Giuseppe Verdi - Museo del Paesaggio · compositori, Giuseppe Verdi, che trovavasi casualmente di...

84
Giuseppe Verdi NELLE COLLEZIONI DEL MUSEO E NELLA MEMORIA DELLA CITTÀ MUSEO DEL PAESAGGIO VERBANIA

Transcript of Giuseppe Verdi - Museo del Paesaggio · compositori, Giuseppe Verdi, che trovavasi casualmente di...

Page 1: Giuseppe Verdi - Museo del Paesaggio · compositori, Giuseppe Verdi, che trovavasi casualmente di passaggio sul nostro bel lago per un viaggio di diporto. L'aspetto dell'illustre

Giuseppe Verdi

NELLE COLLEZIONI DEL MUSEO E NELLA MEMORIA DELLA CITTÀ

MUSEO DEL PAESAGGIO VERBANIA

Page 2: Giuseppe Verdi - Museo del Paesaggio · compositori, Giuseppe Verdi, che trovavasi casualmente di passaggio sul nostro bel lago per un viaggio di diporto. L'aspetto dell'illustre
Page 3: Giuseppe Verdi - Museo del Paesaggio · compositori, Giuseppe Verdi, che trovavasi casualmente di passaggio sul nostro bel lago per un viaggio di diporto. L'aspetto dell'illustre

Giuseppe Verdi

NELLE COLLEZIONI DEL MUSEO E NELLA MEMORIA DELLA CITTÀ

a cura di

LORELLA GIUDICI MASSIMILIANO CREMONA

MUSEO DEL PAESAGGIO VERBANIA

Page 4: Giuseppe Verdi - Museo del Paesaggio · compositori, Giuseppe Verdi, che trovavasi casualmente di passaggio sul nostro bel lago per un viaggio di diporto. L'aspetto dell'illustre

In copertina: Alessandro Laforêt (1863-1937) Giuseppe Verdi, 1903 - 1905 Particolare Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo elettronico, meccanico o altro senza l’autorizzazione scritta del Museo del Paesaggio e degli autori del volume

© Museo del Paesaggio, Verbania

Page 5: Giuseppe Verdi - Museo del Paesaggio · compositori, Giuseppe Verdi, che trovavasi casualmente di passaggio sul nostro bel lago per un viaggio di diporto. L'aspetto dell'illustre

Giuseppe Verdi

NELLE COLLEZIONI DEL MUSEO E NELLA MEMORIA DELLA CITTÀ Verbania, Museo del Paesaggio 14 settembre – 29 settembre 2013 Un ringraziamento particolare a: Comune di Verbania Valeria Mora, Archivio di Stato, Verbania Ignazio Galella, Archivio di Stato, Verbania Maria Masau Dan, Civico Museo Teatrale “Carlo Schmidl”, Trieste Gabriella Iorio, Biblioteca Civica “Pietro Ceretti”, Verbania Andrea Cassina, Biblioteca Civica “Pietro Ceretti”, Verbania Marke Zervudachi Maria Cerutti Associazione La Degagna, Vignone Stefano Martinella Mentore Laforêt Laura Polli Maura Milani Susanna Dezani A tutti coloro che, in vario modo, hanno reso possibile la realizzazione della mostra Fotografie Archivio Museo del Paesaggio Gianbattista Bertolazzi, Verbania Servizi tecnici Pierre Gélil & C. s.r.l. BP Web SAS di Paracchini Fabio & C.

Page 6: Giuseppe Verdi - Museo del Paesaggio · compositori, Giuseppe Verdi, che trovavasi casualmente di passaggio sul nostro bel lago per un viaggio di diporto. L'aspetto dell'illustre
Page 7: Giuseppe Verdi - Museo del Paesaggio · compositori, Giuseppe Verdi, che trovavasi casualmente di passaggio sul nostro bel lago per un viaggio di diporto. L'aspetto dell'illustre

Le ragioni di una mostra possono essere diverse e tutte valide se sono animate dalla volontà di studiare e arricchire con dati e riflessioni l’argomento prescelto. Il compito (e la responsabilità) che da sempre il Museo del Paesaggio si è assunto è stato quello di portare un apporto attivo e altamente culturale a difesa dell’arte e della memoria dei luoghi che lo circondano, ma anche quello di far sì che questa sua storia non si chiuda nei confini di una provincia, ma, al contrario, si intrecci saldamente alle vicende del resto d’Italia (a volte del mondo), alle quali ha spesso dato un grande contributo. Anche per questa mostra si è partiti dalla convinzione che, seppure con mezzi limitati e con poche risorse disponibili, si potesse tentare di ricostruire un piccolo tassello della storia e dell’arte di questo territorio, come parte di un discorso più ampio e internazionale. Quindi, di fronte alla sfida di un tema verdiano, non volendo cavalcare semplicemente l’onda delle celebrazioni, ma volendo trovare un taglio più costruttivo e interessante per il Museo e per la città che lo ospita, si è cercato un sentiero nuovo, decisamente più rischioso, ma affascinante perché ancora inesplorato: Giuseppe Verdi nelle collezioni del Museo e nella memoria della città. L’idea nel tempo ha preso sempre più forma, in particolare si è ben delineata quando, durante le ricerche su una delle opere presenti al Museo, in un fondo dell’Archivio di Stato di Verbania ci siamo imbattuti in una busta contenente documenti e tracce di quel fatidico 27 gennaio del 1901, quando Verdi moriva nel suo appartamento al Grand Hotel et De Milan, a pochi passi dalla Scala, nel cuore di quella Milano che lo aveva consacrato all’olimpo della musica. In tutta Italia, geograficamente non del tutto unita ma totalmente solidale davanti alla scomparsa del suo Maestro, la notizia portò cordoglio e le città fecero a gara per tributargli omaggi. Prima su tutti arrivò Trieste dove, nonostante fosse una domenica, il podestà convocò immediatamente il consiglio cittadino per deliberare di dedicare alla memoria del Maestro il Teatro Comunale e per decidere di bandire un concorso per la realizzazione di un monumento. Anche Intra e Pallanza non furono da meno e per più di due mesi si sfidarono a colpi di concerti, rappresentazioni teatrali, sottoscrizioni pubbliche e celebrazioni. Ricostruire quel momento e corredarlo con quelle opere delle collezioni del Museo che con Verdi hanno dei legami è stato un modo per restituire alle due città, oggi unite, l’orgoglio che le aveva mosse, ma anche un pretesto per studiare (e per talune è stata la prima volta) alcune delle più belle sculture che compongono le raccolte del Museo e vederle sotto una nuova luce. Voglio qui ringraziare tutti coloro che, grazie al loro contributo e al loro instancabile lavoro, hanno reso possibile questo studio e questa mostra. A loro si aggiungono i ringraziamenti a tutte le istituzioni, dal Comune di Verbania, al Civico Museo Teatrale “Carlo Schmidl” di Trieste, dall’Archivio di Stato alla Biblioteca Civica “Pietro Ceretti” di Verbania, che hanno messo a disposizione documenti e professionalità.

Lorella Giudici Direttrice

Page 8: Giuseppe Verdi - Museo del Paesaggio · compositori, Giuseppe Verdi, che trovavasi casualmente di passaggio sul nostro bel lago per un viaggio di diporto. L'aspetto dell'illustre
Page 9: Giuseppe Verdi - Museo del Paesaggio · compositori, Giuseppe Verdi, che trovavasi casualmente di passaggio sul nostro bel lago per un viaggio di diporto. L'aspetto dell'illustre

VERDI NELLE COLLEZIONI DEL MUSEO Lorella Giudici L'unica notizia di una presenza certa di Giuseppe Verdi sulle sponde del

Verbano risale al settembre del 1890 e la dobbiamo a "La Vedetta", il

settimanale intrese che, sempre pronto a raccontare i dettagli e le indiscrezioni

della vita della cittadina lacustre, anche in quell’occasione non mancò di

segnalare il passaggio del “Viaggiatore illustre”:

Ieri mattina sul battello a vapore che giunge ad Intra alle 9,45 abbiamo avuto la fortuna di trovarci col principe degli odierni compositori, Giuseppe Verdi, che trovavasi casualmente di passaggio sul nostro bel lago per un viaggio di diporto. L'aspetto dell'illustre maestro è floridissimo, e mentre ce ne compiacciamo di cuore, non possiamo a meno di fare l'augurio che l'insigne compositore sia ancora lungo tempo conservato all'amore ed alla venerazione che universalmente lo circondano. 1

Amore e venerazione che i verbanesi dimostrarono tempestivamente già

all’indomani della sua morte quando, tra i primi, si sfidavano a colpi di concerti

e titolazioni. Anche se fu solo il caso a condurre il “principe dei compositori”

sulle rive piemontesi del lago, di sicuro tra le città lacustri e il ”principe degli

1 "La Vedetta", a. V, n. 39, Intra, 27 settembre 1890.

Page 10: Giuseppe Verdi - Museo del Paesaggio · compositori, Giuseppe Verdi, che trovavasi casualmente di passaggio sul nostro bel lago per un viaggio di diporto. L'aspetto dell'illustre

odierni compositori” doveva esserci qualche solido legame se un cittadino

intrese fu tra i pochi eletti ad avere un posto d’onore al famedio di Milano

durante i funerali.

Archivio di Stato di Verbania, Comune di Intra, busta 347

Page 11: Giuseppe Verdi - Museo del Paesaggio · compositori, Giuseppe Verdi, che trovavasi casualmente di passaggio sul nostro bel lago per un viaggio di diporto. L'aspetto dell'illustre

Eppure, oggi, è un rapporto difficile da ricostruire. Se tralasciamo quella breve

notizia di cronaca, non ci sono tracce di Verdi in città prima di quel fatidico 27

gennaio 1901, quando il compositore moriva dopo una lunga agonia nel suo

appartamento al Grand Hotel et De Milan, a pochi passi dalla Scala, il teatro

che lo aveva consacrato all’olimpo della musica. Di quel momento resta una

manciata di fogli raccolti in una busta e conservati nei fondi dell’Archivio di

Stato di Verbania: una locandina del Teatro Sociale, un telegramma di lutto

cittadino, un dispaccio per la raccolta di fondi per un monumento, manoscritti

con annotazioni di nomi, cifre e idee e lo schizzo di quella che doveva essere la

decorazione del palco dell’oratore.

Qualche traccia più consistente la troviamo nelle collezioni del Museo,

soprattutto se guardiamo nelle raccolte plastiche, dove campeggia il gigantesco

ritratto che Alessandro Laforêt fece come studio per il monumento di Trieste e

dove è presente una famiglia di ritratti, tutti ad opera di Paul Troubetzkoy, di

personaggi che a Verdi sono in vario modo collegabili: dagli interpreti del bel

canto (come Caruso e Fëdor Ivanovič Šaljapin), agli amici poeti (come

D’Annunzio e Pascarella), ai colleghi musicisti (come Puccini).

Su tutti spicca, per grandezza e per soggetto, il ritratto di Verdi fatto da

Laforêt, ma per intensità di spirito e per vivacità di materia i gessi di

Troubetzkoy, pur nella loro ridotta dimensione, non sono da meno.

La selezione delle opere, inoltre, presenta un duplice aspetto che occorre

considerare come parte importante per una corretta lettura della mostra, ma

anche delle collezioni del Museo: da un lato la ritrattistica monumentale e

compatta, ma non priva di naturalezza di Laforêt e dall’altro il realismo di una

materia guizzante e sofisticata, adatto a ritrarre la colta e mondana società

della Belle Epoque, come attestano le figure di Troubetzkoy, che forse, per

quest’aspetto, potremmo anche definire il Boldini della scultura.

Page 12: Giuseppe Verdi - Museo del Paesaggio · compositori, Giuseppe Verdi, che trovavasi casualmente di passaggio sul nostro bel lago per un viaggio di diporto. L'aspetto dell'illustre

IN RICORDO DI VERDI LE CELEBRAZIONI A INTRA E A PALLANZA Massimiliano Cremona

Il 27 gennaio 1901, dopo sei giorni di agonia, Giuseppe Verdi moriva a Milano,

nell’appartamento al Grand Hotel et De Milan dove amava soggiornare durante

l’inverno.

La gravità delle sue condizioni di salute avevano fatto il giro del mondo e

puntualmente vennero riportate in prima pagina anche dal bisettimanale

intrese “La Voce”:

Il grave stato del maestro Verdi Il sommo maestro Verdi trovasi a Milano in cattivissime condizioni di salute. Egli venne colpito da insulto cerebrale. Pur troppo la gravità della malattia e l’avanzata sua età di 87 anni fanno presagire nulla di buono. Da tutto il mondo civile giungono all’Hotel Milan, dove alloggia l’illustre infermo, telegrammi chiedenti notizie o recanti voti di guarigione. Il nostro fervido augurio è: che ci sia conservato un così grande e vero italiano.2

Attraverso la lettura de "La Voce" e dell’altro bisettimanale del luogo, "La

Vedetta", è possibile ricostruire lo scenario intrese e pallanzese (ricordiamo che

Verbania sarà fondata molto più tardi, nel 1939) che, tra il febbraio e il marzo

2 "La Voce", a. XXXVI, n. 8, Intra, 25 gennaio 1901.

Page 13: Giuseppe Verdi - Museo del Paesaggio · compositori, Giuseppe Verdi, che trovavasi casualmente di passaggio sul nostro bel lago per un viaggio di diporto. L'aspetto dell'illustre

di quel 1901, vide prendere forma le celebrazioni cittadine in memoria del

grande maestro appena scomparso.

Senza perdere tempo, all’indomani della notizia della morte di Verdi, a Intra

"alcuni ammiratori si riunirono in comitato"3 e fissarono per domenica 3

febbraio una conferenza commemorativa da tenersi nell'asilo cittadino, che

però, fu presto annullata e rimandata. Da subito, invece, la banda municipale

decise di prendere il lutto per quattro mesi e fissò, per lo stesso 3 febbraio, un

grandioso concerto verdiano da tenersi sotto la tettoia dell’imbarcadero. Per

raccogliere fondi da dedicare alle onoranze, "La Vedetta" aprì una

sottoscrizione popolare con quote da 50 centesimi, che in un solo giorno

raggiunse la sorprendente cifra di 55 lire.

L'iniziativa, avviata con la massima celerità e in grande autonomia, suscitò il

risentimento della rivale "La Voce", che non gradì l'esclusione e non mancò di

sottolineare tra le sue pagine l'esistenza a Intra non solo di uno, ma bensì di

quattro corpi musicali costituiti, i quali avrebbero avuto il desiderio di

partecipare unitamente alla commemorazione in programma.4

Nel frattempo, il Circolo Ricreativo di Pallanza (istituito nel 1896 con lo scopo di

“avere una sede decorosa per familiari convegni, all’intento di procurare ai soci

e lor famiglie geniali ed onesti divertimenti”)5 aveva sospeso, a causa del lutto,

la festa da ballo indetta per domenica 27 gennaio, mentre a Luino, sempre

celere in tema di onoranze e riconoscimenti (ricordiamo che nel 1867, prima in

Italia, eresse un monumento a Giuseppe Garibaldi, peraltro ben vivo e vegeto),

nella seduta del 28 gennaio il consiglio comunale deliberò di intitolare una via a

Verdi, di esporre la bandiera abbrunata per otto giorni, di spedire le

condoglianze alla famiglia e di inviare una rappresentanza ufficiale ai funerali.6

Il 31 gennaio il dott. Alfonso Zenoni, presidente del corpo filarmonico intrese,

stese una circolare nella quale veniva indicato il programma del concerto di

3 "La Vedetta", a. XVI, n. 9, Intra, 29 gennaio 1901. 4 "La Voce", a. XXXVI, n. 9, Intra, 29 gennaio 1901. Il trafiletto esprimeva anche il desiderio di veder organizzata una stagione d’opera verdiana, “scegliendo possibilmente la «Luisa Miller» che fu l’opera con cui venne solennemente inaugurato il nostro solenne teatro, che, non ci saprebbe male, venisse dedicato a Verdi, fulgida gloria musicale italiana”. 5 Cfr. Mario Bertolo, Verbania. Città nuova dalla storia antica, vol. II, Verbania, a cura dell'autore, 1988, p. 162. 6 "La Vedetta", a. XVI, n. 9, Intra, 29 gennaio 1901.

Page 14: Giuseppe Verdi - Museo del Paesaggio · compositori, Giuseppe Verdi, che trovavasi casualmente di passaggio sul nostro bel lago per un viaggio di diporto. L'aspetto dell'illustre

musica verdiana previsto per domenica 3 febbraio sotto la tettoia

dell'imbarcadero: n. 1 - Sinfonia nell'opera Nabucco; n. 2 - Finale dell'atto III

de La Traviata; n. 3 - Sinfonia nell'opera Giovanna d'Arco; n. 4 - Preludio,

quartetto, tempesta e finale nell'opera Rigoletto. Oltre a ciò, Zenoni non

mancava di sottolineare l'indipendenza dell'iniziativa dal comitato sorto a

Intra.7

Intanto "La Voce", nel numero del 1° febbraio, si augurava che la progettata

esecuzione di un busto verdiano, da collocarsi a Intra, venisse affidata a Luigi

Secchi (Cremona 1853 - Miazzina 1921), scultore che nella Manchester del

Lago Maggiore aveva già realizzato il monumento al filosofo Pietro Ceretti

(1895), l’artista che a Milano aveva effettuato la maschera mortuaria di Verdi e

che a Busseto ne avrebbe in seguito eseguito il monumento in bronzo.

I giornali intresi, sempre molto coloriti e ironici, talora uscivano con singolari

pezzi di costume, come il seguente:

Verdi e i monelli. Davanti alla vetrina dell'orologiaio De Biagi - dove sono esposte le ultime fotografie del M.° Verdi, il grande che tutta Italia piange, - due monelli osservavano curiosi, stamattina. Un d'essi all'altro che stava ammirato, disse: vedi, questo qui con tutti i suoi milioni è morto anche lui: e qui altre parole irriverenti. Un astante non seppe trattenersi dal soggiunger loro: quello li, era un poveraccio come voi: e dal nulla seppe elevarsi così alto: ma alla vostra età lavorava e sgobbava, non vagabondava ozioso per la piazza, sboccato e irriverente, avvelenato nell'intimo dalle male massime di certi agitatori, che osano chiamarsi amici del popolo!8

Ma come andò il concerto verdiano del 3 febbraio?

Concerto Verdiano. L'iniziativa del nostro Corpo Musicale Cittadino di riunire intorno a sé i concittadini, per ricordare, commemorare, nelle sue armonie, Verdi: è riuscita evidentemente accetta agli Intresi. Un pubblico numeroso, quello caratteristico delle grandi occasioni, convenne domenica p. p, a gustare il concerto Verdiano, ad applaudire vivissimamente gli esecutori. Tutti i «pezzi» promessi vennero eseguiti coscienziosamente, con affiatamento e colorito ben encomiabile.

7 "La Voce", a. XXXVI, n. 10, Intra, 1 febbraio 1901. 8 "La Vedetta", a. XVI, n. 10, Intra, 2 febbraio 1901.

Page 15: Giuseppe Verdi - Museo del Paesaggio · compositori, Giuseppe Verdi, che trovavasi casualmente di passaggio sul nostro bel lago per un viaggio di diporto. L'aspetto dell'illustre

Specialmente buona fu l'esecuzione del finale del Rigoletto. - Con insistenti applausi il pubblico ne chiese ed ottenne il bis. Se, come scrivemmo, tutti gli esecutori si fecero onore; è però prezzo dell'opera il segnalare specialmente il sig. Gianella G. vice maestro, il sig. Garoni, e finalmente il sig. Ruffatti, i quali col clarinetto, trombone e cornetta rispettivamente, seppero: in a soli, duetti, terzetti, rendere assai bene le concezioni Verdiane. Al corpo Musicale Cittadino pertanto, e specialmente al suo maestro ed alla solerte direzione, le nostre congratulazioni, per il buon esito della «Commemorazione Verdiana».9

Con molta frequenza, nella lettura degli articoli, si assiste a schermaglie

giornalistiche fra le diverse testate locali, con attacchi diretti ai cronisti rivali,

fino ad arrivare ad epiteti poco rispettosi.

"La Voce", ad esempio, non mancò di bacchettare il giornale pallanzese "Il

Toce", che, avendo dato erroneamente la notizia di una commemorazione

verdiana presso l'asilo infantile di Intra, dovette comprensibilmente generare

qualche malumore: "anzi le buone suore ebbero un bel da fare a persuadere

tutta quella gente che quanto a commemorazioni... colà non c'era niente di

niente."10

Lo stesso giornale, nel numero successivo (8 febbraio), informò che il sindaco

di Pallanza, l'avvocato Cesare Peretti, aveva indetto un'adunanza a cui

parteciparono i presidenti delle diverse associazioni cittadine "per discutere

intorno al modo di degnamente commemorare Giuseppe Verdi". Naufragata

l'idea di intitolare una via al compositore (in particolare fu il sacerdote

benefattore Pietro Guglielmazzi a rischiare di venir sostituito nella

odonomastica pallanzese...), fu istituito un comitato e si discusse della

concessione del teatro locale per la cerimonia, la cui data fu fissata per il 24

febbraio.11

Nel frattempo a Intra, mercoledì 6 febbraio, il prof. Riccardo Brambilla,

maestro di musica e canto nell'orfanotrofio evangelico G. E. Pestalozzi, con

parole e canti verdiani rivolti agli alunni dell'istituto rese onore al maestro con

una "semplice, mesta, ma pur solenne cerimonia".12

9 "La Voce", a. XXXVI, n. 11, Intra, 5 febbraio 1901. 10 Ibidem. 11 "La Voce", a. XXXVI, n. 12, Intra, 8 febbraio 1901. "La Vedetta", a. XVI, n. 13, Intra, 12 febbraio 1901. 12 "La Vedetta", a. XVI, n. 12, Intra, 9 febbraio 1901.

Page 16: Giuseppe Verdi - Museo del Paesaggio · compositori, Giuseppe Verdi, che trovavasi casualmente di passaggio sul nostro bel lago per un viaggio di diporto. L'aspetto dell'illustre

Mentre le dispute giornalistiche tra "La Voce" e "La Vedetta" tenevano desta

l'attenzione dei lettori, Intra e Pallanza, la cui campanilistica rivalità era ben

più antica e radicata, proseguivano in totale indipendenza la preparazione delle

rispettive commemorazioni verdiane.

Dopo l'istituzione del comitato pallanzese, il 22 febbraio il sindaco di Intra

Paolo Nava inviò a varie personalità locali l'invito all'adunanza fissata per la

sera di martedì 26 febbraio presso la sala comunale, il cui scopo era la

costituzione di un comitato intrese per le celebrazioni verdiane.

La battaglia sul tempo fu però vinta da Pallanza, il cui teatro ospitò la

celebrazione già domenica 24 febbraio:

...Il teatro presentava un aspetto imponente, gremita la platea; nei palchi, nelle poltrone al completo tutte le notabilità; molte signore, alcune in nero, vari ufficiali, qualche forestiero. Il loggione era stipato di popolo. Da Intra fu largo il concorso. Notiamo però qualche lacuna inconcepibile del mondo così detto elegante, di quel mondo che non manca mai ai ritrovi, ai Veglioni... ...Sul palcoscenico, a manca di chi guarda, spicca su di uno sfondo di palme, egregiamente disposte, un busto bianco di Verdi, su apposito piedestallo, baciato da un fascio di luce. Più in là sono disposti i vessilli delle Società e corpi che aderirono alla commemorazione: Scuole elementari, tecniche, società filarmonica, società Leoncavallo, Artigiana, Esercito, Operaia, Orticola ed altre, in tutto ben 12. Presero pure posto sul palcoscenico i componenti il Comitato, gli alunni della scuola tecnica. Nell'angolo sinistro un magnifico pianoforte da concerto dell'egregio sig. cav. Agostino Viani... ...Sono le 14:30. L'orchestra attacca la sinfonia dell'opera Nabucco... ...Colla fedeltà di cronisti e non colla competenza di critici, ci è grato constatare che l'orchestra della Società Euterpe d'Intra, diretta dal maestro Riccardo Brambilla, ha superato sè stessa... ...Grande era l'aspettativa d'udire la signorina Elvira Brambilla sorella al Maestro venuta espressamente da Milano. Essa, allieva della celebre sua ava, è notissima in arte. Reduci dai trionfi del San Carlo (...) fu già cinque o sei volte in America, calcò le scene della Scala, del Pagliano di Firenze, del Reale di Madrid (...) La fama della signorina Brambilla non fu smentita e la massa intiera dello scelto pubblico premiò con un fragoroso applauso l'impareggiabile esecuzione... ...Eseguita alla perfezione la fantasia del Maestro Cerimele sull'opera Rigoletto per pianoforte a quattro mani, per merito della signorina Luigia Rovelli del suo

Page 17: Giuseppe Verdi - Museo del Paesaggio · compositori, Giuseppe Verdi, che trovavasi casualmente di passaggio sul nostro bel lago per un viaggio di diporto. L'aspetto dell'illustre

Maestro R. Brambilla. La gentile signorina Rovelli, figlia all'esimio cav. Carlo Rovelli, vinto l'irresistibile panico, suonando per la prima volta in pubblico, si dimostrò pianista valente, ricca d'espressione, di tecnica e riportò un successo che rimarrà fra le sue memorie più dolci e più care...13

Archivio di Stato di Verbania, Comune di Intra, busta 347

13 "La Vedetta", a. XVI, n. 17, Intra, 26 febbraio 1901. "La Voce", a. XXXVI, n. 17, Intra, 26 febbraio 1901.

Page 18: Giuseppe Verdi - Museo del Paesaggio · compositori, Giuseppe Verdi, che trovavasi casualmente di passaggio sul nostro bel lago per un viaggio di diporto. L'aspetto dell'illustre

Il programma, oltre alle esecuzioni dalle opere Nabucco, Traviata, Rigoletto e

Giovanna d'Arco, previde anche il discorso del sindaco, che fu elogiato quale

ottimo oratore. La serata fruttò un incasso di lire 327,20.14

Due giorni dopo, a Intra, nella sala municipale si costituì un nuovo comitato a

cui aderirono 13 persone: Paolo Nava (sindaco e industriale del cappello),

l'avvocato Lorenzo De Lorenzi (industriale del cotone, futuro presidente della

Banca Popolare di Intra, futuro sindaco di Intra), il dott. Alfonso Zenoni,

Antonio Nicolini, il chimico Giuseppe Aluvisetti (per "La Voce"), Ernesto

Maderna (industriale del nastro), il maestro Stefano Boletti, Enrico Biglieni (che

fu nominato segretario del comitato), Guido Gabardi (direttore de "La

Vedetta"), Riccardo Boccardi (avvocato, musicista, poeta, artista), il maestro

Riccardo Brambilla, l'industriale Dino Pariani, Maurizio Müller. L'ingegnere e

matematico Giuseppe Franzosini, già sindaco di Intra e presidente della

Congregazione di Carità, inviò una lettera scusandosi di non poter

partecipare.15

Il sindaco Nava prese il ruolo di presidente del comitato, che fissò la data della

commemorazione per il 17 marzo, da tenersi al teatro sociale.

Contestualmente, si deliberò un'istanza al sindaco perché sottoponesse al

consiglio comunale la proposta di intitolare "Piazza Verdi" la piazza del Teatro.

Il 27 febbraio Fedele Borella, in rappresentanza del Comune di Intra, ebbe un

posto d’onore ai solenni funerali di Verdi che si tennero al famedio di Milano,

mentre altri cittadini intresi erano presenti nella folla radunatasi per

l’occasione.16

A Pallanza, invece, la sera del 3 marzo, si tenne una commemorazione presso

il Circolo Ricreativo, riservata ovviamente ai soli soci. Il programma prevedeva

una sinfonia dall'opera Oberto conte di S. Bonifacio per orchestra, un duetto

dall'opera Attila, un quartetto del Rigoletto, l'atto finale de Il Trovatore e un

non precisato brano verdiano cantato dalla signorina Claudina Fiaccone. Il

concerto fu intervallato da un osannato discorso del dottor Francesco Sale, 14 I prezzi applicati furono i seguenti: platea e palchi 70 centesimi; loggione 30 centesimi; poltrone 2 lire; sedie 1.50 lire. 15 Archivio di Stato di Verbania, Comune di Intra, busta 347. 16 A tal proposito, si segnala che nella prima pagina de "La Voce" del 1° marzo (datata per errore di stampa al 1° febbraio) viene riportato un ricco ed interessante resoconto, firmato "i.", della cerimonia milanese.

Page 19: Giuseppe Verdi - Museo del Paesaggio · compositori, Giuseppe Verdi, che trovavasi casualmente di passaggio sul nostro bel lago per un viaggio di diporto. L'aspetto dell'illustre

professore di lettere al Ginnasio pallanzese.17 Il salone del Circolo era stato

debitamente addobbato: fra le palme disposte dal florovivaista Hillebrand

spiccava un grande ritratto del Maestro eseguito dal giovane pittore Mafazzoli,

che "ci apparve pieno di colorito, sebbene la somiglianza lasci un po' a

desiderare".18

Nel frattempo, a Intra, procedevano i preparativi per la tanto attesa

celebrazione del 17 marzo al teatro sociale.

Archivio di Stato di Verbania, Comune di Intra, busta 347

17 Il discorso del professor Sale fu integralmente pubblicato in "La Voce", a. XXXVI, n. 20, Intra, 8 marzo 1901. 18 "La Vedetta", a. XVI, n. 19, Intra, 5 marzo 1901. Del pittore Mafazzoli, altrove indicato con il cognome Maffezzoli, non sono state finora trovate notizie.

Page 20: Giuseppe Verdi - Museo del Paesaggio · compositori, Giuseppe Verdi, che trovavasi casualmente di passaggio sul nostro bel lago per un viaggio di diporto. L'aspetto dell'illustre

Archivio di Stato di Verbania, Comune di Intra, busta 347

Fu fissato inizialmente il seguente programma musicale, che andò però

incontro ad alcune modifiche successive:

1. Sinfonia nell'opera Oberto Conte di S. Bonifacio - orchestra.

2. Romanza nell'opera Luisa Miller - per tenore.

3. Duetto nell'opera Luisa Miller - per soprano e baritono.

4. Romanza di Eboli nell'opera Don Carlos - per soprano sig.na Coglia.

5. Romanza Pace o mio Dio nell'opera Forza del Destino.

6. Preludio Atto 3° Traviata - per orchestra.

7. Bolero nell'opera I Vespri Siciliani - soprano sig.na Brambilla.

Page 21: Giuseppe Verdi - Museo del Paesaggio · compositori, Giuseppe Verdi, che trovavasi casualmente di passaggio sul nostro bel lago per un viaggio di diporto. L'aspetto dell'illustre

8. Quartetto nell'opera Rigoletto.

9. Coro Va pensiero... nell'opera Nabucco, a cento voci.

Sotto la direzione musicale del maestro Riccardo Brambilla, furono previsti 35

professori d'orchestra e 100 coristi.

Furono fissati i prezzi d'ingresso con quote più alte di quelle del teatro di

Pallanza: platea e palchi lire 1,20; loggione centesimi 40; posti numerati lire 2;

poltrone lire 3.

"Ad ogni persona che compererà il biglietto per la platea, palchi, ecc. sarà

regalato un bellissimo biglietto-ricordo, recante il ritratto parlante di Verdi",19

recitava il giornale, mentre: "Sul palcoscenico addobbato riccamente, figurerà

un ritratto recentissimo del Grande Maestro, frutto della sottoscrizione

popolare della Vedetta. Il ritratto, non avendo la somma raccolta consentito

l'acquisto d'un busto decoroso, a norma della circolare, verrà offerto al Teatro.

E con ciò crediamo d'incontrare l'approvazione di tutti i sottoscrittori."

Leggiamo come andò la tanto attesa commemorazione verdiana:

Pubblico numerosissimo ... è la parola. La platea ed il loggione erano infatti gremitissimi, i palchi pure. Su più di un labbro sorprendemmo l'esclamazione di gradevole sorpresa, per l'accorrere numerosissimo di concittadini di tutte le classi. Perfino ... numerosissimi furono i venuti dalla vicina sorella Pallanza, e d'oltre lago... ...Si alza il telone, notammo sull'immancabile carnet, ed il palcoscenico si presenta esso pure gremito. Tutti i membri delle Società di Canto Corale Intrese e Leoncavallo di Pallanza; i minuscoli, ma valorosi cantori scelti fra i convittori del Collegio Salesiano S. Luigi, dell'Orfanotrofio Franzi, dell'istituto Pestalozza e molti dilettanti, vi hanno preso posto... ...Campeggia sullo sfondo un grande quadro rappresentante Verdi. Noi non vogliamo posare a competenti, ma se ne dobbiamo giudicare del gratissimo effetto prodottoci dalla vista di quel quadro, in cui con naturalezza la figura di Verdi venne rievocata, da mano sapiente, non esitiamo a scrivere: il pittore Dini,20 ha fatto opera pregievolissima. Pregievolissima anche in quanto riflette quella tecnica divisionista che ci sembra seguita dall'egregio pittore, che fece grande il povero Segantini...21

19 "La Voce", a. XXXVI, n. 21, Intra, 12 marzo 1901. 20 Edoardo Pasquale Perolo, detto Dini, pittore di Novi Ligure, visse a Intra per 24 anni e morì a Verona nel 1922. Solitamente restio a vendere le proprie opere, nel 1913 acconsentì ad aprire il suo studio, posto in cima d'Intra nella località "Madonna di Re", per un'esposizione-vendita di suoi ritratti di intresi. Nel 1924 fu allestita una mostra postuma nel ridotto del Teatro Sociale di Intra. 21 "La Voce", a. XXXVI, n. 23, Intra, 19 marzo 1901.

Page 22: Giuseppe Verdi - Museo del Paesaggio · compositori, Giuseppe Verdi, che trovavasi casualmente di passaggio sul nostro bel lago per un viaggio di diporto. L'aspetto dell'illustre

Terminata la sinfonia introduttiva, si presentarono sul palcoscenico per un

duetto il baritono P. Rebonato e la soprano E. Brambilla, cui seguì un a solo

(l'aria di Azucena del Trovatore) della signora (dilettante) T. Coglia. Chiuse la

serata una breve commemorazione pronunciata dall'avvocato Boccardi.

Quindi La Traviata, Vespri Siciliani, Rigoletto, Nabucco.

E di tutto questo, di chi il merito più diretto? Del prof. Brambilla. L'elogio incondizionato, meritato, al Direttore d'Orchestra lo abbiamo riservato per ultimo perché fosse specialissimamente notato.22

L'incasso, di 874 lire, fu giudicato "ingentissimo".

Pertanto, con la grandiosa celebrazione del 17 marzo al Teatro Sociale di Intra,

terminarono le onoranze a Giuseppe Verdi avviate il 3 febbraio con il concerto

sotto la tettoia dell'imbarcadero intrese e proseguite all'orfanotrofio evangelico

G. E. Pestalozzi (6 febbraio) e poi, a Pallanza, nel teatro (24 febbraio) e al

Circolo Ricreativo (3 marzo).

22 Ibidem.

Page 23: Giuseppe Verdi - Museo del Paesaggio · compositori, Giuseppe Verdi, che trovavasi casualmente di passaggio sul nostro bel lago per un viaggio di diporto. L'aspetto dell'illustre
Page 24: Giuseppe Verdi - Museo del Paesaggio · compositori, Giuseppe Verdi, che trovavasi casualmente di passaggio sul nostro bel lago per un viaggio di diporto. L'aspetto dell'illustre

CATALOGO DELLE OEPRE

Lorella Giudici

Massimiliano Cremona

Page 25: Giuseppe Verdi - Museo del Paesaggio · compositori, Giuseppe Verdi, che trovavasi casualmente di passaggio sul nostro bel lago per un viaggio di diporto. L'aspetto dell'illustre
Page 26: Giuseppe Verdi - Museo del Paesaggio · compositori, Giuseppe Verdi, che trovavasi casualmente di passaggio sul nostro bel lago per un viaggio di diporto. L'aspetto dell'illustre

1. Alessandro Laforêt (1863-1937) Giuseppe Verdi, 1903 - 1905 gesso, cm 70 x 63 x 63 Museo del Paesaggio, Verbania Inv. OA 438

Page 27: Giuseppe Verdi - Museo del Paesaggio · compositori, Giuseppe Verdi, che trovavasi casualmente di passaggio sul nostro bel lago per un viaggio di diporto. L'aspetto dell'illustre

Il 27 gennaio del 1901 Verdi muore nel suo appartamento al Grand Hotel et De

Milan, a pochi passi dalla Scala, nel cuore di quella Milano che lo aveva

consacrato all’olimpo della musica. Per sei giorni le vie attorno all’albergo

erano rimaste cosparse di paglia affinché gli zoccoli dei cavalli non

disturbassero gli ultimi momenti del Maestro. Nonostante fosse una domenica,

il podestà di Trieste, Scipione Sandrinelli, convocò immediatamente il consiglio

della città per deliberare di dedicare alla memoria del Maestro il Teatro

Comunale e per decidere di bandire un concorso per la realizzazione di un

monumento da posizionare “al limitare dell’arco centrale del porticato del

teatro”.23 Fu subito avviata una raccolta pubblica di fondi che raggiunse la

ragguardevole cifra di quasi trentamila corone, di queste ventimila furono

destinate solo alla scultura.

A. Laforêt, Monumento a Giuseppe Verdi, 1906, prima versione in marmo

23 “L’Illustrazione Italiana”, XXXIII, n. 5, Milano, 4 febbraio 1906, p. 110.

Page 28: Giuseppe Verdi - Museo del Paesaggio · compositori, Giuseppe Verdi, che trovavasi casualmente di passaggio sul nostro bel lago per un viaggio di diporto. L'aspetto dell'illustre

Tra i 76 studi presentati, la giuria (composta da Eugenio Gairinger, Giuseppe

Caprin, Antonio Lonza, Enrico Nordio, Eugenio Scomparini, lo scultore

veneziano Antonio Dal Zotto e da Leonardo Bistolfi, subentrato al posto di

Bazzaro) ne scelse tre e di questi furono richiesti i bozzetti definitivi grandi un

quinto del vero. Le opere prescelte erano state presentate da due scultori

milanesi: Alessandro Laforêt (1863–1937), autore di due bozzetti plastici

intitolati entrambi Semplicitas, e Emilio Quadrelli, con un disegno intitolato

Gloria a Giuseppe Verdi. Alla seconda selezione risultò vincitore (con il solo

voto contrario del Bistolfi) uno dei bozzetti di Laforêt, scultore uscito dalla

scuola del Borghi e da poco legittimato a Parigi con una medaglia di bronzo

all'Exposition Internationale Universelle del 1900 per il marmo Canto della

camicia, ispirato all’omonimo poema di Thomas Hood e, come quello,

improntato sulle dure condizioni del lavoro femminile.24 Il giudizio della giuria

parlava di “palpito di passione e di forza non comune”.25

Il monumento, che inizialmente doveva trovare posto all’ingresso del teatro, a

causa delle sue ingombranti dimensioni, che in altezza superavano i cinque

metri, fu poi valutato di collocarlo in Piazza Verdi, proprio davanti al teatro, ma

il timore che le sue generose forme potessero celare troppo la facciata del

palazzo spinse la stessa commissione del concorso ad individuare in Piazza San

Giovanni una valida e definitiva alternativa. Il contratto venne firmato l’11

luglio 1903 e con esso lo scultore s’impegnava a fornire l’opera compiuta e

collocata entro venti mesi. Meno di un anno dopo, il modello in gesso a

grandezza dal vero era pronto da tradurre in marmo, compito che venne

affidato di lì a poco al marmista milanese Giovanni Pagani26.

La cerimonia di inaugurazione ebbe luogo il 27 gennaio del 1906, in occasione

del quinto anniversario della morte del compositore, alla presenza di una folla

immensa, di tutte le alte cariche cittadine e dello stesso Laforêt. Per tutti fu

24 Per ulteriori approfondimenti sul concorso per il Monumento a Verdi cfr. S. Benco, Il Monumento a Giuseppe Verdi in Trieste, Trieste 1906, pp. 3-29. Si ringrazia la dott.ssa Maria Masau Dan, direttrice del Civico Museo Teatrale “Carlo Schmidl” di Trieste per la generosa collaborazione, le preziose informazioni e i documenti inviati. Una copia in bronzo del modellino presentato al concorso risulta essere stata esposta alla V Esposizione Artistica Regionale, Museo del Paesaggio, Pallanza agosto-ottobre 1920; e citata nel catalogo della stessa a p. 7, n. 192, Tipografia Vercellese, Pallanza 1920. 25 Ivi, p. 15. 26 Ibidem.

Page 29: Giuseppe Verdi - Museo del Paesaggio · compositori, Giuseppe Verdi, che trovavasi casualmente di passaggio sul nostro bel lago per un viaggio di diporto. L'aspetto dell'illustre

chiaro che quel ritratto avrebbe rappresentato l’apice della sua carriera. “Il

maestro è seduto in atteggiamento calmo e sereno. La testa è

somigliantissima”27 raccontava un cronista del tempo.

Inaugurazione del Monumento a Giuseppe Verdi, Trieste 27 gennaio 1906

Ma la storia del monumento sarebbe stata ancora lunga e travagliata, come

ricorda ancora oggi l’iscrizione posta alla base: “Eretto nel marmo/ dalla fede

dei cittadini/ il XXVII gennaio MCMVI/ distrutto da odio nemico/ il XXIII maggio

MCMXV/ volle il comune/ che qui risorgesse nel bronzo/ il XXIV maggio

MCMXXVI”. Infatti, non trascorsero neppure dieci anni dal suo svelamento che,

nel maggio 1915, un gruppo di manifestanti filo austriaci per rappresaglia

contro la decisione dell’Italia di entrare in guerra, ne prese a martellate la testa

e la scultura, irrimediabilmente danneggiata, venne pertanto rimossa. Per il

suo riposizionamento si dovrà attendere il 1926 quando, al posto dell’originale

in marmo di Carrara, viene collocata una copia in bronzo, realizzata con la

fusione di cannoni austriaci e inaugurata il 24 maggio del 1926.

La testa, conservata nelle raccolte del Museo del Paesaggio e realizzata in

gesso tra il 1903 e il 1905, è uno dei bozzetti (di grandezza identica a quella

definitiva) che sono serviti a Laforêt per lo studio del volto del compositore:

“Ammirevole è l’arte onde lo scultore Alessandro Laforêt tradusse dalla natura,

27 “L’Illustrazione Italiana”, XXXIII, n. 5, Milano, 4 febbraio 1906, p. 110.

Page 30: Giuseppe Verdi - Museo del Paesaggio · compositori, Giuseppe Verdi, che trovavasi casualmente di passaggio sul nostro bel lago per un viaggio di diporto. L'aspetto dell'illustre

Lo studio di Bureglio con i modelli di alcune sue opere. Fotografia databile 1920. Collezione privata.

senza alcuno sforzo di posa o alterazione di tranquillità psichica,

l’atteggiamento umano del nobile vegliardo. Nelle sembianze del quale, rese

con imperturbabile rassomiglianza, il genio apparisce quale fu: intelligenza

acuta, vita austera e simpatia con gli umani; non declamazione, o estasi

astratta, o disdegno altezzoso degli esseri e degli eventi. Sciolta e flessuosa è

la composizione di tutte le membra; recisi e nitidi nell’asserenante

intellettualità del volo sono i tratti del carattere”.28 Lievi sono i cambiamenti dal

bozzetto all’opera definitiva: il primo è un poco più greve nello sguardo e

nell’espressione, il bavero del cappotto ha una linea più geometrica e la testa è

leggermente meno inclinata. Per il resto, anche il gesso è pervaso da quel

realismo attento e fresco che lo scultore aveva appreso nelle aule di Brera e

28 S. Benco, Il monumento…, op. cit., p. 19.

Page 31: Giuseppe Verdi - Museo del Paesaggio · compositori, Giuseppe Verdi, che trovavasi casualmente di passaggio sul nostro bel lago per un viaggio di diporto. L'aspetto dell'illustre

avrebbe perfezionato poi guardando gli esiti di Bistolfi, dell’amico Medardo

Rosso (compagno di accademia29) e del Vela.

Laforêt era solito villeggiare per lunghi periodi a Bureglio di Vignone, un piccolo

paese sulle montagne a ridosso di Intra, qui si era insediato “in una elegante

costruzione dalle solide forme, dominata da una piccola torretta, con elementi

decorativi e dipinti murali sulla facciata, mentre in un locale a piano terreno

allestisce lo studio, in seguito diventato una vera e propria gipsoteca in cui

erano raccolti svariati bozzetti, piccole sculture in gesso e modelli utilizzati per

la traduzione in marmo”.30 È in quello studio di montagna che Laforêt modella

la testa di Verdi, lo dimostra una fotografia, scattata intorno al 1920, che ritrae

un angolo della gipsoteca dello scultore e nella parte destra, vicino a una

candida madonna orante, campeggia il grande bozzetto in plastilina.

La testa è registrata negli inventari del Museo con la data del 30 gennaio 1981

e probabilmente faceva parte di un piccolo nucleo di opere in deposito presso il

Comune di Verbania e arrivato al Museo alla fine degli anni settanta.

Lorella Giudici

29 Dai registri dell’Accademia di Belle Arti di Brera, Medardo Rosso risulta iscritto alla Scuola di Nudo dal maggio del 1882 al marzo del 1883, quando viene espulso per aver organizzato una protesta contro gli orari dei corsi e per la mancanza di modelli in carne e ossa, in particolare donne e bambini, su cui studiare l’anatomia. Cfr. M. Rosso, Scritti sulla scultura, a cura di L. Giudici, Abscondita, Milano 2003. 30 Cfr. M.A, Previtera, Alessandro Laforêt. Uno scultore tra verismo e simbolismo, in M.A. Previtera, S. Rebora, 1863-1937 Alessandro Laforêt. Uno scultore tra verismo e simbolismo, catalogo mostra, Vignone (Vb) 2009, p. 29. Si rimanda a questo testo per un approfondimento sulla vita e sull’opera dell’artista.

Page 32: Giuseppe Verdi - Museo del Paesaggio · compositori, Giuseppe Verdi, che trovavasi casualmente di passaggio sul nostro bel lago per un viaggio di diporto. L'aspetto dell'illustre

2. Paolo Troubetzkoy (1866-1938) Gabriele D'Annunzio, 1892 circa gesso patinato verde-rame, cm 49,5 x 31 x 22,5 Museo del Paesaggio, Verbania Inv. T 250

Page 33: Giuseppe Verdi - Museo del Paesaggio · compositori, Giuseppe Verdi, che trovavasi casualmente di passaggio sul nostro bel lago per un viaggio di diporto. L'aspetto dell'illustre

3. Paolo Troubetzkoy (1866-1938) Gabriele D'Annunzio, databile intorno al 1910-1911 gesso non patinato, cm 43 x 31 x 31 Museo del Paesaggio, Verbania Inv. T 1

Page 34: Giuseppe Verdi - Museo del Paesaggio · compositori, Giuseppe Verdi, che trovavasi casualmente di passaggio sul nostro bel lago per un viaggio di diporto. L'aspetto dell'illustre

Paul Troubetzkoy e Gabriele D'Annunzio si conobbero a Napoli nel 1892. Lo

scrittore, braccato dai creditori, aveva trovato ospitalità presso il pittore

Francesco Paolo Michetti, mentre lo scultore era arrivato nella città partenopea

per partecipare al concorso per il monumento a Garibaldi, dove aveva

ripresentato, con alcune varianti, il bozzetto già proposto a Milano nel 1888 e

oggi conservato al Museo del Paesaggio.31

Sentiamone il racconto dalle parole del fratello Luigi:

“per il monumento di Garibaldi a Napoli, ebbe notizie che l'esecuzione sarebbe

stata affidata a lui. Paolo decise allora di andare a Napoli, per vedere di

presenza come andavano le cose. Disgraziatamente la somma raccolta per

l'opera erasi dileguata quasi interamente e non rimanevano fondi sufficienti per

realizzarla. Egli si rivolse a Francesco Crispi che era Presidente del Comitato

del monumento, Crispi lo accolse molto benevolmente ma gli confermò che

non c'erano mezzi finanziari, anzi aggiunse che si era dimesso dalla presidenza

del Comitato non volendo assumersi delle responsabilità. In quell'occasione

Paolo, modellò il busto di Francesco Crispi il cui modello trovasi ora al Museo

del Paesaggio di Pallanza.

Durante la sua permanenza a Napoli fece pure la conoscenza di Gabriele

D'Annunzio che scrisse un articolo di grande ammirazione per lui sul «Mattino

di Napoli». Modellò anche il busto di D'Annunzio il cui modello trovasi ora, al

Museo del Paesaggio di Pallanza. L'amicizia per D'Annunzio, si protrasse fino

alla morte del poeta.

Mio fratello dovette lasciare Napoli un po’ deluso accontentandosi di un

modesto premio in danaro che gli aveva assegnato il Comitato del monumento.

Ritornato a Milano si occupò del concorso al monumento di Garibaldi. Siccome i

suoi oppositori dicevano che egli era bensì capace di fare piccole statue, ma

non avrebbe potuto modellare monumenti, egli modellò la statua di Garibaldi

grandezza al naturale a cavallo e la espose a Brera.

Mio fratello che aveva molto ardore di rinnovazione nella scultura aveva pure

molti oppositori, i quali malgrado la corrente favorevole a lui, affidarono l'ese -

31 Il bozzetto porta il numero d’inventario T 327 ed è entrato nelle collezioni del Museo il 3 giugno 1937 quale dono dell'autore.

Page 35: Giuseppe Verdi - Museo del Paesaggio · compositori, Giuseppe Verdi, che trovavasi casualmente di passaggio sul nostro bel lago per un viaggio di diporto. L'aspetto dell'illustre

cuzione del monumento allo scultore Ettore Ximenes.”32

Gabriele D’Annunzio

In effetti, il bozzetto troubetzkoyano fu pubblicamente elogiato da D'Annunzio,

che, come racconta Luigi, ne "Il Mattino" lo giudicò il migliore fra quelli

presentati. Venuto a conoscenza dell'articolo, lo scultore volle incontrare il

sommo Vate e in quell’occasione - tra l'estate e l'autunno del 1892 - ne eseguì

il busto, caratterizzato da una grande naturalezza espressiva.

A quest'opera si riferiscono con ogni probabilità le seguenti parole, pubblicate

da un anonimo giornalista su "L'Illustrazione Italiana": "il vigoroso busto

modellato da Paolo Troubetzkoy in Napoli, all'aria aperta, sopra una terrazza di

Mergellina, tra l'anno dell'Innocente e l'anno del Trionfo della morte".33

Una sua fusione in bronzo (con delle leggere modifiche nei dettagli del viso, più

realistico e curato) è conservata presso il Vittoriale degli Italiani a Gardone

Riviera.

32 L. Troubetzkoy, in R. Giolli, L. Troubetzkoy, Paolo Troubetzkoy, 1866-1937, nel Museo di Pallanza, Milano, Alfieri, s.d. [1952 ca.], pp. 17-18. 33 Un ritratto di Gabriele D'Annunzio e la pittrice Romaine Brooks, in "L'Illustrazione Italiana", a. XL, n. 16, Milano, 20 aprile 1913, p. 386.

Page 36: Giuseppe Verdi - Museo del Paesaggio · compositori, Giuseppe Verdi, che trovavasi casualmente di passaggio sul nostro bel lago per un viaggio di diporto. L'aspetto dell'illustre

Il secondo ritratto,34 a figura intera e di piccolo formato, raffigura D'Annunzio

seduto in atto di ascoltare o pensare e fu eseguito a Parigi. Il Vate giunse nella

capitale francese nel 1910, ancora una volta per sfuggire ai numerosi creditori,

mentre Paolo Troubetzkoy vi si era stabilito da qualche anno, dopo che nel

1905 aveva lasciato la Russia a causa della guerra e dei primi moti

rivoluzionari. I due si incontrarono in occasione della prima rappresentazione a

Parigi del dramma Le Martyre de Saint Sébastien, scritto da D'Annunzio e

musicato da Claude Debussy.

A questo proposito, nel Fondo Troubetzkoy del Museo del Paesaggio, si

conserva fotocopia di una cartolina che Troubetzkoy, da Bonn, inviò a

D'Annunzio presso il parigino Théatre du Chatelet, di cui si riporta il testo:

"Carissimo D'Annunzio. Siamo ora a Bonn dove mi hanno domandato per fare

una scultura di Beethoven. Non sono capace d'esprimermi per lettera quanto

sono intusiasta [sic] del tuo Saint Sebastien. Sarò di ritorno domenica a Parigi,

dove spero poterti vedere presto ed esprimermi a voce. Spero che non avrai

dimenticato la tua promessa per la collazione [sic]. M'immagino quanto sei

domandato dapertutto. Tuo amico Paul Troubetzkoy".

Fondo Troubetzkoy, Museo del Paesaggio Verbania

34 Troubetzkoy ritrasse D'Annunzio anche in altre occasioni. Cfr, ad esempio, L. Troubetzkoy, in R. Giolli, L. Troubetzkoy, Paolo Troubetzkoy, 1866-1937, nel Museo di Pallanza, Milano, Alfieri, s.d. [1952 ca.], p. 32 ("incontrò nuovamente D'Annunzio e gli fece un altro ritratto"). Difficile dire quali, tra questi ritratti, furono esposti al Casinò Municipale di Pallanza nel 1933 e alla Galleria Casari di Bergamo nel 1935. Si segnala che tra il 1946 e il 1948 è documentato il deposito, presso il Museo del Paesaggio, di un bronzo raffigurante D'Annunzio, di proprietà Luigi Troubetzkoy (deposito n. 77 dell'8 gennaio 1946 e deposito n. 79 del 5 novembre 1948). Archivio Museo del Paesaggio, faldone "Esposizioni, Opere in deposito, e pratiche inerenti".

Page 37: Giuseppe Verdi - Museo del Paesaggio · compositori, Giuseppe Verdi, che trovavasi casualmente di passaggio sul nostro bel lago per un viaggio di diporto. L'aspetto dell'illustre

Il ritratto è databile tra il 1910 e l'anno successivo, in quanto nel 1911 fu

esposto negli Stati Uniti, a Buffalo. Troubetzkoy, ancora una volta, coglie nella

sua scultura l'umanità dell'effigiato al di là del mito di cui è ammantato: non,

quindi, una celebrazione superomistica di D'Annunzio, ma la semplice

rappresentazione di un uomo colto e raffinato, elegantemente seduto, con un

braccio adagiato sulle gambe incrociate e l'altro, poggiato sul bracciolo, a

sostenere il volto assorto.

Il gesso è visibile, anche se parzialmente nascosto, in una delle fotografie che

ritraggono lo studio parigino di Troubetzkoy, sulla seconda mensola a destra

vicino all’angolo della stanza.

Lo studio parigino di Paul Troubetzkoy con il dettaglio del ritratto di D’Annunzio

Gabriele D’Annunzio

Page 38: Giuseppe Verdi - Museo del Paesaggio · compositori, Giuseppe Verdi, che trovavasi casualmente di passaggio sul nostro bel lago per un viaggio di diporto. L'aspetto dell'illustre

Così come aveva fatto Pascoli, anche D’Annunzio, alla notizia della morte di

Verdi dedicò al Maestro un’ode: In morte di Giuseppe Verdi, il cui manoscritto

originale è conservato al Museo Verdiano Casa Barezzi di Busseto e fu poi

ripubblicata nel 1903 in "Elettra” (Per la morte di Giuseppe Verdi):

[…] Dinanzi alla veggente tutte aperte rimasero le porte del Mistero, e la sorte umana fu sospesa su l’alte soglie ove la Forza trema. Sul rombo, nell’attesa, allor sonò la melodìa suprema. […] Ci nutrimmo di lui come dell’aria libera ed infinita, cui dà la terra tutti i suoi sapori. La bellezza e la forza di sua vita, che parve solitaria, furon come su noi cieli canori. Egli trasse i suoi cori dall’imo gorgo dell’ansante folla. Diede una voce alle speranze e ai lutti. Pianse ed amò per tutti. Fu come l’aura, fu come la polla. Ma, nato dalla zolla, dalle madre dei buoi forti e dell’ampie querci e del frumento, nel bronzo degli eroi foggiò sé stesso il creatore spento. […]

La frequentazione fra Troubetzkoy e D'Annunzio proseguì anche sul lago

Maggiore, dove il poeta si recava soprattutto in virtù della presenza, tra i

numerosi facoltosi villeggianti che ne animavano le sponde, dei noti editori

Treves: Emilio, infatti, possedeva una villa a Belgirate che chiamò Maria in

onore della figlia, mentre il fratello Giuseppe soggiornava a Pallanza, a Villa

Cordelia, lo pseudonimo usato della moglie in ambito letterario.

Page 39: Giuseppe Verdi - Museo del Paesaggio · compositori, Giuseppe Verdi, che trovavasi casualmente di passaggio sul nostro bel lago per un viaggio di diporto. L'aspetto dell'illustre

In particolare, D'Annunzio era l'ospite prediletto di Giuseppe Treves a Pallanza.

Addirittura il padrone di casa, per compiacerlo, fece sopraelevare un'ala

dell'edificio al fine di ricavarne una stanza che fece decorare, in verde e oro, da

Giulio Aristide Sartorio; le persiane recavano incisi alcuni versi di D'Annunzio

stesso.35

Ci sono tracce di questa loro frequentazione sul lago nel Fondo Troubetzkoy del

Museo del Paesaggio, dove si conserva la fotocopia di una lettera scritta da

Troubetzkoy a D'Annunzio su carta intestata "Villa Ada / Ghiffa / Lago

Maggiore":

"Settembre 27

1914-1

Carissimo Gabriele

Rispondo subito alla tua lettera. Mia moglie l'aveva messa via e non poteva

ritrovarla, oggi l'ho riavuta e così posso rispondere. Siamo da un mese e

mezzo qua al lago, sono contentissimo del mio posto, staremo ancora fino alla

fine d'ottobre. Chissà che potremo avere la fortuna d'averti qua per un po’ di

giorni.

Il levriere non l'ho ancora ritoccato in cera; appena arriverò a Parigi lo farò

subito fondere.

Saremo a Parigi in novembre, saremo felicissimi di assistere al tuo nuovo

dramma, mi farai sapere la data esatta.

Cerca di venire qua, si sta benissimo. Mia moglie ti saluta e speriamo molto

vederti qua. Il mio indirizzo è Suna per Cabianca.

Se m'avverti per telegramma l'ora del tuo arrivo verremo coll'automobile

prenderti alla stazione ferroviaria di Fondotoce Pallanza, oppure a Stresa.

Ciao intanto

tuo affezionato

Paul Troubetzkoy".

35 Sui soggiorni di D'Annunzio a Pallanza cfr. M. Cremona, Artisti in Castagnola. Tra ville e villeggiatura, in S. Rebora, a cura di, Arnaldo Ferraguti 1862-1925. Tra pittura e letteratura alla fine di un secolo, catalogo della mostra, Milano, Silvana Editoriale, 2006.

Page 40: Giuseppe Verdi - Museo del Paesaggio · compositori, Giuseppe Verdi, che trovavasi casualmente di passaggio sul nostro bel lago per un viaggio di diporto. L'aspetto dell'illustre

Inoltre, il Vate, dopo un vano tentativo di farsi affittare l'intera isola Madre

dalla famiglia Borromeo, cercò di acquistare la cosiddetta torraccia del Monte

Rosso, posta lungo il sentiero che da Suna sale a Cavandone.

A questo riguardo si conoscono diverse versioni dei fatti; una, in particolare, è

molto interessante in quanto coinvolge proprio Troubetzkoy e le motivazioni

della sua scelta di costruire la ca' bianca - sua abitazione sul lago a partire dal

1912 - tra Suna e Fondotoce:

“La villa non sorgeva nel sito più felice del bacino borromeo, poco lontano dai

luoghi dove la Toce, entrando nel lago, in parte s’impaluda fra le stoppie e gli

acquitrini. Dal Troubetzkoy stesso ho appreso perché aveva scelto proprio quel

sito. Un tempo era venuto a Pallanza il D’Annunzio, alla villa ospitale in

Castagnola; reduce da una gita a Cavandone, egli veniva magnificando una

diruta torre longobarda di segnalazione, solitaria e pittoresca sul pendio con la

distesa aperta delle Borromee al basso.

Il Viani, ch’era presente, possedeva appunto quella torre e disse al D’Annunzio

che, se si fosse impegnato a ricordare in qualche suo romanzo l’antica famiglia

pallanzese dei Viani, gliel’avrebbe donata. Il D’Annunzio facilmente annuì e

naturalmente poi dei Viani di Pallanza nei suoi romanzi non si ricordò più; ma il

Viani scrisse una precisa lettera di offerta.

Poco tempo dopo il D’Annunzio si recò dal Troubetzkoy e lo scultore modellò il

ritratto del poeta, elegante, sottile e armonioso, seduto e intento a fumare. Ne

trasse due bronzi e il poeta pregò il Troubetzkoy che gliene cedesse uno.

Questi, chi sa perché, s’impuntò a volere cinquemila lire che il poeta pare non

avesse. Il D’Annunzio gli fece una proposta: invece delle cinquemila lire gli

avrebbe dato la torre a lui ceduta dal Viani, e mostrò la lettera. Si recarono a

vedere la torre, che piacque al Troubetzkoy il quale l’accettò e diede il bronzo.

Poi, più tardi, «possedendo già la torre», comperò il terreno sottostante,

sebbene ve ne fossero dei migliori, e fece costruire il padiglione di lavoro e la

villa, vicino alla sua torre più in alto. Ma toccò poi al Troubetzkoy una sgradita

sorpresa: recatosi a visitare un ricco cultore d’arte straniero a Pallanza, si sentì

fare la consueta domanda:

- Paolo, perché ti sei costruito la villa proprio lì?

Page 41: Giuseppe Verdi - Museo del Paesaggio · compositori, Giuseppe Verdi, che trovavasi casualmente di passaggio sul nostro bel lago per un viaggio di diporto. L'aspetto dell'illustre

A cui rispose nel modo consueto:

- Avevo già la «torre». Me l’ha data D’Annunzio.

- La torre? La torre è del mio maggiordomo. L’ha comperata all’asta Viani...

Il Viani, più gran signore e artista che banchiere, era fallito e tutto il suo era

andato all’incanto, compresa la torre di Cavandone che appunto era stata dal

maggiordomo acquistata per 500 lire!”.36

La Torraccia del Monte Rosso, inizio XX sec.

Massimiliano Cremona

36 L. Rossari, Artisti sul Verbano nei primi anni del secolo (a cura di A. Cavalli dell’Ara), in “Verbanus” n. 7, 1986, pp. 131-132.

Page 42: Giuseppe Verdi - Museo del Paesaggio · compositori, Giuseppe Verdi, che trovavasi casualmente di passaggio sul nostro bel lago per un viaggio di diporto. L'aspetto dell'illustre

4. Paolo Troubetzkoy (1866-1938) Enrico Caruso nella "Fanciulla del West", 1912 gesso patinato rosa chiaro, cm 57 x 29 x 35 Sulla base: "Paul Troubetzkoy 1912". Museo del Paesaggio, Verbania Inv. T 131

Page 43: Giuseppe Verdi - Museo del Paesaggio · compositori, Giuseppe Verdi, che trovavasi casualmente di passaggio sul nostro bel lago per un viaggio di diporto. L'aspetto dell'illustre

Nato a Napoli nel 1873 (dove morirà il 2 agosto 1921) da un operaio

metalmeccanico e da una donna delle pulizie, Enrico era il loro diciottesimo

figlio, l’unico ad essere sopravvissuto. La sua formazione musicale fu modesta,

con lezioni dilettantesche e le prime esibizioni legate alla frequentazione

dell'oratorio parrocchiale di don Giuseppe Bronzetti.

Per un esordio in un teatro regolare dovette aspettare il novembre del 1894, al

Nuovo di Napoli, quando gli venne assegnata una parte ne L'amico Francesco

del compositore Morelli. Per il cantante, appena ventunenne, l’esperienza non

fu gratificante.

A partire dall’anno successivo, però, il suo successo fu sempre più crescente,

negli anni si sarebbe cimentato con la musica dei più grandi autori (Mascagni,

Puccini, Leoncavallo, Ponchielli, Bizet, Gounod, Donizetti), ma fu con le opere

di Verdi che Caruso seppe riscuotere grandi successi in tutto il mondo, a

partire da quell’inverno del 1899 quando il cartellone della sua seconda

tournée in Russia prevedeva in larga parte opere verdiane, tra cui Un ballo in

maschera e Aida, per la quale felice fu la sua interpretazione di Radames.37

Inoltre, Caruso partecipò, e fu grandemente apprezzato, al concerto

celebrativo della morte di Verdi che si tenne alla Scala il 1° febbraio del 1901

sotto la direzione di Arturo Toscanini e che ebbe come oratore il librettista

Giuseppe Giacosa.38 Nel 1913, poi, in occasione del centenario della nascita di

Giuseppe Verdi, il tenore fu al centro di trattative fra Ricordi, Toscanini e Boito

per la rappresentazione di Nerone alla Scala, ma non se ne fece più nulla, così

come il suo progetto di interpretare Otello per l'omonima opera di Giuseppe

Verdi sarà interrotto dalla scomparsa del cantante.

E fu proprio con due delle più belle opere verdiane, il Rigoletto e l’Aida, che al

Costanzi di Roma Caruso tenne la sua ultima stagione italiana tra il 1902 e il

1903.

37 Nel Mefistofele di Arrigo Boito (1901) cantò anche con Fedor Šaljapin; ma il confronto con il russo portò altre riserve sulla presenza scenica di Caruso, per il quale, però, Saljapin nutriva grande ammirazione. 38 Anche di Giacosa Troubetzkoy eseguì, nel 1893 c., un ritratto a figura intera conservato presso il Museo del Paesaggio di Verbania (inv. T 238).

Page 44: Giuseppe Verdi - Museo del Paesaggio · compositori, Giuseppe Verdi, che trovavasi casualmente di passaggio sul nostro bel lago per un viaggio di diporto. L'aspetto dell'illustre

Non si sa quando e dove Troubetzkoy e Caruso si siano conosciuti, ma di certo

la frequentazione si protrasse nel tempo e ne resta traccia anche nel Fondo

Troubetzkoy del Museo del Paesaggio, dove è conservata la fotocopia di una

lettera, datata 20 luglio 1912 e vergata su carta intestata "Villa di Bellosguardo

/ Signa (Firenze)", che Caruso scrisse a Paul per richiedergli la copia di un

bronzo da regalare a Puccini.39

Enrico Caruso, foto di scena ne La fanciulla del west, 1910

39 Se ne riporta di seguito il testo: "20 luglio 1912 Egregio Sig Troubetzkoy Ho promesso al Mo Puccini una copia del vostro Johnson e terrei farcela avere al più presto possibile. Volete voi farmi il piacere di inviarcene una copia in bronzo a Torre del Lago? Dico ciò perché so che presso di voi, se non l'avete regalata, esiste l'altra copia che Bertelli fuse. Se non potete, piacciavi dare ordini a Bertelli a New York per fonderne una e mandare a me il conto come rimanemmo d'accordo. Ringraziandovi sentitamente e con i miei rispettosi ossequii per la signora e saluti per voi mi dico Enrico Caruso". La fotocopia è presente nel Fondo Troubetzkoy da molti anni, ma non riporta nessun dato che faccia capire dove potrebbe trovarsi l’originale e le ricerche svolte dal Museo per scoprirlo non hanno ancora dato alcun frutto. E’ sembrato comunque interessante riportarne il testo e fornire qualche notizia in più su questo importante rapporto umano e lavorativo.

Page 45: Giuseppe Verdi - Museo del Paesaggio · compositori, Giuseppe Verdi, che trovavasi casualmente di passaggio sul nostro bel lago per un viaggio di diporto. L'aspetto dell'illustre

Quando Troubetzkoy arrivò in America, Caruso aveva appena concluso o stava

per concludere la sua tournée al Metropolitan di New York, dove aveva vestito i

panni di Ramerrez ne La Fanciulla del West. È forse lì che lo scultore maturò

l’idea di modellare il gesso come omaggio a Puccini, del quale era amico fin

dagli anni milanesi, ma anche come segno di ammirazione verso Caruso.

L’opera lirica, musicata da Puccini su libretto di Guelfo Civinini e Carlo

Zangarini, fu ripresa dal dramma The Girl of the Golden West di David Belasco

e venne eseguita sotto la direzione di Toscanini. Il racconto affronta il tema

tipicamente americano della febbre dell'oro e ambienta le vicende nella lontana

e inospitale Sierra californiana, infestata di banditi e di serpenti. Caruso

interpretò il protagonista, Dick Johnson, il giovane straniero che, arrivato alla

"Polka", si innamora di Minnie, la locandiera che la gestiva. In realtà, quel

giovane altri non era che Ramerrez, terribile bandito, venuto a studiare di

persona la possibilità di rapinare la cassa del saloon, dove i minatori erano

soliti depositare i loro risparmi.

Troubetzkoy scelse di raffigurare il momento in cui Ramerrez era stato legato e

catturato per essere giustiziato. Attorno alle braccia ha infatti due lunghi

bastoni che gli serrano gli arti. La posa del corpo conserva tutta l’enfasi della

recitazione e l’impeto del momento cruciale. L'opera riflette lo stile maturo

dello scultore, caratterizzato dall'uso di larghe spatolate che vanno a costruire

rapidamente volumetrie e superfici.

Il gesso è entrato nelle collezioni del Museo del Paesaggio nel 1938 come

deposito di Luigi Troubetzkoy, che poi lo donerà formalmente all’ente

nell’ottobre dell'anno successivo.40

Una versione in bronzo dell’opera è conservata nel Museo Puccini di Torre del

Lago.

Massimiliano Cremona

40 Deposito n. 63 del 4 marzo 1938. Archivio Museo del Paesaggio, faldone "Esposizioni, Opere in deposito, e pratiche inerenti".

Page 46: Giuseppe Verdi - Museo del Paesaggio · compositori, Giuseppe Verdi, che trovavasi casualmente di passaggio sul nostro bel lago per un viaggio di diporto. L'aspetto dell'illustre

5. Paolo Troubetzkoy (1866-1938) Cesare Pascarella, 1895 gesso non patinato, cm 27 x 10,5 x 11,5 firmato e datato sulla base: “Paolo Troubetzkoy 1895” Museo del Paesaggio, Verbania Inv. T 156

Page 47: Giuseppe Verdi - Museo del Paesaggio · compositori, Giuseppe Verdi, che trovavasi casualmente di passaggio sul nostro bel lago per un viaggio di diporto. L'aspetto dell'illustre

Apprezzato poeta dialettale, Cesare Pascarella (Roma 1858-1940) avviò però la

propria attività artistica sotto il segno della pittura e del disegno: frequentò, se

pur irregolarmente, l'Istituto di Belle Arti di Roma e fece parte del "Gruppo dei

XXV Pittori della Campagna Romana", gruppo formatosi nel 1904 con l’idea di

rinnovare la pittura raccontando il paesaggio della campagna laziale

prendendolo dal vero, sulla scia delle fortunate esperienze toscane e francesi di

fine ottocento. Del gruppo fecero parte artisti come Giulio Aristide Sartorio,

Duilio Cambellotti e Alessandro Battaglia. Fedele a quei propositi veristi,

Pascarella ebbe una particolare predilezione per la raffigurazione di animali,

soprattutto asini.

Pubblicò i suoi primi sonetti in romanesco nelle pagine di "Capitan Fracassa",

"Cronaca Bizantina" e "Fanfulla della Domenica". Nel 1886 diede alle stampe

Villa Gloria, poema in 25 sonetti dedicato all'impresa dei fratelli Cairoli, per il

quale ricevette gli inaspettati elogi di Giosuè Carducci. Grande successo spettò

anche a La scoperta de l'America (1893), un componimento nato dagli appunti

dei numerosi viaggi che fece oltreoceano e dalla curiosità delle stranezze degli

uomini di quelle terre. Quindi, si dedicò alla composizione di un grande carme

sulla storia d'Italia che, però, rimase incompiuto e fu in ogni caso pubblicato

postumo.

Cesare Pascarella, disegno pubblicato sulla copertina de “La Tribuna Illustrata”, V, n. 6, Roma, giugno 1894

Page 48: Giuseppe Verdi - Museo del Paesaggio · compositori, Giuseppe Verdi, che trovavasi casualmente di passaggio sul nostro bel lago per un viaggio di diporto. L'aspetto dell'illustre

La sua poesia, a causa delle inflessioni dialettali, necessitava del complemento

della recitazione e, per tale motivo, egli stesso teneva letture pubbliche dei

suoi sonetti, come fece, ad esempio, tra il 1894 e il 1895 in un tour tutto

italiano.

Vista la datazione apposta sul gesso di Troubetzkoy, i due dovettero incontrarsi

proprio in occasione di tali peregrinazioni.

Amico della famiglia Cairoli (la quale possedeva una villa anche a Belgirate), il

poeta fu spesso loro ospite a Groppello. In una di queste occasioni, Pascarella

lasciò il borgo lomellino per recarsi a Milano, dove i compositori Marco Sala,

Francesco Paolo Tosti e l'editore Giulio Ricordi lo condussero all'albergo de

Milan perché recitasse Villa Glori a Giuseppe Verdi.41

Divenuto amico del compositore di Busseto, trascorse il capodanno 1901 nella

sua villa a Sant'Agata. A Verdi dedicò il sonetto La musica nostra:

Ma tu parla co' Nina la mammana, Che de sta roba se n'intenne a fonno, Be', che dice? Che l'opera italiana È la più mejo musica der monno. E tu che soni appena la campana, Me venghi a di' che er frocio sia profonno? Pe' me tu poi cantà' 'na settimana Tanto nun me rimovo, e te risponno, Che senza che ce fai tanto rumore, Er pius urtra più su, caro Marvezzi, La musica più mejo è er «Trovatore».

Antro che sti motivi verd'e mézzi! Quela pira... Divampa er mio furore... Sconto cór sangue mio... Quelli so' pezzi!

Il gesso di Paolo Troubetzkoy è entrato nelle collezioni del Museo del Paesaggio

con donazione dell'artista il 3 giugno 1937. Come già evidenziato da Sergio

Rebora nel catalogo della mostra al Museo del Paesaggio nel 1990,42 il naturale

41 Per un approfondimento su Cesare Pascarella cfr. E. Bizzarri, Vita di Cesare Pascarella, Cappelli, Bologna 1941. 42 S. Rebora, in G. Piantoni, P. Venturoli, Paolo Troubetzkoy 1866-1938, Il Quadrante, Torino 1990, p. 103.

Page 49: Giuseppe Verdi - Museo del Paesaggio · compositori, Giuseppe Verdi, che trovavasi casualmente di passaggio sul nostro bel lago per un viaggio di diporto. L'aspetto dell'illustre

movimento dell'uomo è catturato dallo scultore, il quale ne raffigura i

"macchiettistici" accessori dell'abbigliamento con cui era noto negli ambienti

culturali, approdando a un risultato lievemente caricaturale.

Un altro gesso di Troubetzkoy ritraente Pascarella era di proprietà del pittore

Luigi Conconi, mentre una fusione d'epoca apparteneva a Giuditta Brivio,

moglie di Giulio Ricordi.

Massimiliano Cremona

Page 50: Giuseppe Verdi - Museo del Paesaggio · compositori, Giuseppe Verdi, che trovavasi casualmente di passaggio sul nostro bel lago per un viaggio di diporto. L'aspetto dell'illustre

6. Paolo Troubetzkoy (1866-1938) Francesco Pandolfini, 1889 circa gesso non patinato, cm 40 x 43 x 32 Museo del Paesaggio, Verbania Inv. T 170

Page 51: Giuseppe Verdi - Museo del Paesaggio · compositori, Giuseppe Verdi, che trovavasi casualmente di passaggio sul nostro bel lago per un viaggio di diporto. L'aspetto dell'illustre

Francesco Pandolfini (Termini Imerese 1836 - Milano 1916) fu un celebre

baritono italiano della seconda metà dell'Ottocento. La sua carriera durò dal

1859 - anno del debutto a Pisa nell'opera Gemma di Vergy di Gaetano

Donizetti - al 1890.

È ricordato soprattutto come interprete verdiano: nel 1871 cantò le arie di Don

Carlo di Vargas alla Scala in La forza del destino, mentre l'8 febbraio dell'anno

seguente, ancora nel teatro milanese, interpretò il re etiope Amonasro nella

prima italiana di Aida. Ebbe due figli d'arte: il tenore Franco e il soprano

Angelica; il primo esordì al Teatro Carcano di Milano in La Traviata.

Francesco Pandolfini fu assiduo frequentatore degli ambienti scapigliati, in

particolare del noto salotto culturale rappresentato dall'abitazione milanese (un

appartamento di Palazzo Borromeo d'Adda, in via Manzoni) del facoltoso

musicista Benedetto Junck e della moglie Teresa Garbagnati. A tale vicinanza

vanno ricollegate le sue interpretazioni nelle prime di Caligola (1873, opera di

Gaetano Braga) e de I Lituani (1874, opera di Amilcare Ponchielli).

Francesco Pandolfini, Teatro Verdi, Trieste, 4 ottobre 1873

Page 52: Giuseppe Verdi - Museo del Paesaggio · compositori, Giuseppe Verdi, che trovavasi casualmente di passaggio sul nostro bel lago per un viaggio di diporto. L'aspetto dell'illustre

Furono probabilmente tali frequentazioni scapigliate a offrire l'occasione di un

ritratto eseguito dal giovane Paolo Troubetzkoy, opera che nel dicembre 1889

risultava esposta in una delle sale occupate dall'Esposizione della milanese

Famiglia Artistica: “In fondo alle sale richiama l’attenzione il busto

somigliantissimo del baritono Pandolfini, opera di Paolo Troubetzkoy”.43

All'epoca del ritratto, il baritono era ormai ultracinquantenne.

La modellazione del gesso, la cui ricercata indeterminatezza e motilità investe

anche il volto dell'effigiato, lo avvicina ad altre opere coeve dell'artista, quali i

ritratti dei coniugi Junck e di Alfredo Catalani, motivo per cui già Rebora ha

proposto la datazione del gesso al 1889 circa.44

Il busto mostra una materia mossa e vibrante, più attenta alle suggestioni

della luce e all’emozione di un viso ispirato e sognante che ai tratti somatici,

comunque riconoscibili. L’impasto, generoso e di rapida stesura, s’increspa in

flutti improvvisi e disordinati, per seguire l’istinto di un’improvvisazione nata

sul soggetto, secondo i dettami inaugurati da Rosso e ben interpretati dalla

pittura scapigliata.

Non si conoscono né i dettagli né le modalità che hanno portato l'opera nelle

raccolte del Museo, i vecchi inventari non riportano dati oggettivi, solo numero

di inventario, soggetto e autore.

Presso il Museo Teatrale alla Scala se ne conserva una fusione in bronzo,

donata dal figlio Carlo Francesco.

Massimiliano Cremona

43 Alla Famiglia Artistica. L’esposizione, “Il Pungolo”, Milano, 15-16 dicembre 1889, p.2. 44 Cfr. S. Rebora, in in G. Piantoni, P. Venturoli, Paolo Troubetzkoy 1866-1938, Il Quadrante, Torino 1990, p. 85.

Page 53: Giuseppe Verdi - Museo del Paesaggio · compositori, Giuseppe Verdi, che trovavasi casualmente di passaggio sul nostro bel lago per un viaggio di diporto. L'aspetto dell'illustre

7. Paolo Troubetzkoy (1866-1938) Nudo maschile (Fëdor Šaljapin), databile intorno al 1907-1909 gesso patinato giallo ocra chiaro, cm 65 x 30 x 33 Museo del Paesaggio, Verbania Inv. T 208

Page 54: Giuseppe Verdi - Museo del Paesaggio · compositori, Giuseppe Verdi, che trovavasi casualmente di passaggio sul nostro bel lago per un viaggio di diporto. L'aspetto dell'illustre

Interprete verdiano, dotato di voce potente, ottima presenza scenica e grandi

capacità recitative, Fëdor Ivanovič Šaljapin è ritenuto il più celebre basso della

prima metà dell'Ottocento e una delle sue interpretazioni più acclamate fu

Filippo II nel Don Carlos di Giuseppe Verdi.

Originario di Kazan, una città a nord-est della Repubblica del Tatarsan, dove

era nato nel 1873, Šaljapin (il cui cognome viene traslitterato dal cirillico anche

come Chaliapin o Shalyapin) è entrato a pieno diritto nella storia della musica e

del teatro russo e internazionale.

Provenendo da una famiglia di modeste condizioni, Šaljapin, che non aveva

inizialmente potuto avvalersi di una regolare formazione vocale e musicale,

debuttò a soli 15 anni e all'inizio degli anni '90 si esibì in diverse città russe

quale corista di una compagnia teatrale.

Fëdor Ivanovič Šaljapin, 1908

Nel 1892 giunse nella città georgiana di Tbilisi, dove prese lezioni dal cantante

lirico Ussatov, tenore del Bol'šoj. Là prese avvio la sua carriera operistica e nel

Page 55: Giuseppe Verdi - Museo del Paesaggio · compositori, Giuseppe Verdi, che trovavasi casualmente di passaggio sul nostro bel lago per un viaggio di diporto. L'aspetto dell'illustre

teatro lirico della città, il 28 settembre 1893, esordì nella parte di Ramfis

nell'Aida verdiana.

Il successo arrivò nel 1896 a Mosca, quando si esibì nel teatro lirico privato di

Màmontov, dove cantò per 3 anni. Venne poi chiamato al Bol'šoj, dove si esibì

regolarmente dal 1899 al 1914.

Nel 1901 cantò per la prima volta al di fuori della Russia: l'occasione fu offerta

dal memorabile allestimento del Mefistofele di Arrigo Boito alla Scala di Milano.

Šaljapin interpretò Mefistofele, Enrico Caruso vestì i panni di Faust, mentre la

direzione era affidata ad Arturo Toscanini (che a fine carriera dichiarò che il

russo era il più grande talento operistico con cui avesse lavorato): tutti e tre

sono personaggi raffigurati da Paul Troubetzkoy e i relativi ritratti in gesso

sono conservati presso il Museo del Paesaggio.

Šaljapin acquisì definitivamente una fama internazionale negli anni 1904-1914

grazie alle tournèe a Roma, Berlino, Parigi, Londra, New York e molte altre,

anche se la prima esibizione al Metropolitan, nel 1907, non riscosse critiche

molto favorevoli, ma quando vi ritornò molti anni più tardi (1921) il successo

fu tale che vi restò per altre otto stagioni.

Monumento a Fëdor Ivanovič Šaljapin, State Academy of Arts, Ufa, 2007

Page 56: Giuseppe Verdi - Museo del Paesaggio · compositori, Giuseppe Verdi, che trovavasi casualmente di passaggio sul nostro bel lago per un viaggio di diporto. L'aspetto dell'illustre

Nel 1918 fu direttore artistico del Teatro Mariinskij a Pietroburgo e dal 1922

visse all'estero, prima in Finlandia e poi in Francia. Ritiratosi dalle scene nel

1937, morì a Parigi l'anno seguente lasciando un volume di memorie, Uomo e

maschera: quarant'anni della vita di un cantante, uscito nel 1932. Non solo,

egli contribuì a rendere note in Occidente opere di compositori russi quali Boris

Godunov di Modest Musorgskij, Il Principe Igor di Aleksandr Porfir'evič Borodin,

La fidanzata dello Zar di Nikolaj Andreevič Rimskij-Korsakov.

Troubetzkoy dovette incontrare Šaljapin verso il 1898-99, quando lo scultore

lasciò Milano per la Russia e il cantante si esibiva al teatro lirico privato di

Màmontov. A tal proposito il pittore russo Il'ja Efimovič Repin scrisse: "A quel

tempo S[avva] I[vanovič] strinse amicizia con uno scultore, il principe

Trubeckoj, che senza cerimonie fu presto di casa da Savva Ivanovič. E non

appena ascoltò il canto di questo fenomenale giovane, cominciò subito a

scolpirne il busto".45 Secondo la testimonianza del fratello Luigi, Troubetzkoy

dovette incontrare il cantante anche quando fu ospite di Tolstoj: "Conobbe

Leone Tolstoi e fu più volte ospite a Jasnaia Poliana dove fece varie statue e

macchiette del grande scrittore. Vi conobbe pure Gorcki e Schialiapine e molti

altri scrittori ed artisti."46 In tali occasioni lo scultore eseguì due busti, uno in

gesso patinato, l'altro in bronzo: entrambi entrarono in possesso di E. P.

Tarchanova-Antokol'skaja, nipote del noto scultore M. Antokol'skij, la quale nel

1906 donò il bronzo a Repin.

Il gesso a figura intera al Museo del Paesaggio, invece, dovrebbe risalire agli

anni parigini, la città in cui Troubetzkoy risiedeva dalla fine del 1905, mentre

Šaljapin vi giunse nel 1907, debuttando negli Isoriceskie Koncerty e

acquisendovi fama nel 1908 interpretando Boris Godunov nell'opera omonima

di Musorgskij.

L'opera fu mostrata durante la tournée troubetzkoyana negli Stati Uniti dei

primi anni Dieci e a Chicago fu esposto anche il busto in bronzo.

45 Lettera non datata, custodita presso l'Archivio Centrale per la Letteratura a Mosca. Cfr. G. Piantoni, P. Venturoli, a cura di, Paolo Troubetzkoy 1866-1938, catalogo della mostra, Torino, 1990, p. 184. 46 L. Troubetzkoy, in R. Giolli, L. Troubetzkoy, Paolo Troubetzkoy, 1866-1937, nel Museo di Pallanza, Milano, Alfieri, s.d. [1952 ca.], p. 21.

Page 57: Giuseppe Verdi - Museo del Paesaggio · compositori, Giuseppe Verdi, che trovavasi casualmente di passaggio sul nostro bel lago per un viaggio di diporto. L'aspetto dell'illustre

Non sono numerosi i nudi maschili noti dell'artista con cui fare dei raffronti. Ve

ne sono due nella gipsoteca del Museo del Paesaggio: L'atleta (Inv. T 183,

databile intorno al 1896), che tradizionalmente si ritiene possa raffigurare il

fratello Pierre, ha una posa più naturale, di riposo o di attesa; più vicino,

soprattutto per l'impostazione a gamba avanzata e anche nelle misure, è il

Nudo maschile in piedi (Inv. T 258, databile intorno al 1910-1912). Il cantante

è ritratto come se fosse sulla scena, nell’atteggiamento fiero e impostato della

lirica, ma il fatto che sia nudo gli fa assumere un’ascendenza classica.

Massimiliano Cremona

Page 58: Giuseppe Verdi - Museo del Paesaggio · compositori, Giuseppe Verdi, che trovavasi casualmente di passaggio sul nostro bel lago per un viaggio di diporto. L'aspetto dell'illustre

8. Paolo Troubetzkoy (1866-1938) Giovanni Boldini, 1912-1913 gesso patinato giallo ocra chiaro, cm 47 x 37,5 x 28,5 Museo del Paesaggio, Verbania Inv. T 301

Page 59: Giuseppe Verdi - Museo del Paesaggio · compositori, Giuseppe Verdi, che trovavasi casualmente di passaggio sul nostro bel lago per un viaggio di diporto. L'aspetto dell'illustre

Appassionato melomane, Giovanni Boldini (Ferrara 1842 – Parigi 1931) mostrò

un’incondizionata ammirazione per Verdi da quando nel lontano 1880 aveva

assistito alla prima dell’Aida al Teatro Italiano di Parigi. Stima e venerazione

che accrebbero quando con Emanuele Muzio (allievo e collaboratore di Verdi, al

quale nel 1883 Boldini aveva dedicato un bellissimo ritratto, oggi nella Casa di

Riposo per Musicisti, Fondazione Giuseppe Verdi di Milano) fu ospite di Verdi a

Genova e, ancora, quando nel 1886 coronò il suo sogno immortalando il

Maestro di Busseto in due ritratti: uno ad olio (conservato oggi accanto a

quello di Muzio nella Casa di Riposo per Musicisti), con la figura di tre quarti e

un segno realista e preciso, molto duro e rigoroso, che aveva impressionato

Verdi ma aveva lasciato insoddisfatto Boldini; uno a pastello (nelle collezioni

della Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma), con un primo piano morbido

e sfumato, gli occhi pieni di luce, il volto velatamente malinconico e soffuso di

liricità, che resta una delle effigi più conosciute del compositore emiliano. Così

scriveva Boldini all’amico Cristiano Banti l’8 luglio 1886 a commento dell’opera

esposta alla quinta Esposizione Internazionale di Pittura e di Scultura presso la

Galleria Georges Petit di Parigi: “Ho esposto un ritratto di Verdi, pastello, una

testa con cappello e un foulard bianco al collo, ha avuto molto successo, me ne

hanno offerto fino a 10.000 franchi! Figurati, lo feci in tre ore. Ma io non voglio

venderlo perché mi piace più di quello che feci per lui a l’olio”.47

Giovanni Boldini Ritratto di Verdi, 1886 Pastello su carta, 65 x 54 cm Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma

47 P. Dini - F. Dini, Giovanni Boldini 1842 – 1931. Catalogo ragionato, II vol., Allemandi, Torino 2002, p. 92.

Page 60: Giuseppe Verdi - Museo del Paesaggio · compositori, Giuseppe Verdi, che trovavasi casualmente di passaggio sul nostro bel lago per un viaggio di diporto. L'aspetto dell'illustre

Troubetzkoy, che con Boldini condivideva la passione per la musica di Verdi

(nel 1887 assistette alla Scala alla prima dell'Otello e ne ricevette in dono lo

spartito), ritrae l’artista ferrarese nei primi anni dieci del novecento e il pittore,

ormai settantenne, mostra i segni del tempo. Gli occhi hanno uno sguardo

riflessivo, perso in pensieri lontani e sfuggenti. Il volto è inconfondibile, anche

se un po’ appesantito dagli anni, quel volto che spesso è stato oggetto di

sarcasmo da parte di critici e giornali: “un’enorme testa grigia, una gran fronte

sporgente che pesava sul viso disadorno indefinibile, ma con degli occhietti

pallidi e acuti fino all’esagerazione”, scriveva l’autore di teatro Dario

Nicodemi48.

In un autoritratto, contemporaneo al busto, Boldini mostra un profilo molto

simile, seppure speculare al gesso, dove colpiscono la fermezza e la severa

austerità dello sguardo, incorniciato da una forte arcuatura del sopracciglio

destro. Nella scultura la linea dei baffi, che Boldini, come molti dei suoi

contemporanei, aveva sempre portato, sembra più simile a quella di una

fotografia datata 1910. Inoltre, la patinatura giallo ocra chiaro con cui

Troubetzkoy ha voluto finire l’opera, conferisce al volto una nota armoniosa e

sofisticata, che ben si addice ai pensieri che sembrano attraversarlo.

Giovanni Boldini, 1910

Forse Troubetzkoy aveva conosciuto Boldini a Parigi, quando nel 1905 vi si era

trasferito, in rue Weber 23, e dove aveva subito allestito uno studio; oppure si

erano incontrati in qualche elegante e aristocratico salotto italiano, ambienti

verso i quali Boldini era particolarmente attratto. La mancanza di dati oggettivi

48 D. Nicodemi, Incontro con Boldini, “Dedalo”, IV, Milano 1928, pp. 166-169.

Page 61: Giuseppe Verdi - Museo del Paesaggio · compositori, Giuseppe Verdi, che trovavasi casualmente di passaggio sul nostro bel lago per un viaggio di diporto. L'aspetto dell'illustre

consente solo delle ipotesi, ma quel che è certo è che il ritratto che

Troubetzkoy ci ha lasciato è particolarmente intenso e intimamente

introspettivo, segno di una conoscenza diretta e di una buona frequentazione.

In un’intervista rilasciata a Filippo De Pisis nel 1925, Boldini testimoniava la

sua ammirazione per Troubetzkoy “ha molto talento; egli infatti rappresenta

ciò che Boldini è in pittura, con i suoi pregi e le sue debolezze”49.

I vecchi inventari del Museo non riportano né la data d’ingresso dell’opera né la

sua provenienza.

Lorella Giudici

49 G. Boldini, in F. De Pisis, Una visita a Giovanni Boldini, “Corriere Padano”, Ferrara, 4 ottobre 1925, ora in D. Cecchi, Giovanni Boldini, Torino 1962, pp. 266-274.

Page 62: Giuseppe Verdi - Museo del Paesaggio · compositori, Giuseppe Verdi, che trovavasi casualmente di passaggio sul nostro bel lago per un viaggio di diporto. L'aspetto dell'illustre

9. Paolo Troubetzkoy (1866-1938) Giacomo Puccini gesso patinato, cm 48 x 21 x 22 Museo del Paesaggio, Verbania Inv. T 202

Page 63: Giuseppe Verdi - Museo del Paesaggio · compositori, Giuseppe Verdi, che trovavasi casualmente di passaggio sul nostro bel lago per un viaggio di diporto. L'aspetto dell'illustre

10. Paolo Troubetzkoy (1866-1938) Giacomo Puccini gesso, cm 71 x 63 x 50 Museo del Paesaggio, Verbania Inv. T 271

Page 64: Giuseppe Verdi - Museo del Paesaggio · compositori, Giuseppe Verdi, che trovavasi casualmente di passaggio sul nostro bel lago per un viaggio di diporto. L'aspetto dell'illustre

Il celebre compositore Giacomo Puccini (Lucca 1858 - Bruxelles 1924), oltre a

dimostrare un’apertura artistica di livello internazionale, mantenne un legame

con la tradizione italiana, in particolar modo con il teatro di Verdi.

Anzi, secondo la tradizione, egli decise di dedicarsi al teatro musicale proprio

quando, diciottenne indisciplinato, assistette a Pisa ad una delle più celebri

rappresentazioni verdiane: l’Aida.

Dopo la formazione al Conservatorio di Milano, dove divise una camera con

l'amico Pietro Mascagni e dove godette degli insegnamenti, tra gli altri, di

Amilcare Ponchielli e Antonio Bazzini, nel 1884 compose la sua prima opera,

Le Villi, rappresentata con grande successo al Teatro del Verme di Milano.

La grande notorietà giunse però con Manon Lescaut, che costituì anche l'inizio

di una proficua collaborazione con i librettisti Luigi Illica e Giuseppe Giacosa, i

quali scrissero i libretti anche delle successive tre opere: La bohème, Tosca e

Madame Butterfly. Tra i tre vi era una efficace divisione dei ruoli, anche se

l'ultima parola spettava comunque sempre al compositore, che per questo

all'interno del gruppo fu soprannominato "Doge".

Puccini nel 1908

Nei primi anni del Novecento una serie di avvenimenti nefasti influirono sullo

spirito e sull’uomo: appassionato automobilista (a lui si deve la costruzione di

quello che è considerato il primo fuoristrada italiano), nel 1903 ebbe un grave

incidente; nel 1906 morì Giuseppe Giacosa; nel 1909 la domestica Doria

Page 65: Giuseppe Verdi - Museo del Paesaggio · compositori, Giuseppe Verdi, che trovavasi casualmente di passaggio sul nostro bel lago per un viaggio di diporto. L'aspetto dell'illustre

Manfredi, perseguitata dalla gelosia di Elvira, si suicidò per avvelenamento; nel

1912 morì anche Giulio Ricordi, amico e produttore.

Puccini al volante della De Dion Bouton 5 CV nel 1902

Nel 1910 Puccini concepì La fanciulla del West, testimoniata nella gipsoteca del

Museo del Paesaggio dal ritratto del tenore Enrico Caruso nei panni di Dick

Johnson.50 I diversi tentativi di collaborare con Gabriele d'Annunzio (ritratto a

sua volta più volte da Troubetzkoy) si rivelarono invece infruttuosi.

I due gessi al Museo del Paesaggio, però, ritraggono un Puccini più maturo e si

possono probabilmente collocare all’inizio degli anni '10 del Novecento, come

sembra si possa desumere da alcune partecipazioni a mostre. In particolare a

Roma, nel 1913, alla Mostra della Secessione Troubetzkoy presentò un Puccini

che in un articolo (Falbo, La Mostra della "Secessione", in "Il Messaggero", 24

marzo 1913) viene così descritto: "ecco Giacomo Puccini molto abbottonato nel

suo paletot dal bavero costantemente rialzato". La descrizione si accorda al

ritratto a figura intera (inv. T 202) in collezione al Museo del Paesaggio.

Pochi mesi dopo, alla mostra della Famiglia Artistica al Palazzo della

Permanente di Milano (10 ottobre - 10 dicembre 1913), lo scultore presentò

nuovamente un Puccini, indicato come "gesso 1912" e che forse corrisponde

ancora al ritratto a figura intera.51

50 Il 20 luglio 1912 Enrico Caruso scrisse una lettera a Paul Troubetzkoy riguardante un bronzo “del vostro Johnson” da inviare a Giacomo Puccini. Cfr. la scheda di Caruso in questo catalogo. 51 Un Puccini risulta poi essere stato esposto il 21 maggio 1933 nella Mostra d’Arte tenutasi al Casinò municipale di Pallanza.

Page 66: Giuseppe Verdi - Museo del Paesaggio · compositori, Giuseppe Verdi, che trovavasi casualmente di passaggio sul nostro bel lago per un viaggio di diporto. L'aspetto dell'illustre

Di quest'opera sono note fusioni in bronzo conservate a: Milano, Museo

Teatrale alla Scala; California, Kirov's Museum of Art, Kirov and San Diego

Opera Guild.52

Il bronzo al Museo Teatrale alla Scala. Dalla rivista “Emporium” n. 432 del 1930.

A proposito del bronzo milanese, ricorda Luigi Troubetzkoy:

"Venne in seguito chiamato a Milano per la statua di Puccini da collocarsi nel

ridotto del Teatro della Scala. È stato Toscanini a insistere perchè fosse affidata

a mio fratello l'esecuzione di quel lavoro. Mi fece chiamare dandomi

appuntamento alla sera nel suo camerino del Teatro. Vi entrai mentre il

maestro stava dirigendo la rappresentazione di un'opera del maestro Giordano

e attesi.

Poco dopo appariva il maestro, tutto sudato, si asciugava il viso col fazzoletto,

sembrava spossato. Era visibile lo sforzo di tensione e l'energia spesa nella

direzione dell'opera. Mi disse subito che era assolutamente necessario di

52 Cfr. Oliver Wootton, Prince Paul Troubetzkoy. The Belle Epoque Captured in Bronze, catalogo della mostra, Sladmore, Londra, 2008, p. 72.

Page 67: Giuseppe Verdi - Museo del Paesaggio · compositori, Giuseppe Verdi, che trovavasi casualmente di passaggio sul nostro bel lago per un viaggio di diporto. L'aspetto dell'illustre

telegrafare a mio fratello a Parigi, perché venisse a Milano, intendersi con lui

per l'esecuzione della statua di Puccini che voleva affidare a lui e non ad altri.

L'opera aveva avuto un grande successo, poco dopo entrava nel camerino il

maestro Giordano che si congratulava con entusiasmo per il modo col quale la

sua musica era stata interpretata.

Paolo, avvisato da me, arrivò qualche giorno dopo a Milano, si accordò subito

con Toscanini e valendosi di una statuetta che aveva fatto pochi anni prima al

Puccini, dal vero, modellò la statua che ora trovasi nel ridotto della Scala."53

Una versione a grandezza naturale di questo ritratto si trova a Torre del Lago,

nel parco della Villa Museo Puccini.

Il gesso identificato con numero di inventario T 202 è entrato nelle collezioni

del Museo nell’ottobre del 1939 quale donazione di Luigi Troubetzkoy.54

Poco si conosce, invece, dell’altro ritratto dedicato a Puccini, un busto in gesso

con il volto che mantiene la stessa espressione concentrata.

Massimiliano Cremona

53 L. Troubetzkoy, in R. Giolli, L. Troubetzkoy, Paolo Troubetzkoy, 1866-1937, nel Museo di Pallanza, Milano, Alfieri, s.d. [1952 ca.], p. 32. 54 Si segnala che un “gesso Puccini” era stato depositato presso l’ente, insieme ad altri gessi, da Luigi Troubetzkoy già il 4 marzo 1938 (deposito n. 63). Inoltre, lo stesso Luigi, qualche anno più tardi, lascerà in deposito anche un “bronzo Puccini” (deposito n. 77 dell’8 gennaio 1946). Cfr. Archivio Museo del Paesaggio, faldone "Esposizioni, Opere in deposito, e pratiche inerenti".

Page 68: Giuseppe Verdi - Museo del Paesaggio · compositori, Giuseppe Verdi, che trovavasi casualmente di passaggio sul nostro bel lago per un viaggio di diporto. L'aspetto dell'illustre

11. Paolo Troubetzkoy (1866-1938) Despina Draneht Zervudachi, fine anni Venti del ‘900 gesso, cm 42 x 18 x 21 Museo del Paesaggio, Verbania Inv. T 210

Page 69: Giuseppe Verdi - Museo del Paesaggio · compositori, Giuseppe Verdi, che trovavasi casualmente di passaggio sul nostro bel lago per un viaggio di diporto. L'aspetto dell'illustre

12. Paolo Troubetzkoy (1866-1938) Laky Zervudachi, 1927 circa gesso, cm 43 x 23 x 22 Museo del Paesaggio, Verbania Inv. T 151

Page 70: Giuseppe Verdi - Museo del Paesaggio · compositori, Giuseppe Verdi, che trovavasi casualmente di passaggio sul nostro bel lago per un viaggio di diporto. L'aspetto dell'illustre

Le due opere, risalenti ai tardi anni Venti del Novecento, testimoniano il

rapporto tra lo scultore e la famiglia Zervudachi, eredi di Villa Draneht a

Oggebbio, divenuta poi nota come Villa del Pascià.55

I contatti tra le due famiglie, sulle rive del lago Maggiore, iniziarono nella

seconda metà dell'Ottocento: tra il 1866 e il 1870 i genitori dello scultore

fecero edificare villa Ada a Ghiffa, mentre a pochi chilometri di distanza, a

Oggebbio, nel 1872 la villa dei fratelli Ferri fu acquistata da Paul Draneht.

Draneht era nato con il nome Pavlos Pavlidis il 9 marzo 1815 a Nicosia (Cipro),

in seno ad una famiglia greca, la quale, nel 1827 fu costretta ad abbandonare

l'isola a causa delle ostilità turche, trovando rifugio in Egitto. Il giovane Pavlos

fu introdotto alla corte del regnante Mohamed Alì, il quale lo mandò in Francia

a studiare chimica, medicina, farmacia e odontoiatria presso il barone Louis

Jacques Thénard. La stima dell'illustre professore per il suo allievo consentì a

quest'ultimo di fregiarsi del cognome del barone, ma scritto al contrario. Egli

pertanto fece ritorno in Egitto con il nome Paul Draneht. Divenne un membro

fidato della famiglia vicereale e tale fu conservato anche dai successori di Alì.

Fu nominato dapprima Bey e in seguito Pascià.

Durante il viceregno di Ismail Pascià, Draneht divenne sovrintendente teatrale

ed ebbe un ruolo fondamentale, soprattutto a livello organizzativo, nella genesi

dell'opera Aida di Giuseppe Verdi.

La presenza di Paul Draneht sul lago Maggiore ha generato nel tempo storie

non documentate di presunti soggiorni di Verdi nel Verbano, a Oggebbio e a

Cannobio. In realtà, allo stato attuale delle ricerche, come si è detto, l'unico

passaggio documentato di Verdi sul lago, peraltro casuale, risale al 1890, come

riportato dal giornale intrese "La Vedetta".56

In questa sede si desidera ringraziare Marke Zervudachi, pronipote di Draneht,

che ha fornito a chi scrive numerose informazioni utili ad una ricostruzione dei

rapporti tra la sua famiglia e i Troubetzkoy.

A testimonianza di tali rapporti, ad esempio, nel 1878 a Oggebbio i coniugi

Pietro Troubetzkoy e Ada Winans parteciparono, con i figli Pierre, Paul e Luigi, 55 Per ricostruire le vicende della villa e delle famiglie Draneht e Zervudachi cfr. M. Cremona, Villa del Pascià. Storia di una residenza leggendaria, Comune di Oggebbio, 2013. 56 "La Vedetta", a. V, n. 39, Intra, 27 settembre 1890.

Page 71: Giuseppe Verdi - Museo del Paesaggio · compositori, Giuseppe Verdi, che trovavasi casualmente di passaggio sul nostro bel lago per un viaggio di diporto. L'aspetto dell'illustre

al battesimo di Despina, unica figlia nata dall'unione tra Paul Draneht e Adele

Casati.

Diversi anni più tardi, invece, quando, nel 1892, Paul Troubetzkoy prese parte

al concorso per un monumento a Garibaldi da erigersi a Napoli (documentato

da un bozzetto conservato al Museo del Paesaggio), il giovane scultore fu

aiutato proprio da Paul Draneht, che conosceva bene la città partenopea e i

suoi dintorni in quanto fu vicino al Khedivè egiziano Ismail Pascià durante il

suo esilio a villa La Favorita a Resina, l’odierna Ercolano. Ne restava

testimonianza in un piccolo schizzo, purtroppo scomparso, eseguito da Paul

Troubetzkoy e raffigurante Despina a cavallo mentre si trovava a Napoli,

databile agli anni 1886-1890. Dello stesso periodo, o di pochi anni successivi,

sono i due ovali dipinti dallo stesso artista e ritraenti Paul Draneht e Adele

Casati (guazzo su cartone, cm 60 x 45, firmati), oggi in collezione Alexis

Zervudachi.

Paul Draneht morì nel 1894 e nello stesso anno la figlia Despina si unì in

matrimonio a Emmanuel Zervudachi; da questa unione nacquero Kathleen,

Paul, Laky, Domna e Peter. Paul Troubetzkoy fu amico sia di Emmanuel e

Despina che dei loro figli: la loro frequentazione è testimoniata da una serie di

ritratti in piccolo formato eseguiti dallo scultore.

Paul Troubetzkoy con la moglie Elin a Villa del Pascià, Oggebbio. Fotografia tratta da: The Peter Zervudachi Sale: Sotheby's, London, 10 and 11 June 1998, London, Sotheby's, [1998].

Page 72: Giuseppe Verdi - Museo del Paesaggio · compositori, Giuseppe Verdi, che trovavasi casualmente di passaggio sul nostro bel lago per un viaggio di diporto. L'aspetto dell'illustre

Bronzo di Paul Troubetzkoy raffigurante Despina Draneht Zervudachi e il figlio Peter. Fotografia tratta da: The Peter Zervudachi Sale: Sotheby's, London, 10 and 11 June 1998, London, Sotheby's, [1998].

Uno dei gessi al Museo del Paesaggio (inv. T 210), ad esempio, raffigura

Despina Draneht Zervudachi, la quale fu effigiata, in almeno un'altra

occasione, insieme al figlio Peter.57

La donna, che all'epoca del ritratto aveva poco più cinquant'anni, è raffigurata

in piedi, indossa un ampio abito drappeggiato con scialle e appoggia la mano

sinistra sul fianco, mentre porta la destra al petto con un gesto simile a quanto

fece Edith Rockfeller Mc Cormick quando, attorno al 1912, fu immortalata dallo

stesso Troubetzkoy (gesso al Museo del Paesaggio, inv. T 211).

Il secondo gesso conservato nel Museo pallanzese (inv. T 151)58 raffigura

invece Laky, un altro dei figli di Despina, di cui esiste un bronzo firmato e

datato 1927 nella collezione di Marke Zervudachi, figlio dell'effigiato. L'opera

può essere accostata ad una serie abbastanza lunga di ritratti di piccolo

formato (altezza variabile tra i 40 e i 60 cm) raffiguranti uomini in piedi, i cui

rischi di staticità della figura e ripetitività del soggetto sono di volta in volta

superati dall'artista rappresentando le pose naturalmente adottate dai modelli:

un braccio piegato al fianco (Ritratto di Pierre Troubetzkoy, databile intorno al

1896, inv. T 105), le mani dietro la schiena e lo spostamento del peso del 57 Cfr. The Peter Zervudachi Sale: Sotheby's, London, 10 and 11 June 1998, London, Sotheby's, [1998], p. 119. 58 I due ritratti sono entrati nelle raccolte del Museo del Paesaggio nell'ottobre del 1939 grazie alla donazione di Luigi Troubetzkoy.

Page 73: Giuseppe Verdi - Museo del Paesaggio · compositori, Giuseppe Verdi, che trovavasi casualmente di passaggio sul nostro bel lago per un viaggio di diporto. L'aspetto dell'illustre

corpo su una sola gamba (Rembrandt Bugatti, databile intorno al 1904-06, inv.

T 38), i soli pollici infilati nelle tasche dei pantaloni (Sir William Eden, databile

intorno al 1908, inv. T 289), le mani nelle tasche della giacca e una gamba

piegata (William Kissam Vanderbilt, databile intorno al 1910, inv. T 311), la

giacca chiusa da un solo bottone (Sig. Letellier, datato 1921, inv. T 147), ecc.

Il ritratto di Laky Zervudachi è testimone dello stile elegante e talvolta levigato

raggiunto da Troubetzkoy nella maturità.

La famiglia Zervudachi conserva altre opere dello scultore italo-russo. Due

bronzi, ad esempio, raffigurano Kathleen Zervudachi: uno, firmato e datato

1923, si trova nella collezione del nipote Marke; l'altro, eseguito prima del

matrimonio della donna con il politico greco Sophocles Venizelos, si trova oggi

nella collezione di Despina Gripari, loro figlia, la quale conserva anche un

ritratto di se stessa in età fanciullesca eseguito dal medesimo artista.

Riguardo a Domna, l'altra figlia di Emmanuel Zervudachi e Despina Draneht,

esiste un curioso aneddoto: quanto Troubetzkoy le chiese se volesse posare

per un ritratto, lei rispose che avrebbe preferito possederne uno raffigurante

uno dei cani dello scultore, noto amante di animali; così, quando la donna si

sposò nel 1936 con Kostia Rodocanachi, Troubetzkoy le regalò il bronzo

(datato 1933) che ritraeva il cane Teizi, opera poi passata a Marke Zervudachi

e oggi venduta.

Massimiliano Cremona

Page 74: Giuseppe Verdi - Museo del Paesaggio · compositori, Giuseppe Verdi, che trovavasi casualmente di passaggio sul nostro bel lago per un viaggio di diporto. L'aspetto dell'illustre

Schede tecniche a cura di Massimiliano Cremona 1. Alessandro Laforêt (1863-1937) Giuseppe Verdi, 1903 - 1905 gesso, cm 70 x 63 x 63 Museo del Paesaggio, Verbania Inv. OA 438

Esposizioni: Bureglio di Vignone, Casa degli Archi "Martino Poletti", 2009.

Bibliografia: M.A. Previtera, S. Rebora, 1863-1937 Alessandro Laforêt. Uno scultore tra verismo e simbolismo, catalogo della mostra, Milano, Nexo, 2009. 2. Paolo Troubetzkoy (1866-1938) Gabriele D'Annunzio, 1892 circa gesso patinato verde-rame, cm 49,5 x 31 x 22,5 Museo del Paesaggio, Verbania Inv. T 250

Esposizioni: Milano, Famiglia Artistica, 1892; Verbania, Museo del Paesaggio, 1990; Luino, Palazzo Verbania, 1998 (bronzo).

Bibliografia: L'Esposizione alla Famiglia Artistica, in "Il Corriere della Sera", Milano, 13-14 dicembre 1892, p. 2; Per un monumento a Pallanza, in "La Riforma", Firenze, 2 ottobre 1892 (ripubblicato in "La Voce", Intra, 7 ottobre 1892); R. Giolli, L. Troubetzkoy, Paolo Troubetzkoy, 1866-1937, nel Museo di

Page 75: Giuseppe Verdi - Museo del Paesaggio · compositori, Giuseppe Verdi, che trovavasi casualmente di passaggio sul nostro bel lago per un viaggio di diporto. L'aspetto dell'illustre

Pallanza, Milano, Alfieri, s.d. [1952 ca.], tav. 3; G. Piantoni, P. Venturoli, a cura di, Paolo Troubetzkoy 1866-1938, catalogo della mostra, Torino, Il Quadrante, 1990, pp. 90-91; S. Rebora, a cura di, Paolo Troubetzkoy. I ritratti, catalogo della mostra, Milano, Mazzotta, 1998. 3. Paolo Troubetzkoy (1866-1938) Gabriele D'Annunzio, databile intorno al 1910-1911 gesso non patinato, cm 43 x 31 x 31 Museo del Paesaggio, Verbania Inv. T 1

Esposizioni: Buffalo, 1911 (bronzo); Toledo (USA), Museum of Art, 1912; Parigi, Salon d'Automne, 1912; Milano, Palazzo della Permanente, 1913 (bronzo 1911); Roma, Secessione, 1913; Parigi, Societé Nationale des Beaux-Arts, 1921; Milano, Galleria Pesaro, 1921 (bronzo); Venezia, XII Esposizione Internazionale d'Arte, 1922 (bronzo); Milano, Galleria Dedalo, 1936; Verbania, Kursaal, 1952 (bronzo); Verbania, Museo del Paesaggio, 1990.

Bibliografia: C. Brinton, The Société Nouvelle at Buffalo, in "Academy notes", vol. VI, n. 4, Buffalo, novembre-dicembre 1911; L. Rosenthal, Le Salon d'Automne, in "Gazette des Beaux Arts", Parigi, vol. VIII, 1912, p. 411; R. Giolli, Paul Troubetzkoy, Milano, Alfieri e Lacroix, s.d. [1913], p. 13 ripr., p. 24; I. Falbo, La mostra della Secessione, in "Il Messaggero", Roma, 24 marzo 1913; I. Falbo, La Secessione. La scultura in bianco e nero, in "Il Messaggero", Roma, 31 marzo 1913; E. Amicucci, I Secessionisti, in "Il Mattino", Napoli, 2 aprile 1913; Un ritratto di Gabriele D'Annunzio e la pittrice Romaine Brooks, in "L'Illustrazione Italiana", n. 16, Milano, 20 aprile 1913, p. 386; Vice Lago, La sala di Troubetzkoy, in "La Tribuna", Roma, 31 maggio 1913; L'Exposition Paul Troubetzkoy, in "L'Art et les artistes", n. 13, Parigi, gennaio 1921, p. 169; G. Marangoni, La mostra «Arte italiana contemporanea» alla Galleria Pesaro, in "Natura e Arte", Milano, vol. 55, 1921, p. 648; F. Sapori, L'arte mondiale alla XIII Esposizione di Venezia, Bergamo, 1922, p. 127; L. Troubetzkoy, in R. Giolli, L. Troubetzkoy, Paolo Troubetzkoy, 1866-1937, nel Museo di Pallanza, Milano, Alfieri, s.d. [1952 ca.], p. 27, tav. 9; P. Jullian, D'Annunzio, Parigi, Fayard, 1971, p. 171; J. Grioni, in "Musei del Piemonte", Torino, , 1978, p. 108; P. Castagnoli, L. Troubetzkoy, Paolo Troubetzkoy scultore, Intra, Alberti, 1988, pp. 102-105; G. Piantoni, P. Venturoli, a cura di, Paolo Troubetzkoy 1866-1938, catalogo della mostra, Torino, Il Quadrante, 1990, pp. 198-199. 4. Paolo Troubetzkoy (1866-1938) Enrico Caruso nella "Fanciulla del West", 1912 gesso patinato rosa chiaro, cm 57 x 29 x 35 firmato e datato sulla base: "Paul Troubetzkoy 1912" Museo del Paesaggio, Verbania Inv. T 131

Page 76: Giuseppe Verdi - Museo del Paesaggio · compositori, Giuseppe Verdi, che trovavasi casualmente di passaggio sul nostro bel lago per un viaggio di diporto. L'aspetto dell'illustre

Esposizioni: Chicago, The Art Institute, 1912; St. Louis, City Art Museum, 1912; Toledo (USA), Museum of Art, 1912; Milano, Palazzo della Permanente, 1913; Roma, Secessione, 1913; Philadelphia, The Art Club, 1915; Detroit, Museum of Art, 1916; San Francisco, Palace of Fine Arts, 1917; Milano, Galleria Pesaro, 1921; Verbania, Museo del Paesaggio, 1990; Londra, Sladmore Gallery, 2008 (bronzo).

Bibliografia: R. Giolli, Paul Troubetzkoy, Milano, Alfieri e Lacroix, s.d. [1913], p. 25, p. 12 ripr.; I. Falbo, La mostra della Secessione, in "Il Messaggero", 24 marzo 1913; La "Fanciulla del West" alla Scala, in "L'Illustrazione Italiana", Milano, 5 gennaio 1913, p. 14; R. Giolli, L. Troubetzkoy, Paolo Troubetzkoy, 1866-1937, nel Museo di Pallanza, Milano, Alfieri, s.d. [1952 ca.], tav. 15; G. Piantoni, P. Venturoli, a cura di, Paolo Troubetzkoy 1866-1938, catalogo della mostra, Torino, Il Quadrante, 1990, pp. 202-203; Oliver Wootton, Prince Paul Troubetzkoy. The Belle Epoque Captured in Bronze, catalogo della mostra, Londra, Sladmore, 2008. 5. Paolo Troubetzkoy (1866-1938) Cesare Pascarella, 1895 gesso non patinato, cm 27 x 10,5 x 11,5 firmato e datato sulla base: "Paolo Troubetzkoy 1895" Inv. T 156

Esposizioni: Verbania, Museo del Paesaggio, 1990.

Bibliografia: R. Giolli, Paul Troubetzkoy, Milano, Alfieri e Lacroix, s.d. [1913], p. 12; R. Bossaglia, P. Castagnoli, L. Troubetzkoy, Paolo Troubetzkoy scultore, Intra, Alberti, 1988, pp. 164-165; G. Piantoni, P. Venturoli, a cura di, Paolo Troubetzkoy 1866-1938, Torino, Il Quadrante, 1990, p. 103. 6. Paolo Troubetzkoy (1866-1938) Francesco Pandolfini, 1889 circa gesso non patinato, cm 40 x 43 x 32 Museo del Paesaggio, Verbania Inv. T 170

Esposizioni: Milano, Famiglia Artistica, 1889; Verbania, Museo del Paesaggio, 1990. Bibliografia: L'Esposizione della Famiglia Artistica, in "Il Pungolo", Milano, 14-15 dicembre 1889, p. 2; Famiglia Artistica, in "La Perseveranza", Milano, 15 dicembre 1889, p. 2; G. Macchi, Alla Famiglia Artistica, in "La Lombardia", Milno, 20 dicembre 1889, p. 2; F. Fontana, Le esposizioni artistiche per le feste natalizie, in "L'Italia", Roma, 20-21 dicembre 1889, p. 3; G. Piantoni, P.

Page 77: Giuseppe Verdi - Museo del Paesaggio · compositori, Giuseppe Verdi, che trovavasi casualmente di passaggio sul nostro bel lago per un viaggio di diporto. L'aspetto dell'illustre

Venturoli, a cura di, Paolo Troubetzkoy 1866-1938, catalogo della mostra, Torino, Il Quadrante, 1990, pp. 84-85. 7. Paolo Troubetzkoy (1866-1938) Nudo maschile (Fedor Šaljapin), databile intorno al 1907-1909 gesso patinato giallo ocra chiaro, cm 65 x 30 x 33 Museo del Paesaggio, Verbania Inv. T 208

Esposizioni: New York, Hispanic Society, 1911; Chicago, The Art Institute, 1912; St. Louis, City Art Museum, 1912; Toledo (USA), Museum of Art, 1912; Roma, Secessione, 1913; Bergamo, Galleria Casari, 1935; Milano, Galleria Dedalo, 1936; Verbania, Museo del Paesaggio, 1990.

Bibliografia: R. Giolli, Paul Troubetzkoy, Milano, Alfieri e Lacroix, s.d. [1913], p. 24; I. Falbo, La mostra della Secessione, in "Il Messaggero", Roma, 24 marzo 1913; G. Piantoni, P. Venturoli, a cura di, Paolo Troubetzkoy 1866-1938, catalogo della mostra, Torino, Il Quadrante, 1990, pp. 182-184. 8. Paolo Troubetzkoy (1866-1938) Giovanni Boldini, 1912-1913 gesso patinato giallo ocra chiaro, cm 47 x 37,5 x 28,5 Museo del Paesaggio, Verbania Inv. T 301

Esposizioni: Roma, Secessione, 1913; Verbania, Museo del Paesaggio, 1990; Luino, Palazzo Verbania, 1998.

Bibliografia: L. Troubetzkoy, Paolo Troubetzkoy, 1866-1937, nel Museo di Pallanza, Milano, Alfieri, s.d. [1952 ca.], tav. 13; R. Bossaglia, P. Castagnoli, L. Troubetzkoy, Paolo Troubetzkoy scultore, Intra, Alberti, 1988, pp. 122-125; Gianna Piantoni, Paolo Venturoli, a cura di, Paolo Troubetzkoy 1866-1938, catalogo della mostra, Torino, Il Quadrante, 1990, p. 208; S. Rebora, Paolo Troubetzkoy. I ritratti, catalogo della mostra, Milano, Mazzotta, 1998. 9. Paolo Troubetzkoy (1866-1938) Giacomo Puccini, 1912 circa gesso patinato, cm 48 x 21 x 22 Museo del Paesaggio, Verbania Inv. T 202

Esposizioni: Roma, Secessione, 1913; Milano, Palazzo della Permanente, 1913; Luino, Palazzo Verbania, 1998 (bronzo); Londra, Sladmore Gallery, 2008 (bronzo).

Page 78: Giuseppe Verdi - Museo del Paesaggio · compositori, Giuseppe Verdi, che trovavasi casualmente di passaggio sul nostro bel lago per un viaggio di diporto. L'aspetto dell'illustre

Bibliografia: I. Falbo, La mostra della Secessione, in "Il Messaggero", Roma, 24 marzo 1913; D. Angeli, La mostra di Paolo Troubetzkoy all'Esposizione di Roma, in "L'Illustrazione Italiana", a. XL, n. 15, Milano, 13 aprile 1913, ripr. p. 357; L. Troubetzkoy, in R. Giolli, L. Troubetzkoy, Paolo Troubetzkoy, 1866-1937, nel Museo di Pallanza, Milano, Alfieri, s.d. [1952 ca.], p. 32, tav. 20; Sergio Rebora, a cura di, Paolo Troubetzkoy. I ritratti, catalogo mostra, Milano, Mazzotta, 1998; Oliver Wootton, Prince Paul Troubetzkoy. The Belle Epoque Captured in Bronze, catalogo della mostra, Sladmore, Londra, 2008. 10. Paolo Troubetzkoy (1866-1938) Giacomo Puccini gesso, cm 71 x 63 x 50 Museo del Paesaggio, Verbania Inv. T 271 11. Paolo Troubetzkoy (1866-1938) Despina Draneht Zervudachi, fine anni Venti del ‘900 gesso, cm 42 x 18 x 21 Museo del Paesaggio, Verbania Inv. T 210

Bibliografia: M. Cremona, Villa del Pascià. Storia di una residenza leggendaria, Comune di Oggebbio, 2013, p. 27, n. 6. 12. Paolo Troubetzkoy (1866-1938) Laky Zervudachi, 1927 circa gesso, cm 43 x 23 x 22 Museo del Paesaggio, Verbania Inv. T 151

Bibliografia: M. Cremona, Villa del Pascià. Storia di una residenza leggendaria, Comune di Oggebbio, 2013, p. 27, n. 6.

Page 79: Giuseppe Verdi - Museo del Paesaggio · compositori, Giuseppe Verdi, che trovavasi casualmente di passaggio sul nostro bel lago per un viaggio di diporto. L'aspetto dell'illustre

Bibliografia

A cura di Massimiliano Cremona

1889 F. Fontana, Le esposizioni artistiche per le feste natalizie, in "L'Italia", Roma, 20-21 dicembre 1889, p. 3.

G. Macchi, Alla Famiglia Artistica, in "La Lombardia", Milno, 20 dicembre 1889, p. 2.

L'Esposizione della Famiglia Artistica, in "Il Pungolo", Milano, 14-15 dicembre 1889, p. 2.

Famiglia Artistica, in "La Perseveranza", Milano, 15 dicembre 1889, p. 2. 1890 "La Vedetta", a. V, n. 39, Intra, 27 settembre 1890. 1892 L'Esposizione alla Famiglia Artistica, in "Il Corriere della Sera", Milano, 13-14 dicembre 1892, p. 2.

Page 80: Giuseppe Verdi - Museo del Paesaggio · compositori, Giuseppe Verdi, che trovavasi casualmente di passaggio sul nostro bel lago per un viaggio di diporto. L'aspetto dell'illustre

L'esposizione dei bozzetti pel monumento Cadorna e lo scultore Paolo Troubetzkoy, in "La Voce", Intra, 7 ottobre 1892.

Per un monumento a Pallanza, in "La Riforma", Firenze, 2 ottobre 1892. 1901 "La Vedetta", a. XVI, n. 9, Intra, 29 gennaio 1901. "La Vedetta", a. XVI, n. 10, Intra, 2 febbraio 1901. "La Vedetta", a. XVI, n. 12, Intra, 9 febbraio 1901. "La Vedetta", a. XVI, n. 13, Intra, 12 febbraio 1901. "La Vedetta", a. XVI, n. 17, Intra, 26 febbraio 1901. "La Vedetta", a. XVI, n. 19, Intra, 5 marzo 1901. "La Voce", a. XXXVI, n. 8, Intra, 25 gennaio 1901. "La Voce", a. XXXVI, n. 9, Intra, 29 gennaio 1901. "La Voce", a. XXXVI, n. 10, Intra, 1 febbraio 1901. "La Voce", a. XXXVI, n. 11, Intra, 5 febbraio 1901. "La Voce", a. XXXVI, n. 12, Intra, 8 febbraio 1901. "La Voce", a. XXXVI, n. 17, Intra, 26 febbraio 1901. "La Voce", a. XXXVI, n. 18, Intra, 1 febbraio [ma marzo] 1901. "La Voce", a. XXXVI, n. 20, Intra, 8 marzo 1901. "La Voce", a. XXXVI, n. 21, Intra, 12 marzo 1901. "La Voce", a. XXXVI, n. 23, Intra, 19 marzo 1901. 1906 "L'Illustrazione Italiana", a. XXXIII, n. 5, Milano, 4 febbraio 1906.

S. Benco, Il Monumento a Giuseppe Verdi in Trieste, Trieste, Stab. Art. Tip. G. Caprin, 1906. 1911 C. Brinton, The Société Nouvelle at Buffalo, in "Academy notes", vol. VI, n. 4, Buffalo, novembre-dicembre 1911. 1912 L. Rosenthal, Le Salon d'Automne, in "Gazette des Beaux Arts", Parigi, vol. VIII, 1912, p. 411. 1913 E. Amicucci, I Secessionisti, in "Il Mattino", Napoli, 2 aprile 1913.

Page 81: Giuseppe Verdi - Museo del Paesaggio · compositori, Giuseppe Verdi, che trovavasi casualmente di passaggio sul nostro bel lago per un viaggio di diporto. L'aspetto dell'illustre

D. Angeli, La mostra di Paolo Troubetzkoy all'Esposizione di Roma, in "L'Illustrazione Italiana", a. XL, n. 15, Milano, 13 aprile 1913, ripr. p. 357.

I. Falbo, La mostra della Secessione, in "Il Messaggero", Roma, 24 marzo 1913.

I. Falbo, La Secessione. La scultura in bianco e nero, in "Il Messaggero", Roma, 31 marzo 1913.

R. Giolli, Paul Troubetzkoy, Milano, Alfieri e Lacroix, s.d. [1913].

Vice Lago, La sala di Troubetzkoy, in "La Tribuna", Roma, 31 maggio 1913.

La "Fanciulla del West" alla Scala, in "L'Illustrazione Italiana", Milano, 5 gennaio 1913, p. 14.

Un ritratto di Gabriele D'Annunzio e la pittrice Romaine Brooks, in "L'Illustrazione Italiana", n. 16, Milano, 20 aprile 1913, p. 386. 1920 Museo del Paesaggio. V.° Esposizione Artistica Regionale, catalogo della mostra, Pallanza, Tipografia Pallanzese, 1920. 1921 G. Marangoni, La mostra «Arte italiana contemporanea» alla Galleria Pesaro, in "Natura e Arte", Milano, vol. 55, 1921, p. 648.

L'Exposition Paul Troubetzkoy, in "L'Art et les artistes", n. 13, Parigi, gennaio 1921, p. 169. 1922 F. Sapori, L'arte mondiale alla XIII Esposizione di Venezia, Bergamo, 1922, p. 127. 1925 F. De Pisis, Una visita a Giovanni Boldini, in "Corriere Padano", Ferrara, 4 ottobre 1925. 1928 D. Nicodemi, Incontro con Boldini, in "Dedalo", IV, Milano, 1928.

Page 82: Giuseppe Verdi - Museo del Paesaggio · compositori, Giuseppe Verdi, che trovavasi casualmente di passaggio sul nostro bel lago per un viaggio di diporto. L'aspetto dell'illustre

1941 E. Bizzarri, Vita di Cesare Pascarella, Bologna, Cappelli, 1941. 1952 R. Giolli, L. Troubetzkoy, Paolo Troubetzkoy, 1866-1937, nel Museo di Pallanza, Milano, Alfieri, s.d. [1952 ca.]. 1962 D. Cecchi, Giovanni Boldini, Torino, U.T.E.T., 1962. 1971 P. Jullian, D'Annunzio, Parigi, Fayard, 1971, p. 171. 1978 J. Grioni, in "Musei del Piemonte", Torino, 1978, p. 108. 1986 L. Rossari, Artisti sul Verbano nei primi anni del secolo (a cura di A. Cavalli dell'Ara), in "Verbanus", n. 7, Intra, 1986, pp. 131-132. 1988 P. Castagnoli, L. Troubetzkoy, Paolo Troubetzkoy scultore, Intra, Alberti, 1988.

Mario Bertolo, Verbania. Città nuova dalla storia antica, voll. II e III, Verbania, a cura dell'autore, 1988. 1990 G. Piantoni, P. Venturoli, a cura di, Paolo Troubetzkoy 1866-1938, catalogo della mostra, Torino, Il Quadrante, 1990.

Page 83: Giuseppe Verdi - Museo del Paesaggio · compositori, Giuseppe Verdi, che trovavasi casualmente di passaggio sul nostro bel lago per un viaggio di diporto. L'aspetto dell'illustre

1998 S. Rebora, a cura di, Paolo Troubetzkoy. I ritratti, catalogo della mostra, Milano, Mazzotta, 1998.

The Peter Zervudachi Sale: Sotheby's, London, 10 and 11 June 1998, London, Sotheby's, [1998]. 2002 P. Dini, F. Dini, Giovanni Boldini 1842-1931. Catalogo ragionato, vol. II, Torino, Allemandi, 2002.

Leonardo Parachini, Granitiche memorie. Inventario epigrafico, Verbania, Lions Club, 2002. 2003 M. Rosso, Scritti sulla scultura, a cura di L. Giudici, Milano, Abscondita, 2003. 2006 S. Rebora, a cura di, Arnaldo Ferraguti 1862-1925. Tra pittura e letteratura alla fine di un secolo, catalogo della mostra, Milano, Silvana Editoriale, 2006. 2008 Oliver Wootton, Prince Paul Troubetzkoy. The Belle Epoque Captured in Bronze, catalogo della mostra, Londra, Sladmore, 2008. 2009 M.A. Previtera, S. Rebora, 1863-1937 Alessandro Laforêt. Uno scultore tra verismo e simbolismo, catalogo della mostra, Milano, Nexo, 2009. 2013 M. Cremona, Villa del Pascià. Storia di una residenza leggendaria, Comune di Oggebbio, 2013.

Page 84: Giuseppe Verdi - Museo del Paesaggio · compositori, Giuseppe Verdi, che trovavasi casualmente di passaggio sul nostro bel lago per un viaggio di diporto. L'aspetto dell'illustre

Catalogo pubblicato on line dal Museo del Paesaggio in occasione della mostra

Giuseppe Verdi nelle collezioni del Museo e nella memoria della città ,

settembre 2013