagina 188)". A Beirut, almeno tre giorni prima che Morofosse rapito. "Eh, si, perché ero partito da La Spezia il 6. E il 16. marzo, quando seppi da unfonogramma che Moro era stato rapito dalle Brigate Rosse, mi trovavo già ad Alessandria, aconsegnare, in una profumeria nella casbah, i documenti ricevuti a Beirut. Per essere ancorapiù chiari: io vivevo tra un campo militare e un altro. Addestravo profughi. Di Moro non mi eromai occupato". Quando riceve l'ordine di cercare la prigione di Moro (ribadiamo: ordine ricevutoprima che l'allora presidente della Democrazia cristiana fosse rapito), Arconte è all’oscuro di unaltro fatto: il 30 Aprile 1977 il Sid di Vito Miceli è stato sciolto. "Avevo parlato con Miceli, l'ultimavolta, da Lgayoune, nel Sahara spagnolo, mentre rientrava da un'operazione in Sudafrica. Oraso, perché lo ha detto in tv Giuliano Ferrara, che Miceli era molto legato proprio al Aldo Moro".In guerra, con Mu'ammar GheddafiIl 16 ottobre 1982 Nino si imbarco sulla nave Veneto, Operazione Tripoli. Destinzione: Tripoli,appunto. "Missione facile facile, si diceva: portare e ricevere documenti da e per la Libia.Peccato che tutta la Libia pullulasse di poliziotti e di soldati. Per non dare nell'occhio fingevamodi fare un piccolo traffico di alcolici (severamente proibiti in Libia). In questo modocorrompevamo le guardie e non eravamo sospettati di spionaggio. In più arrotondavo, perpagare informatori, taxi, eccetera, gli scarsi mezzi che ci venivano messi a disposizione.L'ordine che ricevetti quella volta?Contattare i giovani ufficiali dell'esercito libico che volevano disfarsi del colonnello. Chiuso nellamia cabina, mi chiedevo: perché non ci hanno fatto portare a termine l'operazione nel 1973?Chi ci ha fermato, e perché. Ma non ho saputo dami una risposta". Dopo aver incontrato vari

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ufficiali e un tale colonnello Baffo Grigio, che avrebbe dovuto guidare la rivolta, Nino rientra a LaSpezia il 9 marzo 1983. "Non ricevetti nessun ordine. Ma non escludo che altri abbiano portatoavanti la missione". Secondo Nino, Gheddafi è la chiave di lettura per almeno due drammiitaliani: Ustica e la stazione di Bologna. Così la pensa, in sintesi:"Con il dittatore libicoeravamo in guerra. nel vero senso della parola, anche se l'opinione pubblica non lo sapeva.L'aereo passeggeri Italia, precipitato a Ustica, l'ha tirato giù un Mg libico. Abbattuto poi da unaereo italiano guidato da due piloti (della Gladio militare anche loro), che non hanno mai potutotestimoniare perché sono morti pochi giorni prima di andare dal giudice Rosario Priore. Lastrage alla stazione di Bologna del 2 ottobre 1980 fu una ritorsione contro l'Italia perché laSaipem, su incarico del premier di Malta, Dom Mintoff, stava trivellando sulla secca di Medina.Anche se si trovavano a 100 chilometri dalla costa secondo il colonnello quelle erano acquelibiche".Io, Bettino e Bourghiba.Altro che golpe morbido!Quel riferimento a Craxi nell'e-mail non era una boutade. Nino le ha conservate davvero lelettere ricevute dall'ex presidente del Consiglio, morto ad Hammamet il 19 gennaio 2000. Ne haconsegnata copia, "sottoponendomi anche alla macchina della verità", al numero 26 di FederalPlaza, a New York: FBI Office, U.S. Department of Justice. Gli "amerikani" dunque, hanno inmano tre missive scritte a mano da Craxi, su carta intestata della Camera dei Deputati. Laprima è del giugno 1990, la seconda del settembre 1994. A leggerle vengono i brividi nellaschiena. Sono risposte agli sfoghi e alle richieste di chiarimenti che Arconte aveva rivolto allemassime cariche istituzionali. Così Craxi risponde la prima volta, nel 1990: "Caro Arconte, hotentato di intervenire sulle dolorose esperienze tue e di Giacomina (Tano Giacomina, ilgladiatore amico di Nino, ndr) con scarsi risultati. Interesserò gli organi competenti affinché siafatta piena luce e vi sia resa giustizia. Tuttavia, insisto a esortarvi a tacere, nell'interessenazionale, fino a che non si sia pronti a rendere pubbliche le difficili verità che potrebberoprovocare reazioni illiberali. A entrambi,grazie. Bettino Craxi". Craxi era presidente del Consiglioquando Nino partecipò all'operazione Akbar Maghreb - guerra del pane. Lo scopo generale eraquello di favorire la crescita di un movimento di lotta nordafricano che si opponesse alledittature ("a noi interessavano solo quelle filosovietiche"), ma prefiggendosi la creazione di unagrande unione democratica e federale nord africana. Questo movimento si chiamava, appunto,Akbar Maghreb, Grande Maghreb. Il pretesto per la rivolta anti Ben Bourghiba, dittatoretunisino, fu la guerra del pane: il raddoppio del suo prezzo significava la fame per lapopolazione. Ecco i ricordi di Nino:" Non fu, come ha detto l'ammiraglio Fulvio Martini (ex capodel Sismi, servizio segreto militare, ndr), ammettendo il coinvolgimento di Gladio nel golpe antiBourghiba, un colpo di Stato morbido. Anzi. Tunisi era in fiamme, nel Capodanno '84. I ribelli diAkbar Maghreb si lanciavano sulle autoblindo con bottiglie molotov, incendiavano i carri armatie non ripiegavano anche se falciati con le mitragliatrici dagli elicotteri. Quella rivolta costòmigliaia di morti. Maanche il potere a Ben Bourghiba. Ero lì quando successe.Contemporaneamente, anche in Algeria ci fu una guerra del pane. Ma fallì: gli islamici del Fis, ilFronte islamico di salvezza, erano più forti di Akbar Maghreb. In marocco si opposero a unaumento delle tasse doganali: deposero le armi quando re Hassan II abrogò quelle tasse": IlKgb, ricorda Nino, riuscì a portare a termine l'unione tra la Libia e il Marocco. Ma siccomequest'unione non era ancora esecutiva, "mi fu ordinato di continuare a mantenere i contatti con iguerrieri di Akbar Maghreb, che addestravo per impiegare, eventualmente, stay behind (dietrole linee). In sostanza ero in continuo pellegrinaggio tra campi Beduin e Tuareg del Sahara etribù berbere dell'Atlante: insegnavo loro tecniche di guerriglia e li addestravo, così comeveniva, visti gli scarsi mezzi a disposizione, a non arrendersi alle future dittature". Nino non sache oramai la sua missione per conto del Dio Stato sta per finire. In un modo o nell'altro, ma staper finire. Il 19 novembre 1985, sul Rif, a Tetouan, lo arrestano insieme ad altri 700 ribelli diAkbar Maghreb, ma anche del Fis. Ironia della sorte, un mese prima, il 17 ottobre, il governoitaliano, rappresentato da Giulio Andreotti, e quello tunisino, rappresentato dall'ancora in caricaBourghiba (che se ne andrà il 7 novembre 1987, ufficialmente per infermità mentale), firmanoun accordo bilaterale che sostanzialmente impedisce la nazionalizzazione dei beni degli italiani.

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"Si evitò 1970, anche grazie all'intervento di Gladio", dice Nino. Ricordandosi che allora restò inuna prigioneper due mesi. Giorni terribili: torture, isolamento. Ma senza mai rivelare la sua identità, neancheal console italiano che lo visitò in carcere. Alla fine il tribunale del Marocco dovette liberarlo,anche se precisò di non capire cosa ci facesse un "marinero mercante en transito para l'Italiasulle montagne del Rif". Il 4 febbraio 1986, dopo aver volato da Tangeri a Madrid e da Madrid aRoma, è finalmente in Italia. Vuole mettersi a rapporto nel solito ufficio. Ma non c'è più. AncheNino è stato cancellato.Morti sospette.Di gladiatori segretissimiL'ultima scheggia, è anche qui ci vorrebbe un libro, Nino la racconta in macchina, in giro per laSardegna. "Quello è il precipizio dove hanno cercato di uccidermi. Questa è la vera base diCapo Marrargiu, e non quella a 40 chilometri da qui dove andavano i magistrati durante leinchieste suGladio. Vedi? C'è il cartello con i buchi dei nostri proiettili". Attacca:" Raul Gardini era uno dinoi". "Di voi chi?" "Di noi gladiatori". Silenzio. "Non mi credi? Guarda, era un gladiatore civile.Dava informazioni dal mondo della finanza. Aveva una conoscenza gigantesca dei rapporti trafinanza e Pci, e degli investimenti italiani in Unione Sovietica. Gardini lo avevo conosciuto nel1982: fui mandato a controllare i suoi silos sul Mildre Grove, nel Mississippi. Dovevo evitareattentati e ritorsioni. Una volta beccai gente che cercava di dare fuoco ai suoi depositi di soia. Lifermammo: fu una semplice scazzottata. A bordo delle sue navi, comunque, fino al 1982 c'erasempre qualcuno di noi. Non ci credo neanche lontanamente che quella mattina di mercoledì 23luglio 1993 si sia suicidato".(su questo, per chi volesse maggiori dettagli: www.affaritaliani.it ;cliccare Dossier - Casi irrisolti). E poi c'è il caso Ferraro. Lo aveva conosciuto bene, ma soltantocon nomi in codice. Quando vede la sua foto sul giornale, sa anche il nome: colonnello MarioFerraro, impiccatosi nel bagno di casa sua, domenica 16 luglio 1995. In questo caso si parlasubito di presunto suicidio: era del Sismi. "Di più" dice Nino, "Era di Gladio". Pochi giorni dopo lasua morte, sbuca fuori una lettera nella quale Ferraro parla di una strana missione che avevadovuto compiere a Beirut. Una missione che, secondo la lettera, conteneva una bugia. larivelazione viene fatta dal Tg3. Ma poi non se ne sa più nulla. Ora Nino racconta:" Lo avevoconosciuto in Libano, il 14 dicembre 1975, quando i musulmani assaltarono l'aeroporto. L'horivisto a Beirut nel 1978 (appunto! ndr): mi diede dei documenti, gli consegnai dei documenti. Etornai ad Alessandria d'Egitto". Nino non è convinto di un'altra morte: quella del neofascistaGianni Nardi. "Ma quale neofascista! Era solo uno che aveva la fissa dell'Italia. Era ungladiatore paracadutista, un'Aquila. Lo avevo conosciuto nel 1971 con uno della Gladio civile,l'attore do fotoromanzi Franco Gasparri. nel 1975 io e Nardi ci siamo incontrati in aereo:stavamo andando in Vietnam. io sono sceso a Lonj Nui, vicino a Saigon, lui ha proseguito versoLanjnam per obiettivi diversi". Speriamo di aver seguito alla lettera il consiglio di G-71-VO-155-M: "Giornalista, scrivi prima che puoi".Marco GregorettiUSTICA StoryE-mail di Nino, "Un lungo elenco di morti che avrebbero potuto dire qualche verità sul DC9precipitato a Ustica il 27 giugno 1980, causando 81 vittime. Giorgio Teoldi, comandantedell'aeroporto, 8-8-'80, incidente stradale. Maurizio Gari, capocontrollore a Poggio Ballone (GR),9-5-'81, infarto. Giorgio Furetti, sindaco di Grosseto, 4-4-'84, investito da una moto. LicioGiorgeri, generale al registro aeronautico italiano, 20-3-'87, attentato Unità comunistecombattenti. Mario Alberto Dettori, di servizio al radar quel giorno, 2-3-'87, impiccato, "suicidio".V. Zammaroni, 14-8-'88, idem. Mario Naldini e Ivo Nutarelli, due dei sei piloti italiani levatisi involo il 27-6-'80 per intercettare il Mig 23 libico, 28-8-'88, incidente Frecce tricolori a Ramstein. A.Muzio, 1-2-'91, ucciso. Antonio Pagliara, maresciallo dell'Areonautica, 13-11-'92, incidentestradale. Roberto Boemio, generale comandante della regione aerea meridionale, 13-1-'93,accoltellato a Bruxelles durante una rapina. Gian Paolo Totaro, 4-11-'94. e Franco Parisi,sergenti dell'Aeronautica in servizio al radar di Otranto, 21-12-'95. Impiccati, "suicidio". [Nota diMS: mancano altri, ad esempio l'investigatore aeronautico Jeremy Crocker, sparito a Los

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Angeles il 9 dicembre 1996, cinque giorni dopo aver parlato ad una radio locale di "pezzi diaereo francese" tirati su assieme ai resti del DC-9 ITAVIA:http://www.lapdonline.org/get_involved/missing_persons/mp_crocker_jeremy.htm.

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GLADIO: IL SUO CONTESTO STORICO-POLITICONell’analisi della Commissione Stragi (relazione Pe llegrino)

Qual è il contesto in cui nasce Gladio? Quali sono le esigenze a cui deve rispondere unastruttura armata e segreta, composta da civili e militari? La struttura Gladio ha avuto deiprogenitori o è sorta dal nulla? Quali erano le logiche politico-militari alle quali dovevarispondere una simile struttura?A queste e ad altre domande cerca di rispondere questo lungo brano della relazione scrittta dal

presidente della commissione stragi Giovanni Pellegrino.--------------------------------------------

AVVERTENZA: La relazione Pellegrino non va letta come una sorta di maxi-sentenza definitiva,ma soltanto come <<la formulazione di un giudizio storico-politico globale>>.Come ogni analisi storico-politico essa è, comunque, soggetta a integrazioni e mutamenti.

Le direttive internazionali nei documentidel National Security Council

Il quadro internazionale più volte richiamato, che si determinò già nella fase finale del secondoconflitto mondiale e venne a consolidarsi nei decenni successivi, è così noto da non meritareforse troppa ampia esplicitazione.Sicché è solo compiutezza espositiva che induce a rammentare, sia pure in termini di dovutasommarietà, come il 12 marzo 1947 il Presidente degli Stati Uniti, Harry Truman, di fronte alforte espansionismo sovietico nell'Europa orientale, pronunciò dinanzi al Congresso il celebrediscorso che sarebbe stato ricordato come l'enunciazione della dottrina che porterà il suo nome.In base ad essa gli Stati Uniti si facevano carico di proteggere militarmente qualsiasi zona delmondo fosse stata minacciata da eserciti di paesi comunisti e da forme di guerriglia comunqueappoggiate da paesi di area comunista.Una enunciazione programmatica, che informò di sé tutta la politica statunitense del successivoquarantennio.Sui riflessi che tale politica ebbe nella situazione interna italiana la Commissione ha giàampiamente riferito al Parlamento nella prerelazione relativa all'organizzazione Gladio.Sono dati su cui appare ora opportuno ritornare nella prospettiva di un'indagine volta aricostruire una realtà storica complessiva, di cui l'attivazione della struttura Gladio costituiscesoltanto un momento.In tale direzione indagativa la Commissione ha già sottolineato l'importanza che rivestono idocumenti del National Security Council, a partire dal documento n. 1/2 del 10 febbraio 1948.In previsione di una possibile invasione dell'Italia da parte di forze militari provenientidall'Europa Orientale, o nell'ipotesi che una parte dell'Italia cadesse sotto dominazionecomunista a causa di una insurrezione armata o di altre iniziative illegali, il governo degli StatiUniti predispose un piano articolato in sette punti, il cui ultimo paragrafo prevedeva di:"Dispiegare forze in Sicilia o in Sardegna, o in entrambe, con il consenso del governo italianolegale e dopo consultazione con gli Inglesi, in forze sufficienti ad occupare queste isole control'opposizione comunista indigena non appena la posizione dei comunisti in Italia indichi che ungoverno illegale dominato dai comunisti controlla tutta la penisola italiana"[1].Ancor più interessante è il documento successivo: NSC 1/3 dell'8 marzo 1948, dal titolo:"Posizione degli Stati Uniti nei confronti dell'Italia alla luce della possibilità di una partecipazionecomunista al governo attraverso sistemi legali”[2].Fin dalle prime righe del documento, il problema politico viene posto con grande chiarezza. Silegge infatti:"Gli interessi degli Stati Uniti nell'area del Mediterraneo, relativi ai problemi di sicurezza,risultano seriamente minacciati dalla possibilità che il Fronte Popolare, dominato dai comunisti,ottenga una partecipazione al Governo attraverso le elezioni nazionali che si terranno in aprile eche, come conseguenza di ciò, i comunisti, seguendo uno schema ormai consueto nell'Europa

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dell'Est, potrebbero riuscire ad ottenere il completo controllo del Governo e a trasformare l'Italiain uno stato totalitario subordinato a Mosca. Un'eventualità del genere produrrebbe un effettodemoralizzante in tutta l'Europa occidentale, nel Mediterraneo e nel Medio Oriente"[3].Nella parte conclusiva del documento sono elencati i provvedimenti che gli Stati Unitidovrebbero prendere"nel caso in cui i comunisti italiani dovessero riuscire ad ottenere la guida del governo attraversosistemi legali"[4].Tra essi figurano, al punto a):"Prendere delle misure immediate, compreso ciascun tipo di misura coercitiva, per realizzareuna mobilitazione limitata",e al punto d):"Fornire assistenza militare e finanziaria alla base anti-comunista italiana"[5].I documenti della serie NSC1 vennero sostituiti, a partire dall'aprile 1950, con quelli della serieNSC67; l'ultima versione, l'NSC67/3, redatta dal National Security Council il 5 gennaio 1951,venne infine approvata dal Presidente degli Stati Uniti l'11 dello stesso mese.Si trattava di una sintesi delle ipotesi previste dall'NSC1/2 e NSC1/3 con una leggeralimitazione in quanto l'attacco esterno all'Italia ricadeva ora nella responsabilità della Nato.Il documento trattava quindi delle misure preventive e, eventualmente, punitive da adottarsi incaso di insurrezione interna appoggiata dall'esterno o di partecipazione del partito comunista algoverno con mezzi legali.Fra le misure preventive è da notare il suggerimento, messo in pratica alcuni mesi più tardi(Dichiarazioni anglo-franco-americana del 26 settembre 1951), di avviare le procedure per unarevisione informale del Trattato di pace, specialmente di quelle parti che imponevano dei limitisulla qualità e la quantità delle Forze armate nazionali.Le misure punitive in caso di insurrezione interna erano volutamente lasciate nel vago; gli stessiJCS (Joint Chiefs of Staff) avevano insistito su questo punto; si auspicava infatti di"utilizzare le forze militari statunitensi in modo da essere in grado di impedire, quandonecessario, che l'Italia cada sotto il dominio comunista"[6].Una ulteriore clausola specifica che ciò sarebbe stato attuato in ogni caso con il consenso delgoverno italiano e secondo le direttive elaborate nell'occasione dai JCS.Ancora più vaghe apparivano le misure legali:"Gli Stati Uniti dovrebbero dare corso alle iniziative (censura) mirate ad impedire la presa delpotere da parte dei comunisti e a rafforzare la determinazione italiana di opporsi alcomunismo"[7].Queste direttive rimasero immutate durante il primo anno della nuova amministrazioneEisenhower. Nell'aprile 1954, l'NSC67/3 venne sostituita dall'NSC5411/2: il documento sidifferenziava da quelli dell'amministrazione precedente per l'insistenza sull'importanzastrategica della penisola nell'ambito della Nato, definita a "una posizione geografica cardine"[8].Il documento analizzava i successi del sostegno americano alla rinascita economica italiana e ilparallelo fallimento della politica anticomunista. Il miglioramento della situazione economica nonaveva funzionato come antidoto all'affermazione dei socialcomunisti (come dimostravano irisultati elettorali del 1953); l'anticomunismo dei governi succedutisi dopo le elezioni politichedel 1953 avevano dato prova di grande instabilità. L'NSCauspicava per l'Italia un governo costituzionale democratico, sorretto da una florida situazioneeconomica.L'ipotesi di un governo autoritario di destra, anche se definita preferibile a quella di un governocomunista, non veniva prospettata come uno scenario desiderabile (ed è questo un profiloimportante perché individua nella stabilizzazione del quadro politico italiano, il principaleobiettivo strategico comunque perseguito).Venendo alle tradizionali ipotesi previste in merito ad una presa di potere comunista (attaccoesterno, insurrezione interna sorretta da un appoggio sovietico, mezzi legali), la versionedisponibile del documento è pesantemente censurata; in essa non appare dunque alcunriferimento alle ultime due ipotesi e, nel caso della prima, il riferimento va, come già

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nell'NSC67/3, alla garanzia fornita dal Trattato Nord Atlantico. Non è dato sapere quindi cosasarebbe successo nelle altre due ipotesi.Si arriva così all'NSC6014 del 16 agosto 1960 in cui la parte analitica era approfonditaulteriormente secondo le linee già tracciate dall'NSC5411/2. Il documento rilevava ancora unavolta come, a partire dalle elezioni del 1953, l'instabilità politica di governo fosse stataaccentuata dalle spaccature interne al partito di maggioranza, dall'incapacità di formarecoalizioni di governo durature e dalla differenza di opinioni esistenti nelle varie forzedemocratiche sulla credibilità di una partecipazione socialista al governo.Per questo si auspicava l'appoggio all'evoluzione del PSI verso posizioni autonome rispetto alPCI e filo-occidentali. Finché tale cambiamento non fosse stato palese, l'influenza del PSI sullapolitica estera e sulla politica di difesa nazionale doveva essere contrastata.Il maggiore pericolo, stando così la situazione, era"che le forze politiche ed economiche conservatrici e quelle clericali costituissero con le forzeneofasciste un Fronte nazionale contrapposto a un Fronte popolare, guidato dai comunisti,comprendente le classi lavoratrici e gli elementi democratici della sinistra moderata"[9].In sostanza, pur riconoscendo, come era stato dichiarato nel NSC 5411/2, che un regimeautoritario sarebbe stato meno pericoloso nel breve periodo per gli interessi della politica esteraamericana, si affermava che nel lungo periodo avrebbe avuto un effetto deleterio, aggravandole frizioni interne e rafforzando in ultima analisi lo stesso partito comunista.Per quanto riguarda la parte punitiva, la censura impedisce anche in questo caso di valutareappieno il significato del documento. Non è chiaro infatti se le misure prese in considerazioneper contrastare l'avvento con mezzi legali o illegali del PCI al governo fossero solo di tipo nonmilitare (come appare dal testo) o non comprendessero invece altri tipi di interventi(eventualmente censurati).Va comunque sottolineato che una versione aggiornata dello stesso documento (NSC6014/1del 19 gennaio 1961) escludeva l'ipotesi di azioni militari in questa circostanza almeno che nonfossero attuate di concerto con altri alleati europei.La lettura dei documenti attinenti l'Italia negli anni '50 sembra dunque screditare l'ipotesi di unintervento militare diretto americano automatico in caso di avvento del PCI al governo conmezzi legali o illegali.Rimanevano in piedi le tattiche elaborate fin dal 1948 dello stesso NSC per fronteggiare ilpericolo comunista a livello mondiale.Si trattava di quelle che vennero definite covert operations nella direttiva NSC 10/2 del 18giugno 1948: erano misure che avrebbero affiancato le attività all'estero di carattere ufficiale eper le quali, a differenza di queste, non doveva essere possibile risalire alla responsabilità delgoverno americano.Si trattava, cioè, di operazioni legali e illegali di cui il Governo avrebbe avuto la paternità, manon avrebbe assunto la responsabilità.La tipologia di queste operazioni era assai vasta. Si trattava di"propaganda, guerra economica; azione preventiva diretta, comprendente il sabotaggio,l'antisabotaggio, misure di demolizione ed evacuazione; sovversione contro Stati ostili,comprendente assistenza a movimenti clandestini di resistenza, a gruppi di guerriglia e diliberazione di rifugiati, nonché appoggio ad elementi indigeni anticomunisti nei paesi del mondolibero minacciati""Tali opinioni (...) non dovranno includere conflitti armati condotti da forze militari riconosciute,spionaggio, controspionaggio, copertura e occultamento di azioni militari"[10].Responsabile di questo tipo di operazioni era la nuova branca della CIA, l'Office of SpecialProjects; solo in caso di guerra, o quando il Presidente degli Stati Uniti lo avesse richiesto, ipiani per le covert operations (operazioni coperte) sarebbero stati coordinati con i Joint Chiefs ofStaff.Ciò significa che la CIA godeva, in questo campo e in tempo di pace, della massimadiscrezionalità.Questa direttiva, modificata secondo termini che rimangono sconosciuti (NSC10/5, nonrinvenuta), rimase in vigore fino al marzo 1954, quando venne approvato un nuovo documento

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riguardante le covert operations che, nel frattempo, erano diventate un cavallo di battaglia dellanuova amministrazione Eisenhower. Le attività delle aree dominate o minacciate dalcomunismo internazionale venivano in questo documento specificate con chiarezza (e senzacensure).Si trattava di"sviluppare una resistenza clandestina, favorire operazioni coperte e di guerriglia ed assicurarela disponibilità di tali forze nel caso di conflitto bellico, compreso sia l'approntamento, ovunquepraticabile, di una base a partire dalla quale l'esercito posa espandere, in tempo di guerra, ilsuddetto tipo di forze nell'ambito di teatri attivi delle operazioni, sia l'approntamento di strutturestay behind e strumenti per l'evasione e la fuga"[11].La novità del documento non consisteva solo nel prevedere la creazione di "Stay-behindassets" ("strutture stay behind", cio’ “stare indietro”) poggiati su basi costituite nei vari paesi findal tempo di pace per attivarle in tempo di guerra, ma anche nel preconizzare la collaborazionefra CIA e militari non solo in caso di conflitto (come risultava dal documento precedente).Questo aspetto venne ulteriormente chiarito in una revisione del NSC 5412, ovvero l'NSC5412/2 del 28 dicembre 1955, in cui si prospetta la necessità per la CIA di avvisare ilDipartimento di Stato, il Dipartimento della Difesa, nonché un rappresentante dello stessoPresidente riguardo alle attività intraprese sotto il titolo di covert operations.La discrezionalità della CIA era cioè fortemente ridotta e la corresponsabilità degli organiconsultanti parallelamente accresciuta. Il punto chiave della collaborazione tra CIA e militari erala disponibilità delle basi di appoggio per le attività clandestine da attuarsi in territori comunisti ominacciati dal comunismo.L'Italia ricadeva in quest'ultima categoria.

La situazione politica italiananell'immediato dopoguerraUn quadro d'insieme emerge quindi con sufficiente chiarezza, malgrado il persistere di marginalizone grigie, la cui ricostruzione storica non è allo stato ancora possibile. William Colby, che fucapo della CIA dal 1973 al 1976, riferendosi al 1948 scrive:"La possibilità di una presa del potere comunista in Italia come risultato elettorale avevapreoccupato molto gli ambienti politici di Washington prima delle elezioni italiane del 1948. Anzi,era stata soprattutto questa paura a portare alla creazione dell'Office of Policy Coordination,che dava alla CIA la possibilità di intraprendere operazioni politiche, propagandistiche eparamilitari segrete"[12].Che tanto sia poi avvenuto non può dirsi con certezza, anche se alcune organizzazioni, sorte inquegli anni, sembrano riconducibili ad un intervento diretto o indiretto degli Stati Uniti ocomunque di organizzazioni para governative occidentali.Documentazione ufficiale è disponibile, come meglio si vedrà in seguito, soltanto su "Pace eLibertà". Per altre associazioni è legittimo il sospetto che possa esservi stato un finanziamentoocculto da parte degli Stati Uniti.Peraltro, nel delineare lo scacchiere internazionale in cui l'Italia veniva ad inserirsi - percoglierne i riflessi e le influenze non solo sulla storia ufficiale del paese (e cioè nel succedersidegli eventi che furono democraticamente conoscibili all'atto del loro verificarsi), ma anche sueventi che restarono occulti perché parte di una storia sotteranea, che oggi appare possibilericostruire sia pure per grandi linee, ma comunque su base almeno documentale - non appareneppure revocabile il dubbio che politica analoga a quella statunitense (di cui è stato più e piùvolte sottolineato il carattere imperiale) sia stata perseguita dall'Unione Sovietica, non solo - e inmaniera esplicita, dato il carattere non democratico, ma dispotico, dei relativi ordinamenti - neipaesi aderenti al Patto di Varsavia, ma anche - e in maniera occulta - all'interno del bloccooccidentale e in particolare in luoghi (come l'Italia) di frontiera, sotto forma di aiuti anchefinanziari ai partiti comunisti nazionali o a gruppi a questi interni.

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Nella X legislatura, all'interno del dibattito in Commissione che condusse all'approvazione dellaprerelazione sull'inchiesta in ordine alle vicende connesse all'operazione Gladio, fu acutamentesottolineata la difficoltà di comprendere le vicende più recenti relative alla strategia dellatensione e delle stragi nel nostro paese, senza fare fino in fondo i conti con il quadro uscito dallaseconda guerra mondiale, e cioè non soltanto con la divisione del mondo in due sfere diinfluenza, ma anche con il processo ulteriore checondusse in brevissimo tempo:-alla sistematica soppressione della sovranità dei paesi collocati nella sfera di influenzasovietica, con la formazione di regimi autoritari prima, totalitari poi;-alla progressiva e rapida instaurazione nei paesi del blocco occidentale di una situazionesostanziale di sovranità limitata.E' pur vero che in questi ultimi ci fu uno Stato di diritto, una democrazia pluralista e uno scontrosociale e politico. Ma se ciò appartenne alla storia palese dei singoli paesi, vi era però neglistessi un limite invalicabile e ufficialmente non scritto (ancorché risultante anche indirettamenteda documenti destinati a lungo a restare segreti, e ancora oggi in parte non noti): l'impossibilitàdi mutare gli assetti politici realizzati nei paesi della sfera di influenza.Su tali basi e con specifico riferimento alla situazione italiana (fortemente segnata dallapresenza da un lato dello Stato Vaticano, dall'altro del maggior partito comunista occidentale)non appare enfatizzato affermare, con riferimento all'immediato dopoguerra, l'instaurarsi di unasituazione che fu per alcuni anni al limite di una guerra civile, sia pur latente e potenziale; e ciòalmeno come situazione vissuta dalle forze politiche che ne sono state protagoniste con l'iniziodella guerra fredda e con l'uscita delle forze di sinistra dal governo De Gasperi.Vuol cioè riferirsi ad una situazione di simmetrica diffidenza degli opposti schieramenti politicirispetto alla volontà reciprocamente dichiarata di mantenimento della democrazia, fase che siprolunga sicuramente fino alla metà degli anni cinquanta anche se le datazioni sonoprobabilmente diverse per le varie forze politiche.Ciò perché soprattutto nella vigilia delle elezioni politiche del 1948 nessuna delle due parti erasicura che la forza vittoriosa avrebbe rispettato e garantito sino in fondo il sistema democratico:da una parte mettendo fuori legge il partito comunista, come invece non è stato; dall'altra,temendo che, se avesse prevalso il Fronte popolare, sarebbe accaduto qualcosa di analogo aquanto si era verificato a Praga.E' una realtà documentata e documentabile anche attraverso testimonianze dirette, nonsmentite, nel riconoscere che, in seno a tutte o quasi le forze politiche, dopo la fine dellaseconda guerra mondiale, gruppi o nuclei di aderenti continuarono per alcuni anni a comporrestrutture clandestine parallele armate.Tale realtà[13] è stata peraltro rimossa nei decenni successivi, perché ritenuta inconfessabile afronte degli ideali democratici che medio tempore avevano avuto - con il decisivo concorso delleforze e di maggioranza e di opposizione - realizzazione quasi piena in istituzioni che andavanomano a mano consolidandosi; rimozione che ha indubbiamente pesato - e in parte ancora pesa- nel ritardo con cui si è proceduto alla lettura di tragici eventi successivi, che pure da quellarealtà rimossa furono indubbiamente influenzati.

Le strutture paramilitari nell'immediatodopoguerraE' quindi coerente con la situazione internazionale ed interna sin ora delineata la costituzione interritorio italiano e prevalentemente nelle zone adiacenti al confine orientale, di formazioniparamilitari segrete.Per vero l'unica organizzazione sulla quale sia stato possibile reperire ampia documentazione èla "Osoppo", sulla quale la Commissione ha già riferito al Parlamento nelle relazioni sul casoGladio e sulla quale, anche per compiutezza espositiva si tornerà più diffusamente nelle paginesuccessive (Vedi caso Gladio).

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Vi sono, comunque, tracce dell'esistenza di altre strutture segrete, sulle quali la Commissionenon è riuscita a raccogliere se non scarne informazioni.Un’organizzazione era denominata "Fratelli d'Italia" e sembra sorta a seguito dello scorporo dicinque battaglioni dell'ex "Osoppo Friuli", come si evince da un documento a firma dell'alloraComandante generale dell'Arma dei Carabinieri, indirizzato alle massime autorità delloStato[14].Non sono stati trovati altri riscontri, tranne che in un passo di un volume storiografico nel qualesono rievocate le vicende del confine orientale nell'immediato dopoguerra. In esso è riportato unrapporto del questore di Udine al capo della polizia, Luigi Ferrari, nel quale si afferma:"Le autorità a cui si fa carico di distribuire armi agli Osovani si identificano negli esponenti delledisciolte formazioni partigiane della Divisione Osoppo-Friuli, i quali, con l'acquiescenza deicomandi alleati avevano provveduto [...] alla organizzazione dell'associazione 'Fratelli d'Italia'[...] nonché alla creazione, in seno ad essa, di squadre armate con il compito precipuo diimpedire o perlomeno di ostacolare le continue infiltrazioni in questa provincia di emissari e diarmati slavi"[15].Un'altra organizzazione segreta dovrebbe essersi denominata "Duca", di cui è traccia, nelladocumentazione a suo tempo sequestrata dalla Procura di Roma presso gli archivi della VIIDivisione del Sismi.E' logicamente ipotizzabile che il riferimento ad "accordi preesistenti" contenuto nel notoprotocollo di intesa del 28 novembre 1956 tra il servizio italiano e quello statunitense possariferirsi anche a queste strutture, come confermerebbe anche il documento inviato dalPresidente del Consiglio Andreotti a questa Commissione il 17 ottobre 1990, laddove si affermache, con l'intesa del 1956,"furono confermati tutti i precedenti impegni intervenuti tra l'Italia e gli Stati Uniti".Su ben più ampia base documentale può invece essere ricostruita - nella sua indubbiasignificatività - la storia della principale organizzazione paramilitare del periodo e cioè la"Osoppo" che sorge nel gennaio 1946, per iniziativa dei dirigenti della preesistente formazionepartigiana "Osoppo-Friuli", nell'atmosfera di tensione che continuò a regnare al confinejugoslavo anche dopo la conclusione della guerra.Secondo una relazione stilata dal capo dell'organizzazione stessa, col. Luigi Olivieri, nelgennaio 1946, i capi della disciolta formazione partigiana[16], dinanzi alla situazione di tensioneche si era creata nella zona di confine, si riunirono sotto la guida dello stesso Olivieri"dandogli l'incarico di riarmare in segreto i più fedeli osovani e simpatizzanti, di ordinarli inreparti per la difesa delle popolazioni di frontiera e nello stesso tempo ne informarono l'alloraCapo di Stato meggiore dell'Esercito signor Generale di Corpo d'Armata Raffaele Cadorna, giàcomandante del Corpo volontari della Libertà"[17].Il col. Olivieri provvide a riarmare gli uomini"con armi provenienti dai recuperi e con quelle che non furono versate nel 1945"[18].Dopo due mesi la struttura era già di 2.150 uomini[19].D'altro canto, la struttura nasceva con intenti non solo difensivi, se tra i compiti fissati nell'aprile1946 risulta anche quello di"far affluire un certo quantitativo di armi e munizioni a Pola, Trieste e Gorizia"[20].Nello stesso documento si dice anche che tra i compiti della formazione è quello di"mantenere efficiente il servizio informazioni, riferendo le notizie più importanti"[21].Dal maggio 1946 la Osoppo e varie unità minori furono raggruppate in un unico reparto, cheaveva assunto il nome di III Corpo volontari della libertà.Al momento dell'entrata in vigore del Trattato di pace, nel settembre 1947, l'organizzazioneaveva raggiunto una consistenza di 4.484 unità[22].Un’occasione di grosso impegno fu rappresentata dalle elezioni politiche del 18 aprile 1948: inquella occasione, e più esattamente dal 16 aprile al 2 maggio"1.000 uomini delle formazioni Corpo volontari della libertà assunsero uno schieramentoocculto, ma vigile, sul confine orientale, tenendo le armi nascoste, però a portata di mano,pronte a dare l'allarme e quindi ostacolare e rintuzzare ogni velleità jugoslava"[23].

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La tensione di quei giorni sfociò in uno scontro a fuoco con soldati jugoslavi in località Brienza diTopolo. A seguito di questo episodio, l'esistenza del III Corpo volontari della libertà divennepubblica.Si decise allora di"far figurare sciolto il III Corpo volontari della libertà e di dargli una nuova denominazione, quelladi Volontari Difesa Confini Italiani VIII (VDCI VIII)"[24].Un'altra variazione, questa volta non solo di denominazione, avvenne nel 1949, quando lastruttura passò direttamente alle dipendenze della Presidenza del Consiglio dei Ministri,rimanendovi fino all'aprile del 1950[25]. In altro documento si afferma che il periodo didipendenza della Presidenza del Consiglio si protrasse dal 1948 al 1950[26].Il 6 aprile 1950, sulla base di direttive dello Stato Maggiore dell'Esercito, ilCorpo Volontari Difesa Confini Italiani VIII fu trasformato in una organizzazione militare segretaalla quale fu data la denominazione di "Organizzazione O"[27].Tra i compiti dell'organizzazione vi erano:"- protezione alle comunicazioni e agli impianti di particolare importanza militare; - guerriglia econtro guerriglia; - guida, osservazione e informazione"[28].Una precisazione importante, alla luce della quale si può affermare che “l'organizzazione 'O'”aveva i caratteri di struttura occulta predisposta anche per la guerra non ortodossa.Ma l'organizzazione era predisposta anche per compiti militari tradizionali. Il 18 ottobre 1953, inoccasione della crisi di Trieste, la organizzazione fu posta alle dirette dipendenze del V Corpod'Armata per un eventuale impiego. Un certo numero di ufficiali furono richiamati; lamobilitazione si protrasse fino a metà dicembre.Secondo le norme di rigida segretezza vigenti nell'organizzazione, tutti gli ufficiali che avevanopartecipato alla mobilitazione dovevano essere allontanati, proprio per essere venuti aconoscenza di norme segrete[29].Questo conferma il carattere di assoluta segretezza dell'organizzazione, che fu sciolta con lemodalità che verranno chiarite nel 1956.Indagini giudiziarie su tale organizzazione risultano avere avuto luogo solo in connessione conla struttura Gladio, quando cioè per il lungo tempo trascorso eventuali profili di rilevanza penalesarebbero stati già coperti da prescrizione.Tali indagini tuttavia hanno consentito di cogliere notevoli elementi di continuità tral'organizzazione "O" e la organizzazione "Gladio", in palese contrasto con le affermazioniufficiali, secondo le quali soltanto poche decine di uomini sarebbero transitati dalla "O" alla"Gladio".A conferma, in un appunto di provenienza SIFAR del 1958, poi confluito in un documento delSID del 1972, a proposito dello scioglimento della Osoppo può leggersi:"Il servizio italiano ha sempre considerato che sarebbe stato un errore il lasciar cadere nel nullatali idealità (della Osoppo, NdR) e propositi (che sarebbero altrimenti andati delusi e perduti) e,perciò, quando a fine 1956 lo Stato Maggiore dell'Esercito disponeva lo sciolgimento della"Osoppo", il servizio italiano prendeva a suo carico l'organizzazione e ne decideva laconservazione e la ricostituzione. (sottolineato nel testo, NdR)”.Le nuove vere basi per la ricostituzione dell'organizzazione datano dal 1º ottobre 1957 quandoesse venivano così precisate:-denominazione "Stella Alpina"-compiti: in tempo di pace: controllo e neutralizzazione dell'attività slavo-comunista; in caso diconflitto o insurrezione interna: antiguerriglia e antisabotaggio; in caso di invasione del territorionazionale: guerriglia o altri eventuali compiti accessori[30].Il documento appare di rilevante interesse perché elenca una tripartizione di funzioni: in tempodi pace, in caso di conflitto o insurrezione interna, e in caso di invasione del territorio, mentre lefonti ufficiali e del servizio hanno sempre affermato che la struttura stay-behind era predispostasolo per la terza eventualità.In altra parte del documento si afferma:

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"la riattivata organizzazione ‘Osoppo’, ora denominata ‘Stella Alpina’ si propone l'inquadramentopreventivo e locale delle forze della guerriglia eredi delle tradizioni di onore e di italianità delleformazioni partigiane anticomuniste"[31].Ulteriori emergenze documentali.La ricostruzione del periodo sino ad ora delineata consente di attribuire rilievo anche ad ulterioriemergenze documentali, che pur ampiamente incomplete acquistano nel quadro di insiemesuscettibilità di lettura.Il riferimento è a realtà documentali che consentono di ritenere estremamente probabile lacreazione anche all'interno dell'organizzazione di pubblica sicurezza (così come indubbiamenteavvenuto nell'organizzazione della difesa) di strutture, cui sono stati affidati segretamentecompiti non istituzionali e che hanno agito in sinergia più o meno completa con organizzazioni estrutture private.E' noto infatti il testo di un telegramma segreto spedito dall'Ambasciata di Roma al Dipartimentodi Stato il 10 febbraio 1949, nel quale è dato leggere, tra l'altro:"Anche l'Italia sta ora istituendo simili organizzazioni di polizia segreta anticomunista sotto ilMinistro dell'interno e con esponenti dell'ex polizia segreta fascista come parte determinante alivello strutturale e organizzativo"[32].Dopo la pubblicazione del documento, il senatore Scelba replicò affermando:"I servizi di polizia che si occupavano della prevenzione dei reati contro la sicurezza interna noncostituivano né una polizia speciale né tanto meno segreta, né furono creati nel 1949, anche sedopo tale data e data la situazione del paese furono notevolmente potenziati (…). Il funzionarioche dirigeva il particolare settore era [...] un funzionario civile[33] che, per aver appartenutoall'OVRA era stato sottoposto a giudizio di epurazione [...] e mandato pienamente assolto daogni e qualsiasi responsabilità. Collocato a riposo per limiti di età, fu sostituito da me dal suovice, anch'egli funzionario civile, anch'egli giudicato come appartenente all'OVRA e mandatoesente da ogni responsabilità e reintegrato con tutti i diritti nell'amministrazione. Madell'esistenza del particolare servizio e dei suoi dirigenti fu data ampia informazione alParlamento in sede di discussione del bilancio dell'Interno"[34].Ma lo stesso Scelba, in una conversazione con lo storico e giornalista Antonio Gambino, haparlato della creazione, in quegli anni, di una struttura riservatissima pronta a scattare in caso diinsurrezione:"Già nei primi mesi del 1948 era stata messa a punto una infrastruttura capace di far fronte a untentativo insurrezionale comunista. L'intero paese era stato diviso in una serie di grossecircoscrizioni, ognuna delle quali comprendeva varie province, e alla loro testa era statodesignato in maniera riservata, per un eventuale momento di emergenza, una specie di prefettoregionale, che non sempre era il prefetto più anziano o quella della città più importante, perchéin alcuni casi era invece il questore o un altro uomo di sicura energia e di assoluta fiducia.L'entrata in vigore di queste prefetture allargate sarebbe stata automatica, nel momento in cui lecomunicazioni con Roma fossero state, a causa di una sollevazione, interrotte: allora isuperprefetti da me designati avrebbero assunto gli interi poteri dello Stato sapendoesattamente, in base a un piano preordinato, che cosa fare. D'altra parte ci eravamopreoccupati anche di impedire che si potesse arrivare a una interruzione delle comunicazioni.Pensando che la prima mossa dei promotori di un eventuale colpo di Stato sarebbe stata diimpadronirsi delle centrali telefoniche e delle stazioni radio, o quanto meno di renderleinutilizzabili, avevamo organizzato un sistema di comunicazioni alternative, servendoci, comepunti di appoggio, di un certo numero di navi italiane e alleate presenti nel Mediterraneo"[35].Non vi è dubbio che il piano, così come viene presentato, ha connotazioni assolutamente"difensive" e tuttavia della pianificazione che, alla stregua di quanto dichiarato, l'allora ministroScelba deve ritenersi approntata, non è stato possibile alla Commissione trovare traccia indocumenti ufficiali.Ciò fonda il dubbio che alla struttura medesima possono essere stati affidati anche compiti nonistituzionali nonché il dubbio, sia pure in termini di minore spessore, che l'infrastruttura in taledirezione sia stata attivata.

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Nella medesima direzione ricostruttiva va rammentato che il 14 ottobre i ministri dell'interno,Scelba, della difesa, Pacciardi, del tesoro, Pella e dei lavori pubblici, Aldisio, presentarono undisegno di legge dal titolo "Disposizioni per la protezione della popolazione civile in caso diguerra odi calamità (difesa civile)"[36].Il disegno di legge incontrò la durissima opposizione delle sinistre, che temevano che lacostituzione di "milizie volontarie", previste nel disegno di legge avrebbe potuto preludere aduna loro utilizzazione in caso di scioperi.Peraltro, dallo stesso intervento del ministro dell'interno alla Camera trasparivano intenti legatiin qualche modo ad una emergenza di tipo militare.Disse infatti Scelba:"Il disegno di legge sulla difesa civile si propone due scopi fondamentali ilprimo è quello di una riorganizzazione dei servizi assistenziali a favore della popolazione civile,in caso di calamità naturali; il secondo è quello di provvedere alla difesa passiva del territorio incaso di eventi bellici o connessi con la guerra. (…) Nel mondo è intervenuto qualcosa di nuovoe cioè l'affare coreano, che ha obbligato tutti i paesi pensosi della sicurezza all'interno e delladifesa delle proprie frontiere ad organizzare anche la difesa civile, così come hanno organizzatola difesa esterna (…) considerato il modo in cui le guerre vengono oggi combattute, sonointimamente legate. Questo provvedimento, per una parte almeno, è intimamente connesso conla difesa del paese"[37].Da queste esposizioni, sembra emergere un ruolo della difesa civile molto simile a quellosuccessivamente assunto in ambito militare dalla struttura Gladio.E' da rilevare, peraltro, che il 23 settembre 1951 il Consiglio dei Ministri aveva già istituitopresso il Ministero dell'interno una Direzione generale dei Servizi di difesa civile, con la facoltàdi avvalersi anche di elementi volontari[38].Il disegno di legge appare, a questo punto, una sanatoria legale di una organizzazione giàistituita.In quello stesso periodo vi fu a Roma il Congresso dei partigiani cattolici, presieduto dall'ing.Enrico Mattei, nel corso del quale quest'ultimo enunciò un decalogo di comportamentoattivamente anticomunista[39].In quel Congresso, secondo l'onorevole Pietro Amendola, l'onorevole Mattei e i convenuti, oltre iloro manifesti intendimenti di costruire un bastione antibolscevico, proclamarono anche la lorocalda volontà di essere i primi volontari di questa milizia civile[40].Il disegno di legge fu approvato dalla Camera dei deputati l'11 luglio 1951, ma successivamentedecadde perché il Senato non riuscì ad esaminarlo prima della conclusione della legislatura.Il 20 dicembre 1956 fu presentato un nuovo disegno di legge intitolato: "Norme sulla protezionecivile in caso di eventi bellici e calamità naturali"[41], che sostanzialmente riproponeva lo stessoschema del disegno di legge precedente.Anch'esso non giunse a favorevole conclusione.Appare quindi legittimo ipotizzare che un settore difesa civile al Ministero dell'interno possaessere stato costituito tra il 1950 e il 1953, nonostante le mancate approvazioni del Parlamento,e che abbia espletato mansioni riservate e di cui il Parlamento non è stato mai posto alcorrente. Analogamente fondato è ipotizzare il collegamento con organizzazioni collaterali sortein dichiarata funzione anticomunista. Anche su ciò esiste una base documentale, sia pure benlungi dall'essere completa.In una lettera indirizzata all'allora ministro degli esteri Aldo Moro da Edgardo Sogno è datoleggere tra l'altro:"Fin dal 1949 l'onorevole Scelba, allora che avrebbe comportato il distacco presso il Ministerodell'interno (Organizzazione del progettato servizio di difesa civile)"[42].E' da rilevare che nel fascicolo concernente "Pace e libertà" presso la Divisione Affari riservatidel Ministero dell'interno vi è una "riservatissima" priva di firma nella quale si afferma tra l'altro:"elemento fiduciaro riferisce che nel corso di un lungo colloquio col Conte Sogno (...) il predettogli ha esposto le sue idee politiche. Convinto che il popolo italiano ama la forza e persuasoinoltre che il primo squadrismo fascista del 19 e del '20 sia degno di encomio, in quanto fu

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capace di rintuzzare la tracotanza rossa, Sogno tenta di rimettere in piedi uno squadrismo"democratico", capace di difendere gli ideali cristiani e democratici contro l'assolutismocomunista (…). Egli ha detto che nel 1948, l'onorevole Scelba gli offrì la direzione della "Difesacivile", egli rifiutò perché la "Difesa civile" doveva entrare in azione soltanto nel caso che icomunisti tentassero un'azione di forza e (secondo le sue opinioni) non si possono galvanizzaregli uomini soltanto per un'occasione sola, che anche non potrà verificarsi. Occorre unosquadrismo risoluto e attaccabrighe, capace di prendere l'iniziativa e non di servire da semplicereazione”[43].Di questa offerta vi è traccia anche in una lettera di Sogno al ministro Carlo Sforza del 1949,nella quale egli dice:"Come Ella sa il ministro Scelba mi ha recentemente manifestato il desiderio di chiedere il miodistacco presso l'amministrazione dell'interno allo scopo di affidarmi un incarico alle suedipendenze. L'onorevole Scelba mi ha parlato in proposito della carica di prefetto di Firenze o diquella di capo del costituendo Servizio per la Difesa civile"[44].La figura di Edgardo Sogno e il movimento (rectius la sezione italiana del movimento) "Pace eLibertà" rimandano ad ulteriori emergenze documentali, in parte rese accessibili dal governoalla Commissione soltanto in questa legislatura, dalle quali chiaramente risulta che compiti diguerra psicologica furono almeno nella metà degli anni cinquanta affidati a settori istituzionali esoprattutto a organismi di natura privata collegati a settori istituzionali.Si legge in un appunto non firmato della Direzione Generale degli Affari politici del Ministerodegli esteri:"La questione della contro propaganda o guerra psicologica fu sollevata per la prima volta nelsettembre 1951 ad Ottawa, quando il presidente De Gasperi richiamò su di essa l'attenzione deiMinistri degli esteri del Consiglio Atlantico. Fu ripresa nelle sessioni di Roma e di Lisbona, dovel'Italia fu inviata a sottomettere al Consiglio - come poi fece - una particolareggiata memoria. (...)I ripetuti nostri interventi non hanno tuttavia dato che ben scarsi risultati. (...) L'azione dei paesipiù esposti risulta frustrata dalla mancanza di un minimo di coordinamento con altri paesi. (...)Iniziative isolate, connesse con la contropropaganda, si sono tuttavia avute sul piano bilaterale(...). Nel giugno scorso, per incarico del governo francese, è venuto a Roma l'onorevole David,presidente del Movimento "Paix et Liberté", per raccogliere informazioni sulla situazione internaitaliana e sulla azione che viene svolta nel nostro paese contro la propaganda comunista. Egli siincontrò con il presidente De Gasperi; con il Capo di Stato Maggiore e con il Capo della Polizia(...)”[45].L'appunto era contemporaneo a due lettere riservate, una del Segretario generale del Ministerodegli affari esteri e una dello stesso Ministro, ambedue indirizzate al Ministro dell'interno, nellaquali si dava notizia dell'avvenuta costituzione della sezione italiana di Pace e Libertà, diretta daEdgardo Sogno, legando strettamente la costituzione dell'organizzazione anticomunista con ilproblema, sollevato in Consiglio Atlantico, della guerra psicologica. Scriveva infatti il Segretariogenerale del Ministero degli esteri:"Cara Eccellenza, a seguito della lettera dell'onorevole Presidente del Consiglio n. 8/8210 del 9corrente, concernente la sezione italiana di "Pace e Libertà" costituitasi a Milano, mi sembraopportuno segnalarLe la seguente comunicazione nella quale mi si conferma che, in sede diConsiglio atlantico, Bidault solleverà il problema della guerra psicologica. La comunicazione misembra particolarmente interessante anche perché offre un quadro generale del modo in cui siarticoleranno le varie sezioni nazionali di "Pace e Libertà" rispetto all'attività internazionale inquesto settore. Desidero riferire quanto mi ha comunicato David in colloqui che ho avuto con luiieri a Parigi. Egli mi ha confermato che Bidault solleverà la questione della guerra psicologicanella prossima riunione del Consiglio atlantico e mi ha precisato che il suo intervento saràimpostato su un programma massimo ed un programma minimo. Il programma massimo, che èquello cui tende David, consiste nella riorganizzazione del Servizio informazioni della Nato chesarebbe trasformato in un centro motore e coordinatore dell'azione anti Cominform sul pianointernazionale. A tale centro farebbero capo dei nuclei nazionali in ogni paese Nato. Detti nucleio "cellules nationales" avrebbero la funzione di presiedere e coordinare tutta l'azione anticominform, svolta da parte dei vari Ministeri ed organi governativi. L'attività sostanziale sarebbe

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invece affidata agli organismi di natura privata, come "Pace e Libertà", i quali continuerebberoad operare alle dipendenze del centro internazionale ed in collegamento con i nuclei nazionali.(…) In sostanza l'onorevole Pella dovrebbe: a- appoggiare le proposte Bidault b- sostenere piùcaldamente di quanto non potranno fare i francesi la costituzione dei nuclei nazionali (a livelloNato) c- mettere in luce l'opportunità di affidare l'azione anti cominform ad organismi privatiperché più efficaci e più efficienti (…)”[46].A sua volta, il ministro degli esteri Pella scrive:"Caro Fanfani, sin dalla riunione di Lisbona (febbraio 1952) del Consiglio atlantico fu da parteitaliana presa l'iniziativa di far presente la necessità di far coordinare fra i vari paesi Natol'attività di informazione e propaganda onde contestare adeguatamente e secondo lineecongiuntamente studiate le analoghe attività cominformiste. La differenza nelle situazioni internefra i vari paesi non consentì un coordinamento completo nei particolari dell'azione. TuttaviaFrancia e Italia si accordarono per una più intima cooperazione fra di esse in questa materia. Fuperciò che il ministro Bidault inviò in Italia, nell'aprile scorso, il deputato Paul David che hacreato e dirige in Francia il Movimento Paix et Liberté" con sede in Parigi. Il signor Paul Davidprese contatto, a Roma, con l'appoggio del Ministero degli affari esteri, col Tuo Ministero edanche col Capo della Polizia dottor Pavone. Nel settembre u.s. si è costituita poi a Milano - viaPalestro n. 22 - una sezione italiana di tale movimento. [...] La sezione italiana di Pace e Libertàè diretta dalla medaglia d'oro Edgardo Sogno Rata, funzionario del ministero degli affari esteri inaspettativa [...]. Ti sarò perciò assai grato se vorrai esaminare la possibilità di rivolgere la Tuaattenzione a Pace e Libertà in Italia, alla quale il Ministero degli affari esteri già fornisceassistenza nei limiti delle proprie possibilità e competenze (informazioni dai paesi d'oltre cortina,giornali, etc.) ma che, per la sua particolare e utile attività all'interno conviene possa far capoanche al Tuo Dicastero"[47].Come si evidenzia in particolare dalla lettera del Segretario generale del Ministero degli esteri,l'attività dell'onorevole David è una diretta emanazione del programma delineato in sede diConsiglio atlantico dal Ministro degli esteri francese, Bidault.Dal testo delle due lettere emergono anche chiaramente i collegamenti sia di Paix et Liberté chedi Pace e Libertà con ambienti istituzionali dei due paesi e con le strutture della Nato.E' da rilevare che, secondo una relazione dell'Ufficio Affari riservati del Ministero dell'interno, nelgennaio 1956 si svolse a Milano un congresso internazionale dei Comitati "Paix et liberté" alquale presero parte rappresentanti di Italia, Francia, Belgio, Svizzera, Olanda, Germania.Si legge inoltre nella relazione:"I rappresentanti di altri comitati, non potuti intervenire, hanno fattopervenire messaggi di solidarietà e di augurio"[48].A quella data, dunque, appare costituita una rete internazionale vasta e articolata.Nella relazione si afferma tra l'altro:"I congressisti, pur tenendo conto delle particolari modalità di azione dipendenti dalla situazionepolitica dei vari paesi, hanno convenuto che, in vista dei continui progressi del bolscevismo intutto il mondo, e poiché il comunismo rappresenta un grave pericolo per le istituzionifondamentali degli Stati democratici, occorre promuovere un anticomunismo di Stato"[49].Emerge quindi chiaramente nel complesso delle richiamate emergenze documentali unaevidente "tensione" fra due opposte esigenze: l'una tendente ad istituzionalizzare l'attività dipropaganda anticomunista, l'altra tendente invece a tener celato il legame, indubbiamentesussistente tra gli organismi di natura privata impegnata in tale attività di propaganda e gliapparati istituzionali dei rispettivi governi.Ciò in disparte, va peraltro segnalato che sussistono indicazioni documentali idonee a fondarel'ipotesi, tuttavia non pienamente verificabile, che l'attività di tali organismi privati sia andataanche al di là dell'attività di propaganda conoscibile e conosciuta.Nella citata lettera di Sogno all'onorevole Moro vi è infatti un passaggio che appare assaisignificativo"Nel luglio del 1953, per iniziativa della Presidenza del Consiglio (governo Scelba) mi venivanuovamente proposto un incarico di carattere eccezionale e riservato (organizzazione delladifesa psicologica delle istituzioni democratiche) in ripresa di una operazione avviata nel 1948

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per iniziativa del ministro Sforza nel quadro dell'attività svolta in base al piano Marshall. Accettaitale incarico (…) l'azione volta per il tramite del comitato da me organizzato ebbe tre fasiprincipali: in un primo periodo (fino all'ottobre 1954) essa si concretò nella realizzazione delprogetto che gli onorevoli De Gasperi e Pella avevano ripetutamente sostenuto in Consiglioatlantico e consistente nel contrapporre l'azione degli organi promotori e coordinatori dellapropaganda occidentale alla costante iniziativa sovietica nel campo della informazione. Nelsecondo periodo (ottobre 1954 - giugno 195) il Comitato assolse funzioni specifiche nel quadrodei provvedimenti adottati dal governo Scelba per la difesa delle istituzioni, assumendo compitidi punta che non potevano essere affidati ad organi governativi. Nel terzo periodo (dopo ilgiugno 1955) il Comitato ridusse progressivamente l'azione esterna per concentrarsi su compitidi carattere riservato sempre nel campo della difesa psicologica. Durante questo servizioprestato alle dirette dipendenze della Presidenza del Consiglio ed in collaborazione con iMinisteri dell'interno e della difesa, rimasi nei ruoli del Ministero esteri (…)”[50].E' da rilevare che nel corso dell'interrogatorio del gen. Allavena dinanzi alla Commissioned'inchiesta Lombardi (sulle deviazioni del SIFAR ed il piano Solo. Ndr) egli afferma chel'istituzione, al Servizio, di una rubrica "E" (estremisti), avvenuta nel 1953"derivava dalla circostanza che si era costituito presso il Ministero dell'interno un Comitatoanticomunista"[51].L'affermazione di Allavena sembra offrire una conferma delle parole di Sogno.L'attività di Pace e Libertà può inserirsi in questo contesto ma non certo esaurire le iniziative diquesto Comitato. Sogno, peraltro, nella lettera a Moro, opera una precisa periodizzazione,mostrando che il suo incarico assume, nel volgere degli anni, un carattere sempre più riservato.Una conferma di tale affermazione potrebbe rilevarsi nella"relazione sull'attività svolta dal Comitato Nazionale ‘Pace e Libertà’ dal 1º gennaio al 31dicembre 1956"redatta, presumibilmente, dalla Direzione del Movimento e contenuta tra gli atti del fascicoloesistente alla Divisione Affari riservati del Ministero dell'interno:"Agli inizi del 1956 gli sviluppi internazionali e nazionali della politica della coesistenza e delladistensione consigliavano una parziale rinunzia alla propaganda di tipo diretto e aggressivo erendevano necessaria una più o meno rigorosa mimetizzazione dell'azione anticomunista. Inconformità a tale esigenza, il Comitato Difesa Nazionale sottrasse una parte considerevole deimezzi disponibili al Comitato Nazionale ‘Pace e Libertà’ per destinarli ad altri organismi"[52].E' ipotizzabile, dunque, l'esistenza di altre strutture non note a questa Commissione. Contatticon i servizi di sicurezza della Nato non adombrati in una relazione contenuta nel fascicolodedicato a Pace e Libertà presso la Divisione Affari riservati del Ministero dell'interno[53].In un altro appunto, sempre nel predetto fascicolo, c'è la conferma del rapporto tra Sogno ePièche:"Dal dottor Sogno stesso si è appreso che il generale di Corpo d'Armata Giuseppe Pièche faparte attiva della sua organizzazione. E' da ritenere, quindi, che tale alta personalità possa agirecon funzioni di guida e di controllo"[54].Nel più volte citato fascicolo della Divisione Affari riservati del Ministero dell'interno vi è infineuna relazione anonima, che l'Ufficio invia in copia al Capo della polizia, di una non precisata"fonte fiduciaria militante nel PSI", nella quale si afferma:"approfittando del soggiorno a Milano ho ritenuto opportuno, prendere contatti concreti econclusivi con il dottor Sogno Edgardo (…) già addetto al Defence College della Nato (…).L'opera di propaganda e di forza del Movimento ‘Pace e Libertà’ esorbita dalle limitazioniosservate da analoghe organizzazioni (…) ponendosi su un piano di lotta aperta ed a oltranza,con organizzazione paramilitare. (…) Il ‘centro sicurezza’ raccoglie gruppi di ex partigianiautonomi, nonché di giovani volontari di ‘Pace e Libertà’, organicamente costituiti in reparti daimpiegarsi in azione controrivoluzionaria, qualora il potere dovesse passare in mano allesinistre, anche se ciò dovesse malauguratamente, avvenire attraverso consultazioni elettorali.(…) L'accesso ai locali è inibito a chicchessia. Essendo accompagnato dal Sogno, ho potutopersonalmente rendermi conto della elevata efficienza della organizzazione. Presso laDirezione ho preso visione di (…) carteggio riservato. Da esso si è rilevato: a) che il Sogno ha

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preso diretto contatto, recentemente, con il Presidente del Consiglio, onorevole Scelba.Dell'esito di tale contatto egli ha trasmesso una succinta, ma delicata, relazione alle autoritàdalle quali dipende (non esattamente definite) b) che il Sogno opera con la piena autorizzazionedel Ministero degli esteri italiano dal quale direttamente dipende (…) c) che la organizzazione‘Pace e Libertà’ è validamente sostenuta da potenti erogazioni finanziarie provenienti da gruppiindustriali del Nord d) che il Sogno gode di un certo appoggio di elementi dell'Ambasciataamericana (segreteria Signora Luce) (…)”[55].Il dato più rilevante di questa informativa riguarda certamente l'affermata esistenza di reparti daimpiegarsi in non meglio specificate "azioni contro rivoluzionarie" qualora il potere fosse passatoalle sinistre, anche in seguito a libere consultazioni elettorali.Dal complesso di informazioni a disposizione di questa Commissione appare evidente ilcarattere di "Pace e Libertà" come organizzazione con doppio livello di attività, una palese elegale, l'altra occulta e illegale.Questo doppio livello si appalesa anche nella forma societaria, privata nella forma e ufficialenella sostanza.Resta oscuro il senso delle affermazioni contenute nella lettera di Sogno a Moro, nella qualeegli accenna ad una attività più riservata che egli stesso avrebbe svolto - non è chiaro seall'interno di Pace e Libertà o a prescindere da essa - dopo il giugno 1955.Di rilevante interesse sono anche gli accenni fatti da Sogno alla "difesa civile", che - come giàaccennato nelle pagine precedenti - lascia intuire la possibile esistenza di unastruttura segreta di intervento anticomunista fin dal dopoguerra in seno al Ministero dell'interno,probabilmente nell'ambito delladirezione generale dei Servizi antincendi.

Prime conclusioniNell'iniziare a delineare, con riferimento al dopoguerra, il contesto in cui, un quarto di secolo piùtardi, conflagreranno le fiammate del terrorismo e dello stragismo, appare più possibile allaCommissione trarre, sulla base di quanto si è esposto, alcune preliminari conclusioni.- E' certo che nell'immediato dopoguerra furono costituite strutture paramilitari segrete operativesoprattutto nella parte Nord orientale del paese.- E' certo che a tali organizzazioni furono assegnati compiti non solo difensivi, ma ancheinformativi e di controinsorgenza.- E' certo che nel medesimo arco temporale sorsero nel paese organizzazioni di natura privatain funzione anticomunista.- E' probabile che il sorgere di tali organizzazioni sia stato favorito anche con aiuti finanziari daparte degli Stati Uniti.- E' altamente probabile che all'interno dell'organizzazione del Ministero dell'interno siano statecostituite strutture che, al di là di compiti istituzionali apparentemente loro affidati, perseguisseroanaloghe finalità.- E' probabile un accentuato parallelismo operativo tra le anzidette strutture pubbliche e private.- E' indubbio che tali certezze e tali elevate probabilità obbedissero ad un unico, quantoinequivoco, disegno strategico.- Con la ovvia conseguenza della intrinseca debolezza di un quadro democratico, che mentreapparentemente andava consolidandosi, continuava a posare su fragili basi perché a livelloocculto costantemente posto in discussione, si dà apparire sostanzialmente a rischio di tenuta.

[1] Direttiva del National Security Council 1/2, 10 febbraio 1948. Foreign Relations, 1948 volumeIII, pag. 769.[2] Direttiva del National Security Council 1/3, 8 marzo 1948. Foreign Relations, 1948 volume III,pag. 775.[3] Ibidem, pagg. 775-776.[4] Ibidem, pag. 779.[5] Ibidem.

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[6] Direttiva del National Security Council 67/3, 5 gennaio 1951, Foreign Relations, 1951,volume IV, pag. 544.[7] Ibidem, pag. 545.[8] Direttiva del National Security Council n. 5411/2, 15 aprile 1954, Foreign Relations, 1952-54,volume VI, pag. 1678.[9] Direttiva del National Security Council n. 6014, 16 agosto 1960, pag. 5.[10] Documento del National Security Council n. 10/2, 18 giugno 1948, pagg. 2-3. A Report tothe National Security Council by the Executive Secretary of the Office of Special Projects.[11] Direttiva del N.S.C. n. 5412 del 15 marzo 1954.[12] William Colby - La mia vita nella Cia, - Milano, Mursia, 1981, pag. 82.[13] Con tale quadro politico deve ritenersi sostanzialmente coerente la permanenza all'internodel sistema amministrativo statale - e in particolare degli apparati di sicurezza - anche inposizione di elevata responsabilità, di personale formatosi nel periodo fascista. In particolare neiranghi della Polizia e nei ruoli del Ministero dell'interno furono accolti o riaccolti ex appartenentialle forze della R.S.I. ed anche membri della Milizia, prima epurati e poi immediatamenteriabilitati.[14] Comando Generale dell'Arma dei Carabinieri Reali. Lettera del Comandante generaledell'Arma al Presidente del Consiglio, a vari Ministri e ai vertici militari del 28 aprile 1946.[15] Rapporto del questore di Udine al capo della Polizia, Luigi Ferrari, del 19 agosto 1946,archivio di Stato di Udine, B.55, F.191; in: AA.VV. - Nazionalismo e Neofascismo nella lottapolitica al confine orientale - Istituto regionale del Movimento di Liberazione, Trieste, pag. 524.[16] La Formazione partigiana "Osoppo-Friuli" aveva partecipato alla lotta di Liberazione nellazona del Friuli-Venezia Giulia, raggiungendo una consistenza di 8.700 uomini. Il 24 giugno1945, conclusasi la lotta di liberazione, tutte le formazioni partigiane operanti in Friuli furonosmobilitate.[17] V Comando militare territoriale, Ufficio Monografie, col. Luigi Olivieri, relazione riguardantela "Organizzazione O", pag. 5.[18] Ibidem.[19] Ibidem.[20] Ibidem, pag. 6.[21] Ibidem.[22] Ibidem, pag. 7.[23] Ibidem, pag. 9.[24] Ibidem.[25] V Comando militare territoriale, Ufficio Monografie, colonnello Luigi Olivieri, promemoria diservizio per il maggiore Carlo Vendramini del 14.12.1954.[26] Stato di servizio militare, peraltro dattiloscritto e in carta non intestata, del col. Luigi Oliveri.[27] V Comando militare territoriale, Ufficio Monografie, rel. cit. pag. 15.[28] V Comando militare territoriale, Ufficio Monografie, rel. cit. pag. 32.[29] V Comando militare territoriale, Ufficio Monografie, col. Luigi Oliveri, promemoria di servizioper il magg. Carlo Vendramini del 14.12.1954, pag. 4.[30] Appunto n.H/57/0 del 26 marzo 1958, poi divenuto allegato 2 dell'appunto Sid/05/3204 del6 marzo 1972.[31] Ibidem.[32] Departement of State, incoming telegram secret N.MAR.608, 10 febbraio 1949, doc.865.105/2-1049. Pubblicato integralmente in: Faenza-Fini, Il Malaffare – Milano, Mondadori,1978 pagg. 319-320, sulla base di un’anticipazione apparsa su Stampa Sera il 1° settembre1975..[33] Il riferimento è a Giuseppe Pièche, figura indubbiamente complessa: proviene dal SIM ilservizio segreto militare del periodo fascista dove, dal 1932 al 1936 è capo della sezione (III)controspionaggio. Successivamente prende parte alla guerra di Spagna con l'incarico didirigente il servizio di istituto affidata all'Arma dei carabinieri; poi svolge vari delicati incarichi suordine personale di Mussolini e dal luglio 1942 al luglio 1943 coordina e dirige le azioni di poliziain Balcania. In sede saggistica è stato attribuito a Pièche anche il ruolo di organizzatore della

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polizia politica di Ante Pavelic (il leader dei sanguinari Ustascia croati. NdR) durante la guerra.Dopo il 25 luglio regge brevemente la prefettura di Foggia, successivamente viene nominatoComandante generale dell'Arma dei carabinieri e poi, per incarico degli alleati, prefetto reggentedella provincia di Ancona. Mentre ricopre tale incarico l'Alto Commissariato delle sanzioni controil fascismo decide di deferirlo alla Commissione di epurazione, che dichiarò non esservi luogo alprovvedimento solo perché il Pièche fu medio tempore collocato nella riserva. Ai sensidell'articolo 2 del Decreto legislativo luogotenenziale 11 ottobre 1944, 257, le persone nella suaposizione non potevano "in nessun caso essere assunti o riassunti in servizio alle dipendenze diamministrazioni dello Stato o di enti pubblici o di enti comunque controllati o sovvenzionati dalloStato".[34] "Replica di Scelba a Stampa Sera", in: Il Popolo del 2 dicembre 1975. Ciononostante, nelfebbraio 1948 il Consiglio dei Ministri deliberava di nominare il generale Pièche prefetto diseconda classe a decorrere dal 1° marzo successivo, collocandolo a disposizione del Ministerocon le funzioni di Ispettore generale. In realtà, successivamente, Pièche fu nominato Direttoregenerale dei Servizi antincendio ma non sono molto chiare le funzioni realmente svolte dalprefetto dopo la sua nomina, anche se in un rapporto segreto della Cia datato 5 luglio 1963, poipubblicato in un settimanale, si legge: "Quando Scelba fu al governo come ministro dell'internoconcepì l'idea di mettere insieme una serie di fascicoli su personalità di primo piano nei campipolitico, sindacale, degli affari e intellettuale. Il prefetto Pièche, che aveva importanti funzioniufficiali nellapolizia segreta e nei servizi di sicurezza, fu incaricato della cosa".[35] Antonio Gambino - Storia del dopoguerra, dalla liberazione al potere DC - Bari, Laterza1955-1988, pag. 516 (edizione 1988).[36] Camera dei deputati, disegno di legge n. 1593.[37] Camera dei deputati, seduta pomeridiana di martedì 8 maggio 1951.[38] Marcella e Maurizio Ferrara - Cronaca di vita italiana 1944-1958 - Roma, Editori Riuniti,1960, pag. 304.[39] "1) Sorvegliare nelle fabbriche e negli uffici ogni nucleo promotore della disobbedienza, cheè un larvato sabotaggio, degli attentati alla libertà di associazione e di lavoro, delle minaccecontro l'efficienza e la produttività delle imprese. 2) Opporsi all'attuazione dei temi politici didisobbedienza civile sia aperta sia mascherata dai fini sindacali. 3) Scoprire e sventare tentatividi creare organizzazioni clandestine, abbiano o no carattere militare. 4) Sorvegliare e segnalaretutte le fonti di finanziamento dell'avversario e prendere misure adeguate in merito. 5) Preveniree concorrere a reprimere i rilievi e le segnalazioni clandestine di centri nevralgici della nazione,sia civili che militari. 6) Concorrere con le forze dell'ordine alla scoperta di nascondigli di armi emunizioni, a svelare le fonti, i metodi e i mezzi sovversivi di rifornimento e di ogni altra attivitàconnessa. 7) Opporsi all'avvelenamento sistematico delle coscienze e impedire che i più debolisoggiacciano alla propaganda avversaria, specialmente se accompagnata da forme dicoercizione. 8) Ostacolare la scalata comunista ai posti e alle posizioni di comando e diresponsabilità, da dove al momento propizio essi possono trasformarsi in altrettanti Pontecorvo.(…)", c.f.r. Marcella e Maurizio Ferrara, cit. pag. 306-307.[40] Camera dei deputati. Seduta pomeridiana di venerdì 18 maggio 1951, intervento onorevolePietro Amendola.[41] Atto Camera dei deputati n. 2636-A, II legislatura.[42] Lettera di Edgardo Sogno al ministro degli esteri Aldo Moro del 12 agosto 1969. Archiviostorico Camera dei deputati.[43] Ministero dell'interno. Divisione Affari riservati, fascicolo "Pace e Libertà". Comitato centraleMilano. Sottofascicolo 1.[44] Lettera di Edgardo Sogno al ministro degli esteri Carlo Sforza del 22 ottobre 1949. Archiviostorico Camera dei deputati.[45] Ministero degli affari esteri. Direzione generale degli Affari politici. Appunto dell'11.12.1953.Archivio storico Ministero affari esteri. Fondo "cassaforte", busta n. 8.

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[46] Lettera del Segretario Generale del Ministero degli affari esteri del 10 dicembre 1953 alministro dell'interno onorevole Fanfani. Ministero dell'interno, Divisione Affari riservati, fascicolo"Pace e Libertà", cit.[47] Lettera del ministro degli affari esteri Pella al ministro dell'interno Fanfani. La lettera èsenza data: il protocollo è 224-4193 del 18.2.54.[48] Ministero dell'interno, Direzione generale della Pubblica Sicurezza, Divisione Affari riservati,relazione al Gabinetto del Ministro del 23 gennaio 1956. In: Ministero dell'interno, DivisioneAA.RR, fasc. cit.[49] Ministero dell'interno, Direzione generale della Pubblica Sicurezza, Divisione Affari riservati,relazione 23 gennaio 1956,cit.[50] Lettera di Edgardo Sogno al ministro degli esteri Aldo Moro del 12 agosto 1969. Archiviostorico Camera dei deputati.[51] Commissione parlamentare d'inchiesta sul terrorismo, cit. doc. XXIII, n. 25, vol. V, pagg.192-193. Interrogatorio del 20 marzo 1968.[52] Relazione citata, in: Ministero dell'interno, Direzione generale della Pubblica Sicurezza.Divisione Affari riservati, sottofascicolo n. 1.[53] "Movimento Pace e Libertà" documento anonimo del 20 settembre 1954, in: Ministerodell'interno, Divisione AA.RR, fasc. cit.[54] "Aggiornamento notizie sull'organizzazione Sogno: "Pace e Libertà". Doc. datato 12 maggio54 in: Ministero dell'interno, Divisione AA.RR. fasc. cit.[55] Organizzazione politica anticomunista "Pace e Libertà", relazione anonima del 16 aprile1954, in: Ministero dell'interno. Divisione AA.RR, fasc. cit.

L'ORGANIZZAZIONE GLADIONell’analisi della Commissione Stragi (relazione Pellegrino)Che cos’è l’organizzazione Gladio? La relazione del presidente della commissioneparlamentare sulle stragi Giovanni Pellegrino tenta una riflessione molto articolata su unastruttura i cui contorni e le cui finalità sono ancora oggi avvolte nel mistero.E’ uno sforzo notevole ed organico che introduce alcuni fondamentali elementi di chiarezza.-----------------------------------------------AVVERTENZA: La relazione Pellegrino non va letta come una sorta di maxi-sentenza definitiva,ma soltanto come <<la formulazione di un giudizio storico-politico globale>>.Come ogni analisi storico-politico essa è, comunque soggetta, a integrazioni e mutamenti.Le prime indicazioni circa l'esistenza di una struttura occulta, parallela al Servizio SegretoMilitare, all'epoca unico Servizio Segreto italiano, emersero in sede giudiziaria intorno alla metàdegli anni settanta[1]. Devono però trascorrere altri dieci anni perché da parte di estremisti didestra (in particolare Vincenzo Vinciguerra) giungano alla Magistratura inquirente più preciseindicazioni circa l'esistenza di una struttura segreta, costituita in ambito NATO, da civili e damilitari a scopo di condizionamento del quadro politico[2].Finalmente, il 2 agosto 1990, accogliendo un ordine del giorno presentato dall'on. Quercini e daaltri deputati, il presidente del Consiglio Andreotti si impegnava davanti alla Camera dei deputatied informare la Commissione Stragi in ordine all'esistenza, alle caratteristiche ed alle finalità diuna struttura occulta operante all'interno del servizio segreto militare, poi definita Gladio.A meno di un anno di distanza dalla caduta del muro di Berlino il Governo prendeva atto dellairreversibilità dei mutamenti nello scenario internazionale e sceglieva così di disvelare il segreto– custodito dal dopoguerra alla fine della contrapposizione Est-Ovest - intorno ad unaorganizzazione i cui compiti si ritenevano ormai esauriti e della cui esistenza numerose autoritàgiudiziarie e alcune Commissioni parlamentari di inchiesta avevano raccolto indicazioni eprove[3].Immediatamente audito dalla Commissione Stragi, il 3 agosto il presidente Andreotti riferì inordine alla organizzazione Stay behind e, a partire dal successivo mese di ottobre, ebbe iniziol'acquisizione - non sempre agevole, in verità - della documentazione in materia.

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Alla organizzazione Gladio, operativa per quasi un quarantennio, la Commissione hadedicato nel corso della X legislatura un'ampia ed approfondita inchiesta, sulla base delle cuirisultanze ha già riferito al Parlamento dapprima con una pre-relazione comunicata allePresidenze il 9 luglio 1991 (con annessi gli atti del dibattito svoltosi sul documento stesso),quindi - e sia pure in maniera dichiaratamente non conclusiva - con la relazione approvata altermine della legislatura e comunicata alle Presidenze il 22 aprile 1992[4].Nel frattempo, sempre nell'ottobre del 1990, aveva luogo il casuale ritrovamento, in via MonteNevoso a Milano, di materiale documentale relativo al caso Moro; in alcuni documenti ineditiMoro, interrogato dai suoi carcerieri, risponde in ordine a reparti addestrati alla"guerriglia da condurre contro eventuali forze occupanti o contro-guerriglia da condurre controforze nemiche impegnate come tali sul nostro territorio"[5].Il memoriale di Via Monte Nevoso conteneva altresì l'opinione dello statista scomparso in meritoai fatti del 1964, il cosiddetto caso SIFAR.Ed ecco che sul volgere del 1990 il Governo assume l'autonoma decisione di rimuovere ilsegreto di Stato a suo tempo apposto su gran parte degli atti delle inchieste amministrativeLombardi e Beolchini.Si trattava di materiale di indubbio rilievo che illumina a dovere le preoccupazioni e le "doppiefedeltà", di cui si dirà appresso, di parte delle gerarchie militari e della classe di governodell'epoca.La ricostruzione operata delle modalità con cui la struttura Gladio venne a costituirsi e quindi amodificarsi nel tempo, nonché le valutazioni e i giudizi espressi dalla Commissione(opportunamente modulati su di una periodizzazione delle varie fasi evolutive della reteclandestina) appaiono tuttora validi nella quasi totalità.E' conclusione questa, cui la Commissione ritiene di poter giungere dopo aver nella presentelegislatura proceduto ad un aggiornamento dell'inchiesta, dove peraltro non sono emersi, anchecon riferimento alle indagini giudiziarie tuttora in fase di svolgimento, elementi di novità tali dadeterminare modificazioni, se non marginali, in un giudizio complessivo che appare pertantomeritevole di conferma.Talché sufficiente appare in questa sede un rinvio ai contenuti dei due citati documenti giàconsegnati al Parlamento, accompagnato dalle considerazioni che seguono tese ad inserire lavicenda Gladio nell'ambito di una ricostruzione generale delle vicende nazionali edinternazionali oggetto della presente relazione.L'organizzazione Gladio è infatti un tassello importante nella storia occulta del Paese che laCommissione si è accinta a ricostruire; la sua importanza non va però enfatizzata o comunquesopravvalutata, pena un possibile effetto distorsivo nella ricostruzione di accadimenti eresponsabilità.Questo pericolo fu già avvertito, all'interno della Commissione, nel corso dell'approfonditodibattito che portò all'approvazione della pre-relazione 9 luglio 1991.In tale sede fu, infatti, sottolineata la necessità di evitare l'errore di individuare in Gladio lachiave interpretativa di tutte le vicende della strategia della tensione e delle stragi in Italia, pernon incorrere in un involontario, quanto grave autodepistaggio.Preoccupazioni analoghe - come la Commissione ha potuto constatare in questa legislatura -sono opportunamente ora nutrite anche in sede giudiziaria, dove avvertito è il pericolo di"andare fuori pista" ove si insistesse nel pensare di apprendere da Gladio la storia stragistadell'Italia e quindi sentita la necessità di vincere la tentazione "di appendere a Gladio lostragismo e gli stragisti"[6].In realtà lo stragismo fu un momento di una storia più complessa; svelarne le cause ed i fini -che coincide con l'investigare sulle ragioni che hanno ostacolato l'individuazione delle relativeresponsabilità - può essere possibile soltanto se si riesce in maniera completa o quasi completaa ricostruire un mosaico, di cui Gladio costituisce un tassello importante, ma pur sempre untassello.Esiste, peraltro, un analogo e opposto rischio che va ugualmente evitato; e cioè quello di unaconsiderazione del tassello avulsa dal contesto in cui lo stesso è destinato ad inserirsi; di una

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considerazione, cioè, di Gladio come una monade isolata, con effetti di volontaria o ancheinvolontaria minimizzazione.L'effetto distorsivo non sarebbe meno grave di quello cui condurrebbe una visione enfatizzata;perché molti degli aspetti di Gladio non sono spiegabili se non in funzione della contemporaneaesistenza di altre tessere del mosaico; così come, per converso, molte vicende e numerosiaccadimenti, che pur non appartengono alla storia di Gladio, non sono comprensibili se non infunzione di Gladio, nel senso che hanno avuto un determinato svolgimento o hanno assuntouna determinata conformazione perché in qualche modo "Gladio c'era".Va quindi confermata, rafforzandola, una scelta metodologica già compiuta dalla Commissionenell'ampia inchiesta di cui ha fatto oggetto l'organizzazione Gladio nella X legislatura.Ed infatti già nella pre-relazione 9 luglio 1991 si avvertì l'esigenza, per comprendere gliavvenimenti oggetto di inchiesta, di "considerarli inseriti nel contesto della politica di sicurezzaitaliana nel Dopoguerra”, caratterizzata da "due referenti esterni privilegiati: la NATO e gli USAin forte interazione tra loro", ma comunque tra loro distinguibili e distinti.Ed infatti è solo tale riferimento esterno a rendere pienamente leggibile la scelta iniziale checaratterizzò negli anni 1951-1956 la nascita di Gladio e cioè da un lato l'iniziale rifiuto diassociarsi al Comitato di pianificazione (Clandestine Planning Comittee) clandestina costituitoda USA, Inghilterra e Francia, dall'altro l'affidare la costituenda organizzazione ad unsistematico rapporto bilaterale tra il nostro servizio e quello americano; (scelta quest'ultima -d'indubbio rilievo storico-politico - che appare davvero semplicistico attribuire invece soltantoall'ampia disponibilità di mezzi finanziari della CIA e quindi alla sua capacità di venire incontroalle esigenze del Ministero della Difesa, che avrebbe avuto scarsa possibilità di sostenerel'iniziatuva).Come è stato esattamente osservato, è indubbio - ma è anche storicamente e politicamentesignificativo - che Gladio nasce da un accordo tra due servizi segreti, uno indubbiamente moltoimportante, quello statunitense, l'altro, quello italiano, molto meno, legati quindi tra loro da unrapporto (se non formalmente, sostanzialmente) non equiordinato.Ma anche di tale rilievo - di tipo esterno, ma che nella sua oggettività appare difficilmentecontestabile - non può cogliersi pienamente il senso se non avendo riguardo al complessivoscenario che caratterizzava la situazione interna del Paese intorno alla metà del secolo. Alcunidegli aspetti più significativi di tale situazione sono già stati evidenziati.E' infatti nella specificità di un clima politico internazionale ed interno che non solo la scelta dicostituire Gladio, ma le modalità della sua costituzione e lo stesso modulo organizzatorioadottato, assumono significato e divengono pienamente comprensibili.Vuol sottolinearsi cioè come il problema dell'intesa SIFAR-CIA del 1956 non può essere (tantomeno nell'ambito di una inchiesta parlamentare) affrontato e risolto in termini esclusivamentegiuridico-formali, e cioè investigando soltanto da un lato sulla discutibile capacità del nostroservizio militare di porsi come soggetto di diritto internazionale abilitato alla conclusione esottoscrizione di accordi, dall'altro sulla altrettanto discutibile possibilità di individuare in taleaccordo del '56 un momento di attuazione ed esecuzione del trattato NATO del 1949 giàapprovato con legge, al fine di giustificare la mancata sottoposizione dell'accordo del 1956all'approvazione del Parlamento in applicazione dell'art. 80 Cost.In contrario appare evidente come, in sede di ricostruzione storico-politica l'accordo SIFAR-CIAdel 1956 non può essere valutato come avulso dal contesto degli obiettivi strategici perseguitidalla politica estera degli USA (negli anni che immediatamente seguivano alla conclusione delsecondo conflitto mondiale) e del ruolo che nel perseguimento di tali obiettivi alla CIA venivaassegnato nel medesimo periodo: gli uni e l'altro (obiettivi e ruolo) ormai quasi pienamentericostruibili sul piano delle certezze documentali, cui si è già fatto ampio riferimento nel capitoloprecedente.La correttezza di un simile approccio metodologico non appare revocabile in dubbio, sol che sirifletta come lo stesso derivi da elementari canoni ermeneutici che rendono dovutal'interpretazione di ogni accordo nel contesto delle vicende che portano alla sua conclusione elo accompagnano nella sua esecuzione concreta.

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Perché è tra l'altro solo su basi di correttezza metodologica che può, senza alcuna enfasi, maper dovuta obiettività, attribuire rilievo alla circostanza che l'accordo del 1956 appare ancheformalmente strutturato come una revisione di accordi precedenti, che pur non conosciuti nellaloro oggettività documentale possono nel loro contenuto essere, sia pure per grandi linee, evintidal generale contesto.Né vi è dubbio che ciò vale anche per vicende interne che hanno preceduto la costituzione diGladio, ma dalle quali non può prescindersi, se il senso complessivo dell'operazione costitutivavuol cogliersi, a tanta distanza d'anni, con chiarezza e conserena obiettività.Si è già ampiamente riferito, ad esempio, in ordine alla vicenda della Osoppo e cioè di unadivisione partigiana che, dopo il '45, viene ricostituita per essere utilizzata clandestinamente esegretamente dallo Stato Maggiore dell'Esercito nelle regioni nordorientali; una vicenda che puòa buon titolo considerarsi emblematica nella sua irriducibilità ad un parametro di legittimitàformale: un reparto partigiano clandestinamente organizzato dall'Esercito, nei cui ranghi purenon è ufficialmente inserito; e che poi viene trasformato - in un momento in cui il quadrodemocratico uscito dal dopoguerra andava consolidandosi – addirittura in una organizzazioneclandestina posta direttamente sotto il controllo del Servizio segreto militare.Una situazione che dura fino al 1956 quando l'organizzazione viene sciolta perché Gladio èstata costituita, tanto è vero che la prima confluisce nella seconda sia pure all'interno di unavicenda che per molti profili è destinata a restare in qualche modo confusa e indeterminata, mache nella sua essenza non può essere negata.E si è già visto che la Osoppo non fu fenomeno isolato, perché altre organizzazioni delmedesimo tipo devono essere esistite se di alcune è stato possibile alla Commissione rinvenireinequivoche ancorché labili tracce documentali.Appare quindi evidente come il contrasto tra le valutazioni cui la Commissione è giunta nel 1992sulla complessiva illegittimità della struttura e le opposte valutazioni formulate in altre sediistituzionali (in particolare nel parere 7 gennaio '91 reso al Presidente del Consiglio dei Ministridall'Avvocato Generale dello Stato e nella relazione 4/3/92 del Comitato Parlamentare per iServizi di informazione e Sicurezza e per il Segreto di Stato[7] derivi naturalmente dalladiversità dei metodi di approccio al problema che sono stati adottati.Sicché è la convinzione sulla correttezza del metodo seguito che spinge ora la Commissione eribadire l'esattezza delle conclusioni cui è giunta, nel meditato convincimento, tra l'altro, che unmetodo diverso apparirebbe del tutto incongruo al perseguimento del fine istituzionale specificodi cui la Commissione è investita: far chiarezza, nei limiti in cui ciò oggi è divenuto possibile,sulla complessiva storia occulta del Paese in cui si determinò nel periodo 69-84 laconflagrazione dello stragismo e del terrorismo.Non vi è dubbio infatti che soprattutto il parere reso dall'Avvocato Generale dello Stato si limitiesclusivamente ad un'indagine di natura giuridico-formale sulla documentazione che gli erastata fornita (sulla cui incompletezza e quindi parziale inattendibilità in seguito si dirà) sullacostituzione e sullo sviluppo di Gladio; senza alcun riferimento al contesto internazionale edinterno in cui Gladio nacque e fu operativa per oltre un quarantennio.Sostanzialmente non diversa è la scelta metodologica che ispira la relazione del Comitato per iServizi, dove peraltro, come va opportunamente sottolineato, alla generale valutazione dilegittimità della struttura un profilo resta comunque sostanzialmente estraneo: e cioè lacircostanza che almeno a valle dell'approvazione della legge numero 801 del '77 l'assolutasegretezza di cui ha continuato ad essere circondata la struttura appare in nessun modoriconducibile ad un parametro di legittimità formale.Anche in tale sede è stato infatti adeguatamente sottolineato (così riducendosi l'ampiezza el'intensità del contrasto con le opposte conclusioni cui è giunta la Commissione):-da un lato che il Comitato stesso appariva sede indubbiamente idonea a ricevere informazionigovernative (che invece sono state del tutto omesse) non solo sull'esistenza degli accordiriservati che avevano portato alla costituzione e alle successive modificazioni della struttura, maanche sulle linee essenziali dei loro contenuti;

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-dall'altro l'esigenza di una più puntuale riconduzione della complessiva attività dei Servizi alpotere di indirizzo e di vigilanza della autorità politica direttamente sopraordinata.Analogamente non appare metodicamente corretto nella ricostruzione dei compiti che furonoaffidati alla struttura (indubbiamente importante ai fini della formulazione di un ragionato giudiziosulla sua legittimita-illegittimità) "svalorizzare" indicazioni pur oggettivamente presenti nelladocumentazione acquisita (peraltro incompleta, come si è già accennato, e come meglio inseguito si chiarirà), sottolineandone l'eterogeneità rispetto al complesso delle altre indicazionidocumentali.E ciò ancora una volta nell'ambito di una considerazione "isolata" di Gladio e cioè avulsa dalcontesto di contemporanee vicende internazionali ed interne, che appaiono oggi suscettibili diuna ricostruzione abbastanza completa ed ancorata a solide basi documentali.Specifico è il riferimento alla possibilità di una utilizzazione di Gladio anche in ipotesi di"sovvertimenti interni" contro i quali l'operazione sarebbe anche diretta, indicazione cheinequivocamente emerge dal noto documento 1/6/59 indirizzato dal vertice del SIFAR allaSuperiore Autorità Militare Italiana[8].E' un dato oggettivo che non appare corretto svalorizzare sulla base di argomentazioniesclusivamente giuridico-formali centrate sulla inidoneità formale deldocumento ad incidere sugli oggetti e scopi dell'operazione quelli definiti nei documenti del1951 e nell'accordo del '56 tra SIFAR e CIA. In realtà il riferimento a una operatività di Gladioanche nell'ipotesi di sovvertimento interno viene con sufficiente precisione ad incastrarsi neldisegno strategico occidentale, cui nel precedente capitolo si è fatto ampio e documentatoriferimento. Ad incastrarsi, cioè, come "tessera propria" in un mosaico di cui è oggi possibileun'agevole lettura e nel quale la vicenda Gladio va inserita per ricostruirne finalità e obiettivi, peresprimere in ordine alla stessa un sereno giudizio.Ed infatti non può sfuggire, in una prospettiva più ampia, la necessità, soprattutto in un'inchiestaparlamentare, di obbedire ad un criterio di "effettività istituzionale", dove ciò che conta è nonsolo il modello formale di Gladio ma anche il suo concreto atteggiarsi nella fase operativa.Perché ciò che assume evidentemente importanza è non soltanto ciò che Gladio avrebbedovuto essere, ma anche ciò che Gladio in concreto è stata.E se è vero che non esistono documentali certezze (salvo per ciò che attiene ai compitiinformativi di cui in seguito si dirà), di una utilizzazione di Gladio ai fini interni (e cioè aprescindere dall'evenienza di un'occupazione militare del territorio nazionale, che in concretonon si è verificata), è anche vero che la larga incompletezza della documentazione rinvenuta ela certezza che consistente parte della documentazione è stata distrutta nel momento in cui larete clandestina stava per divenire, per decisione della autorità politica, conoscibile econosciuta, esclude la fondatezza sul punto di conclusioni se non assolutorie, almenofortemente tranquillizzanti[9].Vuol dirsi cioè che la certezza che Gladio non sia stata utilizzata a fini interni, malgrado leindicazioni documentali di tale sua possibile utilizzazione e la coerenza di tali indicazioni con ilquadro più ampio in cui Gladio veniva ad inserirsi, potrebbe raggiungersi soltanto se dellaconcreta attività di Gladio fosse stata offerta documentazione probante e completa.Così invece non è, e ciò lascia adito a dubbi di una qualche consistenza, valorizzati dal fattoche molti dei responsabili delle strutture hanno ritenuto di poter affermare la correttezza dellapropria attività direttiva, ma non hanno affatto escluso, ed in qualche caso hanno addiritturapesantemente adombrato, possibilità di un diverso impiego operativo di Gladio in periodianteriori e/o successivi (in alcuni casi con forti accenti di reciproca polemica[10]. Vuol dirsi cioèche dubbi su tali, pur decisivi profili, vengono dall'interno stesso della struttura e non possononon essere dalla Commissione che registrati, almeno come tali. E ciò senza indulgere, comepure è stato già avvertito, alla tentazione di voler utilizzare il persistente difetto di pienaconoscenza sull'attività della struttura per ricondurre forzatamente alla storia di Gladio vicendeche, allo stato delle acquisizioni, devono considerarsi alla stessa estranee, anche se alla reteclandestina comunque in qualche modo contigue e dall'esistenza di questa in qualche modoinfluenzate.

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Valga a mero titolo di esempio il collegamento, pur ipotizzato, tra Gladio e le vicende del 1964che sinteticamente possiamo definire come Piano Solo. E' evidente, come meglio in seguitosarà chiarito, che il Piano Solo non è riconducibile a Gladio, anche se l'esistenza della strutturaclandestina era dal piano indubbiamente presupposta nel senso che il primo della secondaprevedeva una precisa utilizzazione.Ritiene inoltre la Commissione che l'opzione metodologica operata può valere almeno in parte asuperare alcune delle perplessità cui ha dato luogo una considerazione "isolata" dellaorganizzazione Gladio, per effetto di incongruenze che in tale logica possono apparireinsuperabili.E ciò con particolare riferimento ai due profili (peraltro indubbiamente connessi) delladeterminazione dei limiti dimensionali della struttura e della individuazione dei compiti precisiche alla struttura stessa possono ritenersi in concreto affidati.Sul primo profilo è notissimo che tanto al Parlamento quanto all'Autorità Giudiziaria sia statafornita dal Governo l'indicazione di 622 nominativi "esterni", che nel tempo sarebbero statichiamati a far parte della rete clandestina.Tale numero è apparso assolutamente incongruo, sia rispetto ad una struttura che risultavacomprendere ben 280 addestratori militari, sia avuto riguardo alla quantità degli armamenti dicui la struttura aveva disponibilità, dapprima nelle formeoccultate dei NASCO, poi in forme diverse.La perplessità appare indubbiamente fondata sol che si pensi che il numero degli arruolatiriguarderebbe l'intero periodo di attività della struttura; il che darebbe nei singoli periodiconsiderati un numero di arruolati davvero minimale e quasi risibile.Al contempo perplessità ha suscitato la conservazione di documentazione relativa ad unnumero molto superiore di soggetti (circa 1.300) che sarebbero stati contattati, ma poi nonarruolati, prevalentemente per una valutazione negativa.A ciò si aggiunga quanto successivamente emerso in sede giudiziaria: e cioè che l'indicazionedelle 622 persone non ha costituito l'esternazione di un elenco preesistente, bensì il risultato cuisi è giunti, in una situazione di apparente confusione, per approssimazioni successive mediantela compilazione di più liste, comprendenti dapprima il numero di 720, poi quello di 640, listeperaltro non corrispondenti tra loro, in quanto persone inserite in una lista non erano presentinelle altre e in alcune delle liste erano presenti nominativi che alla stregua delladocumentazione acquisita sono risultati invece oggetto di valutazione negativa[11].Una situazione quindi estremamente confusa che appare scarsamente compatibile con quantoaffermato da uno dei responsabili della struttura e cioè con l'affermazione che degli arruolatisarebbe esistito un"elenco completo... gelosamente custodito in un'apposita cassaforte a combinazione"[12].In realtà un ipotetico elenco originale non è stato fornito dal Servizio né all'autorità politica néall'autorità giudiziaria, né da quest'ultima è stato rinvenuto nelle acquisizioni documentalioperate. Con la dovuta conseguenza di dover ritenere tale elenco mai esistito o addiritturavolutamente distrutto. E ciò a riprova di una situazione assai meno lineare di quella descritta eche situa all'interno di una complessiva inattendibilità del materiale fornito, anche perché vi ècertezza che tra la fine di luglio e gli inizi di agosto del 1990 una quantità consistente didocumentazione, pur custodita sin dagli anni '50, è stata soppressa.Può cioè ritenersi assodato che la volontà politica di non opporre il segreto di Stato sullaesistenza e sulla natura della struttura clandestina è stata vanificata da decisioni di componentidel servizio (allo stato non ancora precisamente identificati) attraversola distruzione o manipolazione del materiale che avrebbe dovuto essere fornito.Ciò è stato confermato alla Commissione, con valutazione unanime, da parte di tutti i magistratiinquirenti che, in epoche diverse e appartenenti a diversi uffici giudiziari si sono occupati dellavicenda.In sede giudiziaria è stata altresì espletata una consulenza certamente esaustiva che dà contodella complessiva inattendibilità del materiale documentale acquisito[13].E' questo un dato che indubbiamente merita di essere sottolineato nella sua indubbia valenza,non già per riempire il vuoto di conoscenza determinato dalla incompletezza e inattendibilità

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della documentazione con ipotesi azzardate, ma per escludere la fondatezza di valutazioniminimizzanti fondate esclusivamente sulle risultanze documentali in sé considerate, senza farsicarico neppure della circostanza che tale incompletezza è il frutto di una deliberata volontà disoppressione.Su tali basi in ordine al problema relativo alla consistenza della struttura sembrano allaCommissione formulabili in alternativa due diverse ipotesi ricostruttive. Esse hanno peraltro unabase comune: la pluralità degli obiettivi che la struttura era in grado di perseguire e in funzionedella quale fu sostanzialmente costituita e strutturata, con notevoli modificazioni nel tempo cheindubbiamente sarebbe errato ritenere ininfluenti sulla sua consistenza e qualità.Vi era innanzitutto il fine principale di un'organizzazione destinata ad entrare in azione soltantoin caso di conflitto e di occupazione nemica di parte del territorio nazionale per compiere attivitàdi sabotaggio, propaganda, resistenza e guerriglia.Ma la struttura, per quanto si è già detto e per quanto meglio in seguito si dirà, fu pensata anchein funzione di altri compiti, alcuni - quelli informativi - sicuramente svolti (sia pure con intensitànon esattamente accertabile) altri sul cui effettivo svolgimento non esistono riscontridocumentali.Sul punto peraltro non può trascurarsi che la vicenda di Gladio appare alla Commissionesoprattutto la storia di una potenzialità operativa che nel complesso si è, nel quarantennio diesistenza della struttura, assai poco attualizzata; il che può valere a ridimensionare, ma non aminimizzare l'importanza del fenomeno, per l'indubbia influenza che tale potenzialità operativaha potuto avere su molte contigue vicende che in qualche modo l'hanno presupposta.La pluralità di compiti potenziali attribuiti alla struttura ne giustificherebbe - anche a livello diarruolati - un modulo organizzatorio per "cerchi concentrici" o addirittura per "ambiti distinti",ciascuno attivabile in ragione dell'obiettivo specifico che di volta in volta si sarebbe potuto volerperseguire. In tale prospettiva l'elenco dei 622 sembra prevalentemente composto (con leprecisazioni di cui in seguito si dirà sui differenti criteri di selezione che appaionooggettivamente seguiti nel tempo) da persone che furono arruolate in vista dello scopoprincipale (o comunque più ostensibile) per il quale la struttura fu creata e cioè l'obiettivo dello"stare indietro" nell'ipotesi di conflitto e di occupazione nemica di parte del territorio nazionale. Ilche pienamente giustifica, sul piano soggettivo, la valutazione positiva della scelta operata dai"gladiatori", perché si trattava di un fine - è opportuno sottolinearlo - non solo legittimo, maispirato ad importanti valori.E' certo però (ancora una volta documentalmente) che ben altra era la personalità di molti deisoggetti che furono contattati e che pur non furono inclusi nella struttura operativa composta dai622. Ritenerli del tutto estranei a Gladio è conclusione che solo in parte la Commissione ritienedi poter condividere, perché non giustificherebbe, tra l'altro, la circostanza che ladocumentazione relativa agli stessi sia stata conservata così a lungo e in stretta commistionecon la documentazione relativa agli arruolati, il che appare al di fuori di ogni regola archivistica esembra dare l'impressione che l'insieme dei nominativi costituisca in realtà, per taluni aspetti, ununicum.La Commissione sembrerebbe quindi individuare una più ampia o addirittura diversa strutturaoperativa che sarebbe potuta tornare utile, ove la organizzazione fosse stata attivata in ipotesidiversa da quella dell'occupazione bellica del territorio nazionale (ipotesi quest'ultima che con ilpassare del tempo non può non riconoscersi a differenza di altre essere divenuta sempre piùintensamente improbabile).Un'altra ipotesi ricostruttiva in ordine alla consistenza della struttura è peraltro possibile, qualeesito naturale della scelta metodologica operata. La stessa muove dalla considerazione cheGladio nel quarantennio della sua esistenza non sia stata l'unica struttura clandestina operantenel Paese.E' anche questa una verità storica che appare innegabile alla stregua di documentali certezze.Per ciò che riguarda almeno gli anni cinquanta le certezze documentali sono quelle giàevidenziate nel precedente capitolo con riferimento ad una pluralità di organizzazioni privateche sorsero in Italia in funzione anticomunista e che operarono in maniera intensamenteinterattiva con apparati istituzionali.

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Alle stesse si aggiungano, sempre sulla base di certezza documentali, le strutture paramilitariche precedettero Gladio e di cui Gladio certamente ereditò uomini, finalità ed in partearmamenti.A tutto ciò si aggiunga infine l'emersione recente in sede di indagini giudiziarie di ulterioristrutture più ampie, quali i Nuclei per la difesa dello Stato, di cui in seguito più ampiamente sidirà.Su tali basi diviene assolutamente logico ipotizzare che l'organizzazione Gladio abbia, durante ilquarantennio della sua esistenza, costantemente presupposto una capacità di mobilitazione piùampia, attingente al parallelismo di altre strutture appena disciolte e o addirittura coesistenti.Senza peraltro trascurare una ben possibile compresenza, nella effettività del moduloorganizzatorio della struttura, delle due ipotesi innanzi considerate. E cioè sia quella dellaorganizzazione di Gladio per cerchi concentrici o per ambiti distinti, sia quella della capacità diGladio di attivare una mobilitazione più ampia attingendo al parallelismo di altre strutture.Le considerazioni che precedono valgono altresì a sciogliere almeno in parte alcuni dei nodi cheancora sussistono in ordine ai compiti che furono affidati alla struttura e che furono da questaconcretamente svolti.I due profili (compiti attribuiti/compiti svolti) non possono ritenersi pienamente coincidenti allastregua della già operata ricostruzione della vicenda Gladio come la storia di una sostanzialepotenzialità operativa.Ciò é innegabile innanzitutto con riferimento al compito principale e più ostensibile per cui lastruttura fu costituita: e cioè l'attività prevista per l'ipotesi mai verificata di occupazione nemicadi parte del territorio nazionale.Quanto ai compiti di contrasto di possibili sovvertimenti interni o più specificamente di contrastoa forze politiche legalmente riconosciute, si sono già esposte le ragioni che inducono laCommissione a ritenere che tali compiti rientrassero tra quelli verosimilmente attribuiti allastruttura.Anche in sede giudiziaria, e a valle delle valutazioni operate dalla Commissione nella Xlegislatura, si é riconosciuto, come meglio in seguito si dirà, che di una originaria finalizzazionedella struttura al contrasto di forze politiche legalmente riconosciute ... vi sono ampie traccenella documentazione relativa alla costituzione della struttura e in genere agli accordi dei serviziitaliani con le autorità statunitensi negli anni '40 e '50[14]. Sul punto quindi le conclusioniassunte dalla Commissione già nel '91-'92 e che vengono ritenute meritevoli di conferma hannoquindi ricevuto un autorevole avello in diverso ambito istituzionale. Tuttavia va riconosciuto chenon esistono solide basi documentali (se non labilissime) che inducano a ritenere che per talicompiti la struttura sia stata effettivamente attivata. Peraltro l’incompletezza delladocumentazione e la volontarietà con cui tale incompletezza é stata determinata escludonoaltresì la possibilità di pervenire sul punto ad un finale accertamento negativo.Per ciò che concerne invece le funzioni informative la Commissione ha già manifestato nella Xlegislatura il suo convincimento che trattasi di compiti assegnati alla struttura e da questaeffettivamente espletati. La fondatezza di tale conclusione é stata fortemente contrastata conargomentazioni tese a contestare la significatività delle basi documentali che tale conclusionesorreggevano.Si è osservato in merito che l'attività di informazione avrebbe fatto parte di compiti propri dellastruttura ove fosse stata attivata nel verificarsi dell'eventualità di una occupazione nemica diparte del territorio nazionale. Sicché i documenti su cui la Commissione ha fondatol'accertamento del concreto svolgimento di compiti informativi, atterrebbero invece a mereesercitazioni con finalità addestrative di un personale che sarebbe divenuto operativo solo alverificarsi delle previste condizioni di impiego. La distinzione appare capziosa nell'evidenteimpossibilità di escludere che i risultati dell'addestramento (riferibili sin troppo ovviamente asituazioni geopolitiche concrete dei momenti e dei luoghi in cui l'attività addestrativa ebbesvolgimento) apparivano comunque utilizzabili da parte del Servizio che aveva la direzione dellastruttura[15].A ciò si aggiunga che è comunque certa la mobilitazione della struttura a fini informativi almenoin tre occasioni: e cioè nel corso delle indagini relative al sequestro Moro e al sequestro Dozier

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per ammissione di uno dei responsabili della struttura[16], nonché nel 1990 per una decisioneassunta (e documentalmente provata) con riferimento ad attività informative da utilizzarsi nelcontrasto alla criminalità organizzata e al narcotraffico in esecuzione di una direttivaautonomamente emanata dal direttore del servizio[17].Oltre a ciò vi è la vicenda del centro "Scorpione", istituito a Trapani nella seconda metà deglianni '80, che desta notevoli perplessità sia per l'ubicazione di questa struttura periferica, sia perla mancanza di chiarezza per quanto attiene ai compiti dalla stessa effettivamente svolti.Peraltro vi sono indici ulteriori che consentono di porre su base più ampia una conferma delleconclusioni su cui sul punto la Commissione è giunta e che attengono alle "qualità personali"del personale arruolato nell'ultimo periodo di operatività della struttura. Alla analisi dellaCommissione infatti è apparso chiaro come alla già operata periodizzazione della vicendaevolutiva di Gladio corrisponda una diversità dei criteri seguiti nell'arruolamento del personalecivile.In una prima fase, il cui termine può temporalmente collocarsi nei primi degli anni settanta,l'arruolamento ha riguardato in prevalenza cittadini residenti nel Nord d'Italia, di profilo socialemedio basso e con attitudini individuali ad una utilizzazione armata (notevole la presenza dipersonale che aveva già prestato il servizio militare e anche di sottufficiali ed ufficiali). Tutto ciòappare pienamente coerente con le finalità dello stay behind e cioè con la finalità di costituireuna struttura destinata ad avere un consistente ruolo armato in Friuli (nell'evidente presuppostodi una invasione iniziata dalla caduta della "soglia di Gorizia") ed un ruolo di collegamento edesfiltrazione verso la Svizzera in Lombardia (e questa ipotesi è rafforzata anche dal tipo dispecializzazione degli arruolati lombardi che effettivamente risultano spesso impiegati in corsi diaddestramento all'esfiltrazione)[18]. Ma dopo quella che è stata definita la svolta del '72, ilcriterio di reclutamento si modifica in parte allargando il reclutamento anche nella regionimeridionali e insulari... A ciò si aggiunga che negli arruolati appaiono nettamente predominanti iceti medi con una apprezzabile presenza di imprenditori, dirigenti di azienda o della pubblicaamministrazione, liberi professionisti. Inoltre si innalza il numero percentuale di soggetti riformatio esentati dal servizio di leva con un più ridotto numero di ufficiali.Sicché non appare per nulla azzardato trovare in ciò la conferma di un dato, la cui logicitàappare peraltro indiscutibile: a mano che l'eventualità di un'invasione del territorio nazionale daparte di eserciti nemici diveniva sempre più remota, i compiti informativi, che è ragionevoleritenere fossero stati affidati alla rete clandestina, divennero prevalenti.E' quindi su tali basi complessive che la Commissione ritiene di poter confermare il negativogiudizio politico già formulato sulla legittimità della struttura, nell'avvertita esigenza peraltro chelo stesso necessiti, a seguito di una riflessione più meditata, dialcune integrative esplicitazioni; anche se non di correzioni, perché, lo si ribadisce, nella suasostanza il giudizio di illegittimità si ritiene meritevole di piena conferma.Piena conferma merita parimenti la scrupolosa ricostruzione storico-cronologica contenuta nellarelazione precedente, così come pure le osservazioni sulla evoluzione del quadro politiconazionale che hanno accompagnato l'intera vicenda.Non potrebbe infatti attenuarsi il precedente giudizio di fronte a dati di fatto incontrovertibili e dieloquente significato.Con la riforma dei servizi segreti, avvenuta con la legge n. 801 del 1977, erano stati costituiti ilSISMI ed il SISDE, che furono posti dalla stessa legge sotto la diretta responsabilità delPresidente del Consiglio il quale la esercita avvalendosi di un Comitato ristretto consultivo einterministeriale (CIIS) nonché di un organo di coordinamento e di collegamento con l'estero(CESIS) al quale è preposto un segretario generale nominato dal Presidente del Consiglio.Il quadro della riforma e del "riposizionamento" degli organi di sicurezza veniva poi completatocon la creazione di un apposito Comitato Parlamentare di controllo sui servizi, al quale eranodovute tutte le informazioni essenziali circa la struttura e le attività dei servizi stessi.Nel nuovo quadro operativo, delle competenze e dei controlli, così come scaturito dalla legge diriforma, non trovò collocazione Gladio, che restò estranea sia alla suddivisione dei compitiistituzionali riconosciuti ai due Servizi, sia al sistema dei controlli e delle garanzie. Il CESIS ed ilneo Comitato parlamentare di controllo furono tenuti allo oscuro, "cortocircuitati" come fu

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efficacemente detto nella precedente relazione. Gladio continuò a vivere, o a vegetare, in unambito suo proprio, nella clandestinità, invisibile, al di fuori delle regole, senza una chiaracollocazione istituzionale, senza una precisa attribuzione ed un aggiornamento dei suoi compiti,nella indifferenza rispetto ad una realtà politica internazionale profondamente mutata rispettoagli anni '50.Ai vertici del SISMI e del SISDE si avvicendarono diverse personalità, alcune delle quali oggettodi gravi sospetti circa la loro lealtà alle istituzioni democratiche a causa delle loro affiliazioni allaP2.Si verificò anche un aumento marcato delle attività organizzative della Gladio: ciò durante lagestione Martini ed anche a seguito della nomina del generale Inzerilli alla carica di Capo diStato Maggiore del SISMI.Al Comitato Parlamentare di controllo fu taciuta la stessa esistenza di Gladio.Alle autorità di governo responsabili (Presidente del Consiglio e Ministro della Difesa) fu, apartire dal 1984, sottoposta una semplice, sintetica e poco esplicativa informazione contenuta -ai fini di una mera presa di conoscenza - in un documento nel quale si faceva menzionesoltanto di alcune attività senza riferimenti alle effettive caratteristiche ed al nome della struttura.Nel documento si parlava di una organizzazione agente nell'ambito SISMI ed avente il compitodi"predisporre quanto necessario per la condotta di operazioni di guerra non ortodossa sulterritorio nazionale eventualmente occupato da forze nemiche, a diretto supporto delleoperazioni militari condotte dalle forze Nato"nonché di"esercitazioni addestrative nazionali e Nato con l'apporto delle unità speciali delle tre ForzeArmate".L'accento veniva quindi posto sui compiti collegati ad impegni ed intese internazionali econnessi soltanto alle ipotesi di un'occupazione nemica del territorio nazionale; a giudizio dimolti, Gladio era divenuta qualcosa di più e di diverso.La nota comunque, pur nella sua formulazione molto stringata e poco esplicita, non fu sempresottoposta alla firma di tutti i destinatari, e quando lo fu ciò avvenne spesso con mesi di ritardorispetto alla loro presa di possesso delle rispettive cariche.L'espressione sintetica usata dalla Commissione nella relazione del 1992 è quella di"illegittimità costituzionale progressiva".Dovuta è quindi subito l'avvertenza del carattere atecnico in cui l'espressione è stata utilizzatadalla Commissione, nell'affidare alla stessa un giudizio che è stato ed è principalmente politico,assai più che giuridico-formale; in coerenza con il proprium dei compiti di una Commissioneparlamentare d'inchiesta, che voglia tenere nettamente distinto, come è dovuto, l'ambitospecifico del proprio intervento da territori diversi riservati a differenti poteri dello Stato (e traquesti in primis la magistratura ordinaria e amministrativa).La illegittimità costituzionale è, infatti, una forma di invalidità giuridica, che in un sistema acostituzione rigida può afferire soltanto alle leggi ordinarie o ad atti aventi forza di leggeordinaria; e solo in via derivata riguardare atti di rango inferiore emanati in esecuzione dellafonte primaria invalida.Gladio è invece una struttura amministrativa che risulta essere stata costituita ed esseredivenuta operativa per effetto di atti non agevolmente situabili nel generale ordine gerarchicodelle fonti, ma sicuramente non legislativi e che non presupponevano un atto legislativo; conl'ulteriore dovuta avvertenza che oggetto della valutazione della Commissione (che ha naturapolitica, giova ribadirlo, e non giurisdizionale) è costituito non tanto dagli atti in esecuzione deiquali la struttura fu costituita e poi modificata, quanto la vicenda storica del costituirsi dellastruttura, delle sue successive evoluzioni, della sua concreta operatività.La formula "illegittimità costituzionale" esprime quindi un giudizio politico di contenuto negativo,essendo apparso alla Commissione pienamente affermabile che in un ordinamentodemocratico, quale quello delineato dalla nostra Costituzione, sussistono pur sempre limitiprecisi che dovrebbero escludere la possibilità di creare strutture segrete sottratte a qualunquetipo di controllo non solo politico ma anche amministrativo interno, strutture armate, dotate di

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mezzi ed esplosivi ed inserite in organismi di grande potenzialità offensiva, quali sono appuntogli organi di sicurezza.Né sembra dubbio che tali limiti ben possano dirsi superati nella vicenda in esame, appunto inconsiderazione della estrema esilità del controllo politico[19] che ha riguardato una reteclandestina sorta per iniziativa dei Servizi addirittura in ambito internazionale e della cuiesistenza il potere politico è stato sempre poco e male informato anche dopo l'entrata in vigoredella legge n. 801 del 1977, di una legge formale che aveva sancito un obbligo di informazioneben più intenso, non solo versol'autorità di Governo, ma anche nei confronti di uno specifico organismo parlamentare.All'interno di tali coordinate esplicative è possibile quindi cogliere meglio il segno dellaprogressività che secondo il giudizio già espresso dalla Commissione avrebbe segnato laillegittimità costituzionale di Gladio.In realtà se la prospettiva adottata fosse stata (come invece non è stata) prevalentemente dinatura giuridico-formale dovrebbe riconoscersi che la illegittimità evidenziata dalla Commissione(con una dovizia di argomentazioni esposte nella relazione del 1992, che qui possono darsi pernote) come caratterizzante la fase iniziale e costitutiva della struttura (sino al 1959) si sarebbeattenuata fin quasi a scomparire nel periodo successivo (dal 1959 al 1972), quando l'operativitàdella struttura venne in qualche modo ricondotta in ambito Nato.Per poi tornare semmai ad accentuarsi quando il raccordo Nato, nel dicembre 1972, viene asfilacciarsi, quando cioè la struttura viene ad essere, per così dire, interamente digerita eintroitata dal servizio militare sino a diventare il segreto del servizio dentro di sé, fino adacquisire una marcata ed eclatante evidenza, in termini di indiscutibile illegalità, dopo la riformadel 1977 con i cui precetti imperativi quel segreto ha incontestabilmente colliso.Ma la valutazione operata dalla Commissione non è di tipo giuridico formale e questoconsente di cogliere in maniera diversa l'affermato carattere progressivo della illegittimitàcostituzionale della struttura. Vuol dirsi cioè che le ragioni storiche che in qualche modo hannopotuto giustificare non solo la scelta di costituire Gladio, ma anche le concrete modalità in cui aquella scelta si ritenne di dare attuazione, sono andate indubbiamente nel tempoprogressivamente attenuandosi, a mano che da un lato le istituzioni democratiche venivano aconsolidarsi nel paese, dall'altro la situazione internazionale cambiava sempre più rendendoimprobabile il verificarsi della ipotesi operativa che giustificava la scelta.Da qui l'accentuarsi della negatività di un giudizio politico che la Commissione ha ritenuto diformulare (e oggi di confermare) con riferimento all'intera vicenda. E ciò non già perché si sonodisconosciute le ragioni storiche che determinarono l'insorgere e l'originario strutturarsi dellarete clandestina, ma perché si è voluto stigmatizzare la persistenza e l'evoluzione successiva diuna struttura che restava segreta in ambiti temporali nei quali quelle ragioni storiche eranovenute lentamente a perdere consistenza sino a divenire del tutto insussistenti.Vuol dirsi cioè che non riesce a cogliersi nessuna ragione sul piano della opportunità e dellalegittimità politica che riesca a giustificare perché la rete clandestina ha continuato a sussistere,con il suo carattere di assoluta segretezza nell'ultimo decennio e forse nell'ultimo quindicenniodella sua vita; quando cioè erano già maturate condizioni interne ed internazionali che benavrebbero dovuto imporre moduli organizzatori diversi e sinanco di anticipare la determinazionepolitica di scioglimento.Se tutto ciò si ha presente, diviene quindi chiaro come recenti provvedimenti dell'autoritàgiudiziaria[20] - che hanno ritenuto inidonea la struttura Gladio ad integrare la fattispecieastratta di un delitto contro la personalità dello Stato - non possono essere utilizzati per porre indiscussione la validità del giudizio negativo espresso dalla Commissione.Si è già detto della diversità di ambiti che caratterizzano da un lato l'inchiesta parlamentare dicui la Commissione è investita, dall'altro l'inchiesta giudiziaria. Ed è appena il caso di ricordareche compito dell'autorità giudiziaria non è la ricostruzione della verità di un intero periodo storicoo di vicende comunque complesse, se non nei limiti in cui tale ricostruzione consente disottoporre a processo persone individuali per fatti specifici previsti dalla legge come reato.

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Orbene le conclusioni cui la magistratura ordinaria è giunta (peraltro soltanto per alcuni profili invia definitiva, perché per altri le relative indagini sono ancora in corso) hanno pure affermatoche se"la struttura di per se stessa così delimitata non integra ipotesi di reato",in ordine alla stessa sarebbero pure evidenziabili"responsabilità di carattere politico e disciplinare, se non furono adempiuti pienamente gliobblighi di informazione verso le autorità politiche e se non furono seguite le necessarieprocedure per sottoporre al controllo politico le scelte operate dal Servizio"[21].Si è peraltro avvertito nella medesima sede che da un lato tali"aspetti non sono di competenza del giudice penale";dall'altro, e come già accennato, che"diversamente dovrebbe, argomentarsi se si raggiungesse la prova della originariafinalizzazione della struttura al contrasto di forze politiche legalmente riconosciute".In ordine a tale ultimo profilo, si è peraltro riconosciuta l'esistenza di"ampie tracce nella documentazione relativa alla costituzione della struttura e in genere agliaccordi dei servizi italiani negli anni quaranta e cinquanta";peraltro con l'avvertenza che"di una valutazione in sede penale di questo particolare aspetto è preclusa sotto due differentiprofili: da un lato le condotte punibili sarebbero certamente prescritte; dall'altro alla completacognizione del fatto è stata opposta la inviolabilitàdi una parte della documentazione Nato[22].Come è agevole constatare si tratta di una valutazione finale espressa da altro potere delloStato e nell'adempimento di una diversa funzione.Essa peraltro, lungi dal delegittimare il giudizio già espresso dalla Commissione, nell'esercizio diuna competenza propria, vale invece a legittimarlo ed addirittura ad osservare il carattereequilibrato e persino prudenziale.Va quindi ribadito che la rete clandestina, in sé considerata, non puòconsiderarsi in via di principio penalmente illecita. La Commissione non ha mai contestato chefosse pienamente legittimo - ed anzi doveroso - da un lato creare una rete di resistenzadestinata a divenire operativa nell'eventualità di una occupazione nemica di parte del territorionazionale, dall'altro circondare la rete stessa da un forte vincolo di segretezza.Sul piano di un giudizio marcatamente di natura politico-istituzionale, la Commissione hasoltanto ed invece affermato che l'individuazione dei mezzi cui affidare il perseguimento di talilegittimi obiettivi avrebbe dovuto comportare:-scelte parzialmente diverse nella fase costitutiva;-scelte marcatamente diverse a mano che venivano attenuandosi le ragioni internazionali edinterne poste a base degli obiettivi individuati;-scelte addirittura opposte a quelle concretamente seguite dopo il 1972, e segnatamente dopol'entrata in vigore della riforma del 1977.Se tutto ciò si ha chiaro, divengono evidenti le ragioni per cui la Commissione condivide eritiene addirittura naturale il già richiamato esito assolutorio cui ha condotto l'autodenunciapresentata da uno dei responsabili politici, nel tempo, della struttura, e cioè il senatore Cossiga,che ha affermato di essere stato nelle sue diverse e successive qualità (Sottosegretario diStato, Ministro,Presidente del Consiglio)"l'unico referente politico, nonché di essere stato perfettamente informato delle predette qualitàdella struttura".E cioè peraltro non implica che la Commissione ritenga meritevole di revisione il proprioanteriore giudizio, anche per ciò che concerne il profilo relativo alle individuate responsabilitàpolitiche.Ed invero la stessa autorità giudiziaria che è pervenuta al condivisibile giudizio assolutorio nonha potuto non rimarcare come il contenuto delle informazioni alle quali l'autodenunciante avevaavuto accesso (secondo quanto dallo stesso dichiarato e secondo quanto risultante dainequivoca documentazione in atti) concerneva soltanto l'esistenza di una struttura segreta

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finalizzata a contrastare una minaccia esterna nell'ipotesi di un'invasione del nostro paese daparte di forze nemiche ed il fatto che si trattasse di una struttura costituita nell'ambito di accorditra i servizi segreti.L'esistenza in tali limiti di un'informazione all'autorità governativa è stata ben tenuta presentedalla Commissione. Ciò che ha determinato il negativo giudizio della Commissione è lo scarsocontenuto di tale informazione, nonché la circostanza che la stessa avveniva per iniziativaautonoma dei Servizi in forme che il lessico adottato dagli stessi ("indottrinamento") è giàidoneo a definire e a qualificare.Vuol dirsi cioè che fu sempre lasciato all'autonoma iniziativa dei Servizi decidere quando e inquali limiti l'autorità governativa doveva essere informata, là dove un corretto rapportoistituzionale avrebbe dovuto imporre da un lato una conoscenza più piena, dall'altro chel'informazione a chi assumeva responsabilità governative provenisse dai precedenti titolari dellemedesime responsabilità.Ciò che sorprende - e fonda il ribadito giudizio negativo - è l'atteggiamento sostanzialmentepassivo dei titolari del potere di governo, che sembrano tutti aver recepito le informazioni percome venivano loro fornite, senza mai manifestare, nell'esercizio della responsabilità di cuierano onerati, la volontà di una più approfondita conoscenza, strumentale all'assunzione di unpiù elevato livello di responsabilità. E' un atteggiamento generale che ha riguardato tutti isoggetti che nel tempo hanno rivestito gli anzidetti ruoli governativi. E la cui registrazione,fondata ancora una volta su risultanze documentali inequivoche, induce la Commissione aritenere pienamente condivisibile quanto, in ordine al generale rapporto tra vertice governativo eservizi, è stato di recente affermato dal Comitato parlamentare per i servizi di sicurezza.Vuol cioè farsi riferimento alla dimostrazione indubbiamente rigorosa di una sostanziale delega,pressoché costante, al vertice dei Servizi (e per ciò che riguarda la vicenda Gladio al vertice delservizio militare) delle responsabilità per la sicurezza da parte dei Presidenti del consiglio deiMinistri succedutisi nel tempo.L'effetto di tale comportamento sostanzialmente abdicativo ha indubbiamente contribuito neglianni, secondo la valutazione del Comitato che la Commissione condivide,"da un lato a rendere più incerto il controllo politico sul sistema dell'informazione e dellasicurezza, dall'altro a mantenere in una zona d'ombra, priva di regole certe e sottratta allaconoscenza del Parlamento, le specifiche decisioni dell'Autorità nazionale per la sicurezza"[23].Il nodo politico di Gladio è tutto qui; ed esso non può essere sciolto dalla Commissione,nell'ambito del suo specifico potere di inchiesta, se non investigando su una serie di vicendecoeve alle diverse fasi evolutive della struttura.Trattasi di vicende che, come già avvertito, non appartengono o solo parzialmenteappartengono alla storia di Gladio, ma valgono tuttavia a illustrare i motivi delle concrete scelteoperative dei vertici del servizio, nonché a dare senso e significato al comportamento abdicativodell'autorità governativa, che è stato innanzi evidenziato.D'altro canto se in sede giudiziaria un'illiceità penale della rete clandestina in sé considerata èstata motivatamente e fondatamente negata, non sono state affatto escluse possibili distorsionidalle finalità istituzionali dichiarate della struttura, che ben possono essere andate al di là dellasua già evidenziata utilizzazione a fini informativi e che afferiscono, per come ipotizzate, avicende specifiche anch'esse pienamente rientranti nella competenza della Commissione, chequindi a buon titolo, e pur senza enfatizzarne l'importanza, ritiene che il nodo Gladio possaessere sciolto pienamente solo all'interno di una considerazione complessiva del periodo, in cuila struttura fu costituita e, nei limiti innanzi evidenziati, deve considerarsi essere stata attiva.

[1] Si veda L. Gennaro, "Evidenziazione ed analisi, negli atti di talune inchieste penali, di unastruttura segreta parallela ai servizi, paragonabile alla Gladio", in Archivio Commissione Stragi,X legislatura, doc. GLADIO 48.[2] Si vedano i numerosi interrogatori resi dal Vinciguerra al G.I. di Venezia Casson nell'ambitodel procedimento per la strage di Peteano, in Archivio della Commissione Stragi, X legislatura,come pure i documenti redatti dallo stesso Vinciguerra e presenti nell'Archivio dellaCommissione, X legislatura, docc. PETEANO 12 e 43.

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[3] Il riferimento è all'istruttoria del G.I. di Padova dottor Tamburino, al processo tenutosi aRoma nel 1977/78 relativo al "golpe Borghese"; e in particolare anche alla Commissioneparlamentare di inchiesta sui fatti del giugno-luglio 1964, presieduta dal senatore Alessi, che fuinsediata nel 1969 e rassegnò le sue conclusioni nell'anno successivo, nonché allaCommissione parlamentare di inchiesta sulla loggia massonica P2, che concluse i suoi lavorinel 1984.[4] Rispettivamente in: Atti Parlamentari, Commissione Stragi, X legislatura, Docc. XXIII, nn. 36e 51.[5] In Atti parlamentari, Commissione Stragi, X legislatura, Doc. XXIII, n. 26, vol. I, pagg. 77 e85.[6] Così il dottor P. P. Saviotti, collaboratore della Commissione Stragi, nel corso dell'incontro dilavoro del 22 marzo 1995.[7] Il parere dell'Avvocato Generale dello Stato è pubblicato come allegato alla RelazioneAndreotti alle presidenze del Senato e della Camera, in Atti Parlamentari, X legislatura, doc.XXVII, n. 6. La relazione del Comitato parlamentare è pubblicata in Atti Parlamentari, Xlegislatura, doc. XLVIII, n. 1.[8] Relazione 1/06/59 del Servizio al Capo di Stato Maggiore della Difesa sul programma diintervento della rete Stay behind, in Archivio Commissione Stragi, X legislatura, docc. GLADIO,4/23a e 4/23b.[9] In tal senso le recenti acquisizioni istruttorie del G.I. Mastelloni nell'ambito del procedimentoc.d. Argo 16, in Archivio Commissione Stragi, XII legislatura, docc. GLADIO 4/8 e 4/9; cosìanche le osservazioni congiunte dei magistrati militari di Padova, dottori Dini e Roberti, nonchédel sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Venezia, dottor Casson, inArchivio Commissione Stragi, XII legislatura, doc. GLADIO 4/11.[10] Si veda tra gli altri P. Inzerilli - La verità negata - Edizioni Analisi, Bologna, 1995, masoprattutto l'audizione dell'ammiraglio Martini presso la Commissione Stragi, XII legislatura, 11luglio 1995.[11] L'elenco ufficiale dei civili effettivamente arruolati nella struttura era stato trasmesso dalSismi alla Commissione soltanto nel febbraio 1991, a distanza di mesi dalla pubblicazione diGladio ad opera del Presidente del Consiglio.[12] Si veda Inzerilli, op. cit., pag. 51[13] In tal senso l'incarico peritale affidato dal G.I. di Bologna Grassi nell'ambito delprocedimento c.d. Italicus-bis, in Archivio Commissione Stragi, XII legislatura, doc. ITALICUS3/6.[14] Si veda la richiesta, poi accolta, del procuratore aggiunto di Roma Coiro, di nonpromuovere azione penale nei confronti del senatore Cossiga, in Archivio Commissione Stragi,XII legislatura, doc. GLADIO 5/1.[15] Significativo al riguardo il documento relativo all'Esercitazione Delfino, Trieste 14/24 aprile1966, in Archivio Commissione Stragi, X legislatura, doc. GLADIO 5/17.[16] Così Inzerilli, op. cit., pag. 125.[17] Così anche l'ammiraglio Martini nel corso dell'audizione presso la Commissione Stragi, XIIlegislatura, 11 luglio 1995.[18] Si vedano: l'appunto del gen. Fortunato, in data 4 dicembre 1972 in preparazione nellariunione SID-CIA del 15 dicembre 1972 nonché il verbale della riunione, in ArchivioCommissione Stragi, X legislatura, doc. GLADIO 4/23b.[19] Nella documentazione acquisita su Gladio non vi sono documenti che non siano diprovenienza militare, salvo pochi appunti provenienti dai "gladiatori". In particolare non è statorinvenuto alcun documento che contenga atti di indirizzo politico o ne rechi traccia apprezzabile;neppure in ordine a decisioni rilevanti come quelle relative allo smantellamento dei Nasco.[20] Si veda nota 13.[21] Ibidem.[22] Ibidem.[23] Relazione pubblicata in Atti Parlamentari, XII legislatura, doc. XXXIV, n. 2.

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DOPO QUARANT’ANNI SVELATO ILSEGRETO DI GLADIOLa lettera con cui Andreotti tolse il velo all’armata del misteroIl 26 febbraio 1991 Giulio Andreotti, all’epoca presidente del Consiglio, prendendo tutti incontropiede – specie l’allora presidente della Repubblica Francesco Cossiga, nonché i verticidel SISMI - invia alla commissione Stragi una relazione su GLADIO.Un documento con molte lacune, ma il segreto della Repubblica, ormai, è stato violato.Ecco il testo della lettera:----------------------------------------PREMESSAL'esistenza dell'Organizzazione denominata "Gladio" è venuta pubblicamente alla luce nel corsodelle indagini condotte dalla magistratura relative a fattispecie delittuose verificatesi negli anni'70.Il Governo, anche per aderire a specifiche istanze formulate dal Parlamento, e tenuto conto deimutati equilibri tra le Nazioni europee, ha ritenuto di soddisfare le esigenze conoscitivedell'Autorità Giudiziaria, consentendo agli inquirenti l'accesso agli archivi dei Servizi disicurezza. Una documentazione sulla "Gladio" venne inviata al Comitato parlamentare per iservizi di informazione e sicurezza ed alla Commissione parlamentare d'inchiesta sulle stragi edil terrorismo. Una comunicazione sulla materia venne fatta dal Presidente del Consiglio deiMinistri l'8 novembre 1990 al Senato e l'11 gennaio 1991 alla Camera dei Deputati. Si è ritenutospecifico dovere fornire una piena ed incondizionata collaborazione, tant’è che il Governo harevocato il segreto di Stato che, a suo tempo, era stato opposto e confermato sudocumentazione attinente alle indagini.Se e' vero, infatti, che l'attività dei Servizi deve essere circondata dal massimo riserbo, è anchevero che, se vengono meno i presupposti che giustificano tale riserbo ed in presenza dispecifiche esigenze, è possibile far conoscere determinate informazioni di interesse.D'altra parte, l'attività dei Servizi di sicurezza, che si svolge, sulla base di particolari criteri dimetodi e discrezionalità, deve sempre rientrare nello stretto alveo delle finalità istituzionali daperseguire. Ogni volta che non si e' osservato questo principio si sono verificate isolatedeviazioni che hanno danneggiato l'immagine degli Organismi informativi con negativi riflessisull'amministrazione civile e militare dello Stato e l'armonia tra le forze politiche, turbata dasospetti ed indebite ingerenze nella sfera privata, per fatti del tutto personali che non hannoalcun rilievo in relazione alla fedeltà ai principi costituzionali.Il Governo, sulla base di esame obiettivo degli atti, può escludere che l'organizzazione "Gladio"- creata per contrastare un'eventuale occupazione nemica del territorio nazionale - sia stataimpiegata al di fuori dei compiti istituzionali, che prevedevano, per il tempo di pace,l'effettuazione di attività addestrative. Il solo caso di prospettato, diverso impiego della struttura,si e' verificato nell'agosto 1990. Il Direttore del SISMI (L’Amm. Fulvio Martini. NDR), senzainformare l'autorità politica e senza alcuna autorizzazione - che, ove richiesta, non sarebbestata concessa - ha impartito disposizioni acchè il personale appartenente alla "Gladio" venissegradualmenteaddestrato a recepire "indicatori di attività illegali". Tale iniziativa, della quale il Governo e'venuto a conoscenza il 13 dicembre 1990 è stata censurata dal Ministro della Difesa perchénon pertinente con le finalità istitutive dell'organizzazione clandestina "Stay-Behind".Il Governo ha fatto e farà tutto il possibile per fornire la massima collaborazione al Parlamentoed alla magistratura, nella convinzionedella piena legittimità della struttura, costituita in determinatecircostanze storiche e confluita progressivamente in un contestooperativo strettamente collegato alla pianificazione militaredell'Alleanza Atlantica.

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La presente relazione, oltre a costituire un ulteriore strumento conoscitivo, offre al Parlamentouna organica ricostruzione dei presupposti, del funzionamento e degli aspetti giuridici dell'interavicenda. Cioè nell'intento di contribuire a far chiarezza sui fatti.1. L’ACCORDO “STAY-BEHIND”.Il Servizio Informazioni delle Forze Armate (SIFAR) mise allo studio, fin dal 1951, larealizzazione e la gestione di una organizzazione "clandestina" di resistenza, mutuata dalleprecedenti esperienze della guerra partigiana, per uniformare e collegare in un unico,omogeneo contesto operativo e difensivo le strutture militari italiane con quelle dei Paesi alleati.Reti di resistenza erano state organizzate in quell'epoca dalla Gran Bretagna in Olanda, Belgioe, presumibilmente, in Danimarca e Norvegia. La Francia aveva provveduto per i territoritedeschi ed austriaci sottoposti al suo controllo e, per il territorio nazionale, fino ai Pirenei.Anche la Jugoslavia, dopo la rottura con Mosca, aveva orientato la sua preparazione militareessenzialmente su questo tipo di operazioni speciali.Il 21 novembre 1951 veniva conclusa dal SIFAR e dal Servizio americano un'intesa di reciprocacollaborazione relativa alla organizzazione ed alla attività del complesso clandestino post-occupazione comunemente denominato "Stay-Behind" (stare indietro), il quale prevedeva lacostituzione di reti di resistenza addestrate ad operare, in caso di occupazione nemica delterritorio, nei seguenti campi:- raccolta delle informazioni,- sabotaggio,- guerriglia,- propaganda ed esfiltrazione.Tale ultima attività rivestiva nel complesso operativo di particolare importanza e delicatezza,attesa la necessita' di mantenere i collegamenti fra le zone occupate ed il territorio libero.Con la conclusione di tale intesa vennero definitivamente poste le basi per la realizzazionedell'operazione indicata in codice con il nome di "Gladio". Elemento essenziale dell'interaoperazione era l'installazione in Sardegna di un Centro destinato a:- fungere da base di ripiegamento;- dirigere le operazioni delle reti clandestine post-occupazione;- addestrare il personale.Tale Centro, denominato Centro addestramento guastatori (CAG), la cui costituzione vennefinanziata con fondi USA, e' stato utilizzato in seguito non solo per l'attività addestrativa degliappartenenti alla "Gladio", ma anche per quella di personale operativo dei Servizi diinformazione e sicurezza italiani ed appartenenti a Paesi alleati e di unita' delle "forze speciali"nazionali e NATO.L'opzione Sardegna, quale territorio destinato ad ospitare la "base operativa" della "Gladio", nonfu casuale, ma era coordinata con i piani all'epoca predisposti dallo Stato Maggiore Difesaitaliano, che prevedevano l'attuazione di tutti gli sforzi per "mantenere" l'isola nell'ipotesi diinvasione straniera del territorio nazionale.2. PARTECIPAZIONE ITALIANA AGLI ORGANI COLLEGIALI DI COORDINAMENTODEL SETTORE.Una volta costituito l'organismo clandestino di resistenza, l'Italia fu chiamata a partecipare qualemembro effettivo ai lavori di alcuni organismi operanti in ambito NATO.A partire dal 1959, entrammo a far parte del Comitato clandestino di pianificazione (CPC),operante nell'ambito dello SHAPE (Supreme headquarters allied powers Europe). DettoComitato aveva il compito di studiare la condizione dell'attività informativo-offensiva in caso diguerra, con particolare riferimento ai territori di possibile occupazione da parte del nemico: inesso erano già rappresentati gli USA, la Gran Bretagna, la Francia, la Germania ed altri paesidella NATO.Nel 1964, il nostro Servizio informazioni entro' nel Comitato Clandestino Alleato (CCA),organismo destinato a studiare e risolvere tutti i problemi di collaborazione fra i diversi Paesi peril funzionamento delle reti di evasione e fuga. Di questo Comitato facevano parte: GranBretagna, Francia, USA, Belgio, Olanda, Lussemburgo e Germania Occidentale. Inoltre, ilnecessario raccordo strategico nell'ambito dell'Alleanza Atlantica tra le attività di guerra non

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ortodossa, affidate alle reti clandestine di resistenza, e le operazioni non tradizionali effettuate,in territorio nemico o invaso dal nemico, dalle forzemilitari regolari, veniva attuato attraverso apposite direttive emanate dal Comando SupremoAlleato in Europa.3. L’OPERAZIONE “GLADIO”.L'organizzazione riservata realizzata dal SIFAR nel territorio nazionale consisteva in unastruttura:- controllata da quella informativa ufficiale;- formata da agenti operanti nel territorio che, per età, sessoed occupazione avessero buone possibilità di sfuggire ad eventualideportazioni ed internamenti;- di agevole gestione anche da parte di una struttura di comandoesterna al territorio occupato;- coperta da massima segretezza e per tal ragione suddivisa in un"ordinamento cellulare", cosi' da ridurre al minimo ogni dannoderivante da defezioni, incidenti o "sforamenti" della rete.La rete riservata di resistenza si articolava nei seguenti settori di attività:- informazione;- sabotaggio;- propaganda e resistenza generale;- radiocomunicazioni;- cifra;- ricevimento e sgombro di persone e materiali.Ognuno dei settori di attività suindicati doveva operare in modo indipendente dall'altro, del qualein teoria doveva sconoscere l'esistenza con il raccordo e la coordinazione in caso di necessita'della già menzionata base esterna di ripiegamento individuata in Sardegna.La costituzione e l'organizzazione della struttura di resistenza comportavano:- la formazione del personale direttivo attraverso apposito corsodi istruzione presso la TRAINING DIVISION Dell'"IntelligenceService" britannico;- il reclutamento dei capi rete e degli agenti da individuare con ilconcorso del Servizio informazioni;- la pianificazione geografico-operativa delle varie attivitànell'Italia settentrionale, da concordare con gli uffici operazionidelle tre Forze Armate e con il Servizio informazioni USA;- la scelta del materiale d'accordo con l'Intelligence americana;- un apposito stanziamento di bilancio;Il 1 ottobre 1956 era stata costituita, nell'ambito dell'ufficio "R" del SIFAR, una Sezioneaddestramento, denominata SAD (Studi Speciali e Addestramento del personale). La sezione aicui responsabili verrà demandato il ruolo di coordinatore generale dell'operazione "Gladio", siarticolava in quattro gruppi:- supporto generale;- segreteria permanente ed attivazione delle branche operative;- trasmissioni;- supporto aereo, logistico ed operativo.Alle dipendenze della Sezione venne posto il Centro addestramento guastatori (CAG).Le linee direttrici che informavano l'attività della nuova Sezione erano:- la costituzione dell'apparato direttivo centrale e la pianificazione generale;- la costituzione ed il perfezionamento della base addestrativa,degli istruttori e delle attrezzature didattiche;- la costituzione del Centro trasmissioni di Olmedo (per collegamentoa grande distanza; attività di radio propaganda; trasmissioni didisturbo);- la pianificazione degli elementi fondamentali dell'organizzazione

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(sicurezza, personale, addestramento, organizzazione e documentazione);- l'effettuazione di corsi addestrativi all'estero (presso la scuoladel Servizio americano) per il personale della Sezione;- l'attivazione delle branche operative costituite da 40 nuclei deiquali:. 6 informativi;. 10 sabotaggio;. 6 propaganda;. 6 evasione e fuga;. 12 guerriglia- la costituzione di 5 unita' di guerriglia di pronto impiego inregioni di particolare interesse, rispettivamente denominate:. Stella Alpina, nel Friuli;. Stella Marina, nella zona di Trieste;. Rododendro, nel Trentino;. Azalea, nel Veneto;. Ginestra, nella zona dei laghi lombardi;- l'approntamento e la dislocazione periferica dei materialinecessari ai settori operativi;- l'addestramento e la qualificazione degli elementi dei nuclei edelle unita' di pronto impiego;- le ricognizioni terrestri ed aeree delle zone di particolareinteresse;- la raccolta della documentazione di interesse (cartografica,monografica e fotografica);- le attività sperimentali presso il CAG (aeree, paracadutistiche,acquee, subacquee e terreni difficili):Negli anni dal 1974 al 1976 l'intera pianificazione operativa di "Gladio" venne rivista. Il nuovoassetto prevedeva:- unita' di guerriglia (UDG), dislocate su diverse zone del territorionazionale (e non più nella sola fascia alpina nord-orientale);- reti di azione clandestina (RAC);- nuclei (NU), da crearsi in zone particolarmente sensibili perl'attività di esfiltrazione.A partire dagli anni '80, il venire meno delle esigenze che informavano le precedenti disposizionipost-belliche e le radicali modifiche all'assetto ordinamentale dei Servizi di informazione esicurezza italiani, comportarono una revisione delle modalità di realizzazione della "guerra nonortodossa" nel quadro delle strategie generali concordate con i Paesi alleati. In tale contestovennero attuate le iniziative, da tempo allo studio, per costituire, in ambito nazionale, unorganismo con il compito di pianificare e di coordinare l'impiego delle risorse del Servizio conquelle delle singole Forze Armate destinate all'attività di guerra non convenzionale, altrimentidetta non ortodossa. Ciò al fine di razionalizzare il settore ed evitare inutili sovrapposizioni dicompetenze, con evidente dispendio delle risorse medesime. Nel 1985 fu, pertanto, costituitoun "Comitato di coordinamento operazioni di guerra non ortodossa" (GNO) cosi' da predisporre,fin da tempo di pace, quanto necessario per lo stretto coordinamento dell’attività di GNO sulterritorio nazionale eventualmente occupato.Parallelamente, si procedette in ambito SISMI alla formazione di quadri in grado di istruirepersonale esterno alla condizione, in caso di invasione, di operazioni militari clandestine.In tale contesto le operazioni di informazione, propaganda, evasione ed esfiltrazione venneroaffidate al personale "volontario civile", mentre l'addestramento e la partecipazione ad azioni disabotaggio, controsabotaggio e guerriglia venne riservato ad appartenenti al Servizioparticolarmente selezionati.L'attività principale nel tempo di pace riguardava essenzialmente:- la ricerca e l'eventuale reclutamento di persone idonee ad

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assolvere funzioni di comando e di elementi in possesso di nozionispecialistiche;- l'addestramento di personale reclutato;- le esercitazioni svolte in comune con i servizi alleati;- le predisposizioni per l'acquisizione e la conservazione a lungadurata dei materiali e per il loro trasporto;- l'aggiornamento della pianificazione operativa;- il controllo del personale già reclutato a fini di sicurezza;- lo scambio di esperienze con i servizi collegati.Il reclutamento del personale "civile" avveniva attraverso quattro distinte fasi: l'individuazione, laselezione, la sottoscrizione dell'impegno ed il controllo.L'individuazione veniva fatta sia dai quadri già facenti parte dell'organizzazione "Stay-Behind"sia da elementi del Servizio responsabili dell'organizzazione.Non esistevano preclusioni di sesso, età ed idoneità al servizio militare (anche se, fino al 1975circa, si e' preferito reclutare personale che avesse assolto agli obblighi di leva, in quantorichiamabile). Dall'entrata in vigore della legge 24 ottobre 1977, n.801 (istituzione del Sismi,Sisde e Cesis, in pratica l'ultima legge sui servizi di sicurezza. NDR), i criteri di reclutamentofurono ancorati ai principi stabiliti dalla legge stessa che prevedevano l'esclusione dei membridel Parlamento, di consiglieri regionali, provinciali e comunali, dei magistrati, dei ministri di cultoe dei giornalisti.La selezione veniva fatta dai responsabili della struttura sulla base delle informazioni ricavateattraverso i normali canali del Servizio.Le informazioni servivano a stabilire che l'individuo da reclutare non avesse precedenti di alcuntipo nel casellario giudiziario, non facesse politica attiva, ne' partecipasse a movimenti estremistidi qualsiasi tipo.La sottoscrizione dell'impegno si attuava solo dopo aver avuto il benestare dai responsabilidell'organizzazione sulla base delle informazioni ricevute. Veniva effettuato dai quadri o dalpersonale del Servizio che á suo tempo avevano segnalato i nominativi.Ciò avveniva normalmente in tempi successivi cosi' da consentire la non compromissionedell'operazione e del reclutatore anche in casi dirifiuto o di incertezza. Il controllo era continuo e veniva effettuato dai responsabilidell'organizzazione.Alla data del congelamento della struttura risultavano essere stati reclutati nel tempo per leesigenze della Gladio 622 elementi, dei quali:- 223, nella posizione di effettivi;- 354, nella posizione di riserva;- 45 deceduti;Di questi:- l'83% e nato prima del 1945,- il 16% fra il 1945 ed il 1960,- l'1% successivamente al 1960Nessuno degli aderenti all'organizzazione risulta essere stato iscritto alla loggia massonica P2.4. I DEPOSITI DI ARMI (NASCO).A seguito degli accordi più sopra richiamati, nel corso del 1959, l'"Intelligence" americanaprovvide ad inviare presso il CAG i materiali di carattere operativo destinati a costituire le scortedi prima dotazione dei nuclei e delle unita' di pronto impiego, da occultare, fin dal tempo dipace, in appositi nascondigli interrati nelle varie zone di eventuale operazione.I materiali in questione pervennero dagli Stati Uniti confezionati in speciali involucri al fine diassicurarne il perfetto stato di conservazione e, a partire dal 1963, ebbe inizio il lorointerramento in appositi contenitori.I Nasco (Nascoindigli. NDR) erano cosi distribuiti sul territorio nazionale:- 100 nel Friuli-Venezia Giulia,- 7 nel Veneto,- 5 in Trentino Alto-Adige,

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- 11 in Lombardia,- 7 in Piemonte,- 4 in Liguria,- 2 in Emilia-Romagna,- 1 in Campania,- 2 in Puglia.I depositi venivano normalmente interrati a "contatto" con elementi caratteristici del terreno(cimiteri, ruderi, cappelle, chiesette, fontanili ecc..) che fossero:- facilmente riconoscibili- inamovibili- facilmente identificabili dall'interpretazione di brevi messaggipreformulati trasmessi, all'emergenza, dalla base del campo;- idonei a fornire la garanzia che, anche in caso di distruzione, iruderi sarebbero stati sufficienti per permettere la localizzazionedel nascondiglio.Il materiale conservato nei Nasco era composto da armi portatili, munizioni, esplosivi, bombe amano, pugnali, coltelli, fucili di precisione, radio trasmittenti, binocoli ed utensili vari.I depositi erano gestiti direttamente dalla Sezione SAD, che custodiva i "rapporti di posa”,contenenti le indicazioni sull'ubicazione di Nasco. In caso di violazione delle frontiere nazionalida parte di truppe straniere, le istruzioni recanti tutti i punti di riferimento per localizzare imateriali, sarebbero state trasmesse alle reti "Gladio", attivate per l'emergenza, a mezzo dimessaggi radio precompilati, conservati nella sedi di Servizio.A causa del rinvenimento fortuito nel 1972 di uno dei contenitori nella zona di Aurisina, vennedeciso, per realizzare migliori condizioni di sicurezza, il recupero di tutti i depositi. Le operazionidi recupero ebbero inizio a partire dall'aprile di quell'anno.I materiali esplosivi ed incendiari recuperati, attesa l'impossibilità della loro conservazione incaserme o altre strutture adibite ad uffici od abitazioni, furono riuniti presso il Centroaddestramento guastatori e presso il deposito munizioni di Campo Mela (Sassari) e ne fuprevisto, all'emergenza, il rifornimento attraverso avio-lancio.I materiali di armamento e di munizionamento vennero immagazzinati, in consegna fiduciaria,presso caserme dei Carabinieri.Detti materiali vennero contrassegnati con l'etichetta di copertura "Ufficio monografie del V CMT- scorte speciali di copertura".Le operazioni di recupero, che ebbero termine nel corso del 1973, permisero di ritornare inpossesso di materiali contenuti in 127 Nasco su 139 a suo tempo interrati. Rimanevano 12contenitori per i quali si indicano qui di seguito le località, la data di interramento, il contenutooltre che i motivi del mancato recupero che è da attribuire alla difficoltà di portarli alla luce inmanieradiscreta.a. Cimitero di Brusuglio (Cormano di Milano).- data di posa: 10 luglio 1963;- contenuto: armi individuali, munizioni, macchine fotografiche;- motivo del mancato recupero: il cimitero subì negli anni 1965-1972vari e consistenti ampliamenti;- numero dei contenitori: 3 metallici;b. Cimitero di Arbizzano di Negra (Verona).- data di posa: 1 agosto 1963;- contenuto: esplosivi, pistole, bombe a mano;- motivo del mancato recupero: a seguito dei lavori di ampliamentodel cimitero (1969-72), sul Nasco vennero costruiti nuovi loculi;- numero dei contenitori: 3 metallici ed 1 di plastica;c. Cimitero vecchio di Abbadia Alpina, frazione di Pinerolo (Torino):- data di posa: 17 maggio 1964;- contenuto: duplicatore, materiale fotografico;

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- motivo del mancato recupero: nei pressi del luogo di interramentodel Nasco fu realizzato un canale ricoperto con cemento;- numero dei contenitori: 2 metallici;d. Crescentino (Vercelli), argine sinistro del canale Cavour neipressi del Ponte di Praiassi;- data di posa: 6 agosto 1961;- contenuto: armi leggere, pistole, pugnali, bombe a mano;- motivo del mancato recupero: il punto indicato nel rapportodi posa e' stato interessato da una coltura di pioppi, il cuiciclo decennale e' intervallato da un'aratura profonda delterreno. Tale operazione ha provocato una traslazione sia inverticale che in orizzontale del Nasco, rendendone impossibileall'epoca la localizzazione;- numero dei contenitori: 3 metallici e 3 di plastica;e. S.Pietro al Natisone (Udine), casetta disabitata (ai tempidella posa) nei pressi della Cappella di quota 236:- data di posa: 16 luglio 1963;- contenuto: armi leggere e munizioni;- motivo del mancato recupero: la casa venne riattata nel 1967,ampliata ed abitata. Il Nasco venne cosi' a trovarsi sotto ilnuovo corpo-fabbrica;- numero dei contenitori: 2 metallici ed 1 di plastica;f. Chiesetta di S. Giacomo di Reana del Roiale (Udine), tra Ribbise Adegliaccio:- data di posa: 16 giugno 1964;- contenuto: armi leggere e munizioni;- motivo del mancato recupero: l'area circostante la chiesetta sotto la quale fu collocato il Nascoe' stata successivamenterivestita (1970) di uno strato compatto, costituito da cementoe ciottoli. Il deposito non era dunque più raggiungibile senon con demolizioni;- numero dei contenitori: 2 metallici ed 1 di plastica;g. Chiesetta di S. Giacomo di Reana del Roiale (Udine), tra Ribbise Adegliaccio:- data di posa: 16 giugno 1964;- contenuto: armi leggere e munizioni;- motivo del mancato recupero: l'area circostante la chiesettasotto la quale fu collocato il Nasco e' stata successivamenterivestita (1970) di uno strato compatto, costituito dacemento e ciottoli. Il deposito non era dunque più raggiungibilese non con demolizioni;- numero dei contenitori: 2 metallici ed 1 di plastica;h. Cappella mortuaria del cimitero di Mariano del Friuli (Gorizia):- data di posta: 25 giugno 1964;- contenuto: armi individuali, pistole, duplicatore;- motivo del mancato recupero: la cappella mortuaria sotto laquale venne sotterrato il Nasco fu ampliata (1971). Diconseguenza non era più possibile raggiungere il Nasco, senon con demolizioni;- numero dei contenitori: 2 metallici e 3 di plastica;i. Chiesetta di Santa Petronilla di San Vito al Tagliamento(Udine):- data di posa: 28 settembre 1964;- contenuto: armi leggere e munizioni;

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- motivo del mancato recupero: il pronao della chiesetta,sotto il quale era stato collocato il Nasco, è statopavimentato (1972). Il Nasco non era dunque più raggiungibilese non con demolizioni;- numero dei contenitori: 2 metallici e 2 di plastica;l. Chiesetta di Santa Petronilla di San Vito al Tagliamento(Udine):- data di posa: 28 settembre 1964;- contenuto: pistole, fucili, duplicatore;- motivo del mancato recupero: il pronao della chiesetta,sotto il quale era stato collocato il Nasco, e' statopavimentato (1972). Il Nasco non era dunque più raggiungibilese non con demolizioni;- numero dei contenitori: 2 metallici e 2 di plastica;m. Chiesetta Madonna del Sasso nel comune di Villa Santina(Udine):- data di posa: 31 ottobre 1964;- contenuto: armi leggere, munizioni;- motivo del mancato recupero: asportazione da parte diignoti;- numero dei contenitori: 2 metallici ed 1 di plastica;n. Chiesetta Madonna del Sasso nel comune di Villa Santina (Udine):- data di posa: 31 ottobre 1964;- contenuto: armi leggere, munizioni;- motivo del mancato recupero: asportazione da parte diignoti;- numero dei contenitori: 2 metallici ed 1 di plastica:Con le ordinanze del 30 ottobre, 2 e 6 novembre 1990, il giudice istruttore di Venezia, dott.Mastelloni, nell'ambito dell'inchiesta penale sulla caduta dell'aereo "Argo 16", ha incaricato iComandi dei Carabinieri competenti per territorio di ricercare e dissotterrare i cennati 12depositi ancora non recuperati. Le relative operazioni di scavo hanno portato al rinvenimentodella totalità dei materiali, fatta eccezione per quelli contenuti:- nei due Nasco situati nei comuni di Villa Santina (UD), che già erano risultati scomparsi nel1972;- nel Nasco interrato nel cimitero di Brusuglio (Cormano di Milano);- nel Nasco di Crescentino (VC), ove le ricerche hanno portato adun recupero solo parziale (due pistole, di calibro 9 e 22).Lo stesso magistrato veneziano ha anche fatto richiesta di acquisire le matricole delle armiportatili conservate nei due "Nasco" a suo tempo occultati in Villa Santina - Chiesa Madonna delSasso.Come già detto in precedenza, tali armi pervennero al Servizio italiano alla fine degli anni '50,già sigillate in contenitori plastici per la lunga conservazione: non fu possibile rilevarne lematricole poiché i pacchi non vennero aperti, al fine di non comprometterne la confezione.Allo scopo di corrispondere alla richiesta e' stato appositamente interpellato il Servizioinformazioni americano (CIA), il quale ha riposto di non aver reperito nei propri archivi alcunadocumentazione relativa alle matricole delle armi fornite al Servizio italiano.5. ONERI FINANZIARI PER L’OPERAZIONE “GLADIO”.Come già detto in precedenza, le spese per l'avvio dell'operazione "Gladio" furono sostenutecon il concorso del servizio USA. Esse riguardavano principalmente:- terreni e costruzioni L. 385 ml.- contributi annuali (dal '57 al '75) L. 1.004 ml.- contributi materiali operativi L. 1.292 ml.Il contributo USA ha soddisfatto solo in parte le esigenze finanziarie connesse alla gestionedella struttura tant'è che il Servizio italiano ha direttamente provveduto all'erogazione dei fondi

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necessari. La documentazione relativa agli anni precedenti al 1981 non e' più consultabile, inquanto distrutta ai sensidella vigente normativa che regola la tenuta e la conservazione degli atti d'archivio degliOrganismi informativi. Esiste solo traccia di un "bilancio di previsione", redatto nel 1959, per unimporto di L. 225 ml. annui, suddivisi in 125 a bilancio riservato e 100 a bilancio ordinario. Datali somme andavano, comunque, escluse le spese per il personale militare, che,presumibilmente, gravavano su altri capitoli del Ministero della Difesa.Per gli anni dal 1981 al 1990 le spese complessive per la gestione di "Gladio" sono ammontatea L. 3.409.208.000, corrispondenti ad una media annuale di poco più di 340 milioni.6. SCIOGLIMENTO DELL’ORGANIZZAZIONE.Alla luce dei significativi avvenimenti che hanno interessato l'Est europeo e dei conseguentimutamenti degli equilibri politici che per anni hanno obbligato molte nazioni a vivere suddivise inrigidi blocchi contrapposti, il Governo si e' impegnato a rivedere tutte le disposizioni in materia di"guerra non ortodossa" ed a promuovere, ove del caso, nelle competenti sedi collegiali alleateogni utile iniziativa volta a verificare, sia sul piano politico che su quello della tecnica militare,l'attuale utilità e validità dei sistemi "clandestini" di protezione del territorio dello Stato.Dall'esame della situazione attuale, il Governo ha tratto il convincimento che sono venuti meno ipresupposti politico-militari sulla base dei quali fu costituita la rete "Stay-Behind". In relazione aciò, il Ministro della Difesa, on. Rognoni ha, dapprima congelato l'attività della struttura "Gladio",esuccessivamente ne ha disposto, in data 27 novembre 1990, la soppressione congiuntamenteallo scioglimento di tutta l'organizzazione ad essa connessa. Si è provveduto pertanto, in data14 dicembre 1990, a trasmettere al Comitato Clandestino di Pianificazione (CPC) ed alComitato Clandestino Alleato (ACC) lecomunicazioni di disimpegno dell'Italia in campo NATO relativamente alla rete "Stay-Behind".Parimenti, si e' provveduto ad inviare ai membri dell'organizzazione la comunicazione delledecisioni governative ed il conseguente venir meno di ogni obbligo a suo tempo assunto versola "Gladio".Per quanto attiene, poi, al materiale già in dotazione all'organizzazione - comprensivo divestiario, equipaggiamento, armamento ed altro - accantonato presso il Centro addestramentoguastatori di Alghero, lo Stato Maggiore Esercito ne ha disposto il versamento - già attuato - adiversi Enti della Regione Militare della Sardegna.7. GLI SVILUPPI PIU’ RCENTI DELLA QUESTIONE “GLADIO”.L'organizzazione "Gladio" non fu mai attivata. Anche le disposizioni, impartite dal Direttore delSISMI in data 1 agosto 1990 per utilizzare la struttura "Gladio" onde reperire informazioni sullacriminalità organizzata, specificatamente in funzione antidroga, non hanno avuto pratico effettoper l'intervenuto scioglimento.Ciò premesso, è opportuno ribadire che ogni sospetto, in merito a possibili azioni di "Gladio"intese ad interferire con la vita democratica del Paese, è ingiusto, ingiustificato e fuorviante.La segretezza dell'organizzazione era indispensabile in relazione agli scopi che si proponeva,ma non serviva a nascondere azioni illegali o delittuose. La qualità del personale potrebbeessere controllata in qualsiasi momento; nessun elemento del personale esecutivo di "Gladio”ha mai avuto autonoma disponibilità di armi e di altro materiale bellico predisposto per leesigenze della guerra non ortodossa.L'organizzazione "Gladio" nacque - come si è detto all'inizio- in una situazione politicainternazionale in cui, sull'esperienza della lotta partigiana in Italia e all'estero, esisteval'esigenza di non farsi cogliere impreparati in caso di invasione del territorio nazionale; taleesigenza rientrava nella pianificazione operativa dell'Alleanza Atlantica.Non esiste alcun elemento che possa far dubitare che il comportamento di "Gladio" abbiadeviato dai suoi compiti di istituto; la situazione politica internazionale e' ora rapidamente eradicalmente cambiata e, di conseguenza, "Gladio" e' stata sciolta.Eventuali deviazioni operate da singoli componenti della struttura potranno costituire oggetti diaccertamento da parte della magistratura.8. LA SITUAZIONE NEGLI ALTRI PAESI.

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Si segnalano le situazioni dei Paesi che hanno adottato decisioni analoghe a quelle delGoverno italiano:- BELGIO: il 23 novembre 1990 e' stata sciolta una organizzazionecreata, agli inizi degli anni '50, nell'ambito dei Comitati alleati;- FRANCIA: all'inizio del mese di novembre 1990 il PresidenteMITTERAND ha formalmente sciolto un'organizzazione istituita neglianni '50;- LUSSEMBURGO: ha di recente ufficialmente comunicato lo scioglimentodell'organizzazione "Stay-Behind".Altri Governi alleati non hanno ancora deciso di sciogliere questo tipo di struttura o hannodichiarato di ritenerla tuttora valida.Per quanto riguarda poi altri Paesi europei, tradizionalmente neutrali, ancorché gravitantinell'orbita occidentale, si hanno le seguenti notizie:- AUSTRIA: notizie stampa riportano l'avvenuta scoperta, nelperiodo 1958/62, di depositi clandestini di armi ed equipaggiamentimilitari. Tale materiale avrebbe dovuto essere impiegato, in casodi invasione, per attività di resistenza da condursi da parte ditalune organizzazioni che sarebbero state sciolte nel 1970;- SVIZZERA: un’organizzazione di resistenza, costituita neglianni '50 e potenziata negli anni '70, e' stata soppressa in data14 novembre 1990, perché non più aderente alla situazioneinternazionale attuale.9. LE INCHIESTE GIUDIZIARIE.Il 19 gennaio 1990 il giudice istruttore del Tribunale di Venezia, dott. Casson, nell'ambito delprocedimento sulla strage di Peteano inoltrava al Presidente del Consiglio una richiesta intesaad acquisire documentazione utile per accertare "se nel periodo 1972-73-74 siano stati effettuatinel Friuli-Venezia Giulia trasferimenti dei depositi (segreti) di armi, munizioni ed esplosivi adisposizione dei Servizi di sicurezza".Di fronte a tale richiesta il Governo ha ritenuto, anche in considerazione dei mutati rapporti tra leNazioni europee, di aprire alle esigenze della magistratura gli archivi dei Servizi segreti e di farconoscere al Parlamento la portata esatta di alcuni passaggi storici che avevano condotto,anche in passato, a strumentalizzazioni ed a conclusioni fuorvianti. Di conseguenza - nel luglio1990 – il giudice poteva prendere conoscenza di tutto il carteggio concernente l'operazione"Gladio" ed ottenere copia di un'ampia documentazione.Le richieste del dott. Casson presentavano manifeste analogie con quella già avanzata, verso lafine del 1988, da altro magistrato di Venezia, dott. Mastelloni, in relazione all'inchiestagiudiziaria sulla caduta dell'aereo "Argo 16", avvenuta a Marghera nel novembre 1973. Larichiesta del dott. Mastelloni riguardava le autorizzazioni del Capo del SID, dell'AutoritàNazionale per la Sicurezza e delle Autorità di Governo attinenti ai movimenti dell'"Argo 16" e dialtri mezzi di trasporto "per il successivo, continuativo interramento in plurimi depositi siti nelVeneto e nella zona nord-orientale del Paese, di armamento destinato ai civili o ex militariaddestratisi negli anni '60". A tale richiesta era stato opposto e confermato il segreto di Stato,sulla base della motivazione - indicata dal Ministro della Difesa pro-tempore - che si sarebberoresi noti apprestamenti difensivi diretti a tutelare l'integrità territorialedello Stato, anche in relazione ad accordi internazionali.Le analogie tra le due inchieste riguardavano:- la materia, facendo entrambe le indagini riferimento a depositimilitari di armi;- il presunto coinvolgimento dei Servizi di sicurezza;- il periodo (più vasto per l'indagine del dott. Mastelloni, chepartiva dagli anni '60 fino al novembre 1973, più ristretto perquella svolta dal dott. Casson riferita agli anni 1972-73-74);- la zona ove sarebbero stati effettuati gli interramenti dimateriale bellico (territorio nord-orientale del Paese).

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Il Governo decideva di venire incontro alle esigenze conoscitive prospettate dal dott. Casson.Nell'occasione assumeva rilievo decisivo la constatazione - già puntualizzata - del profondomutamento dello scenario politico internazionale intervenuto nell'ultimo periodo, che aveva vistoprogressivamente allentarsi la tensione tra i due blocchi ed allontanarsi i timori di eventualiconflitti.

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L'Affare Maltese

Quanti morti a Bologna? quanti sul DC9 Itavia? ...Davvero nessuno conosce i responsabili? ...o"Loro" sono riusciti a coprirli sempre? Vi mando qualcosa da leggere, sono notizie vere, risaputedai "giornali Italiani" da sempre, ma voi che li leggete ...le conoscevate? ...le avete mai lette!?Chi si è perso l'elenco dei "suicidi" e degli "incidentati" di tutti coloro che sapevano qualcosa suUstica, compresi i Gladiatori delle Frecce tricolori periti a Ramstein (Germania) (altri 51 morti)Mario Naldini e Ivo Nutarelli che si levarono in volo per intercettare il Mig 23 Libico sul cielo diUstica il 27 Giugno 1980 me lo faccia sapere gliela rimando! Chi non è interessato non legga, èun altro cimitero di Italiani ...cancellati da "Loro" !!!

USTICA - Nota di risposta al Gen. Maletti. (Luglio '96)

L'Affare Maltese

Nota introduttiva:

L'Affare Maltese e' una crisi politico/militare che, nell'estate del 1980, contrappone l'Italia allaLibia.

Dura quasi un anno, ed all'apice della crisi avvengono fatti importanti e drammatici. E' quasiovvio che chi si occupi della vicenda di Ustica abbia a dover valutare che rapporto ci possaessere fra l'Affare Maltese ed i fatti dell'estate 1980. Se si esclude il banale errore deve esserciun motivo serio per andare a tirare missili contro aerei civili in tempo di pace. Non e' detto chequesto sia l'unico, di motivo serio. Forse ce ne' un'altro. Ma "L'Affare Maltese" va' sicuramentepreso in considerazione, anche per alcune coincidenze sorprendenti, se tali sono.

Nota di risposta alle osservazioni critiche del Gen. Maletti

L'AFFARE MALTESE

L'isola di Malta divenne completamente indipendente dalla corona inglese nel Marzo 1979dopo 150 anni di dominio. La Libia , fin dal 1973 , condusse una politica di buon vicinato con ilgoverno della piccola isola , dando assistenza in campo economico e militare. Personalemilitare libico era presente sull'isola , con compiti di istruzione e direzione del traffico aereo.Societa' libiche furono incoraggiate ad investire nell'isola, che riceveva inoltre petrolio libico aprezzi agevolati (che veniva in gran parte rivenduto sul mercato di Rotterdam), aiuti e prestiti.(Nel Novembre 1973, diretti in Libia, vedemmo saltare l'operazione a causa dell'abattimento diArgo 16, il nostro aereo e questo ...puoi leggerlo su The Real...) Per il governo maltese ilproblema piu' grave era , una volta raggiunta l'indipendenza , come reperire le risorseeconomiche necessarie alla popolazione , visto che Malta aveva vissuto , fino ad allora , grazieal turismo e soprattutto all'affitto che l'Inghilterra pagava per l'uso del porto di La Vallettautilizzato dalla sua flotta militare in ambito NATO, anche se formalmente la NATO non avrebbepotuto avere basi militari all'infuori dei confini dei paesi membri.

La Gran Bretagna tento' ripetutamente di mantenere la disponibilita' del porto , ma il governomaltese guidato da Dom Mintoff fu irremovibile e la flotta inglese, poco tempo dopo

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l'indipendenza, dovette lasciare l'isola. Si trattava della perdita di una base importantissima perl'equilibrio strategico nel Mediterraneo e in Medio Oriente. L'isola rappresenta il crocevia dellerotte mediterranee e la sua importanza strategica e militare e' nota fin dall'antichita'. Perduti iproventi dell'affitto del porto venne in aiuto la Libia , la quale, nell'Ottobre 1979 , investi' 50milioni di $ nell'economia dell'isola. La Libia gia' forniva petrolio a prezzi preferenziali , perl'accordo che consentiva la presenza sull'isola ai militari libici che in particolare, fra l'altro,gestivano la torre di controllo dell'aereoporto internazionale di La Valletta.

Ma un mese dopo , nel Novembre 79 , con un atto che sapeva avrebbe causato una crisi con laLibia e forse la rottura dei rapporti, il governo maltese notifico' a quello libico la sua intenzione dicompiere ricerche petrolifere all'interno delle proprie acque territoriali. Malta sperava di poteremulare il suo ex padrone coloniale , e diventare autosufficiente con il petrolio sottomarino, oforse diventare addirittura esportatore di petrolio. A tale scopo firmo' un contratto con la TexacoOil Company americana , che avrebbe dovuto eseguire ricerche sui "Banchi di Medina". I"Banchi di Medina " sono una zona di mare a basso fondale situata circa a mezza strada fra laLibia e Malta, rivendicata sia da Malta che dalla Libia.

Il governo maltese rivendico' come acque territoriali quelle fino a 98 miglia (180 Km) a sud dellasua costa meridionale, opponendosi a quello libico che rivendicava la sua giurisdizione per 2/3del tratto di mare compreso fra la Libia e Malta , e cioe' fino ad una distanza di 65,5 miglia dallecoste meridionali maltesi. Inutile dire che in un caso i Banchi di Medina erano territorio situato inacque maltesi, nell'altro in acque libiche. E' chiaro che nel mese di Novembre deve esserematurato qualcosa che ha convinto il governo maltese ad opporsi a quello libico. (Da dire inoltreche in base al diritto internazionale nessuno dei due governi poteva vantare una giurisdizione aoltre 100 miglia dalle proprie coste).

I due governi decisero che avrebbero portato la controversia al giudizio del tribunaleinternazionale dell'Aia entro il 30 Giugno 1980. Nel frattempo nessuno dei due paesi avrebbeeseguito ricerche petrolifere. Ma sembra che , mentre Malta rispettava questa clausola , lacompagnia di stato Libica iniziasse invece ad eseguire ricerche petrolifere nella zona contesa.

E' ovvio che a questo punto il governo maltese avesse ben poche possibilita' di cavarsela neiconfronti del potente e agguerrito vicino , se non fosse venuto in suo aiuto qualcuno. Maltatrovo' aiuto da un altro potente vicino , l'Italia. Solo grazie all'appoggio italiano Malta pote'affrancarsi dalla dipendenza economica, e quindi politica che si andava prospettando neiconfronti della Libia.

In Italia la situazione economica era , nel 1980 , pesante. L'inflazione sfiorava il 20% annuo e lapiu' grande industria Italiana , la FIAT, aveva messo in cassa integrazione per 18 mesi 29.000operai ed era stata costretta, per finanziare un esteso programma di ristrutturazionetecnologica, a vendere alla Banca di Stato Libica una importantissima quota azionaria, chefaceva della Libia il secondo azionista della FIAT.

Dal punto di vista energetico poi la situazione era disastrosa, quasi da emergenza. Nel belmezzo della seconda crisi energetica internazionale , causata dall'avvento del regime diKomeini , l'Italia aveva avuti tagliati i rifornimenti petroliferi dall'Arabia Saudita a causa delloscandalo poi definito ENI-Petromin , riguardanti il solito giro di mazzette e bustarelle checontraddistingue il costume politico nazionale. (Lo scandalo Eni-Petromin, avvenuto nel Marzo80, potrebbe essere letto come un'azione occulta tesa a rendere l'Italia ancor piu' dipendentedal petrolio libico, e quindi di appoggio alla Libia nell'Affare Maltese. Si puo' inoltre affermareche in Italia esistesse allora ( e probabilmente ancora oggi) una robusta lobby filo-Libica).

La Libia era il maggior fornitore di petrolio dell'Italia, e l'Italia il primo partner commerciale dellaLibia. Migliaia di italiani lavoravano nel paese africano, centinaia di imprese italiane eseguivano

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le commesse richieste dallo Stato Libico, fra le quali le piu' importanti aziende pubbliche eprivate di praticamente tutti i settori industriali e commerciali. Da 1/3 alla meta' di quello che laLibia incassava con la vendita di petrolio, stimata quell'anno in 18/20 miliardi di $, veniva inItalia. Nel 1980 inoltre tutte le industrie militari italiane, quasi totalmente in mano pubblica (tuttetranne due, la Iveco (camion) e la Beretta (pistole e fucili), avevano in corso importanticommesse per le forze armate libiche. La cosa era di mole tale che, alla fine del 1980 l'Italiarisulto' essere il maggiore esportatore di armi della CEE. ( Italia 113 Ml. di ECU, Germania 99,Olanda 76, Francia 39 )

Il sospetto che qualche maligno ha pur avuto che tutto questo vorticoso giro di miliardi (didollari) si tramutasse anche in giganteschi finanziamenti alla quasi totalita' delle forze politicheitaliane e' stato nettamente smentito dal fatto che le vicende giudiziarie che presero il popolarenome di "tangentopoli" non hanno mai rivelato episodi di questo genere. In sostanza nonabbiamo avuto una tangentopoli Italo-Libica, segno che almeno in quel settore era tuttotrasparenza e rettidudine. Non abbiamo che da compiacercene.

Cade di conseguenza anche il sospetto che a causa di affari e tangenti esistesse, per tutti glianni '70 e '80, una complice acquiescenza nei confronti del terrorismo arabo presentandolacome cinica ragion di Stato e lungimirante politica estera.

Certo in Italia esisteva una forte lobby filolibica legata a questi interessi. Fiorivano i comitati diamicizia, scrittori o giornalisti documentavano le atrocita' di cui si erano macchiate le truppecoloniali italiane ed il capo della loggia P2 (un tipo famoso!) si presentava alle delegazionicommerciali libiche come "il capo dei servizi segreti italiani". Il giornalista Mino Pecorelli,assassinato nel 1979, intitolava un numero del suo settimanale OP "Il partito del Colonnello".

Nonostante l'Italia non avesse proprio alcun interesse per creare attriti con la Libia offri' a Maltaun trattato di assistenza politico militare, che prevedeva fra l'altro la DIFESA DELL'INTEGRITA'TERRITORIALE MALTESE ad opera, se necessario, delle forze armate italiane, un cospicuoaiuto finanziario e la disponibilita' a fornire mezzi per la ricerca petrolifera, in cambio di unapolitica di neutralita'. Questo trattato fu concepito proprio in funzione antilibica (come ci hadescritto nel suo pregevole libro "La minaccia e la vendetta" l'On. Zamberletti), ed e' ovvio chela "difesa dell'integrita' territoriale maltese " si riferisse anche alla difesa dei Banchi di Medina ,considerati da Malta come territorio nazionale e come possibili banchi petroliferi (e che eranoconsiderati allo stesso modo anche dalla Libia). Ma e' sicuramente riduttivo riportare la vicendaad una semplice questione economica. In realta' l'importanza della vicenda era data da altri piu'complessi fattori.

L'URSS aveva da pochi anni (1974) perso la disponibilita' del porto di Alessandria D'Egitto , edera virtualmente senza un punto di appoggio per la flotta che non fosse al di la' dei Dardanelli (aparte il marginale approdo di Tartus, in Siria, avete letto di questo porto Siriano nell'operazioneAlexandria su The Real...). In caso di crisi militare sarebbe stata costretta a richiamare nel marNero la squadra navale , lasciando il Mediterraneo al dominio della NATO senza neppurecombattere, (e quindi perdendo qualsiasi controllo sull'intera Africa). Diversa la situazione nelcaso che , in qualsiasi modo , avesse potuto contare sull'isola di Malta.

Tutti conoscevano, grazie al ruolo avuto nella II Guerra Mondiale, l'importanza strategicadell'isola, che domina le rotte mediterraneee.

Nel 1973 (guerra arabo-israeliana dell’ Yom-Kippur) i paesi arabi giustificarono l'embargopetrolifero nei confronti dell'Europa adducendo il fatto che i rifornimenti USA a Israele eranopartiti o transitati su territori europei. (le basi militari USA in Europa) In caso di nuova crisimilitare i rifornimenti che gli USA avrebbero inviato in Israele dovevano necessariamente evitare

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di dover sorvolare qualsiasi stato europeo, ed erano ovviamente nell'impossibilita' di sorvolaregli stati arabi nordafricani.

Per ottenere questo scopo (rifornire Israele senza coinvolgere l'Europa ed internazionalizzareun conflitto regionale) gli aerei da trasporto USA potevano seguire solo una rotta, quella cheattraverso l'Atlantico, con scalo alle Isole Azzorre, attraversava il Mediterraneo in tutta la sualunghezza, sorvolando il cielo maltese. Una militarizzazione di Malta avrebbe di fattocondizionato la possibilita' di rifornire Israele e mutato i rapporti di forza strategici in tutta quellaparte di mondo. Chi avesse avuto il controllo di Malta avrebbe potuto costringere ad uncoinvolgimento europeo in un eventuale crisi arabo-israeliana che comportasse la necessita' dirifornimenti USA (come e' poi avvenuto nel 1982 (guerra arabo-israeliana Pace in Galilea) enella guerra del Golfo (invasione del Kuwait da parte Irakena), oppure causare una spaccaturafra Usa ed Europa.... insomma una questione della massima importanza. (come si ricordera',nella crisi USA/Libia del 1986 Francia e Spagna non consentirono ai bombardieri USA F111 cheandavano ad attaccare la Libia il permesso di sorvolo e si notera' che se la Libia avessecontrollato Malta il bombardamento di Tripoli sarebbe stato impossibile).

Nel 1973, allo scopo di aiutare l'Egitto di Sadat in difficolta' nella guerra dello Yom Kippur, laflotta sovietica del Mediterraneo (SOVMEDRON) usci' dal porto di Alessandria D'Egitto perschierarsi davanti alle coste Israeliane, tenendo gli aerei USA impegnati nel ponte aereo perrifornire Israele sotto la minaccia dei missili antiaerei delle proprie navi.

Questo costrinse gli USA a fare pressioni per un armistizio su Israele, in quel momento invantaggio risolutivo sul piano militare. Quella che sembrava una sconfitta militare divenne perl'Egitto una grande vittoria politica personale del Presidente Sadat, artefice della guerra e delriscatto delle armi egiziane. Ma nel 1974 l'Egitto cambio' alleanze, schierandosi con l'occidentee costringendo la SOVMEDRON a lasciare il porto di Alessandria. Sadat avvio' il processo dipace con Israele.

Chiunque avesse occupato militarmente Malta avrebbe potuto installare batterie di missiliantiaerei a lungo raggio che minavano la credibilita' dell'aiuto militare USA a Israele, e piu' ingenerale la capacita' USA di intevenire in Medio Oriente in difesa dei campi petroliferi vitali perl'economia europea e giapponese. Tutto il Medio Oriente sarebbe risultato indifendibile e forseoggi la storia sarebbe diversa. Se la Libia fosse riuscita a portare le sue armi a Malta il prestigiodi Gheddafi sarebbe cresciuto enormemente in seno al mondo arabo e avrebbe potutoesercitare un ricatto continuo di permettere l'approdo alla SOVMEDRON.

In nessun caso Malta poteva cadere in mano libiche, ma si doveva fare senza dare modoall'URSS di poter intervenire direttamente nella questione (ma si deve dire che l'URSS nonmostro' mai la minima voglia di farlo). Si era nel momento di maggior potenza militare e politicadell'Unione Sovietica che fra l'altro, invadendo l'Afganistan, aveva messo i campi petroliferidell'Arabia Saudita nel raggio d'azione delle sue truppe aereoportate. Per contro l'America eracompletamente fuori gioco, impegnata nella vicenda degli ostaggi dell'Ambasciata di Theran esenza capacita' di reazione diplomatica, politica e militare. (Il 22 maggio 1980, G.71, rientratodalle operazioni Africane fu arrestato per la prima volta per "spaccio di maryjuana" (!?) e tenutoin carcere come avete letto su The Real... mentre ...fuori, si preparava tutto questo e, un annodopo, il 13 Maggio 1981, anche l'attentato al Papa da parte di Agcà e ...quello che è scritto suThe Real...) Anzi si deve ricordare che nell'estate del 1980 gli USA non eseguirono manovre nelMediterraneo centrale, forse per non aumentare la tensione nell'area, ma forse anche perriguardo a Gheddafi a seguito dell'intervento da questi effettuato presso il regime iraniano diKomeini per chiedere la liberazione degli ostaggi americani.

I limiti politici della possibilità di un intervento diretto della NATO nella questione erano posti dalfatto che l'alleanza, per statuto, non puo', (o meglio non poteva all'epoca) intervenire

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militarmente fuori dai confini degli stati membri. Era una regola non scritta, ma tacitamenteaccettata e rigidamente rispettata sia dalla NATO sia dal Patto di Varsavia. (N.d.R.: Ma non daiGladiatori del SID!).

Nel 1980 l'Europa era annichilita dallo schieramento dei sovietici SS20, missili nucleari di nuovagenerazione che rendevano non piu' credibile il deterrente atomico USA, dalla crisi economica,dal terrorismo interno. Decine di TIR dei paesi del Patto di Varsavia, trasformati in laboratorielettronici, giravano per l'Europa a controllare e catalogare la resistenza di ponti e strade alpassaggio delle divisioni corazzate sovietiche. (N.d.R.: Noi lo sapevamo, ...stavanopreparandosi all'invasione!, la strategia della tensione aveva preparato il terreno!).

Il 1980 e' sicuramente stato l'anno piu' pericoloso per la pace mondiale e l'eventualita' di unaterza guerra non e' mai stata cosi' vicina. (N.d.R.: Con le divisioni corazzate Sovietiche giàdilagate in tutta l'Europa, sarebbe finita prima di cominciare con una nuova Yalta! ...questo era il"Loro" piano!). L'estrema debolezza politica, economica e militare dell'Occidente, e soprattutto ilvirtuale annientamento di ogni capacita' di reazione potevano causare il disastro di una terzaguerra mondiale.

A questo punto gli avvenimenti si susseguono incalzanti durante l'estate del 1980.

Il Primo Giugno il governo libico interrompe le forniture petrolifere a Malta.

L'11 Giugno inizia la mattanza degli esuli libici presenti in Italia, con il primo omicidio.

Il 27 Giugno viene abbattuto il DC9 Itavia , partito da Bologna e viaggiante con due ore diritardo, mentre è seguito ad una distanza pari a meno di dieci minuti di volo da un Boeing 707della Air Malta (volo KM153).

Il 10 Luglio vengono sequestrati dalla Libia due pescherecci italiani con a bordo 19 marinai(verranno rilasciati due anni dopo);

Il 18 Luglio viene ritrovato un Mig 23 libico sui monti della Sila, fu abbattuto dai Gladiatori delleFrecce tricolori (N.d.R.: I° Centuria Aquile) "inci dentati" a Ramstein;

Il 2 Agosto prende posizione, sui banchi di Medina, la nave da ricerche petrolifere dell'ENISaipem2, a dimostrazione, soprattutto ad uso interno maltese (N.d.R.: le elezioni si sarebberotenute entro breve tempo) della giustezza della politica filo-italiana di Mintoff contro l'areapolitica filo libica molto forte nell'isola. E' la dimostrazione "politica" che l'Italia agisce seriamentee che il trattato produce i suoi effetti.

Il 2 Agosto l'On.Zamberletti , per conto del governo Italiano , firma il protocollo d'intesa con ilgoverno Maltese relativo al trattato fra le due parti che esclude la Libia dal controllo dell'isola. E'il coronamento di un lavoro diplomatico iniziato l'anno prima che disinnesca, rendendolaneutrale, una possibile futura crisi politico militare incentrata sull'isola di Malta.

Il 2 Agosto salta in aria la stazione di Bologna.

Il 6 Agosto una parte dell'esercito libico si ribella e tenta un colpo di stato contro Gheddafi.

I congiurati saranno sconfitti dall'intervento di unita' militari della Germania Orientale, (guidateda uomini del KGB), che riescono ad impedire la cattura del Colonnello Gheddafi. Di questocolpo di stato Gheddafi accusera' l'Italia, arrestando tre imprenditori italiani ritenutifiancheggiatori degli insorti. (N.d.R.: III° Centur ia "Colombe" - verranno rilasciati dopo sei anni).Per almeno uno di essi fu pubblicato per certo che fosse un funzionario o un confidente dei

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servizi segreti italiani: il suo nome venne fuori durante il rapimento Casella, come quello di unagente dei servizi segreti che tratto' con i rapitori del giovane (N.d.R.: si trattava di un agentedella III° "Colombe"!?).

Il 24 Agosto un sottomarino ed una nave da guerra libici intimarono, con la minaccia diprenderla a cannonate , alla nave italiana Saipem-2 di interrompere le ricerche petrolifere suibanchi di Medina iniziate per rispettare le clausole dell'accordo Italo-Maltese, ed andarsene. Sisfiora la battaglia fra le navi italiane intervenute a difesa della Saipem e le navi libiche. Gli aereiF104 di Trapani Birgi pattugliano il cielo di Malta.

Il 26 Agosto il governo maltese mise in stato di all'erta la sua forza aerea (quattro elicotteri)

Il 27 Agosto il personale militare libico e' espulso dall'isola di Malta.

Il 2 Settembre l'Italia si IMPEGNA a garantire l’integrità territoriale di Malta. (dopo i fuochi,direbbero a Roma).

Il 3 Settembre il premier maltese Dom Mintoff vola a Roma per approfondire le intese Italia-Malta.

Il 4 Settembre, su richiesta Maltese , si riunisce il consiglio di sicurezza dell'ONU per esaminare" l'azione illegale" della Libia.

Il 9 Settembre si ratifica l'accordo fra Italia e Malta , che prevede fra l'altro l'esclusione delle naviamericane e sovietiche dai porti dell'isola.

Il 20 Settembre Dom Mintoff rivela le clausole finanziarie dell'accordo con l'Italia :

1.Un aiuto ( regalo ) di 60 milioni di $ per il periodo 1979-1983.

2.Un prestito di 15 milioni di $.

3.Un contributo di 4 milioni di $ all'anno per 5 anni. Totale 95 milioni di dollari dell'epoca e Maltae' grande come un piccolo quartiere di Roma.

Il trattato Italo-Maltese, di durata decennale, e' stato rinnovato nel 1990 ed e' tuttoravalido.Perche?

Non certo per tenere fuori da Malta le navi USA, di cui l'Italia e' tradizionalmente alleata, o lenavi URSS, di cui e' "tradizionalmente amica".

Questa la storia della vicenda Italia - Libia - Malta dell'estate del 1980 che potrebbe rispondereall'interrogativo del Gen. Maletti sul perchè lanciare missili sul Tirreno in tempo di pace. Oggi cisembra un'altra epoca, e sembra di parlare di storie vecchie di mille anni, ma nel 1980 chicontrollava Malta aveva il potere di : Internazionalizzare qualsiasi conflitto arabo – israeliano;Abbassare la capacita' di proiezione di potenza degli USA, con conseguente cambiamentostrategico di tutta la situazione in Medio Oriente, di Israele e dei campi petroliferi sauditi -Permettere l'approdo alla SOVMEDRON, con conseguente cambiamento di situazionestrategica nel Mediterraneo, riportando la situazione ad ante 1974 (Vanificando quindil'importanza strategica dell'aver portato l'Egitto in campo Occidentale).

Acquisizione di enorme prestigio, e quindi potere politico, da parte del leader che avrebbe"conquistato Malta", che dal punto di vista storico e' molto importante per i popoli arabi. (si

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ricorderà l'assedio della flotta Ottomana di Solimano e la resistenza epica dei Cavalieri diMalta).

E noi, l'italietta, ci siamo messi di mezzo ed abbiamo mandato tutto all'aria nonostanteavessimo giganteschi interessi economici proprio con il paese che andavamo a contrastare. Econtro gli interessi di potentissime lobbies politico affaristiche interne che qualche reazione,come ci spiega sempre l'On. Zamberletti, la hanno pur avuta.

Che ne dite tutti?, …c'erano i motivi per lanciare un missile in tempo di pace in mezzo al marTirreno?

Questo l'Affare Maltese, e questi i fatti. Controllabili e verificabili dove vi pare.

Basta andare a guardarsi i giornali e gli archivi storici dell'epoca. Ne potrebbero venire fuoriparecchie di considerazioni interessanti in termini storici, politici, militari. Una che si può fare e'che quando, nelle successive crisi Mediorientali, gli aerei USA hanno attraversato il cielo diMalta sotto non c'erano né missili antiaerei né flotte militari. Per cui non e' stato nuovamentenecessario coinvolgere l'Europa o occupare Malta facendo la guerra con la Libia.

Una bella fortuna! Costata però molto sangue Italiano! ...i traditori interni, dopo avercicalunniato, ci hanno anche cancellato la storia, oltre i morti ed i vivi, anzi ...il vivo!

Per le altre considerazioni ognuno e' libero di farsele da solo. Forattini, nel lontano 1990, ciregalo' una bella vignetta: Tre Magistrati dei nostri nella posa delle tre famose scimmiette! …ionon vedo, io non sento, io non parlo. (a proposito, grazie!. Con un po' di ritardo, ma meglio chemai).

Angola e valle del Katanga; Cocincina; Tonle Sap; Danubio; Siberia; mar Rosso; Golfo Persico;Sud Africa; Nord Africa; Medio Oriente ...nessuno ha chiesto niente, nemmeno i morti, maalmeno un po' di rispetto, non credete che ci sia dovuto?

In fede: Antonino Arconte