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    INTRODUZIONE

    Finalit

    Poich la "cultura scientifica" costituisce un fenomeno di vastit mondiale e uno dei

    problemi pi rilevanti per l'umanit, per la chiesa e per la nuova evangelizzazione, ci

    proponiamo di approfondirne la comprensione, per verificare le possibilit di un nuovo

    rapporto, sereno e dialogico, fra la fede cristiana e gli aspetti pi significativi della

    cultura scientifica.

    Per realizzare ci dovremo superare alcuni vecchi schemi che hanno orientato il

    rapporto fede-scienza, centrandolo su presunti contrasti o concordismi. A tal fine

    dovremo valorizzare il ricchissimo patrimonio di idee originali e di nuove opportunit

    elaborato dalla "riflessione della scienza" e, ancor pi, dalla "riflessione sulla scienza"

    negli ultimi centocinquant'anni.

    Perci analizzeremo, dapprima, i contesti storico concettuali e le tematiche pi

    generali della cultura scientifica, per passare, poi, ad alcuni suoi aspetti pi specifici e,infine, alle implicazioni fondamentali del rapporto fra fede cristiana e cultura

    scientifica.

    Contenuti

    Il primo capitolo esamina le radici storiche, concettuali e ideologiche del rapido

    sviluppo della scienza e della mentalit scientifica, nella moderna cultura occidentale.

    Una particolare attenzione riservata ai temi del "progresso" e della "razionalit".

    Nel capitolo secondo, consideriamo alcuni problemi dell'ambito scientifico,

    nell'attuale transizione dal paradigma "moderno" a quello nuovo "post-moderno".

    Il terzo capitolo analizza alcuni risultati di una recente indagine sulle idee e gli

    atteggiamenti degli uomini di scienza, con particolare riguardo ai rapporti fra ricerca,sapere scientifico, applicazioni, valori etici e trascendenza.

    Nel quarto capitolo seguiamo le fluttuazioni storiche dell'impresa scientifica e

    l'intreccio della grande variet di posizioni e intepretazioni che hanno reso la tematica

    scientifica cos articolata e complessa.

    Il capitolo quinto segue il sofferto itinerario epistemologico e filosofico che, fra

    critiche e autocritiche, ha condotto il mondo scientifico contemporaneo a convincersi

    che le sue conoscenze pur essendo limitate, parziali, provvisorie, congetturali e fallibili

    non sono, per ci stesso, n false n meno scientifiche.

    Nel capitolo sesto vengono analizzati i due pilastri della scienza moderna: le teorie e

    i metodi, di cui la critica storica ed epistemologica, negli ultimi cinquant'anni, haanalizzato l'attendibilit e il significato, nel contesto di una scienza congetturale,

    fallibile, inverificabile, parziale e provvisoria.

    Il settimo capitolo studia le sfide poste alla ragione scientifica contemporanea da

    una serie di nuovi problemi emergenti, quali la complessit, il disordine, il caos, il

    fortuito, i sistemi dinamici complessi e dissipativi, ecc. che, evidenziando i nuovi

    aspetti dell'episteme, preludono a un nuovo paradigma epistemologico e scientifico.

    Nel capitolo ottavo consideriamo le scienze umane con il loro "specifico

    irriducibile": l'uomo, che esige un modello di scientificit pi ampio e duttile, dotato di

    rigore e di oggettivit appropriati, in cui le strutture simboliche e immaginarie trovino

    pieno rispetto e adeguato statuto epistemologico.

    Il nono capitolo studia le potenzialit culturali della scienza, che emergono dalle sueacquisizioni e dai suoi stessi plessi problematici. La molteplicit dei linguaggi, i

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    rapporti fra formalismi e realt, l'uso sintetico della ragione e altri temi, per quanto

    difficili e discussi, costituiscono altrettante aperture di notevole spessore culturale.

    Il decimo capitolo analizza le proposte dell'umanesimo scientifico, volte a mettere in

    luce il significato umano della scienza e il profondo valore umanistico di un autentico

    impegno scientifico. Ne emerge una scienza essenziale, come fattore di sviluppo

    personale e culturale e come evento altamente significativo in ogni ambito: religioso,filosofico, etico e sociale.

    Nel capitolo undicesimo viene approfondito il paragone fra gli atteggiamenti

    fondamentali del credente, dell'uomo religioso e dell'uomo scientifico, valorizzando le

    acquisizioni fenomenologiche e antropologiche, che collegano l'esperienza e gli

    atteggiamenti della ricerca scientifica, della religiosit e della fede. Questi

    atteggiamenti, con le loro analogie, peculiarit e diversit, si rivelano essenziali per lo

    spirito dell'uomo e per una crescente tutela della dignit delle persone, dell'autenticit

    delle culture e della libert delle societ.

    I capitoli dodici e tredici, compendiano e completano i risultati della ricerca,

    sviluppandone le ulteriori implicazioni per il nuovo rapporto dialogico da sviluppare fra

    fede e cultura scientifica.

    Ogni capitolo si apre con un'introduzione ai problemi e si chiude con una

    conclusione che sottolinea gli aspetti salienti e i risultati di maggior rilievo emersi

    sull'intero tema. I termini specialistici e tecnici sono spiegati in nota e riproposti pure in

    un breve lessico finale.

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    1. LE RADICI CULTURALI DELL'IMPRESA SCIENTIFICA MODERNA

    1. Cenni introduttivi

    La scienza moderna esord in un contesto storico e culturale di grandi aspettative, che essa

    contribu ad accentuare. Qui ne esamineremo le radici, nei temi del "progresso" e della "razionalit",

    considerati i caposaldi della societ moderna. Infatti, tali premesse, all'apparenza positive,

    appesantirono la scienza di significati, compiti e ruoli che non le appartenevano, che non poteva

    soddisfare e che la posero progressivamente in conflitto con le altre grandi espressioni dello spirito

    umano: metafisica, etica, religione e teologia.

    In pi, le attese deluse fecero sospettare la scienza di aver tradito le grandi speranze riposte in essa.

    Oggi, la svolta epistemologica del XX secolo e il nuovo spirito scientifico consentono di superare le

    vecchie difficolt e di ripercorrere un cammino in cui conflitti e incomprensioni possono cedere il

    passo a un confronto pi sereno e costruttivo.

    2. Progresso: concetto e ideologia

    L'idea di "progresso", riferita a oggetti e situazioni, normalmente designa un generale processo di

    miglioramento della realt. Applicata alla storia umana, indica manifestazioni specifiche di

    intelligenza, volont e capacit, nell'ambito personale, sociale e culturale. Essa non era ignota agli

    antichi, ma rimase compressa dalle grandi concezioni dei "cicli alterni" e dell'"eterno ritorno", che

    dominavano il pensiero e le culture pre-cristiane.

    Alla met del secolo XVIII, l'idea di un progresso continuo, totale e senza limiti, trov in Europa

    le condizioni per un grande sviluppo e ispir numerose correnti di pensiero. Essa, poi, cadde in crisi

    alla met del secolo XX. Per capire la sua ascesa, culminata in Hegel, Marx e Comte, occorre risalire

    all'illuminismo e ai grandi propugnatori del progresso, quali Voltaire, Diderot, Turgot, Condorcet ecc.1

    Quest'ultimo, nel suo "Abbozzo di un quadro storico dei progressi dello spirito umano", (1792-

    1793), rifiutava l'alternarsi ciclico del progresso e della decadenza, propugnando la tesi del progresso

    continuo.2 Le nuove scienze, forti della sola ragione, dovevano assicurare un progresso illimitato a

    tutta l'umanit. Avrebbero cancellato le superstizioni e assicurato a tutti una continua ascesa.

    Avrebbero sconfitto definitivamente le cause di decadenza della ragione: metafisica, religione, fede e

    teologia. Avrebbero cancellato dalla storia, drammi rischi e incertezze e fatto regnare incontrasta la

    verit, certa, definitiva e indubitabile.

    Anche Kant sosteneva, in termini pi equilibrati, il progresso continuo e Hegel lo inser in un

    processo d'incomparabile grandezza.3 I positivisti fecero, delle idee comtiane di evoluzione e di

    progresso, la religione laica degli intellettuali e delle classi dominanti.4 Spencer teorizz la

    convergenza di progresso ed evoluzione cosmica.

    Pertanto, fra la fine del secolo XIX e gli inizi del XX, l'idea di progresso impregn talmente la

    coscienza europea, da renderla impenetrabile a dubbi e critiche e da condizionare teorie filosofico-

    politiche come il marxismo, e scientifiche come l'evoluzione naturale. La ragione scientifica

    s'identific sempre pi nel progresso, per cui ogni critica a questo costituiva un'eresia scientifica. Oggi

    si parla del progresso come di una "fede ideologica laica" che nulla e nessuno, fino alla met del XX

    secolo, riusc a mettere in discussione. Ci vollero le conseguenze di ben due guerre mondiali in soli

    trent'anni.

    3. Scienza e fede nel progresso

    L'idea di progresso, per s, non comportava quella di conflitto con le altre forze culturali. Perci,

    per capirne il carattere conflittuale, occorre risalire ad altre premesse. Il Rinascimento aveva impresso

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    un forte impulso allo studio della natura e alla critica del principio di autorit. Descartes aveva diffuso

    l'istanza razionalista delle idee chiare e distinte. Le guerre di religione del secolo XVII avevano

    traumatizzato la coscienza religiosa e laica dell'Europa, soprattuto dopo che la guerra dei trent'anni

    (1618-1648), con le sue stragi e devastazioni in numerosi Stati, aveva infranto definitivamente l'unit

    dell'occidente.5

    Fede e religione cristiana, invece di portare al genere umano pace, comunione e civilt, avevanoprovocato guerre, violenze, fanatismo e discriminazioni. Pure i filosofi erano divisi e dividevano le

    menti. Le lites europee cercavano urgentemente una nuova base di pace, di civilt e di consenso

    universale per tutta l'umanit. Solo le scienze, con le loro dimostrazioni controllabili, sembravano

    capaci di creare quel consenso comune, che svaniva ogni giorno di pi. La nuova cultura, perci,

    tendeva a divenire sempre pi scientifica e sempre meno metafisica o teologica.

    Galileo, con il suo metodo scientifico, offr lo strumento pi adatto ed efficace alle esigenze

    naturalistiche del Rinascimento. Newton lo port al pi alto livello, dando al mondo l'inebriante

    sensazione che la scienza potesse rendere la realt intellegibile a tutti. I suoi segreti erano svelati dalla

    ragione: non vi sarebbero stati pi "misteri". Le leggi scientifiche s'imponevano a tutti e interpretavano

    fatti e fenomeni misteriosi mediante un unico principio. La ragione scientifica trasformava l'universo

    in un'immensa macchina (meccanicismo) retta da leggi inesorabili (determinismo) che ne regolavanotutte le parti.6

    Tuttavia, nell'immaginario del tempo, la scienza offriva ancora di pi. Essa dava un metodo nuovo,

    generale e definitivo applicabile a tutta la realt, per spiegarne i fenomeni pi diversi e risolvere tutti i

    problemi naturali, umani e sociali. La nuova chiave di comprensione universale era il ferreo sistema

    del "determinismo meccanicista". Sul suo modello sarebbero sorte chimica, embriologia, istologia,

    anatomia comparata, paleontologia ecc. Scienze antiche rinnovate e nuove scienze si diffondevano. I

    filosofi-letterati, divenuti ricercatori scientifici, si prodigavano in divulgazioni erudite, entusiaste e

    brillanti. La Francia era in testa a questo complesso movimento.

    Progressi scientifici cos straordinari suscitavano reazioni quasi religiose. Montesquieu, nelle

    "Lettres persanes", per bocca di Usbeck, esprimeva la massima venerazione per la ragione umana che

    aveva "sbrogliato il caos" e "spiegato, mediante una meccanica semplice, l'ordine dell'architetturadivina" e concludeva, in polemica verso la religione: "la conoscenza di cinque o sei verit ha reso la

    filosofia di costoro piena di miracoli e ha dato loro il modo di compiere pi prodigi e meraviglie che

    tutto quanto si racconta dei nostri santi profeti".7

    4. La scienza fra tendenze e correnti filosofiche

    Il sensismo,8che pi tardi avrebbe condotto al materialismo, per il momento non era molto seguito

    dagli operatori scientifici, che preferivano il fenomenismo,9 rinunciando alle essenze delle cose per

    concentrarsi sui fenomeni e sulle leggi che li regolano. Locke, grande veneratore della scienza e

    perfezionatore del cartesianesimo, veniva ammirato per la sua opposizione a ogni dogma, tradizione e

    autorit e per la consapevolezza dei limiti della ragione. Fedele al dubbio metodico e sistematico,convinto del valore dell'esperienza, propugnava il libero esame per tutta la conoscenza umana.

    Il pensiero scientifico acquisiva, dalla filosofia, due caposaldi fondamentali: il dubbio metodico che

    rifiutava ogni autorit e tradizione e la certezza dei fatti interni o di coscienza. Il pensiero filosofico

    acquisiva, dalle scienze, caratteri quali l'enorme fiducia nel metodo, un forte empirismo, l'esclusione

    dell'attivit creatrice dello spirito e l'agnosticismo antimetafisico. A cementare tutto ci provvedeva un

    razionalismo, che proclamava la capacit della ragione umana di scoprire e garantire tutta la verit,

    con le sue sole forze.

    Il disprezzo della tradizione e del passato, considerati espressioni di ignoranza, incivilt e

    oscurantismo, non provenivano dal mondo scientifico, ma vi furono introdotti da atteggiamenti esterni,

    filosofico-culturali, sempre pi diffusi. Lo stesso avverr, come vedremo, anche per il naturalismo, il

    soggettivismo, l'utilitarismo e l'edonismo.10

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    Le scienze inserirono nella cultura e nella filosofia del tempo due acquisizioni fondamentali fra

    loro correlate. Una era il dinamismo della natura, che diveniva un continuo processo dinamico, capace

    di svilupparsi da cause perfettamente indagabili. L'altra era l'importanza che il tempo rivestiva per

    quelle trasformazioni. In questo modo, l'idea del progresso inarrestabile e dell'evoluzione continua

    trovavano una conferma scientifica. Se nel secolo XVIII il determinismo della fisica e l'interpretazione

    puramente "causale" dei meccanismi avevano reso "inutile" l'ipotesi del Creatore, nel secolo XIX

    l'interpretazione "casuale" dell'evoluzione rendeva "inutile" un piano provvidenziale riferito al

    Creatore. Purtroppo, gli strumenti filosofici necessari per distinguere gli aspetti strettamente scientifici

    della scoperta, dalle loro interpretazioni metafisico-filosofiche, non potevano essere forniti dalle

    filosofie del tempo e quelli epistemologici erano ancora inesistenti. Sull'equivoco sarebbe divampata

    la polemica fede-scienza, con la conseguente ricerca di concordismi per porvi rimedio.11

    5. Prime critiche al progresso

    Nel corso del secolo XIX, tuttavia, la situazione culturale cominci a mutare quasi

    inavvertitamente. Sotto lo strato di fiducia nel progresso e nella razionalit della storia, si agitavano

    inquiete istanze critiche verso l'illuminismo e il progressismo. Si elaboravano pure gli strumenti

    essenziali per il loro superamento.12 Il malessere profondo dell'illuminismo sarebbe emerso pi tardinelle critiche de "ll tramonto dell'Occidente"

    13 e nello sgomento o rifiuto violento che ne seguirono.

    Le tesi provocatorie, e soprattutto la "profezia" della fine necessaria e irreversibile dell'Europa,

    ferivano a morte l'inconcussa ideologia dell'Europa quale forma suprema di civilt.14

    Queste reazioni

    emotive diedero forte risonanza a una tesi di modesto livello storico e filosofico.

    Assai pi pertinente, invece, fu la critica di Burckhardt alla cieca fiducia nel progresso scientifico e

    alla storia intesa come crescente affermazione di libert e di liberazione dell'uomo.15

    Nelle

    "Meditazioni sulla storia universale" egli sosteneva che: "la nostra presunzione di vivere nell'et del

    progresso morale estremamente ridicola, se la si confronta con quei tempi pericolosi in cui la libera

    energia di volont ideale si slanciava al cielo in centinaia di cattedrali dalle alte torri campanarie".16

    Criticava pure la cultura moderna, la crescita degli Stati e lo spaventoso aumento del loro debito

    pubblico, che definiva: "la grande e miserevole burla del XIX secolo" perch: "tale modo di sperperarein anticipo il patrimonio delle generazioni future prova che il tratto fondamentale di questo secolo

    una superbia spietata".17

    L'autore tacciava di superbia e presunzione quanti giudicavano rozzo e

    barbaro il passato: "Di fronte al medioevo dovremmo stare zitti, se non altro perch il suo tempo non

    ha lasciato ai suoi successori nessun debito pubblico".18

    Rispetto a Spengler, Burckhardt prese dalla

    storia argomenti pi critici e oggettivi, per confutare il concetto di progresso.

    6. Crisi e decadenza del progressismo ideologico

    Le critiche pi pertinenti, all'identificazione del progresso con la scienza, emersero tra la fine

    dell'Ottocento e il primo Novecento.19

    La fisica stava per sostituire la sua vecchia concezione

    meccanicista-deterministica20

    dell'universo, con una nuova visione relativistica-indeterministica, inseguito alle innovazioni decisive di Einstein, Heisenberg, Planck e altri.

    21 Il rinnovamento della

    scienza, tuttavia, procedeva in varie direzioni. Quella dei "fondamenti"22

    coinvolgeva scienze

    empiriche, formali, logiche e matematiche. Quella della "identit" coinvolgeva soprattutto le scienze

    umane e sociali, che non accettavano di essere "copie" pi o meno riuscite di quelle naturali. Per tutte

    le scienze i requisiti di oggettivit, sistematicit, rigore e uniformit si rivelavano ormai insufficienti,

    arbitrari o inconsistenti.23

    La caduta dell'ideologia scientista24

    aveva forti contraccolpi sulle ideologie culturali e sociali e

    anticipava il crollo dei regimi marxisti-comunisti. L'occidente, invece, vedeva allargarsi le crepe del

    suo edificio economico-tecnologico, accusava un progressivo degrado e asfissia dei valori e soffriva

    della crescente incapacit a comprendere l'uomo e a interpretare la storia.

    Dopo meno di due secoli, la "profezia" filosofica di Condorcet sulla scienza, come "tempo in cuisulla terra il sole splender solo su uomini liberi che non riconoscono sopra di s altro signore che la

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    ragione" venne sostituita dalla constatazione del fisico M. Born che "scienze della natura e tecnica

    hanno distrutto, forse per sempre, i fondamenti etici della civilt".25

    A sua volta M. Heidegger

    completava questa diagnosi, denunciando lo scadimento della "evoluzione delle cose" nella

    "involuzione dell'essenza", lo sfruttamento e le devastazioni della natura e, infine, la degenerazione

    della ragione in prospettiva dell'oblio e del nichilismo.26

    Di fronte a questi esiti, sembra giustificata la preoccupazione biblico-cristiana per le modalit e leattese del progresso. Essa resa ancor pi viva dalla consapevolezza delle immense potenzialit

    collegate all'impresa scientifica. La visione evangelica, infatti, ritiene che ogni impegno storico

    decisivo, per risultare realisticamente attuabile e umanamente significativo, non pu prescindere da

    una prospettiva trascendente e da una concezione spirituale ed etica.27

    7. Scienza, filosofia e problemi irrisolti

    Non va dimenticato, che lo sviluppo della scienza moderna coincise con la stagione della crescente

    avversione antimetafisica. Ovviamente, ci procur serie conseguenze, poich provocava la massiccia

    irruzione di pseudo-metafisiche e di interpretazioni immanentistiche nella cultura generale e in quella

    scientifica.28

    Essa condusse pure a matematizzare sempre pi le scienze, perch il crescente sensod'immanenza accentuava l'interesse per il "regno terreno dell'uomo", che esigeva una manipolazione

    tecno-scientifica della realt, un sapere pi tecnico che conoscitivo e una priorit dei problemi

    metodologici.29

    I maggiori scienziati (Einstein, Eddington, Heisenberg ecc.) ammonirono invano che

    la scienza aspira a una comprensione pi profonda di quella matematica, perch quest'ultima soltanto

    uno strumento utile per manipolare i dati, e il pensiero umano non pu ridursi alla pura dimensione

    quantitativa.30

    L'ammonimento cadeva nel vuoto in una scienza resa, sempre pi un "ripostiglio dei problemi

    irrisolti" dalle filosofie che pi l'avevano condizionata, quali il: sensismoe naturalismo(rapporto fra

    uomo e natura), razionalismo metodologico e sistematico(rapporto fra spirito come pensiero e materia

    come estensione),31

    criticismo gnoseologico-morale (rapporto fra soggetto e oggetto),32

    idealismo

    romantico (rapporto con etica, mistica, estetica), logicismo (rapporto fra io e non io, fra spirito e

    natura),33positivismo e neopositivismo (unificazione generale dei risultati delle scienze).34 Il suo

    cammino controcorrente, diveniva quanto mai difficile e tormentato.

    8. Cenni conclusivi

    Questo breve sguardo storico-culturale consente di vedere che alcuni caratteri, abitualmente

    attribuiti alla scienza, non furono suoi originari, ma derivarono dal contesto socio-culturale in cui essa

    nacque e si svilupp.

    Pertanto, l'impresa scientifica moderna non si trov nelle migliori condizioni culturali, ma dovette

    compiere un lungo e faticoso cammino per liberarsi dalle interpretazioni pseudo-metafisiche e

    ideologiche che non le si addicevano. Furono proprio le qualit addossatele dalle filosofie e dallecorrenti culturali, che pi la celebravano, a crearle le maggiori diffficolt. Esse crearono una "utopia" e

    una "ideologia", lo scientismo, di cui la scienza fu vittima e le cui conseguenze pesano tuttora su ampi

    settori della cultura.

    La scienza, attraverso difficolt, conflitti e dispute, seppe liberarsene, conseguendo notevoli

    risultati, ma disperdendo energie. Nei prossimi capitoli cercheremo di focalizzare le fasi e i risultati di

    questo tormentato itinerario, per ricavarne i suggerimenti utili al dialogo fra la scienza e gli altri settori

    della cultura e, in particolare, fra fede e cultura scientifica.

    1 A.R.J. Turgot, Tableau philosophique des progrs successifs de l'esprit humain , Paris

    1750; Id.,Plan de deux discours sur l'histoire universelle, Paris 1751.

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    2 M.J.A.N. Condorcet, Esquisse d'un tableau historique des progrs de l'esprit humain,

    Oeuvres, VI, Paris 1848, (tr. it.,Abbozzo di un quadro storico dei progressi dello spirito umano,

    Torino 1969).

    3K. Lwith, Von Hegel zu Nietzsche, Stuttgart 1964, (tr. it., Da Hegel a Nietzsche, Torino

    1971); G. Sasso, "Progresso", inEnciclopedia del Novecento, V, 623.

    4Comte, tuttavia, non teorizz il progresso lineare, conscio che il cammino della civilt non

    rettilineo ma procede per oscillazioni asimmetriche e mutevoli, che l'uomo deve cercare di

    mantenere attorno a un termine medio.

    5K. Brandi, Gegenreformation und Religionskrieg, Leipizig 1930; L. Tapi,Le XVII sicle,

    Paris 1949; R. Palmarocchi, "Guerra dei trent'anni", inEnciclopedia cattolica, VI, 1240-1241.

    6I. Newton,Principia Philosophiae Naturalis Mathematica, Londra 1687.

    7Alla "Lettera novantasette".

    8 Sensismo, teoria o filosofia per cui ogni conoscenza, anche intellettuale, proviene solo

    dalle esperienze sensibili.

    9Fenomenismo, dottrina epistemologica e filosofica, che fa consistere la realt neifenomeni,

    ossia in fatti o atti di coscienza, definiti nel duplice aspetto dell'esperienza interna ed esterna.

    10C. Capone Braga, "Illuminismo", in Dizionario delle idee, 517-519.Edonismo, filosofia o

    atteggiamento che considera il piacere quale fine dell'azione umana. Naturalismo , teoria o

    filosofia che considera come unica realt i fenomeni e le leggi naturali. Soggettivismo, teoria o

    filosofia che riduce tutta la realt al soggetto pensante. Utilitarismo, teoria o filosofia che pone,

    alla base delle scelte e decisioni umane, solo ci che utile.

    11L. Galleni, Scienza e teologia, Brescia 1992, 116-117, 133, 168, 172.

    12P. Hazard, La crisi della coscienza europea, Firenze 1974; G. Sasso, "Progresso", 633-

    634.

    13

    O. Spengler, Der Untergang des Abendlandes, 2 voll., Mnchen 1918-1922, (tr. it., Iltramonto dell'Occidente, 2 voll., Milano 21977).

    14Cf. T.W. Adorno, "Spengler nach dem Untergang" (1950), in Prismen. Kulturkritik und

    Gesellschaft, Frankfurt 1955, (tr. it., "Spengler dopo il tramonto", in Prismi, Torino 1972, 39-

    63); Sasso, "Progresso", 625-626.

    15E. Zilsel, "The Genesis of the Concept of Scientific Progress", in Journal of the History of

    Ideas, 6 (1943), 325-349; Sasso, "Progresso", 627.

    16 J. Burckhardt, Weltgeschichtliche Betrachtungen (1905), Tbingen 1949, (tr. it.,

    Meditazioni sulla storia universale, Firenze 1959), 67.

    17Burckhardt,Meditazioni, 141.

    18

    Burckhardt, Meditazioni , 137; K. Lwith, Jakob Burckhardt. Der Mensch immitten derGeschichte, Luzern 1936.

    19Vanno ricordati, tra gli altri, a livello filosofico, Windelband, Rickert, Dilthey, Boutroux,

    Bergson, Husserl, Heidegger ecc. Nell'ambito scientifico ed epistemologico emersero Mach,

    Avenarius, Poincar, Duhem, Einstein, Planck, Bohr, Born, Heisenberg ecc.

    20Meccanicismo, teoria scientifica che interpretava la natura come un grande "meccanismo",

    e spiegava ogni fenomeno solo col movimento di parti e di masse. Determinismo, dottrina che

    attribuiva ogni fatto a cause necessarie, escludendo la libert e il caso. Relativismo, teoria che

    nega l'esistenza di principi e dati assoluti e osserva i fenomeni ponendoli in relazione con gli

    altri. Relativit, in fisica, la teoria per la quale nessun fenomeno ha un valore assoluto in s ma

    relativo al sistema cui si riferisce, ivi compresa la condizione dell'osservatore. Galilei aveva

    gi enunciato il principio per la sola meccanica, Einstein lo estese a tutti i fenomeni fisici,

    supponendo costante la velocit della luce, ma non considerando massa, tempo e spaziograndezze assolute.

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    21 Troeltsch aveva gi notato che le dottrine della relativit storica dei valori presentano

    un'indubbia analogia con la dottrina della relativit in fisica. La stessa analogia si potrebbe

    estendere al razionalismo, all'idealismo, al positivismo e al progressismo. Cf. E. Troeltsch, Der

    Historismus und seine Probleme, Tbingen 1922. Su tali nessi cf. pure C. Antoni,Lo storicismo,

    Roma 1957; Id.,Il tempo e le idee, Napoli 1967.22

    Fondamenti, indica i principi e assiomi su cui costruita una scienza e che ne stabiliscono

    la validit. "Critica dei fondamenti" il tentativo di rifondare le scienze su basi pi ristrette e su

    metodi che possano eliminarne le contraddizioni.

    23M. Teich, R.M. Young (Eds.), Changing Perspectives in the History of Science, London

    1973; Sasso, "Progresso", 637; K. Lwith, "Das Verhngnis der Fortschritts", in H. Kuhn, F.

    Wiedmann (hrs.),Die Philosophie und die Frage nach dem Fortschritt, Mnchen 1964, 28s; H.

    Marcuse, L'uomo a una dimensione, Torino 1970, 68ss; cf. T.W. Adorno, "Diskussionbeitrag",

    in Kuhn-Wiedmann,Die Philosophie und die Frage, 327.

    24 Scientismo, complessa ideologia moderna per cui: a) solo le scienze possono risolvere i

    problemi dell'uomo; b) solo la scienza pu conoscere tutta la realt e spiegarla mediante i suoi

    principi e i suoi metodi; c) solo le conoscenze scientifiche sono credibili, oggettive,incontrovertibili, ecc.; d) solo il metodo scientifico pu scoprire la verit, ecc.

    25M. Born, "Erinnerungen und Gedanken eines Physikers", in Universitas, 23 (1968), 273.

    26 Questa critica rivolta a Heidegger. Cf. Sasso, "Progresso", 642. Degli scritti di

    Heidegger sono indicati in particolare: M. Heidegger, Sein und Zeit, Halle 1927, (tr. it.,Essere e

    tempo, Torino 1969); Id., Holzwege, Frankfurt 1950, (tr. it., Sentieri interrotti, Firenze 1969);

    Id.,Nietzsche, 2 voll., Pfullingen 1961.

    27Cf. Gaudium et Spes, 4-10, 20, 37, 53-57, 64; "Progresso", in Dizionario delle idee, 925-

    926; J.B. Bury, The Idea of Progress. An Inquiry into its Origin and Growth, New York 1955;

    M. Ginsberg, The Idea of Progress. A Revaluation, London 1953.

    28 Trasformata, sovente, in metafisica dell'immanenza.

    29G. Gismondi, Critica ed etica nella ricerca scientifica, Torino 1978.

    30A. Eddington,Filosofia della fisica, Bari 1984, 74.

    31Razionalismo, atteggiamento che assume come riferimento esclusivo ed assoluto la sola

    ragione umana.

    32 Criticismo, corrente filosofica volta a indagare criticamente la natura, le possibilit,

    l'estensione e i limiti del pensiero e dell'agire umani.

    33Logicismo, per significati pi specifici cf. il "Breve lessico" del volume. Qui: dottrina che,

    nella filosofia, assegna un ruolo preponderante alla logica o ne fa addirittura il suo fondamento.

    34A.M. Moschetti, "Metafisica", inDizionario delle idee, 688-689, 691-692.

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    2. SCIENZA E TRANSIZIONE AL POSTMODERNO

    1. Aspetti introduttivi

    Nel capitolo precedente abbiamo esaminato alcune radici culturali dell'impresascientifica, tenendo lo sguardo rivolto maggiormente al passato. Qui lo spostiamo sul

    presente, per considerarne gli sviluppi pi promettenti. La loro analisi dovrebbe aiutarcia capire le difficolt e le possibilit insite nell'attuale transizione dal vecchio paradigmascientifico a quello nuovo. Tuttavia, il paradigma "moderno" ormai fatiscente e quello"post-moderno" appare ancora incerto. Ricomporre un nuovo paradigma, che superi il"gi" del passato e diminuisca il divario che ci separa dal "non ancora" del futuro, uncompiti urgente.

    La scienza condivide, con gli altri settori della cultura e della societ, l'urgenza diquesto compito e l'incertezza di questa transizione. Nel pensiero scientifico si aprononuove sensibilit verso i valori etico-morali e spiragli verso la trascendenza i cui

    contorni sono ancora incerti e problematici. Tuttavia, incertezza e problematicit, doposecoli di dogmatismi, sono sintomi positivi che dovremo intepretare correttamente.

    2. Due "stereotipi" della scienza

    Per affrontare questo problema, ritorniamo ai due "stereotipi" che dominarono lacultura occidentale dal XVII al XX secolo.

    Il primo, gi accennato nel capitolo precedente, vedeva nella scienza la formadefinitiva del sapere, capace di spiegare tutta la realt, fondare l'etica e rinnovare lavita. Doveva sostituire gli oscurantismi religiosi e le astrusit metafisiche con principiatti a unificare, in una sintesi progressiva, i lumi della ragione, eliminare le negativit e

    creare un'umanit autonoma, libera e felice.

    Il secondo stereotipo disegnava lo scienziato come capace di svelare i segreti dellanatura con i suoi metodi conoscitivi "forti" e liberi da pregiudizi, da tradizioni e dasuperstizioni. Egli doveva spiegare l'universo con la razionalit e le sperimentazioniscientifiche e dominarlo con le sue previsioni sul futuro.1

    Questi due stereotipi sono in netto declino, da quando la societ postmoderna hacominciato ad attribuire alla scienza le difficolt e i limiti di cui soffre. La scienza divenuta il capro espiatorio anche perch essa sopravvisuta alle vecchie ideologie evisioni del mondo razionaliste, materialiste e positiviste, che l'avevano rivestita o sel'erano appropriata come un loro feudo.

    Dalle analisi pi recenti risulta che, attualmente, in Italia, circa la met deglioperatori scientifici riscopre i fondamentali problemi etico-umani e riconoscel'esistenza di una realt trascendente, non riducibile all'evidenza empirica. La metdegli odierni ricercatori respinge lo stereotipo scientista dello scienziato detentore dellaverit e dominatore della realt.2 Alla concezione moderna subentrata quella

    postmoderna, che invade pure la mentalit scientifica, mutandone i criteri di fondo.3Tuttavia, le categorie di "moderno" e "postmoderno", sembrano inadeguate adesprimere ci che avviene nel profondo dell'universo scientifico, per cui dovremoutilizzare anche altri strumenti intepretativi.

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    3. Svolte epistemologiche e nuovi modelli di pensiero

    Tra questi riveste grande valore lo sviluppo delle ricerche epistemologiche emetodologiche sulla fisica e le matematiche (secolo XIX-XX) e poi sulle altrediscipline (secolo XX). Altrettanto va detto delle filosofie fenomenologiche ed

    ermeneutiche (Husserl, Heidegger, Gadamer ecc.). Questo insieme di acquisizioniscientifiche, epistemologiche e filosofiche, riusc a demolire uno dei pilastri delloscientismo: la superiorit delle conoscenze fisiche e matematiche, elevate a modelloemblematico del pensiero. Vediamone alcuni esempi.

    Una notevole acquisizione fu il "teorema di indecidibilit" (1931), con cui Gdeldimostrava che i teoremi dedotti da un sistema di assiomi includono proposizioniindecidibili, cio di cui non si pu dire se siano vere o false. Una seconda fu il"principio d'indeterminazione" di Heisenberg, che dimostrava l'impossibilit diformulare previsioni di tipo deterministico. Una terza fu il "teorema di Tarski" (1935),che dimostrava la necessit di limitare la potenza interpretativa delle teoriesemanticamente chiuse.

    Da questi esempi risulta, dunque, che determinate asserzioni scientifiche ematematiche sono indecidibili oppure soffrono di limitata potenza interpretativa, percui non consentono attendibili previsioni. Oggi ci pacifico, ma in quegli anniscuoteca inveterati pregiudizi. Pertanto, oggi, risulta sempre pi evidente la necessit dielaborare nuovi modelli di pensiero, assai pi duttili e aperti, se si vogliono risolvere i

    problemi sollevati dalle nuove problematiche della scienza dei sistemi,4 dellacibernetica,5delle strutture, delle scienze umane, dell'informatica avanzata, della socio-sistemica sociologica, della linguistica ermeneutica, ecc.

    Altre breccie sono state aperte dalle critiche di Popper, Kuhn, Lakatos, Feyerabend,Laudan ecc., per favorire il passaggio, dalle rigide posizioni deterministiche dellascienza moderna, alle posizioni pi aperte e relativistiche della scienza contemporanea.

    Secondo Husserl, le maggiori difficolt del pensiero scientifico sarebbero cominciateallorch si pretese di dissociare l'oggettivismo fisicalista galileiano, dalla soggettivitdell'esistenza quotidiana.6

    4. Oltre il dilemma di Max Weber

    Dopo Husserl, l'atteggiamento fenomenologico sembra favorire un'epistemologia diriconciliazione fra le congetture del sapere scientifico e le certezze della vitaquotidiana, valorizzando la trascendentalit della coscienza personale. In mancanza diquesta riconciliazione, molti operatori scientifici, insoddisfatti dal relativismo ecostruttivismo7 epistemologico dei post-moderni, continuano ad abbarbicarsi alle

    vecchie interpretazioni scientiste, ansiosi di maggiori certezze e sicurezze.8

    Riguardo ai rapporti fra fede e cultura scientifica, la nuova scienza, sempre pi

    problematica e avviata a radicali mutamenti, non solleva pi il dilemma, cosdrammatico per Max Weber, fra una "scienza senza religione" o una "religione consacrificio dell'intelletto" (1918). Oggi, simile alternativa non esiste pi. Pertanto, anchel'apologetica, le controversie e i concordismi perdono valore e significato.

    5. Conseguenze della transizione

    I mutamenti finora accennati apportano conseguenze interessanti e decisamentepositive. Le nuove epistemologie postmoderne non riconoscono pi la priorit logico-

    assiomatica, n l'autosufficienza del sapere e dei metodi scientifici. Le epistemologiecostruttiviste disegnano una scienza postmoderna estranea alla pretesa di spiegare tutto.

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    Tale scienza, inoltre, non in grado di negare il valore conoscitivo di filosofia,metafisica, etica, religione e teologia.

    Di pi difficile interpretazione, invece, il crescente orientamento utilitaristico especialistico della scienza, favorevole ai dettagli e poco interessato alle grandi sintesiunificanti. Esso diminuisce le occasioni di scontro, ma anche di incontro con le

    problematiche trascendenti e religiose.9

    L'indagine cui ci riferiamo ha messo in luceche, attualmente, le vecchie posizioni scientiste sopravvivono solo in quei ricercatoriche non sopportano i vuoti di significato, le incongruenze e la netta separazione fraconoscenza e vita, proposte da alcune epistemologie post-moderne.10

    6. Scienza e attese sociali, etica e trascendenza

    L'indagine ha messo pure in luce l'esigenza di un rinnovato confronto, fra posizioniscientifiche e valori religiosi, riguardo alle nuove acquisizioni sulla persona umana.Essa riguarda, in particolare, la bioingegneria che solleva urgenti problemi etici che,

    ponendo gli operatori scientifici fra opposte tensioni, inducono la comunit scientifica ariflettere sui fondamenti trascendenti. L'idea di scienza come puro strumento di

    conoscenza, esente da responsabilit morali e sociali, convince sempre meno.11

    Aumenta, invece, la consapevolezza che la scienza non pu provvedere criteri etici dialcun tipo, poich ci esula totalmente dal suo campo.12

    Pertanto, per questa via, la possibilit di un rapporto tra scienza, trascendenzareligiosa e fede, ritorna attuale. Non passa, perci, per la via dei presunti conflittiteorici fra "visioni del mondo" scientifiche e religiose, bens per quella dei crescenti

    problemi pratici, etico-morali, sollevati dalle nuove ricerche. Tali problemi richiedonola formulazione di criteri etici e di limiti morali per gli interventi (o manipolazioni) che

    potrebbero pregiudicare l'integrit delle persone o della specie.

    Al riguardo, i biologi-genetisti ammettono che, se si considera l'uomo come unsemplice vivente tra gli altri, o come un puro soggetto immanente all'evoluzione della

    materia, o se ne sopprime la trascendenza e il rapporto col mistero divino, si finisce colgiustificare le pi azzardate manipolazioni e sperimentazioni scientifiche, escogitate daun evoluzionismo materialista puramente ideologico.13 Di qui il disorientamento el'inquietudine.

    Il problema complicato dal fatto che la scienza causa effetti sia buoni che cattivi.Pertanto non si possono negare i suoi reali benefici, per esempio, nella lotta contromalattie e disagi. Questa, per, soltanto una parte della realt. L'altra data dallecatastrofi ecologiche ed industriali, dalle nuove malattie e sofferenze fisiche e

    psicologiche, prodotte dall'impresa scientifica. Pertanto l'inarrestabile progressoscientifico genera speranze (terapie per cancro, aids, ecc.) e angoscie (inquinamenti,devastazioni ambientali, alterazioni biologiche e cosmiche, ecc.).

    A ci si aggiunge la percezione che le ricerche son sempre meno motivate da valorie sempre pi pilotate da interessi e poteri. Infatti l'attivit scientifica sempre pivincolata a progetti e finanziamenti di organizzazioni e centri di potere finanziario,economico, commerciale, politico e militare. Pertanto il discorso sulle sue finalit evalori, un tempo respinto drasticamente come "pseudo-scientifico", divenuto urgentein tutti i campi della scienza. La pretesa di escludere da essa ogni risvolto finalistico edassiologico non pi considerato come un'esigenza di rigore, ma come una rinuncia euno scadimento qualitativo in tutti gli ambiti di ricerca, dalla biologia alle scienzeumane.

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    7. Comunit scientifica fra secolarizzazione e trascendenza

    Questi profondi mutamenti della situazione rendono l'atteggiamento della comunitscientifica pi aperto e tollerante verso la trascendenza, i valori etici, la religione e lafede.14 Tuttavia la separazione, pi o meno pacifica, fra secolarizzazione e

    trascendenza, come aree distinte e non collegabili, rimane. Sotto questo aspetto lacollaborazione tra Chiesa e mondo scientifico, auspicata dalla Gaudium et Spes, nonesiste ancora.

    L'indagine ha messo in luce il dato socio-culturale significativo, che il pi bassoindice (e valore assoluto) di religiosit degli operatori scientifici riguarda gli ex-comunisti, bench provenienti tutti dai livelli pi ricchi e benestanti della societanzich dalle classi lavoratrici o i ceti popolari.15 Tra essi si ha la pi elevata

    percentuale di conservatorismo ideologico-scientista, di ateismo, agnosticismo e rifiutodella trascendenza.

    Tra i postmoderni, invece, si trova tutto l'opposto, ossia il maggior numero disoggetti aperti alla trascendenza e maggiormente sensibili all'emergere di interrogativi e

    di temi etici.16

    8. Trascendenza finalizzata e innovazione scientifica

    La coscientizzazione etico-morale provocata dalla biogenetica umana stimola,dunque, gli operatori scientifici pi avanzati a superare i residui della cultura moderna,ma non raggiunge ancora i rimanenti "positivisti", arroccati nel vecchio scientismoimmanentistico dell'Ottocento, che appaiono, comunque, in netto calo.17 Aumentanoinvece i loro oppositori, "esistenziali", che preferiscono le concezioni costruttivistedella scienza e gli obiettivi circoscritti e pratici, professano scetticismo verso il vecchioscientismo, insistono per il recupero di autonomia e priorit delle questioni etico-morali

    rispetto a quelle puramente cognitive e non respingono una maggior apertura alletematiche trascendenti e religiose. Tutto ci ai fini di una positiva innovazione delsapere scientifico.18

    9. Complessit del reale e nuovi interrogativi

    Nonostante queste differenze, emergono pure comuni insoddisfazioni perl'orientamento della scienza nelle societ occidentali, che provocano nuove sensibilitetico-morali.19

    L'esigenza di difendere l'integrit della persona e della natura nasce pure dallamaggior consapevolezza dell'irriducibile complessit del creato e dell'uomo. Diconseguenza, la vecchia sicurezza di poter dominare, con le scienze, le imperfezionidella natura si molto attenuata. Anche la presunzione di ottenere facili ed efficacisemplificazioni della realt, mediante i modelli artificiali di simulazione,20diminuiscedi fronte alla scoperta della complessit della natura. Tutto ci rivaluta lo stupore e lameraviglia davanti a un'immagine dell'universo, dell'essere umano e della mente, che siallontana sempre pi dal modello delle macchine e degli automi.21L'esigenza di trovarenuove teorie pi adeguate, e punti di vista alternativi, riapre fondamentali interrogativi,suscettibili di schiudersi ai temi dell'ultimit umana e al mistero del divino nell'umano.

    10. Impegno conoscitivo e responsabilit etico-sociale

    in questo orizzonte, profondamente mutato, che emerge l'esigenza di nondissociare troppo facilmente l'impegno cognitivo dalle responsabilit morali e sociali,

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    di non limitarsi soltanto alla scienza come unica forma di conoscenza e di superarel'eccessiva frammentazione delle conoscenze, favorendo le sintesi globali cheunifichino le identit soggettive.22

    Tuttavia, queste esigenze non sembrano ancora trovare punti di aggregazionenell'attivit scientifica in quanto tale, n spingere i ricercatori verso posizioni comuni.

    Queste posizioni eterogenee, le divisioni e le divergenze di giudizio sugli argomenti piimportanti, e soprattutto la questione dei rapporti tra etica e scienza, cominciano a fareproblema.23 A ci si unisce la naggior coscienza di essere coinvolti in processi ditrasformazione delle persone e della specie, per i quali non si possono responsabilizzaresoltanto i singoli. Pertanto l'esigenza di una comune gestione etico-morale, sociale ecomunitaria della scienza, appare sempre pi forte.

    11. Sintesi conclusiva

    L'analisi del capitolo ha messo in luce il ritorno dei fondamentali problemiesistenziali e delle preoccupazioni etiche nell'orizzonte dell'impegno scientifico. Esso

    esige lo sviluppo di strumenti concettuali che facciano da tramite fra il saperecongetturale e avalutativo della scienza e le esigenze di certezza e di eticit della vitaquotidiana. Tutto ci valorizza la "trascendentalit" della coscienza personale deiricercatori e degli operatori scientifici. Infatti, pochi di loro rivendicano, ormai,l'autosufficienza del sapere scientifico o la sua neutralit (irresponsabilit) etica esociale. Al contrario, emerge l'esigenza di non dissociare l'impegno cognitivo dalleresponsabilit morali e sociali, di non limitarsi alla scienza come unica forma diconoscenza e di superare la frammentazione delle acquisizioni con la ricerca di unsenso globale che unifichi l'identit soggettiva.

    Tuttavia, le risposte scarseggiano. Pertanto, di fronte a queste nuove sensibilit, ildialogo fra fede e cultura scientifica deve assumere nuove dimensioni. I fermenti e leinquietudini nella ricerca, come pure i disagi e le incertezze della societ, sono unsegno dei tempi, che esige non tanto una difesa della fede, ma una difesa dell'uomo(persona, cultura e societ) minacciato dalla potenza dei mezzi e delle capacitoperative che egli stesso ha creato e che ora esigono valori, finalit e orientamentisempre pi adeguati.

    La salvezza dell'uomo coinvolge il mondo della scienza e quello della fede. Storiadelle scienze, epistemologia, metodologie e interpretazioni umanistiche consentono didistinguere meglio i ruoli, l'identit e, soprattutto, le responsabilit dei diversi ambiti:scienza, religione e fede. Su queste basi possibile aprire quel dialogo costruttivo equella collaborazione positiva cos auspicati e richiesti da Gaudium et Spes.

    1 Garelli F., "Mentalit scientifica tra secolarizzazione e trascendenza: il caso dei fisici,biologi-genetisti e studiosi di intelligenza artificiale", in A. Ardig, F. Garelli, Valori, scienza etrascendenza , Torino 1989, 182-183.

    2Garelli, "Mentalit scientifica", 185-187.

    3 A. Ardig, "Gli scienziati tra cultura moderna, post-moderna e oltre", in Ardig, Garelli,

    Valori, scienza e trascendenza, 221-222.4 Scienza dei sistemi, sistemistica, sistemica, in senso generalissimo, riguardano ricerche e

    metodi volti a riportare ad unit la molteplicit e frammentariet dello scibile. Vi si accompagna

    l'ingegneria dei sistemi che ne costituisce l'applicazione pratica e tecnologica, realizzata con

    l'aiuto degli elaboratori.

    5Scienza che integra nozioni e modelli neurofisiologici e biologico-molecolari con la teoria

    matematica dell'informazione, la teoria dei sistemi e la ricerca operativa, per progettare sistemidi controllo volti a generare, conservare, elaborare e trasmettere informazione.

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    6 A. Ardig, Per una sociologia oltre il postmoderno , Roma-Bari 1988; Ardig, "Gli

    scienziati", 223-224.

    7 Costruttivismo o costruzionismo: a) posizione epistemologica per la quale gli schemi

    fissati per la dimostrazione scientifica sono una pura costruzione umana; b) dottrina filosofica

    per cui la conoscenza non si fonda sulla corrispondenza con la realt esterna, ma solo sulle

    costruzioni del sistema osservante.

    8 A. Rizzi, "Le sfide del pensiero debole", in Rassegna di Teologia, 27 (1986), 1, 1-14;

    Ardig, "Gli scienziati", 226.

    9Ardig, "Gli scienziati", 227-229.

    10Ardig, "Gli scienziati", 201-202.

    11 M. Beaumont, A. Boulvin, Y. Chatelus, Abus de savoir. Des scientifiques chrtiens

    s'interrogent, Paris-Bruxelles 1977.12

    Ardig, "Gli scienziati ", 202-203.

    13

    Cf. G.H. Von Wright, Immagini della scienza e forme della razionalit, Roma 1987;Ardig, "Gli scienziati", 204.14

    Cf. F.T. Arecchi, I. Arecchi, I simboli e la realt. Temi e metodi della scienza, Milano1990, 30-31; Ardig, "Gli scienziati", 205-207.

    15 A. Ardig, "Di fronte al postcomunismo", in J. Jacobelli, Scienza e etica. Quali limiti?,

    Bari 1990, 10-14; Ardig, "Gli scienziati", 214, 219.

    16Ardig, "Gli scienziati", 241-246.

    17J. Van der Volet, "La fede di fronte alla sfida postmoderna", in Communio, 110 (1990), 8-

    15; Ardig, "Gli scienziati", 248.

    18D. Antiseri, "Metamorfosi della razionalit: ragione forte o ragione debole?", in M. Fabris,

    F. Casamassima, Cultura postmoderna e filosofia. Aspetti e confronti, Bari 1990, 83-108;Ardig, "Gli scienziati", 257, 259.

    19 M. Cini, "Socializzare la scienza", in Jacobelli, Scienza e etica, 36-40; Ardig, "Gli

    scienziati", 260-262.

    20 Modello: a) nelle scienze naturali schema teorico di un fenomeno o di un aspetto della

    natura; b) nelle scienze umane classe di ipotesi e costruzioni complesse, ideali, intuitive e

    creative con cui viene rappresentato l'oggetto di una ricerca. Simulazione, modello di

    simulazione: in informatica, nuovo modo o metodo per affrontare i problemi scientifici, che

    ricostruisce, con dati reali, un modello ideale di problemi o situazioni, che viene poi confrontato

    con la realt.

    21H.A. Simon, The Sciences of Artificial, New York 1969; Ardig, "Gli scienziati", 265-267.

    22

    H. Atlan, Tra il cristallo e il fumo , Firenze 1986; Id., tort et raison. Intercritique de lascience et du mythe, Paris 1986; Ardig, "Gli scienziati", 268-269.23

    U. Galimberti, "La scienza il nostro mondo", in Jacobelli, Scienza e etica, 61- 67;Ardig, "Gli scienziati", 272-273.

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    3. OPERATORI SCIENTIFICI E TRANSIZIONE

    1. Cenni introduttivi

    Nel capitolo precedente abbiamo analizzato alcune nuove esigenze epistemologiche,

    etiche e sociali sollecitate dagli sviluppi della scienza, nell'attuale transizione dal

    moderno al postmoderno. In questo capitolo esamineremo, invece, le convinzioni, gli

    atteggiamenti e i problemi emergenti nei membri della comunit scientifica. Sono stati

    messi in luce da una ricerca sui fisici, i biologi-genetisti e gli esperti di intelligenza

    artificiale.1

    Gli operatori scientifici esprimono segnali di novit, che potrebbero anticipare

    significative trasformazioni culturali. Tuttavia sentono che il loro desiderio di maggiori

    responsabilit etico-sociali rimane ostacolato dalla suddivisione delle ricerche, dalla

    segretezza dei progetti e, soprattutto, dalla mancanza di chiari valori etici e sociali, di

    orientamenti spirituali e di aperture trascendenti.2

    Di qui la crescente istanza di nuoviorientamenti, di forti riferimenti, di aperture trascendenti e di un maggior collegamento

    transdisciplinare fra le discipline interessate all'uomo e all'umanit.3

    2. Ricercatori: identit, ruoli, responsabilit sociale

    Un'esigenza oggi assai diffusa la ridefinizione del ruolo sociale della scienza. I

    recenti sviluppi di alcune scienze sollecitano interrogativi etici e domande di senso, che

    superano gli ambiti del sapere scientifico. Pertanto, la "trascendenza", intesa come

    riconoscimento di una realt, che supera il dato empirico e si pone al di l di una

    visione immanente del mondo, non appare pi un tema estraneo al pensiero scientifico.4

    Essa rientra nel mondo scientifico, in seguito al riemerge di una "necessit di senso"e di una "sensibilit etica", conseguenti alle ricerche pi avanzate di alcuni settori, quali

    l'ingegneria genetica, l'intelligenza artificiale e alcune aree della fisica.5

    I ricercatori sentono che i problemi essenziali dei valori e dei significati non

    vengono approfonditi abbastanza nella comunit scientifica. La parcellizzazione e la

    standardizzazione del lavoro li alienano da essi. Inoltre la scienza "normale" o

    "ufficiale" limita l'autonomia di studio e l'originalit delle ricerche e la pressione

    sociale distoglie dagli ambiti conoscitivi spingendo verso quelli pi pratici e

    applicativi. Tutto ci li deresponsabilizza.

    I modi di reagire a queste contraddizioni sono diversi.6 Alcuni si immergono nei

    problemi puramente conoscitivi, altri fanno dell'impresa scientifica una sfida e una

    verifica personale, altri ancora si concentrano sugli aspetti estetici e ludici della

    professione, disinteressandosi delle ripercussioni pratiche e sociali.

    Pertanto, sono in netto declino le motivazioni tradizionali della ricerca quali:

    comprendere meglio l'universo, l'evoluzione e la vita; costruire visioni unitarie dei

    fenomeni; raggiungere teorie generali di elevata capacit predittiva, ecc. La ragione

    addotta che esse esigono un impegno professionale molto diverso dall'attuale.7

    3. Problemi etici e trascendenza

    Alcuni operatori scientifici imputano le loro difficolt di aprirsi al trascendente, alla

    formazione scientifica e agli impegni della ricerca, che li rendono troppo estranei atutto ci che supera l'immediata evidenza empirica. Ritengono, perci, che l'attenzione

    alle implicazioni culturali, filosofiche, religiose e psicologiche delle ricerche e il

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    superamento della settorialit delle conoscenze scientifiche consentirebbero una

    maggior apertura alle prospettive trascendenti e ai problemi dell'ultimit.

    Questi ricercatori apprezzano la complessit delle ricerche di frontiera, avvertono il

    senso del mistero, percepiscono l'esistenza di un ordine universale, non ritengono la

    ragione l'unico strumento di comprensione della realt e si pongono, senza troppe

    inibizioni, le domande sul senso ultimo della vita.

    Essi sono pure sensibili al crescente disagio sociale per l'accresciuto potere della

    scienza, di modificare gli equilibri della vita e dell'ambiente naturale. Sanno che le

    ricerche scientifiche contribuiscono a debellare gravi mali dell'uomo e a migliorare le

    condizioni di vita. Avvertono, tuttavia, la necessit di contenere le ricerche (e relative

    applicazioni), che rischiano di valicare le esigenze dell'uomo e della natura.

    3.1. Potere scientifico e responsabilit etico-sociali

    Infatti, l'attuale livello delle conoscenze e delle capacit applicative della scienza

    solleva problemi la cui soluzione supera le logiche e i criteri scientifici e impone una

    riflessione comune, filosofica, etica e teologica, sul significato e il potere della

    scienza.8Pi del 92,5% degli intervistati si preoccupa di salvaguardare l'integrit delle

    persone e della specie dalle manipolazioni genetiche. Le motivazioni addotte, tuttavia,

    sono assai varie: timore di violare l'integrit degli organismi umani; pericolo di minare

    l'integrit della natura umana nella sua configurazione e nel suo divenire;

    preoccupazione per l'integrit dell'uomo come soggetto simbolico; rottura dei

    significati psicologici, spirituali e culturali delle diverse manifestazioni bio-vitali.

    L'intangibilit e inviolabilit dell'uomo da possibili manipolazioni si appellano,

    quindi, a motivazioni immanenti,9 mentre pochi si riferiscono alla dimensione

    trascendente o al carattere divino della vita umana.10

    3.2. Libert nella ricerca, cautele nelle applicazioni,

    La vecchia distinzione scientista fra ricerca volta alla "pura conoscenza", e "scienza

    applicata" volta alle utilizzazioni pratiche, ha ancora seguito. La grande maggioranza(80%) chiede d'interdire solo le applicazioni, lasciando piena libert alla ricerca. La

    pregiudiziale "superiorit" della scienza "pura" motiva la "neutralit etica" della ricerca,

    ma non delle applicazioni che, perci possono essere cattive.

    La permanenza di stereotipi quali: "attendibilit del sapere scientifico", "neutralit

    delle ricerche" e "piena separazione fra ricerca teorica e applicata" indica una

    coesistenza pacifica, tuttavia poco critica, fra nuovo pensiero scientifico e vecchi

    coaguli ideologici. Rinviamo alla nota per maggiori dettagli. Rileviamo soltanto che,

    finora, pochi ritengono forzata la distinzione generalizzata fra scienza pura e applicata.

    Ancora meno sono quelli che, per le societ industriali avanzate, la trovano ingenua e

    semplicistica.11

    3.3. Interventi sulla vita e sensibilit etica

    In senso generale, gli interventi sulla vita umana hanno contribuito al risveglio della

    sensibilit etica e della responsabilit morale professionale.12

    Il numero di scienziati,

    che ritiene di non aver cambiato valutazione morale, risulta inferiore rispetto a quelli

    che riconoscono di averla mutata. Il numero di soggetti, passati dall'assenza alla

    presenza di preoccupazioni e riserve morali, maggiore rispetto a quelli che hanno

    fatto il cammino opposto. Il numero di operatori scientifici sensibili ai problemi morali

    aumentato, in seguito al dibattito e all'approfondimento delle rispettive ragioni. La

    maggior mobilit delle posizioni morali riguarda gli interventi pi discussi della

    scienza.13

    3.4. Divergenti posizioni nei diversi ambiti disciplinari

    Anche il confronto fra le diverse scienze offre spunti di riflessione. Nonostante i

    grandi mutamenti della fisica, molti fisici intervistati appaiono vincolati alla vecchia

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    mentalit. Gli operatori delle scienze pi giovani, come i biologi-genetisti, presentano il

    minor numero di soggetti preoccupati per gli interventi irreparabili sulle persone o sulla

    specie umana, ma raggiungono la percentuale pi alta dei soggetti interessati agli

    aspetti etici delle questioni. Il loro orientamento pure il pi restrittivo verso le

    ricerche (sperimentazioni, tecniche ecc.) finalizzate agli interventi sui processi vitali

    pi profondi.14

    4. Un diverso rapporto scienza-fede

    Gli uomini di scienza, quindi, appaiono molto sensibili alle questioni etiche e poco

    interessati ai temi teorici del rapporto fra fede e scienza. Essi ritengono che le ragioni

    dei vecchi conflitti siano ormai cadute. I pi aggiornati sono pure i pi emancipati dai

    dogmatismi scientisti. Gli operatori scientifici credenti avvertono sempre meno

    l'esigenza di cercare le conferme alla loro fede nelle conoscenze scientifiche sulle

    origini dell'universo e della vita, o sull'organizzazione della natura. Essi mostrano che

    nella comunit dei ricercatori cominciano a sentirsi gli effetti delle nuove idee storico-

    scientifiche ed epistemologiche su temi importanti quali le osservazioni e rilevazioni, le

    perturbazioni provocate dall'osservatore, i concetti fondamentali di evoluzione, spazio,tempo, materia, energia, ecc., la necessit di correggere e riformulare concetti, termini e

    teorie, ecc.

    Le nuove acquisizioni epistemologiche risvegliano, negli uomini di scienza pi

    aggiornati, il bisogno di una maggiore elasticit mentale e concettuale, la necessit di

    riconoscere il valore delle diverse forme di conoscenza della realt, la convinzione che

    le scienze non possono essere la sola fonte di conoscenza, il dubbio che esse possano

    offrire risultati cumulativi e irreversibili. Tutto ci contribuisce a rendere pi equilibrati

    i rapporti fra scienza e fede e ad attenuare le presunte difficolt.

    4.1. Le mutate condizioni culturali

    In effetti, l'idea dei contrasti fra scienza e fede, nacque in seguito alla letturainesatta dei dati scientifici e religiosi, attuata nei secoli XVIII e XIX, che dipendeva da

    motivi strettamente contingenti. L'atteggiamento razionalista, ad esempio, che aveva

    trasformato la scienza in scientismo, aveva pure estremamente ridotto la dimensione

    personale della fede. Questa appariva sempre meno un'apertura totale e una piena

    disponibilit dell'uomo a Dio, e sempre pi un assenso intellettuale a immutabili

    formule concettuali.15

    Oggi la consapevolezza della diversit dei discorsi e dei linguaggi non consente pi

    un impatto diretto fra proposizioni di fede e asserzioni scientifiche, ma esige un loro

    corretto inquadramento che tenga conto dei diversi giuochi linguistici, significati e

    linguaggi e dei differenti contesti di significazione, regole linguistiche, ecc. Pertanto

    locuzioni o concetti complessi e polivalenti come: creazione, origini, infinito, natura,ordine, origine, vita, coscienza, spirito ecc., vengono ormai considerati in relazione ai

    "giochi" linguistici vigenti nei diversi campi, senza confusioni o sovraimpressioni, cos

    come la loro interpretazione viene effettuata in riferimento ai differenti contesti.

    4.2. Variet di concezioni

    Queste acquisizioni vanno modificando gli atteggiamenti degli operatori scientifici

    pi aggiornati, che riscoprono la validit di un rinnovato rapporto fra scienza e fede

    (70%) e, nella quasi totalit (90%), non vedono in tale mutamento un'abdicazione alle

    esigenze della scienza. Al contrario, esso viene interpretato come maggior rispetto della

    specificit del metodo scientifico e come indice della sua significativit per visioni

    della realt pi ampie e globali di quella scientifica, quali la filosofia, la metafisica,

    l'etica, la religione e la teologia. Ne deriva, pertanto, anche il riconoscimento dellavalidit e plausibilit di tutte le altre discipline.

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    La minoranza che contrappone ancora scienza e fede, "crede" nella relazione stretta

    e diretta fra scienza e fede, nella loro irriducibile alternativa, nella necessit di risolvere

    conflitti e opposizioni con la prevalenza assoluta dell'una sull'altra, nel declino della

    fede in proporzione esatta al diffondersi della scienza. Si detto: "crede", perch tale

    posizione non viene motivata con adeguati argomenti razionali. Inoltre si tratta di

    "minoranza" perch la percentuale di quanti ritengono che fede e scienza si riferiscano

    a contenuti, funzioni e ambiti di applicazione sostanzialmente diversi gi salita al

    76,5%.

    Inoltre, coloro che non riconoscono alla scienza il ruolo di "conferma della fede" o

    della religiosit non negano affatto la realt trascendente, bens giudicano inadeguato la

    conferma o dimostrazione scientifica dell'esistenza di Dio e dei suoi attributi, perch

    Dio , per definizione, l'Assoluto e il "totalmente altro". Pertanto, questa forte

    maggioranza colloca la fede nell'ambito delle motivazioni fondamentali della vita,

    lasciando alla scienza gli aspetti pi limitati del conoscere. Essa ritiene che, fra campi

    cos diversi, una composizione valida e significativa possa darsi solo all'interno delle

    persone. Si tratta, quindi, di una posizione sostanzialmente positiva. Forse, il suo punto

    debole il rischio di una certa astrattezza, inerente alla eccessiva separazione delle due

    prospettive.16

    Gli scienziati pi sensibili ai rapporti scienza-fede, motivano il loro interesse con

    l'attualit del problema e il riconoscimento che la fede religiosa, nel processo di

    comprensione della realt, una prospettiva insostituibile e completa la scienza. Essi

    dimostrano maggior capacit di considerarne gli influssi positivi e di leggere, nella

    natura e nel mondo fisico, i segni di una realt che trascende l'evidenza empirica.

    Fra questi operatori dall'atteggiamento pi aperto e cosciente, i biologi-genetisti

    raggiugono un numero nettamente superiore alla media. A loro volta, gli scienziati

    dell'intelligenza artificiale sono il gruppo pi numeroso che considera prioritario un

    rapporto fra scienza e fede, privilegiando la prospettiva religiosa nel caso di eventuali

    conflitti.17

    Sintetizzando: gli scienziati credenti considerano scienza e fede due modalit

    diverse, ma egualmente valide e interagenti. La scienza pu purificare la fede dalle

    incrostazioni antropomorfiche. La fede pu purificare le scienze dalle assolutizzazioni

    metafisiche. I ricercatori "laici" sono i pi disposti a riconoscere l'utilit di un

    rapporto costruttivo, in cui scienza e fede non si escludano n sminuiscano a vicenda.18

    5. Scienza e mediazioni culturali della trascendenza

    L'indagine ha valutato pure l'influsso della scienza su alcuni mediatori culturali della

    trascendenza, quali: l'incidenza della mentalit scientifica su culture e societ; i

    mutamenti negli stili di vita; le conseguenze delle interpretazioni filosofiche eideologiche dei dati scientifici e i risultati delle divulgazioni fantasiose o inesatte.

    Pi dei due terzi degli uomini di scienza ritiene che la diffusione delle conoscenze

    scientifiche non possa inficiare direttamente le condizioni culturali e sociali di un

    riferimento alla trascendenza. Quindi il processo di secolarizzazione sarebbe causato e

    condizionato da archetipi mentali e culturali diversi, quali: l'accresciuto senso di

    potenza dell'uomo, la svalutazione di ci che supera le verifiche empiriche, la

    convinzione di poter spiegare scientificamente tutta la realt, l'utilitarismo,

    l'efficientismo materiale e la ricerca esasperata del benessere. Si tratterebbe, quindi, di

    cause pi pratiche che teoretiche.19

    Ritengono, inoltre, che la conoscenza scientifica dia un senso di onnipotenza,

    conseguente all'impressione di non aver vincoli di ordine etico, n confini di tipocognitivo. A sua volta, la verifica, limitata al senso empirico delle affermazioni e ai

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    consolidati parametri conoscitivi, non facilita prospettive "trascendenti".20

    Quanto alle

    divulgazioni e alle loro distorsioni "secolarizzanti" ritengono di non esserne

    influenzati.21

    5.1. Conoscenza scientifica e divulgazione

    Questa semplificazione della divulgazione, tuttavia, non appare molto fondata.

    Infatti, l'estremo specialismo rinchiude ogni operatore scientifico in un campo sempre

    pi ristretto, al di fuori del quale dovr attingere ogni altra conoscenza scientifica dalla

    divulgazione. E questo gi un primo aspetto. Il secondo aspetto, pi importante,

    dipende dal fatto che, ogni operatore, per "comunicare" ai non specialisti ci che fa

    nella propria specializzazione, deve ricorrere alla divulgazione che, sostanzialmente,

    una traduzione e una intepretazione. Traducendo per gli altri, in linguaggi e termini

    divulgativi ossia ordinari, ci che si fa, si traduce e intepreta pure per se stessi. Quindi,

    ogni comunicazione divulgativa di conoscenze scientifiche fra non specialisti, "traduce"

    per gli altri e "ri-traduce" per s. Tali "traduzioni-interpretazioni", per, non sono

    neutre e condizionano la stessa "auto-comprensione" che gli operatori scientifici hanno

    del proprio lavoro.22

    Quindi, essi stessi ne sono condizionati.

    5.2. Fattori di apertura alla trascendenzaEsaminiamo ora le condizioni favorevoli alla trascendenza, tanto in campo

    conoscitivo che pratico-applicativo. Gli operatori scientifici trovano che gli

    interrogativi fondamentali sollevati dalle teorie cosmologiche e microfisiche sono,

    oggi, estremamente limitati. L'interessato conoscitivo assai pi attratto dai nuovi

    problemi della complessit e della iper-complessit dei sistemi sociali e del mondo

    vivente. Quello pratico-applicativo contrassegnato dall'urgente necessit di criteri

    etici e di indicazioni morali per le applicazioni al mondo umano. Al riguardo, il mondo

    scientifico avverte l'esigenza di riflessioni, che vadano oltre la pura evidenza empirica,

    per cui molti scienziati trovano qui il maggior richiamo alla trascendenza.23

    5.3. Impegno sociale e fede

    Rispetto al collegamento fra fede e responsabilit sociale, due terzi degli intervistati

    approvano che fede e religione svolgano anche funzioni non specificamente religiose,

    purch non si atteggino a "uniche" depositarie della verit. Alcuni non accettano che si

    pronuncino su questioni puramente scientifiche o pongano vincoli morali alla ricerca. I

    biologi-genetisti, al contrario, auspicano addirittura maggiori pronunciamenti delle

    religioni sulle questioni scientifiche.24

    5.4. Operatori scientifici e religiosit

    L'indagine ha pure tracciato un'immagine del "medio operatore scientifico

    postmoderno", che prevalentemente giovane, di sesso maschile, dedito alla ricerca

    teorica, politicamente orientato a sinistra, ancora poco aperto alle prospettive

    trascendenti e in parte legato alle vecchie impostazioni del rapporto scienza e fede.25

    Ha

    messo pure in luce la convivenza di significative incongruenze e incoerenze nella sua

    coscienza, piuttosto sorprendenti in soggetti che dovrebbero ispirarsi a razionalit,

    coerenza, rigore e autonomia di giudizio.26

    Riguardo alla "coerenza", il gruppo degli scienziati cristiani raggiunge il valore pi

    elevato di "coerenza e congruenza tra le varie dimensioni dell'espressione religiosa" e

    di "armonizzazione costruttiva fra una rigorosa attivit scientifica e una convinta

    adesione alla propria fede".27

    A loro volta, gli studiosi di intelligenza artificiale sono i primi per atteggiamento

    positivo verso le varie forme di religiosit. Li seguono i biologi-genetisti, gli

    informatici e, buoni ultimi, i fisici.28

    Le "donne-scienziato" si discostano notevolmente dalle medie maschili, per ilmaggior riconoscimento dei valori religiosi, la pi viva attenzione ai problemi di senso

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    e significato, il pi spiccato interesse alle culture orientali e la minima propensione alla

    secolarizzazione. Neppure esse sono del tutto esenti da tensioni e incongruenze.29

    5.5. Scienza, fede e appartenenza politica

    L'indagine evidenzia il forte condizionamento esercitato dall'appartenenza politica

    sugli uomini di scienza. Le denominazioni utilizzate, ovviamente, sono quelle vigenti

    nel 1987, quindi anteriori alla fine del socialismo reale (1989) e ai mutamenti che ne

    seguirono.

    I comunisti (ancora si chiamavano cos), indipendentemente dall'et o dalla

    specializzazione scientifica, risultano i pi chiusi verso ogni trascendenza e valore

    religioso e i pi contrari a qualsiasi modello di religiosit o riferimento di fede.

    L'83,8% di essi si allontanato dalla religione. Ci significa che la loro formazione e

    orientamento originari erano diversi. A differenza degli agnostici, degli indifferenti o

    dei lontani, non dichiarano nessuna appartenenza religiosa. Per i conduttori

    dell'indagine ci indicherebbe che l'appartenenza "ideologica" funge da "surrogato" di

    quella religiosa.30

    Il dato pi interessante, tuttavia, riguarda la loro provenienza.

    Nessuno di loro appartiene a classi operaie, popolari o lavoratrici, n agli strati sociali

    pi poveri o al proletariato. Tutti appartengono, invece, agli strati economico-socialipi ricchi, elevati e privilegiati.

    6. Sintesi conclusiva

    L'inchiesta che abbiamo analizzato disegna uno scenario umano in cui l'incalzare

    delle nuove acquisizioni ha reso gli operatori scientifici sempre pi consapevoli

    dell'inesauribile immensit del reale e dell'impossibilit di conoscerlo in modo

    definitivo ed esaustivo mediante la scienza.

    Il continuo allargamento dei confini della conoscenza non apre tramiti al

    riconoscimento diretto o esplicito della trascendenza, tuttavia rende gli uomini di

    scienza molto pi attenti e sensibili alle conseguenze etico-morali, culturali e sociali

    degli sviluppi scientifici. Inoltre li rende pi cauti riguardo allo sviluppo delle ricerche

    scientifiche sulle persone e alle loro conseguenze sulla specie umana.

    In quest'ottica, e tenendo conto dello scenario socio-culturale postmoderno, gli

    uomini di scienza sembrano pi disposti ad aprirsi alle esigenze di un sapere che

    trascenda la pura datit empirica.31

    Molti di loro ritengono, infatti, che sforzi onesti,

    responsabili, liberi e maturi, volti a trovare convincenti soluzioni scientifiche, non

    vengono ostacolati n sminuiti da ricerche che tengano conto dei valori, dei significati,

    delle finalit e degli orientamenti.

    Questi atteggiamenti possono offrire l'occasione per una approfondita riflessione

    comune a livello filosofico, etico, religioso e teologico.32

    Un dialogo su questi punti

    potrebbe favorire, negli uomini di scienza, stimoli significativi per ridefinire in modo

    pi soddisfacente il loro ruolo euristico, culturale e sociale nei confronti della scienza.

    Negli operatori ecclesiali potrebbe aprire una concezione dei rapporti fra scienza e fede

    assai pi profonda e significativa di quella tradizionale. Essa sarebbe volta, in primo

    luogo, ad elaborare i valori umanistici, etici, culturali e sociali dell'impresa scientifica.

    In secondo luogo, a sensibilizzare la comunit scientifica, culturale e sociale sulle

    comuni responsabilit verso le esigenze, gli orientamenti, le finalit e i caratteri della

    ricerca.

    Oggi, uomini di scienza e credenti sembrano pi disponibili a percorrere insieme

    tale cammino, condividendo le ragioni indicate da Paolo VI: "appare ormai evidente

    che la scienza non basta a se stessa n puo essere fine a se stessa. La scienza non che

    daeperl'uomo, perci deve uscire dal cerchio della sua ricerca e aprirsi sull'uomo e dil sulla societ e sulla storia intera".

    33

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    1M. Pacini, "Prefazione", in A. Ardig, F. Garelli, Valori, scienza e trascendenza, I, Torino

    1989, xiii-xiv.

    2 J. Jacobelli, "La scienza per l'uomo", in J. Jacobelli (a cura di), Scienza e etica. Quali

    limiti?, Bari 1990, vii; Ardig, Garelli, "Introduzione", 1.3Transdisciplinare vien detto un approccio tra differenti discipline volto a mettere in comune

    i principi-base di ogni scienza, per ritrovarne il fondamento unificante. Cf. Ardig, Garelli,

    "Introduzione", 2-3; G. Giorello, "Transdisciplinarit: motivi storici e problemi attuali", in P.

    Alferi, A. Pilati (a cura di), Conoscenza e complessit. Strategie e prospettive della scienzacontemporanea, Roma-Napoli 1990, 57-87.

    4 F. Garelli, "Mentalit scientifica tra secolarizzazione e trascendenza: il caso dei fisici,

    biologi-genetisti e studiosi di intelligenza artificiale", in Ardig-Garelli, Valori, scienza, 7.5 R. Levi Montalcini, "Tra valori e conoscenza: il dibattito sull'etica della professione

    scientifica", in E. Agazzi, S. Maffettone, G. Radnitzky, Valori, scienza e trascendenza II, Torino1990, 47-49; Garelli, "Mentalit scientifica", 9.

    6

    S. Lombardini, "Liberare la scienza ingabbiata", in Jacobelli, Scienza e etica, 104; Garelli,"Mentalit scientifica", 19-21.7 A.M. Isoldi, "Evoluzione critica della scienza", in Jacobelli, Scienza e etica, 94; Garelli,

    "Mentalit scientifica", 29-31.

    8 Cf. M. Pera, "L'etica in laboratorio", in Jacobelli, Scienza e etica, 135-141; Garelli,

    "Mentalit scientifica", 77-78.

    9 R. Dulbecco, Ingegneri della vita. Medicina e morale nell'era del DNA, Milano 1988;

    Garelli, "Mentalit scientifica", 78-80.

    10 E. Sgreccia, "La risposta nella trascendenza", in Jacobelli, Scienza e etica, 163-167;

    Garelli, "Mentalit scientifica", 81-82.

    11 Va notato il fatto che, nonostante i progressi epistemologici e storico-scientifici, molti

    intervistati risultano ancora vincolati alle idee del secolo XVIII, elaborate dalle istituzioni

    scientifiche (societ, accademie, ecc.), monarchiche o governative di Francia, Germania, Gran

    Bretagna, Stati Uniti ecc., per legare le ricerche scientifiche alla "ragion di Stato" politica,

    economica e militare. Storici e sociologi della scienza, hanno ben documentato questo aspetto.

    Cf. J. Ben-David, Scienza e societ, Bologna 1975, 281-286. G. Gismondi, Fede e ragionescientifica, Rovigo 1978, 236-240. Quanto al passaggio dalle conoscenze pure alle applicazioni,al tempo di Faraday occorrevano almeno cinquant'anni, mentre alla met del secolo XX il

    divario era gi annullato. Oggi l'ordine capovolto perch sono i risultati pratici voluti da

    committenti e finanziatori che determinano le ricerche. Cf. B. Zimmermann, L., Radinski, "Una

    scienza per il popolo", in A. Jaubert, J.M. Lvy-Leblond (a cura di), Autocritica della scienza,Milano 1976, 39-40. Gli esempi sono numerosi. Ne indichiamo solo alcuni: Studio delle

    abitudini di vita di piccoli molluschi (barnacal), per proteggere i sommergibili nucleari dagli

    insediamenti delle conchiglie. Studio dei movimenti molecolari, per la lubrificazione degli

    aviogetti militari in volo su rotte polari. Ricerche sulla struttura fine dei metalli, per i carrelli di

    atterraggio degli aerei militari. Ricerche sulle emissioni atomiche, per la guida dei missili

    intercontinentali. Ricerche geodetiche, per il funzionamento di razzi con centrale a inerzia.

    Anomalie geomagnetiche, per il pilotaggio automatico dei sommergibili. Ricerche sul volo

    notturno degli uccelli e delle falene, per la guida notturna di veicoli e velivoli militari. ecc. Cf. G

    Gismondi., Critica ed etica nella ricerca scientifica , Torino 1978, 66-67; Id., "La proposizionescientifica in funzione di un universo linguistico e culturale determinato", inRelata Technica, 5(1973), 621-662; G. Ferrieri, "Addio scienza", inL'Europeo , 29 (1973), n. 1437, 62-67.

    12 Circa i 2/3 si dicono favorevoli a un impiego selettivo, non indiscriminato della tecnica,

    ossia a interventi: a) orientati a migliorare le condizioni di vita dei soggetti; b) che non

    producono esiti sconvolgenti. Sono sfavorevoli, invece, quando: a) vi siano possibilit diverse

    da quelle tecniche; b) l'intervento produca conseguenze radicali; c) l'intervento non abbia

    speranza di efficacia. Cf. Garelli, "Mentalit scientifica", 83-85.

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    13 Cf. E. Chargaff, "Engineering a Molecular Nightmare", in Nature, 1987, 327; P.

    Quattrocchi.,Etica, Scienza, complessit, Milano 1988; Garelli, "Mentalit scientifica", 90.14

    G. Mattioli, "Chi decide sui limiti?", in Jacobelli, Scienza e etica, 130-134; Garelli,"Mentalit scientifica", 92-93.

    15 C.A. Coulson, "The Similarity of Science and Religion", in I.G. Barbour, Science and

    Religion. New Perspectives in Dialogue, New York 1968, 57ss; Garelli, "Mentalit scientifica",104-107.

    16Cf. H.K. Schilling, "The Threefold Nature of Science and Religion", in Barbour, Science

    and Religion, 78-81; Garelli, "Mentalit scientifica", 109-114.17

    Garelli, "Mentalit scientifica", 114-118; cf. J.B. Lotz, "Esperienza religiosa", in

    Dizionario delle idee, 353-356.18

    Garelli, "Mentalit scientifica", 118-124.

    19Cf. P. Poupard, Chiesa e culture. Orientamenti per una pastorale dell'intelligenza, Milano

    1985, in particolare il capitolo VI "Culture d'oggi e speranza cristiana", 82-101; Garelli,

    "Mentalit scientifica", 132-133.

    20 Cf. I.G. Barbour, Issues in Science and Religion, London 1966, 452-463; Garelli,

    "Mentalit scientifica", 133-136.

    21Garelli, "Mentalit scientifica", 137-138.

    22Gismondi, Critica ed etica, 23, 48, 59, 73, 78, 100, 245.

    23 Per una lettura di questi problemi in chiave fortemente pessimista cf. G.O. Longo, "Il

    demiurgo cieco", in Jacobelli, Scienza e etica, 113-118; Garelli, "Mentalit scientifica", 138-140.

    24V. Cappelletti,Etica della scienza e bioetica, in Jacobelli, Scienza e etica, 25-30; Garelli,

    "Mentalit scientifica", 141.

    25E. Poli,Homo sapiens. Metodologia dell'interpretazione naturalistica , Milano 1972, 268-292; Garelli, "Mentalit scientifica", 162.

    26Cf. Garelli, "Mentalit scientifica", 159; Poli,Homo sapiens, 322ss.

    27 Cf. N. Devolder, "Enqute sur la religion des intellectuels", in Bulletin de l'Institut de

    Recherches conomiques et Sociales, 12 (1946), 649-671; Id., "Inquiry into the Religious Lifeof Catholics Intellectuals", in Journ. Soc. Psychol., 28 (1948), 39-56; Garelli, "Mentalitscientifica", 163.

    28 Sull'intelligenza artificiale cf. E. Berti, "Ragione e intelligenza artificiale", in

    L'elettrotecnica , (1986), 4, 327-334; su alcuni problemi della fisica cf. E. Agazzi, Temi eproblemi di filosofia della fisica, Roma 1974; Garelli, "Mentalit scientifica", 170-171.

    29

    Garelli, "Mentalit scientifica", 176.30

    Sui complessi problemi dell'appartenenza religiosa cf. H. Carrier, Psico-sociologiadell'appartenenza religiosa, Leumannn-Torino 1988, con ricca e scelta bibliografia; Garelli,"Mentalit scientifica", 177.

    31P. Koslowski, "Moderne oder Postmoderne? Zur Signatur des gegenwrtigen Zeitalters",

    in Perspektiven. Zeitschrift fr Wissenschaft, Kultur und Praxis, 2 (1986), 5, 59-67; Garelli,"Mentalit scientifica", 182-183; Gismondi G., "La ricerca scientifica come equilibrio fra

    specializzazione e specialismo", inRelata Technica, 4 (1972), 485-516, cf. Gismondi, Critica edetica, 93-124; Garelli, "Mentalit scientifica", 185-187.

    32 F. Ardusso, "Fede (l'atto di)", in Dizionario Teologico Interdisciplinare, II, 184-185; K.

    Rahner, "La teologia in dialogo con le scienze moderne", in J.B. Metz, T. Rendtorff (a cura di),

    La teologia nella ricerca interdisciplinare, Brescia 1974, 47-61; Garelli, "Mentalit scientifica",196-197.

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    33"Discorso alla Pontificia Accademia delle Scienze 23 aprile 1966", inAAS, LVIII (1966),

    n. 5, 377.

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    4. SCIENZA: MUTAMENTI E OSCILLAZIONI STORICHE

    1. Cenni introduttivi

    In questo capitolo esaminiamo la storia e la storiografia delle scienze per rilevare le

    variazioni intervenute nei concetti di scienza e di scientificit. Esse costituiscono una base

    utile per la comprensione dell'impresa scientifica, consentendo di percepirne la relativit,

    storicit e carattere "analogico".

    Le numerose e notevoli variazioni della "comprensione" della scienza consentono di

    rilevare uno dei maggiori limiti del pensiero scientifico moderno: l'aver considerato la

    variabilit come un'anomalia e la mutevolezza come una deviazione. Storiografia e storia

    della scienza hanno svolto un'importante funzione catartica e liberatrice da questo limite.

    2. Variet e ampiezza del termine "scienza"

    L'impresa scientifica non fu mai sottoposta a tanti studi e vagli critici, come a partire

    dalla seconda met del secolo XIX a oggi. Essi hanno arricchito il pensiero della scienza

    con quello sulla scienza, elaborato da numerose discipline, guidate dalla storia della

    scienza e dall'epistemologia. Entrambe hanno messo in luce la crescente polivalenza del

    termine "scienza", che non indica un contenuto unico ma numerosi elementi quali:

    a) l'insieme dei risultati ottenuti (ipotesi, problemi, teorie, paradigmi, predizioni,

    spiegazioni, modelli, calcoli, misurazioni, esperimenti, ecc.); b) l'insieme delle attivit che

    producono tali risultati (insegnamento, addestramento, ricerca teorica ed empirica, ecc.); c)

    l'insieme delle istituzioni e strutture (istituti, centri, laboratori, accademie, universit,

    pubblicazioni, collegi, ricercatori, ecc.) che producono i risultati scientifici.

    I tre insiemi, e i loro elementi, possono essere studiati da numerosi punti di vista:psicologico, sociologico, giuridico, economico, antropologico, storico, filosofico, etico,

    politico, ecc. Pertanto le discipline che studiano i vari aspetti della scienza crescono

    continuamente, aumentandone la nostra conoscenza globale di "fenomeno", di "universo"

    e di "impresa".

    La storia della scienza costituisce uno strumento prezioso, perch definisce questo

    "universo" proprio attraverso le sue variazioni. A tal fine, gli storici dovettero faticare assai

    per chiarire i concetti di scienza (gli eventi), di storia (il loro corso) e di storiografia (il

    modo di narrare entrambi).1Pertanto, oggi, la storia della scienza indica un vasto insieme

    di indagini e di ricerche estese ai pi diversi ambiti interni ed esterni dell'universo

    scientifico.

    L'ambito "concettuale" considera termini, idee, concetti, ipotesi, teorie, ecc. Quello

    "oggettuale" studia strumenti, relazioni scritte, descrizioni di scoperte, ecc. Quello

    "istituzionale-strutturale" indaga comunit e scuole di ricerca, circoli, accademie,

    istituzioni accademiche, ecc. Quello "personale" si occupa di biografie, pensiero e

    realizzazioni dei vari uomini di scienza, dai pi famosi ai pi dimenticati.2 Questo vasto

    ambito di realt storiche e culturali si rivelato indispensabile per un'analisi dell'impresa

    scientifica e per la comprensione della sua natura.

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    3. Diverse immagini di storia della scienza

    Una delle maggiori difficolt affrontate dagli storici della scienza deriva dal continuo

    processo di specializzazione, che genera sempre nuove discipline scientifiche e trasforma

    profondamente quelle vecchie. Esso rende poco fruttuose le storie generali della scienza,

    perch rende arduo stabilire gli oggetti delle varie discipline. Infatti gli "oggetti" dellascienza e della sua storia sono assai diversi dagli oggetti dell'esperienza quotidiana.

    Innanzitutto gli oggetti delle scienze non si identificano affatto con le cose normali,

    perch sono i "vari modi di leggere" tali cose e non le cose stesse.3Quindi possono variare

    secondo i pi diversi punti di vista culturali, filosofici, ideologici o di moda. Lo stesso vale

    per la storia: altro l'oggetto di una storiapositivistadella scienza, altro quello di una storia

    idealista, marxista o postmoderna, ecc. Di conseguenza, anche i criteri storiografici

    variano da epoca a epoca.

    Per spiegare meglio queste differenze della storia della scienza, gli storici usano due

    immagini o "modelli". Il primo la piramide, il secondo la carta geografica.4

    Nel "modello piramidale", gli enunciati scientifici sono disposti in ordine gerarchico, a

    "piramide". Seguono tale modello le concezioni scientiste, fisiciste, positiviste ecc., che siprefiggono di "spiegare le realt complesse" in base alle loro componenti elementari e di

    "ordinare gerarchicamente i dati, la ipotesi", le interpretazioni, le teorie ecc.

    Seguono il "modello cartografico" le storie postmoderne5 che riconoscono gli oggetti

    scientifici solo mediante i simboli che li esprimono e le relazioni che li collegano.

    S'interessano, soprattutto, alle connessioni che strutturano, organizzano e "caricano di

    teoria" ogni osservazione. Mentre i modelli piramidali mantengono sempre la stessa

    struttura, le raffigurazioni dei modelli cartografici possono cambiare continuamente.6

    Ciascuna immagine, piramidale o cartografica, presuppone differenti basi (storiche,

    filosofiche, culturali, ideologiche, metafisiche, personali, sociali, politiche ecc.), che

    producono comprensioni e interpretazioni della scienza assai diverse e storie della scienza

    ancor pi divergenti.

    La concezione "piramidale" dell'Ottocento, ispirata alla visione positivista, materialista,

    scientista ed evoluzionista, si basava su una immagine della scienza in cresc