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GIUNTA REGIONALEServizio Territorio e Ambiente
P.F. Ciclo dei rifiuti, bonifiche ambientali, AERCA e rischio industriale
PIANO REGIONALE DI GESTIONE DEI RIFIUTI(art.199 D.Lgs.152/2006)
CRITERI DI LOCALIZZAZIONE DEGLI IMPIANTI DIGESTIONE RIFIUTI
TAVOLO TECNICO
22 Maggio 2013
Via alla Fontana, 19 24060 Carobbio degli AngeliP.zza G.Grandi, 22 - 20135 Milanowww.oikos-progetti.it
PIANO REGIONALE GESTIONE RIFIUTI
CRITERI DI LOCALIZZAZIONE DEGLI IMPIANTI DI GESTIONE RIFIUTI
PREMESSE E RACCORDO CON IL PRGR 1999
L’elaborazione del capitolo localizzazioni non può prescindere da quanto contenuto nel vigente Piano approvato nel 1999 dove eranogià stati individuati i criteri da applicare e i diversi livelli prescrittivi da attribuire agli stessi.
Tuttavia nell’arco degli ultimi dieci anni sono state introdotte nuove norme e sono stati approvati nuovi piani ambientali e territoriali
•necessaria una completa rivisitazione dei criteri contenuti nel Piano 1999.• l’esperienza operativa maturata nella fase di attuazione del Piano1999, ha costituito un importante elemento per la revisione dei criteri e rappresenta di fatto l’elemento base per la proposta nel seguito descritta
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CRITERI DI LOCALIZZAZIONE DEGLI IMPIANTI DI GESTIONE RIFIUTI
CRITERI GENERALI E COMPETENZE
L'individuazione di aree idonee per impianti di trattamento e smaltimento dei rifiuti, deve tenere presente vincoli e limitazioni di natura diversa: fisici, ambientali, sociali, economici.
Il principale obiettivo di un processo di selezione di siti èrappresentato dalla minimizzazione degli impatti dell’impianto sull'ambiente in cui va ad inserirsi
Nell’impostare il processo di localizzazione è necessario:• definire una metodologia di selezione il più possibile oggettiva, trasparente e ripercorribile;
• definire e dichiarare ex ante i criteri da impiegare nella valutazione d’idoneità dei siti; i criteri possono avere:� carattere di tutela integrale (ovvero di inaccettabilità o
esclusione di un'area), � carattere di penalizzazione (maggiori controindicazioni),� carattere di opportunità (maggiore idoneità).
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CRITERI GENERALI E COMPETENZE
Quale disposizione legislativa il D.Lgs 152/06 attribuisce le seguenti competenze:Art. 196 – Competenze delle Regioni.- comma 1, p.to a): “...la predisposizione, l’adozione e l’aggiornamento, sentiti le Province, i Comuni e le autorità d’ambito, dei piani regionali di gestione dei rifiuti di cui all’art. 199” ;- comma 1, p.to n): “ ...la definizione di criteri per l’individuazione, da parte delle Province, delle aree non idonee alla localizzazione degli impianti di smaltimento …[omissis]… “- comma 1, p.to o): “ ...la definizione dei criteri per l’individuazione dei luoghi o impianti idonei allo smaltimento …[omissis] …”;Art. 199 – Piani Regionali- comma 3, p.to l): [all’interno del Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti]: i criteri per l’individuazione, da parte delle Province, delle aree non idonee alla localizzazione degli impianti di recupero e smaltimento dei rifiuti nonchéper l’individuazione dei luoghi o impianti adatti allo smaltimento dei rifiuti …[omissis] … .Art. 197 – Competenze della Provincia- comma 1, p.to d): L’individuazione …[omissis]… delle zone idonee alla localizzazione degli impianti di smaltimento dei rifiuti, … [omissis] … .
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CRITERI DI LOCALIZZAZIONE DEGLI IMPIANTI DI GESTIONE RIFIUTI
CRITERI GENERALI E COMPETENZE
Quindi:spetta alla Regione l'individuazione dei criteri che consentono alle Province di individuare le aree non idonee alla localizzazione degli impianti di recupero e smaltimento dei rifiuti nonché delle aree potenzialmente idonee
Le Province devono garantire la possibilità di localizzare gli impianti necessari a soddisfare il fabbisogno rilevato, pertanto, una volta recepite le indicazioni fornite dalla Regione, in coerenza alle previsioni PTCP, sono tenute ad individuare le zone non idonee alla localizzazione degli impianti per il recupero e lo smaltimento dei rifiuti e le zone potenzialmente idonee.
I criteri per la localizzazione degli impianti che le Province devono adottare, possono contemplare elementi di salvaguardia aggiuntiva rispetto ai sovraordinati criteri regionali, ma limitatamente ad aree di rilevanza ambientale/naturale in conformità al PTCP vigente e dai relativi piani di settore, ivi compresi i PTC dei parchi regionali, e non possono in ogni caso essere meno prescrittivi dei criteri regionali.
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FASI DI APPLICAZIONE DELLA PROCEDURA LOCALIZZATIVA
Quindi sintetizzando
FASE 1 - Formulazione dei criteri di localizzazione per l’individuazione delle aree non idonee che hanno valenza di vincolo assoluto (livello di tutela integrale o fattori escludenti) e identificazione dei fattori di attenzione o di opportunità da utilizzare per l’identificazione delle aree non idonee. I fattori escludenti sono determinati sulla base della normativa vigente e di obiettivi di tutela ambientale.
REGIONEFase 2 - Sulla base dei fattori ostativi (di tutela integrale) indicati
preliminarmente dal Piano superiore, si procede ad una prima selezione che individua le aree non idonee, le aree che presentano fattori di attenzione e, per differenza, le “macroaree” potenzialmente idonee
PROVINCE
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FASI DI APPLICAZIONE DELLA PROCEDURA LOCALIZZATIVA
FASE 3 - L’ente competente al rilascio dell’autorizzazione al momento della presentazione dell’istanza verifica la fattibilità del progetto rispetto ai criteri per l’idoneità del sito (stabiliti in fase 2), rispetto alle “macroaree”potenzialmente idonee e considerando anche i criteri di micro localizzazione non applicati a scala provinciale, comprese le specifiche derivanti dagli strumenti urbanistici vigenti.
L’ente competente al rilascio dell’autorizzazione
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AMBITO DI APPLICAZIONE
La metodologia è riferita alla realizzazione di nuovi impianti e alle modifiche sostanziali di impianti esistenti.
Per “nuovo impianto” si intende:
• nuove attività di gestione rifiuti che prevedono la realizzazione ex novo di strutture per la gestione dei rifiuti;
• nuove attività di gestione rifiuti da avviarsi all’interno di strutture esistenti;
• mutamenti radicali di attività di gestione dei rifiuti esistenti
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AMBITO DI APPLICAZIONE
Con riferimento alla DGR 1600/2004, sono da ritenersi modifica sostanziale o ampliamento le modifiche per cui si verifichi almeno una delle seguenti condizioni:
•cambiamento della localizzazione;
•cambiamento di tecnologia qualora non comporti la riduzione o ilmantenimento degli impatti ambientali;
•incremento di dimensione, inteso sia come aumento in termini di superficie che prevede, quindi, ulteriore consumo di suolo, sia in termini di aumento volumetrico, superiore al 30% di quelle che caratterizzano l’opera esistente
•modifiche ad impianti produttivi che comportino un aumento dellaproduzione (intesa come media annuale calcolata sugli ultimi tre anni) superiore al 30%;
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AMBITO DI APPLICAZIONE
Impianti esistenti e rinnovi autorizzativi
Per gli impianti esistenti, nell’ambito dei procedimenti di rinnovo dell’autorizzazione (e/o di richiesta di ampliamento sotto-soglia), tali criteri dovranno comunque essere considerati al fine di impartire le prescrizioni necessarie a mitigare o compensare eventuali criticità.
Nelle aree in cui è esclusa la localizzazione di impianti di recupero o smaltimento rifiuti, l’esercizio delle operazioni già autorizzate sarà consentito per la durata dell’autorizzazione stessa, permettendo l’eventuale rinnovo solo a fronte di interventi di adeguamento alle migliori tecnologie disponibili; relativamente agli impianti di discaricale operazioni di smaltimento saranno consentite fino ad esaurimento delle volumetrie previste dal progetto approvato.
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AMBITO DI APPLICAZIONE
La metodologia si applica alle OPERAZIONI di GESTIONE DEI RIFIUTI
e non tanto alla specifica TIPOLOGIA DI IMPIANTO
Rispetto al PRGR del 1999 si definiscono criteri localizzativi riferendosi alle operazioni di smaltimento (D) e recupero (R) così come definite dagli allegati B e C alla Parte IV Titoli I e II del Dlgs 152/06 e smi.
E’ stata poi individuata una correlazione tra operazione e tipologia di impianto
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AMBITO DI APPLICAZIONE
Operazioni di gestione dei rifiuti ai quali applicare i criteri localizzativi
Tipologie di trattamento di smaltimento o recupero
Operazione Note
A Discariche D1, D5
Si identificano tre categorie differenti di discariche:oDiscariche di inerti oDiscariche per rifiuti non pericolosi;oDiscariche per rifiuti pericolosi.
B Impianti di incenerimento D10, R1, R3Ricadono in questa categoria le operazione R3 riguardanti la gassificazione e la pirolisi che utilizzano i componenti come sostanze chimiche
C
Impianti di compostaggio e altri impianti diversi da quelli precedentemente elencati che trattano e/o recuperano rifiuti putrescibili
R3, D8
Sono compresi gli impianti di compostaggio, digestione anaerobica, stabilizzazione, bioessiccazione di rifiuti putrescibili (quali, a titolo indicativo e non esaustivo: frazione organica di rifiuti urbani, scarti dell’agroindustria, fanghi). La combustione del biogas da processi di degradazione anaerobica(da discarica o da impianti di digestione anaerobica) non è inclusa in tale tipologia.
DImpianti di trattamento e recupero inerti
R5
E
Impianti diversi da quelli precedentemente elencati che trattano e/o recuperano rifiuti non putrescibili
D9, D13,D14, R2,R4, R5, R6, R7,
R8, R9
Sono comprese tutte le tipologie di impianto salvo quelle in deroga come elencate nel seguito.
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AMBITO DI APPLICAZIONE
Sono esclusi dall’applicazione dei criteri localizzativi i seguenti impianti ed operazioni di gestione dei rifiuti:
•Impianti ed attività che operano in procedura semplificata ai sensi degli artt. 214 e 216 del dlgs 152/06 e smi e che gestiscono rifiuti non pericolosi;
•attività di messa in riserva (R13) o deposito preliminare (D15), autorizzate in regime ordinario, che non comportino modifiche delle caratteristiche chimico-fisiche dei rifiuti e conseguentemente dei codici CER;
•le attività di gestione rifiuti – riferite alle “Operazioni di recupero” di cui all’Allegato C della Parte IV del D.Lgs.152/2006 che siano comprese in aree destinate dagli strumenti urbanistici comunali ad attività produttiva; resta inteso che le attività di recupero rifiuti effettuate presso l’insediamento non devono costituire l’“attivitàprevalente” o esclusiva effettuata presso l’insediamento stesso;
•campagne di attività di impianti mobili di smaltimento e recupero di cui al comma 15, art. 208 Dlgs 152/06 e smi e connesse operazioni di R13 e D15 in aree contigue, fermo restando la durata nei limiti di quella della campagna;
•le discariche per la messa in sicurezza permanente e gli impianti di trattamento dei rifiuti realizzati nell’area oggetto di bonifica e destinati esclusivamente alle operazioni di bonifica dei relativi siti contaminati, approvati ed autorizzati ai sensi delle procedure previste dal titolo V, parte VI, del d.lgs. 152/2006.
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FATTORE DI PRESSIONE PER LE DISCARICHE
Specifico indicatore che eviti la proliferazione e la concentrazione sul territorio di discariche – FATTORE DI PRESSIONE.
Da applicarsi nell’ambito dei Piani Provinciale qualora fossero previste nuove localizzazioni di impianti di discarica:
•Fattore di Pressione comunale (FPc): è il rapporto della superficie di suolo occupato da discariche e la superficie di territorio comunale non urbanizzato.
•Fattore di pressione provinciale (FPp): è il rapporto della superficie di suolo occupato da discariche e la superficie di territorio non urbanizzato di tutti i Comuni della Provincia
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FATTORE DI PRESSIONE PER LE DISCARICHE
Nel calcolo della FPc e del FPp vanno considerate fra le superfici quelle già occupate da discariche in esercizio di qualsiasi categoria (escluse discariche di inerti) o per le quali è ancora in corso la gestione post-mortem ai sensi del D.Lgs.36/2003.
Il Fattore di pressione nel territorio del Comune sede della discarica proposta non può essere incrementato dall’eventuale approvazione del nuovo Progetto (nuova discarica o ampliamento) in misura tale da superare il 70% del Fattore di Pressione del restante territorio della Provincia:
Estensione territorio Comune Kmq : Estensione territorio provincia Kmq = 70% FPc : FPp
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DEFINIZIONE DEI LIVELLI DI TUTELA
I livelli di tutela da applicare sono stati suddivisi in:
1.livelli di tutela integrale, ovvero i criteri ostativi alla nuova realizzazione di
qualsiasi tipologia di impianto di gestione rifiuti
2.livelli di tutela specifici, si tratta di criteri ostativi solo per alcune tipologie di
impianto che possono invece avere valore di attenzione (o comunque nessun
valore di tutela) per altre tipologie di impianto.
3.livelli di penalizzazione, ovvero i criteri che non sono necessariamente ostativi
alla localizzazione ma che rappresentano motivo di cautela progettuale e/o
ambientale e la cui sovrapposizione con altri livelli di attenzione potrebbe
precludere la stessa localizzazione dell’impianto; questo livello di tutela risulta
essere fondamentale nell’analisi comparativa di una rosa di più siti
4.livelli di opportunità localizzativa -. Costituisce criterio di preferenzialità la
presenza di elementi di idoneità e opportunità; fornisce informazioni aggiuntive
di natura logistico/economica finalizzate ad una scelta strategica del sito; questo
livello di tutela risulta essere fondamentale nell’analisi comparativa di una rosa
di più siti
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DEFINIZIONE DEI LIVELLI DI TUTELA
Il livello di tutela integrale risulta essere univoco e deriva da specifiche indicazioni di legge atte a preservare la naturalità e l’integrità ambientale e fisica di specifiche
porzioni di territorio.
Il livello di penalizzazione, invece, può avere diversi gradi di magnitudo in funzione delle disposizioni
normative dalle quali il vincolo deriva e dalle implicazioni che queste determinano.
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DEFINIZIONE DEI LIVELLI DI TUTELA
Livelli di magnitudo dei criteri di penalizzazione.
la magnitudo di un criterio di penalizzazione è di “ATTENZIONE”
nel caso in cui l’inserimento di accorgimenti tecnico progettuali permette di raggiungere la compatibilità ambientale richiesta dal
vincolo; inoltre, in assenza di una normativa specifica che caratterizzi il vincolo non esiste un procedimento amministrativo
che può determinare la non idoneità del sito ad accogliere l’intervento; si tratta, pertanto, di vincoli, che pur determinando
fattori di cautela in relazione alla presenza di elementi di attenzione ambientale, sono risolvibili tramite adeguati
accorgimenti progettuali che potranno essere anche prescritti infase autorizzativa;
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DEFINIZIONE DEI LIVELLI DI TUTELA
Livelli di magnitudo dei criteri di penalizzazione.
la magnitudo di un criterio di penalizzazione è“LIMITANTE”
quando il vincolo è rappresentato da una norma per la quale èprevista una procedura specifica per verificare la compatibilitàdell’intervento in relazione al vincolo stesso; in questo caso èpossibile che si determini la non idoneità del sito ad accogliere l’intervento nel momento in cui, nell’ambito di un procedimento
autorizzativo, non si consegua la possibilità di ottenere uno svincolo.
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DEFINIZIONE DEI LIVELLI DI TUTELA
Livelli di magnitudo dei criteri di penalizzazione.
La magnitudo di un criterio di penalizzazione è“POTENZIALMENTE ESCLUDENTE”
nel caso di fattori localizzativi che devono necessariamente essere verificati alla scala di dettaglio; in tal caso per la natura stessa del vincolo e/o per una possibile mancanza di livello informativo alla scala regionale provinciale, tale tipologia di
fattore potrebbe assumere valore escludente solo a determinate condizioni; cioè il vincolo potrebbe assumere in fase di analisi di
dettaglio valore di tutela integrale e, quindi, potrebbero verificarsi le condizioni di preclusione del territorio oggetto di
analisi alla localizzazione dell’impianto.
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DESCRIZIONE DEI CRITERI
I fattori di tutela nel seguito individuati sono ascrivibili alle seguenti categorie:
•Uso del suolo;•Tutela della popolazione;•Tutela delle risorse idriche;•Tutela da dissesti e calamità;•Tutela dell’ambiente naturale;•Tutela dei beni culturali e paesaggistici.
Per ogni categoria viene individuata una serie di fattori aventidiversi livelli di prescrizione (tutela integrale, penalizzazione etc.)
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DESCRIZIONE DEI CRITERI
Per ciascuna categoria sono definiti i fattori derivanti dalla normativa e/o la pianificazione di settore vigente.
Tutela delle risorse idriche considera le tutele introdotte da:• Dlgs 152/06 e smi;• Piano di Tutela delle Acque Regionale
Distanza da opere di captazione di acque ad uso potabile- Sono da considerare le zone di rispetto dalle opere di captazione di acqua destinata al consumo umano ad uso potabile mediante infrastrutture di pubblico interesse, secondo le definizioni riportate nell’art. 94 del Dl.gs 152/06. Si tratta delle zone di tutela assoluta (10 metri) e zone di rispetto (200metri)..Rimane inteso che qualora fossero vigenti le fasce individuate ai sensi degli artt. 19, 21 e 22 del PTA, queste supererebbero il vincolo geometrico dei 200 m.
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DESCRIZIONE DEI CRITERI
Tutela del rischio e delle calamità considera:•i Piani Stralcio di Assetto Idrogeologico dei bacini idrograficicoinvolti e cioè quelli gestiti dalle seguenti Adb:
o Autorità d Bacino Regionale; o Adb del Bacino del Tevereo Adb del Bacino Marecchia-Concao Adb Bacino del Fiume Tronto.
Rischio idraulicoo Fascia di territorio inondabile assimilabile a piene con tempi di
ritorno fino a 200 anni come identificata dall’art. 7 delle NTA del PAI dell’Adb Marche;
o Fasce A e B e dalle aree a rischio idraulico R3 ed R4 così come identificate dagli artt. 28,29, 31 e 32 delle NTA del PAI dell’Adb Tevere.
o Fasce dei territori di pertinenza dei corsi d’acqua di cui all’art. 9 delle NTA del PAI dell’Adb Marecchia-Conca
o aree esondabili a rischio molto elevato (E4) ed elevato (E3) così come definite dall’art. 9 delle NTA del PAI dell’Adb del Tronto.
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DESCRIZIONE DEI CRITERI
Tutela del rischio e delle calamità considera:•i Piani Stralcio di Assetto Idrogeologico dei bacini idrograficicoinvolti e cioè quelli gestiti dalle seguenti Adb:
o Autorità d Bacino Regionale; o Adb del Bacino del Tevereo Adb del Bacino Marecchia-Concao Adb Bacino del Fiume Tronto.
Rischio idrogeologicoo aree di versante a pericolosità elevata e molto elevata–AVDP3
e AVDP4, e aree di versante a rischio valanga AVVR4 come identificate e normate dagli artt. 11 e 12 delle NTA del PAI dell’Adb Marche;
o aree a rischio idrogeologico R3 ed R4 così come identificate dagli artt. 14 e 15 delle NTA del PAI dell’Adb Tevere.
o aree a rischio e pericolosità molto elevato (Z4) ed elevata (Z3) di cui agli artt. 14 e 15 delle NTA del PAI dell’Adb Marecchia-Conca
o aree H4-Aree di Versante a Pericolosità molto elevata; H3-Aree di Versante a Pericolosità elevata come definite dall’art. 6 delle NTA dell’Adb del Tronto.
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DESCRIZIONE DEI CRITERI
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DESCRIZIONE DEI CRITERI
Nel seguito si proporranno i criteri individuati. Nello schema inoltre si evidenziano i seguenti elementi:•le categorie di impianto alle quali si applicano i diversi fattori;•il livello prescrittivo assegnato a ciascun fattore la scala cromatica adottata è la seguente:
Tutela integrale (compresa la tutela specifica)
Penalizzazione a magnitudo POTENZIALMENTE
ESCLUDENTE
Penalizzazione a magnitudo LIMITANTE
Penalizzazione a magnitudo di ATTENZIONE
Opportunità localizzativa
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DESCRIZIONE DEI CRITERI
Si identifica anche la fase alla quale sarebbe opportuno applicare il fattore (macro e micro localizzazione) – in tal caso si precisa che quanto riportato in questa sede ha funzione del tutto indicativa in quanto in fase attuativa del Piano saranno le Province stesse, o comunque i soggetti attuatori, che individueranno la fase più appropriata alla quale applicare il singolo fattore anche in relazione alla disponibilità del dato alle diverse scale territoriali. La scala cromatica adottata è la seguente:
Criterio da applicare in fase di macrolocalizzazione (MACRO)
Criterio da applicare in fase di microlocalizzazione (MICRO)
Criterio da applicabile o in fase di macrolocalizzazione o di micro localizzazione (MACRO/MICRO)
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DESCRIZIONE DEI CRITERITUTELA INTEGRALE – alcuni esempi
Si applicano a tutte le tipologie di impianto
FattoreCategorie di
impianti ai quali si applica
Livello di prescrizione
Fase di applicazione
Note
Uso del suoloAree residenziali consolidate, di completamento e di espansione (L.R. 34/92 e smi e PPAR art. 39).
Tutte le categorie Tutela integrale MACRO/MICRO
E’ possibile applicare il criterio alla scala provinciale, salvo verifiche puntuali in fase di
analisi di dettaglio
Tutela delle risorse idricheDistanza da opere di captazione di acque ad uso potabile (D.lgs 152/06; D.L. 258/00, Piano di Tutela delle Acque)
Tutte le categorie Tutela integrale MICRO
Tutela delle aree di pertinenza dei corpi idrici (Dlgs 152/06, Piano di Tutela delle Acque)
Tutte le categorie Tutela integrale MICRO
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DESCRIZIONE DEI CRITERITUTELA INTEGRALE – alcuni esempi
Fattore
Categorie di impianti ai
quali si applica
Livello di prescrizione
Fase di applicazione
Note
Tutela da dissesti e calamità
Aree a rischio idraulico Piano Stralcio di Assetto Adb Regione Marche, Adb Tevere, Adb Marecchia Conca e Adb del Tronto)
Tutte le categorie
Tutela integrale MACRO/MICRO
Il vincolo decade nelle porzioni di territorio ove fosse prevista la riperimetrazione delle fasce di rispetto idraulico
Tutela dell’ambiente naturaleRete Natura 2000 (Direttiva Habitat 92/43/CEE, Direttiva uccelli 79/409/CEE, DGR n. 1709 del 30/06/1997 e smi)
Tutte le categorie
Tutela integrale MACRO
Tutela dei beni culturali e paesaggistici
Beni storici, artistici, archeologici e paleontologici (L. 1089/39, D. Lgs. n. 42/04)
Tutte le categorie
Tutela integrale MICRO
Territori costieri (art. 142 comma 1 lettera a) Dlgs 42/04 e smi )
Tutte le categorie
Tutela integrale MACRO
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DESCRIZIONE DEI CRITERITUTELA INTEGRALE SPECIFICA – alcuni esempi
Si applicano ad alcune le tipologie di impianto
FattoreCategorie di
impianti ai quali si applica
Livello di prescrizione
Fase di applicazione
Note
Uso del suolo
Cave (D.M. 16/5/89; D.Lgs. 152/06; D.Lgs. 36/2003)
Il criterio è di tutela integrale per i soli impianti A salvo le
discariche per rifiuti inerti
Tutela integrale (specifica)
MICRO
Tutela delle risorse idriche
Falda in depositi alluvionali di fondovalle (PRGR)
Si applica alle categorie A
Tutela integrale (specifica)
MACRO/MICRO
Tutela da dissesti e calamitàAree a rischio idrogeologico (Stralcio di Assetto Adb Regione Marche, Adb Tevere, Adb Marecchia Conca e AdB del Bacino del Tronto)
Si applica alle categorie di
impianto B, C, D ed E
Tutela integrale (specifica)
MACRO/MICRO
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DESCRIZIONE DEI CRITERITUTELA INTEGRALE SPECIFICA – alcuni esempi
Si applicano ad alcune le tipologie di impianto
FattoreCategorie di
impianti ai quali si applica
Livello di prescrizione
Fase di applicazione
Note
Tutela dell’ambiente naturale
Aree naturali protette (DLgs. n. 42/04,L. 394/91, L. 157/92; L.R. 28 aprile 1994, n. 15)
Si applica alle categorie di
impianto A e B
Tutela integrale(tutela specifica)
MACRO
Protezione della popolazione dalle molestieDistanza dalle zone residenziali (aree A, B, C ed F - zone turistiche).
Si applica alle categorie A, B e C
Tutela integrale (specifica)
MICROLe fasce da applicare sono
riportate in Tabella 1.7-1
Distanza da funzioni sensibili
Si applica alle categorie A, B e C
Tutela integrale (specifica)
MICROLe fasce da applicare sono riportate in Tabella 1.7-2
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DESCRIZIONE DEI CRITERIPENALIZZAZIONE – alcuni esempi
Si applicano ad alcune le tipologie di impianto – IMPORTANTE LIVELLO DI MAGNITUDO
FattoreCategorie di
impianti ai quali si applica
Livello di prescrizione
Fase di applicazione
Note
Uso del suolo
Aree sottoposte a vincolo idrogeologico (R.D.L. n. 3267/23, L.R. 6/2005).
Tutte le categorie
Penalizzazione a magnitudo POTENZ.
ESCLUDENTE
MACRO/MICRO
Il criterio assume carattere di tutela integrale nelle aree
coperte da boschi di protezione individuati dal
corpo forestale dello stato ai sensi del R.D. 3267/1923 e
recepite nei PRG dei comuni interessati
Aree boscate (DLgs. n. 42/04 nel testo in vigore art.142 lettera g; L.R. 6/2005 PPAR art. 34)
Tutte le categorie
Penalizzazione a magnitudo POTENZ.
ESCLUDENTE
MACRO/MICRO
Il vincolo assume carattere di tutela integrale nelle aree dove sia effettivamente
presente il bosco così come definito dall’art. 2 comma 1 lettera e della L.R. 6/2005
Aree di pregio agricolo (D.Lgsl. n. 228/2001)
Tutte le categorie
Penalizzazione a magnitudo POTENZ.
ESCLUDENTE
MICRO
Il vincolo assume carattere di tutela integrale qualora sia
comprovata la presenza, per i lotti interessati, di produzioni agricole di pregio così come definite dal D.lgs 228/2001.
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DESCRIZIONE DEI CRITERIPENALIZZAZIONE – alcuni esempi
FattoreCategorie di impianti
ai quali si applicaLivello di
prescrizione
Fase di applicazion
eNote
Tutela delle risorse idriche
Vulnerabilità della falda
Tutte le categoriePenalizzazione a
magnitudo di ATTENZIONE
MACRO
Il potenziale impatto sulla falda èminimizzabile grazie ad accorgimenti di tipo progettuale (impermeabilizzazione delle aree di lavoro, corretta gestione delle acque di prima pioggia etc…)
Tutela dell’ambiente naturaleAree naturali protette (DLgs. n. 42/04,L. 394/91, L. 157/92; L.R. 28 aprile 1994, n. 15
Si applica alle categorie di impianto B,
C, D ed E
Penalizzazione a magnitudo POTENZ.
ESCLUDENTE
MACROGli interventi in dette aree sono comunque oggetto di nulla osta da parte dell’Ente Parco
Rete Natura 2000 –Fascia di 2 km dal perimetro
Tutte le categoriePenalizzazione a
magnitudo LIMITANTE
MACRO
In quest’area risulta necessario redigere lo Studio di Incidenza Ecologica ai sensi della normativa di settore.
Rete Ecologica Regionale (REM)
Penalizzazione a magnitudo di
ATTENZIONE
MACRO/MICRO
Nell’ambito della progettazione si dovrà tener conto delle potenziali interferenze con gli elementi della RER che non siano già soggetti a ulteriori livelli di tutela; dovranno quindi essere previsti interventi mitigativi atti a minimizzare tali potenziali impatti
PIANO REGIONALE GESTIONE RIFIUTI
CRITERI DI LOCALIZZAZIONE DEGLI IMPIANTI DI GESTIONE RIFIUTI
DESCRIZIONE DEI CRITERIPENALIZZAZIONE – alcuni esempi
FattoreCategorie di
impianti ai quali si applica
Livello di prescrizione
Fase di applicazione
Note
Protezione della popolazione dalle molestie
Distanza da case sparse
Tutte le categorie Penalizzazione a
magnitudo di ATTENZIONE
MICRO
Il potenziale impatto èminimizzabile tramite l’implementazione di adeguate misure mitigative
Tutela dei beni culturali e paesaggistici
Litorali marini (PPAR art, 32)
Tutte le categorie
Penalizzazione a magnitudo
POTENZIALMENTE
ESCLUDENTE
MICRO
E’ necessario verificare a livello di Piano Regolatore com’è stata normata la fascia identificata dal PPAR come litorale marino
Complessi di immobili, bellezze panoramiche e punti di vista o belvedere di cui all’ art. 136, lett. c) e d) del D. Lgs. n. 42/2004 dichiarati di notevole interesse pubblico
Tutte le categorie Penalizzazione a
magnitudo LIMITANTE
MACRO
Il progetto dovrà essere sottoposto a valutazione paesistica ai sensi ai sensi dell’art. 146, comma 2, del Dlgs 42/04 e s.m.i.
Elementi diffusi del paesaggio agrario (art. 37 PPAR)
Tutte le categorie di Penalizzazione a
magnitudo di ATTENZIONE
MICRO
L’intervento deve essere realizzato garantendo il mantenimento degli elementi sopra elencati.
PIANO REGIONALE GESTIONE RIFIUTI
CRITERI DI LOCALIZZAZIONE DEGLI IMPIANTI DI GESTIONE RIFIUTI
DESCRIZIONE DEI CRITERIOPPORTUNITA’– alcuni esempi
FattoreCategorie di
impianti ai quali si applica
Livello di prescrizione
Fase di applicazione
Note
Aspetti strategico funzionali
Aree destinate ad insediamenti produttivi ed aree miste
Si applica alle categorie di
impianto B ed E di Tabella 1.3 1
Opportunitàlocalizzativa
MICRO
Gli impianti compresi nella categoria E possono trovare opportunità localizzative sia nelle aree destinate ad insediamenti produttivi che nelle aree miste, mentre per gli impianti della categoria B la preferenzialità riguarda solo le aree destinate ai soli insediamenti produttivi
Dotazione di infrastrutture
Tutte le categorieOpportunitàlocalizzativa
MICRO
Vicinanza alle aree di maggiore produzione dei rifiuti
Tutte le categorieOpportunitàlocalizzativa
MICRO
Impianti di smaltimento e trattamento rifiuti giàesistenti (aree giàinteressate dalla presenza di impianti).
Tutte le categorieOpportunitàlocalizzativa
MICRO
Aree industriali dimesse e degradate da bonificare (D.M. 16/5/89, Dlgs 152/06)
Tutte le categorieOpportunitàlocalizzativa
MICRO