GIOVANNI VERGA (la vita e le opere) Lopera deve sembrare essersi fatta da sé…

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GIOVANNI VERGA (la vita e le opere) L’opera deve sembrare essersi fatta da sé…

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GIOVANNI VERGA (la vita e le opere)

L’opera deve sembrare essersi fatta da sé…

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Tra Catania e Firenze

Nacque a Catania nel 1840 da famiglia agiata. Tra 1857 e 1863 scrisse i suoi primi romanzi, Amore e patria, I carbonari della montagna, Sulle lagune ricalcando i modi del romanzo storico e della letteratura romantico-risorgimentale.

Fra il '65 e il '71 soggiornò in prevalenza a Firenze, allora capitale del Regno d'Italia, dove conobbe i più importanti esponenti del Romanticismo al tramonto (Prati e Aleardi).

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Storia di una capinera

Nel ‘66 pubblicò Una peccatrice, la storia di un universitario catanese invaghitosi di una bella mantenuta, ma da lei respinto. Il giovane, raggiunto poi il successo e affascinata la donna, una volta svanito l'incanto della conquista, si stacca da lei.

Del 1869 è Storia di una capinera: lo scrittore vede una capinera morire prigioniera in gabbia e associa la vicenda a quella di Maria, che, educata in convento, torna a casa e conosce un ragazzo destinato alla sorellastra: tra i due nasce l'amore, esitante in Maria, silenzioso in Nino. Ma la matrigna ha convinto il padre di Maria a farla monaca: la fanciulla è costretta a prendere il velo, mentre Nino si unisce alla ragazza che gli era stata promessa. I due novelli sposi, per fatalità, dimorano in una casa prospiciente il convento, così che la povera novizia deve assistere alla felicità altrui. Sopraffatta dal dolore, impazzisce e muore.

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IMPORTANZA DEL ROMANZO

Romanzo epistolare. Raccolta di lettere che la giovane Maria scrive all’amica (suo alter ego) Marianna. Le ultime lettere sono invece scritte dalla suora che accudisce Maria agonizzante. La lettera è funzionale alla regressione o eclissi del narratore: Verga vuole che l’opera emerga da sé, che il racconto prenda forma per voce dei personaggi stessi. E’ u approccio al verismo

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GERTRUDE -MARIA

Il clicè della monacazione forzata è in voga i questo periodo. Ciò che distingue la Gertrude manzoniana da Maria di Verga è nella possibilità di scelta: Manzoni insiste sulla responsabilità di Gertrude (la sventurata rispose, per esempio). Verga invece insiste sull’inevitabilità del destino tracciato per Maria, che è vittima della società, della povertà, del papà, ecc…Per Vega l’uomo non ha possibilità di scelta, c’è un fatalismo a cui l’uomo no si può sottrarre

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Milano e i romanzi passionali

Tornato a Catania nel 1871, Verga ripartì per Milano dove frequentò gli uomini della Scapigliatura (Arrigo Boito, Praga, Camerana) e altri intellettuali come il De Roberto (a Firenze aveva conosciuto il Capuana). A Milano rimase fino al 1893, meditando gli autori del Naturalismo francese e maturando la sua adesione al Verismo. Proseguiva la sua produzione con Eva, Tigre reale, Eros: il primo racconta la passione di un pittore per una ballerina; il giovane abbandonato dalla donna, muore di tisi e di angoscia nella natia Sicilia. Tigre reale è un altro romanzo d'amore ambientato nel mondo aristocratico (un barone si invaghisce di una contessa russa); Eros è ugualmente un dramma di passione e di suicidio che ha come protagonista il marchese Alberti.

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In questi romanzi c’è già l’attenzione al vero, ma non c’è il verismo: non c’è la denuncia delle dinamiche sociali, non c’è la regressione del narratore

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L’attenzione al mondo degli umili sconfitti, vinti

La novella Nedda (1874) è stata per molto tempo considerata dalla critica il primo approccio del Verga al Verismo perché è ambientata in Sicilia e la protagonista appartiene al sottoproletariato agricolo. Nedda raccoglie le olive e lavora duramente, fra gli stenti per mantenere la madre ammalata: dopo la sua morte cede all'amore di un giovane carrettiere, Janu, ma questi muore di malaria prima di poterla sposare e di stenti muore la bambina nata dalla loro unione.

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La svolta verista…dal 1878

La grande stagione narrativa del Verga si apre veramente con la raccolta di novelle Vita dei campi che oltre ad alcuni capolavori assoluti (Rosso Malpelo del 1878, Jeli il pastore, La lupa, cavalleria rusticana) contiene due scritti, la premessa all'Amante di Gramigna e Fantasticheria, che costituiscono l'affermazione della nuova poetica del Verga. I due romanzi maggiori, I Malavoglia (1881) e Mastro-don Gesualdo (1889) dovevano far parte di un più articolato ciclo dei Vinti.

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Rosso Malpelo

In questa novella sono già presenti tutti gli elementi veristi: Regressione dell’autore (Malpelo si chiamava così perché….): il narratore è

regredito al livello delle gente rozza e pregiudiziale di cui si parla nella novella

Numerose metafore animali (rincattucciarsi col suo corbello….; come le bestie sue pari…): l’uomo è visto come un animale, il suo destino è come il destino delle bestie (Darwinismo sociale).

Meccanicismo e darwinismo sono evidenti nei continui rimandi al destino del padre di Malpelo: tratti genetici ereditari che Malpelo non può non avere. Il destino del padre segna il destino del figlio (padre definito ‘bestia’ come Malpelo; il padre lavora incessantemente, come Malpelo; il padre muore nella cava, come vi morirà Malpelo)

Il rapporto di forza delle legge naturale si rispecchia poi su Ranocchio e sull’asino (il pesce piccolo mangia il pesce grosso)

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Fantasticheria

Uscita sul Fanfulla della domenica, come Malpelo, nel 1879 Sintesi de ‘I Malavoglia’ È l’autore che parla e indirizza una lettera ad una borghese, ricca,

dell’alta società (Cara dama, potrà sembrarle strano…) Lei , guardando il villaggio di pescatori da lontano, è affascinata dal

quel mondo; lei viaggia per soddisfare i propri desideri I pescatori di Aci Trezza invece cercano di sopravvivere, lottando

con quel mare che sembra tanto romantico; loro soddisfano i loro desideri semplicemente stando a casa, facendo ciò che hanno sempre fatto

Regressione dell’autore ‘Farsi piccini anche noi…’ Ideale dell’ostrica

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Il ciclo dei Vinti

L’autore si proponeva di analizzare come in tutte le classi sociali l’individuo fosse proteso al raggiungimento del meglio "dalla ricerca del benessere materiale alle più elevate ambizioni"; questo desiderio di cambiamento che chiameremo “progresso” e che per il Positivismo avrebbe condotto l’uomo alla felicità o alla costruzione di un mondo più vivibile, per Verga genera invece sconfitte individuali. Per il catanese l' "accorgersi che non si sta bene e che si potrebbe star meglio“ e la conseguente "vaga bramosia dell'ignoto" si traducono nella ricerca della ricchezza come potere o in forme di ambizione più elevata, tutte strade che, percorse, si trasformano in uno scacco. Da qui il titolo del ciclo: I Vinti.

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I romanzi

Dunque ai Malavoglia, in cui la "ricerca del meglio" è ancora lotta per i bisogni materiali e per la sopravvivenza, e a Mastro-don Gesualdo, che invece "incarna il tipo borghese" in cui "la ricerca diviene avidità di ricchezze", sarebbero dovuti seguire la Duchessa di Leyra ("vanità aristocratica"), l'Onorevole Scipioni (l'ambizione politica) e L'uomo di lusso (una sorta di esteta dannunziano "che riunisce tutte coteste bramosie").

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I Malavoglia 1

La storia di una famiglia di pescatori che investono un piccolo capitale per acquistare un carico di lupini da rivendere per fare affari e diventare così commercianti; per acquistare i lupini hanno contratto un debito.

La nave (provvidenza) carica di Lupini, con a bordo Bastianazzo Malavoglia, affonderà lasciando la famiglia nella miseria e carica di debiti: per pagare il carico di lupini invenduti devono cedere la casa di famiglia (la casa del Nespolo).

Hanno cercato di allontanarsi da ciò che erano soliti fare e così

hanno fallito.

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I personaggi

I personaggi principali sono la famiglia Malavoglia, attorno cui ruota l’intera vicenda; il villaggio che assiste indifferente e maligno a ciò che accade alla povera famiglia.

Padron N’toni il nonno e N’toni il nipote La Longa e Bastianazzo, genitori di N’toni e degli altri Mena e Alessi= seguono gli insegnamenti del nonno Luca parte per la guerra e muore nella battaglia di Lissa Lia finirà a fare la prostituta in città Un totale di 40 personaggi circa che contribuiscono al racconto

corale (non c’è un vero protagonista)

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Due gruppi di personaggi

1° gruppo: i Malavoglia, portatori di valori positivi, rappresentano la tradizione

2° gruppo: i personaggi del paese, portatori di valori negativi come interesse personale, cinismo, pettegolezzo, insensibilità, arrivismo (usuraio, zio Crocifisso, Padron Cipolla,

Sensale, Piedipapera, Don Silvestro)

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Due punti di vista

Il punto di vista dei Malavoglia che sottolinea la cattiveria degli altri

Il punto di vista del paese che sottolinea l’ingenuità, la stupidità dei Malavoglia

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N’Toni e Lia

All’inizio del racconto N’toni, figlio di Bastianazzo è a fare il militare a Napoli (critica alla lontananza dello stato) e ritornato a casa non riesce ad abituarsi alla vita dura che gli spetta; vorrebbe tornare in città, vorrebbe fare la bella vita che ha visto condurre dai cittadini: è abbagliato dalla ricchezza, dal progresso.

Pensa di arricchirsi facilmente, scansa le fatiche che il nonno gli chiede di fare per mantenere la famiglia e si dedica al contrabbando ; viene scoperto e reagisce aggredendo il brigadiere Don Michele, così N’toni finisce in carcere. L’avvocato per difenderlo dalle accuse di aggressione dice che N’toni ha reagito così per difendere l’onore di Lia che era corteggiata dal brigadiere. Lui così è scagionato, ma l’onore di Lia è rovinato

Lia e N’toni hanno voluto allontanarsi dagli insegnamenti del nonno, lusingati dal progresso sono usciti dall’ostrica e hanno fallito

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Mena e Alessi

Alessi riscatta la casa del Nespolo, si sposa con Nunziata e porterà avanti la tradizione di famiglia

Mena non potrà sposare compare Alfio Mosca, rimarrà a fare la balia dei suoi nipoti, tutto perché il suo nome è infangato dalla fama della sorella Lia

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Il tempo

Il tempo dei Malavoglia è mitico, cioè sottratto alla storia, quasi ciclico (scandito dalla ripetitività delle consuetudini)

Il tempo è anche storico per alcuni riferimenti importanti: battaglia di Lissa; ferrovia; colera. Siamo subito dopo l’impresa dei Mille

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Tecniche narrative

Regressione del narratore che parla e pensa come un abitante di Aci Trezza

Non ci sono analessi né prolessi: le vicende vengono raccontate in ordine cronologico, rigidamente, senza anticipazioni

Uso dell’indiretto libero Racconto corale Deissi: uso di avverbi deittici (qui e là) che stanno ad indicare

l’opposizione tra Aci Trezza (il mondo noto e famigliare, quello della tradizione) e il resto del mondo, visto come lontano, oscuro, pericoloso

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Tematiche

Il progresso è come una marea (la fiumana del progresso) che porta tutto con sé, qualcuno ne può rimanere travolto; l’individuo fallisce perché vuole uscire dal percorso che gli è famigliare; nel progresso c’è sempre qualcuno che paga

La storia viene vista in maniera meccanicistica, cioè ha regole ricorrenti, segue leggi materiali, l’uomo fa parte del ciclo evolutivo

Il progresso impone la logica delle leggi economiche: il singolo perde la sua unicità

Attenzione ai vinti, agli sconfitti, ai falliti, a chi viene travolto dalla fiumana del progresso

Ideale dell’ostrica: ideale di attaccamento, di chiusura; non c’è l’esaltazione degli umili; bisogna sapersi difendere dal progresso e dalle novità (padron N’ntoni è il portatore di questo ideale: proverbi)

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Il narratore

È esterno Regredito: parla la stessa lingua dei personaggi; pensa come

loro Non omniscente: non anticipa nulla, viene a conoscenza dei

fatti quando accadono, per voce degli altri (come la vicenda di Luca); non presenta, non descrive, non giudica. E’ eclissato

In genere il lettore si identifica con il narratore esterno: qui non può accadere, ecco perché i Malavoglia non hanno avuto successo

Uso della narrazione corale: tutti gli abitanti concorrono a narrare e giudicare i fatti (40 personaggi circa)

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Mazzarò- La roba

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Mastro Don Gesualdo

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Dalle Novelle rusticane alla morte

Tra i Malavoglia e Mastro-don Gesualdo, il Verga scrisse una seconda raccolta di racconti di ambiente siciliano, Novelle rusticane (tra cui si ricordano La roba, Malaria, Libertà).

Il dramma Cavalleria rusticana, tratto dalla omonima novella, interpretato da Eleonora Duse, ebbe un gran successo nel 1884 e ancor più nel 1890 in versione di opera lirica musicata da Mascagni; Verga ridusse per le scene anche La lupa e compose La caccia al lupo, La caccia alla volpe (1901) Dal tuo al mio (1903). Ritiratosi in vita appartata, visse a Catania ove morì nel 1922.