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ECONOMIA 6 LUNEDÌ 26 MARZO 2012 LA CRISI FINANZIARIA Forum con cinque giuslavoristi che giudicano l’efficacia e gli sviluppi delle misure del governo Monti sul Welfare Timori sul sovraccarico di cause che graverà sui giudici. “Ma il reintegro non è un diritto costituzionale” IL DOSSIER. Le misure del governo I punti oscuri superano quelli accettabili: è il parere diffuso fra gli esperti del lavoro sulle riforme all’articolo 18. Ci sono sia rischi psicologici - l’affrontare un tema così ansiogeno nel pieno della recessione - che tecnici: non è la capacità dei giudici di affrontare le maggiori responsabilità che preoccupa, ma la necessità di non lasciare vie aperte ai licenziamenti di comodo. Significa che se la prova della discriminazione è a carico del lavoratore e quella del motivo economico dell’imprenditore, va evitato che quest’ultimo abbia diversi giorni prima di dover motivare il provvedimento perché nel frattempo può modificare la situazione. Tutti poi invocano gradualità nella riforma, come è successo con il passaggio al contributivo nelle pensioni. 1. “La Consulta ha affermato che il principio del- la reintegrazione nel posto di lavoro non corri- sponde a un vincolo costituzionale. Né è imposto da norme sovranazionali: altrimenti non si spie- gherebbe che la reintegrazione automatica sia una peculiarità italiana. Co- munque è opportuno differire l’applicazione della nuova di- sciplina ai vecchi rapporti di 1- 2 anni per consentire che i vec- chi equilibri contrattuali si rias- sestino in relazione al nuovo regime”. 2.“I giudici del lavoro sono per- fettamente in grado di indivi- duare i motivi discriminatori che possono nascondersi die- tro i motivi economici, anche in via presuntiva sulla base del- le circostanze, come fanno in tutti i Paesi. Vedo semmai un difetto nel non aver modulato l’in- dennizzo in relazione all’anzianità di servizio: avrebbe consentito di rendere più fluida la parte iniziale del rapporto, quindi appetibile per le im- prese l’assunzione a tempo indeterminato di co- loro che non potranno più essere assunti in forma di collaboratori autonomi”. 3. “I miglioramenti possibili sono molti. Purché non siano nel segno del gattopardo. Cioè non ser- vano per lasciare, in realtà, le cose come stanno”. Pietro Ichino “Dico sì alle modifiche però attenti ai gattopardi” © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Pietro Ichino giuslavorista e senatore del Pd Nella riforma dell'art. 18 sono stati lesi dei diritti? 1 Sono possibili abusi nella formulazione proposta? 2 3 Il governo potrà accettare delle modifiche? “Riforma lavoro da cambiare ma non c’è solo l’articolo 18 nessun freno al precariato” Piano Fornero, le critiche e le proposte degli esperti Lo scenario Le domande EUGENIO OCCORSIO PREMIER Il presidente del Consiglio Mario Monti Repubblica Nazionale

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ECONOMIA■ 6

LUNEDÌ 26 MARZO 2012 LA CRISI FINANZIARIA

Forum con cinque giuslavoristi chegiudicano l’efficacia e gli sviluppi dellemisure del governo Monti sul Welfare

Timori sul sovraccarico di cause chegraverà sui giudici. “Ma il reintegronon è un diritto costituzionale”

IL DOSSIER. Le misure del governo

I punti oscuri superano quelli accettabili: è il parere diffuso fra gli esperti dellavoro sulle riforme all’articolo 18. Ci sono sia rischi psicologici - l’affrontareun tema così ansiogeno nel pieno della recessione - che tecnici: non è la capacitàdei giudici di affrontare le maggiori responsabilità che preoccupa, ma la necessitàdi non lasciare vie aperte ai licenziamenti di comodo. Significa che se la provadella discriminazione è a carico del lavoratore e quella del motivo economicodell’imprenditore, va evitato che quest’ultimo abbia diversi giorni prima di dovermotivare il provvedimento perché nel frattempo può modificare la situazione.Tutti poi invocano gradualità nella riforma, come è successo con il passaggio alcontributivo nelle pensioni.

1. “La Consulta ha affermato che il principio del-la reintegrazione nel posto di lavoro non corri-sponde a un vincolo costituzionale. Né è impostoda norme sovranazionali: altrimenti non si spie-gherebbe che la reintegrazione automatica sia

una peculiarità italiana. Co-munque è opportuno differirel’applicazione della nuova di-sciplina ai vecchi rapporti di 1-2 anni per consentire che i vec-chi equilibri contrattuali si rias-sestino in relazione al nuovoregime”.2.“I giudici del lavoro sono per-fettamente in grado di indivi-duare i motivi discriminatoriche possono nascondersi die-tro i motivi economici, anchein via presuntiva sulla base del-

le circostanze, come fanno in tutti i Paesi. Vedosemmai un difetto nel non aver modulato l’in-dennizzo in relazione all’anzianità di servizio:avrebbe consentito di rendere più fluida la parteiniziale del rapporto, quindi appetibile per le im-prese l’assunzione a tempo indeterminato di co-loro che non potranno più essere assunti in formadi collaboratori autonomi”.3. “I miglioramenti possibili sono molti. Purchénon siano nel segno del gattopardo. Cioè non ser-vano per lasciare, in realtà, le cose come stanno”.

Pietro Ichino

“Dico sì alle modificheperò attenti ai gattopardi”

© RIPRODUZIONE RISERVATA

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Pietro Ichinogiuslavoristae senatoredel PdNella riforma dell'art. 18

sono stati lesi dei diritti?1

Sono possibili abusi nellaformulazione proposta?

2

3 Il governo potrà accettaredelle modifiche?

“Riforma lavoro da cambiarema non c’è solo l’articolo 18nessun freno al precariato”Piano Fornero, le critiche e le proposte degli esperti

Lo scenario

Le domande

EUGENIO OCCORSIO

PREMIER

Il presidentedel ConsiglioMario Monti

Repubblica Nazionale

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@LUNEDÌ 26 MARZO 2012

PER SAPERNE DI PIÙ

www.lavoro.gov.itwww.palazzochigi.it

Il fisco

1.“Un problema è che si interviene su tutti i lavora-tori, compreso chi ha un contratto a tempo inde-terminato in essere. Era più giusto prevedere delleregole applicabili solo ai nuovi assunti con con-tratto indeterminato. Dato che oggi gli assunti non

hanno quasi mai tale contratto,è un modo per dare più tutelemigliorando la qualità. A regimepoi tutti avranno lo stesso trat-tamento”. 2. “Gli abusi erano possibili conla normativa attuale e lo saran-no con la nuova. Coinvolgere igiudici così tanto attribuendo-gli più livelli decisionali non aiu-ta. Bisogna puntare su normepiù semplici e facili da interpre-tare che privilegino la traspa-renza. Aumentare poi i costi per

i contratti parasubordinati senza imporre minimipermette al datore di lavoro di scaricare sul lavora-tore questi costi riducendogli il salario e non sco-raggia l’abuso di questi contratti”. 3. “La via d’uscita è intervenire sui nuovi contratticreando tutele che crescano con il passare degli an-ni. Si conciliano così la flessibilità nei primi anni incui il datore di lavoro saggia le competenze e l’eti-ca dei lavoratori e l’esigenza di pianificare un lun-go rapporto di lavoro che valorizzi gli investimentiin formazione del lavoratore e dell’azienda”.

Tito Boeri

“Non si scoraggianoi contratti a termine”

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Tito Boeri,direttoreFondazioneDebenedetti

1. “Più che di lesione parlerei di una modifica incorsa del modo in cui un licenziamento viene ri-sarcito. La soluzione proposta dipende troppodalle decisioni del giudice ed è confusa. Difficilepoi comprendere l’orientamento a lasciar fuori il

settore pubblico. Ed è un erro-re applicare la riforma a chi haun contratto indeterminatointervenendo sullo stockdei la-voratori: era più corretto agiresui flussi, i nuovi contratti”.2. “Non si risolve la questionedel precariato. Se si decidessedi agire sui flussi si darebbe agliimprenditori, inclusi i tanto ci-tati investitori esteri, la possi-bilità di regolarizzare giovani eprecari assumendoli con unnuovo contratto a tempo inde-

terminato. I giovani accetterebbero volentieriquesta forma contrattuale, con molte più tutele.Il tutto accompagnato da misure per rendere im-praticabile il lavoro parasubordinato”.3.“Rimodulando l’intervento sui flussi si arrive-rebbe a un compromesso dignitoso creando unquadro moderno con un contratto indetermina-to e tutele che crescono con l’anzianità di servi-zio. Credo che la Cgil potrebbe accettare un in-tervento del genere perché mi risulta che la Ca-musso non fosse orientata ad un no a tutti i costi”.

Pietro Garibaldi

“Era più giusto e utileagire sui neoassunti”

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PietroGaribaldi(Universitàdi Torino)

1.“Non parlerei di lesione dei diritti, ma di diversaforma di tutela. Si tratta di dare una valutazionestorica: le tutele possono cambiare se cambia ilquadro internazionale. Ho sempre pensato che leprotezioni dell’art.18 non fossero dei principi im-

mutabili. A quale modello ten-dere? Il più funzionale è quellotedesco”.2.“Il pericolo di abusi c’è giànella struttura attuale. Ci sonosempre dei giudici investiti dal-la responsabilità di distinguereil tipo di licenziamento, oraquest’interpretazione avràconseguenze diverse. Non sot-tovalutiamo la capacità dei giu-dici, già oggi messi alla prova da200mila cause di lavoro ognianno, più della metà di caratte-

re previdenziale: quello sì che è un lavoraccio. Po-che migliaia sono cause di licenziamento, e il nu-mero non salirà molto. Piuttosto vanno introdot-te misure perché i casi si risolvano entro 4-5 mesi”.3. “Se ci saranno modifiche nessuno dovrà dram-matizzare. In Parlamento modifiche se ne fanno atutto: sulle liberalizzazioni abbiamo ascoltatoquello che dicevano farmacisti e tassisti, possibileche non si debba discutere su questa vicenda cheè enormemente molto più importante?”

Tiziano Treu

“Il modello tedescoè il più funzionale”

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Tiziano Treu,ex ministroe senatoredel Pd

1. “C’è un cambio di norme, dunque i diritti sa-ranno diversi. La reintegrazione, nella sua com-plessa disciplina attuale, non è un diritto fonda-mentale in sé, la Corte Costituzionale l’ha affer-mato in più occasioni. Ravviso però vuoti perico-

losi come la mancata revisionedei licenziamenti collettivi: si-gnifica che vengono assimilatia quelli economici tout court?Non appare corretto”.2.“È giusto tener fuori i pubbli-ci dipendenti dalla riforma.Viene rinnovato il mercato dellavoro: il pubblico impiego èaltra cosa. Ciò non esclude chela p.a. possa dover ridurre ilpersonale, ma il problema varisolto diversamente. Altro ca-so è la collocazione degli anzia-

ni nella manovra: c’è un po’ di schizofrenia nelgoverno che prolunga l’età lavorativa attraversol’opzione pensionistica a 70 anni e poi estendel’art.18 in favore di chi si prepara ad arrivare aquella soglia”.3. “Il fatto che si sia scelto il ddl con la curiosa di-zione ‘salvo intese’ indica la complessità del ca-so. La Cgil non mollerà facilmente; oltretutto lasentenza per il reintegro dei tre sindacalisti Fiat èun’arma straordinaria al momento giusto. InParlamento però il problema è nelle mani del Pd”.

Pasquale Sandulli

“Licenziamenti collettivic’è un vuoto pericoloso”

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PasqualeSandulli(Universitàeuropea)

Per dipendenti e pensionati l’assegno di marzo sarà più leggero per via degli aumenti Irpef regionali e comunali, esclusi soltanto i redditi bassissimi

Addizionali, arriva la ministangata in busta pagaROMA — La busta paga di mar-zo sarà più leggera. Colpa delconguaglio dell’aumento delleaddizionali regionali Irpef 2011deciso a dicembre dal governoMonti e dell’acconto del 30%delle addizionali comunali Ir-pef, sbloccate durante l’estatescorsa dal governo Berlusconi.Moltissimi i Comuni pronti aquesto ennesimo ritocco chepeserà per intero sulle famigliee i redditi da lavoro dipendenteo pensioni e non graverà solo suredditi più bassi. Sono già 300 glienti locali che hanno dato il vialibera agli aumenti, mentre set-te capoluoghi di provincia ap-plicheranno fin da subito il bal-zello. La nuova “mini-stangata

regionale” secondo la Uil Servi-zio politiche territoriali, si tra-durrà in un aggravio che porteràla famiglia media a pagare fino a371 euro, mentre quella comu-nale appesantirà i bilanci diquasi 50 euro annui, (da 129 a

177 euro medi pro-capite). A fare i conti in tasca a questo

nuovo aumento del prelievo cipensa pure il Caf-Cisl naziona-le. L’incremento scatterà pertutti sulle addizionali regionali esarà dello 0,33%, con un effetto

che varierà dai 51 euro per unsalario da 1.200 euro mese ai 137per uno stipendio da 3.200 europer l’Irpef Regionale. Pagheran-no invece 73 euro i contribuen-ti con 1.700 euro di stipendio e94 euro quelli che con una busta

paga mensile di 2.200 euro lordi.Alcuni Comuni hanno già deci-so di utilizzare la nuova leva per-messa dalla manovra di Ferra-gosto firmata Tremonti-Berlu-sconi, che permette aumentidell’addizionale fino allo 0,8%.

Gli incrementi: vanno dai 47euro a Catanzaro (+51 euro perl’addizionale regionale, in tutto98 euro in più) per un pensiona-to o lavoratore dipendente con1.200 euro mensili lordi, fino ai193 euro di un pensionato o di-pendente con 3.200 euro diChieti (+137 euro di addiziona-le regionale e 56 euro per quellacomunale). Si salveranno daquesta nuova stangata solo ipensionati fino a 75 anni, con unmassimo di 7.535 euro l’anno egli over-75 fino a 7.785 euro an-nui. I lavoratori dipendenti sa-ranno esenti ma solo se non su-pereranno la quota di 8.030 eu-ro l’anno.

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Repubblica Nazionale

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@LUNEDÌ 26 MARZO 2012 LA CRISI FINANZIARIA

PER SAPERNE DI PIÙwww.bundestag.de/htdocs_e/index.htmlwww.bundesregierung.de

Come funziona il Welfare preso comeesempio da Pd e sindacati per lamodifica alla riforma del governo

Nella finanziaria 2011 lo Statosociale ha pesato per il 37,17%nell’intero bilancio federale

Licenziamenti, ruolo decisivo di sindacati e giudiciecco il modello tedesco che divide l’Italia

IL DOSSIER. Le misure del governo

Qui lo chiamano Sozialstaat, e il Welfare tedesco - modello al centro del dibattito in Italia, in particolare con la richiesta del Pd e dei sindacati di adottarlonella riforma del governo - è il piùgeneroso tra le maggiori economiemondiali. E tale resta anche dopo i tagli decisidal cancelliere socialdemocraticoGerhard Schroeder per raffrontarela crisi del Paese. Il dirittodel lavoro pone ai licenziamenti il paletto del negoziato coni sindacati. Il Welfare è di gran lungala prima voce del bilancio federale. Nella finanziaria 2011 ammontavaal 37,17% del totale, e cioè perl’esattezza a 131 miliardi e 293milioni.

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I CONTRATTI di lavoro in Germania sono di solito negozia-ti per ogni categoria, tra i rappresentanti degli imprenditoridel comparto industriale e quelli dei lavoratori. Il principio-base è quello della Tarifautonomie, cioè l’autonomia asso-luta delle parti sociali da ogni intervento del potere politico.Soltanto in casi estremi di vertenze che appaiono non com-

ponibili si ricorre alla Schlichtung, cioè alla me-diazione indipendente, affidata a un autorevo-le personaggio (di solito un senior della politica)ritenuto imparziale. I contratti di categoria tut-tavia non sono vigenti in tutta l’economia tede-sca. In Germania ovest, sono il 56% del totale leaziende dove è in vigore un contratto di catego-

ria, mentre all’est la percentuale scende al 38. Contratti ne-goziati a livello aziendale sono in vigore nel 9% delle azien-de dell’ovest e nel 13% all’est. Senza contratto rigido lavorail 36% all’ovest e il 49% all’est, ma anche in questi casi ci siorienta verso il contratto di categoria nazionale. I contrattiaziendali nelle grandi aziende (vedi la Volkswagen) sonospesso più vantaggiosi di quelli di categoria. L’uscita dall’as-sociazione imprenditoriale non esenta i datori di lavoro dalrispetto del contratto finché esso è valido a livello nazionale.

I contratti

Più numerosi quelli di categorianessun intervento della politica

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IN GERMANIA non esiste un precariato all’italiana, ma ilnumero di contratti a termine è decisamente aumentato ne-gli ultimi dieci anni, a seguito indirettamente delle riformevarate da Schroeder. E sono aumentati anche i lavori part-time e i cosiddetti minijob, cioè lavori anche per soli 400 eu-ro mensili. Dal 1991 a oggi, la percentuale di nuovi contrat-

ti di lavoro firmati che riguardano lavori a ter-mine, è salita dal 32 al 45% del totale dei nuovicontratti. Rispetto al totale dei contratti in vigo-re, la percentuale dei contratti a termine è sali-ta al 7,6%, un record storico. Coinvolge circa 2,7milioni di lavoratori, e in percentuale sono piùdonne che uomini. La percentuale di contratti

a termine è molto alta (67%) nelle amministrazioni, meno inindustrie come l’informatica (15%). Le altre due situazionisvantaggiate che si sono diffuse negli ultimi anni sono i mi-nijob e il cosiddetto Leiharbeit. I minijob, a bassa paga, conorari lunghi o scomodi, sono diffusi in settori a bassa quali-fica come il commercio o i lavori pesanti. Il Leiharbeit si ap-plica invece al lavoratore che viene “affittato” da agenzie dicollocamento per un periodo di tempo limitato. I sindacatichiedono con forza un limite a questa pratica.

I precari

Boom dei minijob da 400 euroè polemica sui lavori a termine

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I PRINCIPALI ammortizzatori sociali in Germania sonolo Arbeitslosengeld, che però viene pagato per un tem-po limitato, e le varie voci dei sussidi e assegni di povertà.

La riforma introdotta da Schroeder (tra il 1998 e il2005) ha infatti ridotto il tempo massimo in cui il sussi-dio di disoccupazione primario – quello finanziato dai

contributi – viene pagato a 12 mesi. Il perio-do massimo però sale a 18 mesi per i lavora-tori al di sopra dei 55 anni. Il sussidio di di-soccupazione ammonta per un padre di fa-miglia sposato o convivente con almeno unfiglio a carico, al 67% circa della precedenteretribuzione, per gli altri a circa il 60%. Do-

po, se non trovi lavoro, interviene un sussidio minore,pagato dall’erario, solitamente chiamato ‘Hartz IV’, dalnome di Peter Hartz, ex amministratore Volkswagenche progettò la riforma. La quale fonde in un unico pa-gamento i calcoli dei sussidi di disoccupazione e degliassegni-povertà e previdenza. Il lavoratore è obbligatoad accettare i lavori offerti dall’Agenzia federale del la-voro, pena il decurtamento degli ammortizzatori socia-li.

Gli ammortizzatori

Previsto un doppio livello di tuteleun occhio di riguardo per gli over-55

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LA LEGGE tedesca prevede tre tipi di cause di licenzia-mento possibile: motivi personali, motivi disciplinari oesigenze aziendali. La legge si applica a lavoratori con al-meno 6 mesi di anzianità e ad aziende con più di 10 dipen-denti. È obbligatorio consultare il Betriebsrat, cioè il con-siglio di fabbrica, dove esiste, cioè nella maggioranza del-

le aziende e soprattutto nelle grandi o comun-que in quelle dei comparti-chiave e di eccel-lenza. La Mitbestimmung, cioè cogestione,prevede inoltre la presenza di rappresentantidel sindacato nel consiglio di sorveglianza del-le imprese, e questa è forse la più importantedifferenza qualitativa del sistema tedesco. In

caso di licenziamento un lavoratore può sempre rivolger-si al tribunale del lavoro entro due settimane dal recapitodella lettera. Spetta al giudice competente scegliere tral’indennizzo o il reintegro. Comunque statisticamente so-lo il 5% dei lavoratori sceglie di fare causa per ottenere ilreintegro. Nell’84% dei casi si opta, con intervento del giu-dice o trattativa con l’azienda, per il risarcimento. Am-monta a una mensilità lorda per ogni anno di anzianità maaumenta per gli over 50 con almeno 20 anni di anzianità.

I licenziamenti

La cogestione riduce i litigipochi i ricorsi alla magistratura

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Previsto il reintegro, ma solo nel 5% dei casi si arriva alla causa

La cancelliera tedesca Angela Merkel

La Germania

DAL NOSTRO CORRISPONDENTEANDREA TARQUINI

FOTO : AP

Repubblica Nazionale

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@LUNEDÌ 26 MARZO 2012 LA GUERRA IN AFGHANISTAN

PER SAPERNE DIO PIÙ www.afghana.comwww.asianewsnet.net

Afghanistan

Gli scontri

Matteo e Alessandrouccisi nella guerriglia

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IL TERRORISTA suicida è considerato l’armasuprema, l’offensiva da cui non ci si può difen-dere, tanto più quando al volontario pronto almartirio si unisce l’elemento sorpresa. È statoun suicida parcheggiato a bordo strada conuna Toyota carica di tritolo a straziare sei uo-mini della Folgore, nel settembre 2009, di-

struggendo un blindato “Lince”da sette tonnellate e scaraven-tandone lontano un secondo.Contro un attacco così organiz-zato, le tutele sono quasi inesi-stenti: la strategia di difesa si basa

sul lavoro dell’intelligence, tutt’altro che facilein un paese con solidi legami tribali ed etnici. Inaltre occasioni, come nell’assalto a Kabul checostò la vita ad Antonio Colazzo, nel febbraio2010, i kamikaze fanno parte di un commandoche parte all’assalto dell’obiettivo e si fannoesplodere solo all’ultimo momento. È la tecni-ca “combinata” che i Taliban — soprattuttoquelli della cosiddetta “rete Haqqani” — han-no mutuato da Al Qaeda. Per aumentarne an-cora l’efficacia, molto spesso l’assalto del com-mando pronto al sacrificio è preceduto da unprimo attacco con una o più auto-bomba.

I kamikaze

I sei parà della Folgorestraziati dall’uomo-bomba

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LE BOMBE artigianali o Ied sono un’arma mi-cidiale, probabilmente quella che ha mietutopiù vittime occidentali in tutto l’intervento inAfghanistan. Poco costose e facili da costruire,sono forse l’ostacolo principale per le attivitàdell’Isaf. A volte sono parte di trappole com-plesse, come quella che ha ucciso i due artifi-

cieri Mauro Gigli e Pierdavide DeCillis a Herat nel luglio 2010: quel-la volta a un ordigno visibile neera stato affiancato un altro, na-scosto, che è esploso quando gliesperti hanno disinnescato il pri-

mo. Contro gli Improvised Explosive Device ladifesa è affidata a protezioni passive: i jammer(apparecchi che disturbano le comunicazioniradio, così da impedire l’uso di telecomandi) ele blindature dei mezzi, che ovviamente hannoun limite. Il blindato Vtlm, che molti militarichiamano “San Lince”, offre livelli di protezio-ne considerati eccellenti. Ma nessuna corazza-tura protegge da bombe con centinaia di chilidi esplosivo. Alla fine, le difese migliori restanol’esperienza e la sorveglianza continua, conl’uso dei droni ma soprattutto attraverso la col-laborazione con la popolazione locale.

Gli ordigni artigianali

Mauro e Pierdavidedilaniati dai micidiali Ied

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IN GUERRA si può morire anche dentro unmezzo che si rovescia durante il guado di un fiu-me: è successo nel febbraio scorso, quando tremilitari del 66esimo reggimento sono annega-ti nel loro Lince travolto dall’acqua poco lonta-no da Shindand. Il peso enorme degli sportellicorazzati e la forza della corrente hanno reso

vano l’estremo tentativo del mi-tragliere, che aveva già raggiuntola riva ma si è ributtato in acquaper cercare di salvare i commili-toni, senza però riuscirci. E lecondizioni dell’attività militare

rendono frequenti gli incidenti. Si può morirecome Giovanni Bruno, in un mezzo uscito distrada, nell’ottobre 2004. O come Bruno Viani-ni, ucciso in un disastro aereo mentre volava daHerat a Kabul. Si può persino morire perché unsoldato afgano perde la testa, o si rivela un in-filtrato: è successo a Luca Sanna, nel gennaio2011, a Bala Murghab. Ma la guerra può ucci-dere anche in maniera più sottile, minando gliequilibri interiori. Forse è questo che è succes-so a Kabul a Marco Callegaro. Nel luglio 2010, ilcapitano ha rivolto la sua arma contro di sé e siè tolto la vita. Ucciso anche lui dalla guerra.

Gli incidenti

Quel mezzo blindatoprecipitato nel fiume

© RIPRODUZIONE RISERVATA

HERAT — È partito ieri dalla base di CampArena l’Hercules C-130 che porterà oggi aCiampino la salma del sergente Michele Sil-vestri, ucciso sabato durante un attacco concolpi di mortaio alla base avanzata “Ice”,nella regione afgana del Gulistan. È stata in-vece trasferita all’ospedale militare ameri-cano di Ramstein, in Germania, MonicaGraziana Contrafatto, caporal maggiore diGela, che era rimasta ferita in modo gravedalle schegge del mortaio. La Contraffatto,31 anni, volontaria di truppa in forza al pri-mo Reggimento Bersaglieri di Cosenza,non sarebbe più in pericolo di vita. Silvestrisarà onorato con funerali di Stato oggi po-meriggio alle 18 nella chiesa di Santa Mariadegli Angeli a Roma, e domani con una ce-

rimonia a Monte di Procida, in provincia diNapoli, dove risiedeva con la sua famiglia.

Intanto fa discutere negli Usa la decisio-ne dei risarcire i familiari delle vittime delfolle raptus del sergente Bales: «Gli ameri-cani hanno pagato 50.000 dollari per ogniafgano ucciso», ha rivelato domenica AghaLalai, un membro del consiglio provincialedi Kandahar. «Dunque la vita di un afganovale appena 50 mila dollari», dicono alcuniesponenti repubblicani attaccando Oba-ma. E ieri nel distretto di Arghandab, pro-vincia di Kandahar, una bomba artigianaleha ucciso dieci persone, fra cui un militaredella Nato. Nella stessa provincia, la poliziaafgana ha trovato un deposito con 17 ton-nellate di esplosivo.

In Germania la soldatessa ferita. Gli Usa: “50 mila dollari alle famiglie delle vittime di Kandahar”

Funerali di Stato per il sergente Silvestri

La sabbia di Shindand, il fangodi Bala Murghab, la polvere dellacapitale. Scenari di vite bruciate

Isaf, la Forza Internazionaledi Sicurezza e AssistenzaMa lì infuria un vero conflitto

IL DOSSIER. Il sacrificio dei militari

Cinquanta morti in dieci anniecco l’inferno dei soldati italianiDa Kabul a Herat: una missione di pace trasformata in guerraGIAMPAOLO CADALANU

Cinquanta caduti. Cinquanta italiani, quasi tutti giovani, che hanno perso la vita nella sabbiadi Shindand, nel fango di Bala Murghab, nella polvere di Kabul. Partecipare alla ForzaInternazionale di Sicurezza e Assistenza vuol dire fare la guerra, anche se ribattezzata comemissione di pace. Un conflitto asimmetrico, difficile e insidioso, dove il nemico si confondecon i civili e la potenza militare non serve. In Afghanistan gli equilibri delle guerre classiche,che guardavano al conto dei morti, non contano più. Ma le vite perdute lasciano sempre unvuoto. E i militari, al contrario dei politici, lo dicono senza ipocrisie: in guerra si muore

I LUOGHI

Nella cartinai luoghi dovesono mortigli italiani

SEMBRA quasi un paradosso, ma nelle guer-re asimmetriche gli scontri diretti sono mol-to rari. Le forze occidentali sono preponde-ranti dal punto di vista della potenza di fuo-co, e insuperabili come tecnologia. In più,spesso sono le truppe dell’Esercito naziona-le afgano ad affrontare il conflitto a fuoco sulterreno. Così contro l’Isaf i Taliban e gli altri

insorti, trafficanti o banditi,adottano l’eterna tecnica dellaguerriglia. Un mordi-e-fuggibasato su bombe di mortaio,come quelle di sabato, e ti-ri di cecchini, come

quello che ha ucciso Matteo Miot-to nel dicembre 2010. Qualche vol-ta capita che invece siano le forzespeciali, come la Task Force 45, a im-battersi in un nido di Taliban duran-te un’operazione: è questo che è suc-cesso quando un contingente di questaunità semi-segreta, impegnato a cerca-re i mandanti di un altro attentato, è fini-to in un covo di Taliban armatissimi, nelsettembre 2010. Lo scontro è finito a favoredelle truppe Isaf, ma nel frattempo l’incurso-re Alessandro Romani era rimasto ucciso.

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