Giusti Agli Occhi di Dio (Romani), di Paolo Castellina

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Paolo Castellina Giusti agli occhi di Dio Meditazioni quotidiane sulla lettera dell'apostolo Paolo ai cristiani di Roma Edizioni Tempo di Riforma 2009

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Dopo la lettura dei vangeli, la lettera ai Romani può esserne considerata il logico proseguimento ed approfondimento. Si può dire che sia il credo stesso dell'apostolo Paolo. Turbati dalla persuasione che il modo in cui veniva presentato l'Evangelo nel loro tempo fosse inadeguato od erroneo, è proprio a questa lettera che molti cristiani nel corso della storia (come Agostino d'Ippona, con Martin Lutero e Karl Barth), si sono rivolti per ritornare alla purezza della fede. Inoltre, è proprio in seguito a predicazioni basate su questa lettera che altrettanti (come John Wesley) sono giunti alla conversione a Cristo. Ancora oggi la lettera ai Romani rimane fondamentale per chi è persuaso che la Riforma biblica della Chiesa rimanga di immutata attualità e necessità. Il past. Paolo Castellina, incoraggiato dall'apprezzamento di molti che le seguono regolarmente sul suo sito www.riforma.net, presenta così queste meditazioni come stimolo a leggere e meditare ogni giorno la Bibbia in spirito di preghiera.

Transcript of Giusti Agli Occhi di Dio (Romani), di Paolo Castellina

  • Paolo Castellina

    Giusti agli occhi di Dio

    Meditazioni quotidiane sulla lettera dell'apostolo Paolo

    ai cristiani di Roma

    EdizioniTempo di Riforma

    2009

  • ISBN 978-1-4092-8835-0

    Tutte le citazioni bibliche sono tratte dalla versione Nuova Ri-veduta, ediz. Societ Biblica di Ginevra, 1994.

    Ulteriori riflessioni bibliche, predicazioni, studi ed articoli del past. Paolo Castellina, sono presenti nel sito web http://www.riforma.net

    Email [email protected]

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    Giugno 2009

    Meditazioni sull'epistola ai Romani, p. 2

  • Introduzione

    Dopo il mio Cento giorni con Marco, meditazioni quotidiane sul vangelo secondo Marco, ecco una nuova mia pubblicazio-ne, questa volta sulla lettera dell'apostolo Paolo ai cristiani di Roma. Non altro che la continuazione delle mie riflessioni quotidiane sulla Parola di Dio iniziata, in questa forma, il pri-mo gennaio 2009 e che, a Dio piacendo, continuer con altri li-bri della Bibbia ancora.

    Incoraggiato dall'apprezzamento di molti che le seguono rego-larmente su Internet, queste meditazioni vogliono un incorag-giamento a leggere e meditare ogni giorno le Sacre Scritture con il necessario accompagnamento della Preghiera. Prendersi del tempo ogni giorno per dialogare a tu per tu con Dio, infat-ti, non un lusso riservato a chi pu, n solo per persone particolarmente religiose, ma una necessit vitale di ogni cristiano per nutrire lo spirito, tanto quanto lo colazione, pranzo e cena per nutrire il corpo. Ges stesso diceva: Non di pane soltanto vivr l'uomo, ma di ogni parola che proviene dalla boc-ca di Dio (Matteo 4:4).

    Incontrarci ogni giorno con il Signore, inoltre, pure espres-sione della riconoscente devozione che il cristiano ha per il Suo Signore e Salvatore. Non si ha forse desiderio di frequentare e parlare spesso con la persona che si ama? Non si ascolta forse volentieri e con fiducia ci che dice chi ci vuole bene? Noi lo amiamo perch egli ci ha amato per primo (1 Giovanni 4:19). Il vo-cabolario della lingua italiana definisce il termine devozione, fra l'altro, con: profonda venerazione, racco-glimento proprio delle manifestazioni di fede, profondo ri-spetto e attaccamento, particolarmente come segno di gratitu-

    Meditazioni sull'epistola ai Romani, p. 3

  • dine e riconoscenza, dedizione ad un ideale, ad un princi-pio, sottomissione ad un principe. Sono definizioni appro-priate per farci meglio intendere il significato che do a questi miei libri quando li definisco commentario devozionale: ispirati cio dall'amore per Colui che ci parla attraverso la Bib-bia.

    Affrontiamo cos, in questo volume, la lettera dell'apostolo Paolo ai cristiani di Roma. Perch questa mia scelta dopo un li-bro su Marco? Perch, dopo aver conosciuto il Signore e Salva-tore Ges Cristo attraverso i vangeli, la lettera ai Romani al-trettanto fondamentale per approfondire l'insegnamento di Cristo.

    Qualcuno potrebbe forse considerare questa lettera come par-ticolarmente complessa nelle dottrine che esprime. Lo stesso apostolo Pietro, parlando delle lettere di Paolo, afferma: In esse ci sono alcune cose difficili a capirsi, che gli uomini ignoranti e instabili travisano a loro perdizione come anche le altre Scritture (2 Pietro 3:16). per una sfida che ogni cristiano deve accettare. Io stesso, che pure, evidentemente, la conoscevo, ne sono stati ulteriormente arricchito e sfidato.

    Questa lettera stata considerata l'opera pi profonda mai scritta. A differenza, infatti, dalle altre lettere di Paolo, essa non tratta di problemi particolari della chiesa locale o di mate-rie specifiche che l'Apostolo ritiene di portare alla nostra atten-zione. Quando scrive questa lettera da Corinto in Grecia, Pao-lo, bench conoscesse personalmente diversi suoi membri, non aveva mai ancora visitato Roma, ma era ansioso di stabilire rapporti con una comunit che sperava di poter includere al pi presto nel suo itinerario ed usarla come base per future at-tivit. Cos facendo, egli elabora quel che potremmo conside-

    Meditazioni sull'epistola ai Romani, p. 4

  • rare il suo credo, il distillato di pi di 20 anni di riflessioni sul-la natura e significato della fede cristiana.

    Sempre di nuovo nella storia del Cristianesimo, proprio a questa particolare lettera che uomini e donne di fede si sono ri-volti per calibrare, per cos dire, la loro bussola, quando erano turbati dalla persuasione che il modo in cui veniva presentato l'Evangelo nel loro tempo fosse inadeguato od erroneo. stato cos con Agostino d'Ippona, con Martin Lutero e con Karl Bar-th. Inoltre, proprio dall'aver udito predicazioni sulla lettera ai Romani che illustri personaggi come John Wesley sono giunti ad una profonda conversione a Cristo.

    Scrivendo a persone che erano giunte alla fede in Cristo sia da ambienti ebraici che pagani, l'interesse di Paolo mostrare come non importi da che parte si sia entrati nella comunit cri-stiana, il problema per ogni uomo ed ogni donna rimane lo stesso rapportarsi a Dio in modo corretto, essere giusti ai Suoi occhi. N il Giudaismo n il paganesimo, infatti, pu get-tare un ponte sul terrificante abisso che separa l'essere umano, legato a questa terra dalla sua arroganza e follia ed aggravato dalle colpe proprie e della societ, dall'infinita santit e perfe-zione di Dio, eternamente trascendente. Solo, infatti, ci che Dio stesso ha compiuto scendendo al nostro livello nella per-sona di Ges Cristo, che Egli ci pu elevare alle altezze dove dimora Dio, per trovarvi il vero compimento della nostra uma-nit.

    Nel tornare a riflettere sulla lettera ai Romani, infine, non ho potuto fare altro che riconoscere, con profonda stupefazione, come larghi settori della chiesa moderna, scivolati su posizioni antropocentriche, sembrino spesso evitare di trattare gli argo-menti di questa lettera. Non sorprende che questo avvenga e

    Meditazioni sull'epistola ai Romani, p. 5

  • che oggi non si predichi abbastanza e non si conducano abba-stanza studi biblici su di essa, perch il teocentrismo del pen-siero paolino una sgradita pietra di inciampo per chi, sulla propria agenda, ha ben altri obiettivi da raggiungere. Ancora oggi, quindi, la lettera ai Romani rimane fondamentale per chi persuaso che la Riforma biblica della Chiesa rimanga di im-mutata attualit e necessit.

    Che il Signore, dunque, attraverso la lettura della lettera ai Ro-mani e di questo suo commento, vi benedica con abbondanza.

    Paolo Castellina, 17 giugno 2009

    Meditazioni sull'epistola ai Romani, p. 6

  • 1La sua e la nostra identit 1 Paolo, servo di Cristo Ges, chiamato a essere apostolo, messo a parte per il vangelo di Dio, 2 che egli aveva gi promesso per mezzo dei suoi profeti nelle sante Scritture 3 riguardo al Figlio suo, nato dalla stirpe di Davide secondo la carne, 4 dichiarato Figlio di Dio con potenza secondo lo Spirito di santit mediante la risurrezione dai morti; cio Ges Cristo, nostro Signore, 5 per mezzo del quale abbiamo ricevuto grazia e apostolato perch si ottenga lubbidienza della fede fra tutti gli stranieri, per il suo nome 6 fra I quali siete anche voi, chiamati da Ges Cristo 7 a quanti sono in Roma, amati da Dio, chiamati a essere santi, grazia a voi e pace da Dio nostro Padre, e dal Signore Ges Cristo (Romani 1:1-6).

    cco la prefazione della lettera che l'apostolo Paolo ri-volge ai cristiani di Roma. Prima di tutto li saluta con la grazia e la pace di Dio e del Signore Ges Cristo. Poi si

    presenta con il suo nome Paolo. Non specifica, per, altre in-formazioni su di lui (famiglia e luogo d'origine) perch vede la Sua identit come strettamente legata alla Persona Ges Cri-sto, suo Signore, dal quale ha ricevuto grazia e del quale egli servitore e messaggero (apostolo). Il compito a cui stato chia-mato, infatti, trasmettere l'Evangelo di Dio, quello che gi era stato promesso per mezzo dei profeti nelle antiche scritture ebraiche.

    E

    Questo annuncio, egli specifica, riguarda Ges, il Cristo di Dio. Ges ha una doppia natura. Dal punto di vista umano, Egli appartiene alla stirpe regale di Davide, ma la Sua identit ultima e profonda quella di essere il Figlio di Dio, dichiarato

    Meditazioni sull'epistola ai Romani, p. 7

  • potentemente tale attraverso la Sua risurrezione dai morti. Il compito dell'annuncio dell'Evangelo, il mandato che Paolo ha ricevuto, quello di ottenere l'ubbidienza della fede in Cristo di uomini e donne d'ogni nazione. Fra di esse vi sono i romani, che Dio pure ha amorevolmente chiamato ad appartenergli ed a condividere la Sua eccellenza morale e spirituale.

    Essenzialmente come un servitore, Paolo non attira cos l'atten-zione su s stesso, ma su Colui che egli serve, la cui signoria esige universale ubbidienza. E' importante sapere chi siamo, avere un chiaro senso della nostra identit. Famiglia, cultura, lingua, professione ecc. sono indubbiamente dei valori da af-fermare, soprattutto nel tempo della globalizzazione e dell'o-mologazione generalizzata. Per un cristiano, per, tutto questo secondario. Il cristiano fiero di appartenere a Dio e di tro-vare in Lui la propria identit e funzione. Egli chiamato da Dio, per la Sua grazia in Cristo Ges ad appartenergli e a ser-virlo, poich Egli il Re dei re ed il Signore dei signori.

    La migliore definizione di s stesso di un cristiano che io cono-sca quella espressa dalla risposta alla prima domanda del Catechismo di Heidelberg (1563):

    Qual il tuo unico conforto in vita e in morte? Che io, con corpo ed anima, sia in vita che in morte, non sono mio, ma ap-partengo al mio fedele Salvatore Ges Cristo, che col Suo pre-zioso sangue ha pienamente pagato per tutti i miei peccati, e mi ha redento da ogni potere del diavolo; e mi preserva cos che senza la volont del Padre mio che nei cieli neppure un capello pu cadermi dal capo, s, cos che tutte le cose devono cooperare alla mia salvezza. Pertanto, per mezzo del Suo Santo Spirito, egli inoltre mi assicura della vita eterna, e mi rende di cuore volenteroso e pronto d'ora innanzi a viver per Lui.

    Meditazioni sull'epistola ai Romani, p. 8

  • Preghiera. Ti ringrazio, o Signore della catena di messaggeri che dall'apostolo Paolo e i suoi collaboratori hanno fatto s che giungesse fino a me il messaggio dell'Evangelo. Esso mi parla della grazia che Tu mi hai accordato in Cristo. Sono fiero di confessare in questo la mia identit. Desidero adoperarmi per ritrasmettere fedelmente que-sto messaggio attorno a me. Grazie della risorse che per questo Tu mi metti a disposizione. Amen.

    2

    Le aspirazioni dell'Apostolo e le nostre 8 Prima di tutto rendo grazie al mio Dio per mezzo di Ges Cristo riguardo a tutti voi, perch la vostra fede divulgata in tutto il mondo. 9 Dio, che servo nel mio spirito annunziando il vangelo del Figlio suo, mi testimone che faccio continuamente menzione di voi 10 chiedendo sempre nelle mie preghiere che in qualche modo finalmente, per volont di Dio, io riesca a venire da voi. 11 Infatti desidero vivamente vedervi per comunicarvi qualche carisma affinch siate fortificati; 12 o meglio, perch quando sar tra di voi ci confortiamo a vicenda mediante la fede che abbiamo in comune, voi e io. 13 Non voglio che ignoriate, fratelli, che molte volte mi sono proposto di recarmi da voi (ma finora ne sono stato impedito) per avere qualche frutto anche tra di voi, come fra le altre nazioni. 14 Io sono debitore verso I Greci come verso I barbari, verso I sapienti come verso gli ignoranti; 15 cos, per quanto dipende da me, sono pronto ad annunziare il vangelo anche a voi che siete a Roma (Romani 1:8-15).

    'apostolo Paolo, bench non fosse mai stato a Roma, loda e ringrazia Dio di tutto cuore per i cristiani di quella citt avendone sentito parlare molto bene. La

    capitale dell'impero non era certo un luogo facile in cui vivere L

    Meditazioni sull'epistola ai Romani, p. 9

  • come cristiani. "Seguire Cristo" significava essere anticonfor-misti, significativamente diversi nelle proprie persuasioni e sti-le di vita in un contesto dove il potere politico e religioso (pa-gano) imponeva alla popolazione (manipolata) stretta confor-mit ai "valori nazionali". La corruzione morale prevalente, inoltre, esercitava forti pressioni su chi, evidentemente, perse-guendo la santit di Cristo, a questa corruzione non intendeva adattarsi.

    Quella dei cristiani di Roma era una fede "eroica" che molti ad-ditavano come modello. La fede, per, deve sempre essere, in qualche modo, "eroica", nel senso che deve essere coerente. Se non , infatti, coerente, che fede ? Se non incide significativa-mente e soprattutto "visibilmente" sulla realt personale, che fede ? Se non una fede "che costa" che fede ? Come ci guar-dano, come "ci conoscono" gli altri cristiani? Tanto da additarci come esempio da seguire? Tanto da essere un esempio da imi-tare? Carisma per fortificarsi e conforto. Per poter resistere in una realt avversa, per, i cristiani devono avere risorse spiri-tuali adatte e sufficienti, carismi, i doni che per questo Dio mette a disposizione del Suo popolo.

    Conoscendo la situazione impegnativa dei cristiani di Roma, Paolo non cessa di pregare per loro chiedendo, inoltre, al Si-gnore, di avere l'opportunit di fare loro visita per condividere con loro la sapienza apostolica che gli era stata data.

    Paolo desidera ardentemente visitare Roma non per ammirare i suoi monumenti e templi, vedere la ricchezza della sua corte e la potenza del suo esercito, ma fornire, attraverso l'insegna-mento, i cristiani di Roma delle risorse spirituali che li avreb-bero fatti ulteriormente maturare nella fede. Paolo qui non "presuntuoso", perch indubbiamente aveva ricevuto dal Si-

    Meditazioni sull'epistola ai Romani, p. 10

  • gnore quello speciale carisma del quale ancora oggi noi ci av-valiamo. Gran parte delle lettere del Nuovo Testamento, infat-ti, sono sue, e Dio si compiaciuto di parlarci attraverso di esse. Che meraviglioso arricchimento doveva essere stare per-sonalmente ad ascoltarlo mentre insegnava! Certo, non come stare ad ascoltare Cristo stesso, ma la gente poteva stare ad ascoltarlo per ore. Paolo stesso sarebbe stato confortato dal ve-dere questi cristiani crescere nella fede e saperla comunicare con grande competenza.

    Paolo consapevole che trasmettere l'Evangelo sia un privile-gio ed un dovere di ogni cristiano, anzi, un debito sia verso i greci (raffinati ed intellettuali) che verso i barbari (rozzi ed in-civili); sia verso coloro che cercano verit e si adoperano per vivere moralmente, che verso persone ignoranti ed irresponsa-bili. Conoscere l'Evangelo di cristo non una curiosit intellet-tuale "per chi ama queste cose", ma "una questione di vita e di morte" per ogni uomo e donna. accogliendo, infatti, il messag-gio dell'Evangelo Dio opera per liberare e salvare la creatura umana dalle conseguenze temporali ed eterne del peccato. Trasmettere l'Evangelo un dovere che abbiamo verso gli al-tri, chiunque essi siano. Trasmettere l'Evangelo espressione di autentico amore.

    Preghiera. Signore Iddio, aspiro a rendere la mia fede in Cristo ve-ramente rilevante nella mia vita, affinch non solo io ne tragga van-taggio personale, ma perch anche gli altri, attraverso il mio compor-tamento ed esempio, ne abbiano beneficio. Che io sia diligente nel-l'impegno ad assorbire diligentemente le risorse spirituali che tu metti a disposizione nella Tua chiesa per la nostra maturazione uma-na e spirituale. Amen.

    Meditazioni sull'epistola ai Romani, p. 11

  • 3La nostra giustizia e la giustizia di Dio 16 Infatti non mi vergogno del vangelo; perch esso potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede; del Giudeo prima e poi del Greco; 17 poich in esso la giustizia di Dio rivelata da fede a fede, com scritto: Il giusto per fede vivr (Romani 1:16,17).

    Paolo qui presenta il tema della sua lettera: la giustizia di Dio. Che cos', per, giustizia? Quali ne sono i criteri? Quando e come possiamo ritenerci "persone giuste"?

    I criteri di giustizia umani (la giustizia dell'uomo). I criteri secondo i quali una persona pu ritenersi moralmente giusta sono oggi molto labili e soggettivi. Sono generalmente i valori accettati nella societ in cui viviamo (come ci considera "la gente"), le leggi in vigore nel nostro Paese, i dettami della no-stra coscienza ecc.: quando "rispettiamo" tutto questo, allora ci consideriamo "persone a posto", certo "perfettibili", ma "nean-che poi tanto male". Si tratta di valori, per, in continuo cam-biamento, soggetti a "contrattazione". Spesso, inoltre, anche quando trasgrediamo uno o pi di questi criteri, riusciamo a giustificarci ed a trovare delle "scusanti" per le quali noi ci as-solviamo, trovando modo di evaderne le conseguenze. E Dio? Possiede forse dei criteri di giustizia secondo i quali misurata la nostra personale "accettabilit" di Sue creature? Eclissato Dio, cos com', dalla comune consapevolezza, i Suoi criteri di giustizia sembrano non preoccupare oggi pi di quel tanto. Per molta gente essi corrispondono a quanto noi riteniamo giusto. Dio considerato magari solo come chi avalla il nostro

    Meditazioni sull'epistola ai Romani, p. 12

  • soggettivo e relativo senso di giustizia o che "perdona tutto" perch, a nostro dire, sarebbe "buono e tollerante". E i "coman-damenti"? Per molti essi equivalgono ai "precetti della chiesa", considerati ormai generalmente "superati"... Se tutto questo descrive la situazione che noi viviamo oggi, il discorso che l'A-postolo fa qui sulla giustizia di Dio, risulta del tutto incom-prensibile, irrilevante e facilmente equivocabile. Il meno che si possa dire che il mondo concettuale al quale fa riferimento non (pi) il nostro. Abbiamo quindi buon gioco ad ignorarlo e a "passare ad altre cose". E' cos? No. La verit ci che og-gettivamente la Bibbia ci rivela. E' il nostro arrogante e como-do modo di ragionare "moderno" (quello che ho cercato qui di descrivere sommariamente) ad essere completamente sbaglia-to, ingannevole e rovinoso. Esso pu e deve essere abbattuto, cos come devono essere radicalmente contestati ed abbattuti i nostri "criteri di giustizia", le nostre facili giustificazioni, il no-stro soggettivismo e relativismo, la stessa concezione che ab-biamo di Dio e della Sua giustizia: dobbiamo fare piazza pulita di tutto questo per ristabilire la verit di ci che la Bibbia og-gettivamente afferma.

    I criteri di giustizia di Dio (la giustizia di Dio). Il criterio mo-rale secondo il quale, come creature di Dio, siamo chiamati a vivere, sono stati chiaramente rivelati. I criteri secondo i quali una persona pu ritenersi moralmente giusta e quindi accetta-bile di fronte a Dio (in altre parole, "la salvezza") sono stabiliti oggettivamente da Dio nella Sua legge. Non sono "contrattabi-li" o "discutibili". Rispetto ad essi saremmo un giorno giudica-ti. Passeremo il test? Ahim no. Al giudizio di Dio ne usciremo svergognati e condannati inappellabilmente (come questa let-tera, pi avanti, dimostrer). Non c', allora, speranza alcuna per noi? E' qui che interviene la grazia di Dio in Ges Cristo, il contenuto dell'Evangelo di cui l'Apostolo portatore e che

    Meditazioni sull'epistola ai Romani, p. 13

  • espone qui nella sua lettera. L'accettabilit morale di una per-sona davanti a Dio (e quindi la sua salvezza eterna) conse-guibile, per grazia di Dio, affidandoci all'opera di Ges Cristo in nostro misericordioso favore ("per fede"). L'uomo o la don-na potr essere ritenuto giusto sulla base della fede (del pro-prio affidamento) al Signore e Salvatore Ges Cristo. La tra-smissione di questo messaggio di grazia, come pure la trasmis-sione della grazia stessa, avvenuta ed avviene attraverso uo-mini e donne di fede, "da fede a fede", attraverso uomini e donne che, rinunciando alle proprie pretese di essere o diven-tare giusti attraverso la propria performance (la propria giusti-zia) hanno accolto per fede la giustizia di Dio attraverso la gra-zia che veniva loro provveduta.

    Di questo messaggio (assolutamente fuori dall'ordine di idee prevalente in questo mondo, e spesso respinto e deriso) Paolo non si vergogna. Esso potente per salvare dal peccato gente di ogni tipo (sia ebrei, popolo a cui Paolo appartiene) che pa-gani. E' un messaggio davvero anticonformista e rivoluziona-rio!

    Preghiera. Ti ringrazio, Signore Iddio, che attraverso una catena ininterrotta di uomini e donne di fede nella Tua grazia, il messaggio dell'Evangelo giunto fino a me e mi ha coinvolto potentemente. Che io mai mi vergogni di esso, anzi, che io lo annunci apertamente a tutti, sicuro della sua efficacia salvifica. Amen.

    Meditazioni sull'epistola ai Romani, p. 14

  • 4Impresse ma soppresseLira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empiet e ingiustizia degli uomini che soffocano la verit con lingiustizia (Romani 1:18).

    ddio ha stabilito per le creature umane oggettivi criteri di comportamento morale che dobbiamo rispettare e dai quali dipende la nostra stessa vita. Queste leggi (regole di

    comportamento) sono impresse nella nostra stessa natura. Tra-sgredirle implica per noi necessariamente conseguenze negati-ve: corrompono e guastano la realt della nostra vita, produco-no disarmonia e morte. La trasgressione alle leggi destinate a garantire e regolare la nostra vita, inoltre, pregiudica i nostri rapporti con Dio, per i quali eravamo stati creati. Dio, infatti, santit, ordine, armonia. Dio non pu tollerare ci che va con-tro alla Sua stessa natura: "Tu (...) hai gli occhi troppo puri per sopportare la vista del male, e (...) non puoi tollerare lo spetta-colo dell'iniquit" (Abacuc 1:13). Per usare un'immagine alla nostra portata, potremmo dire che di fronte alla trasgressione della Sua legge, Iddio abbia una forte "reazione allergica", per-ch il peccato non assolutamente compatibile con la natura di Dio: il peccato prima o poi sar colpito dalla Sua giusta ira. Ecco che cosa si intende per "ira di Dio": la Sua inevitabile rea-zione di condanna contro il peccato. L'ingiustizia (ci che non giusto secondo i criteri stabiliti da Dio) implica cos necessa-riamente, per creature senzienti e responsabili quali noi siamo, delle sanzioni penali: "Chi pecca morir" (Ezechiele 18:4); "...perch il salario del peccato la morte" (Romani 6:23), in tutti i sensi (corruzione, degradazione e morte). Il peccato,

    I

    Meditazioni sull'epistola ai Romani, p. 15

  • quando nasce e si sviluppa, come un tumore che, come cellu-la estranea, sbagliata, finisce col distruggerci.

    La legge di Dio (proclamata attraverso Mos e come riassunta dal Decalogo) notoriamente suddivisa in due tavole: i nostri doveri verso Dio ed i nostri doveri verso gli altri. Contravveni-re ai nostri doveri verso Dio, ai Suoi diritti, cio la nostra fon-damentale ribellione alla Sua giusta e per noi necessaria auto-rit, chiamata empiet, cos com' chiamata ingiustizia ogni trasgressione ai diritti di cui sono titolari i nostri simili (i diritti umani).

    Le leggi di Dio sono impresse nella nostra stessa natura, ma l'essere umano, ribelle all'ordinamento di Dio, per il quale que-ste leggi "non sono di suo gusto", sopprime, soffoca, schiaccia, distorce, ci di cui la sua stessa natura rende testimonianza. E' cos che la coscienza viene imbavagliata, messa a tacere. E' sin-tomatico, a questo riguardo, ci che tentano di fare sui loro pa-zienti certi moderni "esperti della psiche umana": quando una persona ne oppressa, toglierle i sensi di colpa, persuaderla a giustificare, a considerare accettabili e normali comportamenti che contravvengono ai criteri morali secondo i quali dobbiamo vivere. Certamente vi possono essere sensi di colpa infondati, ma il senso di colpa che sorge quando si trasgredisce le ogget-tive leggi di Dio, un salutare "campanello d'allarme" che, pi che essere soffocato, deve essere "risolto" tramite il ravvedi-mento, l'emendamento della nostra vita. Allo stesso modo la societ moderna "liberale" e "tollerante" aspira a "normalizza-re" ci che Dio considera peccato. La moderna "liberazione dalla religione" non forse un tentativo di sopprimere la legge di Dio illudendoci di poterne fare a meno e di non subirne le conseguenze quando la si trasgredisce?

    Meditazioni sull'epistola ai Romani, p. 16

  • L'Evangelo di Ges Cristo rivelazione della grazia e dell'a-more di Dio, ma esso presuppone la rivelazione della giusta ira di Dio verso il peccatore. Che senso avrebbe, infatti, il ter-mine "grazia" se non presupponesse la legge di Dio infranta ed una condanna giustamente da scontare, dalla quale essa libera?

    Preghiera. Signore Iddio, sento tutto il peso del peccato che corrom-pe e guasta la nostra vita. Vedo le giuste esigenze della Tua legge di giustizia. Riconosco di essere un peccatore: per questo che, confes-sando i miei peccati ed implorando il Tuo perdono, ho accolto il Tuo Figlio Ges Cristo come la grazia della mia riabilitazione. Che Egli continui in me l'opera di purificazione che ha iniziato, affinch io sia conforme alla Tua volont. Amen.

    Meditazioni sull'epistola ai Romani, p. 17

  • 5Inescusabili19 poich quel che si pu conoscere di Dio manifesto in loro, avendolo Dio manifestato loro; 20 infatti le sue qualit invisibili, la sua eterna potenza e divinit, si vedono chiaramente fin dalla creazione del mondo essendo percepite per mezzo delle opere sue; perci essi sono inescusabili, 21 perch, pur avendo conosciuto Dio, non l'hanno glorificato come Dio, n l'hanno ringraziato; ma si son dati a vani ragionamenti e il loro cuore privo d'intelligenza si ottenebrato. 22 Bench si dichiarino sapienti, son diventati stolti, 23 e hanno mutato la gloria del Dio incorruttibile in immagini simili a quelle dell'uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili" (Romani 1:18-23).

    a vera questione non se Dio esista oppure no, ma se esistano gli atei e gli agnostici! Di fatto nessuno pu dire di non avere conoscenza di Dio e delle Sue leggi

    perch questa conoscenza radicata in noi in quanto Sue crea-ture fatte a Sua immagine e somiglianza. Questa conoscenza possiamo solo sopprimerla proditoriamente, tacitarla, ma non negarla! Nessuno potr un giorno scusarsi e dire di non aver saputo!

    LIl concetto simile al principio giuridico latino: Ignorantia le-gis non excusat (L'ignoranza della legge non scusa), cio do-vere del cittadino essere al corrente delle leggi vigenti, evitan-do cos che la eventuale non conoscenza di una determinata legge costituisca materia per la difesa. La conoscenza della norma si d per presunta.

    Meditazioni sull'epistola ai Romani, p. 18

  • L'essenza di Dio, le Sue qualit invisibili, sono percepibili at-traverso l'osservazione attenta della realt che ci circonda. Id-dio, inoltre, dice nella Sua Parola: Io non ho parlato in segre-to, in qualche luogo tenebroso della terra; io non ho detto (...): 'Cercatemi invano!' (Isaia 45:19). L'Apostolo dice altres: Egli, nelle generazioni passate, ha lasciato che ogni popolo se-guisse la propria via, senza per lasciare s stesso privo di te-stimonianza, facendo del bene, mandandovi dal cielo pioggia e stagioni fruttifere, dandovi cibo in abbondanza, e letizia nei vostri cuori (Atti 14:16).

    Certo, la conoscenza che possiamo avere di Dio per via natura-le sar necessariamente limitata. Essa per sufficiente per im-pedirci di fabbricarci divinit simili a creature vere od immagi-narie. La nostra conoscenza sarebbe sufficiente per impedirci di fare vani ragionamenti, creandoci magari un'immagine di un Dio di comodo che ci eviti di prenderci le nostre responsa-bilit verso di Lui.

    Quando, per, ci creiamo un Dio di comodo, sfruttandolo per servire ai nostri interessi egoistici, otteniamo il risultato solo di corrompere la nostra ed altrui intelligenza ottenebrando il no-stro cuore con superstizioni che ci terranno lontani dal Dio vero e vivente. Ancora, la conoscenza che abbiamo di Dio per via naturale dovrebbe essere sufficiente per portarci a glorifi-care e ringraziare Dio, ad accostarci a Lui per rendergli il culto che Gli dovuto. Mancando di farlo, invece, solo ci manifestia-mo stolti ed autolesionisti.

    Il peccato, infatti, ottenebra e corrompe il nostro cuore (la no-stra percezione spirituale), tanto che senza uno speciale inter-vento di Dio che dissipi queste tenebre, nessuno, per via natu-rale, potrebbe liberarsene per giungere alla salvezza. La cono-

    Meditazioni sull'epistola ai Romani, p. 19

  • scenza naturale di Dio serve solo per renderci inescusabili. Essa molto diversa da quella che porta alla salvezza, quella di cui parla Ges: Questa la vita eterna: che conoscano te, il solo vero Dio, e colui che tu hai mandato, Ges Cristo (Gio-vanni 17:3), e della quale il cristiano si gloria: ...chi si gloria si glori di questo: che ha intelligenza e conosce me, che sono il SIGNORE. Io pratico la bont, il diritto e la giustizia sulla ter-ra, perch di queste cose mi compiaccio", dice il SIGNORE (Geremia 9:24).

    Preghiera. Signore Iddio, Ti ringrazio che Tu ti riveli attraverso le opere della creazione in modo chiaro. Rinuncio ad ogni umana cor-rotta fantasia per cogliere la straordinaria bellezza spirituale della Tua natura pari a nulla che, per quanto bello o potente sia, si trovi nel creato Per questo Ti lodo e Ti ringrazio. Dammi di saper sempre meglio conoscerti attraverso Ges Cristo e l'intera Tua rivelazione scritta. Amen.

    Meditazioni sull'epistola ai Romani, p. 20

  • 6Inevitabili disfunzioni, corruzione e morte24 Per questo Dio li ha abbandonati all'impurit, secondo i desideri dei loro cuori, in modo da disonorare fra di loro i loro corpi; 25 essi, che hanno mutato la verit di Dio in menzogna e hanno adorato e servito la creatura invece del Creatore, che benedetto in eterno. Amen. 26 Perci Dio li ha abbandonati a passioni infami: infatti le loro donne hanno cambiato l'uso naturale in quello che contro natura; 27 similmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono infiammati nella loro libidine gli uni per gli altri commettendo uomini con uomini atti infami, ricevendo in loro stessi la meritata ricompensa del proprio traviamento. 28 Siccome non si sono curati di conoscere Dio, Dio li ha abbandonati in bala della loro mente perversa s che facessero ci che sconveniente; 29 ricolmi di ogni ingiustizia, malvagit, cupidigia, malizia; pieni d'invidia, di omicidio, di contesa, di frode, di malignit; 30 calunniatori, maldicenti, abominevoli a Dio, insolenti, superbi, vanagloriosi, ingegnosi nel male, ribelli ai genitori, 31 insensati, sleali, senza affetti naturali, spietati. 32 Essi, pur conoscendo che secondo i decreti di Dio quelli che fanno tali cose sono degni di morte, non soltanto le fanno, ma anche approvano chi le commette (Romani 1:24-32).

    iccome non si sono curati di conoscere Dio e i criteri di comportamento da Lui stabiliti (la Sua legge), creando-si un dio e una moralit loro conveniente a pro-

    prio uso e consumo, Dio ha detto: OK, fate pure ...e patitene le conseguenze!. Quali altri risultati si potrebbero attendere? Non ci sono altre opzioni: o si vive come Dio ha stabilito nella Sua sapienza, in armonia con i Suoi propositi creativi, o il

    SMeditazioni sull'epistola ai Romani, p. 21

  • caos: inarrestabile sar il processo di degradazione, corruzione e morte. Disfunzioni di ogni tipo ad ogni livello, infatti, stanno facendo cadere l'umanit moralmente e spiritualmente sempre pi in basso. Accecata dai miti del progresso e dell'evoluzioni-smo, l'umanit che aspira all'indipendenza da Dio, volendo es-sere dio e legge a s stessa, come il proverbiale mostro di Frankenstein (moderno Prometeo), sta plasmando il proprio disumano modello di uomo, un progetto naturalmente falli-mentare, nonostante tutte la sua insolenza e superbia.

    Il quadro che qui l'Apostolo dipinge non altro che la societ pagana di quel tempo, di cui la cultura omosessuale ne espressione paradigmatica. palese come pure essa bene ri-fletta il neo-paganesimo moderno che, all'insegna della libe-razione del sesso vorrebbe creare nuovi modelli di coppia, di famiglia, di societ. Liberandosi dai pregiudizi della reli-gione o promuovendo un cristianesimo abilmente riveduto e corretto che ne serva le istanze, dopo aver mutato la verit di Dio in menzogna, secondo i desideri dei loro cuori di fatto ci sta trascinando a giustificare passioni infami verso un degrado morale sempre pi pronunciato, legittimato da un non meglio precisato amore.

    Sciolti cos dalle catene dei criteri di comportamento stabiliti da Dio, ogni altro aspetto della morale viene relativizzato, alte-rato e corrotto. Perch, allora, farsi tanti scrupoli? Si giustifica ogni ingiustizia e cupidigia, le frodi sono all'ordine del giorno con grande ingegnosit nel male. La lealt non pi un valore. I legami familiari e gli affetti naturali vengono calpestati senza piet alcuna. La soppressione della vita umana, in ogni sua fase (l'omicidio), giustificata. Disabili, malati ed anziani sono considerati pi o meno esplicitamente un peso per la societ e a loro si vorrebbe garantire una buona morte.

    Meditazioni sull'epistola ai Romani, p. 22

  • Chi si oppone a questo e ad altro ancora (le infrazioni alla moralit stabilita non conoscono pi alcun limite, se non la propria fantasia e creativit...) considerato arretrato e deve essere fatto tacere. I decreti di Dio verso coloro che fanno tali cose sono chiari: condanna senza appello, eppure grandi onori vengono attribuiti a chi compiacente approva ed applaude tut-to questo. Saremo noi tra questi?

    L'umanit che scivola sempre di pi su questa china non pu avere alcun futuro, se non distruzione e morte. Di fatto, ci sa-remmo gi autodistrutti da tempo se Dio, nella Sua provviden-za, non continuasse a tenere insieme le cose fintanto che non siano tutti raccolti e portati in salvo dal disastro generale colo-ro ai quali Iddio ha scelto per farne oggetto della Sua grazia.

    Preghiera. Signore Iddio, tienimi lontano il pi possibile dalle sedu-zioni di questo mondo, affinch io non sia trascinato dalla sua rovi-na. Rafforzami, te ne prego, affinch io resista alle difficolt che una testimonianza cristiana coerente inevitabilmente implica vivendo in questo contesto di virulento peccato. Amen.

    Meditazioni sull'epistola ai Romani, p. 23

  • 7Il giusto giudizio di Dio1 Perci, o uomo, chiunque tu sia che giudichi, sei inescusabile; perch nel giudicare gli altri condanni te stesso; infatti tu che giudichi, fai le stesse cose. 2 Ora noi sappiamo che il giudizio di Dio su quelli che fanno tali cose conforme a verit. 3 Pensi tu, o uomo, che giudichi quelli che fanno tali cose e le fai tu stesso, di scampare al giudizio di Dio? 4 Oppure disprezzi le ricchezze della sua bont, della sua pazienza e della sua costanza, non riconoscendo che la bont di Dio ti spinge al ravvedimento? 5 Tu, invece, con la tua ostinazione e con l'impenitenza del tuo cuore, ti accumuli un tesoro d'ira per il giorno dell'ira e della rivelazione del giusto giudizio di Dio. 6 Egli render a ciascuno secondo le sue opere: 7 vita eterna a quelli che con perseveranza nel fare il bene cercano gloria, onore e immortalit; 8 ma ira e indignazione a quelli che, per spirito di contesa, invece di ubbidire alla verit ubbidiscono all'ingiustizia. 9 Tribolazione e angoscia sopra ogni uomo che fa il male; sul Giudeo prima e poi sul Greco; 10 ma gloria, onore e pace a chiunque opera bene; al Giudeo prima e poi al Greco; 11 perch davanti a Dio non c' favoritismo (Romani 2:1-11).

    'apostolo, dopo avere messo in luce la corruzione del-la societ pagana, intende pure dimostrare che nessu-no, in realt, pu considerarsi davanti a Dio giusto ed

    innocente, quand'anche non avesse commesso in quel modo quei peccati. L'ipocrisia di tanti santarelli , infatti, altrettan-to diffusa e bene accertata... Sarebbe facile per molti, dopo aver letto i capi d'accusa che l'Apostolo pronunzia contro la societ pagana, dire: Sono d'accordo: tutto questo deve essere con-

    LMeditazioni sull'epistola ai Romani, p. 24

  • dannato senza appello. Grazie a Dio, io non sono cos. Si pon-gono in questo modo dalla parte degli accusatori, dei giudici. Paolo, per, replica: Davvero cos? Sei proprio sicuro di po-terti onestamente porre fra chi giudica?.

    No, in realt nessuno pu considerarsi giusto. Non avrai ma-gari commesso i peccati pi grossolani, ma se ti esamini accu-ratamente rispetto ai criteri oggettivi di giustizia ai quali Dio esige che ci conformiamo, in pensieri, parole ed opere, nessu-no si salva. Quante volte, infatti, abbiamo commesso mental-mente o in segreto, pensando di non essere scoperti, quelle stesse cose che condanniamo in altri e per le quali manifestia-mo indignazione? Quante volte abbiamo immaginato i piace-ri della trasgressione? Se pensiamo onestamente di essere giusti o di poterci in qualche modo giustificare, inganniamo noi stessi o gli altri, ma non Dio. Il giudizio di Dio su quelli che fanno (di fatto o virtualmente) tali cose conforme a verit. Nulla pu sfuggire allo scanner del giudizio di Dio: essa come una tomografia computerizzata (TC) che rileva ci che non visibile esteriormente e che permette poi al bisturi del chirurgo di intervenire radicalmente. Cos accade quando ci poniamo al vaglio della Parola di Dio: Infatti la parola di Dio vivente ed efficace, pi affilata di qualunque spada a doppio taglio, e penetrante fino a dividere l'anima dallo spirito, le giunture dalle mi-dolla; essa giudica i sentimenti e i pensieri del cuore (Ebrei 4:12). Il giudizio di Dio conforme a verit perch Dio punir il peccato senza favoritismo, cio senza riguardi personali, dovunque esso si trovi. Non sar soddisfatto dalle apparenze esteriori, da al-cuna presunta opera meritoria che non proceda da un'asso-luta integrit di cuore. Nessuno potr scampare al giudizio di Dio.

    Meditazioni sull'epistola ai Romani, p. 25

  • Qualcuno, per, potrebbe obiettare osservando l'impunit e la prosperit degli empi: Ma dov' questo giudizio di Dio? Tut-to per loro sembra andare molto bene! Io mi pongo tanti scru-poli e problemi, ma guarda loro: soddisfatti e spensierati, cio-nonostante.... Non bisogna, per, confondere la bont di Dio con la certezza del Suo giudizio. La bont di Dio ci dovrebbe solo sospingerci al ravvedimento. Infatti: Il Signore non ritarda l'adempimento della sua promessa [la certa esecuzione del Suo giudizio] come pretendono alcuni; ma paziente verso di voi, non volendo che qualcuno perisca, ma che tutti giungano al ravvedimen-to (1 Pietro 3:9). La bont di Dio ci dovrebbe condurre al rav-vedimento. Se non ci ravvediamo al pi presto dai nostri pec-cati, pi il tempo passa pi grande sar il loro cumulo (il teso-ro d'ira): esso ci croller addosso. Il giorno del giudizio, prima o poi arriver: possiamo esserne certi: Quel giorno un giorno d'ira, un giorno di sventura e d'angoscia, un giorno di rovina e di desolazione, un giorno di tenebre e caligine, un giorno di nuvole e di fitta oscurit (Sofonia 1:15). Allora Dio render a ciascuno la paga che si merita (cio ira e indignazione) per le sue opere (inique) e, anche se parzialmente buone, esse gli saranno rive-late come del tutto insoddisfacenti.

    Grazie a Dio, per, vi sono coloro che: cercano gloria, onore e immortalit, coloro che, apprezzando e perseguendo ci che bene agli occhi di Dio e onesti con s stessi, riconoscono la loro condizione di peccatori condannati, dalla quale da soli non possono uscire. Invocando la misericordia di Dio e chiedendo-gli di mandare loro un Salvatore, troveranno in Lui soltanto gloria, onore e pace. Allora, un salvatore verr per Sion e per quelli di Giacobbe che si convertiranno dalla loro rivolta", dice il SIGNO-RE (Isaia 59:20). Ges, il Cristo, infatti, Colui che stato in-nalzato con la sua destra, costituendolo Principe e Salvatore, per dare ravvedimento a Israele, e perdono dei peccati (Atti 5:31).

    Meditazioni sull'epistola ai Romani, p. 26

  • Preghiera. Signore Iddio, liberami dall'ipocrisia di giudizi af-frettati sul comportamento altrui che non corrispondano ad un'analisi onesta e spassionata anche della mia vita. Accolgo con riconoscenza il Signore e Salvatore Ges Cristo: in Lui e con Lui purificami da tutti i miei peccati. In Lui, per la Tua grazia, trover gloria, onore e pace. Dammi in questo perseve-ranza e diligenza. Amen.

    8

    La legge di Dio la conosciamo bene!

    12 Infatti, tutti coloro che hanno peccato senza legge periranno pure senza legge; e tutti coloro che hanno peccato avendo la legge saranno giudicati in base a quella legge; 13 perch non quelli che ascoltano la legge sono giusti davanti a Dio, ma quelli che l'osservano saranno giustificati. 14 Infatti quando degli stranieri, che non hanno legge, adempiono per natura le cose richieste dalla legge, essi, che non hanno legge, sono legge a s stessi; 15 essi dimostrano che quanto la legge comanda scritto nei loro cuori, perch la loro coscienza ne rende testimonianza e i loro pensieri si accusano o anche si scusano a vicenda. 16 Tutto ci si vedr nel giorno in cui Dio giudicher i segreti degli uomini per mezzo di Ges Cristo, secondo il mio vangelo (Romani 2:12-16).

    ella prima parte di questa sezione della lettera ai Ro-mani l'Apostolo mette in evidenza come Dio con-danni lo stile di vita dei pagani [le genti o stranieri

    (rispetto agli ebrei) secondo questa versione della Bibbia)]. N

    Meditazioni sull'epistola ai Romani, p. 27

  • Qualcuno potrebbe, per, giustamente chiedersi: Come pu Dio chiamare le genti di tutto il mondo a rendere conto della loro vita rispetto ai criteri di comportamento che Egli ha stabi-lito in una Legge data attraverso Mos al popolo ebraico? La maggior parte dell'umanit non conosce quella legge!. La ri-sposta che Dio pu farlo perch quella legge impressa nella natura stessa di ogni creatura umana: essa stata scritta nei loro cuori. A questo rende testimonianza la loro stessa co-scienza, il loro stesso senso morale, fondamentalmente uguale per ogni uomo o donna di ogni tempo e paese.

    La Legge di Dio, data attraverso Mos, proclama ed esplicita, precisandolo, quel che Dio ha impresso in ogni essere umano. Questo comune senso morale pu essere pi o meno chiaro ed sicuramente spesso corrotto. Esso, per, sufficiente a rende-re ogni creatura umana inescusabile. Le infrazioni alla legge di Dio scritta nei loro cuori sono tali da rendere ognuno sicura-mente peccatore e giustamente condannabile da Dio alle san-zioni previste per chiunque le trasgredisca: cio la perdizione. Ecco cos come tutti coloro che peccano senza conoscere la leg-ge di Mos, ma ben conoscendo quanto scritto nel loro cuore, periranno; cos come periranno tutti coloro che, pur conoscen-do quanto Dio ha stabilito nella legge data a Mos, la trasgre-discono. Ognuno sar giudicato da Dio sulla base della legge conosciuta e non debitamente applicata.

    Tutti i popoli hanno consapevolezza morale e riti religiosi per purificarsi dalle proprie trasgressioni ed invocare il favore del-le loro divinit. Tutti i popoli hanno le loro leggi per punire l'adulterio, il furto e l'omicidio. Sanno che tutto questo male e che l'onest un valore imprescindibile. Qui non importa tanto sapere in che modo immaginano la divinit o quali ecce-zioni prevedano per le loro regole. Il fatto che prevedono re-

    Meditazioni sull'epistola ai Romani, p. 28

  • gole di comportamento a cui devono attenersi: questo che te-stimonia della loro coscienza morale. Lo stesso vale per il na-turale senso che c' nell'essere umano di accusare e di giustifi-carsi.

    La responsabilit del popolo di Dio persino maggiore di quella delle altre genti, perch la sovrana volont di Dio stata proclamata fra di loro al di l di ogni possibile equivoco. La norma la pena per chi la trasgredisce l, nero su bianco: 'Maledetto chi non si attiene alle parole di questa legge, per metter-le in pratica!' - E tutto il popolo dir: 'Amen' (Deuteronomio 27:26). Essi odono questa legge in ogni riunione di culto. Pos-sederla ed ascoltarla, per, non basta, non basta vantarsi di averla. Bisogna che la mettano in pratica: Ora, dunque, Israele, da' ascolto alle leggi e alle prescrizioni che io v'insegno perch le mettiate in pratica, affinch viviate ed entriate in possesso del paese che il SIGNORE, il Dio dei vostri padri, vi d (Deuteronomio 4:1).

    Se essi vogliono essere giusti davanti a Dio, devono seguirla fino in fondo. Saranno giustificati quelli che l'osservano, coloro le ubbidiscono in tutto e per tutto. Il fatto , per, che non lo fanno: tanta, infatti, la corruzione che il peccato ha prodotto in loro, che nonostante le loro migliori intenzioni, non sono giusti e non lo saranno mai. Nessuno inganni s stesso magari solo aderendo diligentemente alle formalit esteriori della leg-ge o semplicemente sedendo l dove la legge proclamata. Il loro cuore non retto tale da vanificare ogni loro pretesa. Essi sono chiamati a riconoscersi i peccatori che sono, rinunciando ad ogni apparenza di giustizia ed invocando la misericordia di Dio. indubbiamente umiliante, ma solo quando la realt del-la corruzione del cuore umano onestamente riconosciuta; solo quando un uomo o una donna riconosce di essere, a causa

    Meditazioni sull'epistola ai Romani, p. 29

  • dei suoi peccati, destinato giustamente alla perdizione e invo-ca la misericordia di Dio, Egli potr apprezzare ed accogliere con riconoscenza la grazia che Dio gli provvede nel Salvatore che Egli ha designato.

    Preghiera. Signore, Tu mi hai parlato in tanti modi: quanti sotter-fugi e scusanti per negare e disattendere la Tua sovrana volont io ho trovato! sorprendente quanta fantasia io abbia per giustifi-carmi di fronte a Te. Rinuncio per ad ogni scusa, riconosco umil-mente la corruzione del mio cuore e la giusta condanna che io merito per i miei peccati. per questo, o Signore, che io ho invocato ed invo-co la Tua misericordia, affidandomi completamente all'opera com-passionevole del Salvatore che Tu mi hai provveduto: il Tuo Figlio e nostro Signore, Ges Cristo. Egli solo e sar l'unica base della mia salvezza. Amen.

    Meditazioni sull'epistola ai Romani, p. 30

  • 9Non vanagloria ma onest di fronte a Dio17 Ora, se tu ti chiami Giudeo, ti riposi sulla legge, ti vanti in Dio, 18 conosci la sua volont, e sai distinguere ci che meglio, essendo istruito dalla legge, 19 e ti persuadi di essere guida dei ciechi, luce di quelli che sono nelle tenebre, 20 educatore degli insensati, maestro dei fanciulli, perch hai nella legge la formula della conoscenza e della verit; 21 come mai dunque, tu che insegni agli altri non insegni a te stesso? Tu che predichi: Non rubare! rubi? 22 Tu che dici: Non commettere adulterio! commetti adulterio? Tu che detesti gli idoli, ne spogli i templi? 23 Tu che ti vanti della legge, disonori Dio trasgredendo la legge? 24 Infatti, com' scritto: Il nome di Dio bestemmiato per causa vostra fra gli stranieri (Romani 2:17-24).

    'Apostolo Paolo, autore di questa lettera, naturalmente, era un israelita. Era stato educato nel gruppo pi rigo-roso di quella fede. Egli stesso scrive: Io, circonciso

    l'ottavo giorno, della razza d'Israele, della trib di Beniamino, ebreo figlio d'Ebrei; quanto alla legge, fariseo (Filippesi 3:5). Il fatto che lui condannasse (come aveva fatto poco prima) lo stile di vita dei pagani, avrebbe sicuramente suscitato il plauso degli ebrei, molti dei quali pure dimoravano a quel tempo a Roma. Diffusa, infatti, era in loro la consapevolezza della su-periorit morale e spirituale della fede ebraica, ed era e rimane sicuramente cos. Indubbiamente erano il popolo eletto (scelto) dal Dio vero e vivente come Suo portavoce e rappresentante. Potevano certamente essere fieri di conoscere cos chiaramente Dio, la Sua volont e la Sua legge, perch Dio l'aveva loro rive-lata. Le loro scuole di prim'ordine l'insegnavano fedelmente:

    L

    Meditazioni sull'epistola ai Romani, p. 31

  • erano infatti scuole molto apprezzate anche fuori dall'ambito della loro fede. Potevano cos vantarsene come portatori di luce in un modo di tenebre morali, di sapienza in un mondo di insensatezza, e di verit in un mondo di menzogne. Non c'era nulla di male in questo. La Scrittura stessa, infatti, dice: Glo-riatevi del suo santo nome; si rallegri il cuore di quelli che cer-cano il SIGNORE! (1 Cronache 16:10).

    Il problema che Paolo rileva e denuncia, per, con tutto que-sto, era la loro fondamentale incoerenza. Certo non si poteva generalizzare, ma allora gli israeliti sembra non godessero nel mondo pagano, di buona fama e questo non per le loro prete-se, ma perch alle loro parole ed al loro vanto spesso non cor-rispondeva un comportamento conseguente. Non era infatti infrequente che venissero accusati di frode nel commercio e di usura, come pure di altri comportamenti immorali. Si vantava-no d'essere migliori degli altri, ma nei fratti non dimostravano d'esserlo. Paolo rileva come addirittura, a causa del loro com-portamento incoerente, molti maledicessero Dio stesso, quello stesso di cui tanto parlavano. L'analisi di Paolo qui impieto-sa, ma apertamente toccava una profonda verit: la societ pa-gana era certamente da condannare, ma, con altrettanta certez-za, loro stessi non potevano considerarsi giusti davanti a Dio. La realt del peccato contaminava e corrompeva pure la loro stessa vita. Dovevano riconoscerlo onestamente e, umiliandosi davanti a Dio, dovevano implorare la Sua misericordia. Essi avevano bisogno di un Salvatore, tanto quanto i pagani: ecco ci che l'Apostolo intendeva qui far loro comprendere.

    quanto Ges insegna nella parabola del Fariseo e del pubbli-cano: "Due uomini salirono al tempio per pregare; uno era fari-seo, e l'altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava cos dentro di s: 'O Dio, ti ringrazio che io non sono come gli

    Meditazioni sull'epistola ai Romani, p. 32

  • altri uomini, ladri, ingiusti, adlteri; neppure come questo pubblicano. Io digiuno due volte la settimana; pago la decima su tutto quello che possiedo'. Ma il pubblicano se ne stava a di-stanza e non osava neppure alzare gli occhi al cielo; ma si bat-teva il petto, dicendo: 'O Dio, abbi piet di me, peccatore!' Io vi dico che questo torn a casa sua giustificato, piuttosto che quello; perch chiunque s'innalza sar abbassato; ma chi si ab-bassa sar innalzato' (Luca 18:10-14).

    Il discorso che Paolo fa in questo testo riguarda solo gli ebrei? Soltanto quelli della sua generazione? possibile, come cristia-ni, trovarci noi nella medesima situazione? Sicuramente. Quante volte, infatti, si sente dire anche oggi: Voi, con tutto il vostro parlare di Dio, di chiesa, di moralit, di religione, non siete certamente meglio degli altri. I fatti parlano chiaro. Siete solo degli ipocriti. Non solo vi dimostrate incoerenti con i principi che voi stessi proclamate, ma trovate sempre modo di giustificare le vostre malefatte. Voi e il vostro Dio non merita-te alcun rispetto. Non venite a parlarci pi della vostra religio-ne. solo un'unica e plateale ipocrisia. Tutto questo non solo un parlare pretestuoso da parte del mondo. Non cerchia-mo scusanti.

    un dato di fatto: non siamo giusti davanti a Dio, e la nostra professione di religiosit non contribuisce a farci essere tali. Abbiamo bisogno di un salvatore, abbiamo bisogno del Salva-tore, non a parole, ma in fatti e verit.

    Preghiera. Signore Iddio, se Tu trovassi in me ipocrisia e presun-zione, scuotimi con forza ed umiliami, affinch io me ne liberi viven-do con coerenza la professione della mia fede. Che la mia preoccupa-zione pi grande sia di non portarti giammai disonore. Quando poi, nella mia debolezza, io cadessi in peccato, fa s che io lo riconosca

    Meditazioni sull'epistola ai Romani, p. 33

  • apertamente, risolvendomi, con il Tuo aiuto, di farne ammenda. Per Ges Cristo, mio Signore e Salvatore. Amen.

    Meditazioni sull'epistola ai Romani, p. 34

  • 10

    Le formalit religiose non rendono giusti25 La circoncisione utile se tu osservi la legge; ma se tu sei trasgressore della legge, la tua circoncisione diventa incirconcisione. 26 Se l'incirconciso osserva le prescrizioni della legge, la sua incirconcisione non sar considerata come circoncisione? 27 Cos colui che per natura incirconciso, se adempie la legge, giudicher te, che con la lettera e la circoncisione sei un trasgressore della legge. 28 Giudeo infatti non colui che tale all'esterno; e la circoncisione non quella esterna, nella carne; 29 ma Giudeo colui che lo interiormente; e la circoncisione quella del cuore, nello spirito, non nella lettera; di un tale Giudeo la lode proviene non dagli uomini, ma da Dio (Romani 2:25-29).

    'Apostolo qui continua la sua polemica dimostrando come nessuno possa considerarsi giusto davanti a Dio e quindi che tutti hanno bisogno del Salvatore Ges Cri-

    sto. Nemmeno gli Israeliti possono considerarsi tali non solo perch il peccato guasta anche le loro migliori aspirazioni, ma nemmeno sulla base della fedele osservanza dei loro rituali, di cui la circoncisione ha posto prominente.

    LLa circoncisione una pratica che consiste nell'asportare parte o la totalit del prepuzio del pene. La parola circoncisione de-riva dal latino circum ("attorno") e caedere (tagliare). Il patto della circoncisione era stato comandato da Dio ad Abraamo, il Padre del popolo ebraico, come segno del legame eterno fra Dio e la Casa dIsraele (Genesi 17:7) e come segno di purifica-zione e di separazione dal paganesimo. Si tratta di una norma prescritta unica nel suo genere, in quanto essa impressa nella

    Meditazioni sull'epistola ai Romani, p. 35

  • carne di ogni Ebreo (sono i 613 precetti che gli Ebrei sono tenu-ti ad osservare). L'Antico Testamento afferma: Sarete circon-cisi; questo sar un segno del patto fra me e voi. All'et di otto giorni, ogni maschio sar circonciso tra di voi, di generazione in generazione () il mio patto nella vostra carne sar un pat-to perenne. L'incirconciso, il maschio che non sar stato circon-ciso nella carne del suo prepuzio, sar tolto via dalla sua gente: egli avr violato il mio patto" (Genesi 17:11-14). Nel Nuovo Te-stamento, il Battesimo ha preso il posto della circoncisione.

    La circoncisione (e il battesimo), per, in s stessi, non hanno alcun valore se non corrispondono ai fatti di un'autentica fede operante, di una reale, coerente e completa ubbidienza alla legge morale di Dio, di una vita veramente pura e distinta dal-lo stile di vita del paganesimo, da una reale separazione mora-le e spirituale dal mondo ribelle a Dio. L'essersi sottoposti alla circoncisione (o al battesimo) non rende in s stessi giusti da-vanti a Dio e pu diventare una vuota ed illusoria formalit, come, per altro, si vede anche oggi nella pratica (sia fra ebrei che cristiani). Quante persone, infatti, ritengono di aver fatto il loro dovere con queste cerimonie ma senza che a questo corrisponda una vita realmente consacrata al Signore?! Esse non hanno alcun valore magico e diventano pura supersti-zione: esse valgono solo quando sono il segno di una vita veramente in linea con i criteri morali stabiliti dal Signore.

    Giudeo infatti, cio chi appartiene al popolo di Dio (questo vale anche per i cristiani), non colui che tale all'esterno, esteriormente, formalmente. La circoncisione non quella ester-na, nella carne, l'asportazione di un po' di pelle o il bagnarsi con l'acqua del battesimo. Giudeo, chi appartiene al popolo del Signore, colui che lo interiormente, quando la persona credente fin dal profondo della sua anima e lo esprime in tutto

    Meditazioni sull'epistola ai Romani, p. 36

  • quel che e fa. La circoncisione quella del cuore, nello spirito, non nella lettera, il peccato deve essere tagliato via realmen-te dalla vita quotidiana del credente. Di un tale Giudeo la lode proviene non dagli uomini, ma da Dio: le formalit religiose pos-sono soddisfare eventualmente la gente, ma non impressiona-no Dio pi di quel tanto!

    Preghiera. Liberami, o Signore, dall'inganno del formalismo religio-so! Voglio essere cristiano di fatto, in verit, ed allora anche le ceri-monie religiose che Tu hai prescritto avranno senso e saranno di au-tentica testimonianza a quelli di fuori. Che io non sia complice e con-nivente del formalismo religioso ma che in ogni circostanza io pro-clami la verit. Nel nome di Cristo. Amen.

    11

    La fedelt di Dio, ciononostante...1 Qual dunque il vantaggio del Giudeo? Qual l'utilit della circoncisione? 2 Grande in ogni senso. Prima di tutto, perch a loro furono affidate le rivelazioni di Dio. 3 Che vuol dire infatti se alcuni sono stati increduli? La loro incredulit annuller la fedelt di Dio? 4 No di certo! Anzi, sia Dio riconosciuto veritiero e ogni uomo bugiardo, com' scritto: Affinch tu sia riconosciuto giusto nelle tue parole e trionfi quando sei giudicato. 5 Ma se la nostra ingiustizia fa risaltare la giustizia di Dio, che diremo? Che Dio ingiusto quando d corso alla sua ira? (Parlo alla maniera degli uomini.) 6 No di certo! Perch, altrimenti, come potr Dio giudicare il mondo? 7 Ma se per la mia menzogna la verit di Dio sovrabbonda a sua gloria, perch sono ancora giudicato come peccatore? 8 Perch non facciamo il male affinch ne venga il bene, come da taluni siamo calunniosamente accusati di dire? La

    Meditazioni sull'epistola ai Romani, p. 37

  • condanna di costoro giusta (Romani 3:1-8)

    e accuse che l'apostolo Paolo rivolge contro il popolo ebraico, di cui egli pure parte, non provengono da malanimo, n pregiudicano l'identit e la vocazione di

    questo popolo, anzi, la confermano.LIn primo luogo, essi sono e rimangono il popolo eletto; in se-condo luogo, essi sono coloro che hanno ricevuto la rivelazio-ne di Dio e dei Suoi progetti e sono chiamati a farla conoscere al mondo; in terzo luogo, i loro peccati ed incoerenze non va-nifica i progetti di Dio per loro e per il mondo.

    Nelle sue parole l'Apostolo fa eco a quelle degli antichi profeti di Israele quando, con termini persino pi forti dei suoi, de-nunciavano l'infedelt, incoerenza ed ipocrisia di questo popo-lo in varie fasi della sua storia. Gi al tempo di Mos la realt di questo popolo, pur beneficato in modo stupefacente, era chiara: Il SIGNORE pass davanti a lui, e grid: 'Il SIGNORE! il SIGNORE! il Dio misericordioso e pietoso, lento all'ira, ricco in bont e fedelt, che conserva la sua bont fino alla millesima generazione, che perdona l'iniquit, la trasgressione e il pecca-to ma non terr il colpevole per innocente; che punisce l'iniqui-t dei padri sopra i figli e sopra i figli dei figli, fino alla terza e alla quarta generazione!' . Mos subito s'inchin fino a terra e ador. Poi disse: 'Ti prego, Signore, se ho trovato grazia agli occhi tuoi, venga il Signore in mezzo a noi, perch questo un popolo dal collo duro; perdona la nostra iniquit, il no-stro peccato e prendici come tua eredit'. Il SIGNORE rispose: 'Ecco, io faccio un patto: far davanti a tutto il tuo popolo me-raviglie, quali non sono mai state fatte su tutta la terra n in al-cuna nazione; tutto il popolo in mezzo al quale ti trovi vedr

    Meditazioni sull'epistola ai Romani, p. 38

  • l'opera del SIGNORE, perch tremendo quello che io sto per fare per mezzo di te' (Esodo 34:6-10).

    La realt dell'antico popolo di Dio, come pure quella del mo-derno popolo di Dio in Cristo, chiara: si tratta di peccatori, n pi n meno di tutti gli altri, ma con una differenza: sono salvati per grazia. Dall'eternit, per manifestare la Sua miseri-cordia, cos come Egli manifesta la Sua giustizia, Dio si com-piace di salvare un certo numero di peccatori; fa dei progetti nei loro riguardi e fedelmente, nonostante le loro incoerenze e fallimenti, questi progetti vengono a sicuro compimento. Niente e nessuno li pu ostacolare, neanche la loro testa dura, nonostante facciano resistenza a Lui, Gli siano refrattari ed irriconoscenti. I progetti di salvezza di Dio vengono a sicu-ro compimento nonostante ed attraverso l'infedelt dei Suoi eletti. Dio verace e mantiene sempre le Sue promesse: questo risalta ancora pi chiaramente quando viene messo in contra-sto con l'infedelt del Suo popolo.

    Possiamo, per, forse dire: ...va be', allora se cos possiamo continuare a peccare a nostro piacimento, tanto il Signore ci salver comunque, anzi, il nostro peccato non fa che mettere in risalto la Sua santit!. Quest'accusa continua a risuonare an-che oggi quando si predica il messaggio biblico sulla salvezza per grazia mediante la fede, cio non sulla base di nostre opere meritorie. Dio condanna i peccatori senza remissione, perch Egli giusto, ma si compiace di portare alla salvezza, per la Sua grazia, quanti, fra di essi, Egli infonde loro quel ravvedi-mento, quella fede e quell'ubbidienza di cui da soli non sareb-bero capaci. Possiamo dunque essere certi di questo: Dio ese-guir il Suo giusto giudizio sull'umanit peccatrice, ma coloro che da essa Egli salva, manifestano, altrettanto sicuramente, ravvedimento, fede ed ubbidienza.

    Meditazioni sull'epistola ai Romani, p. 39

  • Il Suo popolo pu dire, ieri ed oggi, Egli ci ha salvati e ci ha rivolto una santa chiamata, non a motivo delle nostre opere, ma secondo il suo proposito e la grazia che ci stata fatta in Cristo Ges fin dall'eternit (2 Timoteo 1:9); Egli ci ha salvati non per opere giuste da noi compiute, ma per la sua misericor-dia, mediante il bagno della rigenerazione e del rinnovamento dello Spirito Santo (Tito 3:5); Non in virt di opere affinch nessuno se ne vanti; infatti siamo opera sua, essendo stati creati in Cristo Ges per fare le opere buone, che Dio ha prece-dentemente preparate affinch le pratichiamo (Efesini 2:9-10).

    Preghiera. Signore Iddio, lodo e magnifico la Tua fedelt nel salva-re, mediante la Tua grazia in Cristo Ges, un peccatore come io sono. Riconosco apertamente ed onestamente, di fronte alla Tua san-ta legge, tutte le mie mancanze, me ne ravvedo e far uso di tutti gli strumenti che Tu mi metti a disposizione, per rendere a Te gradita la mia vita, in riconoscenza per quanto Tu hai fatto e continui a fare per me. Nel nome di Cristo. Amen.

    Meditazioni sull'epistola ai Romani, p. 40

  • 12

    Gli effetti della grazia di Dio in Cristo 1 Giustificati dunque per fede, abbiamo pace con Dio per mezzo di Ges Cristo, nostro Signore, 2 mediante il quale abbiamo anche avuto, per la fede, l'accesso a questa grazia nella quale stiamo fermi; e ci gloriamo nella speranza della gloria di Dio; 3 non solo, ma ci gloriamo anche nelle afflizioni, sapendo che l'afflizione produce pazienza, 4 la pazienza esperienza, e l'esperienza speranza. 5 Or la speranza non delude, perch l'amore di Dio stato sparso nei nostri cuori mediante lo Spirito Santo che ci stato dato (Romani 5:1-5).

    a persona che, rinunciando ad accampare meriti pro-pri e riconoscendo di essere un peccatore condannato, si affida soltanto alla misericordia di Dio in Ges Cri-

    sto, fa esperienza gi nell'oggi della sua vita di quanto la gra-zia sia efficace. La grazia di Dio, infatti, produce effetti consi-derevoli in chi la riceve. Davvero l'Evangelo potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede (1:6). L'Apostolo, in questo capitolo, ne elenca diversi.

    L Il primo effetto della grazia, per il credente in Cristo, la pace interiore. Se per la sua salvezza, infatti, avesse dovuto contare solo sulle presunte proprie opere meritorie, non avrebbe mai potuto essere completamente sicuro di avercela fatta. Sareb-be stato perennemente nell'inquietudine. Ora, per, quieto, tranquillo, sereno, perch la sua accettabilit davanti a Dio il risultato di ci che Cristo per lui ha perfettamente compiuto. Quella di Cristo un'opera perfetta e completa. La sua co-

    Meditazioni sull'epistola ai Romani, p. 41

  • scienza ora pu riposare. Il giudizio di Dio per lui non pi una minaccia, una spada che gli pende sul capo. Il Fariseo non conosce questa pace, nonostante tutta la sua sicumera. La spa-valderia degli irresponsabili che sfidano Dio ed il Suo giudi-zio, di breve durata. Le anime dei miserabili sempre tremano se non trovano la propria pace nella grazia di Cristo. Ecco perch Pao-lo pure pu dire ai cristiani: Non angustiatevi di nulla, ma in ogni cosa fate conoscere le vostre richieste a Dio in preghiere e sup-pliche, accompagnate da ringraziamenti. E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodir i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Ges (Filippesi 4:6,7).

    Avendo avuto in Cristo la grazia del libero e fiducioso accesso a Dio, sicuro che niente e nessuno mai potr sottrargliela (in essa, infatti, sta fermo), persino le inevitabili afflizioni di que-sta vita (diverse fra le quali spesso sono conseguenza della no-stra scelta di stare dalla parte di Cristo) diventano per il cri-stiano produttive. Nella prospettiva della fede cristiana, infatti, le afflizioni producono esperienza, pazienza e speranza. Dav-vero le afflizioni forgiano il carattere. L'apostolo Pietro scri-ve: Rallegratevi in quanto partecipate alle sofferenze di Cristo () Se siete insultati per il nome di Cristo, beati voi! Perch lo Spirito di gloria, lo Spirito di Dio, riposa su di voi. Nessuno di voi abbia a sof-frire come omicida, o ladro, o malfattore, o perch si immischia nei fatti altrui; ma se uno soffre come cristiano, non se ne vergogni, anzi glorifichi Dio, portando questo nome (1 Pietro 4:13-16).

    Attraverso le tribolazioni siamo stimolati alla pazienza, la pa-zienza trova conforto nell'aiuto di Dio, e questo ci incoraggia a coltivare la certezza della speranza cristiana. Nella consapevo-lezza che Dio ci propizio in Cristo, persino le calamit diven-tano per il cristiano occasione di gioia. Pi avanti l'Apostolo scriver infatti: Or sappiamo che tutte le cose cooperano al

    Meditazioni sull'epistola ai Romani, p. 42

  • bene di quelli che amano Dio, i quali sono chiamati secondo il suo disegno (8:28). La consapevolezza dell'amore di Dio in Cristo tanto pervade il cuore del cristiano che pu dire che esso sia sparso su di lui come benefica pioggia su un arido ter-reno.

    Il cristiano vive cos la pienezza di Dio nella sua vita. ricon-ciliato in Cristo (il Figlio di Dio) con Dio Padre e Dio lo Spirito Santo lo coinvolge completamente trasformando e trasfiguran-do ogni aspetto della sua vita. Dio Padre ha preso la determi-nazione di salvarlo; Dio il Figlio ha operato questa salvezza nella Sua vita, morte e risurrezione; Dio lo Spirito Santo ha ap-plicato alla sua vita quanto in Cristo ha conseguito, e gli effetti sono visibili, concreti, pratici. L'empio e l'incredulo, il vanaglo-rioso e l'insolente non hanno la pi pallida idea di ci che av-viene nella vita di coloro che affidano, per la propria giustifica-zione, la vita al Cristo. Se capita loro di parlarne e di discuter-ne, solo straparlano ed equivocano. I loro discorsi sono insen-sati come quelli di chi vorrebbe discutere di ci del quale non ha la minima conoscenza. Cos pure la teologia di coloro che di tutto questo mai hanno fatto esperienza.

    Che il Signore Iddio conceda a te che leggi queste parole un'e-sperienza viva della realt degli straordinari effetti di ci che in Cristo Dio ha operato. Che Egli ti coinvolga sempre di pi, con il Suo Santo Spirito, e ti faccia conoscere la pace di Cristo ...alla quale siete stati chiamati per essere un solo corpo, regni nei vostri cuori; e siate riconoscenti (Colossesi 3:15).

    Preghiera. Signore Iddio, Ti ringrazio di avermi raggiunto in Cri-sto con la Tua grazia e di avermi fatto oggetto dei suoi straordinari effetti. Forgia sempre meglio il mio carattere, affinch, anche attra-

    Meditazioni sull'epistola ai Romani, p. 43

  • verso le difficolt della vita, io faccia piena esperienza dei Tuoi doni. Amen.

    13

    Tutti bocciati9 Che dire dunque? Noi siamo forse superiori? No affatto! Perch abbiamo gi dimostrato che tutti, Giudei e Greci, sono sottoposti al peccato, 10 com' scritto: Non c' nessun giusto, neppure uno. 11 Non c' nessuno che capisca, non c' nessuno che cerchi Dio. 12 Tutti si sono sviati, tutti quanti si sono corrotti. Non c' nessuno che pratichi la bont, no, neppure uno. 13 La loro gola un sepolcro aperto; con le loro lingue hanno tramato frode. Sotto le loro labbra c' un veleno di serpenti. 14 La loro bocca piena di maledizione e di amarezza. 15 I loro piedi sono veloci a spargere il sangue. 16 Rovina e calamit sono sul loro cammino 17 e non conoscono la via della pace. 18 Non c' timor di Dio davanti ai loro occhi. 19 Or noi sappiamo che tutto quel che la legge dice, lo dice a quelli che sono sotto la legge, affinch sia chiusa ogni bocca e tutto il mondo sia riconosciuto colpevole di fronte a Dio; 20 perch mediante le opere della legge nessuno sar giustificato davanti a lui; infatti la legge d soltanto la conoscenza del peccato (Romani 3:9-20).

    'apostolo Paolo arriva qui alla ad esplicitare la tesi che si era proposto di dimostrare: non c' al mondo alcuno che possa considerarsi giusto davanti a Dio. Se si do-

    vesse assegnare a tutti un voto in condotta, sia i Greci (al-lora considerati privi di legge e di morale) che i Giudei (che si vantavano della loro conformit alla legge di Dio), nessuno arriva alla sufficienza. Tutti sono da considerarsi respinti,

    LMeditazioni sull'epistola ai Romani, p. 44

  • tutti vengono meno (in maggior o in minor misura) ai criteri di giustizia stabiliti da Dio. Se la sufficienza il 6, avere 4 o 5 e mezzo non li porter alla promozione e non vi sar al-cun ...esame di riparazione. Tutti indistintamente siamo sottoposti al peccato, siamo governati, controllati, condizio-nati dal peccato. Esso contamina ogni aspetto del nostro essere e pregiudica anche le nostre aspirazioni pi nobili, impeden-doci di raggiungere lo standard che ci richiesto.

    A riprova di tutto questo, l'Apostolo cita, parafrasandolo, il Salmo 14, che presenta la stoltezza di chi afferma Non c' Dio. indubbiamente comodo negare Dio, vivere come se Lui non esistesse, non cercarlo ed eventualmente immagi-narlo come noi vorremmo. conveniente stabilire noi stessi i criteri secondo i quali vivere, giustificare noi stessi e persino scandalizzarci indignati per il rigore inaccettabile di ci che Dio esige da noi. Questa descrizione ci pare troppo negativa e pessimista. Oh, ma come? Che esagerazione! Nessuno che cerchi Dio... nessuno che capisca... tutti sviati e corrotti... nessuno che pratichi la bont... bugiardi, senza timore di Dio, sanguinari.... cos, mettiamocelo in testa, Dio ha ragione e certamente vede le cose molto meglio di come le vediamo noi, che solo ci facciamo illusioni sulla natura umana cos come oggi si presenta. Abbiamo fatto molti progressi tecnologici, ma moralmente siamo ancora all'et della pietra, solo eventual-mente pi raffinati nella nostra malizia. Meglio far silenzio e riconoscere onestamente che davanti a Dio siamo colpevoli e condannati.

    Certo, vorremmo un Dio che tutto perdona e che accetti le nostre giustificazioni! Ci illudiamo cos, non solo di non esse-re poi cos male, ma che esistano anche uomini e donne che siano riusciti a conseguire, con i loro sforzi e virt, la santit.

    Meditazioni sull'epistola ai Romani, p. 45

  • Appendiamo alle pareti la loro raffigurazione come simbolo dell'uomo glorificato, onnipotente, realizzato, mitizzandoli. Ogni tanto, di questi personaggi, per, qualcuno scopre il lato oscuro: non avrebbe potuto essere diversamente, perch ogni opera umana contaminata dal peccato, fondamentalmente inadeguata. Persistiamo a credere nell'uomo e ne rimaniamo regolarmente delusi. Preferiamo per metterci una benda sugli occhi per non vedere, cullandoci nelle nostre illusioni, ostina-tamente rifiutando la diagnosi oggettiva e verace che dell'esse-re umano Dio fa nella Sua Parola. In fondo al nostro cuore sap-piamo bene di non essere adeguati, di non essere quel che sap-piamo di dover essere. I criteri di giustizia di Dio rilevano il nostro condizione di peccato, quella dalla quale, da soli, non potremo mai uscire.

    Ecco cos come, nella Sua Parola Dio ci chiama a rinunciare ad ogni nostra illusione su noi stessi e sugli altri. Iddio, per, non lo fa per farci cadere nella depressione e nell'autodistruzione. Vuole giustamente che disperiamo di noi stessi, ma affinch noi troviamo in Lui la soluzione al dilemma dell'umana giusti-zia. Accettare la diagnosi di Dio sulla condizione umana signi-fica incamminarci a trovare nel Signore e Salvatore Ges Cri-sto la risposta che sola pu dare speranza e concreta soluzione alla situazione che viviamo individualmente e collettivamente.

    Preghiera. Signore Iddio, rinuncio ad ogni mia illusione e pretesa. Accetto la diagnosi negativa che Tu fai sulla mia vita e la considero un salutare realismo. Dispero di me stesso: per questo che cerco la Tua grazia, per questo che mi aggrappo a Cristo, unica mia spe-ranza. Amen.

    Meditazioni sull'epistola ai Romani, p. 46

  • 14

    Non la nostra giustizia ma la Sua21 Ora per, indipendentemente dalla legge, stata manifestata la giustizia di Dio, della quale danno testimonianza la legge e i profeti: 22 vale a dire la giustizia di Dio mediante la fede in Ges Cristo, per tutti coloro che credono - infatti non c' distinzione: 23 tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio - 24 ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, mediante la redenzione che in Cristo Ges. 25 Dio lo ha prestabilito come sacrificio propiziatorio mediante la fede nel suo sangue, per dimostrare la sua giustizia, avendo usato tolleranza verso i peccati commessi in passato, 26 al tempo della sua divina pazienza; e per dimostrare la sua giustizia nel tempo presente affinch egli sia giusto e giustifichi colui che ha fede in Ges. 27 Dov' dunque il vanto? Esso escluso. Per quale legge? Delle opere? No, ma per la legge della fede; 28 poich riteniamo che l'uomo giustificato mediante la fede senza le opere della legge. 29 Dio forse soltanto il Dio dei Giudei? Non egli anche il Dio degli altri popoli? Certo, anche il Dio degli altri popoli, 30 poich c' un solo Dio, il quale giustificher il circonciso per fede, e l'incirconciso ugualmente per mezzo della fede. 31 Annulliamo dunque la legge mediante la fede? No di certo! Anzi, confermiamo la legge (Romani 3:21-31).

    l punto fermo ed imprescindibile che l'Apostolo afferma e dimostra in questa sua lettera : Tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio, cio sono squalificati ai Suoi

    occhi. Criteri di giustizia inferiori non valgono. Ogni nostra giustificazione Dio la respinge. Chi poi, conoscendo la legge di Dio, si sforza di applicarla diligentemente, si trova ben presto

    IMeditazioni sull'epistola ai Romani, p. 47

  • sommamente frustrato: il peccato pesa come una zavorra, gli impedisce di elevarsi e da essa non riesce a liberarsi. una vera e propria maledizione. Infatti tutti quelli che si basano sulle opere della legge sono sotto maledizione; perch scritto: 'Maledetto chiunque non si attiene a tutte le cose scritte nel libro della legge per metterle in pratica'" (Galati 3:10).

    Non c' dunque via d'uscita da questa situazione? S, una via d'uscita esiste, ed quella che Dio, nella Sua grazia e miseri-cordia, provvede. Con i nostri sforzi, meriti e presunte virt non possiamo conseguire per noi stessi alcuna valida giustizia. Il Signore e Salvatore Ges Cristo, per, nel quale si manifesta l'amore di Dio, ha conseguito Egli stesso un tesoro di giustizia, di meriti e di virt del quale ce ne vuole far dono, affinch su quella base noi possiamo essere accolti da Dio e salvati. Con fi-ducia, cos, tendiamo le nostre mani verso di Lui, accogliamo questo dono, questo lasciapassare. Esso diventa nostro. Con questo attestato soltanto le porte di Dio si apriranno per noi. il Suo dono per noi. Ogni dono gratuito, senn non sarebbe pi dono. Non lo dobbiamo meritare, solo accogliere con fede. Crediamo in Lui, crediamo che quanto Egli ha compiuto sia valido, valido per noi personalmente, come afferma la Bibbia.

    Cristo venuto e, per coloro che Lo accolgono, ha conseguito la giustizia di cui hanno bisogno. Non solo questo, ma, attra-verso il Suo sacrificio, la Sua morte in croce, Egli ha espiato completamente la pena che essi dovevano scontare per i loro peccati. Chi si affida a Lui ne totalmente liberato. Ecco per-ch l'Apostolo dice: Dio lo ha prestabilito come sacrificio propi-ziatorio mediante la fede nel suo sangue, per dimostrare la sua giu-stizia (...) nel tempo presente affinch egli sia giusto e giustifichi co-lui che ha fede in Ges.

    Meditazioni sull'epistola ai Romani, p. 48

  • Nessuno quindi ha pi base alcuna per vantare superiorit su-gli altri. Non pu esserci alcuna meritocrazia quando si tratta della nostra accoglienza di fronte a Dio. A qualunque nazione apparteniamo, qualunque sia la nostra condizione, per quanto gravi siano i nostri peccati, se ci affidiamo alla Persona ed al-l'opera di Cristo, saremo accolti da Dio, non per merito nostro, ma per merito di Cristo. La giustizia che porto a Dio non , cos, la mia, ma quella di Cristo, il mio Signore e Salvatore. ...poich c' un solo Dio, il quale giustificher il circonciso per fede, e l'incirconciso ugualmente per mezzo della fede.

    Si vanifica forse, in questo modo, quanto moralmente la legge di Dio esige? No di certo! Anzi, confermiamo la legge, perch Dio non abbassa per noi il livello di quanto Egli esige, n semplice-mente passa un colpo di spugna sui nostri peccati e ci per-dona, non pretendendo pi che noi ci conformiamo alla Sua legge. Cristo ha pienamente onorato quanto la legge prescrive, lo ha fatto come uomo per noi e su quella base, sulla base di quella giustizia perfettamente adempiuta, affidandoci ad essa, noi siamo salvi. Ricevere questa grazia, inoltre, vuol dire, di fatto, trasformare la nostra vita. Riconosciamo i nostri peccati e la condanna che essi meritano, ci ravvediamo da essi e acco-gliamo, per fede, la Persona e l'opera di Cristo. Questo far differenza nella nostra vita perch, con gioia e volentieri, de-sideriamo compiacergli in ogni cosa, non per meritarci qualco-sa, ma come espressione della nostra riconoscenza verso di Lui. Inizia cos in noi fin da oggi, in comunione con Dio, un percorso di santificazione che avr pieno compimento in cielo. Ecco perch l'Evangelo di Cristo potenza di Dio per la sal-vezza di chiunque crede in Lui.

    Preghiera. Signore Iddio, Ti ringrazio con tutto me stesso per il dono che mi hai fatto in Cristo e che mi permette piena comunione

    Meditazioni sull'epistola ai Romani, p. 49

  • con Te. Con gioia e riconoscenza con Lui ora cammino verso la certa meta finale. Ti ringrazio perch impotenza e frustrazione per i miei miseri sforzi ora sono sostituite dall'efficacia di quanto Tu hai com-piuto per me in Cristo e, su quella base, continui ad operare in me. Amen.

    Meditazioni sull'epistola ai Romani, p. 50

  • 15

    Colui che giustifica l'empio1 Che diremo dunque che il nostro antenato Abraamo abbia ottenuto secondo la carne? 2 Poich se Abraamo fosse stato giustificato per le opere, egli avrebbe di che vantarsi; ma non davanti a Dio; 3 infatti, che dice la Scrittura? Abraamo credette a Dio e ci gli fu messo in conto come giustizia. 4 Ora a chi opera, il salario non messo in conto come grazia, ma come debito; 5 mentre a chi non opera ma crede in colui che giustifica l'empio, la sua fede messa in conto come giustizia. 6 Cos pure Davide proclama la beatitudine dell'uomo al quale Dio mette in conto la giustizia senza opere, dicendo: 7 Beati quelli le cui iniquit sono perdonate e i cui peccati sono coperti. 8 Beato l'uomo al quale il Signore non addebita affatto il peccato. 9 Questa beatitudine soltanto per i circoncisi o anche per gl'incirconcisi? Infatti diciamo che la fede fu messa in conto ad Abraamo come giustizia. 10 In quale circostanza dunque gli fu messa in conto? Quando era circonciso, o quando era incirconciso? Non quando era circonciso, ma quando era incirconciso; 11 poi ricevette il segno della circoncisione, quale sigillo della giustizia ottenuta per la fede che aveva quando era incirconciso, affinch fosse padre di tutti gl'incirconcisi che credono, in modo che anche a loro fosse messa in conto la giustizia; 12 e fosse padre anche dei circoncisi, di quelli che non solo sono circoncisi ma seguono anche le orme della fede del nostro padre Abraamo quand'era ancora incirconciso (Romani 4:1-12).

    a dottrina che l'Apostolo espone in questi capitoli sta-ta definita la dottrina della giustificazione del peccatore per la sola grazia mediante la sola fede in Cristo soltanto. Con-

    troversa allora come continua ad essere controversa oggi, la L

    Meditazioni sull'epistola ai Romani, p. 51

  • sua radicalit scandalosa non solo per l'empia arroganza di chi vorrebbe essere dio e legge a s stesso, ma anche per il perbenismo della religione corrotta e compiacente che dell'or-goglio umano ne il braccio religioso. Questa dottrina, infat-ti, intollerabile per la carne che, in mille modi, o l'avversa direttamente o la reinterpreta a proprio uso e consumo. L'e-stablishment religioso del Giudaismo aveva (come ogni altra religione che si rispetti) creato il proprio sistema di salvez-za mediante opere meritorie e vedeva come fumo negli oc-chi la dottrina che qui Paolo espone. Di fatto, quel che l'Apo-stolo proclama non era una novit frutto della sua mente malata e perversa (come alcuni la definivano), ma del tutto in linea con la fede storica di Israele, quella di Abraamo, Isacco e Giacobbe, quella di Davide e dei profeti. Nella sua epistola Paolo intende dimostrarlo.

    Abraamo, ad esempio, si era forse conquistato la salvezza mediante opere meritorie tanto da potersi vantare davanti a tutti di quanto bravo era stato? Forse che Dio l'aveva benedet-to e salvato come dovuta ricompensa per quanto egli aveva compiuto? No: Egli credette al SIGNORE, che gli cont questo come giustizia (Genesi 15:6). Dio si dimostra come colui che giustifica l'empio (5) sulla base della fede in Lui (cosa che al-cuni ritengono persino immorale). Dio non giustifica chi si ritiene giusto sulla base delle proprie presunte opere meritorie. Se benedizioni e salvezza fossero una paga dovuta, questo non potrebbe essere considerato grazia. Grazia, per definizio-ne, sempre favore immeritato. Abramo viene dichiarato giusto per grazia di Dio sulla base della propria fede in Lui persino prima che egli si sottoponesse al rito della circoncisione, come se eseguire questo rito fosse un altro motivo per il quale egli era stato ricompensato! Benedizioni e salvezza non dipendo-no dai propri presunti (ed impossibili) meriti, n dipendono

    Meditazioni sull'epistola ai Romani, p. 52

  • dalla partecipazione a riti religiosi o dalla propria affiliazione formale al popolo di Dio. Giustificazione, benedizioni e salvez-za sono doni che Dio fa, di Sua iniziativa a quegli empi pecca-tori che, disperando di s stessi, si affidano alla Sua misericor-dia. Paolo stesso, che presumeva un tempo d'essere giusto da-vanti a Dio, aveva dovuto egli stesso prima sbattuto a terra perch si rendesse conto di quel che veramente era ed invocas-se misericordia (Atti 9:4).

    Lo stesso grande Davide poteva certo essere considerato re-lativamente migliore, ad esempio, di Saul, ma non era certo un santo (come si dice oggi). Ne combina anche lui di cotte e di crude. Anche lui viene giustificato per grazia, come bene egli stesso si rende conto, quando ristabilito da Dio dopo aver commesso gravi peccati: Beato l'uomo a cui la trasgressione perdonata, e il cui peccato coperto! Beato l'uomo a cui il SIGNO-RE non imputa l'iniquit (...) Davanti a te ho ammesso il mio pecca-to, non ho taciuto la mia iniquit. Ho detto: 'Confesser le mie tra-sgressioni al SIGNORE", e tu hai perdonato l'iniquit del mio pec-cato' (Salmo 32:1-2,5). Giudei, greci, e tutti gli altri, sguazzia-mo tutti nello stesso fango di peccato. Potremmo fare opere re-lativamente migliori di quel che fanno altri. Il fango per ci sporca tutti e non riusciremo da soli ad uscirne e a ripulircene. Nessuno pu vantarsi d'alcunch. ...perch i veri circoncisi sia-mo noi, che offriamo il nostro culto per mezzo dello Spirito di Dio, che ci vantiamo in Cristo Ges, e non mettiamo la nostra fiducia nel-la carne (Filippesi 3:3).

    L'unica speranza che abbiamo afferrare con fiducia la mano che ci viene tesa dall'alto e solo per la misericordia di Dio, se-guendo anche le orme della fede del nostro padre Abraamo quand'era ancora incirconciso (12).

    Meditazioni sull'epistola ai Romani, p. 53

  • Preghiera. Signore Iddio, vigila su di me affinch io mai cada nell'inganno delle religioni corrotte di questo mondo che ser-vono l'orgoglio della carne, pretendendo di essere giustificato in altro modo che non sia la Tua grazia in Ges Cristo. Se io dovessi confidare in qualche modo in me stesso, umiliami fin-ch io non impari la lezione. Amen.

    16

    Ricevere per grazia mediante la fede13 Infatti la promessa di essere erede del mondo non fu fatta ad Abraamo o alla sua discendenza in base alla legge, ma in base alla giustizia che viene dalla fede. 14 Perch, se diventano eredi quelli che si fondano sulla legge, la fede resa vana e la promessa annullata; 15 poich la legge produce ira; ma dove non c' legge, non c' neppure trasgressione. 16 Perci l'eredit per fede, affinch sia per grazia; in modo che la promessa sia sicura per tutta la discendenza; non soltanto per quella che sotto la legge, ma anche per quella che discende dalla fede d'Abraamo. Egli padre di noi tutti 17 (com' scritto: Io ti ho costituito padre di molte nazioni) davanti a colui nel quale credette, Dio, che fa rivivere i morti, e chiama all'esistenza le cose che non sono. 18 Egli, sperando contro speranza, credette, per diventare padre di molte nazioni, secondo quello che gli era stato detto: Cos sar la tua discendenza. 19 Senza venir meno nella fede, egli vide che il suo corpo era svigorito (aveva quasi cent'anni) e che Sara non era pi in grado di essere madre; 20 davanti alla promessa di Dio non vacill per incredulit, ma fu fortificato nella sua fede e diede gloria a Dio, 21 pienamente convinto che quanto egli ha promesso, anche in grado di compierlo. 22 Perci gli fu messo in conto come giustizia. 23 Or non per lui soltanto sta scritto

    Meditazioni sull'epistola ai Romani, p. 54

  • che questo gli fu messo in conto come giustizia, 24 ma anche per noi, ai quali sar pure messo in conto; per noi che crediamo in colui che ha risuscitato dai morti Ges, nostro Signore, 25 il quale stato dato a causa delle nostre offese ed stato risuscitato per la nostra giustificazione (Romani 4:13-24).

    io realizza i Suoi propositi attraverso la storia in modo libero, dinamico, fluido: questo non pu essere contenuto in istituzioni statiche, in religioni organiz-

    zate, gerarchiche, monolitiche... Pu senz'altro avvalersene, ma prima o poi esse esplodono (con grande smacco dei suoi gestori), perch l'opera di Dio incontenibile e, nessuno, nean-che un'istituzione religiosa come il Giudaismo di allora o il Cattolicesimo di oggi (fra gli altri) pu pensare di gestirla in proprio senza sfigurare, alienare, compromettere, alterare la verit, corrompendone la natura. L'opera di Dio meglio rap-presentata, infatti, da un movimento, da un popolo in cammi-no, come quello di cui Abraamo il leader e prototipo, come Israele durante l'esodo e, naturalmente, come coloro che se-guono il Ges itinerante che non aveva dove posare il capo (Matteo 8:20). Si potrebbe cos dire che Paolo, attraverso le ar-gomentazioni di questa sua epistola, ristruttura, riforma la fede del popolo di Dio, presa in ostaggio ed alterata dal Giu-daismo del suo tempo, per ripor